Sillabario
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Enrico Linaria
Sillabario
eseresi edizioni
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georges perecITALO CALVINO
enrico linaria
g e o r g e s p e r e c I T A L O C A L V I N O
e n r i c o l i n a r i a
georges perec
georges perec
ITALO CALVINO
ITALO CALVINO
enrico linaria
enrico linaria
abécédaire sillabario
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Sillabarioproprietà letteraria riservata© 1995 by Enrico Pierucciniprima edizione cartacea: marzo 1995ristampa pdf: dicembre 2008
ISBN 88-900061-0-2
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Enrico Linaria
Sillabarioprefazione dell’autoree introduzione di Francesco Varanini
SillabarioSillabarioSillabario
SillabarioSillabarioSillabario
1995
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Georges Perec
Petit abécédaire
illustré
1969
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Addirittura una pallonata sul nasodi Enrico Linaria
Tutto cominciò al convegno di studi su Italo Calvino chesi tenne a Sanremo il 28 e 29 novembre 1986. Per la pre-cisione quasi a conclusione dei lavori quando non parlò,sí non parlò, Giampaolo Dossena. Penultimo relatoredella giornata, il suo intervento fu ritardato di ore daquelli precedenti di noiossima gente del posto e da unatestimonianza, non prevista, di un parlamentare locale.Spazientito, Dossena disse che avrebbe dovuto parlaredel Piccolo sillabario illustrato di Calvino.E invece no: andassimo pure a cercarcelo sul Caffè delmarzo ‘77 o su Oulipo - La letteratura potenziale, (Clueb,Bologna 1985) ammesso che il libraio ce l’avesse fatta a
procurarcelo. E avanti cosí. “I lipogrammi di Calvino?Scordateveli: se volete, ne trovate uno sull’inserto Tutto-libri della Stampa del 10 ottobre 1981. Cos’è un lipo-gramma? Andatevelo a cercare sul dizionario”. E ancora.“Il catalogo Hic sunt leones edito dall’Electa? Quello poi,neanche azzardatevi a cercarlo, introvabile. Potete in- vece trovare Alter alter del luglio 1977: lí sopra Cal- vino...”. A raffica altri accenni: al Libro dei nonsense diEdward Lear, agli oulipisti e ad altra “scappatelle” ouli-piennes di Calvino. In questo modo l’intervento di Dos-sena fu il piú conciso, ricco e brillante – oltreché utile –di un convegno davvero sciapito e palloso. Di lí a pochigiorni avevo già tra le mani il libro della Clueb. Il mio
5PREFAZIONE
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1. La nota figura anche – leggermente modificata – in La BibliothèqueOulipienne, Editions Ramsay, 1987, volume 1, pp. 101 e 102.
2. Stando a Flessioni, rime, anagrammi: l’italiano in scatola di montaggio,Zanichelli 1988, sono ottantotto: tra queste, diverse parole stranierein uso nella lingua italiana che foneticamente finiscono in o tipo ron-
deau o bureau.
PREFAZIONE
primo libro oulipien, l’inizio di un amore grande sí, manei limiti, non travolgente.
Vale qui la pena riportare la nota introduttiva, scritta daItalo Calvino, che figura alle pagine 224 e 225 del libroedito dalla Clueb1. Un motivo c’è: sono diciannove,come le successioni sillabiche usate da Calvino, gli eser-cizi che compaiono nel mio sillabario. Non a caso. Man-cando altri esempi in italiano mi sono rifatto ai modellidi Calvino concedendomi – tanto vale confessarlo subito
– qualche libertà di troppo. Ma, accidenti, pensate unpo’ a quante parole della lingua italiana finiscono in u2.
Questa la nota introduttiva di Italo Calvino al suo Piccolo sillabario illustrato.
«Il Petit abécédaire illustré di Georges Perec (pubblicato
privatamente nel 1969 e poi in Oulipo - La littérature po-tentielle, Gallimard 1973, pp. 239 e 305) è composto disedici brevissimi testi narrativi la cui chiave viene datain fondo: ognuno di essi equivale semanticamente a unaltro testo di poche sillabe che a sua volta equivale fone-ticamente alla successione d’una consonante e delle cin-que vocali come nei sillabari BA-BE-BI-BO-BU,
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3. Un po’ diversa, in questo punto, la nota introduttiva riportata inOulipo - La Bibliothèque Oulipienne dove si legge, tra l’altro, che il
“testo in P è un contributo di Giampaolo Dossena”.
PREFAZIONE
CA-CE-CI-CO-CU, DA-DE-DI-DO-DU e cosí viaper tutte le consonanti dell’alfabeto.
Per esempio, PA-PE-PI-PO-PU è reso cosí: “Trasferi-tosi a Cremona, il Sommo Pontefice scruta con ansia ilfiume che manda cattivo odore. Pape épie, Pô pue”.Un’operazione equivalente presenta in italiano maggioridifficoltà, dato che il rapporto fonetica-ortografia nellanostra lingua non permette varianti se non minime, edato anche che i monosillabi sono piú scarsi, e soprat-
tutto che pochissime parole finiscono in U. Ho tuttaviacercato di condurre l’operazione fino in fondo, per tuttele consonanti dell’alfabeto italiano (esclusa la Q) com-presi il doppio suono della C e della G e le consonanticomposte GL, GN, SC: in totale diciannove esercizi disillabario. Mi sono tenuto rigorosamente alle serie tipo BA-BE-BI-BO-BU, senza altra libertà che quella di raddoppiarela consonante e la vocale. (In qualche caso la vocale vienetriplicata). In un solo caso, nella serie GN, una vocaleestranea viene elisa nella pronuncia ma non nella grafia3.L’uso delle sigle, raro in Perec, è stato qui necessario inparecchi casi.
Credo di essere riuscito ad attribuire un senso a tutte lesuccessioni di sillabe, tranne che per la serie Z, ma sa-rebbe stato poco sportivo arrendersi proprio alla fine».
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Tornando a noi sono necessari alcuni chiarimenti. In-nanzi tutto ho inserito qua e là delle consonanti per po-
tere dare un senso alla frase. E poi, anche questo èmeglio dirlo subito, ho fatto prendere una pallonata sulnaso al contadino del sillabario n.19 perché parlasse in
gn [+n’] anziché in n. C’è inoltre da dire che la succes-sione dei diciannove “scherzi” è evidentemente cronolo-gica e non alfabetica. A sillabario ultimato non ho avuto voglia di riordinarlo: avrei dovuto cambiare troppe cose
visto che alcuni testi sono la continuazione di testi pre-cedenti. È il caso, ad esempio, dei numeri 2, 3 e 8.Un’ultima cosa: a chi volesse confrontare questo silla-bario con quello di Calvino, consiglio quanto a suotempo consigliato da Giampaolo Dossena. Con la diffe-renza che oggi il Piccolo sillabario illustrato di Calvino po-tete trovarlo, c’est plus facile, nel suo libro postumoPrima che tu dica “pronto” (Mondadori, 1993)
Enrico Linaria
ottobre 1994
8 PREFAZIONE
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1. “Varanini – tiene a precisare l’autore – ama scherzare. E scher-zando mi attribuisce meriti letterari che non ho. Vorrei io, Enrico
Linaria, avere la centesima parte dei meriti di Calvino!”
INTRODUZIONE
Cinque motivi di apprezzamentodi Francesco Varanini
Fortuitamente giunge sul mio tavolo questo sillabario.Lo trovo apprezzabile per nove motivi.
Primo motivo. L’autore porta elementi a favore di unadottrina che in questi anni di sbracate apologie di feticciletterari trova pochi seguaci, ma che ha dalla sua il fu-
turo. È la dottrina dell’anticalvinismo1. La genialità diCalvino non regge all’opera di falsificazione di questoignoto Linaria che per esempio s’inventa di sana piantala trasformazione del β-metilindolo in antranilato di me-tile seppure nel rispetto delle valenze chimiche.L’humour non dovrebbe mai mancare in un testo ouli-pien, ma malauguratamente l’esercizio di Calvino restasul piano del freddo equilibrismo fonetico-ortografico.Le brevi narrazioni appaiono pretesti alla sillabazione,prive come sono di freschezza e ironia, di autonomo sa-pore.Si veda la sequenza CIA-CE-CI-CIO-CIU. Calvino siappresta al gioco per la via piú facile: individua nell’ul-
tima la sillaba piú difficile da rendere semanticamente,decide di leggerla come nome di un troppo noto perso-naggio cinese.E a partire da ciò costruisce a ritroso una
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fabula non particolarmente originale.Osservate ora il diversissimo procedere di Linaria. In-
nanzitutto, invece della successione alfabetica scelta daCalvino, BA-BE-BI-BO-BU, CA-CHE-CHI-CO-CU,CIA-CE-CI-CIO-CIU, ecc., scolastico calco dell’Abé-cédaire di Perec, Linaria ci propone una successione chechiama, con autoironia, “evidentemente cronologica”:potremmo dire altrimenti che si tratta di una successionediegetica, dove il gioco è allargato fino ad abbracciare le
strutture narrative, con la creazione di personaggi che sirincorrono di sillabazione in sillabazione. Cosí, in luogodell’icona Ciu En Lai appesa in una Comune cinese, tro- viamo nel sillabario di Linaria Ciccio Smoke e CiccioChew, una coppia di ciccioni compagni di scuola di de-lirante comicità.Se dunque Calvino si limita a iterare il gioco di Perec,Linaria reinterpreta creativamente un genere letterariofacendolo uscire dall’angusto schema dell’enigmistica.
Secondo motivo. Il grande equilibrio del sillabario lina-riano nasce appunto da questo felice gioco speculare oisomorfico, dove i testi narrativi si presentano come gu-stosi frames, storie concentrate in grado di garantire diper sé al lettore un “orgasmo abduttivo”. La sequenzadi sillabe viene a essere una sintesi ulteriormente con-centrata di una storia già concentrata. Ne consegue unrinforzo del piacere legato alla lettura della breve narra-zione, un piacere di secondo livello. Chiuse in confinipredeterminati, come versi costretti dalla metrica, le sil-
10 INTRODUZIONE
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11
2. Nel 1987, anno in cui Varanini scrive questa introduzione.
INTRODUZIONE
labazioni di Linaria sigillano le prose offrendo del lorocontenuto sintesi fulminanti, e aprendo al contempo il
campo a diverse e trasversali letture. Terzo motivo. Linaria gioca. Gran merito in un contestoabbastanza lugubre, che vede un mondo di autori chiusoa riccio, teso a conservare i privilegi, e un mondo di let-tori sempre piú privato di possibilità di scelta, oppressocom’è dalle proposte-imposizioni di un mercato stan-
dardizzato. Ben vengano autori che giocano, che si pren-dono in giro, che insegnano ai lettori a non prendere sulserio chi scrive.
Quarto motivo. Questo sillabario raggiungerà purequalche lettore. E sarà tanto di guadagnato, vista lascarna produzione nazionale di testi in grado di porsi
come strumenti per un'alfabetizzazione ludica.Intanto2 in Francia le Editions Ramsay ripubblicano, indue volumi di quattrocento pagine ciascuno, i trentasetteopuscoli che formano la Bibliothèque oulipienne. Ray-mond Queneau e François Le Lionnais, Georges Perece Italo Calvino, Roubaud, Mathews, Arnaud, Fournel,Queval attendono, piú che epigoni, scopritori di nuove
piste. Linaria ci prova.Quinto motivo. Chi è Linaria? Confesso il fallimentodei tentativi tesi a raccogliere una qualche notizia. Ilconvegno di studi calviniani (28-29 novembre 1986)
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pare abbia avuto effettivamente luogo. Però di elenco dipartecipanti non se ne parla nemmeno. Gli stessi accenni
autobiografici lasciati cadere dall’autore nel sillabarion.11 (“toscano trapiantato a Verona”) appaiono impro-babili e sembrano – piú che una pista offerta al critico –un artificio narrativo.Non abbiamo in mano altro che questo misterioso co-gnome (ma è un nom de plum?) e ad esso ci affideremo.Egli è colui che sta in aria ed è al contempo ( Linaria vul-
garis ) una scrofulariacea, appartiene cioè a una famigliadi piante erbacee dicotiledoni. Tenteremo quindi l’approssimazione attraverso una ji-tanjáfora (secondo la lezione di Alfonso Reyes, ripresada Julio Cortázar in Rayuela, 41).
L’in aria LinariaLunario LunariaLuminaria luminareLunaristaLinaria linaiolaLino linósa linotypeLinòlico linòleum
Libocédri: li gonfia l’ifomicèteLi zoticoni livornesiLitografiL’ilochèro licopòdio lisoformioLimonícolo lipogramma.
Valori fonici e capacità suggestiva del linguaggio ci por-
12 INTRODUZIONE
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tano dunque a illuminare le grandi doti lipogrammatichedel Nostro. (Il lipogramma è quel componimento lette-
rario in cui, per artificio retorico, si omettono tutte leparole in cui compare una determinata lettera o sillaba.Qui il criterio è portato all’estremo, prevedendosil’omissione di tutte le serie di sillabe, ad esclusione diuna).
Sesto motivo. Francamente per questo Linaria cinque
motivi di apprezzamento mi sembrano più che suffi-cienti.
Francesco Varanini
settembre 1987
13INTRODUZIONE
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Italo Calvino
Piccolo sillabario
illustrato
1977
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15
indice dei sillabariindice dei sillabari
BA-BE-BI-BO-BU pp. 24-25CA-CHE-CHI-CO-CU pp. 22-23CIA-CE-CI-CIO-CIU pp. 26-27DA-DE-DI-DO-DU pp. 18-19
FA-FE-FI-FO-FU pp. 28-29GA-GHE-GHI-GO-GU pp. 20-21GIA-GE-GI-GIO-GIU pp. 30-31GLIA-GLIE-GLI-GLIO-GLIU pp. 50-51GNA-GNE-GNI-GNO-GNU pp. 52-53LA-LE-LI-LO-LU pp. 38-39
MA-ME-MI-MO-MU pp. 32-33NA-NE-NI-NO-NU pp. 40-41PA-PE-PI-PO-PU pp. 16-17RA-RE-RI-RO-RU pp. 42-43SA-SE-SI-SO-SU pp. 34-35SCIA-SCE-SCI-SCIO-SCIU pp. 48-49
TA-TE-TI-TO-TU pp. 36-37 VA-VE-VI-VO-VU pp. 44-45ZA-ZE-ZI-ZO-ZU pp. 46-47
INDICE
Enrico Linaria1995
Sillabario
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16
PA-PE-PI-PO-PU
PA-PE-PI-PO-PU
Lasciato solo dai genitori, l’enfant terrible guarda condisgusto la pappa che gli hanno preparato. Neanche l’as-saggia. Si guarda Colpo grosso al videoregistratore, giron-zola un po’ per casa, poi corre in giardino, alla cuccia diPippo, ippopotamino vinto con un concorso della Lines.Prima stuzzica la bestiola punzecchiandolo con stecchi e
bastoni, poi lo libera e lo porta in casa. Mette della nitroglicerina nella pappa e la fa mangiareall’ingordo Pippo.Segue una tremenda esplosione. All’arrivo dei soccorritori la casa è in fiamme e dovunquesi scorgono brandelli dell’ippopotamo.Interrogato dai vigili del fuoco, il bimbo risponde:
– Pappe, Pippo, pu(m)!
SILLABARIO 1
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SILLABARIO 17
L’enfant terrible e l’assistente sociale che è venuta a prelevarloosservano la casa distrutta dall’esplosione e dall’incendio. Ri-conosciuto colpevole dell’uccisione dell’ippopotamo, il bimbo
viene condannato alla ghigliottina.
SILLABARIO 1
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18 SILLABARIO 2
al telefono:
– Ma sí zia Bruna, c’è poco o nulla alla tivú stasera. SuCanale 5 c’è TeleMike. Metti però che sul secondo c’è Il
pianeta proibito che non ho mai capito perché è conside-
rato un rifacimento della Tempesta di Shakespeare. Beh,dicevi?
– Non ci credo! No zia, dai!
– Figurati zia!
– Lo sai come è fatto lui, no? Il mio Renato, il giovedì,
cascasse il mondo, il pokerino dal geometra Bacchi guaise glielo togli. (...) Ah, per quello no, zia.
– Spero che il fegato ti stia bene (...) Dai zia, vedrai checontinuando con lo Schoum si sistema.
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SILLABARIO 19
Dante Tito, antropologo di fama internazionale piú diuna volta ospite di TeleMike, è alla ricerca di un selvaggioper osservarne i modi di defecazione*. Trovata l’isola che
fa al caso suo sul manuale Le isole primitive nel mondo, cisbarca armato di cineprese, registratori, macchine foto-grafiche, carta igienica, bidè portatili, eccetera.Novello Prospero, si mette alla ricerca del suo Calibano.Lo trova, tale e quale a quelli descritti sui manuali, e lobattezza Sabato.
– Dante Tito io, Sabato tu – continua a insegnargli.
– Dande dido io, sabado du – continua a ripetere l’indi-geno.
Finché un bel giorno, dopo settimane di percosse e tor-ture, Sabato capisce il senso della frase e finalmente,mandando in visibilio l’antropologo, dice:
– Sabado io, Da(n)de Dido du.
SILLABARIO 2
DA-DE-DI-DO-DU
DA-DE-DI-DO-DU
* Ricerca commissionata da un istituto universitario di gastroentero-logia dove dei ricercatori studiano le possibili relazioni tra alcuni tu-mori intestinali e la tonalità della muscolatura liscia del tratto distale
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20 SILLABARIO 3
Ikimahi Powaqqatzia dodici anni (1977)quando era socio-apprendistain una cooperativa per la raccoltadella frutta. Tredici anni piú tardisarà vittima dell’antropologoche lo battezzerà “Sabato”.
L’antropologoDante Titoall’imbarco
per l’isolaprimitiva
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SILLABARIOSILLABARIO 3
Dopo otto mesi di esperimenti e di percosse, Dante Titoriesce tramite i riflessi condizionati a fare annunciare aSabato, con circa cinque minuti di anticipo, il momentodella defecazione. Anche perché se Sabato lo fa, riceve
un chicco in regalo: mentine, stringhe, gommose, mo-retti, biberoncini colorati e qualche volta la chewing-gum, senza dubbio il chiccho preferito dall’indigeno.
– Gagghe, ghiggo, gu(m) – la frase-avviso che ogni volta manda l’antropologo in brodo di giuggiole, alpunto che dalla gioia si butta per terra e vi si arrotola
scalciando e urlando “uuuiiikkk!” a squarciagola.
GA-GHE-GHI-GO-GUGA-GHE-GHI-GO-GU
Powaqqatzi-Sabatosenza abiti e col bastone
“a mo’ di selvaggio”per assecondareil piú possibileil professor Titonella speranzadi essere portatoin Europa.
21
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22
CA-CHE-CHI-CO-CU
CA-CHE-CHI-CO-CU
SILLABARIO 4
L’esimio professor Gerolamo Tiraboschi, docente dichimica inorganica presso la facoltà di farmacia dell’uni- versità di Pavia (soprannominato “trombetta” per le sco-
regge in cui eccelle), sta tenendo una sessione di esami.È sua abitudine, una volta che ha la lista del giorno, farlaribattere in ordine alfabetico ed estrarre una lettera perdefinire in modo imparziale la successione degli esami-nandi. Viene fuori la P: Parolari, Porceddu, Pratesi, Purpura.Sono quattro, e per di piú asini: diciotto a Porceddu,
bocciati gli altri tre. Tocca ora alla Q. Il professor Tiraboschi prende il foglioche in alto ha una Q e vede che non c’è scritto nulla aparte due gigantesche iniziali in rosso: C.A.Dopo aver tirato una fragorosa scoreggia e spruzzato unpo’ di spray antipuzza, l’anziano docente si rivolge aglistudenti assiepati davanti a lui:
– CA che è? Chi co(n) Q?
(altra scoreggia)
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SILLABARIO 23
β-
Mangiaflatus contiene anche iodio per disintegrare i legami H-Sdell’idrogeno solforato e renderlo cosí inodore.
SILLABARIO 4
In bianco le molecole dei gas inodori di una scoreggia. In nero il β-me-tilindolo, cui si deve la tipica puzza di merda, e l’idrogeno solforato
dall'inconfondibile odore di uova marce. Mangiaflatus , lo spray aifiori d’arancio brevettato da Gerolamo Tiraboschi, è uno spray dinuovissima concezione. Niente a che fare con gli spray tradizionaliche coprono la puzza grazie alle loro essenze. Mangiaflatus non è abase di essenze. Contiene, è spiegato sulla bomboletta, sempliceacqua arricchita di bromo che, vaporizzata in presenza di uno specialecatalizzatore, trasforma il puzzolente metilindolo in una molecola si-mile: l’antranilato di metile, l’essenza, appunto, dei fiori d’arancio.
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BA-BE-BI-BO-BU
BA-BE-BI-BO-BU
SILLABARIO 5
Un italiano che non sa una parola d’inglese si soffermaa guardare la porta di un cesso londinese piena strapienadi scritte. Tra queste la frase “babe bi bob up*!” che luilegge all’italiana.
– Babe bi bob u(p)! – e se la ride perché gli ricorda lafilastrocca “Ba be bi bo bu, il babao non c’è piú”.
* frase in slang: Babe = donna; bi = abbreviazione di bisessuale; to bob
up = apparire all’improvviso
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Ultimo della lettera T è un certo Luciano Tonetti, so-
prannominato Ciccio Chew per via della chewing-gumche tiene sempre in bocca e per distinguerlo da CiccioSmoke, l’altro ciccione del secondo corso di farmacia,chiamato così per via dei due pacchetti di sigarette chesi fuma ogni giorno. Alla domanda del professor Tiraboschi “quali sono icomposti del selenio che conosciamo e quali sono i loro
numeri di ossidazione?” Tonetti è in difficoltà.– Mi pare, ecco H2Se, no, no che dico, è H4Se, e i nu-meri di ossidazione 4-, 6+, 8+, cioè, vede, non mi ricordobene...Dopo avere scosso la testa e tirato una scoreggia, il pro-fessore fissa lo studente e gli dice:
– Cia(n)ce Ciccio Chew .
Risate in aula.
CIA-CE-CI-CIO-CIU
CIA-CE-CI-CIO-CIU
SILLABARIO 6
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28
Gli hobby preferiti dal capitano Renato Merola sono i
viaggi organizzati, le cene con gli amici e le partite apoker.Giocatore mediocre, quando mostra le carte per ultimoe sa di avere vinto, si abbandona a sberleffi tipo po-pi-pò, maramao e fa-fe-fí.L’altra sera, mentre mostrava agli avversari una doppia
agli assi con cui già aveva vinto, scoprí un altro asso can-ticchiando:
– Fa-fe-fí fo fu(ll)!
FA-FE-FI-FO-FU
FA-FE-FI-FO-FU
SILLABARIO 7
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SILLABARIO 29
Okey caro il mio pirla, ci sto!
Dai geometra, prestamelo
il pied-à-terre giovedí prossimo!
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Ancora il selvaggio scovato dall’antropologo prof. Cav.Dante Tito che si è assentato da casa per un’oretta la-sciando Sabato in compagnia di Gerolamo Tiraboschi
soprannominato “trombetta” dai nemici, Gigio dagliamici. Tutto bene per un po’. Ma quando Tiraboschi spegne lativú perché comincia La ruota della fortuna, il selvaggionon esita a uccidere il docente universitario torcendogliil fil delle reni. Lieto di esserselo tolto di torno, Sabatoapprofitta di una pausa pubblicitaria e porta il cadavere
giú in cantina.– Dov’è Gigio? – chiede Dante Tito appena tornato acasa.
– Giage Gigio giú – è la risposta di Sabato in estasi da- vanti a Mike Bongiorno che illustra le proprietà eccelse
di Gled Magic Water .
GIA-GE-GI-GIO-GIU
GIA-GE-GI-GIO-GIU
31SILLABARIO 8
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SILLABARIO 33SILLABARIO 9
Un mimo da due soldi e con forti raccomandazioni po-litiche convince un direttore didattico a sperimentarel’uso della mimica per l’apprendimento delle lingue stra-niere. Con l’avallo della circoscrizione che lo paga fiordi quattrini, inizia il corso in una delle elementari delcircolo. Alla fine del corso l’immancabile saggetto. Presenti i ge-nitori, il mimo spiega che mimerà delle cose e i bimbi di-ranno in inglese di cosa si tratta.
Ma c’è subito l’intoppo. Inutilmente continua a mimaree rimimare la luna. I bimbi tutti zitti. Finché, dopomezz’ora e piú d’inutili sbracciamenti, il mimo si rivolgestravolto ai genitori, per lo piú mamme, dicendo:
– Ma(m)me, mimo Moo(n)!
P.S. Non è che bambini e genitori non sappiano come si dice lunain inglese. È proprio il mimo che non sa mimarla.
MA-ME-MI-MO-MU
MA-ME-MI-MO-MU
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34
SA-SE-SI-SO-SU
SA-SE-SI-SO-SU
SILLABARIO 10
– Buon giorno, ci sono e a che piano il sindaco e l’asses-sore alla cultura? – chiede un signore all’usciere del co-mune.
– Non lo so – è la risposta.
– Mi scusi, ma dovrebbero esserci. So che oggi hannouna riunione, sí o no? – ribatte il signore.
– Sa, se sí, so’ su – risponde pigro l’usciere con accentoromanesco indicando il primo piano
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SILLABARIO 35SILLABARIO 10
Il sindaco (al centro) mostra all’assessore alla cultura la richie-
sta del geometra Bacchi di ricavare un secondo bagno dal ri-postiglio di un pied-à-terre ubicato in centro città. Sindaco eassessore, che trovano eccellente l’idea del loro amico Bacchi,s’impegnano ad accelerare il più possibile la pratica. Un im-piegato di loro fiducia (a destra) ne seguirà personalmentel’iter. Contento come una pasqua, l’impiegato spera di potereanche lui, almeno una volta, usufruire del famoso pied-à-terre.
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TA-TE-TI-TO-TU
TA-TE-TI-TO-TU
SILLABARIO 11
Enrico Linaria, toscano trapiantato a Verona, sentespesso dire: “mi me son tolto questo, mi me son toltoquest’altro”, ovvero “mi sono preso questo, mi sonopreso quest’altro”. Come pure: “ti te tol questo?”, chesta per “tu prendi questo?”,Invitato da un’amica a prendere il tè, nota in cucina di- versi barattoli di Twinings, John Wagner e London Tea,
tutti comunque del tipo Earl Grey aromatizzato al ber-gamotto.Incuriosito e mescolando veneto e italiano, chiede al-l’amica che scoppia a ridere se quello è il tè che prende lei.
– Ta(l) tè ti to(l) tu?
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SILLABARIO 37SILLABARIO 11
Enrico Linaria contraccambia l’invito e sbalordisce Giovanna fa-cendo sfoggio – con una buona dose di fortuna – delle sue cognizionidi cinetica idraulica. Al centro Francesco Varanini che sorridentefissa il volto meravigliato della ragazza.
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LA-LE-LI-LO-LU
LA-LE-LI-LO-LU
SILLABARIO 12
Roland Petit, il celebre coreografo francese, sta lavo-
rando a un’edizione ipermoderna rap-rock di Giselle.Protagonista sarà Dominique Khalfouni con Luigi Bo-nino nei panni di Albrecht.– Maestro, chi farà la danza degli Hell’s angels *? – glichiedono alcuni solisti della compagnia.Petit, che ha pensato ad Alessandra Manderon in coppiacon Lillo Boulestreau o con Lou Walsh, non esita a ri-spondere:
– L’Ale e Lillo o Lou.
* corrispondente alla Danza dei contadini della versione classica
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Tre critici di fama internazionale discutono di questa Gi- selle rap-rock durante una pausa delle prove.
DONNA – Per me parlerei di “danza anterap” abbinataal postclassico.
UOMO I – No, io ci vedo una prevalenza coreograficadel prerock mescolato al postcontemporaneo.
UOMO II – Forse si può parlare di rap-dance con ele-menti coreografici postrock mescolati al neoclassico eabbinati al precontemporaneo con molti influssi dellanouvelle danse.
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NA-NE-NI-NO-NUNA-NE-NI-NO-NU
SILLABARIO 13
Alberto Bacci, contadino in quel di Porcari, si reca dal
consulente finanziario della locale cassa rurale per inve-stire fior di milioni ottenuti con vari imbrogli dalla Cee.Completamente all’oscuro su obbligazioni, titoli distato, azioni e fondi d’investimento, ascolta senza moltaattenzione quanto dice il consulente che gli consiglial’acquisto di azioni cosiddette “U”: Unicem, Unipol oanche Uce. Dopo un po’, col pensiero fisso all’Eni che
sta costruendo un metanodotto nella zona, chiede:– N’han Eni? Non U!
1963. Alberto Bacci (a destra col bigliettino attaccato sulle spalle)frequenta la seconda media. L’uso sperimentale della tivú in classerincoglionisce ulteriormente e irrimediabilmente il ragazzo. Dopodue bocciature Alberto viene mandato a lavorare in una fabbrichettadi Porcari senza neppure conseguire la licenza media.
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Un poetucolo di Rho è incaricato dalla distilleria Vinacci& figli di scrivere un poemetto sul rum che l’azienda in-tende lanciare sul mercato. Il carme, viene deciso, figu-rerà sull’etichetta della bottiglia. Spacciando il distillatocome un’antica specialità di Rho importata chissà comee quando dalla Giamaica e prodotta in piccole quantità,il poetucolo cosí comincia il poemetto:
– Rar eri Rho-ru(m)...
RA-RE-RI-RO-RU
RA-RE-RI-RO-RU
SILLABARIO 14
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SILLABARIO 43SILLABARIO 14
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Il capitano Merola racconta al geometra Bacchi (che gio- vedí scorso gli ha prestato il pied-à-terre) le sue perfor-mance sessuali. Gran bevitore di vov, il capitano silamenta di non averne trovato nel mobiletto bar stra-
colmo invece di amari, creme-caffè e gingerini. Messo al corrente che le bottiglie di crema caffè in realtàcontenevano uno speciale vov iperenergetico fatto incasa, il capitano ripete piú volte:
– V’avevi vov, uh!
E giú moccoli
SILLABARIO 15
VA-VE-VI-VO-VU
VA-VE-VI-VO-VU
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Renato, perché sei venuto cosí subito?Neanche il tempo di farmelo sentire!
Cosa vuoi che ti dica Ombretta?È che io senza vov...
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ZA-ZE-ZI-ZO-ZU
ZA-ZE-ZI-ZO-ZU
SILLABARIO 16
Gilberto Saltastecchi, regista estroverso e scalcinato, siappresta a girare la scena clou del suo film La finestrache dà sullo zoo. Al ciac la macchina da presa inquadra la finestra dall’in-terno per qualche secondo. Quindi, fendendo l’aria colbraccio destro e accompagnando il gesto con l’onoma-
topea za, Saltastecchi ordina che la finestra, finora soc-chiusa, si spalanchi come per un colpo di vento. “Zezzi!”– plurale di zezzio, ovvero “sibilo di vento” – urla al ra-gazzo degli effetti speciali a cui spetta far muoverel’enorme tenda che pende dal soffitto. Il regista grida in-fine di spostarsi in campo lungo sullo zoo e di zoomare.
Questa le sequenza degli ordini.– Za, zezzi, zoo, zoo(m)!
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SILLABARIO 47
Durante una pausa alcuni attori si affaccianoalla finestra che dà il titolo al film.
SILLABARIO 16
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SCIA-SCE-SCI-SCIO-SCIU
SCIA-SCE-SCI-SCIO-SCIU
SILLABARIO 17
Per Mario Turoldi, da oltre quarant’anni boscaiolo sullemontagne trentine, il segreto per vivere bene è lavorare
all’aria aperta e sciare. Alla cognata Bruna che è venutaa trovarlo – da decenni la donna beve Schoum comeepatoprotettore – non può fare a meno di ripetere:
– Sci, asce, sci: sciò Schou(m)!
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No signorina gliel’ho già detto:io sono un istologo e per quanto
riguarda l’enigmistica gli unici miscuglidi parole che m’interessanosono gli anagrammi.
Professore, la prego, senta almeno questo:“Un erbivendolo toscano sentendoche qualcuno si domanda se ha dell’aglio,
risponde che i suoi agli sono sugosi come l’olio.“Gli ha agli egli? – Gli ho ogli, uh!”.Bello, vero? Dica la verità.
Beh, questo effettivamenteè notevole rispetto all’accozzagliadi sciocchezze che lei cerca
di sottoporre al mio vaglio.Si sente e come che questaè roba di classe.
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SILLABARIO 51
GLIA-GLIE-GLI-GLIO-GLIU
GLIA-GLIE-GLI-GLIO-GLIU
SILLABARIO 18
Verso la fine degli anni Venti all’università di Pisa untecnico di laboratorio un po’ balbuziente ripone un pre-parato istologico dove riconosce della glia che lui pro-
nuncia [+
l’ia] anziché [g•
lía]. Nel farlo si rivolge a uncollega chiedendogli di oliare a scopo protettivo uno deidue microscopi del direttore d’istituto.
– Glia gli è. Gli... gli ogli u(n)?
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GNA-GNE-GNI-GNO-GNU
GNA-GNE-GNI-GNO-GNU
SILLABARIO 19
È tale e quale al sillabario Na-ne-ni-no-nu. Con la diffe-renza che il contadino desideroso di acquistare azioni sireca dal consulente finanziario all’indomani di una par-tita di calcio scapoli-ammogliati dove si è beccato unapallonata in pieno naso mentre era in barriera, e su èmorso la lingua, robe da tranciarsela, in uno scontro.
– Gnagn’Egni? Gno GnU!
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SILLABARIO 53SILLABARIO 19
Polemiche a non finire per la fuga di Sandra due mesi prima dellapartita. Moglie di Alberto Bacci, terzino di buona levatura, con lasua fuga ha creato un bel casino. Per gli scapoli faceva testo la situa-zione reale: Alberto, anche se sposato, da due mesi era tornato sca-polo e dunque doveva giocare con loro. Per gli ammogliati valevainvece lo stato civile e quindi doveva essere dei loro. E questo equest’altro, un laureando in legge che dice una cosa e il giorno dopone dice un’altra, e vai dal parroco ma quello non si pronuncia e la falunga che bisogna avere pazienza e sopportarsi reciprocamente, in-terpella allora un avvocato, e il sindaco che anche lui dice la sua, e unaradio locale che va a ricamarci sopra per giorni e ci fa pure un son-daggio, Alberto Bacci ha finito col giocare ingloriosamente un tempocon gli scapoli e uno con gli ammogliati: sempre meglio che fare l'ar-bitro come aveva indelicatamente proposto il sindaco.
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54
epiloghi
EPILOGHI
epiloghi
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EPILOGHI 57
Su segnalazione dell’Interpol, agenti di Scotland Yard si recano nel-l’appartamento dove abita Sandra per verificare se il soggiorno lon-dinese della giovane donna è in regola con le normative britannichesugli stranieri. Un poliziotto piange: “Non è giusto – continua a ri-petere – interrompere d’autorità una bella storia d’amore”. Due col-leghi tentano invano di consolarlo. “Pensa – arriva a dirgli uno deidue – se a scappare con un nero fosse stata tua moglie!”.
Tutti davanti alla tivú a Porcari e dintorni quando Alberto Bacci de-nuncia la scomparsa della moglie Sandra a Chi l’ha visto?. Neanche
mezz’ora e alcuni italiani spioni reduci da Londra di averla vista piú volte e di averci anche parlato assieme. Non hanno dubbi: è la tipache stava nell’appartamento sopra il loro in compagnia di un disc -
jockey nero. Un’ulteriore conferma è che parlava con un inconfon-dibile accento toscano.
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Informata da un’amica, Sandra se la svigna prima dell’arrivo degliagenti. Irriconoscibile dopo essersi tagliata e tinta i capelli, Sandra faperdere definitivamente le tracce e vive indisturbata la sua storia
d’amore col disc-jockey.
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59EPILOGHI
Bla bla blablabla bla bla blabla blablablablabla bla blabla blabla blablablablabla blablabla senzasoluzione di continuità. E se
escludiamo i due tossicodipen-denti morti il mese scorso eIkimahi Powaqqatsi, centrafi-cano nero deceduto in carceredove, è noto, certe pratiche “in-time” sono all’ordine del giorno,le altre morti per Aids vannosicuramente purtroppo impu-
tate alle trasfusioni. Non è un caso che tutti e tre imorti in questione avessero su- bito interventi chirurgici di una
certa rilevanza più o menonello stesso periodo: una peri-tonite per l’antropologo D.T.,una pancreatite per il maggiore
R.M. e una deviazione intesti-nale per l’impiegata O.G. Tuttie tre, è appurato, erano statisottoposti a trasfusioni di san-gue. Da qui emergerebbe undato inquietante: ossia che esi-steva sicuramente una partitadi sangue che bla bla blablabla
blablablablabla bla bla blabla bla bla blablabla bla bla blabla blablablablablabla blablabla bla bla blablabla bla blabla.
EmergenzaAids
dal quotidiano locale La Nuova Gazzetta
Nessun allarme sociale. Era solo una partitadi sangue infetto proveniente dall’estero.
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Travestito da inglese, il regista Gilberto Saltastecchi corre verso untaxi nel tentativo di sottrarsi ai creditori che dopo il fiasco della Fi-nestra che dà sullo zoo sono aumentati parecchio.
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Immagini
Ovvero elenco delle pubblicazioni (e altro) brutalmente saccheggiate di im-magini per “confezionare” in maniera decente Sillabario, foto e disegni a volteal naturale, a volte spudoratamente ritoccati.
PA-PE-PI A sinistra una foto tratta da Arianna n.104 del 1965, a destra Perché di Karel Thole (da L’altro Panorama, 11 maggio 1981)
GA-GHE-GHI
Dante Tito con la valigia: particolare di una foto su Grazia del 12 novembre1961, pag. 49. Le due foto di Ikimahi Powaqqatsi sono tratte da Scherl’s Ma- gazin del settembre 1928.
CIA-CE-CIGerolamo Tiraboschi: particolare del disegno di Tabet sulla Domenica del Cor-riere del 25 aprile 1965, pag. 50.
FA-FE-FI
Particolare di una pubblicità della lampada a sospensione “Frisbi” di Flos (1989)GIA-GE-GISequenza iniziale del racconto Paperino e i piccoli... grossi guai su Topolino n.1668 del 15 novembre 1987, testo rifatto.
MA-ME-MIIl mimo è tratto da Lei n. 58, dicembre 1981.
SA-SE-SIParticolare di una pubblicità Monti del 1961.
TA-TE-TI
Il cappellaio matto, il coniglio e Alice dal film Alice nel paese dell e meraviglie
(1955) di Clyde Geronimi.
LA-LE-LIFoto Franco Fainello, teatro Filarmonico di Verona, novembre 1989.
61IMMAGINI
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IMMAGINI62
NA-NE-NIEsperimento della tivú in classe in una scuola media di Tavazzano. Da L’Eu-ropeo del 16 giugno 1963, pag. 37.
RA-RE-RIBreve sequenza del racconto Paperino nel mare di Groenlandia su Super Alma-nacco Topolino n. 14 del novembre 1979, testo rifatto.
VA-VE-VI Michèle Mercier e Alberto Lionello nel film Amore in quattro dimensioni (1964) di Mino Guerrini e Massimo Mida.
ZA-ZE-ZII cinque mezzibusti naso-baffo-occhialuti sono tratti da una pubblicità Ras Assicurazioni della fine degli anni Ottanta.
SCIA-SCE-SCIDer Sportstudent der 1929, foto Wide World su Revue des Monats del marzo 1929.
GLIA-GLIE-GLIFoto tratta da Scherl’s Magazin del maggio 1928.
GNA-GNE-GNIPubblicità della nuova Vespa 125 Automa, fine anni Ottanta
E inoltre: è di Eleonora Drach la foto dei due che si baciano tratta da Discotec del febbraio 1992. È presa da Grazia n. 1082 del 12 novembre 1961 la foto deibobbies. È tratta dal catalogo della mostra Gaëtana (Lisbona, Palácio das Al-cáçovas, settembre 1985) la foto condominial-cimiteriale a cui è stata aggiuntauna donna in bicicletta tratta da Femme del maggio 1991. Infine, l’uomo in
bombetta è un particolare di una foto su Epoca del 13 dicembre 1964.
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Uno dei microracconti di questo libello,il n.15 (VA-VE-VI-VO-VU) ha vinto il concorsoindetto dal settimanale Comix nel marzo 1994,giudice-arbitro Giampaolo Dossena.
ristampa pdf 2008 dell’edizione cartacea 1995
come Georges Perec e Italo Calvino