Sintomi - LICEO SCIENTIFICO N. COPERNICO · 2019-12-02 · contro Berlusconi, il conflitto...

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Sintomi numero 18 - Dicembre Scuola: -Intervista ai politici parte I -Gruppo ambiente parte II Pop news: -jeans sotto il sedere -sciarpe americane -gatti neri e ferri di cavallo Attualità: -le parole della crisi -la crisi e le banche -la chiesa e l'ICI -la libertà di Erika -ilpiùgrandespettacolodopo ilweekend -troppa informazione -pubblicità le rubriche: -li libro del mese -macchie d'inchiostro -ipse quod dicit -il giro del mondo in 200 giorni -in fashion we trust -sport -tratto da una storia mera -la striscia -cruciverba e sudoku ...e molto altro ancora baciami! la campagna "unhate" di Benetton

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Sintominumero 18 - Dicembre

Scuola:-Intervista ai politici parte I-Gruppo ambiente parte IIPop news:-jeans sotto il sedere-sciarpe americane-gatti neri e ferri di cavallo

Attualità:-le parole della crisi-la crisi e le banche-la chiesa e l'ICI-la libertà di Erika-ilpiùgrandespettacolodopoilweekend-troppa informazione-pubblicità

le rubriche:-li libro del mese-macchie d'inchiostro-ipse quod dicit-il giro del mondo in 200 giorni-in fashion we trust-sport-tratto da una storia mera-la striscia-cruciverba e sudoku...e molto altro ancora

baciami! la campagna"unhate" di Benetton

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indice:L’EDITORIALEPag.3: Non c'è fine al peggio.di Silvia SquarciottaSCUOLA:Pag.4: Intervista ai nostri politiciparte I.di Silvia SquarciottaCRONACA E ATTUALITÀ:Pag.5: Le parole della crisidi Silvia MazzeiPag.6: Meglio essere cadutidi Kevin GumieroPag.7: Banche sprofondate nellacrisi: crollo rimediabile?di Luisa LiuPag.8: Libera Chiesa in libero Statodi Chiara AndolfiPag.8: UNhate: campagnapubblicitaria o messaggio control'odio?di Arianna ColziPag.9 : La libertà di Erika: un nuovoinizio dopo un atroce passato.di Ilaria MartiniPag.10: L’ informazione a tutti icosti… è sempre necessaria?di Sofia PecchioliPag.10: E adesso la pubblicità.di Giulia NunziatiPag.11: Little Flower..is back!di Jessica RicottaPag.12: Non dire a Dio come devegiocaredi Aksel FazioRUBRICHE:-FILOSOFIAPag. 13: Macchie d'inchiostrodi Cosimo CarmagniniPag.14: Ipse quod dicitdi Angelo MeiPag.15: Nel mezzo del cammin di Vliceodi Chiara Cipriani

-VIAGGI:Pag.16: Il giro del mondo in 200giornidi Silvia Cantini-LIBRO DEL MESEPag.16: Il rubino di fumodi Valentina Saccomando-MODAPag.17: In fashion we trustdi Angela Manzione-POP NEWSPag.17: La moda dei jeans sotto ilsederedi Marco LogiudicePag.18: hanno ucciso l'individuodi Giuditta MatteiPag.18: I guerrieri più crudeliportavano decorazioni florealidi Martina ZiniPag.19: La battaglia continuadi Benedetta GoriPag.20: Ogni riferimentodi Simone Fabbrizzi-SPORT:Pag.20 : Road to Londondi Fabrizio Taricone-BACHECA:Pag.21: Gruppo ambiente informaparte IIPag.21: Concorso nazionale digiornalismo scolastico-SATIRA:Pag.22: Tratto dai una storia meradi Andrea CapecchiPag.22: La striscia...più o menodi Stefano Ciapini-L’ULTIMA:Pag.23: Cruciverbadi Francesco LeonePag.23: Sudokudi Matteo Sabato.

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Sto pensando a questo editoriale da quando hofinito di scrivere l’altro. Credevo sarebbe venutafuori una pagina finalmente priva di polemichee critiche, piena invece di notizie positive ed elo-gi al nuovo governo, certamente migliore delprecedente. Sarai contenta- mi direte- ora che“uno dei problemi che affliggevano l’Italia” se n’èandato. Insomma. Avrei preferito che molte piùpersone oltre a me fossero contente e fiducioseriguardo la nuova gestione, invece sento polemi-che da chiunque, critiche a tutto ciò che stannofacendo finora i nuovi arrivati. Non voglio certodifendere l’operato di Monti a priori, ho ancheio qualche riserva, ma se le sue azioni risultanopoco eque, non credo che la colpa sia da attribui-re tutta a lui. Contestate che a rimetterci sa-ranno sempre i soliti – cioè le nostre famiglie,che hanno la brutta abitudine di dichiararetutto quel che (non) hanno o sono costrette afarlo, in caso lavorino per lo Stato-, che siatornata l’ICI (ora IMU) che però non vale per chiha la casa al mare, che la riforma delle pensioninon va bene (di che vi preoccupate, noi inpensione nemmeno ci andremo!) e che i drumd’ora in poi rincareranno, ma le borghesi siga-rette no. Avete ragione, anche io mi sono chie-sta perché non mettano la tassa sul patrimonio,oltre a tassare i cani di lusso, poi ho capito.Nessuno ci pensa più eh, al governo di prima, achi se n’è appena andato. Sembra svanito nelnulla. Non è vero, è dietro le quinte a muoverequei pochi fili su cui può ancora tenere le mani,delle marionette ora in scena. E non solo lui,perché se Monti non emette i decreti che davve-ro toglierebbero il giusto sia al ricco che al pove-ro, è perché deve fare i conti con un parlamentoche gli ha dato una fiducia, a quanto pare,troppo in bilico. Il re spodestato, che gode anco-ra di un largo favore in parlamento, minaccia dipoter staccare la spina al governo quando vuole;l’opposizione, d’altra parte, dice di aver dato la fi-

ducia a Monti, ma “appena le sue scelte non so-no in linea con la nostra etica, votiamo contro”.Come, come credete che possa dire Monti ched’ora in poi tutti pagheranno quanto devono, sechi dovrebbe rimetterci di più è proprio chi ha ilpotere di non approvare questa manovra?Pensateci, pensino a questo tutti coloro che so-no pronti a spalare fango su ministri che stannocercando di rimediare ai danni causati da 17anni di malapolitica. Pensate che da una crisinon si guarisce in un anno, ci vorrà del tempoperché si vedano i buoni risultati di questa ma-novra, troppo facile condannare gli effettiimmediati, non voler accettare i sacrifici, chesembrano troppo pesanti su chi non può soste-nerli. Ci aveva avvertito, l’ha detto subito cheavremmo dovuto aspettarci il peggio. Il peggioè arrivato e se è arrivato solo ora, non è colpa dichi c’è ora, ma di chi prima non ha fatto nienteper evitarlo. Pensateci. Riflettete anche a lungotermine: immaginatevi le proteste e gli scioperi,immaginate di poter contare tutte le personeche si sono rese conto che il governo tecnico èstato uno sbaglio. Immaginatevi chi potrebbeguadagnare voti cavalcando l’onda delmalcontento, promettendo tutto ciò che Montinon può permettersi di promettere in un mo-mento come questo. Cosa credete? è così cheandrà. Qualcuno di molto astuto alle prossimeelezioni approfitterà della delusione, per torna-re al suo posto. Se non volete che ciò accada,abbiate la pazienza di aspettare, state a vederecosa succede. Date fiducia adesso a chi se la me-rita.

Non c'è fine al peggio.

Silvia Squarciotta

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Intervista ai nostri politici parte I.di Silvia Squarciotta

Alla scorsa assemblea d’istituto per il triennio hannopartecipato quattro esponenti dei maggiori partiti ita-liani. Al termine dell’incontro mi sono guadagnataun’intervista a testa. Questo mese pubblico le primedue, al consigliere Emilio Paradiso, del partito della Le-ga e a Aurelio Donzella, dell’Italia dei Valori. A Gennaiovi riporterò le interviste a Cosimo Zecchi, del PdL e aSimone Mangani, del PD.Con Emilio Paradiso, Lega:-Signor Paradiso, per quale motivo il suo partito ha ri-fiutato e continua a non approvare il governo Monti?“Per nostra natura noi della Lega non accettiamo go-verni tecnici. Successe con Dini, primo governo tecni-co della Repubblica, ma siamo convinti che i governidebbano deciderli gli elettori, non vogliamo essere co-me la Grecia, in mano a Bond, Spread, Btp eccetera.Poi noi sai, siamo da sempre euroscettici, siamo perl’Europa dei popoli, non delle banche e non crediamonell’unione di 27 Paesi con leggi differenti, senza parla-re di una costituzione europea, che non approve-remmo dicerto”.-Bene, tornando alla situazione italiana, che fine hafatto l’alleanza con il PdL, che ha, almeno momenta-neamente, dato l’appoggio al governo tecnico?“Beh, non siamo più insieme, ma nemmeno l’unocontro l’altro, abbiamo vissuto molte esperienze insie-me, che però ora si sono concluse”.-Crede, quindi, che la Lega correrà da sola o vedremoun’altra volta la coppia PdL-Lega alle prossime elezio-ni?“Prematuro dirlo. Si deve vedere come cambia lalegge elettorale. Nel 1992 ci fu la legge per il bipolari-smo e da quel momento al Parlamento trovammo ani-mi troppo diversi tra loro, uniti in modo forzato incoalizioni finalizzate unicamente a vincere, ma l’equili-brio era precario. Io sono un proporzionalistaconvinto e proporrei lo sbarramento al 5 %, come inGermania, perché ora non vengono rappresentate leminoranze politiche. Faccio un paragone calcisticoper i ragazzi: è come se il goal della Juve valesse di piùdi quello del Chievo, solo perché la Juve vince più spes-so. È come un goal di maggioranza”.- All’inizio dell’assemblea ricordo che lei ha detto dinon essere della frangia, diciamo così, secessionistadella Lega, ma della parte federalista. Può spiegarsimeglio?“Lo so cosa intendi, scommetto che non vedevi l’oradi chiedere ad un leghista non padano perché volesse

l’indipendenza della Padania eh?”-Diciamo che non capisco e nemmeno condivido ipolitici che prima giurano sulla Costituzione italiana-almomento della nomina a ministro, ad esempio- e poisognano la secessione..“Beh, le teste matte ci sono ovunque. Io posso dirti diavere una concezione federalista, condivido il sognodi Miglio, di una confederazione di Stati come quellaSvizzera (-il modello di Cattaneo intende?), esatto,proprio quello che sognava Cattaneo. Avrebbe risoltotutti i problemi dell’Italia, invece del sistema centrali-sta savoiardo (intendeva evidentemente i Savoia). Glistati italiani erano troppo diversi tra loro, avevanonecessità differenti, potrei dire che sarebbe statomeglio “se…” , ma la storia non si fa con i “se”. Fermorestando l’ampio rispetto per chi si batte per le auto-nomie locali di intere regioni, penso al Quebec. Co-munque penso che sia giusta l’autodeterminazionedei popoli. Il trattato di Helsinki per decidere l’auto-nomia con i referendum sarebbe stato perfetto perl’Europa, invece abbiamo commesso lo stesso erroredell’unione italiana. L’Europa sai cosa fa? Ci dice chenon possiamo mangiare il lardo di Colonnata perchénon è igienico. È come se entrasse in Europa laTurchia (oddio, speriamo di no, sai che casino contutti quei musulmani !) e dicessero che non possonomangiare il couscous perché non è igienico! E poiquando sbarcano i profughi in Italia dicono che è unproblema nostro, ti rendi conto?”-Certo. Bene, meglio che vada, si è fatto tardi. Arrive-derci e grazie per il tempo che mi ha concesso.Con Donzella, Italia dei Valori:-L’Italia dei Valori inizialmente non pensava di appro-vare il nuovo governo, Di Pietro pensava di non darela sua approvazione a Monti. Pensavate di vincere fa-cilmente le elezioni dopo la caduta di Berlusconi?“Diciamo che Di Pietro aveva espresso qualcheperplessità in merito al governo tecnico e ha impie-gato più tempo per capire il da farsi. In ogni caso cre-do che il bene comune debba prescindere dalleideologie, la classificazione destra vs sinistra è passataormai. Destra e sinistra sono denominazioni di como-do. Di Pietro ha voluto eliminare ogni risposta apriori-stica. Se fossimo andati alle elezioni moltoprobabilmente ci sarebbe stato un percorso in comu-ne con il PD, ma solo nel caso in cui alla loro sarebbecorrisposta la nostra etica.

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Nel 2001 per esempio siamo andati alle elezioni da so-li, noi dell’IdV. Ci coalizzeremo con il PD in futuro, maappena capiamo che c’è qualche inciucio allora no. Sa-rebbe certamente utile per far fronte comunecontro Berlusconi, il conflitto d’interessi e le leggi adpersonam.”- Come si comporterà il suo partito adesso, approvere-te ogni sua decisione pur di arrivare a fine legislaturae procedere con le elezioni o ci sarà il rischio di unanuova crisi, se non doveste approvare le sue riforme?“vediamo strada per strada. Ma non appena vediamoche i suoi provvedimenti sono inadatti o insufficienti

per migliorare la situazione in cui ci troviamo certovotiamo contro. Non diremo sì a tutto a priori.”-Secondo lei ce la faranno Monti e gli italiani?“ce la faranno solo se non verrà colpita tutta la popo-lazione”.- Adesso una domanda un po’ personale. Crede chesia finito il Berlusconismo?“Non sono una persona molto ottimista, non possoesprimermi in merito, ma di sicuro il berlusconismorappresenta un cancro per la nostra società.”-Grazie per l’intervista signor Donzella, arrivederci.

Le parole della crisidi Silvia Mazzei

"Spread", "deficit", "rating", "Btp", "Bund"… tantealtre parole gigantesche da digerire ci rincorro-no quotidianamente nei servizi dei tg e nelleintricate frasi dei giornali. Termini settoriali etecnici che sono entrati a far parte dellinguaggio comune e che influenzano la vita eco-nomica del nostro paese che dipende oramaidalle turbolenze dei mercati finanziari e dallealtalene delle borse. Ho visto su Italia 1 il serviziodelle Iene nel quale venivano intervistati i nostripolitici sul significato di questi termini economi-ci e mi sono vergognata per la loro quasi totaleignoranza in materia. Avendo quindici anni misento non proprio giustificata, ma perlomenoscusabile per la mia inconsapevolezza: non è faci-le comprendere il perché e cosa sta affliggendola nostra economia. La solita cosa, però, non valeper coloro che siedono in Parlamento e che unminimo di competenza dovrebbero averla. Quelservizio suscitava ironia, ma anche profondaamarezza. Se è vero che "il futuro siamo noi",allora dovremmo cercare di capire a cosa si riferi-scono i giornali ed i media quando blaterano sulnostro domani. Lo "spread" non è una bevandaalcolica o un lassativo, ma indica una "diffe-renza", quella tra il rendimento dei titoli di statoitaliani, i Btp, e i titoli di stato tedeschi, che sichiamano Bund e che vengono presi comepunto di riferimento perchè ritenuti i più affida-bili. Bisogna pensare allo spread come ad unaforbice che si allarga e si restringe a secondadell'andamento dei mercati. Infatti la Banca d'Ita-

lia, o Bankitalia, sta vendendo i titoli di stato, iBtp, appunto, per sanare il debito pubblico. Cioèsta chiedendo in prestito soldi con la promessadi restituirli con in più degli interessi (detti"rendimento"). Qui entra in gioco lo spread: se èmolto alto significa che i titoli italiani non sonoconsiderati affidabili. Più si allarga questo diffe-renziale e maggiori interessi sul debito pubblicodovranno essere pagati dallo Stato italiano pergli anni a venire; è quindi presumibile che iprezzi di ciò che acquistiamo presto cresce-ranno. Quanto al "deficit", non è una limitazionementale ma indica la differenza negativa tra leentrate e le uscite dello stato in un dato perio-do. Il "rating", infine, non ha niente a che vederecon le discese in gommone su fiumi impetuosi,ma è il metodo di valutazione che permette diclassificare i titoli di stato. Sono delle appositeagenzie ad affidare un voto ad ogni Stato perindicare l’affidabilità dei titoli emessi. Le piùimportanti agenzie di rating sono "Standard &Poor's", "Moody's" e "Fitch Ratings". Siamo ra-gazzi e tutto questo può risultare noioso, ma senon iniziamo ad interessarci del mondo al di fuo-ri dei nostri interessi quotidiani, ci troveremo afare la parte anonima di quel paesaggio che sarà

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Siamo al primo mese del governo Monti, l’inizio fu il 16novembre scorso, e tutti si saranno già fatti un’idea,almeno parziale, sul nuovo Premier e sui suoi Ministri,ma, a scanso di equivoci, sarebbe utile vedere quei nu-meri che hanno portato alle dimissioni il vecchio ese-cutivo. A oggi (12 dicem-bre) lo spread, ovvero ildifferenziale tra il tasso di rendimento dei nostri buo-ni del tesoro rispetto a quelli tedeschi, ritenuti i piùaffidabili, è a quota 470 punti; i tassi sui BTp, Buoni delTesoro poliennali con i quali gli investitori comprano ilnostro debito e che valgono per più di un anno, sonoal 6,77%, mentre quelli sui BoT, Buoni del Tesoro detti“ordinari” poiché con validità non superiore ai 12 mesi,sono al 5,95%. Nella settimana in cui l’ex PremierSilvio Berlusconi si dimise, lo spread arrivò fino a 575punti (9 novembre), nuovo record assoluto per l’Italia,portando di conseguenza i tassi di rendimento su BTpe BoT a livelli talmente alti da mettere il nostro paesenel rischio di non poter più pagare i creditori, con lapaura, appunto, del fallimento. Che “l’effetto Monti” cisia stato è evidente, se fosse andata diversamente aquest’ora saremmo stati sicuramente in una situazio-ne molto peggiore e con noi anche l’euro, ritrovando-ci non solo con il paese in default, ma anche con unamoneta che non sarebbe valsa nulla, con tutte le tragi-che conseguenze che ne sarebbero scaturite;altrettanto evidente è come gran parte del popolo ita-liano sia stato deluso dal nuovo Presidente e dalla suamanovra finanziaria. C’è però da dire che le grandiattese portano sempre a grandi delusioni, anche semagari erano quelle aspettative ad essere sopra lanorma. Credere che un uomo, con sua sola figura dapadre di famiglia, potesse risollevare un paese messoin ginocchio dai colpi del maglio economico dellaBorsa a causa di anni e anni di politica fallimentare, sa-rebbe stato non solo utopistico, ma anche sciocco.Altrettanto sciocco sarebbe pensare di risolvere la cri-si con il solo taglio degli stipendi parlamentari, cosaovviamente necessaria, ma non sufficiente, quandoabbiamo una crescita pressoché nulla ormai da diversianni e quando abbiamo la grande piaga dell’evasionefiscale. Nessuno nega che la politica italiana versi incondizioni disastrose, anche i parlamentari sembranoessere d’accordo, anche se non si spiega come mai

quegli stessi parlamentari, quando è proposta da que-sto governo una legge che porta all’allineamento de-gli sti-pendi dei politici con la media di quelli europei,siano compatti nel dire no. E poi, in televisione, sibattono il petto, quasi si flagellano, esclusivamenteper prendere consensi. La manovra, come tutte le fi-nanziarie, può essere migliorata, ma sarà comunquedura da accettare e non è sicuramente con del popu-lismo che la miglioriamo. Quello per cui sarebbe giu-sto preoccuparsi è per un piano per lo sviluppo chepare mancare da quasi quattro anni. Non è con solocon i tagli che pagano i nostri debiti, anche se questi,per quanto duri, devono essere fatti. Cercando diguardare oltre però, alla fine di questa legislatura“tecnica”, c’è da sperare che la politica abbia compre-so il suo errore. Quello che risalta da tutto questo,infatti, è come la politica abbia fallito nel suo scopo,di come sia stata incapace di provvedere alla Nazione,ma in compenso di retribuirsi molto bene per questo,di come si ridotta a un puro stato di guerra tribale.Molti dicono che con l’elezione di Mario Monti la de-mocrazia sia stata sospesa, a discapito del popolo, perfavorire “interessi superiori”, come quelli delle banchee dell’Europa, affermando che l’economia si sarebbesostituita al potere popolare, scordandosi però chegli Stati non sono organismi autotrofi o sistemi au-tarchici, ma anzi, che le varie Nazioni sono stretta-mente legate tra loro, ora più che mai, e scordandosianche che non vendiamo il nostro debito a noi stessi.Se proprio dobbiamo vedere cessata la democrazia,occorrerà andare a un anno esatto da adesso, quandoin Parlamento si doveva votare la fiducia al governoBerlusconi. In quelle ferventi settimane ci fu un’illumi-nazione, o forse meglio, una conver-sione, pari solo aquella di San Paolo sulla via di Damasco per la qualetre esponenti dell’Italia dei Valori, partito fondatocontro il Cavaliere, tra cui Scilipoti, si dichiararonopentiti e sotto il nome di “Responsabili” furono decisi-vi per il governo. In effetti, furono responsabili, re-sponsabili di aver aiu-tato l’Italia a toccare il fondo,Politico ed Economico. A questo punto non resta cheaugurarci che la Politica si prenda per risollevarsi eper eliminare i rami secchi, per poi riiniziare a lavora-re per l’Italia.

Meglio essere cauti.di Kevin Gumiero

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Sfogliando le pagine del giornale mi sono accortadella presenza di argomenti riguardanti la crisi in pri-ma pagina. Innanzitutto: esiste davvero? Senzadubbio non si puo’ negarla. Una crisi così vicina,ormai presente nella realtà, che sta coinvolgendotutto il mondo, ci sta ingoiando al suo interno, nelsuo nulla, un nulla totale, inevitabilmente distruttivo.È l’argomento che tutti sfiorano, ma di fatto lo sorvo-lano, sviandolo: la televisione, abile propagandista, neparla trasmettendo, spesso inconsapevolmente, mes-saggi errati, che la mentalità comune prende per buo-na. Ignorante il pubblico che si affida ciecamente altelegiornale o alle parole d’altrui senza nè ragionarcisopra, nè crearsi una propria opinione, ma ancora dipiù coloro che non sanno ciò che accade intorno. Inogni caso, questa crisi va focalizzata, trovata le radicidei problemi per riuscire a porne le soluzioni. Le crisisono sempre esistite, comparendo in varie epoche,ma in contesti differenti ed instabili circostanzeinfluenzate da fenomeni imprevedibili. Ma quali sonole cause principali? Ogni periodo presenta segni di-versi. Facciamo per esempio un piccolo passo indie-tro nel tardo medioevo, che venne violentementepercosso dalla crisi, la crisi del ‘300. La causa suppostaera, prima di tutto, l’inasprimento o l’irrigidimentodel clima con eccessivo aumento di piogge, che in pri-mo piano distrusse i raccolti e rese paludoso il terre-no, privandolo della sua fertilità, generando cosìcarestie. Scarseggiando il cibo, peggioravano ancor dipiù le condizioni di vita e si impoverivano diffeseimmunitarie (in particolare nei ceti sociali più bassi)all’interno dell’uomo, favorendo così il diffondersidel contagio, epidemie terribili, spesso fatali. Tra que-sti la più temibile: la peste bubbonica, comparsa do-po lunghi 5 secoli dall’ultima volta, che decimò lapopolazione, trascinando con sè ben 3milioni di vitti-me. Interi villaggi scomparsi. Alla fine come venne ri-solta? Non certo con le rivolte, che finironosoppresse nel sangue, tutte. Tornando al punto, cosapossiamo fare per eliminare la crisi o almeno per fre-narla ed impedire la sua espansione? In primo luogo,essendo il deficit il vero nodo della questione,occorre risanare il debito pubblico, un carico pe-sante, talvolta fatale. Ma come? “Semplice, basta affi-darlo alla banca!” penserebbe uno qualsiasi. Ma non ècosì. Avrei preferito non menzionarla, ma essendonecostretta, poichè ogni realtà non rimane mai circo-scritta nel suo ambito, ma influenza gli altri livelli, do-

vrò fare riferimento ad essa, la quale si affianca e sisovrappone, apparendo più come un nodo da slega-re che come una soluzione. Nacque nel ‘400 comeimpresa che raccoglie capitali forniti da risparmiatoriimpiegandoli per soddisfare richieste di produttori,ovvero coloro che neccessitano di denaro. Tutto die-tro interesse, ovviamente. In realtà lo stesso tipo diprestito con tassi di interesse era sbocciato già primadel ‘300, data in cui Lomellini di Genova e Bardi e Pe-ruzzi di Firenze iniziarono a prestare di nascosto. Sì,di nascosto, perchè era proibito ai cristiani, essendostato vietato dalla chiesa, secondo un verso: “Pre-state senza nulla in cambio”. Erano quindi gli Ebrei asvolgere questo lavoro, diventando poi sinonimi diaguzzini, cioè coloro che succhiano la vita prestandodenaro. Con la fioritura delle banche fluisce ancor dipiù il denaro, l’elemento basillare della nostra socie-tà, a tal punto che senza esso sembra non poter otte-nere felicità, che nella sua assenza si debbamanifestare, esplodere. La crisi. C’è qualche puntoche accomuna lo scoppio della crisi in passato equella attuale? Un fenomeno che colpisce anche oggiè lo sbalzo assurdo ed imprevedibile della temperatu-ra, la rapida variazione del clima causato princi-palmente dall’effetto serra. Ma a differenza di quellontano ieri, ciò non è il fattore determinante. Oggiquel che conta è il denaro, causa di acerbi conflitti;spicca così l’importanza della banca con un ruoloprincipale. La nostra società, fondata ormai solo sulflusso continuo di denaro, si presenta come organi-smo incapace di reggersi in assenza di capitalismo,quali maggiori esponenti sono le banche, che, algiorno d’oggi, sono però sprofondate in questo gra-vissimo deterioramento, che, aggravandosi per arre-tratezza, le indurrà a tracollare. Ma vi dico una cosa:la banca (se dovesse tracollare) non tracollerà da sola,ma si trascinerà con sè ogni ambito relativo, vi dirò dipiù, non risucchierà con sé solo il settore finanziario,ma l’intero paese. La situazione è ancora rimediabile?L’ Italia avrà la forza di reagire? E’ cambiato il go-verno. Il governo di Berlusconi è finalmente tra-montato. Monti, il nuovo ‘’sole’’, sara’ in grado diporre rimedio all’Italia? Ha promesso impegno e re-sponsabilità. La situazione e’ grave. Ne e’ consapevo-le. Ora cerca soluzioni. Ma avranno effetto? Staremoa vedere.

Banche sprofondate nella crisi: crollo rimediabile?di Luisa Liu

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Un paio di settimane fa, sia a Milano che a Roma, sonostati appesi i manifesti della nuova campagna di Be-netton dal titolo "Unhate" dove,olte a pubblicizzare lanuova collezione del marchio, si vuole contrastarel'odio tra i vari paesi,sia per quanto riguarda l'aspettoreligioso che quello politco. Il motivo comune di que-sti manifesti è un bacio tra i più grandi esponenti poli-tici(e religiosi) del mondo: il bacio tra Papa Ratzinger el'Imam del Cairo, tra il presidente USA Barack Obama eil leader cinese Hu Jintao, tra la cancelliera tedescaAngela Merkel e il presidente francese Sarkozy e altriancora. La campagna, con un'apparente scopo provo-catorio, non è piaciuta al mondo ecclesiastico che l'ha

ritenuta offensiva nei confronti del pontefice e deifedeli e che ha costretto Benetton a eliminare il ma-nifesto raffigurante il bacio tra i due massimi espo-nenti di due religioni opposte e spesso in conflitto.Benetton, dopo l'eliminazione dei manifesti, ha di-chiarato che lo scopo della campagna non voleva es-sere provocatorio ma voleva essere un invito apraticare il "non odio". Altri leader, tra i quali il presi-dente Obama, sembrano non aver gradito la campa-gna perché ritenuta offensiva verso le loro immagini.Benetton ci ha abituati ad altre campagne pubblicita-rie di questo tipo e questo mi porta a pensare: qualesarà il soggetto della prossima campagna shock?

Ecco di nuovo all'attenzione di tutti una vecchia que-stione già discussa: l'esclusione degli immobili ecclesia-stici dalla tassa ICI (ora IMU). Personalmente mi trovod'accordo sull'esenzione fiscale della Chiesa, così comedi altri enti laici quali sindacati e circoli culturali, perquanto riguarda associazioni no profit e a scopo bene-fico come centri assistenziali, sanitari e “case-vacanza”con prezzi alla portata di tutti. Certo c'è da dire chealberghi a quattro stelle muniti di cappella non posso-no esattamente essere considerati “ostelli per i biso-gnosi” e che il costo della Chiesa per lo Stato (laico)italiano si aggira, secondo una recente e approssimatastima, attorno ai 6 miliardi di euro: soldi che vengonoin gran parte investiti nella costruzione di nuove chie-se, nello stipendio per i preti e in tutte quelle attivitàdi mantenimento e di gestione che dovrebbero inve-ce autofinanziarsi, così come fanno tutte le altre reli-

gioni di minore diffusione, senza dipendere dallefinanze statali. In altre parole, citando ciò che hadetto recentemente Travaglio: “date a Cesare quelche è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”. Sull'argo-mento ICI, il cardinale e segretario della Cei, AngeloBagnasco, preso da un impeto di carità e amore per ilprossimo, ha addirittura dichiarato che da parte delVaticano non vi sono “preclusioni pregiudiziali circaeventuali approfondimenti volti a valutare la chia-rezza delle formule vigenti”. Dovremmo quindi tuttiessere grati al clero per questo gentile concessioneallo Stato italiano di poter riguardare le proprie leggi.Sarcasmo a parte, il problema di fondo è proprio que-sto: la Chiesa Cattolica è davvero una “libera chiesa inlibero stato”, come dichiarava Cavour il 27 marzo 1861o i confini tra queste due istituzioni non sono ancoracosì chiaramente delimitati?

Libera chiesa in libero statodi Chiara Andolfi

Unhate: campagna pubblicitaria o un messaggio control'odio?di Arianna Colzi

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Tutti vogliono una nuova opportunità. Chiunquevorrebbe poter ripartire da capo o, comunque, dimo-strare di essere cambiato dopo aver compiuto un gra-vissimo errore, ed Erika De Nardo e il suo ex fidanzatoOmar Favaro non sono esenti da ciò. L’unica cosa èche, considerando ciò che questi due hanno fatto inprecedenza, non sarà certamente facile per loro rico-minciare una nuova vita ed essere nuovamenteaccettati. Da molti sono temuti e l’idea che Erika sia li-bera terrorizza alcuni, che sono sicuri che lei possauccidere qualsiasi persona da un momento all’altro.Dovremmo dar loro fiducia? Chi può dire ciò che è ve-ramente giusto fare, o pensare, in queste situazioni?!L’omicidio avvenne circa undici anni fa, il 21 febbraiodel 2001: Susy Cassini, di 42 anni, e il figlio Gianluca, di11, furono uccisi con 97coltellate nella lorovilletta di Novi Ligure. Lamadre venne trovata sulpavimento della cucina eil figlio nella vasca da ba-gno al piano superiore. Adare l'allarme fu Erika, laquale raccontò ai carabi-nieri che suo padre erauscito da poco per lapartita di calcetto e duealbanesi erano, intanto,entrati in casa per rapi-narli. Secondo il raccontodella ragazza, la madre aveva sorpreso i rapinatori e, acausa di ciò, questi ultimi avevano ucciso sia lei che ilfiglio. Immediatamente scattò la caccia agli assassini eil giorno seguente Erika, assieme al fidanzato, fuinterrogata. Descrisse i rapinatori e ne riconobbe unotra le foto mostrate dagli inquirenti. Ventiquattro oredopo il delitto, tutta l'Italia era scossa dall'orrore per ilmassacro della donna e del suo bambino, ammazzatida rapinatori albanesi con 97 coltellate. Ci furono va-rie polemiche sull'immigrazione clandestina e sulla cri-minalità albanese, ma il procuratore capo diAlessandria, Carlo Carlesi, nutriva forti perplessità sulracconto di Erika. La versione della ragazza non regge-va e, infatti, bastarono poche ore agli inquirenti perappurare i fatti e nel giro di un paio di giorni i duevennero arrestati. In un primo tempo Erika e Omar ne-garono ogni accusa. Il giorno successivo, il 23 febbra-io, però, il magistrato fece nascondere telecamere e

registratori in una stanza della caserma e li lasciò soli.Pensando di non essere ascoltati, i due ragazzi confes-sarono l'orribile delitto, mimando i gesti che avevanocompiuto accoltellando a morte la mamma e ilfratellino di Erika, e, scoperti, furono fermati eportati nel carcere minorile, poche ore prima del fu-nerale delle due vittime. Ecco, secondo le analisi dellaScientifica, che cosa successe quella maledetta seradel 21 febbraio: Susy Cassini rientrò in casa, salutò lafiglia e il fidanzato e si diresse verso la cucina. I dueragazzi la aggredirono alle spalle: uno dei due letappò la bocca con una mano, l'altro cominciò acolpirla con il coltello. La donna tentò di sfuggire allafuria omicida dei due, e andò a sbattere contro il ta-volo della cucina, che per la violenza dell'urto si

spezzò in due. I due fi-danzatini continuaronoad accoltellarla finchénon morì. Omar affermòche prima di morire Su-sy Cassini avrebbe gri-dato alla figlia "Erika, tiperdono", implorandoladi risparmiare il fratello,cosa che non fece.Quando la donna ormaiera morta, i due ragazzisi accorsero che ilfratellino di Erika,Gianluca, aveva visto

tutto: lui era al piano superiore, si stava preparando afare il bagno, ma quando aveva sentito strani rumoriprovenire dal piano terreno era sceso e aveva assisti-to al massacro della madre. Erika e Omar non sapeva-no che cosa fare: uccidere anche lui non era nei piani,però aveva visto che erano stati loro, e, quindi, per idue non si presentavano altre alternative. Ini-zialmente Erika cercò di fargli bere del topicida, poi lobuttò nell'acqua della vasca e tentò di affogarlo, ma,non riuscendo nel suo tentativo di affogarlo e avendoancor con sé uno dei coltelli usati per uccidere Susy,assieme al fidanzato, lo uccise con 57 coltellate. Nel di-cembre 2001, il tribunale dei minori di Torinocondannò Erika a 16 anni e Omar a 14 anni. Per effettodell'indulto e dello sconto di pena per buonacondotta, si ridusse per i due il periodo di detenzionee, dopo neanche undici anni dall’accaduto, entrambiescono di prigione:

La libertà di Erika: un nuovo inizio dopo un atroce passato.di Ilaria Martini

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lui dal 3 marzo 2010 e lei, invece, dal 6 dicembre 2011.Secondo un’intervista a Omar, è venuto fuori che neipiani di Erika c’era l’intenzione di uccidere pure il pa-dre e che la causa dell’omicidio fosse la gelosia dellaragazza nei confronti di Gianluca, poiché i genitori da-vano più attenzione al fratello che a lei. Quello, però,non è un motivo sufficientemente valido per compie-re un’azione simile, infatti, il complice parla anche diun’eredità, che lei diceva le sarebbe spettata ucci-dendo la sua famiglia. Oltre a ciò, lui aggiunge che leilo ricattava, dicendogli che l’avrebbe lasciato se nonl’avesse aiutata nell’impresa e che quella era una pro-va d’amore. Sinceramente penso che qualunquepersona normale si sarebbe fatta lasciare piuttosto,però meglio sorvolare ciò. Per il momento i duecontinuano ad accusarsi reciprocamente: lei dà lacolpa a lui e lo critica per le foto scattategli davantialle tombe dei suoi familiari, mentre lui “riconosce” leproprie colpe, cioè di essere stato complice, maafferma che era stata lei ad ossessionarlo di continuoperché voleva compiere a tutti costi questo delitto.Conclusione? Entrambi colpevoli, poiché tutti e dueerano presenti e consapevoli di ciò che stavano fa-cendo.L’ informazione a tutti i costi…è sempre necessaria?

di Sofia PecchioliPochi giorni fa, accendendo la televisione ho visto unfilm, s’intitolava “il delitto di Via Poma”, questo nomenon mi risultava essere del tutto nuovo, ho co-minciato a vedere il film, mi sono resa conto che sape-vo cosa fosse, ma soprattutto sapevo che non erainventato, era una cosa reale, successa molti anni fa,non conoscevo esattamente la storia, ne avevosemplicemente sentito parlare. Ho voluto comunquesapere cosa era successo il 7 agosto del 1990, anno incui Simonetta, una ragazza di vent’anni viene trovatasenza vita nell’ufficio in cui lavorava, nel palazzo di viaPoma a Roma. Viene trovata dal datore di lavoro e dasua sorella, la quale era molto preoccupata poiché Si-monetta non era tornata ancora a casa, enormalmente anche quando ritardava di cinque minu-ti avvertiva la sua famiglia, ma stavolta ciò non erasuccesso. Infatti Simonetta non aveva chiamato, nonperché non aveva voluto, ma perché non poteva, erastata uccisa, qualcuno l’aveva massacrata, avventando-si su di lei. Dall’autopsia risultò che era stata tramorti-ta con uno schiaffo, ventinove erano le coltellate cheha ricevuto sul viso e sul corpo. Quando la trovaronoera seminuda e lo spettacolo non era certamente

piacevole. Inizialmente fu indagato il portiere, si sco-prì che questo era innocente, ma questo purtropposi era impiccato. Nel 2010 venne arrestato l‘ex fi-danzato della vittima, il quale ovviamente si era ri-fatto una vita, questo venne condannato a 24 anni dicarcere, ma non ci furono prove schiaccianti e non cifu una sua confessione. Questo è ciò che è successoo perlomeno ciò che crediamo e presumiamo siaaccaduto. Il punto importante è un altro, è giustoaver fatto questo film? A cosa serve, e a chi seve? Lafamiglia ha dato il consenso per il film, però il giornodopo che la sorella di Simonetta, Paola, ha detto chemolti fatti erano stati inventati, c’erano aggiunte einoltre non c’era bisogno di far vedere la scena dellamorte il corpo straziato della figlia. La sua famigliaha vissuto due volte la morte della ragazza. La televi-sione, i giornali, internet servono per conosceretutto quello che abbiamo intorno, ma non c’è biso-gno di vedere e rivivere cose già successe in passato,ma soprattutto cose di cui non siamo certi. Nessunosa chi è stato l’assassino, nessuno sa il motivo per cuiha fatto ciò, nessuno perciò può dirci con un film ciòche ha ottenuto da ricerche, magari anche appro-fondite, ma certamente non del tutto vere. Questofilm non ha cambiato la vita a nessuno, non ci hadato nessun tipo di insegnamento e soprattutto haportato di nuova dolore nella famiglia della vittima.

...E adesso la pubblicità!di Giulia Nunziati

Esistono molti modi per pubblicizzare un prodotto,ma uno dei più utilizzati dalle varie aziende è quellodi ricorrere a un testimonial famoso; infatti molte ce-lebrità, per decenni, hanno sponsorizzato migliaia emigliaia di prodotti che probabilmente non si sa-rebbero mai sognati di utilizzare. Questa forma dipubblicità conviene in primo luogo all'azienda pro-prietaria del marchio, che ricorrendo ad un testimo-nial, fornisce al consumatore un modelloidentificativo, un esempio da seguire. Inoltre, l'uti-lizzo di un testimonial, conviene anche ai pubblicitari:un attore, un calciatore o un comico famosi, rappre-sentano una scappatoia facile per l'agenzia che rea-lizza lo spot, visto che spesso non richiede nemmenotanta creatività. In questo caso, la celebrità ha solol'obbiettivo di rafforzare, con la sua presenza, lo slo-gan della campagna. Ma soprattutto, questa tecnica,conviene al testimonial stesso, il quale riesce a guada

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gnare un sacco di soldi con pochissimo sforzo. Puòperò accadere che la celebrità "cannibalizzi" il pro-dotto, cioè che il pubblico si ricordi bene del testimo-nial, ma non del marchio che questo pubblicizza. Seci fermiamo a pensare un attimo, però, ci accorgia-mo che ormai la percentuale di persone che credonoa ciò che viene affermato negli spot è relativamentebassa. Al giorno d'oggi i consumatori, anche grazie ainternet, si fidano molto di più delle persone comunie delle loro opinioni. I suggerimenti degli amici sonoinfatti tenuti molto più in considerazione rispetto aiconsigli di personaggi famosi e VIP. Possiamo addi-rittura parlare di "F Factor", dove F sta per Friend,Fan e Followers, per far notare come i nostri contattisui social network, ci influenzino negli acquisti. Lestatistiche mostrano infatti che ben il novantapercento dei contatti crede alle raccomandazionifatte dagli amici. Se ci pensiamo bene, è proprio ve-ro. È attraverso i nostri amici che spesso scopriamonuovi prodotti, ed è a loro che noi diamo racco-mandazioni, consigli e commenti su un acquisto dafare. Prima di comprare un libro, un vestito o unaqualsiasi altra cosa chiediamo spesso il parere di unapersona fidata. Accade quindi che, spesso, non sianopiù le pubblicità e i testimonial famosi ad influenzarcimaggiormente negli acquisti, ma bensì sia il pareredelle persone a noi più vicine.

Little Flower...is back!di Jessica Ricotta

« Una simile attenzione non mi era mai capitata nellavita, un pochino la testa me la sono montata. Mi sonoguardato allo specchio e mi sono chiesto l'autografo.E non me lo sono fatto. Mia figlia mi ha detto: papà! ..Parla col mio agente, le ho risposto » Una battuta diquesto genere, di chi può essere se non di uno show-man eccezionale, un grande attore, uno splendidoimitatore, un fantastico presentatore.. insomma, ungrande in tutti i sensi. Ebbene sì, amici, è proprio lui:Rosario Fiorello. Chi l’avrebbe mai detto che da unsemplice animatore di villaggi vacanze in Sicilia

(sua terra madre) sarebbe nato uno degli uomini piùamati dai telespettatori e soprattutto telespettatriciitaliane. Nelle ultime settimane di novembre e la pri-ma di dicembre, la Rai ha trasmesso il suo show di ri-torno, con oltre 13 milioni di spettatori con uno sharedel 50,23 %: “ilpiùgrandespettacolodopoilweekend”. Isuoi monologhi e la sua satira ironica accompagnatadal suo fedele collega Marco Baldini, ci hanno fatto di-vertire. E’ riuscito ad intervistare i potenti del mondo,con l’astuzia e l’aiuto di famose donnedi spettacolo.Ha invitato personaggi come il grande Tony Bennett,un gruppo di fama internazionale: i Coldplay, maanche Jovanotti, (da cui ha ricavato il titolo del pro-gramma da una sua canzone) Micheal Bublè, Caparezzae Roberto Bolle; nell’ultima puntata, un fantastico Be-nigni con il suo ‘inno del corpo sciolto’, hanno finito inbellezza il successo di questo programma. Dopo setteanni, Fiorello ha fatto rinascere un varietà, che oramaitutti davano per defunto, e ci è piaciuto aspettare lesue battute, le sue cantate ed i suoi ospiti. Un pre-sentatore che sa intrattenere i propri telespettatori espettatori, con il suo dono dell’intelligenza, dell’umo-rismo, dell’invenzione, della parodia elegante e non èmai volgare. Detto questo, oramai, qualsiasi italiano selo augurerà di nuovo, aspetterà a braccia aperte unsuo nuovo show, perché oramai, Little flower.. è giàstoria della televisione.

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Non dire a Dio come deve giocare.di Aksel Fazio

Ancora una volta mi ritrovo a scrivere di argomentiche annoiano i “più”, mentre i “pochi”, conscidell'importanza dell'informazione, già hannocondotto le loro ricerche. Nell'ipocrisia di ritenermi ilveicolatore della novità scientifica, riempio la paginaper i miei 15 lettori: andiamo ad incominciare. Il 22ottobre, qui, nel nostro liceo, il professor nonché ri-cercatore del LENS, Fallani, ha tenuto una conferenzasulla storia del laser, alla quale i laboratori italianihanno dato un notevole contributo. Ai fini del mioarticolo non è necessario riportare l'intervento delprofessore nella sua interezza, ma una sua considera-zione finale sul fare ricerca: Se la ricerca non è sponta-nea e guidata unicamente dalla curiosità, il fine da noiposto diventa ostacolo alla ricerca stessa. Nonintendo dilungarmi sul luogo comune che ”le grandiscoperte avvengono per caso”, preferisco lasciare lebanalità ai miei colleghi, preferisco raccontarvi diWolfgang Pauli. La storia spesso è ingrata con i suoiprotagonisti e con questo scienziato lo è stata dicerto. Fu infatti Pauli, resosi conto delle statisticheerronee dei nuclei di azoto e litio 6 e dello spettro be-ta continuo, che si imbatté in un rimedio disperatoper salvare il teorema di scambio della statistica e lalegge di conservazione dell'energia. Ipotizzò, dunque,la presenza di alcune particelle neutre di spin ½ cheobbediscono al principio di esclusione e che sono di-verse dai quanti di luce, poiché non viaggiano alla ve-locità della luce. Pauli lo chiamò neutrone, ma Fermi,assumendolo nella sua teoria sul decadimento, lo ri-battezzò neutrino. Quella di Pauli, più come un'ideadestinata a cambiare il mondo della fisica, appare co-me un ultimo, disperato tentativo di preservare leteorie già esistenti, una giustificazione che doveva fa-re corrispondere la pratica alla teoria; rimedio cheben si collega al lavoro di tanti altri, a partire dai co-niugi Curie e da tutti i membri degli “amici radioatti-vi” . Si parla di decadimento quando un eccesso diprotoni e/o neutroni, i veri neutroni, nel nucleo pro-vocano una trasformazione dello stesso e un rilasciodi particelle. Esistono tre tipi di decadimento a se-conda del tipo di particelle formatesi,ma quello checi interessa in questo momento è il decadimento be-ta. Nel decadimento beta: 1 neutrone si trasforma inprotone con la creazione di un elettrone e di un neu-trino. Ora se e a formarsi in seguito a questa reazionefosse unicamente l'elettrone noi avremmo un valoreenergetico costante. Tuttavia gli esperimenti ci

danno valori sempre diversi. Durante il decadimentobeta l'energia non era conservata, mancava qualcosa:era il neutrone ipotizzato da Pauli,con massa quasinulla e con carica neutra e togliere energia. Il proble-ma sembrava quindi risolto, bastava solo trovareconferma di questa particella con queste caratteristi-che. Tuttavia il vero problema consiste proprio inqueste sue caratteristiche, che lo rendono sfuggevo-le ai sistemi di rivelazione dell'uomo. Il neutrino di-venta elemento fondante di molti campi di ricercaanche differenti tra loro ed è quindi di fondamentaleimportanza per la scienza saperne di più. Da Pauli glistudi su questa particella sono stati molti eguardando nel dettagli ci accorgiamo che l'Italia hadato un notevole contributo,il che ci dovrebbe ri-cordare che nel nostro paese non c'è solo de-linquenza e corruzione, e allontanarci da un aridoqualunquismo politico-sociale che di certo non aiutaa sanare i problemi ove veramente esistono.” Unimportante risultato scientifico è stato raggiuntodall'esperimento OPERA condotto, presso i laboratorinazionali sotterranei dell’Istituto Nazionale di FisicaNucleare (INFN) del Gran Sasso, da un gruppo di ri-cerca di cui fanno parte anche studiosi della SezioneINFN di Bologna e del Dipartimento di Fisica dell’Uni-versità. Per la prima volta è stata osservata lacomparsa di un neutrino di tipo "tau" nel fascio artifi-ciale contenente neutrini "muonici" sparato dal CERNdi Ginevra verso i laboratori del Gran Sasso. OPERA,che è anche il nome del rilevatore che ha registrato ilfenomeno, è una collaborazione internazionale dioltre 170 ricercatori di università ed enti di ricerca diBelgio, Croazia, Francia, Germania, Israele, Italia,Giappone, Corea, Russia, Tunisia, Svizzera e Turchia. Ilrisultato è stato pubblicato sulla prestigiosa rivistascientifica internazionale Physics Letters ” . Abbiamoparlato del decadimento beta come processo diformazione di un neutrino, ma non è il solo; si ha untipo di neutrino diverso per ogni tipologia di “crea-zione”, che nello specifico sono tre: tauonico, muoni-co, elettronico. Tuttavia in questo caso il neutrinomuonico si è trasformato in un neutrino tauonico. Latrasformazione è dovuta alla natura oscillatoria delneutrino . Tale fenomeno dell’oscillazione dei neutri-ni era stato teorizzato da Bruno Pontecorvo, fisicoitaliano del gruppo dei “ragazzi di via Panisperna” diEnrico Fermi, già alla metà del ‘900. Il rilevatore OPERAfa risentire il suo nome anche l'anno dopo

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comunicando alla comunità scientifica di tutto ilmondo che :i neutrini viaggiano più veloce della lu-ce!LHC di Ginevra,spara ad altissime velocità piccoligruppi di atomi che attraverso collisioni generano ineutrini. Questi neutrini viaggiando ad altissime velo-cità giungono sino al rilevatore del Gran Sasso. La cosasorprendente e che questa volta i neutrini hanno anti-cipato il loro arrivo, giungendo 60 nsec prima della lu-ce. Ci tengo ad abbassare subito i toni, a differenza dimolti canali di informazione, in quanto la teoria èancora in fase di conferma e lascia aperta la discussio-ne al riguardo. Il 22 settembre la notizia viene di-vulgata dal centro di ricerca e subito comincia lacaccia all'errore. Tutto qui … la rilevazione, l'esperi-mento contraddice la teoria,e si dovrà verificare qua-le delle due sia da rivedere. “L'esperimento Borexino,installato proprio dietro a OPERA, sta già lavorandoper attrezzarsi al fine di compiere una misura analo-ga. Vorrei ricordare che l'ipotesi che la velocità nelvuoto sia la velocità massima esistente in natura è labase della Relatività Ristretta e della Relatività Genera-le. Nel fare questa assunzione Einstein fu proba-bilmente indotto dall'esperienza che due fisiciamericani, Michelson e Morley , eseguirono alla finedell'Ottocento. Il risultato di tale esperimento fuappunto che la velocità con la quale la luce raggiunge-va un osservatore non aumentava se tale osservatoreviaggiava in direzione della sorgente durante il tra-gitto della luce. Queste due teorie hanno ricevuto nu-merose conferme.La Relatività Ristretta prevedel'aumento della massa e l'accorciamento del tempoper un oggetto che viaggi ad alta velocità: cosa che

noi costatiamo tutti i giorni studiando le particelleaccelerate dagli acceleratori di particelle; e lo stessoavviene per l'equivalenza fra massa ed energia (la fa-mosa equazione E=mc2). Però le misure in questionenon hanno in generale precisioni di 1 decimillesimo.La Relatività Generale ha ottenuto anch'essa alcuneconferme.” Tuttavia se si confermasse l'esperi-mento,molte altre porte verrebbero aperte,come adesempio la ricerca del bosone Higgs, poichè si po-trebbe disporre di altre fasce energetiche non previ-ste dalle teorie precedenti. Il rigore massimo è la basedella scienza e delle sue facoltà predittive. Rimanerefortemente ancorati ad esso è una condizione sinequa non per credere nella scienza. Quindi, nessunopuò asserire che l'assunzione di Einstein sia violata fi-no a quando altri esperimenti abbiano fatto luce suquesto risultato e si sia compreso il perché dellediscrepanze fra le misure. L'uomo non può fare altroche dimostrare il suo stupore davanti all'universo ele-gante (uso improprio dell'epiteto usato da Brian Gree-ne riguardo alla sua teoria delle stringhe) che nonperde occasione di dimostrarci la sua perfezione. Nonposso fare a meno di pensare all'interpretazione diCopenaghen, il quale afferma che un fenomeno esi-ste se esiste un osservatore che lo confermi: teoriaalla quale Schroedinger aveva provato a dare formacon la storia del gatto vivo-morto-(squoiato?), l'ambi-guità dell'essere e non essere che da sempre affliggel'uomo. Questa è forse la presunzione di un uomosempre più simile a Dio, e questo farebbe della vitaun sogno, ma come scrisse Fichte “il mondo non èaltro che il teatrino dell'azione umana”.

Rubriche-FILOSOFIA Macchie d'inchiostro.di Cosimo Carmagnini

Il Natale è una festa, ma a differenza di molte altre feste che hanno alla base il mero divertimento, alla basedel Natale c’è una filosofia ben più profonda. Oltre all’ovvio legame religioso, esiste uno spirito che ormai siavvia sempre più verso la via della scomparsa, e senza eccezioni: se una volta i bambini e gli anziani eranoportatori di questo spirito, ora anche loro si sono fatti da parte. Per molti la parola “natale” è ormai sinoni-mo di “regali in quantità” o di “cibo a tutto spiano” o ancora di “relax”, ma questa festa va ben oltre tutto ciò.Il Natale è un’ occasione per riunire tutta la famiglia e tutti i parenti, è un momento di gioia e serenità, è unarara opportunità per staccare la spina dalla realtà e dedicarsi agli altri. Ecco, dedicarsi agli altri: questa è lachiave. A Natale cuciniamo per gli altri, a Natale ci preoccupiamo degli altri, a Natale compriamo doni per glialtri. Ma forse più che concentrarci su beni materiali o su gesti quotidiani, dovremmo concentrarci più sullanostra persona. Più che donare balocchi o guanti o ceste di cibo o computer, dovremmo pensare aqualcos’altro, che non è in alcun modo legato a tutto questo. Natale non significa “regali in quantità”: Natalesignifica “donare sé stessi”. E non solo. Viviamo in un periodo di grande crisi per l’intero pianeta, e non parloaffatto di crisi economica perché penso che di quella ne abbiamo le scatole piene. Parlo di una crisi di ideali,

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Ipse quod dicitdi Angelo Mei

“E’ quando riconosci qualcosa che smetti di viverla appieno.”L’uomo, fin dagli albori della sua nascita, ha sempre cercato di qualificare, catalogare, stereotipare ciò cheera intorno a lui: nacque la “mela”, nacque il “fuoco”, la “terra”; poi, col passare del tempo, arrivò anche a dareun nome a ciò che provava, al mondo dell’astratto: paura, coraggio, rabbia, morte, amore. Tutto ciò è statofondamentale per arrivare al mondo come lo conosciamo noi ma, purtroppo, ci siamo lasciati “sottomettere”dalle parole. Diciamocelo: sono veramente troppe.Siamo arrivati alla condizione di dover “impacchettare” quello che ci circonda, gli diamo un nome per poterloidentificare, gli associamo una nostra “idea mentale” personale però, ahimè, a volte sarebbe meglio nonfarlo. Parlerò con semplicità, con un esempio che riguarda sicuramente tutti noi( smettiamola con tutte leelucubrazioni mentali utili solo a noi stessi!): l’amore. O meglio, avete presente quando conoscete una perso-na da poco e ci trovate il cosiddetto “feeling”? Da subito vi divertite, vi piace parlare e passare del tempo conlei, voi non vi rendete conto di niente, perché siete semplicemente felici; poi arrivano gli altri, con le loroparole, estranee, dicendo qualcosa per scherzo, che vi stuzzica lì, dove non pensavate ci sarebbe più statoniente: “state bene insieme”, “che piccioncini che siete”!(Lo ammetto, è strano, almeno per il mio standard,mettermi a parlare di certe cose, però stavolta voglio far capire veramente, senza troppi strani sillogismi)SBAM. Occhi pietrificati, il cervello si rimette in moto e… eccolo, di nuovo, il mare di parole. Parole che co-minciano a catalogare, a pensare al passato, le illusioni della “relazione perfetta” vengono paragonate alla “re-lazione” con questa persona: non combacia! È chiaro che non combaci, perché essendo le relazioniimperfette, non vi sarà mai un modello reale che si eguagli a quello “ideale”, l’archetipo della relazione.Eh già, ma è una relazione? Forse sì, forse no. Però, nel momento in cui nasce l’associazione di idee, si co-mincerà istantaneamente a vedere in maniera diversa questa persona: ci si aspetterà qualcosa, non si vorrà“correre troppo”, troncheremo i rapporti per paura d’essere feriti, si comincerà a pensare come “coppia” fu-tura, arriveranno i classici dubbi. Eppure… tutto questo, succedeva prima dell’oceano delle parole? Quando ècominciata la “storia”, che si parlava per parlare, si stava insieme per l’affinità che c’era, tutto era, sicura-mente, più pieno, senza le mille angosce del passato, degli stereotipi: più semplice, ingenuo. D’altronde, èl’ingenuità la vera chiave della felicità( un esempio? Ibambini!)Cosa voglio dirvi? Vivete, senza domandarvi troppo ilperché della vita, le parole molto spesso sono appa-renza, nate soltanto per comodità: non perdiamo l’es-senza di ciò che ci accade nel tentativo di capire cosac’è dietro. Sapete cosa c’è, lì dietro? Soltanto una nuo-va esperienza, un’avventura unica che ancora dovetefare.

“What’s in a name? That which we call a roseBy any other name would smell as sweet”

che riguarda tutti noi, senza eccezioni. Non crediamo più in niente, non combattiamo più per i nostri ideali:siamo soliti aspettare che qualcuno dall’esterno faccia qualcosa al posto nostro o che tutto magicamente si ri-solva per cause efficiente. E’ l’ora di iniziare ad agire. Ma prima di questo, è nostro dovere apportare uncambiamento interiore: è necessario modificare la nostra visione del Mondo e delle cose; è necessariosmetterla di aspettare o rimandare; è necessario finirla col far finta di esser ciechi di fronte a situazioni o apersone che richiedono il nostro aiuto. E perché non approfittare proprio della ricorrenza del Natale per darvita a questo cambiamento? Il Natale non è semplicemente una festa: il Natale è un’opportunità che non vasprecata.Un’ opportunità per riscattare noi stessi e dimostrare di essere delle persone migliori di quelle che spessoappariamo.

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Nel mezzo del cammin di V liceo.di Chiara Cipriani

Finalmente queste vacanze (aggiungerei meritate!)sono arrivate: ci aspettano panettoni, pandori,torroni e mangiate infinite con i parenti. Giriamo incentro e le lucine, che quest’anno consideroabbastanza discrete, (a parte l’albero pendentevicino a porta Santa Trinita) ci abbagliano in un giocodi colori e di diverse intermittenze. Anche le personesono come quelle lucine: entrano ed escono dainegozi, impegnati in una ricerca frenetica perl’ultimo regalo, per quel pensiero che devono manon vogliono fare, per l’ultima occasione da nonperdere perché, diciamolo, c’è la crisi!Il Natale sta arrivando; alla televisione ripartono glispot con neve finta e brillantini: c’è sempre il solitotizio che da quarant’anni mangia gli stessi torroncini,l’altro che tratta i suoi panettoni come dei bambini,raccomendando lo ro di “fare i buoni” quandofiniranno masticati nelle bocce delle famiglie italianee poi quello che fa il “nababbonatale” che aldesiderio di una bambina di donare il 50% dei suoibeni rimane a bocca aperta e chiede alla piccolainnocente perché invece non desidera una bambolacome tutto il resto delle bambine al mondo. Mentreda un lato ci invogliano a comprare dall’altrocontinuano ad informarci sull’aumento dei prezzi: c’èquello di “Occhio alla spesa” (che credetemi, visto dalvivo ha una fronte enorme!) che ci avverte che ilprezzo dei datteri è aumentato del 15%, quello deipandori del 3% e quello degli spumanti del 9%. Acausa di questi datteri che divetano d’oro moltepersone saranno costretta a rinunciare al cenone…accidenti a questa crisi!Anche il freddo è finalmente arrivato; possiamotirare fuori dall’armadio tutte quelle cose lanose esoffici che un po’ ci mancavano (conosco personeche aspettano di rimettersi il cappelo da agosto!);possiamo bere la cioccolata calda con la panna dopouna passeggiata; possiamo sdraiarci sul divano conuna coperta calda addosso e guardare fuori dallafinestra scendere la neve… Magari! Ma quest’anno c’ècrisi anche di neve!Crisi, crisi, crisi! Ovunque c’è crisi ma l’unica crisi chenon sento nominare è quella dei compiti in classe.Questo è l’unico, e dico l’unico campo in cui c’ècrescita, una crescita esponenziale che porta alla

simulazione di terza prova.I giorni che hanno preceduto questa terribile provasono stati, a ripensarci ora (prima non gli avrei maidefiniti così!), quasi esilaranti: andavamo in giro per icorridoi, facevamo degli appostamenti davanti alleclassi o alla sala professori per cercare di corromperequest’ultimi per farci dire che materie ci sarebberostate; Nessuno ha parlato. Nessuno. Allo stessotempo classe nostra sembrava un punto Snai: “Allora:io punto su scienze, arte, latino, storia…” “No!Macchè storia! Ci sarà sicuramente filosofia! E dicoche ci mette Marx!” “Marx? Non è possibile! Se c’èfilosofia ci mette Hegel!” Tutto così, per più di unasettimana.La mattina della simulazione di terza prova ti ritrovicon le farfalle nello stomaco e per farle “volare” via,nel tragitto casa-scuola alzi il volume della radio almassimo e cominci a urlare e a cantare asquarciagola; se poi hai anche la possibilità distritolare qualcosa, o qualcuno diventa tutto piùefficace e la tensione se ne va, almeno in parte.Il silenzio tombale del pre-consegna fogli diventabisbiglio di commenti quando cominci a leggere ledomande; la cosa più difficile è scegliere da doveiniziare: c’è chi parte dalle domande che sa meglio,c’è invece chi parte da quelle che sono più difficili;l’importante comunque è scrivere e cercare didosare il tempo al meglio e razionalmente.Tutto ciò che accade dopo la simulazione è ilcontrario di razionalità. Provate ad entrare in unaquinta che ha appena finito la terza prova, saràcome entrare al Reina Sofia di Madrid: vi troveretecircondati da quadri cubisti/surrealistirappresentanti volti scomposti con espressioniinterrogative, occhi strabuzzati, bocche che fanno lesmorfie. Nulla ha più senso: si passa dalla risatanevrotica, ad avere l’attività celebrale di un’ameba,dall’iperattività alla lentezza fisica di un bradipo.Così, stanco per l’estenuate fatica, trovi comuque leforze per tornare a casa e… cosa fai? Ti butti sul lettoe dormi. Ti abbandoni alla stanchezza, vai in letargoe non pensi più a niente.

Jamiroquai - Traveling without moving

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Il Giro del mondo in 200 giorni.di Silvia Cantini

Mi perdonerà il signor Joice se non condivido la suaopinione, riguardo a Dublino: grigia, statica e immobi-le come una statua di granito. Per me, la capitaleirlandese, non è stata niente di tutto ciò, al contrario,la Dublino pensosa, nella quale mi sono trovataimmersa, infonde un senso di tranquillità diffi-cilmente raggiungibile altrove. Al contrario di Eveline,seduta alla finestra intenta ad osservare passivamenteil mondo che scorre, a me la città ha fatto ribollire ilsangue di un tenero calore e, contrariamente a ciòche si può pensare, non solo per l’ottima birra e il si-dro strepitoso che vi si produce. Avrà magari contri-buito alla mia visione rosea del luogo la lontananza dailibri scolastici, dalle interrogazioni e dalle ansie della vi-ta di tutti i giorni ma, in tutta sincerità, conserveròuno splendido ricordo di questo ritaglio di mondo co-sì diverso dalle nostre città d’arte. La Dublino che miha accolta, nonostante la sua modernità, ha mantenu-to i tratti delle sue origini e custodisce un segreto chesembra venir tramandato, di generazione in genera-zione, in una lingua a metà tra l’inglese moderno ed ilgaelico, antica lingua parlata dalle popolazioni irlande-si. La vista, dal fiume Liffey, fa riflettere sul tempo cheè trascorso ed ha impunemente tracciato le nuove li-nee del progresso sulle facciate delle case che sembra-no essere state pitturate, tempi or sono, con colori adolio. Passeggiando tra le strade larghe della capitaleirlandese, incontrandone gli abitanti, è surreale tro-varsi faccia a faccia con il loro orgoglio patriottico. Gliirlandesi sono un popolo libero ed indipendente dapoco più di una manciata d’anni, ma si aggrappano adogni scintilla della loro identità passata ricercando inessa le storie, le leggende e le origini del popolo dal

quale sono nati e che ha versato il proprio sangue perdonare loro la libertà. Nel periodo che ho trascorso incittà non mi è mai stata rivolta una parola che nonfosse più che gentile, non è mai venuta a mancare ladisponibilità e non una sola richiesta d’aiuto, perquanto minima, è stata ignorata. Unica pecca ri-scontrata: semafori dal rosso eterno che dopol’interminabile attesa restano verdi appena il temposufficiente per correre da un marciapiede all’altro. Sa-rebbe difficile, nonché probabilmente noioso e pocoilluminante, racchiudere Dublino in una lunga lista dimonumenti da vedere o musei da visitare ma trovocomunque che sia d’obbligo citare luoghi quali ilGarden of Remembrance, Marion Square e il famosissi-mo Trinity College. Tutti luoghi incredibilmente signi-ficativi, scorci di Dublino imperdibili e unici. Tutti conla loro atmosfera inimitabile, carichi di ricordi e diparole sussurrate, come dichiarazioni tra amanti. Du-blino è una città “a misura di studente” a partire dalledimensioni, passando per l’efficienza dei mezzipubblici sino ad arrivare al costo della vita estrema-mente basso, paragonato a quello italiano. Nelle stra-de, e non solo nei vicoletti, si può trovare di tutto, dainegozi di abbigliamento ad un pranzo a pochi euro e,tutto questo, senza lesinare sulla qualità. Proba-bilmente è per questo che in giro, ad ogni ora delgiorno e della notte, si trovano decine e decine di gio-vani e meno giovani intenti a spendere il propriotempo libero nei modi più disparati. Non penso sidebbano consigliare le città, ognuno ha la sua e si ri-conosce in essa ma, se mi offrissero un biglietto pertornare indietro, anche senza preavviso, accetterei alvolo.

Il rubino di fumodi Valentina Saccomando

VIAGGI

LIBRO DEL MESE

Scritto da Philip Pullman, l’autore della Bussola d’oro. E’ un thriller ambientato nella Londra del 1800 il cui pro-tagonista è Sally Lockhart, una ragazza di sedici anni snella, bionda, con gli occhi scuri, coraggiosa e abile nellatenuta dei libri contabili; suo padre, che lavorava in un ufficio di spedizionieri marittimi chiamato “Lockhart &Selby”, muore durante un viaggio d’affari e Sally è costretta ad abitare nella casa di una sua lontana parente.In qualche modo, questa ragazza si ritrova coinvolta in una serie di strani eventi; in seguito, grazie all’aiuto dinuovi amici, riuscirà a risolvere vari enigmi, scoprirà la sua vera identità, quella di suo padre e il movente dellasua morte e riceverà informazioni riguardo a un rubino che molti farebbero di tutto per avere, persino ucci-dere. Questo è il primo thriller che leggo, però mi è piaciuto molto e ho deciso di pubblicarlo perché mi èsembrato un buon regalo di Natale per chi ne è appassionato.

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Salve a tutti! Volevo chiedere scusa per la mia assenza degli ultimi mesi, promettendovi che mi impegnerò ascrivere questa rubrica con tutte le mie forze, nonostante i vari impegni. Come ogni anno, entrando nel climanatalizio sento nell'aria una certa allegria e noto come, pur non volendolo, veniamo tutti magicamenteattratti dal vortice delle abitudini festive, che comprende cascate di luci e addobbi per la città, l'onnipresentecolore rosso e i tradizionali pranzi/cene con la nostra famiglia. Purtroppo o per fortuna, forse anche sottol'influsso dei media ci accingiamo a compiere la più grande e faticosa impresa della stagione: lo shopping peril regalo perfetto, spesso più mirato al nostro “vestito perfetto” che alla borsa per la mamma o la sorella. Cosìsi ripresenta il dilemma: Dove trovare qualcosa di carino senza spendere una fortuna? Fortunatamente negliultimi anni è aumentato il numero di catene di abbigliamento low-cost, che offrono una valida alternativa allegrandi firme, con un rapporto qualità/prezzo davvero soddisfacente. Tra le più famose troviamo Zara, chequest'anno, ispirandosi a brand quali Miu Miu, Prada, D&G e Stella McCartney ha creato degli abiti molto ele-ganti ed originali allo stesso tempo. Suo strenuo concorrente è sicuramente il magazzino svedese H&M che,oltre a vantare una larghissima distribuzione su quasi tutti i continenti, propone annualmente collezioni incollaborazioni con designer di alto livello. Ricordiamo Jimmy Choo, Lanvin, recentemente Versace e a breveuscirà la collezione con Marni. Anche il mondo della cosmetica e la bellezza ci è oggi più vicino, grazie a profu-merie come Sephora e Kiko, che ci permettono di acquistare prodotti semi-professionali a prezzi veramenteridotti, con una grande varietà di trucchi e smalti, che cambiano secondo collezioni stagionali. Se nonostantetutto non ve la sentite proprio di girare tra le folle dei negozi, la tecnologia vi viene incontro: oggi, infatti lamaggior parte di questi magazzini ha un sito internet, dal quale vi è permesso acquistare direttamente i pro-dotti che desiderate e farveli arrivare a casa, in tempi molto limitati (di solito massimo una settimana). Alcunidei più noti, specializzati in vendita online sono E.L.F. che vende trucchi professionali a prezzi mai visti, connumerose offerte speciali, (ad esempio matite e ombretti a soli 1,70€) Asos, che comprende diversi marchi espedisce gratis e Yoox, outlet multibrand con moltissime offerte delle collezioni passate. Sebbene non sia ine-rente a questa categoria vorrei citare Amazon, rivenditore internazionale di libri, dischi ed elettronica, cheriesce a dispensare un po' di cultura (anche internazionale)per tutta la famiglia a prezzi sostenibili. Spero cheriusciate a trovare il regalo giusto per voi, ricordando che la bellezza di questa feste sta proprio nei piccolipensieri e che possiate trascorrere questi giorni con la gioia dei vostri cari, unico vero dono del Natale. Anco-ra auguri di buone feste a tutti.

MODAIn fashion we trust.

di Angela ManzioneRockin' around the christmas gift

Oramai quasi ogni ragazzo porta i pantaloni sotto il sedere, ma come è nato questo modo di vestire? Iniziodicendo che non esiste una vera e propria spiegazione ma ci sono varie teorie. Dai rapper e dal loro bisognod’abiti comodi, dal ghetto e dall’impossibilità familiare di acquistare “capi su misura” per i diversi figli dellanidiata (il jeans va bene a te e poi passa a tuo fratello, e poche storie!), ma anche dal non poter portare – equi sì siamo arrivati alle prigioni – una cintura per tenere su i pantaloni. Le cinture in carcere non sonoammesse, ma voi già lo sapete visto che, come me, vi siete pappati centinaia di telefilm made in USA.Insomma , chi più ne ha più ne metta! Come tutte le mode, non è approvata da tutti, i soliti genitori ogni treper due se ne escono fuori con una frase del tipo : “ Tirati su quei pantaloni che ti si vede ogni ben di Dio!”oppure le nonne premurose che al regalo di Natale allegano una cintura o anche i professori che ti fannodelle ramanzine lunghissime. C’è chi prende questo modo di vestire come stile di vita o chi lo fa solo peradeguarsi alla massa ma sono sicuro che come tutte le mode che hanno preceduto questa ,ad esempio lamusica truzza, il ciuffo emo ecc.., passerà e verrà dimenticata. Certamente esistono ( Grazie al cielo) personea cui non interessa il giudizio della gente, che non seguono il gregge di pecore, e si vestono sempre a modoloro,creando così il loro stile che nessuno riuscirà a copiargli con nessuna moda al mondo.

La moda del jeans sotto il sedereMarco Logiudice

POP NEWS

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Solita mattina da cani al Copernico, cielo coperto,termosifoni appena tiepidi, facce scontrose e as-sonnate. Cartelle e borse in spalla, giubbotti pesanti esciarpe... O forse sarebbe più corretto chiamarlebandiere? E' proprio questa infatti la nuova moda cheha preso piede tra gli studenti del nostro liceo e cheha trovato seguaci un po' ovunque: quella di indossa-re sciarpe che hanno come stampa la bandiera dellaGran Bretagna o degli Stati Uniti. Perchè questo acca-da, resta un mistero per i più. Infatti, alla domanda''Come mai indossi questa sciarpa? Come segno dischieramento politico-economico? Come modo peresternare la tua passione per la lingua inglese? Perchèdi tutti i paesi che hai visitato, l'Inghilterra/America èquello che ti è rimasto nel cuore più degli altri?'' le ri-sposte acculturatissime dei soggetti presi in considera-zione sono ''Perchè fa Indie'' o ''Costava poco e cel'hanno tutti''. Non una parola sulla musica dei Queen,dei Beatles, o dei più recenti Oasis e The Killers, nonuna frase a difesa della cultura tipicamente capitalisti-ca americana. Costava poco e ce l'hanno tutti. Il ''cel'hanno tutti'' ormai è la scusa usata per giustificarequesta tendenza immotivata, dettata soltanto dal bi-sogno di essere come tutti, di seguire la massa perchèseguendo la massa non si sbaglia mai. E le ditte pro-duttrici di queste sciarpe-bandiere inglesi e americane

(per modo di dire, visto che esse vengono prodotteprincipalmente in Cina, Bangladesh e Algeria) ci hannovisto lungo: hanno capito infatti che l'adolescentemedio italiano disprezza (o più spesso finge didisprezzare, visto che fare il finto rivoluzionario fa fi-co) il proprio paese – ''Perchè non la bandiera italia-na? Ti fa così schifo l'Italia?'' ''Sì, l'Italia è un paese pervecchi e non mi ci identifico'' ''Eeeh, però ci vai a giroper le strade con il vespino made in Italy'' – e tende aschierarsi dalla parte di quei paesi considerati forti,esotici, lontani, considerati i pilastri dell'economiamondiale (no, non sto parlando di Cina e India). Unasciarpa con la bandiera inglese ti rende automatica-mente alternativo, un po' sopra le righe ma nontroppo, quanto basta perchè gli altri ragazzi per stra-da ti guardino e pensino ''quello lì ascolta sicura-mente musica rock e il pomeriggio alle 5.00 prende tèe biscotti''. Un indumento del genere ti rendealternativo anche se lo indossano tutti, nella stessamaniera, con gli stessi jeans attillati e il cardigan chedà un'aria più elegante e sofisticata. E così ci si credeanticonformisti e ricercati anche se in realtà si è soloparte di quella massa che, giorno dopo giorno,sciarpa inglese dopo sciarpa americana, distrugge ildesiderio di emergere e di farsi notare per quello chenon si indossa.

I guerrieri più crudeli portavano decorazioni floreali?di Martina Zini

Ebbene sì, i più grandi guerrieri dell’epoca si lasciava-no crescere i capelli per poi agghindarli con dei fiori. Iguerrieri in questione? Gli spartani. I forti guerrieri ve-nivano addestrati fin da bambini. I bambini sopravvis-suti alla lunga permanenza sul monte Taigetorimanevano fino ai sei anni con la madre; poi veniva-no allevati da un supervisore che gli insegnava ladanza, il canto, la lettura e la scrittura. Una volta adole-scenti i laconici dovevano camminare scalzi e veniva-no rapati a zero, seguendo anche un duroaddestramento nell’arte del dio Ares. Poi a diciannoveanni, divenuti soldati, si lasciavano crescere i capelli(che abbellivano con dei fiori). A trent’anni infine isoldati dovevano sposarsi con la ragazza che loro stes-si avevano rapito. Le ragazze invece venivano edu-cate nella danza, nello sport e nella ginnastica inmodo da consentire loro di dare alla luce bambini sani

e vigorosi. Certamente la città di Leonida addestrava ipropri soldati duramente e con regole ferree, tutta-via era di più che una città rozza e crudele. Infatti erala rivale Atene a descrivere Sparta con termini negati-vi. Vista da un uomo del XXI secolo può sembrare solorozza e crudele causa dei suoi modi educativi, manon è così. Precisamente Sparta era anche democrati-ca, poiché venivano organizzate assemblee dove veni-vano respinte o approvate le proposte della gerousia(vinceva che gridava più forte). Quindi la città dai 300giovani e forti oltre ad essere molto potente e a ba-sarsi anche su regole d’onore era una città, a modosuo, democratica.

Hanno ucciso l'individuo, chi sia stato non si sa.di Giuditta Mattei

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Gatti neri e ferri di cavallo.di Federica Brunelli

Portati dietro sempre un ferro di cavallo, la zampa diun povero coniglio che porta fortuna e, miraccomando, sputa tre volte quando attraversa ungatto nero davanti a te se non vuoi finire male! È unacosa che accomuna la maggior parte di noi, poichétutti o quasi cerchiamo di evitare malocchi e gufateper qualsiasi cosa, ma la iella esiste veramente o ce laimmaginiamo e basta? Si leggono persino oroscopicercando nelle stelle il momento propizio per evitarlae se si richiede di barricarsi in casa non ci si fannoneppure scrupoli nel farlo. I casi più conosciuti per lasfortuna sono il rompere uno specchio, aprire unombrello mentre si è all’interno di un’abitazione,cominciare qualcosa di martedì o venerdì, passaresotto ad una scala, versare il sale, incontrare perstrada un carro funebre o fare gli auguri ad unqualcuno prima del compleanno vero e proprio. Ma infondo quasi la totalità delle persone sa che il verosfortunato è colui che, pur evitando tutte questesituazioni, si ritrova soggetto della cosiddetta iellanera ed è quindi il Paperino di turno. Se non avete uncugino che si chiama Gastone, allora non siete poicosì sfortunati. È quindi giusto incolpare solo questa

serie di avvenimenti per un qualcosa che va storto?Difatti, come gli esperti in materia sanno, nonesistono solo azioni che ci appiccicano la sfortunaaddosso, ma anche persone che la trasportano da unluogo all’altro facendo perdere la nostra squadra delcuore o mandandoci all’interrogazione. Sono noticome “gufi”, o iettatori per così dire. Se ora vi stateguardando intorno, cercando un possibile gufo, nontemete i modi per evitare di essere soggetti amalocchi è molto semplice e, talvolta, efficace.Portatevi dietro qualche oggetto che chiamate‘portafortuna’ come un quadrifoglio, un ferro dicavallo, un corno e via dicendo. Potete provare,testare la loro efficacia, ma vorrei comunquericordarvi che non tutti gli irlandesi sono poi cosìfortunati e che anche i cavalli – che di ferri ne hanno

La battaglia continuadi Benedetta Gori

Commentando l’articolo Hoka Hey dello scorsonumero, vorrei cogliere l’occasione per far presente atutti una triste verità sull’argomento. La maggiorparte della gente pensa che la fine della guerra abbiadeterminato la conseguente fine di ogni battaglia,ma non è affatto così. Tutt’ora i Nativi americanistanno combattendo per la sopravvivenza; i loroavversari non sono più soldati bianchi armati di fucilie baionette, ma la miseria e la povertà che stringonoquesto popolo in una morsa sempre più forte. Inmoltissime riserve, infatti, la situazione è disperata:povertà, disoccupazione, bassissima speranza di vita,droga, e, soprattutto, alcool. In alcuni casi, qui, lostato delle cose qui è paragonabile a quello di paesidel terzo mondo (la zona più povera degli Stati Uniti èproprio una riserva indiana, quella di Pine Ridge), e ilfatto che tale situazione sia concreta in piccole realtàinserite nel contesto della grande potenza economicadegli Stati Uniti mi lascia amareggiata. Fa pensareanche il modo in cui il governo americano interviene(o non interviene) e il senso di onore con cui questoha finora considerato i trattati e i patti stretti con le

tribù indiane. Come esempio di tale considerazionesi potrebbe citare il Trattato di Fort Laramie del 1868,che conferiva ai Sioux lo status di nazioneindipendente e il diritto di vivere e di cacciare neiterritori delle sacre Black Hills, più volte infranto ereinterpretato, tanto che la zona, ignorandone lasacralità, è stata sottratta ai Sioux in quantodestinata a sfruttamento minerario. Varietestimonianze di Nativi affermano quanto sia duraper loro continuare a vivere seguendo la propriacultura e le proprie tradizioni con l’aiuto quasiinesistente del governo americano. Purtroppo,questo è un discorso valido in riferimento a moltialtri popoli e minoranze etniche sparse per ilmondo, che si trovano in una simile situazione, maqui mi fermo, perché la mia intenzione è solo quelladi diffondere l’amara realtà della “questione indiana”(come la chiamavano i bianchi ai tempi dellaconquista dell’Ovest americano) e non vogliolanciarmi in un’ argomentazione contro governi eresponsabilità, che poi degenererebbeinevitabilmente.

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Ogni riferimento.di Simone Fabbrizzi

L’Onorevole passeggiava agitatamente davanti a Montecitorio; dannati giornalisti succhia sangue, mi farannomorire, pensano che sia facile rispondere a tutte quelle domande senza senso? Un po’ di pace sant’Iddio.Eccone un altro! E giù a correre in qua e là scartando abilmente le domande, driblando con agilità letelecamere, pennellando magistralmente le poche risposte dovute.“Onorevole, ci dica, qual è la linea del partito?”La faccia dell’Onorevole si fece bianca, le labbra socchiuse tremavano. Non ha una linea il partito, o meglio! Ne ha una, ma ionon ho ancora aggiornato la versione. Poco male, ne sparo una, poi sarà quel che sarà.“Ci dica anche…”Occhio! se poi spari uno sfondone? rimani sul vago, ricorda di non dire niente di verificabile, parli ad un giornalista e se dici unacazzata ti sputtana. Oh Gesù, non so che fare. L’Onorevole raccolse le sue ultime forze, non poteva tacere inerme davanti allosguardo accigliato della telecamera; disse quel che pensava, credeva di pensare, gli era stato detto di pensare.”Sì, Onorevole, ma…” Fu quel “sì, ma” a far tremare l’ Onorevole, i “sì, ma” non portano mai niente di buono, contraddizioni,ipocrisie, falsità, incoerenza, ecco cosa palesano i “sì, ma”. Sì, ma i giornalisti dovrebbero capire che siamo fatti di questo, insessant’anni di repubblica ancora si pensa di poter avere delle risposte coerenti. Intanto ne dico un’altra, per riparare!“Però…”NO! Non posso... Sarà lui a fare la figura del cretino… L’Onorevolecapì di dover reagire, non poteva permettere che tutti i suoi sforzifossero vanificati, gonfiò il petto e il suo cipiglio si fece aggressivo: “Èlei che non ne sa niente, si informi prima di venire a parlare con me;ma che ne vuole sapere lei, sono un Deputato della RepubblicaItaliana, io!" e dunque “Ah, non mi importa di chi dice cosa, sono tuttefalsità, vada a studiare e poi torni ad intervistarmi”. Scostò pocogentilmente microfono e attonito giornalista; se ne andò felice,sospirando per lo scampato pericolo.

SPORT Road to London.di Fabrizio Taricone

Il 2011 ormai sta finendo e ci avviciniamo sempre di più alle Olimpiadi di Londra 2012. Dopo la buona presta-zione degli atleti azzurri speriamo di rifare bella figura in questa nuova sfida. E’ vero, ci saranno atleti del ca-libro di Bolt, che più che atleti sono dei veri e proprio mostri dello sport ma l’Italia può bene in campi comela scherma ( Valentina Vezzali su tutte) e soprattutto nel nuoto (Inutile dirlo, Federica Pellegrini). Partecipe-ranno 205 nazioni per un totale di 10500 atleti circa divisi in 300 competizioni in 26 sport. I giochi verrannosvolti nei 33 impianti dell’ Olympic Village situato a est della capitale inglese e non solo; si svolgeranno anchein altre zone importanti come la parte centrale della città e la zona del fiume. In questi anni sono stati note-volmente aumentati i servizi di trasporto. E’ stata allungata la linea della metropolitana East London Line e laferrovia ora arriva all’aeroporto di London City. Londra diventerà così la prima città ad aver ospitato per trevolte la competizione estiva. I giochi inizieranno il 27 Luglio e termineranno il 12 Agosto. Le Olimpiadi Londi-nesi potrebbero passare alla storia in quanto potrebbero essere le prime Olimpiadi a vedere la presenza diun’ atleta femminile dell’Arabia Saudita. Dalma Rushdi Malhas è già molto popolare nel suo paese e l’annoscorso ha vinto la medaglia di bronzo alle olimpiadi giovanili di equitazione a Singapore. L’iniziativa non sa-rebbe partita dal paese arabo ma sarebbe stata sollecitata dal comitato olimpico internazionale che avrebbe“ minacciato “ di escludere il paese del re Abdullah in caso di mancata presenza di atlete. Ricordandoci ditutti i nostri buoni precedenti andiamo a Londra con la speranza di portare a casa un po’ di oro, di fare unabuona prestazione e soprattutto di divertirci!

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L’ambiente di qua, l’ambiente di là.Forse qualcuno di voi sarà un po’ stufo di sentirsi ripetere sempre le solite cose: fate la raccolta diffe-renziata, non scrivete sui banchi, lasciate tutto in ordine e pulito. Del resto non possiamo darvi torto fino infondo. Lo sappiamo tutti che queste azioni sono noiose e che sarebbe molto più comodo e facile fregarsenealtamente di queste semplici regole.Se ci pensate bene queste azioni richiedono soltanto un minimo -e dico minimo- sforzo, che ci porterebbe avivere in un ambiente migliore e più sano. Basterebbe che ognuno di noi si comportasse come fa a casa pro-pria, poiché a nessuno di voi verrebbe in mente di incidere il tavolo della cucina o di giocare a tris sui muri!Del resto il Copernico è di tutti e allo stesso tempo di nessuno, e quindi, chi se ne importa se cade a pezzi…EH NO!! Abbiamo bisogno della vostra collaborazione!!Non possiamo però nascondere che ci sono stati alcuni miglioramenti rilevati dal gruppo “controllo classi” ri-spetto all’anno scorso.Infatti la nostra intenzione non è certamente criticarvi con i nostri “pagellini” che periodicamente vi vengo-no consegnati, che danno una valutazione sulla condizione della vostra classe, ma vorremmo solo cercare direnderci e rendervi più consapevoli di molte cose a cui ormai nessuno fa caso, ma potrebbero portarci a ri-flettere.

Per tutti i ragazzi del triennioSe volete saperne di più sul “Gruppo Ambente” e se siete interessati a farci compagnia ricordatevi che c’èsempre posto!!!FORZA GENTE, NON SIATE TIMIDI!!Vi aspettiamo numerosi alla prossima riunione, che si terrà a Gennaio!

Per i ragazzi del biennioSe siete interessati a partecipare a qualche iniziativa del “Gruppo Ambiente” potete sempre contattarci!!Le prime e le seconde che sono particolarmente sensibili alla condizione del cortile e che vorrebbero farequalcosa a riguardo, si possono rivolgere a qualche referente del gruppo che cercherà di coinvolgervi inun’attività!

Vi ricordiamo che il nostro “gruppo imbianchini” è disponibile per qualunque classe che volesse imbiancare!Contatti• Professoressa Pirillo• Gruppo imbianchini: Laura Diomedi - Elettra D’Amico 4Gs

Manfredi de Bernard 4Fs• Per informazioni di qualsiasi tipo: Alice Cecconi 3Ds; Francesca Grazian, Beatrice Cioni e Camilla Tra-versari 4Fs

CONOSCERE IL GRUPPO AMBIENTE - PUNTATA IIdi Camilla Traversari e Francesca Grazian

Concorso nazionale di giornalismo scolastico.L'associazione culturale Progettarte di Modena è lieta di presentare la I edizione del Concorso nazionale digiornalismo scolastico, un progetto inserito nell'ambito della V edizione di BUK-Festival della piccola e mediaeditoria che si terrà il 4 o 5 febbraio a Modena.Noi di Sintomi parteciperemo con un numero dell'anno 2010-2011, come previsto dal regolamento. Una giuriacomposta da giornalisti, esperti della cultura e personalità del mondo accademico decreterà i primi tre classi-ficati. Il giudizio verterà sull'impostazione, la grafica e i contenuti generali del giornale. troverete qui notizieriguardo l'esito a fine gennaio. Fateci mentalmente un in bocca a lupo!

BACHECA

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Tratto da una storia mera.di Andrea Capecchi

La striscia..più o meno.di Stefano Ciapini

se non è una striscia è colpa della direttrice/impaginatrice...esigenze tecniche!

SATIRA

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SintomiCi scusiamo per il ritardo con cui ricevete questo numero,ma laneve e il freddo hanno congelato il processo di stampa edistribuzione! Vi arriverà presto Sintomi di Febbraio, in cuitroverete il programma intero dell'Agorà e tanti nuovi articoli.Qui sotto chi ha contribuito a questo "Gennaio inoltrato".

Direttrice:Silvia Squarciotta VClVicedirettrice:Chiara Cipriani VDs

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Sofia Pecchioli 3FsAndrea Capecchi 4Gs

Angelo Mei 3EsMartina Zini 2Is

Federica Brunelli 2IsStefano Ciapini 2Is

Valentina Saccomando 1DsSilvia Mazzei 2Ds

Fabrizio Taricone 2AsCosimo Carmagnini 3Bl

Matteo Sabato 5FsImmacolata Ranucci 3Fs

Eleonora Collini 3EsSilvia Lepore 2Ds

Benedetta Benigni 5ClLinda Fabbri 5ClElena Santoni

Francesca GrazianCamilla Traversari

Ilaria Martini