SMART CITY. CENTOCELLE E L'ECONOMIA...

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Ermisino (http://www.retisolidali.it/author/maurizio-ermisino/)

Previsto in un progetto di ENEA e Università LUISS, èrivolto ai facilitatori della comunità, per l’avvio diiniziative che valorizzino il quartiere

Si parla sempre di più di Smart City, di città connesse, di innovazione.

Ma i progetti più moderni oggi ci dicono che accanto all’innovazione

tecnologica deve esserci anche un’innovazione sociale. Puntare solo

sulle soluzioni tecnologiche non porta a un vero cambiamento: serve

SMART CITY. A CENTOCELLE UNLABORATORIO DI ECONOMIACIRCOLARE

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un’innovazione sistemica, le soluzioni tecnologiche vanno costruite e

progettate insieme ai cittadini che poi le utilizzeranno. È un nuovo

approccio alla ricerca, che si chiama transizione sostenibile, in

inglese Sustainability Transitions. A Roma, nel quartiere di

Centocelle, tutto questo sta vivendo grazie a un progetto finanziato

dal Ministero dello Sviuppo economico a ENEA, che coinvolge anche

l’università LUISS.

«È un progetto che nasce nell’ambito di un accordo di programma

sulla ricerca del sistema elettrico» ci spiega Claudia Meloni,

responsabile del progetto e ricercatrice della Divisione Smart

Energy, del Dipartimento Tecnologie Energetiche di ENEA. «È stato

finanziato nell’ambito della ricerca Smart Cities & Communities su

cui lavoriamo ormai da sette anni. È un progetto triennale, al terzo

anno di attività, articolato in 7 obiettivi nel quale abbiamo inserito

un laboratorio urbano di economia circolare».

A Centocelle è stato avviato un laboratorio urbano di economia

circolare rivolto ai facilitatori, cioè le persone più attive della

comunità, per portarle in un percorso di consapevolezza sociale e di

empowerment personale, per l’avvio di iniziative per valorizzare le

risorse del quartiere. «Abbiamo coinvolto il LabGov (Laboratorio per

la Governance dei beni comuni) della LUISS, sull’avvio di un percorso

di co-governance», spiega Claudia Meloni. «Hanno messo a punto un

protocollo, Co.città, e a Centocelle lo stanno praticando come

protocollo Co.Roma, che consiste nella definizione di questa

metodologia per la co-governance. La comunità, infatti, si attiva con

un lavoro relazionale, di crescita delle persone. Da qui i percorsi

formativi SmartLab e Urban Living Lab». Tra questi percorsi ci sono il

laboratorio di economia circolare e un laboratorio con gli studenti di

un liceo scientifico, grazie al quale 22 ragazzi del quarto anno stanno

lavorando a un percorso di progettazione urbana e sociale del

quartiere.

 

CONNESSIONI TECNOLOGICHE. Un percorso sulle Smart City non

può prescindere dall’innovazione tecnologica. «Abbiamo messo a

punto un Social Urban Network, che si basa su un’infrastruttura

tecnologica costituta da un social web – un portale web interattivo e

i social network collegati – e da installazioni interattive nel

quartiere» illustra Claudia Meloni. «Il tutto è collegato da

un’architettura ICT più ampia: c’è anche un analizzatore dei post

pubblicati, per la misura qualitativa del benessere e del malessere

della comunità, e una piattaforma a disposizione del manager del

Social Urban Network, per gestire e animare questi ambienti social a

disposizione dei cittadini. Il Social Urban Network di Centocelle

l’abbiamo chiamato Centoc’è: il sito Centoce.it (http://centoce.it/), la

pagina Facebook (https://www.facebook.com

/laboratorio100centoce

/?hc_ref=ARTlZ7jNOwDSRFiExcqqEmFrZZ1czHWVi6Oue0IK-

LUmo4M89-gViIi3XWrCwiBkBMo), il canale Twitter e il gruppo

Centoc’è che abbiamo messo a disposizione del laboratorio

dell’economia circolare. Ci serve una base tecnologica per fare

incontrare le persone e stimolarle su certe tematiche».

 

(http://www.retisolidali.it

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/2018/03/smart-

city-1.jpg)SPERIMENTAZIONI DI GOVERNANCE

CONDIVISA. LabGov, il Laboratorio per la Governance della città

come un bene comune Luiss, ha elaborato Co-Roma/Co-Città,

protocollo metodologico per la ricerca e la sperimentazione sulla co-

governance urbana. Co-Roma ha l’obiettivo di identificare una zona

di sperimentazione urbana di co-governance a cui partecipino

imprese, università, scuole, centri di cultura e creatività urbana,

terzo settore organizzato, gruppi informali. Nel primo anno di

sperimentazione i quartieri  limitrofi al Parco di Centocelle  –

Centocelle, Alessandrino, Tuscolano, Don Bosco, Prenestino-

Labicano – sono emersi come l’area urbana più idonea nella quale

creare un “Co-District”. Come spiega Elena De Nictolis, dottoranda

di ricerca alla LUISS, il protocollo sperimentato prevedeva una fase

in cui esperti, studiosi, attivisti nell’ambito dei beni comuni e della

collaborazione civica a Roma hanno incontrato gli studenti e guidato

il team di ricerca nell’identificare le zone urbane in cui orientare la

mappatura successiva, attraverso sopralluoghi e la costruzione di

uno strumento di mappatura aperto, I Beni Comuni di Roma

(http://co-roma.it/il-processo/). Così è stato possibile conoscere, per

esempio, il Fusolab e gli orti a Tor Sapienza. Alla mappatura è seguita

una serie di attività pratiche di micro-rigenerazione, come

l’organizzazione di passeggiate patrimoniali o le giornate di pulizia

del parco di Centocelle, o le giornate della collaborazione civica. Tra

l’altro  gli studenti di LUISS LabGov hanno donato un orto in cassoni

realizzato presso il LUISS Community gardening all’associazione

100 a capo, che ha adottato un’area verde nell’area di Piazza San

Felice da Cantalice. Si tratta, spiega De Nictolis, di attività che

aiutano ad identificare i soggetti più interessati a realizzare questo

tipo di attività. “Filtri” per identificare i cosiddetti “imprenditori

civici”, «associazioni di volontariato, comitati di quartiere, gruppi di

abitanti, frequentatori del quartiere o professionisti che ci lavorano,

soggetti potenzialmente interessati a incamminarsi in un percorso di

collaborazione civica». Dopo un laboratorio di co-design organizzato

presso luoghi dall’alto valore simbolico come la Casa della cultura di

Villa De Sanctis, una delle prime attività ha riguardato la nascita di

una Comunità per il Parco Pubblico di Centocelle, che ha messo

insieme rappresentanti di comitati di quartieri e associazioni o

residenti delle zone interessate. Il secondo anno di Co-Roma ha poi

confermato Centocelle, Don Bosco  – in particolare la zona di Torre

Spaccata – e l’Alessandrino quali quartieri idonei ad ospitare la

prima implementazione del “Co-District”.

 

IL LABORATORIO URBANO DI FACILITAZIONE. Il laboratorio

urbano per i facilitatori a Centocelle nasce per favorire un

cambiamento verso una società che riduca gli sprechi in ottica di

economia circolare. «Di solito si pensa all’innovazione come al

proporre nuove soluzioni tecnologiche dall’alto o a cambiamenti dati

dalle istituzioni», commenta Francesca Cappellaro, ricercatrice del

(http://www.retisolidali.it/wp-

Dipartimento Sostenibilità dell’ENEA e autrice del libro Le parole

della sostenibilità. «In queste teorie si valorizza invece l’innovazione

dal basso: idee innovative possono nascere da utenti e cittadini, per

poi magari essere progettate con il supporto di chi ha una visione

tecnologica e può aiutarli a mettere in pratica qualcosa di concreto».

Il laboratorio valorizza un ruolo che c’è già, per accrescere la

consapevolezza delle potenzialità che un cittadino attivo ha

all’interno del quartiere. «Abbiamo  dedicato il laboratorio a persone

che hanno già progetti attivi nell’economia circolare a Centocelle», ci

spiega Cappellaro, «ma si sono aggregate anche persone che non

erano del quartiere. Lavorare con questo approccio permette di

connettere, di essere una comunità. Il cambiamento non si fa da soli,

ma si basa su una comunità di persone».

«Ciò che ha stupito queste persone è stato scoprire che, anche se

ognuno aveva il proprio progetto, i loro valori e i loro sogni sulla

Centocelle del futuro erano molto simili». Si sono trovate d’accordo

sul creare spazi di incontro, dove scambiare idee e lavorare insieme

ad un progetto, come la rigenerazione del Parco di Centocelle. O

come il coworking, o la valorizzazione delle risorse e dei prodotti

locali, grazie a piccoli ristoranti e negozi. «Partire dal locale per avere

un cambiamento globale», ragiona Cappellaro, «riattivare

un’economia circolare locale facilita anche la collaborazione». Partito

a dicembre, il laboratorio urbano di facilitazione si è svolto poi a

febbraio in 4 sabati presso il Fusolab, in via della Bella Villa. I

facilitatori ora continueranno a incontrarsi in autogestione e il 5

maggio racconteranno questo percorso agli altri cittadini.

 

CENTOCELLE OGGI E NEL

FUTURO. Nato come una

periferia, Centocelle oggi fa da

tramite tra il centro e le

periferie. «Alcune realtà sociali

possono essere dei problemi,

ma diventano opportunità»,

riflette Cappellaro. «Penso alla

situazione dei rom: ci sono stati

content/uploads/2018/03/smart-

city2.jpg)Il coworking L’Alveare unisce alle postazioni lavoro

attività e spazi pensati per i più piccoli. Foto dalla pagina

Fb

episodi molto gravi, ma nel

percorso dei facilitatori

abbiamo visto crescere

l’integrazione tra una famiglia

rom, i cittadini di Centocelle e il parco, in una connessione tra un

luogo bello e realtà sociali diverse che si sono messe insieme per

valorizzarlo. A Centocelle ci sono poi piccole realtà imprenditoriali,

nuovi modelli di business circolari. Oltre al Fusolab, c’è un piccolo co-

working, L’alveare, che dà la possibilità di condividere postazioni

lavoro offrendo anche servizi come l’asilo nido, un GAS, eventi

formativi rivolti alle donne, servizi e convenzioni».

Questa è la Centocelle di oggi. E poi c’è quella del futuro. «I sogni

riguardano un quartiere più ecosostenibile a misura d’uomo, e anche

di bambino» spiega Cappellaro. «Zone pedonali dove ci riappropria

dello spazio urbano per vivere la città senza le auto, cura del verde e

orti urbani. Ci sono anche sogni di integrazione e maggiore

collaborazione tra i cittadini, per un recupero della bellezza e della

cultura. Nel laboratorio si è parlato di far nascere percorsi formativi

tra cittadini, studenti, genitori, scuole, per raccontare e condividere.

Perché collaborare produce più valore economico e sociale e fa bene

anche all’ambiente».

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