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Seminario CNEL sulla competitività dell’Italia Roma - 26 aprile 2004 La competitività del sistema produttivo Italiano: la prospettiva aziendale e territoriale Matteo G. Caroli professore straordinario di economia e gestione delle imprese - Università Luiss Guido Carli

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Seminario CNEL sulla competitività dell’Italia Roma - 26 aprile 2004

La competitività del sistema produttivo Italiano: la prospettiva aziendale e territoriale

Matteo G. Caroli

professore straordinario di economia e gestione delle imprese - Università Luiss Guido Carli

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L’impostazione metodologica

Obiettivi

• Presentare una sintesi ragionata dei dati esistenti relativi ai fattori rilevanti sulla competitività delle imprese italiane

• Riflettere sulle linee strategiche utili per il recupero di competitività

Perimetro del lavoro

• utilizzazione di dati di “seconda mano”;

• approccio “ad ampio spettro” e a “limitata profondità”;

• non considerazione di alcune tematiche rilevanti trattate dalle Commissioni CNEL(es.: innovazione e grandi infrastrutture);

• limitata considerazione delle problematiche finanziarie;

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I Contenuti

Prima parte

Una riflessione attorno al concetto di “competitività” di un Paese e al legame tra competitività e sviluppo sostenibile

Seconda parte

La competitività del sistema produttivo del nostro Paese con riferimento a:– capacità imprenditoriale– presenza internazionale – capacità tecnologica– attrattività dei territori

Terza parte

Nodi critici e ipotesi per il miglioramento futuro

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Prima parte

Una riflessione attorno al concetto di competitività di un Paese e al legame tra competitività e sviluppo

sostenibile

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I concetti di “competitività di un Paese” e di “competizione tra Paesi” sono diffusamente utilizzati ma tutt’altro che chiariti sul piano concettuale

La posizione più diffusa sostiene che la competitività di un Paese si manifesta essenzialmente nella posizione che esso ha nel commercio internazionale e nel miglioramento del benessere dei propri cittadini sul piano dell’occupazione e della ricchezza economica (reddito disponibile pro capite)

Diverse critiche autorevoli

P.Krugman critica l’idea che si possa misurare la competitività di un Paese in termini di capacità della sua economia di vendere all’estero più di quanto dall’estero essa acquista. Osserva, inoltre, che la competizione tra Paesi, a differenza di quella tra imprese, non è necessariamente “a somma zero”.

M.Porter evidenzia che sono i singoli settori o filiere produttive ad essere più o meno competitivi, non un Paese nel suo insieme. Ciò che conta è “l’allocazione ottimale delle risorse disponibili, non l’ascesa o il declino di singole industrie”

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Appare, dunque, necessario stabilire un’ipotesi più precisa di “competitività” di un Paese

La competitività di un Paese può essere solo parzialmente misurata in termini oggettivi; i benefici attesi dal miglioramento di competitività devono, infatti, essere valutati nella prospettiva soggettiva dei destinatari di tali benefici.

La competitività si esprime in relazione al modello di sviluppo sostenibile del Paese e va considerata in maniera distinta per ciascuna componente del suo sistema produttivo

Essa si manifesta nelle condizioni che rendono più conveniente realizzare una determinata attività economica in un certo Paese piuttosto che altrove.

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La competitività di un Paese può essere espressa dalla disponibilità di condizioni di efficienza, innovazione e qualità del luogo che permettono di realizzare determinate attività economiche con più elevati livelli di produttività e maggiore capacità di differenziazione

EFFICIENZA INNOVAZIONEQUALITA’ DEL

LUOGO

• costo dei fattori produttivi• costo del capitale• infrastrutture• legislazione sociale e ambientale• efficienza amministrativa

• investimento in conoscenza• diffusione della conoscenza• innovazione• qualità delle risorse umane• relazioni Istituzioni - impresa - sistema della ricerca

• dimensioni e qualità del mercato• “qualità della vita”• conoscenze radicate• reputazione del luogo• grado di “apertura” del territorio

Livello di PRODUTTIVITA’ Capacità di DIFFERENZIAZIONE

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Il mix di condizioni relative ad efficienza, innovazione e qualità del luogo deve essere tale da rendere il Paese sede migliore per quegli attori che sono fonte di risorse utili per il suo sviluppo sostenibile

Il livello di competitività va valutato anche in relazione alle condizioni di sostenibilità dello sviluppo che essa favorisce

Tale sostenibilità può essere esaminata sui seguenti tre piani:

• Grado di convergenza dello sviluppo tra le regioni del Paese

• L’impatto ambientale dello sviluppo produttivo

• Sviluppo produttivo e qualità sociale

• I differenziali di ricchezza e di produzione tra le regioni sono stati ridotti e si sono allineati alla media europea. Rimangono, tuttavia, elevati squilibri tra nord centro e sud del Paese.

• Sul piano ambientale e sociale, l’Italia presenta elementi di positività rispetto a molti altri Paesi europei (intensità di utilizzazione dell’energia; indice di povertà)

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Seconda parte

La competitività del sistema produttivo del nostro Paese

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La capacità imprenditoriale

• Anche nell’ultimo triennio, è proseguito l’incremento netto del numero di imprese (ad un tasso medio del 2,2%) con un aumento dell’incidenza delle società per azioni e delle ditte individuali.

• I sistemi produttivi distrettuali sono attraversati da un processo di progressiva selezione delle imprese sulla base della loro effettiva capacità di creare valore

• Il nodo dimensionale continua ad essere un limite del nostro sistema produttivo e si manifesta nella intrinseca difficoltà delle imprese minori a crescere e nello scarso numero di grandi imprese e di grandi gruppi internazionali

• L’insieme delle medie imprese ha dimensioni non trascurabili (3.667 unità nel 2000) e comprende un discreto numero di imprese ad “alto tasso di crescita”

• Gli investimenti privati in capitale fisso sono stati in questi anni piuttosto consistenti

• il venture capital inizia a rappresentare una opportunità concreta per le imprese anche nel nostro Paese

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La presenza internazionale delle imprese italiane 1/2

• La quota di mercato dell’industria italiana nel commercio internazionale passa dal 4,15% del 1998 al 3,44% nel 2002; con riferimento all’area Euro, nel 1998 era del 12,44 e nel 2002 era al 11,36%.

• La perdita di quota di mercato è spiegata solo in parte dalla riduzione della competitività internazionale delle nostre imprese; dipende anche dalla natura del “modello di specializzazione” geografica e merceologica delle aziende italiane operanti all’estero.

• Il 72% delle esportazioni è realizzato da imprese settentrionali (il 28% da imprese della Lombardia)

• l’analisi del grado di apertura internazionale delle regioni conferma il forte squilibrio tra nord, centro e sud del Paese

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La presenza internazionale delle imprese italiane 2/2

• la presenza produttiva delle imprese italiane all’estero è cresciuta in modo consistente (+19,5% nel periodo 2000 - 2003) ma non sufficiente per recuperare rispetto ai principali partner europei.

• Oltre la metà degli investitori esteri è rappresentato da aziende con meno di 50 dipendenti.

• L’80% delle imprese con partecipazioni all’estero è localizzata nelle regioni settentrionali (il 37% in Lombardia). Le regioni meridionali rappresentano circa il 5% del totale.

• Le partecipazioni estere sono prevalenti nei settori tradizionali (meccanica, tessile e abbigliamento, alimentare). Nei settori ad alta tecnologia sono registrate solo l’8% delle partecipazioni.

• l’analisi del livello di apertura internazionale dei settori mostra una bassa apertura nei settori dove in questi anni è cresciuta maggiormente la presenza estera e un’alta apertura in quelli dove la presenza estera è aumentata meno.

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La technological capability

• L’Italia ha una spesa per ICT che, considerata in proporzione al PIL, è inferiore del 40% alla media UE

• la produzione di brevetti delle imprese italiane è largamente inferiore a quella delle imprese dei principali Paesi europei. Nell’ultimo decennio il differenziale a sfavore dell’Italia è aumentato.

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L’attrattività del territorio 1/2

• L’attrattività di un singolo territorio è la risultante delle politiche di sviluppo economico locale ma anche di interventi di dimensione nazionale. La connessione tra livello locale e livello nazionale rappresenta uno snodo critico.

• In una classifica di 11 paesi industrializzati relativa alla competitività di costo, l’Italia si colloca al quarto posto assoluto e al secondo tra i Paesi europei (davanti a Francia, Olanda e Germania)

• L’intensità della concorrenza nei servizi pubblici è cresciuta in maniera insufficiente, in particolare nel comparto dell’energia. Insieme ad alcuni limiti strutturali dell’offerta, questa situazione si riflette in costi per le imprese molto più alti di quelli che si registrano negli altri Paesi sviluppati.

• Il livello di infrastrutturazione locale presenta dei segnali di miglioramento anche grazie all’avvio abbastanza significativo della finanza di progetto

• nello sviluppo territoriale, è cresciuta la capacità degli attori locali di dialogare e lavorare insieme per l’attuazione di progetti complessi di interesse comune

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L’attrattività del territorio 2/2

• Nell’attrazione di investimenti dall’estero, l’Italia continua a registrare una performance molto debole, che la colloca nelle ultime posizioni tra i paesi europei.

• Gli investimenti green-field rappresentano (stabilmente dalla metà degli anni ‘80) poco più del 14% del numero totale e meno del 4% della occupazione

• Oltre l’80% degli investimenti provenienti dall’estero è localizzato nelle regioni settentrionali e per il 53% circa in Lombardia

• gli investimenti dall’estero nei settori ad alta tecnologia sono una quota minoritaria

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Terza parte

Alcune linee strategiche per il recupero di competitività anche sulla base di alcune esperienze imprenditoriali

significative

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Tre esperienze imprenditoriali che suggeriscono rilevanti criteri di comportamento per il rafforzamento della competitività del Paese

• Haier: cosa spinge un gruppo cinese nel settore degli elettrodomestici a localizzarsi in Italia

• Cisco Systems: l’evoluzione di un centro di ricerca ad altissima specializzazione

• De’ Longhi: quando stabilire strutture produttive all’estero non significa delocalizzare

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Il problema della competitività del Paese si articola su quattro criticità fondamentali

• La crescente divaricazione del livello di competitività: i sistemi produttivi sono sempre più diversi tra loro e al loro interno

• L’attrattività dei territori: individuazione di un posizionamento strategico sostenibile; rafforzamento dei fattori tangibili e intangibili dell’offerta territoriale; connessione con le reti produttive internazionali

• Il rilancio della posizione internazionale delle imprese italiane: rinnovamento del modello di specializzazione e valorizzazione delle specificità locali

• il nodo dimensionale: favorire la crescita delle imprese giovani, sostenere il potenziale delle medie, valorizzare le grandi

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La lettura sistematica dei dati e delle informazioni esaminati porta ad alcune considerazioni conclusive, utili per il disegno di una politica per la competitività del nostro Paese

• La politica per la competitività del Paese deve agire sui fattori di efficienza, di innovatività e di qualità del luogo dai quali derivano produttività e differenziazione degli operatori localizzati nel Paese.

• La competitività va riferita a specifici contesti geografici e filiere produttive.

• La politica per la competitività richiede il coinvolgimento e il coordinamento del livello di governo regionale e sub - regionale con quello nazionale e comunitario.

• il recupero di competitività dei sistemi produttivi del nostro Paese richiede un intervento articolato su tre piani:

– il piano delle politiche nazionali– il piano del miglioramento dell’attrattività dei territori– il piano del rafforzamento dei fattori aziendali di competitività

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L’analisi svolta conferma il rilievo di una serie articolata di linee di azione, in gran parte note, ma dove occorre riuscire ad operare con maggiore efficacia ed efficienza…………..

• Il piano delle politiche nazionali– Miglioramento delle condizioni di offerta dei servizi pubblici– Realizzazione delle grandi infrastrutture– Miglioramento della “politica estera” in economia– Rafforzamento della coesione sociale e valorizzazione del terzo settore

• Il piano del rafforzamento dell’attrattività dei territori– Valorizzazione delle eccellenze produttive a livello locale– Politica di filiera– Private Public Partnership– affinare le relazioni Stato - regioni nelle azioni per lo sviluppo economico locale

• Il piano del rafforzamento dei fattori aziendali di competitività– Sistema premiante per le PMI ad alto tasso di crescita dimensionale– Rafforzamento del sistema di sostegno all’internazionalizzazione delle imprese– Sostegno all’investimento privato in innovazione

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…… e mostra la necessità, ormai ineluttabile, di compiere delle scelte di fondo e operare coerentemente ad esse.

Quale modello di sostenibilità perseguire ?

In quali comparti produttivi/funzioni economiche eccellere ?

Che ruolo svolgere nelle reti produttive globali ?