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Regione Siciliana Assessorato Territorio ed Ambiente Provincia Regionale di Enna - Settore VIII - Ambiente Territorio e Protezione Civile Servizio Pianificazione del Territorio e Gestione Riserve naturali Sito di Importanza Comunitaria Monte Chiapparo (ITA 060014) PIANO DI GESTIONE AGOSTO 2008 Quadro conoscitivo - Relazione Intermedia

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Regione Siciliana

Assessorato Territorio ed Ambiente

Provincia Regionale di Enna - Settore VIII - Ambiente Territorio e Protezione Civile

Servizio Pianificazione del Territorio e Gestione Riserve naturali

Sito di Importanza Comunitaria Monte Chiapparo (ITA 060014)

PIANO DI GESTIONE AGOSTO 2008

Quadro conoscitivo - Relazione Intermedia

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PROVINCIA REGIONALE DI ENNA PROVINCIA REGIONALE DI ENNA - SETTORE VIII - AMBIENTE TERRITORIO E PROTEZIONE CIVILE

SERVIZIO PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO E GESTIONE RISERVE NATURALI

RELAZIONE INTERMEDIA

PIANO DI GESTIONE DEL

SITO NATURA 2000 “MONTE CHIAPPARO”

- SIC COD. ITA 060014 -

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Coordinamento generale e tecnico-scientifico

Dott. Ing. Paolo Bagliani – Criteria

Dott. Andrea Soriga - Criteria

Dott.ssa Sara Tonini - ambiente

Coordinamento operativo

Dott.ssa Edoarda Cannas – Criteria

Aspetti specialistici

A) Descrizione fisica del sito Dott. Gianpietro Giusso del Galdo - Criteria

Dott.ssa Geol. Silvia Pisu - Criteria

Dott.ssa Patrizia Sechi - Criteria

B) Descrizione biologica del sito Dott. Gianpietro Giusso del Galdo Università di Catania - Criteria

Dott. Agatino Maurizio Siracusa Università di Catania - Criteria

Dott. Ettore Petralia – Criteria Università di Catania - Criteria

C) Descrizione agroforestale del sito Dott.ssa Mariagrazia Equizi – ambiente

Dott. Agatino Maurizio Siracusa (C3) Università di Catania - Criteria

Dott. Ettore Petralia (C3) Università di Catania - Criteria

D) Descrizione socio – economica del sito Ing. Elisa Thiella – ambiente

Dott. Ing. Margherita Monni (D3) - Criteria

Dott. Andrea Salvatori (D6) – ambiente

E) descrizione dei valori archeologici, Dott.ssa Mariagrazia Equizi (E1) – ambiente architettonici e culturali Dott. Arch. Laura Zanini (E2, E3) - Criteria

F) Descrizione del paesaggio Dott.ssa Mariagrazia Equizi – ambiente

Aspetti cartografici

Coordinamento Ing. Roberto Ledda – Criteria

Ing. Giovanni Calledda - Criteria

Dott.ssa Mariagrazia Equizi – ambiente

Ing. Giuseppe Manunza – Criteria

Ing. Carla Marcis - Criteria

Ing. Loredana Poddie - Criteria

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INDICE

0. INTRODUZIONE................................................................................... 6

1.1 Compiti del Piano di Gestione .............................................................6

1.1.1 Il percorso metodologico per la redazione del Piano di Gestione ........................7

1.2 Struttura del Piano di Gestione ......................................................... 11

1. QUADRO CONOSCITIVO RELATIVO ALLE CARATTERISTICHE DEL SITO .................14

A) DESCRIZIONE FISICA DEL SITO ....................................................................14

A.1 Descrizione dei confini del Sito Natura 2000 .......................................... 14

A.2 Inquadramento climatico dell’area vasta e locale ................................... 15

A.3 Inquadramento geologico e geomorfologico........................................... 16

A.3.1 Descrizione geologica e geomorfologica del territorio ................................... 16

A.3.2 Individuazione di falde idriche sotterranee ................................................ 19

A.3.3 Individuazione delle aree classificate ad elevata pericolosità per franosità e per la

prevenzione del rischio idrogeologico ................................................................. 19

A.3.4 Individuazione di sistemi di monitoraggio già esistenti nel territorio................. 19

A.4 Idrologia .................................................................................... 19

A.4.1 Descrizione dei corpi idrici presenti, condizioni idrografiche, idrologiche ed

idrauliche (DMV), degli usi attuali della risorsa idrica e di quelli previsti, ivi compresa la

vocazione naturale ........................................................................................ 19

A.4.2 Individuazione di Reti di monitoraggio esistenti (localizzazione punti di misura e

parametri) .................................................................................................. 20

Allegati cartografici....................................................................................... 20

B) DESCRIZIONE BIOLOGICA DEL SITO ...............................................................21

B.1 Verifica e aggiornamento dei dati di presenza riportati nella scheda Natura 2000

21

B.2 Ricerca bibliografica della letteratura rilevante ..................................... 26

B.3 Studi di dettaglio .......................................................................... 27

B.3.1 Indagini effettuate e metodologie adottate................................................ 28

B.3.2 Inquadramento della vegetazione dal punto di vista fitosociologico .................. 30

B.3.3 Scheda di valutazione del grado di invasività delle specie aliene...................... 34

B.3.4 Valore faunistico degli habitat................................................................ 35

B.3.5 Descrizione di aree di importanza faunistica............................................... 35 B.3.5.1 Bacini d’acqua artificiali ..........................................................................35

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B.3.5.2 Ambiti fluviali e torrenti..........................................................................35 B.3.5.3 Pascoli................................................................................................35 B.3.5.4 Agroecosistemi di interesse faunistico ..........................................................36 B.3.5.5 Praterie aride .......................................................................................36 B.3.5.6 Colture estensive ...................................................................................36

B.3.6 Definizione delle relazioni del Piano di gestione con la Rete Ecologica Regionale ed

individuazione delle reti e dei corridoi ecologici presenti e potenziali sia all'interno del

piano sia all'interno di ciascun sito..................................................................... 36

Elaborati cartografici ..................................................................................... 37

C) DESCRIZIONE AGROFORESTALE DEL SITO.........................................................38

C.1 Descrizione agricolo – forestale del Sito ............................................... 38

Inquadramento Regionale ................................................................................ 38

Inquadramento alla scala locale ........................................................................ 40

C.2 Descrizione dell’uso del suolo ........................................................... 40

C.3 Caratterizzazione delle aree agricole e forestali rispetto agli habitat e le specie della Dir. 92/43/CEE e della Dir. 79/409/CEE .............................................. 42

C.4 Incidenza delle aree agricole e forestali all’interno del sito ....................... 44

C.5 Valutazione dell’impatto delle tipologie di gestione agroforestali su habitat e

specie all’interno del sito...................................................................... 45

Elaborati cartografici ..................................................................................... 46

D) DESCRIZIONE SOCIO – ECONOMICA DEL SITO......................................................47

D.1 Presenza di aree protette, suddivise per tipologia................................... 47

D.2 Presenza di vincoli ambientali........................................................... 55

D.3 Previsioni strumenti urbanistici ......................................................... 55

D.4 Inventario dei soggetti amministrativi e gestionali che hanno competenze sul

territorio nel quale ricade il sito.............................................................. 56

D.5 Coerenza con Piani, progetti, politiche settoriali che interessano il territorio nel quale ricade il sito .............................................................................. 62

D.6 Inventario e localizzazione degli strumenti di programmazione territoriale,

Programmi d’Iniziativa Comunitaria, Azioni Comunitarie sull’ambiente ricadenti e/o

utilizzati per il sito.............................................................................. 63

D.7 Inventario delle regolamentazioni legate ai vincoli esistenti sul territorio e in

generale alle attività antropiche ............................................................. 77

D.8 Soggetti pubblici e privati operanti in campo ambientale .......................... 79

D.9 Valutazione della popolazione presente nel sito ..................................... 81

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D.9.1 Numero di persone impiegate e flussi economici per settore ........................... 84

D.9.2 Variazioni demografiche........................................................................ 89

D.9.3 Tasso di attività della popolazione in età lavorativa ..................................... 93

D.9.4 Tasso di disoccupazione ........................................................................ 95

D.9.5 Tasso di scolarità ................................................................................ 96

D.9.6 Arrivi e Presenze turistiche per abitante e per Km2 del Sito Natura 2000 ........... 99

D.10 Presenza di attività socio - economiche sul Sito Natura 2000 .....................101

D.10.1 Inventario e/o Carta delle attività economiche presenti all'interno del sito (attività industriale, artigianale, commerciale, agricola, turistico-ricettiva, servizi).................101

D.11 Descrizione degli assetti insediativi ed infrastrutturali del Sito...................101

Elaborati cartografici ....................................................................................101

E) DESCRIZIONE DEI VALORI ARCHEOLOGICI, ARCHITETTONICI E CULTURALI PRESENTI NEL SITO

NATURA 2000...................................................................................... 101

E.1.1 Coerenza con gli obiettivi del D. Lgs. 42/04...............................................101

E.2 Individuazione delle aree archeologiche..............................................101

E.3 Individuazione di beni architettonici e archeologici sottoposti a tutela nonché di

eventuali aree di rispetto. ....................................................................101

Elaborati cartografici ....................................................................................101

F) DESCRIZIONE DEL PAESAGGIO.................................................................. 101

F.1 Caratterizzazione della qualità del paesaggio con riferimento agli aspetti storico-

testimoniali e culturali e alla percezione visiva per gli aspetti naturali ed antropici101

F.2 Definizione degli elementi del paesaggio antropico e naturale significativi e loro

stato di conservazione.........................................................................101

F.3 Variazioni del paesaggio.................................................................101

F.4 Coerenza con le Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale .......101

F.5 Coerenza con gli obiettivi del D.Lgs. 42/04 ..........................................101

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0. INTRODUZIONE

1.1 Compiti del Piano di Gestione

Con le Direttive comunitarie “Uccelli” (Dir.79/409/CEE) e “Habitat” (Dir.92/43/CEE), il Consiglio

dei Ministri dell’Unione Europea ha inteso perseguire, assieme alla salvaguardia di una serie di

habitat e di specie animali e vegetali di interesse comunitario, la progressiva realizzazione di un

sistema coordinato e coerente di aree destinate al mantenimento della biodiversità all’interno

del territorio dell’Unione. Tale insieme di aree, di specifica valenza ambientale e naturalistica,

è individuato, ai sensi della Direttiva "Habitat" (art. 3), come Rete Natura 2000, essendo

quest’ultima costituita dall'insieme dei siti denominati ZPS (Zone di Protezione Speciale) e pSIC

(proposti Siti di Importanza Comunitaria) (questi ultimi attualmente proposti alla Commissione

Europea e che al termine dell’iter istitutivo saranno designati come ZSC (Zone Speciali di

Conservazione)).

L’Art. 6 della direttiva 92/43/CEE, che stabilisce le disposizioni che disciplinano la conservazione

e la gestione dei siti Natura 2000, prevede, al paragrafo 1, che gli Stati Membri provvedano, per

le ZSC, ad individuare specifiche Misure di Conservazione. Disposizioni analoghe, in virtù

dell’articolo 4, paragrafi 1 e 2, della direttiva 79/409/CEE, sono applicate alle ZPS.

L’obiettivo essenziale e prioritario che la Direttiva Habitat pone alla base della necessità di

definire apposite Misure di Conservazione a cui sottoporre ciascun sito Natura 2000 è quello di

garantire il mantenimento in uno “stato di conservazione soddisfacente” gli habitat e/o le specie

di interesse comunitario, in riferimento alle quali quel dato SIC e/o ZPS è stato individuato.

Le misure di conservazione necessarie possono assumere differenti forme tra cui, in particolare

quella di “appropriati piani di gestione”.

L’articolo 6 della direttiva “Habitat” evidenzia chiaramente come la peculiarità dei piani di

gestione dei siti Natura 2000 risieda particolarmente nel considerare in modo comprensivo le

caratteristiche ecologiche, socio-economiche, territoriali e amministrative di ciascun sito.

La normativa italiana di recepimento e di attuazione delle direttive “Habitat” e “Uccelli”,

nonché gli indirizzi e le linee guida sviluppate nel tempo, alla scala nazionale e a quella

regionale in Sicilia, per quanto attiene alla gestione dei siti Natura 2000, hanno strutturato un

quadro di riferimento metodologico relativamente alle procedure e agli strumenti da adottare al

fine di garantire il perseguimento degli obiettivi di tutela definiti dalle direttive comunitarie.

In particolare in Sicilia l’adozione di piani di gestione rappresenta, negli indirizzi dell’Assessorato

regionale Territorio e Ambiente, come la misura necessaria da assumere nella maggior parte dei

casi ai fini di rispondere alle esigenze di gestione dei siti Natura 2000 presenti sul territorio

regionale.

La gestione dei siti Natura 2000, nonché la redazione e strutturazione dei Piani di Gestione di

questi ultimi sono stati oggetto, a partire dalla pubblicazione della direttiva comunitaria

“Habitat” (Dir. 92/43/CEE) e dai relativi recepimenti e disposizioni attuative a livello nazionale

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e regionale, di una ricca produzione di documenti esplicativi, studi dimostrativi, manuali e linee

guida rispetto ai quali è necessario fare riferimento per la predisposizione degli strumenti di

gestione. Tra questi, le “Linee Guida per la Redazione dei Piani di Gestione dei SIC e ZPS”,

prodotte a cura dell’Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Sicilia, chiariscono indirizzi

essenziali a cui è indispensabile attenersi a livello regionale.

La misura 1.11 del CdP del POR Sicilia 2000-2006 riguarda in particolare la promozione della Rete

Ecologica Regionale.

I Piani di Gestione e l’adeguamento a questi strumenti della pianificazione territoriale e di

settore costituiscono la base di un percorso metodologico per la realizzazione della Rete

Ecologica Regionale più logico e coerente con i principi dello sviluppo sostenibile.

Non si ritiene più infatti di agire ponendo in essere una serie non coordinata di interventi a

pioggia sul territorio, ma disciplinando le attività umane in un documento di pianificazione che

tenga conto in maniera specifica delle emergenze naturalistiche da tutelare, mediante un

aggiornamento del quadro conoscitivo, l’individuazione e localizzazione delle minacce e la

predisposizione di un piano di azione per la tutela della naturalità.

Il piano inoltre si presenta come un’occasione per stimolare la crescita di sensibilità delle

comunità locali sull’importanza della conservazione della natura, prevedendo forme di

consultazione degli attori locali.

1.1.1 Il percorso metodologico per la redazione del Piano di Gestione

Il quadro di riferimento normativo e di indirizzo definito alla scala comunitaria, nazionale e

regionale delinea nel complesso un orientamento ben strutturato per quanto riguarda la

redazione e gli obiettivi generali dei piani di gestione dei siti Natura 2000. Tali indirizzi di

struttura e contenuti rappresentano necessariamente requisiti a cui occorre attenersi nella

predisposizione degli strumenti di gestione dei SIC e ZPS. Inequivocabile e chiaro in particolare,

risulta l’obiettivo generale posto in capo alla redazione del Piano, ovvero la definizione uno

strumento capace di coniugare un dispositivo conoscitivo ampio e comprensivo delle differenti

prospettive di caratterizzazione del sito, con particolare riferimento alle valenze naturalistiche

di interesse comunitario, con la definizione di appropriate misure di conservazione e di gestione

necessarie al mantenimento in uno stato di conservazione “soddisfacente” gli habitat e le specie

per cui in sito è stato istituito.

Parallelamente però, la stessa direttiva comunitaria, nonché le linee guida ministeriali e

regionali, chiariscono che tale obiettivo sebbene essenziale e ineludibile, debba essere

considerato come un requisito di minima, riferito al rispetto degli obblighi comunitari, mentre

risulti del tutto opportuna all’interno di tali strumenti la definizione di un quadro di

compatibilità reciproca tra valenze ambientali e territoriali, dinamiche insediative ed esigenze

socio-economiche. Peraltro, proprio la maggiore complessità e articolazione del piano di

gestione rispetto ad altre misure di conservazione a cui è possibile fare riferimento, al fine di

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garantire la tutela dei valori riconosciuti al sito dalle direttive comunitarie, dovrebbe essere

giustificata anche dalla necessità di considerare rispetto ad una prospettiva più integrata e

allargata le opportunità di sviluppo sostenibile dell’area. All’interno di tale visione un elemento

essenziale è rappresentato dalla opportunità di sviluppare in modo specifico la dimensione

partecipativa e il coinvolgimento nelle procedure di piano dei diversi soggetti interessati.

In questa direzione il quadro di sfondo concettuale dello sviluppo sostenibile richiama i principi

di integrazione e di cooperazione.

Il primo si fonda sulla consapevolezza che un sistema territoriale è un ambito unitario e

multidimensionale in cui i processi di funzionamento, le tendenze evolutive dei sistemi

ambientali e insediativi, i problemi, le potenzialità, e le attività umane risultano fra loro

interdipendenti. Tale consapevolezza impone la necessità di promuovere azioni orientate alla

massima integrazione: tra ambiti territoriali, tra politiche, tra settori disciplinari, tra attori e

reti decisionali. In questo senso l’approccio interdisciplinare e l’integrazione tra contenuti e

obiettivi del Piano di Gestione dei SIC e piani generali (PRG, piani intercomunali) e di settore

costituisce l’esito di una visione strategica e integrata di riferimento per lo sviluppo sostenibile.

Il secondo si fonda sul presupposto che le attività di pianificazione e progettazione riguardano

una pluralità di attori e loro reciproche interazioni. Una procedura mirata alla definizione di

obiettivi, strategie e scelte progettuali comuni e condivise dovrà, quindi, anche comprendere il

complesso insieme di negoziazioni e conflitti derivanti dalla contemporanea presenza sulla scena

di soggetti che esprimono posizioni differenti perseguendo spesso strategie divergenti.

Rispetto a quest’ultimo orientamento metodologico e programmatico è stata impostata la

predisposizione del Piano di Gestione.

La salvaguardia dei requisiti di qualità ambientale e di conservazione stabiliti dalle direttive

comunitarie, si pongono perciò non come l’obiettivo ultimo e definitivo del progetto di piano,

ma piuttosto rappresentano una condizione certamente necessaria da garantire in funzione del

rispetto di un ordine di valore sovraordinato e di interesse generale, mentre l’obiettivo posto in

capo al processo di definizione dal basso dello strumento di gestione dell’area si configura nella

definizione di uno scenario di compatibilità tra la loro dimensione naturalistica ed ecologico-

ambientale e le attività ed i processi legati all’utilizzo della risorsa capaci di perseguire

localmente una strategia di sviluppo possibile per il territorio.

In questi termini, lo sviluppo del Piano di Gestione seguendo un approccio interscalare (dalla

scala di rete ecologica alla scala di habitat) relativamente all’analisi, all’interpretazione e alla

definizione delle linee strategiche di conservazione, consente di perseguire concretamente la

coerenza tra obiettivi, strategie ed azioni progettuali tra i diversi livelli territoriali mirati alla

conservazione della biodiversità - dalla scala regionale e provinciale a quella comunale e di

dettaglio - perseguendo l’integrazione verticale dell’apparato programmatico e decisionale

In quest’ultima prospettiva l’elevata qualità ambientale caratteristica del sito comunitario è

intesa non come un valore assoluto in se concluso. Piuttosto essa si propone come il potenziale

strategico che per esprimere le proprie prerogative di risorsa per il territorio richiede venga

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intrapreso con fermezza un percorso processuale di costruzione di scenari progettuali capaci di

mettere a valore questa potenzialità. In questi termini, adottando decisamente gli assunti

concettuali e metodologici posti alla base della codifica del principio dello sviluppo sostenibile,

la prefigurazione di possibili soluzioni di progetto, capaci di entrare in relazione con le

dinamiche portanti caratteristiche dell’area sensibile, risultano esplicitamente calibrate rispetto

alle esigenze di non compromissione delle condizioni di equilibrio e di autorigenerazione a lungo

termine delle risorse.

Finalità e criteri del Piano

Le opzioni di indirizzo concettuale e metodologico precedentemente delineate hanno guidato

verso la definizione di uno strumento caratterizzato da diversificate e tra loro coerenti

prospettive di operatività e di integrazione all’interno del sistema complessivo degli strumenti di

governo del territorio che interessano il sito Natura 2000.

In particolare l’operatività del piano è orientata verso i seguenti indirizzi di particolare

significato rispetto all’ordine di interessi della comunità locale:

- Il piano si configura come strumento di indirizzo e di supporto alle decisioni,

nell’ambito dei processi di definizione delle strategie gestionali, della programmazione

e della organizzazione della progettualità d’ambito orientata in senso ambientale. Da

questo punto di vista aspetti qualificanti del piano sono rappresentati da:

o un quadro conoscitivo completo e strutturato, comprensivo delle differenti

componenti naturali e umane che concorrono a caratterizzare specificamente il

territorio;

o un repertorio della progettualità attualmente espressa nel sito;

o un quadro degli indirizzi programmatici, visioni al futuro, aspettative,

orientamenti con le quali gli attori locali e le amministrazioni si rapportano

rispetto agli scenari di gestione dell’area;

o un associato dispositivo analitico e valutativo delle relazioni tra le diverse

componenti rappresentate nei quadri precedenti, capace di fare emergere

coerenze e conflitti rispetto alle prospettive di giudizio e delle scale di valori

assunte in termini espliciti.

Assunta questa forma, i contenuti e la struttura del Piano di Gestione risultano

funzionali alla predisposizione di indirizzi di organizzazione del territorio prevista da

altri strumenti di pari livello.

- Il piano si propone come strumento orientato a perseguire obiettivi di coinvolgimento

dei diversi soggetti di interesse e di integrazione dei differenti ordini di competenza e

di scala che si propongono nella gestione dei processi ambientali, insediativi e

socioeconomici dell’area del SIC. Rispetto a questo obiettivo il piano risponde in senso

metodologico ponendo i processi evolutivi del territorio, intesi nella loro complessità,

dimensione unitaria e relazionale con le altre dinamiche in atto, come riferimento del

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complessivo percorso di acquisizione e analisi delle informazioni, di valutazione e di

scelta delle strategie di intervento. L’approccio multiscalare si riflette nella

configurazione assunta dal dispositivo disciplinare ed attuativo del piano che deve

confrontarsi con una prospettiva di integrazione dei contenuti delle norme e degli

indirizzi previsti nel Piano di Gestione all’interno degli strumenti di pianificazione

generale nonché dei piani di settore ed attuativi che interessano l’area. Da questo

punto di vista risulta sostanziale il ruolo assunto dal piano di gestione in quanto

strumento a maggior dettaglio sia spaziale che tematico relativamente agli aspetti di

interesse del sito Natura 2000.

- Il piano si qualifica come quadro di riferimento primario ai fini dell’espletamento delle

procedure di Valutazione di Incidenza, obbligatorie ai sensi della direttiva “Habitat”

per tutti i piani ed i progetti che interessano il sito Natura 2000 non unicamente rivolti

alla sola tutela e gestione conservativa delle valenze naturalistiche di interesse

comunitario. Da questo punto di vista risulta fondamentale la definizione di un archivio

strutturato delle conoscenze e delle caratteristiche territoriali del sito, i cui contenuti

possano porsi come banca dati a sostegno del processo di valutazione. Ancora più

rilevante appare inoltre l’opportunità di definire, rispetto ai requisiti di coerenza delle

iniziative di intervento nei confronti in particolare della scala degli interessi

comunitari, ovvero di altre istanze connesse con la sostenibilità ambientale, sociale

economica della gestione del sito, un stabile quadro chiaro e condiviso di regole e

criteri di giudizio. A questo proposito un ruolo essenziale è riferito alla qualità ed

efficacia del dispositivo di valutazione integrato all’interno del Piano. Una simile

condizione permette di limitare drasticamente i margini di indeterminatezza e di

discrezionalità da parte dei soggetti tenuti a formulare un giudizio di compatibilità

rispetto ai caratteri di salvaguardia del sito, all’interno delle procedure di valutazione

dei piani e progetti.

- Il piano, in quanto strumento capace di prefigurare progettualmente scenari strategici

riferiti ad obiettivi di sostenibilità dello sviluppo e della crescita complessiva del

territorio, si configura come documento di indirizzo strategico per la pianificazione

generale, di settore e attuativa. A questo riguardo un ruolo importante è rivestito dalla

adozione di un approccio integrato nella definizione delle valutazioni e delle scelte di

Piano, orientato a perseguire esigenze di coerenza, compatibilità e coordinamento tra

le differenti dimensioni di scala, di contenuto e di competenza connesse con la

gestione del sito.

- Il piano si rapporta attivamente e specificamente rispetto al processo di pianificazione

e gestione paesaggistica delle risorse territoriali, configurandosi come strumento di

integrazione degli strumenti di governo di scala superiore come i piani paesaggistici

richiamati dal DLgs 22.1.2004 n.42. Il piano di gestione, assumendo la rilevanza

sovralocale riconosciuta alla dimensione ambientale e paesaggistica del sito, nonché i

requisiti di coerenza con gli altri ordini di pianificazione, sviluppa apparati conoscitivi,

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valutativi e attuativi che permettono una contestualizzazione ed una reinterpretazione

in scala locale delle individuazioni e previsioni della pianificazione paesaggistica. Da

questo punto di vista, l’operatività del piano di gestione può esprimersi in particolare

all’interno delle procedure di definizione e di sviluppo di intese finalizzate alla

attuazione di interventi di valenza paesaggistica.

Coinvolgimento e partecipazione

La dimensione partecipativa ed il coinvolgimento all’interno del processo di piano dei diversi

portatori di interesse e soggetti territoriali interessati risultano elementi rilevanti al fine di fare

emergere, oltre che elementi conoscitivi fondamentali necessari alla costruzione del progetto,

istanze ed aspettative di chi abita il territorio o ha la responsabilità di gestire il governo dello

stesso nonché aspetti fondativi del rapporto tra popolazione e luoghi, alla base della opportunità

di individuare possibili scenari di sviluppo sostenibile dell’area.

1.2 Struttura del Piano di Gestione

Contenuti e struttura del Piano

I contenuti e la struttura del piano riflettono necessariamente l’impostazione definita dalle

apposite “Linee Guida per la Redazione dei Piani di Gestione dei SIC e ZPS”, prodotte a cura

dell’Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Sicilia.

La struttura del piano si articola in:

- un Quadro conoscitivo, orientato a rappresentare i contenuti di carattere conoscitivo a

supporto dello strumento di gestione;

- Valutazione delle esigenze ecologiche di habitat e specie;

- Obiettivi e Strategia Gestionale contenenti il dispositivo valutativo e di gestione, nonché

l’individuazione del parco interventi di attuazione delle strategie e degli obiettivi definiti dal

piano;

- Indicatori per la redazione del Piano di Gestione.

Il Quadro Conoscitivo

Struttura:

Relazione introduttiva: introduce il piano di gestione definendone riferimenti normativi

programmatici e concettuali, opzioni culturali, approccio metodologico, finalità e struttura.

Caratterizzazione territoriale del sito: sono descritti gli elementi informativi riguardanti il sito,

contenuti all’interno della attuale versione del Formulario Standard Natura 2000,

l’individuazione del SIC, i descrittori geografici principali e un inquadramento territoriale

generale del sito comprendente gli aspetti amministrativi ed altre informazioni descrittive

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dell’area. Inoltre si riportano considerazioni circa l’attuale individuazione spaziale del sito e dei

contenuti della scheda del Formulario, in relazione alla completezza, correttezza delle

informazioni, esigenze di aggiornamento. Infine si descrivono le tipologie di habitat di interesse

comunitario la cui presenza è segnalata all’interno del pSIC, la tipologia di riferimento del pSIC

ed eventuali iniziative di conservazione e di tutela in corso.

Le sezioni del Quadro Conoscitivo che seguono sono riferite alla caratterizzazione ambientale e

territoriale del sito, con particolare riferimento agli elementi che motivano l’interesse

comunitario rispetto all’area, nonché delle altre valenze ambientali e territoriali capaci di

integrarsi con le precedenti al fine di fare emergere il potenziale di risorsa del settore.

Caratterizzazione abiotica del sito: fornisce una descrizione ed una analisi degli aspetti di

caratterizzazione fisica ambientale del SIC, con particolare riferimento alle tematiche di

maggiore influenza sulla biodiversità del sito

La caratterizzazione abiotica del sito comprende in particolare la descrizione del clima regionale

e locale, della geologia e geomorfologia, dell’idrologia e del suolo.

Caratterizzazione biotica del sito: distinta nelle sezioni floristico-vegetazionale e faunistica.

Viene definito il quadro conoscitivo di riferimento relativamente alla componente floristico-

vegetazionale delle specie vegetali presenti con indicazione del valore biogeografico e

conservazionistico, l’individuazione di eventuali specie alloctone presenti e la descrizione delle

unità di vegetazione esistenti facendo riferimento alla cartografia allegata al piano di gestione.

In funzione delle analisi ed interpretazioni floristico-vegetazionali effettuate vengono definiti e

caratterizzati gli Habitat di Interesse comunitario ai sensi della Direttiva 92/43/CEE, presenti nel

pSIC

La costruzione del quadro conoscitivo relativamente alla componente faunistica, prende in

considerazione le specie presenti fornendo elementi di valutazione circa il valore

conservazionistico e lo status faunistico e della zoocenosi specialmente per quanto attiene alle

specie di interesse protezionistico (prioritarie, endemiche, rare, minacciate, vulnerabili).

Caratterizzazione socio economica e insediativa: rappresenta un quadro conoscitivo di

riferimento relativamente ai principali processi insediativi e socio economici che definiscono

l'assetto organizzativo del territorio analizzato. L’analisi delle variabili socio-economiche e

insediative rappresenta un elemento fondamentale nella definizione del contesto di riferimento

e ha l’obiettivo di evidenziare eventuali criticità del sistema territoriale, che possano avere

un’incidenza sulla presenza di habitat e specie di interesse.

Caratterizzazione storico-culturale e architettonica: l’indirizzo metodologico alla base della

caratterizzazione storico culturale ed architettonica si fonda essenzialmente sul riconoscimento

del valore storico contestuale di ciascun bene e delle valenze attuali che potenzialmente legano

risorse storico culturali a risorse ambientali ed economiche. Si fornisce inoltre un inventario dei

valori archeologici, architettonici e culturali, nonché delle tradizioni locali, la cui tutela

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potrebbe interagire con la conservazione degli habitat e delle specie di interesse presenti nel

sito.

Caratterizzazione paesaggistica: contenente la caratterizzazione specifica degli aspetti

paesaggistici.

Le sezioni del Piano di Gestione relative al dispositivo valutativo e di gestione nonché

l’individuazione del parco interventi di attuazione delle strategie e degli obiettivi definiti dal

piano compresi gli indicatori di monitoraggio saranno affrontate all’interno del documento

definitivo di Piano.

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1. QUADRO CONOSCITIVO RELATIVO ALLE CARATTERISTICHE DEL SITO

La prima fase del lavoro riguarda la raccolta, l’organizzazione dei dati esistenti e l’analisi delle

informazioni già disponibili, compendiate da adeguate indagini e rilievi sul campo specialmente

per quanto attiene agli aspetti di maggiore interesse per il Piano di Gestione, al fine di definire

ed strutturare un impalcato conoscitivo di base, sul quale fare affidamento per lo sviluppo delle

successive fasi valutative e progettuali del Piano. Le attività di raccolta e analisi dei dati

riguardano i seguenti settori d’indagine: clima, geologia, geomorfologia, idrogeologia,

vegetazione, fauna, aspetti socio-economici, beni culturali e archeologici, paesaggio, quadro

programmatico e pianificazione urbana, territoriale e paesaggistica. Tale prima, essenziale base

conoscitiva potrà, evidentemente, essere oggetto di ulteriori approfondimenti e

perfezionamenti, relativamente alle componenti territoriali e ambientali considerate, in ragione

di esigenze in tal senso che potranno emergere nel corso delle successive tappe di sviluppo del

processo di piano.

A) Descrizione fisica del sito

A.1 Descrizione dei confini del Sito Natura 2000

Inquadramento generale dell’area di studio

Il SIC ricade all’interno della provincia di Enna e risulta interamente compreso all’interno del

comune di Agira (Figura 1 e Tavola 1).

Figura 1 - : Localizzazione dell’area di studio.

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L’area si estende per complessivi 1594 ettari ed include una area collinare prevalentemente

costituita da substrati argillosi. Si tratta di un territorio molto particolare soprattutto per la

natura dei substrati (argille, calcari, marne, gessi) su cui si insediano formazioni estremamente

particolari.

L’interesse floristico-vegetazionale di questo biotopo è dato dalla presenza di alcune formazioni

vegetali a dominanza di graminacee perenni, cespitose o stolonifere, legate a condizioni

climatiche particolarmente xeriche, come pure a suoli argillosi e/o calcareo-marnosi.

Dal punto di vista bioclimatico, l’area rientra nel termotipo termomediterraneo con ombrotipo

secco (BRULLO et al., 1996).

Il paesaggio vegetale del SIC è caratterizzato dalle formazioni steppiche ad Ampelodesmos

mauritanicus, da fitocenosi a Lygeum spartum tipiche dei substrati calanchivi, da estese superfici

agricole prevalentemente coltivate a cereali, come pure da impianti artificiali ad Eucalyptus

sp.pl.

Dal punto di vista sindinamico, le formazioni ad Ampelodesmos mauritanicus rappresentano degli

aspetti di degradazione delle formazioni forestali a Quercus ilex o Q. virgiliana. Il perdurare dei

fattori di disturbo, in particolare incendio e pascolo, non permette un’evoluzione di queste

formazioni secondarie verso comunità forestali più mature e devolute.

A.2 Inquadramento climatico dell’area vasta e locale

Dal punto di vista climatico sono stati presi in esame i dati termo-pluviometrici relativi alla

stazione di Catenanuova (EN) piuttosto che quelli della stazione di Agira (824 m s.l.m.) in

quanto, essendo quest’ultima posta ad una quota decisamente superiore a quella del SIC in

oggetto, è poco significativo ai fini di un inquadramento bioclimatico dell’area di Monte

Chiapparo (ZAMPINO et al. 1997).

La piovosità si aggira intorno ai 400-500 mm annui ed è concentrata prevalentemente nel periodo

autunnale ed invernale (tra ottobre e marzo, con massimi a novembre-dicembre).

Per quanto riguarda la temperatura media annua, essa si aggira intorno ai 17° C. Sulla base della

classificazione di RIVAS-MARTINEZ (1995), il clima del territorio di Monte Chiapparo rientra nel

bioclima Mediterraneo pluvistagionale oceanico fascia termomediterranea secca superiore.

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Figura 2 - Climogramma di Catenanuova da ZAMPINO et al. (1997)

A.3 Inquadramento geologico e geomorfologico

A.3.1 Descrizione geologica e geomorfologica del territorio

Inquadramento geologico

Dal punto di vista geologico l’area in studio fa parte del più ampio settore del “Bacino di

Caltanissetta” o “Bacino della Sicilia centro-meridionale” (Roda, 1967), attivamente subsidente

durante il Neogene e costituito in gran parte da sedimenti silico-clastici miocenici, dalla Serie

Gessoso-Solfifera messiniana e da successioni calcareo-marnose, argillose e calcarenitiche-

sabbiose di età pliocenica.

Il suddetto Bacino si è generato a partire dal Miocene medio, per l’accavallamento, in età

serravaliana-tortoniana, delle falde numidiche e sicilidi sul settore esterno della Catena

Appennino-Maghrebide (Lentini et al., 1987). La parte più avanzata della Catena Appennino-

Maghrebide (Falda di Gela) si è messa in posto a partire dal Pliocene, successivamente alla

sedimentazione del ciclo evaporitico

La formazione che affiora più estesamente è il Flysch Numidico, un deposito di età oligo-

miocenica; a partire dal Miocene medio questa formazione, in seguito alla tettonica alpina, si è

scollata sovrapponendosi tettonicamente ad unità più esterne (Unità di monte Judica),

assumendo struttura a falde. Al tetto delle scaglie tettoniche di Flysch Numidico già deformate,

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si sono instaurati, durante il Tortoniano superiore, dei bacini a sedimentazione detritica

caratterizzati da fondo mobile e irregolare testimoniato dalla discontinuità delle lenti sabbiose e

dalla variabilità degli spessori che costituiscono la “Formazione di Terravecchia”. Gli

affioramenti relativi al margine settentrionale di tale bacino sono spesso localizzati al nucleo di

sinclinali con assi orientati in direzione E-W, separate tra loro da processi erosivi di superficie.

Questi sedimenti mostrano, in Sicilia centro-settenrionale, facies arenceo-conglomeratiche che

passano verso sud a facies di pelitiche, di mare aperto. Per giustificare queste geometrie

deposizionali è stata ipotizzata l’esistenza, durante il Tortoniano superiore, di un sistema

deltizio progradante verso sud e alimentato da nord dalla catena in sollevamento (Grasso e

Butler, 1991). La sequenza tortoniana si chiude con sedimenti marini (argille), che testimoniano

un approfondimento del bacino nel tardo Tortoniano. La regressione messiniana ha portato alla

sedimentazione di depositi evaporitici denominati “Serie Gessoso Solfifera”, che affiorano in

alcuni lembi nell’area in esame, come pure i Trubi (successioni carbonatico-marnose pelagiche di

età Pliocene inf.) che testimoniano invece un ritorno a condizioni oceaniche. I termini più

recenti affioranti sono le “Argille azzurre” attribuite al Pliocene inf-medio che non affiorano

nell’area del SIC. Questi sedimenti sono caratterizzati da un’estrema variabilità delle facies,

sono caratteristici di un ambiente marino poco profondo e testimoniano, con il passaggio dai

termini basali marnoso-argillosi a quelli apicali di natura arenacea, una regressione marina di

carattere regionale.

SUCCESSIONE LITOSTRATIGRAFICA

Di seguito viene schematicamente descritta la successione stratigrafica:

- DEPOSITI ALLUVIONALI ATTUALI E RECENTI (Olocene): sono depositi costituiti da conglomerati,

ghiaie, sabbie, limi. Si rinvengono lungo gli alvei delle aste fluviali principali e si presentano

spesso terrazzati in più ordini. Si caratterizzano per la scarsa classazione dei materiali, fattore

che da indicazioni sul regime idraulico che ne ha determinato la deposizione.

- FORMAZIONE GESSOSO-SOLFIFERA (Messiniano): affiora in alcuni lembi nella’area del SIC. E’

costituita dalla successione delle formazioni: Tripoli diatomiche bianche e fogliettate a volte

argillose con inclusi resti fossili e formazioni planctonici; calcare di base, calcare bianco

grigiastro con laminazione parallela e intercalazione di argille brecciate; gessi primari in lamine

o massivi con grossi cristalli geminati, a tratti intercalati da argille gessose. Presenza di

intercalazioni di argille brecciate, con presenza nei Tripoli in bassa quantità, nel Calcare di base

da pochi metri a 40-50m, nei Gessi da 0 a 50-60 m.

- FORMAZIONE DI TERRAVECCHIA (Tortoniano sup.): è la formazione che affiora più diffusamente

nell’area del SIC, si tratta di marne argillose grigio-azzurre e/o brune e sabbie quarzose di colore

giallastro presenti sotto forma di sottili livelli o grosse lenti.

Questa successione argilloso-sabbiosa del Tortoniano superiore si caratterizza per la notevole

variabilità di facies e spessori: si individuano marne argillose di colore grigio azzurro o bruno;

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sabbie di colore giallastro scarsamente cementate, talora ben classate, quasi esclusivamente

quarzose a granulometria grossolana; arenarie di colore giallastro in strati sottili intercalati da

livelli marnoso-sabbiosi poco compatti. Nell’area in esame questi depositi giacciono in

discordanza sul substrato numidico.

- FLYSCH NUMIDICO (Oligocene sup. - Langhiano inf.): nella’area del SIC affiora limitatamente a

un lembo nel settore nord orientale, si tratta di una successione costituita da prevalenti argille

in alternanza con bancate lentiformi si arenaria quarzoarentica, queste ultime facilmente

rilevabili in affioramento in quanto evidenziate dall’erosione selettiva.

Lo spessore della formazione non è determinato.

CONDIZIONI GEOSTRUTTURALI

Dal punto di vista strutturale il territorio in esame è caratterizzato da vari sistemi di dislocazione

tettonica, orientati prevalentemente in direzione NW-SE e NE-SW. I disturbi tettonici sono

evidenziati dall’intensa fatturazione dei livelli arenacei competenti (con la conseguente

formazione di brecce di faglia) e dall’intensa microfratturazione della componente argilloso-

marnosa che lungo i piani di faglia assume caratteri di roccia sciolta tipicamente scagliosa.

L’assetto geologico-strutturale è fortemente condizionato dal processo tettonico che ha portato

al sovrascorrimento del Flysh Numidico sull’unità di M.Judica. I terreni quindi si presentano

fratturati e la struttura nel complesso è fortemente disarticolata.

INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO

I lineamenti morfologici sono espressi dalle forme generalmente arrotondate dei depositi

argillosi comuni alla Sicilia centro-meridionale; la configurazione geomorfologica degli

affioramenti argillosi è così caratterizzata da versanti a pendenza da debole a media, con

frequenti ondulazioni localmente interrotte, per erosione selettiva, da creste e dorsali più o

meno continue dovute all’affioramento delle marne, dei calcari e delle quarzoareniti.

La notevole variabilità delle forme si manifesta in particolare nel settore con rilievi aspri in

corrispondenza delle quote più elevate e forme dei versanti che progressivamente si

addolciscono al diminuire dell’altitudine verso il lago, fino a costituire la pianura alluvionale del

lago stesso.

Le colline sono costituite da argille con vasti affioramenti di calcare, calcare marnoso, marne e

gessi. Su argilla l’aridità estiva del suolo è spiccata, mentre su marne e su gessi è più contenuta.

Sui terreni prevalentemente argillosi, e quindi impermeabili, in seguito alle precipitazioni

intense il terreno è inciso profondamente dalle acque di ruscellamento superficiale

determinando la formazione di solchi profondi, i calanchi, spesso confluenti gli uni negli altri, a

volte dai bordi ripidi e quasi totalmente privi di vegetazione. La natura geologica delle colline,

costituite da terreni friabili e poco compatti e il disboscamento, sono tra i principali responsabili

dei fenomeni di degrado dei versanti collinari, con frequenti fenomeni erosivi che si manifestano

in particolar modo nei tratti a maggior acclività.

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A.3.2 Individuazione di falde idriche sotterranee

Sulla base delle caratteristiche geo-litologiche acquisite si possono definire le principali

caratteristiche idrogeologiche del territorio in esame. Le valutazioni che si fanno in questa sede

sono di tipo qualitativo.

Nei depositi alluvionali, sia attuali che recenti, la permeabilità varia sensibilmente in relazione

alla percentuale di frazione fine presente e può essere localmente elevata in funzione

dell’aumento aumento della componente sabbiosa e/o ciottolosa. Questi depositi quindi

presentano una permeabilità primaria per porosità (10-4<K<10-3 cm/sec) e possono essere sede di

falde idriche.

I terreni della Formazione di Terravecchia e quelli pliocenici sono costituiti essenzialmente da

marne argillose con intercalazioni arenacee e sono anche essi caratterizzati da permeabilità di

tipo misto, primaria per quanto riguarda i livelli arenacei e sabbiosi e secondaria nei livelli

litoidi. I livelli argillosi possono essere considerati impermeabili mentre gli strati di arenaria e

sabbia possiedono un certo grado di permeabilità, attribuibile comunque più alla presenza di

fessure nella roccia che alla permeabilità primaria che può essere considerata trascurabile.

Le marne argillose sono considerate praticamente impermeabili. Per questi litotipi si stima un

coefficiente di permeabilità variabile tra 10-5 e 10-8 cm/sec.

A.3.3 Individuazione delle aree classificate ad elevata pericolosità per franosità e per la

prevenzione del rischio idrogeologico

Per quanto riguarda la pericolosità geomorfologica, dall’esame del PAI si individuano all’interno

dell’area del SIC numerose aree dissestate, nessuna delle quali classificato con un livello di

pericolosità elevato. Infatti non sono presenti aree P3 (pericolosità elevata) e P4 (molto elevata)

e non sono individuate aree classificate come P5 (siti di attenzione) ma si individuano numerose

aree assegnate al livello di pericolosità P2, che indica un livello medio di pericolosità. Queste

sono uniformemente distribuite su tutta la superficie del sito che dal punto di vista litologico si

presenta omogeneo in quanto caratterizzato dalla presenza prevalente delle formazioni

tortoniane. Le aree a rsichio idraulico medio sono localizzate in corrispondenza del corso

d’acqua e lambiscono quindi i limite meridionale del SIC.

A.3.4 Individuazione di sistemi di monitoraggio già esistenti nel territorio

Le analisi condotte finora non hanno rilevato la presenza di sistemi di monitoraggio già esistenti

nel territorio di diretto interesse.

A.4 Idrologia

A.4.1 Descrizione dei corpi idrici presenti, condizioni idrografiche, idrologiche ed

idrauliche (DMV), degli usi attuali della risorsa idrica e di quelli previsti, ivi

compresa la vocazione naturale

L’area di studio appartiene al bacino idrografico del Simeto e il suo margine meridionale è

collocato sulla riva sinistra del Fiume Dittaino, importante affluente del Simeto che attraversa la

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piana di Catania. Il pattern idrografico è di tipo dendritico in quanto condizionato dai caratteri

di permeabilità medio-bassa dei litotipi affioranti ed è caratterizzato da linee di corrivazione in

lento e graduale approfondimento che confluiscono verso l’asta principale del Dittaino. Le

incisioni presentano regime idraulico marcatamente torrentizio in quanto le portate sono

strettamente legate alla stagionalità e all’intensità delle precipitazioni, con lunghe secche estive

e la maggior portata dell’acqua nel periodo autunno-inverno.

A.4.2 Individuazione di Reti di monitoraggio esistenti (localizzazione punti di misura e

parametri)

Le analisi condotte finora non hanno rilevato la presenza di sistemi di monitoraggio già esistenti

nel territorio di diretto interesse.

Allegati cartografici

Tav 1: Carta dell’inquadramento Territoriale

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B) Descrizione biologica del sito

Il SIC Monte Chiapparo è costituito da un’area collinare caratterizzata da suoli molto primitivi e

poveri di humus di natura prevalentemente argillosa e calcareo-marnosa. Le caratteristiche

bioclimatiche del sito, unitamente alla notevole aridità edafica dei substrati, condizionano

fortemente la vegetazione che si rinviene nel sito in esame. Infatti, la tipologia vegetazionale

maggiormente rappresentata è quella delle praterie steppiche xeriche caratterizzate dalla

dominanza di graminacee perenni il cui optimum vegetativo si ha proprio nelle fasce

bioclimatiche termo e mesomediterranea in stazioni con valori di piovosità molto bassi. Questa

vegetazione si insedia su substrati geo-pedologici di varia natura, prevelarmente caratterizzati

da una forte componente argillosa ed interessati da intensi fenomeni di erosione.

B.1 Verifica e aggiornamento dei dati di presenza riportati nella scheda Natura

2000

Aspetti vegetazionali

Dall’analisi della scheda Natura 2000 relative al sito ITA060014, fra le altre tipologie di habitat

figurano quelli rappresentati nel prospetto che segue:

SCHEDE NATURA 2000 CONSEGNA ARTA DICEMBRE 2007

Codice

Habitat Descrizione Habitat

6220 *Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea

5330 Arbusteti termo-mediterranei e pre-steppici

VERIFICA ED AGGIORNAMENTO

Tenendo conto delle conoscenze personali, dei dati inediti, delle recenti ricerche e dei

sopraluoghi di verifica effettuati da parte del gruppo di esperti botanici, che hanno curato gli

aspetti specialistici di competenza del Piano di Gestione, sono state aggiornate le informazioni

contenute nella scheda Natura 2000 relative al SIC “Monte Chiapparo”:

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ITA060014 – MONTE CHIAPPARO

3.1. TIPI DI HABITAT PRESENTI NEL SITO E RELATIVA VALUTAZIONE DEL SITO

HABITAT SCHEDA NATURA

2000 AGGIORNAMENTO

COPERTURA

%

RAPPRESE

NTATIVITÀ

SUPERFICIE

RELATIVA

STATO DI

CONSERVAZIONE

GIUDIZIO

GLOBALE

1430 Arbusteti alo-

nitrofili (Pegano-

Salsoletea)

Nuova

segnalazione 2 C C B C

5330 * Arbusteti

termo-

mediterranei e

pre-steppici

Segnalazione

errata

6220 * Percorsi

substeppici di

graminacee e

piante annue dei

Thero-

Brachypodietea

Segnalazione

confermata 50 C C B B

3.2.G. PIANTE ELENCATE NELL'ALLEGATO II DELLA

DIRETTIVA 92/43/EEC VALUTAZIONE SITO

CODICE / NOME SCHEDA NATURA

2000 AGGIORNAMENTO POPOLAZ. POPOLAZ. CONSERV. ISOLAMENTO GLOBALE

3.3 ALTRE SPECIE IMPORTANTI DELLA FLORA

NOME SCIENTIFICO SCHEDA NATURA

2000 AGGIORNAMENTO GRUPPO

POPOLAZ

. MOTIVAZIONE

Elaeoselinum

asclepium (L.)

Bertol.

Segnalazione

confermata V C D

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Eryngium

tricuspidatum L.

var. bocconii

(Lam.) Fiori

Segnalazione

confermata

V R B

Eryngium

triquetrum Vahl

Segnalazione

confermata V C D

Matthiola

fruticulosa subsp.

coronopifolia

(Sm.) Giardina &

Raimondo

Segnalazione

confermata

V R B

Seseli tortuosum

L. var. tortuosum

Segnalazione

confermata V R C

Lygeum spartum L.

Segnalazione

confermata V C D

Ophrys bertolonii

Moretti

Segnalazione

confermata V R C

Ophrys incubacea

Bianca

Segnalazione

confermata V R C

Ophrys lutea

Cavanilles

Segnalazione

confermata V C C

Ophrys obaesa

Lojac.

Segnalazione

confermata V R B

Orchis italica

Poiret

Segnalazione

confermata V C C

Centaurea

solstitialis L.

subsp. schouwii

(DC.) Dostál

Nuova

segnalazione

V C C

Hyparrhenia hirta

(L.) Stapf

Nuova

segnalazione V C C

Salsola

oppositifolia L.

Nuova

segnalazione V R B

Atriplex halimus L.

Nuova

segnalazione V R B

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Aspetti faunistici

La verifica delle schede da parte del gruppo di esperti faunisti, che hanno curato gli aspetti

specialistici di competenza del Piano di Gestione, si è basata essenzialmente su dati di

bibliografia, dati inediti e sulla consultazione di esperti e membri della comunità scientifica

attivi sul territorio siciliano. Nel caso del SIC – ITA 060014 Monte Chiapparo non sono state

rilevate osservazioni.

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B.2 Ricerca bibliografica della letteratura rilevante

In questa prima fase sono state effettuate delle ricerche bibliografiche, relativamente ai vari

aspetti inerenti l’area indagata, sia per quanto concerne la parte biotica che abiotica.

Aspetti vegetazionali

BRULLO S. 1984 - L’alleanza Bromo-Oryzopsion miliaceae in Sicilia. Boll. Acc. Gioenia Sci. Nat.

17 (323): 239-258.

BRULLO S., DE MARCO G., SIGNORELLO P. 1990 – Studio fitosociologico delle praterie a Lygeum

spartum dell’Italia meridionale. Boll. Acc. Gioenia Sci. Nat. 23 (336): 561-579.

BRULLO S., GIUSSO DEL GALDO G., MINISSALE P., SIRACUSA G. & SPAMPINATO G. 2002 –

Considerazioni sintassonomiche e fitogeografiche sulla vegetazione della Sicilia. Boll. Acc.

Gioenia Sci. Nat. 35:325-359

BRULLO S., MARCENÒ C. 1984 – Contributo alla conoscenza della classe Quercetea ilicis in Sicilia.

Not. Fitosoc. 19: 183-229

BRULLO S., SCELSI F., SIRACUSA G. & SPAMPINATO G. 1996 - Caratteristiche bioclimatiche della

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DURO A., PICCIONE V., SCALIA C., ZAMPINO S. 1996 – Precipitazioni e temperature medie mensili

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GIARDINA G., RAIMONDO F.M., SPADARO V. 2007 – A catalogue of plants growing in Sicily.

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GENTILE S., DI BENEDETTO G. 1962 – Su alcune praterie a Lygeum spartum L. e su alcuni aspetti

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GREUTER W., BURDET L., LONG G. 1984-1989 - Med-Checklist I-III. Conser. Jard. Bot. Geneve.

MINISSALE P. 1995 - Studio fitosociologico delle praterie ad Ampelodesmos mauritanicus della

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PIGNATTI S. 1982 - Flora d’Italia. Vols. 1-3. Edagricole, Bologna.

RIVAS-MARTINEZ S., FERNANDEZ-GONZALEZ F. LOIDI J., LOUSÃ M. & PENAS A. 2001 –

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RIVAS-MARTINEZ S., DIAZ T. E. FERNANDEZ-GONZALEZ F., IZCO J., LOIDI J., LOUSÃ M. & PENAS A.

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TUTIN T.G., HEYWOOD V. H., BURGES N.A., MOORE D.M., VALENTINE D.H., WALTERS M. & WEBB

D.A.1964-1980 - Flora Europaea. - 1-5, Cambridge.

ZAMPINO S., DURO A., PICCIONE V., SCALIA C. 1997 – Fitoclima della Sicilia. Termoudogrammi

secondo Walter e Lieth delle stazioni pluviometriche della Sicilia centrale – Atti 6°

Workshop Progr. Strat. C.N.R. Clima Amb. Terr. Mezzogiorno (Taormina, 13-15 Dicembre

1995), C. N. R. 1:199-228.

Aspetti faunistici

BRUNO S., 1970 – Anfibi e Rettili di Sicilia (Studi sulla Fauna Erpetologica Italiana.XI) - Atti

dell’Accademia Gioenia di Scienze Naturali, Catania (serie VII), 2: 185-326.

LO VALVO F., 1998 – Status e conservazione dell’erpetofauna siciliana - Il Naturalista siciliano,

S. IV, 22 (1-2): 53-71.

LO VALVO F. & LONGO A.M., 2001 – Anfibi e Rettili in Sicilia - WWF Sicilia, Palermo, 85 pp.

LO VALVO M., MASSA B. & SARÀ M. (red.), 1993 – Uccelli e paesaggio in Sicilia alle soglie del

terzo millennio – Il. Naturalista siciliano, 17 (suppl.): 1-371.

RUFFO S. & STOCH F. (Eds.), 2005 – Checklist e distribuzione della fauna italiana – Memorie del

Museo Civico di Storia Naturale di Verona, 2serie, Sezione Scienze della Vita, 16.

TURRISI G.F. & VACCARO A., 1998 – Contributo alla conoscenza degli Anfibi e dei Rettili di Sicilia

- Bollettino dell’Accademia Gioenia di Scienze Naturali, Catania, 30 (353) (1997): 5-88.

B.3 Studi di dettaglio

Le ricerche fitosociologiche effettuate nel SIC in esame, come pure i dati di letteratura relativi a

quest’area o a territori limitrofi, hanno permesso di individuare alcune comunità vegetali.

L’elenco completo delle comunità vegetali rinvenute nell’area è riportato nello schema

sintassonomico che segue, mentre si rimanda agli elaborati cartografici per la distribuzione nel

territorio indagato delle cenosi vegetali. Va tuttavia precisato che, alla scala adottata, le

formazioni che occupano piccole e frammentate superfici non sono state riportate negli elaborati

cartografici.

Per la nomenclatura floristica si è fatto riferimento alla Med-Checklist (GREUTER et al., 1984-89),

Flora Europaea (TUTIN et al., 1964-80 e 1993) e Flora d’Italia (PIGNATTI, 1982) oltre che alle più

recenti checklist aggiornate di CONTI et al. (2005) e GIARDINA et al. (2007). Per l’inquadramento

sintassonomico delle fitocenosi si sono seguiti gli schemi proposti da RIVAS-MARTINEZ et al. (2001,

2002) BRULLO et al. (2002). Infine, per la corretta interpretazione delle serie di vegetazione, sono

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state altresì indagate, su base sinfitosociologica, le correlazioni sindinamiche (catenali e seriali)

esistenti fra le diverse comunità.

B.3.1 Indagini effettuate e metodologie adottate

Aspetti vegetazionali

Il Piano di gestione si pone come obiettivo principale quello di assicurare la conservazione

della biodiversità e dell’integrità ecologica, compatibilmente con l’utilizzazione del territorio.

Nel SIC in oggetto, le principali azioni di disturbo sono dovute alle attività umane, come il

pascolo, l’agricoltura (le aree coltivate ricoprono buona parte delle superfici all’interno del SIC),

i rimboschimenti e la loro manutenzione, calpestio, caccia, ecc. Soluzioni concrete a tali fattori

di degrado possono essere ricercate nella promozione di opportune pratiche gestionali, da

attuarsi principalmente da parte degli operatori locali, prevalentemente costituiti da agricoltori,

allevatori.

Il procedimento metodologico che adottato, si è articolato nelle fasi di lavoro di seguito

schematizzate.

Analisi della Scheda Natura 2000. – Ha riguardato la consultazione della suddetta scheda e la

verifica delle motivazioni che hanno portato alla designazione del SIC, con particolare

riferimento agli habitat ed alle specie prioritarie.

Individuazione ed analisi degli habitat – sono state effettuate le verifiche sul territorio

relativamente agli habitat ed alla superficie occupata dalle singole specie con un aggiornamento

della scheda. Le basi conoscitive già esistenti, realizzate recentemente alla scala regionale con

importanti progetti di analisi e mappatura del territorio (in particolare con i Progetti Carta della

Natura e Carta degli Habitat) hanno permesso di partire dalla rappresentazione, in scala

1:10.000, di importanti descrittori della qualità ambientale del territorio (habitat Corine

Biotopes, Habitat Natura 2000, Uso del Suolo). In particolare si è proceduto alla verifica ed

aggiornamento della Carta degli Habitat (versione 2007) utilizzando come base topografica la

Carta Tecnica Regionale (scala:10.000). La procedura adottata ha previsto lo sviluppo di indagini

condotte tramite tecniche di fotointerpretazione, utilizzando le ortofotocarte più recenti

disponibili (2007), con fotorestituzione dei limiti relativi alle unità fisionomiche indicate,

compendiate e integrate dai sopralluoghi e i rilievi diretti condotti sul campo

Verifiche in campo della Carta degli Habitat – E’ stato condotto il controllo in campo dei limiti

cartografici delle unità fisionomiche individuate ed esecuzione di rilevamenti, secondo il metodo

fitosociologico della Scuola Sigmatista di Zurigo-Montpellier. Ciò al fine di pervenire ad un

inquadramento sintassonomico dei tipi vegetazionali presenti sul terreno, nonché alla

realizzazione e stesura degli elaborati finali, relativi all’area complessiva oggetto del Piano di

Gestione.

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Analisi sullo stato di conservazione e della qualità del sito. – Già contemporaneamente alle fasi

precedenti è stata avviata la raccolta di informazioni e dati, tali da fornire indicazioni sugli

aspetti ritenuti critici e/o significativi per la conservazione degli habitat e/o delle specie che

hanno motivato la designazione del sito. Tali elementi conoscitivi ed interpretativi appaiono

essenziali ai fini dello sviluppo delle successive fasi valutative e progettuali del piano.

Aspetti faunistici

L’individuazione degli ambienti faunistici ha riguardato le specie di interesse comunitario (campi

3.2 e 3.3 del Formulario standard aggiornato).

Basandosi sulle tipologie di habitat individuate nella carta degli habitat (codici Habitat e Corine

Biotopes), per ogni specie è stato definito lo spettro degli habitat utilizzati all’interno del SIC,

nonché la loro modalità di utilizzazione ed il loro grado di idoneità ambientale; quest’ultima è

stata valutata in una scala di valori da 1 a 3, secondo i criteri della sottoelencata tabella,

determinati in base alle notizie bibliografiche ed alle conoscenze dirette, nonché alla situazione

ecologico-ambientale di ogni SIC:

1 = idoneità scarsa

2 = idoneità media

3 = idoneità alta

A titolo esemplificativo viene qui di seguito riportata la scheda relativa al Lanario (Falco

biarmicus)

CB_CODICE HAB_CODICE

(*PRIORITARIO) CLC LEGENDA USO IDONEITA’

34.5 6220* 3211 Prati aridi mediterranei (Thero-

Brachypodietea) Foraggiamento Media

34.36 Pascoli Termo-xerofili mediterranei e sub

mediterranei Foraggiamento Media

82.3 21121 Seminativi e colture erbacee estensive Foraggiamento Media

24.225 3250 5112 Greti di torrenti senza vegetazione o con

vegetazione glareicola Foraggiamento Media

34.633 6220* 3211 Praterie di Ampelodesmos mauritanica Foraggiamento Media

34.5137 6220* 3211 Formazioni annuali dei calanchi con

Lygeum spartum Foraggiamento Media

82.3A 242 Sistemi agricoli complessi Foraggiamento Media

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Per quanto riguarda l’utilizzazione potenziale degli habitat è stato possibile individuare le

seguenti tipologie:

1. Riproduzione, foraggiamento;

2. Riproduzione

3. Foraggiamento

4. Ricovero

che nello specifico si intendono come segue:

- habitat di riproduzione: gli habitat frequentati dalla specie per la riproduzione e le attività

connesse (corteggiamento, roosting, etc).

- habitat di foraggiamento: gli habitat utilizzati dalla specie per alimentarsi e per le attività

connesse (caccia, ricerca attiva della risorsa, controllo del territorio, etc), comprendendo anche

gli habitat utilizzati dai migratori a tale scopo.

- habitat di ricovero: che includono gli habitat utilizzati per il riposo, lo stazionamento, ricovero

temporaneo, comprendendo anche gli habitat utilizzati dai migratori a tale scopo.

Una specie può utilizzare ciascun habitat per svolgere più funzioni, non è raro che per esso possa

essere utilizzato sia per la riproduzione che per il foraggiamento.

B.3.2 Inquadramento della vegetazione dal punto di vista fitosociologico

Sui rilievi collinari che caratterizzano il SIC in oggetto, nell’ambito della vegetazione naturale si

osservano esclusivamente aspetti di vegetazione erbacea ed arbustiva di tipo steppico. In

particolare risultano abbastanza diffuse le praterie a Lygeum spartum che si localizzano sui

calanchi e sugli affioramenti argillosi. Queste formazioni sono riferibili al Lygeo-Eryngietum

dichotomi, associazione frequente in aree della Sicilia centrale. Un’altra formazione prativa ben

rappresentata nel sito è quella ad Ampelodesmos mauritanicus che forma densi popolamenti sui

substrati marnosi o calcareo-marnosi. Per la sua composizione floristico questa vegetazione è

ascrivibile al Seseli tortuosi-Ampelodesmetum mauritanici, associazione legata a condizioni

ambientali di marcata xericità. Frequenti sono pure le praterie ad Hyparrhenia hirta che

prediligono stazioni rocciose come le creste ed i versanti a maggiore acclività. Queste cenosi

sono da riferire all’Hyparrhenietum hirto-pubescentis, associazione diffusa in tutta la Sicilia.

Dal punto di vista sindinamico queste praterie perenni rappresentano in genere degli aspetti di

degradazione delle formazioni boschive che, nell’area indagata, sono potenzialmente

rappresentate dall’Oleo-Quercetum virgilianae, come pure della macchia edafofilo dell’Oleo-

Euphorbietum dendroides.

Nel SIC si osservano altresì comunità arbustive alo-nitrofile, appartenenti alla classe Pegano-

Salsoletea, che si insediano in genere sui substrati argillosi o argilloso-marnosi. Queste

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formazioni sono abbastanza diffuse nelle stazioni più aride del Mediterraneo meridionale, in

quanto ben adattate a tollerare lunghi periodi di siccità.

La notevole antropizzazione del territorio, soprattutto a causa dello sfruttamento agricolo, del

pascolo e del disboscamento, ha portato alla totale scomparsa delle formazioni legnose sia

forestali che di macchia, come pure ad una riduzione delle superfici interessate dalle praterie

steppiche. Ciò ha favorito l’estendersi degli incolti che normalmente sono colonizzati da

comunità subnitrofile effimere dell’Echio-Galactition che in quest’area sono in massima parte

riferibili al Centauretum schouwii. Frequenti sono pure i praticelli effimeri a ciclo invernale-

primaverile che tendono a formare cenosi a mosaico con le praterie dei Lygeo-Stipetea. Essi

rientrano nella classe Stipo-Trachynetea distachyae e possono descritti come Aggr. a Stipa

capensis, cenosi particolarmente ricca in microfite e geofite. Per quel che riguarda le aree

coltivate, prevalgono i campi di cereali che sono interessati da una vegetazione infestante

riferibile ai Papaveretea rhoeadis, durante il periodo vegetativo, mentre gli aspetti post-

colturali a ciclo estivo-autunnale sono riferibili al Chrozophoro-Kichxietum integrifoliae,

associazione del Diplotaxion erucoidis.

Inquadramento sintassonomico della vegetazione

LYGEO-STIPETEA Rivas-Martinez 1978

Hyparrhenietalia hirtae Rivas-Martinez 1978

Hyparrhenion hirtae Br.-Bl., P. Silva & Rozeira 1956

Hyparrhenietum hirto-pubescentis A & O. Bolòs & Br.-Bl. in A. & O. Bolòs 1950

Avenulo-Ampelodesmion mauritanici Minissale 1995

Seseli-Ampelodesmetum mauritanici Minissale 1995

Lygeo-Stipetalia Br.-Bl. & O. Bolòs 1958

Moricandio-Lygeion sparti Brullo, De Marco & Signorello 1990

Lygeo-Eryngietum dichotomi Gentile & Di Benedetto 1961

PEGANO-SALSOLETEA Br.-Bl. & O. Bolòs 1958

Salsolo-Peganetalia Br.-Bl. & O. Bolòs 1954

Artemision arborescentis Gèhu & Biondi 1986

Atriplici halimi-Artemisietum arborescentis Biondi 1986

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STELLARIETEA MEDIAE R. Tx., Lohmeyer & Preising ex Von Rochow 1951

Solano-Polygonetalia convolvuli (Sissingh in Weshtoff et al. 1946) O. Bolòs 1962

Diplotaxion erucoidis Br.-Bl. In Br.-Bl. Et al. 1936 em. Brullo & Marcenò 1980

Chrozophoro-Kichxietum integrifoliae Brullo & Marcenò 1980

Thero-Brometalia (Rivas Goday & Rivas-Martinez ex Esteve 1973) O. Bolòs 1975

Echio Plantaginei-Galactition tomentosae O. Bolòs & Molinier 1969

Centauretum schouwii Brullo 1983

STIPO-TRACHYNETEA DISTACHYAE Brullo in Brullo et al. 2001

Stipo-Bupleuretalia semicompositi Brullo in Brullo, Scelsi & Spampinato 2001

Plantagini-Catapodion marini Brullo 1985

Aggr. a Stipa capensis

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TABELLE DI RILEVAMENTO FITOSOCIOLOGICO

TIPOLOGIA DI VEGETAZIONE: SESELIO-AMPELODESMETUM MAURITANICI MINISSALE

1995

CODICE N2000: 6220*

Num. rilevamento 1

Quota m. s.l.m. 380

Inclinazione (°) -

Esposizione -

Sup. rilevata (mq) 50

Copertura totale (%) 70

Cop. strato arboreo (%) -

Cop. strato arbustivo (%) -

Cop. strato erbaceo (%) 100

Alt. media vegetazione (m) 0,6

Ampelodesmos mauritanicus 3

Seseli tortuosum +

Avenula cincinnata 1

Eryngium bocconei 1

Carlina gummifera 2

Micromeria graeca +

Carlina corymbosa +

Asphodelus ramosus 1

Dactylis hispanica 1

Charybdis maritima 1

Asperula aristata ssp. scabra +

Eryngium campestre +

Thymbra capitata +

Fumana thymifolia 1

Tabella 1 - Seselio-Ampelodesmetum mauritanici

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TIPOLOGIA DI VEGETAZIONE: LYGEO-ERYNGIETUM DICHOTOMI GENTILE & DI

BENEDETTO 1961

CODICE N2000: 6220*

Num. rilevamento 1

Quota m. s.l.m. 380

Inclinazione (°) -

Esposizione -

Sup. rilevata (mq) 50

Copertura totale (%) 70

Cop. strato arboreo (%) -

Cop. strato arbustivo (%) -

Cop. strato erbaceo (%) 100

Alt. media vegetazione (m) 0,4

Lygeum spartum 3

Eryngium dichotomum +

Eryngium triquetrum +

Asphodelus ramosus 1

Dactylis hispanica 2

Asphodeline lutea +

Galactites elegans 1

Avena sterilis +

Daucus carota 1

Ecballium elaterium +

Tabella 2 - Lygeo-Eryngietum dichotomi

B.3.3 Scheda di valutazione del grado di invasività delle specie aliene

Aspetti vegetazionali

L’area di studio non è interessata da processi di diffusione invasiva di specie aliene che

comunque verranno attenzionate per verificarne la consistenza sia a livello bibliografico che

attraverso una verifica al suolo.

Si menziona l’introduzione di origine antropica di diverse specie appartenenti al genere

Eucalyptus.

Aspetti faunistici

Non sono state individuate specie di vertebrati appartenenti a fauna alloctona.

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B.3.4 Valore faunistico degli habitat

E’ riportato in allegato l’elaborato cartografico (Tav. 2.3) informatizzato ottenuto dalla

sovrapposizione delle carte di idoneità ambientale delle singole specie presenti negli allegati II,

IV e V della Direttiva Habitat, all'Articolo 4 della Direttiva 79/409/CEE e delle specie di cui alla

tab. 3.3 motivazione A e B del formulario standard natura 2000.

B.3.5 Descrizione di aree di importanza faunistica

La presenza degli animali nel paesaggio è pervasiva. Un certo numero di specie sono presenti con

popolazioni numerose e la loro diffusione è determinata e legata alla presenza delle attività

umane. Per altre specie della fauna selvatica, invece, la sopravvivenza è messa a rischio dagli

eccessi e dagli squilibri legati alle attività antropiche.

Ponendo come supporto di partenza la carta degli Habitat Natura 2000 e relativa legenda,

l’analisi del territorio è stata effettuata associando lo studio delle ortofoto a sopralluoghi ed

utilizzando i dati faunistici frutto di precedenti studi, nonché le informazioni reperite in

bibliografia. Sono state così identificate le aree che, a vario titolo e importanza, presentano

habitat per la permanenza di una diversità faunistica più o meno significativa. Le aree

individuate sono state classificate in diverse tipologie di cui sono state descritte qui di seguito le

caratteristiche.

B.3.5.1 Bacini d’acqua artificiali

Tali aree, sebbene artificiali, offrono opportunità di sopravvivenza a molte specie di vertebrati

ed invertebrati, che altrimenti sarebbero assenti dal territorio in questione. Questi ambienti

contribuiscono ad accrescere sensibilmente la eterogeneità ambientale e la biodiversità a livello

di specie. Tali corpi idrici sono infatti utilizzati da molte specie di uccelli di passo, soprattutto

limicoli, che li utilizzano come delle vere e proprie “zone umide” e dall’erpetofauna, in

particolare dagli anfibi notoriamente legati all’acqua per l’espletamento del loro ciclo biologico,

ma anche da specie di invertebrati paludicole, o comunque igrofile.

B.3.5.2 Ambiti fluviali e torrenti

Le aree indicate con questa tipologia sono strutture con corsi d’acqua temporanei o permanenti

in cui è ancora presente una vegetazione riparia più o meno evoluta. Esse rappresentano degli

importanti corridoi ecologici e spesso sono utilizzate come aree rifugio dalla fauna selvatica in

aree intensamente sfruttate dall’agricoltura. L’habitat individuato come tale categoria è di

importanza comunitaria.

B.3.5.3 Pascoli

Si tratta di diverse tipologie di ambienti aperti caratterizzati dalla utilizzazione a pascolo.

Spesso si tratta di zone con suolo molto povero e con affioramenti rocciosi. Queste aree hanno

un notevole interesse per la fauna; oltre che veri e propri corridoi ecologici, esse rappresentano

zone di foraggiamento dei rapaci e habitat di elezione per numerose specie di uccelli proprie

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degli ambienti aperti. Un gran numero di specie di insetti sono esclusive di questi habitat e la

presenza del bestiame al pascolo è all’origine di numerose catene alimentari.

B.3.5.4 Agroecosistemi di interesse faunistico

Fungono da aree di foraggiamento, sosta, riposo e talora nidificazione per la fauna. Per tale

motivo, in generale esse, oltre a connotare fortemente il paesaggio in modo armonico con la

natura, rivestono comunque un notevole significato per la conservazione della fauna e

dell’avifauna in modo particolare.

B.3.5.5 Praterie aride

Si tratta di ambienti xerici che ospitano una fauna molto specializzata. Accresce il loro interesse

il fatto che su questi habitat il pascolo esercita una pressione molto ridotta. Sono classificate

come habitat di interesse comunitario.

B.3.5.6 Colture estensive

Campi a cereali, leguminose foraggiere, ortaggi ed altre piantagioni da reddito a ciclo annuale.

La qualità e la diversità faunistica dipende dall’intensità delle pratiche agricole e dalla presenza

di vegetazione naturale ai margini o all’interno dell’area a coltivo. Sono comunque utilizzate

dalla fauna, anche da specie di interesse comunitario, come aree di foraggiamento o per gli

spostamenti.

B.3.6 Definizione delle relazioni del Piano di gestione con la Rete Ecologica Regionale ed

individuazione delle reti e dei corridoi ecologici presenti e potenziali sia all'interno

del piano sia all'interno di ciascun sito

Il tema delle relazioni del Piano di gestione con la Rete Ecologica Regionale e l’individuazione

delle reti e dei corridoi ecologici sarà sviluppato all’interno del documento definitivo del Piano

di Gestione.

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Elaborati cartografici

Tav. 2.1 – Carta degli Habitat scala 1:10.000

Tav 2.3 Valore faunistico degli habitat

Tav 2.5 Carta floristica – scala 1:10.000 (tematismo puntuale) - Distribuzione delle specie

vegetali presenti in allegato II, IV e V della Direttiva Habitat e delle specie di cui alla tab. 3.3

motivazione A e B del formulario standard natura 2000;

Tav 2.6 Carta della vegetazione – scala 1:10.000;

Tav 2.7 - Carta delle aree di importanza faunistica (siti di riproduzione, rifugio, svernamento,

corridoi di transito, alimentazione ecc.) – scala 1:10.000;

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C) Descrizione agroforestale del sito

C.1 Descrizione agricolo – forestale del Sito

Inquadramento Regionale

All’interno della Regione Sicilia la porzione occupata da colture agrarie risulta essere pari a circa

il 69,72% dell’intera superficie dell’isola, mentre le aree boscate, includendo con esse i

popolamenti forestali artificiali, le aree parzialmente boscate ed i boschi degradati equivalgono

all’ 8,20% della superficie totale1.

Per quanto riguarda la copertura forestale della Regione, dai dati forniti dall’ISTAT del 2001, è

possibile vedere che i boschi occupano circa 221.492 ha di superficie, di cui 112.653 ha di

montagna, 101.273 ha di collina e 7.566 ha di pianura 2; di tutta la copertura forestale regionale

circa 108.229 ha ricadono all’interno dei siti della Rete Natura 20003.

Nel 1948 venne eseguita, in tutta la Regione, una graduale opera di riforestazione, che riuscì a

far raggiungere i valori attuali di copertura boschiva; le specie maggiormente impiegate in

questa operazione furono: nel piano basale i pini mediterranei (pino d’Aleppo, domestico, e

marittimo in ordine di frequenza), il cipresso comune ed arizonico; a quote più alte il pino nero

d’Austria, il pino laricio ed il cedro dell’Atlante, mentre sono stati deludenti i risultati ottenuti

con il pino insigne. Tra le latifoglie figuravano l’ontano napoletano, il frassino minore, il

castagno, l’acero campestre, l’olmo campestre e la roverella. Molto utilizzata è stata anche la

robinia soprattutto nelle zone di frana, scarpate e corsi d’acqua4.

Dall’interpretazione di differenti fonti è possibile affermare che il patrimonio forestale naturale

e seminaturale della Regione Sicilia si aggira attorno agli 85.000 ha (poco più del 3% dell’intera

superficie dell’isola), maggiormente distribuito tra le province di Messina, Palermo e Catania,

dunque si tratta di un patrimonio boschivo quantitativamente limitato, ma importantissimo dal

punto di vista idrogeologico, naturalistico, scientifico, paesaggistico e turistico – ricreativo.

I seminativi presenti nella Regione si estendono per il 31,7% della superficie complessiva, le

colture legnose sono circa il 27,3%, i sistemi colturali complessi il 10,5%, mentre le superfici

naturali e seminaturali (popolamenti forestali, aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea, zone

aperte con vegetazione rada e superfici denudate) ne rappresentano circa il 26%5.

1 cfr. Regione Sicilia “Piano territoriale paesistico ambientale, parte I, sistema antropico, sottosistema agricolo forestale, Linee guida, 1999”.

2 cfr.Regione Sicilia, Assessorato agricoltura e foreste, dipartimento regionale delle foreste “Piano Forestale Regionale, Linee guida; 2003”.

3 In http//sian.it/inventarioforestale/jsp/04tabelle_pianificazione.jsp

4 In http//sian.it/inventarioforestale/jsp/04tabelle_pianificazione.jsp

5 cfr. Regione Sicilia “Piano territoriale paesistico ambientale, parte I, sistema antropico, sottosistema agricolo forestale, Linee guida, 1999”.

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Prendendo in considerazione le coltivazioni presenti in Regione, si evince la seguente situazione

attuale:

Tabella 3. Coltivazioni erbacee 2008 Regione Sicilia (aggiornato al mese di Aprile)

COLTIVAZIONI ERBACEE SUPERFICIE TOT. (HA) PRODUZIONE PER HA (Q) PRODUZIONE TOT.

(Q) PRODUZIONE E RACCOLTA (Q)

Frumento tenero 1.050 0 0 0

Frumento duro 338.800 0 0 0

Orzo 12.420 0 0 0

Avena 6.090 0 0 0

Patata primaticcia 9.100 191,1 1.739.200 1.612.200

Carciofo 15.400 115 1.770.500 1.649.450

Fonte: ISTAT, “Agricoltura”, in www.istat.it/agricoltura/datiagri/coltivazioni/anno2008/re192008.htm

Per quanto riguarda la situazione specifica della Provincia di Enna abbiamo:

Tabella 4. Coltivazioni erbacee 2008 Provincia di Enna (aggiornato al mese di aprile)

COLTIVAZIONI ERBACEE SUPERFICIE TOT. (HA) PRODUZIONE PER HA (Q) PRODUZIONE TOT. (Q) PRODUZIONE E RACCOLTA

(Q)

Frumento duro 58.500 0 0 0

Orzo 2.500 0 0 0

Avena 100 0 0 0

Carciofo 150 100 15.000 15.000

Fonte: ISTAT, “Agricoltura”, in www.istat.it/agricoltura/datiagri/coltivazioni/anno2008/re192008.htm

Nel tempo il fenomeno dell’abbandono delle attività agricole, esteso purtroppo anche ai territori

più pianeggianti, associato con l’esercizio di una pastorizia che molto spesso sovraccaricava di

bestiame i pascoli ha portato a situazioni di degrado e dissesto localmente gravi e generalmente

diffusi.

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Il Programma Operativo Plurifondo Sicilia 1994/996 individua tra le cause del degrado del

paesaggio agrario l’abbandono delle attività agro-silvo-pastorali, il passaggio a tecniche di

agricoltura moderne, le esperienze negative di forestazione produttiva con specie alloctone, il

pascolo irrazionale, e la produzione zootecnica non sostenibile del territorio.

Inquadramento alla scala locale

Una porzione molto esigua del territorio del SIC (solo il 5%) è occupata da arboreti, includendo

nella stessa percentuale anche frutteti, i vivai ed i vigneti, mentre il 35% dell’area è sede di

colture cerealicole estensive incluse le colture in rotazione con maggese regolare7.

I terreni agricoli sono condotti a cereali con prevalenza di grani duri, che ricoprono quasi il 50%

dell’area, mentre sono stati effettuati esigui impianti forestali a Eucalyptus sp. Pl. con

ricoprimento di circa l’1% della superficie (vedi nota 7).

C.2 Descrizione dell’uso del suolo

L’importanza della protezione del suolo è riconosciuta sia a livello internazionale che

nell’ambito dell’Unione Europea.

Esso è sede della biodegradazione, trasformazione degli elementi minerali, organici e di energia,

è il filtro per la protezione delle acque sotterranee, il supporto alla vita degli ecosistemi, riserva

di patrimonio genetico e di materie prime, nonché elemento essenziale del paesaggio.

Dati sull’uso del suolo, copertura vegetale e transizione tra le diverse categorie d’uso risultano

le informazioni più richieste nella formulazione di strategie di gestione sostenibile del

patrimonio paesistico – ambientale e per controllare l’efficacia delle diverse politiche

ambientali.

Secondo i dati elaborati dall’APAT/CTN_TES l’uso del suolo della Sicilia per le classi di primo

livello CORINE in migliaia di ettari risultano essere:

6 cfr. Supplemento ordinario alla G.U.R.S. n.3 del 13/1/96.

7 cfr. “Formulario standard Natura 2000”.

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Tabella 5. Uso del suolo per classi CORINE in migliaia di ettari

RIF. AREE ARTIFICIALI AREE AGRICOLE AREE BOSCHIVE E

SEMINATURALI ALTRO TOTALE

Sicilia 113 1786 675 10 2584

% sulla superficie tot. 4,4 69,1 26,1 0,4

Fonte: Elaborazione APAT/CTN_TES su dati CORINE Land Cover 1996 (rilevamenti 1988 – 1993)

Per il SIC oggetto di studio è stata realizzata la Carta dell’Uso del Suolo in scala 1:10000

utilizzando la legenda del Corine Land Cover al livello V (come da capitolato); il progetto Corine

(CLC) è nato a livello europeo per il rilevamento ed il monitoraggio delle caratteristiche di

copertura ed uso del territorio ponendo particolare attenzione alle caratteristiche di tutela.

Il suo scopo principale è quello di verificare lo stato dell’ambiente in maniera dinamica

all’interno dell’area comunitaria in modo tale da essere supporto per lo sviluppo di politiche

comuni.

Tra il materiale cartografico di base utilizzato per la realizzazione della Carta dell’Uso del Suolo

in scala 1:10000 abbiamo:

- La Carta Tecnica Regionale in scala 1:10000;

- La Carta degli Habitat in scala 1:10000.

Da quanto emerso nello studio dell'uso del suolo all'interno del SIC risultano essere presenti

le seguenti tipologie8:

- 112: zone residenziali a tessuto discontinuo e rado;

- 121: aree industriali, commerciali e dei servizi pubblici e privati;

- 122: reti stradali, ferroviarie, opere d'arte e infrastrutture tecniche;

- 131: aree estrattive;

- 21121: seminativi semplici; terreni soggetti alla coltivazione erbacea estensiva di cereali,

leguminose e colture orticole in campo;

- 221: vigneti; compresi sia gli impianti allevati a spalliera, per la produzione di uva da vino,

sia quelli allevati a tendone per la produzione di uva da tavola. Nel periodo

verninoprimaverile in questi vigneti si insediano aspetti di vegetazione infestante

8 cfr. “Manuale delle linee guida per la redazione dei piani di gestione dei Siti Natura 2000, Allegato V: legenda dell'atlante dell'uso del territorio” e cfr. Regione Siciliana, Assessorato Territorio e Ambiente servizio 6 “realizzazione del progetto Carta degli habitat della Regione Siciliana, scala 1:10000”.

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marcatamente nitrofile legate a suoli periodicamente concimati e lavorati. Nel periodo tardo

estivo-autunnale il corteggio floristico dei vigneti cambia ulteriormente diversificando

ulteriori aspettifitocenotici della classe Stellarietea mediae. Sono riferiti alle seguenti

categorie;

- 2225: frutteti; sono stati riferiti in quest’ambito le altre colture arboree da frutta (pescheti,

pereti, pistacchieti, ecc.);

- 2226:agrumeti; impianti agrumicoli sono diffusi lungo la fascia costiera o in prossimità delle

fiumare, soprattutto dove c'è la possibilità di reperimento di acqua irrigua. Si coltivano

essenzialmente il Limone (Citrus limon), l’Arancio dolce (Citrus sinensis) e talvolta il

Mandarino (Citrus deliciosa), con impianti spesso frammisti a frutteti specializzati (es.

pescheti, pereti, ecc.) e colture orticole;

- 223: oliveti;

- 242: sistemi colturali e particellari complessi; mosaico di appezzamenti singolarmente non

cartografabili con varie colture temporanee, prati stabili e colture permanenti, occupanti

ciascuna meno del 75% della superficie totale;

- 321: prati-pascoli naturali e praterie: pascoli termo-xerofili mediterranei e sub-

mediterranei;

- 3211: praterie aride calcaree;

- 5112: torrenti;

- 5122: laghi artificiali.

C.3 Caratterizzazione delle aree agricole e forestali rispetto agli habitat e le specie

della Dir. 92/43/CEE e della Dir. 79/409/CEE

Secondo la Direttiva 92/43/CEE (relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali

e della flora e della fauna selvatiche) e la Direttiva 79/409/CEE (relativa alla conservazione degli

uccelli selvatici), a seconda della tipologia del Sito Natura 2000 deve essere effettuata una

caratterizzazione delle aree agricole e forestali presenti in esso in base a tipologie di riferimento

già definite all’interno del Manuale per la gestione dei Siti NATURA 2000 9.

La fauna per la sua mobilità e per l’eterogeneità e complessità delle relazioni con l’ambiente

fisico e con le altre componenti biotiche, compreso l’uomo, ha rapporti significativi, oltre che

ovviamente con gli ambienti naturali, anche con le colture ed altri territori profondamente

trasformati dall’uomo (comprese le aree urbanizzate). Ad esempio, per numerose specie, ha una

notevole importanza la tipologia degli edifici rurali, dei muretti e delle recinzioni, la presenza di

siepi ed alberature. Inoltre, anche nei territori più intensamente interessati dalle attività

9 cfr. Ministero dell’ambiente e del territorio, direzione protezione della natura “Manuale per la gestione dei Siti Natura 2000”.

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umane, sono presenti frammenti di habitat naturali o seminaturali che, oltre a costituire

elementi significativi del paesaggio, offrono rifugio, o garantiscono la sopravvivenza di diverse

componenti della fauna.

Ponendo come supporto di partenza la carta degli Habitat Natura 2000 e relativa legenda, di

seguito riassunte in tabella sono riportate le relazioni tra le varie tipologie di aree (individuate

secondo le categorie di uso del territorio) e le differenti entità faunistiche individuate per l’area

del SIC – Monte Chiapparo. Si rimanda al capitolo successivo (Descrizione delle esigenze

ecologiche delle specie animali degli habitat di interesse comunitario e dell’allegato IV della

Direttiva Cee 43/92 e del campo 3.3 della scheda Natura 2000 presenti all’interno dei Siti Natura

2000) la descrizione delle modalità di utilizzo dell’habitat da parte delle singole specie.

CODICE CLC LEGENDA SPECIE

112 Zone residenziali a tessuto discontinuo e rado

Hystrix cristata, Chalcides ocellatus, Hierophis viridiflavus, Podarcis sicula, Podarcis wagleriana

121 Aree industriali, commerciali e dei servizi pubblici e privati

Chalcides ocellatus, Hierophis viridiflavus, Podarcis sicula, Podarcis wagleriana

122 Reti stradali, ferroviarie, opere d’arte e infrastrutture tecniche

Podarcis sicula,

131 Aree estrattive Merops apiaster, Hystrix cristata, Chalcides ocellatus, Hierophis viridiflavus, Podarcis sicula,

2112 Colture estensive Falco biarmicus, Merops apiaster, Saxicola torquata, Hystrix cristata, Lepus corsicanus, Chalcides ocellatus, Hierophis viridiflavus, Podarcis sicula, Podarcis wagleriana

221 Vigneti Saxicola torquata, Hystrix cristata, Lepus corsicanus, Chalcides ocellatus, Hierophis viridiflavus, Podarcis sicula, Podarcis wagleriana

2225 Frutteti Lepus corsicanus, Chalcides ocellatus, Hierophis viridiflavus, Podarcis sicula,

2226 Agrumeti Lepus corsicanus, Chalcides ocellatus, Hierophis viridiflavus, Podarcis sicula,

223 Oliveti Saxicola torquata, Hystrix cristata, Lepus corsicanus, Chalcides ocellatus, Hierophis viridiflavus, Podarcis sicula, Podarcis wagleriana

231 Prati e pascoli avvicendati Falco biarmicus, Merops apiaster, Saxicola torquata, Hystrix cristata, Lepus corsicanus, Chalcides ocellatus, Hierophis viridiflavus, Podarcis sicula, Podarcis wagleriana

242 Sistemi colturali complessi Falco biarmicus, Merops apiaster, Saxicola torquata, Hystrix cristata, Lepus corsicanus, Chalcides ocellatus, Hierophis viridiflavus, Podarcis sicula, Podarcis wagleriana

3211 Praterie aride calcaree

Falco biarmicus, Merops apiaster,

Saxicola torquata,

Hystrix cristata,

Lepus corsicanus, Chalcides ocellatus, Hierophis viridiflavus, Podarcis sicula, Podarcis wagleriana

5112 Torrenti Falco biarmicus, Merops apiaster, Chalcides ocellatus, Hierophis viridiflavus, Podarcis sicula,

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CODICE CLC LEGENDA SPECIE

5122 Laghi artificiali

Merops apiaster,

Chalcides ocellatus,

Hierophis viridiflavus,

Podarcis sicula,

Podarcis wagleriana

C.4 Incidenza delle aree agricole e forestali all’interno del sito

Il SIC è caratterizzato da uno stato di vulnerabilità scarso ma non nullo a causa delle pratiche

agricole per l’ampliamento della superficie dei terreni coltivati a cereali; su di esso insiste sia

l’attività pastorale che quella agricola, quindi sarebbe necessario diminuire la pressione del

pascolo e regolamentare le attività agricole facendole arrestare ad almeno 30 m dalle linee di

impluvio.

Nella tabella seguente si riporta il dettaglio delle percentuali di copertura attribuite ai vari

habitat riconosciuti all’interno del SIC in oggetto, secondo quanto riportato nel “Formulario

Standard Natura 2000”.

Tabella 6. Percentuale copertura habitat SIC Monte Chiapparo

COD. CLC CORINE LAND COVER SUP (% SIC)

112 Tessuto discontinuo (extraurbano) 0,02%

121 Insediamento industriale, commerciale e dei grandi

impianti di servizi pubblici e privati

0,06%

122 Reti ed aree infrastrutturali stradali e ferroviarie e

spazi accessori, aree per grandi impianti di

smistamento merci, reti ed aree per la distribuzione

idrica e la produzione e il trasporto dell’e

0,17%

131 Aree estrattive 0,13%

21121 Seminativi e colture erbacee estensive 81,54%

221 Vigneti 0,84%

2225 Frutteti 0,02%

2226 Agrumeti 0,06%

223 Oliveti 0,05%

242 Sistemi colturali e particellari complessi 0,64%

3211 Prati aridi mediterranei di suoli poco profondi 12,54%

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COD. CLC CORINE LAND COVER SUP (% SIC)

5112 Canali e idrovie 1,74%

5122 Bacini naturali 0,10%

N.D. 2,09%

Fonte: Formulario Standard NATURA 2000 – SIC Monte Chiapparo ITA060014

C.5 Valutazione dell’impatto delle tipologie di gestione agroforestali su habitat e

specie all’interno del sito

Le valutazioni relative all’impatto delle tipologie di gestione agroforestali su habitat e specie

all’interno del sito saranno argomento del quadro valutativo e gestionale all’interno del

documento di Piano definitivo.

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Elaborati cartografici

Tav 3.1 Carta dell’uso del suolo – scala 1:10.000 (utilizzare la legenda Corine Land Cover V

livello);

Tav 3.2 Carta di sovrapposizione tra la Carta dell’uso del suolo e la Carta degli habitat – scala

1:10.000;

Tav 3.2 Carta di sovrapposizione tra la Carta dell’uso del suolo e la Carta degli habitat delle

specie – scala 1:10.000.

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D) Descrizione socio – economica del sito

D.1 Presenza di aree protette, suddivise per tipologia

Il sistema siciliano di protezione di aree ambientalmente sensibili

Il sistema siciliano di protezione di aree ambientalmente sensibili si articola in diversi strumenti

(parchi regionali, riserve naturali, SIC, ZPS, IBA, ecc.) rispondenti ad esigenze specifiche, ma con

la missione comune di preservare il territorio e la biodiversità e garantirne la conservazione nel

tempo

Il sistema delle aree naturali protette in Sicilia, deputato alla tutela di habitat ad elevata

naturalità e biodiversità, è strutturato in 76 Riserve Naturali Regionali e 4 Parchi Regionali, che,

insieme, coprono il 10,5% del territorio siciliano per un totale di 270.988 ettari

I quattro Parchi Regionali (Alcantara, Etna, Madonie, Nebrodi), ricadenti nelle province di

Catania, Enna (interessata marginalmente da un lembo del Parco dei Nebrodi), Messina e

Palermo, occupano una superficie di 185.824 ettari (7,2% della superficie regionale). Le Riserve

Naturali Regionali, istituite fra il 1981 e il 2005, vantano per una superficie complessiva di

85.164 ettari ca. (3,3% della superficie regionale) e sono presenti in tutte le province regionali.

La Rete Natura 2000 in Sicilia si compone di 204 SIC, 15 ZPS e 14 aree che presentano

sovrapposizioni tra quelle individuate a SIC e quelle individuate a ZPS, per un totale complessivo

di 233 siti.

Da elaborazioni della Regione Siciliana - Assessorato Agricoltura e Foreste, grazie ad un incrocio

tra i dati Corine Land Cover 2000 e quelli relativi alle aree Natura 2000, risulta che le aree SIC e

ZPS rappresentano il 16,5% dell’intero territorio regionale.

La Provincia di Enna

Come detto, in Provincia di Enna, oltre ad una parte della Riserva Naturale dei Nebrodi, sono

presenti 7 riserve naturali ed un parco archeologico minerario:

- La riserva naturale speciale del Lago di Pergusa;

- La riserva naturale orientata di Sambughetti-Campanito;

- La riserva naturale orientata di Vallone di Piano della Corte;

- Riserva naturale orientata del Monte Capodarso e della Valle dell’Imera Meridionale

- Riserva naturale integrale delle Forre Laviche del Simeto

- La riserva naturale orientata di Rossomanno-Grottascura-Bellia;

- La riserva naturale orientata di Monte Altesina;

- Parco Archeologico Minerario di Floristella Grottacalda

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Il Parco Regionale dei Nebrodi10

Il Parco dei Nebrodi, grazie alla sua elevata varietà ambientale, caratterizzata dalla presenza dei

boschi più vasti della Sicilia, da ampie vallate aperte, da fiumare e da una serie di zone umide,

rappresenta una delle aree a più grande diversità faunistica presenti in Sicilia.

Gli elementi principali che più fortemente caratterizzano il paesaggio naturale dei Nebrodi sono

la dissimmetria dei vari versanti, la diversità di modellazione dei rilievi, la ricchissima

vegetazione e gli ambienti umidi. Connotazione essenziale dell'andamento orografico è la

dolcezza dei rilievi, dovuta alla presenza di estesi banchi di rocce argilloso-arenacee. Dove,

invece, predominano i calcari, il paesaggio assume aspetti dolomitici, con profili irregolari e

forme aspre e fessurate.

Gli arabi definirono i Nebrodi "un'isola nell'isola": ricchi boschi suggestivi, ampi verdi pascoli

d'alta quota, silenziosi laghi e torrenti fluenti contrastano con l'immagine più comune di una

Sicilia arida ed arsa dal sole. Nel salire di quota, lasciata la costa, è possibile riconoscere subito

precisi piani vegetazionali, in dipendenza non solo della distribuzione altitudinale, ma anche in

funzione di singolari fattori fisici che, unitamente alla temperatura ed alle abbondanti

precipitazioni piovose e nevose, determinano propizie situazioni ecologiche. Il piano

mediterraneo (dal livello del mare fino ai 600-800 metri) è caratterizzato dalla tipica macchia

mediterranea sempreverde, ove predominano l'Euforbia, il Mirto, il Lentisco, la Ginestra e dove

si riconoscono elementi arborei a foglie strette quali il Corbezzolo, la Sughera, il Leccio. La

sughereta (interessanti formazioni sono presenti prevalentemente nel territorio di Caronia) si

presenta allo stato puro quando il clima ed il suolo sono favorevoli; nella maggior parte dei casi,

però, è consociata ad altre specie come il Leccio e la Roverella, con un fitto sottobosco.

Superati gli 800 metri di quota e fino ai 1200-1400 metri s.l.m., si passa al piano

supramediterraneo, espressione delle querce di caducifoglie. Molte le specie presenti come la

diffusa Roverella, la Rovere, la Quercus gussonei, le quali formano popolamenti più o meno

apprezzabili a seconda dei substrati geologici e della esposizione dei versanti. Molto diffuso è

pure il Cerro che diventa dominante nelle aree più fresche, specie se esposte a nord.

Oltre i 1200-1400 metri di altitudine, piano montano-mediterraneo, si trovano le faggete,

splendide formazioni boschive che coprono tutto il crinale dei Nebrodi per più di 10.000 ettari e

caratterizzano ambienti di grande valore naturalistico e paesaggistico. Alle quote più elevate il

Faggio vive quasi in purezza: sono presenti solo rari esemplari di Acero montano, Acero

campestre e Frassino. Tra le specie del sottobosco, oltre all'Agrifoglio, al Pungitopo, al

Biancospino ed alla Daphne, si riscontra il Tasso, specie relitta molto longeva che sopravvive in

condizioni microclimatiche molto localizzate.

Un tempo regno di cerbiatti (così come di daini, orsi, caprioli), i Nebrodi (il cui significato deriva

dal greco nebros che vuol dire, appunto, cerbiatto) costituiscono ancora la parte della Sicilia più

ricca di fauna, nonostante il progressivo impoverimento ambientale. Gli ultimi lupi furono

10 cfr. http://www.parks.it/parco.nebrodi/par.html .

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abbattuti alla fine degli anni Venti ed i grifoni, che volteggiavano sulle Rocche del Crasto, sono

scomparsi agli inizi degli anni Sessanta, a causa dei bocconi avvelenati disseminati sul territorio e

destinati alle volpi. Grazie alla sua alta varietà ambientale, il Parco dei Nebrodi ospita comunità

faunistiche ricche e complesse: numerosi i piccoli mammiferi, i rettili e gli anfibi, ingenti le

specie di uccelli nidificanti e di passo, eccezionale il numero di invertebrati. Tra i primi si

ricordano l'lstrice, il Gatto selvatico e la Martora; tra i rettili la Testuggine comune ed, in

particolare, la Testuggine palustre; tra gli anfibi, infine, il Discoglosso e la Rana verde minore.

Sui Nebrodi sono state classificate circa 150 specie di uccelli, tra le quali alcuni endemismi di

grande interesse come la Cincia bigia di Sicilia ed il Codibugnolo di Sicilia. Le zone aperte ai

margini dei boschi offrono ospitalità a molti rapaci come la Poiana, il Gheppio, il Lanario, il

Nibbio reale ed il Falco pellegrino, mentre le zone rocciose aspre e fessurate delle Rocche del

Crasto sono il regno dell'Aquila reale. Il Tuffetto, la Folaga, la Ballerina gialla, il Merlo acquaiolo

ed il Martin pescatore preferiscono le zone umide, mentre nelle aree pascolative non è difficile

avvistare la ormai rara Coturnice di Sicilia, I'inconfondibile ciuffo erettile dell'Upupa ed il volo

potente del Corvo imperiale. Tra l'avifauna di passo meritano di essere citati il Cavaliere d'ltalia

e l'Airone cinerino. Ricchissima è, infine, la fauna di invertebrati. Recenti ricerche scientifiche

hanno portato a risultati sorprendenti: su 600 specie censite riguardanti una piccola parte della

fauna esistente, 100 sono nuove per la Sicilia, 25 nuove per l'ltalia e 22 nuove per la scienza. Tra

le forme più rilevanti sotto l'aspetto paesaggistico, si citano le farfalle (oltre 70 specie) ed i

Carabidi (oltre 120 specie). All’interno del Parco esistono poi numerosi esemplari di Cavallo

Sanfratellano, razza preziosa per i caratteri tipici e per il ridotto numero di esemplari. Originario

di questo monti, il cavallo Sanfratellano è stato oggetto negli ultimi decenni di importanti studi

scientifici e attira, tra le razze equine, sempre maggiori attenzioni.

Riserva naturale speciale del Lago di Pergusa11

Il lago di Pergusa è posto tra un gruppo di alture appartenenti ai monti Erei. Unico lago naturale

presente nella Sicilia centrale, per la sua posizione geografica e per il fatto di essere un’oasi

umida in un paesaggio per lunghi mesi dominato dalla siccità, rappresenta un’area nevralgica

nella corrente migratoria di molte specie di uccelli, in quanto è situato lungo una delle principali

rotte migratorie della regione paleartica occidentale. Tra gli uccelli avvistati compaiono specie

di altissimo valore e rarità come l’alzavola, il fischione, il mestolone, il moriglione, la folaga, il

falco di palude e la moretta tabaccata, specie di anatra rarissima. Oltre agli uccelli, a Pergusa

sono presenti anche mammiferi come l’istrice e la donnola, rettili ed anfibi.

Lo specchio lacustre è, inoltre, luogo di interessanti endemismi della microflora e della

microfauna. Periodicamente il lago, per una sinergia tra alcuni degli organismi microscopici che

in esso vivono, fa registrare un fenomeno unico al mondo: le sue acque si tingono di rosso,

conferendo al paesaggio un aspetto di grande particolarità. Il protagonista principale è un

copepode (Arctodiaptomus salinus), un piccolo “gambero” che, per difendersi dai raggi del sole

estivo, si tinge di un pigmento rosso e si insedia in foltissime colonie sotto le piante acquatiche.

11 cfr. http://www.provincia.enna.it/areeprotette/Pergusa.html .

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Il pigmento si trasferisce poi all’acqua sino a trasformare lo specchio del lago in una sorta di

vinaccia color mosto.

Attorno alle acque si stende una ampia fascia di vegetazione igrofila e ripariale, tipica delle

lagune salmastre, composta da fasce concentriche dominate ora dal giunco, sia pungente che

marittimo, ora dalla salicornia, o, ancora, dalla cannuccia di palude, che fa da confine tra il lago

e le colline circostanti. I colli Erei, un tempo coperti da boschi, oggi sono in parte occupati da

abitazioni di villeggiatura e dal borgo rurale di Pergusa; solo una porzione della conca è coperta

dal rimboschimento della “Selva Pergusina”, gestita dall’Azienda Regionale delle Foreste

Demaniali.

Dal 1991 il lago di Pegusa fa parte delle riserve naturali della Regione e dal 1995, con il nome di

Riserva Naturale Speciale del Lago di Pergusa, è protetta da un’apposita legge che ha affidato la

gestione del lago alla Provincia Regionale di Enna. L’Ente Gestore ha provveduto alla messa in

atto delle prime misure di salvaguardia e di fruizione dell’ambiente naturale, con la tabellazione

e la creazione di sentieri e aree sosta per i visitatori. Presto verranno creati dei capanni per

l’avvistamento della fauna ornitica e l’osservazione dell’ambiente naturale, mentre l’ecosistema

è monitorato giorno dopo giorno sia con una centralina di raccolta dati climatologici e

meteorologici all’avanguardia, sia con continui esami e prelievi chimici, fisici e biologici.

Riserva naturale orientata dei Monti Sambughetti e Campanito12

L’area della riserva naturale del Monte Sambughetti e dei laghetti Campanito venne istituita per

la conservazione e tutela di un importante relitto di faggeta con aspetti di vegetazione igrofila

legata ai laghetti del Campanito.

La riserva costituisce l’estrema propaggine sud-occidentale della regione nebroidea che si

estende per circa settanta chilometri in direzione est-ovest, quasi parallelamente alla costa

settentrionale della Sicilia. In questo piccolo lembo nicosiano, posto immediatamente a nord

dell’abitato, è possibile cogliere tutti i singolari aspetti ambientali del massiccio dei Nebrodi:

dalla faggeta, qui all’estremo limite meridionale dell’area di vegetazione, ai querceti ed alle

conche lacustri d’alta quota, ambienti preziosi non soltanto per il grande valore naturalistico,

ma anche per quello paesaggistico.

Altro ambiente di grande pregio compreso in quest’area è quello del Campanito. Si tratta di

alcune bellissime conche fortemente connotate da una ricca ed importante vegetazione lacustre

che annovera numerose specie di pregio ed un contesto vegetale prezioso, un microcosmo di

grande suggestione, che ha consentito la sopravvivenza di una serie di specie animali ormai

estinte o divenute rare nel resto della Sicilia.

Riserva naturale orientata del Vallone di Piano della Corte

La piccola riserva, la minore tra quelle della Provincia di Enna, si estende su una vallata che

appartiene agli Erei centrali. L’area protetta chiude la parte più a monte di un torrente

12Per la seguente descrizione e quella delle riserve naturali a seguire: cfr. Provincia Regionale di Enna, “Progettazione ambientale integrata con finalità di salvaguardia, tutela e valorizzazione degli habitat naturali del Lago di Pergusa”.

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affluente del Dittaino e quindi tributario del Simeto. Questo torrente parte dalle alture della

contrada Orselluzzo, dove una parte cospicua delle sue sorgenti sono emunte da un acquedotto

del comune di Agira, e dai monti S. Venera, Poggio Tondo, Frontè e S. Agata, e si dirige verso

sud-est in contrada Ponte e infine in contrada Serra Campana ove incontra le acque del torrente

Ciarameddaro, divenendo Vallone di Modica.

Il corso d’acqua, detto appunto Vallone di Piano della Corte, conserva per tutto il suo corso una

direzione nord-ovest/sud-est, con una lieve variazione nella sua parte mediana in cui piega per

circa un chilometro in direzione ovest/est. La sua vallata, che attraversa terreni sedimentari di

natura calcarea, è caratterizzata da una profonda incisione larga da cinque a dieci metri e quasi

sempre contenuta all’interno di due falesie parallele. Il corso delle acque, a carattere

fortemente torrentizio anche a causa delle emunzioni, crea, oltre che le falesie, una serie di

forre molto instabili, ove l’acqua ristagna anche per mesi e garantisce una maggiore durata delle

condizioni della zona umida.

Complessivamente l’area protetta, che comprende esclusivamente l’alta vallata del Vallone di

Piano della Corte, si allunga lungo il corso della Contrada Orselluzzo sino alla contrada Ponte per

una lunghezza totale di circa sei chilometri e cinquecento metri; la larghezza della zona

vincolata non supera invece i cinquecento metri.

Il Vallone del Piano della Corte, con la sua fitta copertura vegetale, rappresenta uno degli ultimi

relitti della tipica vegetazione ripariale igrofila che sino a qualche tempo fa doveva

caratterizzare la maggior parte degli alvei dei tanti torrenti della Sicilia centrale.

Riserva naturale orientata del Monte Capodarso e della Valle dell’Imera Meridionale

La Riserva del fiume Salso (o Imera meridionale) e del monte Capodarso, abbraccia con il suo

territorio una ampia zona della valle del fiume Salso, l’antico Himera, tra la gola formata dalle

alture di Capodarso a est e di Subacina ad ovest ed il ponte del Besaro a sud. Il fiume Himera,

conosciuto fin dall’antichità come grande via di penetrazione dell’ellenizzazione akrogantina

verso l’interno della Sicilia e non a caso chiamato Himera vista la sua utilizzazione come strada

di collegamento tra la stessa Akragas e la città di Himera, vide lo stanziamento di popolazioni

che vengono comunemente identificate con i Sicani e con i Siculi, sin dalla più lontana antichità.

Certamente tutta la zona è interessata da resti che sembrano risalire all’età del rame e che

potrebbero addirittura portare delle testimonianze del neolitico.

Dal punto di vista geologico l’intera area appartiene al così detto altipiano Gessoso-solfifero

della Sicilia centro meridionale; in questa zona, a causa della profonda incisione che il fiume ha

scavato nei depositi, si possono ammirare quasi per intero le successioni che caratterizzano

l’area. Dominanti sono le formazioni delle calcareniti di Capodarso, rossastre e

granulometricamente molto grossolane, che svolgono un ruolo fondamentale nella definizione

del paesaggio a canyon.

La flora della Riserva è caratterizzata da vaste aree sottoposte all’intervento antropico, per cui

sono presenti coltivazioni di frumento che occupano la valle bassa del fiume nei territori di

Pietraperzia e di Caltanissetta. Testimonianze di flora ripariale, formata da giunchi e dalle canne

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palustri, si trovano in prossimità del fiume. Interessante è poi la parete delle gole del Salso

proprio nella zona del ponte di Capodarso, ove si stende una vasta coltura oggi degradata di

pistacchi, misti al terebinto e a grandi macchie di cappero. Il panorama è dominato dalla grande

arsura del paesaggio: pietre, rocce, sabbie ed il fiume che nella maggior parte dell’anno è in

secca ed appare visibilmente formato da acque salate.

Riserva naturale integrale delle Forre Laviche del Simeto

Al confine est della Provincia Regionale di Enna, laddove il Comune di Centuripe limita con i

Comuni di Adrano e di Bronte, scorre il maggior fiume siciliano, il Simeto.

Il fiume nasce sulle alte cime dei Nebrodi, tra i faggi più meridionali del mondo e, dalle bianche

nevi del cratere dell’Etna, scende nell’arido paesaggio della Sicilia degli agri cerealicoli del

centuripino per assumere un carattere più quieto tra gli aranceti della valle di Catania ed infine

giunge al suo apparato deltizio che assume ancora oggi il ruolo di grande rifugio per la natura

della Sicilia ionica. La Riserva naturale delle Forre Laviche è stata istituita al fine di proteggere

il tratto mediano e forse più selvaggio ed intatto, dove le acque fanno giochi di equilibrio

attraverso le nere lave etnee. Il greto del fiume è colonizzato da una vegetazione di tipo

ripariale che annovera vari esemplari del salice rosso, raccolto dalle popolazioni locali per la

realizzazione di ceste e altri oggetti. Nelle zone più difficilmente sottoposte ad inondazione,

soprattutto negli ultimi anni, si diffonde l’elicriso giallo, che rallegra con la sua fioritura gli

spenti colori del greto pietroso.

Il paesaggio agrario e quello tipico di questa area etnea, con vecchie zone golenali trasformate

in giardini e con le “sciare” pietrose occupate da vaste colture di pistacchio. Si tratta di una

coltura di nicchia del brontese e dell’adernese detta, con il termine arabo, Fastuca, che,

dall’epoca emirale, è diffusa nelle aree non troppo aride e poco adatte per la loro pietrosità alla

coltivazione di specie più redditizie. Geologicamente la zona assume un particolare interesse

naturalistico in quanto rappresenta una delle zone di contatto e di sovrascorrimento delle lave

dell’edificio etneo, sul territorio prevalentemente sedimentario e costituito da argille ed

alluvioni della zona nebrodense. Le lave sono appartenenti a colate, probabilmente eccentriche,

costituite prevalentemente da effusioni basaltiche molto compatte che, in alcuni casi, assumono

una conformazione colonnare.

Riserva naturale orientata dei boschi di Rossomanno, Grottascura e Bellia

La Riserva comprende i boschi che coprono le cime delle alture degli Erei meridionali subito a

nord del paese di Piazza Armerina, fondamentalmente originati da antiche opere di

rimboschimento a pini, intervallati da ampi eucalipteti risalenti agli ultimi decenni e a vaste

aree di coltivi abbandonati che danno ancora i segni della antica produttività.

L’istituzione della riserva apre questo territorio alla vocazione naturalistica più spiccata,

fornendo gli strumenti base per la salvaguardia ed il ripristino degli ambienti di riserva. Già da

qualche anno la zona dei boschi più prossima alla strada statale 117 Centrale Sicula è divenuta

meta di folte comitive di turisti che fanno capo alla struttura creata in località Ronza

dall’Azienda Regionale delle Foreste Demaniali: una ampia zona munita di posti di ristoro con

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bracieri, servizi, un piccolo zoo con diverse specie. Accanto sorge il vivaio per la diffusione delle

essenze arboree del bosco, oltre alla struttura di supporto logistico di accoglienza turistica.

Riserva naturale orientata del Monte Altesina

Anche fuori dall’area protetta, il paesaggio roccioso e la vegetazione si presentano seducenti,

con creste rocciose aspre e pittoresche come quelle del Castellazzo.

Poco dopo l’ingresso si arriva ad un piccolo laghetto: proseguendo inizia il sentiero che porta

verso l’antico convento probabilmente di origine benedettina.

Lasciato l’edificio si procede per una salita che conduce il visitatore verso uno splendido

panorama: Enna e Calascibetta sugli acrocori, una di fronte all’altra, la vasta distesa delle

colline e dei coltivi, i laghetti collinari per usi zootecnici e irrigui; l’Etna a oriente, in

lontananza.

La riserva è caratterizzata da una vegetazione tipica composta da boschi originari di leccio,

roverella e rovere. Il sottobosco è ricco di pungitopo e rovo. Sono presenti dei resti di un piccolo

insediamento siculo, intagliato nella roccia con grotte, nicchie e troni, e porzioni di abitazioni.

Parco Archeologico Minerario di Floristella Grottacalda13

In un contesto paesaggistico pregevole, la zona del Parco Minerario Floristella Grottacalda forma

un triangolo equilatero con, agli altri due vertici, il lago di Pergusa e la riserva faunistico-

forestale della Ronza. Il sito minerario si colloca in un bacino che consente di usufruire di beni

culturali ed ambientali d'interesse internazionale (la Villa Romana del Casale a Piazza Armerina e

gli scavi archeologici di Morgantina ad Aidone).

Il Parco accorpa le due omonime miniere di zolfo dismesse, risultando uno dei più espressivi

insediamenti d'archeologia industriale esistenti nel sud d'Italia. Alla stregua di un grande museo a

cielo aperto, il vasto complesso estrattivo fornisce una vera e propria "stratigrafia" delle diverse

epoche e dei relativi sistemi e tecniche d'estrazione e di fusione dello zolfo. Ancora ben visibili e

drammaticamente evocativi, appaiono i calcaroni (forni circolari per la fusione e separazione

dello zolfo dal materiale inerte), le discenderie (cunicoli semiverticali utilizzati in epoca

preindustriale per raggiungere il giacimento), i castelletti e gli impianti dei pozzi verticali

(utilizzati in epoca recente per la discesa in sotterraneo), i forni Gill (sistema più moderno per la

fusione dello zolfo).

Su un'altura si erge imponente il Palazzo Pennisi, antica residenza della famiglia proprietaria,

che domina il complesso minerario di Floristella. La sontuosità del manufatto e la sua pregnanza

architettonica, generano una sorta di contrasto con l'austerità del luogo, fornendo un'immediata

e suggestiva immagine di ciò che doveva essere l'estremo divario sociale dell'epoca.

Il Parco presenta anche aspetti paesaggistici e naturalistici di rilievo. In quest’ambito una

particolare menzione meritano la sorgente di acque sulfuree che alimenta il rio Floristella e,

13 cfr. http://www.enteparcofloristella.it/ .

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soprattutto, le emissioni continue di metano e acqua salata e ferruginosa, sgorganti con piccola

portata da alcune bocche tra loro vicine dette “Maccalube” o vulcanelli di fango, visibili nella

parte nord dell’area del parco

Il territorio del SIC del Monte Chiapparo non coincide neanche parzialmente con altre aree

protette della tipologia suindicata, fatta eccezione per la presenza di un corridoio ecologico di

collegamento, come indicato nel documento della Rete Ecologica Provinciale di Enna14.

14 cfr. Provincia Regionale di Enna, “Schema Direttore Rete Ecologica Provinciale”, Tavola o6 – Corridoi ecologici in http://www.provincia.enna.it/k2ptpenna/index.html.

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D.2 Presenza di vincoli ambientali

Per la realizzazione della “Carta dei Vincoli” allegata al presente Piano di Gestione, sono state

utilizzate la Carte Tecniche Regionali (CTR) specifiche del sito in questione e i dati forniti dalla

Provincia Regionale di Enna relativi alle aree soggette a vincolo.

La carta elaborata mostra, per l’area interessata, i seguenti vincoli15:

- Perimetrazione del SIC in oggetto;

- Vincolo Idrogeologico;

- Fiumi, torrenti, corsi d'acqua (Regio Decreto 11 dicembre 1933, n. 1775) e le relative sponde

o piedi degli argini per una fascia di 150 metri.

In particolare la carta elaborata indica che l’area del SIC è interamente sottoposta a Vincolo

idrogeologico, mentre, nell’area sud-est prossima a Pizzo Pagano, sono presenti due zone

identificabili come fasce di rispetto fluviale.

Da sottolineare che la “Carta dei Vincoli” in allegato al presente Piano di Gestione è stata

elaborata sulla base di dati in scala 1:50.000, non essendo disponibili elementi di maggiore

dettaglio.

D.3 Previsioni strumenti urbanistici

Il territorio del SIC del Monte Chiapparo, interessa un solo comune appartenente alla Provincia di

Enna, il comune di Agira, quest’ultimo interessato per una parte dalla presenza dell’area ad

interesse naturalistico del Lago Pozzillo, ai confini con il comune di Regalbuto, mentre risulta

interessato anche dall’area SIC di Vallone Piano della Corte ai confini con il comune di Assoro.

Il quadro della pianificazione urbanistica (con riferimento al PRG del comune di Agira, D.A n.82

del 27.02.82), evidenzia una modalità dell’organizzazione del territorio nella quale si osserva

una sostanziale tendenza verso l’autocontenimento dell’edificato attorno al nucleo storico,

mentre l’assetto del territorio esterno al nucleo urbano risulta prevalentemente interessato da

una destinazione d’uso di verde agricolo (zona E ai sensi del D.M. 02/04/68), ma anche dalla

presenza di una area definita zona D che è individuata nell’isola amministrativa facente capo al

comune di Assoro.

In generale la presenza dell’area SIC non risulta ancora rappresentata dagli strumenti urbanistici

alla scala locale, pur non essendo rilevate pre-condizioni di incoerenza di natura urbanistica fra

le esigenze di gestione dell’area naturale e le esigenze della gestione urbanistica del territorio.

Rispetto al livello della pianificazione sovraordinata, invece, le norme di attuazione del Piano

Territoriale Provinciale della Provincia Regionale di Enna riconoscono l’importanza delle aree

15 Per l’inventario delle regolamentazioni relative ai vincoli esistenti, fare riferimento al paragrafo D.6 del presente elaborato.

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naturali (riconosciuta anche nelle parti di indirizzo generale) e prescrivono il recepimento delle

stesse all’interno della pianificazione alla scala locale.

Nell’articolo 57 delle norme di attuazione operative del PTP, riguardante gli Ambiti areali a

dominanza ambientale invarianti e non negoziabili, le aree SIC sono riconosciute (comma 3)

come ambiti areali sottoposti a norme e tutele di salvaguardia dalla legislazione vigente,

soggetti a limitazioni di intervento con differenti livelli di tutela commisurati al carattere delle

risorse stesse. Le limitazioni costituiscono vincoli e/o precondizioni alle trasformazioni

territoriali. Devono essere valorizzate ai fini di salvaguardarne ed incrementarne l’efficacia della

funzione ecologica, la qualità ottico-paesaggistica e il significato storico-culturale e non devono

essere oggetto d’interventi che comportino, in modo diretto o indiretto, il loro degrado e/o la

loro perdita di valore anche parziale. Il comma 3. riguarda le aree e siti della rete natura 2000

(SIC e ZPS): “ Hanno valore di tutela invariante ai sensi della legislazione vigente. Inoltre il PTP

attua e recepisce gli indirizzi delle RES e della REP, cosi come riportati al successivo capo IX

delle presenti norme operative”.

D.4 Inventario dei soggetti amministrativi e gestionali che hanno competenze sul

territorio nel quale ricade il sito

Inquadramento normativo:

La direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli

uccelli selvatici

La direttiva 79/409 concerne la conservazione delle specie di uccelli viventi naturalmente allo

stato selvatico nel territorio dell’Unione Europea e si applica agli "uccelli, alle uova, ai nidi e agli

habitat"8.

L’istituzione di "zone di protezione” o la creazione di "biotopi” sono individuate quali misure per

la “preservazione, mantenimento e ripristino degli habitat" delle specie.

Tali misure, volte alla conservazione delle popolazioni di specie di avifauna, regolamentano la

cattura, l'uccisione, la distruzione dei nidi o delle uova, il disturbo durante la ricerca del cibo

nonché il divieto della commercializzazione di uccelli vivi o morti o parti di essi.

La direttiva 92/43/CEE riguardante gli habitat naturali e seminaturali

La successiva Direttiva 92/43/CEE, cosiddetta Direttiva “Habitat”, perché riguarda gli habitat

naturali e seminaturali, prevede la realizzazione della rete ecologica europea Natura 2000.

La direttiva vuole "contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli

habitat naturali, nonché la flora e la fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati Membri"

(art. 2). In particolare, l’obiettivo della direttiva è la salvaguardia o il ripristino di uno stato di

conservazione soddisfacente per gli habitat naturali e le specie di fauna e flora selvatiche di

interesse comunitario (Art. 2.2).

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L’ordinamento italiano

Nello stesso periodo in cui nascevano le direttive appena citate, il legislatore italiano approvava

due importanti provvedimenti:

L. 394 del 6/12/91 – Legge quadro sulle aree protette

L. 157 dell’11/2/92 - Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo

venatorio.

Queste norme non tengono conto delle direttive Habitat e Uccelli, perché redatte in

contemporanea con quest’ultime. La lacuna è stata colmata dal D.P.R. 357, 8 settembre 1997 e

dal successivo correttivo D.P.R. 120, 12 marzo 2003.

Tale corpus di norme, nel complesso costituisce il riferimento fondamentale per l’individuazione

e la creazione dei diversi tipi di area protetta in Italia.

Le fasi del procedimento per l’individuazione della rete Natura 2000 previste dal D.P.R. 357/97

s.m.i., sono:

1. Le Regioni e le Province autonome individuano nei loro territori i siti classificabili di

importanza comunitaria, o Siti di Importanza Comunitaria proposti (SIC) – in base alle

definizioni della direttiva Habitat – e ne danno comunicazione al Ministero dell’Ambiente e

della Tutela del Territorio, il quale provvede a formulare una proposta unitaria, che invia

alla Commissione europea;

2. Sulla base delle conclusioni raggiunte con appositi Seminari Biogeografici, la Commissione

provvede a definire un “Elenco dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC)”;

3. Le Regioni e le Province autonome assicurano per i proposti siti di importanza comunitaria

“le opportune misure per evitare il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie,

nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state individuate”;

4. Entro sei anni dalla pubblicazione dell’Elenco dei siti, il Ministero dell’Ambiente e della

Tutela del Territorio designa con proprio decreto, adottato d’intesa con ciascuna regione

interessata, i siti inseriti come Zone Speciali di Conservazione (ZSC);

5. Entro sei mesi dalla designazione di cui al punto 5, le Regioni e le Province autonome

adottano per le ZSC, sulla base di linee guida di gestione emanate con specifico decreto del

Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, sentita la Conferenza permanente tra

lo Stato, le Regioni e le Province Autonome, le “misure di conservazione necessarie che

implicano all’occorrenza appropriati piani di gestione specifici od integrati ad altri piani di

sviluppo e le opportune misure regolamentari, amministrative o contrattuali che siano

conformi alle esigenze ecologiche dei tipi di habitat naturali” presenti nei siti che fanno

parte della rete Natura 2000.

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Ordinamento e norme regionali

E’ importante rilevare che il D.P.R. 357/97 e s.m.i. affida alle Regioni il compito di adottare le

misure necessarie a salvaguardare e tutelare i siti di interesse comunitario (si vedano gli artt. 4 e

7). Le Regioni hanno risposto in vario modo; in particolare la Regione Sicilia ha adottato i

seguenti provvedimenti:

- pubblicazione dell’elenco delle ZPS e l’elenco dei SIC individuati ai sensi delle direttive nn.

92/43/CEE e 79/409/CEE (G.U.R.S. 15 dicembre 2000, n. 57, G.U.R.S. 8 20 febbraio 2004,

G.U.R.S. 31, 22 luglio 2005, G.U.R.S. 42, 7 ottobre 2005);

- dopo l’emanazione nel corso degli anni di circolari e decreti dirigenziali, la Regione è

intervenuta con la L.R. 13 dell’8/5/2007 che regolamenta le modalità di svolgimento della

valutazione d’Incidenza ai sensi del DPR357/97 art. 5 c. 1 e 2. La competenza della

valutazione viene attribuita all’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente nel caso di

valutazioni d’incidenza che riguardano l'intera pianificazione comunale, provinciale e

territoriale.

Manca ad oggi un provvedimento organico sulle modalità di gestione delle aree protette.

Allargando il campo della ricognizione, si può tracciare un sintetico quadro delle competenze

degli diversi Enti Territoriali nell’ordinamento della Regione Siciliana.

Secondo il principio di sussidiarietà, sono lasciate agli enti locali tutte le funzioni amministrative

“che non richiedono l'unitario esercizio a livello regionale” (L.R. 10/2000, art. 31).

Alla Regione sono espressamente riservati:

a) le funzioni ed i compiti amministrativi per la realizzazione di infrastrutture ed opere

pubbliche di interesse regionale;

b) le funzioni ed i compiti di rilievo regionale per la difesa del suolo, la tutela e la

valorizzazione dell'ambiente;

c) le funzioni ed i compiti amministrativi in materia di sanità;

d) le funzioni ed i compiti amministrativi riguardanti i programmi comunitari;

e) le funzioni di promozione e sviluppo dei settori economici e produttivi, nonché del

lavoro;

f) le funzioni ed i compiti in materia di protezione civile;

g) le funzioni ed i compiti in materia di iniziative culturali e turistiche di interesse

regionale;

h) le funzioni ed i compiti relativi al corpo forestale regionale;

i) le funzioni ed i compiti amministrativi in materia di beni culturali ed ambientali,

pubblica istruzione ed assistenza universitaria;

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j) le funzioni ed i compiti amministrativi in materia di formazione professionale ad

eccezione dell'organizzazione e gestione dei corsi formativi;

k) le funzioni ed i compiti amministrativi in materia di motorizzazione civile e di trasporti

di interesse regionale;

l) le funzioni ed i compiti amministrativi in materia di urbanistica, costruzioni in cemento

armato ed edilizia in zone sismiche.

Le Province Regionali Autonome sono organizzate nella forma di consorzi tra Comuni

(L.R.9/1986, art. 8) e, oltre ad avere competenze proprie, svolgono importanti funzioni di

coordinamento delle realtà territoriali in cui operano.

Spetta infatti alla Provincia la proposta e l’approvazione – sentiti i Comuni - dei documenti di

programmazione economico-sociale articolati in programmi settoriali e territoriali (L.R. 9/1986,

artt. 9 e 10).

La Provincia è inoltre competente nel campo della pianificazione territoriale attraverso la

redazione del Piano territoriale provinciale relativo a (L.R. 9/1986, art. 12):

1. alla rete delle principali vie di comunicazione stradali e ferroviarie;

2. alla localizzazione delle opere ed impianti di interesse sovracomunale.

Le funzioni amministrative riservate alle Province dall’Art. 13, L. R. n. 9/1986 (recepito dall’art.

19, L. R. n. 19/2005) sono le seguenti:

1. servizi sociali e culturali:

a. realizzazione di strutture e servizi assistenziali di interesse sovracomunale, anche

mediante la riutilizzazione delle istituzioni socio-scolastiche permanenti, in atto

gestite ai sensi dell'art. 2 della legge regionale 5 agosto 1982, n. 93; restano ferme le

competenze comunali in materia;

b. distribuzione territoriale, costruzione, manutenzione, arredamento, dotazione di

attrezzature, funzionamento e provvista del personale degli istituti di istruzione media

di secondo grado; promozione, negli ambiti di competenza, del diritto allo studio. Le

suddette funzioni sono esercitate in collaborazione con gli organi collegiali della

scuola;

c. promozione ed attuazione, nell'ambito provinciale, di iniziative ed attività di

formazione professionale, in conformità della legislazione regionale vigente in materia,

nonché realizzazione di infrastrutture per la formazione professionale;

d. iniziative e proposte agli organi competenti in ordine all'individuazione ed al

censimento dei beni culturali ed ambientali ricadenti nel territorio provinciale, nonché

alla tutela, valorizzazione e fruizione sociale degli stessi beni, anche con la

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collaborazione degli enti e delle istituzioni scolastiche e culturali. Acquisto di edifici o

di beni culturali, con le modalità di cui all'art. 21, secondo e terzo comma, della legge

regionale 1 agosto 1977, n. 80. Per l'esercizio delle funzioni suddette, la provincia si

avvale degli organi periferici dell'Amministrazione regionale dei beni culturali ed

ambientali;

e. promozione e sostegno di manifestazioni e di iniziative artistiche, culturali, sportive e

di spettacolo, di interesse sovracomunale;

2. sviluppo economico:

a. promozione dello sviluppo turistico e delle strutture ricettive, ivi compresa la

concessione di incentivi e contributi; realizzazione di opere, impianti e servizi

complementari alle attività turistiche, di interesse sovracomunale;

b. interventi di promozione e di sostegno delle attività artigiane, ivi compresa la

concessione di incentivi e contributi, salve le competenze dei comuni;

c. vigilanza sulla caccia e la pesca nelle acque interne;

d. autorizzazione all'apertura degli esercizi di vendita al dettaglio di cui all'art. 9 della

legge regionale 22 luglio 1972, n. 43;

3. organizzazione del territorio e tutela dell'ambiente:

a. costruzione e manutenzione della rete stradale regionale, infraregionale, provinciale,

intercomunale, rurale e di bonifica e delle ex trazzere, rimanendo assorbita ogni

competenza di altri enti sulle suindicate opere, fatto salvo quanto previsto al

penultimo alinea dell'art. 16 della legge regionale 2 gennaio 1979, n. 1;

b. costruzione di infrastrutture di interesse sovracomunale e provinciale;

c. organizzazione dei servizi di trasporto locale interurbano;

d. protezione del patrimonio naturale, gestione di riserve naturali, anche mediante intese

e consorzi con i comuni interessati;

e. tutela dell'ambiente ed attività di prevenzione e di controllo dell'inquinamento, anche

mediante vigilanza sulle attività industriali;

f. organizzazione e gestione dei servizi, nonché localizzazione e realizzazione degli

impianti di smaltimento dei rifiuti e di depurazione delle acque, quando i comuni

singoli o associati non possono provvedervi.

Il Comune, nell’ordinamento siciliano, è titolare di tutte le funzioni che non sono esplicitamente

riservate agli altri Enti in specie modo nei settori ei servizi sociali, dell'assetto ed utilizzazione

del territorio e dello sviluppo economico (L.R. 10/2000, art. 34)

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Tabella 7 - Schema riassuntivo degli Enti e delle competenze sul SIC Monte Chiapparo

AREA TEMATICA ENTE COMPETENZA RIFERIMENTO NORMATIVO

Assetto idrogeologico Regione – Assessorato Territorio e ambiente

Redazione del P.A.I. (D.A. 298/41 del 4/7/00

L.R. 71/1978

Ecosistemi e Biodiversità

A.R.P.A. Sicilia Consulenza scientifica L.R. 6/2001

gestione Provincia Regionale di Enna Soggetto gestore D.D.G. 502/2007

gestione Regione – Assessorato Territorio e ambiente

Valutazioni d’incidenza L.R. 13/2007

Pianificazione urbanistica

Comune di Agira PRG del 1982 L.R. 71/1978

Risorse idriche Consorzio di Bonifica 6 - Enna Gestione risorse idriche L.R. 45/1995

Risorse idriche Agenzia Regionale per i Rifiuti e le Acque

Gestione risorse idriche (dal 2005)

L.R. 19/2005

Risorse idriche A.R.P.A. Sicilia Monitoraggio qualità delle acque

L.R. 6/2001; progetto INTERREG III B – MEDOCC AQUAMED

Tutela risorse faunistiche

Regione – Assessorato Agricoltura e Foreste

Regolamentazione dell’attività venatoria

L.R. 33/1997 s.m.i.; L. 157/1992

Tutela risorse forestali

Regione – Dipartimento Regionale delle Foreste

vigilanza forestale e ambientale

L.R. 52/1984

Tutela risorse forestali

Azienda Regionale Foreste Demaniali

gestione delle aree demaniali forestali

L.R. 10/1949 L.R. 10/2000

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D.5 Coerenza con Piani, progetti, politiche settoriali che interessano il territorio

nel quale ricade il sito

Come si è visto nel paragrafo precedente la Regione ha pubblicato l’elenco dei SIC e delle ZPS

individutati: tali siti entrano a far parte della Rete Ecologica della Regione Siciliana, all’interno

diella quale è inquadrata la Rete Ecologica della Provincia di Enna.

Quest’ultimo progetto è parte integrante del progetto definitivo di Piano Territoriale Provinciale

di Enna e assicura l’integrazione delle aree oggetto di analisi nella pianificazione strategica della

Provincia. La rete ecologica nasce infatti per connettere siti e funzioni naturali in modo da

individuare non solo le aree maggiormente sensibili per alcune specie animali, ma anche i

corridoi di collegamento che permettono di preservare gli equilibri naturali su scala più vasta.

Si tratta in definitiva di uno strumento conoscitivo di grande potenza e di dettaglio, che fornisce

elementi precisi per la definizione della modalità di attuazione delle strategie delineate nel PTP.

All’interno del quadro programmatorio, l’attività preliminare consiste nel dotare ogni SIC di un

Piano di Gestione. A tale scopo la Regione Siciliana ha istituito una task force multidisciplinare

formata da 12 esperti con il compito di coadiuvare l’Ente Pubblico nelle operazioni legate

all’approvazione dei Piani di Gestione. L’Assessorato all’Ambiente e Territorio della Regione

Siciliana (ARTA) ha inoltre pubblicato delle Linee guida per la redazione dei Piani di Gestione, al

fine di dare indicazioni per una progettazione coerente con i principi della rete Natura 2000 e

con il lavoro impostato a livello regionale.

Grande impulso alla redazione dei Piani di Gestione è stato dato dalla misura 1.11 del POR 2000-

2006 che ha previsto il finanziamento di tale azione. La scelta della Regione, quindi, è stata

pienamente coerente con le attività di programmazione sin qui descritte.

Infatti, dopo la definizione delle aree SIC e ZPS, l’istituzione della Rete Ecologica Regionale e via

via di quelle Provinciali, la designazione della task force come organismo di supporto scientifico,

l’inserimento della misura 1.11 nel POR 2000-2006 permette agli Enti preposti (tra cui la

Provincia di Enna) di sviluppare una progettualità volta a definire regole di gestione in grado di

difendere la ricchezza naturale riconosciuta con l’istituzione dell’area protetta.

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D.6 Inventario e localizzazione degli strumenti di programmazione territoriale,

Programmi d’Iniziativa Comunitaria, Azioni Comunitarie sull’ambiente

ricadenti e/o utilizzati per il sito

Gli strumenti comunitari

La programmazione d’iniziativa Comunitaria del periodo 2007-2013 segna una serie di importanti

differenze con il passato, in linea con i mutamenti nella composizione e nell’assetto istituzionale

dell’Unione Europea

Il periodo di programmazione 2000 - 2006 prevedeva quattro strumenti finanziari:

- il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR);

- il Fondo Sociale Europeo (FSE);

- il Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e di Garanzia (FEAOG) (detto anche Fondo

Europeo di Orientamento e Garanzia Agricola (FEOGA);

- lo Strumento Finanziario di Orientamento della Pesca (SFOP).

Che operavano sul territorio secondo tre obiettivi:

- Obiettivo 1: rivolto alle regioni in ritardo di sviluppo; focalizzato sulla promozione dello

sviluppo delle aree con un PIL minore del 75% della media europea. In tale obiettivo

rientrava anche la Sicilia (insieme a Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sardegna).

- Obiettivo 2: rivolto a regioni che devono affrontare problemi strutturali, come la

riconvenzione di aree rurali depresse.

- Obiettivo 3: rivolto alle regioni escluse dall'obiettivo 1; sostiene l’adeguamento e

l'ammodernamento delle politiche di istruzione, formazione e occupazione.

La programmazione 2007-2013 ha introdotto diverse variazioni rispetto alla programmazione del

periodo precedente sia nell’organizzazione dei Fondi strutturali (di cui alcuni cambiano nome e

finalità come il FEOGA che si trasforma in FEASR e lo SFOP in FEP), sia nella definizione degli

obiettivi che vengono così riformulati:

- Obiettivo "Convergenza": “erede” del vecchio obiettivo 1, è volto ad accelerare la

convergenza degli Stati membri e delle regioni in ritardo di sviluppo, migliorando le

condizioni di crescita e di occupazione. Per l’Italia, le regioni interessate sono, oltre alla

Sicilia, Campania, Puglia e Calabria. Gli strumenti di finanziamento sono il FESR, il FSE e il

Fondo di coesione (al quale l’Italia non può accedere).

- Obiettivo "Competitività regionale e occupazione": obiettivo rivolto a tutte le regioni con un

canale distinto per le aree comprese nell’obiettivo 1 nella programmazione 2000 – 2006 che

non rientrano nell’obiettivo convergenza. Lo scopo è il rafforzamento della competitività,

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dell'occupazione e la valorizzazione delle attrattive delle regioni. Il finanziamento è

effettuato tramite FESR e FSE.

- Obiettivo "Cooperazione territoriale europea": nuovo obiettivo, nasce con l’intento di

rafforzare la cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale. L'obiettivo

consiste nel promuovere la ricerca di soluzioni congiunte a problemi comuni tra le autorità

confinanti, come lo sviluppo urbano, rurale e costiero e la creazione di relazioni economiche

e reti di PMI. La cooperazione è orientata su ricerca, sviluppo, società dell'informazione,

ambiente, prevenzione dei rischi e gestione integrata delle acque. L’azione è finanziata dal

FESR.

L’attivazione dei finanziamenti avviene sulla base di piani operativi nazionali (PON) e regionali

(POR), che definiscono le linee e le misure di finanziamento.

La politica agricola comune rappresenta un capitolo a se stante e che comprende anche le

misure di sviluppo rurale. Il Regolamento (CE) n. 1290/2005 relativo al finanziamento della

politica agricola comune, istituisce due fondi dedicati all’agricoltura:

- il Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA), che finanzia principalmente le misure di

mercato

- il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), che finanzia i programmi di

sviluppo rurale in maniera autonoma dagli altri strumenti e linee di contribuzione dedicati

all’agricoltura comunitaria.

Con la riforma della politica agricola comune il tema dello sviluppo rurale assume un ruolo

cruciale nella definizione di una nuovo modello di sviluppo che permetta alle zone rurali di

sostenere la sfida dello sviluppo e della concorrenza globale. I riferimenti all’orizzonte sono

anche in ambito rurale la crescita e la creazione di posti di lavoro – in linea con la Strategia

di Lisbona – e la sostenibilità ambientale – sulla base degli obiettivi fissati a Göteborg.

La politica di sviluppo rurale 2007-2013 si ramifica in quattro assi tematici (corrispondenti a

tre settori di attività più una linea d’azione di carattere metodologico):

- aumento della competitività in agricoltura;

- ambiente e paesaggio rurale;

- miglioramento della qualità della vita e diversificazione dell'economia rurale;

- asse "Leader", volto a promuovere iniziative che, come nell’esperienza dei progetti

Leader, abbiano un approccio bottom up e mirino a costruire reti di attori locali.

Come per gli altri strumenti comunitari, gli Stati Membri sono tenuti ad elaborare Piani che

recepiscono gli indirizzi decisi in sede europea; sulla base di questi, le Regioni redigono Piani

Regionali di Sviluppo Rurale che contengono le misure specifiche d’intervento rientranti nei

sei orientamenti strategici comunitari:

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1. Miglioramento della competitività dei settori agricolo e forestale

2. Miglioramento dell'ambiente e il paesaggio rurale

3. Miglioramento della qualità della vita nelle zone rurali e promuovere la diversificazione

4. Implementazione della capacità locale di occupazione e diversificazione

5. Traduzione delle priorità in programmi

6. Garanzia della complementarità tra gli strumenti comunitari.

POR 2000 – 2006

Il POR 2000-2006 si inseriva nella strategia delineata dal Quadro Comunitario di Sostegno (QCS)

della realizzazione, entro il periodo di attuazione del programma comunitario, di un sentiero di

crescita del Mezzogiorno stabilmente e significativamente superiore a quello dell’Unione

europea.

Il POR indicava proprio i valori ambientali come una delle leve principale per accrescere la

competitività della Sicilia. Il POR, parlando di risorse endogene, sottolinea l’esistenza di

“un patrimonio naturale, artistico-architettonico con ampi margini di valorizzazione. Il territorio

siciliano, pur non esente da aggressioni, offre tuttora una variegata gamma di beni naturalistici

di grande suggestione. La Sicilia offre inoltre un patrimonio artistico, culturale, architettonico

ed archeologico di rilievo internazionale che va tutelato, conservato, valorizzato e soprattutto

fruito. Agli importanti siti archeologici e alle principali città d’arte si aggiunge anche la

ricchezza dei centri storici minori la cui fruizione presenta spesso elementi di stretta

integrazione con la fruizione di risorse ambientali. La dotazione di queste risorse fornisce

potenzialità di sviluppo nel settore culturale e in quello turistico di qualità, la cui domanda è in

forte crescita negli ultimi anni a livello internazionale. Le azioni attivate sono rivolte sia alla

valorizzazione ambientale e culturale del territorio sia al consolidamento della filiera turistica

integrata alla qualificazione territoriale.”16

I sei assi di intervento che compongono il POR sono:

- Risorse naturali

- Risorse culturali

- Risorse umane

- Sistemi locali di sviluppo

- Città

- Reti e nodi di servizio

16 POR Sicilia, Approvato dalla Commissione Europea con Decisione CE C/2005 n. 5847 del 20/12/2005, pag. 52

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Per quanto riguarda gli argomenti più vicini all’oggetto del presente progetto, vi è l’Asse

“Risorse naturali” che prevede alcune strategie specifiche d’intervento ricadenti in un sottoasse,

significativamente intitolato “Rete Ecologica”. Obiettivi dichiarati erano, da una parte

valorizzare a far uscire da una situazione di degrado e di abbandono aree sottoutilizzate,

dall’altra migliorare la qualità ambientale di aree sovrautilizzate regolando il consumo di risorse.

POR 2007-2013 (FONDI FESR)

Il POR FESR 2007 – 2013 prende le mosse dal POR 2000 – 2006 di cui rappresenta un’evoluzione ed

una correzione di rotta sulla base dei risultati conseguiti e della progettualità prodotta.

L’obiettivo di fondo del nuovo POR è “l’innalzamento e la stabilizzazione del tasso di crescita

medio dell’economia regionale attraverso il rafforzamento dei fattori di attrattività di contesto e

della competitività di sistema delle attività produttive in un quadro di sostenibilità ambientale e

territoriale e di coesione sociale”17

Per raggiungere tale obiettivo, il POR individua sette assi strategici:

- Reti e collegamenti per la mobilità;

- Uso efficiente delle risorse naturali

- Valorizzazione delle identità culturali e delle risorse paesaggistico-ambientali per

l’attrattività e lo sviluppo

- Diffusione della ricerca, dell’innovazione e della società dell’informazione

- Sviluppo imprenditoriale e competitività dei sistemi produttivi locali

- Sviluppo urbano sostenibile

- Governance, capacità istituzionali e assistenza tecnica

A loro volta suddivisi in obiettivi specifici e obiettivi operativi.

In questo quadro anche le azioni di protezione delle risorse naturali si collocano all’interno di

una strategia volta a promuovere lo sviluppo economico dell’isola secondo criteri di sostenibilità.

Dall’analisi dei singoli assi di finanziamento e delle misure ad essi correlati emerge che i punti di

maggiore interesse per il nostro lavoro sono rappresentati in particolare dall’Asse n. 3

“Valorizzazione delle identità culturali e delle risorse paesaggistico-ambientali per l’attrattività

e lo sviluppo” e da alcune azioni rientranti negli Assi 2 “Uso efficiente delle risorse naturali” e 5

“Sviluppo imprenditoriale e competitività dei sistemi produttivi locali”.

Seppur con l’avvertenza che ad oggi non sono stati pubblicati bandi a valere sul presente POR, si

indicano gli obiettivi specifici maggiormente coerenti con l’oggetto dell’incarico. Tali obiettivi,

infatti, contengono le potenzialità per redigere piani e programmi legati allo sviluppo delle aree

rurali ricadenti nel SIC.

17 POR FESR 2007-2013, adottato con Decisione della Commissione europea C(2007)4249 del 7 settembre 2007, pag. 85

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In particolare, il cuore della programmazione FESR è senz’altro l’Asse 3; si vedrà, infatti, che

alcuni obiettivi riprendono esplicitamente lo schema di Natura 2000 e, in ogni modo,

rappresentano la naturale evoluzione del percorso di sostegno avviato con il POR 2000-2006. Se

infatti quest’ultimo strumento ha finanziato l’attività volta a dotare i SIC di un Piano di

Gestione, la programmazione 2007-2013 esclude dal finanziamento i progetti relativi a piani di

gestione, per concentrarsi su azioni di sviluppo legate all’imprenditorialità e la valorizzazione

turistica.

All’interno degli Assi 2,4 e 5 è possibile trovare misure d’intervento coerenti con lo sviluppo

sostenibile dell’area oggetto d’incarico.

- OBIETTIVO SPECIFICO 2.1: Promuovere la diffusione delle fonti rinnovabili e favorire la

razionalizzazione della domanda di energia, adeguare e monitorare gli impianti di produzione

e le reti di distribuzione.

o Obiettivo operativo 2.1.1: Favorire la produzione di energia da fonti rinnovabili, attivando

filiere produttive di tecnologie energetiche, agroenergetiche e biocarburanti

- OBIETTIVO SPECIFICO 2.4: Migliorare l’efficienza nella gestione dei rifiuti, sostenendo la

nascita di un tessuto produttivo nel comparto del riciclaggio e promuovendo interventi di

riqualificazione e risanamento ambientale di grande impatto.

o Obiettivo operativo 2.4.3: Costituire e potenziare le filiere produttive del riciclaggio dei

rifiuti a livello di sistemi locali di impresa e distretti produttivi, favorendo l’adozione di

registrazioni EMAS e di certificazioni ambientali di prodotto e a scala territoriale

o Obiettivo operativo 2.4.4: Attuare gli interventi di bonifica dei siti contaminati, di messa

in sicurezza operativa e di riqualificazione ambientale, con priorità per i siti dotati di piani

di caratterizzazione e investigazione, previsti nella pianificazione vigente

- OBIETTIVO SPECIFICO 3.1: Valorizzare i beni e le attività culturali per aumentare

l’attrattività dei territori, per rafforzare la coesione sociale e migliorare la qualità della vita

dei residenti

o Obiettivo operativo 3.1.1: Promuovere la qualificazione, la tutela e la conservazione del

patrimonio storico-culturale, favorendone la messa a sistema e l’integrazione con i servizi

turistici, anche al fine di aumentare l’attrattività dei territori

o Obiettivo operativo 3.1.2: Potenziare le filiere produttive connesse al patrimonio e alla

produzione culturale e sostenere i processi di gestione innovativa della risorse culturali

o Obiettivo operativo 3.1.4: Favorire la valorizzazione culturale e la fruizione delle aree

marginali e rurali facilitando il recupero di siti e immobili di maggior pregio storico –

architettonico, il rafforzamento dei fattori di contesto, le identità locali e la promozione

dei territori, anche attraverso la creazione di sistemi culturali locali

- OBIETTIVO SPECIFICO 3.2: Rafforzare la rete ecologica siciliana, favorendo la messa a sistema

e la promozione delle aree ad alta naturalità e conservando la bio-diversità in un’ottica di

sviluppo economico e sociale sostenibile e duraturo

o Obiettivo operativo 3.2.1: Rafforzare la valenza e l’identità naturalistica dei territori

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o Obiettivo operativo 3.2.2: Incentivare lo sviluppo imprenditoriale che opera nel settore

della valorizzazione dei beni ambientali e naturalistici e della correlata promozione del

turismo diffuso, coerentemente con i modelli ed i piani di gestione e conservazione dei siti

Rete Natura 2000 parchi e riserve

- OBIETTIVO SPECIFICO 3.3: Rafforzare la competitività del sistema turistico siciliano

attraverso l’ampliamento, la riqualificazione e la diversificazione dell’offerta turistica ed il

potenziamento di investimenti produttivi delle filiere turistiche

o Obiettivo operativo 3.3.1: Potenziare l’offerta turistica integrata e la promozione del

marketing territoriale attraverso la promozione delle identità culturali e delle risorse

paesaggistico-ambientali

o Obiettivo operativo 3.3.2: Valorizzare le iniziative di diversificazione e

destagionalizzazione turistica al fine di sviluppare la competitività dell’offerta regionale

nei mercati rilevanti

o Obiettivo operativo 3.3.3: Potenziare i servizi a sostegno dell’imprenditorialità turistica e i

processi di integrazione di filiera

- OBIETTIVO SPECIFICO 4.2: Potenziare attraverso l’utilizzo delle TIC la capacità competitiva

del sistema delle PMI e allargare i benefici per i cittadini derivanti dalla diffusione delle TIC

o Obiettivo Operativo 4.2.2: Incentivare l’accesso e la diffusione di servizi connessi all’uso

delle TIC, con particolare riferimento alle esigenze di superamento dei fenomeni di digital

divide e dei divari territoriali tra aree urbane ed aree interne rurali

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Nella tabella che segue, si riporta la suddivisione delle risorse tra gli Assi del POR18. al momento

in cui si scrive, non è stata definita la ripartizione all’interno degli assi.

Figura 3. POR 2007-2013 - Ripartizione dotazione finanziaria per Assi

Il POR individua tre Autorità che sovrintendano alle operazioni a tutte le operazioni relative ai

finanziamenti:

- L’Autorità di Gestione: costituita da tutti i Dipartimenti e Strutture regionali competenti per

settore, Responsabili dell’Attuazione delle operazioni. Gestisce le fasi della selezione e

dell’attuazione dei progetti finanziati - L’Autorità di Certificazione: costituita presso la Presidenza della Regione Siciliana - Ufficio

Speciale dell’Autorità di Certificazione, è responsabile della certificazione corretta delle spese erogate per l’attuazione del Programma Operativo.

- L’Autorità di Audit: costituita presso la Presidenza della Regione Siciliana - Ufficio Speciale

per i Controlli di Secondo Livello sulla gestione dei fondi strutturali in Sicilia. È responsabile

della verifica dell’efficace funzionamento del sistema di gestione e di controllo

18 POR FESR 2007-2013, adottato con Decisione della Commissione europea C(2007)4249 del 7 settembre 2007, pag. 252

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PSR 2007-2013 (FONDI FEASR)

Il PSR 2007-2013 della Regione Siciliana ha avuto l’approvazione della Commissione Europea il 18

febbraio 2008 ed è quindi pronto per dispiegare i suoi effetti.

Il Programma si articola in quattro Assi divisi a loro volta in 31 Misure, che definiscono gli ambiti

dell’intervento regionale per le aree rurali.

- Asse 1: Miglioramento della competitività dei settori agricolo e forestale. L’obiettivo è

favorire la realizzazione di interventi per accrescere la competitività del settore agricolo e

forestale con interventi diretti al potenziamento e l’ammodernamento delle aziende

agricole, alla formazione professionale degli addetti, alla dotazione infrastrutturali delle

aree rurali, al miglioramento della qualità dei prodotti agricoli.

- Asse 2: Miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale. L’obiettivo è la promozione

dell’agricoltura come momento di valorizzazione dell’ambiente e delle risorse naturali. Gli

strumenti utilizzati sono gli incentivi all’agricoltura in aree svantaggiate (zone montane), il

sostegno agli investimenti non produttivi, gli interventi di imboschimento prevedendo

specifici contributi alla produzione di bioenergia.

- Asse 3: Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell’economia rurale. L’obiettivo

è il miglioramento della qualità di vita nelle zone rurali e la promozione della

diversificazione delle attività economiche, per creare e consolidare l’occupazione. Le misure

attivabili puntano a sostenere gli investimenti per la creazione e lo sviluppo di iniziative

imprenditoriali in attività complementari all’agricoltura, quali l’agriturismo, ma anche in

attività non agricole, oltre a favorire l’incremento di servizi e infrastrutture e la

riqualificazione e tutela dei territori rurali, le attività di formazione, informazione e

animazione.

- Asse 4: Attuazione dell’approccio Leader. La particolarità di quest’asse è il suo carattere

metodologico. Qui infatti l’obiettivo è l’integrazione di azioni, attori e territori. Il veicolo

per tale obiettivo è individuato nei Gruppi di Azione locale (GAL) nati appunto per

implementare a livello locale le azioni Leader e Leader+.

Il PSR Sicilia 2007-2013 ha una dotazione finanziaria pari 2 miliardi e 100 milioni di euro di

risorse pubbliche, a cui si aggiungono i capitali privati nelle azioni cofinanziate. Il PSR definisce

anche la ripartizione delle risorse tra gli assi nella misura indicata dal grafico sottostante.

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Figura 4. Ripartizione delle risorse finanziarie tra gli Assi del PSR

Fonte: www.psrsicilia.it

La Regione Siciliana per il periodo di programmazione 2007 - 2013 si avvale delle seguenti

autorità, funzionalmente indipendenti:

- Autorità di gestione: Dirigente Generale del Dipartimento Interventi Strutturali della Regione

Siciliana.

Tale organismo garantisce che la conformità al Programma delle procedure di selezione; è

inoltre responsabile della diffusione e informazione del PSR; sovrintende le attività di

monitoraggio e valutazione; dirige il Comitato di Sorveglianza.

- Organismo Pagatore: AGEA - Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (fino al riconoscimento

dell'Organismo Pagatore regionale). Le funzioni di questo organismo comprendono, in

particolare, le attività di controllo dell'ammissibilità delle domande e delle procedure; di

pagamento ai beneficiari; di contabilizzazione, verifica ed eventuale recupero dei pagamenti

eseguiti oltre che di redazione delle dichiarazioni di spesa e di conservazione di tutti i

documenti.

- Comitato di Sorveglianza: organismo diretto dall'Autorità di Gestione e a cui partecipano

rappresentanti di tutti gli enti, autorità e organizzazioni coinvolti e interessati

nell'attuazione del PSR. In particolare, il Comitato di Sorveglianza collabora con l'Autorità di

gestione nella verifica del conseguimento degli obiettivi previsti e dei risultati ottenuti dalla

Programmazione, esamina i risultati dell'attuazione, propone modifiche al Programma ed

esprime pareri su eventuali proposte di modifica avanzate dall'Autorità di gestione.

L’Asse 2 contiene alcune misure specificatamente rivolte ai siti Natura 2000 e verrà quindi

illustrato con maggior dettaglio.

Le misure di questo Asse attivabili attraverso il PSR sono finalizzate alla preservazione della

biodiversità, dell'attività agricola e dei sistemi forestali ad alto valore naturale, alla corretta

gestione del suolo e delle risorse idriche, nonché alla mitigazione dei cambiamenti climatici. Gli

obiettivi dell’Asse sono stati suddivisi per priorità d’intervento. Per il raggiungimento delle

priorità sottoindicate, la Regione attiverà le misure 211, 212, 214, 216, 221, 222, 223, 226 e 227

con i seguenti stanziamenti e percentuali di finanziamento:

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Tabella 8. Finanziamenti disponibili su alcune misure dell’Asse2

MISURA COSTO TOTALE SPESA PUBBLICA % DI FINANZIAMENTO

211 €33.000.000,00 €33.000.000,00 €150 -€200\Ha

212 €19.774.000,00 €19.774.000,00 €120 - €150\ha

214 €517.968.029,00 €517.968.029,00 In base alle colture

216 €10.000.000,00 €10.000.000,00 100%

221 €203.892.000,00 €186.892.000,00 80%

222 €6.140.000,00 €4.540.000,00 80%

223 €79.330.000,00 €74.330.000,00 80%

226 €30.000.000,00 €30.000.000,00 100%

227 €10.000.000,00 €10.000.000,00 100%

Conservazione della biodiversità e tutela e diffusione di sistemi agro-forestali ad alto valore

naturalistico

L'esigenza di salvaguardare la biodiversità è un obiettivo trasversale dell'intervento regionale. La

Sicilia rappresenta un centro di origine e diversificazione biologica di grande interesse che,

tuttavia, presenta delle criticità dovute da un lato ai processi di urbanizzazione e di

intensificazione delle attività agricole, che riguardano in particolar modo le fasce costiere e/o

pianeggianti, dall'altro la progressiva tendenza all'abbandono nelle zone svantaggiate. La Regione

intende perseguire l'obiettivo della salvaguardia della biodiversità naturale, agraria e forestale

attraverso azioni volte prioritariamente alla tutela di quei territori caratterizzati da un'alta

concentrazione di specie endemiche con grande potenziale di rigenerazione ecologica e che

presentano segni di degrado con progressiva perdita di habitat.

Obiettivo Tutela e gestione sostenibile del territorio

Il PSR punta a tutelare i paesaggio rurale sostenendo le attività agricole nelle aree svantaggiate

e con esse il permanere di importanti elementi paesaggistici. Il Programma promuove, inoltre, il

ruolo multifunzionale delle foreste, in particolare attraverso la prevenzione dei rischi

ambientali, la conservazione e il miglioramento dei sistemi forestali ad alta valenza naturalistica

ed ambientale.

Tutela della risorsa suolo

Le misure a sostegno dell’agricoltura nelle aree svantaggiate prende anche la forma della lotta

alla desertificazione attraverso la promozione di interventi volti a frenare l’abbandono di aree

rurali a la conseguente aggressione degli agenti climatici e ambientali che portano

all’inaridimento dei suoli. Per l'attuazione del programma sono inoltre strategiche le scelte di

promuovere l'aumento delle superfici silvicole e forestali, di consolidare e sviluppare le funzioni

protettive dei boschi e di incrementare le azioni di difesa dagli incendi boschivi.

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Tutela delle risorse idriche

Il PSR tutela le risorse idrica sia dal punto di vista della loro disponibilità, sia dal punto di vista

della difesa dall’inquinamento dovuto ai trattamenti fitosanitari.

Aumento della produzione di biomassa e diffusione di pratiche/attività per la riduzione dei gas

serra

Il PSR interviene sul tema delle biomasse nell’ottica di promuovere filiere energetiche sostenibili

che possano portare un contributo in termini di risparmi energetici ed economici per le aziende

agricole. Tali risparmi sono premianti anche nell’ottica del rispetto degli accordi di Kyoto

attraverso la sostituzione di fonti fossili con fonti rinnovabili.

Al di fuori dell’Asse 2, si segnalano oltre all’Asse 4 (che, come detto, è aperto alla progettualità

proveniente dai territori) l’Asse 3 e i “pacchetti” predisposti dal PSR.

L’Asse 3 “Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell’economia rurale” riveste un

particolare interesse per le opportunità che riserva a realtà come quelle ricadenti nell’area

oggetto di studio. Infatti lo sviluppo di attività extra-agricole in senso stretto, come l’attività

turistica, si integra perfettamente con la presenza del SIC, che anzi ne costituisce un

presupposto logico.

La tabella tratta dal POR19, illustra la dotazione finanziaria delle misure rientranti nell’Asse 3.

Figura 5. Dotazione finanziaria di alcune misure dell’Asse 3

19 PSR 2007-2013, approvato dalla Commissione Europea il 18 febbraio 2008, pag. 390

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Il pacchetto giovani prevede l’attivazione di misure su più assi con la condizione che il

richiedente sia un giovane imprenditore agricolo; il progetto filiera è invece un insieme di misure

orientato a promuovere la creazione e lo sviluppo di filiere (food e no food) dagli interventi sulla

produzione al sostegno nella fase di collocamento sul mercato.

Leader+

Il LEADER+ è un iniziativa comunitaria volta alla promozione e l’attuazione di strategie di

sviluppo di qualità per le zone rurali, attraverso la sottolineatura di temi caratterizzanti in grado

di mettere in moto occasioni imprenditoriali in grado di dare sviluppo e occupazione durevoli.

Punto focale dell’iniziativa Leader+ è la centralità del territorio e la sua valorizzazione secondo

un approccio dal basso verso l’alto con i seguenti obiettivi:

a) favorire l'attuazione di strategie di sviluppo originali e di qualità, costruite attorno ad uno o

più temi prioritari;

b) sostenere la realizzazione di azioni integrate e/o complementari con gli obiettivi di sviluppo

dei programmi strutturali;

c) incentivare l'apertura delle aree rurali verso gli altri paesi europei ed extraeuropei;

d) promuovere la diffusione di esperienze, conoscenze e know-how;

e) sperimentare soluzioni ai problemi di sviluppo delle aree rurali che possano costituire un

esempio per le future politiche dell'Unione Europea.

Anche il LEADER+ si articola in assi; in questo caso 3.

- Asse I "Sostegno a strategie pilota di sviluppo rurale a carattere territoriale e integrato

fondate sull'azione ascendente e sul partenariato orizzontale"

- Asse II "Sostegno alla cooperazione fra territori rurali"

- Asse III "Creazione di una rete"

Il LEADER+ ha esplicato i suoi effetti nel periodo 2000-2006 attraverso i Piani di Sviluppo locale

(PSL) proposti dai Gal (Gruppi d’azione locale).

In Provincia di Enna è attivo il GAL Rocca di Cerere a cui partecipano, oltre alla Provincia e ai

Comuni di Aidone, Assoro, Calascibetta, Enna, Leonforte, Nissoria, Piazza Armerina, Valguarnera,

Villarosa, soci privati per una quota complessiva del 52%

Il tema catalizzatore scelto dal GAL per orientare le proprie iniziative di sviluppo verte sulla

valorizzazione delle risorse naturali e culturali, compresa la valorizzazione di Siti di Interesse

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Comunitario “Natura 2000 al fine di aumentare la competitività dei prodotti e dei servizi che

fanno leva sulle caratteristiche identitarie del territorio.

Per centrare l’obiettivo le strategie messe in campo hanno investito lo sviluppo di un “sistema di

comunicazioni” per raccordare e promuovere i diversi ambiti territoriali sia per la popolazione

locale che per i turisti; il recupero del patrimonio culturale, delle tradizioni e delle risorse

trascurate attraverso un processo di dinamizzazione diffusa e qualificazione dell’offerta

turistica; la valorizzazione dei prodotti e dei servizi locali connotati dal carattere di tradizione e

tipicità secondo una logica di integrazione e di complementarietà.

Chiuso il periodo 2000-2006, il GAL dovrà ritagliarsi un ruolo all’interno della programmazione

regionale ora vigente, con particolare riguardo al PSR, che come si è visto, dedica molto spazio

all’approccio LEADER e ai GAL come motore di sviluppo locale.

Per il periodo 2000-2006, il Programma Regionale Leader+ ha finanziato i PSL di 12 GAL, tra cui,

come detto, il GAL Rocca di Cerere. Attualmente risulta in fase di costituzione un nuovo GAL sul

territorio dei Comuni di Castel di Iudica, Catenanuova, Centuripe, Raddusa, Ramacca, Regalbuto.

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Natura 2000 (fondi Life+)

Anche rete ecologica di Natura 2000 è stata investita dai cambiamenti nell’organizzazione della

programmazione comunitaria. Infatti dal periodo 2007-2013, le azioni riguardanti Natura 2000

trovano finanziamento all’interno dei Fondi comunitari illustrati sopra.

Come detto, soprattutto nel PSR – FEASR sono presenti misure specificatamente riservate ai siti

Natura 2000, in aggiunta a tali strumenti si deve citare il programma Life+, riservato in maniera

esplicita alla promozione e valorizzazione della rete Natura 2000 attraverso il sostegno a progetti

innovativi nel campo della gestione scientifica e della governance delle aree protette. L’accesso

a tali risorse è destinato a progetti che non rientrino nei campi di applicazioni di altri fondi (nel

nostro caso, FESR e FEASR).

Il programma pluriennale Life+ viene stilato dalla Commissione Europea; la programmazione

finanziaria è invece annuale e viene elaborata in considerazione delle priorità enunciate

annualmente dagli Stati Membri.

Life+ 2007-2013 individua tre linee d’azione:

- Natura e biodiversità

- Politica ambientale e governance

- Informazione e comunicazione

Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela Del Territorio e del Mare ha fissato le seguenti priorità

nazionali:

I singoli progetti vanno presentati in sede nazionale, dove vengono raccolti e inviati all’esame

della Commissione Europea. La scadenza per la presentazione dei progetti per il 2008 è fissata al

21 novembre.

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D.7 Inventario delle regolamentazioni legate ai vincoli esistenti sul territorio e in

generale alle attività antropiche

In riferimento ai vincoli individuati sull’area del SIC e menzionati nel paragrafo D.2, si riportano

le principali norme a cui tali vincoli fanno riferimento:

Rete Natura 2000:

- Direttiva HABITAT 92/43/CEE del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat

naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche e suo recepimento con D.P.R.

8 settembre 1997, n. 357 (e s.m.);

- Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio 3 settembre 2002 “Linee

guida per la gestione dei siti della Rete Natura 2000”;

- Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 5 luglio

2007 “Elenco dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica mediterranea

in Italia, ai sensi della direttiva 92/43/CEE”;

- Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 17 ottobre

2007 “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone

Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS)”.

- Regione Siciliana, Decreto dell'Assessore Regionale del 05/05/2006, “Approvazione delle

cartografie delle aree di interesse naturalistico SIC e ZPS e delle schede aggiornate dei siti

Natura 2000 ricadenti nel territorio della Regione

Vincolo Idrogeologico:

- R.D.L. 30 dicembre 1923, n. 3267 “Riordinamento e riforma della legislazione in materia di

boschi e di terreni montani”;

- Regione Siciliana, Legge Regionale 6 aprile 1996, n. 16 “Riordino della legislazione in

materia forestale e di tutela della vegetazione”;

- Regione Siciliana, Legge Regionale 14 aprile 2006, n. 14, “Modifiche ed integrazioni alla

legge regionale 6 aprile 1996, n. 16, "Riordino della legislazione in materia forestale e di

tutela della vegetazione". Istituzione dell'Agenzia della Regione siciliana per le erogazioni

in agricoltura - A.R.S.E.A.”

- Regione Siciliana, Piano Stralcio per l’ Assetto Idrogeologico (P.A.I.), redatto ai sensi

dell’art. 17, comma 6 ter, della L. 183/89, dell’art. 1, comma 1, del D.L. 180/98,

convertito con modificazioni dalla L. 267/98, e dell’art. 1 bis del D.L. 279/2000,

convertito con modificazioni dalla L. 365/2000.

Aree di interesse paesaggistico:

- Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, "Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai

sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137"

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- Decreto Legislativo 24 marzo 2006, n. 157, "Disposizioni correttive ed integrative al

decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in relazione al paesaggio"

- Regio Decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, “Testo unico delle disposizioni di legge sulle

acque e impianti elettrici”

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D.8 Soggetti pubblici e privati operanti in campo ambientale

Oltre ad enti pubblici con competenze specifiche, quali Comuni, Provincia Regionale di Enna e

Regione Siciliana, sono attive in campo ambientale, sul territorio regionale, le seguenti

associazioni20:

Tabella 9. Elenco associazioni ambientaliste riconosciute a livello regionale

ASSOCIAZIONE SEDE

Ambiente e/è Vita Siracusa

Amici della Terra della Sicilia Capo d’Orlando

C.A.I. - Club Alpino Sicilia Petralia Sottana

Centro Turistico Studentesco e giovanile Roma

CODACONS Catania

EKOCLUB Messina

E.N.D.A.S - Ente Nazionale Democratico di Azione Sociale Enna

ENTE FAUNA SICILIANA Noto (SR)

E.N.P.A. Ente Nazionale Protezione Animali Ragusa

Fondo Siciliano per la Natura Catania

G.R.E. - Gruppi Ricerca Ecologica Palermo

ITALIA NOSTRA Consiglio Reg.le Siciliano Caltanissetta

L.I.P.U. - Lega Italiana Protezione Uccelli Palermo

LEGAMBIENTE Comitato Reg.le Siciliano Palermo

Movimento Azzurro Ispica (RG)

Natur Club Sicilia Palermo

RANGERS D’ITALIA Palermo

Società Siciliana di Scienze Naturali Palermo

Verdi Ambiente e Società Palermo

W.W.F. - Fondo Mondiale per la Natura Palermo

A.N.T.A - Associazione Nazionale per la Tutela dell'Ambiente.

Piazza Armerina

ACLI Anni Verdi Palermo

Fonte: Regione Siciliana

In particolare, a livello provinciale e comunale sono presenti le associazioni riportate nella

tabella seguente.

20 Per l’elenco delle associazioni ambientaliste cfr. http://www.regione.sicilia.it/Agricolturaeforeste/assessorato/faunistico_ven_Ass_Ambientaliste.htm

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Tabella 10. Associazioni ambientaliste presenti nella Provincia di Enna

ASSOCIAZIONE SEZIONE COMUNE INDIRIZZO E-MAIL

Legambiente Circolo Legambiente Volontariato Agira

Agira Cortile S. Agostino, 17 [email protected]

Circolo Erei Enna Via Pergusa, 110

Gruppo Vol. Protezione Civile Leonforte Cortile Villadoro, 16

Circolo di Nicosia Nicosia Via San Paolo, 22

Circolo Piazzambiente ONLUS

Piazza Armerina

Via Paladino,5

Circolo Ancipa Troina Via S. Silvestro, 130

WWF Sezione Enna Sud Enna -

LIPU Sezione Enna Enna Via del Plebiscito, 10 [email protected]

Italia Nostra Sezione Piazza Armerina Piazza Armerina

c/o Ostello del Borgo - Largo S. Giovanni 6 [email protected]

Da menzionare anche il CUTGANA - Centro Universitario per la Tutela e la Gestione degli

Ambienti Naturali e degli Agroecosistemi, con sede a Catania ma presente anche sul territorio

ennese.

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D.9 Valutazione della popolazione presente nel sito

La provincia di Enna, al 1° gennaio 2007, contava 173.676 residenti, pari al 3,5% della

popolazione siciliana (percentuale più bassa di tutte le altre province della regione).

Al suo interno, la maggioranza degli abitanti si concentra nei comuni di Enna, Piazza Armerina e

Nicosia che, insieme, raccolgono oltre il 36% dell’intera popolazione provinciale.

Tabella 11. Popolazione residente nella provincia di Enna (2007)

COMUNE TOTALE

RESIDENTI

% RISPETTO ALLA PROVINCIA DI

ENNA

Agira 8376 4.82

Aidone 5309 3.06

Assoro 5327 3.07

Barrafranca 13031 7.50

Calascibetta 4712 2.71

Catenanuova 5042 2.90

Centuripe 5720 3.29

Cerami 2280 1.31

Enna 28181 16.23

Gagliano Castelferrato 3761 2.17

Leonforte 14017 8.07

Nicosia 14730 8.48

Nissoria 2951 1.70

Piazza Armerina 20696 11.92

Pietraperzia 7321 4.22

Regalbuto 7641 4.40

Sperlinga 900 0.52

Troina 9785 5.63

Valguarnera Caropepe 8449 4.86

Villarosa 5447 3.14

TOTALE 173676 100.00

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat

I dati mostrano la realtà di un territorio scarsamente abitato, con una densità di 67,8 abitanti

per kmq, pari a circa 1/3 della media regionale e nazionale. Ancora inferiore risulta la densità

relativa al comune di Agira, come indicato nella tabella seguente.

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Tabella 12. Popolazione Residente, Superficie, Densità (2007)

POPOLAZIONE TOTALE RESIDENTE SUPERFICIE DENSITÀ TERRITORIO

(v.a.) (Km2) (Abitanti/Km2)

Comune di Agira 8,376 163.09 51.36

Provincia di Enna 173,676 2,562.00 67.79

Regione Sicilia 5,016,861 25,710.00 195.13

Italia 59,131,287 301,338.00 196.23

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat

La tabella seguente mostra, per il comune citato, una popolazione di circa 8.300 abitanti e una

distribuzione maschi/femmine lievemente sbilanciata verso il sesso maschile rispetto alla media

provinciale.

Tabella 13. Popolazione Residente – Maschi/Femmine (2007)

INDICATORI COMUNE DI AGIRA PROVINCIA DI ENNA REGIONE SICILIA ITALIA

Popolazione tot. (v.a.) 8,376 173,676 5,016,861 59,131,287

di cui:

Maschi (v.a.) 4,092 83,480 2,425,178 28,718,441

(%) 48.85 48.07 48.34 48.57

Femmine (v.a.) 4,284 90,196 2,591,683 30,412,846

(%) 51.15 51.93 51.66 51.43

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat

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La distribuzione per classi di età è illustrata nella seguente tabella.

Tabella 14. Popolazione Residente – Distribuzione per classi di età (2007)

INDICATORI COMUNE DI AGIRA PROVINCIA DI

ENNA REGIONE SICILIA ITALIA

Popolazione tot. (v.a.) 8,376 173,676 5,016,861 59,131,287

di cui:

Popolazione 0-14 (v.a.) 1,476 27,038 798,930 8,321,900

(%) 17.62 15.57 15.92 14.07

Popolazione 15-64 (v.a.) 5,311 111,384 3,307,350 39,016,635

(%) 63.41 64.13 65.92 65.98

Popolazione >64 (v.a.) 1,589 35,254 910,581 11,792,752

(%) 18.97 20.30 18.15 19.94

Indice di Vecchiaia (%) 107.66 130.39 113.98 141.71

Indice di Dipendenza (%) 57.71 55.93 51.69 51.55

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat

Da un confronto con i dati provinciali e regionali, è evidente come, nel comune di Agira, sia alta

la percentuale di abitanti nella fascia di età 0-14 anni, al contrario della percentuale relativa

alla popolazione in età lavorativa. Questo comporta un indice di vecchiaia più basso e un indice

di dipendenza più alto rispetto ai dati di provincia e regione.

Per quanto riguarda la presenza di stranieri, la provincia di Enna vedeva, nel 2007, solo 7

residenti di nazionalità estera ogni 1000 abitanti, valore pari a circa la metà rispetto alla quota

siciliana e 7 volte inferiore rispetto al dato nazionale (circa 50 stranieri ogni 1000 abitanti).

Tabella 15. Popolazione residente e straniera (2007)

TERRITORIO POPOLAZIONE RESIDENTE

(V.A.) STRANIERI (V.A.) STRANIERI/RESIDENTI (‰)

Comune di Agira 8,376 58 6.92

Provincia di Enna 173,676 1222 7.04

Regione Sicilia 5,016,861 78242 15.60

Italia 59,131,287 2938922 49.70

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat

I paesi stranieri con la maggior rappresentanza di residenti nel comune di Agira sono Albania,

Romania e Tunisia.

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D.9.1 Numero di persone impiegate e flussi economici per settore

Secondo quanto riportato nell’”Atlante della competitività delle Province e della Regioni” 21, gli

occupati nella Provincia di Enna al 31/12/2006 erano 49.149, di cui il 76,5% nella posizione di

personale dipendente.

Tabella 16. Occupati per posizione (2006)

INDICATORE PROVINCIA

DI ENNA SICILIA MEZZOGIORNO ITALIA

Totale Occupati 49.149 1.502.718 6.516.415 22.988.216

di cui:

Occupati dipendenti (v.a.) 37.581 1.126.539 4.777.276 16.914.816

(%) 76,5 75,0 73,3 73,6

Occupati indipendenti (v.a.) 11.568 376.179 1.739.140 6.073.400

(%) 23,5 25,0 26,7 26,4

Fonte: Atlante della competitività delle Province e della Regioni (Unioncamere - Ist. Tagliacarne)

Il dato aggiornato, presentato nel “Rapporto 2008 sulla situazione socio-economica della

Provincia di Enna” a cura della Camera di Commercio di Enna, mostra una situazione stazionaria,

con 49.137 occupati dei quali il 74,2% risulta dipendente.

La tabella successiva mostra la composizione settoriale del sistema produttivo provinciale, a

confronto con i più vasti sistemi regionale, meridionale e nazionale, sia in termini assoluti che

percentuali, con riferimento all’anno 2006.

Tabella 17. Composizione settoriale del sistema produttivo (2006)

INDICATORE PROVINCIA

DI ENNA SICILIA MEZZOGIORNO ITALIA

Totale imprese attive 14.178,00 395.144 1.722.297 5.158.278

di cui:

Agricoltura, caccia e silvicoltura 5.468 107.697 425.354 935.127

(%) 38,6 27,3 24,7 18,1

Attività manifatturiere 1.266 38.480 176.603 636.219

(%) 8,9 9,7 10,3 12,3

Costruzioni 1.642 43.944 204.402 750.324

(%) 11,6 11,1 11,9 14,5

Commercio e riparazioni 3.549 128.671 552.551 1.423.804

21 “Atlante della competitività delle Province e della Regioni” a cura di Unioncamere e Istituto Guglielmo Tagliacarne, reperibile sul sito http://www.unioncamere.it/Atlante/.

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INDICATORE PROVINCIA

DI ENNA SICILIA MEZZOGIORNO ITALIA

(%) 25,0 32,6 32,1 27,6

Altre attività 2.253,0 76.352,0 363.387,0 1.412.804,0

(%) 15,9 19,3 21,1 27,4

Fonte: Atlante della competitività delle Province e della Regioni (Unioncamere - Ist. Tagliacarne)

L’agricoltura risulta il settore economico principale (38,6%), con un'incidenza di aziende agricole

sul totale di oltre 10 punti percentuali superiore alla media regionale. Il valore risulta inoltre in

continua ascesa, in quanto il dato disponibile al 31/12/2007 indica che le imprese nel settore

agricolo sono salite a 5.968, pari al 40,6% delle imprese attive sul territorio provinciale. Tale

risultato probabilmente deriva anche dall’attuazione della “Misura 4.07 – Insediamento giovani

agricoltori” del POR – Programma Operativo Regionale 2000/2006. Tale misura prevede

l’erogazione di finanziamenti al fine di favorire l’insediamento e la permanenza in azienda di

giovani imprenditori, sia singoli che associati, di età compresa tra 18 e 40 anni e in possesso di

adeguate conoscenze e competenze professionali.

Tutti gli altri settori del sistema produttivo provinciale si attestano su percentuali inferiori alla

media della Regione Sicilia, ad esclusione del settore delle Costruzioni, nonostante la crisi

innescatasi negli anni '90 abbia coinvolto anche l'edilizia provinciale ennese.

La struttura imprenditoriale in esame si contraddistingue anche per il significativo ruolo delle

imprese artigiane, che risultano essere oltre il 24% del totale delle imprese attive, e per una

decisa predilezione per la piccola dimensione e la forma giuridica individuale, con valori

percentuali superiori alle medie regionali e nazionali.

Figura 6. Peso delle imprese artigiane rispetto alle imprese totali (2006)

Fonte: Atlante della competitività delle Province e della Regioni (Unioncamere - Ist. Tagliacarne)

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Figura 7. Peso delle imprese individuali rispetto alle imprese totali (2006)

Fonte: Atlante della competitività delle Province e della Regioni (Unioncamere - Ist. Tagliacarne)

In netto sviluppo l’imprenditoria femminile che, con 4.201 imprese attive al 31/12/2007, ha

visto un incremento del +8,52% rispetto all’anno precedente.

A livello comunale, i dati disponibili, forniti dal Database Geo Web Starter dell’Istituto Guglielmo

Tagliacarne, sono riportati nella seguente tabella.

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Tabella 18. Composizione settoriale del sistema produttivo - Livello Comunale (2007)

INDICATORE AGIRA

Totale Imprese Attive 759

di cui:

Agricoltura, caccia e silvicoltura 341

(%) 44,9

Estrazione di minerali 2

(%) 0,3

Attivita' manifatturiere 65

(%) 8,6

Costruzioni 88

(%) 11,6

Comm. ingr. e dett.-rip. beni pers.e per la casa 172

(%) 22,7

Alberghi e ristoranti 19

(%) 2,5

Trasporti, magazzinaggio e comunicaz. 18

(%) 2,4

Intermediaz. monetaria e finanziaria 9

(%) 1,2

Attiv. immob., noleggio, informat., ricerca 12

(%) 1,6

Istruzione 3

(%) 0,4

Sanità e altri servizi sociali 5

(%) 0,7

Altri servizi pubblici, sociali e personali 25

(%) 3,3

Fonte: Nostre elaborazioni su dati dell’Ist. Tagliacarne

L’”Atlante della competitività delle Province e della Regioni” fornisce, per l’anno 2006, anche i

dati provinciali relativi al commercio con l’estero, riportati nelle tabelle e nei grafici seguenti.

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Tabella 19. Importazioni per zona geografica e settore di attività economica (2006)

INDICATORE PROVINCIA DI ENNA SICILIA MEZZOGIORNO ITALIA

Importazioni (euro) 23.280.423 21.276.912.378 51.524.409.654 348.348.484.019

di cui:

provenienti dall'Europa (%) 90,14 28,37 41,91 67,95

provenienti dall'Africa (%) 0,04 42,46 27,94 9,02

provenienti dall'America (%) 1,00 1,85 8,16 6,20

provenienti dall'Asia (%) 8,81 27,30 20,88 16,25

provenienti dall'Oceania e altro (%) 0,00 0,02 1,12 0,58

Agricoltura e pesca (%) 3,53 0,83 3,23 2,78

Alimentare (%) 52,37 2,06 4,97 6,28

Sistema moda (%) 3,77 0,45 4,42 7,08

Legno/carta (%) 2,5 0,56 1,81 3,13

Chimica gomma plastica (%) 9,74 10,27 14,38 16,69

Metalmeccanico (%) 25,64 4,8 21,73 42,96

Altro industria (%) 2,45 81,04 49,47 21,08

Fonte: Atlante della competitività delle Province e della Regioni (Unioncamere - Ist. Tagliacarne)

Figura 8. Importazioni per zona geografica e settore di attività economica - Provincia di Enna (2006)

Fonte: Atlante della competitività delle Province e della Regioni (Unioncamere - Ist. Tagliacarne)

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Tabella 20. Esportazioni per zona geografica e settore di attività economica (2006)

INDICATORE PROVINCIA DI ENNA SICILIA MEZZOGIORNO ITALIA

Esportazioni (euro) 10.539.443 7.410.665.926 36.048.233.391 326.992.357.791

di cui:

destinate all'Europa (%) 64,39 56,77 69,68 71,59

destinate all'Africa (%) 14,52 14,27 7,72 3,88

destinate all'America (%) 12,46 15,84 11,49 11,41

destinate all'Asia (%) 8,02 11,39 10,03 11,79

destinate all'Oceania e altro (%) 0,61 1,73 1,07 1,33

Agricoltura e pesca (%) 0,12 4,48 3,23 1,32

Alimentare (%) 7,76 5,17 7,57 5,4

Sistema moda (%) 23,43 0,4 8,05 12,43

Legno/carta (%) 0,47 0,19 1,71 2,48

Chimica gomma plastica (%) 28,01 73,39 34,2 16,9

Metalmeccanico (%) 23,36 12,51 38,49 51,52

Altro industria (%) 16,85 3,86 6,75 9,94

Fonte: Atlante della competitività delle Province e della Regioni (Unioncamere - Ist. Tagliacarne)

Figura 9. Esportazioni per zona geografica e settore di attività economica - Provincia di Enna (2006)

Fonte: Atlante della competitività delle Province e della Regioni (Unioncamere - Ist. Tagliacarne)

D.9.2 Variazioni demografiche

La popolazione residente in Sicilia negli ultimi 25 anni ha registrato un aumento costante,

passando da 4.904.503 abitanti al 1° gennaio 1982 a 5.029.683 al 31 dicembre 2007, con un

incremento pari al +2,5% (in Italia complessivamente l’incremento è stato del +5,5%).

Si presenta invece in controtendenza il dato della provincia di Enna, con una popolazione

diminuita dai 190.778 abitanti del 1982 ai 173.723 del 31 dicembre 2007 (-8,9%).

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Il grafico seguente mostra la variazione demografica annuale tra il 2002 e il 2007: valori positivi

indicano un aumento della popolazione nell’anno di riferimento in termini di persone ogni 1000

residenti al 1° gennaio; analogamente valori negativi rispecchiano un decremento della

popolazione.

Figura 10. Variazione annuale ‰ della popolazione (2002-2007)

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat

Il dato nazionale e regionale si attesta su valori positivi, come già precedentemente illustrato; al

contrario la popolazione della provincia di Enna risulta sempre in diminuzione nel periodo

considerato, ad esclusione dell’ultimo anno, in cui è stato rilevato un sostanziale equilibrio.

Analizzando nel dettaglio quanto riportato per il comune di Agira, è da sottolineare l’andamento

negativo ad esclusione degli anni 2005 e 2006.

La tabella seguente mostra il bilancio demografico di dettaglio per gli anni 2002-2007 nel

comune di Agira.

Tabella 21. Bilancio demografico - Comune di Agira (2002-2007)

INDICATORI 2002 2003 2004 2005 2006 2007

Popolazione al 1° Gennaio 8322 8269 8253 8171 8285 8376

Nati 99 91 86 95 106 78

Morti 92 107 92 56 67 89

Saldo Naturale 7 -16 -6 39 39 -11

Iscritti all'anagrafe 96 121 82 123 112 93

Cancellati dall'anagrafe 156 121 158 48 60 112

Saldo Migratorio -60 0 -76 75 52 -19

SALDO TOTALE -53 -16 -82 114 91 -30

Popolazione al 31 Dicembre 8269 8253 8171 8285 8376 8346

Variazione annuale (‰) -6.37 -1.93 -9.94 13.95 10.98 -3.58

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat

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Figura 11. Indice di Vecchiaia % (2002-2007)

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat

L’indice di vecchiaia si mostra, nel periodo considerato, in progressivo aumento, in linea con

quanto riscontrato anche a livello nazionale. Tale indice si attesta comunque, nel comune di

Agira, su valori inferiori alla media nazionale e provinciale, ms in linea rispetto a quanto rilevato

a livello regionale. Da notare una leggera diminuzione a partire dal 2006, dovuta probabilmente

ad un progressivo aumento della popolazione con età compresa tra 0 e 14 anni.

Figura 12. Indice di dipendenza % (2002-2007)

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat

Sempre analizzando il periodo 2002-2007, per quanto riguarda l’indice di dipendenza, a livello

comunale e provinciale il dati risulta superiore allo stesso indice calcolato sulla popolazione

italiana e siciliana, con valori sostanzialmente stazionari.

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Con riferimento all'anno 2007, gli ultimi dati elaborati da fonti ufficiali (Istat) rivelano quanto

illustrato in nella tabella seguente.

Tabella 22. Bilancio demografico (2007)

INDICATORI COMUNE DI

AGIRA

PROVINCIA DI

ENNA

REGIONE

SICILIA ITALIA

Popolazione al 1° Gennaio 8,376 173,676 5,016,861 59,131,287

Nati 78 1573 49,186 563,933

Morti 89 1795 48,286 570,801

Saldo Naturale -11 -222 900 -6,868

Iscritti all'anagrafe 93 2863 115,871 2,062,210

di cui: Iscritti dall'estero 18 1050 27,444 558,019

Cancellati dall'anagrafe 112 2594 103,949 1,567,339

Saldo Migratorio -19 269 11,922 494,871

SALDO TOTALE -30 47 12,822 488,003

Popolazione al 31 Dicembre 8,346 173,723 5,029,683 59,619,290

Variazione annuale (‰) -3.58 0.27 2.56 8.25

Tasso di incremento naturale (‰) -1.32 -1.28 0.18 -0.12

Tasso di natalità (‰) 9.33 9.06 9.79 9.50

Tasso di mortalità (‰) 10.64 10.33 9.61 9.61

Tasso medio di immigrazione (‰) 11.12 16.48 23.07 34.73

Tasso medio di immigrazione straniera (‰) 2.15 6.04 5.46 9.40

Tasso medio di emigrazione (‰) 13.40 14.93 20.69 26.40

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat

Si riscontra, ad Agira e nella provincia di Enna, un tasso di incremento naturale negativo, quale

risultato di un quoziente di natalità più basso rispetto ad un quoziente di mortalità già superiore

a quello siciliano e nazionale.

Si nota anche un rapporto tra immigrati e residenti molto basso, nettamente inferiore alla media

regionale e nazionale. Il tasso di immigrazione straniera è risultato, nel 2007, estremamente

basso ad Agira (circa 2 stranieri immigrati ogni 1000 residenti), valore ben inferiore non solo alla

media nazionale, ma anche alla media provinciale e regionale.

Con riferimento all’anno 2006, il bilancio demografico della popolazione straniera nel comune di

Agiraè quello rappresentato nella tabella seguente.

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Tabella 23. Bilancio demografico stranieri – Comune di Agira (2006)

INDICATORI MASCHI FEMMINE TOTALE % RISPETTO ALLA

PROVINCIA DI ENNA

% RISPETTO ALLA REGIONE

SICILIA

Popolazione straniera residente al 1° gennaio 25 30 55 4.91 0.07

Iscritti all'anagrafe 5 5 10 3.75 0.09

Cancellati dall'anagrafe 4 3 7 4.22 0.09

di cui: Acquisizione di cittadinanza italiana 1 0 1 3.45 0.11

SALDO TOTALE 1 2 3 - -

Popolazione straniera residente al 31 dicembre 26 32 58 4.75 0.07

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat

D.9.3 Tasso di attività della popolazione in età lavorativa

Come anticipato nel paragrafo D.9.1, gli occupati nella Provincia di Enna al 31/12/2006

risultavano 49.149, pari all’83,3% della forza lavoro provinciale. Di questi, nonostante sul

territorio sia notevole la presenza di imprese agricole, gli occupati in questo settore sono solo il

7,64% del totale; la maggioranza delle persone impiegate (69,68%) viene assorbita nel settore dei

Servizi (Altre attività). Tali dati risultano in linea con quanto rilevato per le regioni del

Mezzogiorno, come illustrato nella tabella seguente.

Tabella 24. Mercato del lavoro (2006)

INDICATORE PROVINCIA DI

ENNA SICILIA MEZZOGIORNO ITALIA

Forze di lavoro (v.a.) 58.993 1.737.271 7.425.453 24.661.628

Persone in cerca di occupazione (v.a.) 9.844 234.553 909.035 1.673.412

Totale Occupati (v.a.) 49.149 1.502.718 6.516.415 22.988.216

di cui in Agricoltura (%) 7,64 8,89 7,42 4,27

di cui nell'Industria (%) 22,69 18,34 23,31 30,13

di cui in Altre attività - Servizi (%) 69,68 72,78 69,27 65,6

Non forze di lavoro (v.a.) 87.277 2.453.628 9.987.875 25.501.408

Fonte: Atlante della competitività delle Province e della Regioni (Unioncamere - Ist. Tagliacarne)

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Figura 13. Occupati per settore di attività (2006)

Fonte:

Atlante della competitività delle Province e della Regioni (Unioncamere - Ist. Tagliacarne)

Il dato aggiornato al 31/12/2007, presentato nel “Rapporto 2008 sulla situazione socio-

economica della Provincia di Enna” a cura della Camera di Commercio di Enna, mostra una

situazione stazionaria, con 49.137 occupati, pari all’83,7% della forza lavoro.

Come illustrato nella tabella seguente, nel 2006 il tasso di attività della popolazione in età

lavorativa22 si attesta su valori lievemente superiori al dato regionale, contrariamente al tasso di

occupazione23. Si tratta comunque di dati molto inferiori alle medie nazionali.

Da notare come il tasso di occupazione maschile sia ben 30 punti percentuali maggiore del tasso

di occupazione femminile, come del resto si riscontra anche a livello regionale e, in misura

lievemente minore, a scala nazionale.

Tabella 25. Tasso di attività e tasso di occupazione (2006)

INDICATORE PROVINCIA DI ENNA SICILIA ITALIA

Tasso di attività 15-64 anni (%) 52,27 52,12 62,71

Tasso di occupazione maschile 15-64 anni (%) 59,34 61,06 70,51

Tasso di occupazione femminile 15-64 anni (%) 28,32 29,54 46,31

Tasso di occupazione totale 15-64 anni (%) 43,45 45,03 58,41

Fonte: Atlante della competitività delle Province e della Regioni (Unioncamere - Ist. Tagliacarne)

22 Tasso di attività della popolazione in età lavorativa =(Forza Lavoro 15-64 anni)/(Popolazione 15-64 anni)*100

23 Tasso di occupazione =(Occupati)/(Popolazione 15-anni e oltre)*100

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La figura seguente, fornisce una rappresentazione della composizione del tasso di attività per

classi di età, ancora in riferimento all'ultimo dato ufficiale disponibile.

Figura 14. Tasso di attività per classi di età – Valori % (2006)

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat

D.9.4 Tasso di disoccupazione

Come già menzionato nel paragrafo precedente, le persone in cerca di occupazione della

Provincia di Enna erano, nel 2006, 9.844, pari al 16,7% della forza lavoro provinciale.

Come illustrato nella tabella seguente, il tasso di disoccupazione24 si attesta su valori lievemente

superiori al dato regionale. Si tratta comunque di dati molto superiori alle medie nazionali.

Il tasso di disoccupazione maschile risulta molto inferiore del tasso di occupazione femminile,

come del resto si riscontra anche a livello regionale e, in misura lievemente minore, a scala

nazionale.

Tabella 26. Tasso di disoccupazione (2006)

INDICATORE PROVINCIA DI ENNA SICILIA ITALIA

Tasso di disoccupazione maschile 15-64 anni (%) 13,83 11,19 5,43

Tasso di disoccupazione femminile 15-64 anni (%) 21,91 17,81 8,8

Tasso di disoccupazione totale 15-64 anni (%) 16,69 13,5 6,79

Fonte: Atlante della competitività delle Province e della Regioni (Unioncamere - Ist. Tagliacarne)

24 Tasso di disoccupazione =(Popolazione in cerca di occupazione)/(Forze di lavoro)*100

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Figura 15. Tasso di disoccupazione – Valori % (2006)

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat

D.9.5 Tasso di scolarità

Secondo i dati Istat del “14° Censimento Generale della Popolazione e della Abitazioni” (anno

2001), la popolazione residente nella Provincia di Enna in età da 6 a 14 anni iscritta ad un

regolare corso di studi era il 95,65% del totale, percentuale lievemente superiore alla media

siciliana (95,51%) ma comunque inferiore al 96,30% registrato in Italia.

Sempre dati Istat25 mostrano, per la popolazione siciliana in età 15-19 anni, un incremento del

tasso di scolarità26 da 89,9% per l’anno scolastico 2003-2004 a 90,8% per il 2006-2007 (in Italia

nello stesso anno è stato rilevato un valore di 92,7%).

I dati disponibili più recenti relativi all’istruzione nella Provincia di Enna fanno riferimento

all’anno scolastico 2003-200427. Tali dati e il tasso di scolarità sono riportati nelle seguenti

tabelle.

25 cfr. http://sitis.istat.it/sitis/html/

26 Tasso di scolarità=(Iscritti alla scuola)/(Popolazione nella fascia di età interessata)*100. Tale indice può assumere valori superiori a 100 per la presenza di ripetenze, anticipi di frequenza o di studenti residenti in altre regioni

27 cfr. http://www.ennasviluppo.it/news_home/enna.pdf

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Tabella 27. Dati Istruzione Provincia di Enna – A. S. 2003-2004

STRUTTURA ISCRITTI

(V.A.)

SEZIONI/CLASSI

(V.A.)

DOTAZIONE

ORGANICA

(V.A.)

ISCRITTI PER

SEZIONE/CLASSE

DOTAZIONE

ORGANICA PER

100 ISCRITTI

TASSO DI

SCOLARITÀ

(%)

Scuola del'infanzia (3-5 anni) 5.012 228 479 22,0 9,6 93,5

Scuola Primaria (6-10 anni) 9.899 550 1.034 18,0 10,4 102,2

Scuola Secondaria I Grado (11-13 anni)

6.756 343 856 19,7 12,7 104,4

Scuola Secondaria II Grado (14-18 anni)

9.651 443 874 21,8 9,1 87,8

TOTALE 31.318 1.564 3.243 20,0 10,4 96,3

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat e Ennasviluppo - Provincia di Enna

Tabella 28. Iscritti a classi della scuola secondaria di II grado – Provincia di Enna – A.S. 2003-2004

STRUTTURA ISCRITTI

(V.A.) ISCRITTI (%) CLASSI (V.A.)

Licei Classici 1.208 12,5% 58

Licei Scientifici 2.150 22,3% 93

Istituti e Scuole Magistrali 1.155 12,0% 54

Istituti Tecnici 2.805 29,1% 129

Istituti Professionali 2.333 24,2% 109

Istituti D'Arte - 0,0% -

Licei Artistici - 0,0% -

TOTALE 9.651 100,0% 443

Fonte: nostre elaborazioni su dati Ennasviluppo - Provincia di Enna

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Figura 16. Percentuale iscritti della scuola secondaria di II grado – Provincia di Enna – A.S. 2003-2004

Fonte: nostre elaborazioni su dati Ennasviluppo - Provincia di Enna

Tabella 29. Popolazione universitaria in riferimento ai servizi con sede nella Provincia di Enna – A.A.

2003-2004

CORSI DI STUDIO NUMERO ISCRITTI (V.A.) ISCRITTI (%)

Totali 20 3.485 100

di cui:

Istituiti dall'Università di Catania 7 2.405 69,0

dei quali Gruppo:

Agrario 1 82 2,4

Giuridico 1 99 2,8

Ingegneria 3 430 12,3

Politico-Sociale 1 260 7,5

Psicologico 1 1.534 44,0

Istituiti dall'Università di Palermo 13 1.080 31,0

dei quali Gruppo:

Architettura 78 2,2

Giuridico 662 19,0

Politico-Sociale 340 9,8

Fonte: nostre elaborazioni su dati Ennasviluppo - Provincia di Enna

Dati a livello comunale relativi al grado di istruzione sono disponibili con riferimento all’anno

200128 (vedi tabella seguente).

28 Cfr. Istat “14° Censimento Generale della Popolazione e della Abitazioni”, 2001 in http://dawinci.istat.it/daWinci/jsp/MD/dawinciMD.jsp .

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Tabella 30. Popolazione residente di 6 anni e più per grado di istruzione - Censimento 2001

GRADO DI ISTRUZIONE

ALFABETI PRIVI DI TITOLI

DI STUDIO ANALFABETI

COMU

NE LAUREA

DIPLOMA DI

SCUOLA

SECONDARIA

SUPERIORE

LICENZA DI SCUOLA

MEDIA INFERIORE O

DI AVVIAMENTO

PROFESSIONALE

LICENZA DI

SCUOLA

ELEMENTARE TOTALE

DI CUI: IN

ETÀ DA 65

ANNI IN POI

TOTALE

DI CUI:

IN ETÀ

DA 65

ANNI IN

POI

TOTALE

Agira (v.a.) 497 1.710 2.061 1.808 1.306 516 439 326 7.821 (%) 6,4% 21,9% 26,4% 23,1% 16,7% 6,6% 5,6% 4,2% 100,0% Provincia di Enna (v.a.) 9.966 37.005 48.189 39.124 25.180 10.409 6.959 5.172 166.423 (%) 6,0% 22,2% 29,0% 23,5% 15,1% 6,3% 4,2% 3,1% 100,0%

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat

D.9.6 Arrivi e Presenze turistiche per abitante e per Km2 del Sito Natura 2000

Con riferimento ai dati Istat disponibili per gli anno 2002-200529, nella Provincia di Enna il settore

turistico ha visto un picco di arrivi30 e di presenze31 nel 2004, come illustrato nelle seguenti

tabelle.

29 cfr. http://sitis.istat.it/sitis/html/index.htm .

30 Per arrivi si intende il numero di clienti, italiani e stranieri, ospitati negli esercizi ricettivi (alberghieri o complementari) nel periodo considerato.

31 Per presenze si intende il numero delle notti trascorse dai clienti negli esercizi ricettivi.

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Tabella 31. Arrivi Turistici (2002-2005)

TERRITORIO 2002 2003 2004 2005 VARIAZIONE %

2002-2003

VARIAZIONE %

2003-2004

VARIAZIONE

% 2004-

2005

Provincia di Enna 51.367 54.313 98.894 59.308 5,7 82,1 -40,0

Sicilia 4.028.510 4.087.951 4.270.744 4.303.648 1,5 4,5 0,8

Isole 5.925.683 6.002.474 6.228.369 6.201.210 1,3 3,8 -0,4

Italia 82.030.312 82.724.652 85.956.568 88.338.564 0,8 3,9 2,8

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat

Tabella 32. Presenze turistiche (2002-2005)

TERRITORIO 2002 2003 2004 2005 VARIAZIONE %

2002-2003

VARIAZIONE %

2003-2004

VARIAZIONE %

2004-2005

Provincia di Enna

106.066 111.076 190.543 111.585 4,7 71,5 -41,4

Sicilia 13.147.132 13.152.348 13.351.037 13.721.381 0,0 1,5 2,8

Isole 23.408.938 23.536.323 23.654.455 23.924.782 0,5 0,5 1,1

Italia 345.247.050 344.413.317 345.616.227 355.255.172 -0,2 0,3 2,8

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat

Soffermando l’attenzione sull’anno 2005, nelle seguenti tabelle si riportano i dati relativi

all’incidenza del turismo straniero e indicatori specifici del settore, quali gli arrivi e le presenze

per 100 abitanti e per Kmq del territorio considerato.

Tabella 33. Arrivi turistici (2005)

TERRITORIO

ARRIVI DI

ITALIANI

(V.A.)

ARRIVI DI

ITALIANI (%)

ARRIVI DI

STRANIERI

(V.A.)

ARRIVI DI

STRANIERI

(%)

TOTALE ARRIVI

ARRIVI PER

100

ABITANTI

ARRIVI PER

KMQ

Provincia di Enna 37.727 63,6 21.581 36,4 59.308 34,0 23,1

Sicilia 2.762.903 64,2 1.540.745 35,8 4.303.648 85,8 167,4

Isole 4.085.748 65,9 2.115.462 34,1 6.201.210 92,9 124,5

Italia 50.211.873 56,8 38.126.691 43,2 88.338.564 150,4 293,2

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat

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Figura 17. Arrivi turistici (2005)

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat

Tabella 34. Presenze turistiche (2005)

TERRITORIO PRESENZE DI

ITALIANI (V.A.)

PRESENZE DI

ITALIANI (%)

PRESENZE DI

STRANIERI

(V.A.)

PRESENZE DI

STRANIERI

(%)

TOTALE

PRESENZE

PRESENZE

PER 100

ABITANTI

PRESENZE

PER KMQ

Provincia di Enna 79.941 71,6 31.644 28,4 111.585 64,1 43,6

Sicilia 8.640.835 63,0 5.080.546 37,0 13.721.381 273,5 533,7

Isole 15.888.473 66,4 8.036.309 33,6 23.924.782 358,5 480,4

Italia 206.754.120 58,2 148.501.052 41,8 355.255.172 604,7 1.178,9

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat

Figura 18. Presenze turistiche (2005)

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat

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Per quanto riguarda la capacità ricettiva32, la Provincia di Enna ha visto quadruplicare gli esercizi

turistici nei 10 anni tra il 1996 e il 2006, sviluppando in particolare la ricettività complementare

e raggiungendo i 2.297 posti letto.

Da menzionare anche il dato relativo alle aziende agrituristiche, raddoppiate sia in Sicilia che

nella Provincia di Enna tra il 1998 e il 2003.

Nei comuni di Agira e Regalbuto, secondo quanto rilevato dall’Istituto Guglielmo Tagliacarne, nel

2006 erano presenti strutture ricettive per un totale di 45 posti letto, suddivisi in un albergo e 3

esercizi complementari.

32 cfr. database Geo Web Starter, Istituto Guglielmo Tagliacarne.

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D.10 Presenza di attività socio - economiche sul Sito Natura 2000

D.10.1 Inventario e/o Carta delle attività economiche presenti all'interno del sito (attività

industriale, artigianale, commerciale, agricola, turistico-ricettiva, servizi)

Dalle analisi finora effettuate non risultano presenti attività economiche significative nel

territorio del sito in oggetto.

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D.11 Descrizione degli assetti insediativi ed infrastrutturali del Sito

Per la realizzazione della “Carta delle presenze di insediamenti ed infrastrutture” allegata al

presente Piano di Gestione, sono state utilizzate la Carte Tecniche Regionali (CTR) specifiche del

sito in questione e i dati forniti dalla Provincia Regionale di Enna relativi agli insediamenti e alle

infrastrutture

La carta elaborata mostra, per l’area interessata, la presenza di edifici sparsi e l’assenza di

agglomerati urbani significativi.

Dal punto di vista della viabilità, il sito è attraversato in direzione nord-est/sud-ovest dalla

Strada Provinciale n.21. che collega Agira all’autostrada A19 Palermo-Catania in località

Cuticchi.

Elaborati cartografici

Tav 4 Carta dei vincoli – scala 1:10.000

Tav 5 Carta delle presenze di insediamenti ed infrastrutture – scala 1:10.000

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E) Descrizione dei valori archeologici, architettonici e culturali presenti nel

Sito Natura 2000

Il Decreto Legislativo 42/04 “Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’Art. 10 della

legge 6 luglio 2002 n. 137” (e s.m.i.) riconosce che “Il patrimonio culturale è costituito dai beni

culturali e dai beni paesaggistici.” 33. Tale decreto afferma che la Repubblica tutela e valorizza il

patrimonio culturale secondo le disposizioni del suddetto codice; secondo l’Art. 5, comma 1

parte prima “… le regioni, nonché i comuni, le città metropolitane e le province … cooperano

con il Ministero nell'esercizio delle funzioni di tutela in conformità a quanto disposto dal Titolo I

della Parte seconda del presente codice …”.

Nella parte terza, sempre dello stesso Decreto Legislativo, all’Art. 135 comma 1, come sostituito

dall’ Art. 5 del D.Lgs. 24 marzo 2006, n. 15734, si ribadisce che “Lo Stato e le regioni assicurano

che il paesaggio sia adeguatamente conosciuto, tutelato e valorizzato. A tal fine le regioni,

anche in collaborazione con lo Stato, nelle forme previste dall’articolo 143, sottopongono a

specifica normativa d'uso il territorio, approvando piani paesaggistici, ovvero piani urbanistico-

territoriali con specifica considerazione dei valori paesaggistici, concernenti l'intero territorio

regionale, entrambi di seguito denominati "piani paesaggistici”; all’Art. 145 (anch’esso

modificato dal D.Lgs. 24 marzo 2006, n. 157, art. 15), comma 2 sempre parte terza:“… i piani

paesaggistici prevedono misure di coordinamento con gli strumenti di pianificazione territoriale e

di settore, nonché con i piani, programmi e progetti nazionali e regionali di sviluppo

economico”; e al comma 3 “… le previsioni dei piani paesaggistici … sono cogenti per gli

strumenti urbanistici dei comuni, delle città metropolitane e delle province, sono

immediatamente prevalenti sulle disposizioni difformi eventualmente contenute negli strumenti

urbanistici, stabiliscono norme di salvaguardia applicabili in attesa dell'adeguamento degli

strumenti urbanistici e sono altresì vincolanti per gli interventi settoriali ad incidenza territoriale

previsti dalle normative di settore, ivi compresi quelli degli enti gestori delle aree naturali

protette.”

Le “Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale”, documento approvato con D.A.

n.6080 del 21 maggio 1999 su parere favorevole reso dal comitato tecnico scientifico nella data

del 30 aprile 1996, si basano sul presupposto che la pianificazione paesistica debba essere estesa

all’intero territorio regionale, avendo, come matrice culturale, l’integrazione delle

problematiche ambientali all’interno di quelle paesaggistiche e, come indirizzo progettuale, un

tipo di pianificazione integrata rivolta alla tutela e valorizzazione dei beni culturali ed

ambientali della Regione.

33 cfr. Parte I, Articolo 2, comma 1.

34 “Disposizioni correttive ed integrative al Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in relazione al paesaggio”.

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Mediante tali Linee Guida, la Regione Siciliana ha inteso delineare un’azione di sviluppo

orientata alla tutela e alla valorizzazione dei beni culturali e ambientali, definendo traguardi di

coerenza e compatibilità delle politiche regionali di sviluppo.

In particolare, secondo quanto riportato nel testo delle “Linee Guida del Piano Territoriale

Paesistico Regionale”, gli organi centrali e periferici dell’Assessorato Beni Culturali e Ambientali

della Regione svolgono attività collaborativa con gli enti locali, per la definizione delle scelte di

pianificazione e di intervento in termini compatibili e coerenti con gli indirizzi e le prescrizioni

del Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR).

A tal proposito, si ricordano i principali obiettivi del PTPR, così come indicati all’interno delle

Linee Guida:

a) Stabilizzazione ecologica del contesto ambientale regionale, la difesa del suolo e della bio-

diversità, con particolare attenzione per le situazioni di rischio e di criticità;

b) Valorizzazione dell’identità e della peculiarità del paesaggio regionale, sia nel suo insieme

unitario che nelle sue diverse specifiche configurazioni;

c) Miglioramento della fruibilità sociale del patrimonio ambientale regionale, sia per le attuali

che per le future generazioni.

Allo scopo di perseguire tali obiettivi, la Regione Sicilia ha quindi individuato 4 assi strategici,

riferiti alla tutela e alla valorizzazione paesistico ambientale:

1) il consolidamento del patrimonio e delle attività agroforestali (sostegno e rivalutazione

dell’agricoltura tradizionale, gestione controllata delle attività pascolive, gestione

controllata dei processi di abbandono agricolo, gestione oculata delle risorse idriche,

politiche urbanistiche tali da ridurre le pressioni urbane e le tensioni speculative sui suoli

agricoli)

2) il consolidamento e la qualificazione del patrimonio d’interesse naturalistico (azioni sulla rete

ecologica, estensione e interconnessione del sistema regionale dei parchi e delle riserve

naturali, valorizzazione, di beni naturalistici attualmente non soggetti a forme particolari di

protezione, recupero ambientale delle aree degradate da dissesti o attività estrattive o

intrusioni incompatibili)

3) la conservazione e la qualificazione del patrimonio d’interesse storico, archeologico,

artistico, culturale o documentario, (interventi mirati su un sistema selezionato di centri

storici, interventi volti ad innescare processi di valorizzazione diffusa, sopratutto sui percorsi

storici di connessione e sui circuiti culturali facenti capo ai centri storici; investimenti

plurisettoriali sulle risorse culturali, in particolare quelle archeologiche meno conosciute o

quelle paesistiche latenti; promozione di forme appropriate di fruizione turistica e culturale,

coordinate con le politiche dei trasporti, dei servizi e della ricettività turistica)

4) la riorganizzazione urbanistica e territoriale (politiche di localizzazione dei servizi; politiche

dei trasporti adeguate; politiche insediative volte a contenere la dispersione dei nuovi

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insediamenti nelle campagne circostanti i centri maggiori, lungo i principali assi di traffico e

nella fascia costiera e a recuperare gli insediamenti antichi.

Nello specifico, la pianificazione paesistica oltre a tutelare tutte quelle aree che sono vincolate

dalla normativa nazionale, si pone tra gli obiettivi quello di promuovere una tutela attiva delle

aree archeologiche in modo da consentire la giusta valorizzazione e conservazione delle

potenzialità turistiche, didattiche e scientifiche delle stesse.

Il valore dei siti archeologici deve essere considerato sempre elevato, valutando in modo

adeguato tutte le possibili vulnerabilità sia endogene che esogene.

Un processo pianificatorio deve tendere, in linea di principio, a consolidare e rivalutare tutti i

ruoli storici dei centri e dei nuclei presenti nell’area di studio nell’ottica di mantenere e

preservare tutti quelli che sono gli equilibri del sistema storico – insediativi della Sicilia.

La disciplina urbanistica deve consentire solo quelle trasformazioni che mantengano inalterati i

rapporti spaziali, tipologici e planovolumetrici esistenti salvaguardando e migliorando la qualità

della vita35.

La gestione dei suoli, le grandi infrastrutture e tutte le politiche edilizie non possono fare a

meno di misurarsi con lo stato di conservazione delle testimonianze archeologiche e tutta la

conoscenza che da esse si può attingere. Il rapporto tra la ricerca, tutela ed urbanistica

rappresenta quindi un nodo fondamentale nel quale l'archeologia svolge un ruolo indispensabile,

di cui si sta prendendo progressivamente coscienza anche nel nostro paese.

Per quanto riguarda il settore urbanistico, la Regione Sicilia all’interno della Legge Regionale

71/1978, all’Art. 55 afferma che “… gli interventi nei centri storici, nonché negli agglomerati di

antica o recente formazione contraddistinti da valori storici, urbanistici, artistici ed ambientali

anche se manomessi o degradati o non presenti tutti contestualmente, si attuano con l'

osservanza delle finalità indicate nell' art. 1 della legge regionale 7 maggio 1976, n. 70”, che

afferma “… I centri storici dei comuni dell'Isola sono beni culturali, sociali ed economici da

salvaguardare, conservare e recuperare mediante interventi di risanamento conservativo. Il

Governo della Regione … è tenuto a determinare con decreto l'elenco dei comuni siciliani i cui

centri storici rappresentino beni culturali di particolare pregio, ai fini della salvaguardia, della

conservazione e del recupero mediante interventi di risanamento conservativo, da finanziare con

successivi provvedimenti legislativi”.

Gli strumenti urbanistici attuativi relativi alle zone sopra indicate sono redatti secondo le finalità

previste dall' art. 2 della Legge Regionale 7 maggio 1976, n. 70.

Contestualmente, il Piano Territoriale Provinciale di Enna considera affermata la volontà di

recuperare il patrimonio architettonico e culturale della propria zona; esso segue l’iter di

35 cfr. Regione Sicilia “Piano territoriale paesistico ambientale, parte I, sistema antropico, sottosistema archeologia, Linee guida, 1999”.

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attuazione e di approvazione in ottemperanza ai passaggi tecnici ed amministrativi previsti dalla

Legislazione Regionale vigente (L.71/78) per gli strumenti urbanistici comunali.

Nell’ambito della redazione dei piani d’area, il Piano Territoriale Provinciale individua un forte

impegno al recupero ed alla rigenerazione dei centri storici; altro elemento di forza è

identificato nel paesaggio rurale ed agricolo oltre che alla modellazione che l’intervento umano

ha sedimentato negli anni.

E.1.1 Coerenza con gli obiettivi del D. Lgs. 42/04

Il Decreto Legislativo 42/04 “Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’Art. 10 della

legge 6 luglio 2002 n. 137” (e s.m.i.) approva l’unico codice dei beni culturali e del paesaggio

composto da 184 articoli e dall’Allegato A.

Secondo l’Art. 2 della parte prima, comma 1 si intende per patrimonio culturale i beni culturali e

quelli paesaggistici, dove per “beni culturali” al comma 2 si considerano: “… le cose immobili e

mobili che, ai sensi degli articoli 10 e 11, presentano interesse artistico, storico, archeologico,

etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose individuate dalla legge o in base

alla legge quali testimonianze aventi valore di civiltà”, mentre per “beni paesaggistici” al

comma 3 vengono indicati “… gli immobili e le aree indicati all'articolo 134, costituenti

espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio, e gli altri

beni individuati dalla legge o in base alla legge”.

All’Art. 10, parte seconda, comma 236: “...Sono inoltre beni culturali:

a) le raccolte di musei, pinacoteche, gallerie e altri luoghi espositivi dello Stato, delle regioni,

degli altri enti pubblici territoriali, nonché di ogni altro ente ed istituto pubblico ad eccezione

delle raccolte delle biblioteche indicate all’articolo 47, comma 2, del Decreto del Presidente

della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, e di quelle assimilabili;

b) gli archivi e i singoli documenti dello Stato, delle regioni, degli altri enti pubblici territoriali,

nonché di ogni altro ente ed istituto pubblico;

c) le raccolte librarie delle biblioteche dello Stato, delle regioni, degli altri enti pubblici

territoriali, nonché di ogni altro ente e istituto pubblico”.

Al comma 337 sono comunque considerati beni culturali “… quando sia intervenuta la

dichiarazione prevista dall'articolo 13:

a) le cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico o

etnoantropologico particolarmente importante, appartenenti a soggetti diversi da quelli indicati

al comma 1;

36 Come modificato dall’art. 2 comma 1 del D.Lgs. 24 marzo 2006, n.156, “Disposizioni correttive ed integrative al Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in relazione ai beni culturali”.

37 Come modificato dall’art. 2 comma 2 del D.Lgs. 24 marzo 2006, n.156, “Disposizioni correttive ed integrative al Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in relazione ai beni culturali”.

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b) gli archivi e i singoli documenti, appartenenti a privati, che rivestono interesse storico

particolarmente importante;

c) le raccolte librarie, appartenenti a privati, di eccezionale interesse culturale;

d) le cose immobili e mobili, a chiunque appartenenti, che rivestono un interesse

particolarmente importante a causa del loro riferimento con la storia politica, militare, della

letteratura, dell'arte e della cultura in genere, ovvero quali testimonianze dell'identità e della

storia delle istituzioni pubbliche, collettive o religiose;

e) le collezioni o serie di oggetti, a chiunque appartenenti, che, per tradizione, fama e

particolari caratteristiche ambientali ovvero per rilevanza artistica, storica, archeologica,

numismatica o etnoantropologica, rivestono come complesso un eccezionale interesse”.

Per il comma 438 “… sono comprese tra le cose indicate al comma 1 e al comma 3, lettera a):

a) le cose che interessano la paleontologia, la preistoria e le primitive civiltà;

b) le cose di interesse numismatico che, in rapporto all’epoca, alle tecniche e ai materiali di

produzione, nonché al contesto di riferimento, abbiano carattere di rarità o di pregio, anche

storico;

c) i manoscritti, gli autografi, i carteggi, gli incunaboli, nonché i libri, le stampe e le incisioni,

con relative matrici, aventi carattere di rarità e di pregio;

d) le carte geografiche e gli spartiti musicali aventi carattere di rarità e di pregio;

e) le fotografie, con relativi negativi e matrici, le pellicole cinematografiche ed i supporti

audiovisivi in genere, aventi carattere di rarità e di pregio;

f) le ville, i parchi e i giardini che abbiano interesse artistico o storico;

g) le pubbliche piazze, vie, strade e altri spazi aperti urbani di interesse artistico o storico;

h) i siti minerari di interesse storico od etnoantropologico;

i) le navi e i galleggianti aventi interesse artistico, storico od etnoantropologico;

l) le architetture rurali aventi interesse storico od etnoantropologico quali testimonianze

dell'economia rurale tradizionale”.

L’Art. 10 della legge 137/2002 “Delega per il riassetto e la codificazione in materia di beni

culturali ed ambientali, spettacolo, sport, proprietà letteraria e diritto d’autore” prevede che

“… il Governo provveda ad adottare … uno o più decreti legislativi per il riassetto e la

codificazione delle disposizioni legislative in materia di beni ambientali…”.

I principi ed i criteri direttivi che devono essere seguiti secondo il comma 2 sono:

“a) adeguamento agli articoli 117 e 118 della Costituzione;

38 Come modificato dall’art. 2 comma 3 e 4 del D.Lgs. 24 marzo 2006, n.156, “Disposizioni correttive ed integrative al Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in relazione ai beni culturali”.

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b) adeguamento alla normativa comunitaria e agli accordi internazionali;

c) miglioramento dell'efficacia degli interventi concernenti i beni e le attività culturali, anche

allo scopo di conseguire l'ottimizzazione delle risorse assegnate e l'incremento delle entrate; …ai

fini di una significativa e trasparente impostazione del bilancio; snellimento e abbreviazione dei

procedimenti; adeguamento delle procedure alle nuove tecnologie informatiche;

d) … aggiornare gli strumenti di individuazione, conservazione e protezione dei beni culturali e

ambientali, anche attraverso la costituzione di fondazioni aperte alla partecipazione di regioni,

enti locali, fondazioni bancarie, soggetti pubblici e privati, senza determinare ulteriori

restrizioni alla proprietà privata, né l'abrogazione degli strumenti attuali e, comunque,

conformandosi al puntuale rispetto degli accordi internazionali, soprattutto in materia di

circolazione dei beni culturali; riorganizzare i servizi offerti anche attraverso la concessione a

soggetti diversi dallo Stato mediante la costituzione di fondazioni aperte alla partecipazione di

regioni, enti locali, fondazioni bancarie, soggetti pubblici e privati …; adeguare la disciplina

degli appalti di lavori pubblici concernenti i beni culturali, modificando le soglie per il ricorso

alle diverse procedure di individuazione del contraente in maniera da consentire anche la

partecipazione di imprese artigiane di comprovata specializzazione ed esperienza, ridefinendo i

livelli di progettazione necessari per l'affidamento dei lavori, definendo i criteri di

aggiudicazione e prevedendo la possibilità di varianti oltre i limiti percentuali ordinariamente

previsti, in relazione alle caratteristiche oggettive e alle esigenze di tutela e conservazione dei

beni; ridefinire le modalità di costituzione e funzionamento degli organismi consultivi che

intervengono nelle procedure per la concessione di contributi e agevolazioni in favore di enti ed

istituti culturali, al fine di una precisa definizione delle responsabilità degli organi tecnici,

secondo principi di separazione fra amministrazione e politica e con particolare attenzione ai

profili di incompatibilità; individuare forme di collaborazione, in sede procedimentale, tra le

amministrazioni per i beni e le attività culturali e della difesa, per la realizzazione di opere

destinate alla difesa militare …”

Secondo l’Art. 639 del Decreto Legislativo 42/04 (e s.m.i.), al comma 1 leggiamo che “la

valorizzazione del patrimonio culturale consiste nell'esercizio delle funzioni e nella disciplina

delle attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le

migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso al fine di

promuovere lo sviluppo della cultura. Essa comprende anche la promozione ed il sostegno degli

interventi di conservazione del patrimonio culturale. In riferimento ai beni paesaggistici la

valorizzazione comprende altresì la riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposti a

tutela compromessi o degradati, ovvero la realizzazione di nuovi valori paesaggistici coerenti ed

integrati”

39 Come modificato dall’art. 1 del D.Lgs. 24 marzo 2006, n.156, “Disposizioni correttive ed integrative al Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in relazione ai beni culturali” e dall’art. 2 del Decreto Legislativo 24 marzo 2006, n. 157, “Disposizioni correttive ed integrative al Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in relazione ai beni culturali”.

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Questa valorizzazione deve essere attuata in forme compatibili con la tutela e tali da non

pregiudicarne le esigenze; inoltre “Il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali,

anche con il concorso delle università e di altri soggetti pubblici e privati, realizzano,

promuovono e sostengono, anche congiuntamente, ricerche, studi ed altre attività conoscitive

aventi ad oggetto il patrimonio culturale”, come indicato Nell’art. 118, comma 1, Titolo II, Capo

II.

Un esempio importante di valorizzazione culturale attivo sul territorio della Provincia di Enna è

costituito dal Progetto di Rete Museale Provinciale, nato nell’ambito del PSL LEADER+40 allo

scopo di dare visibilità e valorizzare il patrimonio culturale del territorio, attraverso la

promozione congiunta e la progettazione di attività didattiche, di animazione e di eventi

culturali nelle singole realtà41. Tale progetto è stato voluto dal GAL - Rocca di Cerere42, società

consortile con soci pubblici (Comuni di Comune di Aidone, Assoro, Calascibetta, Enna, Leonforte,

Nissoria, Piazza Armerina, Valguarnera, Villarosa e Provincia Regionale di Enna) e privati. Sempre

su iniziativa di tale società è stato istituito il “Parco Culturale Rocca di Cerere – Geopark”43, che

oggi, insieme ad altri 22 geoparks, ha il diritto di fregiarsi del marchio European Geoparks ed è

parte del Global Geoparks Network dell’Unesco.

40 Programma Regionale Leader+ Sicilia 2000-2006 Piano Di Sviluppo Locale Leader+ Rocca Di Cerere - Azione 1.2.6 "Rete Musei Minori" Sezione I Mis.1.2

41 cfr. http://www.museienna.it .

42 cfr. http://www.roccadicerere.it/index.htm .

43 cfr. http://www.roccadicerere.it/parco/ .

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E.2 Individuazione delle aree archeologiche.

Il SIC denominato Monte Chiapparo si inquadra, dal punto di vista territoriale, nell’ambito 11 del

Piano Territoriale Paesistico Regionale definito come Colline dell’ennese.

Figura 19 - Piano Territoriale Paesistico Regionale

A settentrione dell’autostrada Palermo-Catania in un ambito montano scarsamente antropizzato

il perimetro del SIC abbraccia i rilievi di Monte San Salvatore, Monte Chiapparo e Pizzo Pagano.

All’interno di questo perimetro risultano presenti un abbeveratoio (id 171) nei pressi di Casa

Giunta e la masseria Gancio o Ciancio (id 227). Non risultano vincoli L.39/1089.

Nell’immediato contesto territoriale esterno al perimetro SIC troviamo una corona di

insediamenti costituita da masserie quali Giunta, Stanganelli, Zagaci, S. Chiara e Grado con un

altro abbeveratoio prospiciente la strada provinciale n. 21. Questo complesso di strutture risulta

presente nella cartografia dagli anni ‘30-‘40 del secolo scorso.

Questo contesto prevalentemente legato alla storia rurale dei luoghi si arricchisce di un sito di

archeologia industriale per la presenza, all’esterno del perimetro SIC sull’apice del Cozzo

Carruba della Solfara omonima (id 29). Questa solfara è una testimonianza dell’attività estrattiva

anche se versa in stato di degrado.

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ISTAT COMUNE PROVINCIA ID TIPOLOGIA DENOMINAZIONE LOCALITÀ

DATA FONTE

CARTOGRAFICA CATEGORIA

PATRIMONIO

CULTURALE

86001 Agira EN 227 masseria Ciancio Catenanuova 1940

Bagli, casali,

cortili,

fattorie,

masserie

Architettura

produttiva

86001 Agira EN 233 masseria Giunta Catenanuova 1940

Bagli, casali,

cortili,

fattorie,

masserie

Architettura

produttiva

86001 Agira EN 209 masseria Grado Libertinia 1931

Bagli, casali,

cortili,

fattorie,

masserie

Architettura

produttiva

86001 Agira EN 172 masseria Zagaci Libertinia 1931

Bagli, casali,

cortili,

fattorie,

masserie

Architettura

produttiva

86001 Agira EN 232 masseria S. Chiara Libertinia 1931

Bagli, casali,

cortili,

fattorie,

masserie

Architettura

produttiva

86001 Agira EN 174 masseria Stanganelli Catenanuova 1940

Bagli, casali,

cortili,

fattorie,

masserie

Architettura

produttiva

86001 Agira EN 171 abbeveratoio Catenanuova 1940

Abbeveratoi,

cisterne,

fontane,

etc.

Architettura

produttiva

86001 Agira EN 196 abbeveratoio Libertinia 1931

Abbeveratoi,

cisterne,

fontane,

etc.

Architettura

produttiva

86001 Agira EN 29 Solfara Solfara Carruba

solfara

documento

storico

(degradato)

Archeologia

industriale

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PTPR (Piano Territoriale Paesistico Regionale) -

Beni archeologici (cerchio giallo:insediamenti,frequentazioni)

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PTPR (Piano Territoriale Paesistico Regionale) -

Beni sparsi (triangolo verde:case coloniche, magazzini, stalle; quadrato verde:aziende, bagli, casali,

masserie, fattorie;martello e piccone: cave, miniere, solfare)

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E.3 Individuazione di beni architettonici e archeologici sottoposti a tutela nonché

di eventuali aree di rispetto.

PTPR (Piano Territoriale Paesistico Regionale) - Vincoli (giallo:aree di interesse archeologico)

Elaborati cartografici

Tav 6 - Carta dei beni architettonici e archeologici – scala 1:10.000.

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F) Descrizione del Paesaggio

F.1 Caratterizzazione della qualità del paesaggio con riferimento agli aspetti

storico-testimoniali e culturali e alla percezione visiva per gli aspetti naturali

ed antropici

Il Piano Territoriale Paesistico della Regione Siciliana tutela il paesaggio dal punto di vista

percettivo secondo modalità la linea evolutiva tracciata dalla precedente legislazione nazionale

e regionale ed opera in favore dell’affermarsi di una pianificazione nella quale, ad ogni livello di

approfondimento, i problemi legati alla percezione siano pienamente integrati in una moderna

considerazione delle tematiche paesaggistiche44.

Dallo studio della Carta Natura 1:100.000 allegata allo Schema Direttore della Rete Ecologica

Provinciale della Provincia di Enna, si evince che la zona inclusa nel SIC è quasi esclusivamente

caratterizzata da un paesaggio collinare eterogeneo, ovvero caratterizzato da una grande

variabilità litologica e morfologica e, conseguentemente, da una tipica disomogeneità interna. Si

tratta di colline argillose, terrigene, litoidi, con forme sommitali variabili (arrotondate, a creste,

tabulari),versanti di forma varia, ad acclività generalmente bassa o media, e valli a fondo piatto

o a"V",piane, terrazzi e conoidi alluvionali, talus. Solo nell’estremo lembo sud del territorio del

SIC, la carta sopra citata indica la presenza di pianura di fondovalle45.

Figura 20. SIC Monte Chiapparo - Panorama

44 cfr: Regione Siciliana, Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione, “Linee guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale”, approvato con D.A. n.6080 del 21 Maggio 1999.

45 cfr. Provincia Regionale di Enna “Schema Direttore della Rete Ecologica Provinciale”, Carta Natura – Direttrici Ambientali, Tav. 4/A, scala 1:100.000.

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F.2 Definizione degli elementi del paesaggio antropico e naturale significativi e

loro stato di conservazione

Come precedentemente illustrato, gran parte dei terreni ricadenti nell’area del SIC sono

destinati all’attività agricola (principalmente cerealicola) e pastorale. Come individuato nel

“Formulario Standard Natura 2000”, un elemento di criticità per l’equilibrio del territorio è

costituito proprio da questo tipo di attività antropica e, in particolare, dalle pratiche agricole

relative all’ampliamento dei terreni coltivati a cereali.

Dal punto di vista vegetazionale, il valore del sito risiede principalmente nelle formazioni di

Ampelodesmos mauritanicus, specie di alto pregio paesaggistico. Si tratta tuttavia di stadi di

degradazione della lecceta e di altre formazioni con querce caducifoglie. A causa della scarsa

energia libera posseduta dalla comunità (e determinata dalla chiusura dei cespi – elevato valore

coprente), questa evolve con grande difficoltà. Si ritiene pertanto che sia compito del gestore

del SIC non ostacolare l’eventuale transizione verso forme più evolute46.

46 cfr. “Formulario standard Natura 2000”.

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F.3 Variazioni del paesaggio

Dai dati attualmente disponibili, si può ipotizzare che, ad esclusione della creazione dell’invaso

del Lago Ogliastro, il paesaggio del territorio compreso nel perimetro del SIC non abbia subito,

nella sua struttura, rilevanti variazioni negli ultimi 100 anni, dal momento che la destinazione

d’uso di tale territorio è, ancora oggi, principalmente agricola.

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F.4 Coerenza con le Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale

Per dotare la Regione Sicilia di uno strumento volto a definire opportune strategie mirate ad una

tutela attiva ed alla valorizzazione del patrimonio naturale e culturale dell’isola, l’Assessorato

Regionale Beni Culturali ed Ambientali ha predisposto un Piano di Lavoro approvato con D.A. n.

7276 del 28.12.1992, registrato alla Corte dei Conti il 22.09.1993.

Ai sensi dell’art. 14, lett. n, dello Statuto della Regione Siciliana, e sulla base delle LL.RR. 20/87

e 116/80, la competenza della pianificazione paesistica è attribuita all’Assessorato Regionale

Beni Culturali ed Ambientali.

Il concetto di ambiente viene molto spesso utilizzato con diversi significati, il primo dei quali è

quello accolto dalla normativa che sottopone a conservazione i beni pubblici ambientali e

paesistici, mentre il secondo è presente nelle disposizioni sulla tutela del suolo, dell’aria e

dell’acqua.

Al momento di attivare, per la Sicilia e per le altre Regioni, l’esercizio delle funzioni in ordine

alla tutela paesistica, si sono dati più precisi indirizzi e maggiori contenuti al trasferimento delle

funzioni alle Regioni, mentre si è demandata alla competenza esclusiva della Regione

l’individuazione delle forme e dei metodi dell’azione amministrativa derivante dall’esercizio di

quelle attribuzioni.

La Regione Siciliana si è determinata a questo riguardo con l’art. 3 della L.R. 80/77, stabilendo

che tutte le attribuzioni di competenza della Regione nella materia dei beni culturali ed

ambientali sono svolte dall’Assessorato Regionale dei Beni Culturali ed Ambientali e della

Pubblica Istruzione47.

Il Piano Territoriale Paesistico investe l’intero territorio regionale con effetti differenziati, in

relazione alle caratteristiche ed allo stato effettivo dei luoghi, alla loro situazione giuridica ed

all’articolazione normativa del piano stesso.

Tramite questo la Regione ha inteso delineare un’azione di sviluppo orientata alla tutela e alla

valorizzazione dei beni culturali e ambientali, definendo traguardi di coerenza e compatibilità

delle politiche regionali di sviluppo, cercando di evitare ricadute in termini di spreco delle

risorse, degrado dell’ambiente, depauperamento del paesaggio regionale.

L’importanza del Piano Territoriale Paesistico Regionale discende direttamente dai valori

paesistici e ambientali da proteggere, che mettono in evidenza la fusione tra patrimonio

naturale e patrimonio culturale oltre all’interazione storica delle azioni antropiche e dei processi

naturali nell’evoluzione continua del paesaggio.

Il Piano Territoriale Paesistico Regionale persegue fondamentalmente i seguenti obiettivi, già

menzionati nel paragrafo E del presente Piano di Gestione:

47 cfr: Regione Siciliana, Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione, “Linee guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale”, approvato con D.A. n.6080 del 21 Maggio 1999.

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a) la stabilizzazione ecologica del contesto ambientale regionale, la difesa del suolo e della bio-

diversità, con particolare attenzione per le situazioni di rischio e di criticità;

b) la valorizzazione dell’identità e della peculiarità del paesaggio regionale, sia nel suo insieme

unitario che nelle sue diverse specifiche configurazioni;

c) il miglioramento della fruibilità sociale del patrimonio ambientale regionale, sia per le attuali

che per le future generazioni.

Il processo di valorizzazione è la condizione sia per il consolidamento dell’immagine e della

capacità competitiva della regione nel contesto europeo e mediterraneo, ma anche per l’innesco

di processi di sviluppo endogeno dei sistemi locali, che consentano di uscire dalle logiche

assistenzialistiche del passato.

Riferimenti prioritari per tutte le politiche settoriali sono:

a) “la necessità di valorizzare e consolidare l’armatura storica del territorio, ed in primo luogo il

suo articolato sistema di centri storici, come trama di base per gli sviluppi insediativi, supporto

culturale ed ancoraggio spaziale dei processi innovativi, colmando le carenze di servizi e di

qualità urbana, riassorbendo il più possibile gli effetti distorsivi del recente passato e

contrastando i processi d’abbandono delle aree interne;

b) la necessità di valorizzare e consolidare la “rete ecologica” di base, formata essenzialmente

dal sistema idrografico interno, dalla fascia costiera e dalla copertura arborea ed arbustiva,

come rete di connessione tra i parchi, le riserve, le grandi formazioni forestali e le altre aree di

pregio naturalistico e come vera e propria “infrastruttura” di riequilibrio biologico,

salvaguardando, ripristinando e, ove possibile, ricostituendo i corridoi e le fasce di connessione

aggredite dai processi di urbanizzazione, di infrastrutturazione e di trasformazione agricola” 48.

Le strategie che possono essere adottate per tutelare e valorizzare l’aspetto paesistico

ambientale della Regione sono:

1) “il consolidamento del patrimonio e delle attività agroforestali, in funzione economica,

socioculturale e paesistica, che comporta, in particolare:

– sostegno e rivalutazione dell’agricoltura tradizionale in tutte le aree idonee,

favorendone innovazioni tecnologiche e culturali tali da non provocare alterazioni

inaccettabili dell’ambiente e del paesaggio;

– gestione controllata delle attività pascolive ovunque esse mantengano validità

economica e possano concorrere alla manutenzione paesistica (comprese,

all’occorrenza, aree boscate);

– gestione controllata dei processi di abbandono agricolo, sopratutto sulle “linee di

frontiera”, da contrastare, ove possibile, con opportune riconversioni colturali (ad

48 cfr: Regione Siciliana, Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione, “Linee guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale”, approvato con D.A. n.6080 del 21 Maggio 1999.

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esempio dal seminativo alle colture legnose, in molte aree collinari) o da assecondare

con l’avvio guidato alla rinaturalizzazione;

– gestione oculata delle risorse idriche, evitando prelievi a scopi irrigui che possano

accentuare le carenze idriche in aree naturali o seminaturali critiche;

– politiche urbanistiche tali da ridurre le pressioni urbane e le tensioni speculative sui

suoli agricoli, sopratutto ai bordi delle principali aree urbane, lungo le direttrici di

sviluppo e nella fascia costiera;

2) il consolidamento e la qualificazione del patrimonio d’interesse naturalistico, in

funzione del riequilibrio ecologico e di valorizzazione fruitiva, che comporta in

particolare (oltre alle azioni sulla rete ecologica, già menzionata):

– estensione e interconnessione del sistema regionale dei parchi e delle riserve

naturali, con disciplina opportunamente diversificata in funzione delle specificità

delle risorse e delle condizioni ambientali;

– valorizzazione, con adeguate misure di protezione e, ove possibile, di rafforzamento

delle opportunità di fruizione, di un ampio ventaglio di beni naturalistici attualmente

non soggetti a forme particolari di protezione, quali le singolarità geomorfologiche, le

grotte od i biotopi non compresi nel punto precedente;

– recupero ambientale delle aree degradate da dissesti o attività estrattive o intrusioni

incompatibili, con misure diversificate e ben rapportate alle specificità dei luoghi e

delle risorse (dal ripristino alla stabilizzazione, alla mitigazione, all’occultamento,

all’innovazione trasformativa);

3) la conservazione e la qualificazione del patrimonio d’interesse storico, archeologico,

artistico, culturale o documentario, che comporta:

– interventi mirati su un sistema selezionato di centri storici, capaci di fungere da nodi

di una rete regionale fortemente connessa e ben riconoscibile, e di esercitare

consistenti effetti di irraggiamento sui territori storici circostanti, anche per il

tramite del turismo;

– interventi volti ad innescare processi di valorizzazione diffusa, sopratutto sui percorsi

storici di connessione e sui circuiti culturali facenti capo ai nodi suddetti;

– investimenti plurisettoriali sulle risorse culturali, in particolare quelle archeologiche

meno conosciute o quelle paesistiche latenti;

– promozione di forme appropriate di fruizione turistica e culturale, in stretto

coordinamento con le politiche dei trasporti, dei servizi e della ricettività turistica;

4) la riorganizzazione urbanistica e territoriale in funzione dell’uso e della valorizzazione

del patrimonio paesistico-ambientale, che comporta in particolare:

- politiche di localizzazione dei servizi tali da consolidare la “centralità” dei centri

storici e da ridurne la povertà urbana, evitando, nel contempo, effetti di congestione

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e di eccessiva polarizzazione sui centri maggiori, e tali da consolidare e qualificare i

presidi civili e le attrezzature di supporto per la fruizione turistica e culturale dei

beni ambientali, a partire dai siti archeologici;

- politiche dei trasporti tali da assicurare sia un migliore inserimento del sistema

regionale nei circuiti internazionali, sia una maggiore connettività interna

dell’armatura regionale, evitando, nel contempo, la proliferazione di investimenti per

la viabilità interna, di scarsa utilità e alto impatto ambientale;

- politiche insediative volte a contenere la dispersione dei nuovi insediamenti nelle

campagne circostanti i centri maggiori, lungo i principali assi di traffico e nella fascia

costiera, coi conseguenti sprechi di suolo e di risorse ambientali, e a recuperare,

invece, (anche con interventi di ricompattamento e riordino urbano), gli insediamenti

antichi, anche diffusi sul territorio, valorizzandone e, ove il caso, ricostituendone

l’identità” 49.

49 cfr: Regione Siciliana, Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione, “Linee guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale”, approvato con D.A. n.6080 del 21 Maggio 1999.

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F.5 Coerenza con gli obiettivi del D.Lgs. 42/04

Secondo il Decreto Legislativo 42/04 “Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’Art.

10 della legge 6 luglio 2002 n. 137” (e s.m.i.), art. 2, comma 3, si considerano “beni

paesaggistici” “… gli immobili e le aree indicati all'articolo 134, costituenti espressione dei valori

storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio, e gli altri beni individuati dalla

legge o in base alla legge”.

L’art. 134, come modificato dal D.Lgs. 157/2006, art.4, recita: “Sono beni paesaggistici:

a) gli immobili e le aree indicati all’art. 13650, individuati ai sensi degli articoli 138 e 14151;

b) le aree indicate all’art. 14252;

c) gli immobili e le aree comunque sottoposti a tutela dai piani paesaggistici previsti dagli

articoli 143 e 15653”.

L’Art. 136, modificato dall’art.6 del D.Lgs. 157/2006, riconosce come immobili ed aree di

notevole interesse pubblico:

a) “le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica;

b) le ville, i giardini e i parchi, non tutelati dalle disposizioni della Parte seconda del presente

codice, che si distinguono per la loro non comune bellezza;

c) i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore

estetico e tradizionale, ivi comprese le zone di interesse archeologico;

d) le bellezze panoramiche considerate come quadri e così pure quei punti di vista o di

belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze.

Le aree tutelate secondo l’art. 142 (e s.m.i.) sono:

a) i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia,

anche per i terreni elevati sul mare;

b) i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di

battigia, anche per i territori elevati sui laghi;

c) i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni

di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n.

1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna;

50 Art.136 “Immobili ed aree di notevole interesse pubblico”, sostituito dall’ art.6 del D.Lgs.157/2006.

51 Art. 138 “Proposta di dichiarazione di notevole interesse pubblico” e Art. 141 “Provvedimenti ministeriali” sostituiti secondo quanto indicato dal D.Lgs. 157/2006 Art.8 e Art.11.

52 Art.142 “Aree tutelate per legge”, sostituito dall’ art.12 del D.Lgs.157/2006.

53 Art. 143 “Piano Paesaggistico” e Art. 156 “Verifica e adeguamento dei piani paesaggistici” sostituiti secondo quanto indicato dal D.Lgs. 157/2006 Art.13 e Art.24.

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d) le montagne per la parte eccedente 1.600 metri sul livello del mare per la catena alpina e

1.200 metri sul livello del mare per la catena appenninica e per le isole;

e) i ghiacciai e i circhi glaciali;

f) i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonche' i territori di protezione esterna dei parchi;

g) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorche' percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli

sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del decreto

legislativo 18 maggio 2001, n. 227;

h) le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici;

i) le zone umide incluse nell'elenco previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 13

marzo 1976, n. 448;

l) i vulcani;

m) le zone di interesse archeologico individuate alla data di entrata in vigore del presente

codice.

Nell’ Art. 143 (e s.m.i.) viene introdotto il “piano paesaggistico” (che definisce le trasformazioni

compatibili con i valori paesaggistici le azioni di recupero e riqualificazione degli immobili e

delle aree sottoposti a tutela, oltre agli interventi di valorizzazione del paesaggio, anche in

relazione alle prospettive di sviluppo sostenibile), secondo il quale il territorio deve essere

ripartito in ambiti omogenei a partire da quelli di elevato pregio fino a quelli significativamente

compromessi e degradati. A ciascun ambito vengono impartiti differenti obiettivi di qualità

paesaggistica che prevedono nel particolare54:

- il mantenimento delle caratteristiche, degli elementi costitutivi e delle morfologie dei beni

sottoposti a tutela, tenuto conto anche delle tipologie architettoniche, delle tecniche e dei

materiali costruttivi;

- l’individuazione di linee di sviluppo urbanistico ed edilizio compatibili con i diversi livelli di

valore riconosciuti e con il principio del minor consumo del territorio e tali da non diminuire

il pregio paesaggistico di ciascun ambito;

- il recupero e la riqualificazione degli immobili e delle aree compromessi o degradati, per

reintegrare i valori preesistenti nonché la realizzazione di nuovi valori paesaggistici coerenti

ed integrati.

A tal fine, la Regione Siciliana, tramite le Linee Guida al Piano Territoriale Paesistico Regionale

(PTPR)55, ha individuato, attraverso un approfondito esame dei sistemi naturali, 17 aree di

analisi, prendendo principalmente in considerazione gli elementi strutturanti del paesaggio,

identificati, nel PTPR, dai “sottosistemi abiotico e biotico” afferenti al più vasto “sistema

naturale”.

54 cfr. art. 135 del D.Lgs. 42/2004 così come modificato dall’art. 5 del D.Lgs. 157/2006.

55 Cfr. paragrafo F.4 per una descrizione dei contenuti delle Linee Guida del Piano Paesistico Regionale

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Per ogni ambito così identificato, è stata inserita nel PTPR una scheda dettagliata con elementi

descrittivi sia del sistema naturale (fattori geologici, idrologici, geomorfologici, idrologici,

paleontologici, ma anche fattori relativi alla vegetazione e alle zoocenosi ad essa connesse e a

biotopi di rilevante interesse floristico, vegetazionale e faunistico) che del sistema antropico

(fattori di natura biotica e abiotica che si relazionano nel sostenere la produzione agraria,

zootecnica e forestale e sistemi urbano-territoriali, socioeconomici, istituzionali, culturali, con

le loro relazioni funzionali e gerarchiche e processi sociali di produzione e fruizione del

paesaggio).