Sebastiano Somma - Immediately · Milionaria e in Sorelle Materassi dal romanzo omonimo di Aldo...

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www.pontemilviomagazine.it Anno IV n. 30 Febbraio 2012 2012: arriva l’IMU, imposta municipale unica. Tartufi: profumo italiano. Sebastiano Somma seguici su racconta a Ponte Milvio il suo amore per il teatro.

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Anno IV n. 30 Febbraio 2012

2012: arriva l’IMU, imposta municipale unica.

Tartufi: profumo italiano.

Sebastiano Somma

seguici su

racconta a Ponte Milvio il suo amore per il teatro.

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Sommario6 Copertina

12 Fisco14 Style16 News18 Viaggiare22 Gusto26 Libro del mese28 Arte32 Mostra36 Moda37 Fuori Roma38 Intervista40 Vino42 Benessere

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Ponte MilvioAnno IV n. 30 - Febbraio 2012Autorizzazione del tribunale di Roman.124/2008 del 2-3-2008n. iscrizione al ROC 17682 del 27-11-08

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www.rivistapontemilvio.itChiuso in redazione il 31 Gennaio 2012

StampaArti Grafiche Agostini s.r.l - Roma

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Sebastiano SommaSebastiano Somma è nato a Castellammare di Stabia (NA) il 21 luglio 1960. Debutta a sedici anni, mentre compie glistudi liceali, a Napoli con la commedia teatrale Miseria e nobiltà di Eduardo Scarpetta, in seguito recita in NapoliMilionaria e in Sorelle Materassi dal romanzo omonimo di Aldo Palazzeschi. Il suo aspetto garbato e la bella presenzagli consentono di ottenere i primi compensi come attore e modello per fotoromanzi, il cui successo lo avvicina algrande pubblico e ne decreta presto il passaggio al mondo del cinema. Nel 1982 esordisce al cinema con il film Cuan-do calienta el sol... vamos a la playa cui fanno seguito, fra l'altro: Un jeans e una maglietta, Zero in condotta, regiadi Giuliano Carnimeo, La vita di scorta, Rimini, Rimini regia di Sergio Corbucci, I miei primi quarant'anni regia diCarlo Vanzina e Opera regia di Dario Argento. I suoi primi lavori televisivi sono Skipper (1984) regia di Roberto Ma-lenotti e Il boss (1986) regia di Silverio Blasi. Nel 1998 appare su Rai 2 nella miniserie tv Cronaca Nera regia di UgoFabrizio Giordani e nel 1999 su Rai 1 in Non lasciamoci più regia di Vittorio Sindoni. Negli anni Novanta abbandona gli schermi di cinema e televisione e ritorna al primo amore, il teatro, lavorandocon Aldo Giuffrè e Rosalia Maggio e conducendo lunghe tournée anche all'estero durante le quali affina le sue dotirecitative e diviene attore capace di sostenere performance di ogni tipo. Dopo due fugaci apparizioni in due miniserie, il grande ritorno in televisione avviene nel 2000 grazie al regista LuigiPerelli che lo vuole nella parte dell'onesto magistrato Luca Bartoli dalle abili capacità investigative nelle tre stagionidi Sospetti (2000-2003-2005), (Sospetti 2 regia di Gianni Lepre). Nel 2001 è protagonista su Rai 1 di Senza confiniminiserie dedicata al commissario Giovanni Palatucci che a Fiume, durante la seconda guerra mondiale, salvò mol-tissimi ebrei. Tra le altre fiction tv in cui ha in seguito lavorato, ricordiamo: quattro stagioni (dal 2003 al 2009) dellaminiserie Un caso di coscienza, regia di Luigi Perelli, in cui interpreta da protagonista il ruolo dell'avvocato RoccoTasca sempre schierato dalla parte dei più deboli, e la serie tv Nati ieri (2006/2007) regia di Carmine Elia, Paolo Ge-novese e Luca Miniero. Nel gennaio 2010 ritorna come protagonista nella serie tv di Rai 1 Un caso di coscienza 4regia di Luigi Perelli. Nel 2007 torna a recitare in teatro con Sunshine di William Mastrosimone, regia di Giorgio Albertazzi, in cui è pro-tagonista insieme a Benedicta Boccoli. Lo spettacolo è replicato anche nel 2008 e nel 2009. Nel 2008 debutta alla re-gia, per il premio giornalistico Marco Luchetta 2008, per raccontare l'uccisione della troupe Rai a Mostar nel 1994.Nel 2011 torna al cinema con il film drammatico Il mercante di stoffe, diretto da Antonio Baiocco. Nel luglio del 2011gli è stato conferito il Premio Jovinelli alla carriera.

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Sebastiano Somma:teatro mon amourAl Peppino De Filippo in scena Il giorno della civetta. Sebastiano Somma presta il proprio volto al CapitanoStefano Bellodi, protagonista nel capolavoro di Leonardo Sciascia, sul palco del rinnovato teatro Parioli.

cco, ci siamo, èda un pezzoche debbo par-larvi di questoBellodi: Questoqui, caro ami-co, è uno che

vede mafia da ogni parte: uno diquei settentrionali con la testa pienadi pregiudizi, che appena scendonodalla nave - traghetto cominciano aveder mafia ovunque...”. Sono le pa-role di sua eccellenza che descrivonoil Capitano dei Carabinieri StefanoBellodi che ha il brutto vizio di cer-care la verità dove la verità assumemolti volti fino a diventare opaca. Ilgiorno della civetta, riadattato per ilteatro da Gaetano Aronica, per il se-condo anno in tournée nei teatri ita-liani approda sul palco dei ParioliPeppino De Filippo. Sebastiano Som-ma, valente attore di cinema, televi-sione e teatro, dal fascino discreto ecortese, interpreta l'integerrimo ca-rabiniere offrendo al pubblico unarecitazione misurata e di spessore re-stituendo al personaggio tutte le suesfaccettature. Orso Maria Guerrini è il padrino DonMariano Arena galantuomo e capo-mafia che rappresenta l'alter egodell'ex partigiano Bellodi. Il registaFabrizio Catalano nipote di Leonar-do Sciascia ha ricreato una Sicilia me-

tafisica specchio delle ingiustizie edei soprusi che avvengono ogni gior-no nel mondo. Quindi sul palcosce-nico non viene indagato solo il rap-porto tra mafia, politica e mondodegli appalti, ma anche il problemadella giustizia e la piaga dell'omertà.Il messaggio diventa universale: èquesta la scommessa vinta dagli in-terpreti tutti bravissimi, dal regista eda Gaetano Aronica. Nel romanzopubblicato da Einaudi nel 1961, perla prima volta un autore sicilianoparlava di mafia denunciando aper-tamente le infinite connivenze e col-lusioni generate dalla piovra dai mil-le tentacoli. Alle 6,30 di mattina Salvatore Cola-sberna presidente di una piccolaCooperativa edilizia si trovava sulpredellino dell'autobus fermo inpiazza Garibaldi nel paese di S. maall'improvviso fu colpito alle spalleda due colpi d'arma da fuoco. Quan-do il Capitano Bellodi Comandantedella Compagnia Carabinieri di C. fuincaricato delle indagini, si trovò difronte un muro di omertà. Bellodi ri-costruisce con pazienza e raziocinioil meccanismo che ha portato al-l'omicidio del piccolo costruttoreedile, ma si deve scontrare con il po-tere di chi nei palazzi romani reggele fila delle marionette. Il libro più noto, più venduto e più

tradotto all'estero di Leonardo Scia-scia, simbolo dell'alto senso di giusti-zia dello scrittore, del suo impegnocivile e morale ora è anche uno spet-tacolo teatrale acquistando in talmodo a quarant'anni dalla sua pub-blicazione nuova vita e spessore.Una storia in scena sempre attuale,perché, come recita la quarta di co-pertina del romanzo, Stefano Bellodiè un uomo “che crede nei valori diuna società democratica e moderna,contro l'immobilità d'un mondo divecchi interessi costituiti”. Abbiamo intervistato SebastianoSomma durante una pausa delle pro-ve della commedia teatrale.

Ha debuttato in Miseria e nobiltà diEduardo Scarpetta. Che significatoha per Lei recitare in un teatro che ildirettore artistico Luigi De Filippo hadedicato al padre Peppino?Avendo cominciato con il teatro diEduardo Scarpetta e proseguito poicon quello di Eduardo De Filippo èper me un onore avere la possibilitàdi portare in scena una commedianel teatro dedicato al grande Peppi-no. Sono sempre stato un estimatoredella figura di Peppino De Filippo alquale riconosco una levatura attoria-le elevatissima. Peppino è sicuramen-te uno degli attori che ho amato dipiù insieme a Ugo Tognazzi. Attori

di Alessandra Stoppini

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concreti e dalle molte sfaccettature,noi che facciamo questo mestierefacciamo riferimento a personalitàcome queste. Peppino inoltre ha se-gnato la mia infanzia con la diver-tente interpretazione di Pappagone.Non dimentichiamo che De Filippoera l'eterna spalla di Totò. Ce n'è daraccontare su Peppino! Siamo in sce-na al Parioli De Filippo grazie a uncaso fortuito. Infatti mesi fa avevoletto sul quotidiano Il Messaggeroche Luigi De Filippo era diventato ilnuovo direttore artistico del teatro.Lo chiamai e proposi sia a lui sia a

sua moglie Laura Il giorno della ci-vetta che è stato accolto con grandeentusiasmo. È quindi per me un ono-re e un piacere lavorare qui ancheperché questo teatro è uno dei teatripiù importanti di Roma con un glo-rioso e significativo passato. Dueanni fa ho portato in scena insiemea Tosca D'Aquino con la compagniadiretta da Bruno Colella Io, EduardoDe Filippo omaggio alla drammatur-gia di De Filippo. Chissà, magari laprossima stagione potremo portarloproprio al Parioli De Filippo. È statouno spettacolo che ha ricevuto gran-

di consensi nazionali ma non è anco-ra arrivato a Roma. Le commedie diPeppino meno conosciute rispetto aquelle del fratello avremo la possibi-lità di conoscerle meglio grazie a Lui-gi proprio in questo teatro a lui de-dicato.

Quali sono gli aspetti principali dellapersonalità di Stefano Bellodi chepredilige? La cosa in assoluto che prediligo inStefano Bellodi è il suo essere unpersonaggio scomodo. È un uomonormale, semplice, un servitore dello

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Stato che diventa un'anomalia in unmondo dove di normale c'è benpoco... Bellodi è la penna e il pensie-ro di Sciascia che cerca di contrastarei poteri forti, la mafia con le sue con-cussioni. L'onestà del carabiniere lorende un eroe rispetto alla situazio-ne di appiattimento, abbrutimentoe associazionismo criminale ma Bel-lodi è un individuo assolutamentenormale. Questo è ciò che mi piaceevidenziare del personaggio. Unuomo normale con un pensiero forteche era il pensiero del suo autore.Sciascia diceva che le idee possono

muovere il mondo ma le idee posso-no anche far paura. Purtroppo sap-piamo che le associazioni criminalihanno la tendenza a bloccare, a fer-mare le idee.

Per quale motivo Il giorno della ci-vetta di Leonardo Sciascia resta sem-pre un libro contemporaneo, chenon passa mai di moda?Perché è un libro attuale. Il testo haquesto titolo perché quando il versodella civetta si fa sentire di giorno èun cattivo presagio. Il fenomeno ma-fioso purtroppo ancora non è stato

debellato, anzi i tentacoli dellapiovra partiti dalla Sicilia sonoarrivati fino al Nord d'Italia e inEuropa. Per non parlare del re-sto del mondo.

Don Mariano divide l'umanità“bella parola piena di vento” incinque categorie: “gli uomini, imezz'uomini, gli ominicchi, i(con rispetto parlando) piglian-culo e i quaquaraquà... ”. Que-sta celebre frase secondo Leirappresenta l'onore delle armiper lo sconfitto Bellodi?

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Sì, questa frase - sentenza si trovanel finale del nostro spettacolo. È lacondanna, dopo aver reso l’onore al-l’uomo Bellodi, alla sconfitta delloStato. Nel nostro spettacolo FabrizioCatalano, nipote di Sciascia e l'auto-re dell'adattamento teatrale l'agri-gentino Gaetano Auronica hannovoluto affidare al personaggio fem-minile la speranza. Rosa Nicolosicontinuerà a condurre la sua batta-glia personale scegliendo di restarea vivere in Sicilia.

Da qualche anno la Sua professioneè dedicata principalmente al teatro,quali sono le ragioni di questa scel-ta? Sinceramente non ho mai abbando-nato né trascurato il teatro che restail mio primo amore. C'è forse statoun periodo lungo due o tre anni nelquale essendo più impegnato in te-levisione ho fatto meno teatro. Sonocontento di aver ricominciato a cal-care le scene del palcoscenico, per-ché il teatro è il luogo in assolutodove ritrovo libertà totale di comu-nicazione. Lo spettatore viene a tea-tro ad ascoltarci, qui la parola ha ve-ramente un peso, un alto significato.L'attore quindi si sente motivato daquesto continuo confronto con lospettatore e soprattutto con la paro-la. Condivide le motivazioni dei Suoicolleghi dello spettacolo che dal 14giugno 2011 stanno occupando ilTeatro Valle di Roma? Ovviamente lecondivido e ho anche partecipato aqualche incontro con il gruppo delValle. Sostengo la loro battaglia esono anche convinto che si possanoportare i frutti di questa battaglia inmolti altri teatri italiani quali peresempio il Duse di Bologna cheaspetta ancora di essere riaperto.Sono ottimista sulla situazione gene-rale dei nostri teatri, perché dovun-que andiamo soprattutto in provin-cia otteniamo sempre un grande suc-cesso. I dati che leggo del resto sonoconfortanti. A Roma si fa un po' piùdi fatica per una serie di motivi, in-nanzitutto per la grande offerta, lacrisi economica, la difficoltà di trova-re parcheggio, ec c... Nel quartieredove abito a nord di Roma sono statirinnovati alcuni teatri tra i quali ilTeatro Cassia gestito da Pino Quar-tullo e il Teatro Patologico fondatodall’attore e regista Dario D’Ambrosinel quale lavorano attori diversa-mente abili.

Teatro Parioli Peppino De FilippoVia Giosuè Borsi 20 - Roma - Tel. 068073040Laros presenta:Sebastiano SommaIL GIORNO DELLA CIVETTAdal 21 febbraio al 4 marzo 2012di Leonardo SciasciaRegia: Fabrizio CatalanoCon Gaetano Aronica, Morgana Forcella, Roberto Negri, Alessio Caruso, Maurizio Nicolosi, Giovanni Vettorazzo, Fabrizio Catalano, Luca Marianelli.Con la partecipazione di: Orso Maria GuerriniAdattamento: Gaetano AronicaScene: Antonia Petrocelli, Gilda CerulloLuci: Ugo GovernaliCostumi: Antonia PetrocelliConsulenza musicale: Giovanni D’AquilaOrario spettacoli: da martedì a sabato ore 21, domenica ore 17Info: www.teatropariolipeppinodefilippo.it

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on due anni di an-ticipo ed in via spe-rimentale il decre-to Salva Italia hasancito sin dal 2012l’entrata in vigoredell’imposta muni-cipale sugli immo-

bili, meglio nota come IMU, destina-ta a sostituire l’ICI per tutti gli immo-bili ed anche l’IRPEF e le addizionaliIRPEF con riguardo agli immobili nonoggetto di locazione.Soggetti passivi IMU sono tutti colo-ro che a titolo di proprietà, usufruttoo godimento detengono nel territo-rio nazionale fabbricati, aree fabbri-cabili, terreni agricoli. Assoggettatea tale nuova imposta saranno anchel’abitazione principale e le relativepertinenze, sinora esentate - sebbe-ne con alcune differenziazioni - siaai fini IRPEF che ai fini ICI, pur essen-

do state previste per queste unitàdelle agevolazioni in termini di mi-nori aliquote applicabili e di detra-zioni sull’imposta dovuta.Peraltro, uniformando alcune impo-stazioni legislative e giurispruden-ziali che avevano determinato unadifferenziazione tra il concetto diabitazione principale valevole ai finiICI ed ai fini IRPEF, con la nuova nor-mativa è stabilito che si considera“abitazione principale” l’immobile“iscritto o iscrivibile nel catasto edi-lizio urbano come unica unità immo-biliare, nel quale il possessore dimo-ra abitualmente e risiede anagrafica-mente”.Devono quindi ricorrere due presup-posti per poter usufruire delle age-volazioni: la permanenza abituale ela residenza anagrafica nell’unità im-mobiliare. Ciò comporta, tra l’altro,che, mentre ai fini ICI erano comun-

que esentate le abitazioni principalicostituite di fatto da due unità im-mobiliari (principio sancito anchedalla Corte di Cassazione), ai fini del-l’IMU è agevolabile una sola unità.Con riguardo alle pertinenze sonoagevolabili le categorie catastali C/2(magazzini e locali di deposito), C/6(stalle, rimesse) e C/7 (tettoie, chiusee/o aperte) “nella misura massima diun’unità pertinenziale per ciascunacategoria catastale”. Pertantoun’abitazione principale con duebox (C/6) annessi potrà scontare l’ali-quota agevolata, oltre che sull’ap-partamento, su uno solo dei duebox; un’abitazione principale con unbox ed una cantina annessi sconteràinvece l’aliquota agevolata su tuttee tre le unità immobiliari.Agli immobili di interesse storico eartistico non dovrebbe essere appli-cabile lo stesso regime di favore pre-vigente con l’ICI, ma sul punto si at-tendono chiarimenti.Le aliquote determinate per l’IMUsono le seguenti:- 4 per mille per l’abitazione princi-pale e le relative pertinenze; aliquo-ta che i Comuni con proprio regola-mento potranno aumentare o dimi-nuire del 2 per mille;- 7,6 per mille per le altre unità im-mobiliari che i Comuni con proprioregolamento potranno aumentare odiminuire del 3 per mille.Sono state introdotte anche alcunedetrazioni per l’abitazione principa-le e precisamente:- euro 200,00 rapportati al periododell’anno durante il quale l’unità èstata adibita ad abitazione principa-le ed al numero di possessori;- per il 2012 ed il 2013 euro 50,00 perciascun figlio di età non superiore a26 anni che dimori anch’egli abitual-mente nell’immobile, anche se nonfiscalmente a carico.Le agevolazioni per l’abitazioneprincipale non spettano ai cittadiniitaliani residenti all’estero sulle unitàimmobiliari detenute in Italia.

Dal 2012 è in vigore l’imposta municipaleunica (IMU). Scompaiono ICI, IRPEF ed addizionali sugliimmobili non oggetto di locazione.IMU

di Antonia CoppolaDottore Commercialista in Roma

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I Comuni potranno “sempre nel ri-spetto dell’equilibrio di bilancio” au-mentare le detrazioni per abitazioneprincipale fino a concorrenza del-l’imposta dovuta, senza però aggravia valere sull’aliquota IMU ordinariache grava sugli immobili a disposi-zione.Nel concreto occorrerà verificare Co-mune per Comune quali siano le ali-quote adottate e le detrazioni con-cesse.La base imponibile è stata anch’essamodificata con riguardo ai seguentimoltiplicatori da applicare alla ren-dita catastale:- 160 (era 105) per gli immobili clas-sificati nel gruppo A (tranne gli ufficiclassificati A/10) e nelle categorie ca-tastali C/2 (magazzini e locali di de-posito), C/6 (stalle, rimesse) e C/7(tettoie, chiuse e/o aperte);- 80 (era 50) per gli immobili A/10(uffici);- 55 (era 35) per gli immobili C/1 (ne-gozi).Come per l’ICI, la potestà in terminidi accertamento, riscossione, rimbor-si e sanzioni è attribuita ai Comuni,così come a questi ultimi è attribuitoil gettito riveniente dall’IMU purmantenendo allo Stato la devoluzio-ne del 50% del gettito ordinario.

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"Fiat Lux"La luce come indispensabile protagonistadel nostro moderno vivere domestico.di Paolo Brasioli

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a luce è sempre menoutilizzata e pensatacome mero strumentoper illuminare le no-stre case e nei tempipiù recenti è diventatacampo d'azione predi-letto di designer e

aziende produttrici. Vengono infattiinvestite notevoli energie per la ri-cerca e la creazione di oggetti illumi-nanti adattabili a diversi tipi di am-bienti, per stile e per funzione, ed ingrado di procurare il giusto benesse-re psicofisico. Infatti variando l'in-tensità, il colore e il tono si possonoscandire e assecondare maggior-mente i nostri ritmi biologici oltre di-rettamente ad influenzare positiva-mente il nostro animo e i nostri sensie ad esaltare le relazioni con gli altri.E' chiaro che il tipo di luce, al pari diun capo di abbigliamento o di unoggetto desiderato, deve riflettere ilgusto personale di chi ne fa uso, dichi la sceglie e se ne immerge. Ovvioche è fondamentale che la luce, arti-ficialmente creata, riesca a ricrearelo stesso comfort di quella, meravi-gliosa, naturale. Qualità e quantitàsono fondamentali per le delle fonti,scelte e posizionate nel giusto modo,a secondo del locale a cui sono desti-nate.Nel soggiorno, spazio poliedrico pertipi e momenti di utilizzo, è preferi-bile una luce localizzata che risulticomplementare a qualla diffusa sen-za generare contrasti, se non sceno-graficamente voluti. La luce, avendoanche una funzione decorativa, puòservire a mettere in risalto un so-prammobile d'arte, o un quadro ouna pianta. In tal caso deve essere di-screta e provenire da fonti invisibili.In cucina, l'illuminazione deve esserevissuta non solo in funzione dei mol-teplici momenti della giornata dovesi consumano i pasti, colazione allaluce del mattino o cena in serata contoni soft, ma anche nell'attenzionedelle specifiche e a volte delicateoperazioni del cucinare. Sul piano la-voro e lavabo è opportuna una lucededicata diretta e ben dimensionata. La camera da letto è il regno di sen-sazioni di relax e di intimi piaceri.Pertanto in questo ambiente devonopredisporsi delle luci discrete e sedu-centi, come le applique, ma ancheutilitaristiche, come le lampada dalettura a lato del letto, un lampada-rio in alto e una luce dedicata allazona dove ci si specchia. Notevoli lesperimentazioni più recenti con l'uti-lizzo di fonti luminose, nascoste dif-fuse e potenziabili, che cambianotono durante il giorno. La luce sarà

azzurrina la mattina e più rossa lasera riprendendo quel che natural-mente avviene con il sole.Nel bagno deve essere garantita unaluce ambientale fredda ed intensacon accenti puntuali su dettagli e og-getti da far brillare ed evidenziare,come ad esempio avviene sul lavabo,la pulizia e il nitore. Il viso allo spec-chio deve essere abbracciato morbi-damente da una luce che, prove-niente da più direzioni, annulli le an-tiestetiche ombre di sopraciglia e naso,ed esalti i colori naturali della pelle.Una illuminazione molto scenografi-ca ed emozionale è destinata al ter-

razzo o al giardino con l'evidenza-zione episodica di piante protagoni-ste e con una elegante e discretaluce a raso per i pavimenti.Concludendo ribadisco che l'appa-renza degli oggetti e degli ambientiilluminati così come viene percepitadal sistema visivo va ad influenzarecomplessi fenomeni psicologici cheincidono sul nostro stato d'animo. Ese recentemente gli spazi del viveredomestico sono diventati sempre piùmultisensoriali, emozionali e coin-volgenti la luce ne è indiscussa ed in-dispensabile protagonista!

Paolo Brasioli-43 anni-romano di antiche origini venete-proveniente, raccogliendo anche la tradizione familiare, da unaclassica formazione artistica che partendo dal disegno a matita spa-zia dalla grafica alla pittura alle arti applicate e alla letteratura.-architetto libero professionista da 16 anni con studio a Roma-attento progettista del dettaglio estetico e tecnico-funzionale diarchitetture, arredi e complementi per l'ospitalità, il benessere, laresidenza di qualità e la nautica.-contatti [email protected]

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Ritratti di poesia, manifestazionepromossa dalla Fondazione Roma, sisvolge a Roma dal 2006 in una solagiornata al Tempio di Adriano inPiazza di Pietra. Nel corso degli annila manifestazione è diventata unodegli appuntamenti culturali più im-portanti e più frequentati della cittàdi Roma (oltre 2.000 presenze nel 2011).

Il programma prevede numerosi ap-puntamenti: la consegna di un pre-mio alla carriera, incontri e letturecon poeti italiani (tra questi, nellepassate edizioni, Antonella Anedda,Maria Grazia Calandrone, PatriziaCavalli, Maurizio Cucchi, Milo De An-gelis, Valerio Magrelli, Patrizia Val-

“Ritratti di poesia”

DIREZIONE REGIONALE LAZIO

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������ ��• permettere ai disabili fisici il miglioramento delle capacitànatatorie ed il perfezionamento delle varie tecniche dinuotata;• identificare potenziali atleti da inserire nella squadra ago-nistica “adaptive” del Circolo Canottieri Aniene.

���������Complesso polisportivo Aquaniene - Romawww.aquaniene.it

���������������• corsi a partire da gennaio 2012;• ammissione ai corsi subordinata al superamento di unaleva di selezione.

����������• Invalidi con disabilità fisica idonei all’attività natatoria;• età compresa tra i 18 ed i 40 anni;• possesso di Certificato Medico per attività sportiva na-tatoria non agonistica.

�������������• allenatori federali Circolo Canottieri Aniene;• ex atleti olimpici e paralimpici.

�������"��$�����!�����• Le domande andranno presentate entro:18 gennaio 2012 - Corso del 24 Gennaio;18 aprile 2012 - Corso del 24 Aprile;19 settembre 2012 - Corso del 25 Settembre.

��������!�������������• AQUANIENE - Via della Moschea, 130 - 00197 RomaTel. 06.8084059• Modalità di presentazione:via e.mail: [email protected] fax 06.8078098

�������!����• Assistenti Sociali delle Sedi INAIL Territoriali -siti.inail.it/Lazio• SuperAbile - www.superabile.it• CIP Lazio 06.5921507 - [email protected]• Aquaniene - www.aquaniene.it

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duga); poeti stranieri (lo scorso annohanno partecipato Mark Strand eJoumana Haddad); incontri con rivi-ste letterarie e molte altre iniziativeinteramente dedicate alla poesia.

Dal 2010 Ritratti di poesia ha apertoad altre espressioni artistiche, nell’in-tento di esplorare il dialogo con lapoesia. Nelle scorse edizioni abbia-mo ospitato la pittura e la musica(nel 2010 ha partecipato alla mani-festazione Roberto Vecchioni, men-tre lo scorso anno è stato nostroospite Lucio Dalla). Anche nell’edi-zione 2012 è previsto un appunta-mento musicale.

Alcuni momenti delle scorse edizionipossono essere visionati su youtube(www.youtube.it) digitando “Ritrat-ti di poesia” o su Facebook nel pro-filo “Ritratti di poesia”.

“Nuota con noi… !” afferma il Diret-tore Regionale arch. Antonio Napo-litano. Si rafforza l’impegno della Di-rezione Regionale Inail Lazio, a im-piegare tutte le risorse verso ilsettore dello sport e della praticasportiva in quanto strumenti impre-scindibili per un idoneo recupero psi-cofisico per tutte le persone che han-no diverse abilità nonché elementi distimolo per il loro reinserimento so-ciale”.“Il progetto, ribadisce il Presidentedel CIP Lazio Pasquale Barone, con-ferma il ruolo del CIP quale collantetra l’impegno sociale ed il mondodello sport. L’attività sportiva infattinon rappresenta soltanto uno stru-mento terapico ma assume un ruolofondamentale come mezzo di inte-grazione che agevola la socializza-zione, la comunicazione contrastan-do ogni forma di esclusione e isola-mento.

“L’iniziativa, conclude il Presidentedel Circolo Canottieri Aniene Gio-vanni Malagò, conferma il costantee rinnovato impegno del nostro cir-colo nel proporsi come punto di rife-rimento sportivo e sociale. Sentol’obbligo di rivolgere un profondopensiero ed un ringraziamento alcompianto Presidente dell’INAILMarco Fabio Sartori, senza il cui im-pegno e la cui passione questa inizia-tiva non avrebbe potuto essere av-viata”.

Nuota con noi... !

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news

17pontemilvio

Sono aperte le iscrizioni al concorsoanacaprese dedicato ai cantautori edalle loro canzoni inedite.Dalla nascita del Premio oltre cin-quecento sono state le adesioni allakermesse musicale e 21 i finalisti chesi sono esibiti su quello che fu il pal-co di Bruno Lauzi.Il “Premio Anacapri Bruno Lauzi –Canzone d’Autore” è diventato unappuntamento raffinato ed imperdi-bile nel panorama della canzone ita-liana d’autore.Una vetrina d’eccellenza che ha atti-rato l’attenzione di svariate trasmis-sioni televisive e radiofoniche tra lequali Unomattina, Tg3, Tg4, Rai Ra-dioUno, Radio Kiss Kiss Italia e RadioMarte.La prestigiosa manifestazione avrà,ancora una volta, la direzione artisti-ca dello scrittore e giornalista Rober-to Gianani. Nel corso delle passateedizioni il Premio ha visto la parteci-pazione, in qualità di giurati, di alcu-ni tra i più importanti nomi dellamusica d’autore italiana: MaurizioLauzi, figlio del cantautore genove-se, Mariella Nava, Edoardo Vianello,Peppino di Capri, Carlo Marrale,Franco Fasano, Carlo d’Angiò, deigiornalisti Andrea Vianello, Alessan-dro Cecchi Paone, Marino Bartoletti,Cinzia Fiorato e Rosanna Lambertuc-ci, del produttore discografico Alber-to Zeppieri, del musicologo PietroGargano e quella dei maestri GiorgioCalabrese e Gianfranco Reverberi,quest’ultimo in qualità di presidentedi giuria.La serata di gala con le premiazioniavrà luogo nell’estate 2012 nellasuggestiva piazza San Nicola ad Ana-capri alla presenza dei giornalistidella carta stampata, della radio edella televisione.Le domande di iscrizione dovrannopervenire entro il 31.05.2012. Il bando, con il regolamento per leammissioni, è pubblicato alla pagina webhttp://www.comunedianacapri.it/it/premio-lauzi .L’iscrizione al Premio è gratuita.

Grazie ad un Protocollo d’Intesa trala Casa di Cura Sanatrix di Roma e laFondazione Operation Smile ItaliaOnlus, il 4 febbraio è stato avviato aRoma il Progetto “Sorrisi in Italia”,che ha come obiettivo il trattamentochirurgico gratuito in favore di bam-bini italiani e non ma residenti in Ita-lia, affetti da labio-palatoschisi o daaltre gravi malformazioni facciali, inlista di attesa presso i diversi ospeda-li italiani e le cui famiglie non possa-no sopportare l’onere di una struttu-ra privata.La volontà di avviare questo proget-to, che si è potuto realizzare graziaalla disponibilità della Casa di CuraSanatrix, è nata a seguito di varie ri-chieste da parte di alcune famigliegiunte alla Fondazione o diretta-mente ai suoi volontari medici neimesi passati, le quali visti i tempi diattesa per l’intervento chirurgico,chiedevano un aiuto per i loro picco-li. I medici volontari di OperationSmile Italia si sono resi disponibiliper una visita dei casi segnalati, edalcuni dei piccoli pazienti sono giàstati sottoposti ad uno screeninggratuito, presso la Casa di Cura Sana-trix che ha messo a disposizione lasua struttura.In attesa che venga avviata l’attivitàdi una Smile House a Roma, la Fon-dazione e la Casa di Cura Sanatrix

hanno concordato una collaborazio-ne continuativa, della durata di 1anno, che prevede di offrire gratui-tamente a questi bambini un inter-vento tempestivo, che consenta lorodi essere operati senza attese. Grazie all’accordo con la Sanatrix edal sostegno economico - espressa-mente destinato a tale progetto - dialcuni sostenitori privati della Fonda-zione, potranno così essere operati ibambini con malformazioni partico-larmente gravi, per i quali è oppor-tuno non rinviare ulteriormente l’in-tervento.La prima settimana di cure avrà luo-go dal 4 al 10 Febbraio 2012 e segui-rà come WEEK END CLINIC una voltaal mese fino alla fine del 2012. I medici, gli anestesisti, gli infermierie gli altri operatori sanitari che sa-ranno coinvolti nel progetto preste-ranno la loro opera tutti a titolo vo-lontario.Per ulteriori informazioni contattarela coordinatrice del progetto: Cristi-na Flavoni 0685305318 (dalle 10.00alle 15.00) o sul cellulare 3484382005. Email: HYPERLINK "mail-to:[email protected]" [email protected]

“Sorrisi in Italia” grazie alla Sanatrix e alla Fondazione Operation Smile

“Premio Anacapri Bruno Lauzi – Canzoned’Autore 2012”

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viaggiare

18 pontemilvio

a terza edizione diquesta rassegna dellemigliori strutture cheoffrono ospitalità e ri-storazione eccellente èun foto book e “con-tenitore di emozioni diitinerari di viaggi, al-

berghi e ristoranti gourmet”, spiegal´editore. La ricca parte fotografica èvolutamente molto importante, cer-ca di trasmettere soprattutto emo-zioni e vuole dare suggerimenti perpiacevoli soste da pregustare sfo-gliando il libro. Le foto suggestivesono accompagnate dalle informa-zioni di base, una descrizione in duefrasi in lingua italiana ed inglese,una ricetta dello chef del ristorante

dell’albergo selezionato, l´indirizzoe il sito. “Tutte le informazioni si sca-ricano viaggiando via smartphone”. Il nome “Metedivine” suggerisce“un obiettivo, un traguardo, nel sen-so alpinistico del termine, una vettaraggiunta o da raggiungere”, spiegaLorenza Vitali, Witaly Editore e pu-blisher; “mentre divino è aggettivoche rimanda alla presunta vita terre-na degli dei dell’Olimpo,…qualcosadi sublime unico, raro.” Parlano le foto degli alberghi e deipiatti preparati dei vari chef. La par-ticolarità del libro è proprio la sceltadi alberghi, dove convince sia l’hotelche il ristorante all´interno dell´al-bergo. Questo fatto giustifica anchela scelta di chiamare il bel foto book

“guida”. Ma perché focalizzare suhotel e ristorante dello stesso alber-go?L´idea è di dare suggerimenti ai viag-giatori che preferiscono coniugare ilristorante di alta qualità nell´albergoarredato con gusto e far sì che chiceni in questi ristoranti possa trovaresubito la camera accogliente senzadover uscire.Effettivamente spesso l´alta qualitànella ospitalità non coincide conquella a tavola e le due cose assiemesotto lo stesso tetto sono difficili datrovare. Anzi spesso si evita del tuttoil ristorante dell’albergo. I GourmetHotel invece presentano uno stan-dard alberghiero alto ed una cucinaricercata, delle volte stellata, o altri

Metedivine 2012Una Gourmet Hotel Collection

di Ursula Prüggerwww.ulimengo.it

Foto messe a disposizione da Editoria Witaly

L

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viaggiare

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Nicolas Bonifacio - ChefHotel Nun Assisi Relais & SPA

Il nome “Metedivine”suggerisce “un obbiet-tivo, un traguardo, nelsenso alpinistico deltermine, una vettaraggiunta o da rag-giungere”, spiega Lo-renza Vitali, WitalyEditore e publisher;“mentre divino è ag-gettivo che rimandaalla presunta vita ter-rena degli dei del-l’Olimpo,…qualcosa disublime unico, raro.”

METEDIVINEdivinescapes

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viaggiare

20 pontemilvio

una cucina semplice, però autentica.Le 20 regioni italiane sono tutte rap-presentate nella guida e vi è anchequalche Paese straniero, europeo enon, con una sintesi di località da so-gno: hotel con ristoranti da lode e,nel caso degli alberghi fuori dall’Ita-lia, rigorosamente con ristorante dicucina italiana. La Campania ha in questa rassegnadi soste da sogno il primato con 20alberghi, seguita dalla Toscana con18 e dalla Lombardia con 13. La Ba-silicata è presente con una sola strut-tura, la Calabria e la Liguria con due;le Marche, il Friuli e la Valle d´Aostasono presenti con tre strutture con-

siderate al top.Nel Lazio vi sono, secondo gli Autori,nove mete che danno emozioni efanno la differenza.Nelle oltre 150 proposte si trovanotante soluzioni diverse ed ognunopuò trovare il ristorante e la casaideali: hotel di città, di campagna, dimare, luoghi diversissimi, arredi mo-dernissimi o di stile antico. Incredibil-mente vaste sono le soluzioni offer-te. In comune hanno ”solo” l´eccellen-za!E’ una guida del lusso? Si e no.Sicuramente lo standard è molto ele-vato, anche con costi alti. Il libro sidedica però anche a strutture più

semplici ed alla portata, spesso na-scoste e poco conosciute. La guida si trova nelle librerie specia-lizzate in viaggi e ristorazione, in al-cuni negozi legati all’oggettisticaper la casa e la cucina, è presente ne-gli hotel selezionati.Inoltre, vista la velocità con la qualecambiano gli chef o altre caratteristi-che nel mondo dell’hospitality e dal-la ristorazione è stato creato ancheun blog che aggiornerà con le ultimenovità le “mete divine”:

http://blog.witaly.it/category/guida-metedivine/.

Hotel La Perla a Cortina

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gusto

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Italia ha un pri-mato assoluto: èl’unico Paese almondo a produr-re il tuber ma-gnatum pico otartufo biancopregiato. E’ ine-

guagliabile e inimitabile, non si puòcoltivare e si raccoglie solo in tremesi all’anno: ottobre, novembre edicembre.Per Gioacchino Rossini era “il Mozartdei funghi”.

Che cosa sono i tartufi? Si tratta di funghi ipogei, cioè sotter-ranei a forma di tubero. Non hannoclorofilla e sono parassiti che, come

tali, devono avvalersi delle radici dipiante cui si attaccano per produrreil prezioso porocarpo. Lo scambio disostanze tra il tartufo e la pianta av-viene a livello radicale in formazioniparticolari dette micorrize, struttura-te in modo caratteristico per ognispecie. I tartufi contengono generalmenteoltre l’80% di acqua, l’8% circa di fi-bra alimentare, il 4% circa di protei-ne, oltre a lipidi, ceneri, azoto e adelementi minerali. Il valore del tartu-fo non sta quindi nel suo apportoalimentare, ma nella sua enorme ca-pacità di produrre piacere nel consu-matore. A questa caratteristica va at-tribuita anche la grande differenzadi quotazione di mercato tra specie

la cui composizione chimica poco sidiscosta.Nella sola Europa esistono oltre 30specie di tartufi, ma sono 9 i princi-pali tipi di cui in Italia è consentita lacommercializzazione. La più impor-tante distinzione è tra bianchi e neri.Il tartufo bianco è la specie più pre-giata e rara, caratterizzato da unaforma a globo non regolare, dallasuperficie esterna leggermente vel-lutata e dal peso medio attorno ai30-50 grammi. Eccezionalmente su-perano questo peso ed arrivano adun record di circa due chilogrammi.L’ultimo tartufo grande fu di un chi-logrammo e 150 grammi. Il colore al-l’esterno non è proprio bianco magrigio-marrone con sfumature diver-se e all’interno invece biancastro egiallo-grigiastro con numerose vena-ture bianche. Il suo profumo aroma-tico, a volte agliaceo, lo rende uniconel suo genere.La superficie del tondeggiante tartu-fo nero pregiato “dolce”, il tubermelanosporum è nerastra. Esso è co-sparso di verruche piramidali, l’inter-no è scuro tendente al viola o al ros-siccio. Quest’ultimo è considerato ilpiù pregiato a livello commercialedopo il tartufo bianco.Il tartufo nero estivo (matura in esta-te), scorzone o tuber aestivum si pre-senta molto simile a quello nero converruche più piccole e con l’internocolor nocciola, ma meno profumato.Il tartufo bianchetto o marzolino èpoco pregiato, con un odore e gustomeno espressivo e dimensioni piùpiccole.

Come riconoscerli.E’ il naso che riconosce il tartufo. Ilprofumo rappresenta l’80% e conta

Profumo di tartufoOrgoglio italiano

di Ursula PrueggerAIS Sommelier Masterclasswww.ulimengo.it

L’

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gusto

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più del sapore! Molto spesso la frodeè quella di vendere un altro tartufonero molto meno profumato, sapo-rito e costoso alias nero pregiato“dolce” di Norcia. E’ invece un veroe proprio reato vendere un tuberocinese di consistenza gommosa, pri-vo di odore e sapore, facendolo pas-sare per un nero pregiato (il com-mercio dei tartufi made in China èvietato dalla legge italiana n. 752/85).Il tartufo nero pregiato “dolce” si ri-conosce dal colore all’interno blu-viola scuro, mentre il colore brunonerastro della superficie assume sfu-mature color ruggine allo sfrega-mento. Il suo profumo è intenso earomatico.Importante è anche sapere che daspecie a specie i tartufi hanno stagio-ni diverse e vale la pena conoscerle,perciò è improbabile trovare un tar-tufo bianco pregiato fresco in prima-vera o all’inizio dell’estate.

Dove trovarli.I tartufi si formano nei terreni preva-lentemente calcarei in simbiosi condeterminate piante. Crescono accan-to alle radici di alcuni alberi. I tartufi bianchi crescono solo in Ita-

lia, non in Francia. Sono soprattuttotipici per la zona di Alba, Acquala-gna (Urbino), roccaforti del pregiatotartufo bianco e San Miniato (Pisa).La qualità del tartufo bianco dipen-de proprio dal territorio delle piantevicine. Serve un terreno particolar-mente marnoso-calcareo con unapercentuale di potassio elevata e po-vero di fosforo e di azoto, di altitu-dine inferiore ai 700 m s.l.m. Il suolodeve essere soffice e umido, ma noneccessivamente permeabile per lagran parte dell’anno. Gli alberi “datartufo bianco” sono in particolarele querce, i pioppi, i tigli, i noccioli, isalici, le farnie e i cerri. Gli espertisono convinti che il tartufo cresciutovicino ad un salice è di un profumoe gusto più delicato, mentre quellodel tartufo cresciuto vicino ad unaquercia più intenso.Il tartufo nero si usa molto in Fran-cia, famoso quello del Perigord, an-che in mancanza di quello bianco. InItalia lo troviamo soprattutto nellazona di Norcia e Spoleto, però anchenell’Appennino ligure, intorno allago di Garda o nei Monti Sibillini.Cresce nelle zone collinari e monta-gnose su terreni calcarei ricchi di ar-

gilla e spesso in simbiosi con il noc-ciolo, il rovere, il leccio e il tiglio. Disolito la vegetazione scarseggia e,sotto l’ albero, l’erba è rada a causadell’ azione del micelio.Il nero estivo è quello più diffuso ereperibile in Italia, ovunque.

Per "scovare" un tartufo il "trifolao"occorre avvalersi della collaborazio-ne di un cane dal fiuto finissimo edaddestrato al riconoscimento del-l’aroma del tartufo. Quando il canefiuta il tartufo lo indica al cercatoreil quale con un particolare zappinolo estrae con la massima delicatezzasenza romperlo. Per permettere laformazione di nuove radichette (chesaranno a loro volta micorrizate) è difondamentale importanza che il cer-catore rimetta a posto il terreno ri-mosso, così da poter sperare nellaformazione di un nuovo corpo frut-tifero. Per dedicarsi all’attività di cer-catore di tartufo è necessario posse-dere un tesserino ed essere in regolacon il pagamento di una tassa an-nuale. Esistono inoltre calendari diraccolta riferiti alle differenti specie,variabili per ogni regione in cui sipossono trovare tartufi.

Accademia del tartufo (Perugia)Foto per gentile concessione dell’Azienda Urbani

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Il mito e la storia.Il Tartufo è certamente conosciutosin da un’età remotissima, ma non sipuò essere certi che gli storici del-l’antichità parlassero realmente deltartufo oppure di altri funghi ipogei.Perciò è solo un’ipotesi la presenzadel tartufo nella dieta di Sumeri edEbrei, intorno al 1700–1600 a.C. Leprime notizie certe compaiono nellaNaturalis Historia di Plinio il Vecchio.Già dagli Etruschi l’uso culinario diquesto fungo è noto. Dai Romaniera considerato cibo divino. Si tra-manda nel primo secolo d.C., grazieal filosofo greco Plutarco di Chero-nea, l’idea che il prezioso fungo na-scesse dall’azione combinata dell’ac-qua, del calore e dei fulmini. Si soste-neva che fosse frutto di un fulminescagliato da Giove su una quercia. Fuper lungo tempo anche definito unapianta, un’escrescenza del terreno epersino un animale…e un ricercatoafrodisiaco, fatto confermato da stu-di recenti, che danno ad un alcolpresente nel tubero delle proprietàeuforizzanti. Verso la fine del XVIIIsecolo il medico torinese VittorioPico dava la prima descrizione e clas-sificazione del Tartufo bianco che insuo onore da allora portava il nome

Tuber magnatum Pico.Il tartufo è sempre stato un cibo pre-sente sulle ricche tavole di nobili.Soltanto nel Novecento, però, il tar-tufo bianco diventa famoso nelmondo grazie ad un albergatore e ri-storatore di Alba, Giacomo Morrache fu ribattezzato “Re dei Tartufi”dal giornale Times di Londra nel1933, collegando il tartufo biancoalla Fiera di Alba, la quale da quelladata fu chiamata, per l’appunto, Fie-ra del Tartufo e la cittadina stessa di-venne sinonimo di tartufo bianco.Oggi è trascorso quasi un secolo daquando Carlo Urbani ha iniziato adorganizzare la lavorazione del tartu-fo ed una grande attività commer-ciale intorno ai cavatori di tartufi.

Il mercato, i prezzi e il business dioggi.Non a caso l’azienda Urbani(www.urbanitartufi.it) con sede ge-nerale a S.Anatolia di Narco, in pro-vincia di Perugia, è presente a NewYork, dove ha sede il più grandemercato del tartufo fresco e dove itartufi arrivati dall’Italia sono vendu-ti entro sei ore dal loro arrivo.Paolo Urbani considera ancora oggi“i consumatori italiani i più esperti”

e perciò “i migliori tartufi rimango-no in Italia”. E in Italia l’azienda fa-miliare, giunta alla quinta genera-zione, ha ricevuto innumerevoli pre-mi ed importanti riconoscimenti.Il brand è noto in tutto il mondo an-che grazie alla creazione di una lus-suosa sede della Urbani Truffles USAal centro di Manhattan, da dove par-te la distribuzione capillare dei pro-dotti in tutta gli States. La famigliaUrbani ha dedicato molto anche alculto ed alla conoscenza del tartufoorganizzando mostre, fiere e molticonvegni, fino a dar vita alla nascitadell’Accademia del tartufo Urbani,centro tecnologico gastronomico,dove è possibile portare, scambiareed accrescere le proprie conoscenzesui tartufi ed i suoi derivati arrivandoa creare vere e proprie innovazioni.Gli Urbani hanno anche creato “LaScuola internazionale del tartufo“all’interno di un parco naturale vici-no Perugia, dove appassionati ed in-tenditori potranno non solo andarea “scuola di tartufo“ ma anche farepercorsi e camminate in montagna,nonchè la caccia al tartufo con i caniper un vero contatto con la natura eper un raro incontro col tartufo.Le tecnologie innovative per la lavo-

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razione e la conservazione del pre-zioso tubero consentono ora di por-tare il prodotto sulle tavole più pre-stigiose di tutti i ristoranti e nelle ve-trine dei negozi più famosi perarrivare sulle tavole dei buongustaidi tutto il mondo.

Il tartufo ha sedotto uomini e donnedi tutti i tempi e continua a tentarei palati con il suo gusto ed il suo aro-ma inconfondibile. E’ sempre statoconsiderato prezioso e il prezzo lorende anche oggi un prodotto di lusso. Il prezzo del tartufo bianco dipendemolto dalle favorevoli condizioni cli-matiche nel corso dell’anno e cometutti i prodotti di lusso anche dallasituazione economica in generale.Da qualche tempo il tartufo ha an-che la sua borsa con le quotazionistagionali delle singole specie, dispo-nibili anche sul web.Altro fattore che incide sul prezzo èla pezzatura (pezzi piccoli, medi egrandi).Un bianco pregiato grande e bellocosta il doppio di qualche brutto epiccolo, anche se la qualità è la stessa.Il periodo ideale per spendere un pòmeno nell’acquisto di un tartufobianco pregiato è tra la fine di no-vembre (dopo la fiera di Alba e le al-tre fiere del tartufo) e prima del pe-riodo natalizio.Nel 2008 un bel tartufo bianco si pa-gava anche 18mila Euro al chilo, nel2011 il tartufo bianco, vista la pocapioggia dei mesi estivi, ha raggiuntodi nuovo prezzi “astronomici”. Il 1ottobre 2011 i prezzi per un etto ditartufo (pezzatura media di 20grammi) si aggiravano intorno ai 250Euro ed il successivo 18 novembre adEuro 410. A fronte di un costo di ac-quisto di 4.500 Euro al chilo, il con-sumatore pagherà in media al risto-rante 7.500 – 9.000 Euro al chilo!

Conservazione, uso in cucina e in ab-binamento al vino.I tartufi bianchi sono molto più pro-fumati e saporiti. Si gustano rigoro-samente crudi, in lamelle ottenutecon il “famoso” tagliatartufi, a fetti-ne sottilissime disposte sopra il cibo:sulle uova al tegamino, sul risotto,sulla pasta, sulla fonduta, sulla car-ne, anche cruda. Lo splendido appor-to aromatico impreziosisce decisa-mente tutti questi piatti.I tartufi neri invece si consumanocotti e solitamente uniti ad altri con-dimenti: aggiunti ad esempio al bur-ro, all’olio o alla panna da cucina, sucrostini, bruschette, uova, pasta, riso,carne, pesce arrosto o bolliti.

L’abbinamento dipende non solo daltartufo ma ovviamente anche dallapietanza con la quale viene utilizzato.Con un Barbaresco si esalta il tartufobianco e in tanti casi risulta proprioun abbinamento perfetto.

Come conservare il tartufo?Per evitare la disidratazione, che av-viene molto in fretta, riporre i tartufifreschi nella parte bassa del frigori-fero (0/4°C), avvolti uno ad uno incarta assorbente, all’interno di con-tenitori di plastica o di vetro, fino ad

STAGIONI E LUOGHI DEI TARTUFI PIÙ NOTI:

Tuber magnatum pico o tartufo bianco pregiatodove: soprattutto Alba, Acqualagna (Urbino), San Miniato (Pisa) e in Molisequando: 1 ottobre – 31 dicembre

Tuber melanosporum o tartufo nero pregiato “dolce”dove: soprattutto Norcia (vicino a Perugina) e Spoleto, Perigord (Francia)quando: metà novembre – metà marzo

Tuber aestivum o tartufo nero estivo o scorzone dove: la specie più diffusa in Italia quando: giugno - novembre

Tuber borchii o albidum o tartufo bianchetto o marzuolodove: molto diffuso in Toscana, Romagna e Marchequando: gennaio - aprile

Per tutti i tartufi, la raccolta è assolutamente vietata dal 31 agosto al 14settembre

un massimo di dieci giorni.Comprati dentro un vasetto, la vitadel tartufo si prolunga fino a 4 anni.Importante: non buttare ma utilizza-re il succo che si trova in questi va-setti, dove c’è l’essenza del tartufo. Oggi i più grandi produttori realiz-zano tantissimi prodotti tra tartufi,salse varie, sali al tartufo bianco, olial tartufo, abbinamenti con il fungoporcino o “i pronti al tartufo” basiper un consumo veloce. Insomma, c’è di tutto per tutti e tut-te le tasche.

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ttrice, produttri-ce cinematogra-fica, regista esceneggiatrice.Elegante, ironi-ca e donna diclasse. “È statasempre bellissi-

ma” parola di Woody Allen. Tuttoquesto è Diane Keaton star di filmmemorabili quali la saga de Il padri-no “non capivo perché avessero scel-to me per il ruolo di una WASP ele-gante”, Io e Annie “mi ha cambiatola vita”, In cerca di Mister Goodbar,Manhattan, Reds “film epico arric-chito di ideali”, solo per citarne alcu-ni. Musa ispiratrice di Woody Allen“Woody è un mio amico intimo”,spirito libero, divertente interpretedi Baby Boom sulle tardive e inaspet-tate gioie della maternità e di Il clubdelle prime mogli che insegna a tut-te le consorti come vendicarsi congarbo e sottile perfidia di un maritofedifrago. Diane Keaton da sempreanima controcorrente che ha avutoil coraggio di apparire senza veli nonpiù giovane in Tutto può succedere. Ora l'attrice il cui vero nome è DianeHall (Keaton è il cognome da nubiledella madre) si rivela in Oggi comeallora Then Again uscito lo scorsonovembre in Italia per i tipi dellaMondadori, che ha conquistato negliUSA molti lettori che avevano giàapplaudito la diva in teatro e al cine-

ma. Nel memoir la figura della ma-dre Dorothy Keaton Hall assume unruolo fondamentale. “La mammacontinua a essere la persona più im-portante della mia vita, e quella chemi ha influenzato maggiormente”. Ilvolume è diviso in due parti, nellaprima le voci di madre e figlia s’in-contrano e si confrontano attraversoalcuni brani dei diari di Dorothy chela donna aveva imparato a redigerefin da giovanissima “mio padre RoyKeaton, mi aveva soprannominataPerkins quando era piccolissima... ”.Nella seconda parte Diane Keatonracconta la sua carriera e i suoi gran-di e celebri amori: Woody Allen,Warren Beatty e Al Pacino. Dorothy e Diane, due donne intelli-genti e pensanti, volitive e determi-nate, non a caso il capitolo introdut-tivo dell'autobiografia è intitolatoPensa. “Alla mamma piacevano lemassime, le citazioni, gli slogan.”Diane confessa di aver voluto scrive-re le sue memorie che si sviluppanoparallele a quelle redatte dalla ma-dre “perché la mamma è ancora qui,perché ha cercato di salvare con lesue parole la storia della nostra fa-miglia”. Una donna complessa Doro-thy, dall'infanzia difficile, casalinganella California degli anni Sessanta,madre felice di quattro figli, sposatacon Jack Hall ingegnere civile, foto-grafa dilettante la quale nel 1980 nelsuo diario scrive: “Ogni essere uma-

no dovrebbe essere costretto a scri-vere la propria autobiografia. Tuttidovrebbero essere obbligati a torna-re indietro, tirare fuori e sbrogliaretutte le cose che hanno ammucchia-to nelle loro vite”. È per questo mo-tivo che la figlia Diane decide di scri-vere non la propria autobiografia“ma la nostra” anche se “la storia diuna ragazza che riesce a realizzare isuoi sogni grazie alla madre non ènuova, ma è la mia storia”. Dorothy Hall nella sua vita conclusasinel novembre del 2008 dopo avercombattuto contro una malattia cru-dele come il morbo di Alzheimer,aveva scritto ben 85 diari e compila-to svariati album di ritagli. “Era dif-ficile dire cosa piacesse di più allamamma, se guardare o scrivere”.Quando Diane Keaton ha preso ladecisione di narrare la sua storia “hocominciato a leggere i diari dellamamma senza seguire un ordineparticolare”, quindi la star si è limi-tata a creare un libro “che unisca imiei ricordi e le mie storie con gli ap-punti e i diari della mamma”. Rian-dando con la memoria agli album diritagli materni e al comune amoreper i collage “ho messo le sue paroleaccanto alle mie, e ho unito anchelettere e altri materiali che docu-mentano non soltanto le nostre esi-stenze, ma il nostro legame”. Ne èvenuto fuori un libro intrecciato diricordi e sensazioni che rispecchia il

Oggi come alloradi Diane Keaton

libro del mese

Diane KeatonOggi come alloraMondadori 2011Pp. 251 - 19,00 Euro.Traduzione di Stefania Bertola

Autobiografia sincera di una stardal glamour unico.

di Alessandra Stoppini

A

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carattere e la personalità di un'attri-ce che a Hollywood chiamano TheGlover One Quella con i guanti perdefinire il suo stile inimitabile. “Nonmi sono mai sposata. E non ho maineanche messo la testa a posto”.Dopo essere stata afflitta da single-tudine per molto tempo Diane a cin-quant'anni ha deciso di adottare pri-ma una bambina nel 1995 “Dexter èentrata nella mia vita dentro un ce-stino con due manici” e successiva-mente nel 2001 un bambino Duke“eccoti qui, piccolo grande uomo”.In una recente intervista quando èstato chiesto all'attrice perché non sifosse mai sposata ha risposto “vede-vo nella mia famiglia che il ruolo del-la donna era quello di dare, dare eancora dare. Questo non avrebbefunzionato per me. Avevo progettigrandiosi. Sognavo di diventare unacantante, poi una star di Broadway,Dovevo scegliere una cosa o l'altra”.Del resto Diane Keaton ha aperta-mente confessato quello che moltedonne hanno provato ma mai di-chiarato, forse per pudore “tra lebraccia di un uomo non mi sono maisentita a casa”. Strano ma vero con-siderato i nomi dei fidanzati di Dianeche lei ricorda nel volume. Woodyche amava le ragazze nevrotiche eche era “l'uomo più disciplinato, in-stancabile, concentrato, organizzatoe - ironia della sorte - determinatoche io abbia mai conosciuto”. War-

ren “tanto bello da farti perdere latesta e toglierti il respiro” e Al daDiane considerato “uomo irraggiun-gibile” forse perché l'attore respinsela proposta di matrimonio della diva”Oh sì, con Al volevo proprio sposar-mi! Ma a volte le cose non vannocosì... ”. La ragazzina californiananata a Santa Ana il 5 gennaio 1946da piccola aveva come modello dibellezza Audrey Hepburn e si erapresa una cotta per Gregory Peck de-siderando da grande di diventareuna persona come Atticus Finch pro-tagonista de Il buio oltre la siepe,sbarcò a New York “era il mio desti-no” alla fine degli anni Sessanta.Alla scuola di recitazione Neighbor-hood Playhouse insegnava SandyMeisner che non elargiva elogi a nes-sun allievo. “Mi ha incoraggiato adascoltare gli impulsi e gli aspetti piùoscuri della vita”. Dopo aver conse-guito il diploma Meisner disse a Dia-ne: “Un giorno diventerai una buo-na attrice”. Il primo ruolo fu nel musical Hairmain quel periodo l'attrice iniziò a sof-frire di bulimia “mi ritrassi, mi rin-chiusi in me stessa. E mangiavo. Piùmi sentivo isolata e più mangiavo”.Il fatale incontro con Allen avvennenell'autunno del 1968 al BroadhurstTheatre “quando feci il provino perProvaci ancora Sam”. L'interpreta-zione della Keaton le portò una no-mination al Tony Award e la parte

nell'omonimo film sempre di Allen.Iniziò così un sodalizio sentimentalee artistico che fruttò 8 film tra i qualiIo e Annie, che molti ritengonoun'interpretazione quasi autobio-grafica della storia d'amore tra i due,la star vinse sia il premio Oscar sia ilGolden Globe come migliore attriceprotagonista. Il titolo originale delfilm (Annie Hall) riprende sia il verocognome dell'attrice, sia il nomigno-lo con cui Allen amava chiamarla.“Woody mi ha insegnato l'importan-za della disciplina e del lavoro. Insie-me all'importanza dell'analisi, anchequella una forma di disciplina”.Un'autobiografia sincera e appassio-nata, arricchita da splendide foto,venata da nostalgia e ironia, nellaquale una madre, che ha trasmessoalla sua primogenita l'amore per lavita e la cultura, e una figlia dialoga-no in un colloquio che supera qual-siasi barriera. In tal senso è esempla-re la frase finale del volume “Datoche ho scritto la nostra autobiogra-fia - le tue parole insieme alle mieparole - certe volte mi sembra chetutto sia oggi e non ci sia più allora.Capisci quello che intendo dire? Misenti? Ti sto dicendo che sono dinuovo con te. ALLORA OGGI. Oggicome allora, mamma. Oggi come al-lora”.

libro del mese

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arte

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Roma al tempo di Caravaggio

Saloni monumentali e l'appartamento Barbo di Pa-lazzo Venezia ospitano i dipinti di Caravaggio e dei“suoi compagni di strada” in una mostra che è giàun evento.

Artemisia Gentileschi(Roma 1593 - Napoli 1653)

Susanna e i Vecchioni

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oma al tempo diCaravaggio 1600 -1630 “ricostruisceper la prima volta,attraverso circa cen-toquaranta opere, iltessuto connettivoculturale della Città

eterna in cui visse e operò il grandegenio lombardo”. Sono queste le pa-role dell'ideatrice e curatrice del-l'esposizione Rossella Vodret Soprin-tendente per il Polo Museale dellacittà di Roma, che appaiono nell'in-troduzione al catalogo Skira. La mo-

stra posta sotto l'Alto Patronato delPresidente della Repubblica è pro-mossa dalla Soprintendenza Specialeper il Patrimonio Storico Artistico eper il Polo Museale della Città diRoma, con il sostegno della Fonda-zione Roma - Arte - Musei, con ilcontributo di Banca Etruria ed Erics-son e con il supporto organizzativodi Civita e Munus. È visitabile fino al5 febbraio e presenta il Seicento ro-mano nel suo pieno splendore attra-verso 140 opere provenienti da chie-se, musei, collezioni private interna-zionali, alcune inedite in Italia. Nei Saloni Monumentali e nell'Ap-partamento Barbo di Palazzo Vene-zia costruito tra il 1455 e il 1467 dalCardinale veneziano Pietro Barbo,futuro Papa Paolo II, è stato ricreatoil tessuto connettivo del panoramaartistico della Città eterna in cui vissee operò il più celebre pittore di tuttii tempi, dalla fama universale. Tro-viamo esposti, infatti, da Michelan-gelo Merisi da Caravaggio (1573 -1610) ad Annibale Carracci, da GuidoReni a Carlo Saraceni, da OrazioGentileschi e sua figlia Artemisia alGuercino e al Pomarancio per nonparlare degli artisti stranieri tra iquali Valentin, Vouet, Honthorst, Ru-bens, Ribera. L'esposizione pone in rilievo quelmomento decisivo della pittura ita-liana nato negli ultimi anni del XVIsecolo in una Roma ancora in crisiper lo scisma causato da Martin Lu-tero e che si sviluppa, con sempremaggiore vigore, attraverso il regnodi quattro importanti Pontefici: Cle-mente VIII Aldobrandini, Paolo VBorghese, Gregorio XIV Boncompa-gni, Urbano VIII Barberini. In circatrent'anni dunque dal 1600 al 1630dipese gran parte dello sviluppo ar-tistico europeo che si protrasse sinoalla fine del Seicento. Nel XVII Secoloin una Roma ritornata Caput Mundiche celebrava proprio nel 1600 l'An-no Santo, la città eterna “con le suericche committenze, diventava la ca-pitale culturale d’Europa popolan-dosi di migliaia di artisti provenientinon solo da tutta Italia (e Caravag-gio era tra questi), ma anche dallegrandi nazioni del vecchio continen-te: Spagna, Francia, Germania, Fian-dre, Paesi Bassi.” L'Urbe ospitavauna fucina di artisti “di formazione,lingua e cultura diverse” che “lavo-rarono fianco a fianco scambiandosisoluzioni tecniche, stimoli, esperien-ze, modelli stilistici e iconografici”. Non solo Caravaggio (prendendo inprestito il titolo dell'introduzione alcatalogo di Rossella Vodret) quindi,in una mostra imperdibile anche gra-

zie all'allestimento scenografico diPier Luigi Pizzi, che ha trasformato lesale di Palazzo Venezia nelle navatedi una cattedrale che ospitano su al-tari barocchi le pale monumentalidei maestri romani. Un percorsoespositivo che intende dimostrarecome i pontefici fossero stati impe-gnati a esprimere la grandeur dellaChiesa attraverso opere imponenti estupefacenti, che si apre con dueopere spettacolari aventi lo stessosoggetto. Ecco la Madonna di Loretodel Merisi, olio su tavola dipinto nel1605, chiamata anche Madonna deiPellegrini massima espressione diquel realismo caratteristico del pitto-re che avrebbe rivoluzionato la sto-ria dell'arte. Nel grande olio su telaconservato nella cappella Cavallettidella Basilica di Sant'Agostino aRoma, Caravaggio stravolge il rac-conto biblico: la Santa Casa “ogget-to di culto e venerazione” la qualesecondo un'antica leggenda fu por-tata a Loreto in volo dagli angeli quiappare cadente, si nota solo uno sti-pite rovinato e un gradino, perchénel suo capolavoro il geniale pittorevoleva dimostrare l'adesione alla po-vertà assoluta della Sacra Famiglia. Siaffaccia alla porta una Madonna raf-figurata in punta di piedi, quantomai terrena (da rilevare che modellaper la figura della Madonna era sta-ta Lena, nota prostituta e amante diCaravaggio), vestita con abiti da po-polana che tiene in braccio GesùBambino quasi ragazzino che bene-dice i pellegrini. Questi ultimi, unuomo e una donna inginocchiati da-vanti alla Madonna con le manigiunte in atteggiamento di preghie-ra e con i bastoni, indossano abiti lo-gori e polverosi a causa del lungo efaticoso viaggio pieno di stenti. L'uo-mo si fa notare per avere piedi spor-chi e gonfi simbolo per l'artista diobbedienza e devozione, la donnaporta in testa una cuffia “sdrucita esudicia”. La luce che proviene in altoda sinistra del quadro illumina ogniminimo realistico particolare. Nellapala del bolognese Carracci e dellasua bottega che si trova nella Chiesadi Sant'Onofrio al Gianicolo coeva aquella di Caravaggio, la Madonna diLoreto secondo uno “schema simme-trico” si trova al centro del dipintoinsieme al Bambino neonato, sedutasulla casa trasportata da cinque an-geli uno dei quali sorregge sulle pro-prie spalle la Santa Casa. “I volti deipersonaggi, tutti bellissimi e idealiz-zati, come si conviene al divino, sonoilluminati da una luce chiara, lumi-nosa, universale”. Fu questa l'im-pronta classica che Carracci volle

di Alessandra Stoppini

R

Carlo Saraceni(Venezia, 1580 ca. – 1620)

Madonna con Bambino e Sant’AnnaRoma, Galleria Nazionale d’Arte Antica

in Palazzo Barberini

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dare al dipinto. Questo inedito acco-stamento rappresenta il punto foca-le della rassegna insieme all'olio sutela raffigurante Sant'Agostino attri-buito al Caravaggio esposto per laprima volta in Italia, scoperto dallastorica dell'arte Silvia Danesi Squar-zina e proveniente da una collezioneprivata inglese. Il dipinto documen-tato dagli archivi Giustiniani è al cen-tro di un acceso dibattito, perchépresenta ”parti spiazzanti, come losfondo con i libri” ha precisato Ros-sella Vodret. L’esposizione prosegueattraverso una serie di sezioni in cuisono prese in considerazione sia leopere di destinazione pubblica (paled'altare o dipinti legati ai luoghi diculto) sia dipinti di destinazione pri-vata realizzati su commissione deimaggiori mecenati dell'epoca.Diverso fu il destino di Annibale eMichelangelo: il primo morì a Romail 15 luglio 1609 e per sua volontà fusepolto al Pantheon accanto allatomba di Raffaello, il secondo sispense un anno dopo il 18 luglio aPorto Ercole a causa di un'infezioneintestinale e fu seppellito in una fos-se comune. Negli anni successivi lebasi gettate da Caravaggio creatore

del realismo e da Carracci maestrodel classicismo furono raccolte e svi-luppate dai pittori classicisti bolo-gnesi, rappresentati in mostra davari artisti. Troviamo ad esempio Do-menichino (copia da San Pietro libe-rato dal carcere da un angelo 1604Roma Chiesa di San Pietro in Vincoli),Giovanni Lanfranco (Madonna conBambino e santi 1616/17 Leonessa RTChiesa di San Pietro), Guido Reni,(Martirio di Santa Caterina 1604/06Albenga Museo Diocesano) France-sco Albani (Venere nella fucina diVulcano, L'estate 1616/18 Roma Gal-leria Borghese) che avevano seguitoAnnibale nella città papale. Anchequanti fecero proprio il drammaticonaturalismo di Caravaggio “il qualenon aveva mai voluto né allievi néuna bottega organizzata” ne segui-rono l’esempio come testimoniano idipinti di Orazio (San Michele Arcan-gelo che combatte il demonio 1608,Farnese VT Chiesa del Santissimo Sal-vatore) e Artemisia Gentileschi (Su-sanna e i vecchioni dipinto dalla gio-vane a soli 17 anni, Madonna colBambino 1610 Roma Galleria di Pa-lazzo Spada). Altri seguaci del Cara-vaggio furono Carlo Saraceni (Ma-

donna con il Bambino e Sant'Anna1610 Roma Galleria Nazionale d'ArteAntica di Palazzo Barberini), OrazioBorgianni (Madonna con Bambino eSan Francesco d'Assisi frammento1608 Sezze Romano AntiquariumComunale), Giovanni Baglione (SanGiovanni Battista 1600 Mosca Colle-zione privata Vladimir Logvinenko),Bartolomeo Manfredi il falsario delleopere del Merisi e il senese Antive-duto Gramatica (Angelo Custode1612 Chiesa di Sant'Agostino aRoma). Citiamo infine Pieter Paul Ru-bens con l'Adorazione dei pastori1608 proveniente dalla PinacotecaCivica di Fermo. In quest'olio su telail pittore fiammingo “ci mostraquanto profondamente avesse per-cepito le potenzialità della luce cara-vaggesca”. Cospicue furono nei primi anni delXVII Secolo le colonie straniere di ar-tisti scesi a Roma capitanati da Gerritvan Honthorst chiamato Gherardodelle Notti (Cristo deriso 1612/13Roma Chiesa di Santa Maria dell'Im-macolata Concezione dei Cappucciniin via Veneto) famoso per aver por-tato “la fonte di luce all’interno del-le sue composizioni, suggestivamen-te illuminate da candele e/o torce”.Con la salita al soglio pontificio delbolognese Gregorio XV dopo il 1620il clima artistico romano cambiò ra-pidamente anche perché nel giro dipoco tempo erano morti i principaliprotagonisti della prima e della se-conda stagione caravaggesca. Con lapresenza di Poussin a Roma dal 1624il classicismo era tornato in augesupportato dal Papa. “La pitturaclassicista, quindi, vinse il lungo con-fronto che l’aveva contrapposta, peranni, al naturalismo”. Il caravaggi-smo era passato di moda “da questomomento sopravvivrà solo comecomponente in una nuova correntestilistica, vivificata dalle nuove istan-ze emergenti oltre al classicismoemiliano”. Era nata l'epoca del“nuovo linguaggio barocco, tenace-mente sostenuto da Urbano VIII percelebrare il trionfo della Chiesa Cat-tolica sull’eresia luterana”. La mostrasi chiude, infatti, con l'olio su tela Al-legoria d’Italia dipinta nel 1629 per iBarberini dal francese Valentin DeBoulogne, conservata nell'InstitutumRomanum Finlandiae, “splendidoesempio di questa originale sintesi”. Ammirare le opere dei “protagonistidi questa entusiasmante stagione ar-tistica” equivale a una passeggiatanella Roma dei primi decenni del Sei-cento. È questo il segreto di questaaffascinante esposizione.

Roma al tempo di Caravaggio 1600 - 163016 novembre 2011 - 5 febbraio 2012

Palazzo Venezia - Saloni Monumentali e Appartamento BarboPiazza San Marco, 49

Michelangelo Marisi da Caravaggio(Milano, 1571 – Porto Ercole, 1610)

Madonna di Loreto

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mostra

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e è vero che ogni cittàha un suo cuore, unluogo nel quale i suoicittadini si ritrovano,quel cuore a Roma èVilla Borghese. All'in-terno di questo scena-rio ideale dove natura

e architettura vivono in perfetta sim-biosi, il Casino Nobile rappresenta loscrigno ricco di tesori del parco idea-to nel Seicento dal cardinale Scipio-ne Borghese (1576 - 1633). “... quellaGalleria, che par fatta il teatro del-l'Universo, il compendio delle mera-viglie, e la vaghezza dello sguardoumano”. In un suo poemetto datato1613, il letterato Scipione Francuccicosì descriveva la raccolta di dipintie sculture antiche di uno dei più im-portanti mecenati e collezionisti delXVII Secolo, che l'anno successivo sa-rebbe stata ospitata nella nascenteVilla Borghesia fuori Porta Pinciana. La Soprintendenza Speciale per il Pa-trimonio Storico Artistico ed Etnoan-tropologico e per il Polo Museale diRoma, diretta da Rossella Vodret, al-lestendo la mostra I Borghese e l'an-tico, organizzata dalla Galleria Bor-ghese con la collaborazione eccezio-nale del Museo del Louvre, presentaun evento unico, raro che proseguiràper quattro mesi. Dopo 203 anni i più importanti capo-lavori dell’arte antica appartenutialla Collezione Borghese, oggi gloria

classica della raccolta di antichità delMuseo del Louvre di Parigi, tornanonella loro sede originaria. È la primavolta che il Louvre permette che 65opere illustri come il Vaso Borghese,con scene dionisiache, l’Ermafroditodormiente restaurato da un giova-nissimo Bernini, il Sileno e Baccobambino, Le tre Grazie e il celebreCentauro cavalcato da Amore esca-no dalle mura del museo parigino.Questi capolavori assoluti sono unaparte dell'acquisto dei Marmi Bor-ghese che nel 1807 Camillo Borghe-se, marito di Paolina Bonaparte, ave-va accettato di vendere al cognatoNapoleone. Bonaparte desideravacon queste opere celebrare la pro-pria grandeur e quella del suo impe-ro dotando Parigi di un Museo com-prendente arti classiche, il Museo delLouvre, già Musée Central des Arts,il quale tra il 1803 e il 1815 prese ilnome di Musée Napoléon. “Un evento di eccezionale rilevanzastorica” ha giustamente definito lamostra Rossella Vodret che esalta ilpatrimonio storico-artistico italianoin occasione del 150° anniversariodell’Unità d’Italia. L'esposizione IBorghese e l’Antico è curata da AnnaColiva, Direttore della Galleria Bor-ghese, MarieLou Fabrega Dubert,Chargée de mission Départementdes Antiquités grecques, étrusqueset romaines - Musée du Louvre,Jean-Luc Martinez, Directeur Dépar-

tement des Antiquités grecques,étrusques et romaines - Musée duLouvre e Marina Minozzi, Storicodell’arte direttore coordinatore -Galleria Borghese; coordinata daMondoMostre e resa possibile dal so-stegno di Arcus, Enel, BNL BNP Pari-bas, Ferrero e Air France. Le opere non sono semplicementeesposte ma secondo il progetto con-cepito dai curatori Anna Coliva, Ma-rina Minozzi, Jean-Luc Martinez eMarie-Lou Fabréga-Dubert, sonopresentate in base alla loro colloca-zione originale e storica. Inoltre perevidenziarle da quelle già presentinella Galleria le opere parigine sonoposte su basamenti di color verdecon modanature chiare. La palazzinaBorghese nel Seicento era nata comeun museo ante - litteram voluta dalcardinal Scipione appartenente aun’importante famiglia romana ori-ginaria di Siena e nipote di PapaPaolo V, figlio della sorella del pon-

I Borghese el’anticoAlla Galleria Borghese ritornano dopo due secoli le sculture vendute a Napoleone.

di Alessandra StoppiniPer questo articolo sono state utilizzate le citazioni tratte dalla GuidaSkira Villa Borghese di Alberta Campitelli (Skyra 2003).

S Ermafrodito (Musée du Louvre)

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tefice Ortensia. Collezionista dal gu-sto eclettico, sedotto dall'arte antica,Scipione si era rivelato abile nel co-stituire una collezione di opere d'ar-te antiche e moderne senza pari, sco-prendo artisti del calibro di Gian Lo-renzo Bernini, Guido Reni e GiovanniLanfranco. Il suo capolavoro fu larealizzazione della villa fuori PortaPinciana (1606/1613) affidata a Pon-zio e poi completata dall'architettoGiovanni Vasanzio, modello di villasuburbana piena di edifici splendidi,di padiglioni pittoreschi, meridiane,uccelliere, statue, fontane e giardinimagnifici. Nella Villa Borghesia per volontà diScipione che riposa da due secoli al-l'interno della Basilica di Santa MariaMaggiore a Roma, i romani poteva-no accedere liberamente nel parcodi 80 ettari. Nel 1776 il principe Mar-cantonio Colonna Borghese fece ri-strutturare il Casino Nobile e riorga-nizzò la collezione di antichità se-

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guendo criteri moderni. L'architettoAntonio Asprucci per volere del prin-cipe dispose i maggiori capolavorisecondo un nuovo criterio espositivoponendoli al centro di ogni sala eraccordando l'intero tema decorati-vo dell'ambiente, dalle pareti allavolta, al nucleo iconografico delgruppo scultoreo. Il figlio di Marcan-tonio, Camillo, nel 1807 decise divendere 695 marmi (un terzo delle2200 sculture che il museo contavaallora) per la somma di 13 milioni difranchi al cognato Napoleone. EnnioQuirino Visconti, antiquario di fama,fu incaricato da Napoleone di stima-re la collezione Borghese in vista delsuo acquisto. “Il secolo di Napoleonedeve essere il secolo delle belle articome è quello degli eroi”. Così scri-veva all'Imperatore “il più potenteprotettore delle belle arti, primo so-vrano d'Europa” Vivant Denon diret-tore dei Musei imperiali che avevaconvinto Napoleone ad acquistare iMarmi Borghese. Questa straordina-ria vendita scosse le coscienze deltempo. Basti pensare che AntonioCanova, il quale sulle sculture dellavilla aveva condotto il suo studio del-l'antico, nel 1810 aveva definito difronte a Napoleone il passaggio di

proprietà come “una incancellabilevergogna” per la famiglia che posse-deva “la villa più bella del mondo”.Camillo Borghese per cercare di can-cellare l'onta di questa grave perditaaveva fatto commissionare ad Anto-nio Canova tra il 1805 e il 1808 il ri-tratto marmoreo della moglie Paoli-na e aveva acquistato nel 1827 la Da-nae (1530/31) del Correggio.Quando le casse contenenti il FondoBorghese spedite da Roma e recapi-tate a Parigi tra il 1808 e il 1811 ven-nero aperte si pose il problema dicome esporre la collezione in un mu-seo delle antichità già sovraccarico diopere. Fu per questo motivo che lacollezione Borghese non è mai stataesposta a Parigi nella sua interezza.Nel 1902 la palazzina Borghese el'intero giardino vennero acquistatedallo Stato italiano che decise diaprire al pubblico il Casino Nobilecome Museo e Galleria Borghese. Ilparco, divenuto proprietà del Comu-ne di Roma, è stato aperto al pubbli-co il 12 luglio 1903.All'interno della Galleria il visitatoreche avrà il privilegio di ammirarequesta mostra filologica troverà alpiano terra del museo, che conservaancora la decorazione tardo sette-

centesca fatta realizzare da Marcan-tonio IV Borghese, lo splendido con-testo della disposizione delle statue,così come venne descritta da EnnioQuirino Visconti nel 1796. “Al secon-do piano della villa, invece, le sale re-stituiranno la suggestione dell’acco-stamento, tutto seicentesco, tra di-pinti e sculture, rievocando il gustodel cardinale Scipione Borghese, fon-datore della collezione e della villastessa” come spiega Rossella Vodretnel testo introduttivo alla mostra.Nel museo del cardinale Scipione cheospita la statua di Paolina Borghese,apice della stile neoclassico del Ca-nova, sono ritornati 65 capolavoriimmortali, senza tempo. Nella saladella Principessa Borghese i due Ca-millo (testa, braccia e gambe dibronzo, veste di alabastro fiorito)tornano a guardare Paolina superbaVenere Vincitrice. Al centro dellasala d'ingresso della Galleria troneg-gia il Vaso Borghese di scuola neo -attica della fine del I sec. a.C. cheospita anche il magnifico Mercuriotra Livia e Tiridate e l'altrettantostraordinario Ares Borghese tra Ado-rante e Pertinace. I rilievi con le Dan-zatrici e le Sacrificanti tornano afronteggiarsi nel salone d'ingresso.

Si impone il Ritratto di Lucio Vero,marmo che scolpisce la testa dell'im-peratore romano del 180 d.C. circa,montata su un busto moderno diCarlo Albacini. Nella Grande Galleria3 busti colossali: il Marco Aurelio,Diana con la Venere marina e quellavincitrice. Nella Stanza del Morosempre al pianoterra è stata nuova-

Ritratto di Lucio Vero(Musée du Louvre)

Centauro cavalcato da Amore (Musée du Louvre)

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I Borghese e l'antico.Museo e Galleria Borghese7 novembre 2011 - 9 aprile 2012Piazzale del Museo Borghese 500197 RomaTel. 068413979È obbligatoria la prenotazione del biglietto.Tel. 0632810I biglietti si prenotano on-line sul sito www.ticketeria.it Orario: 9,00 - 19,00 chiuso lunedì.L'ingresso è consentito fino a mezz'ora prima della chiusura. Ingresso: intero € 13,50 - ridotto € 10,25 tra 18 e 25 anni e inse-gnanti - € 7,00 per meno di 18 e oltre i 65 anni - studenti Acc.Belle Arti.Gratuito per portatori di handicap e un loro accompagnatore eguide turistiche.Info: http://www.ticketeria.it/ticketeria/borghese-informazioni-ita.asp

mente collocata la statua da cuiprende il nome. In marmo nero ealabastro fiorito il Moro molto ama-to da Scipione fu esposto per lungotempo a Versailles. Al primo pianodel Casino Nobile una stanza è riser-vata alle Tre Grazie scultura in mar-mo pario con complementi di mar-mo di Carrara. In questa sala dellemeraviglie le tre ancelle di Veneredialogano idealmente con la Ma-donna di Sandro Botticelli e con ledonne raffigurate da Raffaello. Inquesta parte della foresta di statuecome significativamente Bernini ave-va definito la collezione di Scipione,spicca per eleganza il Centauro ca-valcato da Amore straordinaria ope-ra in marmo da una replica del II se-colo d.C. di un originale del II sec.a.C., nella quale il putto con le aliviene immortalato mentre si libra involo. Un discorso a parte merita la statuadell'Ermafrodito risalente alla primametà del II sec d.C. L’opera, rinvenu-ta nel 1609 durante gli scavi per lacostruzione della chiesa di Santa Ma-ria della Vittoria, fu restaurata nel1620 da Gian Lorenzo Bernini chetrasformò il naturale appoggio mar-moreo in un materasso sul quale lafigura era mollemente adagiata.Dopo la vendita della collezione ar-cheologica a Napoleone, la sculturafu sostituita con un esemplare similein marmo di Paro, risalente al II seco-lo d.C. L'Ermafrodito dorme perl'eternità nella sesta stanza del pri-mo piano dove è stato collocato l'Er-mafrodito Stante dal volto femmini-le che rivela la sua doppia natura sol-levando maliziosamente la vestefino alla vita. Ritrovato nel 1781 nel-la vigna Pasqualoni a Monte Porzioe considerato troppo scandaloso peressere mostrato, viene ora espostodavanti all'armadio in cui Marcanto-nio lo teneva nascosto per non fararrossire nessuno. Ricordiamo infineche tutte le statue provengono dalDipartimento delle Antichità greche,etrusche e romane del Louvre di Pa-rigi.Il Casino di Villa Borghese (1641 cir-ca) tempera su carta di J. W. Baur,conservato presso la Galleria Borghe-se ritrae la prestigiosa palazzina cosìcome la concepì Scipione, esempiotra i più importanti dell'architetturabarocca, situato nel punto più eleva-to del parco di questa straordinariaVilla di delizie ricca di testimonianzearcheologiche, storiche e paesaggi-stiche. La mostra I Borghese e l'anti-co rappresenta il fulcro di un luogoconsiderato come uno dei più belli esignificativi al mondo.

Venere marina(Musée du Louvre)

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moda

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alve catana di Tolfa /che superba ed orgo-gliosa / t’aggiri per levie / di Roma, a tracol-la di belle signore/ ebaldi giovanotti. /Come te la passi? /Non me lo domanda-

re! / Matrimonio d’interesse / indusseme, la prole mia / e la discendenzatutta / a vagar pel il modo / tristi esolitari / tra le ricchezze / e le lussu-rie, senza / pace nè cuore, / alla ricer-ca continua / della terra natia / deisuoi luoghi, / della voce dei tolfetani,/ dell’odore del fieno / e delle grasce-te, / della nostalgia / dei prati verdi,dei fontanili / e delle acque del Mi-gnone, / del canto dei grilli, / dellerapazzole, di S.Anzino/ dei cavalli,delle mandrie / dei boschi tutti, dellecase/ antiche, delle chiese nostre /dei nostri morti. / E della posta dipane, e della boccia del vino, / dellapacca di lardo, / della cicoria che por-tavo / nel mio seno, o Dio, / che ricor-di! / Lascia che pianga / pel matrimo-nio sbagliato / e tornando a Tolfa, /nelle piazze, nei caffé, nei bar, / nelleosterie, parla / della mia tristezza, dellamia solitudine / …della mia malinconia.Con questa poesia in dialetto tolfe-

tano mio nonno, Dino Burtini, rac-contava come la catana già neglianni 60/70 fosse uscita dalle mura diTolfa ed avesse conquistato le piazzedelle grandi città italiane comeRoma. Nel componimento vieneperò sottolineato l’attaccamentodella “catana“ al suo paese caratte-ristica che contraddistingue ogni tol-fetano che si allontana anche perdue giorni dal suo amato “Scojo”os-sia la Rocca simbolo del paesino.A questo punto sorge spontaneo do-mandarsi cosa sia questa “famosa”catana conosciuta in Italia anchecome “ la Tolfa” .La catana è una borsa di cuoio prati-ca e capiente che la gente tolfetananel passato utilizzava per conservareil cibo per il pranzo quando andavaa lavorare nei campi e non aveva néil modo né il tempo di rientrare acasa per un pasto caldo.Con il trascorrere degli anni, questoaccessorio comodo da portare a tra-colla, ha ampliato la sua funzione,passando dalle campagne alle auleuniversitarie. Se prima questa fossead uso esclusivo del buttero tolfeta-no e all'interno ci si mettesse soltan-to cibo ed in particolare: pane, for-maggi, salumi, vino e olio e sale, og-

gigiorno è diventata borsa a tutti glieffetti, indossata indifferentementedall'uomo e dalla donna. La catanatrasformandosi in un vero e propriooggetto alla moda ha subito unapropria evoluzione adeguandosi alcambiamento delle generazioni e ar-ricchendo il proprio aspetto semprepiù di qualche dettaglio .Infatti mentre all'inizio si trovavacon l'unica colorazione del cuoio econ una misura standard, oggi, inve-ce, è possibile acquistarla di ognigrandezza e nelle più disparate co-lorazioni che vanno dall'azzurro alrosso. L’antica e semplice catana tol-fetana ha oggi acquisito la possibili-tà di essere personalizzata con scrit-te, disegni o addirittura stampe fo-tografiche distinguendosi così perogni tipo d’abbigliamento comeprodotto pregiato e unico. Inoltreesiste la possibilità di realizzarla concuoio vegetale per i soggetti allergici.Il tempo di lavorazione per la realiz-zazione di una catana, può variaredalla mezz’ora all’ora e mezza. A questo punto se siete curiosi di ve-dere come “nasce” la catana e acqui-starla direttamente nel suo luogonatìo non vi resta che fare una pas-seggiata a Tolfa, lungo Via Roma.

La catana deiMonti della Tolfa

di Maura Burtini

La Catana può essere visionata oacquistata a Tolfa presso-Pelletteria s.a.s. di David Vanni-cola (tel 0766/92347)-La Catana di Franco Vannicola -Selleria,artigianato,pelli daLamberto Bartolozzi ([email protected] tel.0766/92420)

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appun tamen tocon il Presepe Vi-vente organizzatodal gruppoA.S.D.A era previ-sto per il giorno lu-nedì 26 dicembre aTolfa e tutto è an-

dato come da copione.Alle 17.30 le due guardie romane,poste all'inizio di Via dell'Arco, han-no aperto il varco alzando al cielo leloro scintillanti lance. Le persone cheavevano formato una lunga codafuori dall'ingresso, via via hanno ini-ziato il percorso nell'angolo di Pale-stina allestito sul paesino dei Montidella Tolfa. All'entrata dell’evento il pubblicoveniva accolto e salutato dal censito-re che calatosi nelle vesti del perso-naggio registrava tutti i visitatori.Dopo questa sorta di censimento se-guiva la zona romana con tanto diimperatore e di guardie armatepronte a difenderlo. Salendo per Viadell'Arco,disparati erano i mestieririproposti, dal fabbro al falegname,dal calzolaio al produttore di cesti.Tutti interpretati da persone adultecon al seguito i bambini che faceva-no veramente i lavori manuali. Adaccompagnare i visitatori, un bic-chiere di vin brulè, offerto appuntodall'oste. Attraversando un arco ca-ratteristico, dove si trovava una fa-miglia numerosa, si giungeva poi aduna piazzetta, dove dominava ungrande mercato colorato, all'internodel quale si ammiravano tantissimivenditori di ogni genere di prodottocome spezie, legumi, tappeti, tessutiecc. Dopo aver sorseggiato il buonvino giungeva il momento di passaredavanti alla casa del pastore, che of-friva del formaggio, preparato du-rante il presepe e accompagnato dalmiele locale. Per chi non amava ilformaggio, l'alternativa era offertadal fornaio, che con i componentidella sua famiglia, sfornava pane ab-brustolito e condito con l'olio "case-reccio". Tutto ciò è stato un ottimo

pretesto per riscaldare la gelida se-rata ma soprattutto far conoscere achi è venuto da fuori, alcuni prodottitipici di Tolfa. Mentre per i bambiniaccorsi a visitare il presepe, l'attrat-tiva principale è stata la presenza dinumerosi animali come galline, pe-core, agnelli e l'asino.Le ultime due scene, venivano occu-

pate dalla tenda dei Re Magi e dallanatività realizzata nella piazzetta,dove al posto della stella cometa,brillava il castello della Rocca simbo-lo appunto del paese di Tolfa. Comenon citare l'asinello che anche luinon ha tradito le aspettative riscal-dando così la Sacra Famiglia come"l'originale".

Viaggio all’interno del presepe…viventedi Maura Burtini

fuori Roma

L’

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intervista

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a quercia del consigliodi Giancarlo Luzi (Davi-de Ghaleb Editore2011) è quella grandepianta che svetta soli-taria sui colli che si ve-dono percorrendol'Aurelia bis da Vetralla

verso Tarquinia “dopo aver superatoil ponte sul Biedano, nel tratto primadi Monte Romano”. Da questa quer-cia che “nessuno nota” ma che“d'estate spicca con la sua piccolachioma verde scuro nel panoramaarido e ingiallito delle stoppie bru-ciate dal sole”, partono i quaranta-quattro racconti redatti dall'autorecome “ricordi che si posano nell'ani-mo fin dall'infanzia più remota” eche “si arricchiscono nel tempo distil-lati dalla vita”. Come recita il sotto-titolo del volume Due secoli di storiaattraverso le vicende della famigliaLuzi, il libro è la rappresentazionedelle vicende umane dei familiari piùimportanti dell'avvocato/scrittore,ambientata nell'“Etruria antica eforte” piccolo mondo antico il cuicuore è Cura di Vetralla. “Ho cercatodi rappresentare il vero” dichiaranella prefazione Giancarlo Luzi, quel

vero composto di una miriade di per-sonaggi, fatti e ricordi che anelava-no di essere ricomposti, perché “ilvento furioso della vita” li avevastrappati dalla rilegatura, quellostesso vento di tramontana che d'in-verno soffia attorno alla quercia delconsiglio. In “questa terra per uomi-ni forti” il capostipite Settimio eragiunto proveniente da San SeverinoMarche verso il 1760. Appartenentealla “numerosa e agiata famigliaLuzi ancora oggi esistente a San Se-verino”, Settimio si era stabilito aCura “allora borgo modestissimo in-torno alla chiesa” acquistando variterreni. I suoi discendenti sarebberodiventati stimati possidenti agraridella Tuscia grazie a un’accorta poli-tica di acquisizione di fondi, poderie terreni. Il simbolo della famiglia sa-rebbe diventato Palazzo Luzi edifica-to dal nipote di Settimio, Angelo, nel1914 dopo aver fatto demolire laprecedente costruzione voluta daSettimio. Nel testo lungo poco più di500 pagine viene descritto il mondoarcaico, contadino, fatto “di valoriperenni” che l'autore paragona allescene agresti ritratte da Enrico Cole-man il caposcuola del naturalismo

della pittura romana della secondametà dell’Ottocento. Mentre scorrono le stagioni, sfilanopagina dopo pagina indimenticabilifigure di uomini e donne come Mel-chiade Antonio Petratti, “primo me-dico condotto di Cura”, scienziato fi-lantropo e storico che spese la sua in-tera vita al servizio degli altri, lacremonese Elena Quaini protagoni-sta insieme al suo futuro marito il Te-nente dei Reali Carabinieri AntonioScarso di “un amore travolgente”. Iconiugi sono i nonni materni delloscrittore che si possono vedere nellabella galleria di foto color seppia, in-giallite dal tempo posta all'inizio dellibro. La tragica e ingiusta vicenda diGiuseppe Scarso “il ragazzo del Pia-ve”, l'amaro American Dream di Ma-rio Castagnola, zio dello scrittore, eil realizzato sogno africano del geo-metra forlivese Vitaliano Vitali spo-sato con zia Laura, sorella della ma-dre di Giancarlo Luzi. Commuove iltoccante ricordo della cuginetta Gra-ziella “che aveva la freschezza, l'al-legria e la purezza di un angelo conla forma di una bambina e che il de-stino volle che tale restasse per sem-pre”. Colpisce inoltre una spettaco-lare cartolina del lago di Vico “oc-chio azzurro incastonato nel verdedei boschi della Selva Cimina”, pro-veniente da una “bellissima giornatad'estate sul finire degli anni '20” neldivertente Frati al bagno. Quarantaquattro racconti scritti conraro sentimento uniti tra loro dal filodella memoria, una lettura che nonstanca e coinvolge il lettore che sisente partecipe degli accadimentinarrati, perché la storia della fami-glia Luzi è la storia d'Italia. “Affidodunque tutto ai miei lettori chieden-do solo loro di amare i miei ricordicosì come io li amo”.

Avvocato Luzi, nel libro Lei scriveche la quercia inserita nel titolo delvolume è “il simbolo vivente di unmondo oggi scomparso”. Desiderachiarire il Suo pensiero? Premetto che il libro è un insieme diricordi, di nostalgia che si volge ver-so il passato, su questo non c'è dub-bio... nel volume evoco un passatoche non c'è più, salvo la quercia delconsiglio che è una quercia vera, ef-fettiva che sta in una certa proprietàagraria un tempo appartenente allamia famiglia. La pianta è legata in-dissolubilmente al ricordo di mio pa-dre, al ricordo di tutto un mondoche oggi è scomparso insieme a quel-l'agricoltura arcaica. Oggi l'agricol-tura è moderna, fatta di macchine incui la componente umana è mode-

Fogli di vita etrusca. intervista aGiancarlo LuziLa suggestione delle memorie familiari nell'opera d'esordio dell'avvocato romano, secondo ilquale “ricordare è anche amare”.

di Alessandra Stoppini

Giancarlo Luzi nato a Cura di Vetralla l'11 dicembre 1947, pro-viene da un’antica e nota famiglia di possidenti agrari della Tu-scia. Già allievo del Collegio Ragonesi di Viterbo, dopo aver ser-vito nei Granatieri di Sardegna si è laureato in Giurisprudenzaa Roma nel 1972 e dal 1975 esercita l'avvocatura nella Capitale.Sposato e padre di tre figlie, coltiva da sempre con immutatapassione gli studi letterari e storici ed è legato da un vincolospirituale indissolubile alla sua terra d'origine, al suo passato,alle sue memorie e alle sue tradizioni. Un mondo che lo scritto-re evoca abitualmente nelle sue opere con amore e nostalgia.Dello stesso autore Versi danteschi e Toga e Vita.

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intervista

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stissima mentre prima non era così,era basata sulla fatica umana dallamietitura alla falciatura del fieno,alla raccoglitura delle balle, a quelladei sacchi del grano, al governo delbestiame, alla pastorizia... La querciache ancora vive è immersa in un conte-sto che ricorda quel mondo scomparso.

Che cosa rappresentava per Suo pa-dre la quercia la cui foto da Lei scat-tata appare sulla copertina del libro?Mio padre la chiamava la quercia delconsiglioma io a lui non ho mai chie-sto cosa intendesse per questonome, però poi con il tempo una ri-sposta me la sono data. C'è un moti-vo preciso ed è questo: questa quer-cia è in una posizione straordinaria.L'albero si trova su di un colle dalquale si domina gran parte dell'Etru-ria. Da lì si vedono l'Amiata sullosfondo, l'altura con Montefiascone,le groppe della Palanzana, il monteCimino, il monte Fogliano. Ruotandoverso mezzogiorno le colline che na-scondono Blera, il colle della Roton-da che si trova sopra Monte Romano.C'è uno spazio infinito, immenso. Horitenuto che lì sotto quelle frondeche ancora oggi fanno ombra d'esta-te, mio padre sostasse per deciderecosa fare, le varie scelte che bisogna-va fare con riferimento alle coltiva-zioni agricole, alle scelte della vita.Lì mio padre rifletteva chiedendoconsiglio a chi? Evidentemente a sestesso forse ispirato da quel panora-ma struggente modellato da milionidi anni che è quello dell'antica Etru-ria forte, colta e civile.

“Un mondo intero era cambiato du-rante la sua vita”. Efficace è l'esi-stenza di Giuseppe Luzi che nascesuddito pontificio di Pio VII e muoresotto il Regno d'Italia di Umberto I.Ce ne vuole parlare?Capita a tanti di nascere in un certomondo e morire poi in un altro... Ilmio trisavolo era nato nel 1815, l'an-no del Congresso di Vienna, epocanella quale Pio VII ritorna a Roma eriprende il possesso dello Stato Tem-porale della Chiesa dopo il dominionapoleonico. Giuseppe nasce nelloStato Pontificio che aveva Romacome capitale, uno stato molto este-so perché comprendeva quasi tuttal'Italia centrale, meno la Toscana. Il20 settembre 1870 i bersaglieri en-trano a Porta Pia e pongono fine almillenario Stato della Chiesa. Daquel momento in poi lo Stato dellaChiesa non c'è più e c'è il nuovo Re-gno d'Italia. Il mio trisavolo passòquindi dallo Stato della Chiesa al Re-gno dei Savoia attraverso traversie

complesse di natura sociale, storicaed economica che lui visse in terminipratici mentre noi le abbiamo stu-diate nei libri di storia.

Ha dedicato il testo “ai passati, aipresenti e ai futuri”, ricordare è an-che amare? Non c'è dubbio. Non siricordano solo le cose che si amano,ma spesso anche quelle che ci hannofatto del male. Per quanto riguardail mio lavoro, il ricordo è tutto legatoall'amore che ho per il passato. Dice-va il poeta tedesco Heine «il passatoè la patria dell'anima». Io guardo alpassato con l'occhio nostalgico, ro-mantico e appassionato di chi vedein quel passato valori e consuetudiniche oggi non ci sono più. Questonon vuol dire che il passato sia mi-gliore del presente, lo è per certiaspetti, non lo è per altri. Basta leg-gere il racconto che ho dedicato almio trisavolo Dottor Petratti il qualenella Maremma della metà dell'Ot-tocento combatteva contro le malat-tie, contro la malaria, il colera. Hodedicato il libro ai passati perché è ildoveroso omaggio a chi ci ha prece-duto e che, tutto sommato, grazie aipropri sacrifici ci ha dato la possibili-tà di vivere come oggi viviamo, aipresenti perché giustamente i pre-senti sono quelli che oggi vedono ilpresente e possono guardare ancheal passato, ai futuri perché un doma-ni ci sarà qualcuno che si domanderà“ma prima di me chi ha abitato que-sto mondo?”. Forse leggendo questolibro si renderà un po' conto di quelli chesono passati su questa terra prima di lui.

Oltre a essersi affidato ai ricordi tra-mandati da generazione in genera-zione, quali documenti e volumi haconsultato per redigere La querciadel consiglio?Prevalentemente sono ricordi cheerano solo nella mia mente, però poici sono anche i ricordi che mi sonostati tramandati da persone, miei pa-renti defunti che avevano una me-moria fertile. Ricordo fra tutti l'avvo-cato Mario Castagnola al quale hodedicato il racconto Un mazziere inSan Pietro. Era un uomo coltissimoche ha studiato e scritto molto sutemi che hanno come soggetto l'artee l'archeologia della nostra terra. Perquanto riguarda l'aspetto documen-tale ho attinto a un ponderoso car-teggio che mi fu passato da un miocaro cugino e che faceva capo allozio medico Melchiade Antonio Pe-tratti. Ho attinto anche da mio non-no Antonio Scarso, Tenente dei RealiCarabinieri, anche lui uomo coltoche ha scritto largamente.

La Casa Editrice Davide Ghaleb pub-blica ufficialmente dal 1998 in siner-gia con il Museo della Città e delTerritorio di Vetralla, fondato da En-rico Guidoni e diretto da ElisabettaDe Minicis. La principale caratteri-stica della Casa Editrice è di focaliz-zare l'attenzione sulla conoscenza ela valorizzazione del patrimoniostorico, artistico, architettonico, am-bientale del territorio della Tuscia edei centri della provincia romana,dando così voce a iniziative cultura-li volte a sensibilizzare l'opinionepubblica e le amministrazioni localiverso una migliore gestione di que-ste risorse, a volte trascurate o sem-plicemente ignorate. Il volume Laquercia del consiglio. Due secoli distoria attraverso le vicende della fa-miglia Luzi appartiene alla collanaFogli di vita ideata da Gabriella Nor-cia dedicata al patrimonio della me-moria storica e del territorio, rac-contata direttamente dai protago-nisti attraverso memoriali, diari,autobiografie, lettere e testimo-nianze fotografiche. Le pubblicazio-ni, unitamente ai documenti raccol-ti, andranno a formare l'archiviodella memoria della città di Vetralla.Il volume è stato presentato sia aRoma il 3 dicembre 2011 presso laSala Conferenze della Chiesa dellaGran Madre di Dio in Via degli Ortidella Farnesina, sia a Vetralla il 10dicembre 2011 presso il Museo del-la Città e del Territorio.Davide Ghaleb EditoreVia Roma, 41 (Palazzo Paolocci)01019 Vetralla (VT)0761/4617940761/[email protected]@ghaleb.comwww.ghaleb.it

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vino

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ume ro s i s s imesono le realtà vi-tivinicole da sco-prire e particola-rissime sonoquelle sulle isoleminori italianedove il mare non

è solo splendida cornice per i vignetiinsulari, ma costituisce un fattore de-terminante, esaltando il sapore delvino e conferendogli la propria per-sonalità. Una realtà singolare è quella delleIsole della Laguna Veneta, dichiaratedall’Unesco “Patrimonio mondialedell’umanità”.Al tempo della Serenissima si coltiva-vano tante varietà di frutta e verdu-ra, ma anche l’uva. Gli orti della la-guna hanno ancora oggi la loro im-portanza, e i piccoli vigneti, risalentiall’epoca romana, sono in una fase

di recupero. La superficie della lagu-na è di circa 550 km2, di cui solo l’8%è occupato dalla terra, Venezia stessae le molte isole minori, incluse.La laguna è separata dal Mare Adria-tico da lunghi cordoni sabbiosi, i lidi.L’acqua entra dal mare ogni sei oree ne esce dopo altre sei ore e nel pe-riodo autunnale-primaverile spessosi creano dei picchi di marea, l’ acquaalta. L’ acqua alta comporta l’allaga-mento non solo della città di Vene-zia ma anche delle isole e con ciò an-che dei vigneti, anche se questi sonorecintati da mura. Nel XII e XIII secolo la colonizzazionedella laguna da parte delle comunitàmonastiche con la costruzione di unachiesa e la piantagione di orti e vi-gneti ha raggiunto il suo culmine. Inmolte isole della laguna sopravvivo-no ancora piccoli vigneti, micropro-duzioni di vitigni come il Carménère,

il Moscato giallo, il Raboso o l’anticavarietà Dorona. Proprio alla Dorona è legato un bel-lissimo esempio di investimento ope-rato da un importante produttore diProsecco nella minuscola isola di Mazzor-bo, nel cuore della Laguna di Venezia.L’isola di Mazzorbo, nella parte Norddella Laguna, si estende per 51,79 et-tari e si trova a solo 1 metro sul livel-lo del mare. L’isola è collegata a Bu-rano da un caratteristico ponte di le-gno, da attraversare a piedi. Eraanticamente denominata Maiur-bium (da Magna Urbs, città maggio-re), a testimonianza dell’importanzaculturale e commerciale avuta dal-l’isola in passato. Fu noto come sededi cinque parrocchie e numerosi mo-nasteri, ma anche come un’isola disvago dei veneziani. Qui si ritira, peresempio alla fine del IX secolo unanobile padovana di nome Margheri-

Venissiasi degusta di nuovo l’antico Vino deiDogi, un simbolo di Veneziadi Ursula Pruegger AIS Sommelier Masterclasswww.ulimengo.it

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vino

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ta assieme ad altre donne, erigendoun monastero dedicato a Santa Eu-femia Vergine Martire, soppresso dalSenato nel 1768, e demolito nel XIXsecolo. Le carte d’archivio dimostra-no l’esistenza di una grande vigna,concessa in affitto nel 1648 ad unabitante di Mazzorbo.Ai giorni nostri, l’isola ospitava solola chiesa di Santa Caterina, raffinatacostruzione del XVIII secolo e areeurbanizzate con moderni edificiquando il comune di Venezia, pro-prietario della storica tenuta Scarpa-Vol, un terreno di circa due ettari, hafatto partire un bando per la gestio-ne della tenuta. Il progetto vincitore(che aveva come obiettivo il recupe-ro dell’antica vigna murata) è natodall’idea di Gianluca Bisol e della suafamiglia, storici viticoltori di Valdob-biadene in partnership con Vento diVenezia, il polo nautico guidato da

Alberto Sonino. Gianluca Bisol è allaguida dell’omonima azienda che hasaputo portare il Prosecco e il Cartiz-ze ai primati d’eccellenza mondialee che ha modificato l’idea di questovino da “Status Symbol” a “LifestyleSymbol” quale emblema di ”qualitàe stile di vita europeo: fine, modernoe informale.” La famiglia Bisol con lacantina storica in Valdobbiadene col-tiva 125 ettari di vigneti, dislocati su 35poderi collocati nelle aree più vocate. Su Mazzorbo la viticoltura era diffu-sa dai tempi dei Romani e oggi nellatenuta si tramanda la tradizione diuna cultura agricola lagunare legataalla produzione di ortaggi come ilfamoso carciofo violetto e di vino inun’area coltivata di circa due ettaritra orti e vigna, cintati da muri di ori-gine settecentesca. Il lavoro iniziatonel 2002 ha impegnato Bisol nella ri-cerca storica riguardante i vitigni au-

toctoni di Venezia e diffusi fino a po-chi secoli fa.Il vigneto è stato impiantato conl’Uva Dorona, uno storico vitigno au-toctono a bacca bianca tipicamenteveneziano e amato dai Dogi, untempo presente in tutta la laguna(era coltivato fin dal XV secolo) maperso nei secoli.L’Uva Dorona era anche chiamataUva d’oro per il brillante colore dellesue bacche, sopravvissute in residuecoltivazioni dell'isola di Sant' Erasmonel corso dei secoli. Venissa deve il suo nome al verso cheAndrea Zanzotto dedica a “Venessia,Venissa, Venusta” ed “omaggia tretradizioni di Venezia: il vino, l’oro eil vetro”.Infatti, “il vetro della bottiglia è fusoa Murano,” spiega Gianluca Bisol “ela preziosa etichetta è una fogliad’oro sottilissima, battuta dall’attua-le discendente di un’antica famigliadi battiloro di Venezia”.Dopo dieci anni di ricerche e quattrodi impegni in vigneto e in cantina, asettembre 2010 si è tenuta la primavendemmia di Dorona in Venissa e afebbraio 2012 sono disponibili le pri-me 4.880 bottiglie di Venissa, già inparte prenotate da tutto il mondoattraverso la vendita en primeur.“Le sue caratteristiche note minerali,salmastre e marine si percepisconosin dai primi assaggi e ne esprimonol’unicità dell’origine. Venissa è unvino pieno ed evoluto, reso tale dalterreno alcalino sabbioso-limoso ericco di minerali, dalla fermentazio-ne a contatto con le bucce e dallalenta lisi in maturazione” spiega De-siderio Bisol, direttore tecnico del-l’azienda. Le difficoltà stanno ieri come ogginella salinità che permea il suolo, lemaree e il vento. Ma è proprio que-sta influenza che da al vino Venissala sua forte personalità, “piacevolez-za, eleganza, ruvidità e potenza” .Ma la storia di Venissa non finiscequi. Nella tenuta, interamente cir-condata da mura medievali, rifattenel 1727, sorgono oggi anche un ri-storante gourmet, gestito dalla chefPaola Budel, formatasi alla scuola diGualtiero Marchesi e di Michel Roux,ed un ostello di Charme. A rendereancora più suggestivo il luogo con losvettante Campanile trecentesco del-la Chiesa di San Michele Arcangelo,la tenuta ospita orti e frutteti, dedi-cati alla coltivazione di specialità ve-neziane ed una peschiera con tipicipesci lagunari, una tradizione ortico-la veneziana portata avanti dai pen-sionati di Burano praticando una or-ticoltura sostenibile ed eroica.

Gianluca BisolFoto: per gentile concessione della famiglia Bisol

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benessere

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Siamo ancora nei giornidei buoni propositi ?Siamo ancora in tem-po e diligenti nel vo-lerci bene ? E' eviden-te che l’inizio del2012, come una rina-scita, anche quest’an-

no ci stimoli e che quindi il primomese dell'anno sia quello propositi-vo per antonomasia. In più vi èun'aggravante...Alzi la mano chi di voi si è limitatocol cibo durante le vacanze natalizie... senza barare, però, perchè l'alibidi chi dice che deve smaltire i troppipanettoni che ha in casa e quindi sisacrifica ogni giorno a colazione nonregge proprio.Da frequentatrice assidua del web,già il 26 di dicembre, leggevo in girolacrime di coccodrillo...Chi si era alzato presto per andare acorrere chilometri e chilometri per ri-pulire la coscienza … ma, ahimè,pratica inutile...Altri facevano colazioni con tè leg-geri senza zucchero e fette di ananaso pompelmo, forse per bruciare igrassi? Altri ancora consigliavanosalti di pasto o settimane a brodinodi verdure e basta.Inutili sforzi e sacrifici ... inutili puni-zioni: ma perché flagellarsi così? Suv-via, non si tratta mica di un peccatomortale! Occorre però usare la testae ragionare senza farsi prendere dalpanico.Non sono gli episodi isolati che peg-giorano o migliorano la linea: se sie-te sovrappeso i bagordi vi appesan-tiranno non più di quanto lo siategià; se non siete soprappeso il torna-re alla normalità si porterà via chili egonfiore di troppo. Non vi demoniz-

zate e non sentitevi in colpa, è peggio.Il vero nemico della "linea" sono lecattive abitudini. Le feste, dunque,non devono essere un periodo nelquale si sommano una serie di abitu-dini errate, di eccessi di cui è difficileliberarsi o che alle volte neanche si èconsapevoli di perpetrare.L'approccio fondamentale è psicolo-gico. Concedetevi la vacanza dai vo-stri giudizi senza sgridarvi, se avetemangiato troppe fette di pandoropensate se le avete gustate e gode-tevi la pienezza della sensazione dipiacere. Godetevi l'atmosfera di re-lax e di famiglia delle feste di Natale.La benefica camminata è un ottimorimedio, non per pulirvi la coscienza,ma perchè vi evita di continuare astare sprofondati tra letto e divanoa sgranocchiare. Rappresenterà co-munque un modo per respirare e go-dere del relax, il tutto con equilibrio.Pianificate i tempi di relax e circoscri-vete i giorni di stravizi, nei giorni re-stanti preferire pasti normali, equili-brati privilegiando verdure e protei-ne e riducendo i carboidrati (presentiin gran quantità nei cibi tipici dellefeste).In sostanza, siate allegri. No, non èfollia questa, ma lo dice una teoriaemergente nel campo della dietolo-gia. Si chiama GPXS, cioè Giusto PesoPer Sempre. Non è un programma dibibitoni o di tisane, di digiuni o diprivazioni.Si tratta di un metodo sviluppato daDebora Conti (trainer di PNL - Pro-grammazione Neuro-linguistica in-ternazionale ... http://blog.debora-conti.com/crescita-personale/gpxs/)per ritornare a essere “magre natu-ralmente ma in modo libero” e chesi fonda sul dimagrire senza diete e

in modo duraturo. I comportamentidannosi con il cibo si eliminano pen-sando al cibo solo per fame, facendoattività fisica con costanza e piacere,non in modo monotematico o osses-sivo e solo per dimagrire. In definiti-va, dovete affidarvi al vostro buonsenso e tornare ad una modalità“naturale”.E’ la mente che ci guida e ci aiuta adeliminare comportamenti compulsivi.Perché ne parlo? Perché l’abbina-mento di questa filosofia del GPXS èin piena linea con quella del Pilatesche diventa uno strumento utilizza-to con libertà e consapevolezza, perstar bene.E’ una vera e propria “way of life",in realtà da riscoprire perché già iRomani dicevano mens sana in cor-pore sano ……….. e quindi, usiamola testa per restare in forma!

di Claudia Rossoni

certified Pilates teacherStudio Pilates Romawww.studiopilatesroma.ittel 063204572

Stravizi e lacrimedi coccodrillo

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