Soluzioni africane alla crisi del personale sanitario

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Le proposte di AMREF per affrontare la grave carenza di medici e infermieri in Africa.

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SOLUZIONI AFRICANE ALLA CRISI DEL PERSONALE SANITARIO SOLUZIONI AFRICANE ALLA CRISI DEL PERSONALE SANITARIO

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SOLUZIONI AFRICANE ALLA CRISI DEL PERSONALE SANITARIO

Page 2: Soluzioni africane alla crisi del personale sanitario

Chi siamo

Il contesto

Soluzioni africane

Soluzione 1

Soluzione 2

Soluzione 3

Conclusioni

CON L’ AFRICA,PER LA SALUTEDELL’ AFRICA

Page 3: Soluzioni africane alla crisi del personale sanitario

AMREF, African Medical and Research Foundation, è la principale organizzazione sanitaria no profit del continente africano. Nata a Nairobi nel 1957 per iniziativa di tre chirurghi ricostruttivi, oggi impiega in Africa oltre 800 persone, per il 97% africani, e gestisce circa 140 progetti di sviluppo sanitario in Etiopia, Kenya, Sudafrica, Sudan, Tanzania e Uganda, con il coinvolgimento attivo delle comunità, del personale e dei sistemi sanitari locali.

L’impegno di AMREF nel campo della prevenzione, dell’educazione alla salute e della formazione di personale medico e paramedico locale mira sempre a generare benefici permanenti attraverso modelli replicabili. In mezzo secolo di attività, AMREF ha soccorso, curato e istruito milioni di per-sone. Il suo braccio operativo più noto resta il servizio dei Flying Doctors, i “dottori volanti” che grazie all’aereo portano regolare assistenza specialistica e chirurgica agli ospedali delle zone iso-late. A terra, invece, AMREF è presente con centri sanitari e unità mobili di chirurgia, prevenzione, vaccinazione e oculistica, in grado di fornire assistenza medica alle popolazioni nomadi e rurali.

Il network internazionale di AMREF è composto da 12 sedi in Europa, Stati Uniti e Canada. AMREF Italia ha una sede centrale a Roma, dalla quale vengono gestite tutte le attività, una sede regio-nale a Milano e una delegazione regionale a Firenze. Sono già attivi, inoltre, i gruppi di volontari “Amici di AMREF” (ADA) di Roma, Milano, Torino, Genova, Napoli, Bologna, Firenze e Lucca, mentre altri gruppi sono in fase di costituzione in molte regioni Italiane.Nel 1999 AMREF ha vinto il Conrad Hilton Foudation Humanitarian Award, il prestigioso riconosci-mento internazionale conferito ogni anno a un’organizzazione umanitaria non governativa che si è particolarmente distinta nell’alleviare le sofferenze umane e nel rappresentare un modello di organizzazione capace di favorire uno sviluppo reale e sostenibile. Nel 2005 AMREF ha vinto il Bill e Melinda Gates Award per la Salute Globale con questa motivazio-ne: “AMREF è più di una delle voci dell’Africa, è un atto di coraggio, di passione, di intelligenza, di fermezza. AMREF ha imparato come migliorare veramente la salute in Africa chiedendo agli africani cosa bisogna fare e come farlo nel modo migliore”.

SOLUZIONI AFRICANE ALLA CRISI DEL PERSONALE SANITARIO

CHI SIAMO|

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Page 4: Soluzioni africane alla crisi del personale sanitario

IL CONTESTO|

Background

L’Africa Sub-Sahariana non riuscirà a raggiungere nessuno degli Obiettivi del Millennio, se i progressi continuano con l’attuale lentezza. La causa princi-pale è nei sistemi sanitari deboli caratterizzati da scarsità di risorse umane ed infrastrutture.

La salute ha finalmente acquisito un posto centrale nell’agenda interna-zionale per lo sviluppo, grazie al crescente riconoscimento da parte della comunità internazionale che la spesa sanitaria costituisce un fattore de-terminante per la crescita economica di ogni paese e che nessuno degli Obiettivi del Millennio potrà essere raggiunto senza il miglioramento dei sistemi sanitari1. Le epidemie croniche e le numerose malattie che afflig-gono la maggior parte dei Paesi del Sud del mondo sono infatti un enor-me impedimento al loro sviluppo e alla loro crescita economica2.

Nell’ultimo decennio le crisi sanitarie mondiali, e in special modo la pande-mia dell’HIV/AIDS nell’Africa Sub-Sahariana, hanno attratto l’attenzione della comunità internazionale e sono riuscite, dopo decenni di sostanziale indiffe-renza, a far aumentare gli aiuti internazionali per la salute3. Tra il 1990 e il 2005, infatti, gli Aiuti Pubblici allo Sviluppo (APS) sono cre-sciuti da due miliardi di dollari fino a sfiorare quota 14 miliardi di dollari, raggiungendo il 13% dell’APS globale4.

Gli ultimi anni sono stati caratterizzati anche da un aumento degli investi-menti in programmi sanitari da parte di numerosi governi dell’Africa Sub-Sahariana: la Tanzania e lo Zambia, per esempio, negli ultimi decenni hanno nettamente aumentato le risorse governative dedicate a programmi sanitari, che nel 2003 erano pari a circa il 12% dei loro budget. Il Kenya ha raddop-piato la propria spesa sanitaria passando da 6,5 a 14,2 USD pro capite.

Nonostante l’aumento degli investimenti in programmi sanitari, essi risulta-no essere ancora largamente insufficienti per poter assicurare l’accesso ai servizi sanitari di base a 1,3 miliardi di persone, che ne sono ancora prive5. Se da una parte la comunità internazionale dovrebbe fare ulteriori sforzi, dall’altra i governi Africani dovrebbero onorare la Dichiarazione di Abuja, che prevede di allocare il 15% dei loro budget nazionali al settore sanitario6.

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Un ulteriore elemento di preoccupazione è rappresentato dal fatto che questi nuovi fondi sono stati destinati principalmente alla lotta contro le principali malattie e non sono stati usati per rafforzare i sistemi sanitari. Di conseguen-za il problema della mancanza di personale, la componente più importante di ogni sistema sanitario, non è ancora stato affrontato in modo serio.

L’incremento di fondi e medicinali è senz’altro importante, ma nella maggior parte dei Paesi in Via di Sviluppo mancano risorse umane sufficienti per as-sorbire e usare in modo efficace i nuovi fondi internazionali per la salute

7.

Nella maggior parte dei Paesi dell’Africa Sub-Sahariana, alla generale scar-sità numerica di personale sanitario si somma inoltre il problema della sua distribuzione fra zone urbane e zone rurali. In Uganda, ad esempio, il 70% dei medici e il 40% di infermieri e ostetriche vive e lavora nelle città, serven-do solamente il 12% della popolazione dell’intero Paese. Di conseguenza, le strutture sanitarie che assistono la quasi totalità della popolazione sono gestite da personale sanitario non adeguatamente formato.

L’evidenza scientifica dimostra che la performance dei sistemi sanitari dipen-de direttamente dalla qualità e dal numero di risorse umane a disposizione: una maggiore concentrazione e una migliore qualità dei personale sanitario porta a un miglioramento degli indicatori sanitari (vedi Figura 1)

8.

Le risorse umane – dottori, infermieri, tecnici di laboratorio, farmacisti, assi-stenti medici, ecc. – rappresentano il punto focale di ogni sistema sanitario, ma sono sempre state una componente trascurata nello sviluppo dei sistemi sanitari. Eppure nessun sistema sanitario può funzionare senza un numero sufficiente di personale sanitario motivato e preparato. La scarsità di risorse umane nel settore sanitario è preoccupante: l’Organizza-zione Mondiale della Sanità (Oms) nel 2006

9 ha stimato infatti che per assi-

curare un accesso equo e universale alla salute globale nel mondo mancano all’appello circa 4,2 milioni di dottori, infermieri e operatori sanitari.

La situazione è particolarmente critica nell’Africa Sub-Sahariana dove l’Oms ha stimato che il personale sanitario dovrebbe crescere di almeno un milione di unità per potersi avvicinare alla realizzazione degli Obiettivi del Millennio riguardanti la salute (gli obiettivi 4, 5 e 6)

10. L’Africa, infatti, deve sostenere il

peso del 24% delle malattie globali, ma ha solo il 3% del personale sanitario mondiale, pagato con meno dell’1% del budget globale per la salute

11.

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SOLUZIONI AFRICANE ALLA CRISI DEL PERSONALE SANITARIO

Importanza del personale sanitario: l’esempio del Botswana

Nell’agosto del 2000 la Bill e Melinda Gates Foundation, le compagnie farmaceutiche Merckle e Bristol-Myers Squibb e la Harvard AIDS Initiative hanno annunciato il lancio di un programma di cura dell’HIV/AIDS in col-laborazione con il governo del Botswana. All’epoca il Botswana aveva il più alto tasso di prevalenza di HIV/AIDS del mondo, stimato essere pari al 37% tra la popolazione di età compresa tra i 15 e i 40 anni. L’obietti-vo del programma era quello di fornire cure e farmaci antiretrovirali (ARV) a ogni persona affetta da HIV/AIDS. Merckle e Bristol-Myers Squibb hanno donato i farmaci, la Bill e Melinda Gates Foundation ha contribuito con cento milioni di dollari e la Harvard AIDS Initiative ha aiutato il governo del Paese nell’elaborazione del programma. Al momento del lancio il programma sembrava destinato a un sicuro, quasi troppo facile, successo. Tuttavia al Botswana mancava il personale medico per poterlo implementare: il Paese non aveva nessuna scuola per la formazione di personale sanitario e tutti i medici erano stranieri. Nel 2002 i partner di questo ambizioso programma sono arrivati alla conclusione che prima di poter iniziare a fornire ARV alla popolazione era necessario costruire laboratori e cliniche, assumere altri dottori stranieri e iniziare a formare il personale sanitario. Per poter curare l’HIV/AIDS era necessario creare un sistema sanitario di base.

Rapporto tra la densità di personale sanitario e tassi di mortalità

Page 6: Soluzioni africane alla crisi del personale sanitario

Le cause La crisi attuale del personale sanitario è causata da diversi fattori tra loro interconnessi: decenni di sottoinvestimento in infrastrutture e risorse umane sanitarie, gli alti tassi di migrazione di personale medico qualificato dal Sud al Nord del mondo, la pandemia dell’HIV/AIDS.

I sistemi di formazione degli operatori sanitari sono molto scarsi nell’Africa Sub-Sahariana, dove i due terzi dei Paesi hanno solo una scuola di formazio-ne medica e alcuni non ne hanno nessuna. Inoltre i bassi salari, la mancanza cronica di medicinali e attrezzature mediche, uniti all’assenza di possibilità di carriera stanno portando i pochi medici e personale sanitario formato in Africa Sub-Sahariana a migrare verso i paesi del Nord del mondo.

La cosiddetta “fuga dei cervelli”, ossia “una situazione in cui personale quali-ficato si sposta dal proprio Paese in cerca di migliori condizioni lavorative”12, sta seriamente aggravando le disparità nella distribuzione del personale me-dico mondiale e, in particolare, la crisi del personale sanitario in Africa. Nel 2001 solo 360 dei 1.200 medici formati in Zimbabwe negli anni ’90 era-no ancora nel Paese. Solo nel 2002-2003 più di tremila infermieri formati in Sudafrica, Zimbabwe, Nigeria, Ghana, Zambia e Kenya sono andati a lavorare in Gran Bretagna. In Etiopia il settore sanitario pubblico perde ogni anno il 9,6% dei suoi dottori, che decidono di andare a lavorare in altri paesi o nel settore privato, in cerca di migliori condizioni salariali e contrattuali13.In generale è stato stimato che a partire dal 1990 l’Africa ha perso ogni anno ventimila professionisti a causa della fuga dei cervelli. Per colmare questa lacuna, sono stati impiegati 150.000 espatriati, con un costo pari a circa quattro miliardi di dollari all’anno14.

La pandemia dell’HIV/AIDS sta peggiorando ulteriormente la situazione, cau-sando la morte di numerosi operatori sanitari. Nel 1997 il Malawi ha perso a causa del virus 44 infermiere, un numero pari al 44% delle infermiere forma-te ogni anno nel Paese. In Zambia nel 1999 sono morte 185 infermiere per lo stesso motivo.

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Page 7: Soluzioni africane alla crisi del personale sanitario

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SOLUZIONI AFRICANE|CHE COSA FA AMREF

A causa dell’enfasi posta dalla comunità internazionale e dai governi sulla cura delle malattie non è stata prestata attenzione ai bisogni e alla voce delle comunità locali.Tuttavia sono proprio le popolazioni più svantaggiate e marginalizzate a dover sopportare il peso della crisi del personale sanitario in Africa e, di conseguenza, a non avere accesso ai servizi sanitari di base.

AMREF vuole colmare il gap che attualmente esiste tra le comunità locali e i sistemi sanitari africani. Per questo motivo AMREF, grazie a cinquant’anni di esperienza sul campo, ha cercato soluzioni innovative che si adattino al contesto di riferimento e ai bisogni delle comunità locali.

Dai Flying Doctors all’e-learning

Nel 1957 Michael Wood, uno dei tre chirurghi fondatori di AMREF, consultò il famoso dottor Albert Schweitzer presso il suo ospe-dale per i malati di lebbra a Lambarene, nell’Africa occidentale. “Come possiamo curare – gli chiese – l’80% di africani che vivo-no in zone rurali e che sono così lontani dai servizi medici urbani disponibili?”. “Usa gli strumenti del tuo tempo”, fu la risposta di Schweitzer. Aeroplani e radio erano gli strumenti del tempo, così nacquero i Flying Doctors, destinati a diventare l’immagine di AMREF nel mondo. Oggi gli strumenti del nostro tempo sono cambiati e con essi anche i progetti di AMREF, che adesso si focalizzano sulla formazione di assistenti medici, sull’e-learning e sulla formazio-ne di volontari comunitari.

SOLUZIONI AFRICANE ALLA CRISI DEL PERSONALE SANITARIO

Page 8: Soluzioni africane alla crisi del personale sanitario

SOLUZIONE 1|la formazione di quadri sanitari intermedi e di base per i paesi appena usciti da un conflitto

Nonostante la formazione sia stata indicata come principale soluzione alla crisi del personale sanitario, in alcuni contesti questa soluzione non è imme-diata. È troppo semplicistico, infatti, suggerire che i diversi Paesi debbano investire nella formazione del proprio personale sanitario a tutti i livelli, quando nel breve periodo ciò non è realizzabile.

In molti paesi africani le strategie di formazione del personale sanitario si focalizzano sulla formazione di personale specializzato come medici e infer-mieri e sulla formazione iniziale piuttosto che su uno sviluppo professionale continuativo. Questa strategia mostra una chiara propensione alla cura delle malattie invece che alla loro prevenzione.

Tuttavia ci vogliono almeno cinque anni per la formazione di un dottore e tre anni per quella di un infermiere. Tempi troppo lunghi per quei Paesi dove c’è urgente bisogno di personale, come quelli che sono appena usciti da un conflitto.E’ quindi di fondamentale importanza che le competenze del personale sa-nitario corrispondano ai bisogni sanitari del contesto di riferimento e che la formazione venga disegnata specificatamente in base al contesto di riferi-mento (tailoring training).

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Page 9: Soluzioni africane alla crisi del personale sanitario

Formare quadri sanitari di livello medio e di base – secondo curricula formati-vi elaborati appositamente per il contesto africano – è una possibile risposta alla mancanza di personale sanitario in situazioni di urgente bisogno. Inoltre rappresenta una soluzione anche al problema della fuga dei cervelli. Tali fi-gure, infatti, avranno maggiori difficoltà a trovare lavoro all’estero, perché le loro competenze sono diverse da quelle richieste dai Paesi del Nord15.

Tra i vari paesi Africani ci sono molte divergenze per quanto riguarda quali compiti possano eseguire i diversi livelli di quadri sanitari, e i loro compiti sono generalmente limitati dalle politiche nazionali. E’ chiaro che anche una capillare formazione di personale sanitario di livello medio e di base, se non accompagnata da un riconoscimento delle loro figure e da un progressivo incremento delle loro responsabilità e compiti all’interno dei sistemi sanitari africani, non potrà portare a significativi miglioramenti in termini di salute pubblica nel continente.

Tuttavia le politiche sanitarie mondiali stanno cambiando e anche l’Organiz-zazione Mondiale Sanità ha riconosciuto l’importanza del role shifting, ovve-ro la trasformazione dei ruoli:in situazioni di estrema scarsità di personale sanitario è necessario prendere in considerazione la possibilità di assegnare compiti addizionali e maggiori responsabilità a quadri sanitari inferiori, che ovviamente andranno formati e supervisionati.

Il Sud Sudan offre un esempio dell’importanza fondamentale di aumentare il numero di quadri sanitari di livello medio e di base che abbiano competenze di sanità comunitaria e primaria.

Come risultato di una delle più lunghe guerre civili dell’Africa, questo Paese, infatti, figura tra quelli con gli indicatori sanitari peggiori del mondo e con un sistema di assistenza sanitaria che può essere definito tra i meno svilup-pati16.

Nel corso di 22 anni di guerra civile la maggior parte del personale sanitario ha abbandonato il Sud Sudan e vi è stata una distruzione quasi totale delle infrastrutture fisiche, comprese quelle sanitarie, nella maggior parte del sud del paese. Di conseguenza i servizi sanitari sono praticamente assenti e i pochi che esistono sono gestiti e finanziati dalle organizzazioni umanitarie.La distruzione di scuole, ospedali, strade, ponti e altre infrastrutture sociali e amministrative è solamente l’aspetto più visibile del collasso socio-economi-co del Paese. Oggi le conseguenze del prolungato conflitto appaiono eviden-ti dagli indicatori sanitari, come appare evidente nella seguente tabella.

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SOLUZIONI AFRICANE ALLA CRISI DEL PERSONALE SANITARIO

INDICATORI SANITARI (Millenium Development Goals) relativi al sud sudan e all’africa sub-sahariana

Page 10: Soluzioni africane alla crisi del personale sanitario

Si stima che il personale sanitario presente in Sud Sudan sia composto da 4.600 persone (tra cui solo un centinaio sono dottori) molto al di sotto della soglia di 17.300 operatori che sarebbero necessari per fornire servizi sanitari adeguati alla popolazione del Paese, che si stima essere di circa otto milioni di persone, senza contare i tre milioni di rifugiati che hanno lasciato il Paese durante il conflitto, il cui ritorno è previsto nei prossimi anni.

Questi dati sottolineano il bisogno immediato di personale sanitario, di con-seguenza per il Sud Sudan è di fondamentale importanza focalizzare gli sforzi sulla formazione dei quadri sanitari di medio e basso livello.

Fin dal 1998 AMREF gestisce l’Istituto Nazionale di Formazione Sanitaria di Maridi, l’unica scuola di formazione per assistenti medici e ostetriche comu-nitarie in tutto il Paese. L’Istituto ha l’obiettivo di formare personale sanitario di base che possa rispondere ai bisogni della popolazioni e allo stesso tem-po formare altre persone.

Gli assistenti medici sono quadri sanitari di livello intermedio, tra un dottore e un infermiere, che hanno il compito di fornire servizi sanitari curativi e pre-ventivi alle popolazioni rurali.

Gli assistenti medici ricoprono un ruolo fondamentale nel fornire servizi sa-nitari essenziali. Grazie a una combinazione di conoscenza teorica ed espe-rienza pratica, infatti, possono ricoprire il ruolo di medico in Paesi con ridotte risorse economiche, facendo diagnosi, operazioni chirurgiche di base (parti cesarei, appendiciti, ernie, ecc.), insegnando educazione sanitaria comunita-ria e gestendo piccole strutture sanitarie locali.Sono essenzialmente i dottori del Sud Sudan, ma vengono formati con un decimo dei costi di formazione di un dottore e nella metà del tempo.

Il progetto

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Page 11: Soluzioni africane alla crisi del personale sanitario

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Il corso per gli assistenti medici presso l’Istituto Nazionale di Formazione Sani-taria di Maridi ha una durata di tre anni e comprende lezioni in classe, tirocini presso ospedali, centri sanitari e comunità locali. Il corso è strutturato intorno a due elementi principali: la formazione teorica in classe e quella pratica sul campo (due mesi all’anno) e si focalizza sullo sviluppo di competenze e capacità essenziali nel settore dell’assistenza medica. L’obiettivo del corso è di formare assistenti medici che abbiano le capacità tecniche, mediche e professionali ri-chieste per erogare servizi sanitari in Sud Sudan.

Ad oggi AMREF ha formato 212 assistenti medici, che rappresentano più del 50% di tutti gli assistenti medici presenti in Sud Sudan.

Al termine dei tre anni di corso gli studenti tornano ai loro villaggi dove diven-tano il punto di riferimento per la popolazione, le fondamenta su cui costruire il futuro sistema sanitario.

C’è ancora scarsa evidenza empirica a proposito della sicurezza e della qualità dei servizi che quadri sanitari medi e di base possono fornire, ma i pochi studi realizzati confermano che in sistemi sanitari particolarmente danneggiati gli assi-stenti medici possono efficacemente sostituire i dottori e che, se adeguatamente supportati e supervisionati, non c’è una riduzione della qualità dei servizi forniti rispetto ai medici . Uno studio realizzato in Mozambico, per esempio, ha messo a confronto mille parti cesarei realizzati da assistenti medici con altrettanti parti cesarei realizzati da ginecologi, arrivando alla conclusione che non c’è stata nes-suna differenza nella qualità degli interventi.

SOLUZIONI AFRICANE ALLA CRISI DEL PERSONALE SANITARIO

Testimonianza di Silvana Nabole, assistente medico in Sud Sudan

“La formazione che ho ricevuto all’istituto Nazionale di Formazione Sanitaria di Maridi ha fatto una grande differenza nel modo in cui adesso curo i miei pazienti. Prima del corso avevo studiato solo salute materno-infantile e c’erano molte situazioni in non sapevo cosa fare. Se un bambino aveva le convulsioni, pensavo fosse sempli-cemente epilessia, ma la maggior parte delle volte invece si trattava di malaria. Se una persona aveva difficoltà a respirare e una tosse convulsa, avrei diagnosticato il tetano, ma adesso so che questi sono i sintomi della polmonite e saprei fare la giusta diagnosi”.

Page 12: Soluzioni africane alla crisi del personale sanitario

SOLUZIONE 2|modalità di formazione innovative (e-learning)

Migliorare la formazione del personale sanitario ha un rapido impatto sul benessere delle popolazioni locali. Tuttavia, data la mancanza di scuole di formazione medica nell’Africa Sub-Sahariana, devono essere adottati ap-procci innovativi al problema.

In Kenya l’85% degli infermieri possiede esclusivamente una qualifica di pri-mo livello (enrolled status). Gli infermieri di primo livello non sono in grado di fornire molti dei servizi sanitari di base e non hanno le conoscenze e le competenze per gestire e curare malattie quali l’HIV/AIDS, la malaria e la tubercolosi. Sono invece gli infermieri di secondo livello (registered status) ad avere le capacità per gestire situazioni simili. Il Kenya, allo stato attuale, ha le risorse economiche e le infrastrutture suf-ficienti per formare soltanto cento infermieri di secondo livello ogni anno usando i sistemi di insegnamento tradizionale nelle classi. Di questo passo servirebbe quindi circa un secolo per consentire l’aggiornamento professio-nale dal primo livello al secondo livello degli attuali infermieri.

Di conseguenza, il ministero della Salute e il Consiglio degli Infermieri del Kenya (NCK) hanno incaricato AMREF di trasformare 22.000 infermieri di pri-mo livello in infermieri di secondo livello.

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Page 13: Soluzioni africane alla crisi del personale sanitario

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Per farlo, AMREF ha avviato una collaborazione con Accenture, una società di consulenza specializzata nel campo dell’Information Technology, per realizzare un innovativo progetto di e-learning. A differenza del sistema tradizionale di formazione nelle classi, questo sistema consente di studiare sfruttando la rete internet e la diffusione di informazioni a distanza. AMREF e Accenture hanno sviluppato quindi quattro moduli formativi per infer-mieri di secondo livello che possono essere usati attraverso il computer.

La fase pilota del progetto è stata un successo e ha dimostrato le enormi poten-zialità di questo progetto: i moduli formativi sono stati installati nei computer di cento centri di e-learning nelle aree remote di tutto il Kenya. Ad oggi al progetto partecipano 25 scuole di formazione per infermieri e sono già stati formati 4.500 infermieri di secondo livello.

L’e-learning si è rivelato uno strumento formativo flessibile, che gli studenti pos-sono usare in ogni momento della giornata, senza doversi assentare dal lavoro. Inoltre è uno strumento efficace e a basso costo per formare personale sanitario nelle aree rurali, dove il personale sanitario impiegato è spesso insufficiente, inesperto e non aggiornato. Alla luce di questi risultati, AMREF intende esportare questo progetto pilota anche in altri Paesi africani in cui mancano gli infermieri specializzati e le infra-strutture per formarli.

SOLUZIONI AFRICANE ALLA CRISI DEL PERSONALE SANITARIO

Testimonianza di Jenipher Kidaia, infermiera presso il Kakanga General Hospital, Kenya

“Sono un’infermiera dal 1990 e ho sempre sentito il bisogno di approfondire e sviluppare le mie competenze tornando a studiare. Ho provato per molti anni in una scuola di for-mazione, ma in Kenya ce ne sono troppo poche e gli insegnanti non sono sufficienti. Il programma di e-learning di AMREF mi permette di studiare senza dover chiedere un periodo di aspettativa dal lavoro. In questo modo posso anche applicare le nuove nozioni apprese nel mio lavoro di tutti i giorni. Il mio supervisore ha già notato un miglioramento nel modo in cui interagisco e curo i pazienti”.

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SOLUZIONE 3|ricerca operazionale e advocacy per assicurare l’adozione delle buone pratiche individuate

Per AMREF è fondamentale che le buone pratiche siano apprese dal lavoro sul campo e poi replicate. Per questo, in parallelo con l’implementazione dei progetti, viene portato avanti un lavoro di ricerca operazionale al fine di individuare modelli replicabili basati sulle esperienze sul campo. Una volta individuati questi modelli, AMREF realizza azioni di advocacy per influenzare le politiche, le metodologie e le strategie dei governi dell’Africa Sub-Sahariana.

Uganda / Formazione di personale sanitario. In Uganda AMREF, in colla-borazione con il Ministero della Sanità, ha sviluppato e implementato un programma per migliorare la formazione del personale sanitario che fornisce cure primarie, come gli assistenti medici, gli infermieri e gli assistenti infer-mieri. Grazie al nuovo curriculum formativo, creato da AMREF in base ai bisogni specifici della popolazione dell’Uganda, gli infermieri possono acquisire le competenze necessarie per fornire servizi preventivi, curativi e di emergen-za presso le comunità locali in meno tempo rispetto al vecchio curriculum formativo. Inoltre, adattare i curricula formativi alle realtà dei diversi Paesi, formando personale sanitario con competenze che si adattano al contesto locale, permette di evitare la fuga dei cervelli.Grazie al successo di questo programma pilota, nel 2001 il governo del-l’Uganda ha ufficialmente adottato in tutto il paese il nuovo curriculum for-mativo per infermieri sviluppato da AMREF.

I successi raggiunti

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Uganda / Formazione di volontari comunitari. Sempre in Uganda AMREF, con il supporto del GlaxoSmithKline’s Africa Malaria Partnership Programme, ha realiz-zato un progetto di formazione di volontari comunitari (Community Medicine Di-stributors, CMDs) per insegnare loro le modalità di somministrazione di farmaci anti-malarici a livello comunitario e la sensibilizzazione delle comunità riguardo alle azioni per la prevenzione della malaria. Grazie a questo progetto, sono aumentati il numero di bambini al di sotto dei cinque anni che ha accesso a far-maci anti-malarici entro 24 ore dalla comparsa dei sintomi, il numero di bambini che dormono sotto una zanzariera e il numero di donne incinte che utilizzano il Trattamento Preventivo Intermittente (TPI). Grazie a questo progetto, AMREF ha dimostrato l’importanza di fornire incentivi e formazione ai distributori comunita-ri di medicine (CMD) come soluzione efficace e a basso costo per la prevenzione e la cura della malaria. Il governo ugandese ha adottato a livello nazionale il modello testato da AMREF.

Sudafrica / Collaborazione con i guaritori tradizionali. In Sudafrica oltre il 60% degli abitanti delle aree rurali cerca assistenza medica dai guaritori tradizionali prima ancora di recarsi presso un’infrastruttura sanitaria. Per migliorare le con-dizioni sanitarie è quindi fondamentale collaborare con i guaritori tradizionali. AMREF ha realizzato un progetto per la formazione dei guaritori tradizionali sulla prevenzione del virus dell’HIV, su come evitare la trasmissione della tubercolosi e su come tenere appropriati registri sanitari. Tuttavia è stato necessario cercare modalità formative creative dal momento che più della metà dei guaritori tradi-zionali era analfabeta. AMREF ha quindi creato un manuale di formazione e dei registri sanitari usando solamente le figure. Grazie a questo progetto il ministero della Sanità del Sudafrica ha riconosciuto le competenze e l’importanza dei gua-ritori tradizionali e adesso lavora con loro per migliorare le condizioni sanitarie nelle aree rurali e per tenere registri a livello comunitario al fine di monitorare lo stato di salute della popolazione.

Dalla bidonville di Kibera una sfida per il futuro

A Nairobi, capitale del Kenya, nella bidonville di Kibera, che conta quasi un milione di abitanti, la stragrande maggioranza della popolazione non ha praticamente accesso alle cure sanitarie. A Kibera, infatti, i pochi medici e infermieri presenti sono largamente insufficienti. AMREF ha realizzato un progetto per la formazione di volontari comunitari (Community Health Workers, CHW) riguardo alla cura e al supporto dei pazienti affetti da HIV/AIDS. Questa attività di formazione ha l’obiettivo di incrementare, attraverso il supporto ai pazienti sieropositivi fornito dai CHW, l’aderenza ai trattamenti dell’HIV e della TB, fornendo parallelamente supporto e consulenze a livello igienico e nutrizionale. I risultati di questo progetto sono stati finora molto incorag-gianti: l’aderenza ai trattamenti appropriati da parte dei pazienti sieropositivi di Kibera grazie al lavoro dei CHW è salita fino al 90%, una percentuale estremamente alta e inconsueta in un contesto socio-economico disagiato come quello di uno slum. Forte dei risultati di questo intervento, AMREF punta ora all’integrazione dei CHW all’interno del sistema sanitario formale.

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La crisi del personale sanitario nell’Africa Sub-Sahariana impone di trovare in tempi rapidi soluzioni di lungo periodo. A questo proposito, non c’è dubbio che il numero assoluto di personale sanitario debba incrementare drasticamente. Tuttavia non esiste una ricetta universale e AMREF ritiene che ogni strategia o soluzione debba adattarsi al contesto locale ed essere elaborata in loco.

Per giungere ad un aumento sostenibile del personale sanitario in Africa, gli approcci tecnici non sono sufficienti, dal momento che sono necessari maggiori finanziamenti e maggiore supporto politico sia na-zionale che internazionale.

CONCLUSIONI E RACCOMANDAZIONI|

Aumentare gli investimenti

L’aumento degli investimenti nella formazione del personale sanitario deve arrivare sia da parte della comunità internazionale che dagli stessi governi africani, che dovrebbe-ro rispettare gli impegni assunti ad Abuja.

La comunità internazionale dovrebbe aumentare il volume degli aiuti destinati al so-stegno del personale sanitario, e in particolare al pagamento dei salari, e le istituzioni finanziarie internazionali dovrebbero permettere ai governi africani di creare sufficienti entrate fiscali per poter investire nello sviluppo del loro personale sanitario.

La fuga di personale sanitario del Sud verso il Nord deve essere gestita nella pro-spettiva di un partenariato effettivo tra Paesi. Ogni Paese deve assumersi le proprie responsabilità nel problema della mancanza di personale sanitario nel Sud del mondo, perché a causa dei movimenti transnazionali dei lavoratori nessun paese può consi-derarsi immune dal problema. Una migliore gestione dei movimenti transnazionali del personale sanitario è infatti di fondamentale importanza, dal momento che la migra-zione di dottori e infermiere può sia portare benefici che creare numerosi problemi.

I motivi alla base della fuga dei cervelli da una parte possono essere affrontati attra-verso la formazione, motivazione e giusta remunerazione del personale sanitario. Dal canto loro i Paesi di destinazione di questa fuga devono invece puntare alla ”autosuf-ficienza” in termini di risorse umane dei propri sistemi sanitari.

Combattere la fuga dei cervelli

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E’ necessario cercare ed elaborare soluzioni locali che siano in grado di portare i più ampi benefici possibili considerati i limiti e le caratteristiche del contesto locale di riferimento. La formazione di quadri sanitari di livello medio e di base dovrebbe essere una priorità, per esempio, in Paesi come il Sud Sudan in cui la crisi è particolarmente acuta. In questo modo le nuove risorse umane formate potrebbero portare bene-fici immediati dove è maggiormente necessario: a livello comunitario.

Parallelamente al processo di formazione di quadri sanitari a livello medio e di base e al loro sempre maggior coinvolgimento in compiti di responsabilità, è fondamentale anche investire sulle risorse informali a livello comunitario, come i Community Health Workers (CHW) e i guaritori tradizionali, al fine di creare un sistema integrato di salute, che comprenda operatori sia a livello formale che a livello comunitario.

Ogni tipo di soluzione deve essere scientificamente testata, per poi essere dif-fusa. E’ di fondamentale importanza, infatti, sviluppare il settore della mobilità delle informazioni e delle conoscenze in ambito sanitario. E’ proprio grazie alla diffusione delle conoscenze se negli ultimi decenni ci sono stati dei miglioramenti straordinari in ambito sanitario in tutti i Paesi del mondo. Tuttavia al momento ricerche e dati restano sparsi e frammentati, e non esiste ancora una condivisione davvero globale.

Elaborare e diffondere soluzioni locali

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AutoriGiulia Agostini

Marco Simonelli

Realizzazione graficaViviana Mattacchioni

Con il contributo di:

Note 1 Hongoro C, McPake B, How to bridge the gap in human resources for health, Lancet 2004

2 Laurie Garret, The Challenge of Global Health, Foreign Affairs, January/February 2007

3 V. Narasimhan, H. Brown, A. Pablo-Mendez et al., Responding to the Global Human Resourse Crisis, Lancet 2004

4 The World Bank, Healthy Development. The World Bank Strategy for HNP Results, 2007

5 UNCTAD/ILO, Social Health Protection: an universal access to basic health care, 2007

6 La dichiarazione di Abuja è stata firmata nell’Aprile del 2001 da 54 Stati Africani.

7 V. Narasimhan, H. Brown, A. Pablo-Mendez et al., Responding to the Global Human Resourse Crisis, Lancet 2004

8 Joint Learning Initiative, Human Resources for Health: Overcoming the crisis, 2004

9 The Worls Health Organization, The World Health Report 2006: Working Together for Health, Geneva 2006

10 Joint Learning Initiative, Human Resources for Health: Overcoming the crisis, 2004

11 World Health Organization, Strengthening health services to fight HIV/AIDS, Ginevra: 2006

12 Awases, et al Migration of Health Professionals in Six Countries; A Synthesis Report, WHO, Brazzaville 2004.

13 Laurie Garret, The Challenge of Global Health, Foreign Affairs, January/February 2007

14 UNDP data, released at the International Labour Organisation (ILO), 11th African Regional Meeting, April 2007

15 Hongoro C, McPake B, How to bridge the gap in human resources for health, Lancet 2004

16 Joint Assessment Mission – Banca Mondiale, Nazioni Unite, Governo Sud Sudan, 2004

17 Hongoro C, McPake B, How to bridge the gap in human resources for health, Lancet 2004

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