SENATODELLAREPUBBLICA · Lazzaro Guerrieri, della dottoressa Ofelia Mastrocinque, delsignor...

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SENATO DELLA REPUBBLICA IX LEGISLATURA 209a SEDUTA PUBBLICA RESOCONTO STENOGRAFICO MARTEDÌ 18 DICEMBRE 1984 (Pomeridiana) Presidenza del vice presidente TEDESCO TATÒ, indi del vice presidente ENRIQUES AGNOLETTI e del presidente COSSIGA INDICE Annunzio di presentazione ... ................. 3 Assegnazione ................................. 3 triennio 1985~ 1987» (1028) (Approvato dalla Camera dei deputati): DE TOFFOL (PCI) ........................... Pago 20 DONAT~CATTIN (DC) ............................ 25 MITROTTI(MSI~DN) Il MOLTISANTI (MSI~DN) 35 CONGEDI E MISSIONI .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. Pago3 DISEGNI DI LEGGE GOVERNO Seguito della discussione: Trasmissione di documenti. ................... 3 «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finan~ ziaria 1985)>> (1027) (Approvato dalla Camera dei deputati) «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 1985 e bilancio pluriennale per il MOZIONI, INTERPELLANZE E INTERROGA- ZIONI Annunzio... .. .. .. .. .. .. . ... . .. .. .. . .. ... 40,41 Annunzio di risposte scritte ad interroga~ zioni ......................................... 43 TIPOGRAFIA DEL SENATO (1300)

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SENATO DELLA REPUBBLICAIX LEGISLATURA

209a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

MARTEDÌ 18 DICEMBRE 1984(Pomeridiana)

Presidenza del vice presidente TEDESCO TATÒ,indi del vice presidente ENRIQUES AGNOLETTI

e del presidente COSSIGA

INDICE

Annunzio di presentazione ... . . . . . . . . . . . . . . . . . 3

Assegnazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3

triennio 1985~ 1987» (1028) (Approvato dallaCamera dei deputati):

DE TOFFOL (PCI) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pago 20DONAT~CATTIN(DC) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25MITROTTI(MSI~DN) IlMOLTISANTI(MSI~DN) 35

CONGEDI E MISSIONI .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. Pago3

DISEGNI DI LEGGE

GOVERNOSeguito della discussione:

Trasmissione di documenti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3«Disposizioni per la formazione del bilancioannuale e pluriennale dello Stato (legge finan~ziaria 1985)>> (1027) (Approvato dalla Cameradei deputati)

«Bilancio di previsione dello Stato per l'annofinanziario 1985 e bilancio pluriennale per il

MOZIONI, INTERPELLANZE E INTERROGA-ZIONI

Annunzio... .. .. .. .. .. .. . ... . .. .. .. . .. ... 40,41Annunzio di risposte scritte ad interroga~zioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43

TIPOGRAFIA DEL SENATO (1300)

Senato della Repubblica

209a SEDUTA(pomerid.)

~3~ IX Legislatura

ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 18 DICEMBRE 1984

Presidenza del vice presidente TEDESCO T ATÒ

PRESIDENTE. La seduta è aperta(ore 16).

Si dia lettura del processo verbale.

FILETTI, segretario, dà lettura del processoverbale della seduta del 13 dicembre.

PRESIDENTE. Non essendovi osserva~zioni, il processo verbale è approvato.

Congedi e missioni

PRESIDENTE. Sono in congedo i sena-tori: Alberti, Fontanari, Loprieno, Pingito-re, Pirolo, Pollidoro, Ulianich.

Sono assenti per incarico avuto dal Se~nato i senatori: Vecchietti, a Parigi, per at~tività della Commissione politica del Con~siglio d'Europa.

Disegni di legge,annunzio di presentazione

PRESIDENTE. ~ stato presentato il se-guente disegno di legge di iniziativa dei se.natori:

SAPORITO e BASTIANINI. ~ «Riconosci~

mento dell'Accademia di costume e di mo~da con sede in Roma, come Accademia dibelle arti» (1073).

Disegni di legge, assegnazione

PRESIDENTE. I seguenti disegni di leg-ge sono stati deferiti

~ in 'Sede Teferente:

alla la Commissione permanente (Affa-ri costituzionali, affari della Presidenza del

Consig1io~ e dell'interno, ordinamento gene-rale dello Stato e della pubblica ammini-strazione) :

PACINI ed altri. ~ « Disposizioni urgentiper l'inserimento dei diabetici nella scuola,nel lavoro e nello sport» (971), previ pareridella 7", della 11" e della 12" Commissione;

alla 6a Commissione permanente (Finan-ze e tesoro):

«Disposizioni dirette a favorire il finan-ziamento e la ristrutturazione dell' Aziendatabacchi italiani -AT! S.p.A.» (1043) (Ap-provato dalla 6a Commissione permanentedella Camera dei deputati), previ pareri del-la la e della sa Commissione;

alla 8a Commissione permanente (Lavo-ri pubblici, comunicazioni):

«Norme straordinarie per l'accelerazionedell'esecuzione di opere pubbliche» (1004),previ pareri della l", della sa e della 6" Com-missione.

Governo, trasmissione di documenti

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro edella previdenza sociale ha inviato, ai sensidell'articolo 9 della legge 24 gennaio 1978,n. 14, le comunicazioni concernenti:

la nomina del dottor Giuseppe Pullara,del signor Paolo Di Giacomo, del signorGianfranco Chiapella, del signor GiovanniMaria Nieddu, del signor Gioacchino Asso-gna, del signor Leonardo Romano, del si.gnor Romano Chiappara, del dottor CarloTerracciano, del signor Doro Francisconi,del signor Beniamino Ciotti, del dottor Gio-vanni Mezzasalma, del signor Giovanni Bo-rello, del dottor Franco Pesci, del dottor Re-nato Mattiussi, del dottor Giuseppe Annulli,

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~4~ IX Legislatura

ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 18 DICEMBRE 1984

Idell'ingegner Leonardo Mustilli, del dottorLazzaro Guerrieri, della dottoressa OfeliaMastrocinque, del signor Mario Bottelli, deldottor Aldo Secondo Urbini, del dottor Ni-cola Pugiiese, del dottor Giuseppe Cacopar-di, del dottor Vittorio Raimondo, del dot-tor Vincenzo Avizzano, dd dottor RenatoVeneri, del dottor Luigi Vercillo, del dottorLamberto Politi e del dottor Vittorio Lauti-zi a membri del Consiglio di amministrazio-ne dell'Istituto nazionale per l'assicurazionecontro gli infortuni sul lavoro;

la nomina dell'ingegner Piero Costa, deldottor Giovanni Dellepiane, del comandantePietro Girimondi, del dottor Gian BattistaSacco, del dottor Eraldo Valle, del dottorGiuseppe Ravera, del signor Antonio Scior-tino, del comandante Luigi Oneto, del signorGiuseppe Davoli, del signor Franco Inver-nizzi, del signor Domenico Scordamaglia,del signor Giorgio Marangoni, del signorSilvano Sierra, del signor Mario Mascetti,del signor Mario Guidi, del signor MaurqMei, del dottor Raffaele Ferrara, del dottorRoberto Venturi, del dottor Giorgio Ver-recchia e del ragionier Renzo Angelo Mura-tore a membri del Consiglio di amministra-zione della Cassa Marittima Tirrena;

la nomina dell'avvocato Giuseppe Pe-rasso, del dottor Giorgio Cerboni, del co-mandante Giacomo Mizzan, del capitanoPiero Napp, del ragionier Luciano Forna-$aro, del signor Claudio Boniciolli, del si-gnor Giorgio Ravagnan, del signor FrancoD'Agnano, del signor Luigi Orsi, del signorCarlo Nastasi, del signor Mario Ferrari, delsignor Raffaele De Luca, del signor Euge-nio Delucchi, del comandante Silvano Grie-co, del signor Alberto Cocchi, del dottorGiovanni Melilli, del dottor Luigi Di Maggioe del dottor Giacomo Di Giacomo a mem-bri del Consiglio di amministrazione dellaCassa Marittima Adriatica;

la nomina del dottor Guido Grimaldi,del dottor Dante Olivieri, del commendatorMichele Coppola, del comandante Luigi Fio-rentino, del commendator Salvatore Fari-nato, del professor Pietro Sanfilippo, delsignor Giuseppe Maggiani, del signor An-

tonio Falanga, del signor Renzo Ciardini,del signor Antonio Spierto, del ragionier Do-menico La Porta, del signor Angelo Patimo,del signor Enea De Arcangeli, dell'avvocatoGiovanni Falcone, del dottor Alfio Nocito,del dottor Giovanni Leardi, della dottores-sa Giulia Troncellito e del ragionier Vin-cenzo Barba a membri del Consiglio di am-ministrazione della Cassa Marittima Meri-dionale.

Tali comunicazioni sono state trasmesse,per competenza, alla Ha Commissione per-manente (Lavoro, emigrazione, previdenzasociale).

Seguito della discussione dei disegni dilegge:

«Disposizioni per la formazione del bilancioannuale e pluriennale dello Stato (leggefinanziaria 1985)>> (1027) (Approvato dallaCamera dei deputati);

«Bilancio di previsione dello Stato per l'annofinanziario 1985 e bilancio pluriennale peril triennio 1985-1987» (1028) (Approvatodalla Camera dei deputati)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca ilseguito della discussione dei disegni di leggenn. 1027 e 1028.

Proseguiamo nella discussione generalecongiunta, aperta nella seduta antimeri~diana.

È iscritto a parlare il senatore Mitrotti ilquale, nel corso del suo intervento, svolgeràanche i seguenti ordini del giorno:

Il Senato,

premesso che, estrapolando i dati emer-si da una indagine svolta lo scorso annoper conto del Consiglio nazionale dell'eco-nomia e del lavoro con la collaborazione del-le Camere di Commercio e dell' Agenzia in-dustriale italiana, si constata che supera itremila miliardi il costo sopportato ognianno dalle industrie manufatturiere per

! adempiere a tutti i compiti che la Pubblica

"

A~ministrazione richiede loro a titolo gra-tUIto;

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~5~ IX Legislatura

ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 18 DICEMBRE 1984

considerato

che la ricerca, compiuta su un campio~ne di 160 a,ziende manufatturiere (aventi unnumero di dipendenti compreso fra 20 e 499)ha messo in luce come, nel corso di un an~no, vengono mediamente impiegate 2.422 oreper gli adempimenti richiesti dalla Pubbli~ca Amministrazione;

che, in termini monetari, l'onere equi~vale allo 0,93 per cento dei costi comples~sivi aziendali e che ogni impresa, in par-ticolare, ha speso, in media, per questo mo-tivo 45,28 milioni di lire corrispondenti aduna cifra di 690.000 lire per dipendente;

che le incombenze che hanno assorbi~!to la mag,giore quantità di tempo (e che,

,

quindi, hann0 prodotto il maggior costo)sono quelle di carattere fiscale: nella ricer-ca, infatti, il tempo relativo è stato misu~rato in 1.379 ore, corrispondenti al 56,94per cento del totale;

preso atto che questi oneri incidono sulI

costo del lavoro rendendo sempre più gra-ve la situazione finanziaria dell'industriaitaliana;

impegna il Governo:

a promuovere ogni utile iniziativa fionalizzata al progressivo, totale abbattimen~to di tali oneri impropri (o, in alternativa,all'assunzione diretta di siffatti gravami sot-to forma di congrua fiscalizzazione)

e raccordata ad una attesa politica dirazionalizzazione e modernizzazione dellaPubblica Amministrazione.

9.1027.3. MITROTTI, CROLLALANZA, BIGLB,

FILETTI, FINESTRA, FRANCO,

GIANGREGORIO, GRADARI, LA Rus-SA, MARCHIO, MOLTISANTI, MONA-

co, PIROLO, PISANÒ, PISTOLESE,

POZZO, RASTRELLI, SIGNORELLI

11 Senato,

premesso ,che la rfmttura delle forze sin-dacali di fronte al parziale blocco de'11a'scalamobile e l'irrigidirsi dell'opposizione al Go-verno sono il risultato anche della contrappo--

sizione, diversamente interpretabile, tra unaperdita attuale e certa per i lavoratori dipen-denti di salari.o nomirnale e reale GdolVUtaallapredeterminazione dei punti di contingenzasganciata dall'effettivo evolversi ,dell'inflazio-ne) e l'ipotesi di una riduzione futura edeventuale dello stesso tas'so d'inflazione;

considerato che sono venuti meno, insostanza, due ,requisiti della contrattazionetra pa,rti sociali:

a) una compensazione su basi ,real'idei sacrifici richiesti;

b) che tali sacrifici ~b'looco dei pun~ti) diano effettivi benefici 'alUa c011ett'Ìvità(effetto antinflazi:one);

intravisto che differente poteva esserel'evoluzione della trattativa se una modifi-ca strutturale ddla scala mobile (al postodel blocco, anche parziale) fosse stata oom-pensata effettivamente con un vantaggio al~trettanto c5rto p5r i <lavoratori dipendenti;

preso atto che un tale scambio poteva,e può, essere 'realizzato sul fronte tiiSlCale,lnon in tempi lunghi sulla hase di problema-tiche nuove imposte, hensì nel breve perio-do, sfruttando adeguatamente la razionaliz-zazione deJl.le imposte esistenti nel oost1"Osistema tributario,

impegna il Governo:

a diminuire Ila pressione dell'IRPEF suilavoratori dipendenti in modo tale che com-pensi ,le perdite monetar.ie dall lato dellacontingenna e riesca, nello stesso tempo, adinnalzare l'andamento tendenzÌale delle en-trate tributarie complessive, 'allo scopo diridurre il deficit pubblico, che è l'unico ve-ro segnale antÌ'nflazione che il Governo può,e deve, esigere da se stesso.

9.1027.4. MITROTTI, CROLLALANZA, BIGLIA,

FILETTI, FINESTRA, FRANCO,

GIANGREGORIO, GRADARI, LA Rus~

SA, MARCHIO, MOLTI SANTI, MONA-

CO, PIROLO, PISANÒ, PISTOLESE,

Pozzo, RASTRELLI, SIGNORELLI

Il Senato,

premesso che il Governo, con le misu-re adottate nel decreto-legge 15 febbraio

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209a SEDUTA(pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

~6~ IX Legislatura

18 DICEMBRE 1984

1984, n. 10, ha inteso perseguire l'obiettivodi far valere il tasso d'inflazione program-mato (indicato nella misura dellO per cen-to per il 1984 nella relazione previsionalee programmatica per l' anno medesimo) co-me vincolo alle proprie decisioni ed ai pro--pri comportamenti anche amministrativi;

preso atto che ciò dovrà avvenire at~traverso comportamenti rigorosi e coeren-ti anche in fatto di riordino delle istituzio~ni sociali;

considerato che i dipendenti dell'am-ministrazione delle poste e telecomunica-zioni sono aumentati nel 1982 (anno pre-elettorale) di ben 12 mila unità e di 34 lmlanegli ultimi 4 anni con tassi da capogiro(+ 18,7 per cento nel quadriennio);

che solo le Regioni hanno saputo faredi più, con un aumento addirittura del24 per cento in quattro anni (sia pure conassunzioni numer;camente ridotte: Il milapersone, escluso il personale sanitario);

che anche i Comuni non hanno volutoessere da meno, assumendo in quattro annioltre 72 mila nuovi dipendenti pubblici(+ 16,8 per cento), nonostante il formalecondizionamento dei nuovi ingressi di per-sonale ad una riorganizzazione delle lorostrutture che avrebbe dovuto, dal 1978, con-tenente l'afflusso, secondo le buone inten-zioni del legislatore;

che l'ex azienda di Stato per le fore-ste demani ali ha aumentato, nel 1982, del63,2 per cento i propri dipendenti, nono~stante che la buona parte delle competen-ze in materia di foreste siano da tempo pas-sate alle Regioni;

che, sempre nel 1982, il Ministero dellasanità, che ha da tempo decentrato anch'es-so buona parte delle sue funzioni, ha as-sunto 1.200 persone (+ 37,8 per cento) qua~si raddoppiando i propri dipendenti in quat-tro anni;

che il Ministero della pubblica istru-zione, dimentico dell'invecchiamento dellapopolazione, ne ha aggiunti 15 mila al1.134.000 che aveva alla fine del 1981;

che la Presidenza del Consiglio ed ilMinistero di grazia e giustizia, di fronte alnumero ridotto dei dirigenti dello Stato

(2,5 per cento del totale del personale cen-trale), fanno la parte del leone, rispettiva-mente, con il 30 per cento ed il 24 per cen-to di' personale in posizione di dirigenza;

che con la scarsità di giudici di cui siparla, è curioso osservare che Palazzo Chi-gi occupa oltre 1.000 degli ottomila magi-strati italiani;

constatato:

che in tempi di sacrifici per tutti e direcupero di efficienza, queste cifre, forniteda recenti pubblicazioni del Ministero deltesoro e del Censis, offrono un quadro pococonfortante;

che le analisi e le proposte per la ri-forma della funzione pubblica dei tempi delministro Massimo Severo Giannini sono fi-nite nell'oblio di non si sa quale cassetto,

impegna il Governo:

a relazionare al Parlamento, sull'attua-le stato della pubblica Amministrazione en-tro il 30 giugno 1985;

ad indirizzare ogni utile sforzo di Go-verno nella prospettiva di uno stato mana-geriale, capace di interpretare la funzionepubblica in una nuova realtà, qual è quellagià emersa in molti Paesi.

9.1027.5. MITU.oTTI, CROLLALANZA, BIGLIA,

FILETTI, FINESTRA, FRANCO,

GIANGREGORIO, GRADARI, LA Rus-

SA, MARCHIO, MOLTI SANTI, MONA-

CO, PIROLO, PISANÒ, PISTOLESE,

POZZO, RASTRELLI, SIGNORELLl

Il Senato,

premesso che esistono oneri impropriche incidono sul costo del lavoro rendendosempre più grave la situazione ,finanziariadelle ,imprese italiane;

che, in particolare, notevoli gra'Vami (dl-lazioni, -rinvii, pratiche legali, più o menolunghe e costose, fino alla riscossione deicredito o al suo inserimento nella 'Voce dibilancio « ~rdite sui cred4.ti», costo corri-spettivo ad anticipazioni bancarie) derivanodai sempre più rilevanti crediti v:anta:ti dai

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~7~ IX Legislatura

ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 18 DICEMBRE 1984

sistema imprenditoriale nei oon£r'Onti delloStato (e della Pubblica amministrazione in.senso 1ato) nelle vesti di compratore di be~rri e servizi (la famosa domanda pubblica),di percettore di imposte (crediti d'imposta,rimborsi) ed ahre ancora:

constatato ch~, se è difficile dare unavalutaziane complessiva di tale ammantareda stime appross1mate si può ritenere che,ad oggi, le imprese vantino verso 10 Statoerediti per rimborsi IVA nell' ordilI1e dei20.0DOmiliardi; cb~ sempre le imprese 'vanti~n'O versa il sistema sanitaria' crediti per al~meno altri 8.000 miliardi ed, ancara, nell'or-dine di almeno 10.000 miliardi sono ojcrOOi~ti di imposta accertati e non ancora dm~borsati;

che, stante l'attuale critica situa:cionedi liquidità del nostro sistema di (imprese,queste cifre assumono una dimensione anco-ra maggiore di quella che si evidenzia dalnumero degli zeri;

che ancara più grave 'appare la situazio-ne se si considera che in questi ultimi annisana stati del tutto inesistenti i ,flussi di de-naro, verso il si'stema di imprese, erogati dal~lo Stata carne applicazione di normative disostegno al sistema indust.riale;

considerato ohe la soluzione del proib[e~ma può essere ricercata cioorrendo alla pra~tica della campensazione {scalando, da quan~t'O le imprese, a varia titala, devona veI"sareogni anna all'O Stato, la somma di cui è stataaccertata l'esistenza del orOOito);

che ultimamente qualcosa in questo sen~

s'O è stata realizzata cOlIdecreto-le~~e n. 4del 21 gellJ!laio 1984, relativo alla proroga de~gli oneri sociali ,£Lnoal 30 aprile 1984 (cheprevede per quei datori di lavora che mten-dano avvalersi deH'istituto del condooo dnmateria contdbutiva e che vanta n'O creditinei confranti dello Stato .o della Puhb[icaamminis,traziane non ancora esatti, 'Lapossi~bifltà di regalarizzare -la Iloro pasizione debi~>toria mediante cessione di tali crediti);

che tale provvedimento è, però, rivaltoa sanare una situazione assai delimitata;

pre-so atto ,che il decret~legge n. 947del 1977 (convertito nella Ilegge n. 44 del 27

I

febbraio 1978) prevedev;a ,di fatto la posslib1~lità, per imprese rientranti in alcuni set.tori,di sconta:re i crediti accertati nei confrantidi enti ed amministrazioni pubb1iche, abiili~ta'11:daa ta:le operazione sia le banche di in~teresse nazionale, sia gli istituti di creditoindustriale (con appasita ga,ranzia ~ auto-maticamente operante ~ da parte del Te~soro dello Stato);

che questa normaÌ'iva ha avuto una ope~ratività come pache altre leggi riv()lte a1~l'indust.ria (la semplicità di impostazione edelle procedure previste ha fatta sì ohe ,siregola.rizzassera, senza particalari problemi,una serie di pasiziani credita~debita);

che, purtroppo, si è trattato d.i una [1ar~ma llimltata nel tempo e nei fOlIldi (relativialla cancessiane di garanZlie da parte delTesoOra),

impegna il Governo:

a rivitalizzare si,pfatta normativa rive-dendane, 'Opportunamente, s'Oggetti benefi~clari ed entità di fondi.

9.1027.6. MITRaTTI, CRaLLALANZA, BIGLIA,FILETTI, FINESTRA, FRANca,

GIANGREGORIO, GRADARI, LA Rus.

SA, ~RCHIO, MaLTI SANTI, MONA~

c'O, PIRaLa, PISANÒ, PISTaLESE,Pozzo, RASTRELLI, SIGNORELLI

Il Senato,

premessa che per l'equo canane si can-tinua a parlare di madifiche, rifarme e can-gelamenti degli aggiarnamenti Istat;

che in cancamitanza can la pubblica~ziane del disegna di legge n. 479 presentataal Senata si è avuta l'annuncia (in sededi negaziata sul costa del lavara) di unaltr'O disegna di legge del Gaverna can cuiviene blaccata per un anna l'aggiarnamen~to dei canani di lacaziane;

che la partata negativa di un siffattaprovvedimenta smentisce, insieme, le dichia~raziani pragrammatiche del Gaverna e gli in-dirizzi impliciti nel pragetta di legge appra-vata dall'O stessa Gaverna sala poche setti-mane fa can l'intenta di aprire nel regime

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~8~ IX Legislatura

ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 18 DICEMBRE 1984

di equo canone margini, sia pure controlla-ti, di autonomia contrattuale);

constatato che al di là delle polemicheinnestate dalle anticipazioni fornite sul se-condo disegno di legge, !'intera disciplinadelle locazioni urbane presenta ora un qua-dro sempre più incerto e confuso, mentrela preannunciata misura di blocco dà la COIl~ferma di un indirizzo assai poco rassicuran-te ed assai meno confortante per il mercatoe la produzione edilizia;

che si è artificialmente venuto a crt:arèun clima di generale tensione e contrapposi-zione tra le categorie dei locatori e dei COI1-duttori proprio nel momento più delicato ditransizione dal regime transitc>rio--vincoli-stico a quello ordinario-pattizio;

che, in conseguenza di tale stato di cose,rischia di essere distrutto anche quel pocodi consenso che (più per rassegnata accetta-zione che per convinzione) gli investitori an-davano manifestando nei confronti dell'equocanone, mentre si prospetta la definitiva etotale scomparsa di qualsiasi offerta di casead equo canone;

preso atto che sul versante della nuovaproduzione edilizia le conseguenze sonoquanto mai gravi poichè si accentuano inmisura sensibile i condizionamenti che han~no ridotto l'edilizia privata ad uno stato dimera sopravvivenza (e che ne pregiudicanoogni prospettiva di futura ripresa),

impegna il Governo:

a non scaricare sul settore della casaoneri che attengono ad esigenze ed obiettivipolitici più generali ai quali è necessario farfronte con misure che coinvolgano !'interacollettività.

9.1027.7. MII'ROTTI, CROLLALANZA, BIGLIA.

FILETTI, FINESTRA, FRANCO,

GIANGREGORIO, GRADARl, LA Rus~

SA, MARCIllO, MOLT-ISANTl, MoNA-CO, PIROLO, PISANÒ, PISTOLESE,

Pozzo, RASTRELLI, SIGNORELLI

Il Senato,

premesso che parallelamente alle mo-difiche strutturali della scala mobile si im

pone il problema déIla diminuzione dellapressione dell'IRPEF sui lavoratori dipen-denti (che da un lato compensi le perditemonetarie della contingenza e dall'altro in-nalzi l'andamento tendenzia:le delle entratetributarie complessive);

considerato che tale programma può essere varato in tempi brevi sulla base delleseguenti proposte:

1) accorpare l'IV A in una aliquotaunica su tutti i consumi, riducendo automa-ticamente i rimborsi e le aree di erosioneed evasione e accrescendo il gettito effetti.va dell'imposta. Le spinte inflazionistichedegli effetti sui prezzi di t~le accorpamentoe della eventuale manovra dell'aliquota uni-ca sarebbero molto tenui proprio nell'am-bito di una simultanea moderazione deimeccanismi della scala mobile (sterilizza-zione delle variazioni IVA, eccetera);

2) creare un sistema coordinato dimeccanismi di forfettizzazione per le pic-cole imprese, i settori della distribuzione,servizi e professionisti, validi sia per l'IV Asia per le imposte sul reddito delle impreseindividuali. Si ricaverebbe un incrementodi gettito di almeno 10 mila miliardi e siridurrebbe il credito d'imposta dei contri-buenti per altri mille miliardi annui nei set-tori dei servizi;

3-) razionalizzare l'IV A in agricolturacon un recupero di altri mille miliardi l'an-no, pur continuando al sussidiare il settore,tramite 11VA, per almemo 3 mila miliardi(del 1983);

4) le entrate così recuperate, peralmeno 11-12 mila miliardi, permetterebbe-ro di compensare la riduzione di gettito chederiverebbe adottando una aliquota unicaIRPEF del 15 per cento per tutti i redditifino a 20-22 milioni (contro le attuali 18 percento e 27 per cento) avvantaggiando la to.talità dei bassi redditi e la stragrande mag-gioranza dei lavo.ratori dipendenti. Inol~re,l'aliquota effettiva IRPEF (cioè al netto del~le detrazioni attualmente concesse, ecce-tera) si dimezzerebbe riJspetto Q quella cheora grava, pur dopo le ult,ime modifiche del~le aliquote IRPEF, sui redditieri tra 10 e 20milioni di reddito;

Senato della Repubblica

209a SEDUTA(pomerid.)

~9~ IX Legislatura

18 DICEMBRE 1984ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

preso atto che le ipotesi precedenti so~no a parità di gettito globale con le attualistrutture dell'IRPEF e dell'IV A e che lamodifica delle due imposte nel senso in~dicato apre, inoltre, le seguenti ulterioriprospettive di manovra:

a) aumentare, nell'accorpamento, l'a~liquota media dell'IV A, elevando il flusscdel gettito IVA anche negli anni futuri, ri~spetto alle attuali previsioni;

b) in una prima fase, limitarsi a esten~dere l'attuale aliquota IRPEF del18 per cen-to da 11 fino a 20-22 milioni di reddito (del-la qual cosa si avvantaggerebbero almeno10 milioni di contribuenti),

impegna il Governo:

ad intraprendere iniziative in campofiscale, in assonanza con le proposte innan-zi delineate, che, oltre .ad o£fdre seri segna~li antinflazione e di contenimento del deficitpubblico, producano vantaggi certi ed ef~fettivi per i redditieri medio-bassi e per ilbilancio pubblico.

9.1027.8. MITROTTI, CROLLALANZA, BIGLIA,

FILETTI, FINESTRA, FRANCO,

GIANGREGORIO, GRADARI, LA Rus

SA, MARCHIO, MOLTISANTI, MONA-

CO, PIROLO, PISANÒ, PISTOLESE,

POZZO, RASTRELLI, SIGNORELLI

Il Senato,

premesso che il disavanzo pubMico ,ga-loppa, il differenzia'Je inHaz:ionÌ'stico :dma-ne insopportabilmente elev'ato e gli 'investi-menti ristagnano;

che j cittadini, chi. più e chi meno, 'sonochiamati a fare dei saorifiJci (sacrifiJci per ilavoratori, costretti a rinunoiare ad alcunipunti di 'scala mobile, sacrifici per le im-prese commerCÌ'ali e produttive, penalizzatein v.ario modo e su svariati £ronti daEla ma~novra ecoJ;1omka del Governo, sacmfiJCi par-ticolarmente pesanti per chi ha la sventuradi essere proprietario di un immobile);

considerato che c'è un 'settore del'la vi-ta economica e produttiva, il settore delcredito, che ancora non è stato chiamato (nèsembra sul punto di esserlo) a fare sacr.ifici;

che il ministro De Michelis, durante latrattativa sul costo del1avoro, a'Veva annun-oiato che anche le banche sarebbero state,coinvolte, ma in « altra ,sede »;

preso atto ,che il costo del de,naro conti-nua ad essere insopportabiJlmente elevato,nonostante gli incoraggiamenti del Mini's'trodel tesoro (riduzione di un punto del tassodi siConto),

impegna il Governo ad attuare una politi-ca, di coinvolgimento del sistema banoario a.sostegno della manovra economica intrapre-sa, che sfoci in una concreta ,riduzione delcosto del denaro.

9.1027.9. MITROTTI, CROLLALANZA, BIGLIA.

FILETTI, FINESTRA, FRANCO,

GIANGREGORIO, GRADARI, LA Rus~

SA, MARCHIO, MOLTI SANTI, MONA-

co, PIROLO, PISANò, PISTOLESE,

POZZO, RASTRELLI, SIGNORELLI

Il Senato,

premesso che, se il sistema bancarionon riesce a ridurre i tassi d'interesse nellamisura e con la rapidità auspicate, è ancheperchè l'eccessiva frammentazione degli isti-

I tuti di credito, unita ai ritardi nell'automa-Izione dei servizi di alcune banche, tiene

fermi a livelli quasi incomprimibili i costidi gestione dell'intero sistema;

considerato che una soluzione di questoproblema potrebbe derivare da un gradualeprocesso di concentrazione delle banche (so-prattutto tra le Casse di risparmio) che, el/i-minando « visioni pa,rticolaristiche » e « con-trapposizioni tra fusionisti e federalisti »,consentisse all'intero sistema di guadagna-re in termini di efficienza e di maggiore' con-correnzialità (elementi indispensabili affin-chè il costo del denaro, componente 1110'11se-condaria del costo del lavoro, possa adeguar-si eon rapidità ai segnali delle autorità mo-netarie e alle esigenze del monde produt~rivo);

preso atto che è necessario un vero eproprio salto di qualità nel segno di una piùrazionale, funzionale e completa collabora-zione tra tutte le componenti del sistema eche solo attraverso un'adeguata automazione

ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

\II

Iche in termini politic04~stituziona1i il

problema risiede nel fatto che l'attuale si~sterna è portato a fare leva sugli interessi« partioolaristici » dei singoli individui inve-ce di fare affidamento sulla loro capacità diapriflsi al1leesigenze ,di « interesse generale»;preso atto:

che uno Stato « intervent1sta » {nel mo-do tradizionale) deve necessariamente rac~corda:re il suo compito di d.ke2JÌone strategi-ca con lo sviluppo sociale raggiunto,

Senato della Repubblica

209a SEDUTA(pomerid.)

interbancaria si potranno cogliere i beneficidell'azione in tal senso da tempo intrapresada molte aziende di credito,

impegna il Governo:

ad attuare una politica di settore cheincentivi una struttura meno frammentatadell'attuale sistema bancario, attraverso ac-cordi volontari e realizzi, attraverso il mer-cato, i possibili rimedi;

a disporre, successivamente, l'interventolegislativo necessario a completare le solu-zioni prospettatesi e a renderle più agevol~mente praticabili.

9.1027.10 MITROTII, CROLLALANZA, BIGLIA,FILETTI, FINESTRA, FRANCO,

GIANGREGORIO, GRADARI, LA Rus-

SA, MARCHIO, MOLTISANTI, MONA-

co, PIROLO, PISANÒ, PISTOLESE,

Pozzo, RASTRELLI, SIGNORELLI

Il Senato,

considerato,

che l'attuale stadio del 11QS,trosistemapoHtico da una parte mette il Governo nel-la necessità di cercare soluxioni di un cer~to tipo e, dall'altra, mette lo stesso Gover~no nell'impossibilità di arrivare ad adottarequeUe soluzioni nella forma più piena e coe~rente con la logica cui si Ispirano;

che si sono dimostrate praticamente(cioè politicamente) non agibiH si'a il meto-do di Governo di carattere relativamente« autoritario» (pur sempre nei J.imiti dell'or~dinamento democratico) sia quello caratte~rizzato dalla ricerca preventiva di un certo« consenso sociale» (come fondamento e, inqualche modo, come vincdlo del11a politicaeconomica) ;

che il differenziale d'in:flaziOll1e da cuiè affl.itta l'economia italiana, rispetto allaeconomia di. tutti Wi altri paesi occidentalieon i quali si può COI1rettamente stabHireun confronto, può essere tradotto come laespressione economica di una diveI1sità frail sistema politico italiano e quello degli al~tri paesi occidentali;

~1O~ IX Legislatura

18 DICEMBRE 1984

impegna il Governo:

ad effettuare scelte economiche finaliz-zate al raggiungimento di obiettivi politico~istituzionali.

9.1027.11. MITROTTI, CROLLALANZA, BIGLIA,

FILETII, FINESTRA, FRANCO,

GIANGREGORIO, GRADARI, LA Rus~

SA, MARCHIO, MOLTISANTl, MONA~

co, PIROLO, PISANÒ, PISTOLESE,

POZZO, RASTRELLI, SIGNORELLI

Il Senato,

considerato:

che fattori concorrenti al degrado dellaattuale situazione economico-produttiva pos-sono essere intravisti, più che nel costo dellavoro, in una spesa pubblica malf. orientataed ancor peggio attuata;

che in talune occasioni, anche recenti,risulta ignorato il parere negativo espressodal nucleo di valutazione degli investimenti(creato per vagliare le varie richieste diintervento al fine di stabilire la loro ido-neità produttiva e di ridurre la discrezio-nalità di organi più politici che tecnici chia-mati poi a decidere) su alcune richieste difinanziamento definite non valide e basatesu inattend.ibili valutazioni del rapporto f,racosti e benefici (elemento essenziale per illoro accoglimento);

che le aziende della Gepi hanno fattoregistrare nel 1982 una perdita complessivadi bilancio pari a 168 miliardi di lire;

che 10 Stato ha versato alla Gepi cen-tinaia di miliaroi per mantenere in vitaaziende improdutitve (che danneggiano le

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209a SEDUTA(pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

~11~ IX Legislatura

18 DICEMBRE 1984

aziende sane) e per pagare gli interessi suidebiti fatti,

impegna il Governo:

ad operare nell' ottica di una spesa tec~nicamente corretta e di un contenimentodel deficit pubblico che premino e non pe~nalizzino, attraverso la politica dei redditi,il mondo del lavoro.

9.1027.12 MITROTTI, CROLLALANZA,BIGLIA, i

FILETTI, FINESTRA, FRANCO,

GIANGREGORIO, GRADARI, LA Rus~

SA, MARCHIO, MOLTI SANTI, MONA~

eo, PIROLO, PISANÒ, PISTOLESE,

Pozzo, RAsTRELLI, SIGNORELLI

Il senatore Mitrotti ha facoltà di parlare.

MITROTTI. Signor Presidente, onorevolerappresentante del Governo, onorevoli colle~ghi, devo effettuare qualche chiarificazionedi premessa al mio intervento, sia perchè misembra d'obbligo riconnettere le mie argo~mentazioni al dibattito significativo che inquesta Aula si è svolto in occasione dell'esa~me del disegno di legge Visentini, sia perchèil quadro più vasto della realtà sovranazio~naIe questa premessa impone. Non spenderòmolto tempo in tali premesse, perchè riten~go che tempo ne occorrerà per effettuaretalune considerazioni specifiche sui provve~dimenti al nostro esame e, in particolare,per illustrare gli ordini del giorno presenta~ti. Devo altresì chiarificare che il generaleorientamento, emerso e consolidato nel cor~so del dibattito nelle Commissioni perma~nenti, di eludere una possibilità emendativadel testo della legge finanziaria e del bilan~cio al nostro esame, ha scoraggiato ancheme e la mia parte politica dal proporresiffatti emendamenti, essendo scontato cheuna tale proposizione in questo clima sareb~be equivalsa ad una esercitazione puramen~te indicativa delle posizioni del Gruppo stes~so. Ebbene, queste posizioni sottolineerò nelcorso del mio intervento; queste posizioniperaltro ho ripreso con l'articolazione degliordini del giorno, ritenendo che potesse es~sere accettato da parte della maggioranza,che poco costituzionalmente ha' impostoquesto metodo di esame. di uno strumento

rilevantissimo quale il bilancio e la leggefinanziaria, questo diverso metodo dell'im~pegno attraverso specifici ordini del giorno,ed esso potesse muovere a debite considera~zioni il Governo stesso.

Ebbene, nel voler delineare lo scenariosovranazionale sul quale è possibile adagia~re la specifica realtà della nostra economia,ritengo possa essere utile riprendere un av~vertimento recentissimo che viene dal cosid~detto «gruppo dei 100». La stampa che hadato informazioni dei lavori di questo grup~po ha usato titoli ammoni tori: «Il mondo vaverso il caos finanziario», titolava la «Gaz~zetta del Mezzogiorno». E nello specificodelle considerazioni effettuate dai compo~nenti di questo gruppo, tra i quali vi sonoitaliani di spicco come il presidente dellaOlivetti, Carlo De Benedetti, il direttore ge~nerale della Banca nazionale del lavoro,Francesco Bignardi, il vice presidente dellaFiat, Umberto Agnelli, e inoltre altri valen~tuomini, vi è l'ammonimento che il mondova scivolando verso il caos finanziario e uncollasso economico molto più grave dellagrande depressione degli anni '30. Nel chia~rificare tali previsioni, costoro hanno dettoche il crescente indebitamento internaziona~le, già valutabile sugli 830 miliardi di dolla~ri, implica la minaccia di una catena diinadempienze e conseguente anarchia eco~nomica mondiale. È stato altresì detto che ibilanci defidtari di varie nazioni del mondovanno espandendosi su vasta sca~, ina~sprendo i tassi di interesse, assorbendo ri~sorse finanziarie necessarie per creare mag~gior benessere e accentuando la minaccia diuna più estesa inflazione e più vasta disoc~cupazione.

A questa diagnosi i componenti di questogruppo hanno fatto seguire anche delle tera~pie: le nazioni industriali sono state invitatead invertire la loro tendenza a ridurre pro~gressivamente gli aiuti ai paesi poveri, cosìcome i paesi benefici ari di questi aiuti ~ è

detto ~ devono rendersi conto che tale assi~stenza è solo il primo passo verso l'avvio diun vero processo di sviluppo e devono crea~re essi stessi un clima favorevole per taliinvestimenti. Ancora è stato aggiunto che latendenza verso il protezionismo deve essère

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~ 12 ~ IX Legislatura

ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 18 DICEMBRE 1984

invertita, dato che l'unica possibilità di ri~solvere il problema dell'indebitamento e diassicurare al mondo una forte e sana econo~mia dipende dall'espansione degli scambiinternazionali.

Infine è stato detto che i procedimenti ed isistemi di bilancio delle nazioni devonoessere sottoposti a nuove formule rigorose, inparticolare nei paesi sviluppati. Sul pianooperativo tali suggerimenti sono stati tra~dotti con l'auspicio di un nuovo «piano Mar~shall» multinazionale per assicurare aiuti aipaesi meno sviluppati per i quali, peraltro, irelativi Governi avrebbero la responsabilitàdi creare e porre in atto i programmi nazio~nali. È stato richiesto un riammodernamentodel Fondo monetario internazionale ed infineun rinnovato impulso dei liberi scambi,soprattutto teso ad eliminare le barriere nontariffarie e le norme «volontarie)} sul conte~nimento delle esportazioni; così come è statoformulato !'invito alla trasformazione del~l'Accordo generale sulle tariffe e il commer~cio (GATT) in un ente con più vasti poteri.

Abbiamo da questa diagnosi i lineamentidi una situazione sovranazionale entro laquale si colloca la realtà specifica, la situa~zione specifica della nostra nazione. È statoa più riprese, in più occasioni, identificatoun nesso tra il più vasto scenario sovranazio~naIe e lo scenario nazionale, ponendo inderivazione, se non gli effetti, gli auspici diun aggancio della dinamica economicanazionale alla dinamica economica sovrana~zionale. Le assonanze che semplicistica~mente possono essere state individuate sidissolvono nel momento in cui si procede aduna identificazione delle caratteristiche pro~prie di questi due scenari, caratteristiche chetendono a differenziare in maniera sostan~ziale le analoghe fasi cicliche.

In particolare la cosiddetta ripresa euro~pea, diversamente da quanto si è appalesatosull'altro versante dell'Atlantico, è apparsafin dal suo inizio più lenta e faticosa e talesembra mantenersi anche nell'ultimoperiodo.

In particolare sono emerse e permangonodivergenze ancora più chiare se si osserval'andamento occupazionale all'interno diquesti due specifici scenari.

E se la divergenza dei tassi di espansionetra le due sponde dell'Atlantico sembracomunque avviata a ridursi, il divario deitassi di disoccupazione sembra destinatoinvece ad allargarsi ulteriormente. È quindiazzardato parlare, intravedere una ripresanazionale che possa viaggiare a rimorchio diuna ripresa internazionale, essendoci alfondo queste differenzi azioni non marginalima sostanziali.

In particolare, per quanto riguarda lasituazione nazionale, a più riprese e in piùoccasioni non sono mancati riconoscimentida parte dei rappresentanti dei partiti dimaggioranza. L'ultimo confronto televisivodi ieri sera ha ancora una volta evidenziatoconvinzioni sostenute da parte dei rappre~sentanti dei partiti della maggioranza chetendono a leggere con segno positivo talunirisultati conseguiti.

Il graduale raffreddamento della dinamicadei prezzi interni e l'analogo contenimentodelle sollecitazioni sui prezzi, la decelera~zione dell'inflazione sono elementi sistemati~camente adottati a sostegno della validitàdella cosiddetta «politica dei redditi».

Sono mancate valutazioni più appropriateed approfondite relative in particolar modoall'esame della tipicità e della qualità deiguadagni: qualità e tipicità che hanno scon~tato un prezzo, il prezzo di una innovazionetecnologica che da un lato ha fatto premiosulle retribuzioni, con ciò azzerando glieffetti previsti di un contenimento dei puntidi scala mobile da riconoscere nelle retribu~zioni e nei salari e dall'altro ha penalizzatol'economia, rimettendo in circolo liquiditàche i provvedimenti della cosiddetta «poli~tica dei redditi» volevano distolta a fini diinvestimenti produttivi.

Le mie considerazioni ricalcano quelle chefino a ieri sera sono state ribadite da rappre~sentanti del sindacalismo della triplice esono considerazioni che devono doverosa~mente essere rinnovate in quest' Aula in occa~sione di un dibattito che deve tendere a fareluce sulla validità della politica economica edi governo.

Dicevo che i guadagni della produttivitàconseguiti dalle imprese sono stati ottenutigrazie all'introduzione del progresso tecnolo~

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18 DICEMBRE 1984ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

gico all'interno del sistema produttivo ehanno comportato ~ scontando un costo

aggiuntivo al mancato investimento ~ unminore impiego unitario di manodopera e uncontestuale alleggerimento dell'incidenza deicosti degli altri componenti della produzionesulla formazione dei prezzi. Si è conseguitocosì un tipo di competitività fondata più suuna effettiva riduzione dei costi per unità diprodotto che non su manovre dirette suiprezzi. Questa caratteristica, in uno con unagradualità estremamente lenta con cui siappalesano effetti definiti positivi dai soste~nitori della politica di Governo, porta la miaparte politica ad essere critica nei confrontidel metodo adottato. Non può essere suffi~ciente per una decisa svolta dell' economianazionale la moderata evoluzione ~ chè più

di tanto non si è conseguito ~ espressa sin

qui dalla politica di Governo. E questa miaconvinzione è peraltro suffragata dall'inda~gine dell'ISCO relativa all'inchiesta ISCO~fa~miglia del novembre 1984. In novembre ~ è

detto in quest'indagine ~ il clima psicolo~gico della famiglia globalmente disteso hatuttavia visto un ridimensionamento dell' ot~timismo che aveva caratterizzato gli ultimimesi.

Vi sono altre considerazioni e rilevamentiaggiuntivi, che non sto a riprendere per eco~nomia di intervento, che consolidano questimotivi di ottimismo calante e ve ne è unoche soverchia gli altri, quello che si riferisceal numero dei disoccupati: è previsto ~ è

detto ancora ~ un «aumento» da un po' più

dei due terzi degli intervistati. La propor~zione delle attese di un «forte aumento» si èconfermata sul 27 per cento. Le previsioni distabilità e flessione incidono per circa unquarto.

Fatta questa premessa, mi sembra utilecreare un anello di collegamento con l'inter~vento al quale ho inteso riferirmi inizialmen~te, quello effettuato sul disegno di leggeVisentini. Ritengo che debba essere realiz~zato questo collegamento perchè tra le pro~poste enucleate con la presentazione diordini del giorno, ve ne sono diverse chefanno questo riferimento al sistema tributa~ria e fiscale dello Stato. Cercherò di affron~tare questo collegamento con la serenità che

l'occasione sollecita e al di fuori di quelclima acceso che fece da cornice al dibattitosul disegno di legge Visentini.

Ritengo che questo diverso clima possameglio concorrere a chiarificare le posizionidel mio Gruppo, posizioni che oggi tendonoa recuperare ad una fase propositiva, all'in~terno del dibattito sullo strumento di bilan~cia e sul disegno di legge finanziaria delloStato, quella parte critica anticipata nell'al~tra occasione dibattimentale.

È stato affermato che il fisco non vivesoltanto di risse. Premesso che alle risse nonci siamo mai prestati, dobbiamo qui ribadireche le ferme posizioni da noi assunte in fattodi materia tributaria e fiscale possono, contranquillità d'animo, essere riprese e soste~nute in questa nuova occasione dibattimen~tale. Di certo non assumiamo posizioni pre~concette nei confronti di una politica tributa~ria severa, ma siamo fermamente convintiche costituisce esigenza civile e democraticail non confondere le ragioni di una politicatributaria severa con la demagogica crimina~lizzazione di intere categorie; nè ci sfugge lanecessità di non perdere di vista la evoluzio~ne, e l'insieme delle sue linee strategiche, delsistema tributario.

Intervenendo proprio durante il dibattitosul disegno di legge Visentini, avvertii la

I necessità di un breve excursus storico~parla~

mentare al quale agganciare in forma criticala recente soluzione Visentini. Mi sembrache oggi sia possibile fare altrettanto, recu~perando ad un dibattito che non può e nondeve sostanziarsi unicamente di valutazionitecniche, valutazioni che tecniche non sonoma che al tempo stesso servono a dare uncodice di lettura al dato tecnico. Criticam~mo, allora, l'accertamento induttivo; e sotto~lineiamo che una politica di bilancio delloStato che debba sostenersi attraverso siffattipilastri è una politica di bilancio destinata adeludere le attese. Noi dicemmo allora, eribadiamo oggi, che forse era necessario, piùche uno sforzo di fantasia politica nella pro~gettazione di una soluzione normativa nuo~va, un atto di umiltà nel sottoscrivere lavalenza odierna di norme che nuove nonsono.

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~ 14 ~ IX Legislatura

ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 18 DICEMBRE 1984

Dicemmo allora come !'invocazione di unsistema induttivo potesse essere resa compa~tibile con la legislazioné tributaria vigente ecome tale sistema induttivo potesse esserereso propedeutico di una fase successiva diaccertamenti dovuti. Le nostre erano solu~zioni semplici che, da un lato, ribadivanol'assenza di una necessità innovativa sulpiano delle norme già esistenti e, dall'altro,si mostravano attente a salvaguardare il rap~porto contribuente~Stato, un rapporto sulquale si fonda la validità dell'intero sistematributario.

Dissi allora che era necessaria una diversaimpronta del tessuto normativo nella consa~pevolezza di cooperare ad una crescita dicultura, di moralità e perciò di civiltà. Risco~prii a me stesso, per poterla rappresentareagli altri, la validità del coinvolgi mento dellecategorie nel processo deliberativo. Ebbenenoi lamentiamo, nella fase dibattimentaledel bilancio dello Stato e della legge finan~ziaria, l'assenza di un coinvoJgimento di que~ste parti sociali nel processo deliberati va.Dicendo questo riscopriamo a noi stessiverità nostre antiche, ma rinnoviamo in que~st'Aula la validità di un nostro credo ampia~mente riconfermata dalla attualità e ampia~mente evidenziata dagli avvenimenti piùrecenti.

Dicemmo allora, e torniamo a dire oggi,che la solidità di un bilancio e di una pro~grammazione finanziaria dello Stato non puòignorare la necessità di ricondurre a unitàl'attuale dicotomia dell'apparato istituziona~le, una dicotomia che vede sempre più allon~tanarsi il paese reale dal paese legale.Abbiamo inteso riprendere e sottolinearequesta necessità con gli ordini del giorno chesono stati enucleati intorno a questo polocentrale.

Ho detto che anche in queste occasioniavrei dilatato il mio intervento oltre l'ambitospecifico delle considerazioni tecniche percondurlb, oltre il confine di un dibattitoarido e asettico, all'interno di un'area solita~mente poco battut~ dalle considerazioni chevengono esposte in occasioni come quelleche stiamo vivendo.

Esiste una crisi del rapporto tra 10 Statomoderno e la finanza tributaria. Questa crisi

si è evidenziata nel momento in cui talunecategorie di cittadini hanno attivato manife~stazioni di dissenso e di protesta che alcuniorgani della stampa hanno definito «rivoltafiscale». Ebbene, io mi aggancio a questitemi perchè ritengo che gli strumenti princi~pali di autogoverno di uno Stato, il bilancioe la sua legge finanziaria, non possano fare ameno di recuperare in positivo le valutazioniche questi avvenimenti suggeriscono. Ilsistema impositivo dello Stato, se ha signifi~cato un salto qualitativo con l'emarginazionedelle prestazioni di carattere personale, haattivato una reciprocità di responsabilità, didiritti e di doveri, di fronte alla quale inparticolar modo i partiti della maggioranzasi sono da sempre dimostrati monocoli:hanno invero guardato alle responsabilità, aidoveri del cittadino disattendendo sistemati~camente le corrispettive responsabilità, i cor~rispettivi doveri dello Stato.

Mi sembra che all'interno dell'architetturadi bilancio' e all'interno della trama, dellatessitura normativa della legge finanziaria visiano elementi sufficienti per indicare a ditole rinnovate occasioni di sperequazione che idue provvedimenti consolidano o immettonotra le tante altre già esistenti. L'equivalenzadi questi diritti~doveri per noI esprime l'e~quazione risolutiva di tanti problemi delloStato: un'equazione che però deve essereimpostata correttamente in termini altret~tanto corretti. Diritti e doveri dei cittadini edello Stato sono indissolubili e direi che essisi giustificano nella misura in cui a sotten~derli è chiamato un principio di moralità chefaccia riconoscere al cittadino nello Stato lasua partecipazione a pieno titolo e facciaacquisire allo Stato coscienza che in tanto èStato in quanto esplica azione di governo, inquanto si dimostra capace qi presiedere aibisogni, alle necessità dei cittadini.

Se nella impostazione di questa equazionevenisse meno alcuno dei fattori chiaramentel'equazione cadrebbe, non avrebbe più signi~ficato e non porterebbe ad alcuna soluzione.In questo rapporto abbiamo intravisto l'o~biettivo prioritario da considerare per verifi~care la valenza delle previsioni normate al~l'interno della legge finanziaria o delle allo-cazioni predisposte all'interno del bilancio.

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~IS~ IX Legislatura

ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 18 DICEMBRE 1984

Le nostre critiche sono già state mossenell'ambito delle Commissioni permanentidai colleghi che hanno partecipato al dibat~tito svoltosi. Per quanto mi riguarda, consi~derazioni critiche specifiche sono state giàformulate nell'Sa, nell'lI a e nella sa Commis~sione. Non starò qui a recuperare in unintervento in discussione generale su questitemi siffatte considerazioni: intendo solo sot~tolineare un aspetto che può essere collocatoai margini di queste considerazioni tecnichespecifiche, quali quelle già formulate nelleCommissioni, ma che a tali considerazioni siriconnette con' peso e con significato nonsecondari.

Ebbene, sono mancate, nel corso dellevalutazioni delle singole tabelle, considera~zioni sulle indicazioni economiche a piùvasto respiro, in particolare per quantoriguarda la politica fiscale: ne abbiamoavuto un esempio eclatante nel di~attito suldisegno di legge Visentini. Mi sembra inveceche queste considerazioni possano e debbanoessere recuperate, nel tentativo di offrire uncontributo sereno e migliorativo dei criterisin qui adottati ed attuati, per licenziare daquesta Aula provvedimenti di grande porta~ta, quale il bilancio dello Stato e la leggefinanziaria.

È assai raro, e a memoria personale nonricordo alcuna occasione, che alla definizionedi provvedimenti legislativi si accompagni~no, come elemento di necessaria valutazionee individuazione dei loro presumi bili effetti,considerazioni dei riflessi di siffatti provvedi~menti. Solitamente ci si limita, per prassidegenerata, a valutarne le conseguenze indiretta discendenza dalle norme. Ma dirò dipiù: in disattesa dello spirito della Costitu~zione, per quanto riguarda le spese plurien~nali vi è il debito della certificazione deglieffetti unicamente per l'esercizio in esame.

Ebbene, noi diciamo che una politica seriadi bilancio deve mettere a fuoco questo statodi cose; deve riuscire a rettificare orienta~menti e comportamenti che nel tempo hannoprodotto effetti negativi, se non diametral~mente opposti a quelli che originariamentesottendevano le stesse proposte di legge, poitrasformate in leggi dello Stato. È anche dadire che una politica di bilancio seria deve

riuscire a VIncere e a neutralizzare l'incal~zare travolgente del dissesto finanziariodello Stato, trovando un momento di paca~tezza politica nell'effettuare valutazioni e nelproporre rimedi. Una politica di bilancioseria, altresì, deve riuscire a fare giustizia,sommaria se volete, di un sistema politicolegislativo vincolato dal rispetto di equilibriesili e mutevoli. E noi abbiamo visto come,in questa rinnovata fase del dibattito delloStato e della sua legge finanziaria, questiequilibri precari abbiano continuato a svol~gere un loro ruolo estremamente negativo.Una politica di bilancio seria deve riporrenella soffitta dei mezzi inidonei tal une alchi~mie che hanno fin qui sconvolto, con unalegislazione frammentaria, il sistema dellaimposizione diretta e indiretta: è necessarioridisegnare, prima ancora di auspicarne glieffetti, una politica fiscale al passo con itempi, una politica fiscale perequatrice delletante sperequazioni sin qui cumulatesi, unapolitica fiscale giusta che possa essere condi~visa dai destinatari, dai contribuenti.

Vi sono poi considerazioni aggiuntive chepossono essere immediatamente ricondotteall'interno delle proposte specifiche che lamia parte politica ha effettuato attraverso lapresentazione di ordini del giorno. Non hoavuto la possibilità materiale di effettuareun riscontro con i numeri assegnati agliordini del giorno presentati, quindi proce~derò senza un loro richiamo specifico, esau~rendo le serie di argomentazioni che taliordini del giorno sollecitano.

Già in occasioni dibatti mentali pregresseavevamo sottolineato l'attesa, la prospettivase volete, di uno Stato manageriale, capacedi interpretare la funzione pubblica in unanuova realtà quale quella che già era emersain molti paesi e, a sostegno di questa nostraaspettativa, abbiamo effettuato rilevazionicritiche relative a comportamenti della pub~blica amministrazione all'interno di propriestrutture. Il tema è d'attualità in quantoormai è emerso, dal vasto orizzonte degliinterventi che si sono avuti, in questa ed inaltre occasioni dibattimentali, che il nodocentrale per la risoluzione di un vasto arcodi problemi rimane il contenimento dellaspesa pubblica. Ebbene, noi abbiamo focaliz-

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209a SEDUTA(pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

~ 16 ~ IX Legislatura

18 DICEMBRE 1984

zato la nostra attenzione su determinatesituazioni all'interno delle istituzioni, all'in~terno della macchina dello Stato ed abbiamorilevato come diverse amministrazioni delloStato, dal Ministero delle poste e telecomu~nicazioni, alle regioni, ai comuni, all'Aziendadi Stato per le foreste demaniali, al Mini~stero della sanità, al Ministero della pub~blica istruzione, alla stessa Presidenza delConsiglio, si mostrino affette da una situa~zione di organico ~ perdonate il bisticcio ~disorganica. Disorganica nel senso che peressa non sono mai valsi i limiti, i tetti, cheinvece sono stati apposti all' esterno dei Mini~steri e per essa non sono valse le regoledell'organicità, dell'adeguamento, dellaristrutturazione del personale e delle fun~zioni.

Ne risulta un quadro che, tradotto in costiper lo Stato, si rileva estremamente pesante.Il dato più critico forse può essere indiriz~zato proprio alla Presidenza del Consiglio:nonostante la crisi della giustizia e nono~stante la lamentata scarsità dei giudici,8.000 circa, di questi 8.000 oltre 1.000 risul~tana collocati, dipendenti, all'interno dellaPresidenza del Consiglio. È chiaro che intempi di sacrifici, quali la politica dei redditidi questo Governo socialista sta richiedendoai cittadini, il primo a dimostrare buonavolontà dovrebbe essere lo Stato. Con questoordine del giorno abbiamo inteso impegnareil Governo innanzitutto a riferire al Parla~mento sull'attuale stato della pubblicaamministrazione entro il 30 giugno 1985.Abbiamo inteso impegnare lo Stato a com~piere uno sforzo per un salto di qualità delleproprie strutture, perchè non vi sarà capa~cità legislativa sufficiente per raggiungeredeterminati obiettivi se i mezzi deputatiall'attuazione pratica di siffatte nuove leggicontinueranno ad avere le carenze, la disor~ganicità che in questo ordine del giornoabbiamo lamentato.

In un altro ordine del giorno abbiamoribadito la necessità della razionalizzazione,della modernizzazione della pubblica ammi~nistrazione riconnettendo questo problemaad un riflesso estremamente negativo che siripercuote notevolmente sul sistema produt~tivo. Rifacendoci ad alcuni dati di un'inda~

gine specifica abbiamo denunciato che peroneri impropri, ossia per compiti propridello Stato delegati senza remunerazionealcuna al sistema produttivo, le imprese intermini monetari hanno finito con l'accusareun costo annuo per dipendente di 690.000lire circa. E siamo in una fascia di impresemolto vasta. Si tratta di un campione di 160aziende manifatturiere aventi un numero didipendenti compreso tra le 20 e le 499 unità,quindi un campione tanto vasto da darci unquadro attendibilissimo.

Ebbene noi abbiamo inteso impegnare ilGoverno anche su questo fronte, perchè l'e~conomia di una nazione non si risolve solo esoltanto con un contenimento della spesapubblica, ma si risolve anche con un incre~mento della produzione e degli scambi: suquesto fronte abbiamo inteso impegnare loStato ad un progressivo, totale abbattimentodi tali oneri impropri, riguadagnando alleproprie strutture la capacità di farvi frontedirettamente.

Ancora in un altro ordine del giornoabbiamo posto all'attenzione del Governo ilproblema significativo della struttura fram~mentata dell'attuale sistema bancario: unproblema per il quale la produzione scontadeterminati costi che invece potevano esseread essa riparmiati. E abbiamo chiesto unvero e proprio salto di qualità per questosettore, nel segno di una più razionale, fun~zionale e completa collaborazione tra tuttele componenti del sistema. E riteniamo chelo Stato debba fare la sua parte inserendosiin questo problema con forme di incentiva~zione che conducano a tale obiettivo dirazionalizzazione dell'intero sistema, salvapoi la possibilità di un successivo interventolegislativo, necessario per completare lesoluzioni che possono prospettarsi da questaazione di ricomposizione del sistema, azioneche ~ abbiamo suggerito ~ può anche pas~

sare attraverso un sistema di collegamentiinterbancari.

Ancora in un altro ordine del giornoabbiamo riproposto il tema attualissimodella pressione fiscale, risultante dalleattuali fasce di aliquote IRPEF e abbiamoimpegnato il Governo a contenere tale pres~sione, in particolar modo sui lavoratori

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dipendenti, recuperando soluzioni che altempo stesso facilitassero le entrate delloStato, in modo da ridurre il deficit pubblico.

Sempre in tema di prelievi dello Statoabbiamo guardato a soluzioni possibili perquanto riguarda l'IV A. Abbiamo suggeritosoluzioni che non presumono di essere lapanacea delle discrasie che l'attuale sistemadi IVA ha mostrato. Le nostre proposte ven~gono offerte al dibattito parlamentare pro~prio con l'intento di ottenere una verificaallargata della loro proponibilità e bontà. Atali soluzioni abbiamo invitato il Governochiedendogli di intraprendere iniziative inassonanza con le nostre formulazioni ecomunque tali da offrire seri segnali antin~flazionistici e di contenimento del deficitpubblico.

Che il settore IVA sia un settore da rive~dere con carattere prioritario è un datoormai certificato dallo stesso Ministero dellefinanze. Sono in possesso di alcuni dati cheriprendo proprio per rimarcare l'attualestato di cose che ha mosso il mio Gruppo aformulare proposte risolutive. Ebbene, èdetto in questa rilevazione generale sullostato degli uffici IVA al 31 dicembre 1983,fatta dal Ministero delle finanze, che sonostate effettuate appena 121.800 verificheinterne e 6.405 verifiche esterne presso lesedi dei contribuenti. Sono stati redatti70.000 verbali per violazioni IVA e 46.000verbali contestati a presunti evasori dellenorme sulle ricevute fiscali, sui registratoridi cassa e sulle bolle di accompagnamentoancora giacenti. Il quadro che ne emerge, lopotrete rilevare, onorevoli colleghi, è estre~mamente pesante: la macchina fiscale delloStato riesce solo in piccola parte a staredietro all'espandersi delle attività economi~che e a colpire l'evasione.

Mi sembra che queste considerazioni, benriagganciandosi al dibattito che sto tentandodi recuperare, il dibattito sul disegno dilegge Visentini, ripropongano alla valuta~zione comune problemi ineludibili in unadiscussione cardine come quella sul bilanciodello Stato e sulla sua legge finanziaria. Sesi va poi a riguardare nel dettaglio la situa~zione specifica degli uffici provinciali, sihanno elementi di ulteriore, notevole per~

plessità sull' efficienza della macchina fiscaledello Stato. A Milano vi è un impiegato ogni1.760 contribuenti, a Torino un addetto ogni1.020 contribuenti. Mi sembra che da soliquesti dati hanno la capacità di porre sulbanco degli accusati non i commercianticosiddetti evasori, ma i reggi tori del Governoche tale realtà hanno lasciato incancrenirenel corso di tanti anni. Da tale realtà èscaturita la necessità dello Stato, spinto daestreme esigenze economiche, di varare con~doni che hanno finito col premiare i verievasori. Da tale stato di cose discende l'inca~pacità dello Stato di gestire comunque lalegislazione fiscale. È mera presunzionequella di chi ha voluto sostenere, nel dibat~tito sul disegno di legge Visentini, unamigliorabile capacità dello Stato attraversole norme che sono all'interno di quel provve~dimento e che prevedevano presumibilmentedi migliorare la funzionalità e l'efficienza deisingoli uffici. Non è solo l'elemento econo~mico incentivante il fattore risolutivo, anziesso si traduce in una forma surrettizia diricatto morale nei confronti del dipendentedella pubblica amministrazione, al quale siprospetta la «carotina» dell'aumento di sti~pendio davanti al naso per metterlo nellecondizioni di premere sull'acceleratore delproprio impegno di funzionario dello Stato.

Vero è che, all'interno di questo quadro atinte fosche, vi è qualche tinta rosa, e questasi riferisce, guarda caso, ai rimborsi IVA peri quali non si lamentano quei ritardi cheinvece si lamentano nelle altre procedured'incasso dei tributi da parte dello Stato.Non voglio fare commenti in proposito,avendo già sollevato il problema in modospecifico e con un'interrogazione sull'ufficioIVA provinciale di Bari; devo però aggiun~gere che a questa interrogazione attendoancora la risposta da parte del Ministro.Avverto la doverosità di sottoporre alle valu~tazioni di quest'Aula una realtà che deveessere collocata dinanzi all'attenzione deglionorevoli colleghi e deve spingere a provve~dimenti adeguati se si vuole che disposizioninormative come quelle della legge di bilan~cio e della legge finanziaria abbiano unasuccessiva ed effettiva operatività.

I dati sull'inefficienza dell'amministra~

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zione finanziaria possono essere colti a pienemani anche attraverso altri riferimenti e,guarda caso, sono riferimenti che il parla~mentare deve cogliere dagli organi di infor~mazione, non essendoci stata fino ad oggiuna chiarificazione parlamentare da partedel responsabile di questo Ministero. Non atanto ~ e l'ho chiarito precedentemente ~

abbiamo inteso impegnare il Governo e ciauguriamo che non rigetti la nostra propostadi impegno e condivida la necessità di unachiarificazione sullo stato di salute delle suestrutture prima di avanzare la pretesa che icittadini debbono essere chiamati a pagaredi più ed in particolar modo a pagare perl'inefficienza delle strutture dello Stato.

Con un altro ordine del giorno abbiamoricordato che, con il decreto~legge n. 947 del1977, poi convertito nella legge n. 44 il 27febbraio 1978, era prevista di fatto la possi~bilità, per imprese rientranti in alcuni setto~ri, di scontare i crediti accertati nei confrontidi enti ed amministrazioni pubbliche, abili~tando a tale operazione sia le banche diinteresse nazionale, sia gli istituti di creditoindustriale.

Tanto abbiamo inteso riproporre nell'in~tento di agire in parallelo oltre che sul ver~sante del risanamento della pubblica ammi~nistrazione, e in particolare dell'amministra~zione finanziaria dello Stato, anche sull'altroversante della produzione.

Ebbene abbiamo lamentato che molteimprese sono costrette ad accusare danninotevoli provenienti proprio dalle inadem~pienze dello Stato e, nel tentativo di porre inatto una sanatoria di tale stato di cose,abbiamo invocato la possibilità di far ritor~nare in vita la normativa che ho precedente~mente richiamato. Anche in questo caso ciauguriamo una dimostrazione concreta divolontà del Governo di andare incontro adesigenze che sono ampiamente documentatee documentabili e che, se soddisfatte, hannola capacità di dare un contributo di sollievoal settore produttivo nazionale, un sollievoche ovviamente, se reperito su questo fronte,evita di incidere attraverso la penalizzazionedei salari.

Un'altra proposta del mio Gruppo è stataquella formulata con un ulteriore ordine del

giorno nell'intento di sottolineare la neces~sità di una finalizzazione delle scelte econo~miche al raggiungi mento di obiettivi politi~co~istituzionali. C'è chi ha già da tempo par~lato di una costituzione economica dello Sta~to, recuperando a tale tema gran parte deldibattito che recentemente si è accesointorno alla riforma delle istituzioni delloStato e sono pienamente condivisibili le con~vinzioni di chi pone, a livello paritario, pro~blemi di funzionamento istituzionale conproblemi di programmazione economicaassurta a dignità istituzionale.

Abbiamo condiviso questi orientamenti e ilsenso di questi li abbiamo tradotti in unospecifico ordine del giorno con il quale,appunto, abbiamo inteso impegnare ilGoverno a compiere scelte economiche nelsenso che ho prima riferito.

Sempre al versante della produzione, alquale chiediamo di guardare nel momento incui, attraverso una legge finanziaria e unbilancio, si fossilizzano orientamenti, scelte eimpegni dello Stato, diciamo deve essereindirizzata debita attenzione. In particolarmodo abbiamo rilevato come questo settore,oggi più che mai, soffra dei riflessi negativiche si ripercuotono da un sistema bancarioqual è quello che precedentemente ho deli~neato.

Abbiamo invitato il Governo a far sì chel'attuale situazione, già deprecabile, delsistema bancario non finisca col gravare informa aggiunti va attraverso un costo deldenaro inaccessibile per larga parte delmondo della produzione. Abbiamo quindichiesto al Governo di attuare una politica dicoinvolgi mento del sistema bancario a soste~gno della politica economica quale si delineadalla legge finanziaria e dal bilancio delloStato.

Ad ulteriore conforto delle argomentazionida noi esplicitate all'interno dell' ordine delgiorno vorrei offrire alle considerazioni diquest'Aula tal uni dati che la stampa haofferto sul mercato del danaro. «Il Messagge~ro» ha titolato, nel fornire un quadro rias~suntivo della situazione romana: «Come tipelo chi ha bisogno». E le scoperte che sifanno all'interno di questa geografia dei tassisono raccapriccianti. «A far bene i conti» ~

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è detto nel sottotitolo ~ «un piccolo credito

fiduciario può costare interessi effettivi finoal 100 per cento. Il fatto è che accanto allebanche, esigenti in fatto di garanzie, operanopseudoisti tuti».

Ebbene, con questo ordine del giornointendiamo sottolineare una duplice realtàche deve rientrare negli impegni di una seriaprogrammazione di bilancio dello Stato: l'unaspetto si riferisce ad una politica estrema~mente garantista degli istituti bancari neiconfronti degli imprenditori medio~piccoli e,sull'altro versante, ci si riferisce ad una poli~tica incontrollata ed incontrollabile dei tantiistituti di credito, le cosiddette finanziarie,che ormai proliferano (a Roma ne sono statecensite più di 140). Vi è inoltre una sensibiledifferenza dei trattamenti tra istituto banca~rio ed istituto. bancario.

Noi sottoponiamo questi elementi allevalutazioni dell'Aula, ma altresì alle deter~mi nazioni responsabili del Governo, al quale,con il nostro ordine del giorno, abbiamointeso chiedere un intervento capace di rior~dinare il sistema bancario e il sistema paral~lelo delle finanziarie private.

Con un successivo ordine del giornoabbiamo voluto richiamare ancora, in questaoccasione dibattimentale, un problema che ètanta parte del più vasto problema dell'eco~nomi a nazionale: il problema della casa. Nelnostro ordine del giorno abbiamo rilevatocome si siano accentuati i gravami che su diessa da tempo vanno cumulandosi e comequesto stato di cose sia di freno ad un pro~cesso di espansione dell'edilizia privata,freno ancor più avvertito in quanto la poli~tica nazionale, la cosiddetta politica dellacasa in economia e popolare, ha segnatofallimenti paurosi nell'arco degli anni che cisiamo lasciati alle spalle. Abbiamo quindiimpegnato il Governo a non scaricare suquesto settore ulteriori oneri che attengonoad esigenze e obiettivi politici più generali,ai quali è necessario, invece, far fronte conmisure che coinvolgano !'intera collettività.

In un ultimo ordine del giorno ci siamoriconnessi al problema della spesa pubblica,chiedendo al Governo !'impegno ad operarein un' ottica di spesa tecnicamente corretta edi un contenimento del deficit pubblico, che

premino e non penalizzino, attraverso lapolitica dei redditi, il mondo del lavoro.Abbiamo rile'lato come in più occasioni ilparere del nucleo di valutazioni tecniche siastato disatteso, proprio per privilegiare con~venienze politiche in dispregio dei criteritecnici di valutazione della spesa. In questaoccasione dibatti mentale che ruota intornoal problema della spesa pubblica abbiamointeso richiamare il Governo a siffatto impe~gno e ci auguriamo di non vederlo in fuga almomento della votazione del nostro ordinedel giorno.

Vero è che esiste una responsabilità colla~terale, la responsabilità del Parlamento nelvarare provvedimenti che spesso non badanoa spese. Abbiamo toccato con mano, indiverse occasioni, che si procede con talemetodo senza conoscere il costo reale deiprovvedimenti che sono approvati anche daquest'Aula. Lo abbiamo detto in altre occa~sioni, in particolare nella sa Commissione,quando, all'avvio della IX legislatura,abbiamo rinnovato i propositi di un miglio~ramento dell'efficienza della Sottocommis~sione per i pareri, e lo ribadiamo oggi: esi~genza primaria è quella di conoscere conesattezza gli oneri reali, di correlare i pro~grammi con i risultati che si intende perse~guire, di valutare l'impatto delle variemisure nei rispettivi settori funziona li edeconomici e di valutare altresì i tempi diattuazione progressiva delle leggi, predispo~nendo proiezioni delle previsioni. Unadichiarazione di copertura nel modo in cui atutt'oggi si effettua si traduce in una dichia~razione palese di impotenza a perseguire gliobiettivi che ho richiamato e che sono inelu~dibili se si vuoI giungere ad una certifica~zione fondata della copertura delle speselegiferate.

Noi a questo impegno richiamiamo i colle~ghi dell'Aula, ma richiamiamo in forma prio~ritaria il Governo in quanto, in diverse occa~sioni, è stata proprio la volontà del Governoa fungere da grimaldello, ad abbattere legaranzie che potevano essere offerte da unavalutazione serena e più approfondita daparte della Commissione competente.

Sarebbe altresì facile recuperare intorno aquesto tema suggerimenti e valutazioni che

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ormai risultano non dico codificati, maquanto meno rassegnati agli atti parlamenta~ri: commissioni di studio alla Camera deideputati, al Senato e bicamerali hanno enu~cleato suggerimenti che ora spetta a noi espetta al Governo attuare. Anche per taliaspetti critici del mio intervento, attendo ilriscontro concreto di una posizione delGoverno, rispettosa di tale convinzione.

Avviandomi alla chiusura delle mie consi~derazioni, vorrei brevemente agganciare aquesto dibattito un tema particolarmentesentito, un tema che ci auguriamo si ponga,in futuro, d'ufficio all'interno della discus~sione del bilancio, in quanto abbiamo pre~sentato un apposito disegno di legge per!'istituzione del Ministero, con portafoglio,per il Mezzogiorno. Accennerò brevemente aquesto aspetto del mio intervento in quantoritengo di avere enucleato considerazioni piùvaste nella relazione di presentazione didetto disegno di legge. A me preme soloribadire che la drammaticità delle condi~zioni delle regioni meridionali ha ormai rag~giunto livelli intollerabili, di fronte ai qualisono intollerabili atteggiamenti dilatori o,comunque, agnostici da parte del Governo.Ribadiamo in questa occasione che le solu~zioni sin qui perseguite non possono soddi~sfare le attese, le aspettative, le necessità ele urgenze del Mezzogiorno, in quanto lapolitica del Mezzogiorno non può continuarea caratterizzarsi come politica meramenteassistenziale, ma deve entrare a pieno titoloa far parte di impegni organici, programmatie programmabili della politica economicadello Stato. Ecco perchè abbiamo chiesto didare dignità di Ministero con portafoglioall'attuale Ministero senza portafoglio per ilMezzogiorno; ecco perchè abbiamo detto cheper tali interventi vi deve essere un rinno~vato e costante impegno annuale dello Stato,e inoltre abbiamo detto che possono preve~dersi programmi a lunga gittata, pluriennali.Ci auguriamo che la sensibilità dei compo~nenti di quest' Aula sia tale da poter giungerea condividere tali aspettative. Attenderemoin modo specifico siffatto momento dibatti~mentale per dare un contributo altrettantospecifico.

In chiusura di questo intervento s,-!llalegge finanziaria dello Stato e sul bilancio,voglio solo aggiungere che le attese che sot-tendono questo momento dibattimentale,almeno per la mia parte politica, non sonoattese di contrapposizione politica, ma diraggiungimento comune di traguardi comu~ni. In tale ottica abbiamo inteso formulare lenostre proposte e in tale ottica rimarremofino al termine di questo dibattito, quandoespliciteremo la nostra posizione di voto inrelazione ai comportamenti che emerge~ranno da parte del Governo. (Applausi dall'e~strema destra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ilsenatore De Toffol. Ne ha facoltà.

DE TOFFOL. Signor Presidente, onorevolicolleghi, già i colleghi Andriani e Vitalehanno chiarito con dovizia di dati e ampia~mente documentato le ragioni della nostracritica al provvedimento in esame, per cui,in riferimento alla legge finanziaria ed albilancio, vorrei specificatamente richiamarela vostra attenzione sul settore primario. Varilevato che il settore agricolo, così come ilcomplesso degli altri settori economici,risente dell'impostazione complessiva che ilGoverno ha dato ai disegni di legge che sonoin questi giorni all' esame di questo ramo delParlamento.

La scelta di non adeguare la spesa allenecessità dei settori produttivi rispecchia lafilosofia che è stata ed è alla base dellapolitica del Governo, che consiste nel nonsviluppare appieno tutte le possibilità e lerisorse economiche, umane e materiali esi~stenti nel paese. L'agricoltura è uno dei set~tori che maggiormente subisce questo indi-rizzo negativo di politica economica e note~voli sono i danni che da ciò derivano. Essi sipossono riscontrare: nel permanere di ungrave deficit con l'estero nel comparto agri~colo~alimentare; nell'insufficiente utilizza~zione di tutta la superficie agricola esistente;nel depauperamento e nel degrado di vastearee del paese, in particolare di quelle colli~nari e montane, nonchè delle zone interne edel Mezzogiorno.

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A ciò si devono imputare i guasti ambien~tali ed i ricorrenti fenomeni alluvionali efranosi che tanti danni hanno provocato eprovocano sia dal punto di vista umano cheeconomico. È ormai consapevolezza comuneche la salvaguardia dell'ambiente, il rilanciosu basi moderne dell'agricoltura, la difesadella superficie agricola, diminuita quest'ul~tima di oltre 2.600.000 ettari in venti anni,sono le condizioni indispensabili per risanarela nostra economia e garantire un equilibra~to, duraturo e non effimero sviluppo. Dallalettura e dallo studio del disegno di leggefinanziaria e di quello relativo al bilanciodobbiamo affermare che il Governo è benlontano dal percorrere la strada che assegniun ruolo propulsivo alla nostra agricoltura.Ciò si evince dalle cifre di spesa, sulle qualiritornerò, e si riscontra anche dagli atti chein questi anni il Governo ha compiuto insede comunitaria.

Oltre alla non attuazione nel nostro paesedelle diretti ve e dei regolamenti comunitariche dovrebbero introdurre miglioramentistrutturali nelle nostre aziende, nel 1984 ilGoverno ha sottoscritto in sede comunitariadue regolamenti particolarmente lesivi degliinteressi nazionali e di quelli dei coltivatori.Il primo riguarda il comparto lattiero~casea~rio (accordo sottoscritto il 31 marzo scorso);il secondo concerne il settore viti vinicolo edè stato fatto proprio dal nostro Governoalcuni giorni fa a Dublino.

Ora, noi tutti sappiamo che l'Italia è forte~mente deficitaria nel comparto lattiero~ca~seario ed è una forte produttrice di vino.

Mi permetto di richiamare l'àttenzione deicolleghi sul merito dei citati accordi.

Con il regolamento comunitario del 31marzo si è accettata la linea del conteni~mento nella produzione di latte, fissata per ilnostro paese ai livelli produttivi del 1983,pena fortissime penalizzazioni ai nostri pro~duttori. Se è vero che nell'ambito comunita~rio vi è una forte eccedenza di prodotti lat-tiero-caseari, è altresì vero che di ciò non èresponsabile il nostro paese che, anzi,essendo deficitario del 40 per cento del suofabbisogno di latte e derivati, contribuisceallo smalti mento delle eccedenze.

L'accettazione di quel regolamento chepenalizza l'intera nostra economia ha deter~minato una situazione di vero e proprio caos,poichè da un lato le regioni e i produttoricercano, attraverso investimenti e attività diselezione e di assistenza tecnica, di aumen~tare le produzioni, dall'altro, per le scelteanzidette, si vedono penalizzati se aumen~tano in azienda la produzione di latte.

La scelta del Governo, anzichè esserequella (viste anche le reazioni delle regioni edei produttori) di rinegoziare l'accordo e dieliminare quindi questa assurdità, è stataquella di procedere all'abbattimento dellavacche da latte ed eventualmente riconver~tire le stalle per la produzione di carne.

Sì, colleghi senatori, il nostro paese, fortedeficitario di latte, premia con 1.100.000 lirea capo chi abbatte la vacche specializzate dalatte e, a sostegno di tale indirizzo, all'arti-colo 18 del disegno di legge finanziaria èprevisto uno stanziamento di 60 miliardi dilire che si aggiungono ai 60 della leggen. 194 del 1984.

Nel settore del vino le cose non vannomeglio, poichè mentre a Dublino è prevalsauna linea che introduce meccanismi cheandranno a limitare fortemente la produ~zione di vino nel nostro paese, dall'altro latopermangono le accise che alcuni paesi nor~deuropei impongono all'importazione delnostro vino e nello stesso tempo si autorizzala Germania a mantenere lo zuccheraggiocon saccarosio per cui il suo vino, che ha unagradazione alcolica propria di 3~4 gradi, puòin tal modo innalzare la gradazione alcolicafino a 8-9 gradi e così può essere messo nelcommercio.

Ho voluto citare questi fatti ~ peraltronoti a tutti ~ per sottolineare come, anche

in sede di trattativa comunitaria, il Governonon difenda con convinzione gli interessinazionali e dei coltivatori italiani.

È vero che nell'ambito comunitario ~

come ha affermato in quest' Aula alcunigiorni fa il Ministro degli affari esteri ~ non

possono essere difesi particolarismi, ma rite~niamo che neanche gli interessi fondamen-tali dell'economia e dei coltivatori debbanoessere sacrificati sull'altare di una sbagliata

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concezione dell'europeismo. Se un capo diGoverno della Comunità ha ritenuto di pun~tare i piedi rilanciando la necessità delfinanziamento dei progetti integrati mediter~ranei, non riteniamo che ciò sia un attaccoall'Europa comunitaria, ma piuttosto il riba~dire che la Comunità europea non può, inmateria di agricoltura, privilegiare i paesinordeuropei a svantaggio delle zone meridio~nali dell'Europa stessa, poichè riteniamo noncontribuisca allo sviluppo della coscienzacomunitaria nei cittadini l'accettazione delsostegno indiscriminato alle produzioni nor~deuropee a svantaggio degli investimentistrutturali necessari alle agricolture menoforti, lo scarso sostegno dei prodotti mediter~ranei e l'accettazione di una politica che, inbuona sostanza, anzichè superare gli squili~bri economici, li accentua.

Certamente, in fase di trattativa pesa ilfatto che il nostro Governo non sia moltocredibile, e tale poca credibilità deriva dallalatitanza nell'attuazione di gran parte dellediretti ve e dei regolamenti comunitari:infatti essi non hanno trovato applicazionenel nostro paese per l'assenza di regolamentie per la mancata quota parte nazionale acopertura delle quote messe a disposizionedalla Comunità economica europea. Lariconferma l'abbiamo adesso poichè anchenel disegno di legge oggetto dei nostri lavoriparlamentari nulla è previsto per l'attua~zione della politica comunitaria.

Queste scelte, questi indirizzi di politicaeconomica, fanno parte di una linea che, senon modificata rapidamente, escluderà ilcomplesso dell'agricoltura italiana dallasfida in atto in Europa e nel mondo. Baste~rebbe a tale riguardo sottolineare gli sforziche gli Stati Uniti d'America stanno com~piendo a sostegno dell'agricoltura e quantospendono per essa i paesi nordeuropei inrapporto a quanto spende l'Italia. Francia eDanimarca spendono il doppio dell'Italia: laFrancia, infatti, spende per ogni ettaro disuperficie (arrotondo) 96.000 lire, la Dani~marca 79.000 e l'Italia 40.000 lire soltanto.La Germania, il Belgio e l'Irlanda spendonocinque volte di più e l'Olanda e il RegnoUnito da otto a dieci volte di più. Se met~tiamo nel conto che i dati citati si riferiscono

ad alcuni anni fa, che la spesa per il prima~rio in questi anni nel nostro paese è dimi~nuita e che in quei paesi la spesa pubblica inagricoltura è partita 50 anni prima che nelnostro paese, si può comprendere la realesituazione. Se vogliamo far sì che la nostraagricoltura regga il passo con i tempi edevitare che larga parte delle nostre aziendesi trovino fuori mercato, bisogna dare unasvolta di 180 gradi sia nelle metodologie chenella quantità di risorse da destinare al set~tore agricolo.

Dalla lettura del disegno di legge in esamepossiamo ben dire che siamo mille miglialontani da questa svolta. Le cifre previsteper l'intervento pubblico sotto varie forme inagricoltura assommano per il 1985 a 2.340miliardi. Nel 1984 esse assommavano a 2.784miliardi che, se rivalutati al tasso d'inflazio~ne, superano largamente i 3.000 miliardi dilire. Considerato che nel 1984 erano statistanziati 500 miliardi in meno del 1983,possiamo affermare che il 1985 sarà un annonero per l'agricoltura italiana. Sono, infattI,800 i miliardi in meno che ad essa vengonoassegnati. Mettendo insieme, quindi, il diva~rio con l'intervento degli altri paesi cuifacevo cenno e il diverso trattamento comu~nitario ai produttori che si differenzia nellepunte da 2 a 7, emerge che i nostri produt~tori avranno notevoli difficoltà a competerecon i loro colleghi nordeuropei e ad affer~marsi nell'Europa e nel mondo. Eppure que~sto doveva essere l'anno del rilancio delsettore primario, questo doveva essere l'annodel lancio del nuovo piano agricolo nazio~naie.

Nel 1983, in preparazione della leggefinanziaria del 1984, il Governo affermò chequell'esercizio avrebbe avuto un caratteretransitorio perchè nel 1984 sarebbe statoelaborato il nuovo piano agricolo nazionaleal quale incardinare la spesa in agricoltura.Il piano agricolo nazionale è stato redatto ereso pubblico in questi giorni nonostante cheil Governo avesse più volte affermato cheesso doveva essere definito entro il luglio del1984. Il ritardo non va ritenuto casuale, macorrelato alla volontà del Governo di nonaumentare la massa finanziaria da destinareall'agricoltura. Infatti, a fronte di una spesa

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che lo stesso piano agricolo nazionale pre~vede superiore ai 3.500 miliardi, sarebbestato veramente incomprensibile uno stan~ziamento di 2.340 miliardi, inferiore, comeho detto prima, di 800 miliardi rispetto al1984. La conferma che non si è voluto anco~rare il piano alla legge finanziaria sta nelladiversità di linguaggio che parlano gliuomini della maggioranza e del Governo inmateria di interventi a sostegno dell'agricol~tura. E questo conferma la nostra convin~zione che questo Governo per scelta strate~gica di sviluppo non assegnerà all'agricolturail ruolo centrale che le spetta e di conse~guenza gli stanziamenti saranno sempre aldi sotto del fabbisogno del settore.

Ho fatto riferimento agli investimentieffettuati negli altri paesi della CEE perconstatare il divario abissale che ci separa eper respingere le affermazioni di coloro cheritengono eccessiva la spesa pubblica in agri~coltura nel nostro paese. Abbiamo quantifi~cato gli interventi nell'ordine di 5.200miliardi circa, le stesse organizzazioni pro~fessionali con varie proposte si attestanonell'ordine di 4.000 miliardi e, solo perrestare ai livelli di spesa del 1977, rivalu~tando i finanziamenti sulla base del tasso diinflazione, dovrebbero essere previsti i finan~zia menti nell'ordine di 3.300 miliardi circa.Siamo dunque ben lontani da quanto previ~sto nel disegno di legge finanziaria eabbiamo un'ulteriore conferma che nelnostro paese si spende male e si spendecertamente poco.

Alla scarsità delle risorse fa riscontro lalentezza esasperante nella erogazione deglistanziamenti previsti, ritardi che vannoimputati alla incapacità del Ministero dioperare con la dovuta celerità i trasferimentialle regioni. Sono ancora notevoli i residuidel Ministero dell'agricoltura e delle foreste,mentre si fa sempre più difficile la situa~zione nelle aziende agricole le quali devonocompetere nell'ambito comunitario e mon~diale, ma che per scelta del Governo sonolasciate sole a sostenere un confronto cheoggettivamente è impari.

A fronte di questi elementi, mal si conciliala volontà centralizzatrice del Governo che siriscontra nella stessa impostazione del piano

agricolo nazionale e negli atti susseguitisi inquesti anni.

Il Governo e la maggioranza che losostiene devono rendersi conto che la nostraagricoltura sta attraversando un momentoparticolarmente difficile. Sono in atto, nel~l'ambito della Comunità europea e a livellomondiale, profondi rivolgimenti, si accen~tuano gli ammodernamenti nelle tecnicheproduttive, ragion per cui, se non vi sarannoazioni corrispondenti ed accentuate, stante ildivario che permane tra le strutture delleaziende nordeuropee e quelle esistenti inmolte aree del nostro paese, il decadimentodel settore primario in Italia sarà fatale.Certamente non sono più proponibili modellidi spesa di tipo assistenzialistico, come èavvenuto in larga parte del nostro paese. Laspesa pubblica in agricoltura deve guardareal 2000 ed essere finalizzata al consegui~mento dell'obiettivo di rendersi competitivain campo internazionale. Quando facciamoquesta affermazione non intendiamo la com~petizione solo sulla quantità delle produzio~ni, ma dobbiamo altresì puntare sulla loroqualità e con essa conquistare quelle aree dimercato internazionale necessarie a ridurreil deficit agro~alimentare, così come deveessere aumentata la produzione globale deiprodotti dei quali siamo deficitari, ed innan~zitutto di latte e derivati, di zucchero e dicarne, allargando la base produttiva e l'au~mento della produttività media nelle aree enelle aziende che sono ancora scarsamenteproduttive e non competitive.

Per il conseguimento di tali obiettivi sononecessari interventi che introducano in agri~coltura adeguate innovazioni tecnologiche,devono essere attivati i servizi di supportoqualitativamente efficaci e quantitativa~mente sufficienti da parte delle imprese agri~cole complessivamente intese. Devono esserepredisposte nuove forme di marketing chesiano in grado di operare le necessarie atti~vità di penetrazione e di divulgazione delleproduzioni italiane nei mercati esteri. Tuttociò ovviamente deve essere supportato dauna estesa rete associazionistica, la qualedeve essere la forza motrice e propulsiva ditutta l'agricoltura.

Questi strumenti devono essere liberi e

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democratici, autogestiti dai produttori e nondevono diventare, come si prevede nel pianoagricolo nazionale presentato ~ come dicevo

~ in questi giorni, strumenti per una poli~

tica di vertice quale di fatto verrebbero adessere se si dovessero attuare i cosiddettiuffici di prodotto. L'associazionismo è lastrada vincente, ma non deve essere assolu~tamente ingabbiato in logiche o schemi chene limitino l'azione.

Queste sono alcune delle cose necessarieallo sviluppo e al rilancio dell'agricolturaitaliana, ma se poniamo mente a quantoaffermato e lo rapportiamo alla esiguitàdegli stanziamenti, appare chiara la distanzanotevole tra la proposta governativa e leesigenze del settore.

Vanno rilevati dati di estrema pericolosità,riscontrabili nella forte caduta degli investi~menti per le opere di miglioramento fondia~rio: il credito per tali interventi ~ è bene

sottolinearlo ~ è ormai sceso all' Il per

cento del totale del credito erogato. È unfatto preoccupante che, se sommato allacaduta del mercato delle macchine agricole,dà l'idea della precarietà dei bilanci delleaziende agricole e dei redditi dei coltivatori iquali non riescono più ad operare le necessa~rie accumulazioni per gli investimenti,accentuandosi un fenomeno di vero e propriodisinvestimento.

Al fenomeno contribuiscono in misura nonsecondaria l'assenza di un quadro program~matico di riferimento che dia certezzaalmeno a medio termine e le scelte penaliz~zanti della politica agricola comunitaria. Nèriteniamo possa servire a tale scopo il pianoagricolo nazionale messo in circolazione dalMinistero dell'agricoltura e delle foreste perle seguenti motivazioni: primo, perchè cosìcome è formulato si colloca in modo nonadeguato rispetto alle esigenze del coltiva~tore moderno; secondo, perchè avrà tempilunghi di definizione; terzo, ed è una que~stione non secondaria, perchè non troverà lacopertura finanziaria.

Il pericolo vero è che il piano possa deter~minare ancora delle aspettative che poi ven~gono deluse, mentre i processi vanno avantie il coltivatore si ritrova da un lato i vincolidella CBB e la concorrenza non sempre leale

dei paesi della Comunità del Nord Europa e,dall'altro, l'assenza di un riferimento pro~grammatico nell'ambito nazionale ed esiguifinanziamenti.

Il piano può dunque diventare l'alibi perrinviare i problemi e le scelte, ma vogliamoribadire anche in questa sede che, se c'era lavolontà politica di affrontare davvero quellache può essere definita l'emergenza agricola,essa si doveva riscontrare subito, ora in sededi bilancio, altrimenti restano vuote afferma~zioni senza riscontro reale. Vogliamo esten~dere la nostra preoccupazione a quei settoridella maggioranza che sappiamo sensibili aquesti problemi.

Dal Parlamento deve giungere il segnale aiproduttori agricoli che non sono lasciati solia combattere una dura battaglia, perchè sela situazione del settore primario e dellabilancia dei pagamenti non peggiora rispettoa quella già grave esistente attualmente, lodobbiamo alla loro professionalità e non cer~tamente alle scelte di politica economicaoperate dal Governo.

Ci siamo mossi coerentemente in tale di~rezione; già alla Camera abbiamo avanzatodelle proposte serie e ragionate, al Senatoesse sono state riprese ed ampliate, presen~tate nelle Commissioni competenti ed inten~diamo ripresentarle in Aula. Esse, sì, potran~

'no davvero dare dei segnali di novità e diinteresse per l'agricoltura, si articolano invari punti di intervento e danno !'idea dellaeccezionalità dello sforzo che oggi è necessa~

(rio per evitare un'ulteriore regressione del

settore.Se gli emendamenti che sottoporremo alla

valutazione dei colleghi troveranno accogli~mento, si potranno attuare quegli interventinecessari a dare risposte alle imprese agri~cole a part time e a tutto il mondo agricolo,si creeranno le condizioni per aumentare laprofessionalità e l'imprenditorialità doveoggi è assai carente, si risponderà positiva~mente allo sforzo di professionalità e diimprenditorialità che molti coltivatori hannofatto, evitando, come dicevo, un degradomaggiore dell'agricoltura.

Per concludere, invitiamo coloro chevogliono premiare l'economia reale rispettoall' economia cartacea a respingere la linea

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del Governo la quale, in spregio alle forzeprodut'jve, opera scelte sbagliate. È statoaffermato questa mattina che non siamo quisolo per mettere il cappello a quanto appro-vato dalla Camera dei deputati. Riteniamoche la legge finanziaria possa e debba esserecambiata: ne trarranno beneficio i produttoriagricoli e, assieme ad essi, tutta l'economiadel paese. (Applausi dall'estrema sinistra. Con-gratulazioni) .

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ilsenatore Donat-Cattin. Ne ha facoltà.

DONAT-CATTIN. Signor Presidente, ono-revoli senatori, la domanda che viene spon-tanea ~ anche se a questo punto della

discussione dei documenti economici alnostro esame è un pochi no superflua e diròalla fine non le ragioni che tutti conoscono,ma quello che sarebbe necessario fare perchènon lo diventasse tutte le volte che si è inseconda lettura del bilancio dello Stato edella legge finanziaria ~ è se questi docu-

menti sono lo specchio di una situazione che,come dice il Ministro del tesoro, va evolven-dosi positivamente a medio termine oppurese non siano qualche cosa di diverso.

Presidenza del vice presidente ENRIQUES AGNOLETTI

(Segue DONAT-CATTIN). Io traggo unarisposta a questa domanda dall'onorevoleAndreatta, che non credo sia il GiovanniBattista della situazione, ma che senza dub-bio ha portato sulla sua scia al dicastero delTesoro l'onorevole Goria. La risposta che dàAndreatta, e la condivido, è che occorreandare molto cauti. Senza dubbio nell'eserci-zio 1984 si registrano miglioramenti dovuti,dice Andreatta, alle condizioni generali e,aggiunge, alla fortuna (poi vedremo che cosac'è dentro questo concetto). Più in Commis-sione che non in Aula, ho visto riconoscere ibuoni risultati anche da esponenti dell'oppo-sizione: per esempio, dal senatore Napoleonie dal senatore Riva.

Il rientro dell'inflazione non è giunto allamedia del 10 per cento, ma l'ha avvicinatanotevolmente: non si è ancora in grado difornire un dato definitivo dell'anno; siamoperò intorno al 10 e mezzo. Il prodottointerno lordo è aumentato di una misurasuperiore a quella della media della Comu-nità europea, se vogliamo anche della vec-chia Comunità dei sei. La previsione delpassivo della spesa pubblica si è avvicinataquesta volta molto di più al consuntivo diquanto non sia capitato nelle occasioni pre-cedenti; è stato possibile formulare una pre-visione per il 1985 che ha un livello in nume-

rari o pressochè identico a quello del 1984 equindi tende alla riduzione.

Tutto questo in parte è dovuto, secondo ilgiudizio che ho ricordato, in primo luogoalla situazione generale dell'economia inter-nazionale, sospinta dalla ripresa americana,particolarmente accelerata in vista delle ele-zioni presidenziali del novembre scorso; datoeconomico con additivo politico e con uncontenuto che ha, in sè, della pericolosità neltempo, rilevata da tutte le parti, anche negliStati Uniti. Lo sviluppo, a fronte di unapolitica monetaria che si mantiene restritti-va, interviene, com'è noto, con l'assorbi-mento sostitutivo di capitali internazionali,di provenienza dalle altre aree industrializ-zate e capaci di accumulazione.

Noto di passaggio ~ non so quanto valga

in positivo o in negativo ~ che negli ultimitre anni il capitale italiano investito all'e-stero è passato da 5.000 a 15.000 miliardi. Difronte a questo andamento internazionalel'espansione italiana si è mossa; si è mossada sè senza sollecitazioni di governo, piutto-sto frenata, anzi, saggiamente, per alcuniaspetti, da interventi di politica finanziaria emonetaria.

Vi è poi l'altro aspetto, quello della «fortu-na»: l'andamento meno teso della liquiditàdelle imprese, a fronte di quella situazione

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generale, ha ridotto il ricorso finanziarioall'INPS a limiti uguali all'anno precedente,con effetti di liquidità che potrebbero por~tare ad affermare che è finita la funzionebancaria dell'INPS. «Abbiamo di riflesso ~

sottolinea Andreatta ~ un miglioramento

della tesoreria dello Stato ~ (anche l'INPS

influenza la tesoreria dello Stato) ~ unmiglioramento dovuto a cause eccezionali,che non sono destinate a continuare o aripetersi» .

Sono queste le cause di miglioramentoindipendenti dalla politica economica efinanziaria; ma, sulla situazione, hannoavuto anche la loro influenza fattori volonta~ristici, che vengono richiamati con giudizidiversi e contrastanti. Sono, si può dire,iniziative in movimento l'intervento concor~dato con una parte, ritenuta maggioritaria,delle organizzazioni sindacali sulla scalamobile e la contingenza sui salari, ed ilpacchetto fiscale che non sembra invecemolto concordato con coloro che di questostesso pacchetto fiscale sono oggetto per laparte in cui esso è stato portato avanti. L'in~tervento sulla scala mobile non ha modifi~cato il meccanismo, eroso dall'inflazione, mache rimane integro con la sua capacità dilivellamento, a fronte di una profonda tra~sformazione del lavoro produttivo, nel cuiambito sarà difficile che il sindacato risalgala perdita di influenza che ha rapidamentesubìto in questo periodo, se non modificheràradicalmente le sue politiche; meccanismoche fa richiedere ora dal Ministro del tesorol'applicazione di una norma contenuta nelprotocollo globalmente accettato dalle orga~nizzazioni sindacali, quello del 1983, circa laneutralizzazione o sterilizzazione dei movi~menti dell'IV A (in quel protocollo si accen~nava anche ai prezzi delle materie primeimportate). Su come sia andata a finire coltaglio dei punti della contingenza, le valuta~zioni sono diverse e i calcoli sono difficili: èdiventato difficile in tutto il mondo, ma par~ticolarmente in Italia, calcolare anche conqualche approssimazione. il livello dell'occu~pazione e della disoccupazione. Talchèabbiamo cifre dirompenti, per esempio, del~l'OCSE, cifre più mitigate fornite da agentiinterni e anche dai sindacati dei lavoratori;

abbiamo considerazioni che, per esempio, faAccornero, un esperto dell'opposizione nondel Governo, che riducono di molto, forse ditroppo, l'importanza e il rilievo che hanno ladisoccupazione e !'inoccupazione. C'è sempreun dato soggettivo, c'è sempre un vettorepolitico che porta a giudizi come questi. Ierisera, per esempio, nel consiglio comunale diTorino tutti sono rimasti di ghiaccio nelsentire il sindaco Novelli parlare del grandesviluppo che ha avuto la città in questi diecianni in cui si è impoverita in termini dipopolazione, e ancor più di occupazione. Ènaturale che si cerchi un aggiustamento, percosì dare tempo, per poter sostenere che lecose non sono così gravi. Maggioranza eopposizione, tutti sono rimasti attoniti difronte alla tesi del positivo andamento diTorino mentre la maggiore industria da140.000 occupati nell'ambito torinese, hasuperato, in discesa, i 100.000 arrivando a92~93.000 e annuncia di camminare verso i50.000 occupati entro il 1990, trascinandodietro di sè !'indotto e non avendosi, nelmedio termine, una compensazione minima~mente confrontabile nell'ambito delle atti~vità nuove, secondarie, terziarie o del qua~ternario che siano.

Le operazioni sull'andamento dei salari altermine dell'anno del taglio dei punti sonopiuttosto contraddittorie. Il senatore Andria~ni ha affermato stamattina che vi è un meno3 per cento negli ultimi tre anni in terminidi moneta costante, cosa che secondo luisarebbe piuttosto grave di fronte a un incre~mento della produttività di circa 1'11 percento, mentre la CISL, nel suo recentissimoconsiglio generale, fornisce cifre per il 1984che sono notevolmente diverse: cifre dimiglioramento. Credo che abbiamo avutodelle perdite interstiziali, come era naturaleche avvenisse, nei momenti nei quali i puntidi scala mobile sono stati tagliati e credo chevi sia un di più per il taglio di quattro punti,anzichè dei tre che erano stati negoziati.Credo vi sia stata, da parte del Ministro dellavoro, una mancanza per non aver presenta~to, dopo averlo garantito al momento delladiscussione in Senato, un provvedimento chetendesse al recupero di questo punto tagliatoin più. Non penso tuttavia che sia questo il

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dato più importante. C'è, senza dubbio, unparallelismo tra un rientro più rapido dal~!'inflazione e la frenata ~ sia pur avvenutain modo anomalo, senza mutamento delmeccanismo ~ intervenuta sul piano deivalori salariali in numerario con il taglio deipunti della contingenza.

Penso che si determinerebbe un gravedisordine, se si ricominciasse a contare nonda tre, ma da zero, sia pure per una surroga~zione del Partito comunista rispetto alleorganizzazioni sindacali. Una surrogazioneperniciosa per l'ordinamento democratico,perchè essa denuncia, già di per sè, lacoscienza di un forte indebolimento delleorganizzazioni sindacali dei lavoratori, chenon si corregge con la loro sostituzione, conuna richiesta di referendum, col fare la poli~tica salariale in Parlamento, con cose diquesto genere...

TORRI. La prima surrogazione delleorganizzazioni sindacali è stata fatta dalGoverno con il decreto sulla scala mobile.

DONAT~CATTIN. Il decreto è sempre laconclusione ~ come ci è stato spiegato que~

sta mattina dal senatore Andriani ~ di unafase di concertazione al termine della qualeuna decisione deve sempre essere assunta seesiste la funzione di governo; e vi sono deipassaggi incresciosi, nei quali è obbligatoriala scelta. Altre volte è stata fatta una scelta,ad esempio nei confronti dei piloti, ma èinutile rifare una discussione che ci ha vistoimpegnati tre mesi sui problemi che tutticonosciamo fin dalle radici. Qui vi è unasurrogazione nell'iniziativa del sindacato,surrogazione che non serve a resti tuire forzaal sindacato, anzi serve a renderlo ancorapiù debole di fronte alla coscienza dei lavo~ratori; serve a mantenere differenziazioniche nel dialogo sindacale potrebbero esseresuperate. E ciò comporta una insidia notevo~le, anche se non voluta, al mantenimentodegli equilibri sui quali in un sistema dieconomia capitalistica può reggere il sistemademocratico. Esso può reggere soltanto se viè un bilanciamento forte del potere sindaca~le. Se il potere sindacale declina, anche ipartiti che si richiamano alle classi dei lavo~

ratori vedono man mano svuotarsi, sotto lascorza, tutta la polpa dell'albero chedovrebbe essere la loro vita. A parte questorilievo, dall'intervento sulla scala mobile uneffetto è noto: e noi tendiamo a connettere ledue cose. Cioè il freno ~ che corrisponde poi

alla politica dell'EUR, abbandonata permotivi politici ~ costituito dalla modera~

zione salariale per cercare di attuare unapolitica maggiormente volta all'occupazione,ha sortito in qualche modo un risultato sullaattenuazione dell'inflazione.

Quindi ai fattori esterni che hanno deter~minato la nostra economia, non causati danoi, si aggiunge anche questo fattore, chepuò darsi abbia recato qualche perdita dalpunto di vista del potere di acquisto deisalari, secondo me interstiziale e non finale:perchè il tasso di inflazione si è ridotto inuna misura corrispondente a quella che èstata la riduzione dei punti e perchè risul~terà dalla ripartizione del PIL 1984.

La seconda azione volontaristica è il pac~chetto fiscale. Il pacchetto fiscale, almenoper la parte che è stata portata avanti dalministro Visentini, sta bene a me personal~mente (ma anche, secondo il mio giudizio, auna parte piuttosto larga dell'elettorato dellaDemocrazia cristiana, a una parte che sitrova un po' ad essere subissata dalla pole~mica, dal piglio più da venditori ambulantiche non da commercianti, di coloro i qualisvolgono l'altra parte della recitazione); stabene anche se contiene alcuni difetti, comecredo di aver detto dal primo momento. Chestesse bene nessuno contesta nel momento incui fu scritto il protocollo del mese di feb~braio, protocollo in cui è detto chiaramentetutto quello che in effetti è stato applicato. Ilprotocollo, nell'allegato «fisco» nella primaparte dice: «Il Governo intende, con provve~dimenti che proporrà entro il primo seme~stre del 1984, continuare quest'azione edeliminare le larghe aree di evasione che siverificano sia in materia di IVA che in mate~ria di imposizione sul reddito in alcuni set~tori di attività economica e in alcuni casidelle attività professionali, rivedendo ladisciplina della determinazione degli impo~nibili e degli accertamenti nei confronti deisoggetti a contabilità semplificata, anche

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ricorrendo a forme forfettarie e a metodipresuntivi di controllo; correggere, a valeredai redditi 1984, la norma che consente inmodo indiscriminato e incontrollabile il fra~zionamento dei redditi imponibili nell'am~bito del nucleo familiare...» eccetera.

In quell'allegato è pure scritto chesaremmo in vista di una restituzione di auto~nomia tributaria agli enti locali, prevista apartire dal 1985, e su questo punto si èsoffermato ~ in particolare al termine della

seduta di stamane ~ l'amico senatore Tri~glia che ha una rappresentatività, per cosìdire, diretta, anche come presidente dell'as~soci azione dei comuni d'Italia, e un equili~brio che tutti gli riconoscono, talchè questovuoto appare un'incompletezza del «pacchet~to» che noi dobbiamo lamentare.

Ancora l'allegato recita: «Il Governo com~pleterà rapidamente l'opera già avviata conle norme contenute nella legge del 1975 con!'imposizione di conguagli, in modo da impe~dire fughe dall'imposizione sui redditi diimpresa attraverso manipolazioni operatesui redditi esenti e sugli interessi passivideducibili». Un provvedimento è intervenutoper quanto riguarda l'ultima parte, non per

!'intera materia.Queste indicazioni possono essere sfuggite

nella convulsa chiusura di una trattativadurata a lungo che, «all'italiana», si suoleconcludere nel cuore della notte o già alleprime ore del mattino, quando tutti sono unpo' assonnati e qualcuno più vispo mette otoglie la paroletta che conta? Non è così:siamo di fronte ad un altro testo, quellodella verifica politica della maggioranza delmese di luglio (senza particolari pressioni,patemi e problemi): «Ciò comporta che ilmaggior gettito necessario per mantenereimmutato il livello delle entrate deve esserereperito con interventi diretti a ricondurrealla imposizione settori che oggi si sottrag~gono ad essa» ~ settori, si dice, non «qual~che evasore» ~ «in conformità alle indica~zioni già definite nel protocollo dello scorsofebbraio. Gli interventi in questionedovranno essere approvati al più presto dalConsiglio dei ministri, che subito opererà inquesta direzione, così da poter valere dal1985.

Entro l'anno dovrà essere inoltre sottopo~sta al Parlamento l'autonomia impositiva deicomuni (per cui vi era un impegno già per ilprimo semestre), «la cui assenza comportaper il 1985 un maggiore esborso dello Statodi 600 miliardi».

Siamo anche qui in presenza di iniziativein movimento che, nell'attesa della loro con~clusione (questa mattina, questo pomeriggio,questa sera; non so se si andrà a domani oalla vigilia di Natale ma credo che in qual~che modo si arriverà ad una conclusione epositiva) inducono a rendere tendenzioso ungiudizio che è stato pronunciato e per ilquale, esistendo il solo provvedimento sulcosto del lavoro, di per sè non può costituire

~ ed è giusto ~ una politica dei redditi. Con

la legge fiscale comincerebbe a configurarsi;è vero, a configurarsi soltanto: ciò significache noi non avremo una completa politicadei redditi anche se passasse la legge fiscaledi Visentini nella sua sostanza. Io spero checosì avvenga, che la legge passi. Sarebbe unpasso avanti: ma per una completa politicadei redditi bisognerebbe che nella partitafossero comprese anche al tre cose di cuiparlerò in seguito.

Devo intanto notare di fronte a chi, sme~morato di quella che è la ragione essenzialedi vita della Democrazia cristiana, partitoche può volare, da sempre, soltanto su dueali, il ceto medio e le classi popolari, oggidifende Visentini (lo leggo sul quotidianocattolico «L'Avvenire», persino su «CiviltàCattolica»), che mi trovo un po' in imbarazzoa vedere come nel mio e in altri partiti sitenda, in un momento nel quale sarebbenecessario il massimo sforzo di ricomposi~zione dell'unità e della funzione politica, acredere di poterle recuperare nell'insegui~mento delle corporazioni. Credo sia unerrore anche se qualsiasi legge che vengaproposta ha ragioni per essere cambiata inuno o in un altro aspetto tecnico. Il provve~dimento in sè fa parte degli impegni delGoverno, nella sua sostanza dovrà essereapprovato e il mio partito è d'accordo suquesto impegno, salvo che non si giochi sudue tavoli e su qualche tavolino (di solito atavolino si fanno i congressi, non le leggi).

Questi due atti volontari sulla contingenza

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e legge fiscale hanno e avranno un'influenzada misurare sull'andamento delle cose.

Se le cose sono andate meglio per alcuniaspetti, per fattori esterni, di fortuna evolontari, non possiamo dire che finora,salvo quest'ultimo episodio della leggefiscale che vedremo come si concluderà, visia un attacco alle distorsioni strutturalidella nostra economia. E !'incrocio tra mano~vre monetarie per l'uscita dalla crisi e l'acce~lerato cambiamento tecnologico in chiavesoprattutto informatica porta davanti a noiun problema che è definito centrale dallastessa autorità monetaria ma che sfugge,completamente o quasi, all'attenzione deidocumenti economici e finanziari delGoverno.

È il problema dell'occupazione, che siaggrava senza che vi sia una politica di

guida, mentre lo svolgimento della rivolu~

zione informatica viene avanti; l'occupazionenon trova ora, nè troverà in seguito, perlunghi anni, uno sviluppo investiti dalla tra~sformazione, in Italia e in Europa, nè uncompenso nel terziario più diffuso, senza cheintervengano delle politiche che qui non siravvisano. Ad avvisare della gravità dellasituazione è stato ~ come tutti sanno ~ il

governatore Ciampi, il quale, di fronte aduna Commissione della Camera dei deputati,ha valutato in quattro milioni i disoccupati

italiani per il 1990, definendo inaccettabile~ non si tratta di un rivoluzionario ma del

Governatore della Banca d'Italia ~ questo

andamento. Tutti ci rendiamo conto dellagravità del fatto che quasi una generazionedi italiani sarà esclusa dal lavoro.

Presidenza del Presidente COSSIGA

(Segue DONAT~CATTIN). Recentemente ilPresidente del Consiglio ha voluto esprimereun pensiero ottimistico, con buona volontàma con una certa confusione, perchè ha con~frontato i dati di gennaio con quelli di lugliosenza destagionalizzarli (nell'estate italianaesistono motivi per i quali tutti gli annil'occupazione subisce una crescita tempora~nea che viene calcolata nella media annua~le). I dati sono drammatici oltre ogni errorestatistico e previsionale che può essere com~piuto, a parte le indicazioni del Governatoredella Banca d'Italia.

La previsione della disoccupazione inEuropa per il 1988~89 è intorno al 12 percento. In un quadro di questo tipo abbiamoil dovere di richiamare il Governo nel suocomplesso ad un esame attento. Mi permettosoltanto di dare alcune, anche frammentarie,indicazioni. Il primo dato è questo: con gliattuali livelli di disavanzo, anche se piùcontenuti del passato, con la preoccupazioneche eventi esterni, come, ad esempio, unmutamento della situazione degli Stati Uniti

li accentui, !!li pare sia negativo creare l'illu~sione che si possa tornare ad una forma diequilibrio senza una riforma strutturaledella spesa, essendo, poi, l'attuale livello di

,deficit dello Stato difficilmente compatibilecon una effettiva, stabile e continuativaripresa degli investimenti.

Iniziamo dalla parte pubblica. L'interventodel senatore Triglia di stamattina è significa~tivo. Esso richiama il fatto che solo unaspetto del pacchetto fiscale è stato portatodinanzi al Parlamento; mentre dall'autono~mia finanziaria degli enti locali (non nelleporzioni ridotte di cui si è parlato ma inmisura assai più larga) potremmo avere unariduzione degli sprechi, in trasferimenti edaltre manipolazioni, una responsabilizza~zione maggiore nel confronto diretto traamministratori eletti ed amministrati e,quindi, una riduzione del passivo della spesapubblica corrente e un aumento della spesain conto capitale.

Noi dovremmo camminare, se questa èuna linea dell'essenza della Democrazia eri ~

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stiana, con una forte spinta autonomistica econtrapporre alla crisi dello Stato sociale,che tende a scivolare in privatizzazione, lalinea dell'autonomia, del ritorno alla societànon soltanto per la finanza locale, ma ancheper i grandi servizi, senatore Napoleoni, deiquali ella lamenta l'insufficienza. Certo leoperazioni di centralismo, di burocratizza~zione che sono state effettuate negli anni '70hanno portato, per un giudizio diffuso (chenon è lo «stavamo meglio quando stavamopeggio» ma è basato su dati obiettivi), ad unappesantimento che sempre nasce dallaburocratizzazione e che si accompagna allacentralizzazione; quella enorme quantità disprechi, che si accompagna alla partitizza~zione è largamente intervenuta soprattuttonel settore sanitario. Le partitizzazioni, sullequali si stende un velo quando sono generali,mentre si chiamano lottizzazioni quandosono di maggioranza: ma sono sempre lastessa cosa. Sono elemento al centro dellaquestione morale.

Quando sento dire che si vorrebbe andarealle elezioni avendo approvato non lariforma della legge provinciale e comunalema quanto meno quella dello status degliamministratori rimango molto preoccupato.La legge sullo status degli amministratorinon farà che aumentare la burocratizzazionee diffondere la figura dell'esponente politico,eletto dal popolo, che nello stesso tempo èfunzionario di partito, amministratore diqualche cosa; cioè un quadro di apparati,una creatura che tende a distaccare semprepiù la politica dalla società civile, a creareuna casta rispetto alla società, in una conce~zione che è propria di ogni pensiero totaliz~zante, nella quale finiamo per venir trasci~nati anche noi democratici per motivi diconcorrenza, ma alla quale dovremmo fer~ma mente opporci.

Se volessimo andare ad una reVISIOnestrutturale della spesa sarebbe estrema~mente opportuno trarre profitto dai larghidissensi che esistono, ad esempio, in materiadi previdenza sociale (dando il via soltantoalla parte della proposta di legge che hasostanza economica per far reggere la rin~corsa rispetto all'andamento del costo dellavita) e rivedere a fondo l'argomento. Questa

costruzione elefantiaca della grande INPS incui tutti sono amministrati e nessuno èamministrato, in cui nulla è più lasciato allacontrattazione e tutto è riversato sulle spalledello Stato (come se la ricchezza non venissecreata soltanto nei luoghi in cui c'è produzio~ne); questo servizio sanitario, metà sostenutocon contributi e più della metà a caricodell' erario con tetti che non vengono mairispettati, sono altrettante forme delle qualinoi non vediamo qual è la fine del passivo, latappa ultima del disavanzo, la gravità deldissesto che finirebbe per travolgere l'im~pianto finanziario dello Stato; strutture sem~pre più lontane dalla gente, sempre più lon~tane dal rappresentare con efficacia e veritànell'amministrazione le forze della società,dal corrispondere ai bisogni reali.

Non c'è da ritornare alle forme mutualisti~che; ma in tutti i paesi civili ed avanzati c'èpiù domanda di previdenzialità, di darerisposta alla domanda di previdenzialità checiascuno, con dignità, ha dentro di sè, chenon dell'assistenza nella vecchiaia, nell'infer~mità, nella menomazione. Nella maggiorparte dei paesi sviluppati e civili del mondooccidentale, libero, le forme di assicurazionecontro le malattie sono amministrate dallecategorie, dai gruppi sociali: non sono formesulle quali si innesta il paternalismo delloStato o del comune che poi porta, per reazio~ne, a innovazioni puramente efficientistiche,che vogliono ridurre tutto ad azienda,creando forse, all'istante, un rimedio, ma neltempo un rapporto più rude, perchè senzalegami rappresentativi.

La riforma strutturale della spesa, peravere un passivo di bilancio pubblico di nonpiù di 50~70.000 miliardi, che tenda a scen~dere e che sia davvero compatibile con unaripresa di investimenti, passa necessaria~mente per queste strade. Si adoperano imezzi e i mezzucci dei tickets che irritano lagente, delle prestazioni dimezzate, del racco~mandato che riesce poi ad avere di più diquello che non è raccomandato, di questoche è amico del medico o della infermiera edi quello che ha amici nei comitati regionalidell'INPS. Tutte cose da superare, non conun ritorno all'indietro, ma secondo la tradi~zione italiana. La cura della crisi radicale

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dello Stato sociale non è il privatismo, ma lasocializzazione di questi servizi secondo iprincìpi dell'autonomia, il principio di sussi~diari età per il quale dove la minore societàpuò operare non occorre che funzioni lamaggiore. Sono criteri che ormai tutti hannoacquisito per quanto riguarda gli enti locali,i quali, dopo aver perduto nel 1971~75,secondo la visione illuministica centralizza~trice, tutta la loro finanza, oggi sono sullastrada del ritorno alla autonomia finanziaria,che è libertà, perchè è responsabilità: poichèoggi i comuni sono ridotti ad enti rivendica~tivi, come i sindacati, che altro non fannoche chiedere una maggiore elargizione delloStato.

Dico queste cose anche perchè, se mai vifosse, come pare che stia emergendo, !'inten~zione di non ridursi in bianco (cioè di nonfare una seconda lettura perfettamente inu~tile della legge di bilancio e della leggefinanziaria), se si volesse una revisione dellavoce relativa agli enti locali, in quelmomento non potrebbe resistere la stranaposizione che il Governo ha assunto su unaparte della legge finanziaria che interessa lepartecipazioni statali. Nella discussione inCommissione bilancio tutti siamo stati d'ac~cordo per cancellare l'assegnazione alGoverno del compito di ripartire i fondi didotazione degli enti delle partecipazioni sta~tali agli enti e alle società, compito intro~dotto dalla Commissione bilancio dellaCamera, che si era spinta a ritenere chedovesse essere decisa dalle stesse Commis~sioni parlamentari l'assegnazione di queifondi, con una distorsione grave del sistemadelle partecipazioni statali. La richiesta dicancellare le ultime cinque righe dal para~grafo 16 dell'articolo 14 della legge finanzia~ria non potrebbe più essere respinta dalGoverno, se rimandiamo la legge finanziariaper emendarla in materia di enti locali inuna terza lettura.

Detto questo per inciso, devo dire che mitrovo concorde con alcuni interventi dell'op~posizione nel rilevare la non funzionalità delbilancio rispetto ad una politica di sviluppoe la mancanza di una, sbagliata o giusta,politica industriale che voglia dare una,risposta alle prospettive drammatiche in ter~

mini di occupazione. Accomodarsi soggiun~gendo che c'è poco da fare, è facile e non èesatto.

Sempre in materia di partecipazioni stata~li, tanto per fare un esempio, è stato piùvolte ricordato che un ente pubblico come

l'ENI ricorre allo Stato per saldare i suoibilanci mentre ha una disponibilità patrimo~niale enorme che in altri paesi enti dellostesso genere adoperano consentendo dimobilitare corrispondenti mezzi dello Stato,del contribuente per lo sviluppo in altredirezioni. Sul piano patrimoni aIe è stato rile~vato che abbiamo davanti un campo enormedi ricchezza da mobilitare. Dovremmo poispecchiarci con quello che è intervenuto inaltri paesi, la Francia, il Belgio. Chi conosceParigi e Bruxelles sa che in quelle cittàvengono realizzate infrastrutture imponenti,disponendo tra l'altro di aree pubbliche (chein tutte le città italiane sono abbondantissi~me: demanio militare, demanio civile, dema~nio di tutti i tipi) e non mobilitate.

Una politica di sviluppo, che parta daglienti locali, può anche contare su quel fattore,ma può essere fatta soprattutto mettendolinelle condizioni di dover sostenere i bilancicon finanza propria, con riferimento direttoai cittadini, ai contribuenti che essi ammini~strano. Si avrebbe, nel rapporto diretto, l'ef~fetto di limitazione di sprechi e fiducia nellaspesa corrente, probabilmente !'incrementodi quella in conto capitale, certamente lariduzione globale della spesa.

Nell'ipotesi del Governo rimane solo fidu~cia nella ripresa spontaneistica dell'econo~mia quando si sia raggiunto un certo rientrodalla inflazione. Eppure per il Mezzogiorno

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il professor Saraceno valuta che esistonoancora larghi spazi per la industrializzazio~ne; conteggia quello che è necessario in capi~tale per creare nuovi posti di lavoro. Noncompletandosi !'intervento in questa dire~zione si rischia la deindustrializzazione nonnel senso della trasformazione informaticadel post~industriale ma nel senso del deserto.

Abbiamo per contro ~ ce lo dice Bastia~nini ~ un residuo passivo di 8.000 miliardida parte dello Stato di spese in conto capita~le, che il relatore individua soprattutto neiMinisteri della giustizia e della difesa, ma

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che sono sempre 8.000 miliardi di mancatiinvestimenti. Abbiamo le Partecipazioni sta~tali, che sono state ordinate nello Statodemocratico non più soltanto come reci~piente dei fallimenti dell'industria privata odella banca privata come accadde nel corsodella crisi del 1931, ma che hanno esercitatoper lungo tempo funzioni traenti dello svi~luppo. Ma com'è possibile avere delle Parte~cipazioni statali che siano traenti dello svi~luppo quando esse vivono sotto l'assillo diuna passività accumulata nella nuova lungacrisi, rispetto alla quale non è chiaro iltempo di rientro?

Nessuno di noi, anche se faccio questenote, ha dimostrato di avere la chiave perindicare la via di uscita dalla durissimasituazione nella quale un paese come ilnostro e i paesi industrializzati dell'Europasi trovano e si troveranno fintantochè moltidei capitali accumulati e disponibili fini~scono per essere assorbiti in aree esclusive elo sviluppo giapponese si avvarrà di vantaggiche non possono essere distribuiti agli altripaesi. Abbiamo però delle indicazioni parzia~li, anche per settori, che vanno affrontatemeglio una per una.

Il Ministro della ricerca lamenta, peresempio, che il nostro tasso di investimentoin quella direzione è al di sotto della metà diquel che sarebbe necessario per farci tenereil passo con gli altri paesi industrializzati.Egli indica le necessità per la ricerca nel 2,5per cento del PIL; io lo credo. Ha ragioneGranelli quando afferma che ogni anno ilMinistero della ricerca è obbligato a rinego~ziare con il Ministero del tesoro, quasi chie~dendo l'elemosina o un favore personale peruna spesa essenziale perchè il rientro dall'in~flazione non abbia un significato puramentefinanziario, di vantaggio per i detentori dicapitali, ma abbia valore per i lavoratori,per lo sviluppo produttivo, per coloro chevogliono vedere i loro figli e i loro nipotilavorare in questo paese.

Dobbiamo dare coerente e completa siste-mazione a questi problemi rapportandoli altema dell'occupazione immediata e futura:innalzando l'età scolare; bisogna alzare l'etàdi pensionamento, in modo che sia propor~

zionata al periodo della vita lavorativa: unrapporto uno a due non è sopportabile, siache si paghi in contributi che in imposte.Bisogna arrivare invece ad un rapporto diuno a tre; e bisogna affrontare e superare gliingorghi creati circa la questione della flessi~bilità nel lavoro. Si citano spesso le cifreamericane. Gli occupati in USA negli ultimi10 anni sono aumentati di 12 milioni; maabbiamo circa 16 milioni di occupati atempo limitato, su un totale di 96~97 milionidi occupati; gli occupati part time corrispon~dono al lavoro nero in un paese come l'Italia.Anche se non del tutto esatto, il paragone èabbastanza vicino alla verità.

Per quanto riguarda la flessibilità negliorari, mi diceva Merli Brandini di averriscontrato da un grande industriale giappo-nese propensioni verso una diversa riparti~zione del lavoro; da un paese che ha aumen~tato in questi ultimi anni di due ore l'orariodi lavoro. Nei confronti della Meganome sidovrà ripartire diversamente il lavoro dispo~nibile. So che in alcuni settori in Italia, adesempio quello tessile, operazioni in questadirezione sono state fatte; tali operazionivanno sostenute ed agevolate anche con laspesa pubblica, come vanno richiesti i con~tributi sociali sui robots, almeno per unaserie di anni. Negli ultimi tre anni abbiamoavuto una riduzione del 4-5 per cento dellamanodopera negli stabilimenti con più di500 dipendenti; fino a sei o sette mesi faquesta manodopera era assorbita in unità dilavoro minori, oggi non più. Bisogna dunquescegliere una politica, decidere.

La flessibilità negli orari di lavoro non è larivendicazione di una organizzazione, ma èun dato su cui bisogna concentrare l'atten~zione; come sulla questione della duratadella vita lavorativa, come su una rapidariforma della scuola dell'obbligo, non solonei tempi dell'obbligo (meglio 11 che 10anni) ma anche nella qualità, perchè chigiunge al lavoro con un tipo di scuola del~l'obbligo (quand'anche prolungata di dueanni) come quella italiana è a zero rispettoal lavoro nuovo, alle nuove qualifiche e allecapacità di adattamenti e aggiustamenti suc~cessi vi.

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Quanto all'occupazione, non credo inveceallo strumento del prepensionamento a cin~quant'anni. Esso immette sul mercato dellavoro una quantità di persone (tra i cin~quanta e i sessanta anni) in cerca di lavoronero per compensare il basso livello di con~tributo che il prepensionamento rende.Secondo uno schema che la FIAT ha passatoal partito comunista a Torino e che è poidiventato la parola d'ordine della CGIL pie~montese, il pagamento sarebbe ridotto alivello delle 560.000 lire mensili. Con questecifre si manda la gente a cercare un altrolavoro, irregolare, e si chiudono tutti gliinterstizi per il lavoro dei giovani mentrenelle aziende che prepensionano per diecianni non si assume nessuno. Una soluzioneda estrema emergenza, dovendo scegliereuna morte: la menQ dolorosa, ma, senzadubbio, il declino di una società. Bisogna poidistinguere tra costo del lavoro e utilizza~zione degli impianti; bisogna avere il corag~gio di dire che vi possono anche essere ridu~zioni di orario con riduzioni di paga, perchèè sempre meglio avere in una famiglia dueretribuzioni, una con trentasei ore e una conventiquattro per esempio, piuttosto cheaverne una sola, con quaranta ore.

Tutte queste cose non possono essere estra~nee alla politica di bilancio. Se vi è una cosavecchia che rimane nell'azione di Governo, èquella per cui ciascuno ha la propria botte~ga: vi è la bottega di De Michelis che fa ilsuo piano del lavoro, c'è la bottega del Mini~stro delle poste che fa le sue televisioniprivate e pubbliche e così via. Allora, diventaimpossibile o arduo il coordinamento e nonc'è un'azione vera e propria di Governo.

L'azione verso l'occupazione, negativa opositiva o neutra, è un'azione che incidesulla politica di bilancio.

Il Ministero del bilancio, diventato sol~tanto il Ministero del FIO, cioè dell'ammini~strazione di 5.000 o 3.000 o 2.000 miliardiall'anno, è un altro negozio, come la degra~data Cassa per il Mezzogiorno, e non unelemento di guida globale nella manovrafunzionaI e ed economica del Governo. Que~

sto avviene in paesi come il nostro, più han~dicappato di, altri, quanto a occupazionefutura, che ha' ancora 1'11 per cento di occu~pati nell'agricoltura, che si dovranno ridurreal 3 o 4 per cento; che conta il 34 per cento(per fortuna, in effetti, poco più del 25 percento) di occupati nella produzione indu~striale. Siamo di fronte ad una situazioneestremamente complicata, nella quale laspinta all'innovazione dovrebbe essere gui~data con equilibrio; dove l'internazionalizza~zione è fattore indispensabile, purchè nondivenga colonializzazione, come è apparsa,alla Commissione parlamentare che l'ha esa~minata, così come veniva presentata, lamanovra intorno a Mediobanca.

Sento parlare ancora una volta di pro~grammazione e credo di dover dire in questocaso che prima è necessario fare le cose e poicaso mai dargli il nome, altrimenti avrà dinuovo ragione, come l'ebbe rispetto allenostre giovanili speranze, il Fanfani del 1962che chiamava quello di Pieraccini «il librodei sogni».

Il 1985 si presenta con molte difficoltà amantenere il ritmo di rientro dell'inflazionead un tasso discreto di sviluppo e difenden~dosi sul fronte dell'occupazione tenuto contodelle vicende internazionali, che sono ignotedopo le elezioni del Presidente americano.Non più il descritto effetto dell'INPS, einvece la fine del blocco dei fitti, lo svincolodelle tariffe, rispetto alle quali occorreinvece chiedere una politica produttivisticaalle aziende e non lasciar chiedere soltantol'allineamento e più dell'allineamento altasso di inflazione, che diventa una alimen~tazione dell'inflazione stessa.

L'innovazione sistemica di questa età pre~senta oggi e per gli anni futuri uno svolgi~mento durissimo che esige assolutamenteuna presenza politica di azione, di istituzio~ni, di norme, di bilancio dello Stato, mentreoggi quello svolgimento interviene ~ come

ho già detto ~ senza guida, affidato al mer~

cato con un accrescersi delle sofferenze urna.ne, della disoccupazione, dell'impoveri~mento.

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Presidenza del vice presidente ENRIQUES AGNOLETTI

(Segue DONAT~CATTIN). Vi prego di leg~gere le cento tredici pagine dello schema didocumento della Comunità cattolica ameri~cana dopo la rielezione di Reagan per ren~dersi conto di un dato di realtà, di quello cheviene indicato come l'esempio che tuttidovremmo seguire: la fascia della povertà ela fascia della miseria si sono allarga te; lacosiddetta fascia della grande ricchezza è piùforte.

Governo e organizzazioni delle partisociali stentano a prendere coscienza dell'in~teresse comune ad affrontare insieme lamutazione radicale; la mancanza della poli~tica, il rinchiudersi dei partiti nella lotta dipotere e di occupazione dei suoi strumenti,mettono sempre meno in grado di agire.L'indebolimento generale (maggioranza eopposizione, partiti di ogni tipo, organizza~zioni delle forze sociali e della politica)genera sfiducia, scetticismo, prevalere delpiù forte individualismo. Lo strumentomonetario finirà per essere l'unica arma cheda sola non può essere che l'arma del neoli~berismo. La debolezza genera debolezza, lapolitica diventa gestione amministrativa, ilgiudice si sostituisce al legislatore, le autono~mie aziendali, locali, di classe, divengonosubalterne, le leggi della separazione deipoteri, delle responsabilità trasparenti, ces~sano di avere effetto con un imbarbarimentonella giungla e nella confusione.

Noi vorremmo, proprio attraverso gli stru~menti principali dell'azione dello Stato difronte al controllo parlamentare che sono lalegge di bilancio e la legge finanziaria, rove~sciare questa tendenza e, rovesciandola,chiedere a tutti, a noi stessi, all'opposizione,al Governo, di dare una risposta a questitemi centrali, che non possono essere il rie~quilibrio finanziario di per sè, strumentoutile ma non sufficiente per una ripresa dellivello della vita economica, della speranzanel futuro, nelle generazioni che voglionovivere del lavoro e che cominciano a viveresenza lavoro. Ciascuno naturalmente nel suo

ordine deve decidere; la dialettica maggio~ranza~opposizione, la concertazione con leparti sociali, hanno bisogno di una fasefinale che è di decisione, che spetta senzadubbio alla maggioranza ed al Governo. Ildecisionismo è una perversione, ma la deci~sione è una necessità senza la quale la vitademocratica non esiste, direi non esiste lavita politica in se stessa. E la decisione ha lasua giustificazione e il suo consenso seavviene sulla base dell'equità e tenendoconto della dinamica delle cose, che in que~sto periodo è accentuata, equità e dinamicache devono giustificare non tanto un pro~gramma, una programmazione da farsa, contanti articoletti, quanto obiettivi concreta~mente assimilabili di un progetto morale ecivile che dia a questo paese la possibilità disperare, non di vivere giorno per giorno, madi puntare con decisione al futuro, in concor~renza con gli altri paesi della stessa area,della stessa impostazione economica, dellostesso livello qualitativo di libertà.

Da ultimo, mi trovo a condividere l'opi~nione di quanti, stranamente, in altre Com~missioni, si sono battuti per il monocamera~lismo, e a richiedere che l'ordinamento deilavori sulle leggi di bilancio e finanziaria siafatto in modo che non ci si riduca ad unoStato monocamerale; infatti, se, fatta la let~tura in un ramo del Parlamento, l'altro ramolegge per conforto spirituale o per forma~zione economica o come un libro di avven~ture piuttosto noioso questo insieme di leggi,senza poterle in alcun modo ritoccare, alloranoi siamo in una situazione di monocamera~lismo. Siccome noi siamo bicameralisti, vor~remmo che, fatto il passo per cui non si è piùpiombati nell'esercizio provvisorio, si facciaanche l'altro per il quale vi sia un tempodisponibile per avere, nella seconda lettura(che la faccia la Camera o la faccia il Senato)la possibilità di correzione e quella dialetticatra le due Camere in cui sta l'essenza di uncontrollo più approfondito, più elevato, dimigliore trasparenza della vita finanziaria ed

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economica pubblica. (Applausi dal centro.Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ilsenatore Moltisanti. Ne ha facoltà.

MOLTI SANTI. Signor Presidente, signorirappresentanti del Governo, colleghi sena~tori.

Da qualche parte politica SI e espressameraviglia per il tono dimesso, quasi spentodel dibattito sul disegno di legge finanziaria;da parte nostra noi esprimiamo ~ invece ~

serie preoccupazioni per l'avvenire dellanostra economia.

Noi rileviamo infatti i segni non equivocidi una crisi degli strumenti che sono statipredisposti nel lontano 1978 dai governantidi ieri e di oggi, strumenti che erano statipredisposti per regolamentare la spesa pub~blica e indicati come la panacea del males~sere dell'economia italiana.

Noi abbiamo' denunziato, da sempre, l'in~sufficienza e l'inefficienzadi tali strumenti eabbiamo sottolineato la necessità e l'urgenzadi instaurare un cambiamento, una nuovastrategia della manovra economica che par~tisse anzitutto e fondamentalmente da unserio e corretto controllo della spesa pub~blica.

E fummo critici e votammo contro la leggen. 468 del 1978, motivando quel voto con lanostra incredulità, con il nostro scetticismorealistico di fronte a quegli strumenti. Scetti~cismo e incredulità che le crisi ricorrenti equella attuale inducono a ritenere fondati,non già su allarmistiche previsioni cabalisti~che, ma solo su realistiche diagnosi dellapatologia della nostra economia.

E, del resto, la nostra denunzia della crisinegli strumenti istituzionali, che governano imeccanismi di spesa, ha trovato riscontronella relazione della commissione tecnicaper la spesa pubblica istituita ~ come è a

tutti noto ~ con la legge finanziaria del 1981all'articolo 32. Orbene, dalla relazione diquesta commissione tecnica per la spesapubblica, che si occupa delle spese dellaCassa per il Mezzogiorno, emergono rilieviche hanno portata generale e che costitui~

scono una pesante denunzia ai meccanismidella spesa pubblica.

In detta relazione si dice testualmente:«Le vigenti norme in materia di revi~ioneautomatica dei prezzi degli appalti delleopere pubbliche dovrebbero essere riveduteperchè esse si sono dimostrate causa, allostesso tempo, di gravi ritardi nella esecu~zione delle opere e di forte aumento di costie quindi della spesa pubblica».

E la relazione motiva tale valutazioneaffermando: «L'automatismo della revisioneintrodotto con la legge n. 463 del 1964, cheera apparso come soluzione ai frequentiinterventi legislativi necessari per autoriz~zare l'adeguamento dei contratti allo slitta~mento dei prezzi, ha determinato nelleimprese appaltatrici la convenienza a ritar~dare il completamento dei lavori per otte~nere nuove stime e nuove liquidazioni diacconti» .

Questa denunzia, che ha per noi il pregiodi coincidere con la nostra diagnosi e con lenostre proposte, non è una denunzia prete~stuosa dal sapore di maliziosa propaganda,perchè è una denunzia che proviene da unorgano che studia, pensa e valuta dall'in~terno dell'amministrazione dello Stato.

Essa dunque non è sospettabile di partigia~neria politica.

Ma di fronte a tali moniti, quali provvedi~menti i Governi di questa democrazia sordae ammalata hanno adottato? Nessuno.

Appare, quindi, pura esercitazione retoricaquella che viene a farsi in Parlamento attra~verso le voci dei rappresentanti del Governoe delle forze politiche che lo sorreggono.

. Una legge finanziaria, dunque, che nellasua impostazione e nelle sue premesse tradi~sce la mancanza di volontà di cambiareimpostazione, da parte di una maggioranzaparlamentare che non è interessata a risol~vere la crisi dell'economia italiana e di unGoverno senza bussola.

A nulla valgono le isolate affermazioni diqualche oratore meritevoli di apprezzamentoper onestà intellettuale ~ ho anche apprez~

zato molto l'intervento del senatore Donat~Cattin ~ se poi sul piano pratico la leggefinanziaria e gli altri atti fondamentali dello

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Stato (bilancio e relazione previsionale eprogrammatica) resteranno legati alla logicadella gestione dell' esistente, della gestionedella crisi con la rassegnazione dell'inelutta~bile, generatrice di immobilismo.

E dire che queste osservazioni del Movi~mento sociale italiano~Destra nazionale sonocondivise anche dall'interno della stessamaggioranza, sotto diversa angolazione!

Intendiamo riferirei all'emergere anchenella legge finanziaria in discussione delcosiddetto «debito sommerso». Che cos'è ildebito sommerso?

Donde deriva?È il debito pubblico che deriva dall'infe~

deltà della previsione di spesa, dalla artifi~ciosa sottovalutazione della spesa e dai ricor~renti disavanzi, cioè il debito che non si vedema esiste, il debito che non appare, ma chepuntualmente insiste sulle casse della pub~blica finanza; il debito che si elimina conta~bilmente da un esercizio finanziario peressere poi trasferito agli esercizi finanziarisuccessi vi.

Si tratta, quindi, dei residui passivi, chenegli ultimi anni si sono sommati e che sonostati sempre rinviati ed accorpati sotto lavoce «totale montante prestiti»; si trattadella voce «rimborsi prestiti» che negliultimi anni è cresciuta in progressione geo~metrica, sia perchè appesantita da disavanziulteriori, sia perchè lievitata da interessionerosi.

Quando ed in che modo lo Stato rimbor~serà i debiti ed i relativi interessi contratticon la collettività nazionale?

Quando, non si dice; come, è agevolededurlo e cioè non pagando, ma semplice~mente innovando la voce del disavanzo inti~tolata «totale montante prestiti».

Ed in più quest'anno la legge finanziariaprevede una novità, cioè un'altra dimensionedi disavanzo evidenziata in un inciso, dimen~sione «non prevista da nessuna norma legi~slativa».

La manovra governativa, infatti, dopo averdepennato dalle spese finali l'ammortamentodei debiti, offre come misura per il rientrodal dissesto la cancellazione anche degliinteressi passivi e delle spese finali.

Avremo quindi in bilancio ~ una sola pernostra memoria ~ oltre alla voce «rimborsi

prestiti», anche quella degli interessi passivi.In virtù di tale marchingegno, la spesa

finale da finanziare risulta tagliata di 66.000miliardi: un vero e proprio gioco di presti~gio, un'illusione contabile portata avanti dalGoverno con la pretesa di risanare la finanzapubblica.

Se lo Stato, sul piano etico~giuridico, fosseda considerare alla stregua di una societàprivata, sarebbe da additare come esempiodi una società di capitali in stato prefalli~mentare che, pur di presentare un bilancioin pareggio, occulti maldestramente debitied esasperi i credi ti ponendo in essere atti dibancarotta fraudolenta.

È tempo, invero, che i nostri governanticomincino a considerare che le ambiguitàstatistiche e le illusioni contabili non ser~vono al risanamento della finanza pubblica.Per perseguire una politica di risanamentodella finanza pubblica non può prescindersida un serio ed effettivo impegno per il suocontenimento, per il suo controllo, per iltaglio dello spreco, per la lotta all'ineffi~cienza e all'inflazione. Non appare completa~mente impegnata in tale direzione la leggefinanziaria 1985 quando, al primo commadell' articolo 1, fissa il limi te massimo delsaldo netto da finanziare, per il 1985, intermini di competenza in lire 123.849miliardi al netto di 20.440 miliardi relativi a«regolazioni contabili di debiti pregressi».Tale voce costituisce una nuova dimensionedi disavanzo.

La relazione al disegno di legge finanziariasembra annaspare quando tenta di spiegarciquesta nuova dimensione.

Si legge testualmente che «la evidenzia~zione nella norma del saldo da finanziare alnetto delle regolazioni debitorie risponde adun criterio di realismo espositivo in quantole regolazioni debitorie sono concettual~mente estranee alla determinazione dei saldieffettivi delle operazioni finali di bilancio»;capolavoro, questo, di ermetismo contabile esaggio di filosofia della improvvisazione.

Significativo è il chiarimento fornitoci dalMinistro secondo cui «la evidenziazione di

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tale voce nella legge finanziaria, "regolazionicontabili di debiti pregressi", è intesa a for-nire al Parlamento l'autentica chiave di let-tura di appostazioni di bilancio che potevanoapparire non omogenee con la serie storicadei bilanci precedenti. In buona sostanza» ~

prosegue il ministro Goria ~ «abbiamo

inteso rimarcare che si tratta di voci che nonavevano omologo nel bilancio del 1984».

Si tratta evidentemente dei cosiddettidebiti sommersi che lo stesso ministro Goriaafferma di «voler gestire con trasparenza».Sono sue testuali parole, signor Ministro! Semi è consentito di interpretare il segno ditanta ingenuità o di tanta furbizia, a mepare di poter cogliere nella ratio di talenuova impostazione una esigenza, quella chei bilanci statali finalmente si sottraggano aimetodi perversi delle manipolazioni e cheinvece siano veramente trasparenti, noninquinati da scelte mendaci e illusorie e chesia abbandonata la politica fallace dei disa-vanzi sommersi.

Dobbiamo dichiararci delusi per la con-traddizione fra l'esigenza di trasparenza,enfaticamente proclamata dal ministroGoria, e le casistiche da lui offerte con riferi-mento a queste nuove invenzioni delle rego-lazioni contabili.

Il Ministro, infatti, per rendere più com-prensibile la sua esposizione, ha volutocitare alcune di queste regolazioni contabili.

Il primo caso riguarda il buco di lire 2.550miliardi, cioè un debito che il Tesoro haaccumulato con l'amministrazione dellePoste, determinato dalla gestione delle pen-sioni di invalidità e non è superfluo sottoli-neare che tale debito è stato creato senzaalcun rispetto dei limiti del bilancio statale:un ministro del Tesoro che afferma, di fronteal Parlamento, che esistono delle subtesore-rie di fatto dello Stato, gestite senza piùrispetto delle norme sulla contabilità di Sta-to, senza alcun limi te di spesa e in assenzadi copertura di bilancio.

Un'altra voce delle cosiddete «regolazionicontabili» è l'estinzione di crediti di impostedegli istituti bancari per lire 4.800 miliardi.A tal proposito il Ministro ha precisato che i4.800 miliardi di debito, non essendo com-

presi nel bilancio dello Stato, creavano pro-blemi di trasparenza dei bilanci delle istitu-zioni bancarie. Il ministro Goria concludeche tutte queste partite intitolate «regola-zioni contabili di debiti pregressi» si chiu-dono o con la emissione di titoli del debitopubblico o nel circuito cassa-tesoreria.

Se mi è consentito tradurre in parolepovere tale impostazione del Ministro, si èfatto intendere che tutto si ridurrà ad unoscambio di carte senza alcun movimento dimoneta; la realtà è invece che lo Statoaumenta il suo passivo per privilegiare lebanche e gli istituti di credito.

Non è difficile, allora, individuare proprioin questo marchingegno il vizio di originedel disastro della nostra economia.

Questo sistema di scambio incontrollato,di carta a debito, questa regolarizzazionecontabile finora sommersa ha determinatocertamente il fenomeno della dilatazionedelle anticipazioni di cassa responsabili delmancato controllo della spesa pubblica edell'abnorme indebitamento dello Stato,segno evidentissimo della bancarotta dellafinanza pubblica.

Si pensi che l'indebitamento dello Stato,per la fine del 1985, è stimato in lire 650.000miliardi.

La nostra preoccupazione è fondata sullaprevisione che i cosiddetti debiti sommersinon sono destinati a congelarsi.

Notizie di stampa annunziano che recente-mente il Ministro del tesoro ha autorizzato lebanche pubbliche e le tesorerie delle USL aconcedere anticipazioni provvisorie per ilfunzionamento delle USL stesse, anticipa-zioni che vanno ad aggiungersi agli impegnifinanziari assunti nel bilancio dello Stato.

È prevedibile dunque che, al di là delleproclamate intenzioni di dare trasparenza albilancio dello Stato, il Governo continuerà aperseguire gli stessi metodi di gestione delpubblico denaro che hanno provocato il dis-sesto della finanza pubblica.

Non c'è dubbio, poi, che tale comporta-mento del Ministro del tesoro è illegittimo inquanto stimola la cattiva gestione delle USLe costituisce un indiretto incentivo allo sper-pero del pubblico denaro.

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A questo punto è da chiedersi quale rispo~sta darà il Governo italiano alle preoccupa~zioni espresse dal Governatore del Fondomonetario internazionale, preoccupazioniper il grave dissesto delle finanze pubblicheitaliane che, pur beneficiando dell'alleggeri~mento della pressione inflazionistica dovutaalla ripresa economica internazionale, nonriescono a migliorare i propri conti, anzi lipeggiorano. Come potrà l'Italia superare laconcorrenza internazionale, che privilegeràsoltanto le economie risanate?

Quale credibilità potrà darsi ad una leggefinanziaria che prevede stanziamenti afavore del Sud, interventi nel Mezzogiorno,!'impinguamento del fondo investimenti eoccupazione in misura del tutto inadeguata,certamente insufficiente a realizzare gliobiettivi tecnici e tecnologici del sistemaindustriale?

Basti osservare che il totale dei fondi per!'industria è di appena 750 miliardi, mentrelo stanziamento per lo sviluppo della ricercae per l'innovazione è limitato a 500 miliardi.

Quale credibilità può infine avere la previ~sione degli stanziamenti in favore dell'agri~coltura quando, per ammissione stessa deirelatori di maggioranza, alcune delle produ~zioni di base hanno un costo che è da 2 a 5volte superiore agli stessi valori di mercatomondiale?

Ogni previsione ottimistica è pertantoassurda, se si tiene conto di un altro dato:per la prima volta nel dopoguerra il creditoordinario e quello agevolato nel.nostro paesehanno costi, per !'impresa, più alti del tassod'inflazione. La situazione si presenta ancorapiù grave per la nostra agricoltura, che nonpuò ancora contare su un piano agricolonazionale: la legge n.984 del 1977, notacome legge «quadrifoglio», non esprimeva,come è stato osservato due anni fa dalGovernatore della Banca d'Italia, «realiopzioni di fondo» e non prevedeva precisimeccanismi di controllo.

Lo stesso schema di proposta in tema diprogrammazione e di potenziamenti all'agri~coltura, presentato dalla Commissione agri~coltura del CNEL all'Assemblea del 21novembre 1984, sottolinea che il carattereprogrammatico della legge n. 984 è statosostanzialmente stravolto.

La motivazione della stessa Commissioneagricoltura è significativa al riguardo edenunzia !'insuccesso del metodo di riparti~zione dei fondi tra le regioni, ripartizioneche veniva effettuata con riferimento a para~metri statici anzichè ad obiettivi produttivipreordinati sul territorio.

Una spesa, dunque, ed un finanziamentoeseguiti in modo indistinto, una elargizionegratuita in favore di ogni regione in quantotale. Come se l'agricoltura avesse esigenzeindiscriminate, distribuite uniformemente inogni parte' del territorio italiano: questosignifica spreco del pubblico denaro. E men~tre si stanziano fondi insufficienti per l'agri~coltura, vengono previste le note «regola~zioni debitorie» e tra queste la somma di lire1.714 miliardi per le cessate gestioni agro~alimentari. Su tale argomento abbiamo pre~sentato un ordine del giorno per avere chia~rimenti su tale partita, che risulta destinataa ripianare i debiti della Federconsorzi,come risulta anche da denunzie effettuatealla procura generale della Corte dei conti ealla procura della Repubblica di Roma dapiù parti.

n sistema del malgoverno della economianazionale ha in questo episodio non unaeccezione, ma la conferma della regola. Cioègli stanziamenti della legge finanziariahanno un mero valore indicativo, mentre iconsuntivi di spesa comportano sempre mag~giori oneri che successive leggi finanziariesono costrette a coprire.

Vero è che tale metodo di finanziamentoassurdo è da collegare alle inadempienze dimolte regioni sprovviste di programmi eco~nomici e di assetto territoriale. Ma, in man~canza di tali piani, i finanziamenti generaliz~zati hanno provocato dissesto, frustrando glieffetti benefici del PAN.

Le attuali previsioni della legge finanziarianon lasciano sperare in alcuno sviluppo dellanostra agricoltura per la mancanza di unprogramma organico.

Manca un indirizzo di politica agricolaselettiva in termini rigorosamente economi~ci. Occorre valorizzare e rivitalizzare queisettori di produzione nei quali l'Italia occupai primi posti a livello europeo e mondiale,dando maggior risalto alla qualità della pro~duzione piuttosto che alla quantità.

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IX Legislatura

Mi riferisco alla produzione degli ortofrut~tic oli ed alla produzione vinicola. Ortaggi,frutta e vino sono attualmente produzioni dimassa. Esse debbono diventare sempre piùproduzioni di alta qualità: questo deveessere l'obiettivo.

n mondo agricolo si pone il problema dicome e dove sviluppare la produzione agro~alimentare e non può accettare di esserepermanentemente condannato a distruggereciò che produce, come accade con gli agrumidi Sicilia.

n Governo non può eludere il gravissimoproblema connesso alla logica aberrante del~l'abbattimento dei bovini, della distruzionedegli agrumi e della estirpazione delle viti,dopo avere incentivato e finanziato gliimpianti. Tutto ciò naturalmente va addebi~tato alla mancanza di una politica nazionalee regionale atta a favorire la competitivitàdell' agricoltura meridionale.

L'indifferenza del Governo nazionale versoil settore agricolo mi colpisce più della suavocazione antimeridionalistica. Ciò che mipermetto di rimproverare ai rappresentantidel Governo italiano in seno al Parlamentoeuropeo è l'assoluta inerzia dimostrata per ilrispetto dell'impegno dei finanziamenti deiPIM: essi non solo non hanno preso iniziativema non hanno neppure sostenuto i rappre~sentanti greci nelle ferme richieste dei finan~ziamenti.

Le disposizioni in materia di agricolturapreviste nel titolo XI (articolo 18) conten~gono una serie di provvidenze che hannochiaramente il significato di gestione dell' e~sistente.

Attraverso di esse non si può risolvere lagrave crisi del comparto, non trovando spa~zio, nelle disposizioni predette, alcuna previ~sione programmatica fondata sullo studio delpotenziale produttivo del territorio.

Trattasi infatti di crisi di strutture, di crisidi commercializzazione del nostro prodottoda ricollegare alla mancanza di una strategiadi fondo idonea ad ammodernare le aziendeagricole con nuovi sistemi di irrigazione e dilavorazione e con introduzione di macchine.

n difetto di fondo della politica agrariaperseguita fino ad ora consiste nel fatto chegli incentivi pubblici nazionali e regionalihanno consentito una certa sopravvivenza

I

sotto profili sociali più che economici, senzaporsi il problema dell'ammodernamento del~l'intero comparto primario.

n settore commerciale poi è in condizioniancora peggiori: si sono costruite centrali elanciate cooperative i cui risultati sono ingenere deludenti e costosi e dove è mancatoun quadro costi~ricavi obiettivi.

Si sono cercati supporti alla giornata, manon si è pervenuti al risanamento del set~tore.

Occorre, in una parola, uscire dall'otticaattuale del disordine e del disinteresse peraderire alle esigenze di una moderna opera~tività del settore agricolo fondata su studiseri delle superfici produttive, delle condi~zioni di produttività e delle condizioni dimercato e di consumo attuali e potenziali.

Modernità operativa del settore che potràattuarsi attraverso un processo di industria~lizzazione dell' agricoltura più volte da noiproposto come efficace rimedio alla persi~stente crisi del settore.

In definitiva, la legge finanziaria, per lesue contraddizioni, per le sue premesse, perle illusioni che crea e per la confusione dellesue voci, costituisce una confessione di inca~pacità politica a governare l'economia ita~liana ed una rassegnata riedizione di mecca~nismi istituzionali e perversi. Essa lasciapoco spazio alla speranza che per questa viapossa avviarsi un serio processo di riequili~brio della finanza pubblica.

Del resto, appare evidente dalla stessarelazione che accompagna la legge finanzia~ria la previsione dell'insuccesso della mano~vra finanziaria.

Si legge ancora nella relazione che il man~cato raggiungi mento del ridimensionamentodel debito pubblico e dell'arresto della cre~scita della sua incidenza percentuale sul pro~dotto interno lordo può innescare effettidestabilizzanti ed incontrollabili per l'interosistema economico.

Tale allarmistica previsione ~ è doverososottolinearlo ~ non può costituire una esi~

mente per il Governo e per i Ministri dell'e~cono mia e della finanza pubblica.

Essi sanno infatti che tali obiettivi di poli~tica economica non trovano riscontro neidocumenti sottoposti al nostro esame.

Le elencazioni delle buone intenzioni, con~

Senato della Repubblica

209a SEDUTA(pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

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18 DICEMBRE 1984

tenute nel disegno di legge, sono contrad~dette dalle stesse norme e da tutta l'imposta~zione della legge.

Quanto ci siamo permessi di rilevare puòsintetizzarsi nelle seguenti osservazioni con~dusive. L'ammontare del debito pubblicoprevisto per il 1985 risulta sottostimato,mentre l'ammontare delle entrate enfatica~mente risulta esaltato.

Basti per tutti il rilievo che la determina~zione di nuove entrate per lire 16.856miliardi è fondata sul gettito della manovracollegata al disegno di legge Visentini e alcondono edilizio, entrambi ancora in discus~sione.

L'incertezza delle due voci fondamentalidel bilancio rende incredibile ogni previsio~ne. La certezza però della sottostima dellespese e della sovrastima delle entrate lasciaprevedere un epilogo altrettanto certo checoincide esattamente con il monito deglistessi governanti testè richiamato: «gli effettidestabilizzanti e incontrollabili per l'interosistema economico» previsti dalla relazione

~ come evento probabile ~ si verifiche~ranno invece e nostro malgrado puntual~mente.

Per questi motivi noi esprimiamo il nostrovoto contrario alla legge finanziaria indiscussione.

Colleghi senatori, non si tratta solo di unacontestazione di numeri e di dati contabili. IlMovimento sociale italiano~Destra nazionalecontesta essenzialmente e principalmente lalogica del sistema che tradisce gli interessidei lavoratori dipendenti ed autonomi, deiproduttori e dei consumatori, di tutto ilpopolo italiano e soprattutto dei giovani,delle future generazioni sulle cui spalle rica~dranno gli effetti irreversibili degli errori diquesto Governo. (Applausi dall'estremadestra).

PRESIDENTE. Rinvio il seguito delladiscussione alla seduta antimeridiana didomani.

Mozioni, annunzio

PRESIDENTE. Invito il senatore segreta~rio a dare annunzio delle mozioni pervenutealla Presidenza.

RaSSI, segretario:

DIANA, CIMINO., FIaCCHI, SCLAVI,MONDO, BALDI, MELANDRI, VENTURI,VERNASCHI, BaMBARDIERI, FERRARANicola. ~ Il Senato,

tenuto conto che gli accordi raggiuntidai Capi di Stato e di Governo, nel corsodel vertice europeo di Dublino, sulla nuovaregolamentazione comune per j] mercatovitivinicolo restano da completare sottol'aspetto rilevante delle procedure di appli-cazione;

tenuto, altresì, conto delle difficoltà ge-stionali delle quote fisich~ di produzioneper il latte createsi non sO'lo in Italia, maanche negli altri Stati membri della CEE'

considerata la precaria situazione dell~finanze comunitarie, su cui inciderà anchela giusta richiesta della Grecia in ordine alfinanziamento dei programmi mediterraneiiptegrati;

in vista cldl'avvio del negoziato per la£issazione dei nuovi prezzi agricoli e dellemisure ad essi connesse per le prossimecampagne di commercializzazione'

ai fini della definizione di u'n disegnostrategico per il semestre italiano di presi.denza del Consiglio dei ministri della Comu-nità europea (agricoltura),

impegna il Governo a presentare un pro-!:,ramma di azione nel quale siano contenutechiare indicazioni per la soluzio,ne dellequestioni sopra emmciate.

(1 -00055)

Interpellanze, annunzio

PRESIDENTE. Invito il senatore segreta-rio a dare annunzio delle interpellanze per-venute alla Presidenza.

RaSSI, segretario:

LIBERTINI, NBSpaLa, palJLInORa.Ai Ministri del lavoro e della previdenza so-ciale, dell'industria, del commercio e dell'ar-tigianato e dei lavori pubblicl. ~ SuUa diff.i-

cile situazione che si è detevminata nel set-tore cementi ero e, in pa,rticolare, 'Sul graveridimensionamento del gruppo Eternit, cheintende estromettere dalla produzione dueterzi degli occupati.

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ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

IX Legislatura

18 DICEMBRE 1984

In particolare, si chiede di conoscere:1) se il Governo, nel momento in cui si

apre. un negoziato tra imprese e sindacatisulla crisi del settore sementiero, ha e iifi>ten~de avanzare una sua proposta di riorganiz~zazione che punti alla diversificazione pro~duttiva, aHa inno<vazi'One del prodotto, adevitare gli elementi di nocività delle lavora-zioni (con particalare riferimenta all'amian~to), ad aprire nuavi mercati interni in u:napraspettiva di sviluppo; .

2) quali iniziative H Governo intende as~sumere verso il gruppo Eternit, che si è sot~tratto al confronto poHtico e sindaoale conla soluzione d~ll'amministrazione controlla~ta e con un piana di ristruHura:done cheespelle dalla produzione due terzi dei :lavo-ratari in esso occupati, e se, per indurrel'Eternit a ritornare ad un TesponsabHe con~franta, il Governo intende usare gli stru~menti diretti e indiretti che sono a sua di~s'Posizione;

3) quali misure il Governo intende adot-tare perchè i pagamenti della cassa integra~zione guadagni, che oggi tardano gravemen-te, creando problemi di vita ai lavoratori, sia-

n'O accelerati e garantiti nel tempa;4) quali iniziative compmsative il Ga~,

verna intende assumere per cantrobilancia~I

re jI}calo di occupazione del gruppo Eternit,i

che avrà luogo anche se si rivedrà in au~ imento H suo piano attuale di r,istrutturazio- .

ne, tenendo anche conto della situazione oc~

cupazionale particolarmente grave in alcunedelle aree ave il gruppo 'Opera.

(2 - 00249)I

Interrogazioni, annunzio

PRESIDENTE. Invito il senatore segreta-rio a dare annunzio delle interrogazioni per-venute alla Presidenza.

ROSSI, segretario:I

GHERBEZ, BATTELLO, PIERALLI, PA~ i

SQUINI. ~ Al Ministro degli affari esteri. ~

!

Premesso che nel corso di un convegno, che!si è svolto presso l'Università di Trieste, duestudiosi jugoslavi hanno ventilata l'ipatesidella istituzione di una zona economica esclu-siva jugoslava sulla costa adriatica;

constatate alcune preoccupazioni, emer-se in seguito a questa natizia, tra gli ope-ratori marittimi del nostro Paese,

gli interroganti chiedono di sapere:se il Ministro è a conoscenza di tali

notizie;se sono stati compiuti i passi opportuni

per addivenire ai necessari chiarimenti conil Paese vicino;

a che punto sono gli accordi con laJugoslavia per la collaborazione nel campodella pesca nell'Adriatico e per lo sfrutta-mento e l'utilizzazione delle risorse marine,nonchè per la tutela ecologica di fronte alfenomeno dell'inquinamento e per la con.servazione della flora e della fauna del-l'Adriatico.

(3 - 00665)

MURMURA. ~ Al Ministro delle poste edelle telecomunicazioni. ~ Per rappresen-tare il grave ritardo con cui vengono pagatele rate delle pensioni e corrisposti gli sti~pendi agli aventi diritto presso l'Ufficio prin-cipale delle poste di Vibo Valentia, a causadella mancanza di liquido per gli ostacolie le difficoltà posti in essere dagli istitutidi credito del posto, e per chiedere al Mini-stro se intenda o meno promuovere inizia-tive serie e sollecite per rimuovere tale gra-vissimo inconveniente.

(3 ~ 00666)

Interrogazionicon richiesta di risposta scritta

VITALONE, SAPORITO. ~ Ai Ministridell'interno e dei lavori pubblici. ~ Pre~

messo:

che le condizioni della circolazione stra-dale nella Capitale, nel difetto di una qualun-que seria politica di programmazione e diinterventi, si sono negli ultimi anni forte~mente deteriorate, conducendo la città ailimiti dell'invivibilità;

che le stravaganti iniziative sperimen~tali, adottate specialmente nel centro sto~rico, si sono rivelate ~ a causa degli irra-zionali percorsi dedalici imposti agli auto~mobilisti ~ ulteriore motivo di congestione

del traffico} con riverberi negativi su tuttoil territorio urbano;

ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

I

che la situazione permanentemente cri~I

tica della circolazione è letteralmente esplo- Isa nella giornata di venerdì 14 dicembre

I1984, in concomitanza con lo sciopero in-Idetto per il settore dei trasporti pubblici;. \

che in previsione della manifestazionedi protesta, annunciata con largo anticipodi tempo dalle organizzazioni sindacali, nes-sun piano di emergenza è stato attuato eneppure tentato per alleviare i disagi deicittadini;

che, per effetto dell'incuria dimostratadalle competenti autorità comunali, milionidi automobilisti sono rimasti per molte oreprigionieri in un inestricabile groviglio diautomezzi, con code fino agli svincoli auto-stradali, sulle consolari di accesso alla Capi-tale e su tutto il GRA;

che neppure gli automezzi dei vigili delfuoco, le ambulanze e i veicoli in servizio dipolizia sono riusciti a valicare l'allucinantemuraglia di lamiere, che ha soffocato e scon-volto la vita cittadina;

che il totale blocco della circolazione,fra l'altro, inibendo l'accesso ai luoghi dilavoro, ha pressochè paralizzato l'attivitàdei Ministeri, di molti pubblici uffici e dellerappresentanze diplomatiche, con grave com-promissione per la complessiva tutela del-l'ordine pubblico;

che la sconvolgente ed indimenticabilegiornata, nel corso della quale si sono regi-strati numerosi episodi di violenza tra auto-mobilisti esasperati dalle inutili attese, haprovocato incalcolabili danni economici amol~e attività produttive,

si chiede di conoscere se, in relazione alleparticolari caratteristiche ed esigenze dellaCapitale, non si ritenga di predisporre unpiano di interventi, anche sostitutivi, al finedi ovviare, nelle prevedibili situazioni diemergenza, alle gravi carenze ed inadegua-tezze rivelate dalle strutture municipali, ga-rantendo effettivamente per i cittadini il go-dimento del diritto di libertà della circola~zione, protetto da norma costituzionale.

(4 -01459)

Senato della Repubblica

209a SEDUTA(pomerid.)

VITALONE. ~ Al Ministro della pubblicaistruzione. ~ Per conoscere:

le ragioni del ritardo nell'esecuzione delgiudicato amministrativo formatosi sul re-

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clarno della professoressa Nobile Jole Ber-natowicz, preside del liceo~ginnasio «Cala~mo» di Ostuni, avverso le decisioni assun~te nei suoi confronti dal provveditore aglistudi di Brindisi e dalla stessa autorità mi~nisteriale;

quali misure ~ si intendano adottare alfine di scongiurare il ripetersi dei gravi er-rori valutativi censurati dagli organi di giu-risdizione.

(4 - 01460)

GRADARI. ~ Al Ministro della pubblicaistruzione. ~ Premesso:

che la legge n. 270 del 1982 aveva loscopo di regolarizzare la posizione di miglia-ia di insegnanti mediante il concorso abili-tante riservato e di programmare l'uso deiconcorsi ordinari per le assunzioni succes-sive del personale docente necessario;

che il Ministro, con circolare datata 29luglio 1983 e rifacentesi agli articoli 35, 36,37 e 57 della legge n. 270, stabiliva la de-correnza giuridica della immissione in ruolodei docenti destinatari degli articoli predetti;

che con il decreto ministeriale del 29luglio 1983, rifacentesi al decreto ministeria-le del 21 luglio 1982, si stabiliva che le as-segnazioni di sede potessero avvenire pri-ma della decorrenza indicata qualora vi fos-se stata disponibilità di posti e fosse rispet-tato l'ordine di precedenza per le varie ca-tegorie, comunque con decorrenza non ,ante-riore a quella stabilita per la immissione inruolo;

che alcuni Provveditorati hanno giàprovveduto all'assegnazione definitiva di se-de per i docenti di cui all'articolo 35 del-la legge n. 270,

!'interrogante chiede di sapere:a) per quale motivo il Ministro, con cir-

colare n. 211 del 9 luglio 1984, ha annullatole assegnazioni di sede già effettuate per ilpersonale docente immesso in ruolo in baseagli articoli 37 e 57 con decorrenza 10 set-tembre 1984;

b) se è corretta l'interpretazione dellalegge n. 326 del 1984, in base alla quale haemanato la predetta circolare;

c) per quale motivo i vincitori dei re~centi concorsi ordinari, che in gran partenon hanno mai insegnato, hanno l'assegna-zione della sede con precedenza rispetto ad

Senato della Repubblica

209a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

~ 43 ~ IX Legislatura

18 DICEMBRE 1984

altri docenti con anni di anzianità di servi~zio di cui agli articoli 37 e 57 della leggen.270;

d) cosa intende fare per annullare l'evi-dente discriminazione compiuta tra il per~sonale docente.

(4 - 01461)

SELLITTI, MURÀTORE. ~ Al Ministrodella sanità. ~ Per conoscere i provvedi-menti che intende prendere per la defini.zione della vertenza dei tecnici di radiologia,che è in atto da tempo ed è culminata nei re-centi scioperi di dicembre, atteso che:

1) gran parte delle richieste avanzatedalla categoria è costituita da legittime n-vendicazioni, una risposta alle quali non ap-pare ulteriormente rinviabile;

2) occorre garantire il funzionamentoottimale dei servizi radiologici, che rappre-sentano una branca fondamentale del si-stema sanitario.

(4 - 01462)

GIUGNI. ~ L11 Ministro senza portafoglio

per la funzione pubblica. ~ Per chiedere seritenga opportuno che la Pubblica Ammini~strazione, pur non essendo nei confronti diessa applicabile l'articolo 1 deUa legge 5 gen-naio 1953, n. 4, si uniformi al principio fon-damentale di chiarezza analitica di indica-zione delle voci che compongono H prospet-to paga.

n comportamento in parola risuha averesuscitato molto malcontento tra dipendenti

pubblici e pensionati, dato che i prospettipredisposti per tali categorie contengono vo-ci sintetiche da cui non è dato sovente rile-vare nè <l'impostazione, nè le modifiche dellestesse.

(4 -01463)

MURMURA. ~ Al Ministro dell'industria,del commercio e dell' artigianato. ~ Per co-noscere la distribuzione tra le varie Regionidei fondi stanziati con la legge 21 maggio1981, n. 240, e, in particolare, di quelli pre-visti per le opere di cui alla lettera i) dell'ar-ticolo 6 per la « costruzione e l'esercizio diimpianti di depurazione degli scarichi indu-striali delle imprese associate ».

(4 ~01464)

Interrogazioni, annunzio di risposte scritte

PRESIDENTE. Il Governo ha inviatorisposte scritte ad interrogazioni presentateda onorevoli senatori.

Tali risposte saranno pubblicate nel fasci-colo n.46.

Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pub-blica oggi, alle ore 21, con l'ordine delgiorno già stampato e distribuito.

La seduta è tolta (ore 19,50).

Dott. FRANCESCO CASABlANCA

ConsIgliere preposto alla direzIOne del

ServIZIO del resocontl parlamentari