Settimanale - Anno 4 N 14 Lunedì 20 Giugno 2011 · 2011-06-20 · E enti Soluzioni e servizi di...

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TERRITORIO | ISTITUZIONI | IMPRESE E enti Soluzioni e servizi di telemedicina WristClinic: clinica da polso wireless per il telemonitoraggio di parametri vitali. Uno strumento leggero, facile da usare e comodo da portare con sé: a casa, in ufficio, in viaggio. mail: [email protected] - www.medic4all.it Settimanale - Anno 4 N ° 14 Lunedì 20 Giugno 2011 L a grande sfida da vincere per il futuro della sanità è quella della cronicità, che va affrontata con strumenti nuo- vi rispetto a quelli attualmente disponibili. In particolare, oc- corre portare più medicina sul territorio. Il nodo è soprattutto qui: oggi il 37 per cento dei cro- nici si trova ricoverato in area acuti. Queste persone devono invece poter rimanere vicine ai loro affetti, in un contesto ras- sicurante quale è quello dome- stico, e poter contare - utiliz- zando al meglio le opportunità offerte dalla tele medicina - su un monitoraggio che consente di intervenire tempestivamen- te quando ve ne sia effettiva- mente bisogno. Così anche per i sub-acuti: vengono trattati in ospedale ma questo compor- ta costi elevati e non risponde alle reali esigenze di questi pa- zienti. Anche qui il passaggio è dal curare al prendersi cura: per questo nel 2011 saranno trasformati circa 1.100 posti letto per acuti e riabilitazione in posti letto tecnici per sub acuti ubicati prevalentemen- te nei piccoli ospedali che già adesso non rientrano nella rete dell’emergenza-urgenza e non hanno reparti come l’ostetricia e la chirurgia. Queste strutture in cui l’assistenza al paziente ri- chiede, rispetto alla fase acuta, una minor assistenza medica ma comunque una significa- tiva assistenza infermieristica e la teletrasmissione dei dati consentiranno la stabilizza- zione dei pazienti prima della completa dimissione al loro domicilio. Bisogna far perce- pire ai cittadini lombardi una nuova cultura della cura in grado di capovolgere il pensie- ro diffuso della gente in base al quale per prima cosa si va al Pronto Soccorso dell’Ospe- dale; invece l’ospedale deve essere il luogo di cura quando non esistono alternative alla complessità per la cura degli acuti. La nostra sfida è la cro- nicità; dobbiamo monitorarla, non possiamo curarla negli ospedali perché i costi sareb- bero elevatissimi, e pertanto si cureranno a casa con l’utilizzo di nuove tecnologie di teletra- smissione dati e con avanza- menti tecnologici di ciò che si intende per telemedicina. SANIT À D’ECCELLENZA All’avanguardia nella telemedicina in Italia Medic4all supporta i 4 momenti fondamentali della vita della persona, dalla prevenzione alla riabilitazione passando per il supporto alla cura e la prevenzione secondaria Inserto pubblicitario gratuito ■■ REGIONE LOMBARDIA / Una nuova cultura sanitaria Raccogliere la sfida della cronicità La telemedicina consentirà anche ai pazienti di stare vicini ai loro affetti La Lombardia investe sul territorio. E lo fa creando una rete territo- riale assistenziale per i malati cronici. E’ di fatto partita la sperimentazione in 5 Asl (Milano, Milano2, Como, Lecco e Bergamo) del Cronic Related Gruop (CReG) che coinvolge, con differenti responsabilità tecniche, i Medici di Medi- cina Generale, i Pediatri di Libera Scelta, le Asl, i soggetti erogatori di ricovero e cura e quelli extraospedalieri di specialistica ambula- toriale. Il CReG vuole essere lo strumento attraverso cui il sistema sia al fianco del cittadino affetto da una o più cronicità. Per il 2011 le malattie prese in esame saranno broncopneumopatie cronico ostruttive (BPCO), scompenso cardiaco, diabete di tipo I e tipo II, ipertensione e cardiopatia ischemica, osteoporosi, patologie neuro- muscolari. Questa azione è stata dettagliata nelle nuove regole, che declinano operativamente per il 2011 gli indirizzi indicati nel Piano Socio Sanitario Regionale (2010-2015). Al via la sperimentazione in 5 Asl I n uno scenario mondiale caratterizzato da un progressivo allungamento della vita e con un numero crescente di persone in età soggette a malattie croniche, la telemedicina rappresenta un modello avanzato per contemperare almeno tre aspetti: migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria, favorire l’autonomia delle persone e contenere i costi. Esempi evidenti in tal senso sono rappresentati dal monitoraggio di alcune malattie croniche tra le più diffuse (diabete, scompenso cardiaco, ipertensione, Bpco), per le quali un trattamento già ai primi sintomi ritarda il loro avanzare e un controllo costante riduce la possibilità del manifestarsi di fasi acute, con conseguente diminuzione degli accessi in ospedale. In Italia, la società che ha più esperienza in questo ambito è Medic4all, multinazionale svizzera, con sede italiana a Milano. Anna Busia, responsabile del settore Disease Management, illustra così i principali elementi della soluzione Medic4all. “Noi costruiamo una proposta basata su tecnologia e processi innovativi, efficace e capace di mettere insieme tre elementi importanti: riduzione dei costi, miglioramento della qualità della vita del paziente e continuità assistenziale (medico di base-ospedale-casa)”. Due delle più importanti esperienze di telemedicina in Italia, Medic4all le ha realizzate presso l’Asl 8 di Asolo e la Asl Vco. Gli accessi ai pronto soccorso e le chiamate al 118 sono diminuiti, si è potuti intervenire tempestivamente sui pazienti per incentivarli ad osservare le terapie e gli accorgimenti necessari per mantenere i valori clinici entro le soglie stabilite. Inoltre, i dati clinici confermano i benefici per il paziente: il 76% ha avuto una riduzione di HbA1c, valore importante per i diabetici; il 54,5% una riduzione del colesterolo totale; il 53,9% una diminuzione del livello di trigliceridi ed, infine, in un anno sono stati evitati 288 accessi ospedalieri. “Medic4all si distingue all’interno di questo scenario perché è un’azienda che investe continuamente nell’innovazione - prosegue Busia. - Abbiamo ridotto il maggior numero di barriere, come ad esempio le dimensioni della strumentazione, a vantaggio della portabilità e della facilità d’uso, specialmente per i pazienti anziani. La nostra WristClinic, è un dispositivo wireless, da indossare come un orologio, che con un solo tasto rileva sino a 7 parametri vitali, tra cui pressione arteriosa, battito cardiaco, temperatura, SpO2, Ecg, frequenza respiratoria. I dati vengono inviati ad un server centrale via telefono cellulare, Internet o normale linea telefonica. Una tecnologia sofisticata per progettazione e meccanismi interni - sottolinea la manager -, ma estremamente facile da usare, a casa, in viaggio, in piena mobilità. Infatti un paziente con patologie croniche è una persona che svolge e deve poter svolgere una vita normale”. Ad Asl e ospedali, Medic4all mette a disposizione sia gli strumenti utilizzati dal paziente, sia i programmi informatici per la raccolta e la gestione in tempo reale delle informazioni inviate. “Al medico di base di riferimento o all’ospedale, - continua Busia - dipende dal processo organizzativo concordato. Nel loro lavoro decisionale i medici sono supportati dal soſtware Medic4all che consente di mettere in evidenza i pazienti critici cui dare maggiore attenzione e priorità”. È possibile anche inviare i dati, veicolati sempre nel rispetto della privacy, ad un call center in cui sono attivi infermieri professionali. “Essi attuano uno screening di primo livello e in caso di alert, informano il medico il quale, in possesso delle informazioni cliniche, può attivare una videoconferenza con il paziente”. Rispetto al pericolo che il paziente si senta abbandonato dal proprio medico, la responsabile tiene a sottolineare che “dai dati che ci arrivano da progetti attivi da diversi anni abbiamo riscontrato maggiore soddisfazione proprio perché grazie alla telemedicina la distanza tra paziente e medico si è accorciata. Senza dimenticare che il paziente sa che c’è sempre qualcuno che vigila sulle sue condizioni e se rilevata un’anomalia, viene contattato dal medico o viceversa”. Sugli alti costi presunti della telemedicina invece, “ci sono di sicuro degli investimenti iniziali - conclude Busia - ma nel medio-lungo termine questi vengono riassorbiti grazie al risparmio derivante dalla nuova gestione in telemedicina del paziente”. Medic4all, dispone di proprie centrali mediche e piattaforma di servizi rivolte alla sanità pubblica e privata, assicurazioni, utenti privati, in Italia e all’estero, per la gestione di pazienti cronici e post acuti h24, a casa, o in viaggio. La soluzione di Medic4all WristClinic si indossa come un orologio e invia dati in modalità wireless Anna Busia, responsabile del settore Disease Management

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TERRITORIO | ISTITUZIONI | IMPRESE

E entiSoluzioni e servizi di telemedicina

WristClinic™:clinica da polso wireless per il telemonitoraggio di parametri vitali.Uno strumento leggero,facile da usare e comododa portare con sé:a casa, in ufficio, in viaggio.

mail: [email protected] - www.medic4all.it

manchette 8-06-2011 22:51 Pagina 1

Settimanale - Anno 4 N° 14 Lunedì 20 Giugno 2011

La grande sfida da vincere per il futuro della sanità è

quella della cronicità, che va affrontata con strumenti nuo-vi rispetto a quelli attualmente disponibili. In particolare, oc-

corre portare più medicina sul territorio. Il nodo è soprattutto qui: oggi il 37 per cento dei cro-nici si trova ricoverato in area acuti. Queste persone devono invece poter rimanere vicine ai

loro affetti, in un contesto ras-sicurante quale è quello dome-stico, e poter contare - utiliz-zando al meglio le opportunità offerte dalla tele medicina - su un monitoraggio che consente

di intervenire tempestivamen-te quando ve ne sia effettiva-mente bisogno. Così anche per i sub-acuti: vengono trattati in ospedale ma questo compor-ta costi elevati e non risponde alle reali esigenze di questi pa-zienti. Anche qui il passaggio è dal curare al prendersi cura: per questo nel 2011 saranno trasformati circa 1.100 posti letto per acuti e riabilitazione in posti letto tecnici per sub acuti ubicati prevalentemen-te nei piccoli ospedali che già adesso non rientrano nella rete dell’emergenza-urgenza e non hanno reparti come l’ostetricia e la chirurgia. Queste strutture in cui l’assistenza al paziente ri-chiede, rispetto alla fase acuta, una minor assistenza medica ma comunque una significa-tiva assistenza infermieristica e la teletrasmissione dei dati consentiranno la stabilizza-zione dei pazienti prima della completa dimissione al loro domicilio. Bisogna far perce-pire ai cittadini lombardi una nuova cultura della cura in

grado di capovolgere il pensie-ro diffuso della gente in base al quale per prima cosa si va al Pronto Soccorso dell’Ospe-dale; invece l’ospedale deve essere il luogo di cura quando non esistono alternative alla complessità per la cura degli acuti. La nostra sfida è la cro-

nicità; dobbiamo monitorarla, non possiamo curarla negli ospedali perché i costi sareb-bero elevatissimi, e pertanto si cureranno a casa con l’utilizzo di nuove tecnologie di teletra-smissione dati e con avanza-menti tecnologici di ciò che si intende per telemedicina.

SANITÀD’ECCELLENZA

All’avanguardia nella telemedicina in ItaliaMedic4all supporta i 4 momenti fondamentali della vita della persona, dalla prevenzione alla riabilitazione passando per il supporto alla cura e la prevenzione secondaria

Inserto pubblicitario gratuito

■■■ REGIONE LOMBARDIA / Una nuova cultura sanitaria

Raccogliere la sfida della cronicitàLa telemedicina consentirà anche ai pazienti di stare vicini ai loro affetti

La Lombardia investe sul territorio. E lo fa creando una rete territo-riale assistenziale per i malati cronici. E’ di fatto partita la sperimentazione in 5 Asl (Milano, Milano2, Como, Lecco e Bergamo) del Cronic Related Gruop (CReG) che coinvolge, con differenti responsabilità tecniche, i Medici di Medi-cina Generale, i Pediatri di Libera Scelta, le Asl, i soggetti erogatori di ricovero e cura e quelli extraospedalieri di specialistica ambula-toriale. Il CReG vuole essere lo strumento attraverso cui il sistema sia al fianco del cittadino affetto da una o più cronicità. Per il 2011 le malattie prese in esame saranno broncopneumopatie cronico ostruttive (BPCO), scompenso cardiaco, diabete di tipo I e tipo II, ipertensione e cardiopatia ischemica, osteoporosi, patologie neuro-muscolari. Questa azione è stata dettagliata nelle nuove regole, che declinano operativamente per il 2011 gli indirizzi indicati nel Piano Socio Sanitario Regionale (2010-2015).

Al via la sperimentazione in 5 Asl

In uno scenario mondiale caratterizzato da un progressivo allungamento della vita e con un numero crescente di persone

in età soggette a malattie croniche, la telemedicina rappresenta un modello avanzato per contemperare almeno tre aspetti: migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria, favorire l’autonomia delle persone e contenere i costi. Esempi evidenti in tal senso sono rappresentati dal monitoraggio di alcune malattie croniche tra le più diffuse (diabete, scompenso cardiaco, ipertensione, Bpco), per le quali un trattamento già ai primi sintomi ritarda il loro avanzare e un controllo costante riduce la possibilità del manifestarsi di fasi acute, con conseguente diminuzione degli accessi in ospedale. In Italia, la società che ha più esperienza in questo ambito è Medic4all, multinazionale svizzera, con sede italiana a Milano. Anna Busia, responsabile del settore Disease Management, illustra così i principali elementi della soluzione Medic4all.

“Noi costruiamo una proposta basata su tecnologia e processi innovativi, efficace e capace di mettere insieme tre elementi importanti: riduzione dei costi, miglioramento della qualità della vita del paziente e continuità assistenziale (medico di base-ospedale-casa)”. Due delle più importanti esperienze di telemedicina in Italia, Medic4all le ha realizzate presso l’Asl 8 di Asolo e la Asl Vco. Gli accessi ai pronto soccorso e le chiamate al 118 sono diminuiti, si è potuti intervenire tempestivamente sui pazienti per incentivarli ad osservare le terapie e gli accorgimenti necessari per mantenere i valori clinici entro le soglie stabilite. Inoltre, i dati clinici confermano i benefici per il paziente: il 76% ha avuto una riduzione di HbA1c, valore importante per i diabetici; il 54,5% una riduzione del colesterolo totale; il 53,9% una diminuzione del livello di trigliceridi ed, infine, in un anno sono stati evitati 288 accessi ospedalieri.“Medic4all si distingue all’interno di questo scenario perché è un’azienda che investe continuamente nell’innovazione - prosegue Busia. - Abbiamo ridotto il maggior numero di barriere, come ad esempio le dimensioni della strumentazione, a vantaggio della portabilità e della facilità d’uso, specialmente per i pazienti anziani. La nostra WristClinic, è un dispositivo wireless, da indossare come un orologio, che con un solo tasto rileva sino a 7 parametri vitali, tra cui pressione arteriosa, battito cardiaco, temperatura, SpO2, Ecg, frequenza respiratoria. I dati vengono inviati ad un server centrale via telefono cellulare, Internet o normale linea telefonica. Una tecnologia sofisticata per progettazione e meccanismi interni - sottolinea la manager -, ma estremamente facile da usare, a casa, in viaggio, in piena mobilità. Infatti un paziente con patologie

croniche è una persona che svolge e deve poter svolgere una vita normale”. Ad Asl e ospedali, Medic4all mette a disposizione sia gli strumenti utilizzati dal paziente, sia i

programmi informatici per la raccolta e la gestione in tempo reale delle informazioni inviate. “Al medico di base di riferimento o all’ospedale, - continua Busia - dipende dal processo organizzativo concordato. Nel loro lavoro decisionale i medici sono supportati dal software Medic4all che consente di mettere in evidenza i pazienti critici cui dare maggiore attenzione e priorità”. È possibile anche inviare i dati, veicolati sempre nel rispetto della privacy, ad un call center in cui sono attivi infermieri professionali. “Essi attuano uno screening di primo livello e in caso di alert, informano il medico il quale, in possesso delle informazioni cliniche, può attivare una videoconferenza con il paziente”.Rispetto al pericolo che il paziente si senta abbandonato dal proprio medico, la responsabile tiene a sottolineare che “dai dati che ci arrivano da progetti attivi da diversi anni abbiamo riscontrato maggiore soddisfazione proprio perché grazie alla telemedicina la distanza tra paziente e medico si è accorciata. Senza dimenticare che il paziente sa che c’è sempre qualcuno che vigila sulle sue condizioni e se rilevata un’anomalia, viene contattato dal medico o viceversa”. Sugli alti costi presunti della telemedicina invece, “ci sono di sicuro degli investimenti iniziali - conclude Busia - ma nel medio-lungo termine questi vengono riassorbiti grazie al risparmio derivante dalla nuova gestione in telemedicina del paziente”. Medic4all, dispone di proprie centrali mediche e piattaforma di servizi rivolte alla sanità pubblica e privata, assicurazioni, utenti privati, in Italia e all’estero, per la gestione di pazienti cronici e post acuti h24, a casa, o in viaggio.

La soluzione di Medic4all WristClinic si indossa come un orologio e invia dati in modalità wireless

Anna Busia, responsabile del settore Disease Management

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EventiLunedì 20 Giugno 20112 Sanità d’eccellenza

Quando si parla di medi-cina e chirurgia in day

surgery, a Milano occorre fare riferimento all’Istituto Me-dico Quadronno. Struttura all’avanguardia per quanto ri-guarda la chirurgia estetica, il Centro ha una forte propen-sione all’adozione di tecnolo-gie di trattamento e di cura particolarmente innovative. Tra le diverse tecnologie di-sponibili sul mercato, e subito dal centro intercettate, grande sviluppo e notevole perfezio-namento hanno avuto nell’ul-timo decennio quelle che prevedono l’impiego di laser sempre più efficaci, seletti-vi e nel contempo “delicati”. Esperto del settore, nonché direttore del Centro Laser dell’Istituto Medico Qua-dronno, è il dottor Marco Flo-riani, specialista in Chirurgia Generale, in Angiologia e Chirurgia Vascolare, respon-sabile, nel corso della sua car-riera, di numerosi laboratori di diagnostica vascolare non invasiva (il medico è stato tra i primissimi in Italia e in Europa a usare le metodiche doppler ed ecocolordoppler).Presso il centro, Floriani ese-gue trattamenti che fanno

uso del laser, relativi a diversi ambiti. Per quanto riguarda il settore vascolare, viene per esempio eseguita la lasertera-pia venosa, per il trattamento delle malattie della safena, con la metodica Elves (Endo Laser Vein System). Sempre in ambito vascolare, viene eseguito il trattamento degli inestetismi cutanei (capillari,

angiomi…). Di recentissima introduzione è poi la lipo-form, lipolisi eseguita me-diante laser. Altro ambito di intervento as-solutamente innovativo, per ciò che concerne l’uso del la-ser, è il trattamento della pa-tologia emorroidaria eseguito attraverso Help (Hemorroid Laser Procedure), ovvero la

dearterializzazione emorroi-daria transanale mediante laser, vera rivoluzione per il trattamento radicale incruen-to delle emorroidi.In Italia (Paese che lo ha idea-to) sono al momento pochis-simi i centri e i medici che utilizzano questo trattamen-to, di recente introduzione (ha infatti due anni di vita).

È direttamente Floriani a spiegare la portata innovativa di Help: “Tipicamente, sino a poco tempo fa, un paziente affetto da malattia delle vene emorroidarie veniva trattato, se necessario, con un inter-vento chirurgico, in modo da eliminare il dolore e il san-guinamento. Grazie al trat-tamento Help, invece, questo è l’importante, le emorroidi non vengono coinvolte”. Viene, infatti, ridotto l’appor-to di sangue alle emorroidi intervenendo sulle arteriole emorroidali con il laser. “Que-sta metodica - spiega il medi-co - non è nuova: da diverso tempo, infatti, viene praticato un intervento analogo, co-dificato come intervento di Morinaga (e sua successiva evoluzione, Thd), che mira a occludere le arteriole. La no-vità consiste nel fatto che nel caso di Help ad agire è il laser, assolutamente meno invasivo. Le arteriole che riforniscono le emorroidi, identificate per mezzo del doppler, non ven-gono più legate con un punto, bensì fotocoagulate mediante un raggio laser mirato”.I vantaggi? Innanzitutto, co-me spiega Floriani “al pazien-te non viene somministrata anestesia, né totale né locale, al massimo una leggera seda-zione; non si avverte dolore, né durante né dopo il tratta-mento. Le emorroidi, infine, non vengono ‘colpite’ diretta-mente, o eliminate, ma meno irrorate, dunque progressiva-mente tendono a ‘sgonfiarsi’ e a non provocare più dolore

o sanguinamento. Inoltre, Il paziente può lasciare il cen-tro medico dopo poco più di un’ora autonomamente”. Il trattamento Help è indica-to per i pazienti che sono al secondo e terzo stadio (non avanzato) della malattia. “Per le sue caratteristiche, questo

tipo di intervento è preventi-vo rispetto all’evoluzione suc-cessiva della malattia emor-roidale”.Interventi di questo genere, estremamente innovativi per quanto concerne la tecnolo-gia a supporto, sono possibili presso l’Istituto Medico Qua-dronno in quanto il centro è il punto di riferimento per più di un’azienda che pro-duce apparecchiature laser. “Grazie alla competenza ac-quisita nel tempo, l’Istituto è il referente anche per nuovi progetti, sempre più all’avan-guardia nell’ambito delle cu-re tramite laser”, conclude Floriani.

Marco Floriani, direttore del Centro Laser dell’Istituto Medico Quadronno

■■■ CHIRURGIA ESTETICA / Tecnologie all’avanguardia presso l’Istituto Medico Quadronno

Nuovi orizzonti per l’uso del laserI trattamenti riguardano diversi ambiti, tra i quali quello vascolare

Struttura all’avanguardia per quanto riguarda la

chirurgia estetica, il Centro ha una forte propensione all’adozione di tecnologie di trattamento e di cura

particolarmente innovative

Stampatori:ll Sole 24 Ore S.p.A. - Via Busto Arsizio, 36 20151 Milano;Il Sole 24 Ore S.p.A. - Via Tiburtina Valeria; Km 68,7 - 67061 Carsoli (Aq);Società Editrice Arena S.p.A. - Via Torricelli,14 - 37060 Caselle di Sommacampagna - (VR);Stampa Quotidiana S.r.l - Via Galileo Galilei, 280/A 40059 Località Fossatone - Medicina - (BO);Centro Stampa Editoriale S.r.l. - Via Del Lavoro, 18 - 36040 Grisignano di Zocco - (VI);Centro Stampa Quotidiani S.p.A. - Via dell’Industria, 52 - 25030 Erbusco - (BS);

Lunedì 20 Giugno 2011Ins. Pub. gratuito

TERRITORIO | ISTITUZIONI | IMPRESE

Proprietario ed editoreIl Sole 24 Ore S.p.A.Via Carlo Pisacane - 20016 Pero (MI)

E enti

Un city hospital facilmente accessibile, perché posto

proprio tra i quartieri di Mi-lano Est e a pochi passi dalla metropolitana, è un ospedale di territorio fortemente attrez-zato, con un Pronto soccorso punto di riferimento per qual-siasi emergenza; unità opera-tive e ambulatori con tutte le branche mediche ad eccezione di ostetricia e pediatria; dota-zioni tecnologiche avanzate che consentono, tra l’altro, di avere buonissime prestazioni in quanto a liste d’attesa. È questa, in sintesi, la carta d’identità dell’Istituto clinico Città Studi di Milano, 274 po-sti letto accreditati e contrat-tualizzati con il Servizio sani-tario nazionale e 23 solventi.Esso offre servizi di diagnosi e cura in regime di ricovero, ordinario e day hospital, o

ambulatoriale. Il suo Pronto soccorso è collegato alla cen-trale del 118. È dotato di 8 sale operatorie e di un’attrezzata sala di sterilizzazione; tra i dispositivi tecnologici atti alla diagnostica, annovera la Tac e due risonanze magnetiche che permettono studi complessi

ed interventi di radiologia, ecografia ed endoscopia inter-ventistica. Se la qualità dell’attività del-la Città Studi è a livelli molto elevati in tutte le specialità, vi sono dei settori che costitui-scono i suoi tratti caratteriz-zanti. Tra questi, evidenzia il direttore sanitario e scientifico, professor Pasquale Ferrante, il Centro Interdipartimentale del Piede diabetico, diretto dal dottor Carlo Caravaggi, punto di riferimento nazionale. “In questo settore vi è l’eccellenza sia per quanto riguarda gli in-terventi di chirurgia tradizio-nale che endovascolare, con la quale, in sala emodinamica, si ricanalizza l’arto, al fine di ri-tardare o rallentare l’amputa-zione che è tra le più dramma-tiche complicanze del diabete”. Un’area di riferimento è la cardiologia che include l’elet-trofisiologia cardiaca, in cui le capacità diagnostiche e di cura si coniugano con l’alta tecnologia per interventi sulla fibrillazione atriale.Di notevole interesse per la popolazione, l’attività ambu-latoriale, che si svolge in studi medici attrezzati e conforte-voli. Oltre a visite generali,

visite di controllo e visite spe-cialistiche mette a disposizio-ne dell’utenza le diagnostiche di laboratorio e strumentali e l’interventistica ambulatoria-le, anche ad alta complessità, quali ad esempio, in ambito oculistico (con il dr. Luigi Ma-rino), la chirurgia refrattaria con tecniche laser o, in altro ambito, gli interventi sulle varici. Rafforzano la qualità i tempi d’attesa, che sono dav-vero contenuti. In quasi tutte le specialità sono abbondante-mente al di sotto dei tetti mas-

simi previsti dagli ordinamen-ti ministeriali. “È il risultato di progetti di miglioramento che abbiamo già da tempo messo in atto - evidenzia il direttore Ferrante -, ma siamo impe-gnati a migliorare ancora”. In questa continua tensione di ottimizzazione dell’offerta, ri-entrano le strategie che l’Isti-tuto sta elaborando insieme ai medici di medicina generale, soprattutto per abbattere i tempi d’attesa per quanto ri-guarda gli esami di cardiolo-gia ed endoscopia. “Fatte salve le emergenze - illustra il diret-tore -, si tratta di individuare assieme una scala di priorità, di modo che, contestualmente alla prescrizione dell’esame, il medico riesca ad indicare quanto può o non può atten-dere il paziente”.Molto interessanti e funzio-

nali ai cittadini i progetti futuri dell’Istituto, che sta continuamente lavorando sul fronte qualità, con importanti investimenti, attraverso audi-ting interni ed esterni. Gli interventi si stanno orien-tando verso una visione stra-tegica per cui “al centro della sanità c’è il paziente e le specia-lità mediche ruotano attorno a lui - esemplifica Ferrante -. In pratica il nostro Centro per il Piede Diabetico diven-terà un centro che affronterà in modo integrato il ‘proble-ma Diabete’. Progetti ana-loghi sono attivi per grandi problematiche quali l’obesità e la fertilità ed altri. Il pazien-te non deve essere concepito come un portatore di singole malattie, ma visto nella sua globalità e con un approccio interdisciplinare”.

Un ospedale all’avanguardia specialisticaL’Istituto clinico Città Studi di Milano offre servizi di diagnosi e cura in regime di ricovero o ambulatoriale. Tra le aree più avanzate, la cardiologia

Una delle otto sale operatorie altamente attrezzate

Ospedale di territorio fortemente attrezzato, con un Pronto soccorso punto

di riferimento per qualsiasi emergenza e unità operative

e ambulatori con tutte le branche mediche ad eccezione

di ostetricia e pediatria

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EventiLunedì 20 Giugno 2011 Sanità d’eccellenza 3

Il Mip, Business School del Politecnico di Milano, pre-

stigioso ente di formazione manageriale attivo dal 1979, da anni ha anche un’area de-dicata alla sanità che, grazie a prodotti di formazione ad hoc, ne supporta le continue e necessarie evoluzioni.Per tutti i livelli e le professio-nalità del settore, le compe-tenze abilitanti alla gestione dei cambiamenti organizzati-vi e delle scelte tecnologiche sono divenute, infatti, una componente essenziale del bagaglio professionale. È ormai irrinunciabile ap-procciare la valutazione di una nuova soluzione tecno-logica o di un nuovo assetto operativo, abbinando alle valutazioni cliniche quelle di impatto organizzativo, di qualità e di sicurezza, così co-me quelle di tipo economico, in cui altri costi-risparmi in-dotti o di gestione devono es-sere sempre associati al puro prezzo di acquisto.Ciò non significa trasforma-

re, ad esempio, un chirurgo in un risk manager o in un ingegnere clinico, ma offrirgli gli strumenti e i linguaggi per interagire con le logiche e le competenze di queste profes-sionalità, e supportare così un rapporto più collaborativo, fondato su obiettivi e priorità condivisi. Lo slogan “la formazione co-me leva strategica” riassume efficacemente la volontà di affiancare gli operatori, sia come singoli attori sia come gruppo. In questa logica, i fabbisogni formativi e le tecniche miglio-ri per soddisfarli vengono de-finiti a valle di un’analisi degli obiettivi della struttura, dei processi e dell’organizzazione. Un approccio un po’ com-plesso, non era meglio un ca-talogo? “Il catalogo ha i suoi vantaggi perché il rispondere ad esigenze specifiche con so-luzioni mirate è una grande sfida, ma è anche garanzia di

successo e di soddisfazione per il cliente - afferma Cri-stina De Capitani, responsa-bile dell’Area Sanità di Mip -.Consideriamo le migliori esperienze quelle che hanno portato iniziali clienti ad es-sere oggi partner di Mip, con cui sviluppiamo strategie co-muni e progetti di crescita”.In quest’ottica di collabora-zione e condivisione delle sfide, vi è lo sforzo costante per attuare sinergie vincenti sia in termini di sostenibi-lità della formazione (Fse e L.236/93 e fondi interprofes-sionali), sia di ricerca su te-matiche innovative (progetti, tesi...).Il valore aggiunto offerto da una Business School è quel-lo di poter mettere a sistema vari aspetti, coordinandoli e

■■■ FORMAZIONE / L’area sanità di Mip al fianco dei professionisti della sanità e dei fornitori

Competenze abilitanti i cambiamentiPrima di adottare una nuova soluzione tecnologica è necessario abbinare alle valutazioni cliniche anche quelle di impatto organizzativo

Simulazioni manikin-based, per formazione su “Technical e Non Technical Skills”

Ingegneri per la multidisciplinarietà“L’ingegnere clinico deve garantire la continuità produttiva della struttura sanitaria, mantenendo la funzionalità e sicurezza di tecnologie, dell’Ict e dei dispositivi medici, nonché l’appropriatezza dell’investimento” dichiara il presidente dell’Associazione Italiana Ingegneri Clinici (Aiic), Paola Freda. “È un professionista in possesso di competenze specialistiche multidisciplinari che dev’essere in grado di proporre soluzioni che soddisfano le esigenze cliniche, di gestire in maniera appropriata un patrimonio tecnologico a elevata complessità, perseguendo gli obiettivi principali della sicurezza di pazienti e operatori sanitari”, afferma il referente per la formazione di Aiic, Pietro Derrico. Tra le più importanti iniziative avviate, sicuramente quelle sviluppate con l’Area Sanità di Mip sono risultate tra le più apprezzate dai soci. In particolare si citano gli ultimi due corsi di aggioarnamento e approfondimento su tematiche riguardanti la gestione dell’innovazione.

Infermieri in costante crescitaAico, Associazione italiana Infermieri di Camera Operatoria, dal 1988 si propone di promuovere e migliorare le conoscenze tecnico scientifiche del personale infermieristico delle sale operatorie, in modo da ottimizzare l’assistenza globale dell’utente chirurgico istituendo gruppi di lavoro e di ricerca. È in corso il processo per diventare Società Scientifica. Aico, precisa la presidente Maria Caputo “collabora con università, enti e istituti di formazione, partecipa attivamente con le istituzioni per la sicurezza delle cure in sala operatoria, condivide con aziende di settore le migliori tecnologie che facilitano il processo di una chirurgia sicura”. Nasce così una collaborazione con l’Area Sanità di Mip. Collaborazione che si basa sulla complementarietà di competenza e approcci e che si evolve secondo le indicazioni strategiche dell’associazione, al fine di supportare la continua evoluzione della figura dell’infermiere di sala operatoria.

Partnership tra Acoi e MipAcoi (Associazione dei Chirurghi Ospedalieri Italiani) è impegnata nella formazione manageriale del chirurgo, focalizzata su strumenti e metodologie a supporto della gestione del blocco operatorio, in ottica di sicurezza, efficienza ed efficacia clinica. Rivolgendosi, sia al singolo professionista, con il catalogo formativo “Acoi Innovazione e Management”, sia alle strutture sanitarie, con il progetto “Qualità e Sicurezza del Percorso Chirurgico”. Quest’ultimo coinvolge oggi oltre 40 unità operative di chirurgia generale nell’analisi della propria realtà organizzativa valutata rispetto a 85 attività critiche per la sicurezza e 25 best practice.“Partner essenziale del progetto globale Acoi è l’Area Sanità di Mip - spiega il presidente Rodolfo Vincenti - senza il cui indispensabile apporto organizzativo e culturale nulla si sarebbe potuto realizzare. Siamo convinti che il grande sforzo economico e di personale impegno che Acoi sta producendo potrà diffondere e consolidare quei principi di gestione del rischio sempre più necessari nella organizzazione dei sistemi complessi dell’assistenza chirurgica”.

La collaborazione tra l’Area Sanità del Mip e B. Braun, società produttrice di dispositivi medici e farmaco, nasce con lo svi-luppo di progetti formativi disegnati per collaboratori e ope-ratori sanitari e con la ricerca su specifici temi di gestione dei servizi. Questa partnership è proseguita negli anni con diversi, ma sempre innovativi, programmi formativi finalizzati alla crescita professionale.“Mip e B. Braun hanno vissuto un momento di grande siner-gia con lo studio ‘Valutare per investire’, finalizzato a razio-nalizzare gli investimenti e le risorse in ambito sanitario, per garantire il miglioramento continuo di qualità e sicurezza ver-so i pazienti”, dichiara il direttore commerciale di Aesculap, Mauro Ricci. Il progetto, focalizzato sull’Health Technology Assessment (Hta), è stato avviato con un gruppo di lavoro proveniente da vari settori del processo di valutazione della tecnologia in una struttura sanitaria e vuole offrire un con-tributo pratico nell’affrontare le difficoltà maggiori della sua diffusione, quali la multidisciplinarietà e l’impegno di risorse per la sua implementazione.

Conoscere per innovare: la gestione dei servizi

Luigi Boggio, amministratore delegato di B. Braun Milano e Cristina De Capitani, responsabile dell’Area Sanità di Mip

Lo slogan “la formazione come leva strategica”

riassume efficacemente la volontà di affiancare gli operatori, sia come singoli

attori sia come gruppo. I fabbisogni formativi e le tecniche migliori per

soddisfarli vengono definiti a valle di un’analisi

degli obiettivi della struttura, dei processi

e dell’organizzazione

garantendo sempre la qualità dei contenuti e dei docenti.“In particolare - sottolinea con orgoglio De Capitani - essere la Business School del Politecnico di Milano ci dà la straordinaria opportunità di avere competenze ‘storiche e specifiche’ per affrontare le sfide dell’innovazione tecno-logica e dell’Ict, della qualità e della gestione del rischio clinico come fattori abilitanti l’innovazione dei servizi e del sistema sanitario.A quest’approccio abbiniamo anche l’attenzione allo svilup-po personale, lavorando ad esempio sulla implementa-zione degli Human Factors e delle “Non Technical Skills”, proponendo modelli di for-

mazione andragogica validati a a livello internazionale. Il Politecnico si pone sempre come garanzia di qualità della faculty e della rigorosità del metodo”. A tal proposito, per la sicu-rezza in ambito chirurgico, di grande rilievo sono i corsi ad-vanced manikin-based rivolti all’equipe operatoria per lo sviluppo delle “Non Technical Skills”, cioè il potenziamento delle capacità di lettura dei comportamenti individuali e di gruppo, di comunicazione e di leadership, erogati anche nell’ambito del progetto “Si-curezza in Chirurgia” del mi-nistero della Salute che vede capofila Regione Lombardia e coinvolte 6 aziende italiane.

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EventiLunedì 20 Giugno 20114 Sanità d’eccellenza

La storia della Fondazione Irccs Istituto Neurologico

Carlo Besta è un lunghissimo elenco di successi e risultati ot-tenuti per i pazienti dal 1918, grazie all’impegno, alla ricerca e alla dedizione di un’intera struttura. A livello nazionale e internazionale, e non solo, la Fondazione viene considerata polo di eccellenza per la ricerca e la cura delle più importanti malattie neurologiche: fatto fondamentale, se si considera che, con il progressivo invec-chiamento della popolazione, queste malattie stanno aumen-tando in misura esponenziale e avranno nei prossimi decenni un carico assistenziale sempre più rilevante. Come il centro di una rete dalle mille propaggini, la Fondazione non solo svolge attività di assistenza sanitaria e di ricerca biomedica nel campo delle Neuroscienze, ma elabo-ra programmi di formazione professionale e di educazione sanitaria, fornisce supporto alle università, sperimenta e moni-tora forme innovative di gestio-ne e organizzazione in campo sanitario e di ricerca biomedi-ca. “È significativo - spiega il direttore generale Giuseppe De Leo – che il 54% dei pazienti che viene presso la nostra strut-

tura giunga da fuori regione. La Fondazione possiede un grado di attrazione molto alto, dovu-to soprattutto alla capacità di arrivare a diagnosi certe e alle qualità umane e professionali dei suoi operatori”. Le linee di ricerca della Fondazione sono epilessia, malattie dello svilup-po del cervello, neuroimmuno-logia, patologia neurodegene-rativa, metabolica e genetica del sistema nervoso, sindromi do-lorose del sistema nervoso, ma-

lattie cerebrovascolari, neuro-oncologia, Imaging esviluppo tecnologico, terapie innovative, neuroepidemiologia, organiz-zazione e gestione della ricer-ca clinica, scienze sociali. “La strategia di ricerca – prosegue De Leo - si sviluppa su cinque principali linee operative: la ri-cerca biologica di base, la ricer-ca tecnologica strumentale, le terapie innovative, la ricerca cli-nica, la ricerca sanitaria e degli impatti sociali della diagnosi, cura e prevenzione”. Il bilancio della Fondazione ha chiuso il 2010 in pareggio grazie a una gestione rigorosa della produt-tività e dei costi. L’applicazione di strumenti nuovi quali la Bu-siness intelligence e la Balanced scorecard hanno consentito un controllo della performance delle singole unità operative. Inoltre questi strumenti hanno consentito la valorizzazione de-gli indicatori di qualità e di pro-duttività scientifica. Da un pun-to di vista strutturale il Besta soffre di ristrettezze di spazio; per questo vi è una forte attesa per la nuova sede, che sarà col-locata nel contesto della Città della Salute e della ricerca. Tut-tavia la strumentazione e l’ap-parato della diagnostica e della terapia vengono ultimamente

aggiornati con dotazioni stru-mentali d’avanguardia. Inoltre non possiamo dimenticare la neurochirurgia che si è sempre caratterizzata per l’attenzione specifica alle nuove tecnologie che l’hanno resa meno invasiva e ne hanno ampliato i campi di applicazione terapeutica.Con l’utilizzo combinato dei più moderni sistemi di neuro-navigazione, microscopia ed endoscopia, oltre che con mo-nitoraggi neurofisiologici viene trattata ogni tipo di lesione tu-morale anche se posizionata in sede critica e difficilmente rag-giungibile. Negli ultimi 10 anni inoltre sono state sviluppate metodiche di trattamento origi-nali per malattia altrimenti in-curabili come la cefalea a grap-polo cronica, la sindrome della “mano talamica” post-ictus, le terapie palliative di neuromo-dulazione e di disconnessione delle epilessie multifocali, e di alcuni disturbi del comporta-mento e psico-affettivi. .La produzione scientifica è di qualità elevata, con valori di impact factor molto alti, poiché la natura di Istituto di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico della Fondazione incoraggia la ricerca traslazionale, con effetti positivi sui processi di diagnosi e cura.

■■■ FONDAZIONE / L’importante attività dell’Istituto neurologico Carlo Besta

Innovazione nelle neuroscienzeUn polo di eccellenza per la ricerca e la cura delle più impor-tanti malattie neurologiche

La Fondazione – precisa il direttore generale - ha negli anni costruito una rete insieme ad altre analoghe realtà regiona-li, nazionali e internazionali. Per quanto riguarda l’ambito regionale, il Besta è centro pilota per la diagnosi e il trat-tamento delle neoplasie del sistema nervoso, ed è centro di coordinamento per la definizione di linee guida per i tumori cerebrali. È inoltre centro coordinatore del network regiona-le lombardo per la malattia di Parkinson, mentre il centro Cefalee è coordinatore della rete regionale per la diagnosi e cura delle cefalee e delle algie cranio facciali. Ospita un cen-tro per l’epilessia (Epinetwork Regione Lombardia) e parte-cipa al progetto della Regione Lombardia per l’implementa-zione e lo sviluppo della rete regionale per le malattie rare.È centro interregionale di riferimento per 20 gruppi noso-logici nell’ambito della Rete Lombarda delle malattie rare. Spiega a questo proposito il direttore generale: “Più di 100 malattie diverse vengono attualmente diagnosticate dai me-dici operanti nelle unità cliniche e nei laboratori dell’Istituto, che è riconosciuto presidio di rete per 90 gruppi nosologici”.Nell’ambito delle reti internazionali, la Fondazione colla-bora con Collaborating Centres for the Who Family of In-ternational Classifications (Whofic); Who Collaborating Centre Research Branch; progetto internazionale Functio-ning and disability; BrainNet Europe; Mhadie (Measuring Health and Disability in Europe); Murinet (Multidiscipli-nary Research Network on Health and Disability in Europe Marie Curie Research and Training Network); Courage in Europe (Collaborative Research on Ageing in Europe); Pa-radise (progetto di ricerca che comporterà uno studio cross-sectional il cui obiettivo è quello di valutare le caratteristiche psico-sociali delle malattie del cervello).

Le collaborazioni regionali, nazionali e internazionali

La sede dell’Istituto a Milano

Il direttore generale Giuseppe De Leo

Nei 223 posti letto accreditati dal Servizio sanitario nazionale, nell’anno 2010 sono stati trattati: in ricovero, con degenza superiore a un giorno, 6.488 pazienti, di cui 3.477 prove-nienti da altre regioni (54 %) e 34 dall’estero; in day hospital, 1.366 pazienti trattati, di cui 488 provenienti da altre regioni (36%) e 7 dall’estero. I ricoveri con esiti chirurgici sono stati 2.615. In generale i pazienti trattati erano affetti da patologie del sistema nervoso. I casi più numerosi hanno riguardato 938 interventi (craniotomie con età superiore ai 17 anni); dorso e collo escluse artrodesi verte-brale (515); 358 interventi su nervi periferici,

cranici e sul sistema nervoso; 119 sul midollo spinale.Le prestazioni ambulatoriali sono state 227.614, così suddivise: 147.014 laboratorio, 28.096 neurologia, 31.453 neuropsichiatria infantile, 10.537 radiologia, 8.470 radiote-rapia oncologica, 228 neurochirurgia, 1.816 neuro-riabilitazione. Le visite complessivamente sono state 41.015, e hanno riguardato 5.536 primi accessi, 1.677 urgenze differibili-bollini verdi e 33.802 con-trolli. Le urgenze hanno infine riguardato neuro-logia (831), neurochirurgia (557), neuropsi-chiatria infantile (289).

L’attività clinica dell’Istituto

Presso la Fondazione sono avviati alcuni importanti trial terapeutici, per la neu-ropatia ereditaria di Char-cot-Marie-Tooth, per l’atas-sia di Friedreich e per la sclerosi laterale amiotrofica e per una grave forma di encefalopatia vascolare ere-ditaria chiamata Cadasil. I trial sono stati attivati nell’ambito delle iniziati-ve di ricerca indipenden-te sui farmaci promosse dall’Agenzia Italiana per il Farmaco. Nel loro complesso, la pro-duzione scientifica e i nu-merosi progetti di ricerca clinica e preclinica della Fondazione già avviati sono testimoniati dalla scoperta di nuovi geni-malattia: per encefalopatia mitocon-driale, una forma di atassia cerebellare do-minante, encefalomiopatia mitocondriale, nuovi geni modificatori nella malattia di Hungtinton.

Infine è importante sottolineare che al rag-giungimento dei risultati di eccellenza con-tribuisce un clima aziendale costruttivo, con una forte coesione fra consiglio di am-ministrazione, direzioni generale e scienti-fica e professionale del Besta.

Un’attività clinica

Studio dei farmaci e nuove scoperte

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EventiLunedì 20 Giugno 2011 Sanità d’eccellenza 5

La Fondazione Angelo De Gasperis nasce dalla tra-

sformazione della storica as-sociazione “Amici del Centro De Gasperis” che affianca dal 1968 il Dipartimento Cardio-toracovascolare dell’Ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano. “Un fiore all’occhiello in ambito europeo”, sottolinea il presidente della Fondazione, il cavaliere del lavoro Benito Benedini, ed oggi proiettato, tra l’altro, ad esplora-re le origini della vita (il Dna)

per scoprire le possibili cause ge-netiche delle malattie cardiache, primo motivo di morte in Italia. La Fondazione, nata per racco-gliere fondi destinati all’amplia-mento del Centro cardiologico, ha accompagnato la storia me-dica e scientifica del De Gaspe-ris che, negli anni 50 anni, ha se-gnato tappe fondamentali della cardiologia moderna. Nel 2006 è stato conferito al Dipartimen-to l’Ambrogino d’Oro, come riconoscimento all’eccellenza

sviluppata nella cura del cuore a 360°. Il Cda della Fondazione, presieduto da Benedini, è affian-cato da un autorevole Comitato scientifico, che esamina progetti e richieste provenienti dal Cen-tro cardiologico, valutandone la fattibilità. “Da sempre – sottoli-nea il presidente -, il nostro sco-po principale è di essere d’ausilio all’attività medica, favorendo la promozione, lo sviluppo e il po-tenziamento del Dipartimento, per contribuire ad accrescerne il

livello d’eccellenza”. Ogni anno, per esempio, finanzia borse di studio che consentono “a medi-ci di poter lavorare in un centro di altissima professionalità e al Dipartimento di poter avere la forza professionale per prose-guire la propria attività”, spiega il presidente. Ogni anno, inoltre, la Fondazione stanzia i fondi per assicurare a giovani medici bor-se di studio in Scuole di specia-lizzazione e corsi di formazione in Italia e all’estero. Sostiene poi

l’aggiornamento e l’alta forma-zione dell’equipe medica (ogni anno a settembre la “Settimana della cardiologia”, con 1500 pro-fessionisti provenienti da tutta Italia) ed infermieristica (corso di aggiornamento all’interno del nosocomio). Strategico, natu-ralmente, l’appoggio alla ricerca scientifica. “I casi più difficili arrivano sempre qui”, ricorda il presidente Benedini, che sottoli-nea la continua avanguardia del De Gasperis come dimostra, tra l’altro, il progetto “Dna alle ori-gini della vita” sostenuto dalla Fondazione ed “unico in Italia”. La Fondazione, che contribuisce alla vita del Centro anche attra-verso l’acquisto dei macchinari come la prima Risonanza ma-gnetica cardiovascolare, ha “nei suoi associati la sua forza – con-clude il presidente Benedini -,che continuano a contribuire nonostante la crisi”.

Il progetto Risonanza Magnetica, avviato nel 2005 con l’acquisizione di uno scanner

Avanto Siemens da 1.5 T, si è consolidato con lo sviluppo di un’intensa attività che ha supe-rato i 6000 pazienti. Le principali applicazio-ni cliniche della RM cardiaca sono quelle che riguardano l’inquadramento eziologico delle cardiomiopatie, la ricerca della vitalità mio-cardica nei pazienti in attesa di rivascolarizza-zione, il follow-up delle cardiopatie congenite complesse, la diagnostica della displasia arit-mogena ventricolare, lo studio di cardiomio-patie infiltrative complesse come l’amiloido-si, la sarcoidosi e le glicogenosi, lo studio di patologie rare come le aortiti e le miocarditi adrenergiche. Il Laboratorio di Niguarda è attualmente Centro di riferimento Regionale per lo studio delle cardiomiopatie da sovraccarico di ferro e, in collaborazione con il Centro regionale della Fondazione Policlinico per le anemie congenite, ha valutato circa 600 pazienti af-fetti da emoglobinopatie (Talassemia Major, Drepanocitosi) e svolge una intensa attività diagnostica dedicata al trattamento di questa cardiomiopatia. Le attività di ricerca clini-ca del Laboratorio si sono concentrate sulle principali patologie cardiovascolari ed hanno ricevuto un consenso favorevole dalla comu-nità scientifica nazionale ed internazionale dimostrato con riconoscimenti di prestigio del personale medico del Laboratorio ed elevato impact factor delle pubblicazioni scientifiche. Le attività di ricerca clinica si sono svilup-pate con progetti originali del Laboratorio o

con progetti di ricerca in collaborazione con Istituti di ricerca come la Fondazione Poli-clinico, il Centro Nazionale delle Ricerche, il Politecnico di Milano. Le attività didattiche e di formazione hanno avuto come obbiettivi il supporto individuale con contratti di forma-zione con strutture universitarie e scuole di specializzazione che hanno consentito lo svi-luppo di tesi di laurea di Medicina e Chirur-gia, di specialità di Cardiologia e Radiologia, di revisione critica di tesi di dottorato di ricer-ca di Bioingegneria. La attività di formazione collettiva si è svolta attraverso l’organizzazione di corsi di formazione in collaborazione con l’Accademia nazionale di medicina e di conve-gni nazionali ed internazionali. Nel prossimo futuro il Laboratorio dovrà affrontare le sfi-de rappresentate dall’adeguamento logistico del rinnovamento dell’Azienda ospedaliera di Niguarda, dal rinnovo delle apparecchiature e dall’ampliamento delle attività per far fronte alle crescenti richieste.

■■■ RISONANZA MAGNETICA / L’utilizzo dello scanner Avanto Siemens

Un centro di riferimentoL’attività di ricerca clinica del laboratorio di Niguarda

Gli scanner di ultima generazione dedicati alla RM cardiaca presentano un’intensità di campo magnetico da almeno 1.5 Tesla e consentono l’acquisizione di immagini ad alta definizione sia statiche che in movimento. Le differenti proprietà di risonanza magnetica dei tessuti esposti ad appropriati impulsi di radiofrequenza, consentono la differenziazione tissutale dell’apparato cardiovascolare con importanti contributi nella diagnostica di infarto miocardico, cardiomiopatie, miocarditi, patologie vascolari

La cardiomiopatia ipertrofica rappresenta la prima causa di morte improvvisa

nei giovani atleti ed è facilmente diagnosticabile con la RM cardiaca. Oltre

all’inquadramento diagnostico la RM consente un’accurata definizione della

presenza di fibrosi miocardica che in questa patologia rappresenta un’aggravante

prognostica

“Da sempre - sottolinea il presidente Benito

Benedini -, il nostro scopo principale è di essere

d’ausilio all’attività medica, favorendo la promozione, lo sviluppo e il potenziamento

del Dipartimento, per contribuire ad accrescerne il

livello d’eccellenza”

■■■ FONDAZIONE ANGELO DE GASPERIS / Un fiore all’occhiello della sanità italiana in ambito europeo

Il cuore si studia anche a partire dal Dna La fondazione, dice il presidente Benito Benedini, è tesa ad esplorare le cause genetiche delle malattie cardiache, primo motivo di morte in Italia

Da alcuni anni il Diparti-mento Cardiotoracova-

scolare De Gasperis ha avviato diverse ricerche per identifica-re le anomalie genetiche che possono portare all’infarto miocardico in giovane età, in particolare nelle donne e nei soggetti diabetici. La gravità di molte malattie cardiache che incidono sul tasso di mortalità giovanile ha spinto la ricerca mondiale a concentrare l’atten-zione sulle loro possibili origini genetiche.Sono state identificate le altera-zioni del Dna che sono alla base di molte patologie aritmiche, di anomalie della struttura delle cellule muscolari che compon-gono il cuore e della struttura connettivale che costituisce lo scheletro portante dell’aorta e delle arterie principali. Molte-plici cardiopatie presenti dalla nascita che comprendono ad esempio le alterazioni del rit-mo o della funzione contrat-tile, sono di origine genetica oppure la loro comparsa può essere favorita dalla presenza di predisposizioni ereditarie (diabete, ipertensione, infarto miocardico) che interagiscono con abitudini alimentari o stili di vita non corretti.Per poter realizzare e comple-tare il Progetto: “Dna alle ori-gini della vita, delle malattie e delle cure” il Dipartimento Cardiotoracovascolare neces-sita di apparecchiature scien-tifiche d’avanguardia affinché si possano identificare le alte-razioni genetiche alla base di numerose malattie cardiova-scolari e curarle in maniera più appropriata e autonoma.Il “Progetto Dna” fortemente voluto dalla direzione del Di-partimento cardiovascolare e sostenuto con il contributo della Fondazione De Gaspe-ris è partito nel febbraio 2010. Hanno usufruito di questa opportunità nel solo anno pas-sato circa 340 pazienti con le patologie vascolari più diverse: dalle cardiomiopatie familia-ri alle dissecazioni aortiche, senza contare l’ottimizzazione

della terapia farmacologica guidata dall’informazione ge-netica. In questi primi mesi del 2011 l’accesso è ulteriormente incrementato: mese su mese si registra un aumento del circa 15-20% a dimostrazione del recepimento dell’utilità per i pazienti e per le loro famiglie di questa preziosa possibilità.

Nel frattempo vi è stata la na-scita di sei bambini figli di portatori già caratterizzati geneticamente: i sei bambini sono ora monitorati e seguiti perfettamente ed il loro svilup-po senza dubbio non vedrà il presentarsi della malattia con la stessa severità con cui ha im-pattato la vita dei loro genitori.

Evitare l’infarto in giovane etàLo studio si basa sulle anomalie genetiche e necessita di

apparecchiature scientifiche d’avanguardia

Esempio di famiglia studiata con problematiche cardiovascolari. Nel riquadro in basso a destra viene evidenziata la “mutazione” (dalla freccia) presente nella famiglia. In particolare questa mutazione fa si che il cuore e gli organi interni vengano progressivamente “plastificati” rendendo così necessario a lungo termine il trapianto

Esempi di immagini tridimensionali del Dna. Nella sezione di sinistra vengono evidenziati (come esempio) 13 “mattoncini” dei 7 e più milioni di miliardi di cui è costituito il nostro DNA che può essere immaginato come da due eliche che si avvolgono una con l’altra. La sequenza lineare (cioè il modo con cui si susseguono uno dietro l’altro) dei “mattoncini” costituisce l’informazione genetica primaria

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EventiLunedì 20 Giugno 20116 Sanità d’eccellenza

I consumi destinati all’health care, la ricerca spasmodica

del benessere e della forma fisica, l’attenzione alla preven-zione fanno parte ormai del quotidiano. Cambiano i tempi e si modi-ficano le abitudini. Così, il si-pario si apre a nuovi orizzonti e nel mondo della sanità tutto è sinonimo di piena rivolu-zione, sia in termini di servizi offerti al cittadino che di spin-ta all’innovazione, nonché di giudizio da parte dell’utente. È insomma un realtà dai mille volti, che vede crescere negli ultimi anni il peso della sani-tà pubblica, per prestazioni, erogazioni e numero di ‘im-prese’, ma pure l’approvazione e il consenso nei confronti di quella privata, fortificando in modo sostanziale il rapporto tra essa e gli italiani. È una rete in aumento. A farvi eco l’intero paniere dell’assi-stenza integrativa, delle cas-se aziendali, delle società di mutuo soccorso. Né manca il capitolo della specialistica ambulatoriale, a sottolineare come l’assistenza sanitaria, na-zionale e privata, insieme alla previdenza, rappresenti un as-se portante del welfare. Parlano gli ultimi risultati dell’Osservatorio sull’assisten-

za sanitaria privata, progetto di ricerca del Cergas Bocco-ni per Assolombarda e Aiop Lombardia. Numerosi i dati analizzati. Nello specifico, in termini di spesa pro-capite per assistenza erogata da privati accrediti/convenzionati e tas-so di crescita tra 2005-2009, su scala nazionale, la quota è del 10% per l’ospedaliera accredi-tata, del 27% per la speciali-stica convenzionata e accredi-tata, del 40% altra assistenza convenzionata e accreditata. Si registra un calo invece del -9% per la riabilitativa accreditata, infine è del 16% il totale della spesa privata accreditata.

In evidente aumento il tasso di incremento per la Lombardia: per l’ospedaliera accreditata è del 18%, per la specialistica convenzionata e accreditata del 33%, per altra assistenza convenzionata e accreditata del 41%, per la riabilitativa ac-creditata del 7%. Il totale della spesa privata accreditata è del 24%. Un altro risultato inte-ressante dell’indagine, su scala nazionale, riguarda la distri-buzione dei ricoveri che vede il 23% in strutture di ricovero private accreditate, l’1% in strutture ricovero private non accreditate e il 76% in struttu-re di ricovero pubbliche.

La voglia di salute “è di moda” Numerose ricerche analizzano il ricorso alle cure da parte dei pazienti e le tendenze in materia di ricoveri. Eccone una

Cura e prevenzione, analisi e ricerche: il Centro emo-

filia e trombosi Angelo Bian-chi Bonomi, con il passare degli anni è diventato un pun-to di riferimento importante all’interno del panorama in-ternazionale per la diagnosi e la cura delle malattie della co-agulazione del sangue, sia per quelle emorragiche da difetto di coagulazione che per quel-le trombotiche da eccesso di coagulazione. La strada è stata aperta grazie alla lungimiran-za del professor Pier Mannuc-cio Mannucci, già direttore del Centro, ora Direttore Scienti-fico della Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano (www.policlinico.mi.it). Dal 2010 la posizione di Direttore del Centro è stata affidata a Flo-ra Peyvandi, che insieme alla tenacia e all’azione dello staff messole a disposizione, sta ag-gredendo ogni possibile infor-mazione utile per migliorare la condizione dei pazienti. Un passato da ricercatrice al Ro-yal Free Hospital, University College di Londra, e all’uni-versità di Harvard, il direttore del centro è tornata in Italia nel 1999, realizzando una se-

rie di studi e iniziative rivolte verso le malattie rare della coagulazione. Tra esse anche l’organizzazione di un registro internazionale comprendente i risultati molecolari di oltre 200 famiglie affette da tali ma-lattie. Questo progetto è stato finanziato per due anni da un premio vinto nell’ambito dei Bayer Hemophilia Awards e per tre anni da un fondo messo a disposizione dal pro-gramma per la Salute Pubbli-ca della Comunità Europea. Il suo attuale gruppo di lavoro è costituito da cinquantacinque

professionisti che si differen-ziano tra medici di cura e bio-logi ricercatori. Annualmente, all’interno del centro, transita-no alcune migliaia di pazienti con malattie di origine trom-botica ed emorragica. Grazie ai contributi della Fondazio-ne Angelo Bianchi Bonomi, della Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, dell’Università di Milano e di vari enti scientifici italiani ed esteri tra cui il Na-tional Institute of Health Usa, European Union Biomed e la Fondazione Italo Monzino,

il Centro ha ottenuto signifi-cativi risultati scientifici uti-li all’assistenza dei pazienti, che sono pubblicati su riviste scientifiche del settore, acqui-sendo riconoscimento a livel-lo nazionale e internazionale. In questo percorso di lotta, di prevenzione e di cura, la “Angelo Bianchi Bonomi” è spalleggiata anche dalla Fon-dazione Luigi Villa (www.fondazioneluigivilla.org): il suo centro studi è diventato “fondazione” dal 1969 ed è composto da medici ematolo-gi, biologi, biotecnologi e tec-

nici, sia ospedalieri che uni-versitari, che applicano la loro esperienza nei diversi campi di diagnostica e ricerca delle malattie della coagulazione. La Fondazione Angelo Bian-chi Bonomi (www.fondazio-nebianchibonomi.it/i_home/index.php), invece, è nata nel 1971 e da allora continua la sua opera in aiuto alla ricerca scientifica sostenendo il Cen-tro emofilia e trombosi nei sui campi di attività, con la crea-zione del centro universitario e ospedaliero e con il finanzia-mento di due cattedre univer-sitarie di medicina interna. La Fondazione Bianchi Bonomi sostiene il centro emofilia e trombosi, peraltro riconosciu-to dalla Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, dall’Università de-gli Studi di Milano (www.uni-mi.it), attraverso l’erogazione di borse e premi di studio per

giovani ricercatori italiani e stranieri, e dotando laboratori e ambulatori di apparecchia-ture scientifiche. Il risultato attuale è evidente: Milano ha a disposizione una struttura di eccellenza a livello interna-zionale, in grado di lavorare con tecnologie di ultima ge-nerazione e di essere al passo con i centri più importanti del settore in tutto il mondo. Il concetto che è stato reso dog-ma all’interno di questa nuova vita del centro è semplice ed efficace: nell’epoca moderna le malattie rare non devono essere studiate semplicemen-te all’interno del territorio di riferimento. È indispensabile creare un network professio-nale attraverso cui allargare il campo d’azione: solo in questo modo, aumentando l’analisi dei casi in questione, è possibile migliorare il tratta-mento per il paziente. Questa direzione intrapresa ha reso il Centro un punto di riferimen-to della Lombardia, favorendo la collaborazione con l’orga-nizzazione mondiale della sa-nità di Ginevra e della Federa-zione Mondiale dell’Emofilia di Montreal. Questa sua vitalità a livello internazionale ha trasformato il Centro emofilia e trombosi Angelo Bianchi Bonomi in una delle realtà più produttive all’interno di questo ambito della sanità, curando malattie rare e creando un database (www.rbdd.eu/ e www.ttpda-tabase.org) di informazione a livello delle più importanti realtà mondiali.

■■■ RICERCA / Il Dipartimento per la Diagnosi e la Terapia delle Coagulopatie dell’ospedale Ca’ Granda di Milano

I nemici giurati di emofilia e trombosiIl sostegno della Fondazione Angelo Bianchi Bonomi all’Istituto lombardo

La ricerca interviene anche nei campi del benessere

“La prevenzione e l’educa-zione sanitaria è fonda-

mentale, per la salute di chi ha fattori di rischio, per chi è già ammalato e può prevenire o rallentare le complicanze. Inol-tre, prevenire - oggi - significa non dover sostenere spese più importanti domani”. Così la presidente dell’Associazione diabetici della provincia di Mi-lano, Maria Luigia Mottes, che è anche presidente del Coordi-namento Lombardia associa-zioni diabetici e vice presidente di Diabete Forum, ruolo nel quale ha collaborato attiva-mente alla stesura del Manife-sto dei diritti delle persone con il diabete. Il primo diritto del diabetico, sostiene, è “quello della forma-zione, cioè ricevere quell’educa-zione sanitaria che gli consente di conoscere adeguatamente la sua situazione e soprattutto i mezzi con cui intervenire prati-camente”. Per questo, sottolinea la presidente, “le associazioni dovrebbero essere più presenti nei Piani di sensibilizzazione che le diverse strutture sanita-

rie predispongono. Noi siamo disponibili a collaborare con tutti i medici, perché voglia-mo diffondere conoscenza e responsabilizzare il malato, che ha diritti e doveri”. L’autogestio-ne, infatti, non è un’esclusione del medico, ma un coinvolgi-mento attivo del paziente, che permette ai servizi sanitari di ottenere un migliore e più fa-

cile trattamento della persona. Articolatissima l’attività che l’Associazione svolge con le proprie forze. Gli incontri for-mativi per tutti i diabetici e per i loro familiari, tenuti da medi-ci e operatori sanitari, si arti-colano su tre livelli. Il primo è caratterizzato da incontri (4-5 ore) che coinvolgono circa 20-25 persone; un secondo livello punta a incontri personalizzati e su temi specifici; il terzo livel-lo prevede soggiorni formativi di 3 giorni, nei quali i pazienti fanno una full immersion sul diabete, ascoltando medici, infermieri e, aspetto molto im-portante, possono confrontarsi tra loro. Tema generale dei per-corsi formativi di quest’anno è “Il diabete dalla testa ai piedi”. L’Associazione promuove an-che screening gratuiti nelle piazze, incontri educativi per la popolazione e nelle scuole.

■■■ DIABETE / L’importanza della divulgazione

Pazienti e medici sempre più unitiLe associazioni, il Forum e il Manifesto

L’iniezione è un rituale nella vita di un diabetico

Il personale del centro emofilia e trombosi

Flora Peyvandi, direttore dell’Uos Dipartimentale per la Diagnosi e la Terapia delle Coagulopatie

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EventiLunedì 20 Giugno 2011 Sanità d’eccellenza 7

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Nel cordone ombelicale c’è vita anche dopo la nascita. Da lì, infatti, durante il parto

possono essere prelevate in modo semplice e sicuro le cellule staminali che già oggi vengono utilizzate per la cura di malattie del sangue, del sistema immunitario, metaboliche e di alcuni tumori. I futuri genitori possono donare queste cellule a una banca pubblica oppure conservarle per il proprio figlio in una banca privata di livello mondiale qual è FamiCord, attiva nel servizio di conservazione delle cellule staminali dal 1996 negli Stati Uniti e dal 2001 in Europa, con otto sedi tra cui quella italiana a Milano. Il suo obiettivo primario è assicurare ai genitori tec-nologie all’avanguardia ed elevati standard di qualità nell’estrazione, congelamento e conser-vazione delle cellule staminali presenti nel san-gue del cordone ombelicale. FamiCord adotta linee guida, protocolli e pro-cedure della Aabb - American association of blood banks (Associazione americana delle banche del sangue) e rappresenta quindi una scelta sicura. L’affidabilità sta nella lunga espe-rienza internazionale dei suoi laboratori e nella garanzia assoluta della disponibilità delle cellu-le staminali in caso di necessità, con rilevanti casistiche di successo nello scongelamento dei campioni per i trapianti (240 fino a oggi). I laboratori FamiCord sono aperti 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno, conservano le cellule staminali sia a uso pubblico che privato e pos-siedono il certificato Fda e Iso 9001:2008. Inol-tre, la direzione scientifica della banca valuta ogni risultato, spiega ai futuri genitori qualsiasi anomalia e, nell’eventualità di un trapianto, li

supporta fino alla fine del processo interfac-ciandosi con i medici che hanno in cura il fa-miliare malato. FamiCord si fa carico della conservazione dell’unità di sangue per 25 anni, a soli 1.770 eu-ro (tutto compreso), con la possibilità di esten-derla per l’intera vita biologica dell’individuo, e garantisce il diritto di recesso nel caso di prelie-vo insufficiente.

Il cordone ombelicale è vitaFamiCord offre il servizio di conservazione delle cellule sta-minali prelevate durante il parto, secondo le procedure Aabb

Laboratorio FamiCord. Le cellule staminali conservate sono tenute sotto vapori di azoto a una temperatura di -196° C

Da oltre un anno Con-fcooperative, alla luce

dei mutamenti in corso nel Sistema Sanitario Nazionale, ha costituito la nuova Fede-razione della Sanità, al fine di mettere in relazione ed organizzare i vari soggetti interessati come medici, ope-ratori socio sanitari, farmacie ed enti di assistenza sanitaria integrativa, dando vita ad una vera e propria rete della salute, consapevole dello spostamen-to dalla centralità del sistema della “ospedalizzazione” verso il territorio e l’assistenza do-miciliare, mantenendo livelli di qualità elevata a vantag-gio del cittadino-paziente. In Lombardia la FederazioneSa-nità - Confcooperative è sta-ta costituita nel marzo 2011 e raggruppa 35 cooperative con quasi 6.000 soci, 1.000 dipendenti e un fatturato di 1.057.780.530 euro. Subito ha allacciato relazioni con gli ordini e i collegi professionali garantendo la corretta valo-rizzazione dei rispettivi ruoli e funzioni, in particolare sui temi dell’assistenza domici-liare integrata, dei servizi atti-vabili tramite le farmacie, così come ha voluto promuovere

la valorizzazione del sistema delle Mutue di sanità integra-tiva. La Federazione ha aperto nuovi spazi di dibattito tra le diverse categorie della medi-cina territoriale, creando una rete capace di sviluppare un “privato” sussidiario, non pro-fit, recependo le opportunità e le aperture offerte dall’attuale momento storico per coagu-lare professioni e professiona-lità con provenienze e finalità differenti, ma adesso pronte a far crescere e sviluppare in-sieme questa nuova entità, al servizio della persona, capa-ce di realizzare un piano di

azione condiviso e non più incentrato sull’antico model-lo basato sulle singole figure professionali. Ogni progetto è comune e ruota attorno al paziente, vera figura centrale dell‘intervento, dando, final-mente, un ruolo e una dignità ad ogni singolo operatore del settore, in una nuova logica di sinergia e di sussidiarietà orizzontale. Una rete di servi-zi sanitari, sociali, assistenzia-li e di mutualità integrativa al servizio del sistema pubblico e dei cittadini, con il fine di mi-gliorarne la qualità e la durata della vita.

Servizi sanitari integrativiIn Lombardia, la FederazioneSanità - Confcooperative ha creato una serie di progetti che ruotano attorno al paziente

Sergio Bonetti, presidente FederazioneSanità Lombardia - Confcooperative

EventiLunedì 20 Giugno 20118 Sanità d’eccellenza

Ha poco più di due an-ni ma, dal grande nu-

mero di attività che sta svi-luppando, potrebbe essere professionalmente attiva già da decenni. La fondazione “Ospedale amico” ha le sue radici nell’azione coordinata svolta dall’Azienda Ospeda-liera di Treviglio e dalla banca di “Credito Cooperativo di Caravaggio”. Un punto di rife-rimento per la bassa bergama-sca, un’ istituzione all’interno della quale amministratori e

operatori svolgono un servi-zio a titolo gratuito. Nessuno stipendio ma tante iniziati-ve, figlie della grinta tipica del territorio e del desiderio di svolgere attività a valenza sociale, prestando attenzione soprattutto ai soggetti che, nelle condizioni storiche di questa società in evoluzio-ne, si trovano in uno stato di maggior bisogno.Medicina preventiva e ria-bilitativa, ricerca scientifica, assistenza agli anziani e alle

persone diversamente abili, crescita e formazione giova-nile, volontariato, filantropia e beneficenza: i servizi di cui la fondazione si occupa, spa-ziano a trecentosessanta gradi nell’ambito socio-sanitario, portando con sé competenza di alto livello e sostegno pro-fessionale per le più svariate situazioni. Questa poliedrici-tà d’azione si può facilmente intuire nelle numerose ini-ziative che vengono attuate a favore del territorio: progetti

che, nel 2011, abbracciano fasce differenti della popola-zione. Innanzitutto, le attività nei confronti della popolazione femminile, in collaborazione con il gruppo “Donne per la donna”. Si tratta di una serie di opportunità improntate al-la prevenzione: dall’educazio-ne sanitaria rivolta alle scuole superiori, a incontri formativi aperti a tutti aventi come rela-trici figure professionali sani-tarie al femminile, passando

attraverso la distribuzione ca-pillare e mirata di depliant sul pap test, edito in più lingue.E ancora il progetto “Età evo-lutiva” che facilita la cono-scenza dei corretti stili di vita e dei criteri per una alimen-tazione adeguata: tutto ciò promuovendo l’attività moto-ria, organizzando incontri di formazione alla presenza di psicologi, proponendo corsi di cucina per ragazzi e ragaz-ze, sviluppando dibatti su al-cune delle principali criticità adolescenziali (fumo e alcol).Un occhio di riguardo, inol-tre, viene dato alla terza età grazie ad attività di conoscen-za sulle modalità di gestione in famiglia del paziente affetto da Alzheimer e Parkinson con il supporto di figure profes-sionali, dal neurologo all’in- fermiere. Ma non è tutto: è recente la notizia della realiz-zazione del progetto “Hospi-ce”, una struttura residenziale per malati in fase avanzata o terminale di malattia tumo-rale o cronica evolutiva. Tale

struttura è inserita in un si-stema integrato di assistenza che comprende anche l’on-cologia medica e il servizio di cure palliative. Il progetto sarà realizzato nell’arco di due anni ma già ora rappresenta una pietra importante inse-rita nel territorio della bassa bergamasca: quindici posti letto nell’ala nord est del no-socomio di Treviglio. “Hospi-ce” è una risposta concreta ai bisogni di questa zona: verrà sviluppato con il sostegno dell’Azienda Ospedaliera di Treviglio e della Banca di Credito Cooperativo di Cara-vaggio, oltre alle donazioni di varie associazioni. E mentre Carlo Mangoni, presidente della Fondazione “Ospedale Amico” sottolinea il valore dell’attività intrapresa, Cesa-re Ercole, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Treviglio, cerca di stimolare tutte le possibili sinergie per costituire una cordata virtuo-sa in grado di svolgere un la-voro di alto livello.Infine, tra le tante attività del-la Fondazione, bisogna anche inserire gli studi e i progetti in campo sanitario attraverso la collaborazione con aziende del settore, il sostegno alle piccole e medie imprese del territorio, individuando pro-getti forti in grado di com-petere con le multinazionali e la collaborazione con altri comparti produttivi, anche a livello universitario, inizia-tive troppo spesso lasciate al singolo senza i supporti adeguati.

I servizi di cui la Fondazione si occupa, spaziano a

trecentosessanta gradi nell’ambito socio-sanitario, portando con sé competenza

di alto livello e sostegno professionale per le più

svariate situazioni

Da sx: dott. Edoardo Panizza, vice presidente, dott. Carlo Mangoni, presidente e dott. Cesare Ercole, dir. generale A.O. di Treviglio

Le attività sociali di “Ospedale amico” La fondazione, sostenuta dall’Azienda Ospedaliera di Treviglio e dal Credito Co-operativo di Caravaggio è un punto di riferimento per la bassa bergamasca

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■■■ TRAPIANTI / Il ruolo di primo piano del Policlinico San Matteo di Pavia

Rallentare la degenerazioneL’Istituto è attivamente impegnato a sviluppare cure precoci che aiutino gli organi a vivere più a lungo

EventiLunedì 20 Giugno 2011 Sanità d’eccellenza 9

Una “città della salute” all’interno della città, in

cui si coniugano le prestazioni di terzo livello con quelle di base, perché il Policlinico San Matteo di Pavia è una struttura di alta specializzazione ma è anche no-socomio territoriale, realtà in cui si integrano perfettamente assistenza, ricerca e didattica, in un complesso che pone in stretta correlazione, anche fisica, ospe-dale e università.È questa oggi la realtà di una struttura sanitaria che ha i suoi natali nel lontano 1496. Dal 1982 è Irccs e dal 2006 è divenuta Fondazione Irccs Po-liclinico San Matteo. Nei fatti, un Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico tra i più importanti d’Europa, “un pun-to di riferimento nel mondo per la ricerca biomedica nazionale ed internazionale”, sottolinea il presidente, Alessandro Moneta. Importanti i numeri che con-traddistinguono il San Matteo e che testimoniano la “massa critica” su cui può contare la propria ricerca clinica e il tra-sferimento dei suoi risultati per lo sviluppo della diagnostica, della cura e dell’assistenza ai pazienti: 1.000 i posti letto at-tivi; 2,3 milioni le prestazioni ambulatoriali; 55mila i ricoveri nel 2010 e un 20% dei pazienti che arriva da fuori Lombardia. I dipendenti sono più di 3.300, cui si aggiungono 300 borsisti, 600 specializzandi, un centinaio di dirigenti universitari e una sessantina di professionisti im-pegnati esclusivamente nell’am-bito della ricerca.L’ospedale, che è il punto di rife-rimento per la facoltà di Medi-cina e delle professioni sanitarie dell’ateneo di Pavia, è organiz-zato in 73 strutture complesse, di cui 59 sanitarie. La sua realtà di centro polispe-cialistico di altissimo livello, rende l’eccellenza diffusa in tut-te le branche attive, tanto che il Policlinico è attrattivo a livello nazionale ed internazionale. Riconoscimenti indiscussi per l’area ematologica, vascolare, cardiovascolare; per le malattie infettive; per l’ortopedia trau-matologica; per l’oncoematolo-gia e la chirurgia robotica; per lo studio delle malattie rare e la banca del cordone ombelicale. Assolutamente strategica l’atti-vità legata ai trapianti. Il Poli-

clinico nel 2010 ha eseguito 28 trapianti di reni, 22 di cuore, 11 di polmoni, 43 di cornee e 130 di midollo, per adulti e per bam-bini. Numeri che non si esau-riscono in sé, ma che indicano il calibro delle professionalità afferenti al Policlinico, oltre alle importanti strutture dedicate a questo settore. Un’intensa at-tività trapiantologica, infatti, richiede laboratori, capacità diagnostiche avanzate e sistemi efficienti per seguire con effica-cia l’iter pre/post-trapianto. A questa area, peraltro, è dedicata un’intensa attività di ricerca, che fa parte dei 300 progetti scientifici in corso. Nel 2010 il Policlinico ha pubbli-cato 541 lavori su riviste scienti-fiche internazionali totalizzan-do 2.367 punti di impact factor, il più riconosciuto e diffuso in-dicatore di qualità delle riviste scientifiche. Tra le novità, entro l’anno il tra-sferimento della metà dei posti letto nella nuova “torre” da 13 piani, costruita nelle immediate vicinanze delle strutture attua-li, e la cessione dei padiglioni dismessi all’Università. “Una cessione strategica - sottolinea il direttore generale, Pietro Calta-girone -, perché così si creerà il più grande campus universita-rio d’Europa. Si rafforzeranno le integrazioni funzionali e il Poli-clinico potrà sempre più contri-buire a far crescere la città di Pa-via e la sua provincia attraverso il suo sviluppo”.Parallelamente, il Policlinico continuerà ad implementare le partnership funzionali che ha instaurato da tempo con le strutture sanitarie del resto del mondo, reti che giovano alle sue discipline e alle sue ricer-che. “Rapporti che costruiamo con una pluralità di attenzioni - avverte il presidente Moneta -.Se da una parte, per esempio, abbiamo stretto partrnership con il blasonato John Hopkins di Baltimora, il meglio della medi-cina negli Usa, dall’altra abbia-mo attivato collaborazioni con i Paesi in via di sviluppo, per po-ter mettere a disposizione la no-stra esperienza e know how per la loro crescita sul fronte sanita-rio. Proprio in questi giorni sono reduce da un viaggio in Kenya dove abbiamo costruito un’inte-ra area intensiva nell’ospedale di Malindi”.

Essere al meglio “braccio operativo” del ministero

della Salute e della Regione Lombardia, che chiedono al Policlinico San Matteo di Pa-via, in quanto Istituto di rico-vero e cura a carattere scien-tifico, di integrare la cura e l’assistenza con la ricerca, per migliorare gli standards di diagnosi e di terapia e quindi di salute. È il mandato che ogni giorno l’attività scientifica del San Matteo cerca di esplicare, attraverso un complesso di progetti, evidenzia il direttore scientifico del Policlinico, Re-migio Moratti, che possono schematicamente riassumersi in due grandi tematiche: i tra-pianti d’organo e cellule e le malattie internistiche ad alta complessità biomedica e tec-nologica. “Attengono ai trapianti non solo tutte le innovazioni in ambito chirurgico, ma anche i complessi studi che riguar-dano i meccanismi per cui gli organi arrivano allo stadio di grave insufficienza - spie-ga il direttore -. Siamo cioè impegnati nella ricerca che migliori sia l’aspetto opera-torio che la comprensione della malattia, per sviluppare cure precoci che aiutino gli organi a vivere o ne rallentino la degenerazione, limitando così la necessità dei trapianti”. Nel contempo, al San Matteo, è incentivata la ricerca sul rigetto cronico (quello acuto non rappresenta più un pro-blema) e sulle procedure per il controllo delle complicanze virali nel post-intervento, nel tentativo di prevenirle e con-trollarle. Si lavora, d’altra parte, sul trapianto di midollo osseo e sulle cellule staminali per potenziarne tutte le applica-zioni in campo oncoemato-logico e nella riparazione dei tessuti. Inoltre, sempre sul fronte chirurgico, sono attivi

numerosi programmi inno-vativi riguardanti la chirurgia mini-invasiva e robotizzata. In ambito oncologico - sot-tolinea Moratti - ci apprestia-

mo a collaborare con il Cnao, Centro nazionale di adrote-rapia oncologica, per nuove terapie con particelle ad alta energia, gli adroni appunto, capaci di maggior precisione ed efficacia sulle cellule tu-morali. Altrettanto vasta l’in-dagine scientifica attinente le malattie internistiche ad alta complessità. “Studi importanti si occu-pano delle abnormi reazioni difensive dell’organismo, per esempio quelle che provoca-no le malattie da autoaggres-sione”, riferisce il direttore scientifico. Un altro fronte ri-guarda le malattie da alterata struttura proteica, come av-viene nell’Alzheimer. “Se ca-piremo perché certe proteine si modificano o si depositano nel tessuto nervoso, potremo

dire di essere arrivati al cuore del problema”, aggiunge il di-rettore. È chiaro che malattie così complesse hanno biso-gno di studi interdisciplinari

e di ogni apporto che tutto il mondo scientifico può dare. Perciò il San Matteo è colle-gato a reti di data-base inter-nazionali, dispone di oltre 50 laboratori con avanzate dota-zioni tecnologiche e realizza un vero e proprio network di alte competenze. Vigila su tutta questa attività un Co-mitato bioetico, costituito da persone di riconosciuto profi-lo e specializzazione affinché “tutto si svolga nel pieno ri-spetto delle regole internazio-nali della ricerca medica” sot-tolinea il professor Moratti.Essendo una struttura po-litematica, il San Matteo ha a disposizione una casistica molto ampia e di ecceziona-le complessità che, conclude Moratti, “ci consente di re-alizzare compiutamente la missione propria della ricerca traslazionale, cioè il trasferi-mento delle nuove conoscen-ze dalle scienze di base alla clinica”.

L’ingresso del Policlinico di Pavia

Un Istituto di ricovero e cura tra i più importanti d’Europa

Il nuovo palazzo Dea

Un intervento di chirurgia robotica

Un laboratorio di ricerca

Attengono ai trapianti non solo tutte le innovazioni in ambito chirurgico, ma

anche i complessi studi che riguardano i meccanismi per cui gli organi arrivano allo

stadio di grave insufficienza

Fondazione irccs PoLicLinico san Matteo

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Gruppo Ospedaliero San DonatoPiazza Edmondo Malan, 2 - 20097 San Donato Milanese (MI)

www.grupposandonato.it

Ricerca e sviluppo, proseguendo sul percorso tracciato, per portare la Lombardia, già al vertice in Italia in ambito sanitario, anche a competere a livello internazionale. Gabriele Pelissero, presidente di AIOP Lombardia, ha le idee chiare su ciò che è necessario alla crescita omogenea di un settore che mette al centro di ogni scelta le esigenze dei pazienti. “Il sistema sanitario lombardo è un modello per diversi Paesi europei. Francia e Germania si stanno già muovendo sulla linea della riforma attuata nella nostra regione con la legge 31 del 1997”. Prosegue il Presidente: “In Lombardia abbiamo superato da tempo l’oligopolio pubblico. Si tratta di un esperimento che non ha eguali in Italia e che rende fi nalmente concreto nel sistema sanitario il principio di sussidiarietà”. Pubblico e privato: un argomento che rientra spesso nei discorsi di Pelissero, pronto a sottolineare come il tipo di privato che identifi ca la Lombardia abbia caratteristiche uniche. “Si tratta di un sistema centrato sul principio di libera scelta del cittadino che, tuttavia, deve essere messo nelle reali condizioni di poter scegliere”. “Applicando a tutta la rete lo stesso sistema di regole, gli stessi diritti e doveri e lo stesso sistema di pagamento a prestazione viene assicurato un premio a chi viene scelto dal cittadino”, spiega Pelissero. Il sistema lombardo garantisce tra le regioni italiane, il più alto livello di appropriatezza delle cure, grazie anche al numero di controlli che le ASL effettuano sulle cartelle cliniche. E, infatti, altra caratteristica fondamentale del sistema lombardo, è l’aver separato in maniera netta l’attività degli erogatori ospedalieri da quella delle ASL alle quali compete vigilanza e controllo distinguendo in questo modo il controllore dal controllato. A differenza di tutte le altre regioni italiane.

Tema particolarmente caro al presidente dell’ Associazione italiana ospedalità privata è sicuramente quello che riguarda il contenimento dei costi: “La Lombardia è l’unica regione da 8 anni costantemente in equilibrio fi nanziario nel nostro settore: un terzo del sistema sanitario è costituito da erogatori di diritto privato, due terzi, invece, sono erogatori di diritto pubblico. In Italia, purtroppo, questi ultimi sono inclini a creare disavanzi anche gravissimi: la nostra Regione ha dimostrato di essere al vertice anche nel contenimento delle spese nella rete ospedaliera pubblica, anche grazie al confronto continuo con i privati”. Spiega poi le motivazioni che hanno portato una così alta concentrazione di grandi ospedali sul territorio: “Le aziende medio e grandi sono certamente più in grado di reggere i costi di un knowhow avanzato e di una tecnologia di ultima generazione. Realtà come il Galeazzi, il San Raffaele, il San Donato e l’Humanitas sono gli esempi più signifi cativi nel privato, ma anche la rete ospedaliera di diritto pubblico è stata accorpata in grandi aziende con la Legge regionale 31/97. Bisogna però ricordare che nel nostro sistema rimangono anche operatori privati medio piccoli, che offrono ottima qualità e con i conti in ordine. Pubblico o privato, non c’è differenza per tipologia di prestazione: è questa la grande forza della nostra regione. Il privato, in Italia, è molto diffuso ma certe condizioni sono garantite solo in Lombardia dove gli ospedali di diritto privato (cui tutti i cittadini possono accedere liberamente senza restrizioni burocratiche e senza pagare nulla solo eventuali ticket, come negli ospedali di diritto pubblico) dispongono di pronto soccorso, DEA, terapie intensive, poliambulatori, day hospital, tutte le specialità medico – chirurgiche e tutti i tipi di riabilitazione. Con il supporto di tecnologie diagnostiche avanzatissime, corrispondenti

al massimo di qualità esistente al mondo”. Eccellenza nel presente con un occhio rivolto sempre al futuro. In questo contesto si inserisce perfettamente anche il discorso relativo al federalismo fi scale: “C’è molto interesse intorno a questo processo: il federalismo fi scale sarà utile per eliminare una grande quantità di sprechi, recuperando risorse da investire in tecnologia e per migliorare sempre più la rete ospedaliera. L’Italia, rispetto al resto dell’Europa, spende poco in ambito sanitario: in queste condizioni è diffi cile reggere la qualità imposta a livello internazionale. La vera sfi da del federalismo fi scale sarà quindi la conversione dello spreco in sviluppo: operazione indispensabile per rimanere ancorati alla grande sanità mondiale”. Precisa inoltre il presidente di AIOP: “Il federalismo deve prevedere l’obbligo per tutte le aziende sanitarie pubbliche di bilanci trasparenti. E’ inoltre indispensabile ripristinare il pagamento a prestazione per tutti gli erogatori ospedalieri, sia pubblici che privati. Esso rappresenta il miglior modo per affermare la centralità del cittadino nel sistema sanitario, smascherando eventuali ineffi cienze. Il pagamento a prestazione per tutti gli ospedali può, infatti, portare a un risparmio almeno del 20% nella spesa ospedaliera, liberando risorse da reinvestire nei sistemi sanitari per aumentare la qualità”.

Il principale Gruppo Ospedaliero in Italia

Al 31 dicembre 201054.592 interventi di Cardiochirurgia

46.927 interventi di Chirurgia Vascolare62.461 interventi di Protesi di anca e ginocchio

5.416 procedure di Cardiologia interventistica pediatrica126.668 procedure di Emodinamica

Il Gruppo Ospedaliero San Donato, le cui origini risalgono al 1957, ha intrapreso negli anni un percorso di sviluppo che lo ha portato a diventare la prima azienda ospedaliera in Italia. Il Gruppo è costituito da 18 ospedali, di cui 17 in Lombardia (nelle provincie di Milano, Monza, Como, Pavia, Bergamo, Brescia), ed 1 a Bologna.Il Gruppo conta 3.956 posti letto, 9.542 addetti, di cui 2.207 medici specialistici, e assicura l’assistenza ospedaliera, in regime di degenza ed ambulatoriale, a circa due milioni e duecentomila pazienti l’anno, in tutte le specialità riconosciute, essendo tra i leader, a livello nazionale ed internazionale, in Cardiochirurgia, Cardiologia, Chirurgia Vascolare ed Ortopedia.Il Gruppo Ospedaliero San Donato annovera tra le sue Aziende due Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifi co (Policlinico San Donato e Istituto Ortopedico Galeazzi).Alcuni degli ospedali del Gruppo sono inoltre poli didattici universitari, essendo sede del triennio clinico del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia e di numerosi insegnamenti del Corso di Laurea e delle Scuole di Specialità in Medicina e Chirurgia delle Università degli Studi di Milano e di Pavia.

Aiuta la grande ricerca italianasul cuore

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Posti letto Telefono

Milano e provincia

144 Casa di Cura Ambrosiana 02-458761 Cesano Boscone

150 Casa di Cura Del Policlinico 02-485931 Milano

92 Casa di Cura Igea Spa 02-701421 Milano

131 Casa di Cura La Madonnina 02-583951 Milano

50 Casa di Cura S. Giovanni srl 02-4047645 Milano

30 Casa di Cura Villa Letizia srl 02-76002077 Milano

24 Centro Clinico Nemo-Fondazione Serena Onlus 02-9143371 Milano

22 Hospice Casa VIDAS 02-72511230 Milano

357 IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi 02-662141 Milano

380 IRCCS Policlinico S. Donato 02-527741 S. Donato Milanese

276 Istituto Clinico Città Studi 02-23931 Milano

136 Istituto Clinico S. Ambrogio 02-331271 Milano

184 Istituto Clinico S. Siro 02-487851 Milano

60 Istituto Stomatologico Italiano 02-541761 Milano

2036 Totale posti letto Milano e provincia

Monza e Brianza

60 As.Fra. Fondazione Onlus Casa San Paolo 039-491161/2 Vedano al Lambro

200 Istituti Clinici Zucchi-Carate Brianza 0362-9861 Carate Brianza

229 Istituti Clinici Zucchi-Monza 039-83831 Monza

214 Policlinico di Monza 039-28101 Monza

703 totale posti letto Monza e Brianza

Bergamo e provincia

68 Casa di Cura Habilita S.p.A. 035-4815511 Ciserano

20 Casa di Cura Privata Villa S. Apollonia 035-347172 Bergamo

100 Casa di Cura Quarenghi 0345-25111 S.Pellegrino Terme

110 Clinica Castelli S.p.A. 035-283111 Bergamo

210 Cliniche Gavazzeni S.p.A. 035-4204111 Bergamo

23 Dominato Leonense Sanità 030-9040511 Leno

319 Policlinico S. Marco 035-886111 Zingonia Osio S.

314 Policlinico S. Pietro 035-604111 Ponte S. Pietro

1164 totale posti letto Bergamo e provincia

Brescia e provincia

20 Casa di Cura Villa Barbarano 0365-298000 Barbarano di Salò

86 Casa di Cura Villa Gemma 0365-298000 Gardone Riviera

320 Istituto Clinico Città di Brescia 030-37101 Brescia

294 Istituto Clinico S. Anna 030-31971 Brescia

Posti letto Telefono

157 Istituto Clinico S. Rocco 030-6859111 Ome

877 totale posti letto Brescia e provincia

Lecco e provincia

96 G. B. Mangioni Hospital S.p.A. 0341-478111 Lecco

96 totale posti letto Lecco e provincia

Como e provincia

90 Casa di Cura Le Betulle s.r.l. 031-973311 Appiano Gentile

68 Casa di Cura Villa S. Giuseppe 031-6340555 Anzano del Parco

200 COF Lanzo Hospital S.p.A. 031-843111 Lanzo Intelvi

180 Istituto Clinico Villa Aprica 031-579411 Como

210 Ospedale Moriggia Pelascini - Italia Hospital S.p.A. 0344-92111 Gravedona

80 RSA Azienda Speciale Consortile Casa Anziani Intercomunale 031-809306 Uggiate Trevano

828 totale posti letto Como e provincia

Mantova e provincia

60 Istituto di Riabilititazione Villa Al Lago 0376-2431 Mantova

55 Ospedale Civile di Volta Mantovana s.r.l. 0376-83901 Volta Mantovana

115 Ospedale di Suzzara S.p.A. 0376-5171 Suzzara

98 Ospedale San Pellegrino di Castiglione delle Stiviere s.r.l. 0376-6351 Castiglione delle Stiviere

118 RSA Beata Paola 0376-816001 Volta Mantovana

130 RSA Residenza San Pietro 0376-861211 Castiglione delle Stiviere

146 RSA Villa Azzurra 0376-641011 Borgoforte

722 totale posti letto Mantova e provincia

Pavia e provincia

64 Casa di Cura La Cittadella Sociale s.r.l. 0384-831811 Pieve del Cairo

19 Casa di Cura S. Maria delle Grazie s.r.l. 0383-647112 Voghera

98 Casa di Cura Villa Esperia S.p.A. 0383-945211 Salice Terme

160 Istituto Clinico Beato Matteo 0381-3011 Vigevano

100 Istituto Clinico Prof. E. Morelli 0382-372311 Pavia

81 Istituto di Cura Città di Pavia 0382-433611 Pavia

20 Psicogest - Casa di Cura Psichiatrica “Comunità Villa Maura” 0382-560119 Pavia

98 RSA La Tua Casa 0385-257511 Cigognola

640 totale posti letto Pavia e provincia

Varese e provincia

150 Casa di Cura privata Le Terrazze S.p.A. 0332-992111 Cunardo

136 Istituto Clinico Mater Domini S.p.A. 0331-476111 Castellanza

286 totale posti letto Varese e provincia

Gli associati di AIOP LombardiaAIOP, “Associazione Italiana Ospedalità Privata” rappresenta 600 ospedali di diritto privato, operanti nel sistema sanitario italiano, per un totale di 55.448 posti letto e 26 Centri di riabilitazione per un totale di 2.023 posti letto. L’Associazione svolge il proprio ruolo secondo le fi nalità fondamentali individuate nello Statuto sociale: sviluppare la qualifi cazione delle strutture associate, sostenerne la collocazione e l’attività nell’ambito dell’organizzazione sanitaria nazionale. Attualmente il 91% degli istituti associati sono accreditati con il Servizio Sanitario Nazionale (461 Ospedali di diritto privato con 47.967 posti letto e 25 Centri di riabilitazione con 1.800 posti letto). In Lombardia, AIOP rappresenta 55 Istituzioni di diritto privato, di cui: 2 IRCCS, 48 strutture ospedaliere, 3 centri di riabilitazione e 6 RSA, per un totale di 7.352 posti letto, 1.050 medici e 16.042 addetti all’assistenza.

Prof. Gabriele Pelissero,Presidente di AIOP Lombardia

AIOP: LA LOMBARDIA DI ECCELLENZAIl presidente di AIOP Lombardia spiega le motivazioni dei successi ottenuti

AIOP Lombardia, Viale Timavo, 24 - 20124 Milano - Tel. 02 6682000

EventiLunedì 20 Giugno 2011

EventiLunedì 20 Giugno 2011 Sanità d’eccellenza 1110 Sanità d’eccellenza

Page 11: Settimanale - Anno 4 N 14 Lunedì 20 Giugno 2011 · 2011-06-20 · E enti Soluzioni e servizi di telemedicina WristClinic™: clinica da polso wireless per il telemonitoraggio di

EventiLunedì 20 Giugno 201112 Sanità d’eccellenza

Una sensazione di accer-chiamento per i medici

della medicina generale: il pe-riodo storico e i cambiamenti che stanno attraversando un settore così delicato come quello della sanità, hanno sol-lecitato il Sindacato dei Medici Italiani (Smi) a lanciare un gri-do di allarme. In un momento di vacanza contrattuale impo-sta per legge, si prospettava l’ipotesi di avviare l’apertura di una stagione di confronto e di riflessione sulla medicina ter-ritoriale adeguandola a nuove esigenze sia organizzative che normative. A tutt’oggi nell’area della medicina convenzionata

tutto è rimasto immutato se non per iniziative legate alle spinte federalistiche di alcune regioni. Una delle tematiche di più stretta attualità riguarda le modalità di intervento su persone affette da cronicità. La Regione Lombardia vuole avviare una sperimentazio-ne del Cronic Related Group (CReG) in 5 Asl lombarde, coinvolgendo i medici di me-dicina generale, i pediatri di libera scelta, le Asl, i soggetti erogatori di ricovero e quelli extraospedalieri di speciali-stica ambulatoriale. Si tratta, secondo le indicazioni regio-nali, di una modalità di presa

in carico dei pazienti che, a fronte di un’anticipata quota predefinita di risorse, deve garantire, senza riduzioni di prestazioni, tutti i servizi ex-traospedalieri necessari per una buona gestione clinico organizzativa delle patologie croniche. In sostanza, si vuo-le creare la valorizzazione di un pacchetto di prestazioni finalizzate a fare tutto ciò che serve per curare una patologia cronica. Secondo il Sindacato dei Medici Italiani della Lom-bardia tale sperimentazione potrebbe mascherare la teo-

rizzazione dei razionamenti di spesa per seguire il rispetto di costi standard: governare l’offerta e la domanda di salute calmierando l’accesso alle in-dagini diagnostiche. Si rischia di produrre una sperequazio-ne nell’offerta, l’insufficienza della quale potrebbe determi-nare difficoltà di accesso alle prestazioni ad una parte della popolazione, la più debole, non essendo alcun provider in grado di aumentare il volu-me delle prestazioni. L’incon-tro tra la domanda e l’offerta, quindi, non può che partire dalla quantificazione della domanda e, una volta defini-ta questa, valutare la capacità della risposta diagnostica, ri-modulando, se necessario, l’of-ferta. Gli standard prestazio-nali per alcune patologie sono universalmente conosciuti e condivisi, i pazienti cronici critici sono facilmente indivi-duabili sì da potere quantifi-care la domanda. È da qui che bisogna partire per dare una risposta efficace alla cronicità. Ben vengano le forme associa-tive che possono rendere più efficienti i percorsi assistenzia-li, a condizione che le possibi-lità di accesso alle prestazioni siano eque. Nessun espediente organizzativo può superare

l’insufficienza dell’offerta, anzi rischia di produrre intollerabi-li disparità di accesso. I CReG prevedono la presenza di un gestore terzo, un provider esterno, con il compito di mo-nitorare l’aderenza dei pazienti a percorsi diagnostici definiti nel rispetto di risorse prede-finite: una sperimentazione unica al mondo. Le perplessità avanzate da Smi si sviluppano su due linee principalmente: per essere provider bisogna di-ventare una forma associativa riconosciuta giuridicamente e attualmente solo poche real-tà nell’ambito della medicina generale possono dichiararsi in questa condizione. Inoltre c’è la preoccupazione che in un prossimo futuro si possa dare spazio alla esternalizza-zione e alla privatizzazione di altri aspetti inerenti la medi-cina generale. In questo modo l’universalità del sistema sani-tario potrebbe vacillare. Per-ché, si chiede il Sindacato dei Medici Italiani, non investire sull’integrazione tra le figure professionali che attualmente operano sul territorio? Per-ché la presenza di un provider terzo controllore interessato? Il Sindacato dei Medici Ita-liani chiede alla Regione che vengano ridefiniti i tempi del progetto, evidenziando la ne-cessità di organizzare da par-te delle Asl preliminarmente corsi informativi, in modo tale da poter aprire un dibat-tito chiaro e leale con tutta la categoria per arginare dubbi e perplessità. Il presupposto di partenza è sempre lo stesso: il

medico deve essere il garante assoluto del proprio paziente, ed il rapporto medico paziente non può essere inquinato da sospetti di economicismo o da percorsi privilegiati. I dub-bi posti di conseguenza sono logici e richiedono risposte adeguate: quale diventerebbe il ruolo del medico di me-dicina generale? Che tipo di rapporti si instaurerebbero con il provider? Il Sindacato dei Medici Italiani rimane in allerta e continuerà a monito-rare la situazione. Il Sindacato dei Medici Italiani crede nella uguaglianza, nella universalità e nella solidarietà del servizio sanitario nazionale. Il Sin-dacato che organizza medici provenienti da tutte le attività professionali (dai medici di famiglia ai dirigenti ospedalie-ri, dai pediatri di libera scelta agli specialisti ambulatoriali ai medici di continuità assisten-ziali ai dirigenti dei distretti sanitari) ha lo scopo di tutela-re gli interessi degli iscritti per ciò che riguarda la dignità, gli aspetti economici normativi e previdenziali del rapporto di lavoro e il riconoscimento in ambito comunitario dei titoli rilasciati dalle scuole italiane di formazione e di specializ-zazione, ma tutela i medici ovunque essi operano e, allo stesso tempo, ha uno sguardo attento alle politiche sanitarie nell’interesse generale, non es-sendo un sindacato di nicchia e di rivendicazioni parziali, ma rivendicando ai medici il ruolo di classe dirigente di questo paese.

La medicina territoriale accerchiataIl Sindacato dei Medici Italiani chiede di aprire un dibattito tra spinte federali-stiche regionali e universalità del sistema sanitario nazionale

Enzo Scafuro, segretario regionale Smi Lombardia

Salvo Calì, segretario nazionale Smi

Stipulare, attraverso le or-ganizzazioni di categoria,

i contratti di lavoro e svolgere un’azione di tutela finalizzata a difendere, affermare, con-quistare i diritti individuali e collettivi in tutti gli ambiti professionali. La Fp Cgil è da sempre al fianco dei lavorato-ri nella continua lotta per il rispetto dei comportamenti nel mondo del lavoro: in tut-ti i campi, compreso quello sanitario. In Lombardia non si può negare che ci sia un servizio sanitario con qualità ed eccellenze. L’alto livello in questo settore è, comunque, inserito nella storia di una regione che tradizionalmente offre garanzie sia sotto il pro-filo pubblico che sotto quello privato. “L’attuale situazione è figlia della legge 31, nata con il governo Formigoni - spiega Alberto Villa, segre-tario regionale Fp Cgil per la sanità pubblica e privata -.La Cgil considera da sem-pre questa legge negativa, perché mina le fondamenta della legge di riforma sani-taria del 1978 la 833. Il con-

cetto di libera scelta, infatti, è un principio che, tradotto nella pratica, può portare a forti squilibri ed alla perdita della centralità del ‘Governo pubblico’ in sanità. La legge 31 mette pubblico e privato sullo stesso piano in una lo-gica concorrenziale tendente

più all’attenzione economica che alla garanzia di un dirit-to, quello della tutela della salute”. Inoltre la legge 31 ha disegnato un sistema sanita-rio in Lombardia fortemente centrato intorno all’ospedale con il conseguente depaupe-ramento dei servizi sanitari territoriali di prevenzione. “È stato fatto un ridimen-sionamento troppo elevato” evidenzia Villa, convinto che un’altra importante questio-ne da affrontare sia quella del taglio degli organici, con la conseguente difficoltà nel coprire il turn over. Ciò com-porta il ricorso al fenomeno del lavoro precario. Villa poi torna sulla distinzione tra pubblico e privato: “La Fp Cgil, inoltre, denunzia una oramai ‘cronica’ difficoltà nel rinnovare i contratti all’in-terno delle strutture priva-te”. Il problema del rinnovo contrattuale è una questione ancora aperta che interes-sa 30mila operatori privati e 105mila pubblici (di cui 75mila donne). I contratti pubblici e privati sono sem-

pre stati sviluppati su due binari paralleli. Oggi non è così: quello privato rincorre il pubblico con oltre un bien-nio di ritardo.I datori di lavoro privati “sca-ricano” le responsabilità sulla Regione e sulle tariffe a, loro

dire inadeguate, per non rin-novare i contratti. La legge 31 ha poi avvicinato ulteriormente la componente sanitaria a quella assistenzia-le: “Anche nel welfare lom-bardo si è assistito a un forte arretramento del pubblico”, ha esordito Manuela Vanoli, segretario regionale Fp Cgil per i servizi socio assisten-ziali.Come è logico pensare, la qualità delle prestazioni è fornita dalla forza lavoro. La carenza e il taglio delle ri-sorse hanno portato a forti variazioni sui costi in questo ambito, incidendo inevitabil-mente proprio sulla qualità che, senza possibili alterna-tive, rischia di essere com-promessa. Continua Vanoli: “In Lombardia c’è una situa-zione di dumping contrat-tuale preoccupante: si parla di undici contratti di lavoro differenti. La Regione non può far finta di non vedere, deve farsi garante dell’unifor-mità di trattamento di tutti coloro che operano all’in-terno del welfare lombardo e deve intervenire affinché l’utilizzo del terzo settore, quale soggetto erogatore di prestazioni, non si traduca in una riduzione del costo del lavoro a danno del persona-le che vi opera”. Il pensiero del segretario regionale va in una direzione chiara: il servizio pubblico è garanzia di universalità dei diritti e non può esimersi dall’essere

anche soggetto erogatore di quelle prestazioni che devo-no essere definite essenziali. D’altra parte il terzo settore, nell’ambito del principio di sussidiarietà orizzontale, ha un ruolo fondamentale nel welfare lombardo quale sog-getto erogatore di prestazio-ni in aggiunta, per livello di qualità e per quantità, a quel-le che dovrebbe offrire il ser-vizio pubblico. Ecco perché è necessario rimanere sempre vigili: l’attività della Cgil a sostegno dei lavori è costan-te. L’impegno nella ricerca di un miglioramento delle condizioni professionali, un impegno preso anni fa con i suoi associati.

Alberto Villa, segretario responsabile del Comparto Sanità

La legge 31 mette pubblico e privato sullo stesso piano in una logica concorrenziale tendente più all’attenzione

economica che alla garanzia di un diritto, quello della tutela della salute. Inoltre

la legge 31 ha disegnato un sistema sanitario in Lombardia

fortemente centrato intorno all’ospedale, con il

conseguente depauperamento dei servizi sanitari territoriali

di prevenzione

Manuela Vanoli, segretaria Fp Cgil Lombardia - responsabile Comparto Socio-sanitario

■■■ LOMBARDIA / La Fp Cgil denuncia il problema del rinnovo e del dumping contrattuale nel settore

Una situazione figlia della legge 31La Regione deve farsi garante dell’uniformità del trattamento di tutti coloro che operano all’interno del servizio sanitario lombardo

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EventiLunedì 20 Giugno 2011 Sanità d’eccellenza 13

È il più antico ospedale di Milano, nato nel 1456, pri-

ma della scoperta dell’Ameri-ca, sorto già allora concepen-do il moderno concetto di welfare. I Duchi Sforza, cioè, lo pensarono non tanto per il soccorso della povertà, quan-

to per la cura delle persone malate e suscettibili di guari-gione. Da allora è l’ospedale dei milanesi, cresciuto anche grazie alle loro donazioni, che restano importanti, tanto da aver consentito oggi la co-struzione dell’edificio che en-tro l’anno sarà sede del nuovo Istituto Nazionale di Genetica Molecolare (Ingm).Sono queste le fondamenta su cui si è sviluppata quella che ora è la Fondazione Irccs Ca’Granda Ospedale Maggio-re Policlinico di Milano, un nome che riassume altre due tappe fondamentali del suo sviluppo. Nello stesso anno della sua fondazione, il 1924, la “Regia Università degli Studi di Milano” lo individuò come l’ospedale di riferimen-to, stipulando la prima con-venzione. Nel 1981, il mini-stro della Sanità, di concerto con il ministro della Pubblica

istruzione, riconobbe il ca-rattere scientifico dell’Ospe-dale Maggiore di Milano, che divenne Irccs, Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, vocato a miglio-rare l’assistenza attraverso la ricerca.

“La nostra mission - sotto-linea il direttore scientifico, Pier Mannuccio Mannucci -è sintetizzata da un concetto chiave: non c’è buona assi-stenza se non c’è buona ricer-ca. La storia di questa realtà, inoltre, indica come qui assi-

stenza, ricerca e didattica si integrino perfettamente”.Con 965 posti letto, 85 posti letto in Neonatologia e Te-rapia intensiva neonatale (la più grande d’Europa), 25 sale operatorie e 6 sale parto, la Fondazione ha una gover-nance costituita da presiden-za, Cda, direzione generale, scientifica, sanitaria ed am-ministrativa. Sono 10 i dipar-timenti sanitari: Medicina e specialità mediche; Chirurgia e specialità chirurgiche; Salu-te della donna e del bambino e del neonato; Servizi diagno-stici; Medicina rigenerativa; Medicina preventiva; Aneste-sia e rianimazione e Terapia del dolore; Salute mentale; Neuroscienze e organi di sen-so; Emergenza-urgenza.Ad assicurare il rapporto co-stantemente virtuoso tra ricer-ca ed assistenza c’è “il criterio esclusivamente meritocrati-co con cui sono distribuiti i fondi ministeriali - sottoli-nea il Direttore Scientifico -.Chi più e meglio pubblica ha più fondi a disposizione”. Innumerevoli le aree in cui la Fondazione Irccs eccelle, misurate secondo parametri oggettivi ed internazional-mente riconosciuti: Medi-

cina interna, Neurologia, Ematologia, Epidemiologia, Endocrinologia, Pediatria, Anestesia-rianimazione, Ga-stroenterologia, Dermatolo-gia e Nefrologia.Dunque una forte ricerca clinica, che deve essere nu-trita da una altrettanto forte ricerca di base. Per questo è di estrema rilevanza l’im-minente apertura dell’Isti-tuto Nazionale di Genetica Molecolare, nato grazie allo stimolo lanciato dall’allora ministro della Salute Sirchia e dalla cospicua donazione di una famiglia milanese che ne ha consentito la realizzazione. L’integrazione con l’Ospedale sarà massima, “rafforzerà la nostra ricerca di base e rap-presenterà quindi una nuova arma per la nostra ricerca clinica traslazionale” spiega Mannucci.Un’attività sofisticata di “ter-zo livello” che, per l’ospedale posto nel cuore di Milano, si coniuga con quella di ospeda-le per così dire di “territorio”, luogo di riferimento cioè per gli anziani fragili, per tutti coloro che si trovino in ne-cessità, come dimostrano i circa 50mila accessi l’anno del Pronto soccorso. Una dimen-sione, quest’ultima, vissuta e regolata però anch’essa “con criteri rigorosamente scien-tifici”, puntualizza Mannucci. Deriva da qui l’Osservatorio farmacologico avviato in si-nergia con l’Istituto Mario Negri, al fine di limitare i problemi e i danni che posso-no insorgere nei soggetti con polipatologie e dunque sot-toposti a terapie con farmaci multipli. Fortemente impegnato ad assolvere i compiti affidatigli dallo Stato e dalla Regione Lombardia, l’Ospedale svolge la sua vocazione alla ricer-ca applicando metodologie scientifiche, e non solo mana-geriali, per migliorare anche gli aspetti gestionali. È lo spi-rito che pervade il Piano Stra-tegico stilato dalla direzione del nosocomio e concretiz-zato in numerosi progetti gestionali. “Per noi è strate-gico ‘fare sistema’ - sottolinea Mannucci -. Il che significa anche evitare i doppioni non solo nella nostra struttura, ma anche nel contesto del Sistema sanitario regionale”. Ne deriva, per esempio, il progetto di integrazione d’as-sistenza materno-infantile attraverso la messa in rete di diverse strutture regionali per un “ospedale dei bambini” in cui ogni realtà diventa punto di riferimento per le proprie eccellenze; oppure il proget-to per affrontare l’eccessivo, e spesso improprio, accesso al Pronto Soccorso. “Un proble-ma con cui ci stiamo confron-tando - osserva il direttore scientifico - senza scaricarlo sul territorio, ma attivando una collaborazione tra l’ospe-dale, le Asl e i medici di medi-cina generale”. Nell’ottica del “fare sistema” si punta anche ad una revisione al meglio del rapporto con l’università, per una maggiore integrazione.

Sostegno e cura delle malattie rareUno dei fiori all’occhiello della Fonda-zione, così come l’area materno-infantile

■■■ POLICLINICO / L’Istituto milanese vanta 965 posti letto e 25 sale operatorie

Tra assistenza e ricercaL’impegno dell’Istituto è quello di “fare sistema” attivando la col-laborazione con Asl, medici di medicina generale e università

Il Policlinico è in Lombardia il più importante ospeda-

le per malattie rare. “Su circa 11mila cittadini della regione affetti da queste patologie, quattromila afferiscono alla nostra struttura”, spiega il di-rettore scientifico Pier Man-nuccio Mannucci. Numeri importanti che consentono di poter acquisire una notevole esperienza, di sviluppare un’al-trettanto significativa ricerca clinica e terapie conseguenti per queste malattie “orfane”.La cura e l’assistenza alle ma-lattie rare rappresentano “un nostro fiore all’occhiello”, pro-segue il direttore e, elemen-to ulteriormente distintivo, coinvolgono quasi tutte le unità operative attive presso la Fondazione, anche se la Medi-cina interna è l’unità in cui si concentra il maggior numero di casi. Ne conseguono gli innume-revoli studi scientifici pub-blicati dal Dipartimento, che per questo aspetto e per la ripartizione dei fondi ministe-riali che ne deriva è al vertice nell’ambito della Fondazione. Una specializzazione sulle malattie rare destinata a cre-scere con l’attività del nuovo Istituto Nazionale di Genetica Molecolare, che sarà operati-vo entro l’anno. “La ricerca di base, infatti, è fondamentale per queste malattie che so-no soprattutto, anche se non sempre, di origine genetica”. All’interno della Fondazione è attivo lo “Sportello malattie rare”, che mira a definire piani personalizzati di sostegno psi-cologico, socio-assistenziale e sanitario per interventi di

rete attraverso una presa in carico globale. Altre attività di grande rilievo scientifico e so-ciale sono gli studi del Dipar-timento di Medicina Preven-tiva sulle malattie del lavoro e dell’ambiente (inquinamento dell’aria) e del Centro Trasfu-sionale, che ospita una ricca banca di campioni biologici e produce cellule staminali per uso terapeutico (Cell Factory).

Storia secolare e prestigio consolidato è quello di un altro fiore all’occhiello della Fondazione, ovvero la Cli-nica Mangiagalli, un mondo all’avanguardia per la salute della donna, del bambino e del neonato. È la più impor-tante struttura italiana per quanto attiene l’Ostetricia e la Ginecologia, con qualificatis-simi reparti di Patologia della gravidanza e di Neonatologia e Terapia intensiva neonatale. Nella strategia della Fonda-zione, una sempre maggiore integrazione nell’assistenza materno-infantile e l’istituzio-ne di un “ospedale dei bambi-ni”, coinvolgendo le altre realtà regionali.

Laboratorio di analisi

L’ingresso del Pronto Soccorso del Policlinico di Milano

Intervento in sala operatoria

Culle termiche in Neonatologia

La specializzazione sulle malattie rare è destinata a crescere con l’attività del nuovo Istituto Nazionale di Genetica Molecolare, che

sarà operativo entro l’anno

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EventiLunedì 20 Giugno 201114 Sanità d’eccellenza

La vita frenetica di tutti i giorni raramente lascia il

tempo di “ascoltare” il cuore, che lancia segnali importanti troppo spesso trascurati: qua-si il 40% degli infarti è prece-duto da brevi sintomi di allar-me di alcune ore o giorni, che possono aiutare a impostare per tempo la terapia evitando l’infarto.Saper riconoscere i primi disturbi cardiaci e recarsi in strutture adeguate per la dia-gnosi precoce può far evitare danni permanenti al cuore o, addirittura, salvare la vita. Il reparto di cardiologia clini-ca/Unità coronarica dell’Isti-tuto San Raffaele di Milano, diretto dal prof. Alberto Margonato, rappresenta una delle eccellenze italiane nella prevenzione, nella diagnosi e nella cura delle malattie car-diovascolari quali ipertensio-ne arteriosa, angina pectoris, infarto miocardico, patologie valvolari, patologie del ritmo cardiaco, scompenso car-diaco e patologie cardiache congenite e dell’età pediatri-ca. Giornalmente vengono ef-fettuate sessantacinque visite cardiologiche, di cui quindi-ci di cardiologia pediatrica,

garantendo assistenza  sia a pazienti esterni in regime ambulatoriale (Out Patients Clinic) sia a pazienti in regi-me di ricovero. Al San Raffa-ele si effettuano tutti i giorni, ventiquattro ore su ventiquat-tro, coronografie e interventi con angioplastica coronarica

ed impianto di stent o by-pass a tutti i pazienti con un infar-to in corso che si presentano entro le sei ore dalla com-parsa dei sintomi: in questo periodo di tempo si può an-cora ripristinare validamente il flusso di sangue nella zona infartuata (rivascolarizzazio-

ne d’urgenza), ottenendo il salvataggio di una parte del muscolo cardiaco, che sarà tanto più estesa quanto pri-ma si è intervenuti. Il reparto conta venti posti letto di de-genza ordinaria, quattro di unità di terapia intensiva e sei di semintensiva coronarica, una palestra di riabilitazione vascolare, e i vari ambulatori (di cardiopatia  ipertensiva, dello scompenso cardiaco, di valutazione del rischio car-diologico intra e postoperato-rio e preparazione cardiologi-ca ad interventi chirurgici, di cardiologia pediatrica) oltre a tutte le tecniche diagnosti-che non invasive , sia quelle convenzionali che quelle più avanzate come l’ecocardio-grafia tridimensionale nella quale l’unità è conosciuta in campo internazionale. I pa-zienti affetti da scompenso cardiaco cronico si sotto-pongono a frequenti e lun-ghi ricoveri: per gli anziani, ad esempio, il rischio di una riammissione precoce è tra il 16% e il 57% nei 3 mesi dal primo ricovero. Grazie ad un approccio integrato di cura (disease management), all’in-terno dell’Ambulatorio d’in-

sufficienza cardiaca del San Raffaele, è possibile garantire una continuità terapeutica con ripercussioni positive sulla gestione dei ricoveri e sull’efficacia delle cure. S’in-terviene, infatti, nelle fasi di ricovero per stabilizzare la malattia e durante le fasi in-tercritiche per prevenire le recidive, fornire l’educazione sanitaria e il supporto psico-logico necessari. Sono ormai in fase avanzata anche i pro-getti di telecardiologia, che permetteranno le cosiddette “dimissioni protette” e la visi-ta virtuale del paziente a do-micilio: a questo riguardo so-no stati pubblicati dal gruppo risultati scientifici di assoluta rilevanza su riviste americane ed europee. Nell’Ambulatorio di riabilitazione cardiaca del San Raffaele, in regime am-bulatoriale e convenzionato,

s’inserisce il Rest Program, un programma di riabilita-zione e allenamento fisico che aiuta a fronteggiare le malat-tie cardiovascolari. L’ospedale San Raffaele è un Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico di di-ritto privato, nato negli anni ‘70 per volontà di don Luigi Maria Verzé come parte del-la Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor. In linea con le finalità istitu-zionali della Fondazione, la missione propria dell’Istituto è la cura dell’uomo secondo il mandato evangelico “An-date, insegnate, guarite”. Tale missione si traduce nell’orien-tamento dell’attività di as-sistenza, ricerca e didattica ad un unico obiettivo: la centralità dell’uomo nel-la sua triplice dimensione bio-psico-spirituale.

■■■ CARDIOLOGIA / Le attività del reparto di cardiologia clinica/unità coronarica del San Raffaele di Milano

L’eccellenza nella cura dei disturbi del cuore È in fase avanzata il progetto di telecardiologia che permette le “dimissioni protette”

Istituto sanitario “San Raffaele”

Alberto Margonato, direttore del reparto di cardiologia clinica / unità coronarica

Permette una radioterapia ancora più accurata nel

colpire il bersaglio terapeu-tico e preservare gli organi sani. Tomotherapy è solo l’ultima di una serie di tec-nologie e metodi messi in campo dagli Spedali Civili di Brescia per sviluppare un sistema di diagnostica e cura

che mette al centro il pazien-te, garantendo a ciascuno il trattamento più adeguato. In particolare, la nuova appa-recchiatura di radioterapia ad intensità modulata elicoidale, installata lo scorso mese nel ‘Centro Alte Energie’ presso l’Istituto del Radio ‘O. Alber-ti’, integra un’elevata accura-

tezza nella irradiazione del bersaglio terapeutico con la verifica della sua posizione, e si affianca ad altri 4 moderni acceleratori lineari, che per-mettono di effettuare tutte le tecniche radioterapiche, dalle più semplici alle più com-plesse: tridimensionale con-formazionale, Imrt (radiote-

rapia ad intensità modulata), radioterapia stereotassica, nonché nuove metodiche quali Igrt (radioterapia co-siddetta ‘image guided’) e Imrt volumetrica (o arcote-rapia volumetrica modulata). “Gli investimenti già effettua-ti - spiega Cornelio Coppini, direttore generale dell’Azien-da ospedaliera - offrono ai pazienti una gamma comple-ta di apporti diagnostici e te-rapeutici interdisciplinari per le diverse patologie. È inoltre in corso un inter-vento di ristrutturazione per offrire spazi dedicati e cen-tralizzati per l’alta tecnologia e consentire la divisione per aree dipartimentali, nonché l’integrazione tra il presidio pediatrico e quello ostetrico-ginecologico. I lavori, che do-vrebbero terminare nel 2016, sono realizzati nell’ambito di un project financing, per un costo complessivo di 143 mi-lioni di euro”. Il 9 giugno è stato inaugu-rato l’edificio che ospiterà la nuova cucina e la mensa; nei locali liberati dalla vecchia cucina verrà realizzata l’area poliambulatoriale pediatrica e in un’area attigua il nuovo monoblocco tecnologico e chirurgico (punto nascita con 8 sale parto e sale operato-rie dedicate alla ginecologia e alla chirurgia pediatrica). Il piano prevede anche la ri-strutturazione del padiglione C (dipartimento di medicina, medicina nucleare e parte

del dipartimento oncologi-co). Che gli Spedali civili di Brescia puntino sull’innova-zione tecnologica unita ad un alto livello organizzativo, per garantire il trattamento individualizzato del paziente, risulta evidente anche dall’in-vestimento nel campo della chirurgia mini-invasiva, il cui ultimo esempio è l’im-plementazione del robot ‘Da Vinci’, e dall’approccio alla diagnosi e alla terapia delle neoplasie del fegato. “Il nostro ‘Lineo team’ (da Liver neoplasy - neoplasia del fegato) aggiunge il direttore generale - prevede l’impegno di un gruppo interdiscipli-nare di esperti, in modo che

ogni paziente sia considerato per la cura più adeguata al suo stadio di malattia nell’ambito di strategie terapeutiche de-finite collegialmente. Il pa-ziente può rivolgersi ad un ambulatorio dedicato, con impegnativa del proprio me-dico, e stabilire un rapporto personalizzato con il suo spe-cialista di riferimento che lo accompagnerà, con tempi di attesa adeguati, nelle succes-sive tappe dell’iter diagnosti-co e terapeutico”.Sul fronte della preparazione del trattamento, l’Azienda ha reso disponibile dallo scorso anno una nuova apparecchia-tura Tac di ultima generazio-ne, altamente performante, che incrementa in numero e qualità gli esami prodotti soprattutto in ambito onco-logico, gastro-enterologico, ortopedico ed epatologico. Grazie a un software inno-vativo, la Tc Brilliance a 64 strati consente di simulare e pianificare in modo realistico gli interventi chirurgici, non-ché di ridurre la ‘golden hour’ per i politraumatizzati, cioé il tempo minimo di intervento atto a garantire la sopravvi-venza. D’altro lato, questo strumento permette, in am-bito oncologico, una migliore definizione del tumore e di identificare il target del trat-tamento, mentre il sistema ‘Dose’ è in grado di modulare e ridurre del 60-70% la dose di radiazioni erogata al pa-ziente durante l’esame.

Tecnologia sanitaria innovativaGli Spedali Civili di Brescia riescono a garantire un sistema di diagnostica e cura studiato sulle esigenze di ogni paziente

Il nuovo edificio, inaugurato il 9 giugno, ospiterà la mensa e la cucina

Il direttore generaleCornelio Coppini

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EventiLunedì 20 Giugno 2011 Sanità d’eccellenza 15

Promuovere e realizzare una cultura d’attenzione ai

bisogni del malato nella sua di-mensione di persona al centro dell’attività di assistenza, cura, riabilitazione, ricerca e forma-zione. Fondamentalmente, in poche parole, tutta la mission, l’impegno, gli obiettivi della Fondazione Opera San Camil-lo, per cui la fedeltà ai valori della carità cristiana propri del fondatore dell’Ordine e il servizio di alta qualità sia nelle prestazioni che nell’accoglienza delle proprie strutture riman-gono requisiti imprescindibili. “La Fondazione opera nel set-tore sanitario e sociosanitario nella Regione del Veneto, nella Regione Lombardia, nella Re-gione Emilia-Romagna e nella provincia Autonoma di Tren-to su mandato della Provincia Lombardo Veneta ‘Camilliani’ che ci ha delegato la gestione diretta delle sue opere. Analoga decisione è stata presa recente-mente dalla Provincia Piemon-tese ‘Camilliani’, che ci ha dele-gato la gestione dell’Ospedale San Camillo di Forte dei Mar-mi in Toscana e della Casa San Camillo di Genova in Liguria - spiega il suo amministratore delegato Giancarlo Ruscitti -, la Provincia Romana e quella Napoletana invece gestiscono direttamente le proprie opere”. L’obiettivo è di migliorare la già buona assistenza sanitaria erogata da un mondo cattolico fatto di ospedali, Irccs, case di cura e case di riposo per anzia-ni, disabili, malati psichici. In sintesi, valorizzare la presenza dei Camilliani nei settori della formazione delle professionali-tà operanti in ambito sanitario e assistenziale, nonché della gestione di iniziative sanitarie, coniugando lo spirito di ser-vizio ai malati con i principi dell’efficienza e dell’efficacia propri della cultura d’impresa.“Tutto il nostro operato punta

a mantenere elevati gli stan-dard assistenziali già garantiti in precedenza da queste Pro-vincie religiose nell’ambito del Carisma camilliano — sottoli-nea ancora Ruscitti —, per que-sto l’assunzione della gestione delle due strutture di Forte dei Marmi e di Genova rappre-sentano sia la continuità della presenza storica della Provin-cia Piemontese in queste due regioni che l’evoluzione orga-nizzativa che le due Provincie hanno deciso di adottare per rispondere al meglio alle muta-te esigenze dell’assistenza sani-taria e sociosanitaria nel nostro Paese, nei suoi diversi contesti territoriali, continuando ad assicurare ai pazienti e alle lo-ro famiglie l’elevata qualità dei servizi erogati”. Insomma, una vera sfida in tempi moderni. “L’intento è di verificare se, attualmente, è possibile continuare ad avere

una sanità ‘cattolica’ che accor-pi l’attenzione alla persona con la necessità di ottemperare ai regolamenti di autorizzazione e accreditamento che sono stati approvati negli ultimi anni. In sostanza, dimostrare che una sanità cattolica può continua-re a essere competitiva ed effi-ciente”, afferma deciso l’ammi-nistratore.La Fondazione Opera San Camillo nasce il 23 dicembre 2008, su iniziativa della Pro-vincia Religiosa Lombardo Veneta dell’Ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infer-mi e costituisce lo strumento specializzato attraverso il qua-le la Provincia intende attuare la sua missione in conformità ai tempi e secondo le proprie Costituzioni Religiose. Oggi gestisce 16 strutture tra case di cura, Irccs, ospedali accreditati, ambulatori, residenze di riabi-litazione, residenze per anziani

non autosufficienti, comunità residenziali per malati psichi-ci e altre analoghe patologie e malattie, tutte organizzate ottimizzando le risorse in par-ticolare quelle umane. A questi si aggiungono un Centro di formazione e una Casa di Spi-ritualità. Punto di forza delle strutture rimane l’alto grado di livello sia in campo sanitario che per l’ospitalità. “L’eccellenza pas-sa dalle case di cura San Pio X e San Camillo di Milano e dell’Ospedale San Camillo di Cremona - afferma l’am-ministratore delegato della Fondazione -, ma con il suo recente ingresso nella nostra gestione anche dall’Ospedale San Camillo di Forte dei Mar-mi, struttura sanitaria polispe-cialistica che eroga prestazioni private e accreditate con il Ssr, in grado di offrire tecnologie all’avanguardia nella diagno-

stica e dei servizi erogati. Si parla di eccellenza perché in grado di assicurare al paziente prestazioni chirurgiche di ele-vata qualità all’interno di un contesto alberghiero di alto standard, in pratica presso di noi ha la possibilità di trovare sia la professionalità dello staff sanitario che l’accoglienza di livello superiore”. Accanto a questo la Fondazio-ne Opera San Camillo si carat-terizza per l’attenzione al mon-do del disabile e dell’anziano con realtà, pure qui, d’eccellen-za per il buon funzionamento. In Lombardia vi sono quelle di Capriate e Besana Brianza (de-dicate al trattamento socioas-sistenziale e socio riabilitativo per pazienti anziani non auto-sufficienti e a Capriate accom-pagnata da una struttura dedi-cata agli stati vegetativi). Nel Veneto la presenza della Fondazione si caratterizza per la presenza di due Rsa a Vero-na, C.C. Bresciani e Paradiso ambedue strutture accreditate per pazienti anziani autosuffi-cienti e non autosufficienti, e per una Rsa a Venezia accredi-ta per pazienti autosufficienti, non autosufficienti, non auto-sufficienti di media intensità, residenza sanitaria distrettuale, stati vegetativi (Rsa Stella Ma-ris). Sempre nella città di Venezia è da menzionare l’Ospedale Neuroriabilitativo Irccs San Camillo, a Venezia Lido, strut-tura sanitaria con prestazioni private e accreditate con il Ssr, d’eccellenza in molte branche mediche che riferisce con una struttura organizzativa auto-noma sempre alla Provincia Lombardo-Veneta. L’IRCCS afferisce alla Fondazione Ospe-dale San Camillo ed è dedicata specificatamente alla ricerca scientifica in campo neuroria-bilitativo. Infine, in Liguria, come accennato, a Genova, un’ulteriore struttura accredi-tata per pazienti anziani non autosufficienti denominata Rsa San Camillo. A parlare dell’impegno fino-ra profuso sono i numeri in termini di fatturato. “L’attività delle Fondazioni ha sviluppato circa 115 milioni di euro nel

2010 a testimonianza dunque della crescita sostanziale del-le attività nonostante lo stato di crisi in cui versa l’Italia. Si evidenzia che nel 2010 le ope-re della Provincia Piemontese non erano state ancora conferi-te”, dice Ruscitti. All’attivo circa 2.000 dipendenti sempre nel 2010. Le due Fondazioni, enti non a scopo di lucro, hanno come obiettivo la razionaliz-zazione della gestione al fine di generare risorse da destina-re alle missioni Camilliane. E l’eccellenza rimane sempre il traguardo fondamentale. “Ci caratterizziamo per un’at-tenzione molto particolare sia nei riguardi delle prestazioni sanitarie che nei confronti del

paziente anziano e disabile — ci tiene a precisare l’ammi-nistratore —. La nostra pre-senza è importante nel mondo neurologico, in particolare per il trattamento del morbo di Parkinson e per quello di Al-zheimer. E, ancora, abbiamo avviato in S. Pio X a Milano un nuovo centro di terapia di lotta al dolore, la chirurgia bariatri-ca, deciso di incrementare l’at-tività trapiantologica in campo oculistico, sempre mantenen-do allo stesso tempo l’eccellen-za che ci contraddistingue in ambito ortopedico e urologico, come quella in campo infan-tile e maternità per cui la casa di cura San Pio X di Milano rappresenta un riferimento di punta per la città, con più di 800 parti”. Tutte le strutture sanitarie e so-ciosanitarie della Fondazione stanno adempiendo alle nuove regole che portano a un’attività operatoria non più collegata alla degenza, ma alla parte am-bulatoriale, mantenendo però la qualità del servizio finora offerta. Tra gli obiettivi futuri, la riapertura della radioterapia proprio alla San Pio X di Mila-no (struttura sanitaria polispe-cialistica, prestazioni private e accreditate con il Ssr), già og-getto di investimenti.

L’Ospedale San Camillo

La Fondazione Opera San Camillo nasce il 23 dicembre

2008, su iniziativa della Provincia Religiosa Lombardo Veneta dell’Ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi

■■■ FONDAZIONE OPERA SAN CAMILLO / Un servizio di qualità sia nelle prestazioni sia nell’accoglienza

La dimensione del malato come personaLa sfida è la valorizzazione della presenza dei Camilliani nei settori della forma-zione e delle professionalità operanti in ambito sanitario e assistenziale

La struttura del San Camillo a Milano, al centro il dettaglio di una camera per la degenza degli assistiti

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CISL MEDICI LOMBARDIA SEGUE LA VIA TRACCIATA DA GARRAFFO

Se la Cisl Medici della Lombardia è una realtà consolidata nel panorama medico e sindacale non solo lombardo, grande merito è di Giuseppe Garraffo, riconosciuto leader nazionale della Cisl Medici, scomparso prematuramente il 29 maggio scorso, lasciando nel dolore tutti quanti lo hanno conosciuto ed apprezzato per le sue doti umane e professionali: nella attività sindacale, pur negli inevitabili scontri con le controparti, ha sempre posto il dialogo come metodo della sua azione, mettendo sempre in primo piano il cittadino e il malato. La sua sarà indubbiamente una eredità pesante, anche se il suo insegnamento non rimarrà lettera vuota, soprattutto in Lombardia da dove era iniziata la sua missione. Le sue ultime battaglie – quella per dare voce e risolvere il malessere dei medici, trasformati in manager dall’ultima riforma del Servizio Sanitario Nazionale (con annessi aggravati problemi burocratici conseguenti al processo di aziendalizzazione, che hanno trasformato i camici bianchi in colletti bianchi se non in contabili, come emerso dalla indagine SWG da lui fortemente voluta) e quella per la loro tutela professionale e legale essendo i dottori sempre più alle prese con azioni legali di malati insoddisfatti – rimarranno un punto fermo non solo per chi gli succederà alla guida della federazione come, nuovo segretario generale della Cisl Medici, ma anche per tutti coloro che desiderano proseguire nella via da lui tracciata nelle varie organizzazioni regionali. “Va da sé che soprattutto in Lombardia non possiamo dimenticare cosa abbia rappresentato la fi gura di Giuseppe Garraffo,

personaggio carismatico e da noi molto amato – dice il segretario regionale della Cisl Medici Lombardia Arturo Bergonzi – : grazie alla sua linea ferma e sicura siamo riusciti a darci una progressiva strutturazione organizzativa che ha portato la presenza del nostro sindacato in tutte le provincie lombarde. Possiamo considerarlo il padre della rifondazione: egli ha fatto sì che il sindacato medico diventasse rappresentativo di tutte le fi gure previste dall’ordinamento sanitario (medici dipendenti pubblici, specialisti ambulatoriali, di medicina generale, di continuità assistenziale, nonché veterinari, medici dipendenti delle strutture private e libero professionisti) e potesse arrivare a offrire tutela e assistenza, quale fi rmatario di tutti i contratti pubblici e delle convenzioni”. Cisl Medici può così offrire ora agli aderenti servizi di assistenza collettiva ma anche individuale nei settori fi scale, previdenziale, legale oltre ad altri quali la tutela del consumatore e turistica. Lo sviluppo dell’organizzazione è dovuto a due fattori fondamentali, di cui antesignano era stato fi n dall’inizio proprio Giuseppe Garraffo, e cioè l’azione culturale di tutela del medico come professionista (che sappia, cioè, trasmettere al malato la fi ducia e la garanzia di essere di fronte appunto ad un “professionista” motivato, che rappresenti la migliore organizzazione sanitaria possibile) ed il fattore umano, grazie al patrimonio che si è creato nel gruppo dirigente sindacale: “Indubbiamente Garraffo, – prosegue Bergonzi – si è prodigato per lo sviluppo culturale della fi gura del medico, per lui così intimamente legata all’aspetto della

tutela sindacale. Vorrei ricordare, senza retorica, le ultime due iniziative organizzate dalla segreteria Cisl Medici della Lombardia ma da lui fortemente volute, la ricerca SWG sul malessere medico, affi nché studiando le cause evidenti e profonde si possa arrivare a mettere in campo adeguate contromisure per contrastarlo e prevenirlo e quella che purtroppo si è rivelata essere la sua ultima partecipazione sindacale pubblica, tra l’altro proprio in quella sua amata Lombardia dalla quale mosse i primi passi sindacali, e cioè il convegno ‘Medico (assi)cura te stesso’, sul tema controverso della colpa grave del medico, che ha visto registrare un forte aumento delle denunce per malpractice”. In quella occasione Garraffo, aprendo i lavori, indicò, ancora una volta, la via: “Di fronte alla crescita esponenziale delle denunce per errore medico, anche se la maggior parte di esse si rivelano dopo un lungo iter infondate, sono necessarie polizze assicurative ‘su misura’ per i camici bianchi. Ma per limitare a monte il ricorso alle vie legali da parte dei cittadini contro i professionisti, è necessario puntare ad una forte ‘alleanza terapeutica’ con il paziente”. E poi, tenendo ben presente quanto emerso nella ricerca SWG, con la denunzia del troppo tempo prezioso sottratto al reparto a favore della scrivania, aggiunse: «Per rinforzare il dialogo con il paziente il presupposto necessario è che il medico abbia tempo per ritessere il rapporto di fi ducia fondamentale nell’atto della cura. Ed è importante tenerne conto nell’organizzazione del lavoro sanitario, evitando di puntare tutto sulla quantità di prestazioni: una visita non può, insomma, ridursi a pochi minuti».

“RITESSERE, DIALOGANDO, IL RAPPORTO DI FIDUCIA COI MALATI”

Sede Regionale: via R. Lepetit, 18 20124 Milano

[email protected]

tel. 02-6690904fax 02-6693512

CISL MEDICI LOMBARDIA

Giuseppe Garraffo, leader nazionale della Cisl Medici

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EventiLunedì 20 Giugno 201116 Sanità d’eccellenza

In tempi di riduzione della spesa, controllo dei costi,

attenzione ai processi, sempre con un occhio rivolto al pa-ziente e alle sue necessità da soddisfare rapidamente e al meglio, gli attori della Sanità pubblica italiana sono alla ri-cerca di soluzioni innovative che modernizzino e diano linfa ai sistemi e ai servizi. Tra le tan-te esperienze di successo che si segnalano da più parti e da più regioni, quella dell’Ospedale Maggiore di Crema (600 posti letto tra acuti, riabilitazione, posti tecnici, 1.350 dipendenti e un fatturato di 132,5 milioni di euro) è emblematica, per-ché coniuga il ridisegno dei processi a un puntuale con-trollo dei costi e a un nuovo modo di intendere il servizio erogato. Oggetto dello studio (trasformatosi rapidamente in procedura attivata) è il la-boratorio di analisi chimiche, cliniche e microbiologiche di base, diretto dal primario Ma-rio Cassani, al quale è stato ap-plicato un nuovo modello per la gestione, basato sulla me-todologia del “global service”. Il laboratorio analisi, per sua natura, è una struttura com-plessa, che per funzionare ne-cessita di diversi input: il perso-nale (medico, tecnico, am ),

le macchine, il sistema infor-mativo, gli arredi e le tecno-logie. Perché ciò si realizzi, è necessario mediamente che l’ufficio economato degli ospe-dali indìca tra le 20 e le 30 gare. Oltre a ciò, vi sono poi i reagen-ti che dovrebbero trasformarsi in esami refertati.“Il problema che sorge, se si se-gue l’iter sopra descritto - spie-

ga il direttore generale Luigi Ablondi- è la difficoltà nel met-tere in correlazione la quantità dei fattori produttivi con il nu-mero degli esami che vengono eseguiti. Troppi sono gli attori e le variabili in campo”.L’Ospedale di Crema ha deciso di strutturare un nuovo proces-so, basato sul pagamento al for-nitore delle prestazioni referta-te. È stata indetta una sola gara, dunque un solo fornitore, nel caso di Crema la società Fora di Parma. In pratica, Fora è il ge-neral contractor, che si occupa di fornire le strumentazioni e i reattivi indicati dal laboratorio, di tutte le procedure legate ai rapporti con le ditte produttrici di diagnostici. L’Azienda Ospe-daliera di Crema si occupa della componente scientifica, quindi della scelta delle tecno-logie da utilizzare e dei servizi da erogare ai pazienti, e della gestione del personale, che continua a essere dipendente dall’azienda stessa.“Viene in questo modo sempli-ficato il lavoro amministrativo dell’azienda ospedaliera. E il soggetto deputato a pagare il referto presidia la catena della produzione”, spiega il diretto-re generale. Come è stato poi indicato nel capitolato di gara, è previsto che ogni tre anni si

possano aggiornare le tecnolo-gie, in modo che il laboratorio possa sempre lavorare con gli strumenti più moderni presen-ti sul mercato. La nuova orga-nizzazione del laboratorio (che oggi conta sei laureati, 30 tecni-ci, personale amministrativo e ausiliario) è attiva da un anno. Sono stati necessari 18 mesi per il cambiamento (6-7 mesi per la strutturazione della gara). L’esperienza dell’Ospedale di Crema, che ha contestualmen-te subito anche la ristruttura-zione edilizia del laboratorio, è diventata best pratice e og-getto di attenzione da parte della Regione Lombardia: “È un esempio di gestione intelligente del laboratorio - spiega il primario Cassani -

perché induce a una verifica continua della corrispondenza tra fattori produttivi ed esami eseguiti, e porta con sé una se-rie di benefici importanti. Questo nuovo approccio rimet-te al centro la professionalità dei laboratoristi, permettendo la scelta della strumentazione che meglio si adatta alle esigen-ze di laboratorio, aumentando in tal modo il coinvolgimento del personale e la sua responsa-bilità. Dal punto di vista econo-mico, la scelta del pagamento a rendicontazione ha consentito di ripulire le statistiche legate agli esami, eliminando le pre-stazioni non effettivamente refertate”. È inoltre possibile eseguire un vero controllo di gestione legato al laboratorio.

Ridisegno dei processi e controllo dei costiI vantaggi del nuovo modello di gestione basato sulla metodologia del “global service” implementato dal laboratorio di analisi dell’Ospedale di Crema

Luigi Ablondi, direttore generale dell’azienda ospedaliera “Ospedale Maggiore” di Crema

Mario Cassani, direttore del laboratorio analisi chimiche, cliniche e microbiologiche di base

Inaugurazione del laboratorio

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Fondazione Istituto Neurologico NazionaleC. Mondino

Una struttura storica che cura malattie neuropsichia-triche fi n dai primi anni dell’Unità d’Italia e che fi no al 1876 è stata diretta da Cesare Lombroso, il famoso psichiatra, antropologo e criminologo. Stiamo parlan-do della Fondazione “Istituto Neurologico Nazionale Casimiro Mondino”, un ente accreditato con il siste-ma sanitario nazionale e regionale, che ancora oggi continua la sua tradizione d’insegnamento e cura di patologie del sistema nervoso, in particolare per l’area neurologico-riabilitativa.Ai numerosi utenti che arrivano da tutta Italia, l’IRC-CS Mondino garantisce elevati standard diagnostico-terapeutici per il ricovero e la cura di malattie che non possono essere affrontate in ambulatorio o a domicilio. Le attività di eccellenza della Fondazione sono portate avanti da nuovi progetti – sottolinea il Dott. Giuseppe Micieli, Direttore del Dipartimento di Neurologia d’Ur-genza – come gli studi sulla genetica dell’Ictus, lo svi-luppo di un network provinciale a Pavia per la terapia neurologica d’urgenza, e gli studi sulla simulazione dei circuiti celebrali.Allo scopo di identifi care nuove cause e fattori gene-tici che possono portare all’insorgere dell’Ictus, dal gennaio del 2011 l’IRCCS Mondino segue uno studio con la partecipazione di centri già aderenti al network Lombardia GENS (Gruppo di ricerca lombardo sulla genetica delle malattie cerebrovascolari). Obiettivo della ricerca – ci spiega il Dott. Micieli - a cui parte-cipano anche le Stroke Unit aderenti al Registro SUN (Stroke Unit Network) Lombardia, è studiare una po-polazione di circa 1.000 casi per una maggiore com-prensione dei geni alterati presenti nei diversi pazienti (anche con ictus lacunare). Tale procedura permette-rebbe anche di identifi care i familiari a rischio, che potranno in questo modo essere trattati per prevenire o rallentare il decorso dell’Ictus.Un altro importante progetto di cui fa parte l’IRCCS Mondino è lo sviluppo di una rete operativa inter-ospedaliera per gli interventi di neurologia d’urgenza nella Provincia di Pavia.Molti problemi neurologici, infatti, si presentano da subito come un’emergenza e il decorso della patolo-gia può essere condizionato dalle terapie attuate nelle prime ore dell’arrivo in ospedale, che richiedono com-

petenze diagnostico-terapeutiche e rapidi processi de-cisionali. Questo progetto ha l’obiettivo di garantire la copertura di personale neurologico competente – tra-mite una mappa provinciale che permetterà di defi nire non solo le disponibilità ma anche gli orari e i giorni di attività – e lo sviluppo di strumenti informatici per la condivisione di informazioni tra le strutture sanitarie coinvolte, come un portale web e servizi di telecon-ferenze per la trasmissione di immagini e fi lmati del paziente, al fi ne di consentire l’esecuzione a distanza dell’esame neurologico.Anche sul fronte della ricerca neuroscientifi ca trovia-mo l’IRCCS C. Mondino impegnato in un piano di svi-luppo tramite il Brain Connectivity Center (BCC), che coordina e sviluppa gli studi sui meccanismi funzionali del sistema nervoso e sulle sue principali patologie. I processi che consentono ai neuroni ed alle sinapsi di elaborare i segnali e di generare la memoria, vengono analizzati mediante raffi nate tecniche di registrazione e di analisi. Tra questi, tecniche di Risonanza Magnetica Funzionale e di Stimolazione Magnetica Transcranica consentiranno di analizzare in dettaglio i processi co-gnitivi ed emotivi dell’uomo. Di particolare rilievo, pro-getti del Ministero della Salute e della Unione Europea, prevedono di analizzare sperimentalmente e ricostruire mediante modelli matematici le principali funzioni del cervello umano. Questi studi, che vengono svolti in collaborazione con vari dipartimenti dell’Università di Pavia, potranno migliorare la conoscenza dei mecca-nismi funzionali e delle patologie del sistema nervoso sviluppando nuove procedure diagnostiche e terapie.

Sede: Via Mondino, 2(ex Via Ferrata)27100 PaviaTel: +39 0382 3801Fax: +39 0382 [email protected] www.mondino.it

Da sempre svolge direttamente, promuove e favorisce la ricerca scientifi ca inerente alla prevenzione, alla diagnosi, alla cura, compresi gli interventi riabilitativi, relative alle patologie nervose e mentali.

Da sempre svolge direttamente, promuove e favorisce la ricerca scientifi ca inerente alla prevenzione, alla diagnosi, alla cura, compresi gli interventi riabilitativi, relative alle patologie nervose e mentali.

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EventiLunedì 20 Giugno 2011 Saintà d’eccellenza 17

Un sistema completo di servizi sanitari destina-

to ai pazienti e alle aziende, questa è la realtà di Cam. “La nostra forza - spiega l’ammi-nistratore delegato Angelo Gironi - è l’organizzazione concepita per integrare tutti i nostri servizi”. L’offerta di Cam, infatti, spa-zia dalle attività derivanti dal laboratorio di analisi mediche al poliambulatorio con dia-gnostica clinica e strumenta-le, dal reparto di diagnostica per immagini alla sezione di day surgery, dal polo di me-dicina sportiva al centro di

fisioterapia, dalla sezione di medicina del lavoro a quella di igiene ambientale e indu-striale fino alla sicurezza sul lavoro. Oltre alla gestione dei servi-zi sanitari, Cam ha investito anche nella ricerca attraverso il Consorzio per lo Sviluppo della Medicina Occupaziona-le e Ambientale e il Consorzio di Genetica Molecolare Uma-na. Una strategia che ha per-messo all’azienda monzese di inaugurare e partecipare a clinical trial di respiro inter-nazionale. “I progetti di ricerca e i lavo-

ri scientifici sviluppati negli anni - spiega Gironi - hanno avuto una vasta eco in con-gressi italiani e internaziona-li. Tra questi, anche gli studi sull’origine della malattia di Alzheimer e delle patologie croniche cardiovascolari”.Una delle applicazioni pra-tiche di quest’ultima area di ricerca è stata l’indagine sul rischio cardiovascolare di cir-ca tremila lavoratori di due multinazionali con sede in Brianza. Si tratta di un pro-tocollo innovativo, messo a punto da Cam, per la preven-zione della sindrome metabo-lica, che consente, con costi limitati, di individuare i sog-getti a rischio e di proporre azioni correttive intervenen-do sugli stili di vita e sulle abi-tudini alimentari attraverso anche la riprogettazione della mensa aziendale. Tra i prin-cipali risultati, l’incremento del benessere psico-fisico dei dipendenti, che ha portato a miglioramenti della produt-tività, diminuzione delle per-centuali di assenteismo e delle spese sanitarie.“Al fine di ampliare l’offerta e migliorare ulteriormente il servizio al cliente - spiega Gironi - è in fase di realiz-zazione la nuova sede Cam, che accorperà tutti i servizi in un’unica struttura proget-tata secondo i più moderni standard. Il trasferimento dei servizi avverrà all’inizio del 2012 nell’erigendo immobi-le di viale Elvezia a Monza e consentirà una maggiore faci-lità di accesso e di posteggio”.

■■■ PREMIO QUALITÀ/ Per la prima volta assegnato a una struttura sanitaria

Vincente il modello azienda a reteL’A.O. Bolognini di Seriate è risultata la migliore tra le Pa

Investire in prevenzione e servizi sanitari integratiDa quarant’anni Cam ha avviato un confronto diretto con cittadini e imprese

L’Azienda Ospedaliera Bo-lognini di Seriate (Bg) si

è aggiudicata il concorso na-zionale “Premio qualità delle pubbliche amministrazioni”. Il prestigioso riconoscimen-to, giunto quest’anno alla terza edizione, è promosso dal ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Inno-vazione – dipartimento della Funzione Pubblica, in colla-borazione con Confindustria, Apqi (Associazione Premio Qualità Italia) e Cncu (Consi-glio Nazionale Consumatori e Utenti). Il premio è finalizzato a ri-conoscere e valorizzare nelle organizzazioni pubbliche ita-liane l’adozione di modalità di gestione che mirano all’ec-cellenza, attraverso la pratica sistematica dell’autovaluta-zione e del miglioramento pianificato e continuo. L’Azienda Ospedaliera Bolo-gnini è risultata la migliore su 243 concorrenti e tra le 40 aziende finaliste del concorso, e per la prima volta, il premio è stato attribuito al settore sa-nitario, assegnato all’ammini-strazione che ha mostrato di possedere il più elevato livello di qualità della performance complessiva. La premiazione si è svolta

nei giorni scorsi in occasione della cerimonia inaugurale di Forum Pa di Roma, con la consegna dei premi alle 15 amministrazioni vincitrici del concorso nazionale. L’A.O. Bolognini di Seriate, nata nel 1998 dall’unione di diversi ospedali, provenienti da Ussl diverse, è un’orga-nizzazione che attualmente gestisce 2.300 dipendenti, 7 ospedali e un fatturato annuo di 180 milioni di euro.Il direttore generale dell’azien-da bergamasca, Amedeo Amadeo, nell’esprimere la soddisfazione per il presti-gioso traguardo ottenuto, ha

ribadito che la chiave del suc-cesso dell’azienda è stata quel-la di trasformare una iniziale “dispersione territoriale” in un punto di forza. Si è trattato di introdurre, in questi dieci anni di attività, prosegue Amadeo, il modello culturale, gestionale e orga-nizzativo dell’azienda a rete, con tutti i vantaggi di un ap-proccio strategico–gestionale, chiaro e coerente fin dall’ini-zio, orientato da un lato all’ef-ficienza gestionale e dall’altro all’efficacia dei propri proces-si “core” in termini di qualità delle cure e sicurezza dei pa-zienti.

Il ministro Brunetta premia l’A.O. Bolognini

La sede di Cam

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EventiLunedì 20 Giugno 201118 Sanità d’eccellenza

Centro termale di riferi-mento a livello nazionale,

Terme di Sirmione deve la fa-ma al suo elemento naturale prezioso, l’acqua sulfurea salso-bromoiodica, dalle molte pro-prietà terapeutiche. A disposizione delle persone che devono effettuare percorsi di cura e di wellness sono 332 dipendenti, di cui 40 medici specializzati. Il complesso ter-male comprende due centri all’avanguardia, Terme Catul-lo e Terme Virgilio, un centro benessere termale, Aquaria, e tre alberghi dotati di Aquaria Club e reparti termali, il cin-que stelle Grand Hotel Terme, il quattro stelle Hotel Sirmione e il tre stelle Hotel Fonte Boiola, per un totale di un milione di cure termali erogate l’anno, di cui l’80% dedicato alle vie re-spiratorie. Prestazioni e servizi termali ruotano attorno all’acqua, che sgorga a una temperatura di 69°C dalla sorgente Boiola; viene definita “sulfurea salso-bromoiodica” in quanto con-tiene una rilevante quantità di zolfo, sotto forma di idrogeno solforato, sodio, bromo e io-dio. “Questa particolare acqua - spiega il direttore sanitario Valerio Boschi - ha numerose

azioni specifiche, ed è indicata soprattutto per gli apparati re-spiratorio, orecchio compreso, e osteoarticolare. Con l’acqua vengono poi trattate le patolo-gie agli arti inferiori, le infiam-mazioni croniche dell’apparato genitale femminile e le malattie della pelle, psoriasi, dermatite seborroica ed eczema”. In convenzione con il Servizio sanitario nazionale, le Terme di Sirmione sono dunque spe-cializzate nella prevenzione e cura delle patologie dell’appa-rato respiratorio, e come cen-tro italiano per la cura della sordità rinogena (che registra oltre 4.500 bambini l’anno), per

il trattamento delle affezioni reumatiche vascolari e derma-tologiche e per la riabilitazione motoria.Le cure, per le diverse patolo-gie, comprendono fanghi e ba-gni terapeutici, cure inalatorie, ventilazione polmonare, cura della sordità rinogena, idrochi-nesiterapia e massoterapia, cicli di vasculopatie periferiche, va-porizzazioni. “Oltre ai cicli di cura individuati dal Servizio sanitario nazionale - prosegue il direttore - negli anni abbia-mo studiato protocolli con cu-re aggiuntive, per completare il trattamento. A distanza di alcuni mesi suggeriamo, inol-

tre, cicli di cura di richiamo”. Un’attenzione particolare meri-tano le cure riservate ai bambi-ni, che come detto tipicamente giungono alle Terme di Sirmio-ne per le cure inalatorie e per le cure per la sordità rinogena. Per agevolare i trattamenti, e consentire loro di vivere il mo-mento della cura in serenità, è stato attivato, due anni fa, un vero reparto pediatrico, con tanto di sala giochi. “Per com-pletare i servizi offerti, rece-pendo anche le indicazioni dei genitori dei piccoli, abbiamo successivamente istituito anche il servizio di allergologia, in collaborazione con gli Spedali

Civili di Brescia. È infine del 2011 l’allargamento del servi-zio di allergologia anche agli adulti”. Forte della più che cen-tenaria competenza sul tema delle acque termali, oggi Terme di Sirmione è anche sede de-gli stage che i medici iscritti al Master di II livello in medicina termale, talassoterapia e clima-tologia medica dell’Università degli Studi di Milano devono seguire per la loro completa preparazione. Le Terme svol-gono anche un’attività di infor-mazione medico scientifica sia presso i medici, che presso co-muni, associazioni, università del tempo libero, per diffonde-

re sul territorio la conoscenza delle varie cure con l’acqua di Sirmione. A disposizione de-gli ospiti delle Terme e di chi si vuole informare è anche un blog, recentemente inaugurato (http://blog.termedisirmione.com), che mette a disposizione un team di esperti medici che rispondono agli utenti. “Ciò che distingue Terme di Sirmione da altri centri di cura - conclude Boschi - è l’esperien-za. Sin dalla sua fondazione, 120 anni fa, la struttura ha cer-cato di qualificarsi e migliora-re, dal punto di vista sanitario, arrivando a completare i proto-colli sanitari, e a inventare cure innovative. La costante colla-borazione con le cliniche uni-versitarie, la partecipazione a studi clinici, la competenza dei medici e del personale che alle terme operano è la conferma di questo impegno, che i pazienti riscontrano quotidianamente”.

Percorsi di cura e wellness alle termeMolte le proprietà terapeutiche dell’acqua sulfurea salsobromoiodica di Sirmione

La medicina e il welfare si preparano ad affrontare le

sfide del terzo Millennio con ambiziosi progetti e importan-ti obiettivi, tra cui l’erogazione di una sanità economicamen-te sostenibile in un contesto di incipiente invecchiamento. Il gruppo Habilita, costituito dalla Casa di Cura di Zingo-nia, dall’ospedale di Sarnico e dai poliambulatori di Ber-gamo, Clusone e Bonate Sot-to si rivela sempre attivo nel raccogliere positivamente tale importante sfida, distinguen-dosi in un’abile gestione delle

risorse a disposizione senza rinunciare alla ricerca e alla qualità dei servizi erogati. La direzione sanitaria del gruppo Habilita è guidata, sotto la so-vraintendenza scientifica del prof. Silvano Ceravolo, dalle figure del dottor Umberto Bo-nassi (Casa di Cura Habilita) e dal dottor Giovanni Taveggia (Ospedale di Sarnico), en-trambe protagoniste attive di ambiziosi progetti di espan-sione e sviluppo tecnologico in campo riabilitativo.Valorizzare la riabilitazione at-traverso l’utilizzo di strumen-

tazione all’avanguardia che permetta di misurare oggetti-vamente i risultati del faticoso e complesso lavoro è sicura-mente considerato un obietti-vo di rilevanza assoluta per il gruppo. Specializzandosi nella riabilitazione di pazienti mie-lolesi, o traumatizzati cranici o colpiti da stroke, le strutture del gruppo Habilita si sono dotate di dispositivi tecnolo-gici specifici atti alla riabili-tazione, come l’esoscheletro adulto e pediatrico Lokomat.Attivo da tre anni e dedicato alla riabilitazione delle gravi

lesioni neurologiche, il Loko-mat si presenta come un orto-si di deambulazione elettrico che assiste, mediante un sofi-sticato sistema robotizzato, il movimento degli arti inferio-ri, e permette di aumentare notevolmente le potenzialità della riabilitazione motoria nell’ambito del recupero della capacità del cammino, anche nei soggetti più gravi.L’esoscheletro Lokomat ha trovato un’innovativa ap-plicazione anche nel cam-po della neuropsichiatria infantile, dove Habilita si è

impegnata con particolare attenzione, grazie all’acqui-sto dell’unico dispositivo pediatrico in Italia: un eso-scheletro indispensabile per la rieducazione del passo di bambini affetti da disturbi neurologici e da paralisi ce-rebrali.Mediante tale dispositivo si riabilita il paziente pediatrico consentendo al tempo stesso un feedback digitale valutati-vo dei risultati ottenuti duran-te il trattamento.Questa iniziativa è il risultato di una collaborazione scienti-fica promossa con l’Irccs “E. Medea - La Nostra Famiglia” di Bosisio Parini (LC).Grazie al sistema di realtà virtuale, poi, l’operatore è in grado di verificare con estre-ma accuratezza la corretta esecuzione e l’evoluzione degli esercizi. Il paziente si trova di-fatti ad eseguire mediante una simulazione virtuale azioni di vita quotidiana (ad esem-pio bere un bicchiere d’ac-qua). L’innovazione consiste nella possibilità concreta da parte dell’operatore di poter monitorare e classificare con riscontri numerici l’effettivo progresso del recupero fun-zionale del paziente. Habilita sta, inoltre, svilup-pando, in sinergia con l’Uni-versità degli Studi di Brescia, un sistema integrato denomi-nato Gloreha (Glove Rehabi-litation Hand) che permette la riabilitazione passiva per i pazienti affetti da paresi o

plegia della mano conseguenti a lesioni del sistema nervoso periferico o centrale.Le fasi di riabilitazione sono migliorate grazie al dispositi-vo a passo passivo Erigo, pre-sente presso tutte le strutture Habilita. Dotato di meccani-smi di movimento controllati da microcomputer che gene-rano i movimenti fisiologici delle gambe, permettendo di svolgere sessioni intensive di terapia motoria già nelle pri-me fasi.Il braccio esoscheletrico robo-tizzato Armeo è invece pro-gettato specificatamente per pazienti neurologici con gravi limitazioni di movimento e che non posseggono alcuna attivazione volontaria dei mu-scoli del braccio, che svolgono la terapia in un ambiente vir-tuale.Una delle aree di cura princi-pali del gruppo è rappresen-tata dalla sezione dedicata al trattamento dei pazienti in Stato Vegetativo, per la cui va-lutazione è in atto uno studio, il primo nel mondo, promos-so da Regione Lombardia e in collaborazione con gli Oo.Rr. di Bergamo. Sotto la direzio-ne del dottor Emilio Ubiali, attraverso l’utilizzo di una complessa strumentazione, i pazienti vengono stimolati e le risposte cerebrali neurosen-soriali analizzate al fine di ot-tenere una migliore diagnosi e prognosi evolutiva con l’obiet-tivo di migliorare il percorso riabilitativo.

■■■ GRUPPO HABILITA / Costituito dalla Casa di Cura di Zingonia, dall’ospedale di Sarnico e da vari poliambulatori

Le nuove sfide nel campo della riabilitazioneNumerosi i risultati raggiunti con l’utilizzo di strumentazioni all’avanguardia

La sede di Habilita e un esercizio

riabilitativo con Lokomat pediatrico

Un’immagine notturna delle Terme di Sirmione e piccoli pazienti durante una cura inalatoria

■■■ TERME DI SIRMIONE / Due anni fa è stato attivato un reparto pediatrico per gli ospiti più piccoli

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EventiLunedì 20 Giugno 2011 Sanità d’eccellenza 19

L’eccellenza della sanità in Lombardia passa da in-

novazione, tecnologia, ricerca applicata e approcci multidi-sciplinari ad ampio campo. È il caso della Clinica Chirurgi-ca I dell’Ospedale San Gerar-do, diretta da gennaio 1998 dal professore Franco Uggeri, direttore di Unità operativa complessa di chirurgia gene-rale, professore ordinario di clinica chirurgica. Struttura a direzione univer-sitaria, è dotata di 30 posti letto e costituita da un team chirurgico di 9 dirigenti me-dici, 2 ricercatori universitari e 9 medici specializzandi. A presentarla è proprio il suo direttore, che dice: “L’attività chirurgica prevalente è dedi-cata alle patologie neoplasti-che del tratto gastroenterico (esofago, stomaco, colon) con particolare attenzione e com-petenze verso le patologie oncologiche del fegato e del pancreas”. L’esperienza degli ultimi 10 anni è costituita da circa 1.500 interventi di chirurgia colo-rettale, 500 interventi di chi-rurgia gastro-esofagea e 300 interventi ciascuno per la chi-rurgia epatica e pancreatica. Importanti le collaborazioni che la Clinica può vantare. “La Divisione collabora con i reparti di radiologia, dotata delle più moderne tecnologie di imaging e terapeutiche, e con quelli di oncologia e ga-

stroenterologia in maniera da disegnare un percorso dia-gnostico terapeutico multidi-sciplinare per i pazienti affetti da queste patologie”, continua Uggeri. Grazie a queste collaborazio-ni, nell’ambito delle patologie oncologiche del tratto gastro-enterico e in particolare nel trattamento delle patologie del fegato e del pancreas offre tutte le opzioni terapeutiche più moderne. Ad esempio, re-

sezioni chirurgiche, ablazioni percutanee eco-Tac guidate o intraoperatorie, chemio-embolizzazione, radioembo-lizzazione con ittrio. “Inol-tre, negli ultimi anni, è stato dato impulso allo sviluppo dell’immunomodulazione peri-operatoria con interleu-china-2 ricombinante umana in pazienti affetti da patologia neoplastica del colon dello stomaco e del pancreas con risultati biologici interessan-

ti”, ci tiene a sottolineare il direttore.A concorrere agli alti livelli raggiunti dalla Clinica Chi-rurgica I sono i più moderni supporti tecnologici di sa-la operatoria per interventi chirurgici ad alta complessi-tà. “La multidisciplinarietà, l’adesione alle più moderne linee guida nazionali e inter-nazionali, insieme alla dispo-nibilità di attrezzature tecno-logicamente avanzate hanno

permesso di ottenere risultati in termini di complicanze di sopravvivenza ‘oncologica’ sovrapponibili a quelle di centri di riferimento e di ec-cellenza a livello italiano ed estero”, continua il professore. Regolarmente alcuni membri dell’equipe effettuano stage di aggiornamento in questi cen-tri di eccellenza. Altra punta di diamante della Divisione è la chirurgia la-paroscopica mininvasiva nel trattamento delle patologie della colecisti e delle vie bi-liari, del giunto gastroesofa-geo, del surrene e della milza. Non per nulla è attualmente, in particolare per le patologie spleniche, uno dei centri di riferimento in Italia: all’attivo circa 150 gli interventi ese-guiti con questa tecnica. Focalizzata pure l’attività di ricerca. “È rivolta all’utilizzo di nuove tecnologie nell’am-bito della chirurgia resettiva del fegato, all’utilizzo dell’eco-grafia intraoperatoria per la miglior definizione dei criteri di resecabilità della malattia neoplastiche del fegato e del pancraes, al miglior inqua-dramento diagnostico e tera-peutico della malattie cistiche e neoplastiche del pancreas”, precisa concludendo Uggeri. Oltretutto, in collaborazione con l’Anatomia patologica, la Genetica e la Patologia e me-dicina molecolare dell’Uni-versità Milano Bicocca, la Clinica Chirurgica I sta met-tendo a punto un sistema diagnostico che, consentendo una diagnosi molecolare dei tumori, permetta di scegliere una terapia mirata, crean-do farmaci ‘intelligenti’ per bloccare in maniera specifica i geni tumorali che rendono inefficaci le terapie conven-zionali.

Quando l’eccellenza è un mix di innovazione, tecnologia, ricerca e approcci multidisciplinariLe diverse attività della Clinica Chirurgica I dell’Ospedale San Gerardo

Buona parte dell’attività chirurgica svolta dalla Clinica Chirurgica I è dedicata al trattamento di malattia tumorali del tratto gastroenterico. “Non ci limitiamo all’atto chirurgico - spiega il professore Franco Uggeri -, ma in collaborazione con l’Anatomia patologica, la Genetica e la Patologia e medicina molecolare dell’Università Milano Bicocca e nell’ambito di attività di ricerca della nostra Divisione, stiamo lavorando a un programma che consentirà di trasferire in ambito clinico i risultati di ricerche a livello di medicina molecolare e traslazionale”. La Clinica si sta dedicando all’identificazione e studio di nuovi geni coinvolti nella farmaco-resistenza di alcuni tumori epiteliali (colon, stomaco). Lo scopo è di identificare i geni tumorali che indicano quando il tumore è resistente alla chemioterapia, in maniera tale da mettere a punto un sistema diagnostico che permetta di scegliere una terapia mirata, risparmiando eventualmente ad alcuni pazienti gli effetti di una chemioterapia non efficace, e di creare in laboratorio dei farmaci ‘intelligenti’ in grado di agire in maniera precisa sui geni presenti nel tumore che rendono inefficace la chemioterapia: in pratica bloccando questi stessi geni e rendendo sensibile il tumore ai farmaci chemioterapici. In più è stato definito un protocollo di studio che permetta di identificare in maniera molto accurata le lesioni cistiche del pancreas a carattere potenzialmente maligno.

Identificare i geni tumorali farmacoresistenti

Lo staff del professore Franco Uggeri, al centro

La clinica Chirurgica I conta sulle più moderne tecnologie per gli interventi di chirurgia addominale avanzati. La sala operatoria è dotata di bisturi a ultrasuoni di ultima generazione, bisturi a radio-frequenze utile per la chirurgia resettiva del fegato e del pancreas, sistema Rita per la termoablazione intraoperatoria di lesioni epa-tiche e pancreatiche, una colonna per la chirurgia laparoscopica di ultima generazione con visualizzazione delle immagini in high definition e un ecografo all’avanguardia per l’esecuzione di ecogra-fie intraoperatorie, con e senza mezzo di contrasto, indispensabili nella chirurgia oncologica del fegato e utilizzabili anche in quella pancreatica, nonché come stadiazione nella chirurgia oncologica dell’intestino.

Un particolare approccio alle malattie ne-oplastiche dell’apparato digerente e in par-ticolare ai tumori del colon, dello stomaco e del pancreas da alcuni anni distingue la Clinica Chirurgica I come centro sperimen-tatore. L’approccio parte dal presupposto che i pazienti affetti da tali patologie sono immunodepressi e che l’atto chirurgico è un evento di per sé deprimente il sistema immu-nitario. Per questo, la Divisione impiega l’In-terleuchina-2 ricombinante umana iniettata sottocute, sia prima che dopo l’intervento chirurgico, con potente effetto stimolatore del sistema immunitario e proprio di quelle cellule (linfociti T e cellule natural killer) che agiscono contro le cellule neoplastiche. Tale immunomodulazione ha effetto protettivo, quando associata a chirurgia oncologica radicale, nei confronti di una recidiva della malattia neoplastica.

La Clinica Chirurgica I è centro di rife-rimento per la chirurgia laparoscopica

mininvasiva e uno dei centri più attivi del Registro italiano di chirurgia laparoscopica della milza della Società italiana di Chirurgia endoscopica. “Fin dall’inizio degli anni 90 è stata introdotta nella pratica clinica la tecnica di splenectomia laparoscopica, che consiste nell’asportazione della milza attraverso un approccio mininva-sivo con 4 piccoli fori sulla parete addominale

- afferma con soddisfazione il professore Fran-co Uggeri -. La Clinica ha iniziato a eseguire tale procedura sin dal 1994, con circa 150 in-terventi a oggi, in pazienti adulti e pediatrici, anche bambini di età inferiore ai 5 anni, intro-ducendo nella pratica chirurgia alcune novità in tale ambito”. La Clinica è stata la prima a livello internazionale a pubblicare la sua espe-rienza nell’utilizzo di un particolare bisturi a radiofrequenza per la coagulazione dei vasi della milza.

Verso una chirurgia mininvasivaLa Clinica Chirurgica I è stata la prima a livello internazionale a

pubblicare la sua esperienza nell’utilizzo di un bisturi a radifrequenza

Un intervento in sala operatoria

Strumenti sempre più innovativi

Un centro sperimentatore

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