Setacciando numeri e parole
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Setacciando numeri e parole
II Circolo Didattico di Quarrata
Scuola Primaria di Valenzatico
Classe V
Anno Scolastico 2008/2009
Insegnanti:
Cipriani Michela
Fattori Annalisa
Marino Monia
DESTINATARI
Classe V (21 alunni)
OBIETTIVI
� Ascoltare e comprendere.
� Cooperare all’interno di un gruppo.
� Interagire e collaborare in maniera costruttiva per realizzare obiettivi comuni valorizzando la diversità.
� Raccontare con parole appropriate le esperienze fatte in diversi contesti e i percorsi di soluzione.
� Acquisire la consapevolezza della diversità di significato tra termini usati nel linguaggio comune e quelli
del linguaggio specifico.
� Comprendere e utilizzare il significato di parole e termini specifici legati alle discipline di studio
utilizzando il dizionario come strumento di consultazione.
� Riconoscere analogie e differenze in contesti vari.
� Individuare strategie per risolvere situazioni problematiche.
� Conoscere la divisione con resto fra numeri naturali.
� Individuare multipli e divisori di un numero.
� Comprendere le informazioni essenziali di istruzioni per l’esecuzione di compiti.
� Realizzare testi collettivi per fare resoconti di esperienze scolastiche ed illustrare procedimenti per fare
qualcosa.
� Riconoscere e denominare le principali parti del discorso e gli elementi basilari di una frase.
� Conoscere i principali meccanismi di formazione e derivazione delle parole.
� Comprendere le principali relazioni tra le parole sul piano dei significati.
� Rappresentare oggetti e processi con disegni e modelli.
� Utilizzare le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione nel proprio lavoro
DESCRIZIONE ESSENZIALE DELL’ESPERIENZA
� Acquisire il concetto di numero primo attraverso un’esperienza motivante.
� Sperimentare forme di tutoraggio con gli alunni delle classi III.
� Risolvere situazioni problematiche individuando strategie adeguate.
� Approfondire il concetto di multiplo e di divisore.
� Scoprire attraverso la tabulazione di dati numerici i criteri di divisibilità.
� Conoscere attraverso lo studio della storia le modalità di individuazione dei numeri primi: Eratostene e il
crivello.
� Costruire un nostro crivello di Eratostene per individuare i numeri primi da 1 a 100.
� Rielaborare le scoperte fatte in modo tale da renderle accessibili ai bambini delle classi III.
� Scrivere testi di vario tipo per socializzare le esperienze fatte.
� Formulare ipotesi riguardo all’esistenza di “parole prime”.
� Individuare parole con caratteristiche simili ai numeri primi.
� Costruire giochi linguistici utilizzando come modello il crivello di Eratostene.
� Utilizzare le frasi scelte per i giochi del crivello linguistico come testi “secchi” a cui aggiungere dati numerici,
domande, parole-chiave e creare così testi “arricchiti”.
IL 23: CHE PROBLEMA! .
All’inizio dell’anno scolastico i bambini di terza sono venuti da noi per porci il seguente
problema: siccome si dovevano dividere in gruppo per fare un lavoro e dato che la loro classe è
composta da ventitré alunni non sapevano come fare a dividersi in modo tale che ogni gruppo
fosse formato dallo stesso numero di bambini. Ci hanno spiegato che hanno provato a dividersi
in gruppi da due, quattro, sei… giungendo alla conclusione che il numero ventitré non è divisibile
per nessun numero tranne che per uno e per se stesso. La loro richiesta finale è stata quella di
scoprire che tipo di numero fosse il ventitré e se esistono altri numeri come questo.
IL NOSTRO PRIMO TENTAVIVO DI RISPOSTA.
Due nostre compagne, Arianna e Francesca B., hanno cercato informazioni su internet
scoprendo che esistono altri numeri come ventitré.
LE CURIOSITA’ SCATURITE DA QUESTA SCOPERTA.
Questa nostra ricerca ci ha stimolato ad approfondire l’argomento perché volevamo:
• scoprire il nome di questi numeri;
• capire in che modo potevamo riconoscerli;
• riflettere su questi numeri perché fino ad allora li avevamo usati inconsapevolmente.
PER SODDISFARE LE NOSTRE CURIOSITA’ ABBIAMO SENTITO L’ESIGENZA DI
APPROFONDIRE…
• il concetto di multiplo che fino a quel momento avevamo utilizzato inconsapevolmente;
• il concetto di divisore che avevamo utilizzato anch’esso in modo inconsapevole;
I MULTIPLI.
Il nostro lavoro sui multipli è iniziato quando la maestra ci ha chiesto cosa ci ricordava la parola
MULTIPLO. Noi abbiamo risposto che ci faceva venire in mente l’operazione della
moltiplicazione. Così la maestra ci ha spiegato che la parola multiplo significa “MOLTE VOLTE “
e quindi, non ci è stato difficile capire che il multiplo di un numero è quello che lo contiene
esattamente senza resto.
Tabella che abbiamo costruito per confrontare alcuni numeri ed i loro divisori:
I DIVISORI.
Il nostro lavoro sui divisori è scaturito dalla scoperta dei multipli; infatti, soffermandoci sul
significato della parola divisore, abbiamo scoperto che la sua definizione era opposta a quella di
multiplo. Così abbiamo concluso che un numero è divisore di un altro quando è contenuto in esso
esattamente.
ESERCITANDOCI…
Esercitandoci sulla ricerca dei divisori di alcuni numeri abbiamo deciso di costruire una tabella
per confrontare i diversi divisori. Ecco quali sono state le nostre conclusioni:
• tutti i numeri sono divisibili per uno;
• tutti i numeri sono divisibili per se stessi;
• tutti i numeri pari sono divisibili per due;
• un numero è divisibile per tre quando la somma delle sue cifre è tre o un multiplo di esso;
• un numero è divisibile per cinque quando la sua ultima cifra è cinque o zero;
• un numero è divisibile per nove quando sommando le sue cifre si ottiene nove o un suo
multiplo;
• un numero è divisibile per dieci quando termina con lo zero.
A questo punto abbiamo scoperto I CRITERI DI DIVISIBILITA’ e ci siamo esercitati a
cercare i numeri divisibili per due, tre, cinque, nove, dieci compresi nell’intervallo tra cento e
duecento. Questo lavoro ci ha permesso di capire come riconoscere questi numeri la cui
particolarità è quella di essere divisibili soltanto per uno e per se stessi.
ERATOSTENE: IL “ PRIMO “ CERVELLO MATEMATICO CHE HA “ RIFLETTUTO “ SUI
NUMERI COME IL 23.
Proprio quando volevamo dare una risposta alle nostre ultime due curiosità (come si chiamavano
quei numeri e l’uso consapevole di essi) durante le lezioni di storia abbiamo sentito parlare di un
filosofo e matematico greco: Eratostene.
La maestra ci ha parlato di questo matematico greco dicendoci che venticinque secoli fa
dirigeva la mitica biblioteca di Alessandria e che, forse, da quei libri aveva acquisito una grande
sapienza grazie alla quale ha inventato un gioco matematico: “ il crivello “, che ci avrebbe aiutati
a rispondere alle nostre ultime domande. Dopo che la maestra ha costruito al computer una
tabella con scritti i numeri da uno a cento, ce l’ha fotocopiata su carta lucida e, dopo averlo
fatto, ne ha distribuite tre a ciascuno di noi. Successivamente abbiamo osservato la prima
tabella sulla quale abbiamo colorato i multipli di due tranne quest’ultimo, abbiamo fatto lo stesso
lavoro anche sulle altre tabelle colorando i multipli di tre e di cinque.
A questo punto, sovrapponendo le tabelle colorate abbiamo notato che avevamo commesso un
errore: non avevamo considerato i multipli di sette. Così li abbiamo barrati a lapis sulla prima
tabella.
CONCLUSIONI
Ecco alcune delle considerazioni fatte alla fine del gioco:
• sovrapponendo le tabelle abbiamo trovato dei numeri non colorati, che erano presenti in
tutte le tabelle;
• i multipli di sette non erano stati tutti colorati perché alcuni non erano anche multipli di
due, di tre e di cinque;
• i multipli di nove erano tutti colorati perché i suoi multipli sono anche multipli di tre.
Dopo queste scoperte abbiamo stabilito che nell’intervallo tra uno e cento, i numeri che non
sono multipli di due, tre, cinque, sette e nove, cioè quelli bianchi, sono numeri PRIMI cioè
numeri divisibili per uno e per se stessi come il ventitré.
CURIOSITA’!
Dopo Eratostene, Euclide cercò di quantificare i numeri primi, concludendo che sono un numero
infinito e con una strana distribuzione: sono di più vicino allo zero e poi sono più radi.
NEI PANNI DEI BAMBINI DI TERZA… QUANTI PROBLEMI!
Il primo problema che ci siamo posti è stato quello di semplificare il lavoro che avevamo fatto
per i bambini di terza ipotizzando le difficoltà che avrebbero potuto incontrare. Ecco quali
sono stati i nodi da sciogliere:
• inquadrare storicamente Eratostene (poiché erano ancora all’inizio del programma di
storia);
• far conoscere il significato della parola crivello e la funzione di questo oggetto;
• far conoscere l’esistenza dei numeri primi;
• cercare una strategia che potesse sostituire l’uso dei multipli.
Abbiamo deciso di risolvere i problemi che ci siamo posti in questo modo:
• scrivere poche e semplici notizie su Eratostene;
• costruire un semplice crivello (setaccio) per farglielo visualizzare;
• proporre loro il gioco del crivello facendo usare le numerazioni (per due per tre…) anziché
i multipli.
In seguito ci siamo divisi in cinque gruppi assegnando ad ognuno di questi un compito: un gruppo
si sarebbe occupato della costruzione del crivello, un altro avrebbe lavorato sulla stesura della
lettera di presentazione del lavoro, un altro ancora avrebbe scritto notizie su Eratostene, il
quarto gruppo avrebbe prodotto un testo regolativo per spiegare come fare a costruire il
crivello e l’ultimo si sarebbe occupato della costruzione delle buste nelle quali sarebbero state
inserite le lettere da consegnare ai nostri compagni di classe terza.
Alla fine di questo lavoro abbiamo consegnato loro il materiale.
ALCUNE SETTIMANE DOPO…
ECCO LE SCOPERTE FATTE DAI BAMBINI DELLA CLASSE TERZA
Abbiamo scoperto i numeri come il 23, i numeri primi entro il 100:
2 – 3 – 5 – 7 – 11 – 13 – 17 – 19 – 23 – 29 – 31 – 37 – 41 – 43 – 47 – 53 – 59 – 61 – 67 – 71 – 73 -
79 – 83 – 89 – 97 .
Analizziamo attentamente il crivello e le varie tabelle.
LE SCOPERTE
1- I numeri primi che abbiamo trovato sono tutti dispari, escluso il 2.
2- Nella tabella dei multipli del 2:
• i numeri colorati sono disposti a colonne;
• tra un numero e l’altro nelle colonne la differenza è di una decina;
• i numeri sono pari e alle unità hanno 2 – 4- 6- 8 – 0;
• ora sappiamo che tutti i numeri pari sono multipli del 2 e divisibili.
3- Nella tabella dei multipli del 3:
• i numeri colorati sono sia pari che dispari;
• sono disposti in diagonale;
• in ogni diagonale ogni numero successivo ad un altro diminuisce di una unità e aumenta
di una decina; la differenza tra un numero e l’altro è 9, che è multiplo di 3; con questa
scoperta possiamo numerare velocemente per 9;
• in ogni diagonale la somma delle cifre di ciascun numero è 3 o un suo multiplo; questo
ci permette di scoprire numeri multipli di 3 più grandi di 100;
4- Nella tabella dei multipli del 5:
• ci sono solo 2 colonne ; nella prima tutti i numeri terminano per 5, nella seconda per 0;
• Tutti i numeri “ tondi” della seconda colonna sono anche divisibili per 2.
5- Osservando tutte le tabelle in controluce, si vede che non c’è nemmeno un numero che ha
tutti e 4 i colori; ci sono numeri che hanno 3 colori e questo vuol dire che hanno 3 divisori
primi oltre se stesso e 1, altri numeri che hanno 2 colori , altri ancora un solo colore.
6- Nella tabella dei multipli del 7 non abbiamo fatto scoperte.
Setacciando parole
PUO’ IL CRIVELLO DI ERATOSTENE DIVENTARE UN SETACCIO LINGUISTICO?
Tutto è cominciato con questa domanda che è stata il punto di partenza per iniziare il nostro
lavoro. Inizialmente eravamo incerti su quale potesse essere la risposta.
Alcuni di noi hanno provato a dare una risposta, ma queste non erano soddisfacenti perché molto
generiche e soggettive. Tuttavia sono state importanti perché ci hanno permesso di iniziare il
nostro lavoro. Qualcuno ha affermato subito che non riusciva a capire quale potesse essere lo
scopo di quest’attività., ma molti di noi hanno risposto che non c’era una strada ben precisa da
poter seguire: dovevamo perciò continuare a fare ipotesi.
LE NOSTRE IPOTESI.
1. Possiamo costruire un setaccio di lettere;
2. Una lettera non si può dividere, dobbiamo quindi setacciare le parole e non le lettere;
3. Dobbiamo mettere nel crivello diversi tipi di parole per vedere quelle che rimangono dopo
averle setacciate;
4. Possiamo mettere nel crivello nomi, verbi e aggettivi in modo da colorare i gruppi di parole
che abbiamo studiato e osservare che cosa rimane alla fine nel setaccio;
5. Possiamo setacciare le parole per dividerle in sillabe e per inventarne di nuove (es: ve-ne,
ne-ve);
6. Possiamo setacciare un testo dividendolo in inizio, sviluppo e conclusione e, dopo averlo
setacciato, cambiare l’ordine;
Dopo aver formulato molte ipotesi ci siamo soffermati su una frase proposta da una nostra
compagna:
“Il topo mangia il formaggio”
Abbiamo scelto una frase perché un testo ci sembrava troppo complesso da setacciare. Inoltre,
cambiando l’ordine di inizio, sviluppo e conclusione, avremmo ottenuto un testo senza senso.
SOGG. P.V. COMP
Il topo mangia il formaggio
Se metto nel setaccio questa frase cambia perché i sintagmi vengono mescolati:
SOGG. P. V. COMPL. OGG.
Mescolando i sintagmi anche il significato cambia.
Il formaggio mangia il topo
Facendo il lavoro su questa frase abbiamo osservato che se setacciamo i sintagmi può succedere
che la frase si formi male, cioè che sia costruita in modo sbagliato.
Esempi:
• Mangia il topo il formaggio.
• Il topo il formaggio mangia.
• Il formaggio il topo mangia.
• Mangia il formaggio il topo.
Per formulare una frase ben costruita lo schema è questo:
SOGGETTO-PREDICATO VERBALE-COMPLEMENTO OGGETTO (…)
Quindi per costruire una frase dobbiamo usare quest’ordine.
Guardando al lavoro svolto ci siamo accorti che stavamo lavorando su tre piani diversi, cioè
quello delle PAROLE, quello della FRASE e quello del SIGNIFICATO.
Abbiamo osservato che il piano più importante è quello del significato perché, come ha
affermato un nostro compagno, la lingua serve per comunicare, quindi la frase (realistica o
fantastica) deve avere sempre un significato.
PARLANDO DELLE PAROLE CI SIAMO CHIESTI QUALI POTREBBERO ESSERE QUELLE
SIMILI AI NUMERI PRIMI.
Abbiamo immaginato di mettere tutte le parole nel crivello linguistico e di iniziare a setacciarle.
Secondo noi le parole che rimanevano nel setaccio, cioè le PAROLE “PRIME”, erano:
ESCLAMAZIONI O INTERIEZIONI, CONGIUNZIONI, PREPOSIZIONI SEMPLICI,
AVVERBI.
Queste parole sono invariabili, cioè non variano, quindi non hanno né genere né numero, non
hanno coniugazione, modo, tempo, persona…
Perciò, secondo noi, si possono chiamare PAROLE PRIME perché non hanno “DIVISORI”.
Al contrario di queste ci sono altri gruppi di parole che hanno dei “DIVISORI”:
ARTICOLO: determinativo, indeterminativo, partitivo, maschile/femminile, singolare/plurale.
PRONOME: personale, dimostrativo, possessivo, indefinito, esclamativo, interrogativo, relativo,
maschile/femminile, singolare/plurale.
AGGETTIVO: qualificativo (di grado positivo, comparativo e superlativo), numerale (cardinale,
ordinale), dimostrativo, possessivo, indefinito, esclamativo, interrogativo, maschile/femminile,
singolare/plurale.
VERBO: coniugazione, modo, tempo persona, transitivo/intransitivo, passivo, attivo, riflessivo.
NOME: comune/proprio di cosa, animale o persona, maschile/femminile, singolare/plurale,
concreto/astratto, primitivo/derivato, alterato, collettivo, composto.
OSSERVANDO LE FRASI CI SIAMO CHIESTI QUALI POTESSERO ESSERE QUELLE
SIMILI AI NUMERI PRIMI.
Abbiamo scelto una frase e, dopo averla scritta alla lavagna, l’abbiamo divisa in sintagmi.
SOGG. P. V. COMPL. DI COMPAGNIA COMPL. LUOGO
COMPL. LUOGO
Luca e Sara camminano insieme ai loro amici sul marciapiede
verso la scuola
Poiché prima di tutto la frase deve avere un senso, ci siamo domandati quali sintagmi potevamo
eliminare e quali sintagmi dovevamo lasciare. Abbiamo provato ad eliminare le espansioni
indirette (compl. di luogo e di compagnia).
A questo punto ci siamo accorti che nella frase rimanevano solo il predicato verbale ed il
soggetto e non potevamo eliminare altro, se lo avessimo fatto, la frase non avrebbe avuto senso:
• Luca e Sara: nessun significato.
• Camminano: può avere un significato, ma bisogna specificare chi compie l’azione.
DUNQUE, SECONDO NOI, LA “FRASE PRIMA” E’ LA FRASE MINIMA
(SOGGETTO+PREDICATO).
Continuando il lavoro una nostra compagna ha osservato che esiste una frase ancora più “prima”
della frase minima. Questa è formata da un solo sintagma, quello del predicato quando il verbo è
impersonale (es: piove).
LA “FRASE PRIMA” E’ LA FRASE MINIMA PERCHE’, COME I NUMERI PRIMI, NON HA
“DIVISORI”.
Luca e Sara camminano insieme ai loro amici sul marciapiede
verso la scuola
Abbiamo notato che alcune frasi che avevamo inventato non avevano senso e per questo non
potevano essere usate per comunicare; infatti, poiché la funzione più importante della lingua è
comunicare, non solo le frasi, ma anche le parole, devono avere un SIGNIFICATO.
Riguardo al piano del lessico ci siamo chiesti se ci potesse essere qualcosa di simile ai numeri
primi. Successivamente abbiamo provato a darci una risposta: eccola!
L’UNICA COSA CHE CI RICORDA I NUMERI PRIMI E’ LA RADICE DI UNA PAROLA.
Così abbiamo continuato a lavorare su:
• Sintassi (FRASE)
• Morfologia (PAROLE)
• Lessico (SIGNIFICATO)
Poi per lavorare meglio ci siamo divisi in tre gruppi:
• Il primo si è occupato della SINTASSI, cioè della divisione delle frasi in sintagmi;
• Il secondo si è occupato della MORFOLOGIA, cioè della classificazione delle parole;
• Il terzo gruppo ha lavorato sul LESSICO, cioè sul significato delle parole;
Infine abbiamo deciso che tutti i gruppi avrebbero lavorato sulle stesse frasi in modo da
realizzare un lavoro omogeneo.
ECCO LE FRASI CHE ABBIAMO SCELTO:
1. Nel bosco uno scoiattolo salta velocemente da un ramo all’altro fino alla sua tana.
2. A capo di ciascuna famiglia romana l’individuo più anziano aveva sui familiari ed i loro beni
ogni potere.
3. Giacomo mangia un delizioso gelato al gusto di crema, cioccolato e fragola in una coppetta
nella gelateria di suo nonno.
Ogni gruppo, partendo da queste frasi, ha progettato un gioco, o meglio un SETACCIO
LINGUISTICO.
Il LAVORO DEI GRUPPI
Il gruppo della MORFOLOGIA
Noi siamo il gruppo che si è occupato della MORFOLOGIA, cioè della classificazione delle
parole. Inventare il gioco è stato molto difficile perché tutti insieme in classe avevamo detto
che le parole “prime” erano quelle invariabili e cioè: avverbi, congiunzioni, preposizioni semplici
ed esclamazioni o interiezioni. Quindi queste erano le parole che dovevano rimanere nel crivello
linguistico, ma con queste non siamo riusciti a costruire nessun gioco; infatti proprio perché non
possono cambiare non sapevamo come utilizzarle.
Allora abbiamo dovuto ricominciare il nostro lavoro dall’inizio, abbiamo deciso di utilizzare tutte
le parole delle tre frasi e, setacciandole, le abbiamo divise in sillabe, dopo averlo fatto abbiamo
formulato altre parole che non erano presenti nelle frasi (es: poi, siamese ecc.).
Abbiamo continuato il nostro lavoro spremendoci le meningi e dopo poco ci è venuta un’idea:
potevamo costruire il nostro crivello!
Abbiamo messo le parole divise in sillabe dentro una scatola, poi le abbiamo setacciate
mescolandole, infine abbiamo provato a giocare. Abbiamo scelto due bambini del nostro gruppo
che hanno pescato cinque sillabe per ciascuno dalla scatola ed hanno provato a formulare la
parola più lunga. Questo è il nostro gioco!
REGOLAMENTO DEL GIOCO
“Morfolando …sillabiamo!” (due o più giocatori)
Occorrente:
• scatola di cartone;
• cartoncini con le parole divise in sillabe;
Come si gioca:
• ogni giocatore deve pescare sette sillabe dalla scatola;
• ogni giocatore deve provare a comporre la parola più lunga;
• vince il giocatore che utilizza il maggior numero di sillabe per comporre la sua parola.
ATTENZIONE: se le parole composte contengono lo stesso numero di sillabe, si conta il
numero delle lettere, se è uguale anche il numero delle lettere osservate l’iniziale delle
parole: conta l’ordine alfabetico.
Il gruppo della SINTASSI
Il punto di partenza del nostro lavoro è stata la divisione in sintagmi delle frasi che avevamo
scelto in classe con i nostri compagni. Poi abbiamo cominciato a pensare al gioco: la nostra
compagna Elena ha suggerito di realizzarne uno simile allo “Scarabeo”, ma Martino, un altro
compagno, ha osservato che il gioco andava perfezionato perché i sintagmi che componevano le
tre frasi che avevamo a disposizione erano pochi per costruire un gioco del genere. A questo
punto ci siamo trovati un po’ in difficoltà, allora Martino ha proposto di modificare lo
svolgimento del gioco: i giocatori avrebbero dovuto costruire con i sintagmi a disposizione una
frase realistica o fantastica, ma che avesse un senso, nel minor tempo possibile. Il nostro gioco
si chiama “Pesca e vedrai!” . All’interno del gruppo non sono mancate le difficoltà sia nel
decidere il gioco, sia nell’organizzare il lavoro, perché, essendo in otto persone, era molto
difficile trovare soluzioni che andassero bene a tutti. Successivamente ci siamo divisi a coppie
ed abbiamo lavorato meglio perché ognuno aveva un compito ben preciso e quindi ci siamo messi
d’accordo più facilmente.
REGOLAMENTO DEL GIOCO
“Pesca e …vedrai!” (due giocatori)
Occorrente:
• una scatola con un buco nella parte superiore;
• cartoncini contenenti i sintagmi delle tre frasi;
Come si gioca:
• ogni giocatore a turno pesca un cartoncino con un sintagma dalla scatola;
• vince il giocatore che riesce per primo a formare una frase di senso compiuto (anche
fantastica) con i sintagmi pescati;
INFORMAZIONI:
• possono giocare due giocatori alla volta;
• quando i giocatori pescano i sintagmi devono chiudere gli occhi;
• se un giocatore pesca due sintagmi che svolgono la stessa funzione nella frase (es: due
predicati) può scartarne uno, rimettendolo nella scatola e pescare un altro sintagma;
Il gruppo del LESSICO
Noi abbiamo iniziato a lavorare basandoci sulla radice delle parole, perché, come era stato
detto in classe, era simile ai numeri primi. A questo punto abbiamo pensato a come costruire un
gioco che fosse collegato alla radice delle parole. All’inizio avevamo pensato di costruire una
specie di crivello acquatico dove immergere un cartoncino con la parola scelta. Il cartoncino
doveva essere composto da due parti: una plastificata contenente la radice della parola, l’altra
di carta leggera contenente la desinenza, così, una volta immerso il cartoncino nell’acqua,
sarebbe rimasta intatta la radice e si sarebbe scolorita la desinenza. Il gioco quindi consisteva
nell’arrivare alla divisione di una parola in radice e desinenza attraverso un procedimento
divertente e fantasioso, però ci siamo resi conto che l’idea che avevamo avuto era difficile da
realizzare. Allora abbiamo cominciato a lavorare sulle tre frasi che abbiamo scelto insieme a
tutta la classe e all’interno di esse abbiamo individuato delle parole e ci siamo chiesti se
potevano avere derivati oppure no. Per controllare i derivati di queste parole abbiamo fatto una
ricerca sul dizionario ed abbiamo scoperto che alcune di esse non ne avevano.
Dopo aver cercato le parole sul dizionario ci è venuto in mente di costruire un albero
genealogico delle parole formato dall’etimologia della parola, dalla sua radice e dai derivati divisi
in radice e desinenza. Costruendo questo albero genealogico ci siamo accorti che alcune parole
derivano dal greco, ma la maggior parte di esse dal latino; infatti l’italiano è una lingua neo-latina
e proprio per questo molte parole derivano da questa antica lingua.
Nel nostro gruppo tutti eravamo ansiosi di arrivare ad una conclusione definitiva. Pensa e
ripensa abbiamo ideato un nuovo gioco: il puzzle, che consisteva nel formare delle parole unendo
radice e desinenza nel minor tempo possibile . Successivamente ad una nostra compagna è
venuto in mente di cercare, tra le parole che avevamo scelto, quelle che avevano più di un
significato. Quest’idea non ci sembrava sbagliata, però le parole da noi individuate avevano un
solo significato. A questo punto eravamo un po’ scoraggiati perché non avevamo ancora trovato
la conclusione di questo lavoro, però pensando, ripensando e ripensando ci è venuta in mente
un’idea geniale: potevamo costruire un quiz che assomigliasse al gioco dell’oca con tante
domande e tranelli linguistici.
Questo gioco consiste nell’arrivare per primi alla fine del percorso superando tutti gli ostacoli.
Ecco il titolo del nostro nuovo gioco “Tra domande e indovinelli… spremetevi i cervelli!”
REGOLAMENTO DEL GIOCO
“Tra domande e indovinelli… spremetevi i cervelli!” (due o più giocatori)
Occorrente:
� dadi;
� un simbolo diverso per ogni giocatore;
COME SI GIOCA:
� si tirano i dadi ed il giocatore che realizza il punteggio più alto inizia a giocare;
� i giocatori a turno tirano i dadi ed avanzano lungo il percorso se rispondono alle domande
proposte;
� vince il giocatore che arriva per primo alla fine del percorso;
DOPO AVER RIFLETTUTO SULLE SCOPERTE DEI BAMBINI DI CLASSE TERZA
ED AVER PROVATO A REALIZZARE UN CRIVELLO LINGUISTICO, ABBIAMO
DECISO DI UNIRE IL LAVORO DI MATEMATICA CON QUELLO DI ITALIANO.
Abbiamo deciso di utilizzare le frasi scelte per i giochi del crivello linguistico come testi
“secchi” a cui aggiungere dati numerici, domande, parole-chiave e creare così testi “arricchiti”.
COME SCEGLIERE I DATI?
Il primo problema che ci siamo posti è stato come scegliere i dati e come poteva esserci utile il
lavoro di italiano e di matematica svolto fino a questo punto. Così del lavoro di italiano abbiamo
deciso di usare le frasi scelte per i giochi linguistici cioè:
1. Nel bosco uno scoiattolo salta velocemente da un ramo all’altro fino alla sua tana.
2. A capo di ciascuna famiglia romana l’individuo più anziano aveva sui familiari e i loro beni
ogni potere.
3. Giacomo mangia un delizioso gelato al gusto di crema, cioccolato e fragola in una coppetta
nella gelateria di suo nonno.
Invece, per quanto riguarda la matematica, abbiamo deciso di riflettere su come gli
argomenti studiati potessero esserci utili. Dopo una lunga discussione siamo giunti alla
conclusione che il criterio di divisibilità ci poteva essere utile perché:
• è una regola che serve per riconoscere i numeri primi e più precisamente per trovare
i divisori di un numero;
• se usi la divisione sai già quali possono essere i divisori del numero scelto;
Dopo queste nostre affermazioni la maestra ci ha chiesto se per
“diminuire”conoscevamo solo l’operazione della sottrazione e della divisione.
Così una nostra compagna ha affermato che potevamo usare anche la frazione.
Successivamente la maestra ci ha chiesto:
- Come faccio a scegliere la frazione giusta per un determinato numero (es. 351)?
Un’altra compagna ha risposto:
- Devo fare in modo che il denominatore sia un divisore del numero che ho scelto.
Infine qualcuno ha affermato:
- Ma allora possiamo usare pure le percentuali!
Così ci siamo divisi a coppie ed abbiamo inventato le nostre storie problema.