Silvana Saguto, Tribunale di Palermo antologia delle intercettazioni telefoniche

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170 GIOUALE DI SICILIA del 21/10/15 Estratto da pagina 6 MISURE DI PREVENZIONE. Nel le intercettazioni anche i commenti di Silvana Saguto sul giornalista f'1no Maniaci. è le parole del giovane Walter Virga al padre giudice Aziende tolte ai boss, le richieste di assunzioni e Nel le carte dell'inchiesta spuntano segnalazioni per gli incarichi. E in un caso l'amministratore resiste:<<È improponibile» Virga, entrato in urto con la Saguto, verrà poi escluso dalla Summer scho- ol per amministratori giudiziari: <<An- che i più duri di comprendonio capi- ranno che non sei parte del cerchio», gli scrive in un sms un amico. Riccardo Arena PALERMO ••• «lo ricevo pressioni dal giudice per Sottosanti, dal presidente per gli agronomi... mi sono rotto i c ... ». I dolo- ri del giovane Walter, Walter Virga, lavvocato che a 33 anni era stato no- minato amministratore di due patri- moni da circa un miliardo di euro (800 la misura Rappa, 200 circa quella relativa al gruppo Bagagli) erano lega- ti anche alle nomine e alle assunzioni che gli venivano «segnalate» ai più va- ri livelli. E non solo a lui. Tutto nella consapevolezza -così diceva al tele- fono un collaboratore di Virga, Ales- sio Cordova-che «è chiaro, la Sagu- to è quella che il lavoro, pratica- mente ... Se c'è un posto, per esempio, tra20 persone che lavoreranno a que- sta cosa, quel posto sarà tuo, perché gliel'ha detto la persona che il lavo- ro a lui». E la persona è Silvana Sagu- to, lex presidente della sezione misu- re di prevenzione del Tribunale di Pa- lermo. L'inchiesta della Procura di Calta- nissella sulla gestione dei beni seque- strati e confiscati alla mafia sta facen- do venire fuori anche gli aspetti legati all'inserimento nel mondo dcl lavo- ro, quando le aziende finiscono in ma- no agli amministratori giudiziari. La Saguto, oggi indagata, aveva sempre rivendicato la necessità di dare priori- al rapporto di fiducia e di conoscen- za, per la gestione tutt'altro che facile di società e beni i cui proprietari, pur destinatari delle misure patrimoniali, a cura dell' Ufficio Stampa e Comunicazione tendono a condizionare, attraverso i dipendenti, l'operato degli ammini- stratori. È in questo ambito che si inserisce la segnalazione arrivata dal prefetto, Francesca Cannizzo (con la quale ieri abbiamo cercato invano di metterci in contatto), per un'assunzione da parte dell'amministratore giudiziario Alessandro Scimeca. «lo ti devo chie- dere il favore per il prefetto - dice il 28 agosto lallora presidente delle mi- sure di prevenzione-di quello là (in- comprensibile) da assumere, devi tro- vare ... ». Scimeca resiste: «Ma tu l'hai visto?Silva', siamo tu e io ... ». «Tanino (Cappellano Seminara, altro ammini- stratore, ndr) dice pure così - osser- va la Saguto-il prefetto dice che in- vece ... ». «Silvana, Silvana, è impropo- nibile, da fratello a sorella. lo ti faccio tutto quello che vuoi, ma non ci fac- ciamo sparare ... lo al prefetto laiuto pure, ma non con quella mansione, non con quella qualifica ... Non è pro- ponibile, possiamo trovargli una cosa più modesta». LaSaguto (che ieri non ha voluto rilasciare alcuna dichiara- zione) aveva detto nei giorni scorsi che il prefetto era intervenuto solo per aiutare persone bisognose, senza avere alcun interesse proprio, in un contesto in cui devono essere inserì te solo persone più che fidate. E del re- sto i rapporti con le aziende e con i la- voratori non sono per niente facili. Walter Virga, ad esempio, è esaspera- to dalla situazione e ha pure discussio- ni col padre. La Saguto ne parla col proprio figlio Elio, Emanuele Caram- ma, il 2 giugno: «Tommaso Virga, il pa- dre di coso (Walter, ndr) ti dico è ridot- to che si prende il Lexolan per quesla vicenda, tra laltro suo figlio colpevo- lizza lui, gli dice che non doveva torna- re a Palermo, non doveva metterlo in questi casini, per lasciarlo libero, per farlo lavorare se ne doveva andare in pensione e basta». Tommaso Virga è pure indagalo: secondo i prn nisseni e i finanzieri della Tributaria, avrebbe affossato esposti contro la Saguto, che in cambio gli avrebbe nominalo il figlio amministratore. La vicenda, nata dalle denunce del prefetto Giuseppe Caruso, era stata alimentata da Telejato e dalle lene. I giudici sono arrabbiati, con l'emitten- te di Pino Maniaci e col programma dillalia 1. Preparano denunce, le con- cordano con Cappellano Seminara. La Saguto parla della tv di Partinico con il prefetto Cannizzo, che le chie- de «che tempi abbiamo». La risposta: «Appunto, quello dice: hale ore conta- te». E il 14 maggio, commentando la denuncia per stalking di Cappellano contro Maniaci, la Saguto aveva det- to: «Se questi si spicciassero, noi non avremmo bisogno di fare niente». Le difficoltà di Virga jr emergono anche da un dialogo con il consulen- te da lui scelto per la contabilità di Ba- gagli: «La situazione negativa si spie- ga esclusivamente con ammanchi, la perdita è sui 150 mila euro», gli dice Fi- lippo Lo Franco.C'è preoccupazione, non si sa se si potrà arrivare a settem- bre o a dicembre: «Dobbiamo reggere fino a che non si risollevano le cose- dice Virga -. Dopodiché se c'è da rnellere Lullo in liquidazione e questi 18 pezzi di... in mezzo alla strada, lo facciamo». Virga, entrato in urto con la Saguto, verrà poi escluso dallaSum- mer school per amministratori giudi- ziari tenuta in settembre all'Abbazia Santa Anastasia di Castelbuono: «An- che i più duri di comprendonio capi- ranno che non sei parte del cerchio», gli scrive in un sms un amico.

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GIOUALE DI SICILIA del 21/10/15 Estratto da pagina 6

MISURE DI PREVENZIONE. Nel le intercettazioni anche i commenti di Silvana Saguto sul giornalista f'1no Maniaci. è le parole del giovane Walter Virga al padre giudice

Aziende tolte ai boss, le richieste di assunzioni e Nel le carte dell'inchiesta spuntano segnalazioni per gli incarichi. E in un caso l'amministratore resiste:<<È improponibile»

Virga, entrato in urto con la Saguto, verrà poi escluso dalla Summer school per amministratori giudiziari: <<Anche i più duri di comprendonio capiranno che non sei parte del cerchio», gli scrive in un sms un amico.

Riccardo Arena PALERMO

••• «lo ricevo pressioni dal giudice per Sottosanti, dal presidente per gli agronomi... mi sono rotto i c ... ». I dolori del giovane Walter, Walter Virga, lavvocato che a 33 anni era stato nominato amministratore di due patrimoni da circa un miliardo di euro (800 la misura Rappa, 200 circa quella relativa al gruppo Bagagli) erano legati anche alle nomine e alle assunzioni che gli venivano «segnalate» ai più vari livelli. E non solo a lui. Tutto nella consapevolezza -così diceva al telefono un collaboratore di Virga, Alessio Cordova-che «è chiaro, la Saguto è quella che dà il lavoro, praticamente ... Se c'è un posto, per esempio, tra20 persone che lavoreranno a questa cosa, quel posto sarà tuo, perché gliel'ha detto la persona che dà il lavoro a lui». E la persona è Silvana Saguto, lex presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo.

L'inchiesta della Procura di Caltanissella sulla gestione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia sta facendo venire fuori anche gli aspetti legati all'inserimento nel mondo dcl lavoro, quando le aziende finiscono in mano agli amministratori giudiziari. La Saguto, oggi indagata, aveva sempre rivendicato la necessità di dare priorità al rapporto di fiducia e di conoscenza, per la gestione tutt'altro che facile di società e beni i cui proprietari, pur destinatari delle misure patrimoniali,

a cura dell' Ufficio Stampa e Comunicazione

tendono a condizionare, attraverso i dipendenti, l'operato degli amministratori.

È in questo ambito che si inserisce la segnalazione arrivata dal prefetto, Francesca Cannizzo (con la quale ieri abbiamo cercato invano di metterci in contatto), per un'assunzione da parte dell'amministratore giudiziario Alessandro Scimeca. «lo ti devo chiedere il favore per il prefetto - dice il 28 agosto lallora presidente delle misure di prevenzione-di quello là (incomprensibile) da assumere, devi trovare ... ». Scimeca resiste: «Ma tu l'hai visto?Silva', siamo tu e io ... ». «Tanino (Cappellano Seminara, altro amministratore, ndr) dice pure così - osserva la Saguto-il prefetto dice che invece ... ». «Silvana, Silvana, è improponibile, da fratello a sorella. lo ti faccio tutto quello che vuoi, ma non ci facciamo sparare ... lo al prefetto laiuto pure, ma non con quella mansione, non con quella qualifica ... Non è proponibile, possiamo trovargli una cosa più modesta». LaSaguto (che ieri non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione) aveva detto nei giorni scorsi che il prefetto era intervenuto solo per aiutare persone bisognose, senza avere alcun interesse proprio, in un contesto in cui devono essere inserì te solo persone più che fidate. E del resto i rapporti con le aziende e con i lavoratori non sono per niente facili. Walter Virga, ad esempio, è esasperato dalla situazione e ha pure discussioni col padre. La Saguto ne parla col proprio figlio Elio, Emanuele Caramma, il 2 giugno: «Tommaso Virga, il padre di coso (Walter, ndr) ti dico è ridotto che si prende il Lexolan per quesla vicenda, tra laltro suo figlio colpevolizza lui, gli dice che non doveva tornare a Palermo, non doveva metterlo in

questi casini, per lasciarlo libero, per farlo lavorare se ne doveva andare in pensione e basta». Tommaso Virga è pure indagalo: secondo i prn nisseni e i finanzieri della Tributaria, avrebbe affossato esposti contro la Saguto, che in cambio gli avrebbe nominalo il figlio amministratore.

La vicenda, nata dalle denunce del prefetto Giuseppe Caruso, era stata alimentata da Telejato e dalle lene. I giudici sono arrabbiati, con l'emittente di Pino Maniaci e col programma dillalia 1. Preparano denunce, le concordano con Cappellano Seminara. La Saguto parla della tv di Partinico con il prefetto Cannizzo, che le chiede «che tempi abbiamo». La risposta: «Appunto, quello dice: hale ore contate». E il 14 maggio, commentando la denuncia per stalking di Cappellano contro Maniaci, la Saguto aveva detto: «Se questi si spicciassero, noi non avremmo bisogno di fare niente».

Le difficoltà di Virga jr emergono anche da un dialogo con il consulente da lui scelto per la contabilità di Bagagli: «La situazione negativa si spiega esclusivamente con ammanchi, la perdita è sui 150 mila euro», gli dice Filippo Lo Franco.C'è preoccupazione, non si sa se si potrà arrivare a settembre o a dicembre: «Dobbiamo reggere fino a che non si risollevano le cosedice Virga -. Dopodiché se c'è da rnellere Lullo in liquidazione e questi 18 pezzi di... in mezzo alla strada, lo facciamo». Virga, entrato in urto con la Saguto, verrà poi escluso dallaSummer school per amministratori giudiziari tenuta in settembre all'Abbazia Santa Anastasia di Castelbuono: «Anche i più duri di comprendonio capiranno che non sei parte del cerchio», gli scrive in un sms un amico.

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GIOUALE DI SICILIA

LE AUDIZIONI

Il Csm ha deciso di ascoltare altri due magistrati

del 21/10/15 Estratto da pagina 6

••• La prima Commissione del Csm, nell'ambito dell'istruttoria per incompatibilità ambientale di cinque magistrati di Palermo indagati dalla Procura di Caltanissetta, ascolterà altri due magistrati. Le audizioni del giudice Claudia Rosini della sezione Misure di prevenzione, collega di alcuni dei magistrati al centro dell'inchiesta, e del pm Luca Battinieri, potrebbero svolgersi domani. Dopo le audizioni, il Csm deciderà quando convocare i cinque indagati cioè l'ex presid1mte della sezione Misure di prevenzione Silvana Saguto, i colleghi Lorenzo Chiara monte e Fabio Licata, l'ex consigliere del Csm Tommaso Virga e il pm Dario Scaletta. Dal momento che la prossima settimana il Csm non svolgerà attività a Palazzo di Marescialli, verosimilmente si arriverà alla prima settimana di novembre. Intanto, ieri mattina, il presidente delle Camere penali di Palermo, Antonino Rubino, ha confermato il quadro di forte preoccupazione.

Il negozio Bagagli, uno dei beni sequestrati che erano stato affidati all'avvocato Walter Virga

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la Repubblica IAS'l'OmA

Giudice antimafia insulta i Borsellino "Una figlia cretina laltro squilibrato"

S.41.VOPALAZZOlO

IL t9luglio. il giudice anti· malia Silvana Saguto alla manifestazione "Le vele

della legalità" pronuncia parole accorate per ricordare il sacrificio di Borsellino e degli agenti della scorta. Ma appena torna nella sua auto blindata. telefona a un"ami· ça e pronuncia paroletenibi· li contro i figli di Borsellino.

ALLE PAGINE 20 E 21

del 21/10/15 Estratto da pagina 1

Gli insulti ai figli di Borsellino del giudice dei beni confiscati "Lui squilibrato, lei cretina" Le frasi-shock della Saguto dopo aver commemorato il magistrato ucciso E sull'abbraccio con Mattarella: "Manfredi si commuove, che figura è?"

' ' U:IACRDIE

l4SORDIA

Parlava di sua sorella e si

Ma perché minchia si commuove a 43 anni per un padre che gli è morto 23 anni fa? Le palle

commuoveva, ma vaffanculo. E lei è una cretina . precisa

ci vogliono ... '' PAUllMO. 0 19 luglio scorso, il giudice antimafia SilvanaSagutoè la madrina della manifestazione •t.e vele della legalità·. pronuncia parole accorate per ricordare il sacrificio di Paolo Borsellino e degli agenti della scorta. Ma appena torna nella sua auto blindata, telefona a un'amicae sputa parole terribili contro i figli di Borsellino. Ce l'ha soprattutto con Manfredi, che il giorno prima ha abbrac· ciato fra le lacrime il presidente della Repubblica Sergio Matta-

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rella, al palazzo di giustizia di Palermo. Un abbraccio che ha comm0550 l'Italia. Ma non il giudice antimafia Silvana Saguto, che sbotta: cPoi, Manfredi Bor· sellino, che si commuove, ma perché minchia ti commuovi a 43 anni per un padre che ti è morto 23 anni fa? Che figura fai•. E insiste: •Ma che ... dov'è uno ... le paUe ci vogliono. Pari. va di suasontlla e si conunuov. va, ma vaffanculo•.

F.ccole, le parole terribili che pronunciava uno dei giudici simbolo di Palenno, che ha sequestrato beni permilionidieu-

roeoggi è indagatadaUa procura di Caltanissetta per aver~ struito un sistema di raccomandazioni e favori attorno aUa g• stione dei patrimoni sottratti ai

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boss. Il giorno dell'anniversario della strage di via d'Amelio, Silvana Saguto era infastidita perché aveva aspettato due ore sotto il sole l'arrivo delle barche della legalità al porticciolo di Ficarazzi, piccolo centro alle porte di Palermo. Ed era un fiume in piena contro la famiglia Borsellino. Tutte le sue parole sono rimaste impresse nelle intercettazioni fatte dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Palermo.

Di Manfredi Borsellino, il giudice diceva: «È uno squilibrato, lo è stato sempre, lo era pure quando era piccolo•. Alla sorella Lucia, Silvana Saguto riservava altri insulti: «È cretina precisa•. Parole choc, che fanno di questa inchiesta del Gruppo tutela spesa pubblica, coordinata dal procuratore aggiunto Lia Sava, un durissimo atto d'accu· sa contro certa antimafia di maniera.

Sì, perché Silvana Saguto non perdeva occasione per recitare fino in fondo il ruolo di paladino della legalità. E, intanto, telefonava al suo collega presidente del tribunale Misure di prevenzione di Roma Guglielmo Muntoni per raccomandare il marito, l'ingegnere Lorenzo Caramma. Perché a Palermo erano ormai scoppiate le pole-

miche su quell'incarico al coniuge nominato a ripetizione dal re degli amministratori giudiziari di Sicilia, l'avvocato Cappellano Seminara. Muntoni non si tirò indietro. Il 31 luglio, telefonò alla Saguto: «I miei amministratori sono precettati a cercare qualcosa che vada bene perun ingegnere bravo di Paler-

la Repubblica mo». E a qualcosa si pensò per davvero, un incarico al Cara di Mi neo.

Ma la preoccupazione principale della Saguto era continuare a essere un giudice antimafia. Soprattutto, nei giorni in cui era al centro delle polemiche per la gestione dei beni sequestrati. Uno dei suoi pupilli, il professore dell'università Kore di Enna Carmelo Provenzano alzò l'ingegno. «Voglio fare qualcosa di impatto - le disse al telefono, e anche questo dialogo è stato intercettato - un incontro con i giovani che vogliono preservare gli eroi del contrasto alla criminalità, quindi voglio fare una giornata su di te». Idea perfetta, per tentare di contrastare il servizio sulle Mlene" andato in onda due giorni prima. «Un convegno con un sacco di giovani». Provenzano meditava di mettere su un grande palcoscenico antimafia. La Saguto sembrava più tran-quilla. Pensò di passare una giornata al mare con larnica Francesca Cannizzo, il prefetto di Palermo. Ma, si sa, a Palermo il vero problema è il traffico, soprattutto per raggiungere il mare nel week-end. Lo ribadiva anche il prefetto: «È l'inferno». La Saguto rassicurò: «Ce ne possiamo fregare dell'infermo se vieni con me, abbiamo la mia macchina, c'è la preferenziale».

Erano davvero grandi amiche la giudice e il )refetto. Qualche giorno prima, a sagutoaveva chiesto alla Cannizzo di raccomandare il brillante professore Provenzano per un altro incarico, al Cara di Mineo.

ORIPROOUZIONERISERl/ATA

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del 21/10/15 Estratto da pagina

DELL'UTRI, SI DEL SENATO ALLE INTERCETTAZIONI La q1unta delle 1rnrnunita cl..:-1 S<·natc> ha detto <.1

allut1ilzLo delle 1ntc>rcettilZIOnl tr<l D€· e am (· Dell Utr1 nellarnb1to dell 1nch1Pst.:i sui testi tr afu9at 1 ali.i B1bholl'< a dei C11rolam1ni

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È una confessione in diretta quella di Walter Virga. E, al contempo, un attod’accusa. È una delle prove più importanti di tutta l’inchiesta della procura diCaltanissetta e del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza. La mattinadel 9 giugno, l’avvocato Virga lo descriveva così il "sistema Saguto", un sistema dinomine ai soliti noti, per amicizia e convenienza: "Da Acanto (uno degli ultimisequestri fatti a Villabate, ndr) lavora l’archeologo amico di Angelo Ceraulo, èdisoccupato". Il giovane Walter, figlio del giudice Tommaso Virga, ex componentedel Csm, parlava anche della sua nomina ad amministratore del gruppo Rappa. "Iosono stato nominato in un periodo tale dove... è vero che non c’era il procedimentodisciplinare (fa riferimento al fatto che suo padre era nella commissionedisciplinare del Csm,ndr) ma secondo te io lavoro là e gli dico...?" Queste parolehanno portato sotto inchiesta anche il padre del giovane Virga. Che intanto, quelgiorno di giugno, continuava nel suo sfogo contro il sistema Saguto. "Altra cosa,noi abbiamo avuto, ora ci vuole, a nutricarci la nuora qua". La Saguto avevaimposto la nuora avvocato, Mariangela Pantò, allo studio legale Virga.

Il giovane Walter parlava anche di un altro componente del cerchio magico diSilvana Saguto, il professore Carmelo Provenzano. Diceva: "Perché eraProvenzano a prendere gli incarichi? Era Provenzano a prendere gli incarichi per ilfiglio che aveva il problema delle materie che si doveva passare; noi inveceavevamo risolto il problema alla nuora, che era tranquilla, abbiamo pagato il pizzoche dovevamo pagare e abbiamo avuto quell’incarico". Uno sfogo importantissimoper l’inchiesta. Quel 9 giugno, qualcosa si era già rotto nel cerchio magico. Virgaaveva deciso di allontanare la nuora della Saguto. Per le polemiche sui giornali, enon solo. L’avvocato si lamentava addirittura del trattamento ricevuto dal suogiudice di riferimento, nonostante quel maxi incarico da 800 milioni ricevuto conl’amministrazione Rappa. "Credo che Santangelo (un altro amministratore, ndr)abbia sei incarichi; mentre noi leccavamo il culo a Mariangela (...) meglio avernesei che non sono grandi e guadagnare 3.000 euro l’uno in meno al mese cheavere un solo Rappa e guadagnare 3.000 in più".

Virga raccontava anche di un colloquio avuto con la nuora della Saguto. Un altrocolloquio emblematico. "Lei diceva: 'Uno se fa la lotta alla mafia, allora se lo deveaspettare... se ne deve fregare, mia suocera infatti lo dice sempre che ha fede inDio e va avanti'". In quella occasione, Virga disse alla nuora del giudice: "'Guarda— gli ho detto — te lo dico per esperienza, da figlio di magistrato: i magistrati sidifendono tra di loro. Quindi, come vedi, tutte queste polemiche (...) io ti dico chepure se non fossero falsità e lo sono, fino al terzo grado di giudizio, 8.000magistrati ne difendono uno'". Parole pesanti quelle dell’avvocato Walter Virga:"Noi facciamo un altro mestiere (...) sono due mondi diversi', gli ho detto.'Giustamente il magistrato ci ha la fede, ci ha le cose e un apparato di 8.000persone dietro che dicono che ha ragione, che è quello che sta succedendo alla

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Saguto... la Cassazione le ha detto: ah qui marito, nuora e figlio... le hanno detto,intanto risolvitelo e non facciamo niente'". Che è il contrario di quello che èaccaduto, con l’inchiesta della procura nissena e della finanza.

La decisione di Virga, di allontanare la nuora della Saguto, aveva fatto andare ilgiudice su tutte le furie. "Sono distrutta, incazzata — diceva al marito — non si puòdire come gliela faccio pagare, non si deve presentare". Suo figlio Francesco erainvece per una strategia diversa: "Lui dice che devo essere diplomatica, l’hainvitato qui stasera". La Saguto non si dava pace, quel giorno di giugno aggiunseanche un’altra frase diventata molto importante per l’inchiesta: "No, non glielaposso passare... non si buttano a mare le persone, si rischia insieme".

Il 15 giugno, Virga si presenta nell’ufficio dalla Saguto, dove la finanza ha piazzatoun’altra microspia. Dice: "Speriamo che si risolva tutto velocemente". La giudicenon usa mezzi termini: "Non penso che ci sarà un seguito a questacollaborazione". Virga insiste, cerca di non perdere l’incarico. Ma è inutile. LaSaguto è categorica: "No, io penso di no, è meglio di no, visto che è andata inquesto modo". Il cerchio magico dei favori reciproci con Virga (padre e figlio,secondo l’accusa) si era ormai rotto. Virga chiede di potere tenere una dipendentedi Bagagli fino a dopo i saldi. Il giudice risponde in modo gelido: "Facciaun’istanza, valuterò successivamente". Così, a giugno, per Silvana Saguto ilproblema era trovare un altro posto alla nuora. "L’ha buttata fuori dallo studio —si sfogava con un ufficiale della Dia — da un minuto all’altro in mezzo alla strada".E chiosava: "E quello che abbiamo fatto per lui". L’ufficiale la rassicurava: "Vabbètanto poi la sistemiamo ancora meglio, non ti preoccupare". La Saguto si sfogòanche con l’avvocato Cappellano: "Virga, un ragazzino da niente, ha avuto quelloche ha avuto e questo è il ringraziamento".

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PALERMO. «Tu hai preso i soldi dalla borsa?», chiede Vittorio Saguto alla figlia Silvana,che, il 20 agosto, risponde: «Io ho preso solo quando c'erano i pezzi da cento, solamente, ipezzi da cento li ho presi, non so quanti erano però precisamente, quindi una parte l'holevata». E il padre, che inizialmente non trova il denaro, ricorda che c'erano «due, tremazzettine di quelle». Mezz'ora dopo i due si risentono: «Tutto a posto dice l'uomo . Allora,quando vieni qua? Ci sono tre... roselline».

Il denaro contante

Circolava, e non poco, in casa dell'ex presidente della sezione misure di prevenzione delTribunale di Palermo, oggi indagata a Caltanissetta con le ipotesi di corruzione, concussioneper induzione, abuso d'ufficio. Lei, la Saguto, sostiene che era un'esigenza legata al fatto chele carte di credito la sua, un'American Express in particolare non sempre sono accettate eper le spese correnti era costretta a prelevare.Ma chi indaga ci crede poco e guarda anche ai passaggi delle conversazioni intercettate incui il giudice denuncia notevoli difficoltà economiche. Cosa che imprime un'accelerazioneall'indagine sui presunti scambi di favori con gli amministratori giudiziari, con nomine dicomodo per il marito del giudice, l'ingegner Lorenzo Caramma, pure indagato. E poi ilNucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza cerca riscontri che sostengano la tesi deiversamenti di contanti a Vittorio Pietro Saguto, che avrebbe ricevuto il denaro per la figlia.L'anziano padre del magistrato è indagato pure lui, per autoriciclaggio.La nomina sfumata

Nel contesto generale si inseriscono le trattative per la nomina di Lorenzo Caramma anchecome coadiutore nella gestione del Cara di Mineo, dopo il sequestro della società che logestiva, deciso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Roma, presieduta daGuglielmo Muntoni, amico della Saguto. Davide Franco, uno degli amministratori, avevachiamato più volte l'ingegnere. Il 4 settembre era praticamente fatta. Ma l'8 sono scattate leperquisizioni disposte dai pm nisseni.Parcelle da un milione a testa

È comunque Gaetano Cappellano Seminara, l'amministratore giudiziario al centro dipolemiche da almeno due anni e mezzo, il protagonista di alcuni passaggi: «Ma su Palermo chiede al presidente misure? Perché considera che noi, lasciata Gas Natural, questa di quaci impegna molto poco, questa di Roma». Saguto: «Ora vediamo, per ora non abbiamoniente, nemmeno una carta, non c'è più niente per me».In un altro colloquio, intercettato sempre nell'ufficio del giudice, Cappellano dice: «Abbiamopresentato a Fabio Licata (altro magistrato sotto inchiesta, ndr) la liquidazione di GasNatural. Eh, in buona sostanza, alla fine, abbiamo chiesto un milione di euro l'uno,complessivamente... io ho chiesto a parte il rimborso forfettario, perché sono l'unico avvocatofra i tre amministratori... sono 700 milioni di euro di volume d'affari». Ieri il presidente dellaCorte d'appello, Gioacchino Natoli, e il pg Roberto Scarpinato sono stati sentiti dalla primacommissione del Csm, alla quale hanno chiesto di intervenire subito.«Morirò, ma morirò ricco»

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Un altro capitolo riguarda i rapporti, che dalle intercettazioni appaiono altamente conflittuali,con Walter Virga, figlio di Tommaso, giudice ed ex componente del Csm. Secondo i pmnisseni, il giovane avvocato avrebbe ottenuto due misure per «ringraziare» il padre di averfermato iniziative ed esposti disciplinari contro la Saguto. Tesi anche questa respinta daidiretti interessati.Le misure Bagagli e Rappa rendono bene: ci sono gli attacchi mediatici, «però domanifacciamo i bonifici. Io morirò, ma morirò ricco», dice Virga jr, forse con ironia, alla moglie,Giuliana Pipi, con lui nei cda delle aziende.La nuora allontanata

Ma il discorso è più ampio e riguarda la Saguto imprenditrice, che dà lavoro. A personeconosciute e di fiducia, spiega lei, perché il settore dei beni sequestrati alla mafiapresuppone la massima fiducia. E però il 7 giugno Walter Virga si sfoga con il suo coadiutoreAlessio Cordova, dopo avere allontanato dal proprio studio Mariangela Pantò, fidanzata diFrancesco Caramma e dunque futura nuora della presidente: la questione è sfociata in unalite con la Saguto. «Fosse successo a me dice Virga mi sarebbe dispiaciuto, ma me lasarei presa con mia suocera, perché io avrei detto, guarda, se tu, diciamo, non cercavi diinfilare tutta la famiglia, tutti gli amici dei tuoi figli in tutte cose, non finivi su tutti i giornali,sputtanata in tutto il mondo». Parlando con Tommaso Virga, il figlio Walter si lamenta delmodo in cui la Saguto ha affrontato la questione: «Lei avrebbe detto che il problema non sipone, perché Mariangela paga un affitto... ma non è vero». E il giudice, che appare molto inansia: «No, no, si chiude, Walter... si chiude, si chiude...».La rabbia del presidente

L'amarezza di Virga è condivisa da Cordova: «Io in generale, almeno dal mio punto di vista...non avremo mai più nessun incarico chiaramente dalle misure di prevenzione». E in effetti laSaguto è arrabbiatissima: «Mi dà fastidio perché è stata fatta in questa maniera e lui pagheràle conseguenze di questa decisione... Lui (Virga jr, ndr) lo devo rivedere io e appena lorivedo, vedrai cosa non succede. La piena la stiamo reggendo tutti, lui non la vuole reggere.E non la regga, ci penso io».Il figlio del cancelliere

La Saguto il 31 agosto chiama un cancelliere del tribunale: «Intanto cominciamo con tuofiglio, sicuramente». Poco dopo riceve un collaboratore di Cappellano Seminara, AuloGigante: «Senti qua, per Vincenzo (non identificato, ndr) avremmo trovato probabilmente unposto, adesso, nell'amministrazione Virga. Però c'è una persona che voglio presa in cambio,che è il figlio di un cancelliere». Qualche giorno dopo il giudice precisa alla direttainteressata: «Tuo figlio lo mettiamo da Niceta, come ragioniere... Poi man mano, per tuofratello ho parlato con Carmelo Provenzano, il professore». E l'altra: «Mio fratello per ora sel'è preso Carlo». Il 28 agosto un amministratore, Alessandro Scimeca, cerca di evitareun'assunzione con una qualifica «improponibile» per un esecutivo, chiesta da un altoesponente istituzionale: «Da fratello a sorella te lo dico, faccio tutto quello che vuoi ma non cifacciamo sparare».I fucili e il doposole

Vittorio Saguto e il nipote Emanuele Caramma amano andare a caccia e si devono prendere

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munizioni e fucili e portarli a Piana degli Albanesi. È «Elio» Caramma, figlio della Saguto, adinsistere molto: «Io ci posso provare gli spiega la madre ma commetto un reato, porto edetenzione abusiva di materiale esplodente». E infine la scorta: la Saguto il 28 agosto faprendere agli agenti un doposole, poi fa accompagnare la Pantò in spiaggia, infine chiede «idischetti levatrucco, quelli grandi». Il caposcorta le risponde che ci sono quelli piccoli. «No,non li voglio».

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PALERMO Il 19 luglio scorso, il giudice antimafia Silvana Saguto è la madrinadella manifestazione "Le vele della legalità", pronuncia parole accorate perricordare il sacrificio di Paolo Borsellino e degli agenti della scorta. Ma appenatorna nella sua auto blindata, telefona a un'amica e sputa parole terribili contro ifigli di Borsellino. Ce l'ha soprattutto con Manfredi, che il giorno prima haabbracciato fra le lacrime il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alpalazzo di giustizia di Palermo.

Un abbraccio che ha commosso l'Italia. Ma non il giudice antimafia SilvanaSaguto, che sbotta: "Poi, Manfredi Borsellino, che si commuove, ma perchéminchia ti commuovi a 43 anni per un padre che ti è morto 23 anni fa? Che figurafai". E insiste: "Ma che... dov'è uno... le palle ci vogliono. Parlava di sua sorella e sicommuoveva, ma vaffanculo".

Eccole, le parole terribili che pronunciava uno dei giudici simbolo di Palermo, cheha sequestrato beni per milioni di euro e oggi è indagata dalla procura diCaltanissetta per aver costruito un sistema di raccomandazioni e favori attorno allagestione dei patrimoni sottratti ai boss. Il giorno dell'anniversario della strage di viad'Amelio, Silvana Saguto era infastidita perché aveva aspettato due ore sotto ilsole l'arrivo delle barche della legalità al porticciolo di Ficarazzi, piccolo centro alleporte di Palermo. Ed era un fiume in piena contro la famiglia Borsellino. Tutte lesue parole sono rimaste impresse nelle intercettazioni fatte dai finanzieri delnucleo di polizia tributaria di Palermo.

Di Manfredi Borsellino, il giudice diceva: "È uno squilibrato, lo è stato sempre, loera pure quando era piccolo". Alla sorella Lucia, Silvana Saguto riservava altriinsulti: "È cretina precisa ". Parole choc, che fanno di questa inchiesta del Gruppotutela spesa pubblica, coordinata dal procuratore aggiunto Lia Sava, un durissimoatto d'accusa contro certa antimafia di maniera.Sì, perché Silvana Saguto non perdeva occasione per recitare fino in fondo il ruolodi paladino della legalità. E, intanto, telefonava al suo collega presidente deltribunale Misure di prevenzione di Roma Guglielmo Muntoni per raccomandare ilmarito, l'ingegnere Lorenzo Caramma.

Perché a Palermo erano ormai scoppiate le polemiche su quell'incarico al coniugenominato a ripetizione dal re degli amministratori giudiziari di Sicilia, l'avvocatoCappellano Seminara. Muntoni non si tirò indietro. Il 31 luglio, telefonò alla Saguto:"I miei amministratori sono precettati a cercare qualcosa che vada bene per uningegnere bravo di Palermo ". E a qualcosa si pensò per davvero, un incarico alCara di Mineo.

Ma la preoccupazione principale della Saguto era continuare a essere un giudice

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antimafia. Soprattutto, nei giorni in cui era al centro delle polemiche per la gestionedei beni sequestrati. Uno dei suoi pupilli, il professore dell'università Kore di EnnaCarmelo Provenzano alzò l'ingegno. "Voglio fare qualcosa di impatto le disse altelefono, e anche questo dialogo è stato intercettato un incontro con i giovaniche vogliono preservare gli eroi del contrasto alla criminalità, quindi voglio fare unagiornata su di te". Idea perfetta, per tentare di contrastare il servizio sulle "Iene"andato in onda due giorni prima. "Un convegno con un sacco di giovani".

Provenzano meditava di mettere su un grande palcoscenico antimafia. La Sagutosembrava più tranquilla. Pensò di passare una giornata al mare con l'amicaFrancesca Cannizzo, il prefetto di Palermo. Ma, si sa, a Palermo il vero problemaè il traffico, soprattutto per raggiungere il mare nel weekend. Lo ribadiva ancheil prefetto: "È l'inferno". La Saguto rassicurò: "Ce ne possiamo fregare dell'infermose vieni con me, abbiamo la mia macchina, c'è la preferenziale".

Erano davvero grandi amiche la giudice e il prefetto. Qualche giorno prima, laSaguto aveva chiesto alla Cannizzo di raccomandare il brillante professoreProvenzano per un altro incarico, al Cara di Mineo.

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Giudice antimafia Saguto: laurea delfiglio scritta dal prof che lei haraccomandato al Cara di Mineo

di Giuseppe Pipitone | 22 ottobre 2015

Emanuele Caramma si è laureato con una tesi sui beni confiscatia Cosa nostra. Che, però secondo gli inquirenti è stata redattada Carmelo Provenzano, professore universitario alla Kore diEnna, e amministratore giudiziario di fiducia dell'ex presidentedella sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo.Lui, al telefono, la ringrazia per la segnalazione del suo nomequale potenziale commissario del centro richiedenti asilo

“Beni sottoposti ad amministrazione giudiziaria: bilanciamentotra tutela del mercato e garanzia della legalità”. È solo il titolo diuna tesi di laurea ma a rileggerlo adesso sembra quasi una beffa.Perché quella tesi di laurea in Economia appartieneadEmanuele Caramma figlio di Silvana Saguto, ex presidentedella sezione misure di prevenzione del tribunaledi Palermo,indagata per corruzione, induzione e abuso

Più informazioni su: Caltanissetta, Cara di Mineo, Palermo

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Giustizia & Impunità

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d’ufficio dalla procura di Caltanissetta. Saguto è al centro diun’inchiesta che ha svelato un gigantesco cerchio magico fatto difavori, regali e prebende nella gestione delle ricchezze sottratteai boss. Ed è stata anche intercettata mentre definiva i figli diBorsellino “squilibrati e cretini”.

Suo figlio, già citato nell’indagine per un incarico ottenuto in unlussuoso hotel di proprietà della famiglia dell’avvocato GaetanoCappellano Seminara, l’asso pigliatutto dell’amministrazionegiudiziaria, si è addirittura laureato con una tesi sui beni confiscatia Cosa nostra. Un titolo che, come spiega La Stampa,aCaramma viene suggerito dal vero autore di tutto l’elaborato, ecioè Carmelo Provenzano, professore universitarioalla Kore diEnna, amministratore giudiziario di fiduciadella Saguto, uno dei componenti del cerchio magico della zarinadei beni confiscati. ÈProvenzano che scrive – secondo gliinquirenti – la tesi di laurea del figlio della Saguto, ed èsempre Provenzano che cerca di farsi raccomandare dalmagistrato per un incarico al Cara di Mineo, il centro perrichiedenti asilo finito al centro di Mafia Capitale ecommissariato dallo scorso giugno.

“Il 12 giugno Provenzano contatta la Saguto ringraziandola perla segnalazione del suo nome al prefetto di Palermo qualepotenziale commissario del Cara di Mineo”, si legge neibrogliacci della guardia di finanza. Perché per l’incaricoa Mineo, Saguto fa intervenire il prefetto di Palermo FrancescaCannizzo, sua grande amica. “Ti volevo dire che ieri, davanti ame, ha telefonato quella da Roma per chiedere i dati al prefetto”,dice ad un certo punto a Provenzano. Il professore gongola:“Mamma mia se è così, prima di festeggiare, un bacio in bocca ti doguarda. Sei una potenza”.

Ma non solo. Perché Saguto era riuscita a trovare un lavoroalCara di Mineo anche a suo marito Lorenzo Caramma,coinvolto con lei nell’inchiesta nissena, già titolare di una seriediincarichi concessi da altri amministratori giudiziari. Caramma

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aveva trovato l’accordo con Davide Franco, commercialistaamministratore del centro richiedenti asilo di Mineo, che aveva“avuto il numero” del marito della Saguto da GuglielmoMuntoni, presidente della sezione misure di prevenzione deltribunale di Roma. “E’ vero, ho chiesto all’ingegnere LorenzoCaramma se fosse interessato a collaborare al Cara di Mineo.Tuttavia i primi di settembre abbiamo ritenuto opportunointerrompere questa ipotesi lavorativa con l’ingegnere dato che daigiornali apprendemmo dell’inchiesta di Caltanissetta. Loabbiamo fatto per motivi di opportunità”, spiega ilcommercialista Franco.

E mentre da una parte Saguto chiedeva al prefetto aiuto pertrovare incarichi al Cara di Mineo, dall’altra contattaval’amministratore giudiziario Alessandro Scimeca per sollecitareassunzioni chieste dallo stesso prefetto. “Io – dice intercettata il 28agosto – ti devo chiedere il favore per il prefetto: di quello là daassumere”. Sono invece propositi di vendetta quelli promessidalmagistrato nei confronti dell’avvocato Walter Virga, figliodiTommaso, magistrato ed ex componente togato del Csm.

I due Virga sono finiti entrambi coinvolti dall’inchiestanissena.Virga junior, infatti, era stato nominato amministratoregiudiziario del gruppo Bagagli e delle aziende sequestrate allafamiglia Rappa: negozi, concessionarie d’auto di lusso, tv private,un tesoro da quasi un miliardo di euro. In cambio – secondol’accusa – Virga aveva assunto Mariangela Pantò, fidanzata delfiglio della Saguto, nel suo studio legale. “Abbiamo pagato il pizzoche dovevamo pagare e abbiamo avuto quell’incarico”, commentain un’intercettazione. Appena inizia a scoppiare lo scandalo, però,Virga preferisce “licenziare” la fidanzata del figlio della Saguto. Lareazione del magistrato è rovente. “Sono distrutta, incazzata non sipuò dire come gliela faccio pagare, non si buttano a mare lepersone, si rischia insieme”. Poi riceve Virga e gelidasentenzia: “Non penso che ci sarà un seguito a questacollaborazione”.

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IL NOME DI CARMELO PROVENZANO È VENUTO PREPOTENTEMENTE FUORI DOPO LEINTERCETTAZIONI ALLA SAGUTO.

Intercettazioni dalle quali si evince che è un suo pupillo devotissimo, che ha fatto la tesi di laurea al figlio dilei Elio, scapestrato e svogliato per ammissione della madre, che si è procurato per fargli avere tutti e otto ipunti dei docenti per la laurea, che ha mandato, su spinta della Saguto un mellone al prefetto di PalermoFrancesca Cannizzo per ingraziarsela e chiedere la sua forte intercessione onde ottenere la nomina diamministratore del centro Cara di Mineo, dove si parcheggiano da molti mesi circa 3000 migranti, per i qualilo stato paga 38 euro al giorno e la prefettura due euro e cinquanta a testa.

Il giro ha funzionato così: Saguto ha fatto la segnalazione del nome di Provenzano alla Cannizzo, la quale hafatto qualche telefonata a Roma ed ha ottenuto una risposta positiva. Pareva fatta, al punto che, telefonandoalla Saguto Provenzano arriva a dirle: “Prima di festeggiare, un bacio sulla bocca ti dò.” Un giornale scriveche ha avuto tre incarichi di amministratore giudiziario, un altro sostiene che ha avuto incarichi e richieste diconsulenze, da parte di amministratori legati alla Saguto. È possibile che sia stato il traitd’union, la longamanus, il punto di collegamento, tra gli amministratori e la Saguto. Del resto era uno di quelli che organizzavae che teneva dotte relazioni al corso di formazione per amministratori giudiziari che ogni anno si tiene pressol’Abbazia Sant’Anastasia di Castelbuono, dove era presente tutta la corte della Saguto, come ho scrittoaltrove.

Provenzano, quarantenne ricercatore universitario dell’Università Kore di Enna, quella di Crisafulli, laureato ineconomia e commercio è un esperto, a quanto pare, dalle sue pubblicazioni, soprattutto in lingua inglese, diproblemi commerciali, di economia aziendale e di strategie economiche, se si preferisce, di marketing.

La Saguto ha una grande stima del professore, afferma che insegna in tre università, ma in realtà, a partequalche incarico a Palermo, il suo posto è a a Enna. In un articolo pubblicato pochi giorni prima chescoppiasse la bomba, su “La Repubblica”, che ormai è schierata con i lecchini del potere, si può leggere,nella pagina di Palermo, quasi nascosto e ripreso poi a pag. 15 un articolo del nostro studioso, dal titolo “Laguerra sui beni sequestrati” in cui egli dimostra di essere vicino, come del resto ci è stato confermato dauna delle tante vittime dell’operato degli amministratori giudiziari, all’ufficio misure di prevenzione e cerca intutti i modi di difendere l’operato di questo settore scrivendo un mucchio di scemenze, camuffate da qualchetermine inglese, tanto per dimostrare una sapienza che non c’è.

Intanto non si sa di che guerra si tratti, almeno che non si voglia chiamare guerra l’operato, senza alcunalimitazione e con molto arbitrio, di chi procede con disinvoltura al sequestro dei beni ritardando con rinvii continui il momento in cui il sequestrato dovrebbe far valere le sue ragioni e dimostrare l’estraneità alsodalizio mafioso. È una guerra che ha in partenza un vincitore, ovvero chi usa i poteri dello stato. In talmodo si assicura un permanente reddito all’amministratore nominato e al suo gruppo di amici, a spesedell’azienda sequestrata, sino a produrne il fallimento. Provenzano si è inventato un termine,la psychological operation per dire che gli stakeholders, cioè i detentori di interessi leciti e illeciti, lavoranosotto sotto per causare tensioni, depressioni, difficoltà psicologiche di ogni tipo ai poveri amministratorigiudiziari, che si trovano a giocare “una partita simile a quelle di calcio in terza categoria: la tensione siavverte con l’ingresso nel paese e chi sta sugli spalti è pronto a fare continue invasioni di campo”.

Che cazzo vuol dire? A volere trovare un significato pare che si voglia dire che l’impresa sequestrata prima,vedi un po’ non aveva controlli, adesso sì, prima non era in regola, adesso sì, prima non pagava i dipendenti,adesso sì, anzi, questi cattivi sono loro a chiedere di essere pagati e messi in regola. Sarebbe lungoelencare tutti i casi di dipendenti ed ex dipendenti da amministrazioni giudiziarie che aspettano di esseremessi in regola e di avere pagato numerose mensilità, ma figurarsi se dall’alto della sua sedia il dottorProvenzano può conoscere tanti di questi casi umani: il giudizio di questo leccatore dell’ultima ora èimpietoso; sono tutti mafiosi o amici dei mafiosi.

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Addirittura scrive: “una serie di sanzioni e prescrizioni si abbatte contro l’amministrazione giudiziaria e control’azienda”. Te lo immagini? Il tribunale nomina il suo amministratore, che opera in stretta collaborazione conchi lo nomina, e invece, secondo il Provenzino diventa vittima del suo stesso ruolo. E dietro questa poveravittima inesorabile ci sta la solita mafia che invia numerosi clic dopo il sequestro agli operatori dentro e fuoril’impresa: “il sequestro è ingiusto, a brevissimo si risolverà la causa e tutto ritornerà al suo proprietario”, “ilsequestro serve ad arricchire gli amministratori giudiziari e fa fallire l’azienda”, “la giustizia divina farà il suocorso”.

In pratica i due amministratori giudiziari catanesi di cui qualche giorno fa abbiamo dato notizia, cheincassavano 40 mila euro al mese a testa, sono dei poveracci, così come il bisogno di credere che possaesistere una giustizia che metta a posto le cose, sono tutte minchiate messe in giro da mafiosi, ma anche,guarda un po?!!! Da gente come quella di Telejato, che intralciano l’operato lineare e coraggioso dellagiustizia in una terra dove “fare impresa”, secondo alcuni settori deviati della magistratura e degliinvestigatori, significa scendere per forza a compromessi con la mafia.

In realtà, caro Provenzano Carmelo, noi non abbiamo accesso alle colonne di La Repubblica, perchénon lecchiamo.

Ma ci permettiamo di dire, nel nostro piccolo, che non è così e che i tuoi amici amministratori giudiziari nonsempre sono vittime del dovere, ma quasi sempre creano vittime a causa di una legislazione esistente soloin Italia, che andrebbe profondamente rivista. Vuoi vedere che, secondo te facciamo gli interessi non deilavoratori, ma dei mafiosi, mentre tu che hai capito tutto fai gli interessi del miliardario Cappellano Seminara?

È probabile che Provenzano si sia trovato in un gioco più grosso di lui e che abbia creduto che, in nome dellalegalità, dell’antimafia e della tutela dei rappresentanti della giustizia avrebbe potuto far carriera. Intantoapprendiamo che l’università di Enna ha aperto un’inchiesta sul nostro bravo prof. e sospettiamo che i suoiconsigli agli amministratori non siano poi tanto qualificati, dal momento che quasi il 90% delle aziende sottosequestro sono fallite.

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Figli, mogli, amici: iraccomandati vip della sezionebeni confiscati

Le cimici svelano decine di segnalazioni, "sistemati" anche parenti dicancellieri

di SALVO PALAZZOLO

24 ottobre 2015

I raccomandati delle Misure di prevenzioneerano davvero speciali. Amici del giudiceSilvana Saguto e dei suoi figli. Ma ancheamici dei loro amici. E che amici.Professionisti della città bene erappresentanti delle istituzioni (a cominciaredal prefetto di Palermo). In tanti sirivolgevano all'influente presidente di sezioneper piazzare qualcuno nelle aziendesequestrate ai boss. E anche su questeassunzioni stanno indagando gli ispettori delministro della Giustizia. "L'ispezione sichiuderà nel giro di pochi giorni", fa sapere ilGuardasigilli, Andrea Orlando. La settimana

prossima, la prima commissione del Csm si riunirà in sessione straordinaria per il casoSaguto. Fra dieci giorni partiranno le audizioni dei giudici indagati.

"Intanto, cominciamo con tuo figlio sicuramente ", diceva Silvana Saguto alla cancellieradell'ufficio dei gip Tea Morvillo. E proseguirono pure con il fratello Sandro. Furono assuntinella tabaccheria sequestrata in via Torretta, ma finirono per fare solo pasticci. Dopo lascomparsa di 26 mila euro, l'amministratore firmò una lettera di licenziamento. Intervenneil giudice, convocando la cancelliera: "Non è che gli posso dire all'amministratore che nonli licenzi esordì Quindi, io mi ritroverò con persone licenziate per giusta causa, che poicome ti assumo in un altro posto? (...) Tea ho le mani legate ". Ma trovarono una brillantesoluzione: "Se loro si dimettono prima, io dico che non si procede". E i parenti delcancelliere non solo furono graziati, ma vennero subito rimessi in pista per un altroincarico. Pure in fretta. La microspia sistemata dagli investigatori del gruppo tutela spesapubblica ha intercettato la Saguto mentre annuncia soddisfatta alla cancelliera che unasistemazione si è trovata per suo figlio: "Lo mettiamo da Niceta, in un posto che si libera,contabilità (...) se dovesse andare male da Niceta, nel frattempo troviamo altri posti".Aggiunse: "Per tuo fratello, ho parlato con il professore Provenzano".

Anche i due figli dell'assistente giudiziario Elio Grimaldi, in servizio alla cancelleria dellaSaguto, erano stati sistemati. E si erano sollevate non poche polemiche. Tanto che ilgiudice aveva dovuto convocare l'amministratore giudiziario Giuseppe Rizzo. "Abbiamo gliocchi puntati per la cancelleria che fa lavorare i figli... sono dappertutto, non è possibile".La vicenda di Gianluca Grimaldi si è poi conclusa in modo drammatico, con due colpi dipistola sparati nella cava Buttitta di Trabia, anche questa in amministrazione giudiziaria,da un dipendente in mobilità. Dall'indagine della Procura emerge che pure Giuseppe Rizzoera un raccomandato. Diceva la Saguto: "C'ho messo Rizzo perché me l'ha...praticamente è amico di Nasca ". La guardia di finanza commenta nell'informativa che sitratta del tenente colonnello Rosolino Nasca in servizio alla Dia. Anche Rizzo si era subitoadeguato al sistema. La Saguto gli chiedeva "se possiamo sistemare qualche persona che

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ha bisogno di lavorare ". Rizzo fece il nome del geometra Greco.

Le intercettazioni allegate all'inchiesta di Caltanissetta sono piene zeppe di nomi diraccomandati. Nella lista dei segnalati è finita pure la moglie dell'ex direttore generale diBanca Nuova, Francesco Maiolini. Valeria Aiello era arrivata alla Nuova Sport Car, unadelle società sequestrate ai Rappa. "L'ha presa direttamente l'avvocato Virga", dicevano isuoi collaboratori. "Si deve prendere i soldi e apparentemente si può occupare proprio diqualche minchiata". Una collaboratrice di Virga protestava: "Ma lei è scecca totale". Unaltro la riprendeva: "Ma ha le amicizie che contano".

Persino i familiari della giudice antimafia avevano fatto le loro segnalazioni. Il figlioFrancesco aveva indicato Fabio Torregrossa per un incarico di coadiutore nel sequestroAcanto. Il marito del giudice aveva invece raccomandato Roberto Tre Re per la stessaamministrazione. Non è finita. Silvana Saguto aveva piazzato il marito della sua caraamica Francesca Mesi, Giuseppe Tagliareni, con l'avvocato Gaetano CappellanoSeminara. Che si lamentava, perché il neo assunto non era all'altezza. "Lui rimane lì,bellamente ", diceva. "A volte gli manca la volontà, poi mi rendo conto che invece non ècosa sua". Raccomandati e incompetenti, a volte. La Saguto aveva puntato pure su unbrillante avvocato, Antonio Ticali. "Ma tu l'amministrazione di Villa Giuditta la vuoi adessoo ti vuoi fare le ferie e aspettiamo settembre?". Lui scelse settembre. La giudice nonobiettò, interessava solo che il legale l'aiutasse a trovare un posto per il figlio chef, aMilano.

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Cronaca (http://www.panorama.it/news/cronaca/)Le telefonate fra il procuratore di Palermo, Francesco Messineo, e il banchiere indagatoPanorama, nel numero in edicola dal 14 novembre, pubblica i testi inediti delle telefonate tra il magistrato e Francesco Maiolini

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13 novembre 2013

(http://tw(ithttetrp.sc:o//mw/(shwthtwap.rfsea:?c/e/bplo(uomsk..agcilootoom:g?l/es.choarmer//sshharaere?r.php?Panorama () / Le telefonate fra il procuratore di Palermo, Francesco Messineo, e il banchiere indagato

"Buonasera dottore Maiolini, che si dice? L’avevo chiamata, ma il telefono non so, diceva non reperibile, una cosa del genere... Vabbè, può

capitare. Uno magari è in un posto... Senta, le volevo dire questo. Se... credo che sarebbe opportuno vederci. Ci vediamo fra 20 minuti".

Si esprime con queste parole il capo della Procura di Palermo, Francesco Messineo, in una delle telefonate

intercettate (e inedite) che Panorama pubblica nel numero in edicola da domani, giovedì 14 novembre. Con quella

telefonata, Messineo chiama il potente ex direttore della Banca Nuova, Francesco Maiolini (che aveva già ricevuto

un avviso di identificazione da parte del pm palermitano Marco Verzera, che lo indagava per usura) e lo invita a un

incontro: è l’11 giugno 2012, sono le 17.41 e 51 secondi. La telefonata dura 1 minuto e 3 secondi e il finanziere che la intercetta

annota diligentemente che "il numero interlocutore" è intestato al Comune di Palermo e "l’usuario è il procuratore".

Per quelle telefonate, Messineo è stato indagato e poi prosciolto a Caltanissetta, ed è stato anche sottoposto a una

procedimento disciplinare da parte del Consiglio superiore della magistratura, finito in nulla. Ma le telefonate che

Panorama pubblica sono comunque istruttive.

Siamo ai primi di giugno 2012. Il pm Verzera è convinto che Banca Nuova applicasse tassi superiori alla soglia usuraria e,

ritenendone responsabili Maiolini, il presidente dell’istituto Marino Breganze e il direttore commerciale Rodolfo Pezzotti,

aveva avviato la procedura per iscriverli nel registro degli indagati. Il giorno 11, alle 18.19 e 15 secondi, mentre è

verosimilmente ancora dal procuratore Messineo, Maiolini chiama un dirigente di Banca Nuova, Andrea Rallo: chiede

delucidazioni sul trimestre in cui si ritiene che sia stata superata la soglia di usura. L’altro ha bisogno di controllare le carte.

Alle 19.05 e 35 secondi nuova telefonata con Rallo, che Maiolini rimprovera: "Allora, dico, noi facciamo tutto un documento qui,

Il procuratore di Palermo Francesco Messineo fotografato in senato per una audizione in commissione giustizia – Credits: ANSA/GIUSEPPE LAMI

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praticamente con memoria in cui si spiega che prima del 2009 e dopo il 2009 e poi l’infrazione sarebbe il primo trimestre del 2010. Allora

siamo coglioni, no? Chiama il professor Ambrosetti che gli devo riferire un po’ di cose... Digli se mi chiama, che ero da Messineo prima,

capito?".

Pochi minuti dopo, alle 19.11 e 50 secondi, Enrico Maria Ambrosetti, avvocato della banca, chiama effettivamente Maiolini.

Parleranno 10 minuti e 59 secondi. "Professore" dice il manager "mi scusi se la disturbo. Allora, mi ha chiamato oggi e sono stato da lui

e sono appena uscito. Lui mi ha detto... se la vicenda, dice, come dalla lettura dell’appunto si evince, è antecedente al 2009, data dalla quale la

Banca d’Italia ha emanato quella normazione secondaria eccetera eccetera, dico, non mi pare che la questione possa, diciamo, avere qualche

significato".

Uscito dall’ufficio del procuratore, Maiolini chiama ancora l’avvocato. "E poi" dice l’ex direttore della Banca Nuova "mi ha

detto che c’è un’ulteriore violazione nel terzo trimestre 2010, all’atto del passaggio a sofferenza, perché pure lì sembra che il nostro sistema

informativo, quando le pratiche passavano a sofferenza, addebitava per errore un certo quid pluris, che poi veniva restituito in una fase

successiva".

Potrebbe sembrare insomma (ma Panorama sottolinea che il gip di Caltanissetta ha ritenuto il fatto insussistente e il Csm

non ha mosso alcun addebito disciplinare) che Messineo riferisca a Maiolini quel che aveva appreso dal suo sostituto

Verzera. A meno che Maiolini non inventi o millanti. Ma il manager insiste: "Perché poi lui mi dice, guarda attenzione che la

Guardia di finanza ve lo ha notificato con l’articolo 21, invece a noi risulta procedimento contro ignoti. Mi ha suggerito a questo punto che sia

lei ad andare a parlare con il dottor Verzera, chiedendogli un appuntamento. E però prima di quella data si incontrano, tu, il professor

Ambrosetti, insieme al dottor Rallo, per vedere un pochino di mettere a punto...".

Il titolo dell’articolo pubblicato da Panorama è: "Procuratore, ci dica che non è possibile".

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