Senza pensieri - marzo 2011

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Notiziario dell’Istituto O. Romero Anno 2° Numero 3 Senza Pensieri Monteore 2011 Giornata della Memoria con Nedo Fiano LIM & TABLET

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Notiziario dell’Istituto O. Romero

Anno 2° Numero 3

Senza Pensieri

Monteore 2011

Giornata della Memoria

con Nedo Fiano LIM & TABLET

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Monteore 2011 Come è andato il Monteore 2011?Come è andato il Monteore 2011?Come è andato il Monteore 2011?Come è andato il Monteore 2011?

Anche quest’anno, nonostante la riduzione da tre a due giorni, il Monteore si è svolto nell’entusiasmo generale. Complessivamente i corsi organizzati hanno riscosso molto succes-so e possiamo concludere che quello di quest’anno è stato uno tra i Monteore meglio riusciti. Di seguito, le recensioni di alcuni tra i corsi proposti dalla commissione; il resto sarà pubblica-to nel prossimo numero insieme ad una risposta alla fatidica domanda: che fine ha fatto la ter-za giornata di Monteore che ci spetta?

Per il secondo anno consecutivo è stato organizzato durante il Monteore il corso Rock & Metal da alcuni ragazzi del nostro istituto. Durante queste ore sono stati illu-strati vari generi e sottogeneri del metal con il supporto sia di cd sia di musica dal vivo. I componenti del gruppo sono: An-drea Bosio, che ha parlato dei pregiudizi sui cosiddetti “metallari” e di alcuni ge-neri musicali, Lorenzo Pasini, che si è occupato dei generi più brutali del Metal e ha suonato la chitarra elettrica, Cristiano Marchesi, che ha parlato di Demential Metal, Folk Metal e dei suoi sottogeneri suonando il basso, Michele Carrara, che ha invece presen-tato altri generi e Francesco Breda che si è occupato della gestione delle canzoni. Seppur

con alcuni problemi tecnici i ragazzi sono riusciti a realizzare un ottimo corso che ha suscitato molto interesse tra gli alunni che hanno avuto la possibilità di sentirli. Sara Epis

Rock & MetalRock & MetalRock & MetalRock & Metal

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TTTTEORIAEORIAEORIAEORIA EVOLUZIONISTICAEVOLUZIONISTICAEVOLUZIONISTICAEVOLUZIONISTICA EEEE RAPPORTORAPPORTORAPPORTORAPPORTO CONCONCONCON LALALALA RILIGIONERILIGIONERILIGIONERILIGIONE

Il relatore Alberto Bonacina, professore di scienze al liceo Amaldi, durante il Monteore ci ha illustrato gli aspetti es-senziali della teoria evoluzio-nistica e del rapporto con la religione. In breve ecco le note salienti del suo interes-sante intervento, qui riportate

sotto forma di intervista. 1) Innanzi tutto, cos’è una teoria scientifi-ca? Una teoria scientifica è un sistema costituito da un complesso di affermazioni, scientifica-mente fondate, coerente nel suo insieme, che consente di spiegare un determinato oggetto

di ricerca. 2) Cos’è la teoria dell’evoluzione biologica? L’evoluzione biologica è un grande program-ma di ricerca che afferma che gli organismi si modificano nel tempo e hanno una discenden-za comune. Tutti i viventi imparentati tra loro sono metaforicamente i rami del grande albero della vita. 3) Come avviene l’evoluzione secondo que-sta teoria? La teoria dell’evoluzionismo, al contrario di quanto si pensa, non si identifica con Darwin, ma il suo merito è quello di aver trovato uno dei meccanismi che regolano l’evoluzione: la selezione naturale.

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Un apporto fondamentale alla Sintesi Neo-darwiniana (metà XX secolo) viene infatti dalla genetica. Le mutazioni, le ricombinazio-ni e la deriva genetica apportano una certa variabilità nella continuazione delle specie e questo processo viene definito microevoluzio-ne. La teoria dell’evoluzione odierna si basa appunto su queste ultime ricerche. 4) Cos’è il creazionismo? Per prima cosa va detto chiaramente che non è una teoria scientifica definita. All’interno di questa dialettica, abbiamo una divisione tra due diverse correnti di pensiero: il creazioni-smo cosiddetto ingenuo e il creazionismo mo-derno. Il primo è impegnato a difendere una lettura letterale della Genesi, dov’è contenuta la storia della creazione della Terra da parte del Dio biblico alcuni millenni fa; il secondo,

invece, pone dubbi sulla discendenza co-mune dei grandi gruppi di organismi. 5) La teoria dell’evoluzione biologica è incompatibile con la fede religiosa? Non c’è incompatibilità, infatti molti scienziati che hanno contribuito all’edificazione della teoria

dell’evoluzione sono credenti e appartenenti a varie confessioni religiose. 6) Perché quindi solo in biologia ci sono così tanti problemi e contrasti di tipo non solo scientifico, ma anche etico? Probabilmente per un motivo storico: la biolo-gia infatti ha tra i suoi oggetti di studio anche l’uomo. Con la teoria evoluzionistica, la ca-sualità di trasmissione di determinati geni distrugge il senso della vita dell’uomo e que-sto da molti viene considerato intollerabile. In realtà non è così: la carica etica di responsabi-lità del biologo evoluzionista è molto forte! Egli si pone solamente in una posizione di ateismo metodologico, ovvero la ricerca di cause fisiche, chimiche e meccaniche e non trascendenti, solo perché queste ultime non sono verificabili. Alice Mutti e prof. Giancarlo Cavagna

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ISCRIZIONI al “ROMERO” A.S. 2011-12.

Quest’anno le iscrizioni alla scuola superiore hanno creato meno ansia negli alunni delle classi terze della scuola secondaria di primo grado e nei loro genitori, rispetto allo scorso anno sco-lastico, perchè il quadro orario e dei nuovi indirizzi era più definito. Lo scorso anno a metà Febbraio la situazione era ancora molto incerta e le iscrizioni sono state fatte slittare a fine Marzo. La novità di questo anno scolastico è che la Provincia ha concesso all’Istituto Fantoni di Clusone di aprire il Liceo delle Scienze Umane - opzione economica Sociale -, e questo ha fatto perdere a noi , su questo indirizzo, l’utenza che proveniva dall’alta Valle. A fine iscrizio-ni comunque i numeri sono gli stessi dello scorso anno scolastico 240 iscritti, con una flessio-ne sul Liceo delle Scienze Umane (50 iscritti) e un incremento sugli altri indirizzi (Liceo Lin-guistico 72; Amministrazione Finanze e Marketing 93 e Istituto Professionale per il Commer-cio 25). Ora sta a noi tutti, Presidenza, Docenti e tutto il personale della scuola “ROMERO” impe-gnarci al massimo, come abbiamo dimostrato di saper fare, per accogliere questi nuovi 240 iscritti e accompagnarli per cinque anni in un cammino di crescita culturale, ma soprattutto di maturazione, perché la scuola deve dare cultura, ma ancora di più deve aiutare i ragazzi a di-ventare persone responsabili, mature, autonome, cittadini positivi che sappiano costruire un’Italia migliore dell’attuale. Il Preside prof. Angelo Savoldelli

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Lunedì 24 Gennaio 2011 si è tenuto un importante incontro presso l’auditorium di Albino con il prof. Daniele Rocchetti, membro dell’associazione dell’ANED (Associazione Nazionale Ex Depor-tati) per una ricostruzione storica degli eventi riguardanti la secon-da guerra mondiale, con la proiezione del documentario “Notte e Nebbia”. Mercoledì 26 Gennaio alcuni studenti hanno ascoltato la testimo-nianza di uno dei sopravvissuti ad Auschwitz, Nedo Fiano. L’iniziativa è stata organizzata dalla “Caritas” di Albino, in colla-borazione con il comune, rappresentato dalla figura dall’Assessore alla Cultura Andrea Chiesa.

Per non dimenticare...

Il Giorno della Memoria è una ricorrenza istituita con la legge n. 211 del 20 luglio 2000 dal Parlamento italiano che ha in tal modo aderito alla propo-sta internazionale di dichiarare il 27 gennaio come giornata in commemorazione delle vittime del nazionalsocialismo e del fascismo e dell'Olocausto e in onore di coloro che, a rischio della propria vita, hanno protetto i perseguitati. Il testo dell'articolo 1 della legge 211 così definisce le finalità del Giorno della Memoria: « La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schiera-menti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. » Oggi appare incredibile che una barbarie come l’Olocausto sia veramente accaduta, che don-ne, uomini e bambini di un intero popolo siano stati perseguitati, torturati e uccisi nei campi di concentramento e nelle camere a gas. Non dobbiamo nasconderci credendo che nazisti e fascisti fossero pazzi. Nazisti e fascisti sa-pevano quello che facevano e che avevano deciso di fare. Lo sapeva Hitler e chi stava al suo fianco, lo sapeva Mussolini e il re d'Italia che firmarono le leggi razziali per perseguitare gli Ebrei italiani, lo sapevano tutti quelli che obbedirono.

“SOLO CHI É STATO SCHIAVO PUÓ CAPIRE “SOLO CHI É STATO SCHIAVO PUÓ CAPIRE “SOLO CHI É STATO SCHIAVO PUÓ CAPIRE “SOLO CHI É STATO SCHIAVO PUÓ CAPIRE COS’É LA LIBERTÁ” [Socrate]COS’É LA LIBERTÁ” [Socrate]COS’É LA LIBERTÁ” [Socrate]COS’É LA LIBERTÁ” [Socrate]

Un numero è ciò che seiUn numero è ciò che seiUn numero è ciò che seiUn numero è ciò che sei Non più un nome, una personaNon più un nome, una personaNon più un nome, una personaNon più un nome, una persona ma bensì un animale condannatoma bensì un animale condannatoma bensì un animale condannatoma bensì un animale condannato Nessun diritto, alcuna libertàNessun diritto, alcuna libertàNessun diritto, alcuna libertàNessun diritto, alcuna libertà È ciò che ti caratterizzaÈ ciò che ti caratterizzaÈ ciò che ti caratterizzaÈ ciò che ti caratterizza

Putrido, denutrito, spregevolePutrido, denutrito, spregevolePutrido, denutrito, spregevolePutrido, denutrito, spregevole La morte è l’unica via di fugaLa morte è l’unica via di fugaLa morte è l’unica via di fugaLa morte è l’unica via di fuga

Per un mondo che non ti desideraPer un mondo che non ti desideraPer un mondo che non ti desideraPer un mondo che non ti desidera [Sara Epis]

Giornata della Memoria

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Nedo Fiano: un drammatico racconto dall’inaspettato lieto fineNedo Fiano: un drammatico racconto dall’inaspettato lieto fineNedo Fiano: un drammatico racconto dall’inaspettato lieto fineNedo Fiano: un drammatico racconto dall’inaspettato lieto fine

“Voi giovani rappresentate il futuro, io rappre-sento il passato, siamo divergenti ma non per fede interiore: vediamo quest’incontro come una lezione di vita”: è questo il messaggio che ha più volte ribadito Nedo Fiano, detenuto per circa due anni in un inferno conosciuto come Auschwitz, e scampato alla morte certa grazie all’arrivo dei soldati americani nell’Aprile del 1945. Ad Auscwitz si sentivano due sole cose: urla e silenzio. Le urla degli ufficiali che impartivano ordini, le urla strazianti di dolore, le urla delle madri a cui venivano strappati dalle braccia i figli, le urla dei mariti che piangevano le mogli, e il silenzio, quel silenzio che suona più forte di milioni di parole, il silenzio della disperazio-ne, dell’orrore, della notte. “Era durante la notte che le urla più strazianti risuonavano nelle camerate superaffollate dei detenuti. Si levavano dalle bocche affamate di questi uomini ridotti a vivere come delle bestie, senza più un’identità, senza il potere di vivere una vita. Quel dor-mitorio era un teatro di folli.”

Il raccontoIl raccontoIl raccontoIl racconto Il 23 Maggio 1938 fui arrestato in una via centrale di Firenze, città nella quale avevo sempre abitato con mia madre, mio padre e i nonni. Alcuni soldati tedeschi mi puntarono la pistola sul fianco destro e fui portato nel carcere di Firenze, dove stetti per due inter-minabili mesi. Le leggi razziali erano state emanate solo poco tempo prima, l’11 No-vembre di quello stesso anno e, seduto nella mia cella, ricordavo ogni istante: il volto scuro e teso della mamma quando papà portò a casa il Corriere della Sera, su cui erano state pubblicate. “È la fine per noi!” disse al papà rivolgendogli uno sguardo assente. Io ero troppo piccolo per capire cosa stesse accadendo: ricordo che avevo un compagno di banco a scuola, era sempre stato il mio migliore amico, facevamo merenda insieme, giocavamo sotto lo stesso tetto e mia madre era un po’ anche la sua. Tutt’ un tratto quel mio caro amico non mi rivolse più la parola e non si sedette più accanto a me tra i banchi di scuola, certo, per quel poco ancora che mi permisero di frequentarla, quella scuola. A me e ad alcune maestre fu proibito di recarci all’istituto statale, e fummo pian piano co-stretti a creare una scuola tutta per noi: gli ebrei, gli emarginati,

la feccia. Questa fu la sola cosa che capii. Certo non mi sfuggiva il volto di mamma che invecchiava giorno dopo giorno, che si incu-piva, che si faceva sempre più assente e ras-segnato. In quella cella ripensai molte volte a lei, a che fine avesse fatto, ma sapevo che era inutile, molto probabilmente non l’avrei mai più rivista. Tempo dopo fui portato al Campo di Fossoli, vicino a Modena, uno dei tanti campi di concentramento sorti in quegli anni sotto il naso della popolazione che se ne stava a guardare senza proferir parola. In quel campo giunse anche mamma: da una parte fui contento quando la vidi, ma dall’altra ovviamente avrei preferito non vederla mai più, piuttosto che saperla in quel luogo. Una volta giunte altre centinaia di persone fummo caricati con i nostri pochi averi su un treno. Destinazione? Ignota! Non ci dissero nulla, che senso aveva informare delle schifose bestie ebree? Il vagone era disumano, vi restammo stipati in cinquanta-due per una settimana, in piedi. Ogni qual volta il treno oscillava o curvava scorrevano sulle nostre caviglie sangue e urine mescolati ai cadaveri di coloro che non erano stati forti abbastanza per resistere a quel tormento.

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Il fetore era bestiale, l’aria irrespirabile, ma non era questo il peggio; la cosa desolante era non sapere dove fossimo diretti: le stazioni ferroviarie a cui man mano giungevamo erano tutte uguali, e non riuscivamo a leggere alcun riferimento. Il treno proseguiva inesorabile, apparentemente senza una meta fino a quando, il 22 Marzo1944, si fermò vicino al recinto di un nuovo campo frenando con uno stridore terrificante. Era l’alba, un militare delle SS si mise davanti al nostro vagone ed io, che avevo il volto contro il reticolo metallico della minuscola finestrella del nostro mezzo, lo guardai negli occhi. Era un uomo che non esprimeva alcun sentimento seppur consa-pevole di quello che avrebbe fatto di noi (l’85% sarebbe stato mandato subito a morte, mentre il 15% sarebbe stato avviato al campo,per soffrire maggiormente). Pensai che la vera bestia era lui. Al grido “AUSSTEIGEN!” dell’ufficiale SS si aprirono i portelloni e fummo esortati a scendere. Lì non si parlava, si urlava, esattamente come si fa con le bestie… noi eravamo meno delle bestie. Scendemmo e fu il delirio: migliaia di persone e centinaia di lingue diverse si mescolavano, la gente era sconvolta, era una calca di mariti, mogli, anzia-ni, bambini e malati, che si dimenavano abbrac-ciandosi e accarezzandosi forse per l’ultima volta. La Macchina Hitleriana non ammetteva che si per-desse tempo: fummo subito divisi dagli ufficiali in donne e uomini e ulteriormente classificati tra colo-ro abbastanza forti da rimanere nel campo e coloro troppo deboli, i quali dovevano essere mandati nella direzione di quelle migliaia di lampadine e di quella fiamma che scendendo dal vagone, avevo subito notato, e che avevo erroneamente pensato essere la ciminiera di una fabbrica. Scoprii poi che quello era un forno crematoio e che in totale ve n’erano 5 nel campo fantasma di Auschwitz, sem-pre attivi, instancabili macchine assassine. Le SS fecero appendere alle persone destinate alla morte i vestiti e le scarpe su ganci dotati di numeri progres-sivi e dissero loro che li avrebbero recuperati dopo la doccia. Furono poi fatti scendere nei sotterranei dove c’era una seconda sala nella quale furono introdotte delle capsule di Zyklon B, un gas che li avrebbe uccisi in 30-40 minuti. Dopo di che i sol-

dati controllarono dagli oculi esterni alla sala che fossero morti tutti e furono aperti gli sfiatatoi late-rali per la fuoriuscita del gas. Quegli stessi uomini, se così si possono definire, sarebbero poi entrati a perquisire i cadaveri alla ricerca di oggetti di valore che avevano ancora con sé: orologi, denti d’oro, catenine... I corpi vennero poi trasportati su delle barelle capaci di tramandarne tre per volta e man-dati ai forni per la cremazione. Quelle macchine infernali potevano bruciare 48 persone per volta in soli 50 minuti. La cenere era poi raccolta e giornal-mente messa sui camion che arrivavano per pren-derla e utilizzarla come concime per i campi o cibo per i pesci. Per un anno e mezzo la popolazione della zona mangiò la verdura raccolta da quei cam-pi e i pesci di quei luoghi. Per il “fortunato” 15%, me compreso, scampato al primo massacro la sorte fu diversa: fummo mandati alla disinfezione, ci fu tatuato un numero identifi-catore sul braccio e fummo messi in quarantena. Poi un ufficiale SS venne da noi dicendoci di aver bisogno di qualche interprete, e chiedendo quindi se qualcuno parlasse tedesco. Molti si fecero avan-ti, ma lui nemmeno li guardò, li prese a calci e li ributtò immediatamente al loro posto. Io sentii da dietro la mano del mio caro nonno che, da buon insegnante di inglese e tedesco, mi aveva insegnato a parlare entrambe le lingue, che mi spinse in avan-ti verso l’ufficiale tedesco. L’ufficiale mi chiese da dove provenissi e io risposi che venivo da Firenze. Quel breve colloquio fu la mia prima fortuna nel campo: egli mi disse che Firenze era la più bella città italiana, e mi assegnò quello che ad Auschwitz era il compito più ambito da tutti, ovvero quello di ripulire i vagoni che giornalmente vi giungevano. Mio padre, tempo 30-40 giorni, era un cada-vere, non resistette a lungo al duro lavoro, alla scarsità di cibo e al freddo.

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La mia sveglia era una bastonata sui glutei, la mia mattinata proseguiva con la doccia, e poi la corsa in piazza per l’appello e il conteggio, mentre tutti i prigionieri stavano in posizione militare. Ricor-do ancora come mi appariva strana mamma che, con quell’atteggiamento così serio e composto, non pareva lei. Una mattina vidi scendere dai vagoni la nonna che, sorda com’era, non capiva cosa le stesse accadendo. Corsi da lei, la abbrac-ciai e svenni. Quando mi svegliai fui sgridato per il mio gesto, ma la nonna non c’era più… La vita nel campo proseguiva regolare e spaven-tosa, scandita dalle sirene che suonavano per gli appelli, dagli ordini dei 1200 soldati del Campo e dall’abbaiare dei cani che li accompagnavano quotidianamente, testimoni innocenti di quella carneficina, addestrati anch’essi a provocare dolo-re mordendo i testicoli degli uomini che si acca-sciavano urlanti e sanguinanti. Le bestie leccava-no il loro sangue finché non morivano: era il loro premio. Questa è solo una delle innumerevoli atrocità che si svolgevano in quel campo. In seguito ad un’infezione che mi aveva colpito la gamba destra e che mi stava uccidendo, fui tra-

sportato a Buchenwald, uno tra i principali campi ancora in finzione nell’Aprile del ’45. Ricordo ancora il momento della liberazione: giacevo ormai privo di forze e di speranze all’ultimo pia-no dei letti a castello dell’infermeria quando gli americani irruppero nel campo e nella stanza dove stavo. Mi buttai di sotto, abbracciai l’ufficiale statunitense e subito, senza accorger-mene, stremato dalla fatica e dallo stupore, sven-ni. Due giorni dopo mi svegliai in un lazzaretto attorniato da crocerossine e sorrisi; solo allora mi resi conto che finalmente l’inferno per me era finito. Nonostante pesassi 38 chili la voglia inde-scrivibile di poter finalmente condurre una vita libera mi diede la forza di rimettermi. La mia vita pian piano riprese ed il vuoto incol-mabile lasciato da mamma fu riempito parzial-mente da quella che era stata tempo prima una mia compagna di scuola e che ora è mia moglie da 60 anni. Fortunatamente anche lei era riuscita a sfuggire al massacro e una volta finito tutto era tornata a Firenze, per vivere in libertà, ricomin-ciando da zero, esattamente come me.

Nei campi di sterminio non ci fu soltanto il massacro di milioni di uomini, ma "qualcosa di ben più orrendo, la loro disumanizzazione, la morte della loro anima". Ciò che e' accaduto potrebbe ripetersi? "Una risposta chiara non c'e'. L'inquieto testimone si limita a dire che a breve scadenza la ripetizione e' poco probabile ma non impossibile, mentre di un futuro più

lontano non ha senso parlare". [Primo Levi] “Se vogliamo preservare la memoria non dobbiamo mettere un muro con il passato. Il presente

deve avere un cuore antico” [Nedo Fiano]

Uno spirito vagheggia ancora Uno spirito vagheggia ancora Uno spirito vagheggia ancora Uno spirito vagheggia ancora Auschwitz seppur vuoto parla tutt’ora Auschwitz seppur vuoto parla tutt’ora Auschwitz seppur vuoto parla tutt’ora Auschwitz seppur vuoto parla tutt’ora Delle orribili vicissitudini accaduteDelle orribili vicissitudini accaduteDelle orribili vicissitudini accaduteDelle orribili vicissitudini accadute

Che oggi sono costantemente temute Che oggi sono costantemente temute Che oggi sono costantemente temute Che oggi sono costantemente temute Nulla si può fareNulla si può fareNulla si può fareNulla si può fare

Se non continuare a ricordareSe non continuare a ricordareSe non continuare a ricordareSe non continuare a ricordare [Sara Epis]

Alice Mutti

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LIM e Tablet invadono le aule scolasticheLIM e Tablet invadono le aule scolasticheLIM e Tablet invadono le aule scolasticheLIM e Tablet invadono le aule scolastiche A partire da quest’anno, in alcune classi del nostro Istituto, sono state adottate le lavagne mul-timediali LIM, mentre altri docenti hanno cominciato a fare lezione con l’aiuto del Tablet. Inizialmente quasi tutti insegnati sono stati intimoriti da queste nuove e inconsuete lavagne luminose così diverse rispetto alla classica lavagna nera. Dopo un po’ di tempo anche i più scettici hanno cominciato a fare uso di LIM, proiettori, Tablet e, bisogna dirlo, se la cavano piuttosto bene. Chiediamo quindi qualche spiegazione al professor Cavagna:

- Che cos è la LIM? LIM sta per Lavagna Interattiva Multimediale. È una lavagna elettronica, sulla cui superficie si può scrivere, disegnare, tracciare segni, spostare oggetti, proiettare filmati, consultare risorse web e molto altro utilizzando le dita o apposite penne digitali. E' formata da tre ele-menti: un computer con il software appropriato, un videoproiettore e un pannello elettronico delle di-mensioni di una normale lavagna di ardesia. Il computer può essere controllato dalla lavagna; ad esempio, se si preme due volte un’icona col dito, l’azione è trasmessa

al computer come se fosse stato usato il mouse e il programma si avvia. - Che cos è il Tablet pc? Oggi in commercio esistono molte versioni di "Tablet". Quello che abbiamo in dotazione al Romero è un computer di dimensioni compatte che utilizza uno schermo (touch screen) con-trollato da una penna o tramite dita, oltre che da una normale tastiera. Con un Tablet PC si può fare tutto quello che si fa con un normale portatile in più si può scrivere sullo schermo esattamente come si fa su un foglio di carta, con la stessa qualità, velocità e precisione. Un Tablet PC collegato ad un proiettore unisce le funzionalità di PC, lavagna luminosa e lavagna normale; diventa una sorta di LIM portatile. - Quali sono i vantaggi e gli svantaggi rispetto alla classica lavagna? I vantaggi di queste tecnologie sono molteplici. Si può svolgere la classica lezione fronta-le scrivendo ad esempio i concetti chiave sulla LIM utilizzando penne colorate, immagini, evidenziatori, e strumenti di disegno in genere; la lezione ne guadagna in efficacia. Si possono creare librerie di immagini, di filmati, di animazioni: un archivio utilizzabile per le lezioni successive. Si possono salvare le singole slide create durante la lezio-ne che possono poi essere riprese la lezione successiva o pubblicate sul sito della scuola a di-sposizione di tutti gli studenti. Si può registrare l'audio e ciò che si scrive sulla lavagna, crean-do filmati didattici. Con l'accesso al web si possono strutturare attività di approfondimento, di esercitazioni, di recupero o utilizzare percorsi già disponibili in rete. Si possono proporre test interattivi per recuperi o interrogazioni. In sostanza LIM, tablet e web sostituiscono la tradi-zionale lavagna aggiungendo funzioni molto efficaci per la didattica. Gli svantaggi? Costi elevati. Con la LIM è richiesta una certa abitudine alla modalità di scrittura nel senso che se si scrive velocemente il tratto non sempre viene visualizzato. - La reazione degli studenti a questo nuovo modo di proporre la didattica è positiva? La reazione sembra positiva, non ho incontrato resistenze particolari. Inizialmente ho potuto notare un certo stupore rispetto agli strumenti utilizzati: penne colorate, penne magiche, evi-denziatori, possibilità di scrivere con il dito, ecc. Ora, dopo l'utilizzo ormai quotidiano,

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mi sembra di cogliere un'atteggiamento più disincantato, attento al contenuto. Credo di poter dire che l'atteggiamento è positivo anche perché gli studenti hanno familiarità con il linguag-gio delle immagini, dei filmati, digitale in genere e, forse, lezioni così strutturate, risultano più coinvolgenti. Devo onestamente dire però che non ho fatto alcun sondaggio di gradimento, la mia valutazione è puramente soggettiva. Mi piacerebbe conoscere il vostro parere, potrebbe essere interessante proporre a tutti gli studenti del Romero un questionario con domande simili a questa. - Secondo lei sarebbe utile introdurre queste tecnologie in ogni classe? Credo proprio di si. Non necessariamente la LIM o il tablet in tutte le classi ma già il proiettore e un pc collegato alla rete possono fare molto. Del resto, il Romero sta andando in questa direzione: le aule dell'ala nuova e alcune della "seminuova" sono già provviste di tali tecnologie. Speriamo che in un futuro non lontano tutte le classi possano dotarsi di una postazione multimediale. E' fondamentale che i mezzi digitali siamo fruibi-li immediatamente e senza problemi tecnici nell'aula stessa. Spendere anche solo 10 minuti per reperire la tecnologia utile spegne gli entusiasmi dei docenti che spesso preferiscono ricorrere ai tradizionali strumenti didattici per evitate inutili perdite di tempo. - Cosa ne pensano gli altri insegnanti? C'è curiosità ma anche scetticismo. La LIM è stata inizialmente promossa come la soluzione a tutti i mali della scuola, come una sorta di lavagna magica che è sufficiente installare nelle classi per aumentare il "profitto" degli alunni. Ovviamente non è così e gli insegnanti lo sanno bene. A mio parere, in questa fase, i docenti devono sentirsi liberi di utilizzarla o meno, senza obblighi. Chi se la sente prova ad utilizzarla durante le lezioni e alcuni lo stanno facendo. Sempre rispetto all'uso della LIM sei docenti del Romero stanno seguendo un corso di forma-zione ministeriale. Comunque, per poterla utilizzare efficacemente come ausilio didattico d'u-so quotidiano ci vuole tempo e siamo solo all'inizio. - Si può pensare che questo possa essere il primo passo verso l' informatizzazione della scuola? Il Romero ha mosso i primi passi verso l'informatizzazione già molti anni fa. Il prof. Marchesi prima e il prof. Rota ora in qualità di referenti TIC (Tecnologie dell'Informazione e Comunica-

zione), hanno introdotto molte innova-zioni tecnologiche a partire dalle prime versioni del sito fino ad arrivare alla versione attuale, alla rete interna, alle piattaforme e-learning, ai laboratori in-formatici, ai proiettori e pc in molte au-le, alle postazioni mobili, solo per citar-ne alcune. Per non parlare di tutti i corsi di formazione sulle TIC tenuti al Rome-ro da esperti come, per ultimo, il corso del prof. Ravotto dal titolo "insegnare 2.0". LIM e tablet non sono altro che la normale continuazione di un processo già avviato molti anni fa.

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- Quali altri strumenti potrebbero essere utili all' educazione e quindi inseriti in ambito scolastico? Oggi sono disponibili "strumenti tecnologici" sia hardware che software davvero molto inno-vativi. Si va dall'ipad nelle classi che sostituisce integralmente libri di testo e quaderni, all'uti-lizzo delle potenzialità della rete con il web 2.0 dove blog e social network diventano ambienti di condivisione, aggregazione, di trasmissione di saperi: classi virtuali. Così come le piattafor-me e-learning che permettono di creare ambienti di apprendimento interattivi molto stimolanti. Tutti strumenti utili all'educazione? Immagino di si, anzi, intuisco di si. Siamo nel bel mezzo di una rivoluzione "culturale" e non è facile capire dove ci porterà la tecnologia. Il mio punto di vista è quello di un "immigrato digitale" che ha imparato ad utilizzare gli strumenti ma che ragiona ancora con i vecchi paradigmi (modi di pensare). Sono sotto gli occhi di tutti alcuni aspetti negativi della "digitalizzazione" della vita giovanile così come sono indiscutibili i van-taggi di cui sono portatori computer, telefonini, web, ecc. Ma non è solo una questione di mez-zi. Siamo di fronte ad un repentino cambiamento "generazionale", dagli "immigrati digita-li" (gli adulti) ai "nativi digitali" (i giovani); le sfere della comunicazione, dell'aggregazione, della conoscenza, della trasmissione dei saperi, si stanno radicalmente modificando. I giovani sono "intrisi" di tecnologia digitale, non possono farne a meno mentre gli adulti vivono con disagio e spesso condannano l'uso "smodato"

delle tecnologie da parte dei giovani. Il risultato è che il "gap" tra le generazioni aumenta creando non pochi disagi ed incomprensioni. Come muo-versi? Non è facile, ma una cosa è certa: gli adulti, e in particolare gli insegnanti, devono oggi interro-garsi seriamente e senza pregiudizi sui cambia-menti in atto, per essere in grado di adattare effica-cemente la modalità di trasmissione dei saperi. Sara Epis

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Ci sono discipline che qualcuno fatica a studiare da solo? Chi è in 1^ o in 2^ può lanciare un SOS al Progetto Aiuto-Compiti e un compagno più grande troverà un po’ di tempo per aiutarlo. Le discipline sono: • Per LICEO SOCIO PSICOPEDAGOGICO: Inglese, Matematica

e Latino • Per IPC: Inglese e Matematica • Per ERICA e IGEA: Economia aziendale, Inglese, Francese,

Tedesco e Matematica Ricordiamo che l’aiuto reciproco e la solidarietà tra compagni rendono la scuola un ambiente in cui tutti possono esprimere al meglio le proprie potenzialità.

Gruppo No Slavery

A chi serve aiuto? Compiti, s’intende!A chi serve aiuto? Compiti, s’intende!A chi serve aiuto? Compiti, s’intende!A chi serve aiuto? Compiti, s’intende!

Lim & Tablet

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Ecco una breve intervista con il professore Marco Zanga, referente della Commissione che si occupa del progetto “Alunni stranieri”. Quando è nato il progetto? Per quale moti-vo? “Da diversi anni si lavora per l’integrazione degli alunni stranieri e, negli ultimi due, è stata anche istituita una commissione permanente.” Quali sono le finalità principali di questo progetto? “L’obiettivo principale su cui si basa il proget-to è l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri.” Chi ne fa parte? “Per quanto riguarda il dipartimento per gli alunni stranieri, è composto da una decina di insegnanti, mentre gli alunni sono circa sessan-ta, tra alunni italiani di origine straniera e stra-nieri con cittadinanza italiana.” Quali attività sono svolte in questo progetto? “In questo progetto sono previsti: - corsi di lingua italiana a diversi livelli durante l’anno scolastico, e anche in estate; - assemblee per gli alunni stranieri; - elezioni dei rappresentanti; - laboratori interculturali pomeridiani; - uno spettacolo di fine anno all’auditorium di Albino che si terrà il 6 Maggio 2011 alle ore 20.30 .” Daniela Cominardi

Intercultura: conosciamo meglio la nostra scuola

Intercultura

Eventi...

Direttore: Alessandra Crotti

Vice-direttore: Sara Epis

Redazione: Daniela Comi-

nardi, Cristina Palamini,

Alice Rota, Antonio Gallo,

Moira Zambelli, Marco

Palazzi, Alice Mutti, Anna

Matienie Diabate,.

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12 Aprile 2011

COLLOQUI GENITORI—DOCENTI

6 Maggio 2011 Auditorium Albino

SPETTACOLO

PROGETTO INTERCULTURA

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“Stiamo uniti”. Sono le parole che hanno fatto del 61⁰ Festival di Sanremo quello che è stato, un Sanremo in cui satira e mu-sica sono andate a braccetto, un Sanremo che ha fatto commuovere, ma che è riusci-to anche a farci ridere; in poche parole il Sanremo di Gianni Morandi e della sua squadra, forse la squadra più varia che si sia mai vista sul palco dell’ Ariston. Infat-ti, a sostenere il cantante nella conduzione, sono stati i comici Luca e Paolo e le show girls Belen Rodriguez ed Elisabetta Cana-lis. Ma come è nato il motto di Morandi? “Stiamo uniti” è un messaggio che il cantautore ha voluto dare alla nostra nazione in occasio-ne del 150⁰ anniversario dell’Unità d’Italia a cui è stato dedicato un’intera serata nella quale i 14 artisti in gara hanno cantato canzoni che hanno fatto la storia musicale dell’Italia come “Il mio canto libero”, “O’ sole mio” e “Va pensiero”; inoltre lo stesso Morandi ha cantato una canzone inedita , “Risorgimento”, scritta da Mogol e da Gianni Bella. Alla serata ha preso parte anche Roberto Benigni, che ha proposto una bella e personale spiegazione dell’inno di Mameli, mischiando riferimenti storici e satira e facendoci commuovere cantando a cappella l’inno d’Italia. Anche la canzone vincitrice, “Chiamami ancora amore” di Roberto Vecchioni, si ricollega al tema dell’Unità. Il cantautore, dopo ben 38 anni di assenza dal Festival, è tornato a calcare il palco dell’Ariston anche grazie alla presenza di Gianni Morandi, collega e grande amico di Vecchioni. Questo ritorno pare aver dato i suoi frutti visto che il cantante ha vinto anche il premio della critica. La vittoria è stata dedicata alla moglie e all’Italia che, usando le parole del vincitore del Festival della canzone italiana, deve “difendere questa umanità anche restasse un solo uomo”. Per quanto riguarda i giovani ha trionfato Raphael Gualazzi con “Follia d’amore”, vincitore non solo di “Sanremo giovani”, ma anche dell’ambito premio della critica assegnato da una giuria di giornalisti. Il Festival si è appena concluso, ma già si pensa alla 62ma edizione e nell’aria circola ancora il nome di Morandi: non sarà forse che la sua idea di fare squadra abbia colpito e conquistato un’Italia che tutt’ora fatica a celebrare la ricorrenza dell’Unità? Cristina Palamini

Siamo uniti con SanremoSiamo uniti con SanremoSiamo uniti con SanremoSiamo uniti con Sanremo Sanremo 2011

La cantante di Monfalcone lancerà il prossimo 30 novembre il suo nuovo disco, a distanza di un anno dal precedente "Heart". "Ivy" è una raccolta dei maggiori successi di Elisa e conterrà 17 brani (tra canzoni in italiano e pezzi in inglese). L'album conter-rà anche 3 tracce inedite: "Fresh Air", "Sometime Ago" e "Nostalgia". Oltre a tutto ciò, nel package troverete anche un dvd contenente un documentario girato in Val di Sella (Trentino), nonchè spezzoni di live e backstage. Il primo singolo estratto da "Ivy" è intitolato "Nostalgia" ed è in rotazione radiofonica dallo scorso 19 novembre.

E' "Ivy" il nuovo album di ElisaE' "Ivy" il nuovo album di ElisaE' "Ivy" il nuovo album di ElisaE' "Ivy" il nuovo album di Elisa

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Marco Palazzi: pianista per passione Marco Palazzi: pianista per passione Marco Palazzi: pianista per passione Marco Palazzi: pianista per passione

Che strumento suoni? Suono il piano-forte e ho suonato anche il mandolino nella banda di Leffe. Da quanto suoni? Da due anni. Da quanti anni hai la passione per il piano? Dalle scuole elementari. Come hai studiato il tuo strumento fino ad ora? Con un’ insegnante. È brava con te o è severa? È molto brava. Quanto ti eserciti? Provo per trenta minuti ogni giorno sia a casa mia sia con l’ insegnante. Quali emozioni provi quando suoni? Sono molto felice e mi diverto sempre tanto, in particolare quando canto mentre suono. Che brani suoni? Suono brani di vari compositori. Qual è il brano che ti piace di più? La mia canzone preferita è “When the Saint Go Mar-ching in”. Chi è il tuo compositore preferito? Giovanni Allevi, trovo che sia bravissimo. Sara Epis

Arte

Poetry… Le ragazze di 4^L, guidate dalla prof.ssa Ciceroni, hanno realiz-zato alcuni video sulla base delle poesie di famosi autori inglesi s tud ia te d u ran te l’anno. I video saranno prossimamente pubbli-cati sul sito della scuo-la. Sara Epis, la nostra nuova vice – direttrice e, segretamente, poe-tessa, ci ha permesso di pubblicare alcune delle sue poesie tra cui due sulla giornata della Memoria. Alessandra Crotti

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Vorrei soltanto che

tu capissi

Vorrei soltanto che

tu capissi

Vorrei soltanto che

tu capissi

Vorrei soltanto che

tu capissi

Ciò che dentro mi

attanaglia

Ciò che dentro mi

attanaglia

Ciò che dentro mi

attanaglia

Ciò che dentro mi

attanaglia

Come lo scontro di

una battaglia

Come lo scontro di

una battaglia

Come lo scontro di

una battaglia

Come lo scontro di

una battaglia

Ove il mio soldato

giace trafitto

Ove il mio soldato

giace trafitto

Ove il mio soldato

giace trafitto

Ove il mio soldato

giace trafitto

Attonito riverso a

terra sconfitto

Attonito riverso a

terra sconfitto

Attonito riverso a

terra sconfitto

Attonito riverso a

terra sconfitto

Dalla tua immagi

ne indifferente

Dalla tua immagi

ne indifferente

Dalla tua immagi

ne indifferente

Dalla tua immagi

ne indifferente

Come se facessi pa

rte della gente

Come se facessi pa

rte della gente

Come se facessi pa

rte della gente

Come se facessi pa

rte della gente

Come una not

te senza stelle

Come una not

te senza stelle

Come una not

te senza stelle

Come una not

te senza stelle

Buia e tempe

stosa

Buia e tempe

stosa

Buia e tempe

stosa

Buia e tempe

stosa

Armonioso è i

l ticchettio

Armonioso è i

l ticchettio

Armonioso è i

l ticchettio

Armonioso è i

l ticchettio

della pioggia

battente

della pioggia

battente

della pioggia

battente

della pioggia

battente

Tutto è immo

bile, le strade

deserte

Tutto è immo

bile, le strade

deserte

Tutto è immo

bile, le strade

deserte

Tutto è immo

bile, le strade

deserte

Solo il rumor

e tenue delle l

acrime celesti

Solo il rumor

e tenue delle l

acrime celesti

Solo il rumor

e tenue delle l

acrime celesti

Solo il rumor

e tenue delle l

acrime celesti

Conciliano u

n sonno

Conciliano u

n sonno

Conciliano u

n sonno

Conciliano u

n sonno

che stenta ad

arrivare

che stenta ad

arrivare

che stenta ad

arrivare

che stenta ad

arrivare

Il fuoco arde

sì violentem

ente

Il fuoco arde

sì violentem

ente

Il fuoco arde

sì violentem

ente

Il fuoco arde

sì violentem

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Nulla lo può

contrastare

Nulla lo può

contrastare

Nulla lo può

contrastare

Nulla lo può

contrastare

Tutto divora

in se

Tutto divora

in se

Tutto divora

in se

Tutto divora

in se

Quasi compi

aciuto proseg

ue

Quasi compi

aciuto proseg

ue

Quasi compi

aciuto proseg

ue

Quasi compi

aciuto proseg

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l’avanzata

l’avanzata

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Alcuno vien

risparmiato

Alcuno vien

risparmiato

Alcuno vien

risparmiato

Alcuno vien

risparmiato

In cenere vie

n trasformat

o

In cenere vie

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ÂaÉà{|Çz uâà Åç zxÇ|âáÊÂaÉà{|Çz uâà Åç zxÇ|âáÊÂaÉà{|Çz uâà Åç zxÇ|âáÊÂaÉà{|Çz uâà Åç zxÇ|âáÊ “The first duty in life is to be as artificial as possible. What the second duty is, no one has yet discovered” Oscar Wilde, one of the most eccentric artists of all times, used to hide his true age since he was a child: in fact he wore mourning dress during his birthdays because he felt sorry for the death of another of his years. He changed his signature a lot of times: O.FO.F.W.W., C.3.3. and even St Oscar from Oxford. He studied at Trinity College in Dublin; then he went to Oxford University where he criti-cized religion and shocked his professors through his irreverent behaviour and his ec-centric clothes, in particular his feathers col-lection and his velvet knickerbockers. There he met his most influential teacher, Walter Pater, with whom , as someone says, he had a secret love affair. During a test to gain a fellowship he noticed that some ques-tions weren’t correct so he contested them and failed the exam. His eccentricity was famous even among actors: Louise Jopling referred that once he met him with a snake around the neck. Aphorisms were the quintessence of his art and life style. After graduating he moved to London where he decorated his house with lilies, chinaware, Greek carpets and expensive furniture. At that time he was 1.88 m tall, with black hair, blue eyes, a watchful, critical look, prominent teeth and a rolling gait. He decided to change his hair-cut imitating Roman emperors: someone says that he brought a Nerone’s bust to the barber as a

model. His conduct was a constant slight on Victorian habits, he became a symbol of un-scrupulousness and open- mindedness and he even dared to declare to be Socialist and homosexual. During a party he met Constance Lloyd and, after chatting with her, he decided to get married because he thought she seemed su-perior com-pared to the other women: “Women are made to be loved, not to be understood”. During his honey-moon he had already regretted his choice. Constance got pregnant and Oscar was dis-gusted by her frequent nauseas and her swol-len body. In spite of his marriage he didn’t give up fre-quenting men. He had affairs with Robert Ross, Andrè Raffalovich, Lord Arthur Somer-set, Richard Le Galliene and Bernard Ber-enson. Since he constantly needed money he took up a job as a journalist at “The Lady’s World: A Magazine of Fashion and Society”. He used to leave before the end of his work shift but then, as working tired him, he went to work just twice a week for only an hour. He had hundreds of meetings with gentlemen

who interested him. Among them was Lionel Johnson with whom he had fallen in love because once he had smoked all Oscar’s cigarettes. He also met Mallarmé: he believed that when Mallarmé was incomprehensible he was perfect so, since Wilde couldn’t under-stand French very well, he suggested that he should always write in French, not in English. Oscar used to say: “I can resist everything except temptation”; this was true in fact, when the young Alfred Doug-las knocked at his door for the first time he couldn’t resist him at all:

Oscar Wilde

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Alfred had been the greatest love of his life. Oscar used to call him Di-miziano, they didn’t hide themselves and they kissed in public even if they were vio-lating the “Criminal Law Amendment Act” . Douglas couldn’t help making every-

one know he was Wilde’s favourite boy while Oscar affirmed that he got married three times during his life: once with a woman and twice with men. He came in contact with male pros-titution and he had a lot of relationships with young boys, until Philip Danney’s father told the police. As a result Douglas went to Cairo and Wilde hid in Paris. He was condemned to two years hard labours during which he had to work six hours a day at a grinding mill, he slept without mattress and he suffered from

hunger, sleeplessness and sickness. When he was released he and Douglas went to Naples but Constance and Lady Douglas blackmailed them so that they were forced to live in separate houses and then to split up. Once left Alfred, Oscar lived in extreme pov-erty: he had no food, no clothes, no relation-ships and no reputation at all. The worst thing, for such a vain person, was that all his teeth were gone and he hadn’t a denture. He didn’t write anymore, in fact he said: “ I wrote when I did not know life; now that I do know the meaning of life, I have no more to write. Life cannot be written; life can only be lived”. He was seriously ill but Wilde believed it was only mussel poisoning. The doctors examined him 68 times before determining it was syphi-lis. Doctors gave him morphine, opium and chloral in order to alleviate his terrible pains. In spite of his illness Wilde used to drink champagne everyday and, before dying, he went out for a walk with a friend drinking absinth. Alessandra Crotti

Oscar Wilde

Il 13 Febbraio 2011, dopo le mille polemiche che hanno seguito recenti le vicende riguardanti il premier, le donne italiane sono scese in piazza. La manifestazione, intitolata “Se non ora, quando?”, ha visto partecipare donne di tutti i generi: politici (a propo-sito, come mai non esiste il femminile?), donne in car-riera, casalinghe, mamme, lavoratrici, attrici, cantanti scese in piazza per protestare contro chi vede e tratta le donne come un oggetto. Le manifestanti non criticano solo il comportamento di alcuni uomini, ma tendono ad essere molto severe con il loro stesso sesso: in particola-re, soggetto/oggetto della rabbia femminile, sono tutte le “donne” che utilizzano il proprio corpo e la propria bellezza per fare carriera o, più semplicemente, per soldi. E, per smentire i dubbi di qualche superficiale, a manifestare non c’erano solo vecchie “Desperate House-wives” invidiose della forma fisica delle varie Ruby, ma attrici come Isabella Ragonese o Va-leria Solarino, che a loro non hanno assolutamente nulla da invidiare. Una parte della stampa, ovviamente, ha cercato di sminuire la manifestazione dandole connotati politici o di parte. Certo, è duro accettare che le donne siano così forti!!!

Alessandra Crotti

---- DONNE ITALIANE IN PIAZZA DONNE ITALIANE IN PIAZZA DONNE ITALIANE IN PIAZZA DONNE ITALIANE IN PIAZZA ----

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L'8 marzo 1911, per la prima volta in Europa, si celebrò la “Giornata Internazionale della Donna”. In molte nazioni europee e negli Stati Uniti, la questione riguardante i diritti delle donne è sempre stata un tema politico molto discusso. Nel 1908 a New York un gruppo di operaie di un’industria tessile che produceva cotone, scioperò come forma di protesta contro le terribili condizioni in cui si trovavano a lavo-rare. Lo sciopero durò alcuni giorni, finché l’8 marzo il proprietario Mr. Johnson bloccò tutte le uscite della fabbrica per impedire alle ope-raie di uscire. Un incendio uccise le 129 operaie, tra cui an-che alcune italiane, rimaste imprigionate nell’azienda; erano donne comuni che cerca-

vano semplice-mente di miglio-rare le proprie condizioni di vita. Dopo questo tra-gico evento, che sottolina le pessi-me condizioni lavorative esi-stenti a quel tem-po per le donne e che rappresenta il

punto di partenza per il riscatto della dignità femminile, qualcosa nel mondo della politica cam-biò in loro favore. Nata in un momento di grande turbolenza e di crisi sociale, questa festa meglio conosciuta come “Festa delle Donne” è scaturita da una tradizione di prote-sta e di attivismo politico. Infatti, alla fine del 19° secolo, le donne nei paesi in via di svilup-po industriale stavano entrando nel mondo del lavoro. Il lavoro per loro era però limitato al settore tessile, manifatturiero e dei servizi domestici, dove le condizioni erano misere e i salari bassissimi. Le manifestazioni di protesta e gli scioperi aumentavano sempre di più, mentre i sindacati che si andavano formando e rafforzando riflet-tevano maggiormente sulle problematiche legate alla condizione femminile. Nel frattem-po aumentavano sempre di più i conflitti tra operai e imprenditori. In Europa, le fiamme della rivoluzione erano accese. Alice Rota

La festa della donna dalle originiLa festa della donna dalle originiLa festa della donna dalle originiLa festa della donna dalle origini

Che Shakespeare stupisca sempre è ormai noto, ma che Riccardo Scamarcio, idolo di migliaia di ragazzine, possa interpretare Romeo assieme a Deniz Ozdogan a teatro, lascia tutti piuttosto perplessi. Eppure si dice che i teatri italiani si siano “litigati” Scamarcio (forse solo per farsi qualche risata?) ma che solo uno l’abbia potuto veder recitare sul suo palco: si tratta del teatro Eliseo di Roma. Il fascino del bel tenebroso non gli manca, ma sarà riuscito a cogliere la com-plessità del personaggio Shakespeariano? Dopo Moccia interpretare Shakespeare sarà stato uno scherzo… certo non si può dire che sia stato un deja vu! Alessandra Crotti

Curiosità

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Scamarcio sale sul palco, Shakespeare tremaScamarcio sale sul palco, Shakespeare tremaScamarcio sale sul palco, Shakespeare tremaScamarcio sale sul palco, Shakespeare trema

* Il murales in copertina è stato realizzato da alcune ragazze di 1^ N e dalla prof.ssa Gritti durante il Monteore.