Settimanale - Anno 3 N 1 Lunedì 25 Gennaio 2010 · “A dicembre - illustra il ministro delle...

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[email protected] - www.ermesfontana.it FONTANA ERMES S.P.A. ... il Prosciutto coi fiocchi 43038 Castellaro di Sala Baganza (PARMA) - Italia - Via S. Vitale, 12 Tel. 0521.335811 - Fax 0521.833816 Spedizione con tariffa Posta Target Magazine conv. naz./304/2008 del 01-06-2008 TERRITORIO | ISTITUZIONI | IMPRESE E enti Settimanale - Anno 3 N ° 1 Lunedì 25 Gennaio 2010 FOCUS AGROALIMENTARE Arriva il nuovo Codice agricolo: manuale tascabile per i contadini L’obiettivo è quello di snellire le leggi e di utilizzare un linguaggio chiaro. Permetterà, poi, di risparmiare ben 110 giorni di lavoro “A dicembre - illustra il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Luca Zaia - abbiamo presentato a Palazzo Chigi il nuovo Codi- ce agricolo, un provvedimento frutto della collaborazione con il ministero della Semplifica- zione e coordinato dalla Pre- sidenza del Consiglio che rap- presenta una vera rivoluzione per la vita dei contadini e farà risparmiare loro circa 110 gior- nate lavorative, che oggi vanno perse per stare dietro alle pra- tiche burocratiche. Grazie al codice, che si comporrà di 155 articoli, ogni operatore del set- tore potrà dominare con uno “sguardo” l’intera materia agri- cola, che finora era disseminata in un corpo normativo impo- nente ma privo di organicità e compattezza, tra Codice civile, leggi speciali e alcuni commi di leggi finanziarie. Una materia che ha vissuto interventi im- portanti praticamente in ogni decennio: prelazione agraria negli anni Sessanta, usucapio- ne speciale negli anni Settanta, legge sull’affitto dei fondi rustici e dei contratti agrari negli anni Ottanta e, nel 2001, le leggi di orientamento in agricoltura. Tutto ciò rendeva difficile agli agricoltori individuare il qua- dro normativo e complicava di conseguenza la loro attività. Certo, ora il codice è all’esame delle commissioni agricoltura delle Camere e dovrà tornare in Cdm, ma la sfida principale, quella di snellire e accorpare le leggi agricole, è stata lanciata. I contadini potranno così usu- fruire di un vero e proprio ma- nuale tascabile, grazie al quale potranno conoscere con certez- za le conseguenze della propria condotta e i passi da compiere per fare al meglio il proprio me- stiere. Se è vero che la legge non ammette ignoranza, è pur vero che il legislatore ha il dovere di fare in modo che essa sia ine- quivocabile per il cittadino. E infatti il nuovo codice si propo- ne non solo di snellire le leggi, accorpando le norme ed elimi- nando quelle ormai obsolete – secondo il principio della co- siddetta “taglia leggi” – ma an- che di utilizzare un linguaggio chiaro e comprensibile, seguen- do uno dei punti fondamentali del programma di Governo, che è appunto quello della sem- plificazione dell’intero corpo le- gislativo nazionale. I sei titoli di cui si comporrà il nuovo codice riguardano l’integrazione del codice civile, l’impresa agricola, la disciplina del territorio in cui operano gli agricoltori, anche in merito alle coltivazioni Ogm, la proprietà terriera e le strutture agrarie, i contratti agrari e, infi- ne, appunto, l’abrogazione delle norme precedenti. Particolare rilievo avrà la definizione più precisa di coltivatore diretto: vi si specifica infatti che il lavoro della famiglia titolare dell’im- presa deve essere pari almeno a un terzo di tutta l’attività. Que- sto per evitare i “furbetti” che godono di provvigioni senza averne diritto. Lo scopo è infatti quello di dare alle Regioni e allo Stato gli strumenti per agire in modo più incisivo. Veramente con il Testo unico entreremo a pieno titolo nel gotha delle grandi agricolture internazio- nali”. I l 2009 si è chiuso con una grande vittoria europea. Il lavoro e la tenacia dei pizzaioli napoletani è stato premiato con il riconoscimento della pizza STG. Un marchio a tutela di un prodotto simbolo della tradi- zione napoletana e del made in Italy in tutto il mondo che trop- po spesso e da troppo tempo è oggetto di pessime imitazioni. Un simile successo è dovuto a pochi semplici ingredienti rigo- rosamente italiani: pomodoro, mozzarella e basilico, farina, sale e lievito. Questo impor- tante riconoscimento è arrivato proprio nell’anno in cui la pizza Margherita ha festeggiato il suo 120° anniversario. Centoventi anni di storia, prelibatezza della cucina planetaria. La pizza è so- prattutto storia di un territorio. Una storia che ha il sapore della legenda. Nel 1772, Ferdinando di Borbone, re di Napoli, violò le regole dell’etichetta entrando nella pizzeria di Antonio Testa, detto n’Tuono. Il re volle as- saggiare quel piatto che tanto piaceva al suo popolo. Allora nobiluomini e nobildonne lo imitarono e la “pizzeria” di- venne un locale alla moda. Il “pizzaiolo” n’ Tuono elevò il tono della sua “bottega” ren- dendola degna del favore della Corte. Poi, in visita a Napoli, a trascorrere le vacanze estive, ar- rivarono Umberto I di Savoia e la moglie Margherita che fecero preparare al pizzaiolo Raffaele Esposito delle pizze “napoleta- ne” per tutta la Corte. Esposito e sua moglie, Maria Giovanna Brandi, alle pizze “classiche” - la marinara e la mastunicola - ag- giunsero una “variante” per la regina Margherita, farcita con basilico per richiamare la ban- diera italiana. NEWS / Nel 120° anniversario della Margherita, concesso il riconoscimento SGT La vera pizza è solo quella napoletana

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FONTANA ERMES S.P.A.

... il Prosciutto coi fiocchi

43038 Castellaro di Sala Baganza (PARMA) - Italia - Via S. Vitale, 12 Tel. 0521.335811 - Fax 0521.833816

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E entiSettimanale - Anno 3 N°1 Lunedì 25 Gennaio 2010

FOCUSAGROALIMENTARE

Arriva il nuovo Codice agricolo: manuale tascabile per i contadiniL’obiettivo è quello di snellire le leggi e di utilizzare un linguaggiochiaro. Permetterà, poi, di risparmiare ben 110 giorni di lavoro

“A dicembre - illustra il ministro delle Politiche

agricole alimentari e forestali, Luca Zaia - abbiamo presentato a Palazzo Chigi il nuovo Codi-ce agricolo, un provvedimento frutto della collaborazione con il ministero della Semplifi ca-zione e coordinato dalla Pre-sidenza del Consiglio che rap-presenta una vera rivoluzione per la vita dei contadini e farà risparmiare loro circa 110 gior-nate lavorative, che oggi vanno perse per stare dietro alle pra-tiche burocratiche. Grazie al codice, che si comporrà di 155 articoli, ogni operatore del set-tore potrà dominare con uno “sguardo” l’intera materia agri-cola, che fi nora era disseminata in un corpo normativo impo-nente ma privo di organicità e compattezza, tra Codice civile, leggi speciali e alcuni commi di leggi fi nanziarie. Una materia che ha vissuto interventi im-portanti praticamente in ogni decennio: prelazione agraria negli anni Sessanta, usucapio-ne speciale negli anni Settanta, legge sull’affi tto dei fondi rustici

e dei contratti agrari negli anni Ottanta e, nel 2001, le leggi di orientamento in agricoltura. Tutto ciò rendeva diffi cile agli agricoltori individuare il qua-dro normativo e complicava di conseguenza la loro attività. Certo, ora il codice è all’esame delle commissioni agricoltura delle Camere e dovrà tornare in Cdm, ma la sfi da principale, quella di snellire e accorpare le leggi agricole, è stata lanciata. I contadini potranno così usu-fruire di un vero e proprio ma-nuale tascabile, grazie al quale potranno conoscere con certez-za le conseguenze della propria condotta e i passi da compiere per fare al meglio il proprio me-stiere. Se è vero che la legge non ammette ignoranza, è pur vero che il legislatore ha il dovere di fare in modo che essa sia ine-quivocabile per il cittadino. E infatti il nuovo codice si propo-ne non solo di snellire le leggi, accorpando le norme ed elimi-nando quelle ormai obsolete – secondo il principio della co-siddetta “taglia leggi” – ma an-che di utilizzare un linguaggio

chiaro e comprensibile, seguen-do uno dei punti fondamentalidel programma di Governo,che è appunto quello della sem-plifi cazione dell’intero corpo le-gislativo nazionale. I sei titoli dicui si comporrà il nuovo codiceriguardano l’integrazione delcodice civile, l’impresa agricola,la disciplina del territorio in cuioperano gli agricoltori, anche inmerito alle coltivazioni Ogm, laproprietà terriera e le struttureagrarie, i contratti agrari e, infi -ne, appunto, l’abrogazione dellenorme precedenti. Particolarerilievo avrà la defi nizione piùprecisa di coltivatore diretto: visi specifi ca infatti che il lavorodella famiglia titolare dell’im-presa deve essere pari almeno aun terzo di tutta l’attività. Que-sto per evitare i “furbetti” chegodono di provvigioni senzaaverne diritto. Lo scopo è infattiquello di dare alle Regioni e alloStato gli strumenti per agire inmodo più incisivo. Veramentecon il Testo unico entreremoa pieno titolo nel gotha dellegrandi agricolture internazio-nali”.

Il 2009 si è chiuso con una grande vittoria europea. Il

lavoro e la tenacia dei pizzaioli napoletani è stato premiato con il riconoscimento della pizza STG. Un marchio a tutela di un prodotto simbolo della tradi-zione napoletana e del made in Italy in tutto il mondo che trop-po spesso e da troppo tempo è oggetto di pessime imitazioni. Un simile successo è dovuto a pochi semplici ingredienti rigo-rosamente italiani: pomodoro, mozzarella e basilico, farina, sale e lievito. Questo impor-tante riconoscimento è arrivato

proprio nell’anno in cui la pizza Margherita ha festeggiato il suo 120° anniversario. Centoventi anni di storia, prelibatezza della cucina planetaria. La pizza è so-prattutto storia di un territorio. Una storia che ha il sapore della legenda. Nel 1772, Ferdinando di Borbone, re di Napoli, violò le regole dell’etichetta entrando nella pizzeria di Antonio Testa, detto n’Tuono. Il re volle as-saggiare quel piatto che tanto piaceva al suo popolo. Allora nobiluomini e nobildonne lo imitarono e la “pizzeria” di-venne un locale alla moda. Il

“pizzaiolo” n’ Tuono elevò il tono della sua “bottega” ren-dendola degna del favore della Corte. Poi, in visita a Napoli, a trascorrere le vacanze estive, ar-rivarono Umberto I di Savoia e la moglie Margherita che fecero preparare al pizzaiolo Raff aele Esposito delle pizze “napoleta-ne” per tutta la Corte. Esposito e sua moglie, Maria Giovanna Brandi, alle pizze “classiche” - la marinara e la mastunicola - ag-giunsero una “variante” per la regina Margherita, farcita con basilico per richiamare la ban-diera italiana.

■ NEWS / Nel 120° anniversario della Margherita, concesso il riconoscimento SGT

La vera pizza è solo quella napoletana

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DIN NEWSLETTERSettimanale - Anno 3 - Numero 1 Lunedì 25 Gennaio 2010

TERRITORIO | ISTITUZIONI | IMPRESE

E enti

Parmigiano-Reggiano: strategie nuove insieme a una politica di qualità per le DopUn alleggerimento della pressione sul mercato interno con iniziative per favorire l’apertura di nuovi canali di consumo, soprattutto all’estero

Giuseppe Alai, presidente del Consorzio del Parmigiano-Reggiano

■ CORTE BIANCA / Sinonimo di genuinità e qualità

Attenti ai prodotti e all’ambienteOggi Corte Bianca è una

delle più belle e fi orenti realtà dell’industria agroali-mentare italiana.La scelta di Corte Bianca è di dedicarsi alla produzione di un marchio proprio e alla pro-duzione con marchio di terzi, con l’obiettivo di fornire ai propri partners - industrie ali-mentari, catene di distribuzio-ne o marchi commerciali che

siano - il massimo servizio e una produzione di prim’ordi-ne secondo le aspettative dei clienti e del committente stes-so, che può pertanto disporre di un supporto produttivo “esterno” con la stessa affi -dabilità e accuratezza di una propria unità produttiva.Alla forte spinta innovativa e imprenditoriale di Corte Bianca, si affi anca infatti una tradizione ultradecennale, che ha visto fi n dagli anni ’60 suc-cedersi nello stabilimento fer-rarese la produzione per molti prestigiosi brand del mercato italiano ed estero e alcuni tra i maggiori marchi privati della Gdo italiana, con una gamma produttiva che dall’originario segmento del latte e dello yo-gurt si è presto estesa al settore Uht, con succhi di frutta, be-vande vegetali a base di soia, riso, mandorla, avena, ageve e thè, anche di origine biologi-ca, per poi ampliarsi a mousse di frutta e desserts. E termina-re con le ultime novità create per iniziare al meglio il 2010 rappresentate da una linea di smoothies, latti vaccini aro-matizzati, latte delattosato e latte fermentato.Corte Bianca poggia i propri pilastri sulle caratteristiche

dello stabilimento di Coppa-ro e sulle rinnovate capacità produttive degli impianti, am-modernati e aggiornati con importanti investimenti e con tecnologie Tetra Pak.Lo stabilimento, di 44.000 m2 e circa 20.000 m3 di celle fri-gorifere, ha una potenzialità produttiva di tutto rispetto, con una capacità annua di 100 milioni di confezioni Tetra Brik e 130 milioni di vasetti di yogurt, produzioni affi date alla professionalità e alla vasta esperienza produttiva del per-sonale.In piena crescita produttiva e

di fatturato, Corte Bianca ha in cantiere nuovi e ambiziosi progetti per sfruttare appieno le potenzialità produttive, l’ot-tima situazione logistica e le sinergie che il territorio ferra-rese è in grado di garantire.Tra le opportunità strategica-mente colte dal management, in particolare la produzione di bevande vegetali biologiche e quella di succhi di frutta rap-presentano una concreta re-altà, con produzioni che sono destinate ai mercati di tutta Europa.Le ultime novità create per iniziare al meglio il 2010 sono rappresentate da una linea di smoothies con diverse combi-nazioni di frutta, da una gam-ma di latti vaccini aromatizza-ti, dal latte delattosato a quello latte fermentato. L’ampliamento del listino pro-dotti rappresenterà certamen-te un importante volano che apporterà una maggior visibi-lità ai brand di Corte Bianca.Corte Bianca, sempre atten-ta alla qualità dei prodotti e all’ambiente, ha deciso inoltre di collaborare con l’azienda svedese Ecolean. Il contenito-re Ecolean, nonostante la sua caratteristica fl essibile, è stato progettato per rimanere in

posizione verticale sia quan-do è completamente pieno sia quando è mezzo vuoto.In questo modo sarà facile adattarlo a zaini e borse, senza perdere il gusto di poggiarlo sul tavolo.Si tratta di un imballaggio ecosostenibile, in quanto composto in buona parte da carbonato di calcio, totalmen-te riciclabile, miscelato a una base polietilenica.Nelle confezionatrici già pre-senti presso lo stabilimento, può essere confezionata una vasta gamma di prodotti: dal latte pastorizzato allo yogurt, al latte vegetale e alle bevande a base di frutta. Un brevetto rivoluzionario di sicuro eff et-to per restyling e riposiziona-menti: in esclusiva per l’Italia solo per Corte Bianca.

La scelta di Corte Bianca è di dedicarsi alla produzione di un marchio proprio e alla produzione

con marchio di terzi, con l’obiettivo di fornire ai propri partners - industrie

alimentari, catene di distribuzione o marchi commerciali che siano - il massimo servizio e una produzione

di prim’ordine secondo le aspettative dei clienti e del committente stesso, che può pertanto disporre di un

supporto produttivo “esterno” con la stessa affi dabilità e accuratezza

di una propria unità produttiva

In piena crescita produttiva e di fatturato, Corte Bianca

ha in cantiere nuovi e ambiziosi progetti per

sfruttare appieno le potenzialità produttive,

l’ottima situazione logistica e le sinergie

che il territorio ferrarese è in grado di garantire

Il Consorzio del Parmigiano-Reggiano ha permesso un alleggerimento della

pressione sul mercato interno con una strategia per favorire

l’apertura di nuovi canali di consumo, soprattutto

all’estero. E per consolidare la lotta alle contraffazioni, il rafforzamento delle Dop è il criterio per una riforma

della politica di qualità delle produzioni agroalimentari

Si è aperta a fi ne ottobre una rifl essione ampia su una se-

rie di innovazioni che riguarda-no ruolo e compiti del Consor-zio del Parmigiano-Reggiano, con una doppia fi nalità: rendere sempre più effi cace la sua azione di tutela e promozione e sgom-brare il campo da una serie di equivoci sulle reali possibilità di intervento che enti di tutela come questi possono eff etti-vamente giocare sul mercato in mancanza di compiti che si qualifi chino come una vera e propria azione commerciale.Contrariamente a quanto si è spesso portati a pensare, i Con-sorzi di tutela non gestiscono il prodotto, anche se in qualche caso trovano il modo di soste-

nere i produttori senza perdere la loro natura.In modo del tutto inedito in oltre settant’anni di storia, nel 2009 lo ha fatto proprio il Consorzio del Parmigiano Reggiano.“Una nuova strategia - aff erma Giuseppe Alai, presidente del Consorzio del Parmigiano-Reg-giano - che di fatto ha portato a regolare la quantità comples-sivamente off erta al mercato, in modo di costituire dei nuovi equilibri tra domanda ed of-ferta. L’azione è consistita nel ritiro di forme di Parmigiano-Reggiano (150.000 circa, di cui 90.000 forme legate a un inter-vento pubblico dell’Agea per gli indigenti, e 60.000 forme ritirate direttamente dal Consorzio per

favorire attività promoziona-li all’estero). In presenza di un buon andamento dei consumi interni e delle esportazioni, del perdurare della riduzione del-la produzione e del costante e vistoso calo delle scorte legato sia ai ritiri che alla fl essione pro-duttiva, questa azione ha sicura-mente concorso in modo signi-fi cativo ad avviare, negli ultimi mesi dell’anno, una evidente ripresa delle quotazioni, rimaste sostanzialmente ferme e al di sotto dei costi di produzione per cinque anni”.“L’obiettivo del Consorzio - con-tinua Alai - è stato quindi quello di ridurre la quantità destinata al mercato italiano (l’export non a caso è aumentato del 4,6%) per controbilanciare lo squilibrio di potere contrattuale tra domanda (concentrata su 5 grandi strut-ture della grande distribuzione) e off erta (frammentata in 400 strutture artigianali che produ-cono Parmigiano-Reggiano)”.“Ferma restando l’indiscussa qualità e notorietà del Parmigia-no-Reggiano, è allora necessario gestire come leva la quantità of-

ferta rispetto a quello che è lo sviluppo del mercato, favorendo l’apertura di nuovi canali com-merciali in Paesi in cui vi è am-pio spazio per crescere e dove meglio attecchiscono le azioni promozionali cui ci siamo de-dicati”.Raff orzare la presenza del Par-migiano-Reggiano sui mercati

signifi ca contemporaneamente continuare nella tutela del pro-dotto, svolgendo quindi una funzione in linea con la natura del Consorzio. “L’azione nella lotta alla contraff azione - conti-nua il presidente del Consorzio - per essere effi cace deve avere nei commercianti e poi nei con-sumatori i primi alleati in grado di distinguere i prodotti e di segnalare le eventuali frodi, sa-pendo comunque che possiamo e dobbiamo far leva anche sul piano normativo, poiché attra-verso un quadro legislativo eu-ropeo, che sia davvero tutelante rispetto alle nostre produzioni, la lotta alle contraff azioni può avere successo”. “Ecco perché, nei confronti della nuova poli-tica di qualità delle produzioni agroalimentari che sta propo-nendo la Commissione europea,

il Consorzio del Parmigiano-Reggiano vuole che siano postiimportanti picchetti, primi fratutti il confezionamento (det-to anche “condizionamento”)all’interno della zona di originee il perseguimento ex uffi cio delle eventuali violazioni dellanormativa sulle Dop, ovvero unautomatico intervento degli Sta-ti a tutela dei prodotti degli altripartners europei”.“Proprio su questi temi - conclu-de Alai - insieme alla Fondazio-ne Qualivita abbiamo organiz-zato un confronto a Bruxelles,per cercare di raff orzare la po-litica di protezione e di tutela;a chiederlo, tra l’altro, eravamofi anco a fi anco con analoghi entidi tutela della Spagna e Francia,Paesi che insieme all’Italia rap-presentano il 60% delle produ-zioni Dop europee”.

3EventiLunedì 25 Gennaio 2010

4 EventiLunedì 25 Gennaio 2010

È in un’ottica di servizio che si colloca l’attività

di promozione dei prodotti tipici del CSO (Centro Servi-zi Ortofrutticoli) a supporto dei Consorzi di Valorizzazio-ne della Pera IGP dell’Emilia-Romagna e della Pesca e Net-tarina di Romagna.I due Consorzi, costituiti nel 2001, si avvalgono del CSO per realizzare annualmente campagne di promozione e comunicazione sui prodot-ti IGP che hanno dato negli anni notorietà ai due frutti a identità certifi cata più rap-presentativi della Regione.“Le attività di comunicazione e promozione – spiega Lucia-no Trentini, Direttore di CSO –sono da sempre incentrate su azioni volte a far conoscere i requisiti plus dei nostri pro-dotti, individuando mezzi di comunicazione idonei a rag-giungere il numero di contatti con i consumatori più elevato possibile.Negli anni – continua Trenti-ni – abbiamo coinvolto media nazionali in campagne pub-blicitarie importanti, sia sulla stampa femminile e famiglia-re- sia sui network televisivi nazionali e locali.“Oggi – ribadisce il Direttore di CSO – stiamo realizzando

la campagna Pera IGP 2009-2010 che vede coinvolte al-cune televisioni private del Nord Italia all’interno delle quali sono programmati spot pubblicitari sulla qualità della pera dell’Emilia-Romagna e momenti di approfondimen-to in studio dove sarà possi-bile raccontare i valori del-le pere IGP, le caratteristiche organolettiche, le modalità di consumo, l’unicità del pro-dotto che dipende dallo stret-to legame con il suo territorio d’origine”.“La tipicità – commenta Trentini – è un valore oggi ri-

conosciuto e quanto mai im-portante per il consumatore. La sfi da però sta nel render-lo, identifi cabile e percepibile come diff erenziale di qualità; solo così, creando cioè una identità che raff orzi il valo-re del prodotto sarà possibi-le ottenere risultati concreti, anche sul piano commercia-le. Ritengo che ci sia ancora molta strada da percorrere e che debba essere compiuto uno sforzo comune per dare valore alle nostre produzioni tipiche”.“Il CSO in questi anni ha messo in campo la sua com-petenza tecnica e operativa per gestire progetti di valoriz-zazione nazionali in grado di costruire una immagine isti-tuzionale del prodotto – mi riferisco ad esempio alla Pera Abate ma occorre anche uno sforzo da parte delle impre-se di produzione che devono credere nell’IGP come stru-mento raff orzativo per essere competitivi sul mercato, non solo nazionale.Ritengo infatti - conclude Trentini – che l’origine ter-ritoriale certifi cata sia e sarà sempre di più un valore an-che nei paesi europei verso cui tradizionalmente espor-tiamo la nostra frutta.”

■ CSO / Trentini: “Impegno per promuovere i prodotti del territorio”

Pera IGP, la valorizzazione della tipicità

Asparago Verde

Pere certifi cate IGP

L’asparago Verde di Altedo può esser coltivato esclu-

sivamente nell’area che ca-ratterizza la sua tipicità e che cade tra la provincia di Bolo-gna e quella di Ferrara, toc-cando in tutto 56 Comuni.La tipicità dell’asparago ver-de di Altedo riconosciuta con l’IGP da oltre 5 anni è caratte-rizzata dal territorio d’origine, dalla modalità di coltivazione, dalla varietà utilizzata ma so-prattutto dalla cultura dei pro-duttori che da anni si traman-dano questa tradizione nella zona.Gli asparagi infatti, pur di ori-

gini asiatiche sono giunti in Italia da epoca immemorabile tanto che esistono nei boschi anche in forma selvatica.Le versioni coltivate erano già note come leccornia presso gli egiziani, i greci e i roma-ni, vantano citazioni letterarie di Plinio e Catone ed anche il primo ministro prussiano Bi-smark ne andava pazzo. Già ai tempi dei Romani, come conferma Vincenzo Tanara, Nel suo citatissimo “Economia del Cittadino in Villa”, gli asparagi della pianu-ra tra Bologna e Ferrara erano considerati tanto pregiati da venire inviati a Roma avvolti uno ad uno in una particolare carta che ne preservava la fre-schezza.Questi asparagi di qualità su-periore, da cui derivano gli at-tuali IGP di Altedo, in alcuni casi e secondo gli storici, pesa-vano anche tre libbre l’uno ed erano considerati un vero pro-dotto di pregio.Le virtù salutari di questo or-taggio sono descritte e decan-tate in molti testi antichi.L’asparago secondo diverse fonti, oltre ad essere un pro-dotto straordinario gastrono-micamente ha anche ottimi

requisiti nutrizionali. È unodegli ortaggi coltivati più ric-co di fi bra ed apporta limita-te quantità di grassi, proteinee zuccheri, mentre è ricco dielementi minerali fondamen-tali per l’uomo, in particola-re calcio, fosforo, magnesio epotassio. Questo ortaggio haanche un contenuto di antios-sidanti, nonché di vitamina A,B6 e C ed è un’eccellente fon-te di acido folico. Aumenta lafl uidità del sangue, ha un ef-fetto rimineralizzante e puòstimolare l’intestino pigro; lasua proprietà più signifi cativaè però quella diuretica, che fa-cilita l’eliminazione dall’orga-nismo dei liquidi in eccesso edelle scorie prodotte dal meta-bolismo. Annualmente il Consorziodell’Asparago verde di Alte-do IGP organizza insieme alleistituzioni locali una storicaSagra che si ripete da 40 anni.Si tratta di un evento che oggiha raggiunto l’importanza na-zionale per numero di visita-tori e risonanza e l’iniziativarealizzata nel periodo di pienaproduzione off re l’opportunitàai visitatori di godersi ricettedella tradizione e non e unaatmosfera veramente tipica.

Asparago verde di Altedo, orgoglio dei territori di Bologna e FerraraUna lontana e consolidata tradizione che risale ai primi anni del 900

Il Consorzio di bonifi ca Teve-re-Nera, costituito il 31 mar-

zo 1972 con decreto del Presi-dente della Repubblica, è un ente di diritto pubblico che ha carattere interregionale e in-teressa una superfi cie totale di 177.779 ettari, acquisita per ef-fetto di diversi provvedimen-ti amministrativi succedutisi nel tempo, come la fusione dei pre-esistenti consorzi Baschi-Orte e Conca Ternana. L’attuale comprensorio consortile, cioè il territorio su cui il Consorzio

esercita la propria competen-za circoscritto da un perimetro approvato con legge regionale, interessa le provincie di Terni (23 comuni), Perugia (3 comu-ni) e Viterbo (9 comuni) di due regioni (Umbria e Lazio) ed è diviso in cinque sistemi idrauli-camente omogenei: Alto Teve-re, Medio Tevere, Basso Tevere, Alto Nera e Medio Nera. Tutti i soggetti agricoli ed extragricoli, privati e pubblici, proprietari di immobili iscritti nel catasto del Consorzio di bonifi ca, sono ob-

bligati, per legge, al pagamento dei contributi consortili (potere impositivo) e per questo hanno diritto a far parte dell’Assem-blea dei Consorziati. In conco-mitanza con le tornate elettorali spesso capita che il Consorzio Tevere-Nera fi nisca nel mirino di chi ne vorrebbe l’abolizione, ma questo non fa altro che au-mentare i costi per le spese le-gali, con inevitabile ricaduta proprio sulle quote che i circa 88.000 contribuenti pagano: e dire che fi no ad ora oltre 1.000

sentenze delle Commissioni Tributarie Provinciali in meri-to ai 4.500 ricorsi, hanno sem-pre dato ragione al Consorzio e respinto le istanze del Comitato abolizionista.Il polverone sollevato per aboli-re quella che viene populistica-mente defi nita la “Tassa Teve-re-Nera” è dunque solo un falso problema che non frena l’atti-vità dell’organismo – guidato da un nuovo Cda, presieduto da Vittorio Contessa – che si è recentemente distinto proget-tando e realizzando importanti opere, e per aver messo in pra-tica tutta una serie di iniziative fi nalizzate ad incrementarne la presenza attiva sul territorio, a razionalizzarne il funziona-mento, a rendere più trasparen-te il rapporto con i consorziati, in poche parole un vero e pro-prio “nuovo corso”. “Cerche-remo di togliere la tassa a chi non trae benefi ci – promette il Presidente Vittorio Contessa – ma nella consapevolezza della nostra importanza per la dife-sa idrogeologica e per la corret-ta gestione delle risorse idriche del nostro territorio a favore di tutti i residenti”I due settori prevalenti di ope-ratività, infatti, riguardano la si-stemazione e manutenzione dei

corsi d’acqua e la realizzazione e gestione di impianti di irriga-zione collettivi nella Conca Ter-nana ed aree limitrofe.Il primo fi nalizzato a ridare effi cienza agli alvei dei corsi d’acqua e alla loro messa in si-curezza, eliminandone o atte-nuandone i rischi di esonda-zione.Il secondo riguarda la gestione degli impianti di irrigazione a scorrimento ed a pioggia che si estendono su circa 2.800 et-tari con quattro stazioni di sol-levamento idrico, 40 chilometri di canali ed oltre 120 chilome-tri di tubazioni. Per tale scopo il Consorzio è titolare di una concessione di grande deriva-zione idrica dal fi ume Nera, per un totale di 9 metri cubi al secondo. L’insieme dei canali, in occasione di piogge inten-

se, funziona da scolo delle ac-que superfi ciali in molte zonedel comprensorio sprovvistedella rete fognaria delle cosid-dette “acque bianche”. Ma al dilà del grande impegno a difesadel territorio, il Consorzio dibonifi ca Tevere-Nera ha datoun’importante impulso per losviluppo dell’economia agrico-la, e non solo, di questa partedell’Umbria: non bisogna di-menticare, infatti, che gestisceanche i fi nanziamenti Statali eRegionali per la difesa del suoloe le politiche agricole per decinedi milioni di euro, che vengonoutilizzati per eseguire opere einterventi direttamente o appal-tandoli ad imprese, favorendo egarantendo così anche i livellioccupazionali di tante piccolee medie aziende (nonché studitecnici) Ternane.

Consorzio di bonifi ca Tevere-Nera, risorsa per il territorioVittorio Contessa del Cda: “Le campagne pro abolizione sono alla base dell’aumento dei costi per spese legali e di gestione che inevitabilmente ricadono su tutti gli 88.000 consorziati”

Gabbionata

Una tipica metodologia d’irrigazione

5EventiLunedì 25 Gennaio 2010

Piramide Alimentare Toscana: mangiare sano, buono, toscano anche fuori casaSi può mangiare di tutto, va solo regolata la frequenza di assunzione: gli alimenti al vertice

della “Pat” vanno consumati meno spesso, quelli alla base di più

Le piramidi non sono solo i monumenti sepolcrali dei Fa-

raoni dell’Antico Egitto, giunte intatte fi no ai nostri gior-

ni, con il loro prezioso contenuto: da sempre, infatti, sono

costruzioni simboliche che partono dalla fi gura geometri-

ca – un poliedro avente per base un poligono e per facce

dei triangoli i cui vertici superiori si congiungono in un uni-

co punto all’apice – per divenire un vero e proprio simbolo

della vita, della rinascita. Anche la Regione Toscana – in

collaborazione con i migliori ricercatori, agronomi, medici,

nutrizionisti, epidemiologi, veterinari, biologi, economisti

delle Università di Firenze, Pisa e Siena e di numerosi Isti-

tuti che a vario titolo si occupano di alimentazione, come

l’Ispo di Firenze, il Cnr di Pisa, il Cesai dell’Accademia dei

Georgofi li, lo studio InCHIANTI dell’Asl di Firenze, con il

supporto delle Agenzie del mondo agricolo (Arsia) e sani-

tario (Ars) – ne ha costruita una, registrandone il marchio,

la Piramide Alimentare Toscana (PAT), che vuole rappre-

sentare un salutare modello di alimentazione, che rispetti

l’ambiente e le produzioni locali, e ci aiuti a vivere meglio,

attraverso un concetto assai semplice: si possono – anzi,

si devono! – consumare tutti gli alimenti, senza esclusio-

ni, regolandone, però la frequenza di assunzione. Cioè,

vanno ingeriti più spesso quelli indicati alla base delle pi-

ramide, più raramente quelli al vertice, sempre nel pieno

rispetto delle radici e delle tradizioni toscane. Si tratta di

raccomandazioni effi caci per difendersi dalle malattie più

diffuse: infatti, secondo l’Organizzazione Mondiale della

Sanità, sovrappeso, obesità, ipercolesterolemia ed iper-

tensione – favoriti da una alimentazione sregolata e da sti-

li di vita non salubri – sono i principali fattori di rischio per

l’insorgenza di danni alle coronarie, ictus, tumori, diabete

e tanti disturbi delle ossa e dei denti. I consigli alimen-

tari per vivere più a lungo, con una migliore qualità della

vita, sono stati defi niti in base a quello che oggi si sa con

certezza sui rapporti tra alimentazione e benessere. Tutti

sono interessati: donne e uomini, giovani, adulti e anziani,

guidati a scegliere i cibi tenendo conto della stagionalità

degli stessi (anche perché sono più buoni e fanno meno

male). Seguendo i facili accorgimenti suggeriti dalla Pira-

mide da semplici consumatori si potrà divenire in breve

tempo dei veri e propri sani-buongustai.

Alla base della Piramide ci sono frutta e verdura, il piatto

forte per la difesa naturale dalle malattie, per questo van-

no consumate tutti i giorni e anche più volte nella stessa

giornata. Va privilegiata la frutta fresca di produzione loca-

le, e molto colorata – giallo, arancio, rosso, verde intenso

– perché contiene una maggiore quantità di sostanze pro-

tettive. Maggiore attenzione, invece a quella più zucche-

rina, come fi chi, uva e banane, per non assumere troppe

calorie. Per quanto riguarda la verdura, la cottura in acqua

può danneggiare alcune sostanze antiossidanti: meglio

quella al vapore; i minestroni e le verdure stufate sono

meglio delle verdure lesse, perché l’acqua di cottura non

viene eliminata. Una buona regola sarebbe alternare ver-

dure crude e cotte, sempre, però, dai colori accessi. Al

secondo livello, si passa ai cereali che vengono consuma-

ti quasi esclusivamente come materia prima per prodotti

trasformati da forno, pasta o pane: già, il buon pane to-

scano senza sale (così la pressione non… sale). Vi è pure

l’olio extravergine di oliva – da usarsi con moderazione per

via dell’apporto calorico, sia per condire che pere cucina-

re – che, oltre ad essere uno dei maggiori ambasciatori

della toscanità nel mondo, possiede virtù benefi che per

la prevenzione. Il gradino successivo è il terzo, con il latte

ed i suoi derivati che i nutrizionisti suggeriscono di con-

sumare tutti i giorni, i legumi (più volte alla settimana) e

la frutta secca in guscio che può entrare a far parte delle

abitudini quotidiane, arricchendo la prima colazione o gli

spuntini o come ingrediente aggiuntivo delle insalate. Non

vanno trascurate le castagne per i micronutrienti impor-

tanti apportati. Solo al quarto livello si incontra il primo

prodotto animale, il pesce, (specie quello azzurro, ricco di

omega-3, che proteggono dalle malattie cardiovascolari),

da consumarsi almeno due volte alla settimana fresco o

surgelato; assieme alle carni bianche, quelle, cioè, degli

animali da cortile, soprattutto polli e tacchini, meglio se

ruspanti. Al quinto e penultimo gradino si trovano prodotti

da consumare più saltuariamente per via dei grassi saturi

che fanno pendere la bilancia del rapporto tra colesterolo

buono (HDL) e cattivo (LDL) verso quest’ultimo: i formag-

gi – in particolare quelli stagionati – uova e patate, che

essendo molto ricche in amido e povere in fi bre vanno

consumate cum iudicio e non intese come un sostituto

della verdura.

Al vertice della Piramide ecco la carne rossa (attenzione

anche alla cottura, da evitarsi alla braci e fritti), i salumi

(preferibili i magri come bresaola e prosciutto) e i dolci

con i quali è bene andar cauti per il loro alto tenore in

grassi e zuccheri, e lo sbilanciamento calorico che induco-

no nella dieta complessiva. Meno elaborati sono e meglio

è, preferibili quelli fatti in casa o artigianali rispetto a quel-

li industriali. Sono da considerare dolci anche i biscotti

da colazione, le merendine ed i dolciumi dei bar. E troppo

dolci sono anche le bevande commerciali che perciò tro-

vano posto in questo gradino della Piramide. Per evitare

rischi è bene consumare questi prodotti poche volte alla

settimana, scegliendo con cura la qualità. Il vino è “fuori

catalogo”, però, siccome la Piramide toscana è basata

sulla tradizione gastronomica locale, non lo esclude, anzi,

lo si può bere accostandolo agli alimenti dei vari livelli, ma

senza eccedere, diciamo quindi non più di un bicchiere a

pasto e magari anche un po’ meno le donne, che sono

più sensibili agli effetti dell’alcol. Al contrario c’è la racco-

mandazione di bere molta acqua (anche lontano dai pasti)

e fare sempre attività fi sica. Con la Piramide Alimentare

Toscana il vocabolo “dieta” non è sinonimo di privazione o

sacrifi cio: enogastronomi e buongustai possono infatti de-

liziarsi con ben 70 prodotti tipici, a volte presidi slow food,

altre volte messaggeri della fi liera corta, che ingentilisco-

no l’apparente fredda geometria del solido della salute.

Spuntano di volta in volta il pomodoro pisanello e il lardo

di Colonnata; la cipolla di Traschietto e il pane di Monte-

gemoli; il farro della Garfagnana e il leggendario pollo del

Valdarno; i pecorini della Montagna pistoiese e quelli della

Maremma grossetana; il fagiolo rosso di Lucca e il “muc-

co” pisano; gli spinaci della val di Cornia e il prosciutto del

Casentino; le mele del Mugello e le ciliegie di Lari. I nutri-

menti consigliati sono dunque genuini e prodotti vicino al

luogo di consumo, dunque più freschi e più sani e senza

costi aggiunti di trasporto e di inquinamento, ed in linea

con le tradizioni culinarie gastronomiche locali, così ap-

prezzate dal turismo internazionale e italiano. Sono racco-

mandazioni tutte toscane, ma utili per chiunque. La Pira-

mide è il risultato di un lavoro di analisi e documentazione

curato da un qualifi cato e variegato comitato scientifi co:

il menù suggerisce corrette pratiche per una equilibrata e

sana alimentazione: certo non rende invulnerabili, ma au-

menta le difese del nostro organismo, senza rinunciare al

gusto della buona cucina. Ultimo ma non ultimo il progetto

di applicare la Piramide alla rete della ristorazione e delle

mense per dare la possibilità a chi mangia fuori casa di

consumare un pasto bilanciato, gustoso, vario e sicuro,

insomma “guadagnare salute in Toscana”.

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

6 EventiLunedì 25 Gennaio 2010

L’impiego dei mezzi mec-canici è alla base dell’effi -

cienza e della qualità di ogni produzione agricola. Non esiste indagine economica sul settore primario che non ap-profondisca anche gli aspetti relativi alla meccanizzazione, considerata lo strumento per realizzare quel processo di industrializzazione dell’agri-coltura che è alla base della moderna economia. Le mac-chine hanno razionalizzato il sistema della produzione agricola, non soltanto perché hanno intensifi cato e velociz-zato in modo straordinario le lavorazioni, ma anche perché hanno comportato una rior-ganizzazione degli impianti colturali in funzione delle lavorazioni meccaniche, de-terminando, ad esempio, la distanza tra le piante di un frutteto o la larghezza dei fi la-ri di una vigna, e indirizzando le aziende verso quelle varietà di prodotti che meglio si pre-stano ad essere meccanizza-te. L’uso delle macchine non solo comporta una maggiore produttività, un incremento delle rese, una sempre mino-re incidenza dei costi di ma-nodopera, ma consente una

netta riduzione dell’impatto ambientale delle lavorazioni e una maggiore salubrità delle produzioni. In altri termini, le macchine sono garanzia di un’agricoltura “quantitativa” e insieme di un’agricoltura “qualitativa”. È proprio la poli-tica della qualità che costitui-sce la sfi da più importante per il settore primario, soprattutto in Europa, dove la Pac mira a

premiare le produzioni a più alto valore aggiunto e a rea-lizzare un sistema nel quale la eco-compatibilità, che va dalla riduzione degli input chimici alla cura del benessere de-gli animali d’allevamento, ha un’importanza fondamentale.In questa prospettiva si è svi-luppata da vari anni a questa parte – in buona parte per merito dell’industria italiana

che si colloca ai primi posti a livello mondiale per capaci-tà produttiva e per varietà di prodotti - una gamma di mac-chine sempre più specializza-te e perfezionate, in grado di gestire scientifi camente tutte le fasi della coltivazione, non soltanto per quanto riguarda le grandi commodities ma an-che per quanto riguarda le col-ture specializzate e di nicchia. Quando si parla di meccaniz-zazione, insomma, si parla del cervello e forse dell’anima stessa dell’agricoltura, di uno strumento prodigioso a cui si affi dano gli agricoltori, i con-toterzisti, i manutentori del verde e delle aree forestali, al quale gli economisti attribui-scono un’importanza vitale nel sistema economico dei Paesi più sviluppati come di quelli emergenti e in via di sviluppo, e al quale solo il mondo poli-tico sembra – almeno in Italia - prestare poca attenzione. Il rinnovo del parco macchine, necessario per accompagnare l’agricoltura verso quell’econo-mia di mercato che la riforma della politica agricola comuni-taria persegue, non benefi cia nel nostro Paese di contributi specifi ci. Nelle fi nanziarie de-

gli ultimi anni hanno trovato posto incentivi per vari settori della meccanica, ma non per quello delle macchine agrico-le che presenta invece, al pari degli altri, la necessità di un sostegno per il rinnovo del parco anche ai fi ni della si-curezza e della compatibilità ambientale. Anche sul fronte della ricerca lo scenario è tutt’altro che fa-vorevole, se consideriamo che gli ultimi progetti pubblici na-zionali nel campo della mecca-nizzazione agricola risalgono agli anni ’80, e che da oltre un ventennio gli investimenti per l’innovazione dei prodotti e la sperimentazione di tecnologie di nuova generazione gravano in massima parte sulle aziende

costruttrici. La meccanizza-zione rappresenta insomma,ancora oggi, una sfi da per lanostra economia, una sfi dache dovrebbe coinvolgere inmodo corale le industrie co-struttrici, le organizzazioniprofessionali agricole, gli isti-tuti di ricerca, gli enti pub-blici nazionali e territoriali eil mondo politico, che credonon potrà non prestare mag-giore attenzione al tema, già apartire da quest’anno. Realizzare questa sintonia si-gnifi cherebbe non soltantodare prova di cooperazionee di responsabilità, ma anchedimostrare una visione strate-gica di quello che l’agricolturapuò e deve essere in un siste-ma economico moderno.Componente per trasmissioni meccaniche

Lavorazione del terreno

■ UNACOMA / Mezzi agricoli, strumento fondamentale per un’agricoltura effi ciente ed eco-compatibile

Agricoltura: urge un rinnovo del parco macchinePer il nuovo anno, il settore confi da in una maggiore attenzione da parte del mondo politico e della ricerca

7EventiLunedì 25 Gennaio 2010

8 EventiLunedì 25 Gennaio 2010

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Prima carne suina apparte-nente al circuito Dop (De-

nominazione di Origine Pro-tetta), il Gran Suino Padano identifi ca i tagli di carne fresca provenienti da suini pregiati, nati, allevati e macellati in Ita-lia (la zona di produzione – in-tesa come la zona in cui avvie-ne la nascita, l’allevamento, la macellazione e il confeziona-mento delle carni – è racchiusa nel territorio che comprende l’Abruzzo, l’Emilia Romagna, il Friuli Venezia Giulia, il Lazio, la Lombardia, la Toscana, le Marche, il Molise e il Veneto).Una fi liera 100% nazionale per animali alimentati in modo da ottenere una crescita più lenta e tale da assicurare un’elevata qualità delle carni.Sicurezza e qualità garantite, dunque, per i consumatori

che scelgono di affi darsi al marchio Gran Suino Padano (riconoscibile nei punti ven-dita dal tassello consortile presente su tutte le confezio-ni) grazie ai numerosi con-trolli. Controlli imposti dal Disciplinare di produzione che ne stabilisce in maniera inderogabile le modalità di al-levamento e di alimentazione.L’origine tutta italiana del Gran Suino Padano è certifi cata dall’Istituto Parma Qualità (IPQ) che vigila su uno speri-mentato sistema di tracciabili-tà che coinvolge l’intera fi liera. La carne del Gran Suino Pa-dano Dop rappresenta, grazie all’alimentazione controllata e completamente vegetariana dei suini, la risposta adeguata alle moderne esigenze nutrizionali: infatti, la carne del Gran Suino

Padano rappresenta una fonte preziosa di proteine quali ferro e zinco, oltreché di vitamine del gruppo B.Tutti nobili i tagli del Gran Suino Padano: a partire dalle cosce da cui si producono i pregiati Prosciutti di Parma e di San Daniele (anch’essi con-traddistinti dal marchio DOP) fi no alla lonza, al carrè, al fi -letto, alle braciole che, grazie al loro ridotto tenore di gras-so, risultano essere altamente digeribili e molto versatili in cucina. Così da trovare senza fatica la giusta collocazione nelle nostre ricette.

Il ConsorzioA sorvegliare sulla denomina-zione del prodotto è il Con-sorzio del Gran Suino Padano costituitosi nel 2006. Il Con-

sorzio del Gran Suino Padano ha come scopo la tutela e la vigilanza sulla denominazio-ne Gran Suino Padano e sui marchi ad essa connessi; la valorizzazione, l’informazione e la promozione al consuma-tore sui prodotti della denomi-nazione stessa. Il Consorzio, inoltre, è preposto ad assistere gli operatori interessati alla produzione e trasformazione delle carni del Gran Suino Pa-dano allo scopo di migliorarne la produzione e la commer-cializzazione sia in Italia che all’estero.Il Consorzio ha anche un sito dove trovare tutte le informa-zioni: www.grannsuinopadano.com

I Controlli28 ispettori, 2 laboratori di ana-lisi, più di 4.000 controlli ogni anno: sono questi i numeri che garantiscono la qualità, la sicurezza e la tracciabilità del Gran Suino Padano. L’origine tutta italiana del “Gran Suino Padano” è certifi cata infatti da un organismo di controllo indipendente: l’Istituto Par-ma Qualità (IPQ), designato dallo stesso Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. L’IPQ vigila su uno sperimen-tato sistema di tracciabiltà che

coinvolge tutti gli attori della fi liera. L’Istituto verifi ca ogni giorno, con i propri ispettori sul campo, l’utilizzo di razze suine prestabilite, la corretta apposizione del tatuaggio, il rispetto delle rigorose regole di alimentazione e di alleva-mento, la correttezza delle certifi cazioni rilasciate per il trasferimento dei suini.Infi ne l’IPQ controlla il rila-scio della Certifi cazione Uni-fi cata di Conformità. Si tratta del certifi cato fi nale che garan-tisce le caratteristiche uniche del Gran Suino Padano: l’età,

il peso, l’alimentazione, il tipogenetico, l’allevamento di pro-venienza. Inoltre, grazie ai laboratori dianalisi, l’IPQ verifi ca a cam-pione la corrispondenza trale caratteristiche delle carniottenute e le prescrizioni tec-nico-qualitative contenute nelDisciplinare. In modo da ga-rantire che la carne che arrivasulla tavole degli italiani corri-sponda agli standard di qualitàdel suino tradizionale italiano.Realizzato con il contributo delMinistero delle Politiche Agri-cole, Alimentari e Forestali.

■ CONSORZI / Gran Suino Padano Dop

Gusto e qualità sulle tavole degli italiani

Ugo Sassi, Presidente del Consorzio del Gran Suino Padano

Tutti nobili i tagli del Gran Suino Padano: a partire dalle cosce da cui si producono i pregiati Prosciutti di Parma e di San Daniele (anch’essi contraddistinti dal marchio Dop) fi no alla lonza, al carrè, al fi letto,

alle braciole che, grazie al loro ridotto tenore di grasso, risultano digeribili e versatili in cucina.

9EventiLunedì 25 Gennaio 2010

Dallo specialista del prosciutto, il crudo da intenditori.Dolci, teneri, profumati, perfettamente stagionati: chi ama il crudo adora i crudi DOP Brendolan. Non a caso, dietro c’è tutta la garanzia di una filiera produttiva completamente controllata: razze suine selezionate, alimentate e allevate correttamente; una macellazione gestita direttamente dall’azienda nel rispetto degli standard igienico-sanitari più severi; lavorazioni e stagionatura più che accurate, nel rispetto della migliore tradizione italiana. Ogni prosciutto Brendolan è identificabile dalle origini fino alla distribuzione, per una garanzia di sicurezza e qualità assolute.

PROSCIUTTI D.O.P. BRENDOLANDa degustare.

Oreste Giurlani, presidente Uncem Toscana

Giurlani verso il secondo mandato alla guida di Uncem ToscanaIl suo impegno per la nostra montagna, nonostante gli ostacoli della Finanziaria e del Ddl Calderoli penalizzanti per i piccoli comuni del territorio

Il 25 gennaio a Firenze, nell’Auditorium di Via Ca-

vour 4, si svolgerà il Congres-so di Uncem Toscana: saranno presenti i delegati delle 14 Comunità Montane e delle 5 Unioni Speciali (sorte dalle ceneri di 6 Comunità sciolte dopo l’entrata in vigore della legge regionale 37 del 2008) che uniscono complessiva-mente ben 157 comuni, cioè più del 50% dei 287 della in-tera Toscana, assieme a par-lamentari, sindacati, delegati degli enti locali (Comuni, Provincie e Regioni) ed as-sociazioni di categoria. Sarà l’occasione per dibattere e fare uno spaccato della situazione che Uncem sta vivendo e pro-cedere al rinnovo degli organi istituzionali, a livello regio-nale, della stessa, anche se in realtà non dovrebbero esserci particolari novità dal mo-mento che attorno all’attuale Presidente, Oreste Giurlani, si sta raccogliendo l’unanimi-tà dei consensi per un rinno-vo del mandato anche per i prossimi cinque anni, a fronte della qualità del lavoro svolto nel primo quinquennio, forte anche dell’esperienza perso-nale quale primo cittadino di Fabbriche di Vallico, sulle Alpi

Apuane, che raccoglie 700 re-sidenti che diventano 4.000 d’estate, ai quali deve garanti-re regolari servizi, anche nelle emergenze, tipo la frana che recentemente ha isolato le due frazioni di Vallico Sopra e Val-lico Sotto ed i suoi abitanti (di cui 75 anziani sopra i 65 anni, 22 dei quali soli e 20 ragazzi di fascia scolare). “Il Congresso – spiega Giurlani – arriva pro-prio adesso che stiamo viven-do una fase delicata, per via della approvazione della Legge Finanziaria e della discussione

parlamentare del DDL Calde-roli, che sono penalizzanti nei confronti dei piccoli comuni e delle Comunità Montane, dal momento che vengono tagliati ulteriormente dei fondi vitali: eppure, nonostante questo, il nostro obiettivo rimane quel-lo di rilanciare la montagna, e favorirne lo sviluppo, in osse-quio alla Carta Costituzionale che all’art.44 prevede politiche specifi che in questo senso, per dare un valore a questo terri-torio spesso dimenticato. Ri-badire ancora una volta che la Montagna deve essere aiutata a vivere nel wellness, indipen-dentemente dal fatto che si chiamino o meno Comunità Montane gli enti preposti a raccogliere le istanze dei sin-goli comuni.” In particolare il DDL Calderoli “salva” i co-muni che abbiano il 75% della propria estensione sopra i 600 metri: “Le zone appenniniche – aggiunge Giurlani – in parti-colare quelle della Toscana, ri-sultano penalizzate da questo disegno che al contrario pre-mia quelle alpine: applicando questi parametri, infatti, appe-na 24 dei nostri 139 comuni montani continuerebbero a benefi ciare dei trasferimenti statali. Va a fi nire che le no-

stre zone appenniniche, rico-nosciute per montane fi n dai tempi di Leopoldo de’ Medici, non sarebbero più montane con gravissime ripercussioni economiche, che andrebbero a penalizzare i servizi essen-ziali che abbiamo sempre ga-rantito. L’incertezza non aiuta e l’unione tra forze deboli non paga…” L’Uncem rappresenta un esempio di associazioni-smo positivo e persegue un ruolo di progettualità e di go-vernance sui temi di sicurezza, welfare, politica sociale e sani-taria, ed innovazione: “I nostri comuni montani – aff erma con orgoglio il Presidente Giurlani – sono tutti connessi con linea Adsl e le nuove tec-nologie servono per rendere le amministrazioni ancora più effi cienti. Internet e ban-da larga sono al centro della nostra attenzione.” Ennesima testimonianza della bontà del lavoro svolto dal Presidente Oreste Giurlani e dal suo staff durante il primo mandato: “Gestiamo parecchie deleghe regionali e svolgiamo un ruolo forte sul piano della program-mazione. Abbiamo sviluppato funzioni associate per i nostri comuni, per poter garantire tutti i servizi – anagrafe, po-

lizia municipale, etc. – anche nei comuni più piccoli. In-somma abbiamo fatto sistema: nel 2008 abbiamo fatto inve-stimenti, sotto forma di opere pubbliche e servizi, per circa 150 milioni di euro, a fronte di un costo politico di 6 mi-lioni; queste risorse arrivano

da deleghe regionali, da fun-zioni proprie delle ComunitàMontane e delle Unioni Spe-ciali (bonifi ca, forestazione) edalla capacità di intercettarefondi europei e governativi.Pensiamo che quello toscanosia un modello positivo e daesportare.”

Cartina delle Comunità Montane, Unioni di Comuni a Statuto Speciale e Comuni Montani in Toscana

11EventiLunedì 25 Gennaio 201010 Eventi

Lunedì 25 Gennaio 2010

12 EventiLunedì 25 Gennaio 2010

Mediterraneo, Medio Orien-te e Paesi Arabi. Oltre na-

turalmente ad America Latina, Europa Centro Orientale, Sud-Est Asiatico e i colossi di Cina e India. Fieragricola, in program-ma dal 4 al 7 febbraio 2010, vuole essere sempre più una manifesta-zione internazionale e dinamica. Tanto che a Verona, alla prossima edizione (la numero 109), saran-no presenti 248 buyer esteri da 35 Paesi del mondo. Insomma, Fieragricola (www.fi eragricola.com) è sempre più un evento di «International Agri-business show», per esplorare il mondo dell’agricoltura, quanto mai in evoluzione e alle prese con le sfi -de della competitività.Cinque aree tematiche. L’impian-to di Fieragricola 2010 si aggior-na e amplia i settori espositivi e tematici: Agrimeccanica (dedi-cata alle innovazioni tecnologi-che e di processo nel campo della meccanica, macchine e attrezza-ture agricole), Agriservice (ser-vizi innovativi per lo sviluppo dell’agricoltura), Zoosystem (tec-nologie ed attrezzature per l’alle-vamento da reddito, prodotti per la nutrizione e la salute animale, centri di fecondazione e società

per la commercializzazione del seme, strumenti ed apparecchi veterinari), Bioenergy Expo (il salone dedicato alle energie da fonti rinnovabili in agricoltura),

il Salone della Multifunzione, opportunità per diff erenziare at-tività e fonti di reddito.Partecipata da tutti gli attori della «fi liera agricola». Fieragricola

si rivolge infatti ad imprendi-tori agricoli, allevatori, imprese di meccanizzazione agricola, veterinari, costruttori e com-mercianti di macchine agricole. E per ciascuno di loro sono in programma iniziative, eventi, momenti di approfondimento.Le principali novità. Con Zoo-system torna la nona edizione dello «European Open Holstein Show». Un confronto europeo delle bovine di razza Holstein, organizzato dall’Associazione provinciale allevatori di Verona, in collaborazione con Aia e Ve-ronafi ere.Evento internazionale anche con lo «European Brown Swiss Championship», il campionato patrocinato dalla Federazio-ne europea della razza Bruna, presieduta dal numero uno di Anarb, Pietro Laterza.Nell’ambito del Salone della Mul-tifunzione l’Associazione nazio-nale vivaisti esportatori è in prima linea con un convegno dedicato all’export per il settore vivaistico e ortofrutticolo. Problemi e pro-spettive. Ma anche nuovi scenari. Come quelli che illustrerà Nomi-sma, sul versante dell’Hobby far-ming: giardinaggio, ma non solo.

Agriservice presenterà l’«Arena delle novità», cuore tecnologi-co dedicato ai mezzi tecnici per l’agricoltura, gestione del paesag-gio, multifunzione.Bioenergy Expo, il salone de-dicato alle energie da fonti rinnovabili mette a fuoco le di-verse fi liere legate alle energie verdi, nell’ottica di una diver-sifi cazione quanto mai neces-saria per il settore primario.Di lavoro si occuperà il nuovo osservatorio di Fieragricola: Agrilabor, dedicato alle nuove professioni collegate con l’agri-coltura e a favorire l’incontro fra domanda e off erta di lavoro nell’area della meccanica agri-cola.Proprio sul fronte dell’Agrimec-canica, altro segmento di altis-simo profi lo che caratterizza Fieragricola e che è dedicato alla meccanizzazione, va segnalato nell’edizione 2010 il ritorno di John Deere a Verona.Oltre alle prove dinamiche nel-

le aree esterne – con un nuovocircuito - i visitatori potrannoscoprire nuove tecnologie ultra-sofi sticate (nel padiglione 6 laseconda edizione del Salone del-la Precision farming) brevettateper garantire la sicurezza deglioperatori dei campi, ma anche irisparmi energetici, di consumi emirati al contenimento dei costi,dalla semina su sodo allo spandi-mento geo-referenziato (tramitequindi il satellite Gps) dei refl uizootecnici.Da segnalare anche il convegnoorganizzato da Veronafi ere incollaborazione con Unima e ilCeettar, l’associazione europeadei contoterzisti, al quale parte-ciperà anche il presidente dellaCommissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro.Approfondimenti e confronti dicarattere internazionale caratte-rizzeranno per la prima volta set-tori di cui l’Italia è leader, come latabacchicoltura e il riso.

Immagine di un concorso all’interno di Fieragricola

La rassegna di Veronafi ere dedicata al settore primario è la seconda a livello europeo nel rapporto costi/contatti. Quest’anno attesi buyer da oltre 35

Paesi. Rafforzati tutti i pilastri della manifestazione: Agrimeccanica, Zoosystem, Salone della Multifunzione,

Agriservice, Bioenergy Expo. Senza dimenticare l’agricoltura di precisione e l’Hobby farming.

Con un grande ritorno: John Deere

Fieragricola sempre più evento internazionale fra zootecnia, politica e mercati, contoterzismoVerona torna la capitale europea dell’agricoltura

13EventiLunedì 25 Gennaio 2010

Mai come quest’anno, in molte città e paesi

dell’Italia Centrale, sono sta-te dedicate intere giornate gastronomiche alla cultura olearia, all’olio extravergine d’oliva e alla sua armoniosa combinazione con i prodotti a km 0 di una terra unica e col-ma di suggestioni. Degusta-zioni guidate, assaggi, punti ristoro e concorsi per stabili-re la migliore pietanza creata dai migliori chef della zona.

Obiettivo primario è stato quello di far conoscere ed educare alla degustazione tut-te quelle specialità del territo-rio prodotte e trasformate dal-la sapiente opera dell’uomo.A Semproniano (GR) ad esempio, all’interno di un suggestivo borgo collinare, in collaborazione di Slow Food, è stata presentata la prima Carta dell’Olio della zona amiatina, con tanto di cena per degustare il prezioso connubio tra i piatti

della tradizione e gli oli extra vergine presenti nella Carta.L’ideazione di una Carta dell’Olio - spiega il consulente agronomico pratese Andrea Gori, è stata per i numerosi partecipanti la concreta pos-sibilità di poter partecipare ad una degustazione guidata con un esperto per scoprire e riconoscere le varie tipologie di olio extra vergine di oliva locale, i pregi, le qualità, i di-fetti, la corretta conservazione del prezioso oro giallo e le sue caratteristiche organolettiche.L’augurio è quello che il clien-te, dopo la carta dei vini, ab-bia la possibilità di trovare sul proprio tavolo del ristorante anche una Carta dell’extraver-gine che lo aiuti in modo intui-tivo e semplice alla scelta degli abbinamenti per apprezzare al meglio le singole pietanze.

Extravergine al pari dei migliori viniDebutta sulle tavole la Carta dell’olio

A Semproniano (GR), in collaborazione con Slow Food, è stata presentata la prima

Carta dell’Olio della zona amiatina, in occasione di una degustazione del prezioso connubio tra

i piatti della tradizione e gli oli extra vergine

Sulla scorta del network produttivo internaziona-

le su cui può conta-re la multinaziona-le americana nelle principali aree pro-duttive del Centro America - dal Cile all’Argentina fi no all’Uruguay e al Mes-sico, unito agli ottimi rapporti di cui gode con i frutticoltori italiani - è nato il progetto Dole Ber-ry per il mercato italiano. L’iniziativa ha come obiettivo lo sviluppo di un’off erta di piccoli frutti completa e con-tinuativa per poter approvvi-gionare il mercato italiano di mirtilli, more, lamponi e altre piccole delizie con un proget-to di categoria che consenta una gestione ottimale dello

scaff ale e, quindi, ottimizzi le rotazioni e lo sviluppo del consumo.Partito in fase test quest’au-tunno con prodotto prove-niente da oltremare, il pro-getto ha obiettivi ambiziosi e vuole portare Dole nel corso di qualche anno ad essere uno dei player di riferimen-to del mercato italiano, svi-luppando partnership con i

produttori nazionali per la fornitura in stagione. Grazie ad una rete di Centri distri-butivi propri presenti su tutto il territorio nazionale Dole può garantire una capillari-tà di servizio a tutti i retailer così come un’ottima copertu-ra anche nella rete tradizio-nale grazie ai concessionari presenti nei principali centri agroalimentari.

Dole Italia entra nel mercato dei piccoli fruttiDa novembre 2009 la gamma Dole si è

arricchita di nuove delizieL’iniziativa dell’americana Dole mira a sviluppare

un’offerta completa e continuativa

di piccoli frutti sul mercato italiano:

mirtilli, more, lamponi e altre delizie

14 EventiLunedì 25 Gennaio 2010

La promozione di una cul-tura per una sana e cor-

retta alimentazione riveste un ruolo fondamentale nelle atti-vità e nelle iniziative del mini-stero delle Politiche agricole alimentari e forestali, che sta mettendo in campo una serie di azioni per sensibilizzare e promuovere l’importanza del mangiare sano. Un impegno concreto che rappresenta un percorso effi cace in grado di contrastare un fenomeno che si sta diff ondendo anche nel nostro Paese, quello dell’obe-sità: un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità sottolinea

come un bimbo su 3 in Italia è obeso o in sovrappeso. Con-sumi sempre più compulsivi a discapito di quelli necessari e abbandono inesorabile del-la dieta mediterranea: sono alcuni dei fattori che hanno alimentato questo fenome-no. Le azioni del Ministero si muovono su binari diversi: sensibilizzazione, promozione e valorizzazione, ma anche at-traverso l’off erta di strumenti concreti per supportare il con-sumatore al momento dell’ac-quisto. Nello specifi co, tra le iniziative del Mipaaf un ruolo centrale occupa Food4U, una

campagna di sensibilizzazione realizzata sotto l’Alto Patrona-to del Presidente della Repub-blica. L’iniziativa di respiro internazionale coinvolge stu-denti delle scuole di 16 Paesi europei (Austria - Belgio - Da-nimarca - Finlandia - Francia - Germania - Gran Bretagna - Grecia - Italia - Lussem-burgo - Norvegia - Olanda - Portogallo - Spagna - Svezia - Ungheria). I giovani parte-cipanti (6 milioni di studenti da 25.000 scuole diverse) sono chiamati ad esprimere, con la realizzazione di un breve vi-deo corredato da backstage

sul tema “I giovani e una ali-mentazione consapevole”, il proprio punto di vista sull’im-portanza di una sana alimen-tazione. E una Commissione giudicatrice internazionale di preselezione individua i due migliori spot per ciascuno dei 16 Paesi coinvolti nell’iniziati-va. Il Ministero ha fatto cor-rere la promozione del man-giare sano attraverso alcune grandi gare ciclistiche con il progetto “La qualità in Giro”: la forte dimensione territo-riale di queste manifestazioni, restituisce in maniera viva il legame tra produzioni agroa-limentari, territori e identità culturale, fattore competitivo determinante dell’agroali-mentare nazionale insieme alla qualità. Il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali ha deciso quindi di seguire due classiche gare ci-clistiche nazionali di fi ne sta-gione svoltesi in Lombardia e Piemonte, per promuovere la conoscenza dell’agroalimen-tare di qualità prodotti nelle zone che attraverseranno i ciclisti. L’attenzione verso il tema di una sana e corretta alimen-tazione è testimoniata anche dalla realizzazione di una campagna informativa “Sai quel che mangi”, che si è arti-colata tramite la progettazio-ne e la redazione di opuscoli riguardanti diverse fi liere dell’agroalimentare e la loro distribuzione nei luoghi di contatto tra la domanda e l’of-ferta dei consumi alimentari.

In particolare, la campagna haprevisto la realizzazione di 13mln di copie di 8 opuscoli, ditaglio informativo e divulgati-vo, sulle seguenti fi liere: frut-ta, ortaggi, pane - pasta, carnifresche, carni stagionate edinsaccate, formaggi, vino.L’azione del ministero dellePolitiche agricole alimenta-ri forestali si articola ancheattraverso la realizzazione diuno strumento utile e utiliz-zabile da parte del cittadinoal momento dell’acquisto.Un servizio moderno, velocee gratuito, pensato per tuttii consumatori e destinato arendere più semplice fare unaspesa intelligente e consape-vole. È il servizio Sms Con-sumatori, realizzato in colla-borazione con le Associazionidi Consumatori e con l’Ismea,che permette di informarsisui prezzi medi dei princi-pali prodotti agroalimentariall’origine, all’ingrosso e aldettaglio: frutta, ortaggi, lattee latticini, carne, pesce, pane,pasta, etc. Il tema della sana e correttaalimentazione coinvolge, in-fi ne, anche l’aspetto della si-curezza alimentare. E in que-sto senso il ministro Zaia hainaugurato la stagione dellatolleranza zero per tutelare edifendere il consumatore ga-rantendo la genuinità e qua-lità dei prodotti che arrivanosulla tavole degli italiani. Unulteriore dimostrazione dellacentralità che occupa il temadell’alimentazione nell’azionedel governo.

Lotta all’obesità: il governo italianoper una sana e corretta alimentazioneSecondo l’Istituto Superiore di Sanità, in Italia un bimbo su tre è in sovrappeso: tra le iniziative intraprese, la campagna Food4U

Le azioni del Ministero si muovono su binari

diversi: sensibilizzazione, promozione e valorizzazione,

ma anche attraverso l’offerta di strumenti

concreti per supportare il consumatore al momento

dell’acquisto

15EventiLunedì 25 Gennaio 2010

QUI, nelle Marche, si investe per costruire un futuro migliore, per portare lezone rurali a proporsi come nuovo modello di vita, coerente con l’identitàregionale, attento alla salute, all’utilizzo corretto delle risorse, alla salvaguardiadell’ambiente, alla valorizzazione delle tipicità e delle radici storiche e culturali. QUI la nostra regione sta cambiando nel rispetto dell’ambiente e del suoterritorio, grazie agli interventi promossi dal Programma di Sviluppo Rurale, conil contributo dell’Unione Europea.

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COLTIVIAMO IL TUO FUTURO

Unione Europea / Regione MarchePROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE 2007-2013

www.agri.marche.itwww.quiblogpsrmarche.it

16 EventiLunedì 25 Gennaio 2010

Rinnovabili, meccanizzazione agricola, genomica: così l’agricoltura diversifi ca e punta a fare redditoViaggio fra le principali novità di Fieragricola e Bioenergy Expo, in programma a Veronafi ere dal 4 al 7 febbraio 2010

Veronafi ere spinge sulle energie da fonti rinno-

vabili in agricoltura. Dal 4 al 7 febbraio 2010, infatti, in concomitanza con l’edizione numero 109 di Fieragricola, va in scena Bioenergy Expo, il Salone dedicato alle energie rinnovabili.Una scelta per nulla casuale. Soprattutto se calata nell’am-bito del settore della produ-zione primaria, al quale è as-similata a pieno titolo, almeno con riferimento alle fonti agri-

cole (fotovoltaico compreso). Così, la produzione di energia elettrica da fonti agroforesta-li e da impianti fotovoltaici rientra fra le attività agrico-le. Con la conseguenza che il reddito è determinato con la tariff a catastale (da questo principio sono escluse le so-cietà per azioni); i dipendenti sono inquadrati in agricoltura e possono contare sui contri-buti agricoli unifi cati; il tito-lare dell’impresa rimane colti-vatore diretto e imprenditore

agricolo a titolo professionale, con la conseguenza che even-tuali costruzioni sono esenti dal cosiddetto “contributo di costruzione”; i fabbricati (anche se accatastati) sono considerati rurali e pertanto non soggetti a Ici; si possono acquistare i carburanti con riduzione delle accise; non si perdono i diritti ai contributi nell’ambito dei Psr (Piani di sviluppo rurale).Sul piano del lavoro, in Italia l’indotto delle energie verdi

off re attualmente occupazio-ne per circa 950mila addetti, ma si stima che nei prossimi dieci anni saranno 1,5 milioni gli occupati. Un’accelerazione assolutamente interessante.Dalla teoria alla pratica di Bioenergy Expo il passaggio è all’insegna delle novità e delle opportunità concrete, tenuto conto che la fi liera agroener-getica rappresenta una for-mula vincente in un’ottica di multifunzionalità e diversifi -cazione del reddito, oltre che

un gesto consapevole di salva-guardia dell’ambiente.Così, a Bioenergy Expo si po-tranno trovare, fra le molte novità e applicazioni “da ve-dere” direttamente a Verona-fi ere, una serra per coltivare pomodori col sistema idropo-nico, e con un riscaldamento totalmente verde, costituito da pannelli fotovoltaici e una caldaia a cippato da biomassa legnosa.Da Bioenergy a Fieragricola 2010, la fi losofi a che ispira gli eventi è la medesima: concre-tezza e dinamicità. Senza di-menticare - accanto alla red-ditività e alla multifunzione delle imprese - le opportunità di lavoro. Che in agricoltura, per alcuni segmenti, sono quanto mai reali. Dai cosid-detti “green jobs” alla zootec-nia, fi no alla meccanizzazione agricola.Nasce così, fra le novità di Fieragricola 2010, “Agrilabor - Le professioni dell’agromec-canica”. Un’area di incontro fra esigenze e aspirazioni professionali, fra richieste e necessità nell’ambito lavorati-vo agricolo. Agrilabor è strut-turato in tre sezioni o aree tematiche: l’Offi cina virtuale, l’Area forum e l’Area job.In particolare, l’Offi cina vir-tuale sarà organizzata come una vera e propria offi cina, per mostrare tutte le fasi operative di assistenza, ri-parazione e manutenzione di macchine agricole. L’Area forum è invece uno spazio destinato alle diverse fi gure

professionali di cui promuo-vere l’immagine (area com-merciale vendite, area tecni-ca assistenza, ricambi) dovealcuni giovani professionistiillustreranno agli studen-ti la loro attività lavorativa.L’Area job è confi gurata comeuno Sportello del lavoro, dovefar incontrare domanda eoff erta della fi liera agromec-canica. Una sorta appunto diagenzia di lavoro, per favorireal massimo l’occupazione el’inserimento nel mondo dellavoro ai giovani interessati.Regina di Fieragricola, perl’attrattiva che esercita sulmondo agricolo, resta la zo-otecnia. Quest’anno semprepiù internazionale. Accantoai due confronti sul ring, perla razza Bruna e la Holstein(Frisona), rispettivamentecon il terzo European BrownSwiss Championship e con lanona edizione dello Europe-an Open Holstein Show, nonmancherà un focus sulla ge-nomica, la vera sfi da del terzomillennio in tema di miglio-ramento genetico, morfolo-gia e produttività. Alla primavalutazione in assoluto dellagenomica sul bovino sarà de-dicato il convegno internazio-nale al quale parteciperannoesperti di fama mondiale delcalibro di Andre Eggen (Illu-mina, Francia), Paolo Ajmone(SelMol), Curt Van Tassel delDipartimento di Stato Usa perl’Agricoltura (Usda), ChrisWarkup (Quantomics), En-rico Santus (coordinatore diIntergenomics).

Nuove tecnologie agricoleGiovanni Mantovani, direttore generale Veronafi ere

Cinque consorzi agrari dell’Emilia Romagna fan-

no parte di “Consorzi Agrari d’Italia”, la nuova holding che ha come protagonista il siste-ma dei Consorzi Agrari, che in Italia sviluppa un fatturato di 3 miliardi di euro su 1300 punti vendita, ai quali fanno riferi-mento 300mila imprese agri-cole e un numero crescente di cittadini interessati dall’ac-quisto di prodotti alimentari genuini dalla fi liera agricola italiana al giardinaggio.Presentata a Cernobbio, al Fo-rum internazionale dell’agri-coltura e dell’alimentazione di Coldiretti, la nuova società consortile, cui aderiscono per il momento 23 consorzi agra-ri, è già un gigante dell’agroa-limentare che interessa quasi una impresa agricola su tre ed è leader nella gestione dei cereali, con il 20 per cento della produzione nazionale, e nella commercializzazione di mezzi tecnici per l’agricoltura, con il 25 per cento dei tratto-ri venduti; inoltre, garantisce l’alimentazione a un animale allevato su dieci ed è presente, anche con esempi di eccellen-za, in attività industriali e nella distribuzione alimentare.

Un gruppo attivo dal campo alla tavola attraverso il qua-le passa un chicco di grano italiano su cinque, destinati a fi nire come pane o pasta sul-le tavole dei consumatori, ma che vende anche un trattore su quattro al lavoro nelle campa-gne italiane.I cinque consorzi agrari dell’Emilia Romagna sono i consorzi interprovinciali Bo-logna-Modena e Forlì-Cesena-Rimini e i consorzi provinciali di Ravenna, Reggio Emilia e Piacenza. Insieme sviluppano un fattura-to di circa 620 milioni di euro e

operano sul territorio regiona-le attraverso una capillare rete organizzativa, con 112 agenzie 68 centri di stoccaggio di cere-ali, 78 depositi per carburanti, oltre 60 tra negozi alimentari, discount e garden.“In sinergia con tutti gli al-tri consorzi della holding - ha detto il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello - i consorzi agrari dell’Emilia Romagna punteranno alla creazione di una rete effi ciente di servizi con l’obiettivo di accrescere il peso degli agricoltori nelle re-lazioni industriali, attraverso la concentrazione dell’off erta e la commercializzazione delle produzioni, per aumentare il valore aggiunto degli agricol-tori”. Questo signifi cherà, ha spie-gato Tonello, “una presenza diretta sul mercato dei pro-duttori e il raff orzamento di una rete distributiva integra-ta. È una grande opportunità per l’agroalimentare italiano. Gli agricoltori si candidano a diventare protagonisti del pro-prio futuro”.L’holding di Consorzi Agrari d’Italia ha un capitale sociale di 4 milioni di euro ripartito tra i soci con quote e scaglioni in funzione del fatturato e una governance secondo il modello duale che prevede un consiglio di sorveglianza e un consiglio di gestione. Alla holding fanno capo quat-tro diverse società attive, ri-spettivamente, nel trading,

nella gestione dei punti ven-dita, nella trasformazione in-dustriale e nella gestione delpatrimonio immobiliare.In particolare, “Consorzi Agra-ri d’Italia” persegue quattroprincipali obiettivi: prima ditutto, la creazione di una reteeffi ciente di servizi su tutto ilterritorio nazionale di tipo tec-nico-commerciale, fi nanziario,logistico e nelle nuove energieagricole; poi la modifi ca dellerelazioni industriali accrescen-do il peso degli agricoltori.Tra gli obiettivi, inoltre, laconcentrazione dell’off erta ela commercializzazione delleproduzioni, per aumentare ilvalore aggiunto degli agricol-tori.Infi ne, anche una presenza di-retta sul mercato di prodottiagroalimentari “fi rmati dagliagricoltori” e il raff orzamentodi una rete distributiva inte-grata a partire dai punti vendi-ta esistenti.Le aree di business della socie-tà sono state individuate nellarazionalizzazione delle attivi-tà della rete Consorzi Agrari,nella realizzazione di una retedistributiva per le produzioni,nelle nuove energie, nel credi-to e nelle assicurazioni e nellafi liera dei seminativi.In questo ultimo settore, parti-colare riferimento è stato fattoal trading di grano duro, tene-ro, mais, altri cereali, alle atti-vità industriali di mangimifi ci,sementi e a quelle trasforma-zione delle produzioni (pasta,vino, olio, ecc).

“Consorzi Agrari d’Italia” anche in Emilia RomagnaSono cinque i consorzi che fanno parte della nuova holding che in Italia sviluppa un fatturato di 3 miliardi di euro su 1.300 punti vendita, per un totale di ben 300mila imprese agricole

Silos di raccolta

Macchine agricole all’opera di mietitura

EventiLunedì 25 Gennaio 2010 17

Nasce Agrifi di Uno Emilia RomagnaMaggiore sostegno alle imprese agricole

Dal primo gennaio 2010 dalla fusione di tre degli otto

confi di del settore agricolo operanti in regione Emilia

Romagna e più precisamente: Agrifi di Bologna, Agrifi di

Ravenna e Agrifi di Forlì- Cesena- Rimini, inizia la propria

attività Agrifi di Uno Emilia Romagna.

Il nuovo Confi di agricolo interprovinciale diventa il Confi di

leader della regione ed anche uno dei maggiori a livello

nazionale con i suoi 5000 soci, più di 75.0000.000 di

euro di fi nanziamenti deliberati nel 2009 ed un patrimo-

nio di garanzia costituito da 8.000.000 milioni di euro di

fondi liquidi, oltre a 11.000.000 Di euro dei fondi fi dejus-

sori sottoscritti dai soci.

Nella prima riunione tenutasi il 12/01/2010, il consiglio

di amministrazione ha eletto all’unanimità il presidente: il

bolognese Alberto Rodeghiero e i due vice presidenti Gio-

vanni Gagliardi di Ravenna e Domenico Cappelli di Forlì;

la direzione è stata affi data a Lucia Alfano di Ravenna, già

direttore della cooperativa Agrifi di Ravenna, con consolidata esperienza in materia di

confi di e settore agricolo.

Il neo presidente Rodeghiero ha maturato una lunga esperienza nel settore del credito

agrario ed in quello dei confi di, oltre che ad essere considerato uno dei maggiori esper-

ti in materia del complicato mondo degli aiuti di stato del settore agricolo, oltrechè

punto di riferimento sia per il mondo bancario che per le istituzoni pubbliche.

La decisione di dare vita al nuovo confi di è nata dalla consapevolezza che dopo l’otti-

mo lavoro svolto dai singoli confi di fi no ad ora, fosse giunto il momento di creare una

struttura ancora più forte e organizzata; in grado di fronteggiare la grave crisi che sta

attraversando il settore agricolo e poter essere così per le imprese agricole ancora di

più lo strumento che possa favorire l’accesso al credito ed a costi contenuti da non di-

menticare anche il grande sostegno dato dalla regione E.R. ai confi di agricoli e non, in

particolre dall’assessore all’agricoltura Tiberio Rabboni, che ha favorito con interventi

specifi ci la realizzazione delle aggregazioni tra i confi di agricoli.

Alberto Rodeghiero,

Agrifi di Uno Emilia

Il settore delle agroenergie rappresenta una delle nuove

frontiere della multifunzionali-tà agricola. Consentendo infatti l’apertura di un nuovo mercato - complementare a quello tradi-zionale dei prodotti alimentari - ed incidendo profondamente sull’organizzazione e sulla ge-stione dell’impresa e sulla sua redditività, determina nuove opportunità per il settore agri-colo e può rappresentare un punto di forza per le zone rurali. La stessa UE ha individuato nello sviluppo delle energie rinnovabili una delle nuove sfi -de dello sviluppo rurale, insie-me ai cambiamenti climatici, alla biodiversità, al risparmio e alla qualifi cazione della risorsa acqua. Le bioenergie e le ener-gie rinnovabili da biomassa possono contribuire in manie-ra determinante alla diminu-zione dei gas serra, attraverso il sequestro del carbonio e la riduzione della CO

2, nonché

possono concorrere alla sosti-tuzione dei combustibili fossili. I Piani energetici delle regioni, come le Marche, individuano le biomasse di origine agricola come uno strumento per con-tribuire alla produzione ener-getica attraverso il modello della produzione diff usa e di-

stribuita, cioè produrre energia in piccoli impianti dove può essere immediatamente utiliz-zata.Per accompagnare una reale crescita delle agroenergie e per raggiungere risultati impor-tanti e signifi cativi, la Regione Marche ha inteso lavorare su tre piani: Ricerca e Innovazio-ne; Processi Autorizzativi; So-stegno e Incentivi.Per quanto riguarda Ricerca e Innovazione, si è agito sulle fi liere agroenergetiche più in-teressanti per la nostra regio-ne: Biogas da refl ui zootecnici; Filiera ligno-cellulosica (legno e sottoprodotti delle derrate stocchi paglia ecc.); Biocombu-stibili: pellets; Olio energia.

Altri progetti sono in corso di svolgimento, continua la ricerca sul girasole altoleico e sull’introduzione del colza nell’ordinamento marchigiano. Di notevole importanza la spe-rimentazione su scala reale per l’impoverimento di azoto (me-todo strippaggio) dei digestati prodotti con il biogas in modo da utilizzarli come ammendan-ti in maniera effi cace nel rispet-to dei disciplinari anche nelle aree ZVN (zone vulnerabili nitrati). Il Servizio Agricoltura ha completato uno studio sui bacini agroenergetici regionali, andando ad individuare sul ter-ritorio biomassa di produzione o residuale, al fi ne di avere a di-sposizione una chiara realtà del

potenziale delle biomasse.Altro punto fondamentale sono i Processi Autorizzativi. La materia è abbastanza com-plessa, perché come noto sono coinvolte diverse istituzioni con competenze non sempre ben defi nite e delimitate. La Regione Marche ha istituito un gruppo di lavoro interservizi, Agricoltura, Ambiente, Indu-stria, Artigianato ed Energia per valutare tutti gli aspetti di semplifi cazione per gli impian-ti a biomassa di piccola taglia, sempre con un’ attenzione par-ticolare alla sostenibilità e ai problemi ambientali.Il Sostegno e l’Incentivazione degli impianti che utilizzano biomassa è un’altra condizio-

ne, senza la quale non possia-mo aspettarci grandi sviluppi. La Regione sostiene i piccoli impianti che possono avere a disposizione la biomassa in un limitato raggio di azione. L’orientamento delle produzio-ni agroenergetiche deve essere decisamente verso la valorizza-zione delle biomasse residuali, i refl ui zootecnici, gli scarti in-dustriali, oltre che delle colture dedicate sempre nel rispetto delle normative ambientali e sanitarie.L’Amministrazione regionale si è orientata decisamente verso misure specifi che per il soste-gno delle energie rinnovabili sia nel contesto della riconver-sione del settore bieticolo sia nel Piano di Sviluppo Rurale.Con il Piano di Azione Bieti-colo Saccarifero (PABS) sono stati messi a disposizione 2,5 milioni di euro che hanno ge-nerato oltre 10 milioni di euro di investimenti: piccoli im-pianti fotovoltaici, biogas, pi-rogassifi cazione, olio energia, macchinari ed attrezzature per la produzione di pellets.Ai fondi del PABS si sono oggi aggiunte le risorse del Pro-gramma di Sviluppo Rurale Marche già approvato e quelle che sono state destinate con la riprogrammazione successi-va alle nuove sfi de dell’Health Check. Si tratta di 5 milioni di euro che dovrebbero generare investimenti per oltre 20 milio-ni di euro. Oltre agli incentivi per la realizzazione di piccoli impianti per la produzione e la vendita di energia, il PSR pre-

vede il sostegno alle impreseagricole ed agrituristiche - fi noal 40% del costo - per impiantiaziendali ed interaziendali perla produzione ed autoconsumodi energia termica ed elettrica,nonché incentivi fi no al 70%del costo, per impianti di ca-rattere pubblico nelle zone dimontagna, in particolare per laproduzione di calore.Anche il Programma Opera-tivo FESR sostiene gli inve-stimenti per l’energia eolica,solare e contribuisce in misuracomplementare per impianti abiomasse. Si vogliono così cre-are le condizioni perché ogniazienda agricola possa orientar-si verso il risparmio energeticoe la razionalizzazione dell’uti-lizzo dell’energia, nonché versol’autoproduzione, sfruttandoal massimo le proprie risorse.La produzione e la vendita dienergia può diventare una veraalternativa produttiva ed una con-sistente integrazione di reddito.Non solo ma l’azienda agri-cola ed agrituristica potrebbecontribuire ad un certo tipo diinformazione, con fi nalità an-che “educative” sul tema ener-getico.In conclusione vogliamo riba-dire che è necessario evitareil confl itto tra food e no food.La produzione di alimenti ri-mane e rimarrà il primo compi-to dell’agricoltura, le bioenergiesi confi gurano come una validaalternativa produttiva solo inalcune realtà ed in alcuni am-biti e possono rappresentare unvalido supporto energetico intutte le aziende agricole.

Bioenergie, carta vincente per lo sviluppo agricoloNumerosi i vantaggi ambientali ed economici individuati dalla Regione Marchenel produrre e utilizzare questi combustibili

Impianto pilota Biogas Girasole da bioenergia

18 EventiLunedì 25 Gennaio 2010

La sede di Agrofi di Modena

Agrofi di, il confi di che associa oltre 1.700 im-prese agricole in provincia di Modena ed

è promosso unitariamente dalle 4 Associazioni Professionali della provincia, ha chiuso il 2009 con importanti risultati operativi.Agrofi di ha intermediato 473 operazioni di fi nan-ziamento per oltre 35 ml. di €, attraverso la propria garanzia mutualistica, in base agli accordi stipulati con 17 Istituti di Credito convenzionati, con un

agevolazione in conto interessi diversifi cata da 1 a 2,5 punti percentuali, nei casi consentiti dalla nor-mativa vigente.Fondamentale è stato il sostegno della Regione Emilia-Romagna e della Camera di Commercio assieme ad altri Enti locali. Con la Regione sono state attivate 142 domande per oltre 9 ml. di € a cui si sommano gli interventi sugli investimenti a valere sulla legge regionale 17/06 per un’operatività di oltre 4,5 ml. di €. La Camera di Commercio di Modena, oltre che a sostegno degli investimenti è intervenuta in regime de minimis sulle operazioni per la liquidità aziendale, dando la possibilità alle imprese, nell’attuale fase di diffi coltà economica e fi nanziaria, di diluire in un arco di tempo so-stenibile esigenze ed impegni fi nanziari di medio periodo. L’intervento camerale, tra liquidità ed in-vestimenti, ha visto oltre 200 imprese benefi ciare di fi nanziamenti agevolati per circa 11 ml. di euro. Nel 2010 Agrofi di conferma i prestiti di condu-zione in regime de minimis in base ai programmi regionali con lo stanziamento straordianario da parte della Regione di 1,3 milioni di euro e i fi -nanziamenti per gli investimenti aziendali che, nonostante le diffi coltà, sono in costante e sensibile aumento negli ultimi 3 anni.I programmi di fi nanziamento per il 2010 verran-no resi disponibili attraverso le comunicazioni di Agrofi di alle imprese, alle Organizzazioni Profes-sionali, alle Banche convenzionate e comunque disponibili sul sito www.agrofi di.it.

Oltre 1.700 imprese per Agrofi di ModenaUn Confi di locale al servizio del tessuto produttivo agricolo

L’idea di recuperare vecchie varietà di frumento impie-

gate per la panifi cazione nasce nell’Alta Val Stirone, a cavallo fra Parma e Piacenza dall’esperien-za del Panifi cio F.lli Lusignani di Pellegrino P.se nella produzione di pane ottenuto da farine di gra-ni storici con lievitazione acida. Gli obiettivi erano valorizzare la fi liera del frumento tenero e dei prodotti da esso derivati (farine e pane) attraverso la defi nizione di un percorso agronomico e tecnologico idoneo alla produ-zione di pane tipico, ottenuto principalmente da farine di grani storici con metodologie di panifi cazione tradizionale (fer-mentazione acida), mantenere attività agricole economicamen-te competitive in un’area “svan-taggiata”, salvaguardare l’agro-biodiversità locale ed il territorio.Il progetto, fi nanziato dalla Re-gione Emilia Romagna, dalle Province di Parma e Piacenza e da privati, è stato coordinato da CRPV (Centro Ricerca per le Produzioni Vegetali) e realiz-zato dall’Azienda Sperimentale Stuard (PR) per le prove di cam-po, dal Centro di Ricerca per la genomica e la postgenomica animale e vegetale (CRA-GpG)

di Fiorenzuola d’Arda (PC) per la caratterizzazione tecnologica e genetica dei frumenti, dall’Isti-tuto di Microbiologia degli Ali-menti dell’Università di Modena e Reggio Emilia per la caratte-rizzazione del lievito madre, dal Molino Agugiaro & Figna e da Barilla s.p.a. e dal Panifi cio F.lli Lusignani rispettivamente per la molitura e la panifi cazione.In base ai risultati delle prove agronomiche e ai panel test, sono state individuate tre va-rietà storiche ed una moderna particolarmente interessanti per produttività in campo e qualità del pane. Queste varietà sono state avviate alla fase successi-va di defi nizione della tecni-ca colturale - principalmente la fertilizzazione - in aziende biologiche e “convenzionali” della Val Stirone (2006-2007). Anche il grano di queste pro-ve è stato trasformato in pane e valutato con panel test.I risultati ottenuti hanno per-messo di stabilire che in ambien-ti marginali quali quelli collina-ri/montani in cui si è operato, anche alcune vecchie varietà di frumento sono produttivamente competitive con le varietà mo-derne. Dal punto di vista della

trasformazione, i grani antichihanno caratteristiche qualitativeche li rendono inadatti alle mo-derne tecniche di panifi cazio-ne con lievito di birra, mentreimpiegando la lievitazione conpasta madre, molto più lenta,si ottengono pani con ottimecaratteristiche organolettiche.I panel test hanno permesso distabilire che tessitura, sapore eretrogusto del pane sono de-terminati dalla varietà, mentrela concimazione infl uenza ilcolore interno ed esterno oltreche l’aroma. Non sembra es-serci invece diff erenza fra paniprodotti con farina biologica econvenzionale. Le analisi eff et-tuate hanno inoltre permesso distabilire che le farine ed il panesono esenti da micotossine, pe-ricolose per la salute umana,I risultati del progetto sono inparte già stati applicati nella re-alizzazione nella zona di Pelle-grino P.se di una “fi liera corta”che coinvolge una quindicinadi aziende che conferiscono ilfrumento antico prodotto al pa-nifi cio, un centro di stoccaggioe un mulino. Il pane viene poivenduto in diversi punti venditasia locali che a Milano, Parma eFidenza.

Il recupero della biodiversità: i frumenti per la produzione di paneIntervento di Cristina Piazza dell’azienda sperimentale Stuard

EventiLunedì 25 Gennaio 2010 19

MODENA, IL TERRITORIO DEI LAMBRUSCHI DOP

Lambrusco di SorbaraLambrusco Salamino di Santa Croce

Lambrusco Grasparossa di CastelvetroLambrusco di Modena

Lavorazione pomodoro in provincia di Ferrara

“Nei giorni scorsi la Cassa di Risparmio di Cento,

per bocca del proprio diret-tore generale Ivan Damiano comunicava che l’istituto di credito aderiva, fra i primi in Emilia Romagna alle richie-ste della regione, dando il via alla moratoria dei debiti anche nel settore agricolo e cioè, allo spostamento della quota capi-tale delle rate “in avanti” di 12 mesi per venire incontro alle esigenze delle imprese agricole in questo diffi cile momento.

Seguita a breve tempo anche dagli altri istituti di credito cittadini, l’iniziativa voluta ed affi nata con la fattiva colla-borazione della Regione e dei confi di agricoli dell’Emilia Ro-magna tra i quali quello di Fer-rara è sicuramente una boccata di ossigeno per un settore che ha visto nel 2009 precipitare in modo drammatico la redditivi-tà delle imprese e che ha visto in contemporanea l’aumento dei costi di produzione e dei servizi (mezzi tecnici, concimi,

assicurazione grandine e cala-mità naturali).Oggi come rilevano i dati mes-si a disposizione degli stessiistituti di credito, le impreseagricole che hanno dovuto direaddio a sogni di gloria sonoproprio quelle che negli ultimianni avevano fatto importantipiani di sviluppo ma che oggisi sono trovate in mezzo allainsuperabile prova della reddi-tività in tempi di mercati aper-ti. A queste diffi coltà si aggiun-gono, rileva Agrifi di Ferrara,la rigidità dell’applicazionedei regolamenti comunitari inmerito al PSR da parte dell’am-ministrazione provinciale chein certi casi prevede una istrut-toria palesemente incompati-bile con i regolamenti attuatividella legge regionale 43/97 esuccessive modifi che, scrittadalla Regione Emilia Romagnastessa e notifi cata alla Comuni-tà europea.Agrifi di Ferrara nel 2009 ha ga-rantito fi nanziamenti per quasi18 milioni di euro connessi adinvestimenti sul proprio terri-torio. Nel 2010 Agrifi di Ferrarasi impegnerà, ed i segnali sonoinequivocabili, ad arginare lesempre più numerose richiestedi consolidamento delle situa-zioni debitorie.”

Ferrara, parte la moratoria dei debitiIntervento di Lauro Casoni, presidente Agrifi di Ferrara sull’im-pegno con le banche locali. All’orizzonte criticità con i PSR

20 EventiLunedì 25 Gennaio 2010