Serafino Dubois il Professionista - Messaggerie Scacchistiche · 2009. 5. 6. · 68. Dubois –...

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Alessandra Innocenti & Lorenzo Barsi Serafino Dubois il Professionista

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  • Alessandra Innocenti & Lorenzo Barsi

    SSeerraaffiinnoo DDuubbooiiss

    iill PPrrooffeessssiioonniissttaa

  • MMeessssaaggggeerriiee SSccaacccchhiissttiicchheeVia Galvani 1825123 BresciaTel. e, fax 030-314465Internet: www.messaggeriescacchistiche.it

    SSeerraaffiinnoo DDuubbooiiss,, iill PPrrooffeessssiioonniissttaaddii AAlleessssaannddrraa IInnnnoocceennttii ee LLoorreennzzoo BBaarrssii

    © Messaggerie Scacchistiche 2000

    Editing: Roberto Messa

    Stampato a Brescia nel maggio 2000, da Officine Grafiche Sta.g.ed.

  • IInnttrroodduuzziioonnee 77

    CCaappiittoolloo II –– LL’’eessoorrddiioo 11551. Duca di Rignano – Dubois Roma 1844 Italiana C54 16

    2. Dubois – Moore Roma 1845 Gambetto Evans C51 16

    3. Dubois – Moore Roma 1845 Gambetto di Re C39 17

    4. Dubois – Moore Roma 1845 Finale di Partita 185. Wyvill – Dubois Roma 1846 Controgamb. Greco C40 19

    6. Wyvill – Dubois Roma 1846 Gambetto di Re C39 21

    7. Dubois – Wyvill Roma 1846 Gambetto di Re C38 22

    8. Werner e altri – Dubois e altri Roma 1846 Gambetto di Re C33 22

    CCaappiittoolloo IIII –– IIll CCaafféé ddee llaa RRééggeennccee 22779. Dubois – De Rivière Parigi 1855 Siciliana B21 28

    10. De Rivière – Dubois Parigi 1855 Scandinava B01 29

    11. Dubois – De Rivière Parigi 1855 Due Cavalli C55 31

    12. Dubois – De Rivière Parigi 1855 Ponziani C44 32

    13. Dubois – De Rivière Parigi 1855 Gambetto di Re C38 33

    14. Dubois – De Rivière Parigi 1855 Gambetto di Re C38 33

    15. De Rivière – Dubois Parigi 1855 Gambetto di Re C33 34

    16. Budzinsky – Dubois Parigi 1855 Gambetto di Re C31 34

    17. Dubois – Lécrivain Parigi 1855 Partita d’Alfiere C23 35

    18. Dubois – Duca di Brunswick e altri Parigi 1855 Gambetto di Re C33 36

    19. De Musset – Dubois Parigi 1855 Gambetto di Re C33 37

    20. Dubois – Czaikowsky Torino 1855 Francese C00 39

    21. Vitzthum – Dubois Roma 1857 Gamb. di Donna rif. D30 40

    22. Dubois – Vitzthum Roma 1857 Francese C01 41

    23. Dubois – Vitzthum Roma 1857 Gambetto di Re C39 42

    24. Dubois – Vitzthum Roma 1857 Gambetto di Re C39 44

    25. Dubois – Vitzthum Roma 1857 Gambetto di Re C39 44

    26. Turgenev – Dubois Roma 1858 Handicap ∏f7 4627. Dubois – Kuscelev Roma 1858 Controgamb. Greco C40 46

    28. Dubois – Kuscelev Roma 1858 Controgamb. Greco C40 47

    Indice

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  • 29. Dubois – Wyvill Roma 1859 Gambetto di Re C39 5030. N.N – Dubois Roma 1859 Gambetto di Re C39 5031. N.N – Dubois Gioco Piano C50 5032. N.N – Dubois Gioco Piano C50 5033. N.N – Dubois Italiana C54 5134. Dubois – N.N Finale di Partita 5135. Dubois – N.N Finale di Partita 5236. Dubois – N.N Finale di Partita 5237. Dubois – Radi Finale di Partita 5238. Dubois – N.N Finale di Partita 52

    CCaappiittoolloo IIIIII –– NNeellllaa nneebbbbiiaa ddii LLoonnddrraa 553339. Dubois – Green Londra 1862 Scozzese C45 5440. Owen – Dubois Londra 1862 Inglese A20 5641. Dubois – Hannah Londra 1862 Francese C01 5842. Kennedy e altri – Dubois e altri Londra 1862 Siciliana B40 5943. Anderssen – Dubois Londra 1862 Gambetto di Re C33 6044. Dubois – Blackburne Londra 1862 Owen B00 6145. Barnes – Dubois Londra 1862 Spagnola C67 6246. Mongredien – Dubois Londra 1862 Olandese A85 6347. Dubois – Mongredien Londra 1862 Gambetto di Re C39 6448. Paulsen – Dubois Londra 1862 Gambetto di Re C33 6649. Dubois – Steinitz Londra 1862 Gioco Piano C50 6750. Kennedy – Dubois Londra 1862 Ponziani C44 7051. Dubois – Löwenthal Londra 1862 Gambetto di Re C39 7152. Dubois – Burden Londra 1862 Gambetto di Re C36 7253. Saint Bon – Dubois Londra 1862 Gambetto di Re C30 7254. Saint Bon – Dubois Londra 1862 Gambetto di Re C34 73

    CCaappiittoolloo IIVV –– CCoonnttrroo SStteeiinniittzz ee AAnnddeerrsssseenn 775555. Dubois – Steinitz Iª Londra 1862 Gambetto di Re C33 7656. Steinitz – Dubois IIª Londra 1862 Gambetto Evans C51 7757. Dubois – Steinitz IIIª Londra 1862 Gambetto Evans C51 7958. Steinitz – Dubois IVª Londra 1862 Gambetto Evans C51 8059. Dubois – Steinitz Vª Londra 1862 Italiana C54 8060. Steinitz – Dubois VIª Londra 1862 Philidor C41 8161. Dubois – Steinitz VIIª Londra 1862 Scozzese C45 8262. Steinitz – Dubois VIIIª Londra 1862 Gambetto Evans C51 8463. Dubois – Steinitz IXª Londra 1862 Scozzese C45 8464. Anderssen – Dubois Londra 1862 Gambetto di Re C37 8765. Dubois – Anderssen Londra 1862 Gambetto di Re C37 8866. Anderssen – Dubois Londra 1862 Gambetto di Re C38 89

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    SERAFINO DUBOIS – IL PROFESSIONISTA

  • 67. Anderssen – Dubois Londra 1862 Gambetto di Re C38 9168. Dubois – Dufresne Rotterdam 1863 Viennese C29 9469. Dubois – Dufresne, Dupré Rotterdam 1863 Viennese C29 9470. Dubois – Smalt Rotterdam 1864 Gambetto di Re C39 9571. Smalt – Dubois Rotterdam 1864 Gambetto di Re C39 96

    CCaappiittoolloo VV –– CCoonncceerrttoo dd’’AAddddiioo 997772. Conte Guicciardini – Dubois Modena 1865 Gambetto di Re C30 9773. Dubois – Principe Bonaparte Firenze 1866 Gamb. Scozzese C44 9874. Dubois – Baruch Firenze 1866 Viennese C29 9975. Gamurrini – Dubois Arezzo 1866 Gamb. Scozzese C44 10076. Dubois, Forcella – Belotti, Stelwig Roma 1873 Ponziani C44 10177. Dubois – Marchese di Leuchtenberg Roma 1873 Partita d’Alfiere C23 10278. Dubois – N.N Roma 1878 Handicap ™a1 10579. N.N – Dubois Roma 1879 Handicap ©b8 10580. Principe di Mingrelia – Dubois Roma 1879 Russa C42 10581. N.N. – Dubois Roma 1881 Controgamb. Rouss. C50 10682. Dubois – N.N Roma 1881 Viennese C29 107

    BBiibblliiooggrraaffiiaa 111100

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    INDICE

  • Se in Europa il Settecento fu illumi-nato dalle performances di FrançoisAndré Danican Philidor, le cui teorie ri-voluzionarono l’ordine scacchisticomondiale, anche in Italia successe qual-cosa di simile, ma con esiti del tutto op-posti. A metà secolo la capitalescacchistica della penisola era Modena,con il suo eminente triumvirato – Erco-le Del Rio, Giambattista Lolli e Dome-nico Lorenzo Ponziani – arroccato nelducato a propugnare il verbo. Ma se perPhilidor, musicista e scacchista, viag-giare in Europa fu uno stile di vita, aiModenesi non passò mai per la testa diavventurarsi oltre i confini del ducato,né tantomeno di esportare il loro pen-siero: Del Rio, alto magistrato, Ponzia-ni, ecclesiastico, Lolli, reazionarioconnivente con l’alta società, elesserola loro periferica nicchia a centro delmondo. Nonostante le loro opere rap-presentino a tutt’oggi una pietra miliarenella storia dell’evoluzione teorica de-gli scacchi, nondimeno sono viziate daun peccato di superbia davvero capita-le: e cioè di essere correlate a leggi vi-genti solo in Italia (arrocco libero,promozione sospesa, insussistenza dellapresa en passant), regole alle quali gliamateurs italiani rimasero fedeli finoquasi alla fine del secolo successivo. Funaturale quindi che l’Italia perdesse il

    primato che aveva avuto ai giorni, nonpoi così remoti, del Puttino e del Cala-brese. Nel Settecento gli scacchi furonoaffari d’esclusiva pertinenza dei Mode-nesi, i quali, a coronamento della lorouniversale giurisprudenza, santificaro-no il culto dei “Finimenti di Giuoco”per mero diletto analitico, a detrimentodei blasfemi confronti diretti. Si notavaanche in questo la vocazione della cul-tura italiana a fossilizzarsi in circolieletti, con scientifica e premeditataesclusione delle esecrate moltitudini.All’imposizione delle leggi italiane noncorrispose tuttavia in Italia alcun risve-glio scacchistico, unico contrappesopossibile a smussare il prezzo dell’iso-lamento. Possiamo quindi annoverare ilprimo cinquantennio dell’Ottocento ita-liano come un succedersi di anni morti.Il risorgimento scacchistico italianoscaturì invece dalle temerarie e spessoanche fortuite escursioni di alcuni ereti-ci, i quali, per le più disparate ragioni,ebbero occasione di recarsi oltralpe, do-ve, nel confrontarsi con i rivali stranie-ri, dovettero necessariamente adeguarsialle leggi universali. Il più eminente deiMaestri italiani “internazionali”dell’Ottocento fu sicuramente SerafinoDubois. Al di là delle sue convinzionifilosofiche e scientifiche, infatti, egli fuil primo a comprendere le deleterie

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    Introduzione

  • conseguenze delle italiche esasperazio-ni isolazioniste, come avvertì nell’edi-toriale d’esordio della sua rivista:

    Per disavventura però dopo l’AutorModenese, ossia dal 1782 in qua, non sisono più fatti studi seri in Italia, e niun li-bro di vaglia è comparso che attestasse ilvalore dei discendenti di un Lolli, di unDel Rio, ecc., tantoché noi ci troviamomolto addietro in fatto di teorie alle altreNazioni, non avendo aggiunto nulla allapingue eredità che ci pervenne dai nostripredecessori1.

    Concetto reiterato subito dopo conancor più chiarezza:

    Per addivenire perfetto giuocatore nonbasta la nuda pratica, ma si richiedeeziandio, oltre la disposizione naturale,uno studio profondo delle Aperture, e deiFinimenti di Giuoco, che racchiudono percosì dire, e compendiano l’eccellenza diquesta piccola scienza; la quale è nata inItalia nel XVI secolo, cresciuta e stabilitasu ferme basi nello scorcio del XVIII, perle cure specialmente, e pel senno de’ Mo-denesi, si è poi fatta gigante ai nostrigiorni, mercé le dotte opere pubblicate inFrancia, Inghilterra ed in Germania; non-ché per mezzo di Giornali e Riviste pe-riodiche, le quali vanno tuttodìillustrandone le teorie con modelli di par-tite dei più forti giuocatori viventi2.

    Il dibattito che precedette l’afferma-zione ufficiale delle leggi universali –

    le cosiddette “francesi” – su tutte le al-tre varianti, e soprattutto su quella ita-liana, fu per la verità assai univoco. Leleggi francesi si imposero infatti di au-torità, per essere ormai già riconosciutee praticate nei maggiori paesi europei.Il solo paese che mostrò un interesse fi-losofico alla questione e che valutòquindi anche l’opportunità di salvare la“pregnanza” degli scacchi italiani fu laRussia. Lo storico sovietico Isaak Mak-sovic Linder rievoca in un articolo perL’Italia Scacchistica la cronologia dellerelazioni fra Italia e Russia. Referentedi Linder è il Barone Viktor Michajlov(1828-1882), il quale, nello Shachmat-nij Listok del 1863, pubblicò un lungoreportage intitolato “Gli scacchi in Ita-lia”, in cui ricordava il suo interludionella penisola con accenti idilliaci:

    Il gioco degli scacchi in Francia ha ilcarattere di una battaglia, in Germania diun’opera scientifica, in Inghilterra di unlavoro pratico, e solo in Italia, nel pienosenso della parola, sono un riposo, unpiacere. Effettivamente, in nessun luogosi gioca con tanta passione e disinteresse,per il solo gusto di giocare, come in Ita-lia, e non per il premio o per l’ambizionedi emergere. Tutto questo dà al gioco de-gli italiani un carattere molto attraente etutto particolare. Sono audaci negli attac-chi, sanno perdere con molta eleganza,fanno giocare presto i pezzi maggiori egiocano rapidamente3.

    Allorché glossa Linder:

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    SERAFINO DUBOIS – IL PROFESSIONISTA

    1 Serafino Dubois, La Rivista degli Scacchi, 15 novembre 1859.2 Serafino Dubois, ibidem.

  • Questa concezione degli scacchi, cherisponde alle migliori tradizioni dellascuola scacchistica italiana, rappresentaancora oggi uno dei tratti attraentidell’estetica dell’arte scacchi- stica4.

    A testimonianza di quanto gli scacchiitaliani, così snobisticamente avversatiovunque, fossero invece per la scuolarussa un potenziale arricchimento delgioco, ecco alcuni dei più significativibrani dell’articolo di Linder:

    Nella sua celebre opera in due volumi“Analyse nouvelle des ouvertures du jeudes échecs”, edita in francese negli anni1842-1843, il maestro Jänisch, dedicòun’attenzione particolare alle mosse diapertura degli scacchisti italiani. Con spe-cifico interesse egli studiò i tratti singolidelle regole del gioco degli scacchi in Ita-lia, dove a differenza degli altri Paesi eu-ropei, usavano l’arrocco libero (cioè larimozione libera della Torre e del Re, chepotevano essere collocati dove megliopiaceva al giocatore), era vietata la presaal varco e si permetteva la trasformazionedel Pedone giunto in ottava solo in unodei pezzi catturati nella partita. Sul pro-blema Jänisch teneva attiva corrisponden-za con Serafino Dubois, eminentemaestro italiano.

    Insieme con Jänisch negli anni 1854-1857 elaboravano il nuovo statuto dellasocietà pietroburghese degli amatori discacchi e discutevano sulle regole italianei noti scacchisti russi Ilia Schumov, Dmi-

    trij Semenjovic Urusov e Viktor Michaj-lov.

    Essendo favorevoli ai contatti scacchi-stici internazionali, gli scacchisti russi de-cisero di fare il primo passo perraggiungere “l’accordo degli amatori eu-ropei”. Secondo loro la via per ottenerel’unità auspicabile consisteva nella fusio-ne delle regole italiane con quelle france-si. Per questa ragione il nuovo statuto del1857 proponeva di accettare la regola ita-liana che vietava la presa al varco, ma nelcontempo suggeriva di rinunciare all’ar-rocco libero (conservando però il divietodi arroccare, se il Re si trovava sottoscacco) e infine consigliava di mantenerela regola vigente nella Russia e negli altriPaesi, secondo la quale i Pedoni, giuntinell’ottava traversa, potevano essere pro-mossi in qualsiasi pezzo, eccetto il Re.

    La rivista pietroburghese “Un fogliettoscacchistico” pubblicò una serie di partitefatte dagli scacchisti italiani conforme-mente a queste regole con i commenti delredattore Viktor Michajlov. Ivi furono in-cluse le partite di Serafino Dubois il qua-le, secondo Michajlov, dovevaconsiderarsi “uno dei migliori scacchistidel nostro tempo che non ha ugualinell’Italia e che durante la sua permanen-za a Parigi nel 1855 ha dimostrato la suasuperiorità sui corifei del Café de la Ré-gence”5.

    Inghilterra, Francia e Germania nonsi addentrarono nemmeno nel merito,trovando inconcepibile che una mino-ranza rivendicasse primati culturali

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    INTRODUZIONE

    3 Isaak Makscovic Linder, “Primi passi Italia-Russia”, L’Italia Scacchistica, n. 7, luglio 1982, p. 193.4 Ibidem, p. 193.

  • egemonici. Nel resoconto del torneo diLondra del 1851, occasione in cuil’unificazione delle varianti del gioconel comune denominatore delle leggifrancesi divenne ufficiale, Sua MaestàHoward Staunton censurò con flemmaanglosassone l’italico contegno, infles-sibile per più di un ventennio nella dife-sa della sua tradizione:

    It became incumbent on us to call a ge-neral council of Chess-players to deter-mine what was orthodoxy and whatdissent. For our catholic game is very dif-ferently practised in different parts of theworld. Not to travel out of Europe, and toomit notice of the varieties which exist inPersia and India, we have even in Europewhat may be termed orthodoxy and dis-sent in the practice of Chess. In this kindof faith the Italians are the dissenters.Italy here commands the smallest insteadof the largest number of adherents, andthough some of the finest players that ha-ve lived, and some of the most instructivetreatises ever written, have been produ-ced by that country, the majority ofChess-players adhere to rules which areopposed to theirs. To introduce a unifor-mity of rule is a matter of essential im-portance. It is as desirable for the Italiansas for the rest of the Chess-playing com-munity6.

    Parole dure come il piombo! D’al-tronde, non era colpa delle altre Nazio-ni se l’autarchica giurisprudenza dei

    Modenesi, anziché divenire culla di unrinascimento scacchistico (sia per ilcaos politico, sia perché nel pieno diuna restaurazione culturale e morale),aveva invece isolato l’Italia in un cupoMedioevo. L’eccezione di prammaticafu appunto Serafino Dubois, giocatore eteorico di prima classe, ma uno e poinessuno: troppo poco per aver voce incapitolo in una scelta così globale. Sudi lui ricadde l’enorme responsabilità dirinnovare la tradizione dei Modenesi edi incarnarla nel circuito internazionale.

    Per circa trent’anni Dubois perseguìun ambizioso progetto editoriale, tesoad affiancare la teoria italiana alla teo-ria universale e propiziare così un in-contro paritetico delle due scuole. Inassoluto l’analogia di Dubois con Bil-guer e Staunton è pertinente oltre ogninostra congettura; il suo manuale fu si-curamente rivoluzionario e, nella fatti-specie per gli italiani, apriva un nuovoorizzonte: la convivenza delle duescuole. Il suo primo esperimento in taldirezione risale al 1845 con l’opuscolodi 52 pagine Les principales ouverturesdu jeu des échecs dans les deux maniè-res italienne et française, edito da Mo-naldi. Le elaborazioni teoriche diSerafino ebbero risonanza anche in Eu-ropa, tantoché alcune sue circostanziateanalisi inerenti il “Gambetto di Re” fu-rono promulgate in extenso da Stauntonnel suo celebrato Handbook. Nell’in-verno del 1868 Dubois cominciò a pub-blicare a dispense la sua monumentale

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    SERAFINO DUBOIS – IL PROFESSIONISTA

    5 Isaak Makscovic Linder, “Primi passi Italia- Russia”, L’Italia Scacchistica, n. 7, luglio 1982, pp. 190-193.6 Howard Staunton, The Chess Tournament - London 1851, Londra, Batsford, 1986, p. XI.

  • opera Le principali aperture del giuocodegli scacchi sviluppato secondo i duesistemi italiano e francese, edita in vo-lume da Monaldi nel 1869. Il primo vo-lume, dedicato al Marchese GiuseppeForcella, concerneva “Il giuoco del ca-vallo di re”: purtroppo la sua cronicapenuria di risorse ritardò la pubblica-zione degli altri due. Il secondo - “Ilgiuoco dell’alfiere di re” - poté infattiuscire solo nel 1872, grazie - come silegge nella dedica - al personale inte-ressamento del Marchese Nicola diLeuchtenberg. Il terzo, infine, uscirànel 1873, ma l’ultima dispensa non saràmai completata e la trilogia si interrom-pe alla pagina 144 del terzo volume.

    Da teorico rigoroso qual era, tuttavia,Dubois elaborò analisi profonde e pro-spettive più lungimiranti di quanto allo-ra si potesse immaginare. Se oggiavesse un senso leggere il suo manualescopriremmo per esempio che il “Con-trogambetto Albin” (1. d4 d5 2. c4 e53. d:e5 d4 4. e3? åb4+ 5. åd2 d:e3 6.å:b4 e:f2+) fu ad litteram una sua“scappata, e la dò per quel che vale”7, enon l’innovazione congetturata da Mat-tia Cavallotti a Milano nel 1881 controCarlo Salvioli, come invece erronea-mente asseriscono gli storici nostrani.Oltre alle analisi, inoltre, l’opera è unricco vademecum di informazioni e cu-riosità a proposito dell’etimologia edella storia delle più note aperture. Peresempio, dopo 1. e4 e5 2. ©f3 ©c6 3.åc4 ©f6 4. ©g5 d5 5. e:d5 ©:d5 6.

    ©:f7, allorché il sacrificio del Cavallorappresenta il cosiddetto “Fegatello”,Dubois precisa: “Questa continuazioneincommoda e pericolosa del difendentecon metafora triviale ma pure assaiespressiva fu dai nostri antichi rassomi-gliata a un fegatello che investito dalfuoco frigge e trasuda per ogni parte”8.O dall’Handbuch di Bilguer e von derLasa quella che loro denominano “dife-sa di Dubois”: 1. e4 e5 2. ©f3 ©c6 3.d4 e:d4 4. åc4 ©f6 5. ©:d4 ©:e4! 6.å:f7+ ®:f7 7. ∂h5+ g6 8. ∂d5+ ®g79. ©:c6 b:c6 10. ∂:e4 ∂e8! 11. ∂:e8åb4+ con preferenza per il Nero, di cuifa cenno anche la Miscellanea dell’Usi-gli (p. 38). Rammentiamo inoltre unavariante della “Partita d’Alfiere”, so-pravvissuta fino ai nostri giorni: 1. e4e5 2. åc4 åc5 3. ∂e2 ©c6 4. c3 ©f6 5.f4? å:g1 6. ™:g1 0-0 7. d3 d5 8. å:d5©:d5 9. e:d5 e:f4 10. å:f4 ™e8 11. åe3©e5 12. h3 åf5 con vantaggio per ilNero. Così come una pirotecnica va-riante del “Gambetto Muzio”: 1. e4 e52. f4 e:f4 3. ©f3 g5 4. åc4 g4 5. 0-0g:f3 6. ∂:f3 åh6 7. d4 ∂h4+ 8. g3!f:g3 9. h:g3 ∂e7 10. å:h6 ©:h6 11.∂h5 con attacco prorompente.

    Al 1874 risale l’opuscolo L’arrocca-mento italiano e l’arroccamento france-se o Europeo. Lettera di SerafinoDubois al prof. Antonio van der Linde(Roma, 1874), in cui il Maestro romanosi industriava a legittimare l’arroccoitaliano contro le obiezioni del celebra-to erudito olandese. È con una punta

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    INTRODUZIONE

    7 Serafino Dubois, Le principali aperture del giuoco degli scacchi sviluppato secondo i due diversi sistemiitaliano e francese, Roma, Monaldi, 1872, II volume, p. 200.

    8 Serafino Dubois, Le principali aperture del giuoco degli scacchi sviluppato secondo i due diversi sistemiitaliano e francese, Roma, Monaldi, 1869, I volume, p. 39.

  • d’amarezza che, a vent’anni di distan-za, Dubois ricorda l’ormai futile que-relle:

    [l’opuscolo] mi attirò i fulmini dell’ira-condo dottore, il quale in una sua breverisposta diretta alla Schachzeitung mi da-va, fra gli altri epiteti ingiuriosi, del Fran-cese e del Gesuita per giunta, due atrociaddebiti a quel tempo agli occhi di un Te-desco (…). Ora che sono passati tanti an-ni da quel tempo, io pur mantenendo lemie opinioni nel campo scientifico nonposso fare a meno di riconoscere che eglivedeva più a lungo di me quando presagi-va la prossima riunione degl’Italiani alleleggi universali (…).

    D’altro canto, la parossistica proso-popea con cui la “nuova massoneriaelevata e civilizzatrice” – così comeamavano definirsi i fatui scaccofili ita-liani9 – propagandava l’epistolario nonfaceva presagire nemmeno in lontanan-za l’imminente voltafaccia degli infles-sibili massoni. Ecco come il professorAugusto Pompeo Castelfranco recensi-va l’opuscolo di Dubois:

    Scacchi Italiani. Coi tipi di G. Monaldi,Roma. Venne pubblicata in forma di opu-scolo una spiritosa e sapiente risposta diSerafino Dubois, al Dott. A. Van Der Lin-de intorno all’arroccamento italiano, vitto-riosamente sostenuto dal nostro scacchistaromano contro l’avversario olandese. Sivende al prezzo di una lira, presso l’autore,Via Tor Sanguigna, 3 A, Roma10.

    A Dubois però nemmeno una lira! Ilarvali amateurs, infatti, al di là delleprofessioni di fede e di nazionalismo,non gli avevano perdonato – e non glie-lo perdoneranno mai – l’anelito univer-sale sotteso alle sue esperienze al di làdelle Alpi e della Manica, né le sue im-plicite connivenze con l’aristocraziascacchistica europea. Come desume aragione il Maestro Internazionale Alvi-se Zichichi, gli “riservarono (…) un ap-parente ossequio di facciata, ma inconcreto non fecero quasi nulla né perlui né per le sue opere scacchistiche(…). Ricercarono la sua opinione sol-tanto quando pensavano fosse utile cheegli intervenisse in appoggio alle loropoco produttive tesi”11, per poi dimen-ticarlo e seppellirlo allorché la protezio-ne spirituale della scuola italianadivenne anacronistica. Già nel 1879l’Italia accenna a disconoscere la sacra-lità dei propri ordinamenti: influì in talsenso la propulsione della Nuova Rivi-sta degli Scacchi di Livorno e soprattut-to del suo vate Carlo Salvioli(1848-1930). Ma anche nella Città deiPapi, Principi, dignitari, amateurs e lac-chè preferirono coagularsi nell’improv-visato e disordinato branco. Laconseguenza più immediata fu la scien-tifica espunzione di Dubois da ogni ar-chivio e fonte cartacea, nonostante eglifosse stato la più alta espressione italia-na in entrambe le scuole. Era però untestimone da censurare. Le lacrime diieri esprimono il profondo dolore delgeneroso Maestro romano e commuo-

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    SERAFINO DUBOIS – IL PROFESSIONISTA

    9 L’Illustrazione Universale, n. 38, 18 settembre 1881, p. 187.10 Augusto Pompeo Castelfranco, L’Emporio Pittoresco, n. 496, 1-7 marzo 1874, p. 107.

  • vono ancora oggi:

    L’Accademia Romana benché da meistigata più volte a difendere il nostro si-stema o almeno a pronunziarsi in unaquestione così importante non si fece maiviva, e finalmente si venne a scoprire cheparecchi dei migliori giuocatori erano in-clinati a cedere. Scomparve così dopo pa-recchi secoli il nostro magnifico giuoco,ed io (il solo forse fra i rappresentantidella Scuola Italiana che fino agli estremilo difendesse a viso aperto), che altroavrei potuto fare se non rassegnarmi? Ri-piegata dunque l’onorata bandiera, chiusie riposti con devozione i libri sacri, dive-nuti ormai inutili, mi rincantucciai come ifilosofi dopo la morte di Giuliano l’Apo-stata, ed avrei potuto in segno di lutto ra-dermi anch’io la barba (com’essi feceroper paura o per compunzione) se questaestrinsecazione oggi valesse.

    All’indomani della storica conversio-ne, infatti, l’opera cui Dubois aveva de-dicato l’intera esistenza, anche esoprattutto in nome degli scacchi italia-ni, divenne di punto in bianco un gigan-tesco castello di carta straccia. Néaltrove il suo manuale avrebbe potutoessere di alcuna utilità, “per la compli-cazione dovuta alle varianti con gioco‘all’italiana’ di nessun interesse oltre-frontiera”12, arguisce il Maestro Inter-nazionale Zichichi.

    La terza età di Serafino Dubois fu in-fatti un lungo elenco di collette e sotto-scrizioni senza risposta, di indifferenze

    colpevoli e di silenzi interessati.Al di là della statura di Dubois come

    teorico, ci preme tuttavia ricordare ilsuo curriculum agonistico, non peremulare le commemorazioni di emi-nenti professionisti della retorica postmortem, ma perché egli è sicuramenteil più grande giocatore che l’Italia abbiamai espresso dall’Ottocento a tutt’oggi.Quando il professore americano ArpadElo, ingegnere dell’omonimo procedi-mento statistico atto a determinare lapotenza e/o l’impotenza di Maestri enon, nel suo The Rating of Ches-splayers, indicizzò per analisi retrogra-da anche i più autorevoli campionidell’Ottocento, furono in molti a restardi stucco: non solo Anderssen eMorphy sono degni di Fischer e Kaspa-rov, ma anche Dubois è degno di Ma-riotti e Godena. Il capitale di Duboisammonta infatti a 2550 punti Elo, cifrache lo innalza di autorità al rango di piùgrande Maestro italiano di ogni epoca.

    Si consideri inoltre il terzo mondo incui Serafino professò gli scacchi e sidedurrà un plus inespresso e inesprimi-bile pari a parecchi punti ancora. Nellostallo dell’italico proibi- zionismo, nel-le sabbie mobili dell’indigenza, pionie-re del Romanticismo, lungi daispirazioni demoniache, Dubois non co-nobbe il raptus dell’artista, né le de-pressioni e le disperazioni di Morphy eSteinitz: fu però della loro epoca e nellaloro epoca con diritto di cittadinanzaovunque. Quasi un miracolo.

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    INTRODUZIONE

    11 Alvise Zichichi, “Serafino Dubois: il giocatore ed il teorico”, L’Italia Scacchistica, n. 12, dicembre 1984,p. 402.

    12 Alvise Zichichi, ibidem, p. 395.

  • L’ESORDIO

    Serafino Dubois nacque a Roma il 10ottobre 1817, dopo Napoleone e do-po la Rivoluzione Francese, negli annigretti e reazionari delle monarchie edelle Chiese. Sua madre era una Bene-dettoni di Todi; a proposito del padre edel suo cognome provenzale, Serafinoappare invece reticente. L’iniziazionescacchistica di Dubois risale al 1837; isuoi avversari sono gli amateurs italianie stranieri assisi nei Caffè romani: ilCaffè de’ Scacchi al Corso, il Caffè SanCarlo (poi Caffè di Roma) e soprattuttoil Caffè dell’Accademia degli Scacchi(altrimenti detto Caffè dei Pastini). Suoavversario e mentore fu l’abate Dome-nico Palazzi (morto, emulo di Matusa-lemme, nel 1867), “giuocatore nonbrillante, assai freddo e prosaico, ma dimolto occhio e di solidità noncomune”1. Nel 1842 Serafino sostenne isuoi primi incontri impegnativi: persenella proporzione di 3 a 1 contro Toni(morto a Roma nel 1885), il quale a suavolta era stato sconfitto con onore da

    Marmaduke Wyvill e Frederick Knight,deputati del Parlamento inglese in visitaa Roma. Subito dopo Dubois incontròBrooke Greville, allora nei suoi giornidi grazia: conditio sine qua non alla sfi-da fu l’alternanza delle leggi italianecon le leggi universali. L’esito alquantocontraddittorio del confronto – afferma-zione dell’italiano con le prime, affer-mazione dello straniero con le altre –ispirò in Dubois già allora l’esigenza dielaborare una teoria distinta delle duescuole. Dubois incontrerà ancoraBrooke Greville – tredici anni dopo aParigi – e nell’insieme il Maestro roma-no dimostrò una leggera superiorità nel-la proporzione di 2 a 1. Quello conBrooke Greville è un incontro presti-gioso se consideriamo il curriculumdell’inglese, illuminato un anno dopo aLondra dallo scalpo di Howard Staun-ton, premesso tuttavia il bonus – Pedo-ne e tratto – oblato da Sua Altezza alplebeo avversario2. Il terzo incontrorappresentativo fu con Frederick –

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    Capitolo IL’esordio

    1 Come lo ricorda Dubois nei suoi “Quarant’anni di vita scacchistica”.

  • SERAFINO DUBOIS – IL PROFESSIONISTA

    “Red” – Knight, allora ospite assiduodei circoli romani, contro il quale Du-bois prevalse di misura. Meno eminentima non meno blasonati gli altri avver-sari del giovane Serafino. I nostri Di-zionari, per lo meno, nulla ci dicono delDuca di Rignano – “buon giuocatore”3– del Generale Moore e di tutti gli altriDei minores che animavano i crepusco-li romani.

    1.Duca di Rignano – Dubois

    Roma, 1844Italiana C54

    11.. ee44 ee55 22.. ©©ff33 ©©cc66 33.. ååcc44 ååcc55 44.. cc33©©ff66 55.. dd44 ee::dd44 66.. cc::dd44 ååbb44++ 77.. åådd22åå::dd22++ 88.. ©©bb::dd22 dd55 99.. ee::dd55 ©©::dd55

    Una “tabiya” anche allora.1100.. 00--00

    Arrocco italiano: ®h1 e ™f1. Il pre-veggente Staunton preferiva invece 10.∂b3 ©ce7.1100……00--00

    Idem: ®h8 e ™f8.1111.. ©©ee44

    Se 11. h3 allora 11…©f4 similia si-milibus a Löwenthal-Anderssen, Lon-dra 1851. Per 11. ™e1 cfr. Dubois-Steinitz, Londra 1862, 5ª del match, n.59.

    1111……åågg44 1122.. ååee22 ©©ff44 1133.. dd55 ©©ee55 1144..hh33 åå::ff33 1155.. åå::ff33 ∂∂hh44

    Minaccia ©f4:h3.1166.. ®®hh22 ff55 1177.. ©©cc55 ™™ff66 1188.. ™™ee11 ∂∂::ff22!!

    The End.1199.. ™™::ee55 ™™hh66

    Minaccia ™h6:h3 matto.2200.. ®®hh11 ©©::hh33 2211.. ™™ee66 ∂∂gg11++!! 2222.. ∂∂::gg11©©ff22 mmaattttoo..

    2.Dubois – Moore

    Roma, 18 febbraio 1845Gambetto Evans C51

    Il virgolettato è di Dubois, Miscella-nea sul Giuoco degli Scacchi, Napoli,1861, p. 80.

    11.. ee44 ee55 22.. ©©ff33 ©©cc66 33.. ååcc44 ååcc55 44.. bb44!!??åå::bb44

    Dubois preferiva invece rifiutare ilPedone.55.. cc33 ååaa55 66.. 00--00

    Anderssen, Cigorin e Morphy preferi-vano invece 6. d4! immantinente.66……ååbb66

    La panacea di Emanuel Lasker. venti-trè anni prima di Lasker!77.. dd44 ee::dd44 88.. cc::dd44 dd66 99.. dd55 ©©aa55 1100.. ©©cc33

    “Anche 10. e5 sarebbe stata una mos-

    16

    2 Le risultanze di Keene & Coles, i più autorevoli biografi di Staunton, non collimano tuttavia con le nostre,

    desunte dalla testimonianza di Dubois e poi di Chicco: “During the summer of 1843 Staunton undertook a

    match against Brooke Greville, the first portion for the first five won games at Pawn and Move, and the second

    for the first five games at Pawn and Two Moves. According to La Regence he resigned the first part of the

    match when 0-3 down, and though no record of the second part exists, it seems likely that Staunton won, since

    there are six surviving games at the greater odds of which Staunton won five”. R. D. Keene & R. N. Coles,

    Howard Staunton, Londra, British Chess Magazine, 1975, p. 8.3 Serafino Dubois, Nuova Rivista degli Scacchi, n. 3, aprile-maggio 1881, p. 81.

  • sa buona ed anzi più forte”.Se però 10. e5 allora 10…©:c4 11.

    ∂a4+ åd7 12. ∂:c4 ©e7 13. e6 f:e6 14.d:e6 åc6 15. ©g5 0-0 16. ∂e2 ©g6 17.h4 ∂f6 18. åb2 ∂f4 con vantaggio peril Nero (Maroczy).1100……©©::cc44 1111.. ∂∂aa44++ åådd77 1122.. ∂∂::cc44 ©©ff66??

    “Meglio 12…©e7”, opina Dubois,ma dopo 13. e5 d:e5 14. d6 l’attacco delBianco può divenire pericoloso. Ondeper cui era di prammatica 12…f6 13.™e1 ©e7 e se 14. e5 allora 14…f:e5 15.©:e5 0-0! 16. ©f3 ©g6 17. ©e4 ©e518. ∂c3 ©:f3+ 19. g:f3 ∂h4 20. åb2™f7 21. ®h1 ∂h5 22. ™g1 åd4! 23.∂:d4 ∂:f3+ 24. ™g2 åh3 25. ™ag1 ™e826. ∂c3 å:g2+ 27. ™:g2 ™:e4 28. ∂:f3™e1+ 29. il Bianco abbandona, Wi-nawer-Cigorin, Varsavia 1882.1133.. ee55!! dd::ee55 1144.. ååaa33!!

    “È un fatto, che quando questo Alfie-re può occupare questa casa, d’onde im-pedisce l’arroccamento dalla parte diRe, il giuoco è sempre vinto pel gambit-tante”.

    888888884wVvQzVvW64XxXbVxXx64vBvVvNvV64VvVpXvVv64vVdVvVvV64AvCvVcVv64pVvVvPpP64TvVvVtRv622222222

    1144……cc66 1155.. ™™ffee11 ∂∂cc77 1166.. ™™::ee55++ ®®dd881177.. dd66 ∂∂cc88 1188.. ©©gg55 åå::ff22++??

    “Cattivo calcolo, che precipita la cata-strofe”.1199.. ®®::ff22 ©©gg44++ 2200.. ∂∂::gg44!! åå::gg44 2211..©©::ff77++ ®®dd77 2222.. ™™ee77 mmaattttoo..

    3.Dubois – Moore

    Roma, 1845Gambetto di Re C39

    11.. ee44 ee55 22.. ff44 ee::ff44 33.. ©©ff33 gg55 44.. hh44 gg44 55..©©ee55 hh55

    Una variante promossa, in ordine cro-nologico, da Cozio, Allgaier e Kiese-ritzky.66.. ååcc44 ©©hh66

    Il modus vivendi preferito da Gioac-chino Greco “il Calabrese”. Per 6…™h7cfr. Wyvill-Dubois, Roma 1846, n. 6.77.. dd44 dd66 88.. ©©::ff77

    Isterie sentimentali, per tema dell’in-novazione di “Red” Knight M. P. – do-po 8. ©d3 f3 9. g3 – cioè 9…d5! ove se10. å:d5? allora 10…c6 11. åb3 ∂:d4con vantaggio per il Nero, Kieseritzky-Walker, Londra 1846.88……©©::ff77 99.. åå::ff77++

    Se 9. å:f4 allora 9…åg7 come nel te-sto.99……®®::ff77 1100.. åå::ff44 åågg77

    Se 10…åh6 allora 11. 0-0 (Suetin).1111.. 00--00 ®®gg66 1122.. ∂∂dd33

    Dopo 12. ©c3 åe6 il Bianco è in im-barazzo, Oliver-Vezin, Filadelfia 1842.1122……™™ff88 1133.. ©©cc33 ∂∂::hh44 1144.. ©©dd55 ©©cc661155.. cc33 åådd77 1166.. åågg33 ™™::ff11++ 1177.. ™™::ff11 ∂∂gg55

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    L’ESORDIO

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