Seson rose espade · I lavoratori della scuola alla testa del movimento, pag. 18 Laicità Teocon...

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POSTE ITALIANE SPA Spedizioni in A.P. art. 2 c. 20/C L.662/96 DC-RM In caso di mancato recapito restituire all’ufficio di Roma 33 novembre - dicembre 2006 Nuova serie - euro 1,50 OBAS giornale dei comitati di base della scuola Precariato Cambiano i suonatori, ma la musica rimane uguale ... altro che 150.000 assunzioni, pag. 3 Contratto scaduto Accordo farsa tra Governo e sindacati concertativi per il rin- novo contrattuale, pag. 4 Personale Ata Tagli ad organici già insufficienti e saturi di precari, pag. 5 Riforme La scuola al tempo del centro- sinistra: cosa rimane della ri- forme Moratti? Troppo! da pag. 5 a pag. 10 Altre inquisizioni Caccia alle streghe ai danni della libertà d’insegnamento e della laicità della scuola, pag. 11 Diritti Che scuola - e che società! - prefigura chi impedisce ai lavo- ratori di parlare, pag. 12 Finanziaria Tagli di risorse alla scuola e a tutto lo stato sociale. Aumenta la spesa per le armi, pag. 15 Previdenza Pensioni e Tfr: l’assalto finale è anticipato! Prepariamo le dife- se, pag. 16 e 17 Cobas al Cnel Maggiore rappresentatività, pag. 18 Messico in lotta I lavoratori della scuola alla testa del movimento, pag. 18 Laicità Teocon alla riscossa, pag. 19 di Piero Bernocchi Tra la grande manifestazione del 4 novembre, contro la precarizzazione e per la can- cellazione delle tre leggi-ver- gogna (Moratti, Bossi-Fini e legge 30), e lo sciopero gene- rale del 17, convocato dai Cobas e da altri sindacati al- ternativi a Cgil-Cisl-Uil, il cli- ma politico e i rapporti di for- za tra gli oppositori di sinistra del governo Prodi e gli “amici del governo amico” sono posi- tivamente cambiati. Con lo sciopero della scuola del 7 dicembre abbiamo inol- tre ribadito la neccessità di una mobilitazione a difesa di strategici settori pubblici che si preannuncia lunga e difficile. La melassa protettiva, stesa intorno al governo, si è dissol- ta e il diffuso malcontento po- polare verso la Finanziaria e verso quel continuismo politi- co, che abbiamo definito “ber- lusconismo senza Berlusconi”, si è ampiamente manifestato, togliendo la scena all’opposi- zione di destra che fino ad al- lora calamitava l’ostilità alla Finanziaria. E nel cambio di scenario i Cobas hanno avuto un ruolo da assoluti protago- nisti, costringendo la Cgil a di- vidersi clamorosamente e a dedicare un direttivo straordi- nario ai Cobas e ai rapporti di alcune categorie e correnti della Cgil con noi, sia nella manifestazione del 4 sia nello sciopero del 17. Il 4 novembre A evidenziare il mutamento di clima, è stato innanzitutto il grande successo della manife- stazione del 4 novembre, che ne ha fatto la più importante iniziativa su temi del lavoro e sociali degli ultimi anni. Possiamo domandarci quanto abbia pesato, sulla travolgen- te crescita delle adesioni, l’ag- gressione scatenata dalla maggioranza della Cgil, dei Ladri di democrazia continua a pagina 2 Seson rose... Non sono bastati 14 giorni di sciopero della fa- me di tre membri dell’Esecutivo nazionale dei Cobas, sostenuti dalle iniziative di protesta e di solidarietà nelle scuole, né le interrogazioni parlamentari e neppure il corale riconoscimen- to del furto di democrazia perpetrato dai sin- dacati governativi con la sottrazione ai lavora- tori del diritto di assemblea. Il ministro Fioroni è rimasto sordo e muto e la restituzione del di- ritto di assemblea, almeno per la campagna elettorale per le prossime elezioni per le Rsu, ai Cobas e a tutti lavoratori non è avvenuta. Ancora una volta il potere di veto di Cgil-Cisl- Uil ha vinto. I sindacati governativi fin dal 1999 hanno sequestrato il diritto di assemblea a do- centi ed Ata, che avrebbero annualmente dieci ore a disposizione per riunirsi, trasformandolo in diritto esclusivo dei sindacati “rappresentati- vi”. Dopodiché, Cgil-Cisl-Uil hanno costruito un meccanismo truffaldino per misurare tale rap- presentatività. Essa, infatti, non si valuta, co- me sarebbe ovvio, attraverso elezioni su liste nazionali sulle quali ogni lavoratore possa vo- tare il sindacato che preferisce, ma attraverso la sommatoria di voti delle singole Rsu. Così, se un sindacato non trova un candidato dispo- nibile a far parte per tre anni della rappresen- tanza sindacale di una scuola, docenti ed Ata di quell’istituto non possono votare per tale sin- dacato. Sarebbe come se, nelle elezioni politi- che, gli abitanti di un caseggiato non potesse- ro votare per un partito se esso non ha nelle li- ste un inquilino di quel palazzo. E per comple- tare l’opera, sottraendo ai sindacati alternativi il diritto di assemblee nelle scuole, Cgil-Cisl-Uil impediscono di trovare i candidati e di fare campagna elettorale. Abbiamo ripetutamente chiesto che nelle scuo- le si voti con due schede, una per la Rsu di isti- tuto e una per la rappresentanza nazionale, senza ottenere alcuna risposta. Ma nonostante il meccanismo truffaldino (che oltretutto impedisce ai precari di avere qualsia- si rappresentanza) abbiamo deciso di parteci- pare comunque alle elezioni, chiedendo però a Fioroni almeno il ripristino del diritto di parola. Ma la disponibilità iniziale del ministro è stata pesantemente annullata dall’intervento dei sin- dacati governativi. Tenendo conto che oramai il meccanismo-truf- fa delle elezioni è partito, abbiamo deciso di chiedere ai nostri compagni, a cui va la nostra più profonda gratitudine, di sospendere lo scio- pero della fame, per riaverli tra noi in piena forza per combattere comunque questa impari battaglia elettorale, seppur con le mani legate e la bocca tappata. Ma, terminata la fase elettorale, riprenderemo con ancor più energia la lotta per la restituzio- ne del diritto di parola a tutti. Di certo questi 14 giorni peseranno d’ora in poi come un ma- cigno nei confronti di quelle forze politiche, sin- dacali e associative che in questi anni si sono riempite la bocca di “altri mondi possibili” e di democrazia. Oramai lo scandalo del monopolio di Cgil-Cisl-Uil sui diritti democratici e sindaca- li nei luoghi di lavoro non è più occultabile. Nessuno, neanche quei partiti di governo che non hanno aperto bocca in questi giorni, potrà più dire di non sapere o fare il Ponzio Pilato: o si sta con democrazia per tutti o si è complici del sopruso e del sequestro monopolistico dei diritti democratici da parte dei sindacati gover- nativi. Kappe e spade La maggioranza Cgil nell’ultimo Direttivo Nazionale, ha dato un ulteriore, pesante contributo alla campagna di odio nei confronti dei Cobas. È sbalorditivo come il principale sindacato europeo cer- chi di mascherare un profondo scontro interno, che riguarda le sue prospettive e il suo rapporto con il governo, etichettando i Cobas, come “violenti”, che favo- rirebbero il ritorno degli “anni di piombo”, quegli anni ’70, che evi- dentemente per Epifani non rap- presentano più la stagione delle grandi conquiste sindacali, politi- che e sociali dei lavoratori. Il pretesto è risibile: la nostra or- mai celeberrima manchette sulla Finanziaria e Damiano, definito “amico dei padroni”. Ma giudicare “criminalizzante” o “violenta” la definizione di “amico dei padroni”, la richiesta di dimis- sioni o addirittura fare il nome di un ministro è assurdo.Nella sua storia la Cgil ha attaccato singoli ministri e ne ha chiesto le dimis- sioni, come per la Moratti, e “ami- co dei padroni” la Cgil lo ha detto a decine di ministri. La verità è che la Cgil si compor- ta come se fosse il nono partito di governo con i “suoi” ministri e sottosegretari. E questo la sta di- videndo: l’essersi fatta governo e dover far ingoiare ai lavoratori la Finanziaria e la continuità della politica liberista, col riavvio, fin dal prossimo gennaio, della con- certazione su pensioni, Tfr, preca- rietà e contrattazione. E questa verità si sta facendo strada tra larghe fasce di lavoratori/trici. Ma fin qui saremmo sul terreno del conflitto politico, seppur aspro. Invece no: il gruppo dirigente del- la Cgil e il ministro Damiano ci hanno descritto come “violenti” che creano “un clima favorevole all’aggressione verbale e fisica de- gli avversari”, fino a proporre ignobili paralleli con l’uccisione di Biagi. Questa accusa ci viene ri- volta su tutta la stampa senza che ci si permetta di replicare. Questa è la vera campagna di odio che cerca, utilizzando qual- siasi pretesto, di crearci intorno un’aura da “pericoli pubblici” che potrebbe farci divenire oggetto di repressione o di violenza. Ma le nostre ragioni sono più for- ti della criminalizzazione e del si- lenzio, della concertazione e della gabbia del governo “amico”.

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POSTE ITALIANE SPA Spediz ioni in A.P.

art. 2 c. 20/C L.662/96 DC-RM In caso di mancato recapito restituire all’ufficio di Roma

33novembre - dicembre 2006

Nuova ser ie - euro 1 ,50OO BB AA SSgiornale dei comitati di base della scuola

Precar iatoCambiano i suonatori, ma lamusica rimane uguale ... altroche 150.000 assunzioni, pag. 3

Contratto scadutoAccordo farsa tra Governo esindacati concertativi per il rin-novo contrattuale, pag. 4

Personale AtaTagli ad organici già insufficientie saturi di precari, pag. 5

RiformeLa scuola al tempo del centro-sinistra: cosa rimane della ri-forme Moratti? Troppo!da pag. 5 a pag. 10

Altre inquisizioniCaccia alle streghe ai dannidella libertà d’insegnamento edella laicità della scuola, pag. 11

Dir itt iChe scuola - e che società! -prefigura chi impedisce ai lavo-ratori di parlare, pag. 12

Finanziar iaTagli di risorse alla scuola e atutto lo stato sociale. Aumentala spesa per le armi, pag. 15

PrevidenzaPensioni e Tfr : l’assalto finale èanticipato! Prepariamo le dife-se, pag. 16 e 17

Cobas al CnelMaggiore rappresentatività, pag. 18

Messico in lottaI lavoratori della scuola allatesta del movimento, pag. 18

Laic itàTeocon alla riscossa, pag. 19

di Piero Bernocchi

Tra la grande manifestazionedel 4 novembre, contro laprecarizzazione e per la can-cellazione delle tre leggi-ver-gogna (Moratti, Bossi-Fini elegge 30), e lo sciopero gene-rale del 17, convocato daiCobas e da altri sindacati al-ternativi a Cgil-Cisl-Uil, il cli-ma politico e i rapporti di for-za tra gli oppositori di sinistradel governo Prodi e gli “amicidel governo amico” sono posi-tivamente cambiati. Con lo sciopero della scuoladel 7 dicembre abbiamo inol-tre ribadito la neccessità diuna mobilitazione a difesa distrategici settori pubblici che sipreannuncia lunga e difficile.La melassa protettiva, stesaintorno al governo, si è dissol-ta e il diffuso malcontento po-polare verso la Finanziaria everso quel continuismo politi-co, che abbiamo definito “ber-lusconismo senza Berlusconi”,si è ampiamente manifestato,togliendo la scena all’opposi-zione di destra che fino ad al-lora calamitava l’ostilità allaFinanziaria. E nel cambio discenario i Cobas hanno avutoun ruolo da assoluti protago-nisti, costringendo la Cgil a di-vidersi clamorosamente e adedicare un direttivo straordi-nario ai Cobas e ai rapporti dialcune categorie e correntidella Cgil con noi, sia nellamanifestazione del 4 sia nellosciopero del 17.

Il 4 novembreA evidenziare il mutamento diclima, è stato innanzitutto ilgrande successo della manife-stazione del 4 novembre, chene ha fatto la più importanteiniziativa su temi del lavoro esociali degli ultimi anni. Possiamo domandarci quantoabbia pesato, sulla travolgen-te crescita delle adesioni, l’ag-gressione scatenata dallamaggioranza della Cgil, dei

Ladri di democrazia

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Se sonrose...

Non sono bastati 14 giorni di sciopero della fa-me di tre membri dell’Esecutivo nazionale deiCobas, sostenuti dalle iniziative di protesta e disolidarietà nelle scuole, né le interrogazioniparlamentari e neppure il corale riconoscimen-to del furto di democrazia perpetrato dai sin-dacati governativi con la sottrazione ai lavora-tori del diritto di assemblea. Il ministro Fioroniè rimasto sordo e muto e la restituzione del di-ritto di assemblea, almeno per la campagnaelettorale per le prossime elezioni per le Rsu, aiCobas e a tutti lavoratori non è avvenuta.Ancora una volta il potere di veto di Cgil-Cisl-Uil ha vinto. I sindacati governativi fin dal 1999hanno sequestrato il diritto di assemblea a do-centi ed Ata, che avrebbero annualmente dieciore a disposizione per riunirsi, trasformandoloin diritto esclusivo dei sindacati “rappresentati-vi”. Dopodiché, Cgil-Cisl-Uil hanno costruito unmeccanismo truffaldino per misurare tale rap-presentatività. Essa, infatti, non si valuta, co-me sarebbe ovvio, attraverso elezioni su listenazionali sulle quali ogni lavoratore possa vo-tare il sindacato che preferisce, ma attraversola sommatoria di voti delle singole Rsu. Così,se un sindacato non trova un candidato dispo-nibile a far parte per tre anni della rappresen-tanza sindacale di una scuola, docenti ed Ata diquell’istituto non possono votare per tale sin-dacato. Sarebbe come se, nelle elezioni politi-che, gli abitanti di un caseggiato non potesse-ro votare per un partito se esso non ha nelle li-ste un inquilino di quel palazzo. E per comple-tare l’opera, sottraendo ai sindacati alternativiil diritto di assemblee nelle scuole, Cgil-Cisl-Uilimpediscono di trovare i candidati e di farecampagna elettorale.

Abbiamo ripetutamente chiesto che nelle scuo-le si voti con due schede, una per la Rsu di isti-tuto e una per la rappresentanza nazionale,senza ottenere alcuna risposta. Ma nonostante il meccanismo truffaldino (cheoltretutto impedisce ai precari di avere qualsia-si rappresentanza) abbiamo deciso di parteci-pare comunque alle elezioni, chiedendo però aFioroni almeno il ripristino del diritto di parola. Ma la disponibilità iniziale del ministro è statapesantemente annullata dall’intervento dei sin-dacati governativi.Tenendo conto che oramai il meccanismo-truf-fa delle elezioni è partito, abbiamo deciso dichiedere ai nostri compagni, a cui va la nostrapiù profonda gratitudine, di sospendere lo scio-pero della fame, per riaverli tra noi in pienaforza per combattere comunque questa imparibattaglia elettorale, seppur con le mani legatee la bocca tappata. Ma, terminata la fase elettorale, riprenderemocon ancor più energia la lotta per la restituzio-ne del diritto di parola a tutti. Di certo questi14 giorni peseranno d’ora in poi come un ma-cigno nei confronti di quelle forze politiche, sin-dacali e associative che in questi anni si sonoriempite la bocca di “altri mondi possibili” e didemocrazia. Oramai lo scandalo del monopoliodi Cgil-Cisl-Uil sui diritti democratici e sindaca-li nei luoghi di lavoro non è più occultabile.Nessuno, neanche quei partiti di governo chenon hanno aperto bocca in questi giorni, potràpiù dire di non sapere o fare il Ponzio Pilato: osi sta con democrazia per tutti o si è complicidel sopruso e del sequestro monopolistico deidiritti democratici da parte dei sindacati gover-nativi.

Kappee spadeLa maggioranza Cgil nell’ultimoDirettivo Nazionale, ha dato unulteriore, pesante contributo allacampagna di odio nei confrontidei Cobas. È sbalorditivo come ilprincipale sindacato europeo cer-chi di mascherare un profondoscontro interno, che riguarda lesue prospettive e il suo rapportocon il governo, etichettando iCobas, come “violenti”, che favo-rirebbero il ritorno degli “anni dipiombo”, quegli anni ’70, che evi-dentemente per Epifani non rap-presentano più la stagione dellegrandi conquiste sindacali, politi-che e sociali dei lavoratori.Il pretesto è risibile: la nostra or-mai celeberrima manchette sullaFinanziaria e Damiano, definito“amico dei padroni”. Ma giudicare “criminalizzante” o“violenta” la definizione di “amicodei padroni”, la richiesta di dimis-sioni o addirittura fare il nome diun ministro è assurdo.Nella suastoria la Cgil ha attaccato singoliministri e ne ha chiesto le dimis-sioni, come per la Moratti, e “ami-co dei padroni” la Cgil lo ha dettoa decine di ministri.La verità è che la Cgil si compor-ta come se fosse il nono partito digoverno con i “suoi” ministri esottosegretari. E questo la sta di-videndo: l’essersi fatta governo edover far ingoiare ai lavoratori laFinanziaria e la continuità dellapolitica liberista, col riavvio, findal prossimo gennaio, della con-certazione su pensioni, Tfr, preca-rietà e contrattazione. E questaverità si sta facendo strada tralarghe fasce di lavoratori/trici.Ma fin qui saremmo sul terrenodel conflitto politico, seppur aspro.Invece no: il gruppo dirigente del-la Cgil e il ministro Damiano cihanno descritto come “violenti”che creano “un clima favorevoleall’aggressione verbale e fisica de-gli avversari”, fino a proporreignobili paralleli con l’uccisione diBiagi. Questa accusa ci viene ri-volta su tutta la stampa senza checi si permetta di replicare.Questa è la vera campagna diodio che cerca, utilizzando qual-siasi pretesto, di crearci intornoun’aura da “pericoli pubblici” chepotrebbe farci divenire oggetto direpressione o di violenza. Ma le nostre ragioni sono più for-ti della criminalizzazione e del si-lenzio, della concertazione e dellagabbia del governo “amico”.

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2 COBAS - novembre dicembre 2006d a l l a p r i m a

Democratici di Sinistra e degli“amici del governo amico” neiconfronti dei Cobas e della lo-ro “pretesa” di mettere alcentro dell’attenzione non so-lo la condizione generale delprecariato ma anche le politi-che sociali nonché quelle rela-tive al conflitto capitale-lavoroche il governo sta operando;e chiederci come mai il mini-stro Damiano (la cui credibili-tà è precipitata dopo la pole-mica con i Cobas, al punto daessere classificato, nell’ultimosondaggio de La Repubblica, ilpiù impopolare tra i ministri),i Democratici di Sinistra e lamaggioranza della Cgil abbia-no giudicato addirittura “cri-minalizzante” la definizione di“amico dei padroni” dopo cheper anni le stesse forze si so-no affannate a cercare il so-

stegno del padronato, pena-lizzando a tal fine tutto il la-voro salariato. Il fatto è che la critica allaFinanziaria e alle politiche delministro del Lavoro ha messoa nudo il cuore della contrad-dizione del governo: e cioè iltentativo di proseguire la po-litica liberista nei confronti deiservizi pubblici e del lavorosubordinato. Il profondo malcontento del“popolo di sinistra” su tali te-mi cercava una via per mani-festarsi, mentre era all’offen-siva una destra sociale ingor-da e insaziabile. E i Cobasquesta occasione l’hanno of-ferta, mettendo il dito sullapiaga, attualizzando la piatta-forma della manifestazione,scritta a giugno, sottolinean-do i guasti della Finanziaria edel salvataggio operato daDamiano nei confronti dei pa-droni dei call-center e di tutticoloro che sfruttano lavoro

precario, sottopagato e semi-schiavistico.La grande maggioranza deipartecipanti al 4 era sconten-ta del governo soprattutto suFinanziaria, servizi sociali, la-voro, pensioni, Tfr. Una parte riteneva che il go-verno fosse ancora correggi-bile e gli ha inviato un fortemonito; un’altra, tra cui iCobas, pensa che la maggio-ranza delle forze di governo“si fa dettare il programmadalla Confindustria e dalVaticano”, come ha dovutoammettere il segretario delPrc Franco Giordano. Tutti, però, hanno detto aProdi “così non potete conti-nuare”: dunque, di fatto,quella del 4 è stata la primagrande manifestazione dicontestazione, da sinistra, delgoverno. Nel contempo, essaha rimesso al centro il conflit-to Capitale-Lavoro. L’obiettivo della politica pa-

dronale degli ultimi trenta an-ni è stato quello di rendere in-visibile tale conflitto, spostan-do l’attenzione su conflitti “al-tri” (il territorio, l’immigrazio-ne, i giovani, i diritti civili,guerra e “terrorismo” ecc..):di lavoro non si doveva piùparlare. E proprio mentre il Capitalecolonizzava tutti i territori emetteva a profitto qualsiasicosa, estendendo a dismisuranel mondo il lavoro salariato eparaschiavistico, riportandointeri paesi al lavoro da Terzomondo con condizioni da mi-niera ottocentesca, una gi-gantesca operazione ideologi-ca descriveva come irrilevantitali conflitti, persino con ilcontributo di alcuni che, con-vinti di alimentarne di nuovi,davano una mano a Monsieurle Capital con fandonie su to-yotismi salvifici, postfordismirigeneranti, lavori “liberati”,“fine del lavoro” ... Insomma,

come se, durante un’alluvionedel Nilo che copre tutto il ter-ritorio visibile, qualcuno par-lasse di “fine del Nilo”!Non di solo precariato in sen-so stretto abbiamo parlato il 4ma, per intero, di quel conflit-to Capitale-Lavoro che è ele-mento determinante, insiemeal conflitto di genere, dellagrande maggioranza dei con-flitti sociali: è tutta la condi-zione del lavoro salariato eparaschiavistico che stiamorimettendo a nudo, il come, ildove, il quanto e il perché siviene sfruttati. La lotta dei precari francesi edi quelli “nostrani” di Atesiaha dimostrato che la prospet-tiva non è la totale subordina-zione sul posto di lavoro se-guita da una ribellione “nelsociale”, nè la passiva dispo-nibilità allo sfruttamento incambio di “sussidi di cittadi-nanza” erogati da ammini-strazioni “benevole”, e chenon ci deve essere contrastotra continuità del lavoro incondizioni e salari accettabilie continuità di reddito.

Il 17 novembreLa riuscita dello sciopero ge-nerale ha confermato il visto-so mutamento nei rapporti diforza con i sindacati concerta-tivi. Almeno un milione emezzo di lavoratori/trici insciopero e più di trecentomilain piazza in 26 città (con pun-te di particolare rilievo aRoma, Milano, Napoli eTorino) insieme a studenti,giovani precari, immigrati ecentri sociali: questo il risulta-to, superiore ad ogni aspetta-tiva, dello sciopero convocatodai Cobas, dalla Cub e da altrisindacati alternativi a Cgil-Cisl-Uil. Abbiamo avuto il 17una seconda inequivocabiledimostrazione della diffusaopposizione dei lavoratori e divasti settori popolari ad unaFinanziaria, che premia solo ipadroni di Confindustria e lemissioni di guerra, e ad unapolitica economica e socialeche non rompe con il “berlu-sconismo”. Allo sciopero han-no partecipato anche tanti la-voratori/trici di Cgil-Cisl-Uil, indissenso con i loro sindacatiche si comportano come unpartito al governo, per prote-stare contro una Finanziariache taglia i servizi pubblici(scuola e sanità in primo luo-go) e i fondi ai Comuni, cheimpedisce il rinnovo dei con-tratti del pubblico impiego nelbiennio 2006-2007, che sta-bilizza solo 8 mila dei 350 mi-la precari della Pubblica am-ministrazione, che aumenta lespese militari (che per la pri-ma volta pareggiano la spesasociale) e per le missioni diguerra, nonché i finanziamen-ti alle scuole private. In piaz-za striscioni, slogan e discorsihanno chiesto la fine delle po-litiche liberiste, l’abrogazionedella Legge 30, del pacchettoTreu, delle leggi Moratti e del-la Bossi/Fini (e la chiusura deiCpt), la stabilizzazione dei la-voratori precari ed esternaliz-zati, la garanzia del lavoro edella continuità del reddito, ilripristino della scala mobile, ladifesa delle pensioni e del Tfrcontro ogni scippo, il taglio

delle spese militari e la loro ri-conversione in spese sociali, ilritiro delle truppe da tutti ifronti di guerra, la fine del mo-nopolio di Cgil-Cisl-Uil sui dirit-ti sindacali e la restituzione deldiritto di assemblea nei luoghidi lavoro.Particolarmente rilevante èstata la presenza della scuola,che per la prima volta ha scio-perato dalla materna all’uni-versità, per l’abrogazione del-le leggi Moratti, contro i taglidella Finanziaria, per massicciinvestimenti, l’assunzione deiprecari, il rinnovo immediatodei contratti verso salari euro-pei, la fine dei finanziamentialle scuole private.

Il 7 dicembreIl successo dello sciopero edelle 26 manifestazioni del 17novembre ha quindi costrettoanche gli altri sindacati, chenon hanno partecipato a quel-lo sciopero - che ha visto in

piazza tutta la scuola pubblica- a prenderne atto e a dare vi-ta a iniziative di protesta. Cosìlo sciopero del 7 dicembre èun ulteriore momento dalquale è emersa la contrarietàdei lavoratori della scuola allalinea di sostanziale continuitàcol progetto morattiano che ilministro Fioroni sta cercandodi determinare.

Non abbiamo governi amici, siè ripetuto in queste mobilita-zioni: e tutto lascia credereche l’opposizione diverrà an-cor più dura in coincidenzadell’apertura a gennaio-feb-braio della trattativa tra go-verno e Cgil-Cisl-Uil su pen-sioni, Tfr, regole di contratta-zione e precarietà, che si con-figura come un micidiale “se-condo tempo” nella concerta-zione tra padronato e Cgil-Cisl-Uil, dopo quel “primotempo” del ’92-’93 che tantinefasti effetti ha avuto sui di-

ritti e sulle condizioni di vitadei salariati.Ora la consapevolezza, emer-sa in queste mobilitazioni, vatravasata nei conflitti sul terri-torio, da potenziare ed esten-dere, perchè il 4, il 17 no-vembre e il 7 dicembre abbia-mo “illuminato” il conflitto,seppur potentemente, manon abbiamo già creato unmovimento, che non nasce atavolino ma cammina sullegambe del conflitto reale quo-tidiano, al quale pure abbia-mo dato un potente impulso.E perché l’impulso non vadaperso, è decisivo recuperarela democrazia nei posti di la-voro. Mentre organizzavamoil 4, alcuni degli ex-partner(Cgil Scuola - Flc in primis),poi ritiratisi, reprimevano bru-talmente i nostri diritti, inter-venendo su ministri e capi diistituto perché ci venisse vie-tato persino fare assemblee,rendendo ancor più truffaldi-

ne le elezioni Rsu nelle scuole(e tenendo conto di questo, èpositivo che si sia riusciti, incondizioni da regime dittato-riale, a presentare più di1.500 liste con oltre 3.000candidati/e), in base a quelmonopolio sui diritti sindacaliche scippa parola, rappresen-tanza e trattativa a chi non èCgil-Cisl-Uil. Non è una begaintersindacale: il furto di de-mocrazia ai Cobas e i precaridi Atesia che, dopo 8 scioperiall’80% di adesioni, non ven-gono neanche ricevuti daDamiano perché lui “parla so-lo con Cgil-Cisl-Uil” sono fac-ce della stessa medaglia.E come si può agevolare ilconflitto se i salariati non re-cuperano spazi democraticinei posti di lavoro? E come sipuò chiedere ai Cobas di so-stenere iniziative unitarie conchi si fa diretto “carnefice” deinostri (e di tutti i lavoratori)più elementari diritti?

Se son rose...segue dalla prima pagina

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di Stefano Micheletti

La scuola avrebbe potuto rap-presentare un buon banco diprova, per il nuovo governodell’Unione, per concretizzarequanto promesso in campa-gna elettorale in tema di pre-cariato.E invece per l’anno scolasticoin corso sono stati immessi inruolo solo 20.000 docenti e3.500 Ata, già autorizzati dalgoverno Berlusconi.Dal 1 settembre 2006 sonoandati in pensione circa45.000 lavoratori, per cui nonsi è realizzato neppure il turnover, e, con l’aumento del nu-mero degli studenti, l’ammini-strazione ha assunto con con-tratto a tempo determinatopiù precari dell’anno scorso,oltre 200.000 unità.Nella Finanziaria 2007, anco-ra in discussione, l’art. 66,comma 1 punto c), prevede“… la definizione di un pianotriennale per l’assunzione atempo indeterminato di per-sonale docente per gli anni2007-2009, da verificare an-nualmente, di intesa con ilMinistero dell’Economia e del-le Finanze, circa la concretafattibilità dello stesso, percomplessive 150.000 unità …”Analogo piano di assunzioniverrà predisposto per il perso-nale Ata, per complessive20.000 unità.Non si tratta di numeri straor-dinari: nell’a. s. 2001/02 sonostate assunte 60.000 unità(predeterminate dal governodi centrosinistra precedente),nessuna assunzione per il2002/03 e 2003/04, 15.000unità nell’a.s. 2004/05,40.000 unità nel 2005/06 e23.500 unità (predeterminatedal governo di centrodestraprecedente) nel presente an-no scolastico. Per un totalequindi di 138.500 in 5 anni.Ma se prendiamo in esame ilnumero dei pensionati, previ-sto per lo stesso triennio2007/09, ci accorgiamo che ilnumero promesso di immis-sioni in ruolo - di nuovo - noncoprirà nemmeno il turn-over.

Nelle tabelle allegate alla rela-zione tecnica della Finanziariasi indicano come dati certi lecessazioni dal servizio (65 an-ni per gli uomini, 60 anni perle donne), cioè le pensioni divecchiaia: si tratta di 94.236docenti e Ata ai quali si devo-no aggiungere almeno altri140.000 che avranno i requi-siti per andare via con la pen-sione di anzianità. Quindi nonsembra eccessivo valutareche al 2009 se ne andranno inpensione circa 235.000 lavo-ratori e quindi le ipotetiche170.000 immissioni in ruoloallo stesso anno non coprireb-bero neppure il turn-over.Se poi analizziamo tutte le al-tre chicche del comma 1 del-l’art. 66 della Finanziaria, che,quasi con ironia, è titolato “in-terventi per il rilancio dellascuola pubblica”, confrontan-dole con le tabelle della rela-zione tecnica allegata allastessa legge Finanziaria, ciaccorgiamo che, tra un taglioe l’altro, a consuntivo, già dalprossimo anno scolastico, cisaranno 50.054 posti in me-no: 41.942 docenti e 8.112Ata. In un solo anno un tagliodi circa il 5% degli organicidell’intero comparto: mainessuna Finanziaria lacrime esangue di qualsiasi governoaveva mai previsto tanto.Senza contare che la stessaFinanziaria prevede che, consuccessivo decreto intermini-steriale, venga rivisto il crite-rio per la definizione degli or-ganici degli insegnanti di so-stegno (oggi 1 ogni 138 alun-ni): tutto lascia presagire checi sarà taglio ulteriore.Da ciò risulta come siano inrealtà aleatori i 150.000 +20.000 posti a tempo indeter-minato promessi.La Finanziaria, è una legge dibilancio, ma determina, inastratto, che i consigli di clas-se del biennio delle superiori ilprossimo anno, per rispar-miare, dovranno bocciare il10% in meno di studenti.E’ una legge di bilancio, mainserisce un poco chiaro in-nalzamento dell’obbligo a 16anni che lascia intendere lapossibilità di assolvere l’obbli-go non solo nell’istruzione,ma anche nell’addestramentoprofessionale.E’ una legge di bilancio, maallude anche ad una riformadel reclutamento nella scuolaa partire dall’a.s. 2010/2011.Infatti, dal 2010/2011, le gra-duatorie permanenti provin-ciali e le graduatorie di meritoregionali dei concorsi ordinariverranno soppresse, cancel-

lando dopo più di un venten-nio il sistema del doppio ca-nale di reclutamento. Cioéancora peggio di quanto pre-visto dal morattiano Decretolegislativo sulla formazione ereclutamento degli insegnan-ti, che almeno manteneva ildoppio canale di reclutamen-to: metà posti ai precari delleG.P. e metà ai concorsi peresami e titoli.Il reclutamento previsto dallaRiforma Moratti – sospeso dalcacciavite di Fioroni, ma nonabrogato – prevede che, perinsegnare, si ottenga la lau-rea biennale magistrale, dopola laurea triennale, in appositicorsi specialistici per l’inse-gnamento (eredi delle attuatiSsis). Naturalmente tali corsisaranno a numero chiuso, contest d’ingresso e tasse straor-dinarie, tanto per continuarecon il business delle Ssis.Dopo il conseguimento del ti-tolo, che sarà abilitante, gliaspiranti insegnanti verrannoiscritti in uno speciale AlboRegionale e assunti con con-tratto di inserimento formati-vo al lavoro da un Dirigentescolastico. Naturalmente conresponsabilità di insegnamen-to e trattamento economico enormativo inferiore.Possiamo quindi supporre chequesti docenti saranno utiliz-zati al posto dei supplenti an-nuali e fino al termine dell’at-tività didattica. In una primastesura della Finanziaria infat-ti era stata introdotta, oltrealla soppressione delle gra-duatorie permanenti, la stes-sa abolizione dell’istituto dellesupplenze annuali e fino altermine delle attività didatti-che. La norma è sparita dallaversione poi approvata dalConsiglio dei Ministri, ma latendenza è quella.I precari delle attuali gradua-torie permanenti e delle gra-duatorie di merito dei vecchiconcorsi ordinari, che reste-ranno fuori dalle immissioni inruolo fino al 1/9/2009, do-vranno sostenere, assiemecon i neo – laureati magistra-li che avranno svolto l’anno diinserimento al lavoro, gli stes-si concorsi ordinari.Insomma le GraduatoriePermanenti avranno vita bre-ve, secondo la Finanziaria.Già erano organizzate in mo-do da creare una guerra trapoveri tra i precari, visto la lo-ro divisione in tre fasce e vi-sto la tabella di valutazionedei titoli che premiava certecategorie e ne discriminavaaltre, ai fini di creare divisionee l’impossibilità di sviluppare

un forte movimento di lavora-tori precari della scuola.Ma la loro ventilata soppres-sione sta gettando nell’ango-scia decine di migliaia di pre-cari. Compresi gli “ultimi arri-vati”, i precari dei corsi spe-ciali abilitanti ex D.M. 85/05(vedi scheda sotto).La prossima apertura bienna-le delle graduatorie perma-nenti sarà nel maggio del2007 e lo stesso art. 66 dellaFinanziaria prevede la revisio-ne della tabella di valutazionedei titoli. Già si presume chericomincerà la guerra tra po-veri, tra le varie lobby (deipoveri) e categorie di precari.Alcuni chiederanno che vengaconsiderata la loro abilitazio-ne di più di quella degli altri, oche coloro che hanno supera-to concorsi ordinari debbanoessere considerati di più dicoloro che hanno superatoconcorsi riservati, oppure chehanno ottenuto il titolo Ssis …o viceversa.Insomma da tutta questa si-tuazione trarrà giovamentosolo l’Amministrazione che

continuerà a fare le assunzio-ni a tempo indeterminato conil contagocce e guardandosibene anche solo dal coprire ilturn-over, visto che il puntocentrale della RiformaMoratti, che - ripetiamo - ilcacciavite di Fioroni non hamodificato nella sostanza masolo sospeso, consisteva inuna notevole riduzione delpersonale, e quindi dei corsidi studio, delle ore di insegna-mento e del diritto allo studioin genere, dirottando nellaformazione professionale re-gionale i settori sociali più de-boli destinati al lavoro preca-rio e flessibile.L’intera categoria deve farsicarico della questione dellaprecarizzazione del lavoronella scuola. E’ impensabilead esempio poter ottenerestipendi decenti, a livello eu-ropeo, se un quinto della ca-tegoria è precario , ricattabile,disposto a fare lo stesso lavo-ro con diritti e retribuzione di-mezzati. E’ impensabile crea-re una forte conflittualità, conforme di lotta anche decise edoriginali, se un quinto dellacategoria vive una precarietànel lavoro, ma anche esisten-ziale, che lo porta ad una lo-gica di sopravvivenza e a unaconflittualità con altri precario anche con colleghi di ruoloche magari nella secondariafanno 24 ore settimanali to-gliendo il lavoro ai precari.Ma soprattutto dobbiamo eli-minare l’enorme convenienzada parte dell’amministrazionead usare i precari: il rinnovocontrattuale - in ritardo ormaida un anno - deve sancire laparità economica e normativa(stipendio nei mesi estivi,malattia, permessi, ferie,ecc.) tra il personale con con-tratto a tempo determinato eindeterminato. Il personale precario, tra me-si estivi non pagati, ritardonelle nomine, progressione dicarriera inesistente anche do-po decenni di servizio, costain media 7.000 euro meno delpersonale a T.I., malgradofaccia lo stesso lavoro: si trat-ta di uno sfruttamento perpe-trato da decenni da governi diogni colore.

COBAS - novembre dicembre 2006 P r e c a r i a t o 3

Scuolasempre piùprecariaCambiano i suonatori, mala musica rimane uguale

Corsi abilitanti: diritto o business per gli Atenei?

La L. 143/2004 prevedeva che, prima dell’attuazione del sistema diformazione e reclutamento previsto dall’art. 5 della riforma Moratti,per i docenti non abilitati - con 360 giorni di servizio dal 1/9/1999 al6/6/2004 - gli Atenei istituissero corsi speciali abilitanti. Il DM 85/05 lidisciplinò:- avrebbero dovuto svolgersi nell'a.a. 2005/2006, con modalità e ca-lendari fissati da Università, Accademie e gli Uffici Scolastici Regionali;- l'esatto ammontare dei contributi doveva essere quantificato in baseal numero di domande effettivamente ricevute; il Ministero avrebbedovuto vigilare e adottare misure per perequare e contenere i costi;- i partecipanti avrebbero dovuto avere la possibilità di iscriversi conriserva nelle graduatorie permanenti (a.s. 2006/2007), in attesa delconseguimento del titolo.In realtà gli Atenei non hanno rispettato quanto previsto:- hanno invece colto l’occasione per sfruttare il business mediante tasseesorbitanti, ad es. in Veneto 2.500/2.800 euro per 600 ore di corso;- hanno definito tempi e modalità diverse; fino a inventarsi test d’in-gresso a pagamento non previsti: i corsi non sono a numero chiuso!In qualche situazione gli esami saranno a novembre 2007, o nel 2008.I corsisti o aspiranti tali, visto che in molti Atenei la procedura deveancora iniziare, non hanno potuto iscriversi con riserva nelle GP ed an-zi il Ministero emanerà un decreto per lo scioglimento della riserva so-lo al termine di tutti i corsi speciali attivati, questo vuol dire entrarecon riserva nelle graduatorie nel 2009.Intanto la Finanziaria 2007, in discussione al Parlamento, prevede chedal 2010 le graduatorie permanenti vengano soppresse.Grande è il malcontento e a livello nazionale si è costituito il ComitatoInsegnati Precari Non Abilitati che sta creando una rete di contatti -www.cipna.it - con la richiesta agli atenei di rispettare almeno quantoprevisto dal D.M. 85/05.

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Tra il 2 e il 4 novembre abbia-mo assistito ad una nuovasceneggiata messa in atto dasindacati concertativi e gover-no. Il 2 novembre Cgil-Cisl-Uilproclamano lo stato d’agita-zione e iniziano le procedureper la dichiarazione dello scio-pero nella scuola e nel pubbli-co impiego. Il 4 novembre fir-mano l’accordo che congela losciopero. Dopo avere per settimanecondiviso l’operato del mini-stro Fioroni e della Finanziariadi Padoa-Schioppa, finalmentesembra che Cgil-Cisl-Uil si ac-corgano dell’impatto di questaFinanziaria per la scuola e del-la scarsità delle risorse per ilbiennio 2006-2007. Da due mesi denunciamo cheil testo della Finanziaria intro-duce tagli pesantissimi allascuola pubblica, che aumentail numero degli alunni perclasse, che taglia 50 mila postidi lavoro nella scuola, che leassunzioni di 170 mila precarisono solo “un piano di fattibili-tà” che verrà sottoposto annoper anno al ministrodell’Economia che potrà tran-quillamente bocciarlo, che lasoppressione delle graduatoriepermanenti dal 2010 sconvol-ge i diritti acquisiti dei precari,che per il contratto vengonostanziati solo 807 milioni per ilbiennio 2006-2007 (1.300 mi-lioni in tutto, con i fondi dellafinanziaria dell’anno passato):

in pratica, divisi tra 3,5 milionidi dipendenti pubblici, circa 35euro lordi mensili di aumentomedio a dipendente. Ma il vero motivo dell’agitazio-ne dei concertativi non eral’insufficienza della risorse o iprovvedimenti della finanzia-ria, ma la manca-ta presentazionedell’emendamen-to agli articoli sul-le risorse per ilcontratto (oracommi 237 -240) concordatocon il governo,che riportiamo diseguito come ap-provato allaCamera:“237. Ai fini diquanto dispostodall’articolo 48,comma 1, del de-creto legislativo30 marzo 2001,n. 165, le risorseper la contratta-zione collettivanazionale previ-ste per il biennio2006-2007 ... so-no incrementateper l’anno 2007di 807 milioni di euro e a de-correre dall’anno 2008 di2.193 milioni di euro.238. In sede di definizionedelle linee generali di indirizzoper la contrattazione collettivadel biennio 2006-2007, ai sen-

si dell’articolo 41 del decretolegislativo 30 marzo 2001, n.165, e successive modificazio-ni, in applicazione delle dispo-sizioni di cui al comma 237, èreso esigibile interamente, peril medesimo biennio, il com-plesso delle risorse di cui almedesimo comma 237. 239. All’articolo 47 del decretolegislativo 30 marzo 2001, n.165, il comma 7 è sostituitodal seguente:«7. La procedura di certifica-zione dei contratti collettivideve concludersi entro qua-ranta giorni dalla sottoscrizio-ne dell’ipotesi di accordo, de-corsi i quali i contratti sono ef-ficaci, fermo restando che, aifini dell’esame dell’ipotesi diaccordo da parte del Consigliodei ministri, il predetto termi-ne può essere sospeso una so-la volta e per non più di quin-dici giorni ...»”Il nodo del contendere è pre-sto detto: vista l’esiguità dellerisorse per il biennio 2006-2007, Cgil-Cisl-Uil devono ri-uscire a vendere alla propriabase il fatto che anche le ri-sorse del 2008 potranno esse-re contrattate all’interno delbiennio 2006-2007, aggirandoil vincolo che sicuramenteavrebbe posto la Ragioneriadello Stato.Scatta così l’escamotage del-l’emendamento, che non au-menta le risorse diponibili peril contratto né le anticipa, masemplicemente modifica lenorme vigenti in modo da sta-bilire che, una volta firmato uncontratto, dopo un terminecerto (40 giorni) questo diven-ta esigibile, e se la Ragionerianon ha terminato i controlli,scatta il silenzio-assenso percui il contratto è comunquevalido.Ma se il testo era già statoconcordato, perché il tira emolla di questi due giorni, cheha portato alla proclamazionedello sciopero il 2 novembre eal suo ritiro il 4 novembre?Il casus belli è stato la modifi-ca dell’emendamento da partedel governo in termini piu’ va-

ghi per la parte relativa ai con-trolli della Ragioneria e poi ledichiarazioni di Padoa-Schioppa che aveva affermatoche sarebbe stato necessarioallungare i tempi da 40 a 60giorni. Alla fine, il 4 novembre,

è arrivato l’accordo: i giorni di-ventano 55 e dopo scatta il si-lenzio-assenso.Ma allora per il biennio 2006-2007 verranno utilizzati tutti ifondi previsti in finanziaria(1.300 milioni + 2.193 milio-ni)? No, perche’ non c’è accor-do o emendamento che possa“creare” soldi che semplice-mente non ci sono. Significache verrà trovato un escamo-tage: ad esempio far arrivarein busta paga i 1.300 milioni apartire dal 2007, e i 2.193 mi-lioni a partire dal 2008, comearretrato per il 2007.Ma su questo non c’è per nien-te chiarezza perché ad esem-pio Padoa Schioppa dà unalettura completamente diver-sa dell’emendamento concor-dato: “Nella legge finanziaria– dichiara - si sostanziano ci-fre per il rinnovo del contrattoper il biennio 2006-2007 e poiper il biennio 2008-2009”Insomma, i 2.193 milioni dieuro per il 2008 non sono untardivo riconoscimento per ilbiennio precedente, ma i nuo-vi stanziamenti per il biennio2008-2009! Dopo un tale “successo” per ilavoratori, Nicolais, ministrodella Funzione Pubblica, mettele mani avanti: “Il rinnovo sa-rà almeno altrettanto impor-tante per la parte normativa”.Prodi, da parte sua rincara ladose: quello concluso è “unaccordo importantissimo per-ché dà una prospettiva seriaanche su come riformare lapubblica amministrazione eaumentarne la produttività ”.In pratica questo accordo-bi-done potrà aprire le porte alletriennalizzazione dei contratti.Insomma, alla fine sono tutticontenti. Nerozzi, della Cgil, sidichiara soddisfatto perché haritrovato le risorse per il bien-nio 2006-2007, le stesse giàdisponibili dal 29 settembre,ma i lavoratori adesso hannola certezza della “perentorie-tà“: “Le risorse sono state tro-vate per il biennio 2006-2007– ha affermato – La perento-rietà è un elemento altrettan-

to importante che viene a con-cludere una fase di riformache era rimasta irrisolta”.Insomma, avremo solo deglispiccioli, ma di sicuro arrive-ranno entro 55 giorni dalla fir-ma del contratto!! La Cisl e la

Uil, in grande sintonia con ilgoverno, riprendono il riferi-mento sull’assetto della con-trattazione del pubblico impie-go. Dichiara il segretario dellaUil che “l’accordo ha messo lepremesse per fare contratti diqualità e apre un percorso diriassetto della contrattazionenella pubblica amministrazio-ne”. Bonanni, della Cisl, di-chiara che “L’accordo sgombrail campo da tanti equivoci edalle speculazioni pesanti fattesul pubblico impiego.L’impegno adesso è di portareavanti la riforma degli assetticontrattuali e costruire un in-volucro contrattuale che sod-disfi i lavoratori”. Un bel bidone, appunto.Ma che fine hanno fatto le al-tre motivazioni che avevanoportato alla proclamazionedello sciopero il 2 novembre,quelle legate agli articoli dellafinanziaria per la scuola?La Cgil, nel suo comunicato, leaveva anche elencate: “In sede di conciliazione illu-streremo anche altre ragioniche sono alla base della nostramobilitazione: * sul precariato Ata: i posti re-si disponibili per le immissioniin ruolo sono insufficienti;* sul precariato docente: biso-gna cancellare la norma cheprevede il superamento dellegraduatorie permanenti;* sui lavoratori Ata e Itp tra-sferiti dagli Enti Locali: biso-gna cancellare la norma intro-dotta dal governo Berlusconiche impedisce il riconoscimen-to degli anni di lavoro effetti-vamente prestati; Inoltre, riproporremo, assie-me alle altre Organizzazionesindacali, il nostro giudizio ne-gativo per quanto riguarda lacarenza di risorse e strumentiper la scuola dell’autonomia ele negative riduzioni di organi-ci e risorse introdotte nel com-parto scuola. “Trovato l’accordo, i concertati-vi hanno dichiarato che porte-ranno avanti le procedure perlo sciopero, fino al momento incui il Parlamento approverà

l ’ e m e n d a -mento con-c o r d a t o .I n s o m m a ,tutte le altrequestioni, iprecari, i taglialla scuola,l’insufficienzadelle risorse,la carenzadegli organiciAta, il man-cato ricono-scimento deidiritti del per-sonale trans-itato daglienti locali sa-ranno agitatiancora in se-de di concilia-zione in mo-do strumen-tale e poi iltutto verràde f i n i t i va -

mente abbandonato o, peggioancora, farsescamente orche-strato (vedi la proclamazionedello sciopericchio di un’oranella Scuola) una volta appro-vato definitivamente l’emen-damento bidone.

4 COBAS - novembre dicembre 2006C o n t r a t t i

Bambole, nonc’è una liraFarsa tra governo esindacati concertativisui rinnovi contrattuali

L’accordo Sindacati – Governo sulle risorse per i contratti pubblici è stato re-cepito, con soddisfazione dei sindacati, dice Panini, dal maxiemendamentoche ha sostituito l’intero testo della Finanziaria. Ma sostanzialmente il nuovo testo sancisce, per quanto riguarda i rinnovicontratuali, quanto già si intravedeva nel testo precedente, cioè:1) una finanziaria che colpisce a taglia i salari: 14 euro mensili lordi per ilbiennio 2006-2007, 62 euro se si aggiungono i 48 euro stanziati per il 2008.Un aumento del 4% in linea con l’inflazione programmata del solo biennio2006-07. Non si vedono all’orizzonte né il pagamento dello 0,7 % del pre-cedente contratto, né il recupero del gap tra inflazione programmata e in-flazione Istat del biennio precedente.2) La triennalizzazione del contratto. Il testo non vieta di considerare le ri-sorse del 2008 come contrattabili nel contratto del biennio, ma impone cheesse vengano pagate (in forma di tranche) solo successivamente al 31 di-cembre 2007, ossia nel 2008. Un passo decisivo verso il contratto triennale.Va evidenziato che già il comma 238 modifica il precedente testo e quindinon vi era nessuna ragione tecnico-parlamentare per non modificare in ma-niera inequivocabile che le risorse per il 2007 sarebbero state di 3.000 mi-lioni, anziché 807 milioni.3) Un ulteriore colpo di spugna all’istituto della vacanza contrattuale.

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COBAS - novembre dicembre 2006 R i f o r m e 5

Nonostante le promesse dellacampagna elettorale e non-ostante sia ormai chiaro il pe-so del personale della scuolanel determinare la vittoriaelettorale dell’uno o dell’altroschieramento, il ministroFioroni ha annunciato, appe-na insediatosi, che sarebbeintervenuto sulle nefandezzein materia di scuola del prece-dente governo (ma non solo)non con la mannaia delleabrogazioni ma con una sem-plice azione di aggiustamentodelle parti peggiori, con il cac-ciavite: un cacciavite però cheanche per gli Ata, laCenerentola del personaledella scuola, sembra decisa-mente spuntato.Nulla è stato fatto, nulla (dibuono) è in programma salvol’ulteriore accelerazione del-l’attuazione degli artt. 7 e 48del Ccnl che, a fronte di pochispiccioli (e maggiori respon-sabilità e aggravamento deicarichi di lavoro) ad una mi-noranza, porteranno a tuttiuna ulteriore gerarchizzazionedel ruolo di cui non si sentivaassolutamente la mancanza;senza contare la feroce discri-minazione che, Cenerentolatra le Cenerentole, subiscono iprecari Ata che si avviano a di-ventare il 50% della categoria.Gli organici continuano a ve-nire massacrati, anno dopoanno, finanziaria dopo finan-ziaria, e continuano ad esseredeterminati quasi esclusiva-mente dal numero degli alun-ni, non considerando il nume-ro del personale da ammini-strare, gli spazi da vigilare,custodire e pulire, le comples-sità dei vari tipi di istituti, inuovi carichi di lavoro. Ormaila situazione è diventata inso-stenibile poiché in molti casinon è più possibile garantitele stesse attività delle scuolecon l’organico assegnato e co-munque l’aggravio di lavoro èstato catapultato interamente

sul personale.Il personale proveniente dagliEnti Locali che non ha avviato(e vinto) le cause davanti alGiudice del Lavoro continuaad essere pesantemente dis-criminato dal punto di vistaeconomico e della progressio-ne di carriera mentre i ricor-renti aspettano che il nuovogoverno e parlamento abro-ghino il famigerato comma218 della Finanziaria 2006che ha tentato di “scippare” levittorie giudiziarie.Il diritto alla riduzione dell’ora-rio a 35 ore viene quotidiana-mente attaccato da un’inac-cettabile intromissione deiRevisori dei conti in una mate-ria, la contrattazione integrati-va d’istituto, che non dovreb-be essere di loro competenza.Il numero dei precari, tra iquali molti hanno superato idieci anni di servizio, ha ormaisuperato le 90.000 unità.Sono, allora, imprescindibiliper il personale Ata le se-guenti richieste: - adeguato aumento degli or-ganici- assunzione a tempo indeter-minato dei precari su tutti iposti disponibili- aumento contrattuale di 300euro mensili per tutti i profiliprofessionali- riconoscimento giuridico edeconomico di tutti i servizi pre-stati dal personale Ata trans-itato allo Stato dagli Enti Locali- stessi diritti normativi (ferie,permessi, malattia, ecc.) tra ilpersonale con contratto atempo indetreminato e quelloa tempo determinato- ricostruzione della carriera eadeguamento economico (co-me per gli insegnanti di reli-gione) del personale con con-tratto a tempo determinato al3° anno di incarico.- riconoscimento dei beneficieconomici dell’art. 7 per tuttidopo 10 anni di servizio aqualsiasi titolo prestato.

CenerentoleVita da Ata nellascuola dell’Autonomia

di Nicola Giua

Il “popolo” della scuola pub-blica che in questi ultimi 5anni ha lottato contro le ne-fandezze morattiane e le leg-gi del centrodestra si aspetta-va che il nuovo governo, co-erentemente con quanto af-fermato in campagna eletto-rale, abrogasse le leggiMoratti e le norme applicativesuccessivamente emanate.Niente di tutto questo. Fioroni ha inaugurato la stra-tegia (da noi definita gatto-pardesca) del cacciavite conla quale, a suo dire, smonta-re la riforma Moratti per pez-zi poiché, sempre a suo dire,in parlamento non vi sareb-bero i numeri per otteneretale abrogazione, vista lacontrarietà di Margherita emaggioranza Ds.Ed ecco che il ministro “affo-ga” le scuole con una serie dinote, circolari, direttive con lequale dice e non dice, affer-ma e si contraddice e soprat-tutto lascia l’impianto dellaMoratti assolutamente cosìcom’era. Nelle scuole, infatti, coloroche avevano lottato in questianni in prima persona e nonavevano applicato la “rifor-ma” hanno continuato a nonapplicarla. Nelle scuole, inve-ce, in cui solertissimi dirigen-ti scolastici l’hanno impostamanu militari, è passata l’i-dea che non si può cambiaremodello didattico-organizza-tivo tutti gli anni e, quindi, sene sono mantenuti pezzi im-portanti.Allo stato il tutor non esiste-rebbe, il portfolio non è appli-cabile, le Indicazioni naziona-li avrebbero perso la lorotransitorietà (sempre chel’abbiano mai avuta e comun-que tante scuole hanno conti-nuato a seguire i “vecchi”programmi) e non sono appli-cabili, gli anticipi nella scuoladell’infanzia non potrebberoesistere e la valutazione do-vrebbe essere assicurata conle legittime vecchie schede. Ciononostante nelle scuolecontinuiamo a vedere tuttoed il contrario di tutto poichéla mancanza di chiarezza staportando avanti un assurdomodello “fai da te” maschera-to da nuova autonomia fioro-niana ma identico alla scuoladella Moratti. Infatti, in moltescuole elementari il docentetutor esiste ed è in piena at-tività, nella maggior parte deicasi hanno distrutto l’organiz-zazione modulare e tale do-cente lo chiamano insegnan-te prevalente il quale (parlodi classi ordinarie e non atempo pieno) svolge dalle 18alle 21 o, addirittura, 22 orefrontali nella stessa classe.Ma questo insegnante nei fat-ti è il tutor morattiano chestravolge e mortifica la scuo-la elementare degli ordina-menti del 1990 e dei pro-grammi del 1985 che cerca-

vano di mettere in discussio-ne l’individualismo degli inse-gnanti e di dare un sensonuovo e positivo alla collegia-lità ed al confronto.Il portfolio non dovrebbe piùesistere (perché se non vi è iltutor non vi è neanche port-folio) ma ciascuna scuolacontinua a fare come vuole.Per le Indicazioni nazionali ilbuon Fioroni aveva deciso (celo aveva comunicato nell’in-contro del 22 giugno) di co-stituire una commissione di30 docenti, scelti oggettiva-mente tra i più giovani ed ipiù anziani in servizio, per“capire meglio” cosa pensavala scuola delle stesse e con-cordava con noi che i pro-grammi si potessero cambia-re solo seguendo le procedu-re previste dalla normativavigente (regolamento con iprescritti pareri, ecc.). Pare,invece, che sia stata formatauna commissione compostada 30 docenti e 30 dirigentiscolastici i quali devono forni-re il loro parere sulle indica-zioni. Non c’è che dire, un granderispetto delle proporzioni (30unità sia per rappresentare800.000 docenti che 10.700Ds) ed un segnale importan-te di cosa intende il ministrocon “sentire la scuola”.Ultimamente Fioroni non par-la più di nuovi programmi madi revisione delle Indicazioninazionali. Però tra i capolavori gatto-pardeschi di Fioroni meritauna citazione particolarequanto è riuscito ad inventar-si per la valutazione. A giugno il ministro ha comu-nicato alle scuole che per levalutazioni finali le scuole po-tevano usare sia la nuovascheda morattiana che lavecchia scheda di valutazio-ne. Non abbiamo condivisoquesta iniziativa di Fioronipoiché anche in questo caso èil ministro che fornisce istru-zioni alle scuole in relazione amaterie che devono esserelegislativamente previste e ri-tenevamo che l’unica schedavigente fosse quella in usoprima dell’era Moratti. Ed orache ti inventa il Fioroni per ilnuovo anno scolastico? Conuna nota del 10/11/06 preve-de (in attesa della revisionedelle Indicazioni nazionali)che le scuole compilino “so-brie schede di valutazione”,come aveva già previsto nel-la nota di indirizzo del31/8/06, per i traguardi in-termedi mentre la certifica-zione delle competenze saràproposta in un'ottica speri-mentale solo per l'ultimo an-no del primo ciclo, sulla basedi un modello nazionale chesarà definito dal ministero. Lanota si conclude con l'invitoalle scuole di predisporre co-munque la scheda fai-da-te(peggio della Moratti era diffi-cile immaginarlo) che – incre-dibile - deve ricomprendere

gli insegnamenti o attività fa-coltativo-opzionali e il com-portamento degli alunni. Ciascuna scuola poi continue-rà ad arrangiarsi per quantoconcerne i registri, i libri ditesto e quant’altro.Concluderei questa disaminasulla nuova scuola del centro-sinistra con un capolavorodelle falsità da campagnaelettorale in relazione agli an-ticipi per la scuola dell’infan-zia ed elementare. Il pro-gramma del centrosinistraprevedeva: “0-6 anni: poten-ziare l’offerta educativa, pro-gettandola in un’ottica di con-tinuità. Vogliamo inoltre in-crementare fortemente l’u-tenza dei nidi entro la finedella legislatura, e generaliz-zare la scuola d’infanzia abo-lendo la norma sugli anticipiper le iscrizioni alla scuoladell’infanzia ed elementare”.E invece che fà il duo Fioroni-Bastico (ministro e vice) suglianticipi? Per la scuola ele-mentare non c’è alcuna novi-tà e, quindi, anche quest’an-no le scuole subiranno la fol-lia degli anticipi decisa esclu-sivamente dalle famiglie sen-za che le scuole e gli inse-gnanti possano in alcun modointervenire. Tale situazione èstata motivata dal fatto chegli anticipi della scuola ele-mentare sono specificata-mente indicati nella L.53/2003 e, quindi, andrebbeabrogata. Ma lor signori e si-gnore del centrosinistra algoverno non vogliono piùsentire il verbo abrogare.A fine agosto Fioroni ha ema-nato una circolare con la qua-le comunicava che non vi era-no le condizioni per gli antici-pi nella scuola dell’infanzia,ma il 10 settembre la Bastico(ex assessore Ds alla forma-zione dell’Emilia Romagna)ha dato il “contrordine com-pagni” e con una nuova notaha affermato che con i dovutiaccordi gli anticipi possonoessere effettuati, istituendole sezioni “primavera”. Certo fa impressione sentiredal ministro Ds per i rapporticon il parlamento che “il pro-gramma non è il vangelo”.Quando si parla e scrive incampagna elettorale è unaconto mentre governare èun’altra cosa! Complimenti!Bella lezione di democrazia.E noi che facciamo? Dopo gli scioperi e le manife-stazioni, nelle scuole dobbia-mo riprendere l’iniziativa e ri-avviare un movimento chefaccia cambiare la politicascolastica del governo. Nelcontempo bisogna contrasta-re ogni i tentativo di metterein pratica la scuola dellaMoratti chiamandola con altronome, sarà importante eser-citare con pienezza i nostripoteri negli Organi Collegiali,in particolare nei Collegi deiDocenti. Per l’ennesima volta rimboc-chiamoci le maniche.

Fioroni? No MorattiLa scuola al tempo del centrosinistra

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di Anna Grazia Stammati

Tre sembrano essere gli ele-menti portanti della “riforma”delle superiori secondoFioroni: elevare l'obbligo, da-re fisionomia al nuovo bien-nio, valorizzare l'istruzionetecnico-professionale. Se sianalizza ognuno dei tre ele-menti appare evidente la di-cotomia esistente tra la tesisostenuta (un'enunciazione diprincipio così generica da es-sere condivisibile da chiun-que) e la sintesi (che ne sve-la invece il retropensiero).Elevare l'obbligo ai 16 anni ri-sponde all'esigenza di non co-stringere i ragazzi a decideretroppo presto, anche perchéquesto li esporrebbe al rischiodi vincolarli al proprio destinosociale e non condurli allamaturazione di un orienta-mento consapevole; due anniin più significherebbero inve-ce innalzare l'età lavorativadai 15 ai 16 anni. Su taleenunciato non si può che es-sere d'accordo, ma quandopoi si scende nel concreto, larealizzazione dell'elevamentodell'obbligo rivela altro. Già

nel programma dell'Unioneinfatti, si prevedeva per il se-condo ciclo l'elevamento del-l'obbligo nel biennio obbliga-torio, definito in stretta inter-relazione con la scuola mediada un lato e con valenzaorientativa rispetto ai percorsisuccessivi, dall'altro. In realtàproprio la valenza orientativae la propedeuticità rispetto aicorsi successivi, permettono,così come viene evidenziatoanche nella finanziaria, l'isti-tuzione di percorsi alternativia quelli dell'istruzione, attra-verso gli enti che agiscono sulterritorio. In tutti i testi pre-sentati da Fioroni si richiamainfatti all'opportunità di “favo-rire la nascita di reti di scuoleper facilitare i rapporti con leautonomie istituzionali e lerealtà sociali, culturali ed eco-nomiche interessate allascuola” per sperimentare per-corsi scolastici alternativi, findal biennio.Peraltro, confessa il ministro,gli stessi imprenditori appaio-no riluttanti all'inserimento diragazzi troppo giovani nellastruttura produttiva. Ne risul-ta così che l'istituzione del

nuovo biennio, non rispondein realtà all'esigenza di dilata-re i tempi dell'istruzione inmodo da formare in manierapiù consapevole e critica lenuove generazioni, ma piùsemplicemente per “educa-re” al lavoro, “disciplinare” lemasse giovanili, “addestran-dole” direttamente a scuola e“orientandole” verso la sceltadi qualifiche professionali e ti-toli di studio precisi (una sor-ta di camera iperbarica in vi-sta del futuro - peraltro pre-cario e sempre più precarizza-to e flessibile). Il nuovo bien-nio “secondo Fioroni” non de-ve infatti essere rigidamentescolastico, deve utilizzare il20% del monte-ore affidatoall'Autonomia per attivare lin-guaggi e metodologie didatti-che diverse da quelli tradizio-nali, “predisporre i percorsiformativi più attraenti ed effi-caci,tenendo conto delle ri-sorse formative presenti sulterritorio”.Quindi, di nuovo: canalizza-zione precoce e avviamentoprofessionale. Come si affer-ma nella Direttiva generaledel 25/7/06 (e si conferma

nella Finanziaria), proprio apartire dal nuovo biennio ènecessario proseguire con lasperimentazione dei percorsidi istruzione e formazioneprofessionale (gli accordi mo-rattiani tra Stato e regioni),dando anche attuazione all'al-ternaza scuola-lavoro ecreando le condizioni per sti-pulare convenzioni con impre-se e associazioni per attuarepercorsi formativi in alternan-za per studenti compresi nel-la fascia d'età tra i 15 e i 18anni. Come dire, lungo la viatracciata da Berlinguer si arri-va a Fioroni, passando per laMoratti.Mentre il progetto complessi-vo della valorizzazione dell'i-struzione tecnico-professio-nale pare essere quello di ri-condurre in un'unica area gliistituti tecnico-professionali, ilnodo dell'istruzione professio-nale rimane intatto. Il proget-to infatti sembrerebbe preve-dere: a) l'integrazione delle risorsedell'istruzione tecnica conl'apporto dei locali sistemi diformazione professionale;b) il funzionamento flessibile

di tale tipo di istruzione inmodo da assicurare la possi-bilità di conseguire qualifichee diplomi professionalizzantidi livello diverso;c) l'intervenento sull'istruzio-ne professionale attraverso lariduzione, previsto in finan-ziaria, del monte-ore com-plessivo, cosa che le permet-te così di essere compatibilecon la sua trasformazione, vi-sto che tutto deve avvenire“senza alcun pregiudizio ri-guardo alle competenze delleRegioni in merito a ciò che ètitolo professionalizzante”. Se da un lato ciò potrebbe ap-parire come uno scostamentodall'impianto morattiano sia-mo invece ancora di fronte al-la scomparsa dell'istruzioneprofessionale, che viene as-sorbita comunque dalla for-mazione regionale professio-nale.Insomma, siamo davanti al-l’ennesimo apparente cam-biamento che non comportaalcuna reale trasformazione,ma la riproposizione di unmodello che rimane quellodella scuola-azienda e dell'i-struzione merce.

Camera iperbaricaLa secondaria di secondo grado secondo Fioroni

Il 21 ottobre 2006 si è tenutaa Bologna la riunione delCoordTempoPieno. Dal con-fronto sono emersi vari punti:• Il nuovo governo ha espres-so parole positive sul modelloa Tempo Pieno ma non è sta-to conseguente negli atti. Lascelta di lasciare all’autono-mia delle scuole il compito dimantenere o potenziare ilTempo Pieno è una falsa scel-ta perché è la disponibilità deldoppio organico che rendefattibile il modello e questadisponibilità può derivare soloda una scelta chiara e consa-pevole del governo centraledella scuola. Invece l’ultimafinanziaria presuppone tral’altro addirittura un taglio di50.000 unità di lavoro e ciò inultima istanza costituisce, aldi là delle belle parole, l’attua-le politica di disimpegno delgoverno. • L’eredità delle politiche mo-rattiane è potente e si sentein modo diverso nelle variescuole in relazione alla forzacon cui sono state espresse le

mobilitazioni e le iniziative diresistenza. Lo stravolgimentodei curricoli (cui ad oggi non èstato posto rimedio) ha fattosì che le realtà meno forti ab-biano adottato le Indicazioninazionali e oggi non intenda-no ritornare ai programmidell’85 senza una chiara indi-cazione governativa. La fran-tumazione del tempo scuolanon ha solamente provocatoin molti casi la riduzione del-l’apertura della scuola rispettoalle 40 ore ma ha anche lavo-rato sottotraccia, portandoancora più avanti un dannosoprocesso di separazione disci-plinare precoce e distruttivodell’idea di sapere unitario einterdisciplinare che viene co-struito insieme dagli insegnan-ti e da bambini e bambine. • La situazione rispetto alle ri-chieste di organico degli scor-si anni è molto diversificatada città a città e da scuola ascuola. Ciò sicuramente èfrutto di impegno solo parzia-le a coprire le necessità (ab-biamo verificato che quella

della copertura delle richiesteè solo una leggenda) cui siaggiunge una distribuzionedelle risorse approssimativa econtraddittoria. Lo stesso dis-corso si ripete anche per altrerisorse fondamentali, comegli insegnanti di sostegno, o ladifficoltà ad avere supplenze(effetto della politica restritti-va delle dirigenze cui si ag-giunge la ricaduta del numerochiuso universitario). • I servizi di supporto al tem-po pieno, come la disponibili-tà di spazi scolastici adeguatie la qualità delle mense, sonomolto diversi tra le varie città.Anche i prezzi delle mensecambiano tantissimo ed arri-vano in alcuni casi ad essereun carico difficile da sopporta-re per genitori con più figli (aRavenna 5,50 a pasto precot-to) tanto che molti bambiniinterrompono la presenza ascuola nel periodo del pasto,stravolgendo la funzionalitàdel modello di scuola.D’altronde nessuna politica dicensimento, scambio di espe-rienze e uniformazione tra lediverse amministrazioni esi-ste da vent’anni ad oggi, cioèda quando il Tempo Pieno èstato considerato troppo co-stoso e quindi residuale nellapolitica scolastica italiana. • Lo stesso atteggiamento ha

avuto pesantissime ricadutesulla trasmissione dei fonda-menti didattici della scuola atempo pieno. L’università loha dimenticato e solo nell’ulti-missimo periodo si nota qual-che timida ripresa di interes-se. Questa parentesi buia dialmeno 15 anni ha fatto sì chele nuove generazioni di inse-gnanti arrivino a scuola senzala minima idea sulle particola-rità didattiche di questa scuo-la di 8 ore, lasciando la possi-bilità di conoscere affidata so-lamente alla trasmissione eallo scambio con gli insegnan-ti più anziani in servizio. • Il tempo pieno è un model-lo centrale e di qualità se con-serva due elementi fonda-mentali: A) se è concretamente richie-dibile e non oneroso per i ge-nitori e si dispiega in 40 oresettimanali con compresenze.Per questo occorre che nor-mativamente ci sia un model-lo autorizzato e promosso a li-vello centrale dall’ammini-strazione, tale che risulti unaconcreta e conosciuta possibi-lità per tutti i cittadini e versocui le amministrazioni locali sidebbano confrontare riguardoa risorse, spazi, servizi); B) se la pratica didattica èfondata sui tempi distesi, l’a-scolto, la cooperazione nel la-

voro dei bambini e delle bam-bine e degli insegnanti, la va-lorizzazione delle relazioni, laconsiderazione dei saperi co-me non separati ma intera-genti anche nella pratica degliinsegnanti, ecc.Vista la discussione succinta-mente riportata abbiamo de-ciso di muoverci nei prossimimesi in tre direzioni:1) chiederemo un incontrocon il ministro Fioroni peravanzare e articolare la ri-chiesta al governo di sostene-re normativamente l’esisten-za e lo sviluppo del modello discuola a Tempo Pieno.2) Prepareremo materiali disupporto alla prossima torna-ta di iscrizioni in modo da ren-dere agibile concretamente larichiesta di tempo pieno daparte dei genitori.3) Iniziamo un percorso di ri-flessione e confronto sullapratica del Tempo Pieno arti-colato in tutti i suoi aspetti,dalla didattica ai tempi di re-lazione e socializzazione, pergiungere alla produzione diun sapere condiviso che pos-sa essere trasmesso e giocatonella scuola, nel confrontocon i colleghi giovani e con leistituzioni deputate alla for-mazione. Il primo incontro ègià stato fissato per sabato 16dicembre a Bologna.

Tempo pienoDal ministero solo parole

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COBAS - novembre dicembre 2006 N o t i z i e 7

di Michele Ambrogio

Il 19 settembre il ConsiglioNazionale della PubblicaIstruzione - Cnpi ha dato al-l’unanimità il proprio parerecomplessivamente favorevolesulla riforma degli esami diStato conclusivi dei corsi distudio di istruzione seconda-ria superiore.Il Cnpi, pur rilevando che lariforma degli esami di Statoavrebbe dovuto seguire ilcompimento della riforma delsecondo ciclo, riconosce unostato di emergenza a fronte diuna prova che aveva progres-sivamente perso valore e si-gnificato: da ciò la condivisio-ne di intenti col Ministro perrestituire serietà agli studi edin particolare la previsione diriconsiderare la composizionedella commissione degli esa-mi di Stato, la reintroduzionedel giudizio di ammissione el’obbligo degli alunni di salda-re i debiti scolastici.Certo un esame di Stato aconclusione di un ciclo checomprende il raggiungimentodell’obbligo scolastico, dellamaggiore età, e diritti indivi-duali fondamentali comequello di voto, meriterebbequalche chiarimento in meritoall’esigenza di essere “serio”.Se quest’aggettivo si riferiscead una persona ha un sensoche coincide con la consape-volezza dei fatti, con la co-scienza di ciò che ci spetta, edaspetta; ma un esame non èuna persona, è un passaggioche determina uno status, so-

ciale e giuridico, una tappadel riconoscimento di sé da-vanti agli altri, un rito di ini-ziazione sociale; e allora serioqui vuol dire “che comportaimpegno, che è importante,grave, pericoloso”. Proprioquest’impegno dovrebbe es-sere fatto oggetto di riflessio-ne chiedendosi ad esempio ache servono oggi gli esami diStato? Cosa e chi promuovo-no? Come e perché sonocambiati? Invece dell’esamedi Stato, o di maturità (è no-tevole il salto semantico), dichiaramente percepito restasolo l’effetto collaterale, ossiauna tensione spasmodica de-gli studenti ed un lavoro stan-dardizzato e procedurale deidocenti; tutto questo mentreabbiamo dimenticato piccoliparticolari come ad esempiola possibilità di accedere a tut-te le facoltà universitarie, o diridurre ad un denominatorecomune i percorsi formativiframmentati dall’autonomiascolastica, conservando la va-lidità legale del titolo di studio.

Le novità italianeVediamo nel dettaglio le novi-tà introdotte dal disegno dilegge approvato dal Senato loscorso 15 novembre, colle-gandole alle osservazioni pre-cedentemente espresse nelParere del Cnpi.La prima novità riguarda lecommissioni esaminatrici che- a differenza della formulaintrodotta dal Ministro Moratti– saranno composte da com-missari interni (tre docenti)

ed esterni (altri tre) all’istitu-to, più il presidente, uno percommissione, ed esterno.Ogni due classi sono nomina-ti un presidente unico e com-missari esterni comuni alleclassi stesse, in numero pari aquello dei commissari internidi ciascuna classe e, in ognicaso, non superiori a tre. A ciascuna classe vengonoassegnati non più di trenta-cinque candidati. I commissari esterni esami-neranno due classi, con unnumero massimo di candidatipari a 70. A tal proposito ilCnpi fa notare che un numerocosì “stretto” di commissari(cioè non più di sei), mal siconcilia con il percorso di stu-di attualmente previsto in al-cuni istituti, ed in particolarein quelli a vocazione tecnica,professionale ed artistica …;occorrerebbe cioè assicurareuna più funzionale corrispon-denza tra il numero di com-missari di esame (ferma re-stante la presenza di tanti do-centi interni quanti sono i do-centi esterni) ed il numerodelle materie di esame.Altro cambiamento il giudiziodi ammissione: viene ripristi-nato il giudizio di ammissioneall’esame di Stato di compe-tenza del consiglio di classe.Tale giudizio sarà fondato sudue elementi principali ovverol’idoneità del candidato a so-stenere l’esame e il supera-mento degli eventuali debiticontratti nei precedenti anniscolastici. La scelta è piena-mente condivisa dal Cnpi cheaggiunge come l’obbligo fattoagli alunni di saldare eventua-li debiti scolastici pregressista a significare l’importanzache rivestono le conoscenzedisciplinari ai fini della certifi-cazione finale.Grave, per i comprensibili ef-fetti a favore dei “diplomifici”,il fatto che i privatisti possanosostenere gli esami anchepresso gli istituti “paritari” Importante la modifica dellavalutazione delle prove d’esa-me: viene dato maggior pesoal curricolo (da 20 passa a 25punti); resta inalterato il valo-re dato alle prove scritte; ilcolloquio passa, gradualmen-te nei prossimi anni, a 30punti. Sul colloquio d’esame,in particolare, il Cnpi sottoli-nea come sia importante chesi svolga su argomenti di inte-resse multidisciplinare atti-nenti ai programmi e al lavo-ro didattico dell’ultimo annodi corso.La seconda prova “negli istitu-ti tecnici, negli istituti profes-sionali, negli istituti d’arte enei licei artistici le modalità disvolgimento tengono contodella dimensione tecnico-pra-tica e laboratoriale delle disci-pline coinvolte e possono arti-colarsi anche in più di un gior-no di lavoro” e per la valuta-zione della terza prova tornainopinatamente in campol’Invalsi che “provvede, sullabase di apposite direttive im-partite dal Ministro della pub-blica istruzione ai sensi delcomma 3, alla predisposizio-ne di modelli da porre a dis-posizione delle autonomiescolastiche ai fini della elabo-razione della terza prova.

L’Istituto provvede, altresì,alla valutazione dei livelli diapprendimento degli studentia conclusione dei percorsi del-l’istruzione secondaria supe-riore, utilizzando le provescritte degli esami di Statosecondo criteri e modalità co-erenti con quelli applicati a li-vello internazionale per ga-rantirne la comparabilità”. Siriaffaccia così il rischio dell’u-tilizzazione di questa valuta-zione per innescare quella pe-ricolosa competizione tra lescuole che piaceva tanto allaMoratti … e pare non dispiac-cia all’attuale maggioranza.Infine sulla delega al governoin materia di percorsi di orien-tamento, di accesso all’istru-zione post-secondaria e di va-lorizzazione di risultati di ec-cellenza – ricordiamo che ilGoverno è delegato ad ema-nare entro 12 mesi dalla datadi approvazione definitiva delprovvedimento, uno o più de-creti in ordine alle materie so-praindicate - il Cnpi, condivi-dendo la ratio ispiratrice deiprovvedimenti attuativi di cuidovrà farsi carico l’Esecutivo,ribadisce la necessità di crea-re il più possibile un raccordotra scuola, università e mon-do del lavoro al fine di pro-muovere e di valorizzare lapersona nella sua qualità distudente, di cittadino e di la-voratore. Questo dunque inItalia. Vediamo ora come so-no strutturati gli esami di sta-to in Europa.

GermaniaIn Germania l’esame di statoche si fa alla fine della secon-daria superiore, si chiamaAbitur ed è il passaggio ne-cessario (e sufficiente) peraccedere all’università. Esso èsvolto da commissioni total-mente interne e funge da cer-tificazione di un percorso: inesso infatti rivestono comun-que peso rilevante i risultatidegli scrutini finali e interme-di degli ultimi due anni. Lapercentuale dei promossi èquindi pressoché del 100%.

FranciaIn Francia l’esame di stato è ilBaccalaureato (“bac”), con-clude la scuola secondaria su-periore ed è la sola prova ne-cessaria per accedere all’uni-versità (ma non alle prestigio-se Grandes Ecoles alle qualiinvece si accede con un esa-me di ammissione e dopo unulteriore anno di preparazionesuccessivo al bac). Le com-missioni sono tutte esterne. E’molto selettivo: 79,7% i pro-mossi nel 2004, pari al 65%del corrispettivo segmentoper età (ma nel 1975 erano il25%). In realtà però l’esamesi svolge in 2 anni: alcune di-scipline vengono esaminateinfatti non nell’anno termina-le, ma nell’anno precedente.

SpagnaIn Spagna il titolo finale supe-riore si chiama Bachillerato edha una storia tormentata. Siotteneva senza esami termi-nali, ma per accedere all’uni-versità occorreva un esameapposito. Il governo di destraaveva introdotto un esame fi-nale, senza però abolire gli

esami di ammissione all’uni-versità: gli studenti spagnoliavrebbero dovuto sosteneredue esami. Le proteste deglistudenti hanno spinto il go-verno socialista di Zapatero amantenere un esame termi-nale organizzato dal ministerocentrale, in coordinamentocon le comunità autonome(regioni) e con il coordina-mento degli atenei; quest’e-same funziona sia da esameterminale che da esame diammissione alle università.

InghilterraInteressante l’anomaliadell’Inghilterra dove prevalela logica delle certificazioni,che si fanno disciplina per di-sciplina (di fatto dopo i 16 an-ni non è obbligatorio seguiretutte le discipline).Interessante perché è un si-stema scolastico dove è pie-namente realizzata l’autono-mia scolastica e la svalutazio-ne legale del titolo; ad essereprecisi dovremmo dire che, adifferenza che sul continente,non esiste un titolo comples-sivo. Il corrispettivo del no-stro esame di stato è costitui-to dall’Advanced Level (me-glio noto come A Level) cheserve per l’accesso all’univer-sità. Esso consiste nella valu-tazione di tre discipline chevariano a seconda dell’orien-tamento universitario che lostudente intende assumere.Gli esami sono esterni e ven-gono elaborati da specifici en-ti di valutazione e certificazio-ne. La valutazione su tre di-scipline riconosce una selezio-ne tra quanto viene studiato(sarà così anche da noi), malo subordina alla scelta dellostudente e non al tipo di scuo-la. I crediti relativi agli ultimidue anni (il troncone poste-riore all’obbligo, il quale ter-mina a 16 anni) incidono peril 20-30%. Dal 2000 è possi-bile suddividere l’esame in unAS (Advanced SubsidiaryLevel) e in un A2: il primo sifa al penultimo anno su circail 50% del programma, il se-condo, più impegnativo, co-pre la parte restante e si fa altermine del percorso. I pro-mossi sono in genere il 96%,una percentuale non molto di-versa dalle nostre, ma dal2002 esiste un AdvancedExtention Award che premia il10% migliore: la classifica ènazionale e per disciplina. Tra le righe del Parere delCnpi troviamo una indicazionein tal senso, che raccoglie difatto sia la suggestione di unmodello di sistema scolasticoselettivo e gerarchicamenteorientato, e pure la constata-zione di fatto che ormai il fil-tro, la scrematura dei candi-dati non avviene più sullabocciatura (è rarissima ed èdifficile pensare che si torniindietro, cosa peraltro incom-patibile con le indicazioni ri-guardanti la realizzazione dieconomie di gestione che an-zi vogliono sempre più tuttipromossi); la selezione im-portante non la fanno più gliesami di stato ma i test d’ac-cesso alle facoltà universitarie… e i costi di un percorso for-mativo che ricade sempre piùsul portafoglio dell’utenza.

LibertàprovvisoriaIl nuovo esame e lesuggestioni europeiste

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8 COBAS - novembre dicembre 2006R i f o r m e

dei Cobas Scuola di Pisa

La nostra contrarietà alle pro-ve Invalsi è sempre stata net-ta e senza appello. I motiviprincipali della nostra opposi-zione sono di tre ordini: il pri-mo consiste nella distortaconcezione ideologica che in-troducono nella valutazionedel rendimento scolastico edei risultati su scala naziona-le, che molto ricordano le “ta-belle di produttività” azienda-li, su cui si basano le conces-sioni di “premi di produzione”cioè del salario accessorio ailavoratori; il secondo consistenella conseguente costrizionedell’insegnamento rispetto aquelli che sono i criteri per losvolgimento dei test stessi; ilterzo si fonda sulla cadutadell’anonimato, rendendo itest una verifica parallela, im-propria ed incontrollabile, aipercorsi ordinari di valutazio-ne dei risultati e delle attivitàscolastiche che si possono ot-tenere normalmente da partedegli insegnanti curricolari, enelle normali procedure previ-ste dagli esami conclusivi.Più in dettaglio, abbiamo af-fermato che gli Invalsi rap-presentano soprattutto la pe-netrazione della concezioneaziendalistica nella scuola,con l’introduzione di parame-tri “oggettivi” di valutazioneche sfuggono al controllo nonsolo degli studenti - i quali sitrovano a fronteggiare proveapparentemente anonime edel tutto prive di corrispon-denza con il proprio percorsodi istruzione e di formazioneculturale – ma anche degli in-segnanti, che si trovano co-stretti necessariamente a pie-gare la propria professionalitàe la propria programmazionedidattica a quelle che sono ri-chieste prive di riferimenti pe-dagogici e contenutistici real-mente esperiti nella quotidia-nità dell’insegnamento.Infine, l’apparente anonimatodegli Invalsi è contraddettonon solo dalla possibilità di in-dividuazione della classe (edunque dell’insegnante e de-gli alunni stessi) tramite uncodice, ma anche dalle moda-lità con cui vengono svolti; lapartecipazione viene infattivissuta con la stessa preoccu-pazione di un vero e proprioesame (soprattutto dai bam-bini delle elementari, che ov-viamente hanno vissuto inmaniera seria e concentrata itest, in molti casi sfociata inansia da esame per le partico-lari condizioni ambientali incui si sono svolti: fuori dellapropria classe, con maestrisconosciuti, assieme a bambi-ni di altre classi in una dimen-sione paradossale da concor-so). Nelle superiori, la reazio-ne degli studenti sottoposti aquesti test è diversa: si mani-festano atteggiamenti, con-sueti e propri dell’età adole-scenziale, di ribellione di fron-te a prove prive di significatoscolastico e più simili a testattitudinali, con un vero eproprio rifiuto e rigetto della

prova che producono risultatinegativi e infondati, ma chehanno una ricaduta pesantesul giudizio che il Ministeroformula sulle attività didatti-che e sulle scuole.Gli obiettivi delle prove Invalsisono dunque quelli di stabiliredegli standard che portino aduna omologazione delle cono-scenze e delle risposte, che ri-ducano il sapere ad una cono-scenza mnemonica priva dielaborazione critica nei per-corsi formativi di ciascun allie-vo. Quello che si valuta nonsono le capacità di compren-sione, interpretazione, riela-borazione di ciascuno deglistudenti, ma solamente ilpacchetto delle loro informa-zioni: si valuta ciò che si devesapere, e la forma standardiz-zata di quel sapere. In questo modo, è assai piùsemplice controllare la in-for-mazione di ciascun studentenon per quelle che sono leesigenze di crescita culturalee civile dei cittadini, quantoper le esigenze delle aziendee del mercato del lavoro chehanno bisogno di personalein-formato, operativamenteefficiente e autonomo nell’e-secuzione delle strategieaziendali, non nell’elaborazio-ne di un giudizio critico e po-co integrato. Inoltre, attraverso i testInvalsi si può controllare l’o-perato degli insegnanti, chedevono introiettare la menta-lità aziendalistica perché pos-sa risultare efficiente ed effi-cace il proprio insegnamentosecondo la distorta prospetti-va dell’istruzione esclusiva-mente come addestramento eintroduzione al lavoro.Infine, l’inserimento di unpercorso parallelo di valuta-zione su scala nazionale per-mette di svalutare le proveconclusive di esame, sovrap-ponendo test che mettono indiscussione il valore legale deltitolo di studio, a vantaggio diuna collezione di capacità ecompetenze certificate e ri-chieste dalle aziende nel mer-cato del lavoro.L’intervento di Fioroni, che haridimensionato gli addetti neiCdA degli istituti di valutazio-ne regionali e nazionali, nonha però smentito questa lineadi tendenza, riconfermandoanzi la validità dei test e difatto l’impostazione manage-riale e aziendalistica della va-lutazione. Il Ministro confer-ma anche in questo campo ilsuo “gattopardismo”, lancian-do una felpata immagine di“smontaggio” della RiformaMoratti, mentre ne sostiene ene rilancia la sostanza.Per questi motivi ribadiamo lanostra più completa opposi-zione alla valutazione attuataattraverso forme di testastratti, fuorvianti, infondaticulturalmente e didattica-mente, che rappresentano inrealtà vere e proprie forme dicontrollo sul lavoro degli inse-gnanti e una vera e propriaschedatura della vita scolasti-ca degli studenti.

di Davide Zotti

Roland Barthes ripeteva aisuoi studenti che il semiologoè colui che quando va in giroper la strada, là dove gli altrivedono fatti ed eventi, fiutasignificazione. Se è possibilescorgere significazione in unmanuale di arte culinaria,perché non farlo con il“Manuale del somministrato-re”, messo a disposizione de-gli insegnanti così gentilmen-te dall’Invalsi,in cordata conl’allora Ministero dell’istruzio-ne? E’ trascorso quasi un an-no da quando le solerti manidell’insegnante coordinatoredella mia scuola affidò a quel-le riottose del sottoscrittoquesto ameno libello che orami dà la possibilità di svolge-re una classica esercitazionedi semiologia. Il “Manuale delsomministratore” non è unsemplice manuale di istruzio-ni perchè in esso è possibilescorgere il profilo di insegnan-te che l’Invalsi ed il ministerosi aspettano di trovare (o in-tendono modellare) nellascuola italiana.Incominciamo a sfogliare.Pag. 2: “ … le procedure de-scritte in questo manuale sia-no eseguite alla lettera”, at-tenzione cari insegnanti, nonpermettetevi alcuna iniziati-va, non sareste in grado digestirla e comunque guaste-rebbe un lavoro fatto da altri,per i vostri alunni; attenetevialle istruzioni, non vi si chiedealtro. Poi, a scanso di equivo-ci, ci ricordano, a pag. 4, che“il somministratore deve leg-gere attentamente questomanuale”, non si sa mai chequalche insegnante rischi didimenticarlo all’interno del-l’armadietto sotto un pila pol-

verosa di libri; ma ciò non ba-sta: integrano l’ordine avver-tendoci, in via cautelativa, diaccertarsi “di aver compresobene le procedure di sommi-nistrazione”. Siccome per uninsegnante leggere e com-prendere non sono azionicomplementari né tanto me-no naturali, è sacrosantoesortarlo a fare ciò. Se mi èpermesso, rivolgo agli esten-sori del futuro manuale unarichiesta: la prossima volta,dotate il manuale di un test arisposta multipla per(auto)valutare il livello dicomprensione raggiunto daun insegnante dopo la lettura.Ma continuiamo a sfogliare.Ora dai consigli per una buo-na ed efficace lettura si passaad un vero e proprio copioneper futuri insegnanti-attori(come sempre l’improvvisa-zione è da evitare, soprattut-to con la classe docente, sem-pre pronta ad andare fuoridalle righe). Allora ecco lebattute da recitare alla classe,ovviamente leggendole, per-ché l’insegnante sicuramentenon avrebbe la voglia di man-darle a memoria; battute chead usum delphini vengono in-corniciate ed accompagnatesempre da un simpatico sim-bolo grafico. Ce ne sono pertutti i gusti: “Mentre vi spiegocome rispondere, rimaneteseduti ai vostri posti e ascol-tate attentamente” (pag. 18);oppure “Per rispondere usateuna penna. Se avete libri oquaderni sul banco, mettetelivia” (pag. 19); ed ancora“Avete compreso tutti quelloche dovete fare?”. Parole pre-cise da leggere, forse l’unicapossibilità di iniziativa perso-nale è quella di modulare libe-ramente il tono e il timbro

della voce, su questo il ma-nuale non si esprime. Ma il vertice della sceneggia-tura viene raggiunto a mioparere a pag. 10. dove il som-ministratore ha a disposizioneuna vera e propria etica (par.6.2 “Comportamento durantela somministrazione”), chepuò benissimo essere esem-plificata da questo novello po-stulato della ragion pratica in-valsiana: il somministratorenon deve “rispondere a do-mande riguardanti il contenu-to dei quesiti. Non fornirenessuna informazione, rispo-sta o indicazione specifica. Larisposta migliore in questi ca-si è: “Mi dispiace, non possorispondere a nessuna doman-da. Cerca di fare del tuo me-glio”. La scuola nella scuola!Pirandello non avrebbe sapu-to fare di meglio. Non c’è bi-sogno di ulteriori commenti, ilettori sapranno farli sicura-mente meglio di me. L’insegnante/somministratoreè a sufficienza delineato, sitratta ora di ammaestrarlo,un po’ alla volta, una rileva-zione dopo l’altra, come a suavolta egli stesso dovrà farecon i suoi alunni, ammae-strandoli a rispondere a deiquiz.Un’ultima cosa, un consiglio.Dove quest’anno le proveInvalsi sono state imposte,invito le colleghe ed i colleghia discutere e a riflettere neicollegi docenti su questo ma-nuale (purtoppo non ho a dis-posizione ancora la versioneaggiornata); l’altr’anno io l’hofatto e vi assicuro che è stataun’occasione unica per sman-tellare la supposta scientifici-tà di queste prove e stimolarel’amor proprio professionaledi molti docenti.

L’insegnante chepiace all’InvalsiIl somministratore perfettomodellato dal manuale del ministero

Ora basta

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di Gianluca Gabrielli

Quando imparano a contare ibambini solitamente vengonopresi da un piacere voluttuosoper questa operazione: con-tano tutto. Scalini, armadietti,piastrelle, bottoni, qualsiasielemento della realtà che licirconda nasconde numeri.Presto però questo piacere siriduce e si continua a quantifi-care solamente ciò che è per-tinente ai problemi. Leggendola confusa direttiva delMinistero per le attività 2006-07 pare di capire che questaprima fase, questo caoticocontare ciò che capita,all’Invalsi sia ancora in pienocorso e che il cambiamento digoverno non abbia svitatogran ché. Vediamo perché. Ilministro Moratti due anni faaveva predisposto e fattosomministrare batterie di quiza risposta multipla a tutta lapopolazione scolastica di II,IV elementare e I media nellematerie di italiano, matemati-ca e scienze. Il costo era di3,9 milioni di euro destinati

alle imprese private che si so-no garantite l’appalto.L’obiettivo era di misurarenella scuola italiana la produt-tività di sapere nozionistico elogico e il grado di adatta-mento alla didattica a rispostechiuse. Inoltre si proponeva -con la forza persuasiva delbollino di “scientificità” - unaspecie di nuovo libro unicoper tutti gli insegnanti del re-gno basato sulle nuoveIndicazioni e con effetto re-troattivo sulla didattica. Cosìfacendo è stato composto undata base delle classi e dellescuole italiane in ordine di“produttività”, pronto pereventuali futuri processi digerarchizzazione degli istitutie degli insegnanti.L’architettura di questo pro-getto era grandiosa e impe-gnativa, coerentemente didestra, filosoficamente neo-positivista e cognitivista. Il nuovo ministero ha emessoquesta estate una direttivache non interrompe questoprocesso, ma lo riarticola.Vediamo come muta il pro-

getto morattiano.L’orizzonte degli elementi davalutare rimane quello delleIndicazioni nazionali (che lapratica del “cacciavite” ha la-sciato in vita). La valutazioneè ancora elaborata e impostaa livello nazionale a prescin-dere dalle articolazioni localidelle programmazioni e dallecomposizioni delle classi.Viene sottolineata la scientifi-cità dell’elaborazione delleprove (“sulla base di appro-priate metodologie scientifi-che di validazione e taraturadegli item”) come se fossequesto l’elemento carentenelle batterie di test messi apunto in precedenza. I sog-getti cui imporre le prove, cheanche questo governo indicacome obbligatorie, rimangonogli alunni di II e IV elementa-re; nella scuola media si pas-sa dalla I alla II, vengono ag-giunti gli allievi della I e IIIclasse della scuola superiore.La somministrazione non èpiù universale ma a campionee dovrà essere effettuata“mediante l’assistenza di rile-

vatori esterni”. Rimane il pro-posito di valutare infine lescuole (“valutazione di siste-ma”) anche in relazione allacollaborazione nella realizza-zione di queste rilevazioni ealle modifiche introdotte inbase ai risultati (e questa ele-mento comprende anche le ri-levazioni morattiane degli an-ni passati). Il nuovo ministero quindi hadeciso di intervenire e correg-gere il progetto morattiano suun unico elemento: la sommi-nistrazione universale deitest. Questo aspetto era deci-samente il più appariscenteed odioso e presupponevauna scuola italiana supina alladidattica scientifica nazionaledegli “scienziati”, una serie dielementi di sapere nozionisti-co obbligatori per tutti da rile-vare ogni due anni per tutto ilpercorso di studi obbligatorio,una banca dati immensa dicontrollo delle scuole, degliinsegnanti, degli alunni cheoltre ad essere inquietante,non sappiamo quali sviluppoavrebbe potuto avere nel me-dio periodo. Questo aspettoaveva anche in sé elementideboli che sono immediata-mente emersi: forti resistenzedei genitori e degli insegnantia questo disciplinamento distile autoritario, difficoltà dicontrollo dei risultati (ogni in-segnante dotato di senno aiu-tava i ragazzi). Il nuovo mini-stero ha probabilmente capitoche questa modalità di inter-vento non poteva essere ge-stita dall’apparato delle diri-genze e tanto menodall’Invalsi e dai suoi appalta-tori: andava sacrificata permantenere in vita il progetto. Infatti il progetto rimane vita-le e, a mio parere, estrema-mente dannoso per la scuolaitaliana. Il tentativo è quello di “misu-rare l’efficienza e l’efficacia diun sistema educativo conprocedure standardizzate a li-vello nazionale”. Viene sotto-lineata l’obbligatorietà, vieneesteso l’arco scolastico di rife-rimento, viene ribadita la con-tinuità con i rilevamenti pas-sati, confermate le materie e- presumibilmente - anche lascelta dello strumento deitest. Quello che ancora non sicapisce bene è il fine di que-sto misurare. Una prima motivazione, com-prensibile, ma non condivisi-bile, sarebbe il confronto conefficienza ed efficacia dei si-stemi educativi europei. Facilerispondere che per questaesigenza esistono già ricercheche da anni suscitano un ma-re di discussioni sulla loro at-tendibilità e sul senso in cui èlecito leggerne i risultati.Perché aggiungerne un’altra?Ma soprattutto: sono davveroconfrontabili in astratto i risul-tati di un processo complessocome quello dell’istruzione at-traverso elementi così povericome le percentuali di rispo-ste corrette o errate a do-mande secche? E la creativi-tà? E le competenze argo-mentative? E il sapere coope-rativo? E i tanti discorsi sulcarattere processuale del sa-pere? Davvero sono confron-tabili i sistemi di istruzione

sulla base di tanto labili e po-veri elementi? La seconda argomentazione,quella che spesso colleghi vo-lenterosi e ben intenzionatitendono a giudicare con trop-pa accondiscendenza, è chel’accumulo di queste informa-zioni permetterebbe una rior-ganizzazione della pratica di-dattica in modo da migliorarei risultati degli allievi. L’idea èquella che se uno scienziato cicomunica che un bambinosbaglia 7 test su 12 di scien-ze, poi l’insegnante ha in ma-no utili dati per riorganizzarela propria attività e diminuirel’insuccesso dell’allievo. Ilproblema è che questi datinon servono a nulla, se non asapere che quell’allievo hasbagliato il compito. Quando insieme ai colleghi ri-flettiamo sugli insuccessi sco-lastici che emergono dallapratica del nostro lavoro ab-biamo ben poco aiuto dalleprove di verifica, che al mas-simo ci confermano tale in-successo. Il percorso di com-prensione e di correzione, diautocritica, di aggiornamentoe modifica delle pratiche sco-lastiche e dei contesti di ap-prendimento parte da una re-te ben più complessa di os-servazioni, confronti, sensa-zioni, comunicazioni che coin-volgono in modo aperto noi egli allievi e spesso arriva aigenitori e al contesto sociale.Ciò che quindi rimane incom-prensibile a chi lavora giornoper giorno a scuola è comequesta assurda idea di rileva-re dati statistici a livello na-zionale possa innestare unfeed back positivo con l’azio-ne quotidiana dell’insegna-mento di ogni singola classe. Ma se non ci permettono diconfrontare in maniera atten-dibile e utile la scuola italianacon le altre, se non ci aiuta amigliorare la pratica didattica,perché bisogna continuare acontare questi items? Forse perché la cultura di chiorganizza la scuola rimaneastratta e burocratica, pocointeressata a supportare iprocessi di autocorrezioneche ogni team, ogni scuolapratica giorno per giorno nel-la quotidianità. Un numero più umano dialunni per classe, un numerodi insegnanti che risponda al-le esigenze (come sostegno etempo pieno), scuole vivibili estrumenti didattici, nonchécarta igienica a sufficienzapotrebbero farci salire in unamai formalizzata graduatoriainternazionale della civiltàscolastica. Ma di questo non si parla.Forse, sotto sotto, anche nel-la versione di centro-sinistradell’Invalsi, l’idea fissa è quel-la di riuscire, prima o poi, agerarchizzare le scuole e conesse alunni e insegnanti, inbase a risultati che spesso po-co hanno a che fare con l’ideadi un sapere critico e di citta-dinanza ma molto di più conl’idea confindustriale di “sape-re” da applicare in modo “ef-ficiente ed efficace”, senzatutte quelle inutili complica-zioni collegate alla fatica e alpiacere quotidiani di farescuola.

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Test e didatticaAnche sull’Invalsi il cacciavitedi Fioroni gira a vuoto

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di Mario Piemontese

Sul sito dell'Invalsi è compar-sa la notizia che le rilevazionipreviste dal 20 al 25 novem-bre 2006 sono rimandate afebbraio 2007. Il riferimento èalla nota esplicativa del 7 no-vembre inviata dal ministroall'istituto. Da quanto si leggetale nota sembrerebbe la ri-sposta ad una richiesta invia-ta dall'istituto al ministro l'11settembre, cioè pochi giornidopo la pubblicazione della di-rettiva del 25 agosto. Sullanota del 7 novembre non vie-ne indicata nessuna data dirinvio. Probabilmente l'istitutoaveva già richiesto da tempoal ministero un rinvio della ri-levazione, forse nella richiestadell'11 settembre, ma non ri-cevendo risposta è stato co-stretto, fno a pochi giorni fa, aproseguire il lavoro di prepa-razione della rilevazione pre-vista dal 20 al 25 novembre.Sul sito compaiono a questopunto, regione per regione,tre tipi di elenchi. Il primo delle scuole registra-te, cioè delle scuole che libe-ramente hanno richiesto diessere inserite nel campione.Per esempio per la Lombardiacirca il 17% delle scuole sonoregistrate. Il secondo delle scuole nonregistrate, cioè delle scuoleche non hanno fatto richiestadi essere inserite nel campio-ne.

Il terzo, del tutto nuovo, dellescuole campionate.Questo terzo elenco è decisa-mente strano: compaiono siascuole registrate che non re-gistrate. In altri termini la lot-teria per entrare nel campio-ne è stata vinta anche dascuole che non avevano nep-pure comprato il biglietto. Peresempio per la Lombardial'88% delle scuole nell'elencocampionate è tra quelle nonregistrate.Non è chiaro se l'elenco è de-finitivo, oppure se dovrà an-cora essere aggiornato. Il nu-mero di scuole che compaio-no è decisamente inferiore ri-spetto al numero di scuole re-gistrate, questo è normale ri-spetto al fatto che l'indagine ècampionaria, quello che peròsbalordisce è che solo pochescuole registrate fanno partedel campione. Per esempioper la Lombardia solo il 3,5%delle scuole registrate (317scuole) è finito nel campione(98 scuole). Da questo si de-duce che affidarsi solo ai vo-lontari non garantisce la pos-sibilità di costituire un cam-pione significativo. In ogni caso i parametri utiliz-zati per la definizione delcampione non sono noti.Arriviamo così al nocciolo delproblema.Per un attimo mettiamo daparte la questione, anche sedecisamente importante, pro-ve invalsi si oppure prove in-

valsi no, e dedichiamoci a ri-flettere sulla coerenza con cuiil ministero e l'istituto proce-dono in questo momento.Domande: 1. Rispetto a cosa intende l'i-stituto procedere alla rileva-zione?2. Rispetto alle Indicazioninazionali? 3. Ma non le stanno riscriven-do?4. Dal punto di vista statisticoche senso ha una rilevazionerispetto a qualcosa che nel-l'immediato verrà modificato?I dati raccolti nel 2007 nonpotranno essere confrontaticon quelli del 2008, è come semettessimo a confronto i ri-sultati di una classe in mate-matica un anno con quelli discienze l'anno successivo.Evidentemente ciò non avreb-be senso.La questione è semplice: ostanno facendo finta di riscri-vere le Indicazioni nazionalioppure hanno deciso di butta-re via tempo e denaro peruna rilevazione del tutto inuti-le. Forse la cosa migliore sarebbesospendere per quest'anno larilevazione e riaprire il dibatti-to su quanto effettivamentesiano utili oppure dannosequeste rilevazioni, a fronteanche di uno scarsissimo suc-cesso quanto a volontà dellescuole di rientrare nel cam-pione.dal sito www.retescuole.net

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In questi giorni di autunno ilministero, dopo aver conse-guito un misero 16% di ade-sioni alla nuova tornata di ri-levazioni, ha finalmente deci-so di rinviare le prove Invalsia febbraio 2007 (Nota Mpi7/11/2006). Come scriveMario Piemontese (vedi l’arti-colo sotto), tra le scuole ade-renti al nuovo protocolloesplicitamente facoltativo unanotevole percentuale (attornoal 25%) è composta da scuo-le paritarie e private, quellestesse che nei rilevamentiPisa dell’Ocse producono ri-sultati più bassi della mediadelle scuole statali. Questo lo-ro zelo di partecipazione allerilevazioni costituisce proba-bilmente l’onda lunga di quel-la massiccia presenza dellescuole private tra le istituzioniche alcuni anni fa sperimenta-rono “brillantemente” l’effi-cienza e l’efficacia della rifor-ma Moratti. Oggi, nella nuova Finanziaria,a queste scuole sono destina-

ti finanziamenti massicci edinediti nella storia dellaRepubblica mentre alle scuolepubbliche è riservato un peg-gioramento del numero me-dio di alunni per classe.Probabilmente a leggere finoin fondo questi dati verrebbevoglia di sostituire i criterielettivi e di competenza nel-l’assegnazione dei luoghi dipotere con l’estrazione a sor-te, certi - almeno statistica-mente - di avere buone pro-babilità di migliorare il nostrofuturo. Ma per cultura si cerca di nonessere disfattisti e faremo unulteriore sforzo. Da una parteinvitiamo gli insegnanti e i ge-nitori che dovessero esserecoinvolti loro malgrado inquesta nuova somministra-zione a rifiutarsi (per gli inse-gnanti l'accettazione devepassare per votazione del col-legio docenti, mentre ogni ge-nitore ha il diritto di essere in-formato tempestivamente diqualsiasi somministrazione

cui verrebbero sottoposti ipropri figli ed deve avere lapossibilità di non accettare).Ovviamente il Cesp - Cobassosterrà le ragioni di chi si op-pone come con successo hafatto negli anni passati. In ge-nerale speriamo poi che gliaspetti grotteschi di questogrande affare costituito dallavalutazione di sistema spin-gano in breve tempo decisoripolitici e pseudo-scienziati(universitari e non), a intro-durre quiz, dati, protocolli emanuali dei somministratoriin quella simpatica macchi-netta che nei film americani diJames Bond è capace di tra-sformare ogni documento inmilioni di striscioline fruscian-ti. Sarebbe una spesa anchequesta, ma non delle più one-rose. Al termine, con il fruscioin sottofondo, potrebbero ri-mettersi ad ascoltare i bambi-ni e le bambine, gli insegnan-ti e i genitori, con calma, cer-cando di capire prima di misu-rare.

Invalsi rimandato

Test paritari Bollito mistodi Gianni e Lucotto

Censori allo sbaraglioUna doppia soddisfazione ci giunge dall’Umbria: 1) annullata la“censura” nei confronti di una docente componente della Rsu;2) il Ds che aveva avviato il procedimento (a cui quindi è statodato torto) è l’ex segretario generale della Cgil Scuola.La sentenza, del 23 ottobre scorso, ha dato ragione alla docen-te dell'Istituto Istruzione Superiore "U. Patrizi" di Città diCastello, che aveva subito la sanzione disciplinare della “censu-ra”, da parte dell'Uffico Scolastico Regionale per l'Umbria perinosservanza delle norme preposte all'esercizio del diritto di ac-cesso agli atti dell'istituzione scolastica. La sentenza ha ritenu-to infondate e inconsistenti le accuse. Il Ds in questione è DarioMissaglia, colui che ha occupato l’apice della Cgil Scuola primadi Panini (un altro dirigente scolastico): può essere che la pre-senza di tutti ‘sti Ds ai suoi vertici contribuisce a rendere la CgilScuola una fucina di Torquemada.

Pregiudiziali ideologiche Dal lancio di agenzia Apcom, 8 novembre 2006 Fioroni: nessuna ci chieda di togliere le risorse alla paritarie"Dobbiamo assolutamente ripristinare i 154 milioni di euro ta-gliati dal governo Berlusconi" e destinati alle scuole paritarie:"non credo che ci sia nessuno, né nelle forze sociali, né sinda-cali, né politiche, che può chiedere al ministero della Pubblicaistruzione di privare del diritto alla scuola dell'infanzia il 48% deibambini". Così il ministro della Pubblica Istruzione, GiuseppeFioroni, ospite oggi al Com.pa, il salone della comunicazionepubblica di Bologna ..."Se queste cifre non vengono riproposte in Finanziaria per inte-ro - sottolinea Fioroni - viene tolto un diritto costituzionale ai ra-gazzi: le pregiudiziali ideologiche non sono, in questo caso,espressione di correttezza verso i diritti del cittadino".

Damiano amico dei MaroniSul quotidiano La Repubblica del 19 ottobre 2006, rispondendoalla domanda dell’intervistatore: “Lei cambierà la riforma delsuo predecessore Maroni?” Il ministro del lavoro Damiano ri-sponde: “L’ho già detto alle parti sociali: io intendo sostanzial-mente confermare quella legge. Credo, però, che i tempi vada-no anticipati.” Ecco spiegato perché la legge Maroni sulle pen-sioni è passata senza un minuto di sciopero da parte dei sinda-cati concertativi e senza opposizione in parlamento: centrode-stra e centrosinistra uniti nel peggiorare le condizioni previden-ziali dei lavoratori.

Tutto il mondo è paeseAncora il quotidiano La Repubblica nell’edizione del 26 settem-bre scorso, ci riferisce “del più grande scandalo dell’ultimo de-cennio ai danni di quel po’ di sistema previdenziale cinese: unterzo del fondo pensioni della città di Shangai, pari a un miliar-do di euro, si è volatilizzato nelle tasche di coloro che dovevanogestirlo. Gli amministratori municipali, le loro famiglie, nonchéalcuni ricchi finanzieri e palazzinari di Shangai si sono spartiti ilmalloppo che doveva garantire la vecchiaia degli ex dipendentilocali.”

IncredibileNella newsletter del 31/10/2006 dell'Associazione ScuoleAutonome Siciliane leggiamo:"Assemblee sindacali e crisi di legalitàIncredibile come i Cobas abbiano convocato all'Itc Pio La Torreun'assemblea in orario di servizio, incredibile come il presidedella scuola gliel'abbia concessa,incredibile la latitanza dell'Uspnell'occasione, incredibile come solo l'ASAS e la CGIL abbianoprotestato contro una palese violazione della legge, di una sen-tenza di un tribunale, di un contratto nazionale. I Cobas parla-no di mancanza di libertà di espressione, ma la democrazia hale sue regole e chi parla di libertà dovrebbe rispettarle: ma co-sa insegnano ai loro studenti questi docenti, se essi stessi nonfanno che violare la legge? Il 4 novembre presenteremo unesposto alla Corte dei Conti”.A quando le torture per redimerci?

Incredibili magie elettoraliPresso la sede milanese della AstraZeneca S.p.A. (una multina-zionale farmaceutica con 60.000 dipendenti nel mondo) si sonosvolte le elezioni per il rinnovo delle Rsu. Questi i risultati:

Lista Voti Seggi Seggi taroccatiS.L.F. - Cobas 226 5 5Filcem - CGIL 176 4 7Uilcem - UIL 69 1 2Femca - CISL 28 1 2

Potenza della concertazione che riserva 1/3 dei seggi ai sinda-cati firmatari di contratto anche se non prendono voti. I continon tornano, ma che aritmetica insegnano Cgil-Cisl-Uil? Il 31novembre presenteremo un esposto alla Corte dei Conti.

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Altre inquisizioniProf sospeso perché fa lezioni di pace

In relazione alla notizia com-parsa sui quotidiani circa il di-niego opposto dal dirigentescolastico dei plessi diVigodarzere, Terraglione eSaletto alla visita pastorale delvescovo di Padova in orarioscolastico, diniego stigmatizza-to dalle autorità scolastiche re-gionali e nazionali, esprimiamola nostra solidarietà al dirigen-te che coraggiosamente ha ri-affermato principi che non do-vrebbero aver bisogno di similibattaglie per essere rispettati.Il Nuovo Concordato (L.121/1985) e le Intese tra loStato italiano e altre confessio-ni religiose, in conformità conla nostra Costituzione, non am-mettono atti di culto, né pre-senze di ministri di culto nellascuola dello Stato, che è laicain uno Stato definito laico nellasua Costituzione. È questa lalibertà della scuola di tutti. Lereligioni hanno altre sedi pie-namente libere per i propri riti,a iniziare dalle proprie scuoleprivate.Il Concordato stabilisce normerelative al solo insegnamentodella religione cattolica, consi-derato come fatto culturale chepuò essere facoltativamentescelto a prescindere dall’appar-tenenza confessionale. È evi-dente che in questa fattispecienon rientrano le benedizioni, levisite pastorali, qualsiasi ceri-monia religiosa; esse richiedo-no infatti un’adesione fideistica(a meno che le gerarchie catto-liche non vogliano degradarle amero spettacolo …). Tali mani-festazioni non possono neppureessere materia di delibera deiConsigli d’Istituto in quantonon relative a fatti culturali ri-volti alla generalità degli alunni.Nulla ha a che vedere un ve-scovo in visita pastorale con unesperto di storia delle religioni.Non si tratta solo di rispettodella diversità religiosa, ma diaffermazione del principio co-stituzionale della laicità delloStato. La visita pastorale nellascuola dello Stato non potreb-be aver luogo anche se glialunni di una determinatascuola fossero tutti di religionecattolica, così come non po-trebbero aver luogo nella scuo-la dello Stato cerimonie religio-se di qualsiasi altra religione. È grave constatare come lemassime autorità scolastiche erappresentanti politici del no-stro Parlamento ignorino o dis-conoscano i principi fondamen-tali della Costituzione, scam-biando privilegi con libertà, ecome chi afferma e difende ta-li principi venga ancora unavolta - benché in regime di de-mocrazia - costretto a piegarela testa.

Comitato Nazionale Scuola e Costituzione

Vade retroepiscopeFuoco incrociato su unpreside che difende lalaicità della scuola

di Luca Fazio

Non essendo perseguibile perlegge il ripetuto maltratta-mento della lingua italiana, citoccherà lasciare da parte ildottor professor ispettor GinoBadeschi, il quale in fondo hafatto solo il suo mestiere. Unaispezione, con tanto di rela-zione scritta, al liceo scientifi-co Russel di Garbagnate, vici-no a Milano, nella primaveradel 2005. Occupiamoci alloradell'ispezionato, il prof GianniTristano, lettere classiche.Stando al rapporto, deve es-sere un pazzo o quantomenoun soggetto pericoloso. Peresempio è un tipo che solleva«fiere riserve», tocca vasteproblematiche ma le «riversain una miscela polimorfa edeterogenea», utilizza per lesue lezioni «pezzi scrittografi-ci», forse cova «un segretorovello» e, per dirla propriotutta, è solito prendere «ini-ziative border line».Insomma, è un tipo che va

tenuto sotto controllo, e perfortuna che a vigilare sull'ope-rato di certi docenti ci sono di-rigenti scolastici del calibro diTiziana Monti. E' lei, la presi-de, ad aver avviato un itersanzionatorio che dopo unanno e mezzo, finalmente, hadato i suoi frutti. GianniTristano, che adesso insegnaal liceo Allende di Milano - èprecario da 18 anni e spessocambia scuola - il 27 ottobre èstato addirittura sospeso dal-l'insegnamento (e dalla retri-buzione) per un mese intero.Cosa avrà mai combinato? Hainsidiato qualche minore? Habestemmiato in diretta duran-te una lezione, o ha fatto to-gliere il crocifisso dall'aula?

Molto peggio. Il 19 febbraio2005, utilizzando un «pezzoscrittografico» regolarmenteacquistato in edicola, ha osa-to utilizzare la prima paginadel quotidiano comunista ilmanifesto, con l'aggravanteche quel giorno a tutta paginacampeggiava il ritratto diGiuliana Sgrena, che era nellemani dei suoi rapitori in Iraq,un'immagine che stava facen-do il giro del mondo. E nel li-ceo Russel di Garbagnate - untempo si sarebbe detto un«feudo ciellino» - quella tro-vata fu solo l'inizio di unasconvolgente esperienza bor-der line per due classi di stu-denti: una intensa settimanadi «laboratorio per la pace».Gianni Tristano la ricorda così:«E' stata un'attività molto in-teressante e seguita con pas-sione, abbiamo fatto cartello-ni, abbiamo discusso, abbia-mo utilizzato internet per farericerche sulla guerra, e tutto ilmateriale prodotto è statoesposto». Fino a quando lapreside, pardon, la dirigentescolastica, ha deciso di rimuo-vere il materiale sovversivo:sotto la foto di GiulianaSgrena, a pennarello nero, glistudenti avevano anche scrit-to «La mia vita dipende davoi» e «La pace dipende danoi». Del resto, il professore,oltre ad avere utilizzato la fo-tocopiatrice della scuola - enon si fa! - come ricorda lasevera relazione dell'ispetto-re, non ha avuto buon gioconel sostenere che si trattavasolo di una legittima iniziativadidattica. «Dubitando di talevalenza - riecco l'Ispettore -stante la contemporaneitàdelle notizie, nonché dellacorrettezza idelogica e mate-

riale dell'operazione, la diri-gente fa rimuovere dalle aulei collages». In pratica a scuo-la si fa storia, ma l'attualitànon si tocca. A niente è servi-ta la polemica lettera apertascritta dal professore censu-rato, anzi, il fatto di aver«pubblicizzato» la vicenda haesasperato ancora di più la di-rigente scolastica, trattandosidi «divulgazione di scritti de-nigratori e offensivi nei ri-guardi dell'istituzione». Aniente è servita anche l'inter-rogazione parlamentare che asuo tempo Titti Simone, par-lamentare del Prc, rivolse al-l'allora ministro, Moratti.Ma il professore è tosto, eadesso, supportato dai CobasScuola, intende fare ricorsoalla Corte costituzionale im-pugnando l'articolo 33 (libertàdi insegnamento e di espres-sione). Per Pinuccia Virgilio,insegnante da una vita e rap-presentante Cobas Scuola,questa è una storia esempla-re che riguarda tutti. «Lascuola è sempre meno libera -spiega - e gli insegnanti sonocostretti a tacere e subire,specialmente i precari, e que-sto è il risultato dell'autono-mia scolastica che tanto piaceanche al centrosinistra.Questa vicenda spiega beneche l'autonomia può portareall'irrigidimento delle gerar-chie, alla limitazione deglispazi di libertà e dell'insegna-mento». A proposito. Qui inredazione ha già telefonato lanuova dirigente scolastica diGianni Tristano, vuole saperese il giornale in passato ha giàscritto qualcosa su dilui...Un'altra ispezione in arrivo?

dal Il Manifesto del 21/11/2006

Comprendiamo il meccanismo percui la cronaca dei giornali selezio-na e si sofferma prima di tuttosulle notizie capaci di toccare leemozioni e suscitare dibattito opolemica e, come lettori, siamo iprimi a subirne il fascino, anchese spesso dobbiamo lamentarciper la presenza di stravolgimentie imprecisioni come accade nellavicenda della programmata visitapastorale del Vescovo nelle scuo-le di Vigodarzere. Per questo facciamo sentire la no-stra voce per raccontare, anche,come la scuola ha vissuto i fatti eregistrare la solidarietà del corpodocente e del personale dell'inte-ro Istituto Comprensivo al propriodirigente Vincenzo Amato. ... riaf-fermiamo che egli non ha com-piuto alcun atto formale od infor-male per negare a S.E. il VescovoAntonio Mattiazzo di entrare nellascuola ed ha invece con serenità ecoerenza accettato un confrontocon le autorità religiose locali nelrispetto delle leggi e delle diffe-renze (di bambini e adulti: nessu-no escluso). ... i fatti risalgono a settembre,quando in tutte le case del vica-riato di Vigodarzere entrava unopuscolo redatto dalle parrocchieper accogliere il Vescovo in visitapastorale. ln quella pubblicazionesi può trovare un dettagliato ca-lendario di incontri con le scuoledefinito tra parroci, ma senza al-cuna precedente informazione opreventivo accordo con la direzio-ne dell'istituto comprensivo. Alparroco di Vigodarzere che il 28settembre comunicava ufficial-mente, e per la prima volta allascuola, le intenzioni della parroc-chia, chiedendole di organizzarsiper rendere operativi gli eventigià in programma, il dirigente ri-spondeva con benevolenza e ri-spetto. Le precisazioni erano peròdoverose; ... ogni evento, perchèsia formativamente efficace ha bi-sogno di adeguata programma-zione e preparazione, di condivi-sione ... Non era così praticabileuna organizzazione come quellagià definita nel programma delleparrocchie. In quella stessa lette-ra il dirigente faceva notare chenell'opuscolo era indicata anchel'inaugurazione delle scuole diTerraglione e avvertiva di non es-serne stato informato da alcuno.La nuova scuola, in effetti, è an-cora un cantiere aperto ... alle let-tere ai parroci di Vigodarzere e diSaletto, sappiamo che sono se-guiti degli accordi verbali e intesereciproche. ... il dirigente rispon-de ... precisando appunto cheS.E. il Vescovo può incontrare lacomunità scolastica nelle scuolestesse, mettendo a disposizionequindi locali ed organizzazione in-terna sia pur in orario extrascola-stico. In tutta la vicenda registria-mo quindi soltanto rispetto e atten-zione verso tutti, bambini ed adul-ti, utenti e lavoratori, e ci piacereb-be che la garbatezza e la compe-tenza dimostrata dal nostro diri-gente venisse infine riconosciuta enon invece travisata e strumenta-lizzata come è stata finora ...

Gli insegnanti e il Personaledell'IC di Vigodarzere

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12 COBAS - novembre dicembre 2006D i r i t t i

di Ferdinando Alliata

Come per tutti gli altri lavora-tori, i più importanti momentidi democrazia sindacale epartecipazione a disposizionedi docenti e Ata sono le as-semblee in orario di servizio.Come Cobas Scuola, fin dall’i-nizio di questo anno scolasti-co, abbiamo indetto numero-se assemblee per incontrare ilavoratori delle scuole e discu-tere insieme il nostro punto divista sui primi atti del mini-stro Fioroni, sulla Finanziaria,su contratto e indennità di va-canza contrattuale, su pensio-ni e Tfr e per avviare la pre-sentazione delle liste per leprossime elezioni Rsu. In questo frangente, diversiuffici scolastici provinciali eregionali, che negli ultimi an-ni non hanno certo brillato perla loro presenza e tempestivi-tà di fronte a segnalazioni dicomportamenti illegittimi didiversi capi d’istituto - soste-nendo che i Dirigenti scolasti-ci sono gli unici responsabilidegli atti da loro compiuti nel-l’esercizio delle loro funzioni -hanno deciso, contrariamentea queste abitudini e dietropressioni sindacali (o, come ledefinisce l’ineffabile DirettoreRegionale per la Sardegna,“segnalazioni”), di emanarenumerose note che “suggeri-scono” ai Dirigenti scolasticistessi di negare ai CobasScuola la possibilità di svolge-re assemblee sindacali in ora-rio di servizio. Addirittura, quando ciò non èbastato perché esistono an-che Dirigenti che hanno acuore la democrazia, sono di-rettamente “scese in campo”contro presidi e colleghi leSegreterie delle organizzazio-ni sindacali firmatarie di con-tratto. Segreterie che, anzi-ché favorire la partecipazionedei lavoratori al libero con-fronto e al dibattito sindacale,si sono nascoste dietro unelenco apparentemente aset-tico e notarile di Accordi eContratti - da loro stessi “con-certati” e firmati, non certodisinteressatamente - col solo

scopo di limitare la nostra li-bertà di parola. Ora, a prescindere dal fattogià di per sé significativo di ri-volgersi al “padrone pubblico”- cioé all’amministrazionescolastica - perché intervengacontro altre organizzazioni dilavoratori ree di voler eserci-tare diritti sanciti dall’art. 39della Costituzione o dalloStatuto dei Lavoratori, nonsembra che questi signoritengano un gran ché in consi-derazione né una cosa moltogrande come la democraziané una cosa molto “piccola”come l’intelligenza e la digni-tà dei lavoratori.Per quanto riguarda la prima,viene da chiedersi come pos-sano conciliarsi questi com-portamenti con una storia cheessi sostengono essere statadedicata all’affermazione deidiritti dei lavoratori, o con unpresente in cui queste stesseorganizzazioni - e in particola-re la Cgil - partecipano aForum nazionali e internazio-nali che hanno tra gli obiettivil’emancipazione dei lavoratorisoprattutto attraverso la con-quista del proprio diritto diparola.Per quanto riguarda poi la no-stra intelligenza e dignità vie-ne da chiedersi da dove pro-vengano questi signori: inuna scuola come la nostra incui gli studenti hanno dirittoalle assemblee durante l’ora-rio di lezione, e perfino - ver-rebbe da dire - i docenti (chepossono autoconvocare ilCollegio) possono liberamen-te riunirsi, perché solo i lavo-ratori e le organizzazioni sin-dacali fuori dal coro non pos-sono farlo? Ma di più, che idea si nascon-de dietro questi arzigogolinormativi da moderni azzec-cagarbugli? L’idea che docentie Ata non sappiano decideredi fronte a posizioni diverse eche non siano maturi per dis-cuterne ... e pensare che ioentro in classe cercando di of-frire ai miei allievi non una ve-rità preconfezionata già dige-rita, ma piuttosto un venta-glio di diversi punti di vista dal

confronto fra i quali formarsiun proprio convincimento,magari provvisorio ma pro-prio ... sarò un idealista da ri-svegliare? Ma che futuro ci disegnanoquesti comportamenti “ditta-toriali”? Non credo che questosia solo un problema deiCobas, ma di chiunque ha acuore quegli ultimi brandelli dipartecipazione che in questiultimi decenni si sono salvatidalla furia distruttrice del co-siddetto “pensiero unico”.In nessun paese democraticoviene negato il diritto alla pa-rola in piena campagna elet-torale, addirittura qui da noidove vige la par condicio sivuole tappare la bocca ai con-correnti. La conseguenza paradossale,ma scientificamente cercata,di questa situazione è che i“maggiori” sindacati possonoorganizzare capillarmente,scuola per scuola, la presen-tazione delle liste, cosa che anoi Cobas e ad altri è preclu-sa, dando vita a un circolo vi-zioso: non potendo raggiun-gere tutti i lavoratori, poichénon abbiamo diritto a tenereassemblee sindacali in orariodi servizio, non raggiungiamoil numero di voti che permet-te ad un’organizzazione sin-dacale di divenire “maggior-mente rappresentativa” equindi non otteniamo il dirittodi svolgere assemblee sinda-cali in orario di servizio e ... ilcerchio si chiude!Quanto sta accadendo testi-monia il degrado cui è giuntoil confronto all’interno dellascuola, ed in genere nei luo-ghi di lavoro, ma allo stessotempo conferma la validitàdella nostra scelta di rivendi-care una democrazia sostan-ziale che nasca dal basso, unademocrazia avversata proprioda quelle organizzazioni chenon riescono a far altro che ri-proporci i loro modelli sinda-cali autoritari.

Per la documentazione di fulgidiesempi di democrazia sindacale:http://www.cobas-scuola.org/va-rie06/AssembleeNegate.pdf

Partecipazionee diritti

Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della pubblica istruzione.

Premesso che:

a) da alcuni giorni tre esponenti dei Cobas Scuolastanno facendo uno sciopero della fame davantial Ministero della PI per rivendicare il diritto di in-dire assemblee nelle scuole in orario di lavoro,con la possibilità per i lavoratori/trici di potervipartecipare nell'ambito del monte ore a tal finestabilito dal CCNL del comparto;

b) la normativa vigente riconosce tale diritto - dicui a giudizio degli interroganti sono titolari i la-voratori/trici - in via esclusiva alla RSU e alle or-ganizzazioni sindacali considerate maggiormenterappresentative;

c) la stessa normativa, frutto del recepimento le-gislativo di un accordo con le organizzazioni sin-dacali cui era già riconosciuta la rappresentativi-tà, presenta evidenti e gravi limiti democraticiladdove si consideri che lo stesso diritto attribuitoalle organizzazioni sindacali, di cui non si conte-sta la legittimità, non viene riconosciuto, peresempio, alla totalità dei dipendenti di una scuolache decidessero di esercitarlo, non essendoneanche previsto un meccanismo di sfiducia neiconfronti della RSU;

d) a giudizio degli interroganti, la situazione as-sume contorni paradossali dal momento che alleorganizzazioni sindacali cosiddette non rappre-sentative è impedito anche di indire assembleenella fase di preparazione delle elezioni dellaRSU, come è accaduto nelle due tornate elettoraliprecedenti, i cui risultati sono determinanti pro-prio per la misura della rappresentatività;

e) la civile protesta dei rappresentanti dei CobasScuola merita tutta l'attenzione di quanti hanno acuore il rispetto autentico dei principi di demo-crazia posti a fondamento della nostra CartaCostituzionale;

chiediamo

quali iniziative intendano assumere per far sì chel'esercizio dei diritti sindacali sia garantito, senzapreclusione alcuna, a tutti i lavoratori/trici cosìcome alle loro organizzazioni;

quali iniziative intendano assumere per fare inmodo, nell'immediato, che tutte le organizzazionisindacali che partecipano alle imminenti elezionidelle RSU possano godere di parità di condizioninello svolgimento della campagna elettorale, sen-za le quali la costituzione della rappresentanza ela misura della rappresentatività risulterebberoirrimediabilmente inficiate da procedure non de-mocratiche.

InterrogazioniparlamentariEcco il testo presen-tato alla Camera e alSenato da un gruppo diparlamentari Prc, Ds eVerdi-PdCI

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Sono una Rsu Cobas. In treanni non sono mai riuscita aconvocare un’assemblea nelmio istituto perché le altreRsu hanno sostenuto - con-vincendo il preside - che dasola non potessi farlo, ai sen-si dell’art. 8 comma 3 lett. b)del Ccnl 2002/2005. So checontro divieti di questo tiposono stati fatti ricorsi al giudi-ce, qual è stato l’esito?

Da sempre la possibilità per lasingola Rsu di convocare l’as-semblea in orario di servizio èstata garanzia di pluralismo edi partecipazione all’internodelle scuole. Il fatto che findal Ccnl 2001 - cioé quelloimmediatamente successivoalle prime elezioni Rsu - i sin-dacati concertativi abbianotentato di limitare questo di-ritto introducendo la famige-rata clausola che prevedereb-be che le assemblee possanoessere indette “dalla R.S.U.nel suo complesso e non daisingoli componenti” (ora art.8 comma 3 lett. b Ccnl2002/2005) la dice lunga sucosa i firmatari pensino dellademocrazia e dei diritti pertutti.Comunque ormai esistononumerose sentenze che riba-discono il diritto della singolaRsu a indire l’assemblea (al-cune su http://www.cobas-scuola.org/rsu/index.html). ITribunali hanno generalmenteritenuto che “la disposizionecollettiva da ultimo citata, ri-sulta chiaramente in contra-sto con quanto disposto dalContratto Collettivo NazionaleQuadro del 7.8.1998” (Trib.Livorno sentenza 124/2005) equindi hanno riconodciuto ildiritto della singola Rsu.Ma di più, i giudici non hannopotuto non rilevare che “perimpostare una soluzione oc-corre rilevare, in primo luogo,che il comma 1° dell'art. 2(diritto di assemblea) delCCNQ 7.8.1998 cit. fa salva lacompetenza dei contratti col-lettivi di comparto o area adefinire condizioni di migliorfavore in materia di diritto deldipendente pubblico di parte-cipazione ad assemblee sin-dacali (ed è evidente che nonsiano disposizioni migliorativequelle che limitano, con qual-siasi strumento, anche indi-rettto, il diritto di partecipa-zione suddetto)”, cioé: è ilmagistrato che tutela il lavo-ratore dalle malefatte sotto-scritte dai sindacati. Siamo alla farsa! I lavoratoridevono rivolgersi al giudiceper ottenere il ripristino di undiritto che i loro presunti rap-presentanti hanno contribuitoa togliergli.Inoltre, continua la sentenza,“la funzione dei contratti col-lettivi quadro è quella di disci-

plinare in modo uniforme isti-tuti comuni a tutti i comparti ele aree di contrattazione col-lettiva, ovvero a tutte le pub-bliche amministrazioni ... Deve pertanto ritenersi, se-condo un criterio gerarchicomutuato dal sistema dellefonti del diritto che appareappropriato anche in tema dicontrattazione collettiva, la"prevalenza" del contrattocollettivo nazionale quadro ri-spetto al contratto collettivonazionale di comparto, conconseguente disapplicazionedelle clausole del secondo incontrasto con il contenuto delprimo. Peraltro, la finalità del con-tratto collettivo nazionalequadro e la funzione dellostesso, legislativamente san-cita, non consentono alla con-trattazione collettiva di setto-re di introdurre deroghe lad-dove non ne sia prevista lapossibilità (cfr. in termini,Trib. Milano sezione Lavoro12.3.2002, Trib. Pinerolo se-zione Lavoro 29.11.2001,Trib. Livorno 30.11.2003). Una diversa soluzione nonpuò fondarsi sull'art. 5 del ci-tato Accordo nazionaleQuadro del 7.08.1998, secon-do il quale "in favore delleRSU sono, pertanto, garantiti"complessivamente" i se-guenti diritti: - omissis - c)diritto ad indire l'assembleadei lavoratori", in quanto l'av-verbio "complessivamente",per la sua collocazione nellafrase, non può che riferirsi al-l'insieme dei diritti specifica-tamente elencati nell'articoloe non all'insieme dei membridelle r.s.u.”.Infine anche la Corte di cassa-zione si è espressa sull’argo-mento (relativamente al set-tore privato, ma la questionee le norme sono sovrapponi-bili) confermando una senten-za della Corte di appello diRoma con la motivazione che“La sentenza impugnata giu-stifica poi anche l'ulteriore af-fermazione che il diritto di in-dire l'assemblea è riconosciu-to al singolo componente del-la r.s.u. e non già a quest'ul-tima come organismo a fun-zionamento necessariamentecollegiale (argomento inter-pretativo che peraltro non èspecificamente censurato dal-la difesa della ricorrente); ciòlo desume da un dato lettera-le (e segnatamente dall'art. 5cit. che si riferisce alle r.s.u. alplurale) e da una considera-zione sistematica: se la prero-gativa prevista dall'art. 20Stat. lav. in favore delle r.s.a.non richiedeva che l'indizionedell'assemblea fosse necessa-riamente congiunta potendole riunioni sindacali essereconvocate "singolarmente ocongiuntamente", la specula-re prerogativa pattizia previ-sta dall'art. 4 cit., che reca ilriconoscimento del diritto diindire "singolarmente o con-giuntamente" l'assemblea deilavoratori, ripete null'altro chequesta duplice modalità diconvocazione escludendo chequesta (la convocazione) pos-sa essere solo ed unicamentecongiunta, ossia riferita all'in-tera rappresentanza sindacaleunitaria” (Sent. 1892/2005).

COBAS - novembre dicembre 2006 P o s t a 13

Lettera aperta al MinistroGiuseppe Fioroni

Siamo un gruppo di insegnantiromani, iscritti a diversi sindacatidella scuola, da circa venti anniattivi nel Cisp un'associazione didocenti nata con lo scopo di pro-muovere i valori e lo spirito dellaCostituzione all'interno di un im-pegno costante per una scuolarealmente pubblica e statale, lai-ca e pluralista, democratica e diqualità. Non può "insegnare democrazia"una scuola che non ne rispettaprincipi e regole nella formazionedegli organismi rappresentatividei suoi operatori.Consapevoli di ciò ci attendiamoda lei, alla vigilia del rinnovo del-le Rsu, un segnale di reale cam-biamento nella normativa che li-mita alle organizzazioni maggior-mente rappresentative il diritto diindire Assemblee sindacali in ora-rio di servizio nei limiti delle dieciore annuali previste dall'attualelegislazione. La limitazione pena-lizza diverse sigle sindacali chepure esprimono una parte minori-taria, ma non per questo menosignificativa, del mondo dellascuola nei diversi ordini di scuola. Per ottenere il ripristino dello sta-to di diritto nei luoghi di lavorocon l'estensione di quello d'indireassemblee sindacali i CobasScuola hanno avviato un fortestato di agitazione già da diversimesi che ha trovato recentemen-te un momento di forte protestacon il presidio costante di moltiinsegnanti davanti alla sede delMinistero della PubblicaIstruzione, culminata il 2 ottobre2006 con la decisione di tre mem-bri dell'Esecutivo nazionale di ini-ziare uno sciopero della fame adoltranza che sono stati costrettiad interrompere. Questa estrema forma di protestaè stata dettata dalla constatazio-ne - da noi condivisa - del perdu-rare del deficit di democrazia sin-dacale all'interno delle scuole, de-ficit tanto più grave nell'approssi-marsi della scadenza elettoraleper il rinnovo delle RSU.Non si può più sopportare che simisuri la rappresentanza nazio-nale dei sindacati non in base a li-ste nazionali, ma su liste RSU discuola favorendo le grandi orga-nizzazioni sindacali - le uniche ingrado di avere una presenza ca-pillare di iscritti in tutto il territo-rio nazionale - e che sia vietato atutte le altre di tenere assembleenelle scuole per cercare i candida-ti e fare campagna elettorale inquanto "non-rappresentativi" deilavoratori.Alcuni di noi hanno preso parte, il12 giugno scorso, al sit-in di pro-testa organizzato dai Cobas. Inquell'occasione, avevamo avutomodo di rilevare positivamentel'attenzione da lei mostrata neiconfronti dei partecipanti scen-dendo le scale del Ministero ed in-contrando i manifestanti, ascol-

tandone attentamente le ragionied impegnandosi a promuovere inbreve tempo un cambiamento neirapporti con il mondo sindacale.In particolare alla fine di quell'in-contro, amichevole e informale,alla presenza anche della sottose-gretaria Bastico e di funzionariministeriali lei promise un suopersonale interessamento affin-ché il divieto di indire assembleeper i sindacati "non rappresenta-tivi" fosse superato.A diversi mesi di distanza, ci per-mettiamo di ricordarle quell'impe-gno, e le chiediamo di risolvere, sepossibile già prima delle elezioni didicembre, quello che riteniamo ungrave vulnus alla democrazia sin-dacale, restituendo ai Cobas e atutte le altre organizzazioni il dirit-to di convocare assemblee in ora-rio di servizio. Certi di una sua particolare atten-zione le inviamo cordiali saluti eauguri di buon lavoro

Gli insegnanti del CispScuola della repubblica

[email protected]

Non condivido nulla o quasi delleposizioni Cobas, ma credo che lalibertà vada sempre difesa.Ognuno dev'essere libero di parla-re ed esprimersi pubblicamente ele istituzioni devono ascoltare lavoce di tutti.E' ormai palese chenon esistono solo i Sindacati con-federali. Spero se lo ricordino an-che i Cobas quando incontrerannochi la pensa diversamente da loro.

Ancora una volta silenzio; questaè la risposta che i vari governidanno di fronte a richieste di de-mocrazia espresse dai lavoratori.E il silenzio contagia anche i mez-zi d'informazione. Si obietta, sonoforme politicizzate, niente a chevedere con operai che salgono sultetto della loro fabbrica, o mina-tori che non risalgono dalle pro-fondità della miniera perché sen-za più lavoro. Questo digiuno èl'agire politico di lavoratori che daanni chiedono un confronto, unarevisione di norme antidemocrati-che per esercitare in modo equo,i diritti sindacali.Forse è proprio questo che i go-verni non riescono ad ammettere,che nel nostro paese manca lapluralità, la partecipazione, la co-erenza di lotta per raggiungerebuone condizioni di vita, pratiched'impegno civile, considerate ob-solete in confronto a pacificheforme di concertazione, accordi oinciuci. La democrazia nei luoghi dilavoro, non riguarda soltanto i la-voratori, è un elemento importan-te che evidenzia lo sviluppo demo-cratico di un paese. Come inse-gnante, chiamata a far compren-dere agli alunni l'importanza deivalori democratici su cui si fondala nostra repubblica, e della ne-cessità dell'impegno di tutti, con-divido la lotta di questi lavoratori,e chiedo che si apra uno spazio didiscussione per la revisione delle

norme che regolano il diritto d'as-semblea, e che l'opinione pubbli-ca ne sia informata.

Pur non condividendo la maggiorparte delle proposte sindacali deiCobas, sono solidale con la lottadei tre lavoratori della scuola, insciopero della fame, dal 2 ottobre2006, davanti al Ministero dellaPubblica Istruzione. Ritengo che la restituzione del di-ritto di assemblea a tutti i sinda-cati di base, ossia, a tutti i lavora-tori, possa configurare un puntoqualificante della gestione delMinistro Fioroni. Ben magro servi-zio alla scuola pubblica farebbeun esponente progressista delCentro-sinistra, continuando adassecondare le assurde difesedelle posizioni di privilegio cheimpediscono l'emergere dei realirapporti di forza, all'interno dellacategoria. Quando un democrati-co rimane indifferente davanti aun torto sostanziale, anche seformalmente legale, perché com-messo a danno di un solo indivi-duo o di un piccolo gruppo, minale radici stesse della democraziaalla quale dichiara di aderire.Secondo il mio modesto parere,solo i lavoratori sono i titolari deldiritto di assemblea, perciò devo-no essere messi nella condizionedi poterlo esercitare, utilizzandole dieci ore a disposizione, per te-nere assemblee con chi lo riten-gono opportuno. Qualsiasi norma che impediscal'esercizio di questo diritto, costi-tuisce una discriminazione, privadi qualsiasi fondamento costitu-zionale.

Con auguri di buon lavoro, JuanIgnacio Villar

Sono un'insegnante elementare efaccio parte del Direttivo provin-ciale Cgil-Flc di Livorno. Credoche sia fondamentale pretendereche i lavoratori possano espri-mersi ed organizzarsi in ogni siglasindacale. La limitazione impostaai COBAS di fare assemblee è dis-criminante e lede un diritto di tut-ti i lavoratori. Esprimo la mia so-lidarietà e il mio sostegno e miauguro che al più presto si risolvaquesta questione.

Sono stata iscritta alla Cgil e a fi-ne anni '90, quando - confessocon ingenuo stupore - ho capitoche non ascoltavano sinceramen-te le richieste di noi lavoratori ne'alle assemblee ne' a corsi o con-vegni, ma invece ho compresoche sempre i giochi erano già fat-ti, ho scritto una lettera in cuimotivavo il mio scontento e dice-vo perchè non mi sarei più tesse-rata. Naturalmente non ho maiavuto alcuna risposta, poteva an-che solo essere un'occasione diun confronto politico.

Condivido le ragioni della protestadegli insegnanti Cobas che stan-no attuando lo sciopero della fa-me ed esprimo loro la mia solida-rietà. Le restrizioni della demo-crazia sindacale, di cui i Cobas so-no ingiustamente vittima, devonoessere superate. Confido viva-mente che il ministro Fioroni e ilgoverno dell'Unione diano ascoltoa questa rivendicazione di diritti edi democrazia.

Pasquale MartinoAssessore Pubblica Istruzione

Comune di Bari

Esprimo la più viva solidarietà.

Avv. Pasquale VilardoGiuristi Democratici

Per altri numerosi messaggi:http://www.cobas-scuola.org/va-rie06/messaggi_solidarieta.html

Per contattarci

per le lettere:- [email protected] Giornale Cobas, piazza Unità d’Italia, 11 - 90144 Palermo

per i quesiti, compilare il form alla pagina del sitohttp://www.cobas-scuola.org/inviateci.html

Segnaliamo inoltre che sono disponibili numeroserisposte ai quesiti pervenuti alla pagina del sitohttp://www.cobas-scuola.org/faqFrame.html

Lettere Quesiti

Adesioni e solidarietàalla nostra battagliaper la libertà di parola

Diritto diassembleaper lasingola Rsu

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14 COBAS - novembre dicembre 2006L e t t u r e

Scuola eshoppingda Regno a veniredi J. G. Ballard, 2006

“Lasci stare la modernità. Si rassegni,Richard. La missione a favore della moderni-tà è sempre stata profondamente controver-sa. I fautori della modernità ci hanno inse-gnato a non fidarci di noi stessi e a nonamarci.Tutte quelle storie sulla coscienza in-dividuale, sul dolore solitario. La modernitàsi basava sulla nevrosi e sull’alienazione.Basta guardare l’arte, l’architettura che han-no espresso. Hanno qualcosa di molto fred-do.”“E il consumismo, invece?”“Celebra la possibilità di consumare insieme.I sogni e i valori sono condivisi, come lesperanze e i piaceri. Il consumismo è un at-teggiamento ottimista e lungimirante.Naturalmente ci chiede di imparare a rispet-tare la regola del più forte. Il consumismo èuna nuova forma di politica di massa. Èqualcosa di molto teatrale, ma in fondo cipiace. È spinto dalle emozioni, ma le suepromesse sono raggiungibili, e non si trattadi ampollosa retorica. Una macchina nuova,un nuovo lettore cd.”“E la razionalità? Non c’è posto per la razio-nalità, immagino.”“La ragione, be’ …” Sangster tornò dietro lascrivania, portandosi sulle labbra le dita conle unghie rosicchiate. “È parente stretta del-la matematica. E la maggior parte delle per-sone se la cava male in aritmetica e, co-munque, in generale il mio consiglio è quellodi stare alla larga dalla razionalità. Il consu-mismo celebra il lato positivo dell’equazione.Quando compriamo qualcosa inconsciamentecrediamo che ci sia stato fatto un regalo.”“E la politica richiede che ci sia un costanteflusso di regali? Un altro ospedale, un’altrascuola, un’autostrada …”“Proprio così. E sappiamo cosa succede aibambini che non ricevono mai giocattoli.Oggi siamo tutti come bambini. Che ci piac-cia o no, soltanto il consumismo può tenereunità la società moderna perché muove legiuste corde emotive.”“Ma allora … il liberalismo, la libertà, la ra-gione?”“Hanno fallito! La gente non vuole più che siparli in nome della razionalità.” Sangster sipiegò in avanti e fece scivolare il bicchiere disherry sulla scrivania, come se si aspettasseche si potesse alzare da solo. “Il liberalismoe l’umanitarismo sono dei grossi freni per lasocietà. Fanno leva sul senso di colpa e sullapaura. Le società sono più felici quando lagente può spendere e non risparmiare.Adesso abbiamo bisogno di un consumismodelirante, quel genere di comportamentoche si vede in occasione dei motorshow.Spettacoli visivamente entusiasmanti, unaspecie di eterna campagna elettorale. Il con-sumismo riempie quel vuoto che è alla basedelle società secolari. La gente ha un enor-me bisogno di autorità che soltanto il consu-mismo può soddisfare.”“Compra un nuovo profumo, un nuovo paiodi scarpe e sarai una persona migliore, piùfelice? E come riesce a comunicare tuttoquesto ai suoi adolescenti?”“Non ce n’è bisogno. È nell’aria che respira-no. Non lo dimentichi mai, Richard: il consu-mismo è un’ideologia di redenzione. Quandofunziona cerca di estetizzare la violenza, an-che se spesso non ci riesce …”Sangster si alzò sorridendo fra sé, con un’e-spressione che esprimeva quasi serenità. Siguardò le grosse mani, felice di accettarlecome avamposti militari di sé.Ci salutammo sui gradini davanti all’ingressodella scuola. Quell’uomo mi stava simpatico,anche se avevo la sensazione che nel mo-mento stesso in cui gli avrei dato le spalle sisarebbe dimenticato di me. Mi allontanai, facendomi largo tra gli incartidi barrette di cioccolata, le lattine, i pac-chetti di sigarette e le confezioni di preser-vativi sparsi sul vialetto.

Ero seduto nella mia macchina davanti al li-ceo di Brooklands in attesa che uscissero gliultimi studenti. Li vidi allontanarsi verso le strade vicineportando con sé il loro frastuono e la loroanarchia, una folla fluttuante di adolescentiche presto avrebbero conquistato il mondo.Mi facevano simpatia tutti, i maschi spietatie sciatti, con il loro umorismo surreale, e lefemmine, spietate e regali.Quando anche gli insegnanti se ne furonoandati, scesi dalla macchina e percorsi ilvialetto cosparso di incarti di merendine,pacchetti di sigarette e lattine vuoti. Relitti di una peste benevola. Entrai nell’atrio dove ancora riecheggiavanole urla e i fischi, immerso nel puzzo di te-stosterone e tute non lavate.La segretaria del preside mi confermò l’ap-puntamento. Pensò che dovevo essere un genitore delu-so da quella scuola sovraffollata, e si mo-strava allegra e comprensiva. Mi disse cheil professor Sangster era in biblioteca, mastava per arrivare.[…]“Sherry dei genitori,” disse. “Mi aiuta ad ac-corciare le giornate. In un certo senso sipuò considerare un aiuto professionale.”“E perché no? Io non la invidio, sa? Cercaredi insegnare qualcosa a seicento ragazzinidavanti a un circo.” Indicai il centro commerciale che si vedevadalla finestra. “Ci sono tante di quelle grot-te di Aladino, centinaia di palazzi di luci pie-ni di tesori.”“Le uniche cose reali sono i miraggi. Quellili sappiamo gestire. Eppure mi creda, socome si sente, Richard. Un uomo anzianoche viene ucciso senza motivo. Il minimocomune denominatore è il Metro-Centre. Inqualche modo questo spiega ogni cosa.”“Mio padre e l’incubo consumistico? Credoche ci sia un legame. Un sacco di gente sta impazzendo senzarendersene conto.”“Tutti questi centri commerciali, la culturadegli aeroporti e delle autostrade. È unanuova forma di inferno …” Sangster si alzò e si portò le manone alleguance, come se cercasse di sgonfiarsele.“Questa è la prospettiva di Hampstead, ilpunto di vista dalla Tavistock Clinic.L’ombra della statua di Freud che si stagliasulla terra e funge da Agente arancio dell’a-nima. Mi creda, qui le cose sono diverse.Dobbiamo preparare i nostri ragazzi a unnuovo tipo di società. Non ha senso parlare loro della democraziaparlamentare, della chiesa e della monar-chia. I vecchi ideali di educazione civica che era-no alla base della nostra istruzione sonoconcetti alquanto egoistici. Tutta quell’enfa-si sui diritti dell’individuo, sull’habeas cor-pus, sulla libertà del singolo contrappostoalla massa …”“E la libertà di parola, il diritto alla pri-vacy?”“Che senso ha avere libertà di parola senon si ha nulla da dire? Ammettiamolo: lamaggior parte delle persone non ha proprionulla da dire, e lo sanno anche loro. E laprivacy che senso ha se è solo una prigionepersonalizzata? Il consumismo è un’impresa collettiva. Le persone hanno voglia di condividere, dicelebrare, vogliono sentirsi unite. Quando andiamo a fare shopping parteci-piamo a una cerimonia collettiva di affer-mazione.”“Quindi essere moderni al giorno d’oggi si-gnifica essere passivi?”Sangster diede una manata sulla scrivania,facendo cadere il portapenne. Si sporseverso di me, e l’enorme soprabito lo avvol-se in tutta la sua grandezza.

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di Carmelo Lucchesi

Potenza della comunicazionedi massa; la finanziaria delgoverno Prodi viene racconta-ta come un provvedimento ilcui segno è inequivocabil-mente di estrema sinistra:stavolta i ricchi pagano.Confindustria piange miseriaa fronte di un guadagno pre-visto per le imprese di propor-zioni stratosferiche. I sindaca-ti concertativi esprimono giu-dizi positivi sulla finanziariaevidenziando "i contenuti dirisanamento, di redistribuzio-ne e di sostegno allo svilup-po". Ci sarebbe da sbellicarsidal ridere se la realtà (esatta-mente opposta a questa rap-presentazione) non fosse cosìpesante per lavoratori, pen-sionati e disoccupati. Tutto ildisquisire sugli affondi ai pos-sessori di Suv, panfili e rendi-te finanziarie sono serviti soloa coprire l’ennesimo sposta-mento di reddito dai lavorato-ri dipendenti e pensionati ver-so le imprese e i più ricchi.Vediamo i dettagli dell’opera-zione, rimandando per alcuneparti relative alla scuola agliarticoli d’approfondimento.I numeri complessiviIl totale della finanziaria è di33,4 miliardi di euro che di-ventano 40, se consideriamoanche la “manovrina” estiva.14,8 miliardi servono a ridur-re il deficit dal 4,8 al 2,8% afine 2007, altri 18,6 miliardicopriranno i vari capitoli dispesa. Lo sfondamento ri-spetto ai 30 miliardi previsti,quindi, non è addebitabile alridimensionamento del debitoma ai “fondi di sostegno allosviluppo” (leggi “regalie alleimprese”). Uno choc econo-mico di 40 miliardi di euro (lacui portata è seconda solo aquella del governo Amato del1992) porta sì ad abbassare ildebito pubblico ma non ga-rantisce alcuno sviluppo eco-nomico né, soprattutto, nes-suna redistribuzione a favoredei ceti più poveri. Il ridisegno delle aliquote Irpef Vengono fissati nuovi scaglio-ni di reddito, riscritte le ali-quote, cancellata la no taxarea sostituita da detrazioni.Il reddito annuo sotto il qualela tassazione dovrebbe essereinferiore all’attuale è per i sin-gle intorno ai 40.000 eurol’anno, per gli altri intorno ai25.000 euro: fra i senza cari-chi di famiglia il più fortunatolavoratore dipendente potràcontare su 10 euro in più almese, il pensionato un paio dieuro in più, il lavoratore auto-nomo arriverà, invece, a 20euro. Il guadagno massimosarà per un lavoratore con acarico coniuge e 2 figli, conetà superiore ai 3 anni: un po’meno di 20 euro al mese. Imeno fortunati si dovrannoaccontentare di uno, massimodue euro. Queste briciole so-no elargite tramite l’aumento

delle detrazioni, mentre le ali-quote Irpef per i redditi com-presi tra 15.000 e 28.000 eu-ro l’anno (fascia in cui è con-centrato gran parte del reddi-to da lavoro dipendente) au-mentano dal 23 al 27%.Sicuramente, queste elemosi-ne saranno riprese e con inte-ressi da usuraio dai Comuniche aumenteranno le loro tas-se (Ici, addizionale Irpef) percoprire i tagli imposti dalla fi-nanziaria.I tagli alla sanità e l’aumento dei ticket Taglio dell'1,4% delle risorsedestinate al personale sanita-rio rispetto al budget del2004; introduzione di nuoviticket per le prestazioni delpronto soccorso non seguiti daricovero e ticket più salati peresami e visite specialistiche.I tagli ai ComuniMeno 4,3 miliardi di euro peri Comuni che potranno rifarsicon gli aggiornamenti degliestimi catastali (col conse-guente aumento dell’Ici), in-troducendo tasse di scopo eaumentando l’addizionaleIrpef. Previsto anche un tettodi spesa per le nuove assun-zioni: non oltre il 20% diquanto costava l'anno prece-dente il personale fuoriuscitoed inoltre con un limite del40%, calcolato sullo stessoimporto, per la stabilizzazionedei precari. Un sostanziosotaglio di personale. Il costo del lavoroSi introduce il famigerato cu-neo fiscale, vale a dire la ridu-zione del costo del lavoro del5%, suddiviso in manierasquilibrata: 3% alle imprese eil 2% ai lavoratori dipenden-ti. Si tratta di una sommaconsiderevole 9 miliardi di eu-ro, che le imprese incasseran-no attraverso riduzionedell’Irap, deduzioni sui dipen-denti, rimborsi Iva. Il 2% peri lavoratori è già compresonella rimodulazione delle ali-quote Irpef, che abbiamo vi-sto essere pari a zero o al co-sto di una pizza. È noto che laricchezza creata nelle impresesi ripartisce fra padroni e la-voratori; negli ultimi 30 anni,le imprese hanno gradual-mente aumentando la loroquota passando dal 29% (nel1975) al 35% (nel 1990) al42% (nel 1996) al 44% (nel2000) al 46% di oggi. Gli ef-fetti del cuneo fiscale porte-ranno certamente ad accre-scere la quota padronale. A ciò, purtroppo, bisogna ag-giungere l’aumento dello0,3% dei contributi pensioni-stici con un ulteriore allegge-rimento delle buste paga.Evasione fiscaleSi prevede di recuperare 8miliardi nel 2007. La cifra èpalesemente sovrastimatastante l’attuale tasso di con-trollo: ogni anno gli accerta-menti riescono a individuare(il riferimento è agli ultimi 5anni) tasse non pagate fra gli8 e i 24 miliardi di euro; l’a-

zione di recupero rende, inmedia, poco più del 2%.Rinnovi contrattuali Per i contratti del PubblicoImpiego (tra cui la scuola)scaduti da quasi un anno so-no stanziati 877 milioni per il2007 e 550 milioni per il2006, per un totale di 1327milioni di euro, che, divisi pergli oltre 3 milioni di dipenden-ti pubblici, danno circa 35 eu-ro lordi (meno di 20 netti) diaumento mensile. In realtà èprevisto un più cospicuo stan-ziamento, per il 2008, di 2420milioni: o il rinnovo contrat-tuale slitta di un anno oppuresi va verso la triennalizzazio-ne dei contratti.Aumenti variAumenti indiscriminati perenergia elettrica, gas, gasolio,boli auto, autostrade.PrecarietàNon si segnalano provvedi-menti contro la legge 30 e perridurre seriamente la preca-rietà che ha infestato il mon-do produttivo. Anzi è previstol’aumento dell’aliquota contri-butiva per i lavoratori parasu-bordinati al 23% senza chesiano previste contropartite intermini di minimi contrattualie nuovi istituti di welfare.Inoltre è previsto per tutte leaziende di sanare condizionidi lavoro subordinato coperticon contratti co.co.co. ver-sando soltanto la metà deicontributi dovuti. Insommaun bel condono per i padroniche hanno sfruttato selvag-giamente i precari (come adesempio all’Atesia).Armi1,7 miliardi per nuovi arma-menti nel 2007 che passano a1,55 nel 2008 e 1,2 nel 2009.A questi si aggiunge il finan-ziamento automatico di unmiliardo all'anno per le mis-sioni militari all'estero. In to-tale si tratta di uno stanzia-mento di 4,5 miliardi di eurotriennali destinati ad incre-mentare le spese militari,comprese le missioni all'este-ro. L'Italia destina il 2% del Pilalle spese militari (circa 25miliardi di euro); questa fi-nanziaria aumenta le spesemilitari dell'11%. Dopo un pe-riodo di compressione dellespese militari (dal 2004 al2006) registrato col governoBerlusconi, il centrosinistra cidà un brillante esempio di in-vestimenti per lo sviluppo:1,359 miliardi al programma(cui partecipa anche Israele)di velivoli Joint Strike Fightere a quello di elicotteri NH-90;450 milioni per i cacciaEurofighter e 160 per iTornado; i sistemi missilistici(435 milioni) e i mezzi navali(533milioni) che prevedono lacostosissima portaerei Cavour(1,390 miliardi). I nuovi ticketsanitari porteranno introiti per1 miliardo di euro appena. ScuolaTagli del personale superiorealle 50.000 unità dovuti aduna serie di provvedimenti:

- Aumenta il rapporto alunniper classe dello 0,4, passandoda una media di 20,6 a 21;ciò significa la cancellazione di7.682 classi, il taglio di più di19.000 docenti e 7.000 Ata.- Ulteriore giro di vite nellacertificazione dell’handicap percui salteranno altre cattedre.- Corsi di riconversione sullalingua inglese per tutti i do-centi delle elementari, conconseguente taglio di 8000insegnanti specialisti.- Riduzione delle ore settima-nali di insegnamento nei pro-fessionali; ma non era questoil progetto morattiano?- Istituzione presso i provve-ditorati nuclei di “monitorag-gio” per “ricondurre gli sco-stamenti più significativi delleassenze ai valori nazionali”,per cui andremo a scuola, an-che se malati.- Spostamento in altre ammi-nistrazioni dei 7.000 docentifuori ruolo: servizi utili in me-no: biblioteca, segreteria.La promessa, a partire dal2007/2008, di un piano trien-nale per l’immissione in ruolodi 150.000 docenti e 20.000Ata, è subordinata al parerepositivo del ministro dell’eco-nomia. Se attuato, difficil-mente potrà stabilizzare ilpersonale docente ed Ata: giàoggi ci sono 140.000 docentie 80.000 Ata precari. Le ipo-tetiche immissioni in ruolopreviste per il prossimo trien-nio potrebbero rimpiazzarepoco più della metà del perso-nale che andrà in pensione.Innalzamento dell’obbligoscolastico (e conseguente-mente anche quella di acces-so al lavoro) a 16 anni masempre con la possibilità difarlo diventare obbligo forma-tivo attraverso la futura crea-zione di strutture formativeaccreditate.Taglio della spesa per la scuo-la pubblica di 448,20 miloninel 2007, 1.324,50 milioni nel2008, 1.402,20 milioni nel2009 (più di 3 miliardi di euronel triennio) e incremento di100 milioni del finanziamentoalle scuole private. Le graduatorie permanentiprovinciali e le graduatorie dimerito regionali dei concorsiordinari verranno soppresse,cancellando dopo più di unventennio il sistema del dop-pio canale di reclutamento.

Il quadro delineato della fi-nanziaria mostra il profondoossequio del governo Prodi aiparametri di Maastricht e alpatto di stabilità a tutto van-taggio delle imprese.Fortemente penalizzati saran-no pensionati, lavoratori, gio-vani: benefici poco più chesimbolici e danni pesantissimi(ticket, tagli del personale,spese militari alle stelle, trien-nalizzazione dei contratti, au-menti tariffari, ecc.).Insomma, una vera e propriafinanziaria di classe, ma dalversante padronale.Lo sciopero generale indettodai Cobas lo scorso 17 no-vembre ha mostrato che esi-ste una considerevole partedel popolo italiano che nonpermetterà a nessun governodi calpestarne i diritti e le con-dizioni di vita.

COBAS - novembre dicembre 2006 F i n a n z i a r i a 15

La solita strennaFinanziaria canaglia

Docenti inidoneiQuale futurodalla finanziaria?

Nella totale indifferenza, èpassato prima alla Camera epoi in Commissione al Senatol’art. 35 della Finanziaria2003, che prevede, tra i varitagli della Scuola pubblica,anche la mobilità verso altreamministrazioni dei bibliote-cari scolastici, pena il licen-ziamento tra 5 anni.Questo significa la chiusuradelle biblioteche scolastiche,con grave danno all’utenza,specialmente per tutti coloroche non possono permetter-si: internet, libri di lettura, distudio, d’approfondimento,riviste, enciclopedie, vocabo-lari, audiovisivi, cd-rom. Nelcorso del tempo, le bibliote-che scolastiche, da polverosidepositi di libri, si sono tra-sformate in vitali centri dicultura, “aule speciali”, in cuisi fa ricerca, sperimentazio-ne, stage di lavoro, spessoaperte anche al territorio. Idocenti (definiti ex art.113,in quanto inidonei all’inse-gnamento per motivi di salu-te), hanno finora espletatoservizio di 36 ore, in alcunicasi, svolgendo anche la ge-stione dell’adozione dei libridi testo, come gli ammini-strativi, sarebbe quindi im-possibile sostituirli con perso-nale pagato con il “fondo in-centivante” o con il volonta-riato degli altri docenti. Di fronte a tale situazione, ilpersonale “fuori ruolo exart.113” ha costituito dal di-cembre 2002 unCoordinamento NazionaleBibliotecari Scolastici. Allostato attuale, il governo ècambiato, ma le ultime noti-zie sono le seguenti: il perso-nale inidoneo permanente,deve transitare in altre am-ministrazioni, pena la risolu-zione del rapporto di lavoro,senza essere adeguatamentepreparato, dato che i finan-ziamenti non ci sono, mentrei docenti permanenti, ma resitemporanei dall’ultima com-missione medica di controllodel Tesoro del 2004, devonoinserirsi nel ruolo di apparte-nenza, anche se sono tra-scorsi molti anni, oppure de-vono ripercorrere l’iter buro-cratico della dispensa dall’in-segnamento ed essere dinuovo sottoposti e giudicati,come se miracolosamente lepatologie fossero sparite, dal-la commissione U.S.L. e daquella di controllo del Tesoro.Se riflettiamo attentamente,in qualsiasi situazione politi-ca, ci saranno sempre dellepersone, che durante la lorovita e la loro esperienza dilavoro si ammalano e im-provvisamente si rendano,loro malgrado, la parte debo-le, il così detto ramo seccodel sistema economico, chebeffa, che grave colpa essersiammalati, traditi dal propriocorpo. Se la sinistra ha anco-ra un valore, penso che deb-ba difendere tutte le fascesociali deboli, anche i 7.000docenti inidonei.

Monica Casapieri

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16 COBAS - novembre dicembre 2006P r e v i d e n z a

di Pino Giampietro

“E’ aberrante andare in pensione a57 anni”. Così, in un’intervista a LaRepubblica di circa due mesi fa,con il suo solito stile tranchant,Massi-mo D’Alema sintetizzava inmaniera efficace, più di qualsiasicapitolo di programma dell’Unione,la posizione del governo Prodi sullaprevidenza pubblica.Il centrosinistra si è già particolar-mente distinto nell’ultimo quindi-cennio per la sua sistematica de-molizione della previdenza pubbli-ca con le controriforme di Amatonel ’92 (che ha sganciato le pen-sioni dalla dinamica salariale), diDini nel ’95 (che ha introdotto, apartire da coloro che all’epoca ave-vano meno di 18 anni di anzianitàlavorativa, il famigerato sistemacontributivo), di Prodi nel ’97 (cheha equiparato definitivamente ver-so il basso le pensioni dei dipen-denti pubblici a quelli privati). Fontigovernative calcolano che soltantocon la riforma Dini si sono rispar-miati (meglio dire tagliati) 200.000miliardi delle vecchie lire.Poi c’è stata la controriforma a ela-stico di Berlusconi, nel senso che,varata nell’agosto del 2004 e pub-blicata sulla Gazzetta Ufficiale nel-l’ottobre dello stesso anno, avreb-be dovuto entrare in vigore il 1°gennaio 2008; la controriforma èquella del cosiddetto scalone, per-ché dal 31 dicembre 2007 al 1°gennaio 2008 i 57 anni di età - con35 di contributi - che danno il dirit-to di andare in pensione diventanodi botto 60. Su tale controriforma Cgil-Cisl-Uilhanno formalmente espresso la lo-ro contrarietà, ma non hanno mos-so un dito, guardandosi bene dal-l’organizzare scioperi e mobilitazio-ni anche quando non c’era ancora ilgoverno amico ma il perfidoBerlusconi.Adesso Prodi e Damiano, Epifani,Bonanni e Angeletti, Montezemoloe Bombassei concordano di mette-re nuovamente mano al sistemap e n -s ioni-s t i co,tenen-do co-m u n -que lanuovar i f o r -m aprevi-d e n -ziale fuori dalla Finanziaria. Questanon è una novità; anche nel ’94, altempo del primo governoBerlusconi, quando ci fu una gran-dissima mobilitazione popolare sul-le pensioni, la riforma della previ-denza fu tenuta fuori dallaFinanziaria; si arrivò ad un accordoponte tra il ministro del lavoro del-l’epoca, l’allora berlusconianoMastel-la, e Cgil-Cisl-Uil, accordoche fu poi perfezionato dal succes-sivo governo Dini.

In realtà non è neanche del tuttovero che nella Finanziaria 2007 nonci sia nulla riguardante le pensioni,visto che nell’art. 85 è previsto unprelievo forzoso con l’aumento del-lo 0,3% (dall’attuale 8,89% del sa-lario lordo al 9,19%) dei contributiprevidenziali a carico dei dipenden-ti, ma questo non è che l’antipasto.Infatti, dal 1° gennaio 2007 fra go-verno, Confindustria e Cgil-Cisl-Uilpartirà una trattativa a perdere chedovrebbe concludersi entro il 31marzo e da cui dovrebbe sortirel’ennesima controriforma previden-ziale. Non è il solito estremismoCobas che ci spinge a definire “aperdere” la futura trattativa, masono proprio i termini delMemorandum d’intesa redatto tra ilgoverno e le parti “sociali” in cui sifissano i paletti entro i quali si svol-gerà la discussione: - il primo è la rimodulazione dell’e-tà pensionabile;- il secondo l’aumento medio del-l’aspettativa di vita con conseguen-te diminuzione del relativo coeffi-ciente di trasformazione.Cominciamo subito dal secondopunto. Prima della riforma Dini vi-geva per il calcolo della pensione ilsistema retributivo (tuttora in vigo-re solo per coloro che al31/12/2005 avevano già 18 anni dianzianità contributiva), per cui lapensione equivaleva grosso modoall’80% della media dello stipendiodegli ultimi 5 anni e veniva pagatadai contributi dei lavoratori attivi;con la riforma Dini è partito il siste-ma contributivo (già in vigore inItalia durante il fascismo e cancel-lato insieme al crollo del vecchioInps nel dopoguerra), che decurta-rà le pensioni almeno del 30% cal-colandole sulla base di coefficientidi trasformazione, che deve essereadeguato ogni dieci anni, seguendoi mutamenti delle aspettative me-die di vita. Dal 1995 ad oggi le sta-tistiche ufficiali ci dicono che la vitamedia si è allungata di 2,2 anni e ilcoefficiente di trasformazione devequindi essere adeguato di conse-

guenza, cioè abbassato, e si calco-la che ciò comporterà un’ulterioresforbiciata del 6-8% alle pensioni asistema contributivo.L’adeguamento sarebbe già dovutoavvenire entro il 2005, maBerlusconi ha astutamente passatola palla a Prodi. Perciò a gennaio latrattativa sarà sull’ampiezza del ta-glio.Ma la trattativa sarà anche sull’al-lungamento dell’età pensionabile.Già Epifani, Bonanni, Angeletti, se-

paratamente, hanno più volte so-stenuto che non sono contrari al-l’allungamento dell’età pensionabi-le.Poi ci sono i pasdaran della flessibi-lità totale come il diessino NicolaRossi (già consigliere economico diD’Alema), il quale sostiene che dal-l’attuale forchetta dell’età pensio-nabile tra i 57 e i 65 anni, bisognapassare ad una più larga tra i 60 ei 70 anni, con il raggiungimento del70% dello stipendio con il pensio-namento a 65 anni di età. Né mancano i sostenitori nel fronteconfindustriale del tutto e subitoche lanciano nella trattativa i loroukase: a 62 anni l’età minima pen-sionabile e contributivo per tutti.Cgil-Cisl-Uil e la cosiddetta sinistraradicale presente nel governoProdi, per indorare la pillola, ci di-cono che con la trattativa sarà can-cellato il famigerato scalone del2008; ma non sarebbe molto piùsemplice abrogare la riformaMaroni/Berlusconi? In realtà si gri-da al lupo verso una legge che nonc’è, per far passare provvedimentiin campo previdenziale comunquelargamente peggiorativi della giàmagra situazione attuale.Il governo molto probabilmente siattesterà sulla linea dell’età pensio-nabile flessibile: in pensione volon-tariamente dai 58 anni in poi, peròcon penalizzazioni economicheprogressive per chi ha meno di 60o addirittura 62 anni, rendendopraticamente obbligatorio per lastragrande maggioranza dei lavo-ratori andare in pensione dopo i 60anni, soprattutto perché nel con-tempo si metterà mano al coeffi-ciente di trasformazione e si andràad un ulteriore taglio drastico dellepensioni.E non è finita.Infatti, mentre si dà un altro colpoall’età pensionabile e agli importipensionistici, governo/confindu-stia/cgil-cisl-uil decidono di antici-pare al 1° gennaio 2007 il furto delTfr.

Anche inq u e s t ocaso ab-biamo unanticiponella fi-nanz i a -ria: il Tfrdei lavo-r a t o r id e l l eaz iende

private con più di 50 di-pendenti che non optano per i fon-di pensione viene trasferitoall’Inps. Confindustria e Cgil-Cisl-Uil hanno tuonato concionando cheil Tfr appartiene ai lavoratori; vera-mente commoventi questi autenti-ci campioni dei diritti dei lavoratori,però non si capisce poi perché cer-chino disperatamente di sottrar-glielo per dirottarlo verso i fondipensione.Il governo ha minimizzato soste-nendo che per il lavoratore non

Pensioni e Tfr:l’assalto finaleAumento dell’età pensionabile esilenzio/assenso le manovre da battere

Innalzamento età pensionabilee diminuzione del coefficientedi calcolo delle pensioni: icontenuti dell’intesa traGoverno, Confindustria e Cgil-Cisl-Uil

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COBAS - novembre dicembre 2006 P r e v i d e n z a 17

cambia nulla. Verrebbe per unavolta voglia di credergli. Quasiquasi il lavoratore si sente più ga-rantito con il suo Tfr presso l’enteprevidenziale pubblico piuttostoche in azienda; ma il fatto è che ilTfr dei lavoratori non va all’Inpsper potenziare la previdenza pub-blica, poiché l’Inps svolge in que-sto caso solo il ruolo di deposito ei soldi dei lavoratori serviranno perfinanziare le megaopere, quelleautentiche schifezze e calamitàche sono Tav, Mose, ecc. già am-piamente rifiutate dalle popolazio-ni. Inoltre si veicola un messaggioesiziale: tutti possono decidere sulTfr, tranne i lavoratori stessi.Ma veniamo all’anticipo del grandefurto del Tfr tramite il meccanismotruffaldino del silenzio/assenso. Il capitale finanziario ha un biso-gno vitale dei fondi pensione perrilanciare il gap di competitivitàche il mercato finanziario italianopresenta rispetto a quelli interna-zionali, di qui la sponsorizzazionedei fondi da parte dellaConfindustria.Per Cgil-Cisl-Uil, permeate dalla lo-gica delle compatibilità e del liberi-smo più o meno temperato chesia, i fondi pensione chiusi (a livel-lo di categoria o azienda) rappre-sentano un‘occasione importantis-sima per aumentare il loro pesoistituzionale ed economico, nonpiù contribuendo a determinarel’andamento di salari e pensioni,ma addirittura gestendo in colla-borazione con aziende e ammini-strazioni il salario differito dei lavo-

ratori, trasformandosi direttamen-te in un comitato d’affari di pro-moter finanziari.Per questo non deve stupire lafretta con cui si va ad anticipare diun anno il provvedimento del tra-sferimento del Tfr ai fondi, né ildisprezzo di ogni decenza demo-cratica con cui mantengono intattala truffa del silenzio/assenso da lo-ro concepita.Evidentemente nel paese normalesognato da D’Alema e da Cgil-Cisl-Uil è “normale” che, quando vienevarato un nuovo provvedimentofacoltativo, se uno vuole aderirvi lodichiari e non il contrario, così peril Tfr se il lavoratore vuole restarenella precedente situazione deveessere lui a dichiararlo. Roba dapazzi direbbe oggi Prodi o, meglio,da imbroglioni diciamo noi.Come Cobas ci siamo già soffer-mati in passato sulle caratteristi-che desolidarizzanti del trasferi-mento di fatto forzoso del Tfr deilavoratori ai fondi e sull’aleatorietàdi questi, che promettono mirabo-lanti guadagni, ma che non dannonessuna certezza per il futuro, incui i casi di fallimento alla Enron sistanno già moltiplicando.Oggi però ci troviamo di fronte adun autentico forcing da parte digoverno, confindustria, sindacatidi stato e la stragrande maggio-ranza dei media per convincere,sarebbe meglio dire obbligare i la-voratori ad aderire ai fondi, costi-tuendo oggi la massa del Tfr un“pacchetto” da 19/21 miliardi di

euro annui pronto ad essere gher-mito dalla speculazione finanziaria.Ed allora il governo stanzia 17 mi-lioni di euro per una campagnapromozionale dei fondi (senzacontare quelli che hanno già stan-ziato e stanzieranno sindacati,Confindustria, assicurazioni, ban-che …), mentre già da oltre un an-no e mezzo in fondo alle busta pa-ga dei lavoratori della scuola men-silmente appare la dicitura che in-forma dell’attivazione del fondoEspero a cui si “invita” ad aderire;e contestualmente il governo deci-de di accelerare l’iter della promo-zione dei fondi negli altri compartidel Pubblico Impiego che ne sonoancora privi.Gli argomenti sono i soliti: gli entiprevidenziali (Inps, Inpdap) sonoal collasso, con la riforma Dini lepensioni dei nuovi assunti dopo il’95 saranno uguali al 50% dell’ulti-mo stipendio, per i precari,co.co.co. e co.co.pro. arriverannoa malapena al 30%, perciò biso-gna devolvere il Tfr o Tfs(Trattamento di Fine Servizio per idipendenti pubblici) ai fondi percostituire la seconda gamba dellapensione complementare.In realtà si mente sapendo dimentire, perché i conti di Inpdap eInps sono in equilibrio e quest’ulti-mo sarebbe largamente in attivose si scorporassero gli esborsidell’Inps per l’assistenza (che do-vrebbe rientrare nella fiscalità ge-nerale, come è tra l’altro previstodalla legge) da quelli della previ-denza.

Si mente sapendo di mentire conl’affermazione che i fondi servonosoprattutto per salvare il futuroprevidenziale dei più giovani,quando occorrerebbe versare al-meno 5.000 euro annui per riusci-re ad avere una pensione simile aquelle attuali ed è come chiederela luna visto il miserabile livello disalari e stipendi dei neoassunti. Comunque devolvendo il Tfr ai fon-di l’unica certezza è che alla finedell’attività lavorativa non avremopiù la vecchia cara liquidazione.E soprattutto è incredibile la facciatosta con cui Cgil-Cisl-Uil ci vengo-no a parlare degli effetti perversisugli importi delle pensioni della ri-forma Dini, quando sono stati loroa sostenerla a spada tratta.Un’altra questione c’è poi da sotto-lineare, mentre fino a qualchetempo fa venivano pubblicati dati ecomparazioni sostanzialmente cor-retti tra quanto si erano apprezza-ti i fondi e quanto il Tfr, adesso chepare essere giunti alla dirittura fi-nale, le comparazioni vengono fat-te in maniera truccata.Nella seconda parte del 2004 e so-prattutto nel 2005 i fondi hannoavuto un apprezzamento superiorea quello del Tfr (che si apprezzasempre e comunque di un 1,50 fis-so + lo 0,75% dell’inflazione uffi-ciale), mentre per i primi 9 mesidel 2006 i fondi si sono apprezzatidel 2,08% e il Tfr del 2,11% (fon-te Sole 24 ore). Però nelle ultimesettimane vediamo apparire suiquotidiani comparazioni che ten-

gono conto solo dell’andamentodei fondi degli ultimi anni (al mas-simo dal 2002), che risultano per-tanto in vantaggio sul Tfr.In realtà è un inganno che va sma-scherato, perché, se noi estendia-mo la comparazione fino al ’98(cioè all’indomani della nascita deinuovi fondi pensione), ci accorgia-mo che finora complessivamente ilTfr si è apprezzato più dei fondi.C’è poi la questione decisiva: tuttoquesto sproloquiare in favore delladevoluzione del Tfr ai fondi avvie-ne mentre ci si appresta a dare ilcolpo decisivo alla previdenza pub-blica, nei termini di elevamentodell’età pensionabile e diminuzionedelle pensioni. Il 6 novembre (all’indomani dellagrande manifestazione del 4 con-tro la precarietà) l’Unità ha avuto ilbuon gusto di pubblicare un inser-to illustrativo ed elogiativo dellabontà dei fondi pensione.Interessanti sono stati i commentidi due personaggi illustri: il mini-stro del Lavoro Cesare Damiano edil segretario generale della CgilGuglielmo Epifani. Nel tessere l’elogio dei fondi, l’inef-fabile ministro (non si può direamico dei padroni, altrimenti il di-rettore de il Manifesto s’incazza)ed ex presidente del Cometa (ilfondo pensione negoziale dei me-talmeccanici) ha così sentenziato:“D’altro canto, la presenza di gran-di fondi pensione, che sono anchepotenti soggetti investitori, sareb-be altamente benefica per l’artico-

lazione del capitali-smo italiano e contri-buirebbe a restituirevitalità ad un merca-to mobiliare italianoche è comunementee giustamente consi-derato asfittico”;mentre il megase-gretario generale, ri-spetto al meccani-smo del silenzio/as-

senso che scatterà dal 1° gennaiofino al 30 giugno del 2007, ha co-sì chiosato: “… nessuno stia in si-lenzio, ognuno faccia la sua sceltaconsapevole”. Noi la nostra scelta consapevolel’abbiamo già fatta; stiamo perciòorganizzando insieme ad altre or-ganizzazioni del sindacalismo con-flittuale una campagna di boicot-taggio dei fondi pensione, che par-te già in queste settimane; intan-to, a maggior ragione dopo il votocontrario in consiglio dei ministrida parte del ministro Ferrero suldecreto che vara l’anticipo del Tfr,chiediamo a Rifondazione e agli al-tri gruppi parlamentari della cosid-detta sinistra radicale di presentareuna proposta di legge che per lomeno cancelli il carattere truffaldi-no del silenzio/assenso; sono colo-ro che vogliono aderire ai fondi chedevono dichiararlo e non viceversa.Al boicottaggio dei fondi si lega lanecessità di far saltare la trattativaa perdere sulle pensioni tra gover-no, Confindustria, Cgil-Cisl-Uil,partendo dalla richiesta elementa-re del mantenimento dei 57 anni dietà e 35 di contributi per il pensio-namento, il ripristino del sistemaretributivo per pensioni dignitoseper tutti/e, contributi figurativi acarico dei datori di lavoro per co-prire i periodi di non lavoro per iprecari.Il malessere sociale su pensioni eTfr sta crescendo, si sta lavorandoad una grande manifestazione na-zionale per il prossimo febbraio.C’è tanto da fare.

Confronti truccati tra rivalu-tazione del Tfr e rendimentidei fondi pensione? Perché sipubblicano solo i dati degliultimi anni e non tutti quellidisponibili?[

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È un durissimo conflitto dimassa, sociale e politico, cheil governo tenta invano di pla-care annegandolo nel sangue.Stiamo parlando di quello cheaccade dal maggio scorso nel-lo stato messicano di Oaxaca,il quinto in ordine di grandez-za con una popolazione di ol-tre 3,5 milioni di abitanti inmassima parte indigena.Protagonista il popolo diOaxaca contrapposto al cau-dillo di turno, il governatoreUlises Ruiz Ortiz.L’esordio della protesta data il22 maggio scorso, con la mo-bilitazione di 70 mila inse-gnanti organizzati nellaCoordinadora Nacional deTrabajadores de la Educación,il settore più combattivo di unsindacato fortemente buro-cratizzato. I lavoratori chiedo-no al governatore dello statoaumenti dei salari e degli in-vestimenti per l’istruzione. Difronte alla sordità della con-troparte, la mobilitazione deidocenti gradualmente si in-tensifica: sciopero permanen-te, occupazione dello Zócalo(il centro) della capitale, oc-cupazione degli impianti pe-troliferi della Pemex(Petróleos Mexicanos), bloc-chi stradali, manifestazionecon 120.000 partecipanti.Decisa e violenta la reazionedel governo: il 14 giugno, lapolizia, a colpi di gas lacrimo-geni e urticanti, assalta i pic-chetti degli insegnanti in scio-pero nel tentativo di riprende-

re il controllo della città. Ladeterminazione dei lavoratoridella scuola, protetti dallebarricate erette, respinge gliassalti polizieschi nel corso discontri durati diverse ore.L’esempio dei lavoratori dellascuola d’Oaxaca, ben presto,innesca un allargamento dellalotta, coinvolgendo altri setto-ri sociali e produttivi e, quindi,altri terreni di rivendicazionecontro le misere condizioni divita di gran parte della popo-lazione. E infatti, appena duegiorni dopo, una poderosamarcia di 300.000 personecompatta lavoratori dellascuola, operai, contadini, stu-denti, indigeni ed altri settorisociali nell’obiettivo di caccia-re il governatore Ortiz e nellacostruzione dell’AsambleaPopular de los Pueblos deOaxaca (Appo), un organismopolitico, a carattere assem-bleare, che discute e decide leiniziative di lotta.Con la creazione dell’Appo, leforme di lotta del popolod’Oaxaca si differenziano:blocchi stradali, boicottaggiodi merci, presa di possesso dipalazzi municipali, radio e te-levisioni (esemplare l’espe-rienza della tv Canal 9 occu-pata e gestita da un’organiz-zazione di donne, laCoordinadora de Mujeres deOaxaca), nuove modalità difunzionamento dei mercati,dei negozi e dei servizi, crea-zione di una milizia armataper l’autodifesa popolare.

Anche la risposta repressivadel governo non si è fatta at-tendere: truppe regolari esquadroni della morte formatida poliziotti mascherati chehanno assaltato le occupazio-ni e le manifestazioni popola-ri provocando arresti illegali,feriti e morti. È stato solo inoccasione della strage di fineottobre (tra i morti anche ungiovane attivista statunitensedi Indymedia che documenta-va i fatti) che anche i grandimedia si sono accorti di quan-to accadeva da mesi adOaxaca per tornare a dimen-ticarsene subito dopo, cancel-lando anche l’enorme manife-stazione di un milione di per-sone del 6 novembre. Oggi, il posto del governatoreOrtiz è sempre più traballantee il movimento popolare diOaxaca continua a reggereuno scontro durissimo, i cuisviluppi sono imprevedibili. L’Appo, nonostante le inevita-bili divisioni tra moderati e ra-dicali delle 350 organizzazioniche riunisce, continua a man-tenere il suo ruolo di confron-to e di guida delle lotte popo-lari. Un’esperienza straordinariaquella che ci giunge dalMessico che ha raccolto l’ap-poggio di tantissime manife-stazioni in tutto il mondo;un’esperienza che ci dice checambiare si può e che la stra-da è l’autorganizzazione, l’im-pegno diretto di ciascuno nel-la lotta.

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Messico in lotta I lavoratori della scuola allatesta del movimento

Finalmente il 21 settembre scorso è stata accertataufficialmente la maggiore rappresentatività sindacaledei Cobas Pubblico Impiego al comparto Cnel -Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro.Dopo un paio di anni di estenuanti battaglie e dopo leelezioni Rsu del marzo 2006, in cui i Cobas sono di-ventati il secondo sindacato all’interno dell’ente, final-mente si è arrivati alla conclusione di questa vicenda.Il risultato raggiunto ha una grossa valenza democra-tica perché apre uno spiraglio nella pubblica ammini-strazione per una sacrosanta riconquista per le orga-nizzazioni di base e per i lavoratori di diritti ed agibili-tà sindacali, da sempre azzerati dalla famigerata leg-ge Bassanini, partorita da governi pregressi ma cheanche oggi l’attuale governo di centro sinistra nonprova a mettere in discussione. Ripartiamo da questo per allargare la battaglia gene-rale per una nuova legge sulla rappresentatività sin-dacale sia nel lavoro pubblico che privato, per l’esten-sione dei diritti a partire da quello di assemblea, perelezioni Rsu su liste nazionali non legate soltanto aisingoli posti di lavoro, per il diritto di sciopero non piùvincolato dai diktat di leggi autoritarie e delibere dellaCommissione di Garanzia.Battaglie da fare per la difesa dei salari, delle pensio-ni e della previdenza pubblica, contro privatizzazionie precarietà, per il rilancio della pubblica amministra-zione.In tutto ciò non dimentichiamo di certo il compartodel Cnel che soffre di un incomprensibile ritardo per ilmancato rinnovo del biennio economico 2004-2005,ultimo comparto pubblico ancora a non averlo rinno-vato ed inoltre il contratto quadriennale 2006 – 2009è già scaduto da 9 mesi, la cui piattaforma di richie-ste dovrà essere discussa e approvata coi lavoratori,per raccogliere le loro esigenze da troppo tempo ine-vase.

SuccessoCobas al CnelOttenuta la maggiorerappresentatività

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di Giovanni Bruno

Chi ha ritenuto il discorso diRatisbona semplicemente unoscivolone di Ratzinger nelconfronto con altre civiltà edidentità, nello specifico conquella musulmana, può ades-so ricredersi e cominciare adinterrogarsi realmente sugliobiettivi strategici che laChiesa si sta dando: nell’in-tervento che Benedetto XVIha tenuto al convegno dellaCei a Verona, è stata presen-tata una visione perfettamen-te organica del mondo, dellafede, del rapporto tra Chiesae Stato, tra ecclesiastici e “lai-ci”, che niente ha da invidiareall’idea medievale della su-premazia del potere spiritualesu quello temporale. A Verona, Ratzinger non si èlimitato ad annunciare la“buona novella” cristiana, maha ribadito il ruolo dellaChiesa nella società e il con-seguente obbligo per i cre-denti di attenersi ai precettidottrinari, come ha altresì in-sistito sulla necessità chevenga riconosciuta la conce-zione cattolica come la fonteoriginaria e imprescindibile diogni attività e scelta umana.Dopo l’attacco all’evoluzioni-smo, nuovamente la Chiesaattacca sul fronte della scien-za, della cultura, dell’educa-

zione, della società tutta.Per Benedetto XVI la scienzadeve tornare al guinzagliodella religione, la ragione nonha fondamenta se non nellafede, la filosofia non puòmuoversi senza teologia; nonesiste vero amore al di fuoridel matrimonio consacrato daSanta Romana Chiesa e dellafinalità riproduttiva; non puòdarsi vera cultura senza chevi sia l’imprimatur ecclesiasti-co, non può esistere educa-zione al di fuori dei valori eti-ci del cristianesimo, così comenon può esistere scuola (pub-blica o privata che sia) senzache sia impregnata del mes-saggio e della presenza catto-lica. Infine, e soprattutto,Ratzinger ha criticato i “pre-giudizi” verso le scuole catto-liche private, che devono in-vece essere riconosciute co-me essenziali e imprescindibi-li agenzie educative. Scuole che vanno anzi valo-rizzate ancora di più. Il mes-saggio al Ministro Fioroni èchiaro e limpido: potenziareulteriormente i finanziamentialle scuole private cattoliche,assumere più possibile inse-gnanti di religione per inocu-lare nel corpo docente dellescuole la presenza diretta-mente dipendente dalle ge-rarchie ecclesiastiche, in unprogetto di ri-cristianizzazio-ne della società.In un colpo solo, Ratzinger èintervenuto pesantemente inrotta di collisione con l’auto-nomia della sfera politica sca-gliandosi contro aborto, pacs,

coppie omosessuali, scuolalaica e cultura illuminista.Di fatto, l’attivismo politicoche Ratzinger esprime è insostanziale continuità con ilprecedente pontificato diWojtila, ma, come molti com-mentatori hanno notato, seda un lato si è accentuata larigidità dottrinaria, dall’altro siè indebolita la capacità diplo-matica e si è appannata l’im-magine carismatica papaleche Giovanni Paolo II avevasaputo costruire con i suoiviaggi, il proprio dinamismo,la propria storia e vita.Ratzinger potrebbe apparireun papa scialbo, poco comu-nicativo e deludente per chiha vissuto un nuovo incontrocon la Chiesa attirato dal pa-pa polacco: eppure, non-ostante Ratzinger individuinel ristabilimento della rigidi-tà dottrinale il principale pun-to di forza del suo pontificato,e dunque non abbia apparen-temente un messaggio di fa-cile comunicazione da spen-dere mediaticamente comequello del suo predecessore,le sue parole e i suoi discorsivengono apprezzati dai cre-denti e colpiscono nel segno. È il segno evidente di unaprofonda crisi di identità dellesocietà “occidentali”, che sireggono a parole sui principidemocratici di tolleranza, li-bertà, uguaglianza e fraterni-tà, ma che oggi paiono sul-l’orlo di ripudiarli per paura diperdersi di fronte alla pene-trazione delle civiltà asiatica eislamica.

Anziché difendere e rinnovarele radici culturali che affonda-no nei principi dellaRivoluzione francese, dellademocrazia, del socialismo, inquella grande secolarizzazio-ne della cultura che dal XVIIIsecolo giunge fino alla metàdel Novecento, si ricerca sem-pre di più un’àncora alla pro-prie ansie identitarie nellaChiesa cristiana, cioè quellagrande istituzione e forza so-ciale che è stata la più grandenegatrice di ogni liberazioneed emancipazione umana in-dividuale, sessuale, di classe.È paradossale che oggi i cat-tolici si ergano a difensori del-le libertà dell’individuo e dellalibertà femminile, in contrap-posizione alle odiose manife-stazioni di oppressione delledonne musulmane, sottomes-se ad un potere maschilistache utilizza strumentalmentela religione: le lezioni dei cat-tolici sono tanto più ipocrite estridenti quando proprio spe-culari a quelle che intendonocriticare.Tuttavia, la crisi di inizio seco-lo è talmente profonda che lapotente macchina ideologicaantimodernista e tradizionali-sta della Chiesa trova final-mente terreno fertile per tor-nare a occupare lo spazio de-vastato delle coscienze e apiegare la società agli orienta-menti antiscientifici e antira-zionalistici della dottrina tra-dizionalista: non a casoRatzinger ha “concesso” allaparte più retriva e reazionariadella Chiesa, quella di monsi-

gnor Lefevre, di tornare a of-ficiare la messa in latino.L’ennesimo piccolo segnalecontro lo spirito del ConcilioVaticano II. La partita ideologica non siconclude comunque solamen-te nel recupero dei credentialla dimensione religiosa eideologicamente delimitatadalla dottrina: non è un casoche i più grandi estimatori diquesto papa, che ha fatto delrigore dottrinario la ragionedella sua vita, siano parados-salmente proprio i laici, addi-rittura quelli definiti “atei de-voti”: in termini politici sono iteocons, formula che possia-mo tradurre con “conservato-ri teocratici” o, secondo unaterminologia che affonda leradici nel nostro passato sto-rico, “reazionari clerico-fasci-sti”. Sono i vari Pera eFerrara, che da illuministi, lai-ci e difensori della civiltà e deivalori della borghesia sono di-venuti altrettanto fanatici neldifendere la reazione clericaleche sta aggredendo la societàavvolgendola in spire semprepiù strette e asfissianti. Ratzinger incarna perfetta-mente lo spirito reazionariodella riscossa tradizionalistacontro il “modernismo” e i ne-mici secolarizzati della Chiesa. Arginare culturalmente que-sto progetto è compito di tut-ti, a partire da una resistenzaculturale ed ideologica che siintegra e coniuga con la bat-taglia contro la deriva azien-dalistica e managerialisticadella scuola.

Ratzinger e la riscossadel tradizionalismo

Le immagini di questonumero riproduconoopere di Van Eyck

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BASILICATALAGONEGRO (PZ)0973 40175POTENZApiazza Crispi, 10971 23715 - [email protected] IN VULTURE (PZ)c/o Arci, via Umberto I0972 722611 - [email protected]

CALABRIACASTROVILLARI (CS)via M. Bellizzi, 180981 26340 – 0981 26367CATANZARO0968 662224COSENZAvia del Tembien, 190984 791662 - [email protected]@tiscali.itCROTONE0962 964056 REGGIO CALABRIAvia Reggio Campi, 2° t.co, 1210965 81128 - [email protected] (CS)via Sibari, 7/11347 [email protected]

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SARDEGNACAGLIARIvia Donizetti, 52070 485378 - 070 [email protected]://www.cobasscuolacagliari.itNUOROvico M. D’Azeglio, 10784 [email protected] D. Contini, 630783 [email protected] Marogna, 26079 2595077 - [email protected]

SICILIAAGRIGENTOvia Acrone, 400922 594905 - [email protected] (PA)via Gigante, 21091 909332 - [email protected] Re d’Italia, 140934 21085 - [email protected] Vecchia Ognina, 42095 536409 - [email protected] 7477458 - [email protected] (AG)320 4115272MESSINAvia dei Verdi, 58090 [email protected] (PA)[email protected] NISCEMI (CL)339 [email protected] Unità d’Italia, 11091 349192 - 091 [email protected] - [email protected] Menandro, 1SIRACUSA 0931701745 - [email protected]

TOSCANAAREZZO0575 904440 – 329 [email protected] dei Pilastri, 41/R055 241659 – fax 055 [email protected] Europa, 630584 [email protected] Pieroni, 270586 886868 - 0586 885062http://www.cobaslivorno.it/[email protected] della Formica, 1940583 56625 - [email protected] CARRARAvia L. Giorgi, 43 - Carrara0585 70536 - [email protected] S. Lorenzo, 38050 [email protected] Petrocchi, 152 0573 994608 - fax [email protected]/Athens/Parthenon/8227PONTEDERA (PI)Via C. Pisacane, 24/ATel/Fax 0587-59308

PRATOvia dell'Aiale, 200574 635380 [email protected] Mentana, 1000577 226505 [email protected] (LU)via Regia, 68 (c/o Arci)0584 46385 - 0584 [email protected] - 0584 913434

TRENTINO ALTO ADIGETRENTO0461 824493 - fax 0461 [email protected]

UMBRIACITTÁ DI CASTELLO (PG)075 856487 - 333 [email protected] del Lavoro, 29075 5057404 - [email protected] de Filis, 70744 403268 - 328 [email protected]

VENETOLEGNAGO (VR)0442 25541 - [email protected]/o Ass. Difesa Lavoratori,via Cavallotti, 2tel. 049 692171 - fax 049 [email protected] 2763 - [email protected]@libero.itVENEZIAvia Cà Rossa, 4 - Mestretel. 041 719460 - fax 041 719476VERONA045 8905105VICENZA347 64680721 - [email protected]

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COBAS - novembre dicembre 2006