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Anno XCV - Euro 0,90 - copia omaggio - Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB TV 7 aprile 2009 15 Settimanale della Diocesi di Vittorio Veneto

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Anno XCV - Euro 0,90 - copia omaggio - Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB TV

7 aprile 200915S e t t i m a n a l e d e l l a D i o c e s i d i V i t t o r i o V e n e t o

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Il secolo scorso ha se-gnato una grande ri-voluzione nella viti-

coltura dell 'Opitergino-Mottense per tutta una se-rie di cambiamenti che han-no fatto scomparire antichivitigni locali, sostituiti da vi-tigni internazionali, primasconosciuti in questo terri-torio.

I fattori che hanno de-terminato un mutamentodavvero radicale sono prin-cipalmente due: le tre gran-di malattie (fillossera, pero-nospora, oidio) che tra gliultimi decenni dell'800 e l'i-

nizio del '900 hanno colpitoa morte la viticoltura di que-ste zone assieme a quella digran parte del Nord Italia.Quindi l'anno terribile del-l'occupazione austroungari-ca di queste terre, fra l'otto-bre-novembre del 1917 e ilfamoso 4 novembre 1918.In quel lunghissimo annonon solo la campagna del-l'Opitergino-Mottense ri-mase incolta (molte famigliee comunque gli uomini era-no fuggiti davanti all'avanza-re dell'esercito invasore ederano rimaste in poche casequasi solo le donne e i bam-

bini), ma gli invasori, fra cuidecine di migliaia di ragazziaustriaci, ungheresi, boemi,slovacchi, ecc., per riscal-darsi durante il freddo in-verno 1917-18, tagliaronouna gran quantità di viti, ren-dendo pressoché spogliemolte campagne.

Conclusa la guerra, iprofughi tornando alle lorocase videro la desolazione erimasero storditi. Fortuna-tamente dalla Francia, grazieanche all'interessamentodella Scuola Enologica diConegliano, arrivarono va-goni di barbatelle, natural-

m e n t efrances i(Caber-net, Mal-b e c h ,Me r l o t ,Pinot bianco, grigio e nero,Chardonnay, Sauvignon e al-tri), per cui fu possibile, len-tamente e in alcuni anni, ri-costituire il patrimonio viti-colo del territorio.

Alla fine dell'800, oltre alRaboso Piave e al Grapariol,vitigni molto rustici che han-no resistito anche all'anno diincuria durante la grandeguerra, si coltivavano in

Vitigni e Vini di ieri e di oggi nell'Opitergino-Mottense

di Giampietro Rorato

Giampietro Rorato

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questo territorio la Marze-mina bianca (chiamata ancoroggi Sciampagna), il Rieslingitalico, il Moscato, il Verduz-zo Motta (introdotto a Villa-nova di Motta dagli Ancillot-to nella seconda metàdell'800 e poi diffuso nei co-muni d'attorno), il RabosoVeronese (che è un incrociofra Marzemina bianca e Ra-boso Piave, introdotto dalleproprietà veronesi in quelletrevigiane dei Papadopoli),la Barbera e altri vitigni mi-nori soprattutto per uva datavola, come quella detta disan Giacomo e di sant'Anna.

Assieme ai vitigni inter-nazionali, la cui presenzanell'opitergino mottense èdi gran lunga aumentata ne-gli ultimi decenni del '900,hanno fatto la loro compar-sa tra gli anni 20 e 30 del se-colo scorso gli incroci rea-lizzati dal prof. Luigi Manzo-ni, uno dei massimi scienzia-ti viticoli italiani, docente epoi preside della ScuolaEnologica di Conegliano, inparticolare il Manzoni bian-co (6.0.13), il Manzoni rosso(2-15), i l Manzoni rosa(1.50) e il Manzoni moscato(13.0.25), tutti vitigni e vinitutt'ora esistenti, in partico-lare il Manzoni bianco che èun grandissimo vino.

Attualmente i vitigni piùcoltivati sono quelli interna-zionali, in particolare loChardonnay (arrivato dopola prima guerra mondiale marimasto confuso col Pinotbianco fino agli anni 60-70del secolo scorso), ma an-che il Sauvignon e, per i ros-si il Merlot. Meno presenteil Malbech che ha il suo ha-bitat ideale nel mottense e ilCabernet Sauvignon, che quifa spesso fatica a maturare.Ma c'è anche il Cabernetfranc, il più amato dai con-sumatori locali, il cui vitignoha cambiato nome, poichéqualche anno fa si è scoper-to che non si chiama Caber-net ma Carmenèr, che è unvitigno francese ormai non

più coltivato in Francia. E ilTocai? Strana storia davveroper questo vitigno, per ilquale si è sempre sbagliatonome: il vitigno, infatti, sichiama Sauvignonasse e nonTocai e ora, per ironia dellasorte, anche il vino ha cam-biato nome e, spero provvi-soriamente, è stato chiama-to Tai, proprio come le lineeaeree tailandesi, con le qua-li non risulta abbia alcunaparentela. E in così tanticambiamenti correva il ri-schio di sparire anche il Ra-boso Piave e il fratellastroRaboso Veronese, ma l'im-pegno di bravi e lungimiran-ti vignaioli ce li hanno con-

servati e fra non molti anni ilRaboso Piave e, il suo pro-dotto di punta, il Malanotte,sarà, ne sono certo, la verabandiera enologica dell'Opi-tergino-Mottense, assieme,ce l'auguriamo, al Grapariol

detto anche Rabosina bian-ca, che appartiene a questoterritorio e che è uno stu-pendo gioiellino autoctono,un bianco davvero moltogradevole, ottimo con moltipiatti della cucina locale.

Sui Rabosi e sulla storiadella vitivinicoltura nel

territorio è uscito da poco uninteressante volumetto edito daDe Bastiani di Vittorio Veneto:"Severina Cancellier, Enzo Mi-chele e Giampiero Rorato: I Vi-ni Rabosi. Storia, cultura e tec-niche produttive di antichi viti-gni veneti".

Ivini rossi, e non è unmistero, sono in diffi-

coltà! Tengono invece bot-ta i bianchi, che realizzanoun prezzo ancora accetta-bile. Eppure certi rossi fat-ti ancora con maniera arti-gianale non soffrono perniente la crisi dei prezzi edei consumi. Ciò vale per ibuoni Rabosi del Piave,mentre si parla di espiantiper il basso costo dell'uvarispetto ai Prosecco e ai Pi-not, grigio in particolare, eciò vale pure per 1'"Ancel-lotta", vitigno a bacca rossaprevalentemente coltivatoin provincia di Reggio Emi-lia, ma con piccole enclavinel basso Trentino, in Friu-

li, Lombardia, Veneto, To-scana, Puglia e Sardegna. Ilvitigno, che è detto anche"Lancellotta" dalla famigliamodenese dei Lancillotto,che lo diffuse tra il 1300 e il1400, predilige i terreni ar-gillosi, pur adattandosi a di-versi altri, ed è di produ-zione costante e abbon-dante con acini di coloreblu-nero. Vinificando l'uvain purezza, cioè l'"Ancellot-ta" al cento per cento, si ri-cava un vino di media alco-licità, poco acido, ma mol-to ricco di colore e di zuc-cheri, adoperato per lo piùe spesso per tagliare altrivini.

Si raccontava di piccole

enclavi d'Ancellotta anchein Veneto, come a Motta diLivenza, nel Trevigiano, do-ve la famiglia Salotto diChiarano ne commercializ-za in assoluta purezza il vi-no (e non ne resta in casaneanche un goccio!) comeMarca Trevigiana Igt "vinoda tavola rosso". La terrabuona, la giusta vendemmiae le buone pratiche di can-tina ne fanno un "vino cor-poso dal colore rosso rubi-no intenso" e "dal prolumoche ricorda i frutti di bo-sco". Ha 12 gradi-alcol e vaservito, affinché esalti tuttele sue potenzialità, allatemperatura di 17-18°C.MS

L’antico vino da tavola rosso è venduto dalla famiglia Salotto

Il ritorno dell’Ancellotta

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Sul Tocai e il Prosec-co nella Doc Piaveed il Raboso inter-

viene autorevolmente LeoNardin, classe 1931 ed oggiil patriarca della Casa vinico-la Nardin fondata a Ronca-delle di Ormelle dal caposti-pite Giovanni Nardin agli ini-zi degli anni '20 del secoloscorso.

«Purtroppo non vedonessun futuro per il Tocai,anche se - argomenta il si-gnor Leo - si tratta di unbuon vino. La causa di que-sto declino non è solo do-vuta alla perdita del “nome”,perché già da alcuni anni erastato gradualmente sop-piantato da altre varietà più

richieste dal mercato: il Pi-not grigio e in particolare ilProsecco. L'evoluzione delmercato viticolo tende a farsì che i produttori piantinoesclusivamente varietà chesono fortemente richiestedai consumatori, di conse-guenza il destino del Tocai edi altre varietà minori èquello di restare un prodot-to di “nicchia” che può ac-contentare più i buon gustaiche il pubblico di massa (da-ta comunque la caratteristi-ca non trascurabile del To-cai di prestarsi bene comevino da pasto), nonostantequindi gli apprezzabili sforzidi valorizzazione del famoso“Tai” veneto».

Bene il Prosecco, ma è il Raboso il nostro vino

Leo Nardin, patriarca dell’omonima casa vinicola

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Siamo al Prosecco, manella Doc Piave: «Al di làdell ' interesse personale(che indubbiamente c'è), iopenso che finché c'è richie-sta, l'allargamento del mer-cato può portare vantaggi atutti. La realtà di Valdobbia-dene, ben gestita, è stata in-negabilmente una fortunaper queste terre, anche pernoi che non avevamo dirittoalla Doc (in quanto i nostrivigneti sono ubicati a Fonta-nelle e San Polo di Piave).

Il mercato tira sul Pro-secco, e ormai è un merca-to mondiale, non solo loca-le e nazionale. Un allarga-

mento controllato e unabuona gestione può portarevantaggi per tutti, evitandoconcorrenze sleali, piccoliimbroglietti e altro che get-tano discredito su tutto ilsettore. Inoltre l'eccesso dicampanilismo e di rivalitàtra i produttori di Coneglia-no e di Valdobbiadene non èmai stato d'aiuto all'immagi-ne del prodotto. Se vent'an-ni fa, quando il Prosecconon era un vino così famo-so, fosse stato identificatocon un nome legato all'areacollinare anziché al vitigno,sicuramente oggi ci sarebbepiù tranquillità in quanto

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Èrivoluzione nel mondo delProsecco. Dal 1° agosto 2009

il Prosecco sarà tutelato a livello co-munitario e internazionale come De-nominazione di Origine Protetto. Inquesto modo il vino simbolo del ma-de in Italy avrà una difesa più efficacedalle imitazioni. Il Prosecco doc potràessere prodotto solo nelle provincedi Treviso, Padova, Vicenza, Belluno,Venezia, Trieste (nel cui territorio c’èil paese di Prosecco, il quale ha datopoi il suo nome a tutta la denomina-zione), Gorizia, Udine e Pordenone.Alla viticoltura storica di questosplendido vino delle aree di Coneglia-no-Valdobbiadene e Montello-ColliAsolani verrà assicurata la garanziadelle Docg, mentre la pregiata e ce-leberrima sottospecificazione di “Su-periore di Cartizze” sarà il “Valdob-biadene Superiore di Cartizze Docg”.«È un riconoscimento che dà valore

al lavoro svolto finora per la tutela ela valorizzazione d’un vino che rap-presenta l’Italia in tutto il mondo –

spiega il ministro per le Politiche agri-cole Luca Zaia -. Assicurare la garan-zia della Doc alle produzioni base eDocg alla viticoltura storica servirà agarantire in modo ancora più incisivoi produttori onesti e i consumatori ditutto il mondo: dietro il Prosecco e ilsuo successo c’è infatti la sapienza deinostri viticoltori, un patrimonio ini-mitabile di conoscenza che difendere-mo da ogni tentativo d’imitazione.Abbiamo cancellato il nome “Prosec-co” dal registro nazionale dei vitigni,quindi - prosegue Luca Zaia – chi va acomprare la vite “Prosecco” la dovràchiamare d’ora in poi soltanto “Gle-ra” e questo farà in modo che in nes-suna parte del mondo si possa più im-bottigliare vino “Prosecco”, giacchénon sarà così più il nome botanico diun vitigno ma il nome del vino ad usoesclusivo delle zone a denominazio-ne».

Il Tocai friulano bianco non c'è più! Oggi nella nostraprovincia è semplicemente il “Tai” ed il “Friulano”

nella sua patria di elezione, che fu poi la regione Friuli. Èun vitigno, un vino che ha fatto in parte la storia della no-stra vitivinicoltura locale, non ultimo di quella classica “Li-son-Pramaggiore”. «Della sua prestigiosa realtà è rimastoben poco - commenta l'enologo Mario Barbieri- e la con-vinzione da parte di qualcuno che avremmo vinto il con-tenzioso del nome con l'Ungheria ci ha fatto perderetempo e quattrini». «Alla data odierna - continua ancoraBarbieri - si producono in tutto il Friuli circa 80 mila et-tolitri di vino, di cui ben l'80% viene consumato sfuso ne-gli stessi luoghi di produzione, poco in bottiglia nel mer-cato interno e ancora meno all' esportazione». Nel Tre-vigiano il vitigno è in fase di continua estirpazione, e in piùcasi è utilizzato dall'imbottigliatore come quantitativo in-serito nel contesto magari d'uvaggi o di prodotti con al-tro nome nel rispetto di quel 15% (di legge). «Solamentela passione di qualcuno nel riconoscere le sue grosse po-tenzialità come avviene per il Raboso- taglia corto l'eno-logo Barbieri- potrebbe un giorno favorirne il recupero.Ma di tutto questo non rimane all'oggi che aggrapparci alTocai rosso, vino prodotto nel Vicentino, la cui fortuna èl'abbinamento a quel piatto tradizionale che è il baccalà,anche se i quantitativi sono limitati e ad appannaggio di unconsumo locale». MS

Dal 1° agosto 2009 in vigore la tutela internazionale come Dop

Il Tocai non c’è più

Prosecco, il nome è riservato

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questo vino godrebbe di unatutela migliore».

Riguardo infine al Rabo-so, secondo il signor Leo èil miglior vino che esista per-ché ha potenzialità eccezio-nali, tuttavia è un vino chedeve ancor venir scopertodel tutto, nonostante le suecaratteristiche pressochéuniche. Il Raboso ha infatti enaturalmente un'acidità fissamolto alta, non necessitapoi di un alto grado per av-vertire la corposità del vino,cosa positiva in questi anni,inoltre la sua “astringenza”

ben si accompagna con l'a-mabilità, che non lo fa cosìdiventare un vino stucche-vole ed infine è dissetante(per chi ama bere vino e ac-qua, è l'unico vino che bensopporta l'annacquamentoin tavola).

«Per quanto riguardal'affinamento del Raboso inbotti di legno, io penso cheil legno non faccia altro cheesasperare l'“astringenza”del Raboso (cosa che non vabene). E la passione per i vi-ni “legnosi” è una modaestera che secondo me è

destinata a cadere». «Certo,il gusto può cambiare a se-conda della tipologia di bot-te, ma sinceramente pensoche il punto di forza che hasempre contraddistinto lenostre zone nel campo eno-logico sia dovuto al fatto chei nostri vini non necessitanodi affinamenti in legno peressere apprezzati (poiché ri-cordo ancora quando il sen-tore legnoso veniva consi-derato un difetto anziché unpregio)».

«Il mio obiettivo è quel-lo di ottenere, man mano

che passano gli anni, vinisempre più apprezzati dalmaggior numero di consu-matori possibile anche se ascapito di grandi “esperti”che seguono filosofie di con-sumo privilegiato, in quantopreferiscono l'etichetta alprodotto. Come diceva unvecchio professore dell'E-nologia, di cui ora non ri-cordo il nome: «Un vino ec-cellente si deve soprattuttobere e, contemporanea-mente, pensare all'altro bic-chiere che viene in seguito».

Mario Sanson

Con la nuova Ocm vino in vi-gore nell'Ue dal 1º agosto

prossimo, ne vedremo davvero dellebelle, specialmente in tema di con-trolli veri! Nel mondo del vino è unamezza rivoluzione, se non di più.

In vista del fatidico giorno i più ac-corti si stanno attrezzando, come delresto anche il Consorzio di tutela deivini del Piave Doc, fondato nell'ago-sto del 1959 e presieduto dallo scor-so luglio dal dottor Antonio Bonottodelle Tezze.

«Il piano dei controlli, partito uffi-cialmente lo scorso 1 dicembre, ciconsentirà di conoscere in temporeale - commenta il presidente Bo-notto - la situazione della denomina-zione, al fine di prendere sempre ledecisioni più opportune, così comeoffrirà la completa tracciabilità di tut-ti i vini della Doc Piave. Questo,com'è noto, significa una raccolta diinformazioni continua che comportasacrifici - e non solo economici - daparte dei produttori, ma che offre aiconsumatori la più totale garanzianella scelta di una bottiglia a Denomi-nazione di origine controllata».

Lo scorso 2008 è poi stato l'annodel Malanotte e del Carmenère, i duenuovi nomi per la Doc Piave. Col“Carmenère Doc Piave”, conosciuto

per oltre un secolo come Cabernetfranc italiano, la Doc Piave è divenu-ta così la terza Denominazione di ori-gine controllata italiana a poter utiliz-zare questa tipologia (dopo la DocArcole e la Doc Montello e ColliAsolani) e sicuramente la prima inquanto a rilevanza quantitativa.

Infine il “Malanotte”, che è l'ulti-mo nato nella grande famiglia dei vinidel Piave, eppure il “Manuel de voya-geur en Italie” del 1855 raccomandaai suoi lettori “le vin rouge Malanot-te di Tezze”!

«Con questo nome, il Consorziodi tutela dei vini del Piave ha voluto

dare - spiega ancora il presidente An-tonio Bonotto - al Raboso Piave DocSuperiore un nome capace di svinco-lare il vino dal nome del proprio viti-gno, utilizzando un termine a lungocercato e dibattuto tra i produttori,quindi accettato dal Comitato nazio-nale per la tutela e la valorizzazionedelle denominazioni di origine e delleindicazioni geografiche tipiche dei vi-ni».

Il nome “Malanotte” è stato mu-tuato da quello dell'omonima famigliache tra il Seicento e l'Ottocento hainnovato e condizionato la viticolturadella zona del Piave. Il “Malanotte” èfatto con una parte d'uva sottopostaad appassimento, per dare vita ad unuovo vino rosso dal grande tempera-mento, che dopo tre anni di pazienteriposo in cantina è pronto a diventa-re “grande” tra i grandi rossi italiani.Lo berremo quindi alla fine del 2011.«Numerosi, poi, sono i vini bianchiche hanno trovato nelle terre del Pia-ve - conclude Bonotto - un habitat fe-lice, come il Pinot grigio, lo Chardon-nay e il Pinot bianco, così come i me-no diffusi Tai e Verduzzo trevigiano».

Non da ultimo, dobbiamo ricor-dare che nell'intera area della DocPiave è molto diffusa la produzione diProsecco! MS

Riconosciuti nel 2008

Malanotte e Carmenèrenuovi Doc Piave

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“In Vino Veritas” di-ciamo citando Ora-

zio e il concetto si è pro-tratto immutato nei secolifino ad oggi. Il progetto "IlRaboso del Sindaco" nascedall'idea di promuovere nelmodo più autentico e veri-tiero il territorio opiterginoattraverso un prodottod'eccellenza, il vino Raboso,frutto del lavoro, dell'impe-gno e della passione di chi loproduce, che diventa cosìsimbolo dell'identità di unacomunità e delle sue radicilegate alla terra.

L'idea iniziale di questoprogetto è partita negli anni2003-2004 dalla sinergia tragli amministratori comunalidi Oderzo e la segreteria delsindaco, con l'intenzione dipromuovere il vino raboso

come prodotto tipico delterritorio tra Piave e Liven-za e di trasformarlo in og-

getto di rappresentanza isti-tuzionale. Da questa stessaidea “il Raboso del Sindaco”

diventa un veicolo perdiffondere le caratteristichestorico-culturali della città

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Raboso, l’indigeno del PiaveIl vino nasce da un vitigno autoctono della pianura del fiume, da Conegliano a Oderzo

Il Raboso del Sindacoambasciatore di Oderzo

Viene selezionato ogni anno da una giuria

Il Raboso è un vino di antichissima origine, il suo no-me deriva forse dall'omonimo affluente del fiume Pia-

ve. Lo conferma Plinio il Vecchio nella sua “Naturalis Hi-storia”, affermando che in in questa area si produceva al-lora il “Picina omnium nigerrima”, un vino il cui colore è piùnero della pece, antenato quindi, oltre che del Raboso, an-che del Terrano, del Refosco e del Friularo. Per secoli il Ra-boso fu il solo vino che la Serenissima riuscì ad esportarefino in Oriente. Ecco perché il Raboso era definito anche“vin da viajo”, vino da viaggio. In passato, quando nascevaun bambino, era diffusa l'usanza sia presso le famiglie con-tadine che quelle nobili, di conservare il Raboso per il gior-no delle sue nozze. Mentre subito dopo la Seconda Guer-ra Mondiale il Raboso Piave conservò una netta preminen-za sugli altri vini prodotti, tra gli anni '50 -'60 il Raboso Pia-ve conobbe una progressiva contrazione e si dovrà atten-dere gli anni '90 per una sua giusta qualificazione e un suoprogressivo rilancio.

Le originiIl vitigno raboso, coltivato in Veneto soprattutto

nella pianura del Piave, è un vitigno autoctono. Lasua coltivazione si estende storicamente a ridosso delfiume Piave per tutta la pianura trevigiana, da Coneglia-no fino ad Oderzo, Motta di Livenza e San Donà di Pia-ve.

È un vitigno rustico, di maturazione tardiva, e si puòcoltivare sia in terreni sassosi che in quelli argillosi eprofondi. Il nome sembra derivi dal termine "rabbioso"per quell'impatto gustativo molto acido e astringente siadell'uva che del vino.

Il raboso è di un bel colore rosso rubino, ha unosplendido bouquet che ricorda la ciliegia matura, la ma-rasca, la mora selvatica e le violette di campo. Il grappo-lo ha acini rotondi con buccia nero-bluastra e coriacea.

Ha sapore asciutto e austero, giustamente tannico eacidulo, accompagnato da una buona sapidità che lo ren-de totalmente appagante.

Il vitigno

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di Oderzo, la sua vivacità so-ciale coniugandole con larealtà agreste della campa-gna circostante e l'aspettoproduttivo vitivinicolo at-tuale. Dalla prima edizione,ossia dal 2004, il primo cit-tadino di Oderzo, affiancatoda un Comitato di Saggi, se-leziona e individua ogni annoil vino raboso migliore, cheviene poi imbottigliato inquantità limitata e numera-ta. La confezione di ciascunabottiglia è curata nei minimidettagli grafici; l'etichettadella bottiglia è significativa-mente a tema; la brochureesplicativa a corredo, strut-turata in sezioni passato-presente, riporta in sintesigli aspetti storici, culturali epaesaggistici più salienti del-

la città. La caratteristica diquesto progetto è che cia-scuna edizione celebra unsimbolo dell'arte del nostropassato, oppure un artistadel luogo, così da coniugarel'arte e la fatica del vignaio-lo, vero artefice del buon vi-no, con il patrimonio e la ge-nialità artistica locale.

I temi a cui si sono ispi-rate le cinque edizioni dal2004 al 2008 sono i seguen-ti:

1ª edizione anno2004: “Il Coppiere”,reperto di mosaicoromano datato fineIII° sec., inizio IV°sec. D.C.

2ª edizione anno2005: “Frammentomusivo con civetta”,

noto anche come“Scena di caccia colvischio”, III° sec.D.C.

3ª edizione anno2006: “Felina”, lito-grafia in bianco e ne-ro acquerellata di Al-berto Martini, 1915.

4ª edizione anno2007: “Fiorisce la vi-gna”, olio su tela diGina Roma, 1993.

5ª edizione anno2008: “La Potaturadelle Viti”, carbonci-no di Armando Buso.

Possiamo anticipare chela 6ª edizione “Il Raboso delSindaco” di quest'anno saràdedicata al pittore opitergi-no Ciro Cristofoletti.

Il Raboso del Sindacocome oggetto di rappresen-tanza è stato portato all'e-stero, ad esempio negli Sta-ti Uniti, in Germania, in Po-lonia, in Ungheria, nonché inmolte località d'Italia tra lequali Canelli (AT).

Dato l'interesse suscita-to da questo progetto all'e-sterno, esso è stato inseritonelle tesi di laurea per disci-pline quali relazioni pubbli-che e valorizzazione deiprodotti tipici.

Ogni vino è la sua terra,la sua storia, il suo clima e gliabitanti sono frutto della lo-ro terra d'origine. Questo“Raboso del Sindaco” è unvino deciso, saporito, profu-mato e compagnone, che di-

mostra l'indiscutibile classedei vini del Piave, intelligen-temente vinificati e matura-ti. Possiamo concludere ci-tando le parole del sindacoPietro Dalla Libera per l'edi-zione 2008: «Il Raboso, frut-to di un “saper fare” dell'uo-mo delle nostre terre, di-venta in questo modoespressione di un patrimo-nio di tradizioni, memorie ecompetenze nelle quali ci ri-conosciamo».

Fiorella Casonato

Vino e Parole“Il vino che allieta il cuore dell’uomo”(Salmo 103, 15)

“...il tuo grembo è una coppa rotonda dove non manca mai vino aromatico...”(Cantico dei Cantici, c.7 v.3 - Antico Testamento)

“Chi ha inventà el vin, o l'è in Paradiso o là vissin” (Proverbio locale)

“Questo xe un goto de vin raboso - viva el sposo!”(Augurio in rima)

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7 aprile 2009I L L U S T R A T A 11

La “Confraternitadel Raboso Piave”è stata fondata il 27

dicembre 1996 e ha sede nelComune di Vazzola, che èanche Città del vino, in pro-vincia di Treviso. Gli intentiprincipali del sodali-zio sono quellidi svilupparela cono-s c e n z a ,la valo-r i z z a -zione ela diffu-s i o n edel vino“RabosoP i a v e ” ,quindi diconservare epromuovere le mi-gliori tradizioni legate a que-sto nobile e antichissimo vi-no rosso di romana memo-ria, e d'incentivare tuttequelle iniziative che migliori-no nei Confratelli la cultura

del vino e di un più sanomangiare! «La Confraternitacollabora con l'università diPadova - spiega il Gran Mae-stro Barbieri - al fine di indi-viduare le tecniche colturalipiù adatte agli specifici

obiettivi enologici,per conoscere

al meglio lepotenzia-

lità delleuve di“Rabo-so Pia-ve” inappassi-men to ,

per stu-diare le

possibili va-rianti tecnologi-

che miranti all'affina-mento dei vini, per ap-profondire l'analisi sensoria-le dei vini e per conosceregli aspetti salutistici legati alconsumo di questo vino».Sì, il rosso “Piave-Raboso”,

se assunto nei dovuti modi,cioè con moderazione (1-3bicchieri al giorno), e, fral'altro, per l'alto contenutoin “resveratrolo” che pos-siede, è una buona “medici-na”! Il medico FrancescoFrancini dell'università di Pa-dova descrive infatti il “re-sveratrolo” e più in genera-le i “polifenoli” contenutinei vini rossi - compresodunque il nostro “RabosoPiave” che di rosso ne hadavvero da vendere! - coneffetti antitumorali e antivi-rali, ma anche buoni a difen-dere il cuore!

Ritornando alla Confra-ternita, l'obiettivo finale deiConfratelli è l'ottenimentodella Docg per il nostro me-raviglioso "Raboso Piave".Un po' di storia infine: il ICapitolo della Confraternitafu eletto nel marzo del 1997e risultava così composto:gran maestro Mario Barbie-ri e primo maestro Gian-

franco Battaglini e poi i con-siglieri Giorgio Cecchetto,Enis De Lorenzi, Pier Ange-lo Beccaro, Danilo Fagaraz,Roberto Fantuz, Virginio In-trovigne e Luigi Peruzzetto,quindi dal tesoriere AngeloOnagro e dal cancelliereGianantonio Maccari. MS

La Confraternitavalorizza il Raboso

È nata nel 1996 a Vazzola

Mario Barbieri

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127 aprile 2009I L L U S T R A T A

AConegliano, allaScuola Enologica,

che lo ebbe e lo vide allievo,c'è dallo scorso febbraio, la“bot del menistro”. Il mini-stro è Luca Zaia, titolaredelle Politiche agricole, ali-mentari e forestali, mentrela botte è una “barrique” di225 litri, riempita con i Ra-bosi del Piave vendemmia2008. Complici del singolaredono la “Confraternita delRaboso” (Zaia, il 27 dicem-

bre 1996, ne fu uno dei socifondatori) col suo GranMaestro, l'enologo MarioBarbieri,e i produttori diquesto straordinario e uni-co vitigno a bacca rossa del-la Marca: il “Picina omniumnigerrima”, già ben descrittoda Plinio il Vecchio nella sua“Naturalis Historia”. Gradi-tissimo il dono, che il mini-stro Zaia ha poi a sua voltadonato alle antiche cantinedella sua amatissima scuola.

La botte in que-stione reca suldorso le firme diAgostino&Lam-berto Bellussi,Bonotto delleTezze, GiorgioBonotto, Cà di Rajo, Canti-na Sociale di Oderzo, Canti-na Sociale di Tezze, CasaRoma,Giorgio Cecchetto,F.lli Grassi, Le Rive, Le Tes-sere, Ornella Molon, Pode-re del Todero, e Galileo Za-

ninotto. La botte-barrique èinoltre dipinta col logo dellaConfraternita dall'artistaPier Anglo Beccaro, anch'e-gli socio fondatore del soda-lizio.

MS

A Conegliano la “bot del Menistro”

Donata dalla Confraternita del Raboso

"Storie tra le mura" è il titolo dell'ottavaedizione del concorso letterario de L'A-

zione. E le nostre terre, adagiate tra il Piave e ilLivenza, ancora portano i segni di "torri, castelli,fortificazioni" che ci sono state lasciate in ereditàda un'epoca di feudi, di battaglie, di invasioni.

Nella zona delle prealpi trevigiane molti cam-panili sono stati evidentemente realizzati usando co-me base delle fortificazioni dismesse. Altri invece so-no ancora agibili e visitabili, come quello di Mel oCastelbrando a Cison di Valmarino, o addirittura abi-tati, come il castello vescovile di san Martino a Ce-neda.

Ma in diocesi di Vitto-rio Veneto "torre" non farima solo con "collina": an-che in pianura erano diffusii castelli, non solo a scopomilitare ma anche con pre-rogative pubbliche. Si pensiper esempio al sistema del ca-strum di Oderzo i cui quattroangoli oggi si possono indivi-duare nel campanile del Duo-mo, nella piramide di vetro inPiazza del Foro, nella rotondadi piazza Castello e nel "Torre-son". Quest'ultimo è il risultatodel ripristino di una delle quat-tro torri medievali avvenutoquindici anni fa: oggi ospita unrinomato ristorante, ma per se-

coli, e fino alla fine della seconda guerra mondia-le, fu la sede delle carceri, le quali ebbero come"ospite" anche il famoso trovatore provenzale due-centesco Sordello da Goito, nominato da Dante nel-la Divina Commedia.

Un altro castello dove potreste ambientare ilvostro racconto è quello di Motta di Livenza, altrocentro che negli ultimissimi anni ha voluto riquali-ficare il complesso della "Castella". Questa un tem-po fu la dimora di Biaquino e Tolberto da Camino,ceduta nel 1291 da questi ultimi alla Repubblica diVenezia, facendo diventare Motta la prima città del-

l'entroterra a passare sotto il dominiodella Serenissima.

Come non ricordare poi la miticaTorre di Rai di San Polo, la quale haresistito imperterrita non solo all'incu-ria del tempo, ma anche a guerre edinvasioni, a partire da quella degli Un-gari guidati dal famoso mercenariofiorentino Pippo Spano nel 1412. Re-sistette perfino al tritolo degli au-striaci, che nell'ottobre 1918 voleva-no spianarla al suolo, non si sa poiper quali motivi strategici visto cheper loro la guerra contro gli italia-ni era ormai persa.

Altri castelli della zona nonhanno avuto la stessa fortuna. Deicastelli di Fontanelle e Magera diOderzo possediamo solo scarsissi-me documentazioni, tanto che

non se ne conosce nemmeno la precisa ubicazione.Poco diversa la situazione del castello di Camino,dal quale nel XII secolo prese il nome quella che èstata la più importante famiglia feudale del Venetodopo gli Scaligeri: sui suoi resti si formò una pic-cola collina vicino alla chiesa parrocchiale, spiana-ta senza tanti problemi quindici anni fa per lascia-re posto ad una zona residenziale.

Il concorso letterario de L’Azione Scopri come parteciparesu: www.lazione.it

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147 aprile 2009I L L U S T R A T A

Entusiasmo, passio-ne, spirito di volon-tariato: sono le do-

ti che caratterizzano PrimoMinello, tesoriere dellaF.i.s.a.r. (Federazione Italia-na Sommelier Albergatori eRistoratori) della delegazio-ne di Treviso. A Oderzo c'èuna sede, situata in via PerPiavon, che è attivissima findal 1994. Vi si organizzanocorsi per la formazione deisommelier, serate a tema,degustazioni, visite guidate.Un calendario ricchissimo diappuntamenti che non lasciascoperto un solo mese.

«La nostra sede opiter-gina- spiega Primo Minello-è

nata nel 1994 grazie a Gian-carlo Moretto, ideatore eanima per le nostre attività.Attualmente alla delega-zione di Treviso fanno capoquasi 500 soci.

Questo èl'anno delleelezioni delconsiglio na-zionale e so-no a scadenzaanche le cari-che per la de-legazione diTreviso».

La delega-zione di Tre-viso ha comedelegato Fla-

vio Casagrande. SegretarioAntonio Bottega; tesorierePrimo Minello. I consiglierisono Mario Miotto, Fernan-do Rivaben, Laura Minato,Giorgio Sbardellati, Michela

Taffarel, An-nalisa Buso-lin, CinziaSandre e Da-vide Zanette.« A b b i a m ofatto di re-cente, consuccesso, -prosegue Mi-nello- una se-rata sui pro-dotti dellaSardegna, per

conoscere prodotti tipiciregionali di altri territori. Insede abbiamo organizzatouna degustazione di birre epoi abbiamo fatto una visitaalla birreria Pedavena. Sare-mo al Vin Italy a Verona eabbiamo in programma unadegustazione di vini Alsazia-ni, con i prodotti tipici diquella zona d'Europa. Inmaggio partiremo alla voltadelle cantine del Chianti e afine a maggio abbiamo ungalà che terremo pressol'Antica Postumia».

La Fisar, oltre alle attività“ricreative”, per dire così,ha fra i suoi primi obiettiviquello di formare somme-

Ad Oderzo una scuolaper sommelier

È gestita dalla delegazione di Treviso della Fisar

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lier professionisti, per valo-rizzare i vini, il territorio e lecucine locali, partecipandoanche a manifestazioni in-ternazionali. «Stiamo por-tando avanti sei corsi- spie-ga Primo Minello- due perogni livello, sono tre i livelli,che preparano un buonsommelier, previo il supera-mento di un serio esame».Non solo vini, però, per so-ci Fisar. «Ci stiamo attrez-zando, con i nostri maestriper alcune serate di degu-stazioni di olio, acqua, birrae miele. Abbiamo in pro-gramma una visita al Museodell'Apicoltura Fregonese diOderzo. Non solo, in colla-borazione con l'AziendaGiorgio Cecchetto cheproduce l'ottimo raboso aTezze, terremo cinque in-contri al sabato pomeriggio,da aprile a settembre, perseguire le fasi vegetative del-la vite: dalla potatura finalealla vendemmia. Le serate siconcluderanno con le degu-stazioni». Naturalmente, quistiamo parlando della cultu-ra del vino e del territorio,non del bere fine a se stes-so. Minello ci tiene. «Noisiamo la delegazione piùgrossa, abbiamo circa 50sommelier professionistiche ci permettono di opera-re in varie manifestazioni,collaborando con la Provin-cia di Treviso, con i Comu-ni, le pro loco e molti risto-ranti. Fra i nostri soci ci so-no sia il ministro Luca Zaia

che il presidente LeonardoMuraro. E abbiamo moltigiovani. Nella sede del Cer-letti a Conegliano, sono tan-tissimi i ragazzi che si iscri-

vono ai nostri corsi, ancheper completare il loro curri-colo scolastico. Un sogno?Vogliamo portare gli otto-cento delegati nazionali a te-

nere il vertice per le elezio-ni nazionali di ottobre aCaorle. La sede è idonea: cistiamo lavorando».

Giuseppina Piovesana

7 aprile 2009I L L U S T R A T A 15

La Scuola d'Agricoltura di Piavond'Oderzo, oggi istituto Corazzin

dell'Isiss Cerletti di Conegliano, è qui inagro opitergino-mottense da quasi cin-quant'anni, svolgendo un ruolo di rilievonell 'educa-zione, maanche dip rog re s sodell'agricol-tura trevigia-na e venezia-na, special-mente ina m b i t oagroambien-tale. Qui, siconsegue in-fatti , e fral 'altro, la“qualifica diopera toreagro ambientale” articolata in un biennio diformazione generale più la specializzazioned'un anno con materie caratterizzanti qua-li ecologia, esercitazioni di ecologia, geniorurale, tecnologia chimico-agraria e tecni-che di produzione. Con questa qualifica, il

qualificato potrà svolgere attività di sup-porto tecnico in aziende private o pubbli-che, in cooperative e consorzi di produ-zione.

Con l'iscrizione al 4° e 5° anno si con-

segue poi il diploma post-qualifica di Agro-tecnico, potendo così esercitare la liberaprofessione di consulente nelle impreseagrarie, svolgere il ruolo di tecnico e di di-rettore in aziende agrarie, e/o proseguiregli studi all'università in tutte le facoltà. MS

Da quasi cinquant’anni

Scuola d’agricolturaa Piavon

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187 aprile 2009I L L U S T R A T A

La cantina socialeOpitergium Vini èuna cooperativa

composta da circa 500 socie quando è sorta nel 1947 èstata la prima cantina dell'a-rea opitergino-mottense.

I soci che conferisco-no tutta la loro produzionealla cooperativa raccolgonol'uva nelle terre di Meduna,Motta, Gorgo al Monticano,Chiarano, Cessalto, Pontedi Piave, Ormelle, Fontanel-le, Oderzo e Mansuè. Si puòdunque constatare che lazona di produzione è com-presa tra il Piave e il Livenza,dove la vite viene oggi colti-vata con le più moderne tec-niche enologiche.

La cooperativa “Opiter-gium Vini” è guidata da unconsiglio di amministrazio-

ne, il presidente in carica dal1993 è Vanino Negro; la di-rezione è affidata a LuigiVanzella e, altro organo im-portante, è l'assemblea deisoci. Questa cooperativa èaderente, come socio, alconsorzio La Marca dal1968. La Marca a sua volta èun consorzio di 2° grado alquale aderiscono 10 cantinesociali del territorio. Distin-guendo le funzioni si può di-re che, mentre la CantinaSociale Opitergium Vinisvolge prettamente la parteproduttiva, il Consorzio LaMarca si occupa del confe-zionamento e della com-mercializzazione, soprattut-to all'estero.

Sulla situazione dellacantina abbiamo intervistatoil direttore Vanzella.

Direttore, com'è stato ilbilancio dell'anno 2008: «Nella vendemmia 2008

sono stati conferiti com-plessivamente circa 160 mi-la quintali tra uva bianca enera. La stessa cifra si è re-gistrata nel 2007, siccome lamedia degli ultimi 10 anni èstata sui 150 mila quintali, sipuò dire che la produzioneva bene, con un leggero in-cremento».

Quali sono le tipologiedi vini più venduti dallavostra cantina?«Sono i vini prodotti dal-

le uve della zona del Piave: iDoc Piave, che sono: il Pinotbianco e grigio, lo Chardon-nay e il Verduzzo; poi il Mer-lot, il Cabernet e il Raboso.Altri vini che noi producia-mo sono il Prosecco, il Man-

zoni Bianco, il Sauvignon e ilTocai. La novità è che laproduzione sta passando dauna maggioranza di uve ros-se a una predominanza diuve bianche».

Chi acquista i vostri vinie in che misura vengonovenduti al dettaglio o al-l'ingrosso ?«Circa il 20% della pro-

duzione viene venduta aldettaglio, sfuso e in bottiglia,presso il nostro punto ven-dita con sede in via Roma adOderzo, oppure presso altri10 negozi presenti nelle va-rie provincie del Veneto,come Belluno, Vicenza, Pa-dova e Venezia. Poi circa il70% del vino va venduto al-l'ingrosso a imbottigliatoriche si trovano nell'Italia Set-tentrionale, in regioni come

Faremo una “Casa del vino”La cantina sociale Opitergium Vini

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7 aprile 2009I L L U S T R A T A 19

il Piemonte, il Friuli e l'Emi-lia. Di questa percentuale,un certo quantitativo di vinibianchi va venduto in Ger-mania. Il rimanente 30% del-la produzione viene conferi-to al Consorzio "La Marca"per la commercializzazionee vendita sui mercati inter-nazionali quali Europa, Ame-rica, Asia».

Quali sono i vostri rap-porti con il Consorzio diTutela dei Vini del PiaveDoc?«I rapporti sono finaliz-

zati alle verifiche e ai con-trolli dei prodotti Doc con-feriti dai soci, sempre vòltialla tutela del consumato-re».

E per quanto riguarda latracciabilità del prodot-to?«Come azienda siamo

certificati ISO 9001-2000 equesta procedura ci per-mette di monitorare tutti ipassaggi di trasformazionedel prodotto». «A seconda

dei periodi e del calen-dario dei conferimenti -aggiunge il Presidente - siva a raccogliere varietàper varietà, sulla basedelle maturità fisiologi-che dell'uva».

Direttore, riuscite adoffrire la totale ga-ranzia ai vostri con-sumatori, sia nellascelta di una bottigliacome nello sfuso?«Il rapporto di fidu-

cia è consolidato, noiriusciamo ad offrire qua-lità, costanza e genuinitàdel prodotto. Offriamoanche una vasta gamma diprodotti grazie all'enotecapresente all'interno del no-stro punto vendita. È deno-minata Enoteca Opitergiume propone i migliori viniprovenienti da diverse re-gioni italiane».

Come fate promozione?«La promozione avviene

in due momenti dell'anno:uno a fine vendemmia con i

vini nuovi, ed è l'evento co-nosciuto come “‘NdenSajar”, presenziata da unamedia di circa 3000 perso-ne. Il secondo appuntamen-to è a maggio con la presen-tazione di vini in bottiglia ab-binati al pesce e alle patatefritte, denominato “Fish &Chips”, che conta un'af-fluenza di circa 1500 perso-ne».

Infine, chiediamo al Pre-

sidente, Vanino Negro, qua-li siano i progetti futuri:«Stiamo coinvolgendo leistituzioni per creare unpunto di riferimento vitico-lo-enologico aperto ad as-sociazioni ed enti del setto-re, al fine di promuovere ivini di tutto il Comprenso-rio Opitergino-Mottense.Tale struttura potrebbechiamarsi «Casa del Vino”».

Fiorella Casonato

A sinistra Luigi Vanzella, a destra Vanino Negro

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Un asso nella ma-nica per vincerela crisi l'Italia ce

l'avrebbe: la sua straordina-ria tipicità e varietà di arte,storia, enogastronomia, am-biente. Giuseppe Vizzotto,da decenni sulla scena del-l'imprenditoria, con un'a-zienda, la Lae Electronic,che ogni giorno fronteggia imercati internazionali, hatrasferito l'esperienza chegli giunge da una vita a con-tatto con gente di ogni do-ve, in un angolo di Basal-ghelle. Qui ha esaltato la ti-picità del luogo, andando aprodurre un vino che è tre-vigiano per eccellenza: il Ra-boso. L'ha chiamato “el Ra-sego”, prendendo spuntodal torrente che si snodanella campagna basalghelle-se e che può fregiarsi di unnome antichissimo, di origi-ne longobarda. Basterebbequesto a incantare un visita-tore americano o arabo, mail Raboso Piave doc di VillaAlmè è capace di sostenerecon perfetta nonchalancel'esame della più severa del-le giurie. La presenza di que-sto vitigno autoctono pereccellenza della Marca Tre-vigiana è documentata findai tempi degli antichi Ro-mani. Plinio il Vecchio nellasua “Naturalis Historia” so-

stiene che nell'area si pro-duce il "Picina omnium ni-gerrima", un vino il cui colo-re è più nero della pece. LaSerenissima Repubblica diVenezia lo apprezzava inmodo particolare, era l'uni-co vino capace di andar permare, di reggere lunghe tra-versate, fornendo così qual-cosa di buono da assaporarea quei mercanti che, visti icommerci veneziani, tra-scorrevano molto tempolontani da casa. Ecco, glienologi di Villa Almè, guida-ti da Renato De Noni, unnome nell'enologia, si sonoadoperati per dare a quelcarattere ruvido, impetuo-so, "rabbioso" come ricordail nome del vino, un toccogentile. Esaltandone le suecaratteristiche e frenandoneun poco l'impetuosità, sì daesser in grado di lasciarsi av-vicinare da tutti. Grandeesperto nel suo settore,quello dell'elettronica, BepiVizzotto non ha mai dimen-ticato le origini contadine.Così nel 1995 acquista un

piccolo vigneto, proprio lì apochi passi dal Rasego. Laproprietà negli anni viene in-grandita, tanto che oggi gliettari sono 22. Vi si produ-cono i Rabosi: Rasego Eti-chetta Nera, (14°), RasegoRaboso igt (13°), RasegoPiave doc (13° e 5°), un sim-paticissimo, amichevole"Prosecco di campagna" ealtri vini. Sempre prestandoattenzione alla tipicità, la ve-ra carta da giocare. A parti-re dai nomi. I Gai (ancora untermine longobardo) è il no-me di un prosecco e di unraboso veronese rosato, “elBosc” (in lontananza si scor-ge il bosco della Vizza) di unMerlot. Eppoi c'è Villa Almè.Suggestiva costruzione chespicca nel verde della cam-pagna basalghellese, chel'imprenditore ha dedicatoalla moglie Almerina, eccoun altro, tipicissimo e anticonome veneto. L'agriturismocon il bel porticato in legnoall'esterno, all'interno si ri-chiama al “vivere in villa” co-sì proprio della nobilità ve-

neta, quel vivere che videfiorire le ville venete sotto ilgenio di Andrea Palladio. Lecomodità, comprese quelleall'avanguardia - internet ecosì via - ci sono tutte, av-volte in uno stile che si rifàal tardo barocco venezianodel '700. Nulla qui è natoper caso: gli stranieri vannopazzi per queste cose e, pur-troppo, ancora tanti in Italia,a partire da molta parte po-litica, non l'hanno capito.Giuseppe Vizzotto ci staprovando. «Il momento nonè dei migliori - dice - ma nonbisogna assolutamente mol-lare». Anche perché lui havoluto dar fiducia ai giovani:ad occuparsi dell'agrituri-smo Villa Almè è la figlia Sa-ra, accompagnata dal mari-to. Bepi Vizzotto però si èriservato la cantina. A lui,mentre sta in Spagna o inGiordania, in Finlandia o inCina a vendere i suoi ter-mometri, il pensiero del Ra-boso che s'affina pian pianonelle botti è foriero di in-tense emozioni. AF

207 aprile 2009I L L U S T R A T A

La sfida del “Rasego”È un Raboso prodotto a Basalghelle

Nella Sinistra Piave c’è un grup-po di persone amanti della

tradizione e dei vini da tavola che, daormai trent’anni, operano per far co-noscere, diffondere ed apprezzare iVini del Piave e la Gastronomia Vene-ta: si tratta della “Serenissima Signoriadei Vini del Piave” una ConfraternitaEnogastronomica nata ufficialmente il14 giugno 1981 al Parco Gambrinus diSan Polo di Piave, su ispirazioni delleconfraternite francesi.

L’attività si basa soprattuttosull’organizzazione di simposi (l’ultimadomenica di maggio e l’8 dicembre diogni anno), scambio di incontri eno-gastronomici, individuazione di colti-

vazioni vitivinicole pregiate, tavole ro-tonde.

Leggendo lo Statuto, scopriamoche l’associazione prende a prestitoterminologia tipica della Repubblica diVenezia: il presidente è chiamato“Doge”, il Consiglio direttivo è il“Consiglio dei Dieci”, i Provibiri sonochiamati “Provveditori ai Giudizi”. Mai riferimenti all’epoca veneziana non sifermano al linguaggio, visti gli abiti ros-si che i “Savi”, ovvero i soci, indossa-no agli incontri. Oggi i soci sono circatrecento, guidati dal Doge Pier Gior-gio Mocerino, noto avvocato di Oder-zo. Nei suoi ventotto anni di vita la Si-gnoria ha svolto un’intensa attività di

valorizzazione enogastronomica, apartire dal recupero della “Strada delVino Rosso”, cambiandone la denomi-nazione in “Strada dei Vini del Piave”,rivedendone il tracciato, il marchioper le insegne e studiando tutte le ini-ziative da realizzare nel suo ambitoterritoriale. Ha partecipato, a conve-gni e Simposi in tutta Italia e vanta an-che tre apparizioni televisive, tra cui aiprogrammi Linea Verde di Rai Uno eLa Domenica del Villaggio di Rete 4.Nel 1995 ha promosso l’istituzionedella “Strada della Signoria”, indivi-duata in un percorso di circa 150 km,che interessa il territorio di 25 Co-muni, tutti posti nell’area del Piave.

La Serenissima Signoria del Piave

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Innovazione, ricerca,investimenti milionari- in euro- in moder-

nissime tecnologie e, natu-ralmente la materia prima: lanostra buona terra che, sa-pientemente coltivata, pro-duce viti di qualità per vinieccezionali.

Non è fantascienza: è l'a-zienda agricola dei fratelliCorvezzo in via Palù a Ces-salto, 140 ettari di vignetotenuti come un giardino.

L'azienda agricola Cor-vezzo, vanta il primato italia-no nella tecnologia dei pan-nelli fotovoltaici e nella su-perficie dei moduli installatisu un tetto, con impatto vi-sivo praticamente nullo. Im-portante è invece il vantag-gio per l'ambiente.

Giovanni Corvezzo, as-sieme ai fratelli dirige l'im-portante azienda, e spiega:«Da circa sei mesi abbiamoinstallato il più grande im-pianto fotovoltatico d'Italiasu un'azienda agricola. Sono180 metri quadri di superfi-cie che producono 240 mi-la kw ora all'anno: esatta-mente quelli che ci servonoper rendere la nostra azien-da completamente autono-ma dal punto di vista ener-getico.

I benefici? Sono prestodetti: non bruciamo piùquelle 60 tonnellate di pe-trolio che ci servivano, eche corrispondevano a 150mila chili all'anno di Co2emessi in atmosfera.

Fino ad ora il funziona-mento dell'impianto foto-voltaico è stato perfetta-mente corrispondente aicalcoli. Inquinamento zero,

e quindi maggior possibilitàdi offrire un prodotto sa-no».

L' Azienda agricola fra-telli Corvezzo è situata in unangolo di campagna spetta-colare. Un accorto lavoro didesigne degli edifici ha fattosi che il “ponte di comando”dell'azienda, dove si trovanouffici e zone degustazioni,sia uno spazio aperto a 360°gradi su un orizzonte sconfi-nato.

Vigneti a perdita d'oc-chio che sembrano chiuder-si contro la corona dellePrealpi. «Spettacolare. È uncaso questa meraviglia?».Giovanni Corvezzo puntua-lizza: «No! Qui niente è fat-to per caso». Nell'Aziendaagricola fratelli Corvezzo siproducono vini rossi Doc,Igt, frizzanti e spumanti oltreai “vini speciali”, quali ilPiavè, uno spumante meto-do classico di uve al 100%pinot nero, vinificate in bian-

co; Katia, un bianco fermoottenuto con un blend diuve Chardonnay e Manzonibianco; il Casanova: unospumante brut. E con questivini i fratelli Corvezzo sonopartiti alla conquista dell'Eu-ropa. La crisi economica at-tuale, fa paura? «Non vedia-mo segnali di crisi- puntua-lizza Giovanni Corvezzo-an-zi c'è stato, nell'ultimo anno,un innalzamento delle ri-chieste nella fascia medio al-ta dei nostri vini. I prodottidi nicchia si vendono bene.All'estero siamo sul merca-to francofono. Va bene ilnostro prosecco in Svizzeranel settore francese, bene inAustria, e così in Danimarca.Abbiamo visto una leggeraflessione in Germania. Ma vabene anche il mercato inter-no con i prodotti di qualitàmedio-alta». Dormire sugliallori, non è nel dna dei fra-telli Corvezzo. A maggioapriranno una fattoria didat-

tica rivolta alle scuole, maanche all'enoturismo. Perquesto, nell'area delle canti-ne è pronto uno splendido“casòn” , tipica costruzionepopolana veneta, realizzatocon le tecniche antiche e iltetto di strame. C'è unostagno dove già si fermano imazorini e le garzette. Unprogetto, riuscito, di rico-struire l'ambiente tipico diqueste terre sospese sul li-mitare delle antiche lagune.E poi c'è il progetto “Simpo-sium, enoturismo ed eventi”una nuova agenzia dei Cor-vezzo che si occuperà dieventi enoturistici nellaMarca Trevigiana. I puntivendita dei vini dei fratelliCorvezzo sono presenti intutta Italia e in molti paesieuropei. Dinamico e poli-glotta anche il sito internetdell'azienda agricola che sidispiega all ' indirizzowww.corvezzo.it.

Giuseppina Piovesana

247 aprile 2009I L L U S T R A T A

Il più grande impiantofotovoltaico d’Italia

All’azienda agricola Corvezzo di Cessalto

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267 aprile 2009I L L U S T R A T AOrari Sanità

Gli orari della Sanitànell’Opitergino-MottenseP.O. E POLIAMBULATORIO DI ODERZO

aggiornati al 20/03/2009

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27Orari Sanità7 aprile 2009I L L U S T R A T A

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287 aprile 2009I L L U S T R A T A

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297 aprile 2009I L L U S T R A T A Orari Sanità

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307 aprile 2009I L L U S T R A T A

FARMACIEFARMACIA DAL MAGRO- piazza M. d’Aviano 7

(Piavon)- telefono 0422-752950FARMACIA MARCHETTI- via Garibaldi 18- telefono 0422-712241FARMACIA SCOTTO- via Umberto I 28- telefono 0422-712221FARMACIA TREVISAN- piazza Grande 18- telefono 0422-717644

PEDIATRIRIZZA MICHELE - via degli Alpini 10/1- telefono 0422-717990

RIZZA SEBASTIANO - via degli Alpini 10/1- telefono 0422-716693

MEDICI DI BASEALVISI PIERANTONIO - via delle Grazie 3- telefono 0422-718380CALCINOTTO ALDO - via Luzzatti 48/6- telefono 0422-716392CASAGRANDE GIANLUIGI- via Valentigo 1 (Pia-

von)- telefono 0422-752033CREMA GIUSEPPE- via San Pio X 28 (Col-

francui)- telefono 0422-815357

DE FAVERI MARIA RITA- viale Gasparinetti 1- telefono 0422-712640FERRI ANGELO- corso Umberto I 7/2- telefono 0422-815284LISCIANDRA GASPARE- via Diaz 4- telefono 0422-717524PIOVESANA CLAUDIO- via Luzzatti 48- telefono 0422-716920ROSSI GIUSEPPE- viale Gasparinetti 2- telefono 0422-710828SESSOLO PIER LUIGI- via Martini 11- telefono 0422-712229TESSER LUIGI- via Dall’Ongaro 7/1- telefono 0422-814986

GUARDIA MEDICAIl servizio di Guardia Medica garantisce l’assistenza medi-ca di base, domiciliare e territoriale, per situazioni che ri-vestono carattere di urgenza notturna, festiva e prefestiva.L’orario del servizio è il seguente: dalle 20 alle 8 di tuttii giorni feriali; dalle 10 del sabato alle 8 del lunedì; dal-le 10 del giorno prefestivo alle 8 del giorno successivo alfestivo.Il servizio di Guardia Medica garantisce altresì le visite am-bulatoriali, solo nei casi urgenti.ODERZO, via Luzzatti 33 (presso ospedale), telefono 0422-715242 (Comuni: Cessalto, Chiarano, Cimadolmo, Fontanel-le, Gorgo al Monticano, Mansuè, Meduna di Livenza, Mot-ta di Livenza, Oderzo, Ormelle, Ponte di Piave, Portobuffolè,Salgareda, San Polo di Piave).

SERVIZIO di URGENZAED EMERGENZA MEDICA(SUEM) - 118È la struttura che garantisce in tutto il territorio della re-gione Veneto il soccorso sanitario urgente alla popolazio-ne. TREVISO EMERGENZA è il servizio di urgenza ed emer-genza per la provincia di Treviso. FAR

MACIE

E ME

DICI A

ODE

RZO

Orari Sanità

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