Singin' in the rain visto al Teatro Nazionale tra acqua e ...

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MARTEDì 19 NOVEMBRE 2019 Singin' in the rain visto al Teatro Nazionale tra acqua e tip-tap Il pubblico si diverte vedendo le difficoltà degli attori all'arrivo del sonoro al cinema VALERIA PRINA [email protected] SPETTACOLINEWS.IT Con Singin' in the rain, il musical ora a Milano al Teatro Nazionale Che Banca, va in scena il 1927 e la storia del cinema: non è una data presa a caso, perché questa è una storia basata su fatti reali. Con qualche variazione ovviamente, perché è un racconto fatto di colore, allegria, ironia, tra musica, canzoni, balli, battute divertenti (e acqua). Con la regia di Chiara Noschese è una storia di ieri raccontata con i colori di oggi e uno stile attuale, perché all'inizio vediamo gli attori entrare dalla platea: sono gli invitati alla prima del film interpretato dagli attori di successo del momento (1927, naturalmente). Li sentiamo anche parlare o, meglio, parla solo lui. Il perché lo capiamo presto, quando sentiamo Lina Lamont parlare: è convinta di essere la fidanzata, prossima sposa di Don Lockwood, l'attore che stringe sotto il braccio, ma soprattutto ha una voce stridula, decisamente poco piacevole. E al cinema sta arrivando il sonoro: la Warner ha appena lanciato "Il cantante di jazz", che nella realtà aveva solo le 9 canzoni davvero cantate, mentre il parlato era ancora con le didascalie scritte, non udibile, ma questa è Storia. Per rispondere alla Warner la Monumental Pictures decide di rispondere con un altro film parlato. Se Don Lockwood (Giuseppe Verzicco) se la cava, lei, Lina Lamont, è un vero cane, con voce stridula, accenti tutti sbagliati, dizione impossibile, incapacità di interagire con il microfono, fonte di grandi risate per il pubblico. A risolvere il problema sarà Kathy Selden (Gea Andreotti), che Don Lockwood ha conosciuto casualmente: lei non gli è subito caduta ai suoi piedi, diversamente dalle solite fan, ha una bella voce e soprattutto Don se ne innamora immediatamente. Sarà lei a doppiare Lina. Tutto è raccontato come una storia di amicizia tra Don Lockwood e Cosmo Brown (Mauro Simone), di amore, certamente, ma è anche una storia piena di allegria, con molte parti cantate, molto ballo, compreso il (temuto dagli attori) tip-tap, presente in vari numeri. E tanti sono i motivi di divertimento, da ridere, perché Martina Lunghi è bravissima a sostenere il ruolo di Lina Lamont e dunque parlare, cantare sempre con una voce stridula, che abbiamo già scoperto non essere la sua naturale. E il momento degli scioglilingua per imparare la dizione sono decisamente divertenti e i bambini presenti in sala ridono alla grande. Alla fine della prima parte è la scena forse più attesa, con Giuseppe Verzicco che da perfetto Don Lockwood balla e canta davvero sotto la pioggia, si appende al lampione e, incurante dell'acqua che scende abbondante, alla fine chiude l'ombrello tra gli applausi generali, mentre continua a cantare "Singin' in the rain", unica canzone lasciata in lingua originale. Ancora acqua alla fine dello spettacolo, quando in una scena Pag. 1 / 2

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MARTEDì 19 NOVEMBRE 2019

Singin' in the rain visto al TeatroNazionale tra acqua e tip-tap

Il pubblico si diverte vedendo le difficoltà degliattori all'arrivo del sonoro al cinema

VALERIA PRINA

[email protected]

SPETTACOLINEWS.IT

Con Singin' in the rain, il musical ora a Milano al Teatro Nazionale CheBanca, va in scena il 1927 e la storia del cinema: non è una data presa acaso, perché questa è una storia basata su fatti reali. Con qualchevariazione ovviamente, perché è un racconto fatto di colore, allegria,ironia, tra musica, canzoni, balli, battute divertenti (e acqua). Con la regia di Chiara Noschese è una storia di ieri raccontata con i coloridi oggi e uno stile attuale, perché all'inizio vediamo gli attori entraredalla platea: sono gli invitati alla prima del film interpretato dagli attori disuccesso del momento (1927, naturalmente). Li sentiamo anche parlareo, meglio, parla solo lui. Il perché lo capiamo presto, quando sentiamoLina Lamont parlare: è convinta di essere la fidanzata, prossima sposa diDon Lockwood, l'attore che stringe sotto il braccio, ma soprattutto hauna voce stridula, decisamente poco piacevole. E al cinema sta arrivandoil sonoro: la Warner ha appena lanciato "Il cantante di jazz", che nellarealtà aveva solo le 9 canzoni davvero cantate, mentre il parlato eraancora con le didascalie scritte, non udibile, ma questa è Storia. Perrispondere alla Warner la Monumental Pictures decide di rispondere conun altro film parlato. Se Don Lockwood (Giuseppe Verzicco) se la cava,lei, Lina Lamont, è un vero cane, con voce stridula, accenti tutti sbagliati,dizione impossibile, incapacità di interagire con il microfono, fonte digrandi risate per il pubblico. A risolvere il problema sarà Kathy Selden(Gea Andreotti), che Don Lockwood ha conosciuto casualmente: lei nongli è subito caduta ai suoi piedi, diversamente dalle solite fan, ha unabella voce e soprattutto Don se ne innamora immediatamente. Sarà lei adoppiare Lina. Tutto è raccontato come una storia di amicizia tra DonLockwood e Cosmo Brown (Mauro Simone), di amore, certamente, ma èanche una storia piena di allegria, con molte parti cantate, molto ballo,compreso il (temuto dagli attori) tip-tap, presente in vari numeri. E tantisono i motivi di divertimento, da ridere, perché Martina Lunghi èbravissima a sostenere il ruolo di Lina Lamont e dunque parlare, cantaresempre con una voce stridula, che abbiamo già scoperto non essere lasua naturale. E il momento degli scioglilingua per imparare la dizionesono decisamente divertenti e i bambini presenti in sala ridono allagrande. Alla fine della prima parte è la scena forse più attesa, con GiuseppeVerzicco che da perfetto Don Lockwood balla e canta davvero sotto lapioggia, si appende al lampione e, incurante dell'acqua che scendeabbondante, alla fine chiude l'ombrello tra gli applausi generali, mentrecontinua a cantare "Singin' in the rain", unica canzone lasciata in linguaoriginale. Ancora acqua alla fine dello spettacolo, quando in una scena

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tutta gialla - ombrelli gialli e stivali ugualmente gialli - tutti ballano sullenote che hanno reso famoso il film del 1952, che raccontava la storiaambientata a Hollywood quando arrivò il sonoro al cinema, e ilsuccessivo musical. Per il pubblico, oltre al divertimento, è l'occasione per scoprire quanto èstato rivoluzionario l'arrivo del sonoro, ma anche quanto può esseredifficile capire come evolve il progresso, perché allora - si sente dire nelmusical, ma è anche avvenuto realmente - molti credevano che il sonoroal cinema non avrebbe avuto successo. Ed è stato sicuramente un fattorivoluzionario per gli attori, che, prima del sonoro, consideravano comevero traguardo professionale solo il lavorare a teatro. Certo nonavrebbero previsto che proprio il teatro avrebbe reso onore al cinema eal cambio di mentalità, come avviene con questo musical.

Singin' in the Raina Milano al Teatro Nazionale Che Banca dal 15 novembre all'11 gennaio2020

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