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Ci sono storie che è bello raccontare: storie di patri- moni ritrovati e generosamente donati alla colletti- vità, affinché tutti possano beneficiarne. La Fondazione Studium Regiense ha l’onore e il me- rito di aver riportato all’antico splendore due pre- ziosi strumenti musicali: il violino Vaccari, donato dai dottori Carlo Baldi e Werther Badodi (con l’im- pegno che venga utilizzato da giovani violinisti e che annualmente venga organizzato un concerto al quale prendano parte studenti universitari) e il vio- lino Bedocchi, donato alla medesima Fondazione dal geometra Giuliano Gandolfi. Il primo dei due preziosi strumenti prende il nome dal maestro liutaio Raffaele Vaccari detto “Faiol” di Lentigione di Brescello, che lo costruì nel 1969. Faiol è stato uno dei più grandi liutai della nostra provincia: dopo aver studiato a Santa Vittoria di Gualtieri, nella bottega di Amedeo Simonazzi ed es- Giornale di cultura e informazione della Famiglia Artistica Reggiana - Studium Regiense OTTOBRE 2013 Uscire dalla caverna è l’obiettivo che ci prefiggiamo con i Caffè del giovedì: fornire cioè, oltre il diletto musicale, un contributo alla conoscenza e alla ricerca. Pertanto le iniziative, promosse con incontri e dibattiti, sono mi- rate ad ampliare il nostro sapere, ad arricchirci culturalmente e a stimolare lo sviluppo; sono fondate, per quanto possibile, su basi scientifiche e su ricerche approfondite. Esse sono aperte a tutti, perché s’intende contribuire al migliora- mento culturale, nel rispetto del dovere, come indicava 2500 anni fa Platone nel libro VII della Repubblica, di non chiuderci a contemplare le scoperte, ma «tornare nel mondo umano, contribuendo a farlo uscire dalla caverna per conoscere e affrontare la realtà, così da non prendere per pura verità le ombre proiettate da altri, vivendo incatenati a rimirarle». I prossimi mesi si presentano ricchi di iniziative: insieme al alcuni concerti di alto livello continueranno perio- dici incontri musicali con giovani del nostro Istituto superiore di studi musicali A. Peri e cicli di appuntamenti Uscire dalla caverna segue a pagina 2 Il violino Vaccari Un gioiello del patrimonio della F.A.R.-Studium Regiense di Carlo Baldi Un amico fran- cese ci invia al- cuni passi tratti da un articolo di Olivier Marbot apparso su «La revue» intorno al tema della felici- tà dell’uomo. Le sue conclusioni sono interessanti, perché riguarda- no anche il nostro Paese. Esse non sempre sono condivisibili, in base al detto delle nostre ter- re che «quando cala il pane aumenta la voce», aumentano cioè i litigi e non la felicità. Après le “Better life index” publié par l’OCDE, qui plaçait Australie, Suède, Canada, Norvège et Suisse en tête du classement des pays où il fait bon vivre, c’est au tour des Nations Unies de plébisciter les pays nordiques. Selon l’édition 2013 de l’Observatoire international du bonheur, les êtres humaines les plus heureux habitent au Danemark, en Norvège, en Suisse, aux Pays-Bas et en Suède. La plupart de ces pays ne jou- issant pas d’un climat très clément, les analystes cherchent d’autres points communs. Leur conclu- sion : un pays où l’on vit bien est plutôt riche, occi- dental et politiquement stable. Dans leur document, les experts de l’ONU précisent aussi que le niveau d’espérance dei vie, la qualité de la gouvernance, la justice sociale, la liberté in- dividuelle et le revenu par tête sont des critères de « bonheur » importants. Mais pas suffisants : selon ce document, les Italiens et les Irlandais, malgré la crise économique, sont plus heureux que les Alle- mands. Pour les experts, c’est la solidité des liens sociaux et familiaux unissant les citoyens de ce pays qui compenserait les difficultés économiques qu’ils rencontrent. segue a pagina 2 ISCRIVERSI A F.A.R. - STUDIUM REGIENSE Con il versamento di euro 50 annuali presso la sede in via San Fi- lippo 14 o con il c/c postale n. 1013430036 oppure accreditando il c/c n. IT 66 G 05387 12809000000826698 Banca Popolare dell’Emi- lia Romagna indicando nome, cognome, residenza, codice fisca- le, numero telefonico (meglio cellulare) e, se esistente, indirizzo e-mail. Sono aperte le iscrizioni per il 2014. sersi perfezionato a Parma, tornò a Lentigione dove aprì un piccolo laboratorio da cui uscirono stru- menti di altissima qualità sonora e mirabile bellezza che furono utilizzati nel corso degli anni da eccelsi musicisti. Durante la guerra Vaccari si arrangiava intrecciando cesti di vimini (il mercato dei violini non dava certo da mangiare e occorreva sopravvivere), ma appena possibile ritornò alla sua antica passione, vincendo numerosissimi premi: a Roma nel 1956, ad Ancona e Firenze nel 1957, ad Ascoli Piceno nel 1958, solo per citarne alcuni. A Cremona, terra di liutai, nel 1967 gli venne confe- rito il diploma d’onore e venne messo fuori concor- so per «manifesta superiorità»: è facile capire come, per un liutaio che s’inserisce nella tradizione del- lo Stradivari, questo premio rappresenti un punto d’arrivo fondamentale. Quando fu invitato negli Stati Uniti per dirigere la- boratori di liuteria, Vaccari rifiutò, preferendo rima- nere a Lentigione, nel suo piccolo laboratorio dove utilizzava strumenti artigianali che si fabbricava da solo, poiché era talmente esigente da non ritenere Qualité de vie Rodolfo Vaccari Teatro e lavoro: andata e ritorno di Jessica Catellani Amor omnia vincit: l’amore vince ogni ostacolo di Carlo Baldi Feliz día de Andalucía di Xavier Ansorena Fuori le mura Il caffè del giovedì ALL’INTERNO

Transcript of segue a pagina 2 Il violino Vaccari Qualité de vie · effettivamente un faro per coadiuvare lo...

Ci sono storie che è bello raccontare: storie di patri-moni ritrovati e generosamente donati alla colletti-vità, affinché tutti possano beneficiarne.La Fondazione Studium Regiense ha l’onore e il me-rito di aver riportato all’antico splendore due pre-ziosi strumenti musicali: il violino Vaccari, donato dai dottori Carlo Baldi e Werther Badodi (con l’im-pegno che venga utilizzato da giovani violinisti e che annualmente venga organizzato un concerto al quale prendano parte studenti universitari) e il vio-lino Bedocchi, donato alla medesima Fondazione dal geometra Giuliano Gandolfi.Il primo dei due preziosi strumenti prende il nome dal maestro liutaio Raffaele Vaccari detto “Faiol” di Lentigione di Brescello, che lo costruì nel 1969.Faiol è stato uno dei più grandi liutai della nostra provincia: dopo aver studiato a Santa Vittoria di Gualtieri, nella bottega di Amedeo Simonazzi ed es-

Giornale di cultura e informazione della Famiglia Artistica Reggiana - Studium Regiense OTTOBRE 2013

Uscire dalla caverna è l’obiettivo che ci prefiggiamo con i Caffè del giovedì: fornire cioè, oltre il diletto musicale, un contributo alla conoscenza e alla ricerca.Pertanto le iniziative, promosse con incontri e dibattiti, sono mi-rate ad ampliare il nostro sapere, ad arricchirci culturalmente e a stimolare lo sviluppo; sono fondate, per quanto possibile, su

basi scientifiche e su ricerche approfondite. Esse sono aperte a tutti, perché s’intende contribuire al migliora-mento culturale, nel rispetto del dovere, come indicava 2500 anni fa Platone nel libro VII della Repubblica, di non chiuderci a contemplare le scoperte, ma «tornare nel mondo umano, contribuendo a farlo uscire dalla caverna per conoscere e affrontare la realtà, così da non prendere per pura verità le ombre proiettate da altri, vivendo incatenati a rimirarle». I prossimi mesi si presentano ricchi di iniziative: insieme al alcuni concerti di alto livello continueranno perio-dici incontri musicali con giovani del nostro Istituto superiore di studi musicali A. Peri e cicli di appuntamenti

Usciredalla caverna

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Il violino VaccariUn gioiello del patrimonio della F.A.R.-Studium Regiense

di Carlo Baldi

Un amico fran-cese ci invia al-cuni passi tratti da un articolo di Olivier Marbot apparso su «La revue» intorno al tema della felici-tà dell’uomo. Le sue conclusioni sono interessanti, perché riguarda-no anche il nostro Paese. Esse non

sempre sono condivisibili, in base al detto delle nostre ter-re che «quando cala il pane aumenta la voce», aumentano cioè i litigi e non la felicità.

Après le “Better life index” publié par l’OCDE, qui plaçait Australie, Suède, Canada, Norvège et Suisse en tête du classement des pays où il fait bon vivre, c’est au tour des Nations Unies de plébisciter les pays nordiques.Selon l’édition 2013 de l’Observatoire international du bonheur, les êtres humaines les plus heureux habitent au Danemark, en Norvège, en Suisse, aux Pays-Bas et en Suède. La plupart de ces pays ne jou-issant pas d’un climat très clément, les analystes cherchent d’autres points communs. Leur conclu-sion : un pays où l’on vit bien est plutôt riche, occi-dental et politiquement stable.Dans leur document, les experts de l’ONU précisent aussi que le niveau d’espérance dei vie, la qualité de la gouvernance, la justice sociale, la liberté in-dividuelle et le revenu par tête sont des critères de « bonheur » importants. Mais pas suffisants : selon ce document, les Italiens et les Irlandais, malgré la crise économique, sont plus heureux que les Alle-mands. Pour les experts, c’est la solidité des liens sociaux et familiaux unissant les citoyens de ce pays qui compenserait les difficultés économiques qu’ils rencontrent.

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ISCRIVERSI A F.A.R. - STUDIUM REGIENSECon il versamento di euro 50 annuali presso la sede in via San Fi-lippo 14 o con il c/c postale n. 1013430036 oppure accreditando il c/c n. IT 66 G 05387 12809000000826698 Banca Popolare dell’Emi-lia Romagna indicando nome, cognome, residenza, codice fisca-le, numero telefonico (meglio cellulare) e, se esistente, indirizzo e-mail.

Sono aperte le iscrizioni per il 2014.

sersi perfezionato a Parma, tornò a Lentigione dove aprì un piccolo laboratorio da cui uscirono stru-menti di altissima qualità sonora e mirabile bellezza che furono utilizzati nel corso degli anni da eccelsi musicisti.Durante la guerra Vaccari si arrangiava intrecciando cesti di vimini (il mercato dei violini non dava certo da mangiare e occorreva sopravvivere), ma appena possibile ritornò alla sua antica passione, vincendo numerosissimi premi: a Roma nel 1956, ad Ancona e Firenze nel 1957, ad Ascoli Piceno nel 1958, solo per citarne alcuni.A Cremona, terra di liutai, nel 1967 gli venne confe-rito il diploma d’onore e venne messo fuori concor-so per «manifesta superiorità»: è facile capire come, per un liutaio che s’inserisce nella tradizione del-lo Stradivari, questo premio rappresenti un punto d’arrivo fondamentale.Quando fu invitato negli Stati Uniti per dirigere la-boratori di liuteria, Vaccari rifiutò, preferendo rima-nere a Lentigione, nel suo piccolo laboratorio dove utilizzava strumenti artigianali che si fabbricava da solo, poiché era talmente esigente da non ritenere

Qualité de vie

Rodolfo Vaccari

Teatro e lavoro: andata e ritornodi Jessica Catellani

Amor omnia vincit: l’amore vinceogni ostacolodi Carlo Baldi

Feliz día de Andalucíadi Xavier Ansorena

Fuori le mura

Il caffè del giovedì

ALL’INTERNO

sulla nostra storia cittadina e di cultura generale. Non escludiamo la partecipazione a questi incontri di qual-che studioso straniero.Stiamo operando poi con un gruppo di giovani affinché portino avanti progetti dagli stessi organizzati. Nella prossima primavera forse si riuscirà a predisporre uno spettacolo musicale su Pierino e il lupo di Proko-fieff in accordo con i Sarzi, spettacolo che ha già trovato accoglimento all’Opera di Roma e alla Scala.Con ottobre iniziano anche le mostre di pittori e sculto-ri reggiani che periodicamente esporranno le loro opere nell’Oratorio della Trinità in San Filippo, messoci gene-

Usciredalla caverna

adeguati quelli di pro-duzione industriale.Questo maestro della liuteria era a tal punto perfezionista anche ver-so se stesso, da firmare solo i violini che rite-neva perfetti. Il violino patrimonio della Fami-glia Artistica Reggiana appartiene alla schiera dei migliori e, come si può vedere nella foto qui sotto, porta la firma dell’autore, segno in-

confondibile e al tempo stesso garanzia di perfezio-ne e armonia dello strumento. Rodolfo Vaccari lavorò intensamente fino all’ulti-mo e morì suicida a ottantasei anni: la cecità che gli impediva di esercitare la sua arte era diventata un patimento insopportabile. Purtroppo la sua bottega subì ben tre furti e molti dei suoi preziosissimi violini furono trafugati: alla luce di ciò appare ancora più importante la con-servazione di uno dei suoi strumenti meglio riusciti all’interno del patrimonio della Famiglia Artistica Reggiana, a testimonianza dell’amore per la musica e di una passione senza pari.Due libri, arricchiti da affascinanti fotografie, rac-contano questa storia: L’uomo dei violini di Silvia Bigliardi, pubblicato da Briciole di neve e Faiòl. Raf-faele Vaccari, il liutaio di Lentigione pubblicato dal Comune di Brescello. Quella del violino Bedocchi, invece, è un’altra storia e la racconteremo in uno dei prossimi numeri del giornale.

Francesca Codeluppi

rosamente a disposizione dalla Diocesi reggiana. A ognuna di queste mostre farà seguito una cena colle-giale con l’artista , dove un critico ci illuminerà.Insieme a tutto ciò ci si propone di organizzare corsi specifici per la miglior conoscenza della nostra città alfine anche di agevolare, specie fra giovani, la forma-zione di un gruppo di validi esperti per coadiuvare lo sviluppo turistico di Reggio e del suo territorio.Intendiamo cioè proseguire nell’obiettivo che ci siamo prefissi di contribuire a valorizzare la città. Per tale mo-tivo i Caffè del Giovedì ospiteranno anche relazioni e incontri con rappresentanti dell’artigianato locale che abbia valenza artistica, per far emergere le qualità dei nostri concittadini e le loro peculiarità. Siamo convinti, infatti, che solo attraverso questa caratterizzazione si valorizzino il territorio e i suoi abitanti e si dia un con-

tributo a mettere in risalto, stimolandone gli interes-si, un microcosmo di qualità nel più grande cosmo del mondo dei consumi generalizzati.Non mancheranno, di fronte a progetti ritenuti me-ritevoli, l’ausilio culturale e non solo per contribuire a farli decollare.Attendiamo infine proposte da parte dei nostri ade-renti per far sì che FAR - Studium Regiense diventi effettivamente un faro per coadiuvare lo sviluppo complessivo della città.Ci aiutano in tutto ciò anche i contributi straordina-ri di alcuni nostri associati e di imprenditori, ai qua-li vanno i nostri ringraziamenti, e l’incremento delle adesioni, che ci auguriamo continuino con l’ausilio di tutti.

Carlo Baldi

segue da pagina 1

Il violino Vaccari

L’ingegnere Jessica Catellani, che ha diretto gli spet-tacoli teatrali organizzati da Studium Regiense con gli studenti universitari e liceali, ci invia questa nota sul valore del teatro e ci auguriamo di poterla avere ancora con noi per organizzare per il prossimo anno un nuovo spettacolo con gli studenti reggiani.

«Capacità di parlare in pubblico, conduzione di team, presenza scenica, doti motivazionali, orien-tamento al risultato, gestione dello stress, leader-ship.» Quando appena laureata iniziai a leggere i primi annunci di lavoro scoprii che molte delle caratteristiche richieste per ricoprire le opening positions in varie aziende erano capacità non svi-luppate all’università, ma in una scuola del tutto imprevedibile, soprattutto per quei tempi (anno 1999, ahimè): il teatro.Iniziai a recitare nella compagnia teatrale del li-ceo scientifico “A. Moro” di Reggio Emilia appena compiuti sedici anni, perché pensai fosse neces-sario fare qualcosa per il mio carattere troppo ti-mido e introverso. Cinque anni dopo fondai con la Fondazione Studium Regiense la compagnia te-atrale universitaria “Gaudeamus” dell’Università di Modena e Reggio e portai avanti esperienze di attrice, ma anche di regista.La prima volta che dovetti presentare un progetto a mezza azienda e da diverse centinaia di miglia-ia di euro pensai di essere di nuovo sul palco del bellissimo Teatro Ariosto e sfruttai quanto appre-so sulle scene: non basculare, tieni la voce tonica schiacciando il diaframma, rinforza ciò che dici con una gestualità adeguata e non eccessiva, coin-volgi il tuo pubblico modulando le frasi e facendo pause ove serve.

Teatro e lavoro: andata e ritorno

Una compagnia teatrale è un vero e proprio team che affronta un progetto, il regista deve sapere ge-stire le relazioni tra i membri dei team, deve saperli motivare e tenerli orientati al risultato, deve gesti-re situazioni di stress e aiutare gli stessi membri a farlo, deve adottare comportamenti da leader diffe-renti a seconda delle situazioni (più direttivo o più delegante). Ho vissuto entrambi i ruoli, da attrice e da regista e questo mi ha permesso di applicare poi in forme diverse queste esperienze di vita nella vita profes-sionale e anche, perché no, personale.Il teatro può servire anche come strumento di for-mazione attraverso simulazioni di vita lavorativa quotidiana. Mostrare a un gruppo di persone che si occupano di gestione delle vendite una scena in cui si simula un comportamento adeguato e gentile verso il cliente e una scena in cui si simula un atteg-giamento sgradevole e maleducato può trasferire un messaggio più diretto piuttosto che tenere lezio-ni puramente accademiche in aula sulla customer relationship management. E comunque un metodo non esclude l’altro.In sintesi, posso concludere che il teatro può essere scuola di formazione e crescita personale, ma an-che strumento per la formazione stessa.

Jessica Catellani

rini, «con cotta e stola e bereta in testa a sedere con la bacheta in forma secondo le facoltà a lui concesse» impartisce l’assoluzione e organizza di nuovo il matri-monio in San Domenico. La famiglia Rocca non sente ragioni e gli sposi vengo-no spodestati dei loro diritti. «Questa è la più bella – continua il manoscritto – sposi senza letto e senza da mangiare sin ora; si vedrà.» Intanto la sposa aspetta un bambino. «Il vitto è scar-sissimo, si vive di carità e… tutti si inteneriscono per

aiutarli ma li suoi di casa sono più che mai contra.»Colpiti da bando e scacciati da Porta San Pietro si rifugiano in un primo tempo presso la chiesa di Gavassa, poi vengono relegati con l’intervento della forza pub-blica al confino di Castelfranco Emilia.Le notizie successive sono scar-se, dice Glauco Bertolini, né la cronaca di fra Gambarini ne par-la. Una scheda però dedicata a Monsignor Gaetano Rocca, che risulterebbe nato nel 1756, cioè dopo alcuni anni del matrimonio dei nostri, a Sant’Urbano presso Bologna da Giovanni Rocca e Te-resa Giannini, sembra attestare la continuità e la riappacificazione di questa potente famiglia.Siamo nel Settecento, il secolo dei lumi; cominciano i primi fer-menti rivoluzionari che sfociano più tardi nei moti del ’96, con la costituzione della Repubblica Ci-

spadana. Un nuovo vento di ribellione si avverte an-che nella storia di Giovanni e Teresa. I sentimenti e il diritto delle persone di essere libere nelle loro scelte prevalgono sui vincoli del potere e della famiglia. Un novello Manzoni, o meglio un novello Shakespe-are, potrebbero trarre spunto per costruire su questo episodio un nuovo capolavoro, che darebbe prestigio anche alla nostra città.

Carlo Baldi

Ogni nostra città, per la sua storia e le sue origini ul-tra millenarie, è ricca di episodi caratteristici, che do-vrebbero essere ricordati per il loro significato sociale e politico e anche per dare nuova vita ai centri storici, luoghi dove si è sviluppata massimamente la civiltà. Tali episodi rappresentano, nel contempo, la testimo-nianza del processo evolutivo delle città e della loro vita sociale.Anche Reggio è ricca di questi avvenimenti, che an-drebbero valorizzati, stimolando così la ricerca, la vi-vacità culturale e anche l’interesse turistico. Mi riferisco tra gli altri al matrimonio contestato nella metà del Settecento del contino Giovan-ni Rocca, Rocha secondo il cronista dell’epoca, con Teresa Gianini, di cui parla Glauco Bertolini nel libro Vecchia Reggio, riprendendo il ma-noscritto di fra Giovanni Battista Gambarini, converso professo e prima sagrestano del Convento di San Domenico. Il contestato matrimonio fra Gio-vanni e Teresa ripete, per certi versi, le disavventure di Renzo e Lucia di manzoniana memoria.Giovanni è figlio della ricca e po-tente famiglia Rocca, che abitava nell’omonimo palazzo di via Fon-tanelli, angolo via Emilia. Il padre, conte Francesco, e la madre non sentono ragione della decisione del figlio di sposare Teresa, di umili condizioni. La loro è una famiglia potente, delle più nobili e ricche di Reggio. Il con-te Francesco ha fatto parte del consiglio degli anzia-ni che governavano la città ed era «familio» del duca d’Este. Il contino Giovanni doveva scegliere ben altro partito, contrarre matrimonio cioè con una giovane di un casato ben diverso.I giovani innamorati non demordono nel loro intento e organizzano con alcuni amici, all’insaputa delle ri-spettive famiglie, un blitz nella Chiesa di San Prospero «per matrimoniarsi». Durante la Messa comunicano al Curato officiante che intendono sposarsi e, davanti a

due testimoni ben conosciuti – dice l’autore del ma-noscritto – dichiarano ad alta voce: «Questa è mia mo-glie e questo è mio marito», mettendo in confusione il giovane parroco, novello don Abbondio, che, preso dal panico, non acconsente e li scomunica.Gli sposi trovano asilo nel convento di San Domenico, dove però il conte Francesco, dopo essere intervenu-to presso «li Superiori Ecclesiastici», invia alcuni suoi “bravi” per separare la coppia. Questi ultimi riporta-no il contino Giovanni, legato come un salame, presso

la casa paterna, dove resta imprigionato per qualche tempo in una camera di via Fontanelli. Il giovane rie-sce in seguito a fuggire e raggiungere di nuovo la sposa in convento.Quattordici sbirri, dice il cronista, intervengono di nuovo, separano la coppia, e traducono Teresa nelle carceri del Comune. Viene organizzato un processo ecclesiastico che assol-ve i giovani dalla scomunica. Il Curato don Giovanni Benevelli, secondo le istruzioni di Monsignor Gamba-

L’amico spagnolo Xavier Ansorena ci invia questo ar-ticolo, richiamando una poesia di García Lorca, sulla splendida terra andalusa, accompagnata da alcune sue fotografie. Xavier è anche appassionato di arte; ama la scultura e segue alcuni artisti reggiani tra i qua-li Mario Pavesi, le cui opere apprezza particolarmente.

Andalucía no es donde termina Europa, es donde empiza. Aquí fue, ni más ni menos, donde se inició el nuevo mundo.Tenemos mar, campo, nieve, desierto. Tenemos va-queros y hasta soldados ingleses. Y tenemos arte mucha arte. El andaluz no es un acento es un ca-stellano entre amigos. Aquì no comemos tomate, nos lo bebemos, nuestros trajes no se lucen, son de luz. En Andalucia no nos dan miedo los cuernos, los toreamos. No andamos por la calle, la vivimos. Amamos el aceite de oliva, el jamón y las bombillas de colores. Amamos la amistad, la pasión y soñar a

Fatti e misfatti della nostra Reggio settecentescaAmor omnia vincit: l’amore vince ogni ostacolo

Feliz día de Andalucíamedia tarde. Amamos a los que se fueron y a los que se quedaron. Amamos ese arte, esa risa, ese orgullo, esa casta. Ese verde, ese blanco.Los andaluces amamos esta tierra y brindamos por ella. Como lo hace Federico García Lorca en su po-esía: Feliz día de Andalucía.

Federico García LorcaFeliz día de Andalucía

Sevilla para nacer.Granada para morir.Málaga de mis amores.¡Còmo me acuerdo de ti¡

Cádiz es un blanco pañueloy un suspiro en la Bahía.Huelva es fandango y banderade Aracena a Punta Umbría.Córdoba mora y cristianaPuente de San Rafael.Almería y sus parrales.Olivares de Jaén.

Quien reniegan de su tierradebería ser castigados.Mi orgullo es ser andaluzpor “tos” los cuatro “costaos”.

El amor de mis amores,lo que màs quiero en la viday ésta es mi tierra señoresy se llama Andalucìa.

Direttore responsabile Umberto Spaggiari

Coordinatore Carlo Baldi

Redazione Andrea Casoli, Francesca Codeluppi

Direzione, amministrazione e proprietàFamiglia Artistica ReggianaStudium Regiense Fondazionevia San Filippo 14/1 - Reggio Emilia - telefono 0522 580362e-mail: [email protected]

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Autorizzazione del Tribunale di Reggio Emilia n. 854 del 12-3-1993

Giornale di cultura e informazione della Famiglia Artistica Reggiana - Studium Regiense

Il caffè del giovedì

OTTOBRE

giovedì 3Attilio Marchesini, Reggio gentile: proiezioni e commenti su Reggio di un tempo

giovedì 10Davide Gaspari, violino e Fabio Guidetti, piano-forteK. Szymanowski, Sonata per violino e pianoforte in Re minore, op. 9 I. Allegro moderato. Patetico II. Andantino tranquillo e dolce III. Allegro molto, quasi presto; E. Ysaye, Sonata per violino solo in Re minore op. 27 n. 3. “Ballade”; P.I Ciakovskij, dal concerto per violino e orchestra in Re maggiore, op. 35: III. Allegro vivacissimo

giovedì 17Paola Davoli, egittologa, Le oasi dell’Egitto occi-dentale

giovedì 24Quartetto d’archi: Nicolò Incerti, violino; Diego Incerti, violino; Davide Berselli, viola; Elde Lini, violoncello

giovedì 31Roberta Notari, La tecnica del restauro di sculture lignee con esempi di sculture restaurate nella no-stra città

appuntamenta settimanale delle 18.30conferenze, concerti e presentazioni di libri

Fuori le murasabato 16 novembre

QUATTRO PASSI... NELLA BERGAMASCA

Questa volta faremo “quattro passi nella Bergamasca” per conoscere importanti realtà artistiche poco cono-sciute. La prima tappa è ad Alzano Lombardo nella Val Seriana dove nella chiesa di San Martino, ricchissima di opere famose di Tintoretto, Piazzetta, Camuccini, Appiani, si trovano tre pregevoli sagrestie di A. Fantoni con le sue celebri sculture lignee.

La seconda visita, dopo il pranzo in un locale carat-teristico, si effettuerà a Trescore nella Val Cavallina, dove nel parco della Villa Suardi ammireremo nella trecentesca chiesetta gli splendidi affreschi di L. Lotto (1524) che illustrano le storie di Santa Barbara. Al ter-mine ci recheremo al Castello di Malpaga già dimora di Bartolomeo Colleoni che ne attuò nel Quattrocen-to una radicale trasformazione. Saremo meravigliati all’interno dinanzi ai notevoli affreschi del Fogolino e del Romanino.

PROGRAMMAOre 8.00 precise, partenza dal Parcheggio della Polve-riera (Stadio Mirabello).Ore 10.30 circa visita guidata alle sculture lignee del Fantoni ad Alzano Lombardo.Ore 12.30 pranzo in locale caratteristico a gastrono-mia tradizionale.Ore 14.30 appuntamento con L. Lotto a Villa Suardi di Trescore B.Ore 16.30 incontro con B. Colleoni al Castello di Mal-paga.Ore 18.00 partenza per il ritorno; arrivo previsto per le ore 20 circa.

La quota di partecipazione è di euro 75,00 e compren-de tutto quanto è descritto nel programma compresi:assicurazione medica, viaggio a/r, guide, bevande al pasto, percentuali di servizio, mance e ingressi.Le iscrizioni, da subito, si raccolgono in sede sino a martedì 8 novembre 2013, ultimo termine utile per lenecessarie prenotazioni.

domenica 8 dicembre

GITA A FERRARA, Mostra di Zurbaran, Palaz-zo Trotti Costabili, Museo della Cattedrale

Palazzo dei Diamanti presenta la prima esposizione monografica in Italia dedicata a questo grande inter-prete del Seicento spagnolo (1598-1664).La mostra organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dal Centre for Fine Arts di Bruxelles, rivelerà il valore di un artista a lungo riconosciuto come il Caravaggio spagnolo, grazie a capolavori che raccontano tutto il suo percorso creativo.Una straordinaria selezione di opere metterà in evi-denza il talento del pittore: dai suoi esordi sulla scena di Siviglia alle opere eseguite per la corte di Madrid e per il Nuovo Mondo, fino ai dipinti dell’ultimo periodo in cui il suo stile subisce un rinnovamento in chiave classicista.

Con lo stesso biglietto d’ingresso alla mostra di F. Zur-baran avremo la possibilità di visitare a Palazzo TrottiCostabili, seminario vescovile, un allestimento ecce-zionale sui capolavori del Seicento delle chiese di Fer-rara colpite dal terremoto e le celebri sale affrescate dal Garofalo.La terza visita è al Museo della Cattedrale che ospita alcuni capolavori di C. Tura (portelle da organo) J.Della Quercia (dipinti), J. Karcher (otto notevoli arazzi fiamminghi), il Maestro dei mesi di Ferrara (formelle), Cabrino da Crema (croce d’argento) e altro ancora.

PROGRAMMAOre 8.00 partenza dal parcheggio della Polveriera (presso stadio Mirabello).Ore 10.30 visita alla mostra di F. Zurbaran e a seguire il Palazzo Trotti Costabili.Ore 13.00 pranzo libero. Sarà organizzata un “agape gioiosa” in locale caratteristico, nel centro della città, per coloro che lo desiderano (previa prenotazione ob-bligatoria al momento dell’iscrizione).Ore 15.00 visita al Museo della Cattedrale.Dopo una pausa caffè partenza per il ritorno previsto per le ore 19.30 circa.

Il costo della trasferta è di euro 70,00 con pranzo (pre-notato) ed euro 50,00 senza pranzo, e comprende:viaggio a/r in Pullman GT, biglietto di ingresso, aurico-lare e guida specializzata.Le iscrizioni, da subito, si raccolgono in sede sino alla fine di novembre 2013, ultimo termine utile per le ne-cessarie prenotazioni.

Da sabato 12La sede della F.A.R ospita, per due settimane, la-mostra dei dipinti di Nadia Rosati

«I dipinti di Nadia Rosati, per i soggetti che ama rappresentare e per la tecnica adottata, ci riporta-no indietro nel tempo: volti e corpi, paesaggi e cose sono quelli di giorni lontani, che paiono per sempre perduti...»

Sandro Parmiggiani