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Simone Matera EYES WIDE SHUT 1 I. IPOTESI DI COMPLOTTO È possibile concepire la realtà di tutti i giorni considerandola sotto un altro punto di vista? Magari più oscuro, più pericoloso, ma non privo di quel fascino che circonda il mistero, ciò di cui non siamo a conoscenza? Osservando la storia antica e moderna, pare di scorgere un inquietante, sottile filo conduttore che lega tra loro personaggi, luoghi ed eventi in un modo altrimenti inspiegabile; ma da chi o da cosa è governato questo filo? Chi si trova nascosto dietro macchinazioni che, sempre considerando la realtà in questa prospettiva "complottistica", possono aver governato la nostra storia in passato e probabilmente la governano tuttora? Queste domande potrebbero rimanere prive di risposta per moltissimo tempo ancora, forse per sempre, ma è interessante approfondire la questione per tentar di capire se la nostra quotidianità, anche solo in parte, possa dipendere da tutto questo. Ovviamente, se di sette si tratta, antiche o moderne che siano, esse sono per definizione "segrete": proprio questo rende fallimentari in partenza questo tipo di ricerche. Tuttavia da sempre c'è chi tenta ugualmente di "ficcare il naso" nelle faccende esoteriche, spesso pagando a caro prezzo la sua curiositas: fra queste persone c'è un genio del cinema, Stanley Kubrick. II. PERCHÉ QUESTO FILM Il punto di partenza per questa mia riflessione è stato infatti il thriller erotico-psicanalitico Eyes Wide Shut, l'ultimo film diretto da Stanley Kubrick, che vede sullo schermo l'allora coppia Tom Cruise (William "Bill" Harford) e Nicole Kidman (Alice Harford) che per una serie di circostanze del tutto casuali rimane invischiata in una pericolosissima spirale di occulto, rituali, sette segrete e morte. Intanto la crisi sentimentale della coppia Cruise-Kidman esplode, inscenando una strepitosa unione di tensione psicologica ed emotiva. Questa che è la più controversa e tormentata delle opere del famoso regista statunitense, ispirata al romanzo

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Simone Matera

EYES WIDE SHUT

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I. IPOTESI DI COMPLOTTO

È possibile concepire la realtà di tutti i giorni considerandola sotto un altro punto di vista? Magari più oscuro,

più pericoloso, ma non privo di quel fascino che circonda il mistero, ciò di cui non siamo a conoscenza?

Osservando la storia antica e moderna, pare di scorgere un inquietante, sottile filo conduttore che lega tra loro

personaggi, luoghi ed eventi in un modo altrimenti inspiegabile; ma da chi o da cosa è governato questo filo?

Chi si trova nascosto dietro macchinazioni che, sempre considerando la realtà in questa prospettiva

"complottistica", possono aver governato la nostra storia in passato e probabilmente la governano tuttora?

Queste domande potrebbero rimanere prive di risposta per moltissimo tempo ancora, forse per sempre, ma è

interessante approfondire la questione per tentar di capire se la nostra quotidianità, anche solo in parte, possa

dipendere da tutto questo. Ovviamente, se di sette si tratta, antiche o moderne che siano, esse sono per

definizione "segrete": proprio questo rende fallimentari in partenza questo tipo di ricerche. Tuttavia da sempre

c'è chi tenta ugualmente di "ficcare il naso" nelle faccende esoteriche, spesso pagando a caro prezzo la sua

curiositas: fra queste persone c'è un genio del cinema, Stanley Kubrick.

II. PERCHÉ QUESTO FILM

Il punto di partenza per questa mia riflessione è stato infatti il thriller erotico-psicanalitico Eyes Wide Shut,

l'ultimo film diretto da Stanley Kubrick, che vede sullo schermo l'allora coppia Tom Cruise (William "Bill"

Harford) e Nicole Kidman (Alice Harford) che per una serie di circostanze del tutto casuali rimane invischiata in

una pericolosissima spirale di occulto, rituali, sette segrete e morte. Intanto la crisi sentimentale della coppia

Cruise-Kidman esplode, inscenando una strepitosa unione di tensione psicologica ed emotiva.

Questa che è la più controversa e tormentata delle opere del famoso regista statunitense, ispirata al romanzo

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Doppio Sogno di Arthur Schnitzler, uscì postuma nelle sale cinematografiche americane il 16 luglio 1999, a soli

tre mesi dalla morte del suo ideatore. Il film porta con sè un alone di mistero dovuto alla precoce morte di

Kubrick, che non potè terminare l'opera (e si vede: il finale infatti non è assolutamente all'altezza del resto del

film). Non manca chi ritiene possibile che egli sia stato eliminato per avere portato sul grande schermo delle

verità scomode, troppo scomode per una così ampia diffusione. Volendo dare libero sfogo a queste teorie il

mistero si infittisce se si considera che dalla morte del regista al 1 gennaio 2001 (data di Odissea nello spazio,

uno dei film più famosi di Kubrick) intercorrono esattamente 666 giorni, numero usualmente accostato al

Diavolo secondo la religione cristiana. Queste ovviamente sono solo delle supposizioni, ma ritengo sia

importante considerare che Kubrick ha spesso inserito nei suoi film riferimenti al potere, ai suoi discutibilissimi

piani d'azione e alle persone che manovrano il tutto da una posizione di primissimo piano nell'odierna società.

Al di là del fatto che si vogliano avallare le teorie complottiste o meno, è certo che la setta presentata nel film è

un chiaro riferimento alle società segrete che esercitano un controllo globale sul nostro pianeta.

Nel film viene inoltre dipinto un quadro impietoso della figura umana. Kubrick ci mostra l'incongruenza tra le

necessità mentali e quelle fisiche dell'uomo. L'uomo, essendo l'animale dominante sulla terra, ma pur sempre

un animale, non è in grado di resistere ai propri istinti. Illuminando l'ipocrisia del matrimonio, quindi, viene

affrontato il discorso di come gli esseri umani soccombano alle tentazioni derivanti dall'istinto sessuale.

Del significato del film sono state date diverse interpretazioni da parte della critica, da quella erotico-

psicoanalitica freudiana (Eros e Thanatos) applicata al matrimonio borghese, a quella esoterica e di critica del

potere corrotto e corruttore, da quella religioso-cristiana fino a quella relativistica pirandelliana (il tema della

"maschera" e dell'impossibilità per il protagonista di conoscere l'unica verità, poiché ne esistono diverse: Bill,

come lo spettatore, non riesce a capire che cosa è realtà e che cosa è finzione scenica).

III. SIMBOLOGIA DEL FILM:

Attraverso molteplici riferimenti e simboli, Kubrick insinua nello spettatore il dubbio che la pellicola tratti in

realtà ben altra tematica rispetto a quella che si coglie in superficie (un po' come accade nelle Metamofosi di

Apuleio). Vediamo quali sono i principali elementi simbolici.

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a. IL TITOLO

Il titolo del film è un gioco di parole: l'usuale espressione eyes wide open (occhi "largamente aperti", cioè

spalancati) diventa "Occhi largamente (cioè completamente) chiusi" e richiama l'ambiguità del tema trattato.

Non si tratta solo della "cecità" del matrimonio: tale formula si adatta piuttosto bene a tutte quelle sette

estremamente elitarie i cui membri, come mostrato nel film, celano reciprocamente i propri misfatti di fronte

alla legge. Nulla di ciò che esse praticano esiste, nessuno ha potuto vederlo perché gli occhi dei testimoni erano

completamente chiusi. A supporto di quest'ultima interpretazione è opportuno ricordare che l'espressione shut

your eyes to something è utilizzata proprio per indicare il rifiuto di porre attenzione ad un qualche atto

negativo/malvagio.

b. IL PENTACOLO

Si osservino le decorazioni sulle pareti: quelli che sembrano semplici fiori, ad una vista più accorta si rivelano in

realtà dei pentagoni. Tale forma ha particolare rilevanza per tutti coloro che si interessano d'esoterismo e

magia: la stella a cinque punte (più propriamente quando inscritta in un cerchio a formare il cosiddetto

pentacolo) rappresenta, nell'accezione classica, i cinque elementi fondamentali del cosmo: acqua, aria, fuoco,

terra e spirito (l'energia emanata da Dio). L'utilizzo del pentagono, ed in particolare del pentacolo, come

simbolo mistico, è antichissimo ed originariamente non aveva nulla a che fare con le forze oscure: il

pentagramma, come chiarirò meglio in seguito, era infatti il simbolo della setta pitagorica, che lo aveva fatto

proprio dopo la scoperta dei numeri irrazionali. Il cristianesimo demonizzò gran parte delle icone utilizzate in

ambito pagano ed è per questo che oggi il pentacolo viene spesso associato alle pratiche sataniche (specie se

disegnato rovesciato).

c. I NOMI

Durante la festa la signora Harford incontra l'ungherese Sandor Szavost che con il suo particolare

atteggiamento attira l'attenzione di Alice e degli spettatori. Il suo nome sembra essere derivato da quello di

Anton Szandor LaVey, fondatore della Chiesa di Satana, organizzazione religiosa nata nel 1966 a San Francisco

(California, USA). Sebbene la Chiesa di Satana utilizzi la figura demoniaca solo come icona ed il suo credo sia

quello di proclamare l'individuo stesso Dio, essa utilizza molteplici riferimenti a pratiche occulte. Tra i suoi

membri vi sono diversi personaggi famosi, un esempio fra tutti: Marilyn Manson.

Il nome scelto per la moglie del Dottor Bill Harford (Tom Cruise), interpretata da una quantomai sensuale

Nicole Kidman, è Alice. È chiaro il riferimento all'Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll, di cui la

protagonista del film replica in qualche modo la catabasi in un mondo "rovesciato", in cui nulla è come appare.

Nella prima scena del film, passata alla storia per lo spogliarello offerto dalla Kidman, vi è inoltre un elemento

che rafforza ancor di più il paragone: lo specchio. La presenza dello specchio sembra del tutto naturale - la

protagonista si trova nella sua camera - ma esso può essere interpretato come un rimando all'opera Attraverso

lo specchio e quel che Alice vi trovò (il seguito di Alice nel paese delle meraviglie). Tale accostamento con i testi

di Carroll esalta una delle tematiche fondamentali della pellicola: il rapporto tra sogno e realtà.

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d. L'ARCOBALENO

Mentre Alice viene corteggiata da Szavost, Bill è in compagnia di due modelle. Alla sua domanda circa dove lo

stiano conducendo le giovani rispondono: "Dove finisce l'arcobaleno".

L'espressione, evidentemente simbolica, può essere compresa solo ricordando quali sono i significati associati

all'arcobaleno nella mitologia/religione. E' possibile evidenziarne due principali. Il primo è quello di patto fra

Dio e gli uomini (ebraismo e cristianesimo, cfr. il diluvio universale), il secondo è quello di tramite fra due

mondi (mitologia greca, cfr. la messaggera degli dèi Iris, e mitologia dei popoli scandinavi). Facendo riferimento

a quest'ultima accezione risulta evidente come la criptica frase detta dalle modelle al Dr. Harford non sia altro

che un'anticipazione di ciò che sta per avvenire: Bill, spinto dalla curiositas e dagli istinti, come il bel Lucio di

Apuleio, sta per entrare in un mondo che non gli appartiene, un mondo nel quale non avrebbe mai dovuto

mettere piede, un mondo che non esiste se non per coloro che ne fanno già parte. Il tramite per questo viaggio

- l'arcobaleno appunto - sono le due modelle, simboliche rappresentanti di desiderio sessuale e ricerca di

nuove esperienze.

e. SETTE PERSONE

Per essere ammesso al rituale orgiastico il Dr. Harford dovrà passare davanti a sette persone atte a verificare

che sappia la parola d'ordine. Sebbene il numero 7 sia legato a molteplici concetti ed immagini diverse, data

l'atmosfera satanica che regna nella celebrazione, il riferimento ai sette cancelli dell'Inferno (cfr. mitologia

sumera, la vicenda di Inanna) sembra la spiegazione più plausibile per tale scelta del regista.

f. IL CANTO SATANICO

Il canto così inquietante che accompagna il rituale, forse l'elemento più noto del film, è in realtà un brano della

liturgia ortodossa recitato al contrario. Notoriamente il capovolgere i simboli, gli oggetti ed i discorsi sacri è

tipico delle pratiche sataniche. Tale brano non è dunque molto diverso da quelli che siamo soliti ascoltare in

una qualsiasi celebrazione cristiana ed è stupefacente come la semplice inversione della musica sia riuscita a

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creare un effetto così lugubre e terrificante.

g. IL FIDELIO

La parola d'ordine per la partecipazione del rituale orgiastico, la "password", fu volutamente modificata

dall'originaria "Danimarca" in un più ambiguo "Fidelio". Fidelio fu infatti un'opera teatrale di Ludwig Van

Beethoven rappresentata per la prima volta il 20 novembre 1805 a Vienna con libretto di Joseph Sonnleithner.

Non è un caso il rimando di tale opera. E' infatti possibile trovare varie analogie tra il compositore viennese

(non a caso "protagonista" già di Arancia meccanica) e il regista statunitense. Una delle tematiche principali

del Fidelio riguarda la lotta contro la tirannia e l'affermazione delle libertà e delle giustizia, tema estremamente

caro a Beethoven e che poteva trovare una giustificazione nella situazione in cui si trovava la città austriaca da

poco invasa dall'esercito napoleonico: tematica di denuncia del potere, questa, sicuramente vicina a Kubrick,

che in tanti suoi film tentò più o meno velatamente di mettere in scena un attacco al potere. Scrive Beethoven

riguardo al Fidelio: "Di tutte le mie creature, il Fidelio è quella la cui nascita mi è costata i più aspri dolori, quella

che mi ha procurato i maggiori dispiaceri." Ciò ricorda indubbiamente il tormentato e discusso lavoro del

regista, che neanche poté vedere terminata la summa di tutta la sua carriera.

h. REX TREMENDAE MAIESTATIS

L'entrata del Dr. Harford nel café in cui apprende della morte della giovane ragazza che lo aveva salvato è

accompagnata dal Rex tremendae, quinto brano del Requiem mozartiano.

L'utilizzo di tale musica è particolarmente significativo. La prima, immediata, osservazione riguarda l'utilizzo di

un brano del Requiem, opera che viene composta per la celebrazione di una messa funebre solenne. Esso si

connette da un lato alla morte della giovane, dall'altro alla morte dell'innocenza del Dr. Harford. In secondo

luogo l'immagine del "re di tremenda maestà" - più adatta ad un tiranno che ad un salvatore - è perfettamente

in sintonia con il clima di tensone dovuto all'enorme e tetra potenza della setta. La richiesta di salvezza

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riconduce invece dalla dimensione satanica dell'orgia a quella religiosa, presentando un uomo che, impotente,

si affida alla grazia divina. Tale brano si pone dunque come raccordo tra le infernali atmosfere del rituale ed

un'eventuale pacificazione successiva, che però non avrà luogo. L'uomo impotente è Bill. A differenza di quanto

previsto dal percorso "discesa agli inferi-risalita-salvezza", tipico dei romanzi come Le metamorfosi di Apuleio

(ma anche di opere come le Confessioni di Sant'Agostino o la Divina Commedia di Dante) e di probabile

ascendenza ermetica (è infatti delineato nel Poimandres, il primo trattato del Corpus Hermeticum), la grazia

divina non esiste.

IV. LA SETTA DEI PITAGORICI E IL PENTACOLO

Come si è potuto notare, numerosissimi sono nel film i rimandi a sette e società segrete dell'antichità classica

nonché dell'epoca moderna. Fra queste, una posizione di rilievo è indubbiamente assunta dalla setta

pitagorica, di cui conosciamo soprattutto l'nteresse per la matematica e la geometria.

Ma qual era il lato più misterioso di questa setta? E perché è riconducibile in alcuni casi a simboli

erroneamente associati al diavolo o più in generale al male?

Partirei dall'analisi della figura geometrica divenuta emblema della setta: il pentagono regolare.

Si tratta di un poligono regolare con 5 lati e 5 angoli uguali. Collegando tramite segmenti i 5 vertici di un

pentagono in tutti i modi possibili, si ottiene la figura di una stella a 5 punte. Questo simbolo, che viene

chiamato pentagramma, veniva usato come amuleto in tutte le più antiche civiltà e, con la svastica, è uno dei

più antichi simboli della storia umana.

Il pentagramma effigiato in simboli magici prendeva il nome di pentacolo e viene ancora chiamato in questo

modo dagli occultisti. Tuttabia, contrariamente a quanto si crede, questo simbolo non era affatto correlato alla

figura di Satana: questa credenza popolare è nata dal fatto che se ne sono appropriate le sette sataniche che,

anche attualmente, lo usano diffusamente nei loro riti.

Il vero significato del pentacolo era in realtà molto più profondo: i 5 vertici rappresentano i 5 elementi

costitutivi del Cosmo e le linee che li collegano tutto il processo della creazione.

Il vertice superiore rappresenta lo Spirito, l’Uno inconoscibile di Pitagora, dal quale deriva per emanazione

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tutta la Creazione. Il primo elemento a manifestarsi, scendendo verso il basso fino al vertice a destra, è l’Acqua,

dalla quale nasce la vita. Risalendo poi a sinistra troviamo l’elemento Aria, dal quale si formano le prime forme

di vita che hanno coscienza di sé. Procedendo verso destra, si incontra l’elemento Terra, che genera le forme di

vita più evolute. Infine, scendendo dall’elemento Terra verso il vertice inferiore sinistro, si trova l’elemento

Fuoco, che rappresenta la degenerazione finale delle forme viventi che, però, risaliranno allo Spirito, dal quale

inizierà un nuovo ciclo.

Il significato del pentacolo che abbiamo descritto è relativo al Macrocosmo, ma questo simbolo rappresenta

anche il Microcosmo: in questa interpretazione il pentagramma rappresenta la figura schematizzata di un

corpo umano, con le braccia aperte e le gambe divaricate, come mirabilmente rappresentato nel famoso

Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci, raffigurato qui sotto.

Il pentacolo, da sempre usato come talismano, si trova ancora nelle bandiere nazionali del Marocco e

dell’Etiopia e, purtroppo, fu adottato come simbolo anche dalle Brigate Rosse negli anni di piombo in Italia: un

destino che lo accomuna in qualche modo all’antichissima svastica, adottata come simbolo dal regime nazista

in Germania.

Fu la setta pitagorica ad evidenziare per prima le sorprendenti proprietà matematiche del pentagono

regolare: questa figura è infatti legata ad una delle più sensazionali scoperte matematiche dell'antichità: il

numero irrazionale (cioè con infinite cifre dopo la virgola che non si ripetono periodicamente e di conseguenza

non rappresentabile graficamente). Il numero legato al pentagono regolare è ф, il cosiddetto "numero aureo"

o "sezione aurea", pari a 1,6180339887...

La leggenda vuole che Pitagora, dopo aver scoperto questo numero, abbia rivelato la scoperta solo ai suoi

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collaboratori più stretti, adottando proprio il segno ф come marchio di riconoscimento di questa setta di pochi

eletti. In realtà la scoperta del numero aureo da parte del matematico greco avvenne in seguito ad alcune

considerazioni geometriche fatte a partire dallo studio del pentagono regolare.

Non si sa in che misura le proprietà del numero aureo e la loro relazione con in pentagono fossero note ai

Pitagorici (la stessa definizione di rapporto aureo veniva da essi ricondotta allo studio del quadrato anziché del

pentagono, e precisamente al rapporto fra il lato e la sua diagonale, pari alla radice quadrata di 2, la cui

scoperta, si dice, costò addirittura la vita al pitagorico Ippaso di Metaponto); tuttavia fu proprio questa figura

geometrica ad attirare particolarmente la loro attenzione.

In effetti nel pentagono regolare il rapporto aureo 1,6180339887... è presente ossessivamente: esso è pari al

rapporto fra il lato BC e la sua diagonale AB, ma anche fra AB e BD (o AC') e fra AD e AC', e a sua volta AD e DC',

e così via in un'infinità di relazioni simili.

Infatti, tracciate tutte le sue diagonali, vediamo che all'interno del poligono si viene a creare una stella a cinque

punte (pentagramma); all'interno della stella si crea un nuovo pentagono, se si tracciano anche a quest'ultimo

tutte le diagonali si crea un altro pentagramma con al suo interno un pentagono, e così via all’infinito.

Con l’identico procedimento che abbiamo usato nel pentagono originario, a partire dal pentagono centrale

possiamo generare un’altra stella a 5 punte, stavolta con la punta verso il basso: questo simbolo "rovesciato" è

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appunto quello usato dai Satanisti.

Il pentagramma rovesciato, in ossequio al principio dell'inversione dei simboli sacri tipico delle sette sataniche,

simboleggia l’inversione del principio spirituale (la punta rivolta verso il basso significa proprio questo): in

questo modo si ritiene possibile utilizzare il potere della stella nei rituali di magia nera. Si usa spesso il

pentagramma anche come icona diabolica, disegnando un caprone all’interno di un pentacolo rovesciato.

Pentagramma e pentacolo

V. ETERIE E TIASI

La presenza nell'antica Grecia di una setta "segreta" come quella pitagorica non è da considerare un caso

isolato: infatti abbiamo notizia di numerose forme di associazioni esoteriche maschili e femminili, "antenate"

delle sette moderne: le eterie e i tiasi.

I membri di entrambe le organizzazioni erano legati tra loro da solidi e rigorosissimi giuramenti. Nel caso delle

eterie, dalle quali erano escluse le donne, questi sodalizi dipendevano dalla comunanza di idee politiche e

letterarie, di interessi religiosi, culturali e filosofici. Gli elementi vincolanti prevedevano un giuramento formale,

l'abitudine del simposio e la pederastia come forma di trasmissione del sapere "per iniziati" dall'erastès

(amante) all'eròmenos (amato), il che chiarisce maggiormente la reale funzione sociale e culturale di quella che

viene considerata una singolarità sessuale degli antichi Greci.

Il tiaso invece, che ammetteva anche le donne (celebre il tiaso di Saffo nell'isola di Lesbo, VII-VI secolo a.C.), era

di carattere prevalentemente religioso: sono noti specialmenti i tiasi dediti al culto di Dioniso, con processioni,

canti e danze sfrenate.

VI. LE MISTERIOSE VICENDE DI ALCIBIADE E ANDOCIDE

Quando si parla di eterie e sette segrete antiche, si parla di Alcibiade: la sua vita fu infatti connessa ad una

vicenda estremamente misteriosa, che di fatto stroncò la sua carriera poltica: la cosiddetta mutilazione delle

Erme verificatasi ad Atene in una notte di primavera (mese di Targelione) del 415 a.C., durante la guerra del

Peloponneso (431-404 a.C.).

Le Erme erano dei pilastrini di sezione quadrangolare, di altezza variabile tra 1 e 1,5 m, sormontati da una testa

scolpita a tutto tondo, che, nell'antica Grecia (principalmente in Attica), raffiguravano Ermes (da cui il nome).

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Un'Erma

Collocate lungo le strade, ai crocevia, ai confini delle proprietà e dinanzi alle porte per invocare la protezione di

Ermes, cui veniva attribuita, fra le altre cose, la protezione dei viandanti.

Durante i preparativi per la spedizione in Sicilia una notte, tutte le Erme (le statue che raffiguravano Ermes ai

crocicchi delle strade principali) in Atene furono mutilate; questo atto di profanazione sacrilega fu visto come

di cattivo auspicio per la missione e fece scoppiare uno scandalo giudiziario. Plutarco insinua che Androcle,

oppositore di Alcibiade, abbia ingaggiato falsi testimoni per accusare lui e i suoi amici delle mutilazioni e di aver

profanato i Misteri eleusini. In seguito i suoi avversari, tra i cui capi c'erano Androcle stesso e Tessalo, figlio di

Cimone, ingaggiarono degli oratori per sostenere che Alcibiade avrebbe dovuto prima compiere la spedizione e

poi essere processato al ritorno. Alcibiade, sospettando le loro intenzioni, chiese di essere processato

immediatamente, nonostante rischiasse la pena di morte, difendendo così di persona la sua reputazione; la sua

richiesta non fu accolta e la flotta salpò, senza che la questione fosse stata risolta. Come Alcibiade aveva

sospettato, la sua assenza favorì i suoi nemici che lo accusarono di aver intrapreso azioni e fatto commenti

sacrileghi, affermando che questi fatti erano collegati ad un suo complotto anti-democratico. Secondo Tucidide

gli Ateniesi, avendo paura della deriva tirannica, vedevano con sospetto tutti i politici influenti, fra cui lo stesso

Alcibiade: di qui il desiderio di eliminarlo dai giochi.

Quando la flotta arrivò a Catania, trovò la trireme ateniese Salaminia che stava aspettando di riportare ad

Atene Alcibiade e gli altri imputati affinché fossero processati. Alcibiade disse agli araldi che li avrebbe seguiti

con la sua nave, ma guinto a Thurii fuggì: ad Atene fu dichiarato colpevole e condannato a morte in

contumacia, le sue proprietà furono confiscate e fu promessa una taglia di un talento a chiunque avesse ucciso

uno dei fuggitivi. Di qui il suo "tradimento" nei confronti della pòlis. Un ritratto del carismatico quanto

travolgente carattere di Alcibiade è presentato nel finale del Simposio di Platone. Qui, ebbro di vino, egli

compie un teatrale e prorompente ingresso per poter partecipare al banchetto dove già sono presenti tra gli

altri Socrate, Erissimaco e Pausania: siamo nel 416 a.C., l'anno prima dello scandalo, e questo getta una luce di

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ironia tragica su tutto il Simposio.

Il processo degli Ermocopidi riguardò un'altra figura di spicco, l'oratore Andocide, che riuscì a sfuggire alla

condanna a morte denunciando quattro presunti colpevoli. Nel 399 fu nuovamente accusato di avere violato i

misteri eleusini, riuscendo però ad ottenere l'assoluzione grazie all'orazione Sui Misteri. Tuttavia egli non riuscì

mai a riabilitarsi del tutto agli occhi della pòlis, tanto che fu costretto alla fine a scegliere l'esilio volontario.

VII. I MISTERI ELEUSINI

Di questi riti, la cui violazione era così importante da essere pagata a prezzo della vita, abbiamo informazioni

assai scarse e frammentarie. Il Culto di Eleusi si celebrava nel santuario di Demetra e di Persefone, alle pendici

di una collina in posizione bassa ed esterna rispetto alla acropoli di Eleusi (24 km nord-ovest di Atene). Era

esplicitamente indicato nel fitto calendario di festività religiose ateniesi con la formula tà mystèria, le "pratiche

segrete" per antonomasia. Questa parola finì infatti per denotare tutte le manifestazioni religiose diffuse in

Grecia e in Magna Grecia, che prendevano come modello i Misteri Eleusini. Erodoto per esempio la usò per

indicare i Misteri di Iside e Osiride, ma chiamò teletè le Tesmoforie in onore di Demetra. I due termini in età

ellenistica divennero interscambiabili, anche se nel testo greco dell’Inno a Demetra per indicare la pratica

rituale eleusina non si usa mai altro termine che òrghia.

Demetra, conosciuta come la dèa greca del frumento, legata quindi alla Terra come tutte le "Grandi Madri" dei

culti matriarcali, era venerata a Eleusi, città situata a occidente di Atene. Il mito rappresenta una delle varianti

più famose dei culti agrari dedicati al ciclo di morte, rinascita e trasformazione della vegetazione e narra le

drammatiche vicende della dèa delle messi, che, partita da Creta, giunse ad Eleusi per ritrovare la figlia Core

(detta anche Persèfone o Prosèrpina) rapita da Ade, il dio degli Inferi.

La speranza, anzi la certezza, che veniva offerta agli iniziati era niente di meno che la vita dopo la morte. Parte

integrante del rituale misterico era la segretezza, sottolineata da due aggettivi àrretha, "ciò che non va detto",

in quanto esperienza personale incomunicabile a parole, che richiede di vivere il rito di persona, e apòrrheta,

"ciò che è indicibile perché è proibito parlarne", ovvero l’obbligo a non rivelare i segreti del rito.

Ai misteri eleusini pare fosse stato iniziato un altro grandissimo esponente della letteratura greca: il

tragediografo Eschilo. Nato proprio ad Eleusi, stando alla testimonanzia di Aristofane nella sua famosa

commedia Le Rane, Eschilo fu iniziato ai misteri eleusini: una successiva violazione di essi da parte sua sarebbe

stata la causa di un processo per empietà e di un esilio a Gela.

Tuttavia Eschilo non fu l'unico tra i grandi tragediografi greci ad avere un certo rapporto con misteri o pratiche

del genere. Occorre infatti anche citare Euripide, che nelle sue Baccanti ha dato una sublime rappresentazione

delle sconcertanti pratiche del culto dionisiaco, descrivendo minuziosamente l'esaltazione della follia delle

donne iniziate, a tal punto in estasi da diventare incuranti di fronte all'uccisione e al massacro di fanciulli o

piccoli animali, rigorosamente di sesso maschile. Viene spontaneo chiedersi quale sia la posizione di Euripide di

fronte a tali misteri: parebbe scettico ed impaurito, ma anche affascinato. E' tuttavia possibile un suo

coinvolgimento più profondo con questi ambienti? Difficile, ma non impossibile affermarlo: infatti, proprio per

avere violato la segretezza di questi misteri, egli potrebbe, secondo alcune ipotesi, essere stato punito con la

tipica pena del "contrappasso" prevista da tutte le sette segrete (e ben presente anche a Dante): infatti egli fu

trovato misteriosamente fatto a pezzi, come il protagonista delle Baccanti, Pènteo, lungo la strada che avrebbe

dovuto ricondurlo a casa dopo una cena presso Archelao, tiranno di Pella in Macedonia. Una fine in qualche

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modo profetizzata nella commedia Tesmoforiazùse di Aristofane e che potrebbe accomunare in qualche modo

il tragediografo allo stesso Stanley Kubrick, morto improvvisamente durante la lavorazione di Eyes Wide Shut.

Forse non è privo di significato anche il fatto che lo stesso Dante collochi Euripide nel XXII canto del Purgatorio.

VIII. APULEIO E I CULTI DI CIBELE E ISIDE

Non bisogna meravigliarsi se le notizie in merito a questi fenomeni sono così scarse: ci sarebbe anzi da stupirsi

del contrario, visto che il primo insegnamento-obbligo ricevuto dai nuovi iniziati era quello di mantenere il

segreto relativo a membri, pratiche e luoghi. Non manca tuttavia, come abbiamo visto, chi si ostina a lasciare

testimonianza di queste pratiche, a volte con toni di aspra denuncia: è il caso di Apuleio con il culto di Cìbele,

detta anche Magna Mater. A tale culto egli dedica alcune indimenticabili pagine del suo romanzo

Metamorfosi, altrimenti detto L'asino d'oro (la definizione è di Sant'Agostino), esprimendo nei confronti di

questa religione una valutazione radicalmente negativa.

Nei libri VIII e IX del romanzo, infatti, Lucio-asino, giunto in una grande città, viene venduto ad un vecchio

pederasta dedito al culto di Cìbele, che lo porta subito alle sue "ragazze" (ossia i cinedi che convivono con lui):

costoro utilizzano l'asino per portare in processione l'immagine della dèa durante la questua. L'asino però,

ancorché animale (e da uomo tutt'altro che casto), è disgustato dalle sconcezze dei "sacerdoti", che Apuleio

dipinge come autentici pervertiti, dediti a rapporti sado-masochistici e ad orge di gruppo. Ad un tratto Lucio,

esasperato, tenta di richiamare l'attenzione dei passanti col suo raglio mentre i "sacerdoti" sono tutti presi

dalle loro libidini, col risultato di farsi picchiare quasi a morte. L'asino scappa, ma dopo una serie di vicissitudini

viene restituito ai sacerdoti di Cìbele e ricomincia, suo malgrado, i suoi vagabondaggi.

L'atteggiamento moralistico di Apuleio nei confronti del sesso è certamente un prodotto della sua adesione al

culto di Iside, che imponeva ai suoi sacerdoti la castità assoluta, e quindi rappresenta la polarità opposta dei

culti della Magna Mater, fortemente compromessi con l'elemento sessuale-orgiastico. L'intero significato del

romanzo, con la sua duplice chiave di lettura alla quale l'autore allude nel prologo, ci sfuggirebbe del tutto se

non conoscessimo per intero le Metamorfosi: è solo nello straordinario XI ed ultimo libro, infatti, che Apuleio

scopre le sue carte e ci svela la natura autobiografica dell'allegoria. Lucio infatti, condannato ad esibirsi in

pubblico in un accoppiamento bestiale con una feroce assassina condannata a morte, decide di morire

piuttosto che subire questo oltraggio: durante lo spettacolo di apertura dei ludi riesce a fuggire strappando la

corda, e non si ferma prima di avere raggiunto la riva del mare, dove, sdraiato sulla sabbia, sprofonda esausto

nel sonno. L'XI libro delle Metamorfosi (si noti fra l'altro che il numero 11 è esso stesso esoterico e "isiaco")

inizia con una scena mistica ed indimenticabile: l'asino, affranto, si sveglia sulla spiaggia e vede sorgere dal

mare la luna. Profondamente commosso, le rivolge una preghiera, chiedendole di potersi liberare della bestia

che è in lui, oppure di morire. Poi si riaddormenta. In sogno gli appare Iside, che gli annuncia la fine dei suoi

tormenti: il giorno seguente (il 5 marzo) è la festa della dea; Lucio dovrà avvicinarsi al sacerdote e mangiare i

petali delle rose della sacra ghirlanda: all'istante ritornerà uomo. La sua vita però cambierà del tutto: egli

diventerà un adepto del culto della dea, che gli promette beatitudine eterna dopo la morte. Così accade infatti,

ed alla fine Lucio si dice non più greco, ma originario di Madauro (la sovrapposizione con l'autore è ormai

completa). Egli, prima di entrare a far parte di un collegio sacerdotale, con gesto altamente simbolico si rasa i

lunghi capelli biondi di cui andava tanto fiero. Questo gesto finale allude evidentemente alla definitiva rinuncia

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a tutte le seduzioni dei piaceri mondani, primo fra tutti il sesso.

IX. L'ERMETISMO

Un elemento in comune a molti ambienti dell'occulto è l'ermetismo. Non bisogna confondere l'ermetismo

letterario con quello filosofico: dal punto di vista letterario il termine fu coniato dal critico letterario Francesco

Flora nella prima metà del Novecento e indica una poesia dal carattere chiuso e volutamente complesso,

solitamente ottenuto mediante l'utilizzo di analogie di difficile interpretazione. La filosofia ermetica invece

coinvolge vari autori per lo più sconosciuti che elaborarono in età ellenistica un complesso di dottrine mistico-

religiose e filosofiche di origine antichissima, per lo più derivate dall'Egitto, alle quali si affiancarono teorie

astrologiche di origine semita, elementi della filosofia di ispirazione platonica e pitagorica, credenze gnostiche

e antiche procedure magiche.

Il termine trae origine da Ermete Trismegisto ("Ermete il tre volte grandissimo"), cioè la denominazione greca

del dio egizio Thoth, di cui parla anche Platone nel Fedro attribuendogli la nefasta invenzione della scrittura.

Un'incisione antica raffigurante Ermete Trismegisto

A partire dal I secolo a.C. circa e fino al III secolo si formò intorno alla sua figura un corpus di scritti ermetici, il

Corpus Hermeticum, accolto in età tolemaica e integrato da filosofi pagani, che ne attribuirono la paternità al

dio. Il testo come lo conosciamo oggi risale al 1050 circa, periodo in cui fu raccolto da Michele Psello,

eminente studioso bizantino, insegnante di filosofia, storico, teologo e funzionario statale. Psello rimosse

probabilmente elementi strettamente magici e alchemici, rendendo il Corpus più accettabile per la Chiesa

ortodossa. Nel 1460 Cosimo de' Medici riuscì ad avere la copia originale. Ordinò immediatamente a Marsilio

Ficino di dedicarsi alla traduzione del Corpus. Una parte del Corpus, intitolata Asclepius, è un trattato di magia

talismanica nel quale si espongono le pratiche dei sacerdoti egizi della telestiké, cioè l'arte di richiamare o

imprigionare gli angeli o i demoni all'interno di statue, con l'aiuto di erbe, gemme, profumi e forze

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sovrannaturali. Questa parte fu per molto tempo attribuita ad Apuleio stesso.

Tale Corpus esercitò una suggestione immensa su tutto il sapere "occulto" occidentale.

X. UMBERTO ECO E I PROTOCOLLI DEI SAVI DI SION

Ermete Trismegisto viene citato più volte, non a caso, nel romanzo di Umberto Eco Il pendolo di Foucault,

dedicato alla ridicolizzazione degli esoterismi ed alla stroncatura delle teorie complottiste: complotti che

trovano libero sfogo in uno degli ultimi romanzi del già citato Eco, Il cimitero di Praga.

Qui il personaggio del falsario e agente segreto Simone Simonini, ormai anziano, in seguito a quella che

sembrerebbe una leggera amnesia, tenta di ripercorrere mentalmente tutti i suoi anni di vita in cerca di alcuni

ricordi che sembrerebbero sfuggirgli: un viaggio simile per certi aspetti alle turbolente vicissitudini di Lucio

l'asino, impegnato in un percorso di purificazione dell'anima. Qui non abbiamo però ambientazioni esotiche:

siamo in un'Italia sconvolta dai moti risorgimentali, dalle azioni rivoluzionarie della Carboneria, e l'azione è

imperniata intorno alla redazione dei Protocolli dei Savi di Sion: un falso documentale, creato con l'intento di

diffondere il disprezzo contro gli ebrei, pubblicato nei primi anni del XX secolo nella Russia imperiale dalla

Okhrana, la polizia segreta zarista, in forma di documento segreto attribuito a una fantomatica cospirazione

ebraica e massonica il cui obiettivo sarebbe impadronirsi del mondo.

I Protocolli divennero parte dello sforzo propagandistico del nazismo per giustificare la persecuzione degli

ebrei e divennero anche una lettura obbligatoria per gli studenti tedeschi. Nelle fasi iniziali del movimento

nazista, in una Germania devastata dalla sconfitta nella grande guerra, coloro che sarebbero divenuti, qualche

anno dopo, i gerarchi del III reich, si ritrovarono a contatto con personaggi e sette di natura occulta,

predicanti strane teorie ed illustranti convulsi presagi, che sconfinavano nel mondo del paranormale e che

prevedevano l’avvento di una razza ariana superiore e dominatrice, trascinata da un suo illustre figlio e

destinata a decidere i destini del mondo. Lo stesso Hitler si servì a lungo delle rivelazioni di Madame

Blavatsky, la più grande medium della storia, fondatrice della Società Teosofica Internazionale, che sosteneva

di essere in contatto telepatico con i "maestri sconosciuti", i sopravvissuti di una razza eletta che sarebbe

vissuta tra Tibet e Nepal, i quali si sarebbero rifugiati nelle viscere della terra, dove avrebbero fondato la mitica

Agarthi.

Madame Blavatsky

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XI. JOHN DEE

Ne Il pendolo di Foucault viene più volte citato John Dee, celebre matematico, astrologo e alchimista inglese

vissuto sotto l'impero della regina Elisabetta I. Egli dedicò la maggior parte della vita all'occultismo e la sua

figura è strettamente legata al cosiddetto Sigillum Emeth, una versione per così dire potenziata del leggendario

Sigillum Dei, che permetteva al suo possessore di avere potere su tutte le creature eccetto gli Arcangeli, ovvero

permettere al mago opportunamente iniziato di ottenere la cosiddetta "visione beatifica", cioè la capacità di

vedere Dio e gli Angeli. Il complesso schema del Sigillum è formato principalmente da due circonferenze, un

pentagramma, un eptagramma (stella a sette punte) ed un eptagono, riempiti con i nomi di Dio e degli Angeli.

Le descrizioni che lo riguardano e le sue rappresentazioni grafiche differiscono da autore a autore, e molti di

essi, tra i quali lo stesso Dee, non contenti del risultato dei propri predecessori, hanno apportato delle

modifiche o ne hanno realizzato delle proprie versioni rivedute e corrette.

In definitiva esso dovrebbe presentarsi così:

XII. EDWARD KELLEY

Le vicende di John Dee sono strettamente connesse con l'attività del medium, alchimista e glottoteta inglese

Edward Kelley. Kelley avvicinò John Dee nel 1582, inizialmente sotto il nome di Edward Talbot. Dee aveva già

tentato di contattare gli angeli con l'aiuto di un chiaroveggente, ma non aveva avuto successo. Kelley dichiarò

di esserne capace, e impressionò talmente Dee con la sua prima prova che ne divenne regolarmente il

chiaroveggente. Dee e Kelley spesero un'enorme quantità di tempo ed energia in queste "conferenze

spirituali". Kelley sosteneva anche di possedere il segreto della trasmutazione dei metalli vili in oro, grazie

all'utilizzo di una leggendaria polvere rossa. La provenienza di questa tintura rimane un mistero: Kelley

giustificò la natura della polvere dichiarando che alcuni angeli gliel'avevano data in dono dopo una delle sue

numerose sedute esoteriche. Da qui il rimando alla ben più leggendaria pietra filosofale.

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XIII. I ROSACROCE

Molte associazioni esoteriche hanno rivendicato la propria derivazione, in tutto o in parte, dall'ordine dei Rosa-

Croce del XVII secolo, spesso presentati come successori dei Cavalieri del Graal e dei Cavalieri Templari.

Secondo una leggenda l'ordine venne fondato nel 1407 da un pellegrino tedesco di nome Christian Rosenkreuz

(Rosen = rosa; Kreuz = croce) (1378 - 1484) al suo ritorno in Germania. Sembra che l'ordine fosse limitato a soli

otto membri e che si fosse estinto immediatamente dopo la sua morte, per rinascere solo nel XVII secolo.

Una seconda leggenda, questa volta meno conosciuta, e circolante in ambiente massonico, vuole invece

l'ordine creato nell'anno 46, quando il saggio gnostico alessandrino Ormus e sei suoi discepoli si convertirono al

Cristianesimo ad opera di San Marco evangelista, fondendo la dottrina cristiana con le religioni misteriche

dell'antico Egitto: Christian Rosenkreuz sarebbe stato iniziato a quest'ordine, divenendone il gran maestro.

Il simbolo dell'ordine è una croce con al centro una rosa rossa. Il termine designa uno stato spirituale che

corrisponde ad una conoscenza d'ordine cosmologico, che può avere rapporti con l'ermetismo cristiano: il

concetto centrale è doppiamente indicato dalla Croce e dal cuore, mentre le gocce di sangue che cadono dalla

piaga aperta nel costato di Gesù Cristo si dispongono a forma di rosa. Esistono anche altre interpretazioni del

simbolo, che si riferiscono all'evoluzione spirituale dell'uomo: la croce ne rappresenta il corpo fisico e la rosa la

personalità psichica e mentale in sviluppo, come la rosa che si apre lentamente alla luce. Altri simboli

rosacrociani sono il pellicano e il giglio.

XIV. CENNI SULLA MASSONERIA

La società segreta per eccellenza della modernità è la Massoneria (o, come sarebbe più appropriato dire, le

Massonerie, giacché ne esistono innumerevoli varianti).

Le radici ideali della massoneria vengono fatte risalire alla costruzione del tempio di Salomone e in termini

storici essa viene ritenuta derivante dalle corporazioni o gilde di muratori del Medioevo. Si suppone posssa

avere anche una discendenza diretta dai cavalieri Templari, con cui li accomuna l'interesse per l'"architettura",

riconducibile alla comune fede nel Grande Architetto (il Demiurgo di ascendenza platonica: cfr. il Timeo).

Nel 1686 le logge massoniche, trasformandosi da operative a speculative, aprirono i portali della conoscenza

iniziatica anche ai non appartenenti alla professione muratoria. La vaghezza di questa documentazione è da

addebitare alla segretezza che allora i massoni davano ai lavori di loggia. I più attendibili storici della

massoneria non confermano che tale segretezza avesse motivazioni diverse da quella del carattere iniziatico di

questa massoneria. Tale carattere non differisce da quello delle società iniziatiche antiche, essendo

l'iniziazione un aspetto sostanzialmente comune a tutte le culture umane, anche se con diversi scopi e

cerimoniali.

Gli affiliati alle logge - durante il'600 ed il '700 - erano in gran maggioranza esponenti della nobiltà, delle libere

professioni e del commercio. La massoneria ufficiale dichiara di non avere barriere etniche, religiose,

ideologiche e politiche. Sono inoltre solitamente discriminate le donne, in quanto nella maggior parte dei casi

esiste per loro un divieto di iniziazione. Sin dal suo sorgere, la massoneria è costituita da logge, cioè gruppi

organizzati di persone che operano insieme con gli stessi scopi e ideali, seguiti da ogni massone del mondo. In

questo senso essa è considerata dai suoi adepti universale, pur nelle sue complesse diversità interne.

Il patto alla base sarebbe da intendersi non come un'operatività socio-politica, ma come tensione collettiva, di

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tutti gli affiliati all'associazione, alla via di perfezionamento delle più elevate condizioni dell'umanità: la

massoneria infatti, almeno nelle intenzioni, promuove tra i suoi aderenti la ricerca incessante della verità per

realizzare la fratellanza universale del genere umano. Attraverso i suoi riti di affiliazione agisce sul piano etico

sviluppando i valori universali della società umana (lealtà, amicizia, fedeltà, sincerità, bontà, altruismo) e

consolidando i propri ideali con l'astensione da ogni proposizione dogmatica o di fanatismo nello spirito di una

tolleranza universale e quella materiale su progetti d'azione benefica nei confronti degli affiliati e, nella società

civile, dei bisognosi.

Superfluo aggiungere che da tali lodevoli dichiarazioni di princiìpio molte Massonerie, non a caso dette

"deviate", sembrano discostarsi notevolmente, se è vero che esse potrebbero essere alla base di alcune

sanguinose stragi (si pensi alla loggia P2 di Licio Gelli, considerata responsabile della strage dell'Italicus del

1974).

Alcuni simboli massonici: squadra e livella, compasso, sole e luna

Impossibile poi, almeno per i profani come me, determinare il rapporto fra la Massoneria e i famigerati

Illuminati: questa setta sarebbe stata creata, secondo la storiografia ufficiale, a Ingolstadt (Germania) nel 1776

da Johann Adam Weishaupt (1748-1830), proprio come alternativa alla massoneria, assumendo però una

struttura analoga, secondo un principio di imitazione-inversione che dà molto da pensare, essendo tipico,

coem abbiamo visto, delle sette sataniche. Tale setta è quella più di frequente menzionata nell'ambito delle

teorie del complotto, perché riunirebbe gruppi di potere che aspirerebbero al dominio del mondo mediante

infiltrazione nelle principali strutture di potere politiche ed ecclesiastiche, ed avrebbe di mira l'instaurazione di

un nuovo ordine mondiale.

XV. CONCLUSIONI

La società segreta in cui Bill, il protagonista di Eyes Wide Shut, si è imbattuto, è volutamente senza nome:

Kubrick ha evitato accuratamente di renderla sotircamente identificabile. Nulla è esplicitamente enunciato agli

spettatori, ma una serie impressionante di indizi (il simbolismo, gli elementi visivi e anche la musica) ci

rimandano a quel un lato dell’élite occulta che non viene mostrato alle masse.

Il film raffigura le più ricche e potenti persone del mondo mentre prendono parte a riti occulti, evidenzia come

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questo circolo abbia anche il potere di sfruttare gli schiavi, di inseguire le persone e anche di risultare impunito

nel caso di omicidi rituali. Sono loro a controllare i mass media, che coprono i loro crimini.

Per molti versi la società segreta nel film ricorda da vicino il famigerato Hellfire Club, setta inglese ed irlandese

del XVIII secolo, in cui figure politiche di spicco si incontravano per partecipare a feste ed a elaborati satanici.

Oggi, l’O.T.O. (Ordo Templi Orientis) legata all'occultista Aleister Crowley e società segrete simili partecipano

ancora a rituali analoghi.

Una scena del film

L’intero film può essere interpretato come un unico grande viaggio "magico" attraverso quelle sette che si

servono dell'energia fisica, considerandola la via maestra per raggiungere uno stato di illuminazione (la

cosiddetta "via della mano sinistra"), al quale altri individui arrivano per via ascetica.

Anche se nessun nome è citato in Eyes Wide Shut, la pericolosità di queste sette è però chiaramente

denunciata dal regista, tant'è vero che, come s'è detto, alcuni presumono che la denuncia gli sia costata

addirittura la vita; ma anche se così non fosse, va comunque apprezzato il suo straordinario coraggio.

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BIBLIOGRAFIA:

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SITOGRAFIA:

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shut-occult-symbolism.html , consultato il 15.06.2016 Giuseppe Rausa, EWS: La Magia Del Potere e La Logica Del Desiderio,

http://www.giusepperausa.it/eyes_wide_shut.html , consultato il 15.06.2016 Giuseppe Merlino, Rivelazioni: Il Pentagono Stellato, https://giuseppemerlino.wordpress.com/2013/12/05/il-

pentagono-stellato/, consultato il 15.06.2016 Dott. Michele Lo Presti, La Stella Di Pitagora tra miti e leggende,

http://www.aulamanga.it/archeologia/gennaio2006/pentacolo.htm, consultato il 16.06.2016.