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NOTIZIARIO SEZIONE C.A.I VIGEVANO anno 2019 VIAGGI ATTIVITA’ ESPERIENZE CORSI

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NOTIZIARIO SEZIONE C.A.I VIGEVANO anno 2019 VIAGGI ATTIVITA’ ESPERIENZE CORSI

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In questo numero

Relazione del Presidente 3

Consiglio CAI 4

Pubblicità STAV 5

L’Alba della vita, la geomorfologia e il clima 6

Il cellulare e l’illusione del rischio zero 8

Pubblicità - Simeoni , Assicurazione UnipolSai 9

Al chiaro di luna 10

Saluto ad un Amico 12

Foto 15

Palestra d’arrampicata 16

Relazione gite escursionismo 2018 20

Attività sezionale 2019 22

Foto 24

Sci CAI - Sci Club Vigevano 25

Sci Fondo CAI - Sci Club Vigevano 26

Venerdì del CAI - Mostra fotografica 27

Pizzo Pioda via “l’urlo della poiana” 29

Forse stiamo sbagliando qualcosa…... 31

“Ester, ma ti ricordi !!!!...” 33

Bhutan “la terra del drago tonante” 35

Foto 38

Scuola Valticino “Remo Gulmini” 39

Foto 45

Segreteria - Istruttori Titolati - premiazione Soci 25/50/60ennali Commissione in Sede - Tesseramento 2019 - Assicurazioni CAI Convocazione Assemblea Soci

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Pubblicità AVIS 54

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RELAZIONE DEL PRESIDENTE Cari soci e socie Un nuovo consiglio rinnovato per metà dei suoi componenti, ha iniziato questo nuovo triennio denso di nuovi avveni-menti ed impegni, tra cui l’organizzazione della ricorrenza del Centenario di Fondazione della Sezione nel 2021, l’ampliamento dell’offerta delle nostre attività verso i soci e non soci, trovando nel tessuto sociale del sodalizio disponi-bilità e collaborazione da parte di soci volontari. Quest’anno per la prima volta, il notiziario sezionale sarà on-line, decisione non facile ma ormai matura che si rimanda-va da qualche anno, causa mancanza di collaboratori . In questi giorni si è chiuso il tesseramento 2018 con un leggero passivo anche se siamo comunque soddisfatti del risul-tato ottenuto. Siamo passati da 560 soci a 550, grazie ai giovani che si sono iscritti per avvicinarsi all’arrampicata in palestra. Nel mese di settembre si è tenuto un corso di Introduzione all’Arrampicata per Bambini, AEE, sviluppato in cinque in-contri in palestra ed uno in ambiente a Montestrutto dove hanno partecipato ventitre ragazzi. La speranza è che si possa continuare a proporre anche per il futuro e ringrazio gli istruttori Alberto Caresana e Max Garavaglia e tutti i collaboratori per la buona riuscita del corso e desidero a nome mio e di tutta la sezione fare gli au-guri a Max Garavaglia per una pronta guarigione dopo l’incidente occorsogli in Grigna . Le attività sezionali invernali ed estive stentano un po’ per la mancanza di partecipanti pur mantenendo un buon livello di proposta come i due giorni in Dolomiti al Rifugio Puez e la salita al Monte Sassongher e la ferrata della Sacra di San Michele, come l’week-end a Santa Caterina in febbraio. In sezione la bella ed interessante serata animata dal coro la Vetta con “Storie e Canti di battaglie” nel ricordo della fine della Prima Guerra Mondiale Senza dimenticare gli incontri I Venerdì del CAI dove molti soci ed amici, presentano il loro viaggi, esperienze e foto-grafie. È continuato anche quest’anno la collaborazione con l’Istituto Casale che come “Accoglienza al nuovo ciclo di studi” accompagnano tutte le prime classi dell’istituto, a provare l’arrampicata libera e con attrezzatura sotto forma di gioco con una breve presentazione del vivere la montagna, presentando Pier Giorgio Frassati, come modello di vita e amante della montagna La palestra con i primi di novembre sarà dotata di nuovi tappeti nell’area Bouldering, mentre nei mesi scorsi sono state acquistate nuovo prese per sostituire ed integrare la dotazione della palestra , Ringrazio tutti i soci e socie che si prestano per far funzionare al meglio la palestra. La collaborazione con la conferenza delle sezioni della “Ticinum” è proficua per scambi di idee ed organizzare incontri come quello tenutosi ad Inveruno nel mese di ottobre, sulle Assicurazioni e alla classica gita intersezionale. Con la scuola VALTICINO continua la proficua collaborazione nella gestione amministrativa, di proposte come l’A B C della montagna e la disponibilità degli istruttori alle attività istituzionali. Da sottolineare l’ingresso della sezione di Vittuone nella Scuola portando a sette il numero delle sezioni componenti. Un pensiero, un ricordo all’amico Ambrogio Leopardi direttore per molti anni, della scuola VALTICINO che ci ha lascia-to nel mese di aprile dopo una lunga malattia. Concludo invitandovi a frequentare con maggiore assiduità la sede, le attività per far crescere sempre più il desiderio di frequentare la montagna e vi saluto come ho fatto coi giovani studenti del Casale nel dire che: “la Montagna è Palestra che allena Scuola che educa Tempo che eleva” (dagli scritti del Beato Pier Giorgio Frassati)

Buona montagna a tutti. Giuseppe Frau

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CONSIGLIO C.A.I VIGEVANO

anno 2018 - 2021

PRESIDENTE

FRAU GIUSEPPE

VICE PRESIDENTE

NESPOLI MASSIMO

TESORIERE

CEFFA PIERO

CONSIGLIERI

CERRI ENRICO – BOZZOLAN DANIELE – CEFFA PIERO

FUSCA ANTONIO - PREDA GIANMARCO

RUBINI ALESSANDRO – DEVECCHI DANILO

SEGRETARIO CONSIGLIO

ANIASSI CARLO ALBERTO

SEGRETERIA

CEFFA PIERO – IOTTI NORINA – FORNASIERO ELEONORA

REVISORE DEI CONTI

MALASPINA NOEMI – PAVESI ANNA – ANDREONI MARCO

DELEGATI ALLA SEDE CENTRALE

ANDREONI MARCO

PROBIVIRI

Avv. BADALLA ELENA - Avv. DULIO GRAZIANO - Avv. GIGLIA FRANCO

PAST PRESIDENT

ANDREONI MARCO

IN REDAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE

CERRI ENRICO

PROGETTO GRAFICO E STAMPA

GRAFICHE DE.SI – TRECATE (NO)

C.A.I SEZIONE DI VIGEVANO Sede via Bolsena 6-8 tel/Fax 0381 78012 www.caivigevano.it

e.mail - [email protected] Pec - [email protected] Apertura Sede: Martedì e Giovedì dalle 21,00 alle 23,00

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L’ALBA DELLA VITA, LA GEOMORFOLOGIA E IL CLIMA. c.a.a

Secondo le ipotesi formulate dal biologo Stanley Miller, all’inizio il pianeta ospitava un “brodo primordiale” d’acqua di mare e particelle inorganiche. Grazie all’energia solare, col tempo, si crearono le prime aggregazioni: gli amminoacidi. Seguì la formazione degli enzimi, delle proteine e catene di acidi nucleici, questi ultimi depositari del codice genetico. Infine comparve la prima cellula, cioè il primo essere capace di nascere, riprodursi e morire. Se si fa corrispondere la durata della Terra (stimata dai geologi in circa 4 miliardi e ½ di anni) ad un anno solare, allora la comparsa della prima cellula corrisponderebbe all’ultima settimana di Marzo e solo verso Settembre nacquero i primi agglomerati di più cellule. Nel senso generale ed indicativo visto sopra, si potrebbe affermare che il massiccio cristallino dell’Argentera (Alpi Ma-rittime) sarebbe nato a Settembre. Si tratta di rocce che in tempi anteriori sprofondarono nella crosta terrestre a grandi profondità, dove la temperatura è altissima e diventarono fluide. Alcune di esse si raffreddarono gradualmente, creando le condizioni ideali per la cristal-lizzazione completa, da cui il nome “massiccio cristallino”. Altre, in cui le varie parti si raffreddarono secondo un ordine frazionato, mostrano ancora oggi i resti di queste cristal-lizzazioni successive. In tempi più “recenti” – ottobre – queste rocce, chiamate ignee o magmatiche riemersero alla luce. All’esterno delle catene montuose principali parliamo invece di rocce sedimentarie. Queste ultime si sono formate dai depositi marini, dove col tempo gli strati di sabbia crebbero di spessore, comprimendo gli strati più bassi e cementando i granuli con la precipitazione di sostanze fra gli interstizi. Alla fine i sedimenti si trasformarono in rocce sedimentarie (fine di “novembre”). Per quanto riguarda la classificazione, si tratta di rocce carbonatiche: calcari e dolomie. Quindi, condensando tutta la durata della nostra Terra ad un solo anno, la comparsa – circa 2,5 milioni di anni fa – dei primi umanoidi andrebbe relegata alle ultime quattro ore del 31 Dicembre ….. Il processo di ominazione ha dunque preso l’avvio prima che avesse inizio la nostra era geologica: il Quaternario. La scienza, dive tale era in due fasi assai difformi per durata: da un lato il periodo post glaciale caratterizzato dalla cre-scente importanza che acquista l’uomo come soggetto della storia e come agente di trasformazione dei paesaggi, dall’altro, tutto il periodo precedente, durante il quale avvennero cinque glaciazioni, che la geologia considera come gli eventi naturali più grandiosi che abbiano accompagnato la prima evoluzione antropologica e culturale dell’uomo. Periodi più o meno lunghi di clima caldo, denominati interglaciali, hanno separato tra loro le varie fasi di espansione dei ghiacci, tuttavia gli studiosi, ormai per un’acquisita consuetudine, indicano come “età glaciale” tutto l’arco di tempo che comprende sia le fasi di avanzata sia quelle di regresso dei ghiacciai. A questo punto sorge spontanea una domanda: si è veramente conclusa l’età glaciale ? In altre parole, l’umanità vivrà per tutti i secoli a venire in un clima che si è liberato per sempre da queste alterne pulsazioni di caldo e di freddo, op-pure tra qualche secolo o millennio i ghiacciai avanzeranno di nuovo, così da immergere la Terra in una nuova glacia-zione ? Durante l’ultima glaciazione, che vide la massima avanzata dei ghiacciai intorno a 18 mila anni fa, solo le creste e le cime più elevate emersero dal mare di ghiaccio. Le specie esistenti dovettero rifugiarsi in piccoli spazi protetti, mentre nuove specie artiche avanzarono con i ghiacci. Per quanto riguarda il clima occorre rilevare che la glaciazione Wurm, con la sua durata di oltre 60 mila anni e le sue tre punte di freddo intenso, fu la più rude di tutte. .

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Ricordo infine che le fluttuazioni termiche della stagione fredda hanno scarsa influenza sui ghiacciai perché in alta montagna l’inverno, anche quando si addolcisce alquanto, rimane in ogni caso freddo; d’altra parte un ulteriore ab-bassamento della temperatura non modifica in alcun modo le cose (10-12 °C sotto zero sono praticamente la stessa cosa per il ghiacciaio) e non favoriscono l’avanzare delle lingue glaciali: occorre in altri termini una diminuzione della temperatura estiva e di quella primaverile per trasformare sensibilmente un ghiacciaio, unitamente ad un aumento dell’umidità dell’aria. Infatti nella fase di acme glaciale la diminuzione della temperatura media annua rispetto ai valori attuali dovette aggirarsi sui 5-6 °C ma con sensibili differenze fra le varie zone climatiche, vale a dire 3-4 °C nella fascia intertropicale e 13-15 °C nelle aree vicine ai ghiacciai. In Europa il rigore degli inverni era determinato da un anticiclone quasi permanente situato sopra la parte centrale del nostro continente, consentendo temperature di 15-16 °C più basse di quelle attuali.

L'anfiteatro morenico d'Ivrea è una delle formazioni moreniche più estese e meglio conservate al mondo. Fu cre-ato nel pleistocene, all'incirca tra il mi-lione e i 500mila anni fa, dal grande ghiacciaio che percorreva il corso della Dora Baltea, (in pratica usciva dalla vallata centrale della Valle d'Aosta), e si espanse a più riprese su una super-ficie di più di 500 km2 creando un vero e proprio anfiteatro collinare di morene con una pianura al centro.

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“Il cellulare e l'illusione del rischio zero” Luca Calzolari ha rispolverato il tema del “falso concetto di sicurezza propugnato dalla società sicuritaria” e delle

“trappole culturali (e umane) che essa nasconde”.

Spetta ai sociologi definire cosa sia la “società sicuritaria”. Per quello che qui ci interessa, penso si possa dire che è il tipo di società che ritiene che gli individui vadano protetti organizzando soltanto iniziative “a rischio zero”; una società in cui, se malauguratamente accade un incidente, parte subito la ricerca del colpevole, che va sempre trovato perché non può non esserci un responsabile. Anche in questa stagione escursionistica 2017 ho notato il ripetersi di fatti che, a mio parere, si identificano con le “trappole culturali e umane nascoste nella società sicuritaria”. Ne cito alcuni: - si annullano o rimandano escursioni sezionali per un bollettino meteo probabilmente sfavorevole consultato una settimana prima della gita; - non si annullano soltanto (come è giusto) le ascensioni in quota o diffici-li, ma le semplici camminate dove – se davvero pioverà – ci si potrebbe difendere con una mantella, o un ombrelli-no, oppure si potrebbe modificare il percorso; - se il bollettino meteo non è completamente favorevole, si annullano anche le gite di due giorni con pernottamento in rifugio, perché “è inutile rischiare di non fare la cima il giorno dopo”; - anche se la gita viene mantenuta in calendario, molti partecipanti telefonano in sede per avere conferma che si vada davvero, nonostante il meteo non completamente favorevole, alcuni tagliano corto e disdicono l'iscrizione. Si ha l'impressione che ormai, col pretesto della sicurezza, si voglia andare in montagna soltanto col bel tempo ga-rantito. Invece anche la montagna o il bosco piovosi, quando capita, hanno il loro fascino. Portare a termine un'escursione in condizioni climatiche non del tutto favorevoli tempra le nostre capacità e ci fa entrare in sintonia con l'ambiente in tutte le sue manifestazioni, anche quelle meno gradite. Rinunciando a priori si perde una delle abitudini basilari dell'alpinista, che anche col tempo incerto sale al rifugio (soprattutto se l'ha già prenotato); il mattino dopo valuta la situazione mettendo il naso fuori, si confronta col rifugi-sta, e solo in quel momento rinuncia; oppure prova a partire, ritornando indietro se le condizioni si riveleranno dav-vero proibitive. Tornare indietro e rinunciare, o accorciare una gita, o modificare un percorso non è una sconfitta. Non è la perdita di una domenica e di un fine settimana. Fa parte delle regole dell'andare in montagna. Adattarsi alle condizioni meno favorevoli, sempre evitando di esporsi stupidamente ai pericoli veri, aumenta le capa-cità escursionistiche dei singoli e quindi migliora la sicurezza dell'andare in montagna dei nostri gruppi. Il compito del CAI è di accompagnare le persone in montagna, di farla conoscere in tutti i suoi aspetti. Accettare le incertezze climatiche, prendere l'acqua quando capita (purché senza andare a ficcarsi nei guai) non è parte di un sano e equilibrato “gusto dell'avventura”? Sottolineo gli aggettivi sano e equilibrato, perché abbiamo l'obbligo di non esporre le persone che si affidano a noi a rischi superiori a quelli che normalmente si incontrano andando in montagna. Ma noi organizzatori delle gite CAI dovremmo avere il coraggio di prenderci le nostre giuste responsabilità, senza scaricarle appena si presenta un'incertezza che non fa quadrare tutto al cento per cento. O no?

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AL CHIARO DI LUNA Gianfranco Francese

“Ha solo un anno, poverino!” gridano Adriana e Rina rivolgendosi ad Alec con una espressione di sgomento, indican-do il figlioletto Callum. Io e Italo ci scambiamo un sorrisetto sotto i baffi ma Alec e la compagna senza remora alcuna procedono alla vestizione. Una maglietta, forse di cotone, un paio di pantaloncini, i piedi rigorosamente nudi. Callum viene infilato in uno zaino e le gambette di un colore bianco violaceo fuoriescono da due fori praticati nel fondo del medesimo. “Non sa nemmeno dov’ è. E poi nello zaino si sente come a casa” biascica Alec nel suo incerto italiano. Anche noi indossiamo scarponi e giacche a vento e ci incamminiamo verso il rifugio con figli e bagagli al seguito. Un’oretta circa e il tempo non è dei migliori. Per fortuna non piove, comunque la temperatura non è certo quella di una giornata di fine luglio, ma arriviamo alla meta senza problemi. Anche Callum è sopravvissuto. Gli inglesi hanno parecchi difetti però anche qualità che fanno parte del loro quotidiano: sono pragmatici, in altre pa-role concreti nel decidere, senza incertezze, non conta l’apparenza ma ciò che si è capaci di fare; poi stoici e pazien-ti: si va avanti senza ripensamenti, sia che si debba stare incolonnati, in fila, davanti a uno sportello, sia che la pas-seggiata si trasformi in un diluvio di acqua e vento. E infine hanno una buona dose di humour che non guasta mai. Alec era piombato in Italia nei primi anni ’70, come account manager dalla filiale Pirelli in Gran Bretagna. Ci eravamo conosciuti per lavoro, poi nel parlare mi disse che era appassionato di montagna. Così lo introdussi nel nostro gruppo di alpinisti del CAI. Ci si trovava di solito, ma non sempre, nei fine settimane per facili escursioni, dalla Grigna in primavera alle grandi montagne in estate. Si presentava con la solita giacca a vento logora, ma efficace contro le intemperie e con un maglione bucherellato dalle tarme; penso si compiacesse della sua scarsa eleganza rispetto a qualcuno di noi sempre in tiro. Passarono un paio d’anni e nel frattempo nacque Callum. “Il prossimo autunno tornerò in Inghilterra, è finito il mio tempo qui a Milano” così mi disse un gior-no con tranquillità, ma con una punta di amarezza. “Mi piacerebbe però se in questa ultima estate potessi salire qualche quattromila, che ne dici?”. Così ci organizzammo, ne parlai con Italo e un fine settimana di luglio andammo tutti e tre al rifugio Gnifetti. Arrivammo nel tardo pomeriggio. Il rifugio era pieno imballato, due turni per cenare, ma nessuno veniva lasciato fuori e posti per dormire zero: solo sul pavimento, uno accanto all’altro, vestiti dalla testa ai piedi e con lo zaino per cuscino, senza nemmeno poter togliere gli scarponi. Qui c’ero stato diverse volte, ma non mi era mai capitato di trovare una folla del genere. Fuori il cielo era limpido e le prime stelle si accendevano sfavillanti. Impossi-bile prendere sonno. Qualcuno bisbiglia, altri russano. Rumori e odori molesti, anche i due amici faticano in quella posizione. Dopo un paio d’ore di sofferenza prendo la decisione. Via, andiamo! Conviene mettersi in marcia ora, visto che la luna rischiara il paesaggio e la notte sembra propizia. Appena fuori dal rifugio calziamo i ramponi e ci leghiamo per giusta precauzione. Un chiarore diffuso si spande sul ghiacciaio e un riflesso esaltato da specchi invisibili batte le cime intorno. Una luna magnifica brilla lassù nel cielo e con la sua fredda luce copre tutto il paesaggio. E’ una notte limpida, senza un alito di vento e a perdita d’occhio la gelida immensità del ghiacciaio. Poche parole e iniziamo il cammino sulle tracce evidenti di chi ci ha preceduto nei giorni scorsi. Quando si cammina, un passo dopo l’altro, quasi meccanicamente, l’unico modo per alleviare la monotonia e la fati-ca è quello di impegnare la mente, dove credevano ci fossero campi di grano e frutti di ogni genere.

Alec Camphell - Italo Barbieri 1974

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Mi sovviene l’impresa compiuta da sette cacciatori gressonari nella seconda metà del ‘700 quando risalirono questo ghiacciaio alla ricerca della “valle perduta”, come raccontava la leggenda dei loro avi. Raggiunsero le rocce nei pressi del Colle del Lys con la speranza di vedere la valle tanto agognata, una sorta di paradiso terrestre, Fu una delusione, solo alte vette e lingue glaciali che scendevano verso nord. Ma la loro fu un’impresa “ante litte-ram” che avvenne ben prima della conquista del Monte Bianco che la storia indica come l’inizio dell’alpinismo. An-che noi arriviamo al Colle e ci concediamo una sosta. Non abbiamo nemmeno una bevanda calda, solo qualche tavoletta di cioccolato. Manca l’ultimo tratto e la sagoma della capanna Gnifetti si distingue appena. Contorniamo i nevai della Parrot, poi l’ultima rampa, abbastanza fatico-sa, che ci porta sull’esiguo spiazzo del rifugio. E’la terza volta che approdo qua! Quanta fatica, ma ne vale sempre la pena. Intanto il cielo ad oriente diventa sem-pre più vivo: è l’ora più suggestiva quella che precede l’alba e poi qui a oltre 4000 metri è uno spettacolo inebriante. Apriamo l’uscio della capanna e il gestore ancora mezzo vestito ci viene incontro con un fare tra il sorpreso e l’irritato, dissimulando un’imprecazione non certo forbita. Chiediamo un posto branda e ci addormentiamo come ghiri con la richiesta di sveglia prima delle nove. Dopo una parca colazione e un conto abbastanza salato iniziamo la discesa. Incrociamo la carovana domenicale: decine di cordate, che salgono in lenta processione verso la capanna. Al Colle del Lys abbandoniamo la pista principale e a mezza costa ci dirigiamo verso il Balmenhorn dove sorge la bronzea statua del Cristo delle vette. “Alec, ora non puoi più lamentarti, due quattromila in un giorno, anche se facili, sono un buon bottino” rivolgendomi all’amico già seduto a sgranocchiare frutta secca. Mi risponde con una domanda, “perché si chiama rifugio Margherita?”“il rifugio è stato inaugurato a fine Ottocento appunto dalla regina Margherita, una regnante tosta, voli-tiva, adorata dal popolino a differenza del suo consorte Umberto “, rispondo “allora come la pizza”, osserva lui,“bravo proprio così, era talmente benvoluta che i napole-tani le dedicarono la pizza”, dico io. La famiglia Campbell partì a fine agosto con l’intento di fermarsi per un breve perio-do in Svizzera e poi concludere la vacanza tornando a Londra. Ci ritrovammo a casa di Italo per una cena di congedo e con il proponimento di sentirci e magari ritrovarci nella estate seguente. A fine settembre ricevetti una cartolina con l’immagine del Cervino dove l’amico mi informava della salita a quella cima. Mi complimentai con un’altra cartolina. Poi più nulla per un paio di anni. Quando tentai un contatto telefonico mi rispose una persona che mi disse che tutti si erano trasferiti negli USA. Quarant’ anni dopo, qualche mese fa, la segreteria del CAI riceve un breve messaggio dove un certo Alec Cam-pbell chiede notizie del sottoscritto. Sorpreso mi metto subito in comunicazione con l’amico il quale mi dice che spende il suo tempo tra Londra e un paesino a sud di Vienna, vive con un’altra compagna e coltiva un piccolo vigneto. Chiedo di Callum: come professione è giornalista e scrittore e vive in un paese bruciato dal sole, l’Australia. Scelta giusta, ricordando quel lontano giorno con le gambette violacee. Ci accordiamo per un possibile incontro a mezza strada, del resto di cose da raccontarci ne abbiamo tante. Forse, magari, vedremo: insomma nulla di certo. Come si dice le promesse sono fatte per non essere mantenute. In caso contrario ci risentiremo tra altri quaranta anni.

punta Gnifetti - capanna Margherita 4554m

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SALUTO AD UN AMICO (Cassin - Parete Nord della

Cima Ovest di Lavaredo – Agosto 1985) Angelo Riva

“È il racconto di una storia vera, la ripetizione della via Cassin alla nord della Cima Ovest di Lavaredo. Fu in quell’occasione che conobbi il “Ciano” (Luciano di Crema). Non lo avevo mai visto prima né lo rividi più poi.

Ciano è caduto durante la discesa dopo un’ascensione fatta sulla Rupe Secca ad Arco di Trento. Questo racconto è dedicato a lui.”

Sono le 22.00 di una serata di agosto del 1985; Marco (Lavatelli) ed io ci siamo recati a salutare alcuni amici su al camping Col di Lana. Al nostro ritorno Elisabetta ci dice che il Marco di Crema è venuto per invitarci ad andare con lui ed alcuni altri sulla Cassin, alla nord della Ovest di Lavaredo. Nel cielo una miriade di stelle; nella testa tanti desideri. Ma quello della Cassin ... beh, quello più che un desiderio è un sogno, lontano forse come quelle stelle in cielo. Eppure, chissà, forse è la volta buona. La Cassin alla parete nord della cima Ovest di Lavaredo: non c’è bisogno di essere grandi scalatori per averne sen-tito parlare almeno una volta. È una delle salite che hanno fatto la storia dell’alpinismo. La parete nord della cima Ovest e Cassin; l’una sinonimo di impossibile, l’altro dimostrazione vivente che l’impossibile può essere vinto! Ma non voglio raccontare la storia di quella memorabile ascensione; la si trova de-scritta molto meglio di quanto potrei fare io, nei tanti libri che parlano del grande alpinismo degli anni trenta per non dire del ventesimo secolo. Voglio invece raccontarvi di un incontro che ha deciso, da una parte, la nascita di una amicizia, dall’altra il realizzarsi di un sogno. Marco ed io non siamo dei forti scalatori, siamo solo agli inizi, io poi ho cominciato due anni fa, però siamo degli appassionati e quando si ha passione si fanno cose meravigliose. Quest’anno abbiamo deciso di fare le ferie insieme: Grazia, Marco, Elisabetta, il piccolo Marco (il mio bimbo) ed io. I nostri progetti, tempo permettendo, sono di fare “un giorno su” ed “un giorno giù”, ovvero, un giorno un’arrampicata ed un giorno riposo. Ma questo agosto di bel tempo davvero incredibile sovverte tutto, così finisce che tutti i giorni sono “su”. Forse è per questo motivo che quando Elisabetta ci dice dell’invito del Marco di Crema, il Marco ed io ci soffermia-mo a pensare. È vero, la Cassin è sempre la Cassin, roba dura, ma con il Marco di Crema e gli altri ... chissà?! Così, senza porre indugio, ci rechiamo a casa del Marco di Crema per chiedere i dettagli. Arriviamo alla casa, bussiamo, ma ad aprirci non è lui bensì un tipo alto, magro, con i baffi ed i capelli alla “Beethoven”, un po’ ondulati ed al vento ... il Ciano. Ci fa accomodare: “Fate piano, le bambine dormono, ma voi venite, venite avanti, non disturbate affatto”. Non sa nemmeno chi siamo o al più lo intuisce, eppure ci accoglie così! È subito simpatia: “Sai, è per domani, ma” dico io “non so se siamo in grado di fare la Cassin”. Il Ciano prende la guida “93 arrampicate in Dolomiti” del Dinoia, la apre e ci dice: “Ma no, non è difficile, guardate qua, ecco ... giusto questo tiro che è V°+ e forse anche questo, poi è tutto artificiale e IV°, IV°+ al massimo”. E già, artificiale ... ma a noi preoccupa anche quella! “Ma no, davvero, ci sono i chiodi ad un metro uno dall’altro!”Come è simpatico, come sa essere convincente. Ma sì, perché no? V°+ qui, A1/A2 là e poi è tutto IV° e IV°+. È fatta, il Marco ed io ci sentiamo già fuori dalla via con la salita in tasca. “Grazie Ciano, grazie ... allora ci vediamo domani. Alle cinque?! Sorbole! E va bene, alle cinque! Ciao e grazie ancora”. Ecco, già ci sentiamo in de-bito con lui per il modo con cui ci ha convinti. Grazie alla sua pacatezza, al suo equilibrato parlare, quel V°+ non ci faceva più paura.

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Tra un pianto e l’altro del mio bimbo il tempo passa e la sveglia mi avverte che è già ora! Sono le 4.30. Dio che sonno! Una rapida lavata e già mi trovo con il Marco a scendere in punta di piedi le scale verso l’uscita. Mancano dieci minuti alle cinque e saremmo quindi in perfetto orario … se la porta di casa non fosse chiusa e noi non sapessimo dove si trovano le chiavi! Cinque minuti di panico e di sorde imprecazioni poi, finalmente, dalla camera della signora Ilda: “Riva, le chiavi sono sull’ultimo gradino delle scale!” “Grazie signora, buonanotte!”. È strano, è la prima volta che senza fare colazione (!) mi trovo a percorrere la statale delle dolomiti a quest’ora. Sotto un pulviscolo di stelle attraversiamo Cortina, il passo Tre Croci, Misurina e finalmente eccoci all’Auronzo! Sono le sei e trenta! Sarà perché ho freddo, perché ho sonno, perché non ho mangiato nulla, ma per tanto che mi sfor-zi di pensare non riesco più a vedere quel V°+ così facile. E per il Marco è la stessa cosa! Il rumoroso vociare degli altri, il Marco di Crema con l’Elio, il Ciano con il Pietro, ci riportano alla realtà; ormai siamo in ballo e dobbiamo ballare. E che ballo! Prima un facile sentiero fin quasi al rifugio Lavaredo, poi su per una ripida traccia che porta alla forcella Lavaredo passando sotto la torre Preuss. La torre Preuss; daccordo, prima abbiamo visto lo spigolo giallo del Comici e la Piccola di Lavaredo con su una Cassin (tanto per cambiare!), ma la torre Preuss con su “la Preuss”! Qui non è questione di difficoltà; lo Spigolo Giallo dovreb-be essere un VI° e la Cassin alla piccola un V°+, mentre la Preuss è “solo” un IV°+, però non dimentichiamo che Preuss la fece senza chiodi e scese dalla cima arrampicando, senza fare doppie! Ma andiamo avanti! Già fin da quando ci siamo incamminati le foto si sprecano, “figuriamoci dopo” mi vien da pensare, ed infatti, appena giunti alla forcella Lavaredo, ecco profilarsi “le nord”; che spettacolo! La “nostra” è laggiù in fondo, l’ultima, quella che strapiomba di più. Il sentiero ci porta, passo dopo passo, sotto l’immensa e strapiombante parete nord della Cima Grande. C’è gente sulla Comici. Diavolo! La Comici, la grande e favolosa Comici ... però anche noi non scherziamo, stiamo andando a fare la Cassin! Per la cronaca, va detto che prima fu salita la Nord della Grande da Comici e poi la Nord della Ovest da Cassin e ciò ci fa pensare che, dovendo scegliere fra le due nord, Comici ritenesse quella della Grande come la più fattibile. Comunque, un passo dopo l’altro, con il naso perennemente in aria, eccoci sotto la Nord della Ovest. Vista da qui que-sta parete si presenta come una sequenza ininterrotta di strapiombi che impediscono nel modo più assoluto di vederne la cima. Si dice che dal punto più sporgente, un sasso cadendo toccherebbe terra a circa 40 metri dalla base della pa-rete! Quanti pensieri in quei brevi attimi ... quante emozioni! Oggi posso dire che le sensazioni più intense di quella giornata, le ho provate andando all'attacco, cercando eventuali chiodi che segnalassero il passaggio di uomini che forse non avevano limiti alla loro temerarietà, ma anche al loro co-raggio Renè Desmaison ha salito direttamente la Nord della Ovest, superando a forza di chiodi 250 metri di strapiombi. Egli stesso scrive che una volta raggiunta quella parte di parete che non è più strapiombante, ebbe seri problemi a ri-trovare il senso dell’equilibrio, perduto durante le lunghe ore passate sulle staffe. Ditemi voi se si può liquidare un’impresa simile semplicemente dicendo che ha piantato un chiodo dopo l’altro! Ed io, con lo sguardo, cercavo quei chiodi. Ma tutte le cose belle hanno un termine, e così anche l'avvicinamento finì. Il rumore dei chiodi, dei moschettoni, delle staffe ci riportò alla realtà! Marco ed io ci guardiamo e ci chiediamo: “Ma dobbiamo proprio farla?”. Sempre così: le fasi in cui si articola una salita difficile sono: desiderio di una cosa che ci sembra impossibile; decisione di fare quella cosa che ora non ci appare più impossibile; desiderio (all'attacco) di fare un qualche cosa un po’ meno impossibile; (dopo la salita e a dispetto della tensione e, qualche volta, della paura avuta) grande gioia di aver fatto qualcosa

che noi “sapevamo” (?!) non era poi così impossibile! Di fatto, io ho vissuto così la Cassin; senza saltare nessuna delle quattro fasi di cui sopra. Se temete che ora vi racconti tiro per tiro tutta la via, rassicuratevi ... non lo farò; ve la riassumerò invece, questa splendida salita, dicendovi quello che ho provato. Quasi in ogni istante ero consapevole che stavo ripercorrendo, appiglio dopo appiglio, chiodo dopo chiodo, un pezzo di Storia... sì di Storia. Una Storia che non stavo scrivendo io, ennesimo ripetitore, ma un pezzo di Storia scritto dall’uomo che vide ancor prima di vedere quegli appigli, che osò ancor prima di osare quel lungo traverso incontro all’ignoto e che vinse quelle difficoltà che la natura, milioni di anni prima, aveva creato per lui! Retorica? Forse! Però mi piace credere che sia andata proprio così. Ma ritornando ora con i piedi per terra e ripensando a quella salita, tra i tanti mo-menti vissuti ne voglio ricordare due. La cordata di Ciano ci precedeva e quella del Marco di Crema con Elio ci seguiva. Marco ed io costituivamo la cordata centrale. Mentre vedevo il Ciano salire, gli chiedevo: “Ciano, com'è?” “Bello, bello Angelo, vedrai, è fantastico!”.

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A sentire ciò, la prima volta mi sono rincuorato, ma poi, quando uscito da quelle difficoltà che il Ciano mi aveva descritto con un: “Bello, bello Angelo etc. etc.” gli chiedevo: “E adesso com'è lì?”, temevo di sentirgli rispondere: “Bello!”. Eppure lui era così! Più il tiro era impegnativo e più si divertiva! Era splendido vederlo partire verso le incognite di un nuovo t iro con la calma e la tranquillità di chi sa di essere lì per divertirsi, essendo ben più che all'altezza delle difficoltà che lo at-tendevano; cosa questa che non si poteva certo dire di me e del Marco! Non ho dimenticato, infine, quando dopo averci staccati enormemente, il Ciano si fermò ad aspettarci e di lontano a gri-darci i suoi incoraggiamenti e consigli. E questo, a Marco e me, tirava su enormemente il morale! È stata dura ma, in qualche modo, l’abbiamo fatta questa Cassin. Quanto io debba moralmente al Ciano per la riuscita di questa salita non saprei dirlo esattamente; molto comunque! Questa salita ora mi appartiene, ora e per sempre, con tutto il suo bagaglio di emozioni e ricordi e resterà uno dei mo-menti più belli della mia vita. Voi direte: “ecco di nuovo la retorica”. Invece no; non è retorica ricordare per sempre que-sta salita per ricordare per sempre un amico: il Ciano

Nel maggio di quest’anno, ad Arco di Trento, mentre si preparava per fare una doppia, Luciano è caduto. Non ho mai saputo esattamente com’è andata. In ogni caso ho smesso di chiedermelo; ormai egli è parte di me, della mia vita, della mia esperienza. Ci siamo incontrati, conosciuti, stimati. Ora egli se n’è andato, ma durante il suo passaggio su questa terra è stato an-che con me ed io non lascerò mai passare il suo ricordo.

Ciao Ciano, sai qual è uno dei miei desideri più grandi? Ripetere la Cassin alla Ovest di Lavaredo, perché so che là ti ritroverò a dirmi: “Bello, bello Angelo, vedrai … è fantastico”.

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PALESTRA D’ARRAMPICATA

Nel mese di settembre si è tenuto, presso la nostra palestra, il primo corso di introduzione all’arrampicata dedica-ta ai bambini e ai ragazzi in età scolare. Attraverso un percorso di gioco-arrampicata durato 4 settimane e articolato su 5 lezioni teoriche e un’uscita pratica nella falesia di Montestrutto, 23 bambini e ragazzi, dai 5 ai 13 anni, hanno potuto scoprire questa meravigliosa attività, coronando il sogno di scalare una vera parete di roccia, alta 25 metri, durante l’uscita finale. Il corso, organizzato dalla Scuola Valticino, ha riscosso sicuramente un grande successo tra i partecipanti, sia bambini che adulti, tant’è che in molti hanno avanzato già richiesta per partecipare a successive attività. Un sentito ringraziamento, per l’ottima riuscita del corso, va quindi agli istruttori della Scuola Valticino, allo staff della palestra di Vigevano, che ha dato il massimo supporto per la gestione delle attività, e agli istruttori di Alpini-smo Giovanile della sezione CAI di Abbiategrasso, che hanno saputo creare divertenti giochi all’aria aperta duran-te l’uscita in falesia. Un doveroso grazie va infine alla Sezione di Vigevano, per aver messo a disposizione la palestra nelle serate di chiusura. Da parte mia, e credo sicuramente anche da parte di tutti gli altri istruttori, ne abbia-mo ricavato una bellissima esperienza di interazione con i bimbi, che ha portato un poche settimane alla costruzione di un soli-do rapporto di fiducia, grazie al quale gli è stato possibile vincere le loro paure e av-venturarsi in un mondo verticale sconosciu-to. A presto.. Alberto Caresana

(INAL, IAEE, SLRA)

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REGOLAMENTO DI ACCESSO ALLA PALESTRA

D’ ARRAMPICATA DEL C.A.I. VIGEVANO

L’INGRESSO E’ RISERVATO AI SOLI SOCI CAI

Per informazione chiedere ai responsabili della palestra

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REGOLAMENTO DI ACCESSO ALLA PALESTRA DI ARRAMPICATA DEL C.A.I. VIGEVANO

NORME GENERALI

1. Il presente regolamento disciplina l’ingresso e l’utilizzo della palestra di arrampicata, sita presso la sede C.A.I. di Vigevano ,

Via Bolsena 6/8

2. L’utilizzatore svolge l’attività in modo autonomo o insieme a compagni di cordata, scelti in totale autonomia e delle cui capa-

cità ed esperienze la sezione di Vigevano del C.A.I. non risponde. Gli addetti al servizio della palestra non svolgono alcuna

attività di istruzione o di ausilio all’ arrampicata.

3. La sezione di Vigevano del C.A.I. garantisce la presenza costante all’interno della palestra di personale per la gestione di

eventuali emergenze di natura tecnica delle attrezzature (prese, rinvii, corde)

4. L’accesso alla palestra è consentita ai soli soci C.A.I. in regola con il tesseramento ed esclusivamente negli orari prestabi liti

con la presenza degli addetti al servizio.

5. Ogni utente è consapevole del fatto che l’arrampicata può comportare di per se stessa, rischi di infortunio e si assume ogni

responsabilità di eventuali incidenti a suo carico

6. All’ utente viene consegnata, all’atto del primo ingresso in palestra, copia del presente regolamento che si intende quindi

letto ed accettato in ogni sua parte, sollevando quindi da ogni responsabilità la sezione di Vigevano del C.A.I. e gli addetti

presenti in loco per incidenti che si dovessero verificare

7. L’accesso alla palestra è consentito solo negli orari esposti con la presenza e il controllo degli addetti del C.A.I.

8. Gli abbonamenti sono strettamente personali e non cedibili. In caso di cessione ad altro utente gli addetti alla palestra sono

autorizzati al ritiro dell’abbonamento, senza sostituzione del costo sostenuto per l’acquisto.

9. Gli addetti alla palestra, sono autorizzati ad allontanare i frequentatori della palestra che non rispettino il presente regola-

mento o pongano in essere comportamenti non conformi alle regole di sicurezza senza che da ciò derivi l’obbligo di restituire

il corrispettivo già versato

10. Il C.A.I. sezione di Vigevano declina ogni responsabilità per danni o smarrimento di oggetti o valori appartenenti agli utenti

della palestra

11. La sezione C.A.I. non è responsabile per infortuni o danni arrecati dall’ utente a se stesso o ad altri in caso di violazione delle

presenti regole

OBBLIGHI PER L’UTENTE

12. L’utente dichiara responsabilmente di essere in buona salute e di non essere affetto da alcuna patologia cardiaca o di altra

natura, incompatibile con la pratica di arrampicata

13. l’utente dichiara di conoscere l’utilizzo corretto dell’imbracatura, di saper effettuare il “nodo delle guide con frizione” (nodo a

otto) per collegare la corda all’imbraco e di saper usare correttamente i dispositivi preposti per l’assicurazione all’imbraco

(dispositivi da non usare: mezzo barcaiolo, piastrina stick e discensore a otto)

14. È fatto obbligo di utilizzare il nodo delle guide (nodo a otto) con frizione per legarsi all’imbraco. È vietato collegarsi diretta-

mente alla corda con moschettoni o altro mezzo meccanico

15. È obbligatori utilizzare attrezzatura omologata conforme alle norme CE con marchio UIAA e sottoposta a verifica di integrità

da parte del proprietario prima di ogni utilizzo. È consentito utilizzare unicamente un’imbracatura di tipo basso. In palestra si

arrampica solo con scarpe di arrampicata

16. L’arrampicata senza uso della corda è consentita solo nell’area boulder con materassi sui quali è vietata sostare seduti.

17. I MINORENNI fino a 16 anni di età possono solo arrampicare e NON ASSICURARE e sempreché siano assicurati dai geni-

tori o da persona maggiorenne delegata dai genitori che se ne assume la responsabilità.

È onere del genitore o dell’adulto dallo stesso delegato, verificare che il minore abbia correttamente compreso le modalità di

utilizzo della struttura, così come indicato nel presente regolamento.

18. L’uso dei macchinari per il fitness è consentito solo ai soci C.A.I. che abbiano consegnato un certificato medico sportivo d i

idoneità all’attività non agonistica.

DIVIETI - È COMUNQUE TASSATIVAMENTE VIETATO:

A. Utilizzare magnesite in polvere. È consentito l’utilizzo di magnesite liquida o della pallina (calza più magnesite)

B. Cambiare, modificare, asportare appoggi, appigli e moschettoni. Eventuali anomalie o allentamenti degli appigli devono es-

sere segnalati agli addetti presenti in palestra

C. Sedersi o sostare sul materasso del boulder e/o creare turbative correndo o schiamazzando in palestra

D. Per i minorenni, sotto i 16 anni, assicurare chi arrampica anche se è il genitore stesso o l’adulto delegato

E. All’interno della palestra è vietato fumare, introdurre animali, utilizzare proprie apparecchiature musicali, tenere comporta-

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ABC…della MONTAGNA

Come tutti gli anni le sezioni Cai appartenenti alla scuola di alpinismo VALTICINO “Remo Gulmini”

organizzano tre serate teorico/pratiche di ripasso e un primo approccio all’ambiente alpino.

PERCHE’ PARTECIPARE:

Grazie alla disponibilità, degli Istruttori C.A.I della Scuola Valticino “ Remo Gulmini” potremo

imparare i nodi essenziali e le manovre di progressione indispensabili anche per uscite in ambiente

innevato, imparare a preparare nel migliore dei modi le nostre gite e avere quindi più consapevo-

lezza dei rischi legati alla montagna.

DOVE E QUANDO:

Le serate si terranno presso la palestra CAI di Vigevano in via Bolsena 6/8 dalle ore 21.00 nei se-

guenti giorni:

Mercoledì 10 Ottobre - Mercoledì 17 Ottobre - Mercoledì 24 Ottobre

CHI PUO’ PARTECIPARE:

Incontri riservati a soci CAI con iscrizione presso le sezioni organizzatrici.

LE SERATE SONO GRATUITE

Le tre serate si sono svolte alla palestra del C.A.I di Vigevano, con una buona frequenza di perso-

ne, la prima serata è stata dedicata ai materiali e all’abbigliamento da usare in montagna, la secon-

da serata si è parlato con relativa dimostrazione dell’uso della corda e la dimostrazione della disce-

sa in corda doppia , la terza e ultima serata dedicata all’alta montagna come ci si lega in cordata su

ghiacciaio, l’uso della piccozza e infine la dimostrazione del recupero dal crepaccio.

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RELAZIONE GITE

ESCURSIONISMO 2018

Carissimi soci anche questa stagione di escursionismo si è conclusa. Nonostante il cattivo tempo che ci ha accompa-gnato in qualche occasione, la partecipazione dei soci é stata discreta. Ripercorriamo brevemente l'attività svolta nel corso dell'anno. Come da tradizione la prima gita ha avuto luogo in Ligu-ria: il 25 marzo si e' svolta infatti l'escursione da Framura a Levanto, lungo un sentiero a picco sul mare da cui si gode un ampio panorama che spazia dalla Corsica alle isole toscane alle Alpi Marittime. L'8 aprile la gita all'eremo di sant'Alberto di Butrio non è stata effettuata per mancanza di partecipazione. L'escursione al monte Due Mani in provincia di Lecco si è svolta domenica 22 aprile: montagna che con 1660m di altitu-dine domina il panorama di Lecco quanto il ben più conosciuto Resegone, ma è a torto molto meno frequentato,sulla cima si trova

il bivacco Locatelli, raggiungibile anche con la ferrata Simone Contessi.

Il 6 maggio la gita al monte Alben 2019m spartiacque naturale tra la val Serina ad occidente e la val Del Riso ad oriente, visto dalla conca di Oltre il Colle, presenta due elevate cime rocciose, chiamate Cima la Croce 1978m. e Cima della Spada 1952m, purtroppo il sentiero per l’Alben era ancora innevato e abbiamo optato per la salita al monte Croce. La Cima di Grem posta tra l'Alta valle Serina e la val del Riso, domina, sul versante sud-ovest, l'abitato di Zambla e la conca di Oltre il Colle. E' una montagna che si caratterizza per la lunga cresta sud che termina sui pascoli erbosi delle baite (Alta e di Mezzo), dove sono ancora ben visibili gli scavi e gli scarichi delle miniere di calamina d'un tempo. è stata la meta della gita del 3 giugno: Il 22 giugno la gita al monte Spitzhorli al passo del Sempione è stata effettuata in mac-china non avendo raggiunto il numero sufficiente per prenotare il pullman.

Il week-end in Trentino del 7-8 luglio si è svolto in val Gardena: in particolare il rifugio Puez e la vetta del Sassonger

sono state la meta delle escursioni principali. Una buona partecipazione si è avuta in occasione della gita alla Sacra di San Michele il 9 settembre: interessante cam-mino su antichi sentieri, consente di avvicinarsi attraverso vedute panoramiche all'imponente edificio e di percorrere bor-gate ricche di storia. Il 23 settembre la gita al monte Sodadura, che sovrasta i piani di Artavaggio e la val Taleggio, ha permesso di godere di un panorama notevole, sul Resegone, sulle Grigne, sul gruppo dei Cappelli, e il monte Alben. Poiché l'escursione finale in Liguria da Porto Venere a Rio Maggiore, tra mare e falesie, in programma per il 28 ottobre non è stata effettuata a causa del cattivo tempo, si è pensato di organizzare, come evento conclusivo della stagione, un apericena in sede il 17 novembre. Durante la serata verranno proiettate immagini della stagione appena conclusa per rivedere insieme alcuni dei momenti più significativi, mentre già è in preparazione il programma del prossimo anno.

Responsabile gruppo escursioni Antonio Fusca

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ATTIVITA’ SEZIONALE 2019 Escursionismo - Senior - Ticinum - Week End

Programma gite 2019

Marzo 24 Sentiero del Viandante LC

Aprile 07 Val Gargassa Liguria GE

Aprile 28 Versasio Piani d’Erna LC

Maggio 05 Portovenere > Riomaggiore Cinque Terre SP

Maggio 19 Laghi Pinter Val d’Ayas AO

Giugno 09 Punta Valnera Val d’Ayas AO

Giugno 23 Cascate del Rutor Rifugio Deffeys AO

Settembre 08 Ferrata del’Infernone Sordevolo BI

Settembre 22 Lago Blu val d’Ayas AO

Ottobre 20 Sentiero Frassati Oropa BI

Novembre 03 CASTAGNATA IN SEDE

Ottobre 20 Pietra Parcellara Appennino Piacentino TICINUM

LUGLIO 06/07 WEEK END DOLOMITI di SESTO BZ

Primo Giorno Da Moso di Sesto Pusteria (parcheggio al Dolomitenhof), si risale la Val Fiscalina lungo il sentiero n°103, passando per il Rif. Fondovalle e poi fino al rif. Zsig-

mondy-Comici 2224m, dove pernotteremo

Secondo Giorno Colazione insieme al rifugio poi partenza, se-guendo il sentiero 101 ci addentreremo nel parco naturale delle tre cime, passando per il Passo Fiscalino, la forcella Pian di Cengia fino ad arrivare al rif.Locatelli al cospetto delle ma-

gnifiche Tre Cime di Lavaredo.

Proseguendo per l’alta via delle Dolomiti rag-giungeremo il rifugio Auronzo da dove inizierà la discesa verso Misurina e troveremo il pul-

lman per il ritorno.

Regolamento gite: I partecipanti sono tenuti all’osservanza del presente regolamento a tenere un comporta-mento adeguato al buon andamento della gita e della sicurezza complessiva. Durante l’escursione è vietato allontanar-si dal gruppo (se non avvisando il capo gita), precedendolo o seguendo itinerari diversi rispettando le decisioni assun-

te del capo gita .

Gli organizzatori saranno a disposizione per ogni informazione inerente l’escursione, all’equipaggiamento e alle attrez-

zature

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GITE 2019

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SCI C.A.I SCI CLUB VIGEVANO

PROGRAMMA GITE SCIISTICHE 2019

PILA D’AOSTA

DOMENICA 13 GENNAIO GITA & CORSO DI SCI

SESTRIERE

DOMENICA 27 GENNAIO GITA & CORSO DI SCI

WEEK END IN VAL DI FASSA

1/2/3 FEBBRAIO LOCALITA’ MOENA

COURMAYEUR

DOMENICA 10 FEBBRAIO GITA & CORSO DI SCI

CHAMPOLUC

DOMENICA 24 FEBBRAIO GITA & CORSO DI SCI

LA THUILE

DOMENICA 10 MARZO GITA & CORSO DI SCI

BREUIL CERVINIA

DOMENICA 24 MARZO GITA & CORSO DI SCI

Ogni domenica è possibile concordare con lo Sci Club e le locali scuole di

sci corsi personalizzati di sci alpino o snowboard.

PER INFORMAZIONI ED ISCRIZIONI

CAI SEZIONE DI VIGEVANO - www.caivigevano.it - e.mail: [email protected] Via Bolsena 6/8 tel 0381 78012

Apertura sede: martedì e giovedì dalle 21.00 alle 23.00

SCI CLUB VIGEVANO - www.scivigevano.it Via Duse (entrata via Parini) 27029 Vigevano - cellulare 349 112 0097

Apertura sede dal lunedì al sabato alle ore 19.30

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SCI C.A.I FONDO

SCI CLUB VIGEVANO

PROGRAMMA STAGIONE 2019

Presentazione del programma in sede C.A.I il 30 Novembre 2018

Presentazione Corso 13 Dicembre in sede C.A.I

GENNAIO

13 DOMENICA PONT VALSAVARANCHE AO

20 DOMENICA CAUMARIAL PRAGELATO TO

27 DOMENICA BARDONECCHIA TO

Gennaio

09/10 Sabato - Domenica WEEK END in Engadina

FEBBRAIO

17 DOMENICA SANT BARTHELEMY AO

24 DOMENICA FLASSIN AO

WEEK END in ENGADINA 09/10 FEBBRAIO Hotel CRIMEA Chiavenna www.hotelcrimea.net

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VENERDI DEL C.A.I 2019

Gennaio : Cine Club : presenta una collettiva foto di viaggi

Febbraio : Marino Premoli : presenta serata di foto naturalistiche

Marzo : Baciocchi Giorgio: presenta Viaggi

Aprile : CAI VIGEVANO - Mostra fotografica dal 6 al 14 nella strada sotterranea

del Castello di Vigevano

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I VENERDI DEL C.A.I

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P.zo PIODA, via: “L’URLO della POIANA”

Difficoltà: 6c+ max / 6a+ obbl. Sviluppo: 400m - Aperta da Loris Mader, Fabrizio Manoni e Maurizio Pellizzon nel luglio 2000

L’idea di percorrere L’Urlo della Poiana si è fatta strada nella mia testa circa tre anni fa. La guida Ossola Rock parla-

va di un avvicinamento “eterno” e di una via con poche ripetizioni, quanto basta per renderla irresistibile ai miei oc-

chi. Ai tempi però non ero ancora in grado di affrontare le difficoltà tecniche della via e non ero nemmeno a cono-

scenza di volenterosi arrampicatori intenzionati a percorrere avvicinamenti così lunghi. Mi sono dunque limitato ad

accantonare questo piccolo sogno, mettendo però un segnalibro arancione sulla pagina (ebbene sì, sono affetto da

questa ossessione di inserire tanti Post-it colorati nelle guide…). Per alcuni anni ho sfogliato il libro non prestando

più attenzione a quel segnalino, ma allo stesso tempo non ho mai voluto rimuoverlo. A inizio estate Enrico mi comu-

nica che trascorrerà un paio di mesi in Ossola e mi invita ad andarlo a trovare per fare qualche arrampicata insieme.

Inizia quindi uno scambio di mail per valutare le possibili mete e a me tocca il primo giro di proposte: sfogliando la

guida mi soffermo un momento sul Pizzo Pioda, ma poi penso che una proposta simile possa sembrare azzardata,

così mi dirigo verso i luoghi più conosciuti e frequentati dell’Ossola.

Qualche ora dopo mi arriva la sua mail di risposta e vi ritrovo con sorpresa il nome del Pizzo Pioda. Incredulo, chie-

do a Enrico se intende effettivamente “quel” Pizzo Pioda (come se ce ne fossero altri…) e scopro che è proprio così:

non avrei mai e poi mai sperato di trovare un’altra persona interessata a percorrere L’Urlo della Poiana, tantomeno

tra i miei amici! Dopo aver effettuato alcune arrampicate nel mese di luglio, decidiamo che è ora di tentare la via. Il

5 agosto partiamo alle 4:00 di mattina dall’auto e percorriamo il sentiero fino all’alpe Colla nei tempi previsti (1h 30’

circa, grazie ad una preventiva perlustrazione fatta da Enrico nei giorni precedenti).

Da qui dobbiamo scoprire il sentiero metro per metro seguendo la descrizione della guida, ma per fortuna i primi

raggi di sole giungono in tempo ad aiutarci nella nostra esplorazione. Alla cappelletta dell’alpe Colla incontriamo due

persone ed io, scherzosamente, avanzo l’ipotesi che siano qui per ripetere anch’essi la nostra stessa via (sarebbe

stato buffo trovarsi in coda sul Pizzo Pioda…). Ma il destino ha in serbo per noi un incontro ancora più improbabile:

uno di loro è infatti Loris, uno degli apritori della via! Spiazzato anch’egli dalla nostra presenza e dal nostro progetto,

i suoi occhi passano gradualmente dallo stupore iniziale alla gioia di vedere qualcuno interessato a ripetere la sua

via. Dopo aver ricevuto alcuni utili consigli per l’avvicinamento, ci congediamo e riprendiamo la nostra marcia. Da

qui il sentiero procede dapprima in traverso, lungo un’esile traccia segnalata da piante e arbusti tagliati, e poi si inol-

tra nel canalone che scende dal Pioda: in quest’ultimo tratto però non si può più parlare di “sentiero” perché le po-

che tracce presenti sono opera degli animali e si perdono rapidamente nella fitta vegetazione.

Procediamo lentamente e a tentoni, guadagnando faticosamente l’uscita da questo dedalo di piante, fino a raggiun-

gere la parte terminale dell’avvicinamento, un misto di placconate bagnate e ripidi prati. Un branco di camosci, evi-

dentemente poco abituati alla presenza umana in questi luoghi, scappa alla velocità della luce non appena si accor-

ge di noi. Arriviamo all’attacco della via dopo più di cinque ore. Due tiri di bella arrampicata verticale ci portano alla

zona più abbattuta e più facile dello spigolo, un piacevole intermezzo che ci permette di recuperare un po’ di energie

prima delle impegnative lunghezze finali.

Una placca tecnica piuttosto ostica ed un bellissimo traverso portano alla verticalissima parte terminale dello spigo-

lo. Iniziamo ad accusare un po’ di stanchezza e dunque accantoniamo subito il tentativo di arrampicare in libera.

A Enrico spetta il tiro chiave, un bellissimo diedro ottimamente chiodato seguito da una fessura fisica e continua in

massima esposizione. Arrivo in sosta piuttosto provato e l’idea di affrontare il tiro successivo non mi entusiasma,

così per un momento penso di cedere il passo a Enrico.

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Poi però scatta dentro di me una scintilla di orgoglio e decido di non sottrarmi ai miei doveri: parto dunque per il decimo tiro, azzerando le difficoltà dei primissimi metri grazie ad un provvidenziale chiodo arrugginito, e poi riprendo ad arram-picare cercando di centellinare le poche energie rimaste. Con grande (e forse futile) soddisfazione riesco ad arrivare in sosta senza ulteriori resting o azzeramenti un buon compromesso che mi permette di far pace con la mia autostima.

Manca un ultimo semplice tiro per terminare la via ma, non appena Enrico muove i primi passi, uno scroscio di pioggia

ci arresta. Decidiamo di aspettare al riparo del tetto che sovrasta la decima sosta, nella speranza che si tratti di una

nuvola passeggera…e invece la pioggia aumenta di intensità, bagnando completamente tutta la parete. Passano circa

venti minuti e finalmente il meteo ci concede una tregua: nonostante la roccia sia completamente bagnata, dobbiamo

uscire al più presto perchè le nuvole continuano ad incombere su di noi. E così anche l’ultimo facile tiro finisce per ri-

chiedere la sua dose di impegno, ma fortunatamente Enrico riesce a proteggersi egregiamente e raggiungiamo l’ultima

sosta prima che riprenda a piovere. Da qui non ci resta che percorrere un semplice tratto di roccette e di cresta erbosa,

ma il terreno bagnato ci impone di procedere legati. Le nuvole si stanno aprendo sopra di noi, anche se una pioggerel-

lina incessante continua a martellare sui nostri gusci. Sulla Punta della Rossa invece il cielo è nero e si sentono dei

tuoni provenire da quella direzione: la fortuna è stata benevola nei nostri confronti! Raggiunto il sentiero, una sensazio-

ne di sollievo inizia a farsi largo dentro di noi, anche se un lungo rientro ci attende. Il sentiero di discesa si rivela essere

un’esile traccia da seguire con molta attenzione, ma almeno non comporta ulteriori “lotte” con la fitta vegetazione.

Stanchi e assetati cerchiamo di mettere in fila un passo dietro l’altro in direzione dell’alpe Colla, a noi visibile fin da su-

bito, ma essa sembra allontanarsi man mano che scendiamo. I pensieri del rientro sono tutti rivolti alle piccole cose

che desideriamo in questo momento: bere un po’ d’acqua, levarsi questo maledetto zaino dalle spalle, riposare le gam-

be logorate dalla fatica. La fatica…forse è proprio lei che cerchiamo inconsciamente, solo lei ci permette di apprezzare

appieno le cose essenziali della vita che solitamente diamo per scontate.

Alle 21:00 arriviamo all’auto esausti. È stata una lunga e faticosa giornata ma finalmente posso rimuovere quel segnali-

no dalla guida! Sul momento prometto a me stesso che non farò più sfacchinate simili, ma sto mentendo a me stesso:

pochi giorni dopo infatti sarò nuovamente intento a piazzare segnalini arancioni sulle mie guide e a sognare il momento

di poterli rimuovere. Gianluigi Pertusi

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Forse stiamo sbagliando qualcosa…

Certo che è proprio bello potersi sedere con una birra fresca in mano, in un posto tranquillo e sicuro, dopo aver lottato con tutte le nostre forze per un qualcosa che noi ritenevamo importante ! Se poi il panorama è un Dente del Gigante qualsiasi o una Cresta di Peuterey a caso, la soddisfazione è an-cora più grande; e se la lotta appena terminata è stata con una delle spettacolari vie del Gran Cap, allora la birra diventa linfa di rinascita per tutto il corpo, ginocchia e mente compresi ! Questo è per spiegare ai non addetti ai lavori quelle piccole sensazioni che sottolineano grandi momenti vis-suti da quel manipolo di gente che cerca di capirsi salendo le montagne non per approfondire la geografia ma per conoscere meglio se stessi. La vera verità é che queste considerazioni sono solo la bella introduzione ad una cattiva riflessione che mi è venuta in questi anni ed alla quale devo dare ormai per forza voce. Io voglio dire basta ! Sì, ma basta a che cosa? Già, basta . Sono stufo di leggere o sentire o essere informato da amici che qualcuno è morto in montagna. Qualcuno a cui volevo bene, qualcuno che conoscevo, qualcuno che non conoscevo ma che è morto in un posto che conosco come le mie tasche! La vera verità è che troppe volte leggiamo di exploit compiuti da persone su montagne che magari conoscia-mo anche; e queste notizie solleticano il nostro io, la nostra voglia di fare, la nostra competitività. Ed è così che si comincia a costruire un sogno, una voglia di andare, che pian piano supera ogni nostro buon senso o capacità di valutazione, e ci porta in situazioni spiacevoli che si tramutano poi in ultime situa-zioni. Sono stati scritti anche testi sull’analisi dei rischi ma la somma del tutto è che sempre dico sempre si sposta l’asticella del rischio ancora più avanti nel corso della salita o della discesa, come se ci si trovasse in un im-buto e la discesa verso la parte piccola fosse senza ritorno, impossibile da invertire e quindi senza possibilità di rimedio. Io stesso mi sono trovato in condizioni molto simili e mi sono reso conto, solo a cose fatte e fortunatamente con la possibilità di raccontarlo ancora, che fin dall’inizio le situazioni non erano al meglio; le temperature non erano idonee, c’era altra gente davanti, il pendio non aveva ancora scaricato, la cascata era molto sottile e così via. Solo che per cento volte che tutto va ugualmente bene ed il ritorno avviene tra mille strette di mano e pacche sulle spalle capita che una volta l’incastro non avvenga, che qualcosa vada più storto dello storto ed il ritorno non avvenga più come avremmo voluto! Solo che come al solito fa molto più rumore un albero che cade di un bosco che cresce! Ma l’albero che è caduto è il nostro migliore amico che non è più tornato, è la guida che abbiamo conosciuto l’anno scorso ve-ramente brava e fortissima, è l’istruttore nazionale che abbiamo salutato all’ultimo convegno a Cuneo, è l’amico con il quale avevamo salito solo la settimana prima una super-via e con il quale avevamo fatto pro-getti da riempire due armadi e mezzo. La guida non possiede lo scudo stellare per salvare se stessa ed i propri clienti così come l’istruttore ha letto centinaia di manuali ed insegnato a centinaia di allievi, ma la montagna è ignorante e non ha studiato i ma-nuali, e quindi la valanga che non sa leggere il distintivo di chi c’è sotto non chiede permesso per scendere Perché sto scrivendo tutto questo quando questo è veramente un argomento tanto brutto quanto antipatico? Perché troppa gente se ne è andata avanti senza darci il tempo di avvisare, di parlare, di scambiare due pa-role in più !

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E allora il mio pensiero è: facciamo tanti corsi, trasmettiamo sapere ed insegniamo a salire in libera, in artifi-ciale, a scendere in neve polverosa e in doppia ma….forse è meglio recuperare tempo e spazio per trasmet-tere quelle sane paure che ti fanno fermare un attimo prima del troppo tardi. E non sto dicendo di fare dei corsi per insegnare la paura, ma cerchiamo di trasmettere quel sano sentimento che ci fa affrontare una curva ghiacciata in macchina senza frenare e senza andare a cento all’ora ma con-trollando l’acceleratore e lo sterzo senza esagerare. Troppe volte solo perché abbiamo fatto centinaia di chilometri e speso magari già centinaia di euro non riu-sciamo a capacitarci che non ci siano le condizioni, che ci sia troppa gente davanti, che le temperature non siano quelle ideali ! Quest’inverno sopra la comba di Pila sono morti degli scialpinisti che stavano facendo la loro sana attività nell’ambito di un corso avanzato; quindi erano tutti esperti, conoscenti della nivologia e di tutte le informazioni necessarie al corretto svolgimento della gita prevista. L’irreparabile è accaduto, la fortuna è cieca ma la sfiga ci ha visto benissimo e uno è morto addirittura anne-gato nel lago di Chamolé, sotto la massa della valanga che lo aveva travolto. Adesso sono indagati presenti ed assenti, Direttore della scuola e chi più ne ha ne metta! Nessuno l’ha fatto apposta ma è successo. Non esiste un rimedio a tutto ciò ma sicuramente si può mitigare il fenomeno. Bisogna solo iniziare a non vendere più certezze ma possibilità di insuccesso come di successo; l’insuccesso non è un fallimento ma un’occasione di crescita ed una nuova possibilità di mettersi in gioco! La birra è finita e Armando mi chiama, avvisandomi che la cena è pronta; il sole sta facendo capolino dietro l’Aguille Noire e il cristallo di neve più bello del mondo brilla in cima al Monte Bianco, strizzando l’occhiolino all’uomo che si pone tante domande, incapace di darsi altrettante risposte! Forse è meglio rientrare e smettere di elucubrare, rimanendo semplicemente contenti della bella realizzazio-ne di oggi. A bientot. Mark.

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“ESTER, MA TI RICORDI !?...” Ester

Nota dell'autrice: Strano. Scrivere non sono proprio capace, piacermi, ancora meno. Però se si tratta di montagna posso fare uno sforzo. Almeno di argomenti ne ho.

L'estate è andata, i grandi progetti (temporaneamente!) sospesi, le temperature smorzate, e io e la mia socia Rebecca trascorriamo come solito le ultime ore della giornata allenandoci nella palestra di arrampicata CAI di Vigevano. È buon costume nell'etica del climber passare più tempo a riposare che su parete. E così..."Ma son già passati tre me-si!?" "Eh?" "Ma sì, la gita in Dolomiti!"...iniziamo a richiamare alla memoria l'esperienza. Siamo partiti alle prime luci del giorno da Vigevano, e approdati all'alba delle 11 al Passo Gardena. La compagnia è ben assortita, i componenti sono carichi, e non vedono l'ora di mettersi in cammino (se non altro per arrivare al rifugio Jimmy, prima tappa, per sbocconcellare un frugale pranzo). Poi inizia la salita vera, si guadagna altitudine gradualmente, così ci prendiamo un po' di tempo per guardarci intorno. (Rebecca) "Ah sì, ti ricordi, eravamo circondati da pinnacoli di roccia che immaginavamo di scalare!..." sì, e nel frattempo la temperatura corporea aumenta per lo sforzo, ci spogliamo tutti degli strati più pesanti, il nostro pensiero comincia a cadere sulla borraccia di acqua nello zaino. Per nostra fortuna la sosta era stata programmata accuratamente... (Rebecca) "Me la ricordo bene! Ci siamo fermati su un crinale e davanti a noi si apriva uno scenario spettacolare, l'immensa distesa di roccia che avremmo percorso succes-sivamente. Oh Ester! Ti ricordi tutte quelle cose interessanti che ci ha spiegato quel geologo, il Michele Bianchi!? Mi ri-cordo tutto, per prima cosa ci ha descritto i processi geologici che hanno originato i rilievi in quelle zone, poi (la parte più bella!) ci indicava le striature rosse su una "sporgenza" visibile appena sopra il rifugio in lontananza; si è dilungato sulla dolomia che si stendeva sotto i nostri piedi e che vedevamo stratificata in una muraglia di roccia che si parava davanti a noi." . Camminiamo su 5 milioni di anni di roccia. Viene naturale giocare spostandosi da un "gradone" ad un altro, defor-mazioni dovute alla natura stratificata di questi territori, credendo di scovare in ogni insignificante incavo un antico fossile (anche se spesso era così!). Una bandiera e panni stesi al vento ad asciugare ci annunciano che siamo finalmente arrivati a destinazione, il rifugio Puez, 2475 m s.l.m. La sera in rifugio siamo molto affaccendati: chi si lava, chi prepara la cuccetta per la notte (ci si contende spietatamente il posto migliore), chi colto da una punta di fame ordina un appetitoso strudel, o intraprende una partita a scacchi per di-strarsi (Rebecca in sottofondo si lamenta, l’ho obbligata a giocare ecc. ecc….). Quattro i piatti principali della serata: polenta con un buon bicchiere di vino (o forse di più, ho perso il conto…), confes-sioni appassionate e partite a carte, il tramonto rosa che illumina gli ultimi centimetri delle vette che ci circondano e che ammiriamo dalle finestre appannate, e il russare di chi già beatamente dorme, che di certo non concilia il sonno. La mattina il rifugio è in subbuglio, fuori l’aria è frizzante (anche se troppo fresca, rispetto al rifugio, per essere invitante) e la luce promettente. Decidiamo di dividerci in due gruppi, in base all’esperienza e alle condizioni fisiche di ciascun componente della spedi-zione. Una parte si dirigerà direttamente al rifugio Edelweiss, attraversando un pianoro dai profili dolci e i prati rigogliosi, mentre gli altri devieranno a metà percorso per raggiungere la vetta del Sassongher, 2665 m. Appena prima di scendere tortuosamente verso la Forcella del Sassongher salutiamo i nostri compagni, già puntini appe-na distinguibili sul distante sentiero che li condurrà al rifugio. Ormai ci rimane da affrontare il dislivello finale: percorriamo il sentiero 7, tra ammassi detritici sconnessi, inerpicandoci su gradini rocciosi attrezzati con cavi, terminando con un tratto stretto e piuttosto aereo. In vetta ci aspetta una vista a 360 gradi mozzafiato, sulla regione dell’Alta Badia, il gruppo del Sella, la Gardenaccia ed i l Sasso di Santa Croce. La foto di rito sotto la croce non può mancare, così come le firme sul libro di vetta. La discesa è quasi altrettanto spettacolare: camminiamo per un tratto proprio ai piedi di imponenti paretoni di calcare, è tarda mattinata e il sole splende intenso nel cielo azzurro.

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Nel frattempo comunichiamo via radiolina con l’altro gruppo: hanno già mangiato e cominciano a scendere, mentre a noi manca ancora un po’ di strada per arrivare al rifugio. Infine i boschi di larici ci avvolgono, sostituendosi alla roccia lunare delle altitudini più elevate e lasciando in ultimo spazio alla strada asfaltata, attraverso la quale arriviamo al pullman. La gita si conclude con un altro momento di ristoro, meno idilliaco del primo però. (Chi era presente mi capirà ).

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BHUTAN - LA TERRA DEL DRAGO TONANTE Bhutan, un pezzetto di paradiso adagiato sull'Himalaya. Arrivando quassù la prima sensazione è di pace (nel senso di calma, silenzio), sembra di essere in un'altra dimensio-ne, tutto si svolge in modo pacato, come al rallentatore. Qui la natura predomina, l'ecosistema è rimasto pressoché invariato nei secoli e il livello di biodiversità è altissimo. Questo è il paese dove la "felicità interna lorda" conta più del PIL, qua, grazie anche agli insegnamenti buddhisti, i valori importanti sono la salute, la cultura, il benessere della gente. Si arriva a Paro, dove si trova l'unico aeroporto possibile, costruito nel 1983, in una valle a S dove si atterra e decolla con navigazione "a vista" al mattino presto e con bel tempo. Nel tragitto verso Thimphu, la capitale, si incontra il "tempio del cavallo eccellente" che vado a visitare, dopo aver attraversato un ponte tibetano. Il Bhutan è ricco di templi (che qui si chiamano "dzong"), ve ne sono oltre 1800 tra monasteri ed altre costruzioni a carattere religioso. L'importanza del buddhismo, per i bhutanesi, è evi-dente in ogni aspetto della loro vita: ogni attimo della loro giornata è scandito dalla religione, persino il re è considerato una divinità. Entrando a Thimphu noto che il traffico è regolato da un vigile. Sembra che alcuni anni fa le autorità avessero instal-lato un semaforo, che però fu rimosso dopo pochi giorni, in seguito alle proteste degli abitanti che lo ave-vano trovato "impersonale e senza carattere". Case e palazzi sono decorati, costruiti rispettando l'architettura tradizionale del luogo, spesso sui muri delle abitazioni si vedono dipinti giganteschi falli: sono di buon auspicio per indurre la fertilità e allontanare gli spiriti maligni. Passo a visitare il grande tempio chiamato "Tashichoe" che è anche sede dei vari ministeri. L'interno è interessante e nel cortile c'è un gran via vai di monaci, molti dei quali alle prese con il cellulare. Termino le visite con altri edifici religiosi (fra cui anche un monaste-ro femminile), particolare è la statua di "Buddha Dordenma" un'e-norme statua dorata di Buddha Shakyamuni alta 54m. costruita su una collina che domina tutta la città ed offre un notevole panorama sulla vallata. Infine non posso ignorare il mercatino artigianale nel centro pedona-le della città: l'acquisto di qualche souvenir è d'obbligo. Il percorso verso Punakha, la seconda città più importante del Pae-se, prevede il passaggio al passo Dochu-la (mt.3.150).

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E quindi ecco davanti a me un' interminabile skyline di picchi himalayani: è una vista strepitosa, di fronte ad uno spettacolo del genere si rimane senza fiato. Naturalmente anche qui è stato costruito un tempio e ben 108 chorten (reliquiari). Scendendo per l'altro versante il paesaggio ed il clima cambiano repentinamente, l'ambiente è diventato decisa-mente sub-tropicale, infatti la temperatura è più mite e si vedono numerose risaie a terrazzo. Questa valle è resa molto fertile dalla presenza di due fiumi ed è proprio alla confluenza di questi fiumi che sorge il "Punakha dzong" un bellissimo tempio reso ancor più suggestivo dalla presenza dell'acqua. Molti templi (compreso questo) sono stati del tutto o in parte ricostruiti nel tempo, anche più volte, poiché essendo quasi interamente di le-gno, si incendiavano facilmente. Inoltre nel 1897 vi fu un devastante terremoto che rase al suolo numerosi edifici. Questi templi hanno una parti-colarità: sono costruiti (anche al giorno d'oggi) senza fare uso di chiodi, le varie parti sono tenu-te insieme con un sistema di incastri. Casualmente vengo a sapere che sono in corso preparativi per i festeggiamenti del re, tra due giorni compirà 60 anni e tutta la Nazione è in festa. Lungo la strada ho la fortuna di assistere alle prove di uno di questi spettacoli, molto sug-gestivo con canti e balli tradizionali. I costumi sono ricchi e colorati. Punakha è l'antica capitale del regno, oggi, è considerata la capitale invernale. Infatti, grazie al suo clima mite, il re ed il governo si trasferiscono qui per trascorrervi la stagione più fredda. Anche i monaci, solitamente all'inizio di novem-bre, danno vita ad una sorta di migrazione di massa (sono davvero tantissimi) dirigendosi ver-so questa valle. I monti e le valli di queste zone sono ricchi di corsi d'acqua, le risorse idriche consentono l'esportazione di energia elettrica verso l'India, maggior partner commerciale del Bhutan. E di nuovo l'itinerario mi conduce verso Paro, si-tuata ad est del monte Jomolhari, la montagna sacra per i buthanesi. Anche questa città è attraversata da un fiume sulla cui riva è stato costruito il tempio principale, il "Paro dzong" o "Rinpung dzong" cui si accede attraverso un vecchio ponte di legno reso famoso da Bernardo Bertolucci che proprio in questo mo-nastero nel 1993 girò parte del suo film "Piccolo Buddha". Infine il tempio "Taktsang" o "tana della tigre", ciliegina sulla torta.

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E' il più famoso monastero del Bhutan, arroccato su un picco a 3.120 mt. di altezza, costruito alla fine del 1600 per celebrare Guru Rimpoche che qui arrivò dal Tibet nell'VIII secolo, si dice a cavallo di una tigre, introducendo così il buddhismo nel Paese Si sale attraversando una foresta di pini, nel mio caso con l'aiuto di un cavallo, a metà percorso si procede a pie-di, dapprima percorrendo un sentiero, in seguito scendendo dei gradini verso il fondo di una gola attraversata da un torrente, e poi salendo altri gradini (in tutto 700), ma ne vale ampiamente la pena: il tempio è splendido e la vista panoramica di cui si gode da quel punto d'osservazione imperdibile Ultimi acquisti ed è il momento di tornare a casa, con un po' di tristezza. Spero che questo Paese, poco più gran-

de della Svizzera, rimanga il più possibile così com'è ora, che non si lasci sopraffare dalle lusinghe dell'occidente e dalla voglia di modernizzazione, in altre parole, che non ceda alla legge del "dio denaro". Se in futuro tornassi qui per vedere ciò che non ho visto in questo viaggio, mi piacerebbe trovare questa terra come l'ho lasciata.

Iotti Norina

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SCUOLA DI ALPINISMO SCIALPINISMO - ARRAMPICATA LIBERA SCI FONDO - SCI FONDO ESCURSIONISMO

VALTICINO “Remo Gulmini”

REGOLAMENTO DELLA SCUOLA

1. I corsi sono aperti ai soci del Club Alpino italiano di ambo i sessi

2. Per l’iscrizione ai corsi è obbligatoria la certificazione medica. La Scuola raccomanda di sottoporsi a visita medi-

co - sportiva con prova da sforzo per verificare di possedere uno stato di salute idoneo ad affrontare il corso

scelto.

3. L'età minima per partecipare al corso è di anni 15, per i minori di anni 18 occorre l'autorizzazione di entrambi i

genitori.

4. L'accettazione della domanda è subordinata al giudizio della Direzione del Corso.

5. Gli allievi sono tenuti ad osservare scrupolosamente le istruzioni impartite dal Direttore del Corso e dei suoi col-

laboratori e a rispettare il presente regolamento.

6. A giudizio insindacabile del Direttore del Corso, il programma e le località indicate potranno subire variazioni.

7. La frequenza è obbligatoria per tutte le lezioni. Eventuali assenze saranno valutate dal Direttore del Corso, che

giudicherà l'idoneità dell'allievo a continuare il corso. Alla fine del Corso verrà consegnato, a tutti gli allievi che

hanno seguito con profitto, un attestato di partecipazione.

8. Se l'allievo per cause indipendenti alla sua volontà ed in ogni caso comprovate dovesse rinunciare al corso, avrà

diritto ad un rimborso totale o parziale. L'entità del rimborso verrà decisa, caso per caso dal Consiglio della

Scuola.

9. L'allievo dichiara di essere consapevole che le attività svolte in montagna presentano pericoli e rischi inelimina-

bili. La Scuola avrà cura di operare sempre con costante prudenza, perizia e

diligenza, al fine di ridurre al minimo accettabile i rischi connessi con le attività in montagna..

10. L'allievo durante il corso è assicurato con polizza RC, Infortuni e Soccorso Alpino (le condizioni

di polizza sono consultabili su www.cai.it alla sezione Assicurazioni). 11. Per ogni altra norma si richiama integralmente il regolamento della CNSASA. SEZIONI DEL CLUB ALPINO

Abbiategrasso: via Legnano 9 - 3349785297- (mar.- gio.)

Boffalora S.Ticino: via Donatori del Sangue - 02/97255492-(mar.-gio.)

Inveruno: via Largo Pertini 2 - 3458522121- (giovedì)

Magenta: via Melzi 2 - 3460235665 - (mar. - giov.)

Mortara: piazza Trento - 3492962621 - (giovedì)

Vigevano: via Bolsena 6/8 - 0381/78012 (mar. - gio.)

Vittuone: via Villoresi 47 – 3490784649 Piazza Trento

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9° Corso di Sci di Fondo Escursionismo

Direttore del corso: Gardiolo Ruggero ISFE

e-mail: [email protected]

DICEMBRE 2018

13 giovedì Vigevano Presentazione corso Materiali

GENNAIO 2019

09 mercoledì Vigevano Palestra: Progressione

13 domenica 1° pratica Uscita in ambiente

16 mercoledì Vigevano Palestra: Progressione

20 domenica 2° pratica Uscita in ambiente

23 mercoledì Abbiategrasso Sciolinatura

27 domenica 3° pratica Uscita in ambiente

31 giovedì Boffalora Neve e Valanghe

FEBBRAIO 2019

02 sabato 4° pratica Uscita in ambiente

03 domenica 5° pratica Uscita in ambiente

17 domenica 6° pratica Uscita in ambiente

21 giovedì Vigevano Primo Soccorso

28 giovedì Vigevano Cartografia e Orientamento

MARZO 2019

02 sabato 7° pratica Uscita in ambiente

28 giovedì Vigevano Chiusura del corso

DESCRIZIONE DEL CORSO E’ un corso propedeutico rivolto a tutti coloro che per la prima volta affrontano la montagna invernale per praticare l’attività di sci di fondo. I percorsi si svolgono lungo itinerari di bassa difficoltà su pista battuta per apprendere le tecni-che di base. Particolare attenzione sarà dedicata alla conoscenza delle tematiche relative ai pericoli oggettivi della montagna inver-nale. OBIETTIVI GENERALI a) Apprendere le tecniche sciistiche base di salita e di discesa b) Prendere conoscenza dei principali aspetti che caratterizzano l’ambiente della montagna invernale con particolare

ISCRIZIONE E’ possibile una preiscrizione sul portale della scuola www.scuolavalticino.it alla sezione corsi. La preiscrizione non co-stituisce iscrizione ma solo una lista di graduatoria. L’iscrizione al corso avverrà con il versamento della quota di parte-

cipazione stabilita in € 50,00 sino al raggiungimento del numero massimo stabilito di allievi.

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7° Corso di Sci Escursionismo Fuori Pista AVANZATO (SE2)

Direttore del corso: Bozzolan Daniele ISFE e-mail: [email protected]

DICEMBRE 2018

13 giovedì Vigevano Presentazione del corso

GENNAIO 2019

15 martedì Boffalora ARTVA

17 giovedì Vigevano Autosoccorso in valanga

19 sabato 1° pratica Ricerca del travolto e Scavo

27 sabato 2° pratica Uscita in ambiente

31 giovedì Boffalora Neve e Valanghe

FEBBRAIO 2019

07 giovedì Vigevano Bollettino nivometeo

10 domenica 3° pratica Uscita in ambiente

14 giovedì Vigevano Gestione del rischio

21 giovedì Vigevano Primo Soccorso

24 domenica 4° pratica Uscita in ambiente

28 giovedì Vigevano Cartografia e Orientamento

MARZO 2019

02 domenica 5° pratica Uscita in ambiente

07 giovedì Vigevano Preparazione della salita

10 domenica 6° pratica Uscita in ambiente

16 -17 sab-dom 7° 8° pratica Uscita in ambiente

19 martedì Boffalora Il Club Alpino italiano

28 giovedì Vigevano Chiusura del corso

DESCRIZIONE DEL CORSO E’ un corso rivolto a tutti coloro che vogliono conoscere e frequentare la montagna invernale al di fuori dai soliti percorsi pistati. I tracciati si svolgono lungo strade forestali, mulattiere e terreno aperto. Interessante la possibilità di conoscere e apprendere la tecnica del TELEMARK per affrontare la discesa. Si trattano anche temi inerenti alla frequentazione dell’ambiente di fuori pista: cartografia e orientamento, neve e valanghe, lettura dei bollettini meteo e dei bollettini valan-ghe e autosoccorso con ARTVA. Il materiale da autosoccorso (ARTVA, pala e sonda) è obbligatorio. L’attrezzatura da u-sare è quella da sci escursionismo.

OBIETTIVI GENERALI

a) Verificare le abilità sciatorie iniziali e migliorare le tecniche sciistiche necessarie per affrontare i percorsi sci escursioni-stici. b) Prendere conoscenza di tutti gli aspetti di natura sciescursionistica che caratterizzano l’ambiente di montagna con parti-colare riferimento alla prevenzione degli incidenti e alla sicurezza. c) Essere autonomo all’interno di gruppi e partecipare a gite organizzate da persone più esperte.

ISCRIZIONE E’ possibile una preiscrizione sul portale della scuola www.scuolavalticino.it alla sezione corsi. La preiscrizione non costituisce iscri-zione ma solo una lista di graduatoria. L’iscrizione al corso avverrà con il versamento della quota di partecipazione stabilita in €

180,00 sino al raggiungimento del numero massimo stabilito di allievi. ( nolo ARTVA,Pala,Sonda € 20,00).

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19° Corso di Cascate di Ghiaccio(AC1)

Direttore del corso: Garavaglia Massimo INA e.mail: [email protected]

Dicembre 2018

19 mercoledì Abbiategrasso Presentazione del corso

Gennaio 2019

09 mercoledì Boffalora Materiali e loro uso

15 martedì Boffalora ARTVA, sondaggio e scavo

17 giovedì Vigevano Autosoccorso in valanga

19 sabato 1° Pratica Autosoccorso in valanga

22 martedì Vigevano palestra Catena di sicurezza

24 giovedì Furato Pal Tecnica di movimento

31 giovedì Boffalora Neve e valanghe

Febbraio 2019

07 giovedì Vigevano Bollettino nivometeo

09 sabato 2° Pratica Progressione in ambiente

12 martedì Vigevano palestra Tecnica e Allenamento

16 sabato 3° Pratica Progressione in ambiente

17 domenica 4° Pratica Progressione in ambiente

21 giovedì Vigevano Primo Soccorso

23 sabato 5° Pratica Progressione in ambiente

27 mercoledì Abbiategrasso Storia delle cascate

Marzo 2019

02 sabato 6° Pratica Progressione in ambiente

03 domenica 7° Pratica Progressione in ambiente

13 mercoledì Boffalora Chiusura del corso

DESCRIZIONE DEL CORSO

E’ un corso di livello specialistico, rivolto a persone già in possesso di una esperienza alpinistica di montagna, estiva e/o

invernale. Il corso prevede l’insegnamento delle nozioni fondamentali per potere affrontare in ragionevole sicurezza arram-

picate su cascate di ghiaccio e la realizzazione di manovre di autosoccorso.

OBIETTIVI GENERALI

a) Essere autonomi nella preparazione e organizzazione di una ascensione adeguata alle proprie capacità. b) Realizzare in modo autonomo e in ragionevole sicurezza le salite, sapere attrezzare ancoraggi per discese in corda doppia, sapere effettuare manovre di autosoccorso.

ISCRIZIONE E’ possibile una preiscrizione sul portale della scuola www.scuolavalticino.it alla sezione corsi. La preiscrizione non costi-tuisce iscrizione ma solo una lista di graduatoria. L’iscrizione al corso avverrà con il versamento della quota di partecipa-

zione stabilita in € 270,00 sino al raggiungimento del numero massimo stabilito di allievi.

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45° Corso di Alpinismo su Roccia Avanzato (AR1)

Direttore del corso: Paba Marcello IA e-mail: [email protected]

GIUGNO 2019

26 mercoledì Boffalora Presentazione del corso

SETTEMBRE 2019

10 martedì Vigevano Presentazione del corso

12 giovedì Boffalora Materiali

18 mercoledì Vigevano palestra Tecnica

19 giovedì Boffalora Nodi e Soste

22 domenica 1° Pratica Progressione in ambiente

24 martedì Furato palestra Progressione ripiegamento

26 giovedì Abbiategrasso Geologia e Ambiente

28 sabato Abbiategrasso Prove di trattenuta

29 domenica 2° Pratica Progressione in ambiente

OTTOBRE 2019

01 martedì Furato palestra Allenamento

03 giovedì Vigevano Primo Soccorso

05 sabato 3° Pratica Progressione in ambiente

06 domenica 4° Pratica Progressione in ambiente

08 martedì Vigevano Cartografia e Meteo

10 giovedì Boffalora Storia dell’alpinismo

13 domenica 5° Pratica Progressione in ambiente

15 martedì Vigevano palestra Allenamento

17 giovedì Abbiategrasso Preparazione della salita

19 sabato 6° Pratica Progressione in ambiente

20 domenica 7° Pratica Progressione in ambiente

30 mercoledì Boffalora Chiusura del corso

DESCRIZIONE DEL CORSO

Corso di livello avanzato rivolto preferibilmente, anche se non esclusivamente, a persone già in possesso di un minimo di esperienza alpinistica. Il corso prevede l’insegnamento, attraverso lezioni sia teoriche che pratiche ed uscite su terreno, del-le nozioni fondamentali per potere affrontare in ragionevole sicurezza arrampicate sui vari tipi di roccia.

OBIETTIVI GENERALI

a) Essere autonomo, come secondo di cordata b) Realizzare in modo autonomo una salita su roccia, solo dopo aver avuto una conferma di fattibilità da parte di alpinisti esperti.

ISCRIZIONE

E’ possibile una preiscrizione sul portale della scuola www.scuolavalticino.it alla sezione corsi. La preiscrizione non costitui-sce iscrizione ma solo una lista di graduatoria. L’iscrizione al corso avverrà con il versamento della quota di partecipazione

stabilita in € 250,00 sino al raggiungimento del numero massimo stabilito di allievi.

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5° Corso di Alpinismo Base (A1)

Direttore del corso: Nespoli Massimo ISA

e-mail: [email protected] NOVEMBRE 2018

29 giovedì Vigevano Presentazione del corso

DICEMBRE 2018

11 martedì Vigevano Attrezzatura

GENNAIO 2019

15 martedì Boffalora ARTVA, sondaggio e scavo

17 giovedì Vigevano Autosoccorso in valanga

19 sabato 1° Pratica Autosoccorso in valanga

31 giovedì Boffalora Neve e Valanghe

FEBBRAIO 2019

02 sabato 2° Pratica Osservazione manto nevoso

07 giovedì Vigevano Bollettino nivometeo

14 giovedì Vigevano Gestione del rischio

16 sabato 3° Pratica Scelta della traccia

21 giovedì Vigevano Primo Soccorso

MARZO 2019

19 martedì Boffalora Il Club Alpino Italiano

23 sabato Vigevano palestra Materiali e nodi roccia

26 martedì Vigevano Cartografia e Orientamento

30 sabato Vigevano palestra Nodi e incordatura

APRILE 2019

02 martedì Vigevano Cart. studio della tarccia

06 sabato 4° Pratica Orienteering

09 martedì Abbiategrasso Geologia Alpina

MAGGIO 2019

04 sabato Vigevano palestra Corda doppia

07 martedì Boffalora Storia dell’alpinismo

11 sabato 5° Pratica Tecnica Alpinistica

22 mercoledì Vigevano palestra Soste e autoassicurazione

25 sabato 6° Pratica Tecnica Alpinistica

28 martedì Abbiategrasso Sentieristica e Ferrate

GIUGNO 2019

01 sabato 7° Pratica Ferrata

04 martedì Vigevano Il Ghiacciaio

08 sabato Vigevano palestra Cordata su ghiacciaio

12 mercoledì Vigevano palestra Uso cordino da ghiacciaio

15 sabato 8° Pratica Passi e cordata su ghiacciaio

26 mercoledì Vigevano palestra Recupero da crepaccio

29-30 sab e dom 9°-10° Pratica Rifugio e Progr. cordata

05 luglio – venerdì Chiusura del corso

DESCRIZIONE DEL CORSO

E’ un corso di livello base rivolto a principianti, ossia a tutti coloro che per la prima volta affrontano la montagna. Il corso prevede l’insegnamento, delle nozioni e tecniche di base per poter svolgere con ragionevole sicurezza le attività su neve, roccia e ghiaccio

ISCRIZIONE

Quota di partecipazione al corso € 250,00 - Quota di partecipazione al solo mod. NEVE €50,00

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SEGRETERIA

ISTRUTTORI TITOLATI C.A.I

Istruttori di : Alpinismo – Scialpinismo – Arrampicata Libera

Sci Fondo - Sci Fondo Escursionismo

Istruttori Nazionali Lavatelli Marco INA Caresana Alberto INAL

Istruttori Sci Alpinismo Cerri Enrico ISA Nespoli Massimo ISA Orsolini Roberto ISA Rollandi Loredana ISA

Istruttori Sci Fondo Escursionismo

Biandrate Gianluigi ISFE Bozzolan Daniele ISFE Gardiolo Ruggero ISFE Alcini Terzoni Antonio ISFE

Istruttori Sezionali Ornati Gianmaria IS Rosti Gianluca IS Pavesi Chiara IS Francia Simona IS Barp Silverio IS

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PREMIAZIONE SOCI anno 2019

Venerdì 15 Marzo 2019 si terrà, presso la sede di Via Bolsena 6/8, a premiazione dei soci con anzianità di 25-50-60ennali .

Soci 25ennali Soci 50ennali BENVENUTI NIVES CROTTI CLAUDIO

BIANDRATE BRUNO LIBOI LUIGI

GILARDI ALESSANDRO SACCHI CARLO

MILESI MARTA

SIGOLOTTO ANTONIO

TRIVISONNO MAURIZIO

UGAZIO ALAN

Soci 60ennali

COLLI RENZO

RISSO VITTORIO

SOCI 2018 ORDINARI: 359 FAMILIARI: 129 GIOVANI: 59 VITALIZI: 3

TOTALE SOCI 2018: 550

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COMMISSIONI IN SEDE

Scuola Alpinismo Sci Alpinismo VALTICINO “Remo Gulmini”

Cerri Enrico ISA - Nespoli Massimo ISA

Sci Fondo

Biandrate Gianluigi ISFE - Morone Pietro - Devecchi Danilo

Escursionismo

Bozzolan Daniele - Bertolotti Alberto

Fusca Antonio - Bravi Sergio

Sci Discesa

Piero Bellazzi

Palestra

Cerri Enrico - Doati Arduino

Responsabili Sede

Anna Pavesi - Maurizio Zanola

Alessandro Rubini - Danilo Devecchi - Pino Spezza

Stampa e Cultura

Cerri Enrico

Biblioteca

Carpi Riccardo - Carpi Claudio

Responsabile Sito Web

Morandotti Giacomo

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TESSERAMENTO ANNO 2019

E’ aperto il tesseramento per l’anno 2019

Le quote sociali restano invariate rispetto allo sorso anno, rimanendo a carico della Sezione l’intervenuto aumento dell’importo da versare alla Sede Centrale per i Soci Ordinari.

Viene altresì introdotta una facilitazione per i Soci Ordinari compresi fra i 18 e i 25 anni.

SOCIO ORDINARIO € 45,00

SOCIO JUNIORES ORDINARIO FRA I 18 E 25 ANNI € 25,00

SOCIO FAMILIARE (stesso indirizzo del socio ordinario) € 25,00

SOCIO GIOVANE ( nati nel 2000 e seguenti) € 18,00

SOCIO GIOVANE (quota agevolata per i figli successivi al 1°) € 9.00

SOCIO VITALIZIO € 25,00

Maggiorazione per nuova iscrizione € 6,00

Bollino a domicilio € 2.00

Recupero bollini anni precedenti

Ordinari € 15,00

Famigliari € 10,00

Giovani € 5,00

Integrazione polizza infortuni € 3,40

(aumento del massimale all’atto dell’iscrizione)

Vantaggi e diritti dei soci CAI in regola con il tesseramento: Usufruire delle strutture ricettive delle associazioni alpinistiche Italiane ed estere con le quali è stabilito il trattamento di reciprocità con il CAI Usufruire delle polizze assicurative stipulate dal CAI I soci ordinari ricevono gratuitamente i periodici del CAI (Montagna a 360°) Godono di agevolazioni in tutte le attività Sezionali Il Socio non in regola con i versamenti perde tutti i diritti spettanti ai Soci

SI RICORDA CHE PER I RINNOVI EFFETTUATI DOPO IL 31 MARZO LE COPERTURE

ASSICURATIVE E L’INVIO DELLE PUBBLICAZIONI AVRANNO DECORRENZA

TRE GIORNI DOPO LA DATA DEL RINNOVO

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E possibile rinnovare l’iscrizione anche tramite versamento sul conto corrente bancario intestato a:

Al momento del versamento si prega d’indicare con precisione le proprie generalità, quelle degli even-tuali famigliari e relativo codice fiscale. Coloro che effettuano il rinnovo tramite banca, devono maggiorare l’importo di € 2,00 per le spese di spedizione del bollino. Al fine di consentire la sollecita formalizzazione del tesseramento, anche ai fini assicurativi,è opportuno che l’avvenuta emissione del bonifico venga comunicata tramite e.mail: [email protected] alla Sezione.Ricevuta comunicazione del versamento effettuato dalla banca e verificata la regolarità dell’iscrizione,

la segreteria della Sezione provvederà a spedire al Socio la ricevuta e il bollino.

CLUB ALPINO ITALIANO SEZIONE di VIGEVANO Cariparma Credit Agricole

Sede piazza Ducale Vigevano IBAN: IT03Y0623023000000031357323

FESTA DI NATALE

Giovedì 13 Dicembre 2018 alle ore 21 Sono invitati Soci e Amici per i tradizionali

auguri Natalizi presso la Sede in via Bolsena 6-8

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PER I SOCI : l’iscrizione al CAI attiva automaticamente le coperture assicurative

relative a:

INFORTUNI SOCI:

Assicura i Soci in attività sociale per infortuni ( morte, invalidità permanente, e rimbor-

sa le spese di cura)

E’ VALIDA ESCUSIVAMENTE IN ATTIVITA’ SOCIALE*.

Viene attivata direttamente con l’iscrizione al CAI.

SOCCORSO ALPINO:

Prevede per i Soci il rimborso di tutte le spese sostenute nell’opera di ricerca, salva-

taggio e/o recupero, sia tentata che compiuta.

E’ VALIDA SIA IN ATTIVITA’ SOCIALE CHE PERSONALE*.

Viene attivata direttamente dalla Sede Centrale

RESPONSABILITA CIVILE:

Assicura il Club Alpino Italiano, le Sezioni e i partecipanti alle attività Sezionali, i

Ragruppamenti Territoriali, gli Organi Tecnici Centrali e Periferici.

E’ VALIDA ESCLUSIVAMENTE IN ATTIVITA’ SOCIALE*

Mantiene indenni gli assicurati da quanto siano tenuti a pagare a titolo di risarcimento

per danni involontariamente causati a terzi e per danneggiamenti a cose e/o animali.

SOCCORSO SPEDIZIONI EXTRAEUROPEE:

Assicura i Soci di spedizioni organizzate o patrocinate dal Club Alpino Italiano e dalle

sue Sezioni in Paesi Extraeuropei

Rimborsa le spese per la ricerca, il trasporto sanitario dal luogo dell’incidente al centro

ospedaliero, e il trasferimento delle salme fino al luogo della sepoltura.

* Le attività SOCIALI comprese nelle garanzie assicurative sono tutte quelle organizzate sia dalle struttu-re centrali che da quelle territoriali del Club Alpino Italiano.

ASSICURAZIONI C.A.I

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COPERTURA ASSICURATIVA PER I SOCI IN ATTIVITA’ PERSONALE

A partire dal 1°marzo 2015, è possibile per tutti i Soci CAI in regola con il tesseramento attivare una polizza personale contro gli infortuni che dovessero derivare dall’attività personale del Socio (escursionismo, speleologia, sci alpinismo, ecc.). la polizza che coprirà tutti gli ambiti di attività del So-dalizio senza limite di difficoltà e di territorio avrà durata annuale, dal 1° gennaio al 31 dicembre di ogni anno; per l’anno in corso coprirà il periodo dal 1° marzo al 31 dicembre. Due saranno le combinazioni attivabili, A e B come da tabella riportata

Trattandosi di una novità in senso assoluto, si rendono necessarie alcune precisazioni: 1. Il premio assicurativo previsto per il periodo 1 gennaio 2018 > 31 dicembre 2018 ed indicato in

tabella sarà il medesimo anche nel 2019 ma relativamente all’intera annualità cioè dal 1 genna-io al 31 dicembre;

2. La copertura riguarda solo lo stretto ambito dell’attività e, quindi, non copre il rischio in itinere (per intenderci: da casa alla località e dalla località a casa la polizza non opera); 3. La copertura riguarda l’attività personale propriamente detta, tale intendendosi quella che non rientra già in attività istituzionale organizzata: ciò significa che, una volta attivata la polizza “personale” un eventuale infortunio risulterà coperto o dalla polizza Soci, se in attività istituzionale o dalla polizza personale in tutti gli altri casi. La polizza Soci in attività individuale inoltre non è cumulabile con la Polizza Infortuni Titolati e la Polizza Infortuni Volontari CNSAS.

La copertura dovrà essere richiesta presso la Sezione di appartenenza utilizzando il Mod. 11 e versan-do contestualmente il relativo premio. Il modulo, redatto in duplice copia, dovrà essere debitamente compilato e sottoscritto dal Socio che richiede la copertura:

Per ulteriori informazioni chiedere in segreteria. Le polizze CAI sono consultabili sul sito www.cai.it

COMBINAZIONE A Premio € 90,00

COMBINAZIONE B Premio € 180,00

Morte € 55.000,00 Invalidità permanente € 80.000,00 Spese di cura € 1.600,00 Diaria ricovero giornaliera € 30.00

Morte € 110.000,00 Invalidità permanente € 160.000,00 Spese di cura € 1.600,00 Diaria ricovero giornaliera € 30,00

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CONVOCAZIONE ASSEMBLEA DEI SOCI

Tutti i soci sono invitati ad intervenire all’Assemblea Ordinaria dei Soci che si terrà

GIOVEDI 14 MARZO 2019 ALLE ORE 9,00 IN PRIMA CONVOCAZIONE E

VENERDI 15 MARZO 2019 ALLE ORE 21.00 IN SECONDA CONVOCAZIONE,

presso la sede di via Bolsena 6/8, per discutere e deliberare sul seguente

ORDINE DEL GIORNO

1. Relazione del Presidente della Sezione

2. Premiazione anzianità Soci

3. Bilancio consuntivo anno 2018

4. Relazione dei Revisori dei Conti

5. Bilancio preventivo anno 2019

6. Varie ed eventuali

Estratto Regolamento Sezionale

art. 16 - Partecipazione

Hanno diritto di intervenire all’assemblea tutti gli associati maggiori di età, in regola con il paga-

mento della quota sociale relativa all’anno in cui si tiene l’assemblea. Ogni associato ha diritto ad

un voto, esercitabile anche mediante delega apposta in calce all’avviso di convocazione: la delega

può essere conferita solo ad altro associato; ogni associato non può ricevere più di due deleghe.

L’assemblea è validamente costituita con la presenza, di persona o per delega, di almeno la metà

degli aventi diritto al voto; in seconda convocazione, che dovrà tenersi almeno 24 ore dopo la pri-

ma, l’assemblea è validamente costituita qualunque sia il numero dei presenti.

E’ escluso il voto per corrispondenza.

DELEGA

Il sottoscritto:………………………………………………..

Socio ordinario/famigliare della Sezione C.A.I. di Vigevano, impossibilitato

a partecipare all’Assemblea indetta per il 14/15 Marzo 2019

Delega a rappresentarlo il Socio…………………………………………………

In fede il Socio ordinario/famigliare ……………………………………………

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