Senza Respiro I Stesura (Finale)

368
I Delitti della Royal Society: Senza Respiro Léon Dacoste 31 Gennaio 2010

Transcript of Senza Respiro I Stesura (Finale)

  • I Delitti della Royal Society:Senza Respiro

    Lon Dacoste

    31 Gennaio 2010

  • 2

  • 1 (Morte del primobambino)

    La serratura della porta era un capolavoro di meccanica. Ilmeccanismo era coperto da una piastra di bronzo, ma sefosse stato possibile levarla si sarebbe visto come, al giraredella chiave nella toppa, i movimenti contemporanei e sim-metrici degli ingranaggi, ruote e semilune dentate, eranomolteplici e complicati. Solo con un lieve fruscio metallicofacevano uscire chiavistelli in alto, in basso e lateralmente,che bloccavano la porta allo stipite di quercia rinforzato inbronzo.

    La porta, cos a prova di violazione, bloccava laccesso auna piccola stanza, apparentemente di scarsa importanza.Era una cameretta dangolo, ricavata allinterno di una salamolto pi grande grazie a paratie e a una controsoffittatu-ra di legno. A prima vista poteva sembrare uno sgabuzzi-no, un guardaroba, ma ad unocchiata meno superficialesi vedeva che doveva essere ben pi importante. Oltre al-la porta, dotata di una serratura cos complessa, tutte leparatie e il soffitto a cassettoni erano fatti di solido legno diquercia, spesso almeno tre pollici, e stagionato al punto chedoveva resistere bene anche al fuoco.

    Due guardie stazionavano nella sala principale, subitofuori della cameretta, una accanto allaltra. Non vestivano

    3

  • 4la livrea del personale di St. James Palace: erano soldati atutti gli effetti, con le divise della guardia reale. E mentre ilpersonale di St. James Palace non portava armi, questi era-no armati di tutto punto. Elmo di tipo spagnolo (gli elmet-ti tipici delle Teste Tonde di Cromwell erano stati abban-donati dopo la restaurazione), pettorale di acciaio bruni-to, impugnavano una lunga picca: dalla tracolla pendevail fodero con lo spadone, e al cinturone era assicurata unamisericordia.

    Una delle due sentinelle era un giovane di poco pidi venti anni, una recluta. Si vedeva da come stava im-pettito nella corazza, da come teneva diritta la picca e dacome la mano stringeva lelsa dello spadone. Molto, trop-po compreso dal suo stato di soldato della Corona e dal suoincarico di sorveglianza a qualcosa di molto importante.Laltra sentinella invece era un uomo sulla quarantina, conla guancia sinistra segnata da un paio di cicatrici trasver-sali , decisamente un veterano, come mostrava latteggia-mento ben diverso da quello del giovane. Non certo menomarziale, o sciatto. Era il modo in cui impugnava le armi,meno rigido, meno contratto del giovane collega. La presadel veterano sembrava pi morbida, elastica: ma mentreuno strattone improvviso avrebbe strappato le armi dallemani del giovane, non sarebbe riuscito a strapparle dallemani del veterano, che le avrebbero impugnate al minimosospetto di qualcosa che non andasse.

    Nonostante mancasse ancora un poco allalba, in quel-lora in cui il sonno pi profondo, le due sentinelle eranoben sveglie.

    < Hai sonno ? > sussurr il veterano al giovane. Il silen-zio era profondo nel salone e non era il caso di parlare adalta voce.

    < Chi, io ? > fece il giovane, anche lui a bassa voce, ma

  • 5con un tono quasi offeso < Certo che no >< Non ci sarebbe niente di strano > soggiunse il vetera-

    no. < Con turni di sei ore, con questo silenzio, senza potersisedere n uscire, normale che venga sonno >

    < Il dovere di una buona guardia quello di vegliaresenza mai dormire, proteggere silenziosamente quando glialtri sono pi vulnerabili > recit in un sussurro convintoil giovane, evidentemente una citazione dal manuale dellaperfetta sentinella.

    < Si vede che vesti da poco la divisa > sogghign il vet-erano. < Far da balia a un moccioso, in un palazzo zep-po di soldati, ti pare cosa di grande impegno. Che vuoiche succeda ? E solo la fissazione che ci siano dovunquecomplotti di Repubblicani che giustifica la nostra presenza.Cos il secondo erede al trono, anche se al momento soloil nipote del Re, dorme sonni tranquilli in uno scrigno im-penetrabile di quercia, con le finestre e la porta sprangata,e due soldati armati fino ai denti fuori della porta. Se cuna cosa certa che il moccioso non corre alcun pericolo,anche se fosse badato solo dalla balia...>

    < A proposito > fece il giovane preoccupato < dovrebbemancare poco alla poppata...>

    < Vedi ? Cosa ti dicevo ? > fece laltro sardonico < ilgrande soldato che sei fronteggia spavaldo il grande peri-colo, di fatto inesistente, e freme pronto alla grande incog-nita: quanto manca alla poppata ? Vorrei vederti di guardiain un accampamento vero, con il rischio che le Teste Tondeti scivolino alle spalle per tagliarti la gola, o a marciare nellanebbia di Normandia, cercando di capire da che direzionesbucher fuori la cavalleria pesante del Re Sole. Altro chepoppata....>

    Avrebbero continuato cos allinfinito, il giovane a enun-ciare principii, il veterano a prenderlo in giro, se non avessero

  • 6sentito dei rumori venire da uno dei corridoi che porta-vano alla grande sala. Il giovane si irrigid, la mano sicontrasse sullelsa dello spadone, la punta della picca siabbass percettibilmente in direzione del corridoio.

    < Buono, sta buono > lo redargu il veterano. < La cav-alleria pesante francese fa un rumore diverso. Questo lostrascicar di piedi della balia. Vedi di evitare di inchiodarlaal muro con la picca, se no il piccolo Charles salta la pop-pata. Beato lui, che a dieci mesi ha ancora chi lo allatta.Alla sua et mia madre era gi morta da tempo e io andavoavanti a latte di capra annacquato >

    A conferma di queste parole la figura dondolante dellabalia, una contadina bene in carne con in mano un grossocandeliere acceso, apparve sulla soglia del corridoio, dis-pensando ai due un largo sorriso.

    < Salute, signori > fece, avvicinandosi alla porta dellacameretta

    < Salute > fece il giovane, che aveva ripreso una po-sizione meno tesa < ci siamo ? >

    < Si, ci siamo > fece la balia < Il principino Charles orapoppa solo ogni sei ore >

    Il veterano pos la picca contro il muro, frug nella bisac-cia di cuoio che aveva a tracolla e trasse un mazzo i chiavi,tra le quali faceva spicco una chiave pi grossa, dal mec-canismo complesso. Si avvicin alla porta, infil la chi-ave nella toppa, e la gir pi volte. Dallinterno si sen-t il frusciare metallico degli ingranaggi e la porta si apr.La guardia apr il battente e si fece da parte per far pas-sare la balia. Quella entr nella cameretta rischiarata dauna sola candela, in punta di piedi per non svegliare disoprassalto il bambino e tenendo ben avanti il candeliereper farsi luce. Il veterano riaccost il battente della porta,lasciandola socchiusa, e si gir per tornare al suo posto.

  • 7Si era allontanato solo di un passo dalla porta quandodallinterno della cameretta arriv, come un fulmine nel-la notte buia, un urlo acutissimo. Era un grido dispera-to, senza fine, fatto con tutta la forza che consentono deipolmoni umani. Cera tutto in quel grido: paura, dolore,disperazione, e soprattutto morte.

    Tutto segu in pochi attimi:Il giovane soldato fece un salto come se gli avessero

    messo fuoco ai piedi e lasci andare la picca che rovino aterra con un tonfo metallico.

    Il veterano, con un solo movimento, gir su se stessoe sfil la misericordia dal fodero, lanciandosi verso la por-ta. Qualsiasi cosa ci fosse stato nella cameretta non ceraspazio abbastanza da potersi muovere agevolmente con unospadone.

    Il grido era stato seguito immediatamente da un clan-gore di metallo. Evidentemente la balia aveva lasciato cadereil candeliere a terra. Poi pi nulla

    < Fermo dove sei > sibil il veterano al giovane che ave-va estratto impacciato lo spadone dal fodero < Io entro. Tustai fuori. Qualsiasi cosa succeda nessuno deve uscire diqui. Tira il cordone dellallarme >

    Spalanc il battente della porta e si slanci nella peno-bra della cameretta, la lama dritta della misericordia tesa inavanti.

    Il giovane obbed distinto al secco comando. La manocorse alla parete, da cui pendeva un grosso cordone, e tircon forza.

    Attraverso un sistema di pulegge una campana suonnel posto di guardia, indicando una emergenza al secondopiano.

    Le sentinelle saltarono in piedi, armi alla mano, e siprecipitarono su per le scale.

  • 8Lurlo della balia si era trasformato in un pianto disper-ato, come lo straziante ululare di un animale ferito.

    Sopra il pianto tuon limprecazione del veterano.Il giovane, ora ben piantato davanti alla porta della cameretta,

    brandiva lo spadone a due mani. Non capiva cosa potesseessere successo, ma qualcosa gli diceva che niente sarebbestato come prima.

  • 2 (Malawi parte perlInghilterra)

    Selim Ali Ben Malawi, primo ambasciatore di Persia, las-ci spaziare lo sguardo a Oriente. Il sole di maggio stavasorgendo dietro la linea di colline che si stendevano a Estdi Isfahan, capitale del millenario Impero Persiano. Il cieloera passato dal grigio plumbeo della notte, attraverso tuttala gamma dei blu e dei viola, fino a un rosa che si face-va sempre pi intenso. Malawi era solito alzarsi presto enon era la prima volta che guardava lalba, ma ogni voltarimaneva incantato.

    A differenza di molte altre volte, quel mattino Malawiera assai triste. Non era passato un anno dalla morte delsuo Signore, e ancora il vuoto che quella scomparsa ave-va lasciato nel suo cuore non era stato colmato, neanchein minima parte. Shah Abbas II, il primo sovrano che dopomolti secoli aveva restaurato lantica gloria dellimpero per-siano, se ne era andato una mattina di Ottobre del 1666:era morto nel sonno a Damghan, un paese sulla strada diTeheran, dove si stava trasferendo per dirimere alcune fac-cende di Stato. Malawi non era con lui, e aveva ricevutola notizia da un trafelato corriere che si era subito precip-itato a Isfahan. Malawi amava il suo Signore, sia per lasua grandezza interiore, che per il bene che aveva fatto al

    9

  • 10

    paese, e quella perdita improvvisa gli era sembrata senzasenso.

    Ma il peggio doveva ancora venire. La successione spet-tava naturalmente a Suleiman, figlio dello Shah e di Naki-hat Khanum, una schiava circassa. Il giovane era stato difatto allevato nellharem e aveva sviluppato tutti i vizi im-maginabili, abbandonandosi a ogni dissolutezza, compre-so il bere. Questa era forse una delle poche pecche di ShahAbbas II che, pur vedendo lo stato infelice del suo erede,non aveva provveduto ad assicurare meglio la sua discen-denza al trono del Pavone con una interdizione, e indi-viduando un altro successore. Invano i ministri avevanocercato di far interdire Suleiman, tenendolo segregato nel-lharem, mettendo in giro la voce che era cieco, e cercandodi imporre al suo posto il fratello pi giovane: un eunucodi corte aveva rivelato il complotto e di fatto Suleiman erasalito al trono nel Novembre del 1666, con il nome di Safi.Ovviamente aveva subito dato pessima prova di s. Deltutto inetto, non era in grado ma pretendeva di guidare ilpaese. Una tremenda sconfitta dellesercito imperiale adopera di una incursione dei Cosacchi aveva fatto vacillareil trono. Qualcuno aveva sostenuto che la prima incoron-azione non era avvenuta sotto buoni auspici: linetto erastato nuovamente incoronato, questa volta con il nome diSuleiman I, con una nuova cerimonia nel Marzo del 1667.

    Proprio da Suleiman era arrivato a Malawi lordine direcarsi a Londra come ambasciatore. Lopportunit di pren-dere contatto con i regni dellOccidente faceva parte dellapolitica del vecchio Shah. Erano stati creati contatti cultur-ali tra la famosa scuola medica persiana del grande Avicen-na e la Royal Society. Da quasi un anno un medico dellaCorte di Inghilterra, Newborne, era in visita proprio nel-la Scuola di Medicina di Isfahan. Lambasceria di Malawi

  • 11

    era prevista, prima o poi. Ma Malawi non si levava dal-la testa che Suleiman lo inviasse a Londra soprattutto perlevarsi dai piedi un dignitario di grande competenza e ret-titudine, di cui era nota la fedelt al vecchio Shah, e cheper questo non poteva che creare problemi. Non che aSuleiman mancasse la possibilit di eliminarlo in modo pispiccio. Non sarebbe stata la prima volta che la GuardiaNera del Pavone, una forza di guerrieri scelti e ciecamenteobbedienti alla Corona, riceveva lordine di far sparire qual-cuno. Evidentemente questa volta Suleiman aveva pensatodi fare qualcosa di pi elegante per liberarsi dellincomodo.

    Lorizzonte era ora rosso fuoco, e presto non sarebbestato pi possibile guardarlo a occhio nudo, quando la luceinfuocata del sole fosse salita oltre allo schermo delle colline.Malawi ripens mestamente al suo Signore, e a come ilpaese, risorto da poco a nuova gloria, stesse nuovamenteprecipitando nellabisso. Trattenne un gesto di stizza, men-tre cingeva il cinturone a cui era assicurata la scimitarra,pensando che non poteva fare niente per cambiare le cose.Forse quel viaggio in terre lontane non veniva poi del tut-to a sproposito. Non essere presente allo sfacelo gli avrebberecato meno dolore. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.Ma non ne era molto sicuro.

    Tra poco la scorta che gli era stata affidata sarebbe venu-to a prenderlo. Guardie Nere, anche in questo caso, maMalawi era stato abbastanza furbo da assicurarsi che fos-sero tutti uomini fidati, affezionati al vecchio Shah. La scor-ta lo avrebbe portato nella grande piazza, poi attraversoquartieri sempre pi popolari fino alla periferia della grandecapitale: l lo aspettava la carovana che lo avrebbe portatofino al mare della Palestina. Da qui in nave fino a Veneziae poi di nuovo via terra fino alla costa francese. Da qui unultimo battello lo avrebbe traghettato in Inghilterra, risal-

  • 12

    endo lestuario del Tamigi fino ad attraccare nel porto diLondra. Erano giorni che Malawi studiava tutte le carteche aveva potuto trovare per imprimersi bene il percorsodi viaggio. Ci avrebbe messo circa un mese, salvo impre-visti. Lunica nota di sollievo era che avrebbe avuto uncompagno di viaggio, Newborne, il medico della Corte diInghilterra che tornava a casa: lo aveva conosciuto ed erasimpatico e colto. Avrebbe potuto ingannare il tempo dellungo viaggio con discorsi un p pi profondi di quelli cheavrebbe potuto fare con gli uomini della Guardia Nera, icammellieri e i marinai.

    Malawi era talmente assorto nei pensieri che sobbalzlievemente quando bussarono alla sua porta.

    < Entrate > disseLa porta si apr e si fece avanti un uomo della Guardia

    Nera. La divisa di tessuto nero lo copriva quasi totalmente,eccezione fatta per uno spiraglio, tra turbante e sciarpa alza-ta sopra il naso. Lunica nota di spicco era la spilla doro aforma di pavone che fermava il mantello nero sulla spalla,sollevandolo per lasciare libero il braccio che usava la spa-da. Era inequivocabile capire che era una Guardia Nera,ma alrettanto impossibile capire chi fosse personalmente, ameno che non si sapessero decifrare gli occhi.

    < Siamo pronti, Ambasciatore > disse luomo con vocebassa

    < Sono pronto anche io > sospir Malawi. E si avvidietro alla guardia che, fatto dietro front, si era gi direttaalluscita del palazzo.

    Malawi percorse le grandi sale del palazzo imperiale,splendenti di ori, bronzi, e marmi pregiati. Sar stata la pri-ma ora del mattino, o un ordine di lasciare libero il passag-gio, ma in giro non si vedeva nessuno. Al soldato che lo eravenuto a chiamare si erano accodate altre cinque Guardie

  • 13

    Nere, che lo seguivano a breve distanza. Anche Malawivestiva luniforme della Guardia Nera. In fin dei conti erastato uno di loro, molti anni prima, e pi di una volta ave-va fatto scudo con il suo corpo allo Shah Abbas II. Lidea divestire come una Guardia Nera era unaltra precauzione.Sarebbe stato un bersaglio meno evidente, nel caso che Suleimanavesse dislocato qualche sicario lungo il percorso del viag-gio. Gli arcieri persiani erano noti in tutto il mondo per laloro precisione, e non era il caso di facilitare loro il compito.

    Usciti dal palazzo la scorta lo segu fino alla moscheadello Shaykh Lotf Allah, costruita meno di un secolo primada Shah Abbas I, dove tutti, osservanti mussulmani, dis-sero le loro preghiere del mattino. Ripartiti, attraversaronola Meydan-e Shah, la Piazza dello Shah. Malawi rimaseancora una volta stupito dellimmensit di quella distesa,costellata di aiuole e fontane, che si diceva essere la piazzapi grande del mondo.

    Subito prima di lasciare la piazza per addentrarsi nei vi-coli che avrebbero portato il gruppetto alla periferia dellacitt, si fecero loro incontro due uomini, in vestiti borghe-si eleganti, non armati. La scorta si ferm e Malawi per-cep con la coda dellocchio che tutti avevano portato lamano allimpugnatura della scimitarra. Malawi fece cen-no loro di stare calmi: aveva riconosciuto i due. O meglione aveva riconosciuto uno, il suo amico Ibn Sahid, medicodi corte e discepolo di Avicenna, attualmente direttore del-la Scuola di Medicina, Laltro, un giovane, doveva essereuno studente.

    < Salute a te, Malawi > fece Sahid, fermandoglisi da-vanti

    < Salute a te, Sahid > rispose Malawi < Sei venuto adirmi addio ? >

    < Addio una parola grossa. Non penso che per te sia

  • 14

    ancora venuto il tempo di raggiungere le Ur nel Paradiso.Sono venuto a portarti il mio abbraccio da amico, che tiaccompagni nel lungo viaggio che ti aspetta > Si fece avantie lo abbracci con forza.

    < Grazie Sahid > disse Malawi sciogliendo labbraccio,visibilmente commosso. < Sa il Profeta quanto ne abbiabisogno. Tu sei lamico pi caro che ho qui >

    < E continuer ad esserlo, anche se sarai lontano > sor-rise Sahid < ti terr aggiornato su quello che succede qui,tramite i corrieri >

    Malawi ringrazi: sapeva che lamico lavrebbe fatto.La rete di corrieri tra Oriente e Occidente era molto svilup-pata, e ci si potevano scambiare messaggi tra Isfahan e Lon-dra con una certa facilit. Bastava un p di pazienza. Feceun cenno quasi impercettibile con la mano alla sua scorta.Sahid e il suo compagno si fecero da parte e il drappelloriprese la sua marcia nei vicoli della citt.

    Mentre camminava per i vicoli Malawi pens a Sahid.Una mente brillante, un valente dottore, un grande inseg-nante. E anche il suo pi caro amico, come gli aveva ap-pena detto. E uno dei pochi, a dir la verit. Le faccende dipalazzo impegnavano Malawi notte e giorno e non gli las-ciavano molto tempo per farsi amicizie. N per farsi unafamiglia, pens guardando i gruppetti di bambini che gidi primo mattino giocavano nei cortili. La sua famiglia eralImpero. Ed era orfano due volte. Il suo padre naturale eramorto da tempo. Shah Abbas II da pochi mesi.

    Dopo qualche tempo uscirono da un ultimo vicolo suuno spiazzo aperto verso la campagna. A poche decine dimetri Malawi scorse la carovana che lo aspettava. I carovanierierano tutti vestiti di scuro, come da preciso ordine: unal-tra precauzione di sicurezza. Lunica persona che spiccavanel gruppo era il dottore inglese, vestito di cotone chiaro.

  • 15

    Gli europei sapevano essere appariscenti e testardi, ma nonprudenti.

    Malawi si gir verso la citt. I minareti della moscheadello Shaykh Lotf Allah emergevano chiari sopra la distesadi casupole della periferia. Il sole non era ancora alto, magia bruciava gli occhi. Isfahan, pens Malawi, chiss selavrebbe rivista.

    Si gir e si avvi verso la carovana, seguito silenziosa-mente dalla Guardia Nera.

  • 16

  • 3 (Ashmole incaricaUlysses)

    Si era sempre domandato come le acque di un fiume cosimponente potessero essere cos sporche. Una chiatta sta-va passando proprio in quel momento, sfruttando la bassamarea che rendeva la corrente del Tamigi ancor pi forte.I barcaioli avevano smesso di remare e stavano appoggiatiai lunghi remi che lasciavano immersi nella corrente. Lac-qua si increspava sulla prua tozza e sui remi e generavauna schiuma marrone.

    Gli vennero in mente i fiumi del Massachusetts, cosdiversi, tumultuosi eppure limpidi e verdi. Ma quelli amonte avevano solo foreste di abeti, non i rifiuti di due-centomila persone, per non contare le concerie, le tintorie,e tutte le schifezze che Londra riversava irriverente nellasua grande arteria.

    Ulysses Unt riprese a camminare lungo la banchina. Lap-puntamento era allentrata della Torre, ma lui era libero,quella mattina, e ne aveva approfittato per fare una bellapasseggiata nella Londra che si stava rigenerando dopo ilGreat Fire. Era uscito presto dalla casetta che Rubella gliaveva trovato, vicino alla taverna dove lei aveva trovatolavoro e abitava con Nelly. Il Ye Old Cheshire Cheese eraun pub famoso anche prima che il Great Fire lo incenerisse

    17

  • 18

    e era stato subito ricostruito. Gli inglesi potevano fare ameno di tante cose, ma non della birra a portata di mano.

    Da Fleet Street aveva disceso Blackfriars, poi ThamesStreet, ed era arrivato fino a dove sorgeva la sua vecchiacasa in Blackraven Alley. Del vicolo teatro della sua pri-ma esperienza londinese ovviamente non restava che il ri-cordo. Incenerito fino ad essere cancellato, il terreno erastato dissodato e compattato, la linea delle case che pri-ma giungevano fino al fiume era stata arretrata per creareuna via lungo la banchina, e i lavori di pavimentazione edi costruzione di nuove case andavano avanti senza sosta.Questa volta, per ordinanza estesa a tutta la citt, i murierano tirati su a pietra, mattoni e calce: il legno era banditodalla costruzione dellopera morta e veniva usato solo peri solai. Anche i tetti di canniccio erano stati proibiti, e ac-canto ai muri in costruzione facevano bella mostra cumulidi tegole di ardesia. I lavori fervevano, febbrili, in un con-tinuo andirivieni di cariaggi, carretti e carriole, tra i rumorisordi dei martelli e le grida dei manovali.

    Poco pi avanti arriv al ponte. I piloni del lato nord,distrutti dal fuoco, erano stati la prima cosa ad essere ri-costruita, e il traffico era tornato quello di un tempo, salivaverso Bishops Gate e scendeva verso Southbank. Poco piin su Ulysses vide le impalcature di legno e la recinzioneche delimitavano lo spazio dove Sir Christopher Wren, lar-chitetto di corte incaricato della ricostruzione della citt,voleva costruire un monumento, una colonna gigantescasi diceva, proprio a ricordo del Great Fire. Aveva continua-to a discendere il fiume e dopo un bel p era giunto in vistadel tozzo bastione e delle torrette della Torre.

    La Torre era simbolo di Londra fin dai tempi dei Ro-mani. Ma oltre che di potere era anche simbolo di prigio-nia, di torture, di morte. Nel buio delle sue segrete erano

  • 19

    stati sepolte alla vita generazioni di banditi, rivoluzionari,assassini, dissidenti, e non erano certo mancate anche leteste nobili e reali. I londinesi non frequentavano moltovolentieri i dintorni della Torre. Ma Elia Ashmole gli avevadato appuntamento proprio davanti allentrata.

    Giunto davanti ai pesanti cancelli, Ulysses si sedette suun basso palo di ormeggio per chiatte, proprio sul bor-do della banchina, e volte le spalle alla Torre, si mise aguardare il fiume verso ovest: sulle due rive sorgevano imoli per lattracco delle numerose imbarcazioni che, scen-dendo e risalendo il fiume, portavano a Londra quasi tut-to quello che era necessario alla vita della citt. E dove-va servire molta roba, pens Ulysses, vedendo il trafficocontinuo di battelli.

    < Spero che non abbiate intenzione di pescare, mio gio-vane amico > fece una voce alle sue spalle

    < Anche se ne avessi lintenzione dubito che ci sianopesci in queste acque luride > disse Unt che aveva riconosci-uto la voce di Ashmole prima ancora di girarsi verso di lui< e anche se ce ne fossero, tremo allidea del sapore chepotrebbe avere la loro carne >

    < Come state, amico mio ? > un grande sorriso si allargsul faccione di Ashmole mentre gli tendeva la mano

    < Non male, visti i tempi, non male. Me la cavo > risposeUnt ricambiando sorriso e stretta di mano < Ma non credoche mi abbiate dato appuntamento qui per parlare di pesci>

    < In effetti no > disse Ashmole rabbuiandosi in viso

    < Se posso, sapete bene che sono a vostra disposizione>

  • 20

    < Lo so bene. E so di cosa siete capace, specie quan-do si tratta di cercare una verit nascosta. Ma non stiamoqui a parlare > fece Ashmole guardando il cielo < tut-to il giorno che passano questi nuvoloni e da un momen-to allaltro potrebbe venire a piovere. Londra un postosublime per tanti aspetti, ma per il tempo decisamente no.Siamo quasi in estate e guarda che cielo. Andiamo a seder-ci da qualche parte > si avvi deciso verso la taverna,proprio sullangolo di Lower Thames Street. Ulysses ri-conobbe i prati dove si era gettato con Cricket mezzo soffo-cato dal fumo, quando erano scappati dal grande incendiodue anni prima. Segu Ashmole.

    .La taverna era quasi vuota a quellora: si sedettero a

    un tavolo vicino a una finestra con vista sulla Torre, e quasisubito arrivarono due grossi boccali di birra. A Londra nonoccorreva ordinare: un boccale per partire era la dotazionedi base. Intorno cera silenzio. Ideale per parlare.

    < Veniamo al dunque > tagli corto Ashmole, come suosolito < Avete saputo di quello che successo due giorni faa St James Palace ? >

    < Corrono tante voci. So che c stata una disgrazia,sembra un bimbo della famiglia reale...> disse Unt

    < Charles Stuart, designato Duca di Kendal, il terzo figliodi James, Duca di York, fratello di Sua Maest Carlo II, e diAnna Hyde > sciorin Ashmole, come se recitasse un ser-mone < a giorni doveva essere investito duca di Kendal,Conte di Wigmore e Barone di Holdenby, ma non c statotempo. Lhanno trovato morto la mattina nella sua culla,nella stessa stanza dove aveva dormito il suo primo son-no, dopo essere stato dato alla luce in St James Palace diecimesi fa >

    < Ma era malato ? > fece Unt

  • 21

    < Non che si sappia: salute perfetta, alimentazione nor-male. La sera aveva preso la solita poppata dalla balia: lastessa balia che lo ha scoperto morto dopo qualche ora >

    < Una disgrazia misteriosa > soggiunse Unt< Decisamente. Era vegliato da due guardie armate, in

    una saletta a prova di forzatura, sprangata e con la finestrasigillata. Nessuno entrato e uscito, se ne pu essere certi>

    < Dunque sembra una morte naturale. Ma come maitante precauzioni ? Le guardie, la sala sprangata ? >

    < Charles era solo nipote del Re > disse Ashmole < maormai chiaro che il nostro sovrano non avr figli, e ladiscendenza passa al fratello James e ai suoi figli. James,che ha tre anni di pi, e il povero Charles. Ho presenzi-ato personalmente quando il piccolo ha ricevuto ufficial-mente le sue insegne reali.....In ogni caso era un erede altrono e veniva sorvegliato e protetto accuratamente, comeil fratello >

    < Protetto da chi ? > fece Unt< Protetto da qualsiasi pericolo immaginabile. Ricor-

    date che la casa Stuart esce da un periodo nero, non moltoche Carlo I stato decapitato da Cromwell. E forse il peri-colo non passato. La testa di Cromwell fa ancora bellamostra sul tetto di Westminster Hall, ma i suoi seguaci er-ano molti e molti sono ancora in giro. Non stato certopossibile metterli tutti l dentro > fece Ashmole, indicandocon lo sguardo la Torre fuori della finestra e asciugandosila schiuma della birra con un fazzoletto di pizzo.

    < Si teme un complotto ? > disse Unt sorpreso< Diciamo che si sta in guardia. La fine della rivolta

    repubblicana e la restaurazione sono troppo recenti, e Lon-dra e lInghiltrra sono ancora piene di Parlamentaristi. Lacorona non ancora salda come dovrebbe >

  • 22

    < E se la si vuole minare non c niente di meglio chedistruggere la sua discendenza...> insinu Unt

    < Vedo che mi capisce >< Ma anche ammettendo un complotto nellaria, come

    pu avere a che fare con la disgrazia del piccolo Charles ?Era sorvegliato, nessuno si avvicinato... >

    < Se fosse una cosa semplice non vi avrei cercato. Tuttodepone per una morte naturale. E solo che non sono con-vinto, qualcosa non mi torna del tutto, anche se non so esat-tamente cosa. E voglio che voi indaghiate, che vi facciateuna vostra idea. E ovviamente che mi riferiate >

    < Se questo che volete dovr andare a St James Palace,vedere il corpo, il luogo, fare domande...anche a persone al-tolocate, voi capite. Potrebbe essere imbarazzante e saran-no necessarie delle credenziali per avere libero accesso atutto questo > disse Unt

    Ashmole si frug allinterno dellampia giacca di broc-cato e estrasse una pergamena accuratamente arrotolata,fermata da un nastro rosso e da una bolla di ceralacca. Latese a Unt.

    Ulysses lo guard perplesso, spacco il sigillo di ceralac-ca e srotol la pergamena. Lesse sottovoce:

    Il Dottor Ulysses Unt di Boston incaricato per con-to della Royal Society di indagare sulla morte di CharlesStuart, Duca di Kendal, avvenuta in St James Palace il 22Maggio 1667. Ogni sua richiesta di accesso ai locali e aglioggetti, linterrogazione di persone coinvolte e testimoni, eogni altra necessit emerga per la conduzione dellindaginedevono essere soddisfatte.

    firmato: Viscount Brouncker, Elias Ashmole per contodella Royal Society

    poco pi in basso delle firme di Brouncker e Ashmoleseguiva una scritta

  • 23

    Si dispone per quanto sopra in nome della Corona:e una firma accanto a un sigillo ben noto, impresso sulla

    ceralaccaCarlo II Stuart.< Come vedete Sua Maest ha voluto firmare di per-

    sona. Vi potrebbe venire aperta ogni porta e data ogniautorizzazione > fece Ashmole

    < Potrebbe ? > disse Unt interrogativo< Se accettate di condurre lindagine, ovviamente > sor-

    rise Ashmole< Ho scelta ? > domand Unt< C sempre una scelta, cos come ci sono conseguenze.

    Dopo i due casi brillantemente risolti siete linvestigatorepi celebre di Londra. Non sarebbe carino, n consigliabile,rigettare un invito reale >

    < Non mia intenzione di rifiutare niente > disse fret-tolosamente Unt < Ovviamente accetto. Ma per quel pocoche so, non sar facile quanto mi chiedete >

    < E quanto avete detto in occasione dellincarico per lamorte dei due dottori della Royal Society, e per lindaginesu Vaughan. Devo pensare che sia un detto scaramantico,visti i vostri risultati > fece Ashmole, tracannando lultimosorso di birra e accennando ad alzarsi < Da dove intendetecominciare ? >

    < Ovviamente dal luogo della disgrazia, a St James Palace>

    < Bene. Ma scordatevi di poter esaminare il corpo. Igenitori sono straziati e lo stanno piangendo: non lascer-anno toccare la salma >

    < Ma devo pur capire...>< Potrete parlare con la governante, con la balia, con la

    guardia che ha visto per primo il corpo, e con il dottore che

  • 24

    accorso. Vedrete che sar pi che sufficiente. La stanzadove Charles morto non stata toccata >

    Usciti dalla taverna, Ashmole fece un cenno a una car-rozza che era ferma accanto al muro est della Torre, e quellasi avvicin

    < Devo andare, ora > disse Ashmole < e purtroppo vadonella direzione opposta di St James Palace >

    < Non importa > fece Unt < mi arranger. Ma ci vorreiandare comunque quanto prima. Ho bisogno di acquisireinformazioni su cui ragionare >

    < Bene > disse Ashmole che aveva gi messo un piedenella carrozza < ...e a proposito, se nel cercare tracce dipossibili moventi desiderate farvi una idea sui seguaci diCromwell...>

    < S ? > disse Unt< Venitemi a trovare, perch vi posso dare una dritta su

    un posto dove cercare >< Un covo ? > fece Unt< Non proprio. A meno che quella non vi sembri un

    covo > disse Ashmole indicando la Torre con un sorrisotriste

    < Nella Torre ? > fece Unt, stupito< Nella Torre ci sono gran parte dei seguaci di Cromwell,

    dai meno ai pi importanti. Sono andato l stamattina pro-prio per sincerarmente. Prima o poi credo che dovrete an-dare a sentire qualcuno. Cercatemi, quando viene il mo-mento > fece un cenno di saluto e sal nella carrozza, chepart di gran carriera con rumore di ferraglia sullacciotto-lato.

    Ulysses rimase pensoso, camminando lentamente versoil bordo del fiume. Avrebbe rifatto la strada allindietro epoi, se il tempo reggeva e non veniva buio, fino a St JamesPalace. Avrebbe avuto bisogno di luce per il sopralluogo.

  • 25

    Era una bella camminata. Intanto avrebbe pensato, ma gliservivano informazioni pi precise su cui ragionare.

    Guard il cielo che si era fatto sempre pi cupo. Forsenon sarebbe venuto a piovere. Ma certo quella notte non cisarebbero state stelle ad aiutarlo.

  • 26

  • 4 (Pat fa visita a Rubella)

    Gli edifici di Fleet Sreet non erano stati tutti completamentedistrutti dal fuoco: quelli costruiti in buona parte in pietrasi erano salvati, come il Piccadilly, un vecchio pub dallaparte opposta della strada. Il Ye Olde Cheshire Cheese, in-vece, era stato costruito cento anni prima tutto in legno ese ne era andato in cenere. Lo avevano ricostruito in mu-ratura, partendo dalle grande cantine a volta, un tempo diun monastero carmelitano, che erano rimaste intatte. Alpub si accedeva attraverso uno stretto passaggio copertoda una volta quadrata, che chi passava nella strada traffi-cata poteva facilmente non notare. Anche il pub, con unainsegna non appariscente e le pareti verniciate di marronescuro, dava poco nellocchio.

    Il giovane entr nel passaggio guardandosi intorno unp incerto e gett uno sguardo su una carta che aveva inmano. Si vedeva che non era del posto e gli era stato indica-to dove andare. Indossava dei larghi pantalonacci bianchi(o meglio erano stati bianchi) e una casacca nera: a tracollaportava una sacca di tela grezza, piena, e in testa un berret-to di lana nero, calcato sugli occhi: non ci voleva molto ariconoscere in lui un marinaio, sbarcato da poco.

    Si avvicin allentrata e guard la cigolante insegna cheportava il nome del locale. Lasci cadere la sacca dalla spal-la, per avere la mano sinistra pi libera, e tast il rigonfio

    27

  • 28

    del coltello, infilato nella cintura dietro la schiena. Si vede-va che la vita del mare insegnava ad essere prudenti. Aprla porta ed entr.

    Gli ci volle un p per abituare la vista alloscurit dellocale. Le sale erano tutte pannellate di legno scuro, lefinestre erano piccole, e la poca luce veniva dai lumi a oliosulle mensole. Il locale era piuttosto silenzioso: ai tavolierano sedute poche persone e al banco cera un solo in-serviente che osservava interessato il giovane appena en-trato.

    < Posso servirti da bere ? > fece luomo al banco< Una birra non si rifiuta mai > disse il marinaio, posan-

    do la sacca a terra e accostandosi al banco con il fianco, inmaniera da controllare la stanza

    < Il mare fa venire sete, vero ? > chiese laltro, comin-ciando a spillare birra in un boccale

    < Non sai quanto, amico > sorrise il marinaio < e nonabbiamo birra fresca a bordo, Si vede tanto che sono unmarinaio ? >

    < Beh, bisognerebbe essere ciechi > disse laltro, finen-do di riempire il boccale < e da quei capelli rossi che nonriesci a tenere dentro il berretto si direbbe anche che tu seiirlandese >

    < Di Drogheda >< E come sei finito in mare ? >< Sarebbe un discorso lungo. Ma ora sono a terra e,

    francamente, non mi va di parlare di mare: ne ho fatto ilpieno in questi mesi >

    < E qual buon vento ti porta qui, allora ? Solo la sete ?> cambi discorso laltro

    < No, cerco una persona > fece il marinaio< E sai di trovarla qui ? Chi ? >< Mi hanno detto che lavora qui, si chiama Rubella >

  • 29

    < Ah, Rubella. E una cameriera, la conosco. Ha i capellidi carota come i tuoi. Ora c poca gente da servire e allora andata nelle cucine a lavare le stoviglie. Te la mando achiamare. Chi devo dire che la cerca ? >

    < Dille che c suo..., no, dille che che venuto a trovarlaLeprecano > sorrise il marinaio

    < Leprecano ? E che nome ? >< Un nome. Ma lei capir >< Va bene > fece quello. Fece un cenno a una cameriera

    che stava entrando dalla sala adiacente, le disse qualcosaallorecchio e quella se ne torn indietro, sparendo nellesalette buie.

    Il marinaio si mise a sorseggiare la birra, raccolto neipensieri, mentre luomo al banco metteva a posto i boccali.

    .Il grido arriv da lontano, attutito dal labirinto di corri-

    doi e dalle pannellature di quercia. Era un grido di gioia,di felicit lasciata esplodere liberamente. Segu un lieve ru-more che si fece via via pi forte, come di qualcuno che siavvicinava correndo. Rubella entr come un tornado nellasala, sollevando davanti a s il pesante grembiule fradiciodi sapone per poter correre meglio, i capelli rossi svolaz-zanti nellaria. Come vide il marinaio dette di nuovo ungrido di gioia e gli salt letteralmente addosso, attaccan-doglisi al collo e tempestandolo di baci.

    Il marinaio ricambi labbraccio, si stacc dal banco e latenne in braccio sospesa, ruotando lentamente su se stes-so e battendole la mano sulla spalla, come per consolarla.Le effusioni di Rubella si tramutarono in un bel pianto, diquelli che ti svuotano ma poi ti senti riposato. Anche ilmarinaio, pur sorridente, aveva le lacrime agli occhi. Lascena era cos toccante che pi di uno dei pochi astanti sicommosse. Qualcuno si soffi il naso.

  • 30

    Dopo un buon minuto, Rubella sciolse labbraccio, si as-ciug con il bordo del grembiule il viso rosso come un po-modoro, rigato di lacrime, e sempre sorridendo si rivolsealluomo al banco, che aveva assistito alla scena con la boc-ca aperta dallo stupore. Rubella era una che tendeva astarsene per conto suo, grande lavoratrice ma non davatroppe confidenze, e quella scena era decisamente fuori del-lordinario.

    < George, questo Pat, mio fratello > Si volse verso gliavventori e lo ripet. Qualcuno fece un cenno di assensocon la testa, a mo di saluto. Qualcuno sorrise.

    < Pat ? > fece George ironico < Credevo si chiamasseLeprecano >

    < No > rise Pat < Leprecano il mio soprannome, cheporto fin da bambino >

    < Il leprecano un folletto irlandese > spieg Rubel-la < un personaggio del piccolo popolo che abita le nostreforeste: non cattivo ma usa la magia per fare scherzi edispetti. E Pat sempre stato un bambino dispettoso, vero? >

    < Un tempo lo ero > conferm Pat, con un sorriso unp triste, come chi ricorda un tempo felice passato che nontorner pi < poi crescendo mi sono reso conto che non sipu prendere tutto per scherzo >

    < Comunque sei qui > fece Rubella < e questa giuna magia: sono cinque anni che non ti vedo. E per fes-teggiare, > voltandosi alla sala < offri una pinta a questisignori, George, mettila in conto a me > Tutti gli astantiringraziarono, battendo ripetutamente il boccale sul tavo-lo. Poi Rubella prese Pat per mano < Andiamo in un postopi tranquillo, Pat. Sono quattro ore che lavo i piatti e hodiritto di ritirarmi un p in pace e chiacchierare con miofratello >

  • 31

    Pat fin di trangugiare la birra e afferrata la sacca lasegu allinterno del locale. Attraversarono numerose stanze,piccole, buie, tutte rigorosamente pannellate in legno scuro,appena rischiarate da lumi ad olio. Scesero una larga scalaa chiocciola e si trovarono in una ampio salone in pietra,con bassi soffitti a volta. File di botti, piramidi di bottiglie,balle di materiale, scaffali pieni di barattoli di ogni tipo,salami, prosciutti, formaggi. Da una porta Pat intravideunaltra ampia cantina con vasche dove si lavavano stoviglie.Da unaltra scorse cuochi intenti a fornelli e graticole. Conla mentalit del marinaio abituato a lunge traversate e al-la necessit di scorte di viveri, pens che anche in caso diassedio lYe Olde Cheshire Cheese avrebbe potuto resisterea lungo.

    Alla fine Rubella lo fece entrare in una sala piena ditavoli e sedie, probabilmente dove mangiava il personale,che al momento, data lora, era vuota. Si sedettero a untavolo. Rubella, passando nella cantina, aveva afferratouna bottiglia polverosa e due bicchieri di coccio. Tolse dauna tasca del grembiulone un cavatappi e con mano es-perta stur la bottiglia. Vers abbondantemente vino rossoscuro per s e per Pat e si mise a sedere con un sospiro.

    < Per un p non ci verranno a disturbare. Questo Borg-ona dubito che tu lo abbia assaggiato spesso. E ora raccon-ta. Mi devi cinque anni, Pat >

    Pat prese il bicchiere, sorseggi, poi fece una smorfia dipiacere volgendo gli occhi al cielo

    < Se a bordo avessimo di questo nettare, la marina in-glese sarebbe spiaggiata da tempo. E meglio che lo bevasolo ogni cinque anni. Con una bottiglia di questo in cor-po dubito che potrei salire in coffa di vedetta o a terzarolaresenza finire ai pesci > pos il bicchiere vuoto con un sospiro< Ma hai ragione, qualcosa successo in questi anni >

  • 32

    < Allora racconta > disse Rubella mescendo ancoraPat si lanci nel racconto, mentre Rubella ascoltava con

    gli occhi spalancati quei racconti di terre lontane. Nel 1662,quando aveva visitato lultima volta la sorella a Londra, Patsi era imbarcato su una nave da carico che portava materi-ale vario nelle colonie americane. La traversata era statadura, tra tempeste, fame, sete, e scorbuto, ma non avevanofatto brutti incontri con pirati o navi di nazioni nemiche ealla fine erano approdati a Jamaica. L aveva lavorato unp come carpentiere al porto e poi nel 1663 si era imbar-cato nella flotta inglese che andava a depredare le coloniespagnole. Era imbarcato proprio sulla nave del capo dellaspedizione, Henry Morgan.

    < Morgan ? > fece Rubella < Quel Morgan ? >< Proprio lui. E un gallese che ha lasciato lInghilterra

    per lAmerica in una spedizione organizzata da quel porcodi Cromwell, ma non che fosse un fervente puritano. Mor-gan pensa soprattutto a se stesso. Dopo la restaurazione hacontinuato a servire la Corona, sempre con una patente dicorsa >

    < Che questa corsa ? > fece Rubella < E perch navigaveloce ? >

    < Certo che no > rise Pat < La patente di corsa undocumento che la Corona ti rilascia e che ti autorizza adepredare le navi e i possedimenti di una nazione nemica.Tu lo fai a tuo rischio. Se vinci ti tieni il bottino e lInghilter-ra ci guadagna che il nemico si impoverisce. Se perdi, crepie basta >

    < Ma come essere pirati > fece Rubella< Esattamente lo stesso, in pratica. Solo che lo fai in

    nome del Re >< Ma i pirati sono gente crudele >

  • 33

    < Si e no. E non che gli spagnoli siano degli stinchi disanto. Loro che accumulano gronda di sangue degli indiose degli schiavi >

    < E anche tu fai quelle crudelt ? > fece Rubella con unosguardo di rimprovero

    < In realt io bado alla nave. Non siamo in tanti adessere marinai e a governare le navi. La gran parte di quelliimbarcati sono soldati di ventura, buoni solo a menar lemani, bucanieri >

    < Bucanieri ? > chiese perplessa< Il nome viene da boucan la graticola e il forno con

    cui viene affumicata la carne che costituisce il principalealimento delle isole: poi ha finito per dare il nome a quellamassa di rifugiati, perseguitati religiosi e politici, assassini,avventurieri che hanno lasciato la propia terra per le isoledei Caraibi. Gente dura, buona con la spada o la sciabola,e soprattutto con larchibugio. Capace che ti spaccano unamela a cento braccia. Anche se non mirano alle mele, maalle teste. Per non sono marinai, i bucanieri, anzi la granparte soffrono pure il mal di mare. Entrano in azione soloquando si devono affrontare gli spagnoli, negli abbordaggio negli assedi dei forti >

    < E tu combatti ? >< Ti ho detto che soprattutto bado a governare la nave.

    Ma quando siamo attaccati dagli spagnoli, non che quel-li fanno differenza tra bucanieri e marinai > disse Pat in-dicando una sottile cicatrice che gli solcava la pelle sullamandibola sinistra < Ne ho una collezione di questi seg-ni: se sono qui davanti a te soprattutto perch ho avutofortuna, ma anche perch mi sono saputo difendere >

    < E hai ucciso ? > sussurr RubellaPat abbass lo sguardo fissando il boccale di vino.

  • 34

    < Dare la morte non bello, tremendo. Ma quandodevi evitare la tua, di morte, pu non esserci alternativa >

    < Ma non hai ucciso innocenti, come facevano le TesteTonde ? >

    A sentir nominare i soldati di Cromwell, Pat divennepallido, strinse i pugni, socchiuse gli occhi, come se gli pas-sassero davanti immagini che cercava di dimenticare. Poisi rilass < No, mi sono solo difeso se necessario, credimi >

    Il racconto continu. La spedizione di Morgan doppila penisola dello Yucatan e sbarc in territorio messicano.Dopo 50 miglia di marcia nella jungla assediarono e espug-narono Villahermosa. Al ritorno scoprirono che le navi er-ano state catturate dagli spagnoli. Ma Morgan non si persedanimo e riusc a catturare a sua volta due navi spagnolee quattro barconi. Ripassarono lo Yucatan risalendo la cor-rente del golfo del Messico per 500 miglia, sbarcarono nuo-vamente e espugnarono Granada. Morgan e i suoi tornaronoa Jamaica carichi doro.

    < Quindi sei ricco > fece Rubella< Non che a un giovane marinaio tocchi poi tanto >

    sorrise Pat < ma abbastanza per star bene per un p, sorel-la. Morgan si fermato a Jamaica, e quando sono partitostava per sposare Mary Elizabeth Morgan, sua cugina. Masi dice che stia preparando unaltra spedizione, ancora pigrande. Lobiettivo Panama: non c riuscito mai nessunoa conquistarla. E una citt tutta doro, quella >

    < E tu ci andrai ? > disse Rubella< No di certo. Mi andata bene che sono ancora vivo.

    La vita del pirata non fa per me. Mi sono imbarcato su unanave mercantile e sono tornato in Europa >

    < E come mai sei a Londra ? >< La nave doveva fare delle riparazioni. Arrivati nella

    Manica ci siamo resi conto che tira aria cattiva, un sacco di

  • 35

    navi inglesi e olandesi che si prendono a cannonate, e non una buona idea rischiare di trovarsi nel mezzo. Con unp di fortuna abbiamo risalito il delta del Tamigi e abbiamoattraccato per le riparazioni. Ci vorr un p e io dar unamano, perch sono diventato un discreto carpentiere. Poisi riparte >

    < Di tornare a casa non se ne parla ? > disse Rubella conun tono triste

    < Drogheda ? >< Drogheda, la nostra Irlanda >< E stato troppo brutto, Rubella, non me la sento ancora

    di tornare, di rivivere tutto quello che... lo sai meglio me,sorellina. Forse un giorno. E quel giorno saremo insieme,te lo giuro >

    < Va bene Pat. Immagino che tu sia stanco, e il mio nasoavverte che non che ti lavavi spesso, a bordo >

    < Lacqua dolce un bene prezioso sul mare, Rubella >< E a Londra invece non costa niente. E non costa neanche

    scaldarla. Qui abbiamo tanta di quellacqua calda per cuo-cere il cibo e di sapone per lavare i piatti che nessuno avrda ridire se ne prendiamo un p per levare uno strato disporco da un maiale rosa irlandese > Indich una porticinanella parete vicino a loro < Se sali quella scala a chiocciola,al terzo pianerottolo trovi una porta e una piccola camera,che usiamo per gli ospiti del personale. Sar la tua camerafinch resti. In un angolo c una tinozza. Non far fintadi non vederla, mettila nel mezzo della stanza e aspetta-mi, che porto acqua calda e sapone. E prepara i tuoi pan-ni sporchi, quelli che hai addosso e quelli in quella sacca.Facciamo un bel bucato >

    Pat la guard con i lucciconi agli occhi< Sei tu la mia casa, Ruby >< Per ora > sorrise lei < Ma non ci contare sempre >

  • 36

    < Hai qualcuno ? >< Un fratello geloso non se ne va per cinque anni con i

    pirati > disse lei < comunque se vedi di riprendre sembian-za umane, magari te lo faccio conoscere >

    < Va bene, sorellina, agli ordini > disse Pat: bevuto unultimo sorso di Borgogna, si alz, prese la sacca e sparnella porticina che Rubella gli aveva indicato

    Rubella rimase un attimo seduta a pensare. Pat era tut-to quello che aveva. Poi pens a Ulysses, a Cricket, a Nelly.No, non era tutto quello che aveva. Ma era lunico ponteche le rimaneva con il suo passato, lunico con cui poter ri-cordare e piangere su quei momenti...... Era meglio se smet-teva di pensare, si disse. Aveva molto lavoro da fare: finiredi lavare i piatti, poi aiutare in cucina, poi sarebbero comin-ciati ad arrivare gli avventori e si doveva servire ai tavoli.E in tutto questo doveva farci rientrare laccudimento diun leprecano. Tracann lultimo bicchiere, e si dette unamossa.

  • 5 (Sopralluogo a St JamesPalace e ispezione delcorpo)

    Ulysses Unt camminava lievemente chinato in avanti percontrastare il vento, misto a pioggia. Decisamente non erauno dei mesi di maggio migliori degli ultimi anni. Avevafinito il sopralluogo della stanza del bambino a St JamesPalace e ora si recava alla Abbazia di Westminster per ved-erne il corpo. Erano passati tre giorni dalla morte e dovevaaffrettarsi. La distanza non era eccessiva e aveva pensatoche, pioggia a parte, una lunga camminata nei verdi pratigli avrebbe permesso di riflettere su quello che aveva visto.Si incammin per un sentiero che tagliava diagonalmentela verde distesa di un prato: St. James Park era stato untempo parte dei terreni dellAbbazia. Poi Enrico VIII, es-propriando tutti possedimenti della Chiesa dopo la rifor-ma, ne aveva fatto un parco per la selvaggina quando ave-va fatto costruire St. James Palace. Solo Charles II, attualere, aveva aperto il grande parco al pubblico.

    Mentre camminava sotto la fine pioggerellina ripensa quando si era presentato a St James Palace. La sentinel-la alla porta gli avea subito sbarrato la strada abbassandolalabarda, chiedendogli dove andava. Ulysses si era nu-

    37

  • 38

    tilmente presentato e aveva inutilmente sventolato il las-ciapassare che aveva ricevuto da Ashmole: aveva dovu-to aspettare che unaltro soldato lo venisse a rilevare e loaccompagnasse prima al posto di guardia, dove era statointerrogato dal capoposto, poi dallufficiale di guardia.

    < Chi siete ? > fece lufficiale, guardandolo di sbieco.Vestiva, come tutto il corpo di guardia, luniforme rossadella Guardia a Piedi, portava le insegne del reggimentoColdstream, uno dei pi prestigiosi, e aveva quellaria disufficienza che solo i militari di carriera sanno assumere difronte ai civili

    < Lho gi detto ai vostri uomini > fece Ulysses, un pseccato

    < Bene, ora lo ridirete a me > fece quello, impassibile< Sono Ulysses Unt, medico e astronomo, membro della

    Royal Society, e dalla Royal Society incaricato di indagaresulla morte di Charles Stuart, Duca di Kendal, avvenuta tregiorni fa al primo piano di questo palazzo >

    < Due giorni fa > fece lufficiale< Prego ? > disse Ulysses, interdetto< La morte di sua Signoria il Duca di Kendal avvenuta

    allalba, precisamente alle ore cinque del mattino. Ora sonole dodici. Siamo entrati nel terzo giorno dalla morte matre giorni non sono ancora trascorsi del tutto, e quindi laformula tre giorni fa non corretta >

    Ulysses medit se non fosse il caso di prendere il grossocalamaio di cristallo che splendeva nel mezzo della scriva-nia a cui era seduto lufficiale e versarglielo sulla giaccarosso fiamma, ma poi pens che il gesto, ancorch del tut-to giustificato, avrebbe solo rallentato lindagine e lasciperdere.

    < Due giorni fa > convenne

  • 39

    < E in base a quale autorit voi accampate le vostrepretese ? > sibil lufficiale

    < Ho qui un incarico ufficiale da parte di Viscount Brounck-er e Sir Elias Ashmole della Royal Society.... > disse Ulysses,frugando allinterno della giacca per recuperare il lascia-passare

    < La Royal Society non ha autorit n alcuna competen-za allinterno di St. James Palace > lo interruppe sprezzantelufficiale

    < ...Si da per il caso che la richiesta sia anche vidima-ta...> fece Ulysses, che aveva recuperato la carta, metten-dola sotto il naso dellufficiale

    Lufficiale forse non sent appieno il tagliente commentodi Ulysses. Lo sguardo gli era scorso lungo la pergamena esi era incollato alle poche righe vergate inequivocabilmentedalla mano dal suo Re. Incredibilmente, autorizzavano al-la libera circolazione nel palazzo quel petulante borghese,e implicitamente, impedivano a lui, Roderick Fenton, Uffi-ciale dei Coldstream, di chiamare la sentinella e far sbatterenelle segrete quellimportuno.

    < Vedo. Capisco > fece sottovoce, come se avesse in-goiato un rospo gigante.

    < Le due affermazioni non sono necessariamente legatedalle legge di reciprocit > comment altrettanto sottovoceUlysses, intendendo che anche agli idioti la vista tocca nat-uralmente, la comprensione delle cose non altrettanto. Poiad alta voce soggiunse < Volete quindi disporre perch iosia accompagnato sul luogo della morte ? >

    < Provvedo > fece lufficiale, che sembrava risparmi-are i vocaboli. Allung una mano e dette uno strattone a

  • 40

    un cordone che pendeva lungo il muro. A breve distan-za suon una campanella e dopo un istante una guardiaarmata irruppe nella stanza, irrigidendosi sugli attenti.

    < Accompagnate il signore dove vi chiede > fece luffi-ciale

    < Avr delle richieste da fare > insist Ulysses, recu-perando il lasciapassare su cui lufficiale aveva ancora gliocchi incollati

    < Soddisfate le sue richieste > aggiunse lufficiale, contono depresso

    La guardia si fece di lato per lasciar uscire Ulysses, che,giunto alla soglia, si gir e si rivolse allufficiale

    < Gi che ci siamo potete dare disposizione che sul luo-go del decesso mi raggiungano, diciamo tra quindici minu-ti, le due guardie che mi risulta fossero di sentinella sulposto, e la nutrice: quelli che hanno visto il cadavere perprimi, intendo >

    < La nutrice negli appartamenti della servit e la farchiamare. Le due guardie non so se siano in servizio ora...>

    < Non mi interessa che siano in servizio o meno. Voglioche si presentino da me tra un quarto dora. O devo rivol-germi a Sua Maest per significargli che non mi si consentedi condurre le indagini...>

    fece lufficiale volgendo gli occhi al cielo< Provveder >

    < Ecco, bene > disse Ulysses < E unaltra cosa >< Certo > fece lufficiale, ormai pronto al peggio< A questo potete certamente rispondere voi, non sar

    necessario disturbare nessuno. Immagino che alla scopertadel cadavere sia stato dato lallarme >

    < Certamente. Quando la nutrice ha visto il cadavereed ha urlato, una delle sentinelle ha subito tirato il cordonedi allarme...>

  • 41

    < Tipo quello ? > chiese Ulysses indicando il cordoneche lufficiale aveva tirato per chiamare il piantone

    < Tipo quello > fece laltro< E il suddetto allarme dove suona, di grazia ? > chiese

    Ulysses< Nel corpo di guardia, nel cortile alla base delle scale

    che portano al primo piano >< E gli uomini di guardia sono accorsi subito ? >< Certamente, hanno volato >< E come sapevano dove volare ? >< Nel corpo di guardia ci sono diverse campanelle di

    allarme, ed ognuna contraddistinta con un cartello cheindica la provenienza dellallarme >

    < Quindi immagino che avrebbero visto se qualcunosi stava allontanando dal luogo del decesso, magari dallafinestra > disse Ulysses

    < Assolutamente si. La scala che porta al primo piano lunica via per cui ci si poteva allontanare dalla cameradel Principe Charles. La finestra era ed tuttora bloccatada inchiavardature nella parete di pietra e, in ogni caso, sequalcuno si fosse calato dalla finestra sarebbe sceso in cor-rispondenza dellinizio delle scale, proprio in bocca ai mieiuomini. Nessuno ha potuto allontanarsi, ne sono certo.Appena ha suonato lallarme i miei uomini sono volati...>

    < Vedo > fece Ulysses, e soggiunse socchiudendo gli oc-chi < Per inciso, i vostri uomini si muovono su gambe, eprecisamente due, e non sono dotati di ali. E hanno unapertura massima del cavo orale che non supera certo idodici centimetri di diametro. Quindi le formule scenderein bocca ai miei uomini e sono volati sono altrettantoscorrette di tre giorni fa. Vi saluto >

    Ulysses si gir e se ne and seguito dallo sbigottito piantone,che non era uso a vedere apostrofare il quel modo il temi-

  • 42

    bile tenente Fenton..Percorsa la rampa di scale fino al primo piano, segu il

    soldato per alcuni corridoi e giunse nella ampia sala dovele due sentinelle avevano montato la guardia alla stanzettadel piccolo Charles. Fece cenno al soldato di rimanere fuoried entr nella stanza. Verific la solidit della porta, lacomplessit della serratura, i paletti che la bloccavano intutte le direzioni. Il locale era vuoto, salvo che per la cullae le coperte, un lume ad olio su una mensola a parete e uncandeliere a terra, accanto alla culla. Se nel trambusto diquello che era accaduto avevano portato dentro qualcosa,questo era stato accuratamente rimosso. Ulysses not le ro-buste pareti di pannelli di quercia, che salivano a rivestireanche il soffitto. Saggi la finestra. Bloccata. Attraversoi vetri rigati di pioggia pot vedere le spesse chiavarde diferro che fissavano lintelaiatura esterna della finestra allaparete di pietra.

    Si concentr sulla culla. Posava su un alto piedistallo diquercia. Anche la struttura ovale della culla era di legno, eallinterno era imbottita da uno spesso tessuto trapuntatodi lana, fissato al legno della culla con borchie metalliche.Nella culla era posato un soffice materasso ovale, poco pigrande di un cuscino. I due lenzuolini e un paio di cop-erte di lana erano ammucchiati scompostamente sul fondoo pendevano dal bordo della culla, come se fossero statistrappati con forza, da ben rincalzati che dovevano essere.Una delle coperte recava addirittura un chiaro strappo, ir-regolare, di una diecina di centimetri. Ulysses dubit cheuna coperta con uno strappo simile potesse essere usata peril principe, e lo strappo doveva evidentemente risalire allanotte del decesso. La culla aveva una cappotta semisfer-ica, come un tabernacolo, anche questa di legno e imbot-

  • 43

    tita allinterno. Lesterno della culla e il tabernacolo era-no rivestiti di una stoffa leggera di color rosso, decoratacon piccoli leoni rampanti doro. Sul bordo del taberna-colo la stoffa finiva con un largo orlo di trina bianca, dacui pendevano, come per una tendina decorata, sottili trec-ce di lana che terminavano con un fiocco o con una perlaforata di legno, grossa come una ciliegia. Ulysse si immag-in il Piccolo Charles che giocava con i pendenti, prima diaddormentarsi.

    Il sopralluogo non forn molto altro. Un colpo di tossealle sue spalle annunci larrivo delle due sentinelle e dellanutrice. Ulysses li interrog a lungo ma non pot cavar loroniente di pi di quello che gi si sapeva. Nessun segno orumore sospetto durante la notte, dalla stanzina o da altredirezioni. La nutrice (la testimonianza della poveretta fulunga e penosa per i continui scoppi di pianto) era entrata,aveva visto il corpicino scomposto di Charles, aveva urla-to. La guardia anziana era accorsa. Quella giovane ave-va suonato lallarme. Dopo pochi secondi sul posto pul-lulavano servi, soldati, dignitari e dottori. ma la guardiaanziana era stata irremovibile e aveva tenuto tutti fuori.Tutti fuorch il dottore di famiglia e i familiari.

    I familiari non li pot vedere. Avevano lasciato il palaz-zo per la residenza di Richmond, e probabilmente non avreb-bero saputo dirgli niente di interessante sulle circostanzedella morte del figlio. Linterrogatorio del dottore non ave-va rivelato gran che. Era un giovane assistente di Locke, ilpi famoso medico di Londra. Il vero medico di famiglia,Newborne, qualche mese prima si era recato in Persia perun soggiorno alla Scuola di Medicina di Avicenna per con-to della Royal Society, e il giovane lo aveva sostituito. Alleconsegne, Newborne aveva detto al sostituto che il piccoloCharles godeva ottima salute, e di questo il giovane aveva

  • 44

    avuto conferma nei tre mesi nei quali aveva frequentato St.James Palace. Accorso al momento del decesso, non avevapotuto che constatare la morte. Il bimbo appariva cianoti-co, ma senza altri indizi di malattia o segni che potesserosuggerire alcuna violenza. Sembrava che fosse morto nelsonno come talora capitava ai bambini prima del compi-mento dellanno di et: banalmente (se la morte pu esserebanale) era rimasto senza respiro.

    Il locale era talmente impenetrabile, e la morte cos in-spiegabile, che Ulysses arriv a pensare addirittura che ilbambino fosse stato introdotto nella stanzetta gi morto.Ma la testimonianza della nutrice, che lo aveva messo adormire, e le coperte scomposte escludevano questa possi-bilit. Ulysses lasci St. James Palace con la convinzioneche quello fosse il prototipo perfetto di una morte naturale,e la lunga camminata fino a Westminster Abbey, invece diportargli consiglio, non gli port altro che qualche brivido,fradicio di pioggia come era.

    Entrato nella imponente chiesa si rec fino alla sagres-tia. Trov anche l un graduato dei Coldstream di guardia,cosa che trov normale, dato che nella sagrestia si custodi-vano le spoglie di un membro della famiglia reale, addirit-tura un erede al trono. Il soldato fu molto pi educato deltenente Fenton, e alla presentazione delle autorevoli cre-denziali di Ulysses si rese disponibile a servirlo. E and achiamare il dean.

    Il dean di Westminster, John Dolben, era un uomo cor-pulento, dal passato molto attivo. Realista convinto, ave-va combattuto a Marston Moor, venti anni prima: avevasopportato in silenzio la parentesi Puritana, e alla restau-razione era stato premiato con incarichi importanti, nonultimo quello di dean della cattedrale pi importante di In-ghilterra. Dolben non sembr prestare molta attenzione a

  • 45

    Ulysses. Era sconvolto dalla notizia, giunta fresca da Ro-ma, che il Papa Alessandro VII era morto, proprio lo stes-so giorno di Charles Stuart. Un papa non molto impor-tante. Ma pur sempre un Papa, anche per un prelato dellaChiesa Riformata di Inghilterra, che in fin dei conti, fino anon molto tempo prima, era ancora Santa Chiesa Cattoli-ca e Apostolica. Il dean quindi aveva i pensieri altrove:si limit a fare i convenevoli di rito a Ulysses, soprattut-to dopo aver visto e rivisto la firma in calce al lasciapas-sare. Accompagn personalmente Ulysses nella camera ar-dente dellerede al trono e lo lasci l con un sagrestano,dicendogli che poteva fare a suo comodo. E se ne and.

    Che Ulysses potesse fare a suo comodo era ovviamenteun eufemismo. Luntuoso sagrestano lo inform che la salmaera gi stata lavata, trattata con unguenti e profumi, vesti-ta e composta. Ulysses in pratica poteva solo guardare ilpiccolo morticino, praticamente senza toccarlo. Non chesperasse molto dallesame del cadavere. Il resoconto delgiovane dottore a St. James Palace, giovane s, ma allievoscelto di Locke, gli era bastato. Guard quello che pote-va guardare. Il bambino era stato composto con arte, esembrava un angioletto vestito da principe. Il pallore dellamorte compensava il colore cianotico che il dottore avevanotato poco dopo il decesso. Ora il bimbo aveva solo uncolore lievemente grigio: nessun segno sul collo, nessungraffio, nessun livido visibile.

    Salut il sagrestano e raggiunse rapidamente luscitadellAbbazia. Conosceva bene quella chiesa, ed era sta-to testimone di cerimonie solenni e festose. Ora invecesentiva intorno un vago sentore di morte: nella sagrestiama anche nelle navate, costellate delle tombe dei grandidi Inghilterra. Meglio uscire. Ci sarebbero stati momentimigliori da vivere in quella chiesa. Fuori, ovviamente, pi-

  • 46

    oveva ancora, e lui non si era ancora asciugato da prima.Si vede che non era giornata. Poi pens al bambino nel-la sagrestia, alla peste, al Great Fire. Forse non era il casodi lamentarsi troppo. Anche al Papa di Roma non era an-data tanto bene, proprio lo stesso giorno di Charles Stuart.Davvero una strana combinazione.

    Si avvolse nel mantello umido, si calc bene il capelloin testa, e lasci il portale dellAbbazia dirigendosi versoWestminster Palace. La strada fino a Fleet Street era lunga,ma l si sarebbe seduto accanto al camino grande a avrebbechiesto a Rubella uno stufato caldo.

  • 6 (Malawi si imbarca aAcri)

    Il canto del gallo buc il silenzio dellalba. Malawi ebbeun piccolo sobbalzo e si gir nel dormiveglia, per allun-gare le gambe di traverso nel letto e stirarsi. Si aspettavache il piede si facesse strada tra i lenzuoli di seta, frescaperch non scaldata dal suo corpo. Il piede invece trov laruvida tela e si protese nel vuoto, uscito dal pagliericcio.Qualche mattina si svegliava ancora convinto di essere nel-la sua sontuosa camera da letto a Isfahan, dimenticandosiper un attimo di essere da giorni in viaggio con la carovanache gli aveva consentito di traversare miglia e miglia, us-ando pernottamenti di fortuna: erano arrivati a un giornodi cammino da Acri.

    Sospir e si rigir di nuovo sul pagliericcio angusto nel-la piccola stanza dallarredamento spartano: in realt pocopi di una stalla. Non avevano trovato altro quando, giun-ti a tarda sera, era stato pi che evidente che non sarebbestato prudente andare avanti. La carovana era ben difesadalla Guardia Nera, e anche i carovanieri se la sapevanocavare con le armi, ma proseguire nella notte nella cam-pagna semideserta sarebbe stato come invitare eventualibande di predoni nomadi, che non mancavano anche in unterritorio abbastanza tranquillo come la Palestina.

    47

  • 48

    A malicuore si alz, si vest rapidamente, apr la por-ta sgangherata e usc per andare al vicino ruscello a lavar-si. La casupola dove avevano trovato asilo era una picco-la costruzione, imbiancata a calce viva, fatta con le pietreirregolari che sembravano nascere come patate da quellaterra arida. Doveva essere una vita dura quella del con-tadino, pens Malawi. Sullo spiazzo antistante la caset-ta i carovanieri avevano piantato le nere tende da viag-gio. Gli uomini della Guardia Nera, come loro abitudineda quando erano partiti, avevano dormito allaperto, av-volti in coperte di lana, pronti a balzare in piedi con lascimitarra in mano al minimo scricchiolio sospetto. Pocopi accanto, vicino al ruscello, erano stati sistemati i cam-melli, guardati a turno da due carovanieri. Erano un benetroppo prezioso, di certo ambto anche in quella regione,per rischiare che qualcuno glieli portasse via.

    Malawi pass tra le tende e percep i primi movimenti erumori del risveglio. Cammin fino al ruscello, si spogli esi gett in una polla dove lacqua gli arrivava al petto. Lac-qua era gelida e lo svegli del tutto. Quanta differenza dalsuo bagno di Isfahan, con lacqua corrente, la vasca riem-pita dalla servit con acqua calda, gli olii profumati, i sof-fici panni per asciugarsi... Ma anche quellacqua limpidae gelata aveva i suoi risvolti positivi: ti svegliava del tut-to e ti rendeva subito tonico, pens Malawi uscendo dallapolla e asciugandosi con una ruvida tela. Si infil di nuovoluniforme da Guardia Nera e si diresse verso la sua dimo-ra. Tra le tende cera gi un via vai di carovanieri. Alcuniavevano riattizzato il fuoco e messo a scaldare lacqua peril the e la zuppa di lenticchie della sera prima, altri sta-vano smontando le tende, altri cominciavano ad accudire icammelli.

    Come giunse davanti alla casupola vide uscire da una

  • 49

    delle due porticine Newborne, il suo compagno di viaggio.Come sempre al risveglio mattutino appariva un p stra-volto, come gonfio e spiegazzato. La vita del nomade e delcarovaniere non era evidentemente il suo ideale. A parteindossare ostinatamente vesti europee, quanto di meno adat-to per attraversare quella regione a dorso di cammello, siera dimostrato discretamente maldestro e poco adatto aquella vita faticosa allaria aperta, e pi volte aveva suscita-to lilarit dei carovanieri. Per il resto era stato un compag-no di conversazione ideale, colto, buon ascoltatore, curiosodelle diverse usanze, con un notevole sapere medico, maavido delle conoscenze mediche di altre civilt, con cui lasua da secoli non era in contatto.

    < Buongiorno > fece Malawi sorridendo al risvegliato< Spero sia buono, soprattutto sia meglio della notte.

    Credevo che niente potesse esere peggio di una coperta sul-la nuda terra, o del dorso di un cammello in movimento,ma il pagliericcio di quella specie di stamberga ha superatose stesso, stanotte. Sono a pezzi > fece quello massaggian-dosi la schiena con le mani.

    < Fatevi coraggio > sorrise Malawi < Siamo a mezzagiornata di cammino da Acri: l ci imbarcheremo per lItaliae spero che a bordo la sistemazione sia migliore >

    < Acri ? > Domand curioso Newborne < San GiovannidAcri ? >

    < Proprio quello > Disse Malawi, mettendosi la tracollae assicurandovi la scimitarra < Una citt famosa al tempodelle Crociate. Fu lultimo avamposto dei Cristiani, pri-ma che venissero cacciati definitivamente dai Mamelucchi,quattro secoli fa. Ora non pi un porto importante: anzi,da pi di un secolo gli Ottomani lhanno occupata e la cit-t sta andando in lenta decadenza. Ma lapprodo ancorabuono. E i Veneziani lo usano ancora >

  • 50

    < I Veneziani ? Ci imbarcheremo su una nave Veneziana? >

    < Anche se le loro sorti in questa parte del Mediterra-neo non sono pi quelle di un tempo, sono ancora la pigrande potenza marinara che esista. E lo hanno ben di-mostrato a Lepanto. Le galee Veneziane le hanno suonatemolte volte agli Ottomani in questi ultimi 20 anni: Negro-ponte, Smirne, Paro, hanno addirittura forzato i Dardanelliminacciando Istanbul, poi Chio, Milo. Ma ogni volta gliOttomani ricostruiscono la flotta e si rifanno avanti. Pen-so che la Sublime Porta alla lunga la vincer sul Leone diSan Marco. Sono pi di 20 anni che la fortezza Venezianadella Canea a Candia assediata, si dice che questan-no il Gran Visir in persona andr a condurre lattacco. MaVenezia non sembra voler mollare. E le sua navi solcanoancora questa parte di mare. Meno frequenti forse, certopi guardinghe, ma niente ha mai fermato il commerciodella Repubblica di Venezia. Restano i marinai migliori:nessuno tiene il mare come loro. Certo non i marinai delSultano >

    < Ne sapete un bel p delle cose del Mediterraneo, purvivendo tanto lontano da qui > osserv Newborne, men-tre si sciacquava il viso in un catino dacqua. Secondo latradizione europea lavarsi non era una abitudine cos dif-fusa, e Newborne non avrebbe certo tollerato il battesimodellacqua gelata del torrente.

    < Ho viaggiato molto, anche da queste parti. Mio padreera un commerciante e fin da adolescente mi ha portatocon s, perch imparassi. E ho imparato molte cose > disseMalawi in tono pensoso, guardando di sfuggita lelsa dec-orata della scimitarra

    < Ma avreste dovuto fare il commerciante, non il diplo-matico > disse Newborne

  • 51

    < La vita imprevedibile, solo Allah conosce il futuro> disse Malawi, calzandosi bene il piccolo turbante nero

    Una esclamazione di gioia da parte di Newborne lo in-terruppe. Un cammelliere si stava avvicinando con duetazze fumanti.

    Newborne era, anche se rispettosamente, motivo di de-risione da parte dei carovanieri per le sue difficolt nellac-cettare la dieta di viaggio. Gallette, carne e frutta essiccata,radici trovate lungo il cammino, pulite sommariamente ecotte: niente a che vedere con la dieta deliziosa, se pure bendiversa da quella inglese, che Newborne aveva apprezzatoalla Scuola di Medicina di Isfahan. Ma una cosa lo avevastregato. Il the.

    Il the era giunto in Inghilterra solo da una diecina di an-ni, ed era ancora quasi sconosciuto alla popolazione. An-che in Francia dove era arrivato da trenta anni, era usatosolo nei salotti della nobilt. In Persia era stato introdottoda almeno un secolo ed anche se il suo uso non era trop-po diffuso nella popolazione comune, certo lo era a corte,dove si consumavano i the indiani e cinesi pi pregiati.Newborne era stato come stregato da quella bevanda chegli doveva certo sembrare esotica, e se ne era portato unascorta tornando in patria.

    La sorte aveva voluto che quella che li trasportava fi-no alla Palestina fosse una carovana di mercanti di spezie(Malawi laveva scelta per quello, perch avrebbe creato

  • 52

    meno curiosit di una sola scorta armata). Tra le speziela carovana portava anche del the. Dai primi del secolo ilthe cinese e indiano su quel versante avevano trovato lavia dellimpero Ottomano e del Regno di Russia ed il com-mercio era sempre pi fiorente. Quella carovana portavaun tipo speciale di te, in cinese Zheng Shan Xiao Zhong:Malawi lo pronunciava discretamente, mentre Newbornenon sarebbe mai riuscito ad andare oltre a Souchong.Ma come il capo carovaniere glielo aveva fatto assaggia-re, Newborne ne era andato pazzo. Diceva che gli ricor-dava la pancetta affumicata della sua terra. Malawi ave-va pietosamente evitato di tradurre ai carovanieri, ferven-ti mussulmani, il dettaglio della pancetta di maiale, perevitare che lo guardassero come un fenomeno da baracconepi di quanto gi facevano.

    < Arriva il vostro nettare > fece ironico Malawi, rivoltoa Newborne che si era illuminato in volto

    < E sublime > disse Newborne, prendendo dal carovanierela tazza come se fosse una reliquia < Temo solo di non rius-cire pi a trovarlo al ritorno in Inghilterra. Non so se questabevanda avr successo nel mio paese >

    < Il the ha avuto successo ovunque. Anche lo Czar diRussia pare ne vada matto. Non credo che mancher ilsuccesso anche in Inghilterra > osserv Malawi

    < Nel dubbio ne far scorta. Mi aiuterete a negoziarecon il capo carovaniere lacquisto di tutto quello che trasporta? > implor Newborne

    < Sar un mio dovere e piacere. Stanotte allimbarcoprovvederemo > disse Malawi

    < Si parte cos presto, dunque ? > osserv linglese< E gi troppo che caracolliamo su questi cammelli, e

    c ancora tanta strada da fare. Ho scelto la via del mareperch so che i Veneziani ci permetteranno di arrivare molto

  • 53

    prima. Il carovaniere stato qui un mese fa e ha contratta-to il nostro imbarco. Ma i Veneziani devono stare attentia non incappare nelle navi del Vizir, e Acri ha per giuntauna guarnigione Ottomana. La nave arriver stanotte e in-crocier al largo. Manderanno una scialuppa a prenderci alporto, e con laiuto del buio dovrebbe andare tutto bene >

    < Allora mi bevo il the e faccio i bagagli > disse New-borne rientrando nella casupola con la tazza fumante tra lemani

    Malawi si guard intorno. I carovanieri avevano gismontato le tende e caricato i cammelli. Un paio stavanospengendo il fuoco, e tra poco la carovana sarebbe statapronta a muovere. La Guardia Nera era pronta da tem-po. Si compiacque della organizzazione. Per il momentoera andato tutto bene. E pi ci si allontanava dalla Persia,meno probabile era che Suleiman facesse scattare qualchetrappola. Ma la prudenza non era mai troppa. Avrebbedovuto controllare bene le credenziali del capitano Veneziano,una volta a bordo.

    Una Guradia Nera si avvicin con due cammelli allabriglia. Uno era quello di Malawi. Dopo lattraversamen-to delle regioni aride a ovest della Persia, dove il cammel-lo era indispensabile, avrebbe potuto anche comprarsi uncavallo, ma dopo ore e ore di ondeggiamento altalenante siera affezionato a quella bestia. Con rapidi cenni e secchi co-mandi lo fece accucciare e poi, dopo essersi sistemato sullasella, lo fece rialzare, il tutto tra un concerto di bramiti, al-meno cos li chiamava linglese, che diceva che il verso deicammelli gli ricordava i cervi di casa sua.

    Si guard intorno. Sembravano pronti a partire. Duecammellieri stavano finendo di issare Newborne sulla suacavalcatura. Era un altro momento di ilarit che tutta lacarovana aspettava, curiosa di vedere in che modo goffo

  • 54

    linglese sarebbe riuscito una volta ancora a salire in sella.E Newborne pareva stare al gioco, dato che, compiuta lim-presa, rivolgeva un saluto a tutti, sorridendo e portando ilfrustino alla tempia.

    Malawi lo guard sorridendo e si domand se anchelui, Selim Ali Ben Malawi, sarebbe sembrato altrettanto gof-fo e stupido una volta in Inghilterra. Poi fece un cenno alcapo cammelliere, e la colonna si mise silenziosamente inmarcia.

  • 7 (Ulysse torna da Rubella,scherzo di Cricket)

    Lasciata lAbbazia, Ulysses era passato davanti a Westmin-ster Hall. La testa rinsecchita di Oliver Cromwell facevabella mostra su un palo fissato al tetto: tutte le volte chela vedeva Ulysses non poteva fare a meno di pensare chela testa lo stesse guardando. Quella sensazione era prob-abilmente la stessa che avevano tutti i passanti, e Ulyssesdubitava che quella macabra iniziativa andasse veramentea favore della Corona. Quella presenza mummificata, piche ricordare la punizione che attendeva i regicidi, rischi-ava di generare nostalgia per quella esperienza unica didemocrazia popolare, se pure tinta dellintegralismo deiPuritani.

    Di certo, nostalgici di Cromwell ce ne erano parecchiancora in giro, e anche se latteggiamento pi comune chela gente teneva in pubblico era quello di disprezzo per lavven-tura repubblicana, non era escluso che molti ricordasserofavorevolmente quel periodo. Di fatto, la restaurazionedella Corona da parte di una famiglia di scarso spessorecome gli Stuart non aveva acceso particolare entusiasmonel popolo, che di quei regnanti avrebbe volentieri fatto ameno. E con questo si veniva alla pista Puritana, la pilogica che si poteva ipotizzare per luccisione del piccolo

    55

  • 56

    Charles.

    Era verosimile che seguaci di Cromwell, un nostalgicoisolato o un vero e proprio complotto, avessero in odio gliStuart. Indubbiamente luccisione di un erede al trono eraun grave colpo alla monarchia, e un segnale destabilizzanteper il potere. Perch luccisione avesse per il massimodelleffetto Ulysses si sarebbe aspettato una qualche formadi rivendicazione del gesto, qualche indizio palese che ri-mandasse chiaramente ai cospiratori, una sorta di firma deldelitto: niente del genere sembrava fosse avvenuto. E poiperch uccidere Charles, che era solo secondo in ordine dieredit al trono, e non il fratello James, lerede ufficiale ?Poteva per anche essere una strategia voluta. Se si fosseucciso il legittimo erede al trono lattacco alla successionesarebbe stato troppo palese, e le misure a difesa dellunicoerede rimasto sarebbero state tali da rendere molto diffi-cile avvicinarglisi. Cos invece le cose apparivano ancoraincerte, e si poteva forse approffittare dello sgomento perun nuovo attacco. Doveva ricordarsi di parlarne a Ash-mole perch venissero prese le dovute misure. Ma poi siricord di come era impenetrabile la stanzetta del piccoloCharles...pi protetto di cos. Eppure era morto.

    Forse, sempre che si trattasse di omicidio, lattacco eravenuto dallinterno. Certo qualcuno che avesse libero movi-mento nel palazzo sarebbe stato facilitato. Ma chi potevaavere un movente ? Qualcuno che avesse un tale odio neiconfornti degli Stuart da infierire contro un bambino ? Ineffetti un palazzo reale poteva essere luogo di tresche, ran-cori, complotti e vendette. Avrebbe dovuto indagare anchein tal senso. Ma non era facile penetrare lomert che ingenere regna in una comunit ristretta, specie per un in-vestigatore esterno. Avrebbe dovuto infiltrare qualcuno.Qualcuno che sapesse camuffarsi bene e potesse guardare

  • 57

    in giro e fare domande senza destare sospetto. Ulyssespass rapidamente in rassegna tutte le persone su cui pote-va contare in quel momento a Londra, ma per quel compitogli venne in mente solo Robert, il suo amico attore. Non lovedeva da un p di tempo, ma Robert lo aveva aiutato al-tre volte nelle indagini e certo sarebbe stato ben contentodi farlo anche questa volta. Si ricord che Cricket gli ave-va detto che Robert recitava al Londons Theatre Royal inBridges Street, uno dei pochi teatri scampato al Great Fire,dove in quei giorni si rappresentava The Maiden Queen diJohn Dryden. Avrebbe rivisto volentieri Robert, e anche lospettacolo.

    Mentre ragionava cos tra s e s, Ulysses era passatooltre Westminster Palace e aveva imboccato White Hall. Lestrade erano piuttosto affollate, anche perch aveva smessodi piovere. Era incredibile come dopo soli due anni da unatremenda epidemia di peste che aveva decimato la popo-lazione e un incendio colossale che aveva ridotto in cenerequasi tutto il centro, la citt si fosse ripresa cos rapida-mente. O forse era solo una reazione a tanta morte, comeun riflesso automatico, una nuova spinta verso la vita. Fat-to sta che le strade erano nuovamente animate da passanti,cavalli, carrozze, carriaggi. Si sentiva nuovamente la caco-fonia di grida, nitriti, scalpiccio di piedi, risuonare di zoc-coli sul selciato. Allodore di bruciato, ormai lavato dallepiogge, si era sostituito il vecchio odore di fogna che carat-terizzava le grandi citt del tempo, che ancora le fogne nonle conoscevano.

    Ulysses not in particolare tanti cariaggi che trasporta-vano materiale da costruzione, travi, mattoni, sacchi di sab-bia e calce, pale e picconi. Ogni tanto passava un carico ec-cezionale, grandi blocchi di pietra, colonne, capitelli. Eraevidente che la ricostruzione della citt avanzava ad un

  • 58

    ritmo febbrile, e dal materiale si capiva che sarebbe statauna citt essenzialmente di pietra e ad impronta neoclassi-ca, tale la voleva Christopher Wren, larchitetto della Coro-na. Distratto da tanto traffico, Ulysses aveva passato Char-ing Cross, e, imboccato lo Strand, era giunto a Temple Bar,entrando nel territorio colpito dallincendio.

    Il confine non era netto e delineato, perch al marginedellincendio alcune case erano arse fino alle fondamenta,altre erano state solo danneggiate, altre, quelle prevalen-temente in muratura, si erano salvate. Qui il traffico deiveicoli era rallentato, perch molti cariaggi si fermavanoper scaricare materiali da costruzione e rimuovere detri-ti. Molte case erano ancora coperte dalle impalcature dilegno, sulle quali gli operai si muovevano come formiche.Anche i tetti brulicavano di maestranze, specie quelli che asuo tempo erano stati ricoperti di canniccio, ora vietato, ederano ancora scoperchiati e in attesa di essere coperti conmattonelle di ardesia grigia.

    Ulysses cominci a percorrere Fleet Street. Mancavapoco al piccolo passaggio laterale che lo avrebbe portatoal Ye Olde Cheshire Cheese. I lavori in corso rallentavanoanche il traffico pedonale, che doveva vedersela con gli os-tacoli di mucchi di terra, mattoni e legname e con le maes-tranze che andavano in su e in gi con travi e pale in spalla,non curandosi molto di chi era di passaggio. Poco avanti alui la folla si apr per lasciar passare due ragazzini, il pri-mo ricorso dal secondo, non si capiva se per gioco o altro.I due correvano saltellando come gazzelle in mezzo ai tan-ti ostacoli. Quello che sembrava scappare era un bambinodai capelli rossi che a Ulysses ricordarono quelli di Rubel-la. Il bambino salt sopra un mucchio di sabbia ma fin so-pra un cumulo di pietre, perse lequilibrio e and a sbattereproprio addosso a Ulysses. Ulysses attut il colpo abbrac-

  • 59

    ciandolo, ma quello si riprese subito e bofonchiando unmi scusi, signore riprese la fuga avendo perso abbastan-za terreno rispetto allinseguitore. Ulysses segu sorriden-do il duo che spar dentro a uno dei tanti vicoletti laterali.Beati loro che, nonostante fossero poveri, affamati, e proba-bilmente anche orfani o trovatelli, riuscivano ad essere cosspensierati, pens.

    Il pensiero dei tanti bambini soli che popolavano Lon-dra lo fece riflettere. La peste e il fuoco avevano fatto laloro parte nel creare orfani, ma molti erano solo il risulta-to di gravidanze indesiderate, abbandonati subito dopo ilparto. Era curioso come, proprio in frangenti sociali tragici,le nascite illegittime si moltiplicassero, come se creare co-munque la vita fosse un modo di esorcizzare tanta morte.Pensando ai figli illegittimi gli venne in mente che se quel-la dei seguaci di Cromwell era sicuramente una pista daseguire, non era lunica possibile: anche una tresca di Palaz-zo, un figlio illegittimo rinnegato, poteva essere un movente.Purtroppo non sarebbe stato cos facile infiltrarsi a corte eindagare su simili segreti.

    Era finalmente giunto al basso passaggio quadrato chesi apriva in un palazzo di Fleet Street e portava allosteriadi Rubella, quando sent due strattoni su una delle codedella giacca. Si gir e, sopreso, vide il bambino con i capellirossi che poco prima gli era accidentalmente venuto addos-so. Quello stava davanti a lui, le mani dietro la schiena, iltestone di capelli rossi volto a terra, evidentemente contri-to.

    < Che hai piccolo ? > chiese Ulysses < Ti sei fatto malequando mi sei venuto addosso ? >

    < No, volevo scusarmi > fece quello scuotendo la testa,sempre abbassata

    < Non stato niente, non mi hai fatto male >

  • 60

    Quello alz il viso, rivelando due grossi lacrimoni chegli scendevano lungo le guance. Poi lev la mano che tene-va dietro la schiena e porse a Ulysses un piccolo fagottoavvolto, in un pezzo di stoffa grigia.

    < E questo cos ? > fece Ulysses prendendo il pacchet-to. Alto sopra le loro teste si ud un sibilo acuto. Il bambi-no dai capelli rossi ebbe un sobbalzo, si gir e spar velocecome una saetta in mezzo alla gente

    Ulysses rimase perplesso, il pacchetto in mano. Alzlo sguardo da dove era venuto il sibilo. Seduto su un tet-to mezzo diroccato, con una gamba penzolante nel vuoto,un altro bambino lo stava guardando. Era abbastanza vici-no da capire chiaramente che si trattava di Cricket. Trop-po lontano per vedere se stava sorridendo, ma Ulysses ciavrebbe giurato.

    Pose attenzione al pacchetto che aveva in mano. Losvolse dalla tela grigia e si trov in mano il suo portafogli,ancora bello gonfio...

    Un altro sibilo gli fece alzare di nuovo lo sguardo. Crick-et lo stava guardando e con la mano gli fece un cenno, duedita puntate a forchetta verso i propri occhi, poi lindicepuntato in direzione di Ulysses. Come dire ti controllo oti guardo io le spalle.

    Ulysses non pot che alzare le mani in segno di resa,sorridendo: cera cascato come un merlo. Quel mocciosocon la testa rossa lo aveva fregato proprio bene: non si eraaccorto neanche lontanamente che mentre fingeva di rov-inargli addosso gli aveva sfilato il portafoglio dalla tasca in-terna della giacca. E non cerano dubbi su chi gli avesse in-segnato a usare cos bene le mani, pens, guardando Crick-et. Veramente abile, e veramente un grande attore. Lideadellattore, maestro nel fingere, gli fece venire in menteRobert, il suo amico commediante, specializzato nei ruoli

  • 61

    femminili. Si, forse Robert lo avrebbe potuto aiutare, in-trufolandosi a corte, a scoprire se esisteva qualche tramasegreta che giustificasse quanto era accaduto.

    Si rimise il portafoglio nella tasca interna del panciottoe per precauzione si abbotton bene la giacca. Ormai eraarrivato, pens, guardando linsegna del Ye Olde CheshireCheese che dondolava lievemente. Era ancora bagnato,aveva freddo e aveva fame. Tutte cose per cui Rubella ave-va rimedi speciali.

  • 62

  • 8 (Ann confessa le suepaure al vescovo Hyde, suopadre)

    Alexander Hyde guardava fuori della finestra della sua stan-za in St. James Palace. La pioggerellina era cessata e le car-rozze si muovevano lungo il Mall, sollevando spruzzi og-ni volta che le ruote entravano in una pozza dacqua. Undrappello di Coldstrean strava traversando il Mall, diret-to verso il palazzo dove era atteso per il cambio del cor-po di guardia. Uno stormo di oche proveniente da WhiteHall planava sulla distesa di acqua di St. James Park. MaHyde non vedeva tutto questo. Il suo sguardo si perdevain lontananza: stava pensando alla sua vita.

    Da due anni era stato consacrato vescovo di Salisbury,dove era nato. La sua vita era trascorsa tra Salisbury, Ox-ford e Winchester, complessivamente una vita tranquilla.La parentesi del Commonwealth Puritano era stata un peri-odo duro per lui: in quanto fervido sostenitore della Coro-na era stato rimoss