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» Il perché degli imponenti flussi migratori degli ultimi due anni: un fenomeno emergenziale dettato dalle guerre civili in Libia e Siria.  »Guerra civile in Libia e Siria: l’esodo dei Siriani»Situazione sbarchi in Italia»Richiedenti protezione internazionale: dati della Provincia di Vicenza »Situazione Commissioni richiedenti protezione internazionale

» Le migrazioni saranno un fenomeno strutturale nei prossimi decenni. Le cause» Le guerre nel mondo e il mercato delle armi» I Governi che violano i diritti e le dittature nel mondo» I Panama papers scuotono anche l’Africa!» La distribuzione delle risorse (Rapporto Oxfam)» Il debito dell’Africa» I deserti che avanzano

» Dati popolazione italiana e crisi demografica» Corridoi umanitari (una via possibile per gestire» il fenomeno migratorio 

senza favorire la criminalità e intercettando le cause migratorie alla fonte)» Dunque?» Tre testimonianze

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Perché non restano nel loro 

paese?

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Corriere della sera 19 marzo 2016

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4.812.204 su una popolazione di circa 23 mln

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Corriere della sera 19 marzo 2016

Aprile 2016

su una popolazione di circa 23 mln

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Gli attori coinvolti in questa guerra, tra fazioni politiche, milizie e Stati, sono    97Diventa sempre più difficile comprendere i ruoli degli Stati nazionali coinvolti in questa tragedia:         25 quelli dichiarati.Questo conflitto vede impegnati sul campo, su fronti opposti, i due grandi blocchi del “mondo occidentale”,                                     Usa e Russia, e i due grandi blocchi del “mondo arabo”,                          Arabia Saudita e Iran.Gli interessi in ballo sono enormi: il controllo del più grande bacino di idrocarburi del mondo, la conquista di una nuova leadership mondiale, e di una nuova leadership regionale, interna al Medio Oriente, cercata dalla Turchia, dall’Arabia Saudita e dall’Iran.Fonte: Dossier Siria. Cacciati e rifiutati. Un popolo in esodo senza terra promessa tra Medio Oriente ed Europa.Caritas Italiana. n. 3/2016

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Fonte: Dossier Siria. Cacciati e rifiutati. Un popolo in esodo senza terra promessa tra Medio Oriente ed Europa.Caritas Italiana. n. 3/2016

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Fonte: Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, identificazione e trattenimento dei migranti

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Aprile 2016 Nel 2015 gli arrivi via mare nel Sud Europa sono stati 1.008.616. Nello stesso periodo sono circa 3.771 le vittime e i dispersi accertati.

L’84% proviene dai 10 paesi che producono più rifugiati al mondo

Siria                      49%

Afganistan           21%

Iraq                         8%

Eritrea                    4%

Pakistan                 2%

Nigeria                   2%

Somalia                  2%

Sudan                     1%

Gambia                  1%

Mali                        1%

Altro                       9%

0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

Serie1

I 10 principali paesi di provenienza delle persone che arrivano in Europa via mare

I 10 principali paesi di provenienza delle persone che arrivano in Italia via mare

I dati sono forniti:‐ Per la Grecia dall’UNHCR –aggiornati al 31/12/2015‐ Per l’Italia dal Ministero degli Interni, Polizia di Stato, UNHCR, aggiornati al 31/12/2015 ‐ Per Malta dalla Migration Police – aggiornati al 31/12/2015‐ Per la Spagna dal Ministero degli Interni, Polizia di Stato . Aggiornati al 31/10/2015

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Persone arrivate nel vicentino negli ultimi due anni(Fonte: Corriere del Veneto del 05/02/2016)

3.565

Fotosegnalamenti nel vicentino negli ultimi due anni(Fonte: Corriere del Veneto del 05/02/2016)

2.456

Persone richiedenti protezione presenti in Provincia di Vicenza al 25/03/2016 (dati della Prefettura indicati sul GdV del 25/3/2016)

1.391

Enti convenzionati con la Prefettura che accolgono 37 di cui 2 comuni e 

2 enti fuori bando

Comuni dove sono presenti le persone richiedenti (su 121) 45

Domande di richiesta protezione accolte finora 1/3

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Fonte: Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema di accoglienza, identificazione, trattenimento dei migranti

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Anno 2016 dati aggiornati al 19 febbraioRichieste di asilo 12.642

Di cui hanno ottenuto

Status rifugiato 415

totale 4.205Protezione sussidiaria 1.357

Protezione umanitaria 2.433

Non riconosciuti 7.802

Irreperibili 632

Altro (compresa rinuncia) 3

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Migrazioni di massa fino al 2050. Il fenomeno che cambierà l’EuropaOltre 5 milioni pronti a lasciare la Siria, fuga anche dall’Africa

Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni il fenomeno migratorio è il segnodistintivo del nostro tempo con masse di persone che si muovono in cerca di opportunità ediritti su rotte di morte e di speranza.L’Europa è il punto di caduta di conflitti che sconvolgono Medio Oriente, Asia e Africa.Secondo OIM le migrazioni non si fermeranno prima del 2050 quando la popolazione mondialesi assesterà sui 9‐10 miliardi di persone.

Fonte: Il Corriere della Sera del 29/08/2015

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Perché non li aiutiamo a casa loro?

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Fonte: Limes

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Il business delle armi è multimiliardario anche se mancano cifre ufficiali.Per il 2014 la spesa militare  mondiale è stata stimata in circa 1776 mld $

Nel periodo 2010‐2014 ha superato del 16% i livelli registrati nel 2005‐2009.

I cinque maggiori paesi esportatori  (USA Russia, Cina, Germania e Francia) pesano da soli per il 74%dell’export totale di armi.

Fonte: SIPRI Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma

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Classifica dei paesi per spesa militare

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Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma

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L’Italia al primo posto per esportazione di armi leggere

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Anche nel 2015 l’Italia è leadership nell’export di armi leggere ma ciò che colpisce sono i paesi di destinazione: Egitto, Arabia Saudita, Turkmenistan, Emirati Arabi Uniti, Algeria.Un terzo del materiale bellico è venduto in zone di conflitto o con forti tensioni interne o regionali. L’Italia è l’unico paese dell’UE ad aver fornito armi alle forze di polizia di Al‐SisiAlcune cifre:

1,25Miliardi di Export realizzati dall’Italia con armi e munizioni militari comuni

3.661 i fucili spediti al Cairo nel 2015

30.000 pistole spedite al Cairo nel 2014

52 mln di esportazioni in particolare verso Algeria ed Egitto

Fonte: Avvenire 06/04/2016

Rapporto OPAL (Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere) sulle esportazioni di armi e munizioni

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www.freedomhouse.org

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Lo scandalo travolge l’Africa e si traduce in diritti negati

»Una compagnia ugandese si è rivolta allo studio legale panamense per evadere 400 mln $ di tasse dovute per la vendita di un terreno destinato all’estrazione di petrolio.400 mln $ è una cifra superioreal budget destinato alla sanità dal Governo dell’Uganda

»Il nipote del presidente sudafricano grazie a Mossak Fonseca si è aggiudicato la concessione di due giacimenti di petrolio nella Repubblica democratica del Congo. Un affare da 6,7 mld $

Ogni anno l’Africa perde tra i 30 e i 60 mld $ in evasione e flussi finanziari illeciti (secondo la Commissione economica dell’ONU per l’Africa – Uneca) un flusso pari al triplo degli aiuti umanitari ricevuti dall’Africa (secondo l’Organizzazione per la cooperazione Oecd)

Fonte: Avvenire 06/04/2016

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AVVENIRE  19 GENNAIO 2016

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Oxfam è una associazione umanitaria che vuole porre fine all’ingiustizia della povertà. Riunisce 17 organizzazioni di paesi diversi che collaborano con quasi 3.000 partner locali in oltre 90 paesi del mondo. 

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AVVENIRE 19 GENNAIO 2016

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62 persone possiedono quanto la metà della popolazione mondiale. Erano 388 nel 2010

I 62 più ricchi hanno visto aumentare la loro ricchezza del 44% (542 mld $) arrivando a possedere 1760 miliardi di dollari

Dal 2010 al 2014 metà della popolazione mondiale ha visto un calo della ricchezza del 41% (1000 miliardi di $)

Nel 2015 l’1% possiede il 99% della ricchezza (Avvenire 19 gennaio 2016)

In Italia1% possiede il 23.4% della ricchezza

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» L'analisi di Oxfam evidenzia l'inganno consapevole che investe le regole del gioco, falsando un mercato in cui i ricchi, pochissimi, hanno sempre di più, e i poveri, la stragrande maggioranza, hanno sempre di meno:

» sono gli stessi meccanismi democratici a vacillare.

» Dai sondaggi realizzati in India, Sud Africa, Spagna, Gran Bretagna e Stati Uniti è emerso che la maggior parte degli intervistati ha la sensazione, di più, la convinzione che le leggi oggi siano scritte e concepite per favorire i più ricchi.In Africa, in particolare, le grandi multinazionali impegnate soprattutto nei settori dell'industria mineraria/estrattiva, sfruttano la propria influenza per evitare l'imposizione fiscale e le royalties, riducendo così la disponibilità di risorse che i governi potrebbero utilizzare per combattere la povertà; in India il numero di miliardari è aumentato di dieci volte negli ultimi dieci anni a seguito di politiche fiscali altamente regressive, mentre il paese è tra gli ultimi del mondo se si analizza l’accesso globale a un’alimentazione sana e nutriente.

» Negli Stati Uniti, il reddito dell’1% della popolazione è aumentato ed è ai livelli più alti dalla vigilia della Grande Depressione. Recenti studi statistici hanno dimostrato che, proprio negli USA, gli interessi della classe benestante sono eccessivamente rappresentati dal governo rispetto a quelli della classe media: in altre parole, le esigenze dei più poveri non hanno impatto sui voti degli eletti.

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La crisi della disuguaglianza globale sta raggiungendo valori estremimai toccati prima. L’1% più ricco della popolazione mondiale possiede più risorse del resto del mondo.Potere e privilegi sono strumenti usati per condizionare il sistemaeconomico e allargare il divario tra chi è ricco e chi non lo è.Una rete globale di paradisi fiscali consente inoltre ai più ricchi dioccultare 7.600 miliardi di dollari. Non si può vincere la sfida contro l’ingiustizia della povertà finché non si pone rimedio alla crisi della disuguaglianza.

(Le radici economico‐finanziarie della possibile Guerra mondiale, Brunello Rosa – Limes 3/2016).

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» Sono numerosi i politici e gli opinionisti che nel nostro Paese affermano la necessità di «aiutare gli africani a casa loro». Ciò purtroppo non è avvenuto in passato e non sta avvenendo oggi. Anzi le politiche d’investimento a livello internazionale – occidentali e non solo‐ attualmente, sono di segno contrario. Si tratta di un paradosso se si considera che stiamo parlando del continente con tassi di crescita superiori a quelli di molti paesi del Primo Mondo. Eppure il debito africano è tornato a salire e il rischio è che molti governi non siano in grado di onorare i propri impegni. 

» Nello scorso decennio una trentina di paesi a basso reddito dell’Africa subsahariana poterono ottenere una riduzione del debito (circa cento miliardi di dollari). Ciò consentì a molti governi africani di riprendere fiato, accedendo a prestiti insperati. L’esempio emblematico è quello del Ghana che nel 2007 fu il primo Paese beneficiario ad affacciarsi sui mercati internazionali, emettendo obbligazioni pari a 750 milioni di dollari. Seguirono altri quattro destinatari del condono: Senegal, Nigeria, Zambia e Rwanda.

(continua)      

Avvenire, 11 luglio 2015, Il debito che soffoca l’Africa e annuncia nuove schiavitù, Don Giulio Albanese

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» Le nuove risorse sono state utilizzate in parte per sostenere attività imprenditoriali straniere in Africa ma anche per foraggiare le oligarchie autoctone. Sono nate così società partecipate che, comunque, nonostante la crescita della produttività, non sono state in grado di compensare la nuova crisi debitoria.

» I nuovi programmi d’investimento non sono stati associati ad organici piani di sviluppo nazionali, pertanto sono state costruite «cattedrali nel deserto» esposte all’azione predatoria di potentati internazionali soprattutto sul versante delle materie prime e delle fonti energetiche. Nel frattempo si è innescata sulle piazze finanziarie una speculazione sfrenata sull’eccessivo indebitamento dei paese africani che ha determinato la svalutazione delle monete locali. Uno dei casi emblematici è proprio quello del Ghana che oggi, per ripagare il debito, è costretto a svendere i propri asset strategici (acqua petrolio, elettricità, telefonia, cacao, diamanti….)

(continua)

Avvenire, 11 luglio 2015, Il debito che soffoca l’Africa e annuncia nuove schiavitù, Don Giulio Albanese

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» Le responsabilità ricadono sia sulla classe dirigente locale ma anche sulle stesse istituzioni finanziarie internazionali le quali pretendono che le concessioni per lo sfruttamento delle materie prime, unitamente alle privatizzazioni (soprattutto il land grabbing, vale a dire l’accaparramento dei terreni da parte delle aziende straniere) vengano attuate «senza sé e senza ma» per arginare il debito. Si tratta di un affare colossale per cinesi, americani ed europei, essendo la moneta locale fortemente deprezzata. Sta di fatto che oggi, il Governo di Accra ha un doppio problema: è privo di proprie risorse finanziarie ed è sempre più appesantito da un fardello, quello del debito, difficile da sostenere.

» In questo modo, tra qualche anno, gli africani quasi certamente non saranno più padroni dell’acqua che bevono, del pane che mangiano e dell’aria che respirano. Un impoverimento che, peraltro, potrebbe innescare nuovi e già massicci fenomeni migratori

Avvenire, 11 luglio 2015, Il debito che soffoca l’Africa e annuncia nuove schiavitù, Don Giulio Albanese

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Le aree siccitose (ossia sofferenti per scarsità cronica di piogge) coprono oltre il 41% della superficie terrestre, dove vivono circa 2 miliardi di persone. Il 72% delle terre aride si trova in Paesi in via di sviluppo.

(Fonte: CNR http://www.focus.it/ambiente/natura/cnr‐desertificazione‐e‐profughi‐ambientali )

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Se aumenteranno i territori inospitali aumenteranno allo stesso ritmo le ondate migratorie. «A essere maggiormente colpiti dalla siccità sono infatti i Paesi del bacino del Mediterraneo, tra i più fragili dal punto di vista ambientale e antropico», afferma Mauro Centritto del CNR. «Molte delle persone che arrivano da noi non fuggono dalla guerra ‐ o solo dalla guerra ‐ma da aree rese invivibili dalla desertificazione: sono rifugiati ambientali. Il loro numero è destinato a crescere nel prossimo futuro. Occorre un approccio sistemico al problema, capace di riportare in equilibrio ecologico i territori a rischio».(Fonte: CNR http://www.focus.it/ambiente/natura/cnr‐desertificazione‐e‐profughi‐ambientali )

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Fonte: World Wildlife Fund

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Nel 2016 popolazione residente 60.656 mln‐139.000 unità rispetto al 2015 (‐2,3 ‰)

La popolazione immigrata è di                   5.054 mln (8,3%)

Nel 2015 le nascite sono state                488.000di cui 63.000 immigrati (12,9%);  ‐15.000 rispetto al 2014 (minimo storico dall’Unità d’Italia 1861)

Nel 2015 le morti sono state 653mila;  +54.000 rispetto al 2014 (+9,1%)

Gli ultra 65enni sono 13,4 milioni, il 22% del totale

Fonte: ISTAT

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COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO – FEDERAZIONE DELLE CHIESE EVANGELICHE –8 PER MILLE DELLA CHIESA VALDESE

• Iniziativa totalmente autofinanziata dalle organizzazioni che lo hanno promosso• In 2 anni 1000 profughi da Libano (siriani), Marocco (sudsahariani), Etiopia (eritrei, somali, 

sudanesi)• si rivolge a tutte le persone, selezionate, in condizioni di vulnerabilità, indipendentemente dalla 

loro appartenenza religiosa o etnica;• sono accolti, viene loro offerta un’integrazione nel tessuto sociale e culturale italiano, attraverso 

l’apprendimento della lingua italiana, la scolarizzazione dei minori ed altre iniziative.• Le organizzazioni che hanno proposto il progetto allo Stato italiano si impegnano a fornire: 

1. assistenza legale2. ospitalità ed accoglienza per un congruo periodo di tempo; 3. sostegno economico per il trasferimento in Italia; 4. sostegno nel percorso di integrazione nel nostro Paese

La risposta finale è sicuramente la PACELa risposta immediata è il CORRIDOIO UMANITARIO: progetto‐pilota, il primo di questo genere in Europa 

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Abbiamo visto come il fenomeno migratorio, sia sul versante emergenziale (per la mole numerica) chesul versante strutturale, ha bisogno anzitutto di una corretta informazione che lo renda piùcomprensibile rispetto sia alla complessità delle cause (molteplici fattori lo generano, fra loro autonomima interdipendenti) sia alla complessità delle risposte che invoca (altrettanto autonome mainterdipendenti).Del resto in un mondo globalizzato non potrebbe che essere così. Ma proprio questo richiede unaglobalizzazione di informazione, una globalizzazione etica, una globalizzazione degli interventi sullediverse cause dell’immigrazione che richiede a sua volta un «governo» globale.Si veda la questione Siria e Libia (per l’aspetto emergenziale): risposte risolutive sono e saranno efficacisolo se una leadership «globalizzata» è presente ed efficace ma anzitutto riconosciuta. Non pare poteresserlo l’Europa, come i fatti attestano.Vi è un’unica possibilità: l’ONUMa forse finché il Consiglio di Sicurezza sarà «ostaggio» dei cinque (liberatori) che hanno vinto laSeconda Guerra mondiale, sarà difficile (vd ad esempio gli artt. 27 e 108 della Carta delle Nazioni Unitesu www.studiperlapace.it/view_news_html?news_id=onucarta).Certo, piuttosto che niente meglio piuttosto….in ogni caso, far girare l’idea che una riforma delle«Nazioni Unite» in un mondo globalizzato è effettivamente urgente non sarebbe male.Proviamoci anche noi, nel nostro piccolo ma continuando a sporcarci le mani, magari per stringernealtre.Grazie

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Presentiamo ora tre testimonianze che abbiamo scelto tra moltissimepossibili guidati da tre criteri principali:1) Il dramma esistenziale vissuto dalle persone migranti con il loro

bagaglio di sofferenze, di violenze subite che li spingono a partire allaricerca di una vita semplicemente dignitosa;

2) L’aspetto relazionale, profondamente umano, che spinge le personemigranti a cercare di mantenere i contatti con i loro familiariattraverso i mezzi a disposizione, come i telefonini;

3) Il percorso di consapevolezza che si cerca di fare con le personemigranti che non ottengono il permesso di soggiorno, per progetti dirientro.

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Il mio nome è ….vengo dalla Somalia. Sono arrivato in italia il 24\12\2015. Non sono venuto qui per turismo, sono venuto qui per salvarmi perché nel mio paese è difficile vivere o salvare la propria vita. Ogni giorno le persone muoiono sulla strada perché da quando Alshabab ha attaccato il governo nessuno proteggere le nostre vite entrambe le parti stanno sterminando le persone.Questo è il motivo per cui avresti paura di vivere in Somalia, questa è la situazione generale in Somalia. Sono partito anche per altri motivi, diversi, altre difficoltà della mia  vita personale.Vivevo a Buulaburto con mia madre, mio padre, mia moglie, i miei 3 fratelli e mia sorella.  La mia città si trova al centro della Somalia. Qui la vita delle persone dipende dall’agricoltura. Si trova lungo  il fiume Shabele. Mio papà aveva una fattoria e lavorava anche con la comunità della città. Lui aiutava la comunità distribuendo il cibo e i medicinali che portavano le agenzie.Lui consigliava le persone giovani ad evitare i gruppi di AL SHABAB (di seguirli, coprirli, supportarli o avere paura).A volte aiutava i militari di Amisom a tradurre quando volevano parlare con le persone della città. Perché lui capiva l’inglese e lo parlava. Lui è stato il mio maestro di inglese (ho imparato da lui).  (continua)

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Lui mi ha anche insegnato a comportarmi con l’ambiente. ALSHABAB lo ha utilizzato molte volte con le telefonate e i messaggi e parlavano a lui(lui era un’autorità) nei processi di uccisione.Dopodiché a mio padre vennero riportate le cose che erano successe  tra la comunità e la polizia della città. Ma mio padre non è stato protetto o salvato. Sono stati dei momenti tristi e bui per me e la mia famiglia.Era il 18‐20 aprile del 2015, la mattina presto mio padre e mia madre stavano lavorando insieme a me nella fattoria. ALSHABAB stava arrivando per noi. Arrivarono tre persone dissero a mio padre “ti abbiamo avvertito molte volte ma oggi non siamo qui per avvertirti e questo è l’ultimo giorno della tua vita. Tuo figlio e tua moglie saranno testimoni della tua fine”. Urlavano davanti a me e mia madre. Poi parlavano a me “quando finirai il lutto, il suo funerale, ti verremo a chiamare, verremo per te e tu farai tutto ciò che ci serve. Se provi a denunciarci per l’omicidio di tuo padre alla comunità o alla polizia lo seguirai”. Dopo questo ci lasciarono lì con il corpo sanguinante di mio padre. Sono andato immediatamente alla comunità e alla polizia a chiedere aiuto. Ho riferito cos’era successo a mio padre e ho chiesto protezione ma nessuno mi ha aiutato. C’era una persona, del gruppo di ALSHABAB, che ha ucciso mio padre. Ho denunciato anche lui all’ufficio della polizia.  (continua)

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Ho chiesto alla polizia di proteggermi perché non potevo andare casa, quindi la polizia mi ha lasciato dormire lì e stare lì per due settimane. Gli ho chiesto come potevo salvarmi in città e loro mi hanno detto “dovresti essere un poliziotto. Non possiamo dirti un altro modo per vivere o per salvarti in città”.Ero sotto shock e ho pianto nell’ufficio della polizia.Venne mia madre e mi disse che erano andati da lei e le avevano detto che se fossi uscito mi avrebbero ucciso perché avevo li avevo denunciati alla polizia. Era una nuova guerra tra tribù, tra la sua famiglia e la mia.Mia madre ha venduto la fattoria e io ho cominciato il mio viaggio verso l’Italia perché lei mi ha dato la metà dei soldi della vendita. Il viaggio non è stato facile perché non potevo usare l’aereo o usare il treno. Viaggiavo a volte a piedi a volte in macchina.É stato un viaggio davvero problematico.È difficile camminare di notte.Eravamo 30 persone in macchina mentre viaggiavamo attraverso il Sahara. Mi ricordo che sono morte 3 persone nel Sahara, una di loro era somala, le altre erano eritree.Siamo arrivati in Libia è stato difficile perché siamo stati portati in prigione. La vita era difficile perché eravamo in 140 persone in un posto. Mangiavamo due volte al giorno, alla mattina the e pane, alla sera acqua e pane.                                           (continua)

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In questo posto è morto Peter, un mio amico, perché non si può stare così.Questo è il modo che scegli di vivere o morire.Quindi in Libia ho visto molte persone morire ogni mattina, una o due persone al giorno.Sono stato due mesi in questo posto perché non avevo abbastanza soldi per pagare.Dopo due mesi mi hanno lasciato pagare poco denaro e andare via con le persone che pagavano di più.Quando stavo viaggiando non potevo credere che sarei arrivato vivo in Italia.Ringraziavo molto Dio e voglio ringraziare la guardia costiera italiana. Voglio ringraziare tutti i volontari che ci hanno aiutato. Grazie.

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Buongiorno a tutti, sono ……., ho 21 anni e vengo dal Mali.Sono arrivato in Italia il 3 Giugno 2015 e ancora adesso stiamo aspettando la commissione per sapere se possiamo rimanere qui in Italia.Sono veramente contento di partecipare a questa accoglienza.Noi siamo qui oggi in Italia non per rubare né per fare le cose brutte.Abbiamo lasciato il nostro paese a causa di molte cose per esempio il terrorismo, la politica, la guerra civile, le diversità religiosa e anche il razzismo.Con tutte le sofferenze che noi abbiamo vissuto, la fortuna ci ha regalato ora la sicurezza.È molto difficile attraversare il deserto ed il mare. Penso che questo lo sapete già, molti esseri umani sono rimasti nel mare e nel deserto dei paesi del Magreb.Io ho impiegato tre anni di viaggio per arrivare qui.In questi tre anni di viaggio non ho mai parlato con la mia famiglia perché quando sono partito non avevo niente, nessun telefono.Dopo un mese che ero in Italia un amico mi ha aiutato per chiamare mia sorella per dire a lei che stavo bene.

(Continua)

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Dopo quattro mesi sono riuscito a comprare un telefonino così posso scrivere e parlare con mia sorella, mio fratello e i miei amici.Quando troviamo internet gratis nella stazione o nella città possiamo scrivere o chiamare la nostra famiglia senza pagare niente. Per me è importante sentire la mia famiglia per sapere se stanno bene perché in Mali non sempre le cose vanno bene.Per noi il telefono è anche una compagnia per tutto il tempo in cui non abbiamo niente da fare.Ringrazio molto gli italiani che ci aiutano, anche le chiese, la caritas e le parrocchie.

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Buongiorno sono ………… e vengo dal Mali.Sono in Italia da dieci mesi e vivo nella parrocchia di …………. da otto mesi.Stiamo aspettando da tanto tempo la data per andare in commissione.Per noi è difficile aspettare tutto questo tempo senza fare niente.La cosa più difficile per noi è non sapere se la commissione andrà bene o andrà male.Se andrà male tutto è nelle mani di Dio.A noi piacerebbe restare in Italia perché stiamo bene in Italia.Perché i nostri volontari sono molto gentili.Perché l’Italia aiuta tanti migranti.Anche se restare in Italia, se la commissione è andata male, sarà molto difficile perché senza permesso di soggiorno non si può restare.Però noi non possiamo ritornare in Mali.Perché in Mali c’è la guerra nella città, perché c’è l’Isis, perché in Mali non c’è più la mia famiglia; per questo io cerco un altro paese dove posso vivere.GrazieBuona giornata a tutti.

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