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Il "Trimestrale dei sensi dell'arte"

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FERRARI 1947-2007. SESSANT’ANNI DI SUCCESSI,SESSANTA MOMENTI INDIMENTICABILI.

La storia della Ferrari dal 1947 ad oggi raccontata attraverso le immagini più significative raccolte in una preziosa opera in tiratura limitata.

60 smalti e 60 stampe d’arte realizzati in esclusiva da Editalia per le celebrazioni della Casa di Maranello.

Dedicato a tutti coloro che hanno la Rossa nel cuore.

numero verde 800 014 858 www.editalia.it [email protected]

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Il Premio conferito nelle 4 categorie (Territorio, Tecnologia e Innovazione, Talento, Tradizione)

è un riconoscimento a quelle realtà che meglio incarnano i valori del Made in Italy.

Cerimonia di PremiazioneMartedì, 7 ottobre 2008 - Roma

edizione del premio alla qualitàitaliana nel settore cartario

Il Premio Carte, promosso da Symbola - Fondazione per le qualità italiane e da Comieco - Consorzio

Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base cellulosica, in collaborazione con Confartigianato,

Assocarta e Assografici, nasce con l'obiettivo di promuovere e riconoscere l'importante ruolo economico e

culturale che il settore cartario riveste nel nostro Paese.

La carta è oggi protagonista di un nuovo percorso che coniuga l’innovazione e le nuove tecnologie produttive,

il design e la creatività, il territorio e lo sviluppo sostenibile, la tradizione e i saperi artigianali.

Segreteria Organizzativa Premio Carte 2008

2008

In collaborazione con: Assocarta, Assografici, Confartigianato

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editoriale

In viaggio

LLo sviluppo del progetto culturale ed imprenditoriale di Editalia, partendo dalla tradizionalee ancora viva attività di editore di raffinati volumi per bibliofili, ha avuto nell’arte contem-poranea il proprio naturale approdo. Inevitabile, di conseguenza, coniugare queste dueanime, dando vita ad opere d’arte in forma di libro. Dopo il Chisciotte ecco, dunque, unnuovo libro d’artista: Ombre. Le incisioni di Mimmo Paladino e le fotografie di FerdinandoScianna sono il cuore dell’universo espressivo di Ombre, la narrazione visiva prende ilsopravvento, la scrittura si trasforma in traccia, scorre parallela, in una reciproca interazionetra suggestioni e linguaggi che rimandano ai mondi dell’immaginario artistico e letterario incui ciascuno trova la propria chiave di lettura. Perché la forza del libro è proprio nella suaforma, che consente di creare un percorso personale ed intimo nella fruizione dei contenu-ti. In questo senso, il libro d’artista è la sublimazione della forma libro: ci conduce lungo ilflusso creativo dell’artista pagina dopo pagina, ci permette di percorrerlo, scomporlo ericomporlo secondo una personale esperienza emozionale e cognitiva. Un grazie, quindi, aMimmo Paladino, straordinario artista e mentore di Ombre, a Ferdinando Scianna che hamirabilmente introdotto la fotografia d’arte nel dialogo tra testo e immagini, a CorradoBologna per la sottile linea di parole che ha saputo tracciare tra le ombre e a Roberto Gatti,sensibile e attento stampatore d’arte.

Da questo numero, la sezione Arte e impresa si arricchisce di una nuova rubrica, “A regolad’arte”, che vuol essere uno spazio dedicato a quelle imprese italiane capaci di eccelleresotto il segno della qualità. Se l’arte e la cultura possono sostenere la singola impresa, con-tribuire a definirne la missione e l’ immagine, a comunicarla e a formare le risorse interne,in senso più lato l’arte e la cultura fanno parte del patrimonio genetico di un paese, posso-no permearne il modo di fare impresa e rappresentare un formidabile vantaggio competiti-vo. E infatti, l’Italia che vince la sfida della globalizzazione è fatta in primo luogo di picco-le-medie imprese e distretti produttivi strettamente legati al territorio, alla ricchezza cultura-le e alla storia che esso esprime. È davvero un piacere che la nuova rubrica sia inauguratada un’intervista ad Ermete Realacci, presidente di Symbola, Fondazione per le Qualità ita-liane e luogo privilegiato di incontro per imprese e comunità locali che “ce la fanno” aproiettarsi nel futuro proprio nel segno della qualità e della tradizione.

Infine, un sincero ringraziamento all’assessore alla Cultura del Comune di Roma, UmbertoCroppi, che ha concesso alla nostra rivista una delle sue prime interviste, densa di contenu-ti e indicazioni concrete, sulla futura politica culturale della capitale.

Marco De GuzzisAmministratore delegato Editalia

con le OmbreEditalia presenta il nuovo libro d’artista di Paladino e Scianna

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sommario

NEWS

PRIMO PIANO

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Cronache d’arte 8Nell’universo delle biennali

Esposizioni in Italia e all’estero 12Da Manzù a Leibovitz, cosa c’è da vedere

Eventi/1 16Artelibro Bologna, Ombre e luci

Eventi/2 22Quadriennale Roma, la nuova Italia è in rete

Eventi/3 26Palladio, straordinaria semplicità

Grandi mostre/1 30Rembrandt e Riccio, chiaroscuri olandesi

Grandi mostre/2 34Mediterraneo, figure nel mitico mare

Grandi mostre/3 38Schifano, colori come metafore

Belpaese da salvare 42Faro di Otranto, risorge il guardiano del mare

I luoghi del bello 46Isole Borromeo, sublimi scenari

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PERSONAGGI

MERCATO

Il corpo dell’arte 52Ettore Consolazione, opere di luce

L’arte prende corpo 58Nicol Vizioli, vite in equilibrio su alluci privi di ossa

Conversando sul sofà 62Umberto Croppi, il futuro di Roma

Un caffè con 66Philippe Daverio: Lombardi, un ferrarese sotto le due torri

A regola d’arte 70Symbola, Ermete Realacci: questa è l’Italia di qualità

I mestieri dell’arte 76Unaluna, editoria tra innovazione e tradizione

Il motore dell’arte 78Unicredit & art, Catterina Seia: diamo credito all’arte che vale

Comunicare ad arte 80Francesca Molteni: Ultrafragola, la web tv del design

Il cammeo di Adiem 82Cambellotti tra arte e tecnica

Codex 84Il Pluteus 73.16 di Federico II

In vetrina 88La Costituzione, la Numero uno e Il volo di Basile

All’incanto 94Arte etnica, il fascino di mondi lontani

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ARTE & IMPRESA

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NELL’UNIVERSOdelle biennali

coinvolgimento emotivo sono gli obiettivi più impor-tanti che la direzione artistica di Artefacta si pone, pun-tando sulla semplicità e sul parallelismo con il com-portamento naturale dei visitatori alle mostre. OggiArtefacta approda a Mestre per trasformarsi in mostra:il servizio multimediale di vivere l’arte viene offerto algrande pubblico della laguna. L’esposizione, diretta daStefano Scialotti, mira a far immergere fisicamente i visi-tatori nei principali padiglioni della scorsa Biennale d’ar-te attraverso proiezioni e visite guidate. Non solo: altroobiettivo è quello di creare sinergie con le altre bien-nali. Il programma prevede infatti una sezione dedica-ta alle proiezioni video dalle biennali del mondo(L’Avana 2000, Cairo 2001, San Paolo 2002, Montreal2003, Shanghai 2004) in cui è anche visibile, in ante-prima, il video dedicato a Dak’art, la biennale inaugu-rata a Dakar nel maggio 2008. E ancora, una terza sezio-ne dedicata alla Bienal del Fin del mundo (Ushuaia,Argentina), con un’opera di Andrea Juan e un fotore-portage di Giancarlo Ceraudo, e una quarta al videodella performance Commissaires refusés de Sophie Calle.Fino al 14 settembre, centro culturale Candiani, piaz-zale Candiani 7, Mestre. Per informazioni: 0412386126;www.centroculturalecandiani.it.

ell’era in cui l’esistenza virtua-le doppia quella fisica, l’artemoltiplica le proprie possibili-tà di fruizione cogliendo l’oc-casione di visibilità offerta dainternet. Visibilità frammenta-ta che potenzialmente da ogniluogo del globo converge suuno spazio culturale: come

Jeremy Rifkin insegna da anni, la chiave è l’accesso.Sulla scia delle nuove prospettive create dal web 2.0 –dove l’interattività non è più solo un’idea, ma la princi-pale piattaforma dell’agire sociale e comunicativo – siè sviluppato il progetto Artefacta, nato dall’idea diStefano Scialotti e Giuseppe Polegri e coprodottodall’Istituto enciclopedia Treccani, da Dinamo Italia edalla casa editrice londinese Trolley. Si tratta di un veroviaggio multimediale (www.treccanilab.com/bienna-le_di_venezia) che consente di visitare la 52esimaBiennale arte di Venezia attraverso una serie di mappe,navigabili dall’utente per raggiungere i padiglioni, gliartisti, le opere e gli eventi collaterali. A disposizioneoltre trecento film tra interviste, monografie degli artistie delle opere. L’essenzialità della comunicazione e il

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A Mestre il progetto multimediale di Artefactacon inediti percorsi virtuali intorno al mondo

Andrea Juan, Metano Xproyecto Antàrtida III, 2007

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cronache d’arte

di Annarita Guidi

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a collezione Gonzaga torna a casa. Lamostra d’autunno a palazzo Te di

Mantova, che parte il 12 ottobre, è un affa-scinante viaggio nella ricca raccoltaducale d’origine quattrocentesca smem-brata nel 1627 con la vendita di partedelle opere a Carlo I Stuart. Tra legemme antiche e moderne, i dipinti e lemedaglie ci sono anche dei preziosicammei tra i quali spicca per la qualitàartistica il cammeo Gonzaga, appartenen-te a Isabella d’Este. Il manufatto, attual-mente conservato all’Ermitage, rientra aMantova dopo oltre quattrocento anni. Finoall’11 gennaio. Info: www.centropalazzote.it. (S. C.)

Una gemma a Palazzo Te

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A letto con l’artista francese“Au lit avec mon artiste”. Per conoscerel’arte, andate a letto con l’artista. Il pro-getto di un gruppo di 13 giovani artistifrancesi è provocatorio quanto basta pernon passare inosservato: per cercarecommittenti, i 13 si offrono in rete (nonin senso biblico) sul sito dernier-avertis-sement.com. Qui è possibile vedere iloro lavori ed ingaggiarli per un’ora o unfine settimana (da 50 euro a tremila),insomma per il tempo necessario allarealizzazione di un’opera personalizzata.Un modo per scavalcare le gallerie e percostruire un rapporto diretto con l’utente,visto che nel tariffario sono compresianche vitto e alloggio. Ma solo quelli.

cronache d’arte

l genio appro-da a Firenze.

Parte il 23 ottobrela terza edizionedel Festival dellacreatività. Visioni,viaggi, scoperte iltitolo di quest’an-no. Lo spunto, lecelebrazioni perGalileo Galileinel quarto cente-nario delle sueintuizioni: visionisul futuro, viagginel tempo e nellospazio, invenzio-ni in ogni campodel sapere sono gli ingredienti deiquattro giorni alla fortezza da Basso.Artisti, scienziati, intellettuali maanche giovani inventori sono i prota-

gonisti di un eventoche propone lemigliori idee creati-ve in circolazione:dalla cultura aldesign, dalla comu-nicazione ai newmedia alle arti. Tragli ospitiMichelangeloPistoletto, il celebredesigner JonathanBarnbrook,PiergiorgioOdifreddi,Margherita Hack eFranco Pacini. Per lamusica Daddy G,

uno dei fondatori del Wild bunchsound system, da cui emersero iMassive attack. Fino al 26 ottobre.Info: www.festivaldellacreativita.it.

Nuovi orizzonti artificialiI

Casiraghi punta tutto su RomaOttanta gallerie e spazi di Roma aperti perdue giorni fino a mezzanotte con vernissa-ge, incontri, performance. A promuovereRoma art weekend, il 10 e 11 ottobre,l’organizzazione della fiera capitolina Theroad to contemporary art insieme all’as-sessorato alle Politiche culturali del comu-ne. «Siamo convinti – dice RobertoCasiraghi, direttore dell’evento – che lacooperazione tra la neonata fiera e le gal-lerie della città sia la via per fare di Romala capitale dell’arte contemporanea».

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Un grande progetto che unisce arte e editoria, curato interamente da Mimmo Paladino con Editalia, per celebrare il quarto centenario della pubblicazione dell’opera di Cervantes.

A quattrocento anni dalla nascita, il Don Chisciotte non è mai stato così moderno.

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Ventuno incisioni all’acquaforte e acquatinta, quattordici incisioni all’acquaforte, acquatinta e collage, sette acqueforti, tre collage e quindici impressioni tipografiche compongono l’opera.

Con le immagini dell’artista, dialogano quattordici composizioni del poeta Giuseppe Conte.

L’opera è stata interamente curata dall’artista in esclusiva per Editalia e realizzata in tiratura limitata di 120 esemplari, di cui 100, numerati in numeri arabi da 1/100 a 100/100, sono riservati ai collezionisti. Ogni esemplare reca la firma dell’artista.

Il volume di grande formato (48 x 35,5 cm circa,formato massimo aperto 48 x 105 cm circa) è raccolto in fogli intonsi, piegati e non rilegati.

Accompagnano il volume un’incisione ad acquaforte e acquatinta “fuori testo” di Paladino, numerata, firmata e corredata di certificazione, e il cd “Sui sentieri di Don Chisciotte”, cunto di Mimmo Cuticchio che,rievocando la tradizione orale dei cantastorie, dà voce alle mirabolanti avventure del Cavaliere errante.

Don Chisciotte di Mimmo Paladino

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ROVERETOIMPRESSIONISTIPer la prima volta arri-va all’estero la raccol-ta dell’Israel museumdi Gerusalemme,dedicata a impressio-nisti e postimpressioni-sti: tra gli altri, PaulCézanne e PaulGauguin. Fino al 6gennaio 2009, Museodi arte moderna econtemporanea diTrento e Rovereto,corso Bettini 43,Rovereto. Info:800397760;www.mart.trento.it.

expo in Italia

PARMACORREGGIOLa formazione umana e artistica di AntonioAllegri detto il Correggio e il rapporto delpittore della luce con il suo tempo in unagrande mostra a cura di Lucia FornariSchianchi, allestita nei luoghi che ospitanoalcuni dei capolavori realizzati dall’artista.Dal 20 settembre al 25 gennaio 2009, gal-leria Nazionale, camera della Badessa insan Paolo, monastero di san GiovanniEvangelista, cattedrale, Parma. Info:www.mostracorreggioparma.it.

CASTIGLIONCELLODA FATTORI A CORCOS A GHIGLIAUn viaggio pittorico che parte da unaselezione di opere dei Macchiaioli eprocede verso il Naturalismo dellapittura toscana, per poi presentare iritratti di Vittorio Corcos. Fino al 2novembre, castello Pasquini, piazzadella Vittoria, Castiglioncello(Livorno). Info: 0586724297.

TIVOLIRITRATTO BAROCCOUna grande mostra dedicata al ritratto nelSeicento e nel Settecento. Quaranta opere pro-venienti da collezioni private sia italiane cheinternazionali, poco note o mai esposte alpubblico e rappresentative dei massimi ritratti-sti attivi nella Roma dell’epoca: raffigurazionidi papi, principi, cardinali e figure di spiccodella società nella prima esposizione di arteantica ospitata a villa d’Este. Fino al 4 novem-bre, villa d’Este, Tivoli (Roma). Info: www.vil-ladestetivoli.it.

PERUGIADA COROT A PICASSOLa passione collezionistica: le raccolte diDuncan ed Elisa Phillips e di GiuseppeRicci Oddi a confronto per celebrare,rispettivamente, i maestri dell’impressioni-smo e i protagonisti dell’arte tra ‘800 e‘900. Fino al 18 gennaio 2009, palazzoBaldeschi al Corso, corso Vannucci 66,Perugia. Info: www.fondazionecrpg.it.

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BERGAMOMANZÙ SCULTOREManzù padre e Manzù figlio in mostra:una doppia personale racconta in 60opere il periodo centrale di GiacomoManzoni e l’itinerario di Pio Manzoni,designer di fama internazionale. Dal primoottobre all’8 febbraio 2009, Galleria d’artemoderna e contemporanea, via sanTomaso 53, Bergamo. Info: www.gamec.it.

TRIESTEMEDIOEVOUna mostra per presentare il castello di san Giusto – tornato alle origini dopo un radicalerestauro – e riscoprire la Trieste del ‘300. L’itinerario tra i luoghi topici del Medioevo è arricchi-to da un’esposizione che documenta il paesaggio urbano e la vita sociale dell’epoca. Fino al 25gennaio 2009, castello di san Giusto, piazza della Cattedrale 3, Trieste. Info: 040-309362.

MONTECATINI TERMEBOLDINI MON AMOURIl rapporto tra Giovanni Boldini e l’univer-so femminile, indagato sul piano estetico epsicologico dal pittore ferrarese, rivive inun’esposizione di 110 dipinti e 60 disegnie celebra uno dei più importanti esponentidell’Ottocento italiano. Dal 18 settembreal 30 dicembre, polo espositivo ex termeTamerici, Montecatini Terme (Pistoia).Info: www.comunemontecatini.com.

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expo nel mondo

LONDRAANNIE LEIBOVITZ, UNA VITA DA FOTOGRAFAOltre 150 fotografie della celebre Annie Leibovitz. Immagini di famigliee dei suoi migliori amici insieme ad alcuni ritratti di attori e attricicome Richard Avedon, Angelina Jolie, Nicole Kidman e altri. Fino al 14settembre alla Maison européenne de la photo di Parigi, la mostra sisposta a Londra dal 16 ottobre e fino al primo febbraio 2009. Londra,National portrait gallery. Info: www.npg.org.uk.

VIENNABRAQUE, L’ALTRO PICASSOIl Kunstforum della Banca d’Austria presenta unagrandiosa retrospettiva su Georges Braque: unraffinato omaggio a uno dei più grandi avanguar-disti del Novecento. Si tratta non solo della primaretrospettiva realizzata in Europa centrale dopocirca vent’anni ma anche la prima volta in assolu-to per Braque in Austria, a quarantacinque annidalla morte, nel 1963. L’esposizione rappresentadunque un’opportunità unica per riscoprirne l’im-mensa opera pittorica e grafica. Circa 80 dipinti enumerose stampe guidano infatti il visitatore nel-l’unicità della sua avventura creativa: Braque fra ifauves, Braque il metodico, Braque l’inventoredel collage, Braque il cubista, il “costruttore liri-co” e così via. Fino al primo marzo 2009. Vienna,Kunstforum. Info: www.bankaustria-kunstforum.at.

PRAGAI MAESTRI DELLATRADIZIONE CINESEGrazie ai contatti tra artistie storici cechi e cinesi, laGalleria nazionale di Pragaha allestito alla Waldsteinriding school una sezionesulla pittura cinese condipinti importanti tra cuiquelli di Qi Baishi, LiKeran, Lin Fegmian e XuBeihong. Paesaggi, insetti,fiori e uccelli sono i lorotemi preferiti. Fino al 2novembre. Praga, Gallerianazionale. Info:www.ngprague.cz.

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BERLINOMITI ARTISTICIIL XIX SECOLOArticolato in una serie di mostre basate sul culto dell’artista, lagalleria nazionale di Berlino presenta un interessante ciclo daltitolo “Miti artistici. Il XIX secolo”. L’esibizione, che inizia ilprimo ottobre, investiga i temi ricorrenti della pittura del sé e del-l’esistenza dell’artista in relazione agli altri. Dal ritratto diThorvaldesen con due suoi amici fino all’intero lavoro dei fratelliWilhelm e Ridolfo von Schadow passando per l’opera di CasparDavid Friedrich, che rivela l’intento di trasformare l’isolamento el’ascetismo in elementi portanti della sua vita e del suo approccioall’arte. A breve le altre due tappe del percorso. Fino al 18 gen-naio 2009. Berlino, galleria nazionale. Info: www.smb.museum.

LONDRAROTHKO ALLATATEDal 21 settembre efino a febbraio2009 alla Tate unagrande retrospetti-va dedicata a unodei più grandi arti-sti americani deldopoguerra, MarkRothko. Il nucleoè costituito da ungruppo di quindicimurales. In esposi-zione anche laserie “Blackform”,dipinta a partiredal ‘60, e gli ulti-mi dipinti dell’arti-sta, i “Black ongray”, un gruppodi opere che segnail punto d’arrivodella sua arte,sempre più orien-tata verso nuoveprospettive tese aldialogo con lospettatore. Info:www.tate.org.uk.

TORONTOPANORAMICAARTISTICASU SHANGAIUna selezione dilavori contempo-ranei – dai disegnialle videoinstalla-zioni su moda emusica fino aivideoclip e alleesposizioni foto-grafiche deimigliori artisti delmomento – atte-stano Shanghaicome una cittàvivace, giovane ecreativa nei campidell’architettura,delle arti vivecome fotografia edesign e dell’artefigurativa. Fino al2 novembre.Toronto, RoyalOntario museum.Info:www.rom.on.ca.

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mbre e luci. Di questo è fatta lastoria dell’uomo; questa è laforza, e nel contempo la terri-bile fragilità del suo vivere cer-care amare conoscere morire.Avvolta nella luce e nell’ombra,che si presentano irrimediabil-mente insieme, la vita umana èun continuo oscillare di chiaris-

sima ragione e di emozioni oscure, un fluire senza tre-gua di impulsi opachi e di idee luminose. La luce e l’om-bra, realtà inscindibili, accompagnano il moto deltempo, il lento, immutabile giro del sole che scandiscele ore della natura e della nostra esistenza. Convivono,non possono allontanarsi l’una dall’altra. Si può vederesolo attraverso la luce, ma la luce proietta l’ombra deglioggetti su cui si posa, le montagne e le nuvole, le case egli esseri viventi, le più piccole foglie e le foreste ster-minate, pareggiandoli e rendendoli tutti nello stessomomento corposi ed aerei, pesanti e dinamici: giacchésenza un attimo di riposo, dall’alba al tramonto, il soletrascina con sé la loro ombra lungo il dorso della terra,almeno finché le nuvole non lo coprono.L’ombra e la sua compagna fedele, la Luce, sonoPersonaggi del mito, incarnano un tema di potenzaarchetipica che popola l’immaginario di tutta l’umanità.La creazione del mondo avvenne attraverso la separa-zione della Luce dall’ombra. Agli inferi furono cacciatigli spiriti della notte, assunti nella radiosa luce del cieloquelli positivi per la vita. Forse più della Luce, però, èl’ombra ad affascinare da sempre gli artisti, specie quel-li dell’immagine. La sfida con l’oscurità li seduce: desi-derano vincere le tenebre dando loro un profilo, rap-presentandole, e così “portandole alla luce”. IlCaravaggio più buio, il Goya delle pitture scure e delleincisioni graffianti, il Rothko dei monocromi nero su

di Corrado Bologna*

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eventiARTELIBRO BOLOGNA

Ombre e lucinero, sono fra i predecessori altissimi a cui guarda-vano con evidente ammirazione Mimmo Paladino eFerdinando Scianna, allievi stupendi di sguardo e dipenetrazione, mentre realizzavano le quasi centoincisioni e fotografie, tutte ombre e lampi di lumino-sità, che costituiscono il nuovo libro pubblicato inpochissimi esemplari numerati da Editalia.Ombre è, appunto, il titolo di questo raffinato librod’arte dei due autori, unitario e speculare, moltepli-ce e compatto, polifonico, ricamato con la grazialieve di una sonata, di un liquido duetto da cameratra violoncello e pianoforte. C’è musica, c’è armonia,in Ombre. Non a caso nell’artigianato editoriale sichiama leporello la forma-libro che Roberto Gatti,incisore e impaginatore di talento e gusto rari, hamesso in opera nel suo laboratorio di Modena: nelcapolavoro di Mozart è il servitore Leporello a tene-re il catalogo delle innumerevoli conquiste del suosignore, il libertino Don Giovanni; e chi non ricorda,nel bellissimo film di Joseph Losey, il leporello cheLeporello sciorina sulla superba scalinata dellaRotonda di Palladio? La vista e l’udito si intreccianoe si scambiano, come nell’opera lirica: Ombre, che èun leporello delle forme fatte innamorare e soggio-gate da Mimmo Paladino e Ferdinando Scianna,diviene, sfogliandolo e ascoltandone il ritmo, un’ar-moniosa fisarmonica di fogli modulati come un soloflusso di carta, una corrente ininterrotta di segni e ditracce: di ombre, di luci.Le incisioni di Paladino dialogano con le fotografie diScianna, e le immagini scorrono lungo l’impaginazio-ne in un dialogo senza parole, seducente, trascinan-te. Senza un programma determinato, ma incontran-dosi fra bianco e nero, fra nero e nero e fra bianco ebianco, seguendo le tracce reciproche su una sottilelinea d’ombra che trascrive il profilo esatto e onirico

Lampi di luminosità in bianco e nero nel libro d’artista di Editalia

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della realtà, Paladino e Scianna ci offrono uno sguardosul mondo che sorprende, e talvolta inquieta. I giochidi specchi che essi creano in Ombre sono fisici e meta-fisici, affascinanti e ingannevoli come gemelli siamesi.Ombre è un libro di segni e di sogni, in cui ritratti diluce e di tenebra sbocciano da luoghi e gesti quotidia-ni, e le favole più strane prendono forma attraversandospazi vuoti e desolati, semplici sequenze di comunissi-me “cose” derelitte, abbandonate dagli uomini e dalsenso, che i due artisti riscattano a nuovo valorecogliendone significati segreti. Con gesto umanistico eterapeutico, Alberto Burri trasformava i sacchi gettativia dai mugnai, lacerati e ormai inutili, nelle più alteallegorie del nostro tempo.Affacciandoci con gli occhi di Paladino e di Sciannasulle “cose di fuori”, gli oggetti che formano la realtàdella vita, impariamo a osservarle per così dire riverbe-rate nello specchio delle “cose di dentro”, che la loroimmaginazione scopre e disvela. Entrambi hanno lo spi-rito d’avventura puro ed estremistico di don Chisciotte(su cui Paladino ha realizzato per Editalia un mirabilelibro d’autore e una splendida edizione acquerellatadel romanzo). Entrambi hanno l’occhio interiore aguz-zo e coraggioso dei grandi eroi della fantasia: signoridei confini, esploratori dell’oltre, perforano la pelleinvisibile delle cose, passano dal lato “di dentro” deglioggetti. Scianna scatta foto in cui il soggetto vero èl’ombra di chi scatta la foto; e non riproduce oggetti o

corpi, ma l’ombra di corpi assenti, di oggetti dei qualisolo il negativo della luce certifica la presenza.Paladino, incidendo lastre di ferro leggermente smussa-te sugli angoli come fossero uno schermo cinematogra-fico mentale (l’ultima sua grande opera visiva è unmagnifico film, Quijote), ci invita a far scorrere storiesgorgate dagli interstizi fra le pagine sue e quelle diScianna. Ma forse la vita è un sogno: come sapevaAmleto, i sogni stessi non sono che ombre.Quante storie, quante narrazioni possibili! Un uomocon bastone da pastore che si avvia, di spalle, verso lemontagne che continuano nella foto di fronte, quasi araggiungere un asino immobile sotto una palma irrora-ta di sole. Chiome arborescenti che fanno rima con unviso di donna dai grandi ciuffi di capelli incisi a ghiri-goro. Omini che sembrano lottare nel vuoto sgomito-lando un groviglio atmosferico che li irretisce, replicatidagli intrichi di fili elettrici su un muro graffito daltempo e dalla mano di Qualcuno. Un cavaliere donchi-sciottesco che galoppa sotto la pioggia, tra fiocchi dinuvole che corrono insieme con lui, volando dallalastra di Paladino fino alla collina tatuata dall’aratronella foto di Scianna.Così, in una pagina bellissima di Italo Calvino,Angelica, inseguita da Orlando e da tutti i paladini dellaletteratura, spicca il salto dal libro del Boiardo versoquello dell’Ariosto.

*curatore del volume

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«Non piangevo per il fatto di non avere una madre», dichiarò Peter Pan piuttosto adirato.«Piangevo perché non posso riattaccarmi la mia ombra». «Si è staccata?». «Sì». A questopunto Wendy scorse l’ombra sul pavimento e, siccome appariva tanto spiegazzata, ne fuspaurita e dolente per Peter. «È una cosa terribile!», osservò. «Ebbene, te la cucirò io, mio pic-colo uomo!», promise Wendy, che non era più alta di lui. Prese il suo cestino da lavoro e siaccinse a cucire l’ombra di Peter, non senza averlo avvisato che forse gli avrebbe fatto un po’male». C’è anche questo passo tratto dalla celebre fiaba di James Matthew Barrie, fra le cita-zioni che appaiono nelle prime pagine di Ombre, nuova opera di Mimmo Paladino eFerdinando Scianna. C’è questo passo, insieme alle parole di Plinio il Vecchio, Leonardo,Omero, Platone, Hegel, Giorgio Morandi. Diciassette, brevi testi che attraversano i secoli.Voci diverse, eppure ugualmente opportune. Necessarie, quasi. Perché il volume di cui si staparlando, preziosissimo libro d’artista pubblicato da Editalia – Gruppo Istituto Poligrafico eZecca dello Stato, descrive un mondo che è al contempo fantasia e realtà, riflessione e poe-sia, dettagli, presenza, mistero e contraddizioni: quello delle ombre, appunto. Trenta incisioni all’acquaforte e dodici impressioni al carborundum realizzate da MimmoPaladino si uniscono a trenta fotografie di Ferdinando Scianna, in una sorta di fisarmonicacartacea che misura 23 metri. Gli autori, «in due percorsi autonomi che paiono scanditi dauna segreta metrica spirituale – scrive Corrado Bologna, cui è affidata la presentazione del

Nel libro d’artista di Mimmo Paladinoe Ferdinando Scianna segni e immaginicreano percorsi tra fantasia e realtàdi Nadine Solano

Un volumefatto di sogni

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ArtelibroA Bologna per celebrare il libro d’artista

Ombre viene presentato nel corso della quinta edizione di Artelibro, dal25 al 28 settembre tra il Museo civico archeologico di Bologna e ilPalazzo di Re Enzo e del Podestà. Il festival è nato nel 2004 con un obiet-tivo ben preciso: valorizzare il libro d’arte. Il consenso è arrivato fin dasubito, facendo registrare numeri di tutto rispetto: nel 2007 i visitatorihanno toccato quota 35mila. Il pubblico è sempre estremamente varie-gato, grazie alla ricchezza del programma e alla struttura dell’evento,suddiviso in diverse parti: una mostra mercato cui partecipano editorinazionali e internazionali; uno spazio dedicato alla divulgazione cultu-rale, con conferenze, lezioni magistrali e presentazioni di libri; un’areariservata agli incontri professionali tra addetti ai lavori provenienti datutto il mondo. Sono previsti, inoltre, mostre, esposizioni, focus tematicie altri eventi di indubbio interesse. Info: www.artelibro.it.

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volume – ritmano un’imbastitura di punti di fuoco, di ritorni, in pagine talvolta speculari perermetica consonanza, che condividono l’inganno lucido del mondo fluttuante. Ombre dicorpi e di alberi senza gli alberi e i corpi. Un uomo con bastone da pastore che si avvia, dispalle, verso le montagne che continuano nella foto di fronte, quasi a raggiungere un asinoimmobile sotto una palma irrorata di sole. Chiome arborescenti che fanno rima con un visodi donna dai grandi ciuffi di capelli incisi a ghirigoro». Un connubio di indubbia forzaespressiva, dunque. Sul quale lo stesso Paladino ha scommesso senza esitazioni, «prima ditutto – dice – perché Ferdinando è da sempre un mio grande amico, poi perché amo la foto-grafia, il suo linguaggio. Che esiste grazie alla luce, e di conseguenza anche grazie all’om-bra». Scianna, da parte sua, conferma: «L’idea nasce principalmente dal profondo legamedi amicizia che condivido con Mimmo, dal piacere di stare e lavorare insieme: è per que-sto che spero funzioni». Rapporto umano, quindi. Ma anche «comunanza estetica che sicala in un oggetto»: è su tali basi che le pagine di Ombre prendono forma, ritrovandosi unaaccanto all’altra. «Da uomo, da fotografo del sud – continua Scianna – ho sempre avuto unintenso rapporto con la luce. Il sole mi interessa perché fa ombra, ma anche perché rappre-senta l’universo opposto e complementare a quello dell’oscurità. La luce simboleggia unmodo di essere che nasce da vicende esistenziali e diventa anche un modo di guardare ilmondo». A spiegare la struttura del volume e i suoi significati è ancora Paladino: «L’abbiamoconcepito come una lunga sequenza che richiama l’idea del cinema. Fa venire in mente una

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A sinistra e nelle pagine precedenti

Mimmo Paladinoacquaforte per OmbreEditalia, 2008

Ferdinando Sciannastampa fotografica con pigmential carbonio per Ombre Editalia, 2008

Il workshopUn’occasione per scoprire come nasce un capolavoro

“Come nasce un libro d’artista”: questo il tito-lo dell’incontro inserito nel programma delfestival Artelibro, durante il quale sarà presen-tato il volume realizzato da Mimmo Paladino eFerdinando Scianna. Il “workshop”, promossoda Editalia, avrà luogo venerdì 26 settembrealle ore 18.30 all’auditorium Enzo Biagi. Oltreai due autori, interverranno Marco De Guzzis,Amministratore delegato di Editalia; RobertoGatti e Giorgio Upiglio, stampatori d’arte,Corrado Bologna, docente dell’universitàRoma Tre ed Enzo di Martino, critico d’arte.

pellicola, in cui le incisioni sono accostate alle fotografie». Un accostamento che, oltre adessere di notevole impatto visivo, si basa su un elemento comune: «In entrambi i casi –aggiunge – l’immagine finale passa da un processo di stampa. Cambia il supporto: per lafotografia è una lastra, per l’incisione può variare. Io ho utilizzato il ferro». Paladino non silascia andare a un discorso articolato, a spiegazioni minuziose: «l’artista non si esprime conle parole», taglia corto, ma la sua voce, calma e sicura, lascia intuire soddisfazione e fidu-cia per il risultato ottenuto. Ombre viene presentato a Bologna il 26 settembre, nell’ambi-to della quinta edizione di Artelibro, Festival del libro d’arte: «È una decisione degli edito-ri, ma credo che sarà un’esperienza importante quanto utile». Tanti occhi – soprattutto quelli dei più raffinati bibliofili – potranno ammirare il libro e ilsuo valore, tuttavia Paladino avverte: «Per me l’ombra è soltanto un fatto fisico e geometri-co che determina la plasticità di una forma. Non ci sono significati metaforici, non ho invia-to alcun messaggio. E proprio qui sta la magia, nel lasciare libera interpretazione a chi guar-da». Un punto, questo, ribadito da Marco De Guzzis, Amministratore delegato di Editalia:«Le incisioni di Mimmo Paladino e le fotografie di Ferdinando Scianna sono il cuore del-l’universo espressivo di Ombre, la narrazione visiva prende il sopravvento, la scrittura si tra-sforma in traccia, scorre parallela, in una reciproca interazione tra suggestioni e linguaggiche rimandano ai mondi dell’immaginario artistico e letterario in cui ciascuno trova la pro-pria chiave di lettura».

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Il libroUn’opera d’arte tutta da sfogliare

Ombre di Mimmo Paladino e Ferdinando Scianna appartiene alla collana dei librid’artista pubblicati da Editalia – Gruppo Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato conlo scopo di coniugare le espressioni artistiche con un’altissima scuola artigiana,conservando così la più antica tradizione libraria italiana. Ombre è un libro che sisviluppa orizzontalmente per ventitré metri, con trenta incisioni all’acquaforte edodici impressioni al carborundum create da Paladino, oltre a trenta scatti firma-ti da Scianna. Tutte le immagini sono collegate tra loro da tracce, richiami, idee,in un tragitto figurativo che ha un’unica protagonista: l’ombra. Analizzata, immor-talata, rubata anche all’attimo più fugace. La presentazione dell’opera è affidata auno scritto di Corrado Bologna che ha scelto anche i diciassette testi di autori clas-sici e contemporanei; c’è anche un intervento di Marco De Guzzis,Amministratore delegato di Editalia. Roberto Gatti ha curato il progetto d’impagi-nazione, l’edizione è stata realizzata in 120 esemplari.

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Neventi

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Non foss’altro che per il lungo intervallo tra le suemostre, la Quadriennale di Roma è un momento di rica-pitolazione firmata da cinque personalità, necessario,indispensabile nel flusso delle esposizioni, delle pubbli-cazioni, della comunicazione riferita all’arte contempo-ranea. Stavolta, un momento molto contratto, poichériguarda soltanto un centinaio di artisti italiani, quasi tuttinon più giovanissimi, molti di nome già smagliante. È unfermo-immagine. È una rassegna. È un’esposizione d’ar-te che non svolge un tema ma ne accoglie molti, cosìpreferendo farsi specchio di una creatività recente, diffu-sa e assai varia. Ed è un’esposizione che non deriva dallevedute di un dominus. Chapeau all’idea che una realtàcosì complessa e così abbondante di differenze, come èquella dell’arte contemporanea, possa essere osservatada un solo punto di vista. E tanto di cappello anche all’i-dea che quel punto di vista possa subito prefigurarsi e

L’esposizione d’arte chiusa nella capitaleha accolto temi eterogenei nello spirito della “serendipità”

di Gino Agnese*

poi tradursi – esclusioni e inclusioni – nell’esecuzione diun organico progetto espositivo. Formule e modalità cherestano affermate. Però la Quadriennale mette in discus-sione la pretesa che l’eccellenza, anche nelle esposizio-ni d’arte contemporanea, debba senz’altro toccare aquelle che possono vantare i tre canonici connotati a cuisi accennava: il tema, il dominus, il progetto enfatica-mente inteso. L’ipotesi declinata dalla 15ª Quadriennaleè che la formula della rassegna, fuori da ogni tema esenza debiti con un preordinato progetto sia più coeren-te con la temperie della post modernità, connotata dalladiffusione della più straordinaria novità del nostrotempo, la “Rete“. È una mostra, la 15ª Quadriennale, cheha offerto al pubblico la chance di una visita in uno spi-rito che si direbbe di “serendipity“. Andare di opera inopera come di link in link.

*presidente della 15° Quadriennale

Opere in rete

QUADRIENNALE DI ROMA

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Marina ParisAmbiente mobile, 2008

Nella pagina a fianco:Gino Agnesepresidente della Quadriennale

Mario Airò / Carolina Raquel Antich /Andrea Aquilani / Stefano ArientiSergia Avveduti / Massimo Bartolini /Matteo Basilé / Alessandro Bazan / VanessaBeecroft / Angelo Bellobono / ElisabettaBenassi / Manfredi Beninati / Stefano Boccalini/ Francesco Bocchini / Stefano Bonacci /Giuseppe Caccavale / Alessandro Cannistrà /Gea Casolaro / Antonio Catalan / Alice Cattaneo/ Loris Cecchini / Francesco Cervelli / PaoloChiasera / Claudio Citterio / Marco Colazzo /Luca Costantini / Francesco De Grandi / DanielaDe Lorenzo / Giulio De Mitri / Fabrice de Nola /Alberto Di Fabio / Anna Di Febo / Elisabetta DiMaggio / Andrea Di Marco / Rä di Martino /Fulvio Di Piazza / Mauro Di Silvestre / ValentinoDiego / Bruna Esposito / Stefania Fabrizi / DavidFagioli / Lara Favaretto / Flavio Favelli / DaniloFiorucci / Simona Frillici / Paolo Grassino / AliceGuareschi Debora Hirsch / Irena Kalodera /Karpüseeler / Deborah Logorio / FedericoLombardo / Claudia Losi / Serenella Lupparelli /Andrea Mastrovito / Vittoria Mazzoni /Sabrina Mezzaqui / Matteo Montani /Diego Morandini / Maria Moranti /Liliana Moro / Adriano Nardi / MarcoNeri / Davide Nido / Adrian Paci / LucaPancrazi / Marina Paris / Luana Perilli /Perino & Vele / Diego Perrone / PaolaPivi / Piero Pompili / Franco Pozzi / LuisaProtti / Daniele Puppi / Luisa Rabbia /Antonio Riello / Giovanni Rizzoli /Bernhard Rüdiger / Andrea Salvino /Mariateresa Sartori / Maurizio Savini/ Francesco Simeti / Sissi /Federico Solmi / VittorioSopracase / Donatella Spaziani /Stalker-On / GiuseppeStampone / Giovanni Termini/ Alessandra Tesi / SilvanoTessarollo / Grazia Toderi /Stefano Tondo / LucaTrevisani / Erich Turroni/ Nico Vascellari /Nicola Verlato /Marco Verrelli

LA CARICA DEI

100GLI ARTISTI IN MOSTRA

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on ha raggiunto il numero degliappassionati che hanno visitatoLa Lupa e la sfinge, Roma el’Egitto dalla storia al mito, inmostra a castel sant’Angelo, magli organizzatori si dichiaronopiù che soddisfatti degli oltre40mila ingressi che hanno strap-pato il biglietto al palazzo delle

Esposizioni. «Questa rassegna ha rappresentato un fermoimmagine necessario», ha dichiarato Gino Agnese, pre-sidente della Quadriennale d’arte di Roma, giunta alla15° edizione, che si è chiusa al palazzo delle Esposizioniil 14 settembre. Un’ottima affluenza di visitatori a dimo-strazione dell’interesse sempre crescente che il contem-poraneo ha, non solo sugli addetti ai lavori, ma anche sucuriosi e appassionati. All’indomani della chiusura della15° Quadriennale d’arte di Roma, Bruno Corà, uno deicinque commissari, fotografa l’evento: «I novantanoveartisti scelti hanno un comune denominatore – spiega ilcritico – quello della qualità. Ogni sala espositiva, perdiverse ragioni, ha avuto motivo di esistere ed essere visi-tata». Quindi, a domanda su quale artista tra quelli espo-sti consiglierebbe di tenere d’occhio nel panoramanazionale, il direttore del Museo d’arte e coordinatoredel Polo culturale della città di Lugano, non ha dubbi:«Premesso che è sempre difficile estrapolare dal gruppoqualche nome, vorrei citare Claudio Citterio, LucaCostantini, Serenella Lupparelli, Vittoria Mazzoni, DiegoMorandini e Davide Nido. Ho trovato le loro opere par-ticolarmente interessanti, ma non aggiungo altro. Lamostra doveva essere vista». Così, mentre la penultimaedizione ampliava lo sguardo fino ai maestri degli anniSessanta e Settanta ancora in attività, l’ultimaQuadriennale si è concentrata sugli artisti che hanno ini-ziato ad affermarsi negli ultimi vent’anni. Fra questi, aprimeggiare a giudizio dei super esperti la giovane brin-disina Deborah Ligorio e l’italoalbanese Adrian Paci.

di Massimo Canorro

N

Una vedutad’insieme

Oltre 40mila presenze alla chiusuraCorà: qualità, comun denominatore

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I premiati della mostraVincono Paci, Ligorio e Cattelan alla carriera

Sono stati i video a trionfare alla 15esima Quadriennale d’arte al palazzo delle Esposizioni diRoma per un’edizione che, per la prima volta, ha assegnato tre premi. La giuria – composta daSuzanne Pagé, direttrice della fondazione Louis Vuitton pour la création di Parigi, Gerald Matt,direttore della Kunsthalle Wien di Vienna e Vicente Todolì, direttore della Tate Modern diLondra – ha assegnato il premio Quadriennale di 20mila euro a Adrian Paci con l’opera Centrodi permanenza temporanea, il premio Giovane arte (under 35) di 10mila euro a Deborah Ligorioper il video Il sonno, e il premio alla carriera a Maurizio Cattelan (una medaglia d’oro). Dei trevincitori l’unico presente alla premiazione è stato Paci: «Non mi aspettavo questo premio, sen-tendomi da straniero quasi un ospite», ha commentato l’artista italoalbanese.

Adrian PaciCentro di permanenza temporanea, 2007cortesia Francesca KaufmannMilano

In basso:Deborah LigorioIl sonno, 2007cortesia Francesca Minini,Milano

A destra:Maurizio Cattelanagenzia Ap/lapresse

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Aeventi

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All’inizio era un tagliapietra. Un giovane scalpellinointento a sbozzare blocchi, come lo ritrae LeandroBassano agli inizi del ‘500. Si chiamava Andrea DiPietro della Gondola e aveva a che fare molto piùcon la farina che con il marmo. Poteva restare unabile artigiano. La sua opera è invece andata oltreconfine, fino al Nord Europa e al Nord America, e lasua arte – così come la sua fama – è sopravvissuta albarocco, al neogotico, al movimento moderno.È Andrea Palladio, conversatore «piacevolissimo efacetissimo»: così lo descrive nel 1616 il suo primobiografo, Paolo Gualdo. Un artista dotato dunque diqualità del tutto intonate al suo tempo – quando l’ar-te della conversazione invade i manuali di galateo –ma altrettanto armato di doti umane fuori dell’ordi-nario, come l’attitudine a insegnare agli operai tec-niche e termini dell’architettura e quella di passare

Nel palazzo Barbaran da Porto di Vicenza un viaggio nell’umanità e nell’evoluzione architettonica di un maestro del ‘500

di Annarita Guidi

insensibilmente dagli ambienti semplici (era delresto figlio di un mugnaio) a quelli ricchi e monda-ni, a proprio agio tanto con i muratori quanto con gliaristocratici e i committenti. È proprio un nobile,forse non a caso, che gli cambia la vita. E il nome:Andrea Di Pietro diventa Andrea Palladio nellaseconda metà degli anni Trenta, in seguito al suoincontro con Giangiorgio Trissino. Lo scrittore (edotato dilettante di architettura) inventa per lui unanuova identità, evocatrice di quella Roma verso cuicompiono insieme i viaggi che rivelano all’artista icaratteri dell’architettura antica e moderna, fino aquel momento conosciuti solo attraverso i libri. Lacollaborazione tra i due raggiunge probabilmente ilpunto più alto in quella osmosi intellettuale traarchitettura e linguaggio che scambia magicamente ipunti di vista: da una parte Trissino, autorevole teo-

Straordinaria semplicità

ANDREA PALLADIO

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rico di ortografia, grammatica e teoria letteraria,mostra nel proprio sistema di progettazione l’uso diuna vera e propria lingua architettonica – grammaticadi forme e proporzioni, vocabolario misurato di motivi– e vede forse un parallelo tra struttura linguistica eapproccio al disegno architettonico. Dall’altra parte,Palladio trasferisce all’architettura le relazioni, sospin-te dalla visione di Trissino, tra stile letterario e regolalinguistica. Fatto è che, negli anni immediatamentesuccessivi, il salto dal lavoro sui dettagli e sui progettidi opere su piccola scala alla creazione realizzata conla mente, i libri, la squadra e la penna è già avvenuto.Negli anni Quaranta Palladio passa a declinare la pre-senza sociale e politica delle élite vicentine nelle cam-pagne in progetti di residenze rurali, per poi spostarsial centro della vita politica con i palazzi di Vicenza:palazzo Thiene è il primo edificio importante di cui sioccupa, mentre palazzo Chiericati – inedita dimoraurbana integrata con lo spazio pubblico attraverso unportico al piano terreno – lo consacra definitivamente

al ruolo di architetto. Da qui alla capitale il passo èbreve: per gli aristocratici veneziani Palladio diventa,con la razionalità della sua architettura, quasi simbolodi una città futura e riformata. Tanto da riuscire a sca-valcare il potente Jacopo Sansovino nella realizzazionedella facciata della chiesa di san Francesco della Vigna,fino alla consacrazione ad opera di Giorgio Vasari, cheinclude i lavori di Palladio nella seconda edizione dellesue Vite degli artisti (1568). Due anni dopo, l’architet-to di Padova pubblica i suoi Quattro libri, testamentoarchitettonico fatto di formule, ricostruzioni, disegni. Epochi segreti: il segno di un maestro è fatto anche diequilibrio tra detto e non detto, tra volontà di miglio-rare il livello dell’arte e consapevolezza dell’importan-za della scoperta. Anche per questo oggi Vicenza, cittàd’adozione del Palladio, celebra i cinquecento anni tra-scorsi dalla sua nascita con una grande mostra che neracconta la carriera, il potere della mente, la contem-poraneità a palazzo Barbaran da Porto. L’unico cheriuscì a finire in città.

La mostraUn genio eterno e contemporaneo

Oltre 200 opere originali, ritrovate attraverso una ricerca durata 5 anni neimusei e nelle biblioteche di tutta Europa. Palladio 500 anni mira a raccontare ilprocesso creativo dell’artista attraverso i disegni autografi e i progetti mai rea-lizzati, mentre i dipinti illustrano gli amici e i nemici di Palladio – ritratti da pit-tori come Tiziano o Tintoretto – e libri, bronzetti, monete e modelli tridimen-sionali accompagnano il visitatore alla scoperta della vita, dell’architettura, del-l’eredità e della portata innovativa dell’architetto più famoso degli ultimi 5 seco-li. L’esposizione – a cura di Guido Beltramini e Haward Burns – si snoda in 10sale dell’unica dimora urbana che Palladio riuscì a realizzare integralmente.Catalogo edito da Marsilio. Dal 20 settembre al 6 gennaio 2009, palazzoBarbaran da Porto, contrà Porti 11, Vicenza. Orari: dalla domenica al giovedì9,30 - 19, venerdì sabato e festivi 9,30 - 21. Info: www.andreapalladio500.it.

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Nella pagina precedente: progetto di villa FoscariGambare di MiraVenezia

Sopra: basilica palladiana Vicenza

A sinistra:San Giorgio MaggioreVenezia

Il volume EditaliaFasti e delizie delle ville venete

Dopo lo slancio creativo datole da Andrea Palladio, l’architettura di villa conosceuna nuova stagione di sviluppo nel Settecento. Le forme e le geometrie neoclas-siche invadono dolcemente la campagna veneta: residenze e giardini diventanospazi in cui si consumano i riti sociali e la villeggiatura e dove si celebra il pre-stigio della buona società veneziana. Fasti e delizie delle ville venete di Editalia documenta le vite e le pro-duzioni di architetti e pittori, da Palladio a Scamozzi, da Sanmicheli a Sansovino, da Veronese a Tiepolo.Formato in folio (32x42 cm), 280 pagine stampate su carta speciale, 200 illustrazioni in bianco e nero e a colo-ri. Rilegatura in pelle con copertina a sbalzo, borchie di metallo sul retro, dorso con nervature e impressioniin oro. Custodia in pelle con una stampa a colori su ciascun lato; targa con dedica ad personam. Tiratura in1499 esemplari numerati, in omaggio la fedele riproduzione di un’antica stampa.

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grandi mostre

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CHIAROSCURI

REMBRANDT & RICCIO

olandesi

Harmenszoon Van Rijn RembrandtMercante di stampe, s. d.

nella pagina a fianco:Andrea RiccioPastore che munge la capra Amaltea, particolare , s. d.

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Una grande mostra a Trentosvela i lati nascosti del poliedrico artista secentescodi Giulia Cavallaro

embrandt è stato paragonato auno scrittore che abbia padro-nanza di generi diversi e sia ingrado di realizzare indistinta-mente un romanzo, un poemaepico, una commedia, una poe-sia. La mostra di Trento, ospitatain contemporanea a quella dedi-cata allo scultore Andrea Riccio,

si propone pertanto di analizzare la sua complessa per-sonalità anche attraverso l’esposizione delle stampe de-gli artisti maggiormente apprezzati e collezionati dallostesso Rembrandt. Il castello del Buonconsiglio conser-va un importante nucleo di incisioni all’acquaforte pro-venienti dalla collezione Lazzari Turco Menz. Compostada circa un migliaio di fogli, prevalentemente inediti e dicui è in corso la schedatura scientifica, essa abbraccia unarco cronologico che comprende opere di scuola italia-na, francese, fiammingo-olandese, tedesca, spagnola einglese. Nell’ottica di valorizzazione delle proprie colle-zioni, a conclusione del ciclo di manifestazioni organiz-zate dalle maggiori istituzioni museali nell’anniversariodei quattrocento anni della nascita di Rembrandt (1606-1669), il castello del Buonconsiglio, presenta questa ric-

Rca raccolta. Partendo dalla presen-tazione di alcune significative operedi pittura dei più prestigiosi musei euro-pei, quali il Rijskmuseum di Amsterdam ela galleria degli Uffizi di Firenze, sono espostele più note acqueforti del maestro realizzate suparticolari carte e con alcuni disegni che illustrano ilmomento creativo nel quale vengono tracciate le pri-me riflessioni che precedono la nascita di un’opera d’ar-te. In questa sezione, che abbraccia un ampio arco ditempo, dagli anni giovanili di Leida fino al periodo piùtardo di Amsterdam, si comprendono l’eclettismo e laversatilità del maestro: lo vediamo infatti attento all’in-dagine psicologica di un collezionista amico e di unosconosciuto orientale, come pure alla resa atmosfericadi un paesaggio famigliare attraverso un uso straordi-nario del chiaroscuro, in cui il gioco di luce e ombraesprime la profondità della visione. Come incisore l’ar-tista si appropriò di quasi tutto il repertorio abitualmentetrattato nell’arte olandese del Seicento da pittori spe-cializzati. La sua opera comprende dunque storie, ritratti,scene di genere, paesaggi, nudi, schizzi e studi. Ancorpiù sorprendente è la vastità delle tecniche e dei mezziespressivi grafici, che nessun altro artista ha eguagliato

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L’iniziativa è resa possibile grazie alla collaborazionecon l’istituto universitario olandese di storia dell’arte aFirenze che nel 2000, nell’ambito di un censimento del-le acqueforti di Rembrandt presenti nelle collezioni pub-bliche e private italiane, aveva avviato, con una parti-colare indagine radiografica, un’analisi delle filigrane edelle carte, comprendendo anche i fogli di Trento. L’im-portanza della traduzione di numerosissime sue opere,come pure la folta schiera di artisti, in genere scono-sciuti, che lo hanno imitato cercando di fare proprio ilsuo gusto e il suo stile, sono un tangibile esempio del-la forza dell’artista, di cui si colgono significativi rifles-si anche nella letteratura e nella cinematografia nata in-torno al personaggio. Ma anche l’uomo Rembrandt, conla sua personalità colma di contraddizioni, offre spun-ti di riflessione: profondamente legato al passato mapronto a mostrarsi secondo nuovi accorgimenti sia tec-nici che stilistici, fu interessato a diffondere una scuolama anche autonomo per intraprendere, solitario, nuo-vi progetti. La sede che accoglie l’esposizione è un’o-pera d’arte essa stessa: il castello del Buonconsiglio rac-coglie i tratti di storia che lo hanno attraversato, dal pe-riodo dei vescovi di Trento nel XII secolo, fino alla se-colarizzazione del principato, alla realizzazione del Ma-gno palazzo nel 1539 e alla nascita della giunta alber-tiana nel Seicent). Nel XIX secolo fu utilizzato come ca-serma e nel 1924 divenne museo nazionale. Oggi faparte dei monumenti e collezioni provinciali a cui fan-no capo anche i castelli di Beseno, Stenico e Thun.

Il maestro olandese e gli allieviAnche Della Bella, Tempesta e il Grechetto

L’esposizione intende approfondire la conoscenza, la fama, ladiffusione ma anche la fortuna dell’illustre pittore e incisoreolandese, la cui geniale forza espressiva ha lasciato tracce in-delebili e profonde nell’ambito della storia artistica. Fra gli ar-tisti esposti, oltre a Rembrandt, vi sono Stefano della Bella, An-tonio Tempesta, Giovan Battista Castiglione detto il Grechet-to, Jacob Jordaens, Jacques Callot e Rubens, di cui è presen-tata un’attenta selezione, con esemplari provenienti dalla col-lezione Lazzari Turco Menz. Fino al 2 novembre. Castello delBuonconsiglio, via Bernardo Clesio, 5, Trento. Da martedì adomenica 10-18; chiuso il lunedì. Info: 0461233770;www.buonconsiglio.it.

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Il tempo di RiccioLo scultore rinascimentale

Parallelamente si svolge la mostra“Rinascimento e passione per l’an-tico: Andrea Riccio e il suo tempo”,in cui è presentata per la prima vol-ta una ricca selezione di opere del-lo scultore Andrea Riccio, uno de-gli artisti rinascimentali più affasci-nanti ma oggi meno conosciuti. So-no esposte le sue produzioni inbronzo e in terracotta, con pezziprovenienti dall’Italia e dalle piùprestigiose istituzioni straniere. Fi-no al 2 novembre.

Andrea RiccioMaria, s. d.

nella pagina a fianco in senso orario:Schelte Adams BolswertPaesaggio con uccellatore, 1640

Nicolaes LauwersGiove e Mercurio nella casa di Filemone eBauci, 1640

Il castello del Buoncosiglio a Trento

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Ngrandi mostre

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Novecento, che passione. Il convento del Carminedi Marsala, che dal 1996 accoglie tutte le manifesta-zioni espositive promosse dall’ente Mostra dellacittà, conferma e rafforza la sua vocazione storica efilologica con una mostra: Mediterraneo, mitologiedella figura nell’arte italiana tra le due guerre, sottola guida di Sergio Troisi. «L’attività espositiva pro-mossa dall’ente Mostra di pittura contemporanea –dice il curatore della rassegna – ha inteso privilegia-re in questi anni alcuni momenti fondamentali dellastoria artistica sia regionale che nazionale delNovecento, in un filo conduttore che dal periodo trale due guerre giunge sino agli anni Sessanta eSettanta. L’attenzione dedicata a periodi e figure del-l’arte siciliana, o che con la Sicilia hanno intessutorapporti importanti, ha voluto leggere la cultura del-l’isola in una più ampia rete di temi e problemati-

A Marsala una rassegna dedicata alla pittura italiana nelle avanguardie degli anni Venti e Trenta del ‘900

di Anita Tania Giuga

che, mettendone in luce la cruciale vocazionemoderna».La mostra percorre reinvenzione e rivisitazione deimiti e dei simboli mediterranei come risposta allacrisi della civiltà europea a cavallo delle due guerremondiali. La rassegna si propone di rileggere l’am-pio ventaglio di suggestioni ispirate al mondo classi-co nelle avanguardie italiane, tra gli anni Venti e glianni Trenta del Novecento. La mostra consente diprendere visione di oltre 70 opere provenienti dacollezioni pubbliche e private di artisti comeCorrado Cagli, Giuseppe Capogrossi, Carlo Carrà,Emanuele Cavalli, Renato Guttuso, Mario Mafai,Arturo Martini, Antonietta Raphaël, Alberto Savinio,Mario Sironi. Il classicismo di questi lavori pittorici escultorei è connotato dall’aspirazione al “ritornoall’ordine” che l’Europa turbata dagli orrori della

Figure nel mitico mare

MEDITERRANEO

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guerra scopriva quale ancoraggio e dialetto comune,situando la proposta del museo come riaggregazionedi forme certe in risposta a un mondo di strutture indisfacimento. L’iter espositivo conduce il visitatoreattraverso un excursus che va dalla ripresa della mito-logia antica delle opere di De Chirico e Savinio a quel-le del giovane Guttuso; dal primitivismo nelle sculturedi Lucio Fontana alla pittura di Corrado Cagli, sul cri-nale di cinque temi ricorrenti che accomunano gli arti-sti in mostra: enigma, origine, attesa, sospensione edisagio. Il Mediterraneo acquista così lo spessore di “teologiadella memoria” come emblema di civiltà e identità chesi oppone alla perdita di sé, risposta allo stato di smar-rimento che il conflitto mondiale spalancò mostrandoil baratro della civiltà. È proprio lungo la traiettoria diqueste linee guida che nascono opere come “Oreste e

In basso a sinistra:Fausto Melotti, Scultura n. 151935, corrtesia ArchivioFausto Melotti, Milano

a destra: Massimo CampigliDonne al mare, 1934

A pagina 34: Aligi Sassu,I Dioscuri, 1931

a pagina 35: Tullio Garbari La Sibilla di Terlano, 192922 Tullio Garbari, La Sibilla di1922 – ’23, cementite su cartariportata su tela 146, 5x106,collezione privata, courtesy

23 Giorgio de Chirico,Bagnante, 1929, olio su tavola40x33, Museo delle Regole,

La mostraMitologie nell’arte tra le due guerre

“Mediterraneo, mitologie della figura nell’arte italiana tra le due guerre”, acura di Sergio Troisi, è una rassegna che insegue e ritrova l’ampio ventagliodi suggestioni del mondo classico nelle avanguardie italiane tra gli anni Ventie gli anni Trenta del Novecento. Una conclusione ideale del percorso inizia-to dall’ente Mostra di pittura contemporanea “città di Marsala” con una seriedecennale di esposizioni dedicate all’arte in Sicilia negli anni Trenta. Presentiopere di Corrado Cagli, Giuseppe Capogrossi, Carlo Carrà, Emanuele Cavalli,Renato Guttuso, Mario Mafai, Arturo Martini, Antonietta Raphaël, AlbertoSavinio, Mario Sironi. Il catalogo in mostra è edito da Sellerio. Fino al 5 otto-bre, convento del Carmine, piazza del Carmine, Marsala (Trapani). Info:0923713822; www.pinacotecamarsala.it.

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Elettra” di Alberto Savinio (1930), “I Dioscuri” di AligiSassu (1931) o “Il Laocoonte” di Arturo Martini (1935).Tra i miti ricorrenti, quello di Orfeo, nume tutelare esoggetto immancabile quando si affronta il tema delritorno: Orfeo è il cantore che riemerge nel mondo deivivi dopo aver camminato attraverso il territorio infero.Ma sono d’aiuto ad una più profonda comprensionedell’apparato iconografico i temi del divario-confrontotra destino e legge, delitto e punizione, che tormenta-no l’uomo sottoposto alla crisi di un ribaltamento deivalori e delle norme di convivenza sociale. Il Mediterraneo con le sue tradizioni e la sua vocazio-ne alla citazione dotta e narrativa è lo sfondo per que-sta lettura “generazionale”, odierna al contempo,auspicante un linguaggio comune. L’arte proponeva unriscatto iconografico laddove segnali di morte e rovinapercuotevano l’Italia e l’Europa.

In questa pagina, in senso orario: Renato Guttuso, Studioper Fuga dall’Etna, 1938

Mario Sironi, Neoclassico,1922-23, cortesia Claudia Gian Ferrari, Milano

Albero Savinio, Il vecchio e il nuovo mondo, 1927

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Vgrandi mostre

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Vicenda umana e percorso artistico si intrecciano, siconfondono e tracciano senza discontinuità apparentila parabola chiaro-scura di una leggenda, quella diMario Schifano (1934-1998), precursore delle avan-guardie artistiche, a cominciare dai celebri monocro-mi, e della pop art in particolare. Sempre al limite,dall’Olimpo al baratro e ritorno, nella vita e nelle alter-ne fasi creative. A dieci anni dalla morte, una sorpren-dente antologica non può che raccontare l’artista el’uomo, più che mai inscindibile binomio per unodegli ultimi “dannati” eroi contemporanei. Droga, leg-gendarie passioni, fughe, solitudini e violenze stri-scianti, dolore che toglie respiro e felicità, quellaabbagliante che si può leggere solo negli occhi. Unabiografia dipinta con toni accesi, ma l’intera produzio-ne forse non può dar conto di tutto, il detto e il nondetto, di una vicenda esistenziale entrata nel mito ma

Alla Gnam di Roma una spettacolare antologica su uno degli ultimi artisti “maledetti”

di Maria Luisa Prete

ancora lontana dal farsi storia. In fondo nemmeno luiè riuscito a rappresentarsi, fallendo e rimandandosempre la realizzazione di quell’opera di cui tanto par-lava, “Crocifisso a un ferro di cavallo”, il titolo prontoper il capolavoro che voleva dedicare a se stesso.Eroico lo fu, ebbe sicuramente coraggio e fece scelteche si rivelarono profetiche. Paladino dell’intellighen-zia nostrana, ma adulato anche all’estero, fu acclama-to da critica e pubblico senza riserve, fu la prima figu-ra internazionale dell’arte italiana contemporanea. Hacontribuito al rinnovamento creativo entrando in con-tatto con artisti quali Tzara e Duchamp, Rauschenberge Kline, senza dimenticare Warhol che conobbe aNew York nel 1962. Attingeva a tutte le fonti, dal futurismo al dadaismo,ma sentiva come un’accusa fastidiosa l’ipotesi diappartenere a una corrente: creava un nuovo modo

Colori come metafore

MARIO SCHIFANO

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In alto, da sinistra:Mario SchifanoO sole mio, 1963

Il bambino pittore, 1985

A fianco: 20 x Monica 1 x Marco21 vecchie Ferrari, 1986

A pag. 38:Maschere, 1983

A pag. 39:Senza titolo (Fibre ottiche), 1997

Per tutte le immaginicopyright archivio Mario Schifano

La mostraDai monocromi alle opere multimediali

Con più di 130 opere tra dipinti e disegni, la Galleria nazio-nale d’arte moderna ospita la prima grande retrospettiva diMario Schifano, a cura di Achille Bonito Oliva, in collabo-razione con l’archivio Mario Schifano. L’allestimento, cura-to da Federico Lardera, presenta le opere decennio dopodecennio, dai monocromi degli anni ‘50 alle opere multi-mediali. Fino al 28 settembre, Gnam, viale delle Belle arti131, Roma. Info: 06322982211; www.gnam.beniculturali.it.Catalogo Electa. Dal 17 ottobre al primo febbraio 2009, l’e-sposizione si sposterà a Milano negli spazi della Galleriagruppo credito valtellinese, della fondazione Stelline e del-l’accademia di Brera.

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di dipingere. Per non deludere le aspettative, fu bra-vissimo nel ruolo di artista romantico, come nellamigliore tradizione: bello e maledetto.All’avanguardia e veloce nel percorrere un mondoschizofrenico, impazzito perché sospeso tra le pro-messe del progresso e le sicurezze della tradizione.Mario Schifano scelse sempre il futuro, anzi lo anti-cipò con piglio autoritario e non poteva fare altro:l’indole potente della creazione lo spingeva e lo sor-reggeva, era la forza che andava oltre la banalenevrosi del quotidiano. Schifano era un pittore insenso assoluto, era il gesto ad avere il sopravvento ea permeare ogni mezzo espressivo. Non venne terro-rizzato dalla tecnologia. Come Pino Pascali, ma conmodi e tempi diversi, decise di integrarsi con gioia eironia nel vortice massmediologico, lo scrutò incu-riosito, possedendolo e dominandolo con il brio

feroce del colore. Il suo segno era quello, usato nonper rappresentare ma come pura metafora, le suepennellate correvano per circoscrivere spazio etempo, dimensioni sbattute sulla tela, pulsanti e tal-mente vive da fuoriuscire dalle barriere severe dellacornice. L’universo cromatico dell’artista racconta lasua fascinazione per un mondo in trasformazione,palpitante di stimoli ma impaurito e aggressivo.Schifano è riuscito a stabilire un contatto elettivo chenon ha pari, è stato capace di sussurrare al pubblicole parabole disordinate dell’universo, quello più inti-mo, quello dell’anima. «Mario Schifano – conclude Achille Bonito Oliva nelsaggio introduttivo al catalogo della mostra – ha ado-perato un’arte avventurosa come metodo creativo,una sperimentale incursione nel linguaggio e nellavita insieme».

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e fiamme ardenti sospese traterra, cielo e mare costituivanoper gli antichi naviganti delMediterraneo l’epifania di unadivinità protettrice. I fari con-servano, tuttora, la loro anticasimbologia: sono i guardianidei mari. Il faro di Otranto nonè solo una rassicurante senti-

nella, ma simbolo del territorio.Progettato per indicare l’orientamento di una rottache aiutasse i naviganti ad evitare le secche e iminacciosi scogli semisommersi, il faro fu edificatonel punto più ad Oriente d’Italia su di un tratto dicosta, denominato Punta Palascia. Questo luogo,che le convenzioni nautiche definiscono il punto diseparazione tra il mar Ionio e l’Adriatico, è in gradodi resistere ai dislivelli della costa, alla forza dei flut-ti marini e ai continui tentativi di deterioramento da

L

belpaese da salvare

parte dell’uomo che ne compromettono la bellezzadel paesaggio e la biodiversità. Luciano Cariddi, sindaco di Otranto, ha approfondi-to il senso di salvaguardia e tutela dei caratteri edelle potenzialità di questo singolare patrimonioculturale.Cosa rappresenta per i cittadini di Otranto il faro ePunta Palascia?«La natura, la possibilità di godere di un paesaggiosuggestivo, il privilegio di avere un luogo dove poterosservare l’alba davanti alla grandezza delMediterraneo, rappresenta la storia. Punta Palascia ela vicina scogliera sono state da sempre costeggiatedai navigli di transito che lasciavano alle loro spal-le l’ultimo seno dell’Adriatico diretti verso lo Ionio.È anche un’importante esempio di archeologia indu-striale: conserviamo, infatti, l’originale lanterna delXIX secolo che sarà riposizionata all’interno dellastruttura, al termine dei lavori di recupero».

FARO D’OTRANTO

Risorge il guardiano

Punto di separazione tra il mar Ionio e l’Adriaticodopo i lavori di recupero ospiterà mostre e un osservatoriodi Fabia Martina

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del mare

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I progettiCollaborazioni ed esposizioni

In attesa di “Lagune del Mediterraneo”,in programma al faro di Otranto dalmese di ottobre, con il restauro prendeil via la collaborazione tra l’universitàdel Salento e il comune di Otranto fina-lizzata alla realizzazione di un osserva-torio sulla salute degli ecosistemi medi-terranei. Punto di raccolta, organizza-zione e divulgazione delle informazionie delle conoscenze scientifiche, l’osser-vatorio – coordinato da Alberto Basset,docente di Ecologia all’università delSalento – fungerà da collante tra laricerca, le istituzioni e l’opinione pub-blica. Comune di Otranto, via Basilica,Otranto (Lecce). Info: 0836871306,www.comune.otranto.le.it.

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Quali procedimenti di tutela e valorizzazione sonostati attivati per il Faro?«A partire dal 2006, Punta Palascia e il faro apparten-gono al parco Costa Otranto, Santa Maria di Leuca ebosco di Tricase. A questo si aggiunge il costituendoparco naturale, cioè l’istituzione di un’area marina pro-tetta di una fascia di mare prospiciente il Faro e il trat-to di costa circostante. Con il ministero dell’Ambientesi è stipulato il progetto “Fari per un idealeMediterraneo”, un accordo che ha come obiettivo ilrecupero dei fari di Otranto, Tunisi, Gibilterra,Alessandria e Genova, simboli di ospitalità, solidarietàe amicizia tra i popoli dell’area mediterranea, accomu-nati da un particolare valore geografico, storico e pae-saggistico».

Quali sono i progetti futuri?«A partire da ottobre il faro ospiterà la prima di unaserie di mostre intitolata “Lagune del Mediterraneo”,con una linea comune rappresentata dal mare. È statoda poco approvato un protocollo d’intesa con l’univer-sità del Salento e la facoltà di biologia marina, voltoalla realizzazione di un osservatorio sugli ecosistemidel Mediterraneo. Infine, il progetto Marc-Parc, l’istitu-zione di un parco marino preso in concessione dalcomune di Otranto in cui saranno installate delle boecon cd intelligenti che consentiranno di attraccare nelparco, monitorando perennemente l’area protetta e illivello di inquinamento. Ad ogni imbarcazione verràfornita una smart-card che consentirà di interagire conla stazione della capitaneria di porto».

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La Carta dei fariEditalia, una gemma dell’illuminazione costiera

Editalia ha realizzato, perl’Agenzia del demanio, ilfacsimile della Carta deifari (1867), accompagna-to dallo scritto diAnnamaria Mariottisull’“l’evoluzione dei faridalle origini al Regnod’Italia”. L’originale èconservato nella biblio-teca del ministero dellaMarina Italiana. Il facsi-mile è realizzato conretino stocastico, in nove sezioni incollate a mosaico su tela,accompagnato da una pubblicazione di 32 pagine sulla storiadella carta e dell’illuminazione costiera. Il tutto in un cofanettorivestito in carta pregiata e stampata. Tiratura limitata dall’Istitutopoligrafico dello Stato in 250 esemplari.

A sinistra un prospetto e nelle pagine precedentiun’immagine del farodi Otranto

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IL MENSILE ITALIANO PUNTO D’INCONTRO TRA

AVVOCATI E BUSINESSNel numero di Giugno

• I due volti dell’Ip Chi domina un mercato da 100 milioni

• Boom di quotazioni Tra i legali scatta la corsa ai ribassi

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Ui luoghi del bello

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Un itinerario verde che coinvolge tre siti del lagoMaggiore rende possibile passeggiare attraverso un mil-lennio di storia. I giardini che si possono attraversaresono tra i più belli al mondo, tutti nelle proprietà deiBorromeo. Fino al 19 ottobre sono visitabili le tre tipo-logie di giardini individuate da Mauro Ambrosoli e rea-lizzate alla rocca. Si parte dalla rocca Borromeo diAngera dove ci sono esemplari fantastici di piante, rose,fiori, erbe. Il percorso espositivo si divide in due: l’in-terno, nell’ala Scaligera, dove il tema viene illustrato,rievocato per mezzo di documenti e immagini tratte damanoscritti miniati, e dove sono state ricostruite lediverse tipologie di giardini di epoca medievale con laveduta esterna affacciata sulla sponda lombarda dellago Maggiore. Il modello a cui s’ispirano le ricostru-zioni scenografiche è quello del diorama, che offre

Sinestetiche esperienze sensoriali accompagnano la visitaai tre siti del lago Maggiore di proprietà dei Borromeo

di Paola Buzzini

un’esperienza multisensoriale che stimola l’udito, lavista, l’odorato e il tatto. Nella prima sala vengonoripercorsi i caratteri del giardino monastico, mentrenella seconda sono riportati gli elementi dell’hortusconclusus come ad esempio la tipica struttura chiusa aforma quadrata. La terza sala invece presenta la varietàdi piante, fiori e frutti descrivendone le proprietà e isignificati. Il visitatore si trova a compiere un’esperien-za emozionale visiva basata su immagini, aiutandosicon i pannelli didattici realizzati con poco testo, pervedere, guardare, confrontare ciò che gli occhi hannola possibilità di ammirare. I maestri giardinieri hannodato il via al progetto che porterà anno dopo anno adaggiungere sempre più esemplari di quanti descritti neidocumenti dell’epoca. La volontà di creare un giardinomedioevale ha come obiettivo la realizzazione di un

Sublimi scenari

I GIARDINI DEI BORROMEO

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Unico ingresso per tre itinerariNuovo percorso attraverso la storia dei giardini

I Borromeo, originari di Firenze, nella seconda metà del secolo XV iniziarono a estendere la propriaazione sulle sponde del lago Maggiore. La stato Borromeo era suddiviso in 10 podestrie, località lacu-stri che furono trasformate poi in giardini unici al mondo. Scogli abitati da pescatori divennero isolericche di terrazze, architetture vegetali e giardini di parata. I giardini permettono oggi di evidenzia-re i rapporti con la storia e la storia dell'arte e dell'architettura. Grazie al circuito “Paradiso in terra”è possibile ammirare tutti e tre i gioielli Borromeo: i giardini dell’isola Bella, dell’isola Madre e quel-li della rocca di Angera, seguendo un itinerario unico che mette insieme i tre monumenti verdi e lestraordinarie dimore nei pressi. Rocca Borromeo di Angera (Varese), fino al 19 ottobre. Tutti i giornidalle 9 alle 17.30, biglietto unico per i tre i siti. Prenotazioni: rocca Borromeo di Angera:0331931300. Info: 032330556; www.borroemoturismo.it.

In questa pagina e nella precedente:vedute dei giardini dell’i-sola Bella

Nella pagina successivaRoman de la Rose,Guillame de Lorris e Jean de MeunFrancia, seconda metàXV sec.

la mappa dell’isola Bella

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rocca, ampio spazio è dedicato alle oltre mille bambo-le che costituiscono il museo delle bambole e del gio-cattolo. Seconda tappa di questo tour nel verde è l’isolaBella, il più bel giardino d’Italia. Nel 1630 un contedella casata Borromeo decise di trasformare uno scoglioin un luogo speciale. Lo dedicò alla moglie Isabella,nominando così l’isola “bella”. Il palazzo offre ai visita-tori un ambiente elegante che conserva diverse opered’arte: arazzi, mobili, statue, dipinti, stucchi ma è ancheun luogo di relax e diletto. Prima di arrivare al giardinoci si imbatte dell’atrio di Diana (così chiamato per lapresenza della statua della dea nella fontana), spaziopoligonale che funge da raccordo con l’edificio: l’atrioè composto da colonne, pilastri, pietra viva, nicchie emosaici che impreziosiscono ancor più il paesaggio. Ilgiardino ha una forma di piramide tronca culminantenella statua del liocorno cavalcato dall’Amore. Diecisono le terrazze, arricchite di fontane, immerse in aza-lee, rododendri, rose, pompelmi e arance. Lo spazio èun classico esempio di giardino all’italiana seicentesco.Sull’ultima terrazza s’innalza il teatro, grande scenogra-fia, fondale in pietra, coronato dallo stemma deiBorromeo (il liocorno). Le fioriture sono progettate e

La rocca di AngeraNelle sale pure il Museo della bambola

Raro esempio di castello medioevale perfetta-mente conservato, la rocca di Angera si erge suuno sperone di roccia in una posizione strategicaper il controllo dei traffici. Proprietà dei Visconti,poi dei Borromeo dal 1449, la costruzione è com-plessa, racchiusa a proteggere la corte interna ecomposta da cinque corpi eretti in epoche diver-se: la torre principale e la cinta muraria, l’alaScaligera, l’ala Viscontea, la torre di GiovanniVisconti e l’ala dei Borremei. Le sale interne sonovisitabili grazie a un percorso che si sviluppa dal-l’ampia corte alle sale storiche, alla sala dellaGiustizia, la più importante affrescata da un cicloduecentesco, sino alla torre Castellana. La noto-rietà di Angera non è legata solo al valore monu-mentale della struttura ma anche alla presenzadel Museo della bambola e del giocattolo dovesono ospitati più di mille pezzi. Non solo bambo-le ma giocattoli, libri e giochi da tavolo.

centro d’interpretazione del Medioevo dell’area com-presa fra il Piemonte, la Lombardia e il Canton Ticino. Ilprimo è il giardino dei principi, all’interno delle mura,

luogo di festa, incontro e divertimento completa-mente circondato da rosai e gelsomini con aranci e

cedri. Il secondo, detto il Verziere, acco-glie una grande fontana con pesciombreggiata da alberi da frutto, tra iquali i pruni, e ospitava anche diversianimali: conigli, caprioli, lepri e cer-

biatti. Infine il terzo, il giardino delleerbe piccole, unisce molte specie di

erbe medicinali e odorifere, insie-me con i fiori. La rocca è compo-sta da cinque edifici tra i quali latorre di Giovanni Visconti el’ala Borromeo. Le sale internesono grandiose, come la saladella Giustizia dove l’astro-logia viene messa in relazio-ne con le vicende umane.

Oltre ai saloni dedicati ai gran-di personaggi che passarono per la

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curate da maestri giardinieri per durare da marzo aottobre. Infine l’isola Madre, nel golfo Borromeo, sidistende per 8 ettari di superficie prima utilizzaticome frutteto, poi uliveto, agrumeto e infine parcobotanico all’inglese realizzato nei primi annidell’Ottocento. Questo ospita rarissime essenzemedievali d’ogni parte del mondo, ad esempio l’e-semplare più grande d’Europa di cipresso del Kashmir

di oltre duecento anni; un vero e proprio paradiso ter-reste dove si aggirano pavoni bianchi, pappagalli efagiani. Qui i Borromeo hanno scelto di privilegiarela dimensione privata della famiglia. Il palazzo ècomposto da diverse sale: il salone del ricevimento,la sala delle stagioni con il grande arazzo dedicatoalla famiglia, e la sala delle bambole con un ampiospazio dedicato alle marionette e alle macchine sce-

Galleria BerthierRiapre il tesoro del Lago Maggiore

Il cuore più segreto del palazzo dei Borromeo sull’i-sola Bella, riservato alla sola famiglia, apre al pub-blico dopo un complesso intervento di restauro: 130dipinti antichi, dai pittori leonardeschi delCinquecento a quelli seicenteschi lombardi, fino acopie di Tiziano, Raffaello e Guido Reni. Questagalleria di quadri, o galleria Berthier, prese il nomedal generale francese giunto in Italia nel 1800. Ladisposizione è rimasta fedele a quella storica.

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Giovan Pietro Rizzolidetto GiampietrinoSofonisba, s. d.

Nella pagina a fianco:I Giardini dell’Isola Bellae in bassola galleria Berthier

niche; spazio che ha contribuito così all’affermazio-ne dell’attività teatrale che si diffonderà nei palazzi,nei teatri privati fino a quelli pubblici. Lo spettatoreverrà condotto in un percorso che gli permetterà discoprire i vari usi dei giardini, le loro caratteristiche:luogo di conversazione, socializzazione, esperienzaagricola e ambiente di creazione paesaggistica.L’aspetto eccezionale di ricostruzione è il fatto che

nulla è riconducibile al caso o al gusto ma a precisesimbologie, come ad esempio la fontana con pesci,simbolo di fertilità, l’arancia che sta a indicare la deaAfrodite e l’acqua presente ovunque, principio divita. Con la scoperta dell’America finisce ilMedioevo, e termina così anche la tipologia di giar-dino medioevale, arrivando le specie via via dalnuovo mondo.

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Quando la telasi piegaalla memoriadi Claudia Quintieri

Opere di luce

Le tre dame, 1983

Nella pagina a fianco:Valigia con farfalle, 1974

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il corpo dell’arteETTORE CONSOLAZIONE

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una semplice Farfalla. Continua la rilettura della storiadell’arte con un San Giorgio, e crea iconografie perso-nali: Il gigante, Il castello, Il cavaliere, L’eroe, Le città.Verso la metà degli anni ’80 compaiono materiali duried è l’inizio di una seconda fase dell’artista che scopri-rà un nuovo valore della luce: Canto d’ombra.Consolazione verrà attratto quindi da cemento,acciaio, ferro, bronzo. Quella luminosità candida datadalla tela bianca si trasforma in ricerca di modulazio-ne fra luce e ombra, assorbimento e riflessione, proie-zione e trattamento. I materiali nuovi creeranno diver-si piani di percezione, movimenti orizzontali, verticalio in profondità e aggregazioni o disgregazioni lumino-se. Nell’indagine sul fattore luministico Consolazionesi ispira alla scultura di Francesco Lo Savio. Nasce cosìla consapevolezza che la luce che nasconde l’ombraaiuta a cogliere l’impercettibile e l’ombra che nascon-de la luce è portatrice di eloquenti silenzi.

ttore Consolazione, artistaromano, si accosta alla sculturaa un’età già adulta, dopo glistudi di scenografia, architetturae incisione. La sua storia artisti-ca si divide in due periodi netti,dove nel primo sperimenta lasua vocazione. Inizia il suo per-corso artistico con un’opera

intrisa di un manierismo contemporaneo volto a rileg-gere la storia dell’arte nella ricostruzione del famosoaffresco Il sogno di Costantino di Piero della Francescautilizzando, come materiale, la tela. E la tela è prota-gonista spesso in questo periodo: si piega al voleredella memoria nel Libro bianco, quella stessa memoriache non vuole dimenticare le Molotov, ma è anche ful-cro di un discorso sulla luce; è fonte di luminositàmodulata che avvolge l’oggetto anche se si tratta di

E

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Il Sogno di Costantino, una delle prime installazioniitaliane, come è nato?«È nato con l’idea di spettacolarizzare un quadro. Lecomposizioni degli affreschi di Piero della Francescaad Arezzo sembrano delle scene teatrali grandiose,piene di luce, molto moderne». Il sogno e la fiaba attraversano tutta la prima produ-zione degli anni Settanta. Sono in relazione con imateriali utilizzati: la stoffa, la gommapiuma, la terra-cotta?«Per quanto riguarda la tela imbottita quel biancopanna evanescente che si annulla era contestuale alsogno. Anche quei lavori che implicitamente facevanoriferimento alla politica degli anni Settanta rientravanoin un’idea di sogno come utopia. Ipotizzavo utopica-mente, come sogno, una sinistra illuminata al potere».Negli anni Settanta ha prodotto la serie delle“Molotov”, in cui si riscontra una certa ironia. «Nel mio lavoro c’è sempre l’ironia, le mie corazzesono morbide. La componente ironica nasce dal crea-re contrasti interni, come il duro e il morbido. Nel ‘77nelle mie opere c’era molta ironia, ma palesavo una

realtà drammatica come quella degli anni di piombo». È sempre presente una ricerca sulla luce? «Ho scelto la tela grezza, la tela bianca o la tela disacco e non le tele colorate perché così la luce potevaprendere il sopravvento». Varie volte ha lavorato con i libri: li ha imbullonati ecoperti di cemento. Che tipo di operazione intendevasvolgere?«L’operazione primaria era quella di provocare contra-sti. Mettevo in contrapposizione la carta fragile con ilcemento armato: il duro, il potente, lo stabile, con-trapposto al vecchio foglio ingiallito e fragile».Parliamo del Libro bianco.«È del 1975, prima del Sogno di Costantino. Volevomettere in evidenza la vita dell’artista. La vita si sfogliagiorno per giorno come un libro. La sua parte più spes-sa è il futuro mano mano più sottile, mentre il passatodiventa sempre più alto. All’inizio del libro c’è una fotoche rappresenta la mia nascita, sto con gli occhi chiu-si come un morto: la nascita è anche morte. Nellepagine successive ci sono altre mie foto dove inizio adaprire gli occhi. Più gli occhi si aprono più l’immagine.

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sbiadisce fino all’ultimo foglio dove rimangonoaccennate solo le pupille grandi e spaventate.Questo per dire che l’artista mentre indaga sulmistero dell’arte arriva a un perché, poi muoreannullando nichilisticamente l’idea della vita».Negli anni Ottanta è passato al bronzo, al cemento,all’acciaio corten, al legno. Come è avvenuto que-sto cambiamento?«A metà degli anni Ottanta mi ero stancato delleopere di tela. Gli ultimi lavori erano molto belli,anzi troppo. Allora ho voluto fare esattamente ilcontrario: se fino a quel momento avevo pensatotutto bianco comincio a pensare tutto nero, se avevofatto tutto morbido inizio a fare tutto duro. EraFiliberto Menna a incoraggiarmi. Il cambiamentoradicale è stato faticoso e duro, ho sofferto moltoper attuarlo».In questa nuova fase l’ha influenzata anche laconoscenza delle opere di Teodosio Magnoni?«È un artista al quale mi sono sempre interessato

L’artistaDalla Quadriennale a New York

Il primo luglio 1941 nasce a Roma lo scultore EttoreConsolazione. Figlio d’arte, il padre Giovanni era pittorenegli anni ‘50, inizia a esporre nel 1975 partecipando allaX Esposizione nazionale quadriennale d’arte a Roma.Successivamente organizza varie mostre personali e aderi-sce a diverse mostre collettive. Tappe importanti nel suopercorso sono le sue presenze nel 1976 alla XXXVIIBiennale di Venezia e alla XII Biennale di scultura diGubbio. Nel 1978 prende parte al XXXII Premio Michetti diFrancavilla al Mare (Chieti) e alla rassegna Arte-ricerca alpalazzo delle Esposizioni di Roma. È del 1979 l’istallazio-ne InterVento, all’Autunno musicale di Villa Olmo a Como.Sempre al palazzo delle Esposizioni a Roma, nel 1981, par-tecipa alla mostra Linee della ricerca artistica in Italia 1960-1980” e nel 1986 all’XI Quadriennale di Roma. Ancora nel1986 prende parte alla mostra “Seven sculptures fromRome” allo Scultur center di New York. Nel 1995 è pre-sente al XXXI premio Vasto e alla rassegna Viaggiatori sullaFlaminia a Spoleto-Trevi. La sua adesione a Lavori in corson 9, alla Galleria comunale d’arte moderna e contempora-nea di Roma, è del 2000. Nel 2003 è invitato a Erice allarassegna Arte in Italia negli anni ‘70. Nel 2008 espone allaGalleria ph7 e inaugura Enigma a terra, scultura situatanella sede della Unipol a Roma.

anche mentre facevo il Sogno di Costantino. È statouno dei primi in Italia a porsi il problema della“scultura ambiente”. Con pochi elementi semplicigià definiva interamente lo spazio scultura». Patrizia Ferri ha commentato che lei ha “l’idea del-l’opera come dispositivo in uno spazio scenico”.«Ho studiato scenografia all’accademia di Belle arti.Uso il cemento come una pelle, così appare unpieno che non esiste: ecco l’idea della scenografia».Usa forme spigolose e forme curve.«Sono le mie due nature: la tela imbottita morbida,tonda e accattivante, e la spada che offende».Il rapporto con l’architettura e l’idea di scultura?«Creo una scultura fruibile, vivibile, lo spettatorepuò fare con l’oggetto scultura ciò che vuole: dor-mirci, mangiare, bere, camminare. Poi la mia è unascultura totale che vive e respira in osmosi con ciòche la circonda, mentre in altri scultori classici, adesempio Rodin ma anche lo stesso Pomodoro, lascultura è chiusa in se stessa».

A destra: Ettore Consolazione

In alto: Il sogno di Costantino, 1976particolare dell’installazione

A pag. 54: Enigma a muro, 1995

A pag. 55: Stella, 1974

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Symbola – Fondazione per le Qualità Italiane - nasce nel luglio 2005

con l’obiettivo di consolidare e diffondere il modello di sviluppo della

soft economy.Symbola chiama a raccolta tutti coloro

che puntano sulla qualità e sui talenti

del territorio, per metterein comune

le loro esperienze: personalità che vengono dal mondo economico e imprenditoriale,

dalla cittadinanza attiva, dalle realtà territoriali

e istituzionali, dal mondodella cultura.

via Maria Adelaide, 800196 Roma

Tel. +39 06 45430941Fax. +39 06 45430944

[email protected]

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o non so davvero come immagi-narmi, da qui a cinque, diecianni. Penso che sia contraddit-torio fare troppi programmi, se sivuole fare dell’arte la propriavita». Nicol Vizioli è una diquelle che da subito, appena neincroci la figura in un pubdemodé della provincia romana,I

eventi

capisci che ha il segno della predestinazione. Per cari-tà: starà poi a lei far fruttare questo sigillo creativo,come d’altronde sta facendo seriamente da qualchetempo. «Ho una sola necessità impellente, nel corsodelle mie giornate – confida – quella di assecondarel’immediatezza dell’occhio. Perdermi negli scorci neiquali mi imbatto e, nello stesso tempo, tentare diacciuffarli, di non smarrirne le tracce. Dopo un atti-mo, istanti e non secondi, quell’inquadratura svani-

NICOL VIZIOLI

di Simone Cosimi

Vite in equilibrio

«

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sce. E io ho qualcosa in meno, se non l’ho acchiap-pata in qualche modo e messa da parte». Anche sepoi, a dire il vero, ama la dimensione del set fotogra-fico all’aperto: ricostruire le sensazioni raccolte nellesue illuminazioni quotidiane in impianti scabri e pre-cisi. Dentro ai quali si può vedere tutto e il suo con-trario. È principalmente la fotografia, ovviamente, adarle questa possibilità. «Anche se non nasco fotogra-fa. E tuttora non mi sento solo fotografa, ma anche pit-

trice. E infatti è proprio questo il lavoro che tento dimettere in atto nell’impianto delle mie foto: restituirnela struttura e il gusto cromatico pittorico». Procede perscatti puntuti. Parla (quasi) travolta dall’entusiasmo. Sipercepisce che, dietro, c’è una vera esordiente: contutti i pregi e i difetti di un’artista che sboccia.«Sembrerà scontato, e mi spiace non avere altro mododi spiegarmi, ma a me interessa ricercare il bello.Coglierne le epifanie e riproporle nei miei scatti».

L’entusiasmo della giovaneromana: «Dopo un attimo l’inquadratura svanisce. E senon l’ho acchiappata e messa da parte, ho qualcosa in meno»

su alluci privi di ossa

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L’artistaUna passione per Sigismondi

Nicol Vizioli nasce il 7 settembre 1982 aRoma. Si diploma al liceo classico e silaurea alla Sapienza di Roma in Arte escienza dello spettacolo con una tesi sullafotografa e regista canadese FloriaSigismondi. Un paio di collettive, poi laprima personale, lo scorso maggio, allaRufart gallery, nella capitale, comincianoa far parlare delle sue foto, realizzateesclusivamente con soggetti scelti fraamici e conoscenti. Lavora nel suo studioal Quadraro vecchio e vive a FonteNuova, presso Monterotondo (Roma).aa.

A sinistra: NicolVizioli, Cybele &Attis, 2008A destra: Gold in theair of summer, 2008

Alle pagine 58-59:sopra: Unititled 2, 2008sotto: Untitled 1, 2008

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Dentro, c’è il contrasto più vecchio e affascinantedel mondo, quasi ancestrale: quello di genere.Uomo-donna, maschio-femmina, distruzione-costruzione, guerra-pace. Soggetti, quelli dellaVizioli, che cercano e al contempo tentano di evita-re un sanguinario corpo a corpo. Si inseguonoavvolti dal loro torpore schivando di passo in passola scintilla. Oscillano e ondeggiano, in bilico «sualluci privi di ossa», come ama ripetere l’autrice conuna spietata citazione dalla poetessa franco-statuni-tense Anaïs Nin, sua musa ispiratrice. «Odio il solesparato. Amo invece una luminosità spenta, grigia –continua la giovane fotografa romana – la luce natu-rale, certo: però soffusa, schermata insomma daun’armata di nuvole. Una protezione che mi per-metta di lavorare sulle sfumature, di costruire con-trasti netti e decisi». E poi c’è il nudo. Sempre, o

quasi. «Devo togliere di mezzo qualsiasi ostacolo:mi interessa il movimento plastico, la carne, il dise-quilibrio fra i corpi, il loro ping pong emozionale.Cosa vuoi che me ne faccia dei vestiti?». Fra l’amo-re per il ceco Jan Saudek – e come nell’autore pra-ghese i suoi corpi spogliati di vesti sono quelli dellagente comune, degli amici della porta a fianco chela scortano nei suoi folli set fotografici fra parchi eboschi – e le infinite nottate trascorse nel suo nuovostudio «condiviso con altri due artisti, l’affitto costa-va troppo», al Quadraro vecchio, Nicol Vizioli èimpegnata nella battaglia più emozionante dellavita: scegliere una sua strada. Angosciata ed esalta-ta al contempo da un futuro artistico promettente.«Per ora cerco semplicemente di vivere, mi sembragià molto. Se tu fossi dentro la mia testa, non potre-sti non essere d’accordo con me».

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conversando sul sofà

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L’assessore raccontala strategia per la cultura

di Giorgia Bernoni

UMBERTO CROPPI

L’assessore alla CulturaUmberto Croppifoto Manuela Giusto

Nella pagina a fianco:l’alba sulla Notte biancafoto Ap/lapresse

Nelle pagine successive:la sede del palazzo delle Esposizioni e del Macro

Il futurodi Roma

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o scenario che si gode dalla fine-stre dell’ufficio dell’ assessore allacultura Umberto Croppi ricondu-ce immediatamente al dualismoche da anni domina la città diRoma: la suggestiva bellezza del-le rovine del Portico d’Ottavia incontrasto con il rumore stridentedel traffico che le attanaglia. E pro-

prio dalla gestione della grande eredità del passato in-sieme con le possibilità insite nel futuro manageriale del-la città che parte la sfida per quest’uomo, con un passa-to da comunicatore, che ha le idee chiare sul futuro del-la cultura a Roma. E sembra non essere troppo turbatodalle polemiche che recentemente lo hanno visto prota-gonista nella diatriba sul Macro e la gestione uscente. Roma è pronta per un nuovo modello culturale?«Dopo quindici anni di gestione veltroniana la priorità èquella in primo luogo di rimettere ordine, considerandoche non c’è al mondo una città che abbia un patrimonioartistico, museale e architettonico al livello di Roma.Questo patrimonio deve essere valorizzato attraversoun’operazione di razionalizzazione dal punto di vista in-frastrutturale e deve inoltre essere reso fruibile sotto il pro-filo della logistica, dei trasporti, dei servizi e della co-municazione. In secondo luogo bisogna procedere al ri-ordinamento del sistema delle istituzioni culturali di nuo-va realizzazione che hanno funzioni incerte. È opportu-

Lno scegliere delle forme di semplificazione e di accor-pamento, ma sempre nel rispetto delle diverse entità.Penso in primo luogo all’azienda speciale Palaexpò che,con una sua autonomia formale, è l’ente che gestisce ilpalazzo delle Esposizioni, le scuderie del Quirinale e an-che la Casa del cinema, la Casa del jazz e il teatro di Ostialido, entità di natura diversa tra loro che asseriscono aquesta struttura spesso con molte difficoltà di tipo eco-nomico e amministrativo». Cosa si prevede per il Macro e quali i motivi della no-mina di Philippe Daverio al Palaexpò?«Il Macro è concepito come un ufficio della soprinten-denza comunale perché non ha nessuna autonomia for-male e non può ricevere finanziamenti da privati. Bisognaintervenire in maniera radicale facendolo diventare au-tonomo. Penso a una fondazione, chiamando privati chepartecipino alla gestione. Le caratteristiche di Daverio so-no universalmente riconosciute, si tratta non solo di ungrande esperto ma anche di un grande comunicatore econoscitore dell’arte. Questa operazione rientra nel ten-tativo di rilancio che vogliamo fare delle nostre esposi-zioni. Sono felice che sarà alla presidenza dell’aziendaspeciale Palaexpò che gestisce diverse istituzioni esposi-tive molto importanti. Vorrei che venisse costruito un pia-no di marketing che riguardi i rapporti tra città e mini-stero dei Beni culturali. Ad esempio tra pochi mesi ci tro-veremo con il Macro, che ha una situazione di passivodi sei milioni l’anno, e l’apertura quasi contemporanea

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del Maxxi, che si aggiungeranno alla Galleria d’arte mo-derna, ad avere a Roma la più grande piattaforma esposi-tiva di arte contemporanea del mondo e nessuno sa co-me utilizzarla. Capitolo Notte bianca.«Principalmente motivi tecnici ci hanno costretto a farlasaltare quest’anno perché i tempi di realizzazione non cipermettevano di andare oltre il cinque giugno per la de-cisione, ma in quel momento c’era il blocco totale degliinvestimenti. La Notte bianca romana era eccessivamen-te concentrata nel centro storico e si è rivelata più che al-tro un’occasione per la gente per stare in giro, senza di-ventare un vero momento di approfondimento culturale.I musei aperti e vuoti ne erano un esempio. Fare in modocioè che la notte diventi un momento di implementazio-ne della funzione dello spettacolo e dei beni culturali.Alcuni musei sono aperti anche negli orari serali, come imusei capitolini o il museo della tecnologia di villa Ada.Mi piacerebbe che a ottobre si realizzi la Notte bianca

dell’arte contemporanea con l’apertura di tutte le galleried’arte. Stiamo valutando l’opportunità di fare una nottefuturista in occasione del centenario della nascita del fu-turismo. Ci sono anche delle occasioni tradizionali da ri-scoprire come la sagra delle lumache nella notte di SanGiovanni, che è da sempre la Notte bianca dei romani.Tutto questo ha una funzione di promozione del patri-monio e anche l’indotto economico ne beneficerebbe se-riamente».Quale futuro per la Festa del cinema?«A proposito della Festa del cinema si è deciso di prose-guire nell’esperimento e la decisione del comune di Romaè stata fondamentale perché ciò avvenisse, dato che par-tecipiamo con una quota diretta di un milione e mezzo econ la fornitura di servizi. Tuttavia intendiamo porre del-le condizioni rigide a questo finanziamento. Innanzituttouna progressiva riduzione dell’investimento, perché nel-l’ultima edizione è stato speso più del doppio di quantoè stato fatto per il Festival di Venezia. Contemporaneamente

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è necessaria una caratterizzazione dell’evento in terminidi marketing. Il cambiamento radicale avverrà però nel-l’edizione del 2009». Ha un passato come editore alla Vallecchi. Il suo rap-porto con l’editoria, in particolare con quella di pregio?«Amo i libri di pregio, ne ho anche prodotti diversi, e co-nosco molto bene il segmento editoriale in cui si muoveEditalia. Un segmento, quella delle grafica e dell’editoriadi pregio, interessante anche se credo che in Italia abbiabisogno di un complessivo rinnovamento. Il fatto che nelnostro paese esista un’editoria pubblica di questo tipo èimportante e rappresenta un ulteriore modo per avvici-nare le persone alla lettura, tuttavia è un’occasione cheandrebbe sfruttata in modo più forte con un sostanzialeammodernamento complessivo del linguaggio e dellascelta dei soggetti. Il settore è nato infatti su logiche delpassato e non ha ancora seguito nella maniera necessa-ria l’evoluzione dei tempi, non avendo ancora conqui-stato dei nuovi i target di destinazione».

Politico e comunicatoreDa Rauti ai Verdi

Nato a Roma il primo gennaio 1956 è assessore alle po-litiche culturali e alla comunicazione del Comune di Roma,direttore generale della Fondazione Valore Italia e com-ponente del Consiglio del Design del Ministero per i BeniCulturali. È stato tra gli ideatori delle nuove forme espres-sive della cultura di destra degli anni '70, tra cui i famo-si Campi Hobbit. Arrivato ai vertici del partito con la se-greteria Rauti ha diretto il settore comunicazione. Uscitodal Msi nel 1991 si è impegnato in alcuni nuovi soggettidella politica italiana di quegli anni (tra cui La rete e iVerdi), è stato consigliere regionale del Lazio e capogruppodei Verdi. Ha curato la comunicazione elettorale del sin-daco di Roma Gianni Alemanno.

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Bun caffè con

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A passeggio nella Bologna di Lombardi per riscoprirne le sculture dimenticatedi Giulia Cavallaro

PHILIPPE DAVERIO

Bologna offre architetture nascoste, arte urbana che non sempre nel corso degli anni è statavalorizzata ma che racchiude parte della storia della città e numerosi momenti significatividella storia dell’arte. Alfonso Lombardi (Ferrara 1497, Bologna 1537) riveste un ruolo impor-tante nella scultura del capoluogo emiliano, le sue opere creano un dialogo sia con gli abi-tanti che con i turisti che hanno voglia di scoprire in modo non frettoloso quel che il conte-sto urbano stesso offre. Dialogando col critico d’arte Philippe Daverio e sfogliando le paginedel volume “Alfonso Lombardi. Lo scultore a Bologna” si offrono a tutti gli strumenti per pas-seggiare tranquillamente nel centro cittadino emiliano – e lo abbiamo fatto con l’illustreesperto – e riconoscerne capolavori dalla profonda valenza culturale. Com’è secondo lei il rapporto che si instaura tra la scultura e la città? Come si sviluppa, cre-sce ed evolve?«Il rapporto che si instaura tra la scultura e i cittadini si inscrive nel più ampio rapporto chesussiste tra lo spazio urbano e il cittadino. Diciamo che lo spazio urbano influenza la vita deicittadini a seconda dei luoghi: non sempre le piazze hanno lo stesso rapporto con i cittadini.La piazza di tipo monarchico è quella che più favorisce la relazione tra se stessa e gli abitantinel contesto urbano. Un esempio italiano di questa tipologia di spazio è offerto naturalmen-te da Roma. Affido alla scultura lo stesso ruolo che in generale ha la cultura nelle sue diver-se forme espressive, dall’arte alla pittura, alla musica. Un ruolo espressivo, comunicativo, cheesalta la storia e il senso della comunità».Nel caso specifico del rapporto tra Bologna e Alfonso Lombardi, come giudica questa rela-zione, anche in rapporto ad altre esperienze di scultura urbana?«Attraverso Alfonso Lombardi si può riscoprire una parte di Bologna rimasta addormentataper tanto tempo. La coscienza culturale italiana spesso va stimolata, attirando l’attenzionedelle persone. Questo soprattutto dal punto di vista della scultura, per mettere in luce ed esal-tare la presenza di opere che altrimenti sarebbero ignorate. Come nel caso dell’ampia pro-duzione del Lombardi che spesso passa inosservato, nonostante sia uno scultore le cui operesono racchiuse nei luoghi simbolo di Bologna. Purtroppo se non si parla di determinati aspet-ti della cultura italiana il rischio è quello di perdere parte del patrimonio urbano, di cui l’Italiaè piena. Probabilmente l’arte e la cultura rimarranno sempre secondari rispetto all’importan-za attribuita ad altri aspetti della quotidianità, ma il tentativo di diffondere il passato da partedegli operatori culturali è fondamentale da questo punto di vista. Lombardi si colloca entroun’idea di scultura non platonica, forte, intensa e molto anticipatrice rispetto alla sua epoca.Per questo è degno di essere al centro dell’attenzione del discorso della cultura anche nel-l’ottica contemporanea».In viaggio per Bologna attraverso i luoghi principali delle sculture di Alfonso Lombardi.«Partendo dal cuore cittadino, San Petronio, esattamente sulla facciata si trova una sculturamarmorea di Lombardi, la Resurrezione di Cristo. Dal simbolo cittadino, basta spostarsi

A destra: particolare del monumento funebread Armaciotto de’Ramazzotti, 1528-30utilizzato come copertinadel volume dedicatoad Alfonso Lombardi

Alle pagine 68-69:Philippe Daverioe il monumento nel suo complesso

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UN FERRARESEsotto le due Torri

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lateralmente di qualche metro e imboccare via Clavature per incrociare l’oratorio di SantaMaria della vita, dentro il quale si colloca il Transito della vergine, un altro capolavoro diLombardi. Attraversando la spaziosa piazza Maggiore troviamo un altro lavoro del maestroferrarese racchiuso nel municipio, salendo al primo piano si trova infatti Ercole con la suaclava di un colore patinato simile al bronzo. Dentro la bellissima chiesa di San Pietro tro-viamo invece un Compianto di Cristo morto sul lato destro del primo altare: un’opera manie-rista, in cui si respira la volontà di Lombardi di partecipare alla vita di corte, di appartene-re ad un mondo elegante e dal “bell’aspetto”. Percorrendo via Indipendenza, strada cen-trale, percorsa da abitanti amalgamati a turisti veloci e ad attenti viaggiatori, si incrocia viaDe’ Falegnami, in cui si affaccia la chiesa di San Bartolomeo di Reno (chiamata ancheMadonna della pioggia): qui il Lombardi ha modellato il Santo apostolo, con la sua barbafluente e il libro sacro retto dal braccio sinistro. Tornando nella piazza centrale di Bologna,la passeggiata dedicata ad Alfonso prosegue tra palazzi signorili, alberi e tanta gente, finoa che non si incontra l’opera più interessante dello scultore, l’Arca di san Domenico, con-servata nel luogo dove hanno lavorato generazioni di artisti e dove si collocano le reliquiedel santo fondatore dell’ordine domenicano. Hanno lavorato alla nascita di questa splendi-da opera Niccolò Pisano, Niccolò dell’Arca, Michelangelo e lo stesso Lombardi, di cui sipuò vedere una formella che raffigura diversi momenti della massima espressione della san-tità di san Domenico». Qual è l’aspetto qualitativamente significativo del libro “Alfonso Lombardi. Lo scultore aBologna”?«Il libro merita di essere sfogliato. Possiede un impianto fotografico di altissimo livello, gra-zie alle immagini di Paolo Righi che riproducono con un rigoroso e intrigante bianco e nerole opere che abbiamo citato nella nostra passeggiata bolognese seguendo come filo con-duttore le sculture di Alfonso Lombardi. L’artista ferrarese, contemporaneo a Michelangeloe a Raffaello, è quasi misconosciuto nella stessa Bologna che accoglie diverse prove dellasua abilità artistica. L’aspetto interessante che emerge dal volume è il profondo rapporto chesi instaura tra una città e le sue opere scultoree e lo stimolo verso la creazione di altri per-corsi urbani contemporanei in grado di valorizzare profondamente un turismo alternativo eattento a sculture che con volti, sguardi, mani, esprimono sentimenti, epoche. Un libro cheinsegna a soffermarci su quei dettagli che la storia ci ha lasciato. Senza permettere di dimen-ticarli alle nostre spalle».

Il personaggioDaverio, poliedrico novecentista

Famoso per i suoi accostamenti estetici, che emergono dalla sua raffinata scelta del-l’abbigliamento, Daverio è un personaggio unico nel panorama dell’arte contempo-ranea. Nato nel 1949 a Mulhouse in Alsazia, vive sin da giovane tra la Francia e l’Italia.A Milano ha origine la sua attività di mercante d’arte, inaugurando quattro gallerie trail capoluogo lombardo e New York. Tutta la sua produttiva attività si concentra sullavalorizzazione del Novecento a livello internazionale. Oltre che gallerista, Daverio èanche editore, opinionista (Panorama, Vogue e Liberal), consulente di Skira e storicodell’arte. Così è stato conosciuto al grande pubblico tramite la conduzione del pro-gramma televisivo Art tu. Ha promosso e seguito alcuni lavori pubblici significativi(completamento del Piccolo teatro, del teatro dell'Arte alla Triennale, progetto Ansaldo,progetto palazzo Reale, teatro della Bicocca degli Arcimboldi). È stato fra i promotoridelle fondazioni come strumento di autonomia e di osmosi fra pubblico e privato nelleistituzioni culturali (Scala, fondazione Pierlombardo, fondazione dei Pomeriggi musi-cali, fondazione delle Scuole civiche artistiche milanesi). Attualmente conduce il pro-gramma Passpartout ed è direttore di Art e Dossier.

Il volumeAlfonso LombardiLo scultore a BolognaEditrice Compositori80 pagine, 28 euro

Il volume è a cura diGraziano Campanini eDaniela Sinigallesi men-tre le immagini sono diPaolo Righi. Un percorsoalla scoperta delle operedell’artista, un viaggio affa-scinante attraversoBologna con il filo con-duttore della scultura delmaestro ferrarese. Grazieagli apparati critici e a unacurata documentazionefotografica, presenta nonsolo la personalità diLombardi ma anche illegame tra una città e lasua opera scultorea.

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a regola d’arteSYMBOLA

Realacci: «Mettiamo insiemestorie di un’Italia che ce la fa»di Chiara Norton

SIMBOLIDI QUALITÀVINCENTE

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DDa sempre attivo per la tutela dell’ambiente, è socio onorario di Legambiente, presiden-te dell’Aies e vicepresidente del Kyoto club. Ermete Realacci nasce a Sora (Frosinone),nel 1955, è sposato e vive a Roma. Diplomato al liceo classico, ha lavorato come pub-blicista. Nel 2004 istituisce la fondazione Symbola, che dirige tuttora. Con la nuovalegislatura è stato nominato ministro ombra dell’Ambiente per il Partito democratico.Perché una fondazione per le qualità italiane?«Spesso l’Italia viene presentata come un paese che ha poca fiducia nel futuro. Eppure,qualcosa vuol dire se nell’ultimo quadriennio le esportazioni sono cresciute del 30%,con un più 10% nel 2007. Questo risultato è stato raggiunto da imprese che, puntandosulla qualità come asset strategico, sono riuscite a competere nei mercati internazionali. Symbola è nata per raccontare e promuovere esperienze di successo come queste, real-tà che hanno interpretato la qualità in senso nuovo, non più legata solo ai prodotti, maanche ai processi che li generano e ai territori che li producono. Un approccio nuovoalla qualità, in grado di tenere insieme responsabilità d’impresa, attenzione al territorio,cultura ambientale, investimento sul capitale umano e innovazione, che abbiamo defi-nito “soft economy”».Chi sono i promotori di Symbola?«Oggi Symbola mette in rete 135 realtà imprenditoriali, associative e istituzionali, con-vinte che la qualità sia iscritta nel patrimonio genetico dell’Italia e che il nostro paesepotrà avere un ruolo autorevole, solo valorizzando quel patrimonio. Tra gli altri a cre-dere in questa iniziativa sono Giuseppe Mussari, presidente del Monte dei Paschi diSiena e attualmente presidente del forum della fondazione; Domenico De Masi, socio-

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logo e presidente del comitato scientifico; Fabio Renzi, segretario generale della fonda-zione; l’amministratore delegato di Unicredit group Alessandro Profumo; il presidente diTod’s Diego Della Valle; l’Ad di Editalia Marco de Guzzis; Franco Pasquali dellaColdiretti e Franco Bonanini, presidente del parco nazionale delle Cinque terre». Quali sono le principali attività della fondazione?«Il nostro impegno principale è la promozione della qualità in tutte le sue forme: dalleproduzioni manifatturiere e artigianali a quelle industriali di punta, dalla ricerca almarketing territoriale, dall’architettura e design al turismo, dalle nuove tecnologie alleeccellenze enologiche e agroalimentari, dalla moda alle produzioni culturali e l’infor-mazione, dai servizi territoriali, ai distretti, dai parchi alle innovative esperienze socia-li e imprenditoriali del terzo settore, fino ai prodotti di largo consumo. Symbola attra-verso progetti, iniziative, ricerche, seminari come quello annuale estivo, si sta affer-mando a livello nazionale come uno dei principali punti di riferimento sui temi dellaqualità. Per creare un indice di misurazione della qualità del paese stiamo elaborandoil Piq, Prodotto interno qualità, la cui seconda edizione verrà presentata nel 2009.Sempre nel prossimo anno si terrà a Milano la seconda edizione della Campionaria, laFiera delle qualità italiane, una grande iniziativa fieristica che metterà insieme in unpercorso espositivo innovativo realtà del mondo imprenditoriale, associativo e istitu-zionale. Il compito di Symbola è dunque incoraggiare e promuovere le eccellenze delmade in Italy, da qui nasce la collaborazione con Sofà. Dal prossimo mese Symbolacurerà una rubrica chiamata Fatto ad arte in cui racconterà la qualità italiana attraver-so i sui protagonisti».

Un momento dal seminario Symboladi Montefalco

Nella pagina precedente:l’intervento del presidenteErmete Realacci

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evagna e Montefalco sono stateteatro dell’usuale seminario estivodella fondazione Symbola.L’attenzione è stata posta sullecondizioni industriali dell’Italia,con riferimento ai movimenti eco-nomici degli ultimi due anni e dicome si possano risollevare le sortidel nostro paese attraverso il con-

solidamento del made in Italy, già forte di per sé. Conl’intendo di creare quindi un’Italia più competitiva e,soprattutto, consapevole dei punti di forza da sfruttare. Fabio Renzi, segretario generale di Symbola, nella suarelazione d’apertura ha affermato che sarebbe molto piùutile mettere da parte il cinismo e la negatività che ci stapervadendo per dare spazio a maggiore ottimismo.«Molte realtà di successo – ha affermato Renzi – magarinon vengono sufficientemente menzionate. C’è poi lapaura che la globalizzazione possa frenare le medie epiccole imprese, accentuata dalle affermazioni accade-miche e politiche nonché da forme di concorrenzainternazionale sleale». L’obiettivo, dunque, è trovarestrategie che possano continuare a liberarci da questostato di torpore e difendere qualità territoriali e prodotti.Questo processo, lento ma costante, sta già portandonovità eccellenti come la notizia che alcuni stilisti bri-tannici hanno spostato in Italia le loro industrie di sarto-

Bria prima collocate in Medio Oriente.Nello specifico, secondo la ricerca realizzata da MarcoFortis, docente alla Cattolica di Milano e vicepresidentedella fondazione Edison, ciò che frena la scalata sono lecosiddette «4d, ossia il debito pubblico, il deficit ener-getico e infrastrutturale, il divario nord-sud e il differen-ziale fiscale con gli altri paesi». In aiuto, arrivano le “4a”del made in Italy, che hanno attutito quello che è stato ildeficit energetico lordo. Nel corso del 2007, secondoFortis, queste 4d hanno toccato un nuovo surplus recordarrivando a 113 milioni di euro. Si tratta dei settori piùimportanti e specializzati della produzione italiana: ali-mentari e vini; arredo casa; abbigliamento e moda;automazione e meccanica. Proprio l’ultimo settore cita-to è quello che maggiormente ha portato giovamentoall’economia grazie alle esportazioni extra Ue, che cihanno collocato al di sopra di paesi come Regno Unito,Francia, Spagna, Svezia e Austria. L’unica eccezione èdel reparto autoveicoli, che non ha raggiunto tale risul-tato. Mentre il settore manifatturiero ha trovato buonaaccoglienza soprattutto nell’Europa centro orientale (inparticolare in Russia) e nel Medio Oriente. LivioBarnabò, membro del comitato scientifico di Symbola, èintervenuto nel corso del seminario sottolineando lanecessità di dare maggiore spazio al made in Italy comeluogo della sfida internazionale. Ciò che manca, a suoavviso, non sono certo le risorse, ma i progetti e le

Se l’Italia GUARDA AVANTIAll’ultimo seminario Symbola le ricette per rilanciare il made in Italydi Elena Mandolini

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La fondazioneAl lavoro per sostenere un’economia soft

Lo scopo della fondazione Symbola, presieduta daErmete Realacci, è favorire il modello di sviluppo dellasoft economy, ossia fondere la ricerca tecnologica el’innovazione con la riscoperta della bellezza del terri-torio italiano assieme alle sue tradizioni ed a tutti i suoirelativi prodotti. Non a caso il termine greco “symbo-la” significa mettere insieme parti d’uno stesso pezzocon lo scopo di riunificate l’originaria unità. I campid’azione riguardano una maggiore conoscenza del ter-ritorio, la definizione di nuove strategie competitivenonché una più intensa promozione della ricerca scien-tifica. A tale scopo le attività si suddividono in sondag-gi, ricerche, incontri, seminari, corsi e master con isti-tuzioni, enti privati e no. Info: www.symbola.net.aa.

SlamL’azienda genovese produ-ce magliette, guanti, giac-che e scarpe e collaboracon università e centri diricerca. Presidente: CarlaGiardino.

Club della meccatronicaUnisce la meccanica e l’e-lettronica. Le imprese delclub reinvestono una granparte del loro fatturatonella ricerca. Presidente:Aimone Storchi.

Ferretti groupLeader nella nautica dadiporto nonché produttoredi yacht e megayacht dilusso. Presidente:Norberto Ferretti.

Mario CucinellaArchitetto affermato incampo internazionale,porta avanti una nuovalinea di pensiero: costruirein base alla sostenibilitàambientale.

Fiera Milano SpaCirca ottanta manifestazio-ni l’anno e più di 30milaaziende espositrici, per ilprimo operatore fieristicoitaliano, secondo almondo. Presidente:Michele Perini.

Parco delle Cinque terreIl flusso turistico del parcoè in continua crescita, cosìanche la produzione deirinomati prodotti: passitoSciacchetrà, olio d’oliva,limoncino e grappa.

Lanificio LeoLa più antica fabbrica tes-sile calabrese unita a unmuseo con tanto di mac-chine dell’Ottocento.

UcinaAssociazione senza fini dilucro che sostiene il madein Italy di cantieri e indu-strie nautiche a livellomondiale. Presidente:Francesco Albertoni.

Consorzio 100%italiano Comprensiva di 63 impre-se del settore conciarioche producono a livellonazionale. Presidente:Andrea Calistri.

Olimpiadi invernali 2006Consacrazione a livellomondiale dell’Italia e diTorino, ha dimostrato unagrande capacità imprendi-toriale e organizzativa gra-zie anche al lavoro diEvelina Christillin.

RainbowPresieduta da Iginio Straffi,lo studio ha creato ilCartoon Winx club, espor-tato in oltre 80 paesi. Loscorso anno è nato ilprimo lungometraggio trat-to dallo stesso cartone ani-mato animato dalle ragaz-zine di tutto il mondo.

CoopIl supermercato per eccel-lenza. Leader della grandedistribuzione organizzata,si è unito all’associazioneconsumatori rafforzandola propria immagine.Presidente: Aldo Soldi.

AcribL’Associazione calzaturi-fici della Riviera delBrenta, presieduta daGiuseppe Baiardo, vantapiccole e medie impresecon una produzioneannua di circa 22 milionidi paia di scarpe.

capacità di realizzarli. Risulta facile, infatti, che gliinvestitori professionali lamentino una forte carenzadi progetti convincenti e stimolanti. «Il valore dellenostre produzioni – ha dichiarato Barnabò – è rispo-sto nella specializzazione, nel presidio dei mercati,nella rinnovata tecnologia, nell’individualità indu-striale e infine nella capacità di recuperare le nostretradizioni». Allora perché tanta fragilità e timore nellenostre industrie? Perché ancora oggi, è emerso dalseminario, tre sono i campi su cui bisogna maggior-mente lavorare: ossia una maggiore innovazione, unaspinta ai processi di un commercio internazionale e ilriassetto di una gerarchia territoriale delle funzioniterziarie. Grazie alla ricerca coadiuvata fra Symbola eil ministero dello Sviluppo economico sono nati trenuovi strumenti utili a tracciare la strada, fra cui spic-ca il Piq, Prodotto interno qualità: un innovativometro di misura per la nuova economia. A conclusio-ne del seminario, Symbola ha segnalato i tredici casidi eccellenza italiana basandosi anche sul concettodi soft economy. Come ha affermato Renzi:«Abbiamo cercato il futuro che abita già nel presentedi molte realtà». Infine, il 7 ottobre, nel palazzo delleEsposizioni in Roma, verranno proclamati i vincitoridel premio Carte che intende promuovere il settorecartaceo italiano attraverso quattro categorie: tecno-logia e innovazione, talento, territorio e tradizione.

Tredici casi d’eccellenza

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G U I D O T A L A R I C O E D I T O R E

PratesiLa mia Pescheriacosì poco esterofila

interventi di

Del Vecchio e van Straten

L’Italia è in stallola creativitàpuò tenerla a galla

Andiamoa fondo?

HornbyParole e musicadi un’icona pop

CroppiRoma: basta con la Notte bianca,meglio le lumache

l a t u a r i v i s t a d i a r t e c o n t e m p o r a n e a o g n i m e s e i n e d i c o l a

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naluna è una realtà editorialeunica dove l’aspetto artigiana-le rappresenta la caratteristicaprincipale. Animata dallavolontà di creare ogni librocon lo stesso criterio dimanualità che genera un’ope-ra d’arte, si colloca nel campodell’editoria in maniera asso-

lutamente autonoma rispetto alle convenzioni di questosettore dettate dalle tecniche contemporanee. Natadalla creatività di Alessandro Sartori e Fausto Olivieri hauna storia lunga tredici anni. Sartori racconta così l’ini-zio della sua avventura: «Cominciò tutto nel 1995 conuna mia crisi esistenziale. Da regista quale ero mi sonochiesto se esistesse il modo di rendere spettacolare unlibro. Nel ’97 ci sarebbe stato l’anniversario della mortedi Leopardi e volevo celebrarlo con una mia produzio-ne libraria. Ho coinvolto Walter Valentini a cui ho chie-sto anche di disegnarmi il logo della casa editrice». Ilnome Unaluna nasce dalla combinazione di due aspetti:«In Unaluna – continua Sartori – c’era un’indicazioneverso l’astro che io amo, una specie di interlocutore lon-tano, e soprattutto la ripetizione del termine “una” chevoleva, con un po’ di presunzione, indicare l’unicità diquello che volevo fare».Nel 1997 Sartori incontra Olivieri, già collaboratore diTreccani, Rizzoli e Mondadori, che ha ereditato la tipo-grafia del padre continuando a lavorare con metodi tra-dizionali. Lo stesso Olivieri spiega che per Unaluna

U

il mestiere dell’arteUNALUNA

Editoria tradizionaleCreare un librocome un’opera artisticadi Mauro Cindia

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hanno adoperato «le tecniche più moderne per avere ilmiglior risultato per una editoria d’arte, e non d’arti-sta». E aggiunge: «La vera innovazione è stata la sceltadelle carte, molto materiche, mosse, in purissimo coto-ne, e una stampa tipografica risultante dalle tecnichemigliori inventate negli ultimi 500 anni, che mantieneperò l’uso di elementi tradizionali quali i caratteri tipo-grafici in piombo». Spiega Olivieri: «C’è quasi un rap-porto fisico con il libro: annusi, tocchi, senti il rumore eil profumo della carta oltre che guardare». Proprio perla particolarità delle sue creazioni agli inizi Unalunanon ha avuto una vera e propria tipologia editoriale. Maè già in progetto la realizzazione di una fondazione aFabriano collegata con il Museo della carta e della fili-grana della città. L’obiettivo è quello di divenire unluogo di sperimentazione per rendere attuale la storialibraria con la produzione di vere e proprie collane.Con Sartori nasce anche il “Libroalchiodo”: posto inteche disegnate da lui stesso si può vedere come operad’arte da attaccare al muro. L’intenzione è quella direndere eterno il libro: «L’eternità per un libro: su que-sto possiamo metterci d’accordo», dice ancora Sartori,citando La confessione di Gutenberg di Blake Morrison,presente nel catalogo di Unaluna, a racchiuderne lo spi-rito. Approfondisce il concetto il motto del tipografocinquecentesco Cristophe Platin, secondo cui un libroha bisogno di “labore et constantia”. «Se non avessiavuto la costanza a fronte dei problemi affrontati inquesti anni, il progetto non sarebbe allo stato attuale»,conclude Sartori.

A Fabriano la sedeMonotype e carte particolari

Nella primavera del 1997 nasce aMilano la casa editrice Unaluna checoniuga il fare artigianale con un pen-siero contemporaneo nella produzio-ne editoriale. Due i creatori diUnaluna: Alessandro Sartori e FaustoOlivieri. Il primo ha lavorato comeregista per la Rai molti anni, mentre ilsecondo è un tipografo di professione.La loro sfida è stata quella di creareuna nuova editoria utilizzando i meto-di tradizionali come il monotype el’impiego di carte particolari. La sededi Unaluna è attualmente al Museodella carta e della filigrana diFabriano. Info: www.unaluna.it.

Dall’alto:macchina fonditrice Monotype per la fusione dei caratteri

Fausto Olivieri

Nella pagina precedente:Alessandro Sartori

l’edizione di “Canti” di Giacomo Leopardi

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Diamo credito

di Simone Cosimi

all’arte che vale

il motore dell’arteUNICREDIT & ART

Catterina Seia: «Non ci interessa lavare il brand nel fiumedella cultura per avere visibilità di breve durata»

La managerTrent’anni nel gruppo bancario leader in Europa

Formazione economica e sociologica, Catterina Seia, nata nel 1960, lavora dall’80 per Unicredit. Dalbusiness all’organizzazione fino al marketing. Con la dirigenza ha assunto la responsabilità del centro diformazione, seguita dalla direzione comunicazione e training center di Banca Crt. Dal 2005 è responsa-bile del progetto che il gruppo ha varato sui linguaggi della contemporaneità a livello internazionale.

di Simone Cosimi

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L’Hvb Kunst palaisa Monaco una delle sedi espositive Unicredit

Nella pagina precedente:Catterina Seia

MMettere assieme quel complicato patchwork aziendale che, in particolare negli ultimi treanni, ha fatto di Unicredit un gigante bancario leader in Europa, partorendo un vero gruppointerculturale, oltre che internazionale. Al contempo, comunicare e lavorare all’esterno attra-verso il linguaggio più universale che ci sia: quello dell’arte. Catterina Seia, da trent’anninella famiglia Unicredit fra organizzazione, marketing e comunicazione, fa il punto su quel-l’ambiziosa realtà che è Unicredit & Art e che dirige sin dall’inizio, nel 2005.Quali sono le ragioni principali della nascita di Unicredit & Art?«Le banche che hanno generato Unicredit erano caratterizzate da un impegno nella valoriz-zazione delle espressioni culturali delle loro comunità. Varando Unicredit & Art abbiamorazionalizzato gli investimenti con una gestione manageriale. L’attenzione ai giovani e allacontemporaneità riflette i valori nei quali ci riconosciamo: dinamismo, interculturalità,ampliamento delle prospettive, apertura al nuovo». Che genere di sviluppi ci sono stati nell’ultimo anno: un primo bilancio?«Alla partenza, il progetto è stato fortemente criticato come provinciale da chi ha obiettivi dicomunicazione a breve termine, inseguendo le star. L’ultimo anno è stato intenso, l’integra-zione di Capitalia ha incrementato la nostra collezione che è sempre in movimento, con unamedia di 250 prestiti ogni anno. Stiamo inoltre rivolgendo attenzione all’est, in Croazia, inRomania e in Turchia. In Italia interverremo in maniera più incisiva al sud. Formazione, edu-cazione all’arte ci vedono in prima linea nella sperimentazione. Il nostro interlocutore privi-legiato è il Dipartimento educazione del castello di Rivoli. Una collaborazione d’eccezionevedrà a breve tutti i dipartimenti didattici dei nostri musei partner lavorare assieme, nella cor-nice di piazza Maggiore per il festival Artelibro, un happening di creatività collettiva che avràluogo il 28 settembre».L’arte contemporanea è effettivamente divenuta un mezzo per trasmettere valori e idee fon-danti per il gruppo, oltre che mettere un logo da qualche parte?«Non ci interessa lavare il brand nel fiume della cultura per avere visibilità di breve durata.Ci accade di frequente di essere sulle prime pagine per il business. Unicredit in pochi anni èpassato da una dimensione nazionale a una leadership paneuropea e attraverso una serie diacquisizioni è ora presente in 23 paesi. Le raccolte confluite dalle aggregazioni hanno gene-rato una delle più ampie collezioni corporate in Europa che, con circa 60mila opere, abbrac-cia tutta la storia dell’arte». Qual è il suo giudizio sul contesto culturale e artistico in Italia: la creatività può tenere agalla un paese in crisi?«Aumenta la consapevolezza della cultura come risorsa, dell’esigenza di operare a livello disistema. Ci sono luoghi come Torino capaci di valorizzare la storia ed essere protagonistidella contemporaneità. Il Veneto vanta un’elevata densità di industrie creative. Anche laBasilicata, con un presidente come Vito De Filippo e i giovani imprenditori che in Sicilia sistanno dimostrando sensibili all’arte contemporanea. Bisogna riflettere su questi casi positi-vi. Il nostro paese sta uscendo dalle lamentatio dei salotti».Quali sono stati gli artisti su cui vi siete concentrati di recente?«Segnalo il lavoro svolto con il Mambo, nell’ambito di Focus on italian art, per la produzio-ne di progetti di giovani artisti. Tra quelli già entrati in collezione Luca Pancrazzi, LorisCecchini, Alessandra Tesi, Elisa Sighicelli, Lara Favaretto, Luisa Lambri, Eva Marisaldi, PatrickTuttofuoco, Sissi, Previdi, Francesco Jodice. La prossima presentazione avverrà a dicembre».

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n Italia è la prima web tv dedicata al design,all’arte e all’architettura. Allegra e accatti-vante, Ultrafragola Channels va in onda tuttii giorni offrendo ai navigatori, 24 ore su 24,un flusso ininterrotto di notizie quotidiana-mente aggiornate con servizi di approfondi-mento, news, interviste. Con creatività,ambizione e spirito pionieristico DidiGnocchi e Francesca Molteni, curatori della

casa di produzione milanese 3D, hanno traslato sul webun programma televisivo, in onda per due anni sul cana-le Cult di Sky, sfruttando le possibilità offerte dalle nuovetecnologie. Una semplice evoluzione, una tv senza costi,nuova e trasversale, che incrocia diversi linguaggi.Pubblicata sul web ad aprile 2007 in occasione del salo-ne del Mobile, Ultrafragola è stata subito notata, tanto daattirare l’interesse della giuria popolare di Yahoo!, cheper il singolare layout l’ha insignita lo stesso anno delpremio “Rivelazioni del web” nella categoria del design.Questo perché il marchio Ultrafragola, peraltro evocati-vo di uno specchio disegnato alla fine degli anni ’60 dalgrande architetto e designer italiano Ettore Sottsass, pro-pone il design, ritenuto da sempre un settore difficileanche dagli addetti ai lavori, in maniera leggera, descri-vendolo come un fatto di cronaca, senza orpelli. «Il taglio originale infatti che contraddistingueUltrafragola in tv è quello di raccontare il design e l’ar-chitettura, a tutti. Nessuno, nella redazione, è uno spe-cialista in materia – spiega Francesca Molteni – veniamodal giornalismo, dal mondo dell’editoria e della tv. Cisono state occasioni che ci hanno portato su questo ter-reno, e l’abbiamo semplicemente percorso con la nostracreatività». Al momento Ultrafragola Channels si com-pone di 3 canali con vari “palinsesti”, ognuno dei qualiorganizzato per macro temi e non secondo la logica tem-porale della televisione tradizionale, scandita da orari.«È tutto prodotto e realizzato in casa – continua – privicome siamo di sponsor e pubblicità, abbiamo scelto di

di Marilisa Rizzitelli

IUn canale color fragolaÈ la prima web tv italiana dedicata all’arte, all’architettura e al designL’ideatrice Francesca Molteni: «Facciamo tutto da soli e senza sponsor»

comunicare ad arteULTRAFRAGOLA CHANNELS

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Il canaleLo specchio di Sottsass per capire la contemporaneità

Ultrafragola Channels è la prima web tv dedicata al design, all’arte e all’architettu-ra in onda 24 ore su 24 con un flusso continuo, un palinsesto strutturato in rubri-che tematiche, interviste e servizi esterni, news, approfondimenti e un archivio mul-timediale. Curato da Didi Gnocchi e Francesca Molteni con la grafica di AndreaLancellotti, è un canale che si propone con un linguaggio creato per chi ama i modie gli spazi del web. Ultrafragola è un contenitore di idee, un logo mutuato da unospecchio di Ettore Sottsass: presente, passato e futuro del design, dell’arte e dell’ar-chitettura italiana. Ma anche un ponte verso la scena internazionale, per esploraretendenze, talenti e oggetti del design internazionale. Dallo studio di via Legnano 14,a Milano, i tre operatori di Utrafragola provano a capire e a spiegare cosa c’è die-tro un oggetto, una mostra, una casa, una vita creativa. Info: www.ultrafragola.com.

A sinistra: Francesca Moltenie il logo di Ultrafragola Channels

essere indipendenti per avere la libertà di gestireUltrafragola come ci piace. Il nostro obiettivo è avvici-nare le aziende, le istituzioni, tutti coloro che hannobisogno di una comunicazione a 360°, all’esperienzadella web tv. Ci proponiamo infatti da un lato comeeditori e produttori di questa anche per altri soggetti,dall’altro cerchiamo di rendere facile l’approccioanche per chi è abituato ad accendere il telecomandoe a mettersi davanti alla tv. La scelta di approfondire gliargomenti correlati a uno o più articoli, immagini eparole chiave rimane di ciascun utente». Con un cana-le distribuito online in tutto il mondo, anche in linguainglese, Ultrafragola vanta una media di 1.500 accessigiornalieri, con punte che arrivano anche a 4.000durante eventi particolari. «Gli utenti non solo vengo-no, ma tornano e, soprattutto, restano collegati per 14minuti. Una permanenza che permette la visione di 7video, una buona media», conclude la Molteni.

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il cammeoDI ADIEM

CAMBELLOTTItra arte e tecnica

terpretazione del tutto originale dei miti rappresentati.Dall’antichità classica Cambellotti assimilò anche il prin-cipio della compenetrazione fra arte e tecnica, lasciandointuire, come emerge da una sua dichiarazione autobio-grafica, il valore assegnato al sapere artigiano e al con-nubio fra sforzo fisico e intellettuale: «Acquistai così con-temporaneamente alle altre un’altra tecnica, quella dellagrafica: la grafica non circoscritta ad una copia della formae delle luci: non grafica in se stessa, ma sottoposta ad unoscopo immediato, quello cioè di raccogliere una formaattorno ad un pensiero, fosse esso elementare, fosse ele-vato». Durante la bonifica, Cambellotti lavorò molto nel-l’area pontina, tanto da essere soprannominato DuilioPontino. Questa la ragione per cui Latina gli ha intitola-to in piazza san Marco un museo che offre una vasta etrasversale rassegna della sua produzione e che, per lavarietà di manifestazioni proposte, gioca un ruolo pri-mario nella promozione culturale della città.

l concorso internazionale Cambellotti e Latina,promosso dalla Banca del tempo del capo-luogo pontino in occasione del suo decenna-le, offre il pretesto per puntare il riflettore suun artista poliedrico, a lungo – e a torto – con-siderato “di regime”: un cliché ormai anacro-nistico, grazie anche all’ottica storica più matu-ra che permette di collocare il nostro fra i pro-tagonisti del Novecento italiano. Nato nel

1876 a Roma, dove morì nel 1960, Duilio Cambellotti siformò inizialmente nella bottega del padre intagliatore,rivelando presto una versatilità non comune in tutte leforme delle arti visive, dalla scultura alla pittura, dalla gra-fica alla ceramica, dal design alla scenografia, alla car-tellonistica. Valgano come esempio, in quest’ultimo caso,le affiches per gli spettacoli del teatro Greco di Siracusa,dove la padronanza del segno, agile e corposo, dà luogoa composizioni dal ritmo impeccabile, connotate da un’in-

IL’artista poliedrico ha legato il suo nome a Latina e all’area pontina

Immagine dallamostra DuilioCambellotti, dallatragedia greca almito di Roma,sezione Progetti,scene e costumiper il teatro Greco galleria CarloVirgilio, 2008

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SE T I ABITUI A SPEGNEREC O M P L E T A M E N T E G L IELETTRODOMESTICI DI CASAN O N L A S C I A N D O L I I NSTAND-BY, PUOI RISPARMIAREOLTRE 50 EURO ALL’ANNO.E SEGUENDO I 24 CONSIGLI DIENI PUOI DIMINUIRE FINO AL 30%IL COSTO DELL’ENERGIA NELLATUA FAMIGLIA RISPARMIANDOFINO A 1600 EURO ALL’ANNO.

Cerca i 24 consigli su eni.it o sulla pagina 498 del televideo.

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Mcodex

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Mentre sulle reti televisive imperversa lo scorbuticodottor House e sui quotidiani fioccano i casi dimalasanità dalle Alpi allo Stretto, nessuna operazio-ne appare più appropriata dell’edizione in facsimile,promossa da Editalia, del codice manoscritto notocome Pluteus 73.16, attualmente conservato nellabiblioteca Medicea Laurenziana di Firenze. Comedire: noi schizofrenici della salute, che oscilliamotra ospedali hi-tech e rimedi orientali e omeopatici,faremmo bene a dare uno sguardo indietro, alle ori-gini della nostra storia medica e a una tradizioneterapeutica secolare. Il Pluteus 73.16, definito vol-garmente “erbario”, è infatti una miscellanea di testifarmacologici (che si occupano cioè di descrivere le

I saperi farmacologici di Oriente e Occidentesi incontrano nel codice mediceo di Federico II

di Alessandra Vitale

proprietà medicinali di erbe e animali) che costitui-scono la summa delle conoscenze mediche raggiun-te nel basso medioevo. La raccolta nacque in senoalla celebre scuola di Salerno che segnò un’inversio-ne di tendenza nella storia della medicina occiden-tale. La leggenda la vuole fondata da Carlo Magno,il quale riunendo quattro maestri (un latino, ungreco, un arabo e un ebreo) avrebbe dato vita al sin-cretismo di tradizioni mediche effettivamente realiz-zato dalla scuola salernitana. Al clima culturaleinstaurato da Federico II, che si circondò di intellet-tuali e scienziati provenienti dal mondo arabo,bizantino e latino, va certamente ascritta la scelta dicomporre l’erbario, redatto nella seconda metà del

Erbe magiche

PLUTEUS 73.16

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XIII secolo. Attentissimo infatti alla regolamentazio-ne della professione medica nei suoi possedimenti,l’imperatore favorì e incentivò l’incontro tra le tra-dizioni terapeutiche del mondo occidentale e diquello islamico. Il codice contiene quattro impor-tanti testi: uno pseudo–ippocratico, l’Herbariumdello pseudo Apuleio, il Liber de medicina ex ani-malibus di Sesto Placito Papirense e De herbis femi-nis dello pseudo Disocoride. A questi testi ne vannoaggiunti altri cinque di minore estensione: una pre-ghiera alla terra e una a tutte le piante, chiaramemoria dell’atmosfera pagana in cui si formò l’er-

bario; il De herba vettonica dello pseudo AntonioMusa; il De taxo di Sesto Placito Papirense sulleapplicazioni terapeutiche del tasso e una letteraattribuita ad Apollo sugli impiastri di podagra. Ilvolume è impreziosito quasi su ogni foglio, recto everso, da suggestive miniature: piante, animali,motivi ornamentali e simbolici, scene rappresentan-ti figure umane, vedute di città, ritratti e illustrazio-ni che accompagnano i testi delle preghiere. Fonteiconografica di prim’ordine, il Pluteus 73.16 propo-sto da Editalia parla da sé del proprio valore artisti-co, storico e culturale.

“ ”Il volume è impreziosito quasi su ogni foglio,

recto e verso, da suggestive miniature

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In queste pagine e nelle precedenti:alcune miniature del codice

In basso:la copertina in stile mediceo

Un codice suggellato dai MediciOttima la conservazione del volume

Il codice membranaceo Pluteus 73.16, custodito nella biblioteca MediceaLaurenziana di Firenze, è un documento di inestimabile valore per la storia dellamedicina. Il manoscritto consta di 230 carte (460 pagine, di cui 400 decorate daminiature, e contiene una silloge di testi che descrivono con parole e immagini gliusi terapeutici, il dosaggio e la somministrazione delle erbe officinali. A vergarlo fu,nella seconda metà del XIII secolo, una sola mano. La legatura, interamente rifatta forsenegli anni ottanta dell’800, è in stile mediceo, in pelle rossa con incisioni a secco can-tonali in bronzo in corrispondenza degli angoli e bullette centrali con lo stemma deiMedici. Il facsimile è accompagnato dal commentario in italiano e in inglese.

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DDate che ricorrono, celebrazioni, ricordi e memorie. Un anniversario è funzionale alla lotta con-tro l’oblìo, a tenere a mente chi siamo, le nostre relazioni con l’altro e con il mondo, il cammi-no percorso. Ad evocare un retroterra comune, ad alimentare la coscienza, a condividere la sto-ricità di eventi ed evoluzioni. Ma un anniversario non è solo un punto di arrivo dal quale voltar-si a guardare indietro, al passato o alla storia, come fondali che segnano la scena dei percorsiindividuali. Un anniversario è anche un punto di partenza, periodicamente rinnovato, dal qualesi guarda al futuro. «La data del primo gennaio 1948 ha segnato la nascita di qualcosa che hacontinuato a vivere, è vivo e ha un futuro: una tavola di principi e di valori, di diritti e di dove-ri, di regole e di equilibri, che costituisce la base del nostro stare insieme». Così le parole di

di Martina Altieri

Un cofanetto celebrativo per festeggiarel’anniversario della Repubblica italiana

Sessant’annidella nostra storia

Patrimonio comuneIl testo originale tra i documenti

La Costituzione della repubblica italiana, 1948-2008, è l’opera dedicata alla nostra carta costituente da parte diEditalia (Gruppo Istituto poligrafico e Zecca dello Stato). Un cofanetto in tela serigrafata, arricchito da impres-sioni in oro, contiene la collezione celebrativa che si compone di diversi elementi. Il testo originale (il documen-to sul quale prestano giuramento i presidenti della repubblica), conservato nell’archivio centrale di Stato a Roma,è riprodotto in ristampa anastatica. Altri materiali d’epoca sono cinque documenti, in dimensione originale, sualcuni importanti momenti della storia del paese: tre sono i manifesti elettorali dei principali partiti politici perl’elezione della Costituente nel 1946, uno riguarda i risultati del voto divisi per collegio alla Costituente, l’ultimoè un manifesto della Democrazia cristiana con i risultati delle elezioni politiche del 1948. Una medaglia in oro eargento realizzata da Laura Cretara rappresenta simbolicamente la costituzione. www.editalia.it.

LA COSTITUZIONE

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Giorgio Napolitano segnano il significato dei sessant’anni trascorsi dall’entrata in vigore dellaCostituzione italiana. Ed è a questa visione, di carta di valori e principi come patto da cui pren-dere avvio, fattore di coesione, certezza e libertà individuale e collettiva, che si ispira l’operacelebrativa del sessantesimo anniversario della costituzione: una collezione in cui trovano postopreziosi documenti come la stampa anastatica del testo originale, i manifesti elettorali e la cartadella Costituente, proveniente dall’archivio di Luigi Einaudi, che riporta i risultati delle elezionidel 2 giugno 1946. Come a doppiare i significati multipli della ricorrenza: il diritto, la storia, ladiversità come ricchezza. Una visione celebrata anche dalla medaglia di Laura Cretara, scultri-ce e incisore della Zecca: una giovane donna e un esagono per i sessant’anni dell’Italia.

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e tutto haun’origine,anche le

grandi ricchezzesono riconducibiliad un’unica fonte,un motore primoche ha poi genera-to tutto il resto. Edè proprio alla miti-ca Numero uno diZio Paperone cheEditalia, in collabo-razione con laDisney, ha resoomaggio riprodu-cendone un nume-ro estremamentelimitato di esem-plari. Da sempre lastoria della monetasi intreccia indisso-lubilmente con lastoria della civiltà

di Zoe Bellini

che l’ha coniata eche, anche attra-verso quella mone-ta, intende veicola-re i suoi valori e lesue speranze.Coniare non signi-fica solo realizzaremonete, ma diffon-dere cultura e arteper chi intende ilconio come il risul-tato di una passio-ne e di un talentoartistico che si fon-dono insieme.Come ha dichiara-to Egidio Donato,Direttore marketingdi Editalia, in occa-sione della presen-tazione dellamoneta alla Borsadi Milano:

S «Editalia, che faparte del GruppoIstituto Poligraficoe Zecca delloStato, ha deciso diconiarla perché èla moneta con ilpotere d’acquistopiù grande nelmondo della fanta-sia, delle avventu-re e del gioco.Anche la Numerouno rappresentacome tutte lemonete in realecircolazione unmomento dellavita che in questocaso è il tempogiocoso e spensie-rato dei primi annidella fanciullez-za». Il mitico zio

ha aperto il suodeposito per farneuscire il simbolodella fortuna che sicostruisce con illavoro e l’impe-gno: la Numerouno è la prima cheha guadagnato egrazie alla suabuona stella hapotuto accumularela sua immensaricchezza. Preziosacom’è, la Numerouno è contenuta inun cofanetto altret-tanto eccezionaleche riproduce ildeposito di ZioPaperone, con ilsimbolo del dolla-ro sulla facciata. Ilcofanetto è realiz-

zato con un ele-gante blocco diplexiglass che con-tribuisce a rifletterela luce e a far bril-lare ancora di piùl’oro della moneta.Infine la cupola deldeposito-cofanettoè una lente chepermette di ammi-rare in ogni detta-glio la Numerouno, lasciandolaprotetta anchedalla BandaBassotti. Quelliche oggi sonograndi magnatisono stati bambinie nel loro futuro siimmaginavanoproprio come ilmitico papero.

ZIO PAPERONE APRE IL DEPOSITO

in vetrinaLA NUMERO UNO

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Zio Paperone e il cofanetto che racchiude la Numero uno

Nella pagina a fianco:le due facce della moneta

Il soldo più famosoRacchiuso in un prezioso scrigno

Oro 750 fondo specchio, diametro 24 mm. La tiratura è limitata a 4.999 esem-plari numerati e certificati. Insieme alla Numero uno una speciale targa rendedavvero unica la moneta portafortuna: una dedica personalizzata per un regalospeciale. La targhetta è laminata in oro con smaltatura lenticolare a caldo, ed èpersonalizzabile su richiesta con una incisione. Misura 45 x 70 mm e raffiguraZio Paperone nel suo inimitabile tuffo tra le monete del suo deposito.

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asqualeBasile èessenzial-

mente un artistaellenico, da inten-dere in sensosoprattutto geome-trico. Ma non è sologeografia di forme,così comune a tantiartisti, a dominarelo scenario artisticodi Basile, è soprat-tutto la geometriadello spirito». CosìAnnarita Saccà,della Saint. John’sUniversity di New

di Giorgia Bernoni

York, definisce l’ar-tista siciliano in unsuo scritto, ed èproprio il gioco raf-finato di forme chesi rincorrono nellacreazione a definir-ne in maniera piùpossibile concretala sua poetica. Inogni versante dellesue creazioni Basileraggiunge valenzelinguistiche omoge-nee pur nell’uso dimezzi diversi. Eproprio l’originalitàlo impone da subito

Pasquale BasileIl volo, 2005

P

LA LEGGEREZZADEL BRONZO

all’attenzione delpubblico e dellacritica, che ne rico-nosce la qualitàintrinseca di ricercanettamente caratte-rizzata da uno stilepreciso non collo-cabile rigidamente.Il lavoro dell’artistasi snoda in unacontinua ricerca esperimentazione ilcui comune deno-minatore è la cen-tralità della culturamediterranea e isuoi ricorrenti ma

in vetrina

mai banali topoiartistici. L’incisioneaffascina e catturaBasile per quella«imprevedibilità diquel suo esito affi-dato alle morsure»,come lui stessoama ripetere. Ilvolo, multiplo d’ar-te di Editalia, rap-presenta un sogget-to caro all’artista: latesta di una figurafemminile, leggerae corposa insieme,il cui profilo si sta-glia in una sorpren-

PASQUALE BASILE

dente dimensione.L’opera, in tiraturacomplessiva di 119esemplari, è unbronzo con suppor-to in cristallo acrili-co. Per il suo intrin-seco valore Il voloè stato scelto comelogo della campa-gna italiana per lacultura della soste-nibilità, promossadall’Unesco per ildecennio interna-zionale dell’educa-zione allo svilupposostenibile.

«

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all’incanto

IL FASCINOdi mondi lontani

ARTE ETNICA

Le esposizioniMostre

Trame RivelateGalleria Moshe TabibniaMilano fino al 18 ottobre.

Il frammento ritrovato Il tappeto di caccia e altre storieMuseo Poldi PezzoliMilanofino al 12 ottobre

Il celeste imperoDall’esercito di terracottaalla via della setaMuseo di antichità, Torinofino al 16 novembre

Musei

Royal museum for Central AfricaTervuren, Belgio

Museo preistorico etnografico PigoriniRoma, Italia

Museo nazionale delle artie tradizioni popolariRoma, Italia

Museum for African artNew York, Usa

Musée national du MaliBamako, Mali

Etnografiska museetStoccolma, Svezia

Gallerie

African contemporary art gallery,Lisbona, Portogallo

Galleria l’Esprit tribalBracciano (Roma)

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urante l’Esposizione universa-le di Parigi del 1889 ebbeluogo l’ultimo deflagrante attodell’incontro scontro fra l’oc-cidente europeo e le culturedei nuovi mondi. La visioneesotica, d’ascendenza roman-tica, del selvaggio come esse-re primitivo ed incorrotto, rag-

giunse in quell’occasione il culmine della popolarità.Dall’Oceania, dal Sudest asiatico, dalle Americhe,uomini e donne vennero portati a Parigi assieme ailoro oggetti d’uso quotidiano, i loro costumi rituali, iloro oggetti sacri. Céline, Claudel, Gauguin, furonocompletamente catturati dalla forza espressiva di quelSimbolismo primitivo: il loro percorso artistico ripartìda questo per intraprendere nuove strade, che spessoli portò fuori dalla Francia. Negli anni l’onda d’interes-se verso l’arte etnica, è andata ingigantendosi. Espertid’arte, etnologi, antropologi, hanno contribuito con iloro studi ad indagarne la complessità, che non puòprescindere dalle culture locali e dalle credenze reli-giose per poter essere compresa in profondità. Il grannumero di contributi rende impossibile occuparsi diognuno dei paesi che hanno prodotto delle opere,diventa così determinante riuscire ad ascoltare unavoce che delucidi su una parte del tutto. A tal proposi-

to abbiamo interpellato una delle maggiori esperte ita-liane d’arte etnica africana, Alessandra CardelliAntinori, curatrice, studiosa, nonché responsabile permolti anni della collezione africana al museo preistori-co etnografico Pigorini di Roma. A maggio è stata inaugurata a Lugano Ethnopassion,la collezione d’arte etnica di Peggy Guggenheim, unadelle maggiori collezioniste a livello mondiale.«Il museo delle Culture extraeuropee di Lugano è dav-vero molto vivace. La storia della collezioneGuggenheim è abbastanza complessa. Peggy hacominciato a metterla insieme quando era legata sen-timentalmente a Max Ernst. Quando il loro rapporto siè rotto, lui ha portato via con sé la maggior parte dellacollezione, che a dire il vero ne costituiva la parte piùinteressante e di maggior qualità. A lei rimasero soloalcuni pezzi, poi conservati nel magazzino di palazzoVenier a Venezia. Quando Peggy si rese conto cheErnst era andato via con i pezzi migliori perse un po’la voglia di valorizzare la collezione. La mostraEthnopassion non è comunque casuale, coincide conun redivivo interesse nei confronti dell’arte etnica, chepersonalmente preferisco chiamare primitiva, che sista verificando da qualche anno. In effetti basta guar-dare il lavoro che si sta facendo al Musée du quaiBranly di Parigi, fiore all’occhiello dell’ex presidenteJacques Chirac. Se ne condivida o meno l’obiettivo

DL’arte etnica africana: la testimonianza di Alessandra Cardelli

curatrice e responsabile del museo Pigorini di Roma

di Anna Carone

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è davvero meraviglioso vedere quanti eventi collate-rali abbia messo in moto: esposizioni, convegni, equant’altro. L’attenzione di pubblico ed addetti ailavori è decisamente elevata».Chi è il collezionista d’arte etnica, uno studioso chenon può prescindere dal contestualizzare un’opera,un semplice acquirente alla caccia di un buon inve-stimento o un amatore?«Il mercato del collezionismo comprende un po’tutte e tre queste categorie. Io stessa posseggo qual-che piccolo pezzo al quale sia io che mio maritosiamo legati emotivamente. Di fatto lo contestualiz-ziamo ogni qual volta guardandolo lo carichiamo diricordi ed emozioni».La sua esperienza al museo Pigorini?«Ho cominciato a lavorare al museo Pigorini all’ini-zio degli anni ’80. Qui a Roma non è molto cono-sciuto, pur avendo delle collezioni di una certa rile-vanza. In effetti lo si conosce più come museo prei-storico, pochi sanno della collezione dell’Africanera, dell’Oceania, o dell’arte dell’America latina. Ilmuseo è frequentato da studenti, ricercatori, e unbuon numero d turisti».

Come sono i musei etnici d’Europa? «Nel resto d’Europa la situazione è alquanto diversa.I musei d’arte etnica sono valorizzati allo stessomodo che quelli più tradizionali. Il museo etnico èaperto al territorio, non è solo conservatore, diventaquasi luogo di integrazione».Quali energie muovono l’Africa oggi?«Ho avuto modo di parlare con un’amica antropolo-ga con una lunga esperienza di cooperazione inter-nazionale in Malawi. Lei ha avuto, cosa impensabi-le fino a qualche anno fa, un contatto diretto con gliautoctoni che sono diventati capaci di pianificareuna strategia comune di intervento. Quando hoconosciuto l’Africa 40 anni fa non c’era niente ditutto questo, l’unica consapevolezza era purtroppoancora solo quella del bisogno».Invece oggi questa consapevolezza si esprimeanche artisticamente?«Ci sono artisti molto bravi, in particolare mi vienein mente El Anatsui, una sua opera che mi ha colpi-ta in modo particolare, Sasa. La sua prerogativa èquella dell’utilizzo dei materiali più diversi, sempli-ci tappi di metallo vengono usati per realizzare quel-

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li che al primo sguardo sembrano enormi drappi disoffice stoffa. Ciò che mi colpisce è la forza prorom-pente che scaturisce dalle opere di questi artisti, pos-siede la medesima intensità di quella espressa dal-l’arte primitiva, pur realizzando opere del tutto dif-ferenti, creazioni nuove, contemporanee, non bana-li riproposizioni di gusto esoticheggiante».E riguardo al collezionismo, in questo caso?«L’arte contemporanea africana si è affacciata almondo del collezionismo in seguito alla grandemostra “Le magiciens de la terre”, svoltasi a Pariginel 1989. Seppur con difficoltà questo nuovo colle-zionismo si sta svincolando dall’obsoleta visioneeurocentrica. Esistono in effetti vari collezionisti afri-cani che espongono i loro pezzi in Europa».Fra le altre cose, lei ha curato con altri un saggiocontenuto in Arte etnica tra cultura e mercato.«Ciò che davvero è interessante di quel testo è lapossibilità di poter osservare l’ambito dell’arte etni-ca da differenti punti di vista. Spesso non c’è la pos-sibilità di stabilire un contatto e un confronto direttofra i vari specialisti, quell’esperienza ha provato afornircene una».

Il calendarioAste

Christie’s ParigiArte africana e oceanica4 dicembre

Koller ZurigoArte africana6 dicembre

Fiere

Art DubaiPadiglioni arte contemporanea orientale17 - 21 marzo 2009 Dubai

Lineart The art fair5 - 9 dicembre Flanders expo Ghent, Belgio

Nelle pagine precedenti:Coppia di figure di terracotta congiunteMessico orientale

Aduno koro,contenitore, Mali

A sinistra:Paul Gauguin,Te Reiroa, Il sogno, 1897

maschera D’mbaBaga, Guinea

In basso:maschera KholukaYaka settentrionaleCongo

copyright Paolo Manusardi Milano

I consigli dell’espertoIl dubbio è il primo requisito per l’acquisto

La prima regola che gli esperti d’arte etnica, africa-na in particolare, raccomandano ai potenziali acqui-renti, è di porsi sempre dei dubbi. L’arte e l’artigia-nato etnico in Italia è molto di moda, e per questoabbondano oggetti e oggettini di fattura scadente erealizzati con materiali impropri. Qualche buonalettura in merito alla storia ed al contesto di prove-nienza dei pezzi non guasta mai Per quanto riguar-da le opere contemporanee, il suggerimento è sem-plicemente quello di valutare la forza espressiva del-l’opera, e se esiste una pertinenza tematica conl’Africa d’oggi. Diffidare totalmente dalla mediocreriproposizione di stili primitivi.

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Progetto editoriale e realizzazioneGuido Talarico Editore spa

DirettoreGuido Talarico

Direttore generaleCarlo Taurelli Salimbeni

RedazioneMaurizio Zuccari (caporedattore), Giorgia Bernoni,Simone Cosimi, Annarita Guidi, Maria Luisa Prete

GraficaGaia Toscano

FotoManuela Giusto

Hanno collaboratoPaola Buzzini, Massimo Canorro, Anna Carone,Alessandro Caruso, Giulia Cavallaro, Anita TaniaGiuga, Elena Mandolini, Fabia Martina, LorenzoPerrelli, Claudia Quintieri, Marilisa Rizzitelli,Nadine Solano, Alessandra Vitale

SofàTRIMESTRALE ANNO 2 NUMERO 6

Sofàè una pubblicazione trimestrale di EditaliaGruppo Istituto Poligrafico e Zecca dello Statovia Marciana Marina n. 28 - 00138 RomaNumero verde 800.014858 - fax 06.85085165www.editalia.it

Direttore responsabile Guido Talarico

Pubblicitàe marketingRaffaella [email protected]

StampaBimospa S.p.a.via Gottardo 14200100 Roma

Responsabile trattamento datiGuido Talarico. Le notizie pub-blicate impegnano esclusiva-mente i rispettivi autori. I mate-riali inviati non verranno resti-tuiti. Tutti i diritti sono riservati.

Autorizzazione del Tribunale ordinario di Roma n.313 del 3.8.2006

In copertinaMimmo Paladinocarborundum per OmbreEditalia, 2008

Amburgo, Fine art fair

Una superficie espositiva di 600 metri quadri ripartita sudue livelli, un allestimento raffinato simile più ad un saloned’arte che ad una fiera e espositori di chiara fama interna-zionale, fanno di Fine Art Fair uno degli avvenimenti piùattesi nel mese di settembre. Con il motto “piccola fiera,grande arte” la manifestazione, in programma dal 25 al 28settembre nell’ala Schumann del Museo di arti e mestieri diAmburgo, vanta un elevato livello artistico e di mercato delleopere presenti. Disegni e sculture, mobili ed argenteria, por-cellane e gioielli, di epoche e stili diversi, accanto al nuovosettore dedicato alla fotografia artistica ed all’arte contem-poranea. www.fine-art-fair.de. (M. R.)

Torino, Artissima 15

Trentuno gallerie italiane e straniere, 17 paesi partecipanti:dall’Australia alla Francia, dalla Germania all’Olanda passandoper gli Stati Uniti. Oltre la metà degli espositori è straniera e quin-dici sono le istituzioni coinvolte nell’organizzazione. Non soloarte ma anche comunicazione: 44 tra le più importanti case edi-trici, riviste del settore e società specializzate in progettazione arti-stica a livello internazionale. Solo alcuni numeri di Artissima 15,la più importante fiera d’arte nostrana in programma quest’annodal 7 al 9 novembre al Lingotto di Torino. La manifestazione,diretta da Andrea Bellini, si presenta forte dei dati dello scorsoanno: 42.500 visitatori, 5.000 in più rispetto al 2006 e mille arti-sti coinvolti. Un osservatorio privilegiato, insomma, sulla giovanearte mondiale. Ma anche un appuntamento culturale per tutti gliaddetti ai lavori e gli appassionati di arte contemporanea.Quest’anno Artissima presenta una lista esclusiva di gallerie tutteal top per notorietà e soprattutto per qualità delle proposte e degliartisti rappresentati. Info: www.artissima.it. (S. C.)

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