Sebastian Faulks - Il Canto Del Cielo

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L'amore, la guerra, la memoria. Questi i temi che percorrono il grande affresco narrativo intitolato Il canto del cielo. L'amore: è ad Amiens, nel 1910, che Stephen Wraysford, ventenne inglese orfano e solo, incontra Isabelle, una donna impeccabile, rassegnata a tollerare con eleganza un matrimonio infelice. Uniti da una passione assoluta, Stephen e Isabelle bruceranno presto il loro legame per rientrare ognuno all'interno di sè. Ma un amore così non è cancellabile, e segnerà le loro esistenze ancora per molti anni. La guerra: in Francia, tra il 1917 e il 1918, è in atto la grande mattanza del primo conflitto mondiale.Stephen, tornato per combattere, sposa Jeanne, sorella di Isabelle e adotta la figlia di Isabelle, ignaro di esserne il padre. La memoria: a Londra, nel 1978, Elizabeth, nipote di Stephen, decide di ricostruire la storia della sua famiglia.Sarà nel diario scritto dal nonno che troverà la risposta a tante domande e la forza di dare inizio a una nuova vita. Il canto del cielo è una potente storia d'amore, di morte e di speranza, orchestrata con il respiro delle grandi narrazioni tradizionali e tutta la sapienza del romanzo contemporaneo, capace di catturare il dramma di un'intera epoca in un intreccio di tragedia collettiva edestini individuali.

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Sebastian Faulks. IL CANTO DEL CIELO. Traduzione di Lidia Peiria. 1993 Sebastian Faulks C 1995. Marco Tropea Editore s.r.l., Milano. Titolo originale: Birdsog. ISBN 88-438-0002-7. A Edward, Quando me ne andr lontano, questo sar il mio commiato: ci che ho visto stato senza pari. RABINDRANATH TAGORE, Gitania Note di copertina: "Un libro che definirei perfetto." The Times "Questa letteratura al suo meglio: un libro che ha la forza di rivelare l'inimmaginabile, al punto da costringerci a guardare la vita da un nuovo punto di vista." Time Out "Emozioni forti e pensieri profondi convivono a fatica nel romanzo moderno, ma Sebastian Faulks vince la scommessa con tocco da alchimista in questo brillante e straziante romanzo d'amore e guerra." Prefazione: L'amore, la guerra, la memoria. Questi i temi che percorrono il grande affresco narrativo intitolato Il canto del cielo. L'amore: ad Amiens, nel 1910, che Stephen Wraysford, ventenne inglese orfano e solo, incontra Isabelle, una donna impeccabile, rassegnata a tollerare con eleganza un matrimonio infelice. Uniti da una passione assoluta, Stephen e Isabelle bruceranno presto il loro legame per rientrare ognuno all'interno di s. Ma un amore cos non cancellabile, e segner le loro esistenze ancora per molti anni. La guerra: in Francia, tra il 1917 e il 1918, in atto la grande mattanza del primo conflitto mondiale. Stephen, tornato per combattere, sposa Jeanne, sorella di Isabelle e adotta la figlia di Isabelle, ignaro di esserne il padre. La memoria: a Londra, nel 1978, Elizabeth, nipote di Stephen, decide di ricostruire la storia della sua famiglia . Sar nel diario scritto dal nonno che trover la risposta a tante domande e la forza di dare inizio a una nuova vita. Il canto del cielo una potente storia d'amore, di morte e di speranza, orchestrata con il respiro delle grandi narrazioni tradizionali e tutta la sapienza del romanzo contemporaneo, capace di catturare il dramma di un'intera epoca in un intreccio di tragedia collettiva e destini individuali. Sebastian Faulks nato in Inghilterra nel 1953. Prima di dedicarsi al romanzo, ha lavorato per 14 anni alle pagine culturali dell'Independent. Con Al Canto del vied alla sua quarta prova narrativa, dopo A Trick of the LigAt, The Giri at the Lion d'Or e A Fool's Alphabet, che verranno pubblicati da Marco Tropea Editore. PARTE PRIMA Francia 1910 Il boulevard du Cange era un viale spazioso e tranquillo che segnava il confine orientale della citt di Amiens. I carri partiti per il nord da Lille e da Arras procedevano direttamente verso le concerie e le filande del quartiere di Saint Leu, senza percorrere quella via segnata da solchi profondi e tappezzata di foglie. Il lato cittadino del boulevard faceva da sfondo a giardini doviziosi, disegnati con nitore geometrico e commisurati con civica precisione alle case adiacenti. Sull'erba umida crescevano castagni, lill e salici, coltivati per offrire ai proprietari ombra e quiete. I giardini avevano un aspetto inselvatichito: prati profondi e siepi esuberanti potevano nascondere piccole radure, stagni silenziosi e zone inesplorate persino dagli abitanti, dove ciuffi d'erba e fiori di campo prosperavano all'ombra degli alberi. Oltre i giardini, il fiume Somme si sfrangiava in tanti piccoli canali che conferivano a Saint Leu una nota pittoresca; sul lato opposto del boulevard erano stati imbrigliati in una serie di giardini d'acqua, isolotti di fertile umidit divisi dai bracci secondari del

fiume. La domenica pomeriggio, lunghe barche a fondo piatto sospinte da pertiche trasportavano sui canali gli abitanti della citt. Lungo il corso del fiume e dei suoi affluenti sedevano i pescatori, ciascuno curvo sulla sua canna; con giacca e cappello ai piedi della cattedrale, in maniche di camicia sulle rive dei giardini d'acqua, lanciavano la lenza sperando di pescare trote o carpe. La casa degli Azaire esibiva alla strada, oltre l'inferriata, una facciata solida e composta. Ai passanti che scendevano indolenti verso il fiume non sarebbe mai sorto il dubbio che non fosse la propriet di un uomo agiato. Il tetto di ardesia scendeva a spiovente coprendo la pianta irregolare della casa con angoli sghembi, e da 1 di quegli spigoli si affacciava sul boulevard un abbaino. Il primo piano era dominato da una balconata di pietra con balaustra ricoperta di vite canadese, che si arrampicava fino al tetto. La porta d'ingresso, con i battenti rivestiti in ferro incuteva rispetto. Vista dall'interno, la casa appariva pi grande e insieme pi piccola che dall'esterno. Non poteva vantare stanze imponenti per la loro grandiosit n saloni dorati con i lampadari che grondavano gocce di cristallo; eppure sorprendeva l'ospite con spazi e corridoi inattesi che schiudevano alla vista nuovi scorci del giardino, oppure salette arredate con scrivanie e sedie ricoperte di tessuto gobelin che si aprivano su passaggi dimenticati. Persino dal fondo del prato riusciva difficile capire in che modo stanze e corridoi fossero inseriti nei solenni rettangoli di pietra. In tutta la costruzione i pavimenti scricchiolavano sotto la pressione dei piedi, tanto che, con i suoi angoli ciechi e l'aria densa di riverberi sonori, la casa era sempre percorsa da passi invisibili. Il baule da viaggio di Stephen Wraysford era stato spedito in anticipo e lo attendeva ai piedi del letto. Lui lo vuot, appendendo il vestito per le occasioni importanti dentro il gigantesco guardaroba di legno scolpito. Sotto la finestra c'era una bacinella smaltata con un appendiasciugamani in legno. Dovette alzarsi in punta di piedi per guardare fuori, verso il boulevard, dove una vettura di piazza era in attesa lungo il marciapiede di fronte, con il cavallo che scuoteva i finimenti e allungava il collo per mordicchiare i rami di una limetta. Stephen saggi la morbidezza del letto, poi vi si stese, appoggiando la testa sul cuscino cilindrico ricoperto dal copriletto. La stanza era semplice, ma arredata con una certa cura . Sul tavolo c'era un vaso di peonie azzurre e ai lati della porta erano appese 2 stampe con scene di vita cittadina a Ronfleun. Era una sera di primavera, con il sole che si attardava dietro la cattedrale e il canto dei merli intorno alla casa. Stephen si rinfresc alla bell'e meglio e tent di lisciarsi i capelli neri guardandosi nel piccolo specchio. Mise mezza dozzina di sigarette in un astuccio di metallo che infil nella giacca. Svuot le tasche degli oggetti ormai inutili: biglietti ferroviari, un taccuino di pelle blu e un coltello con la lama con un taglio scrupolosamente affilato. Scese al pianterreno per la cena , stupito dal risuonare dei suoi passi sulle 2 rampe di scale che portavano al pianerottolo del primo piano, con le stanze da letto dei componenti della famiglia, e di l fino all'atrio. Sentiva caldo, con il panciotto e la giacca. Rimase fermo per un attimo, disorientato, non sapendo quale delle 4 porte a vetri che davano sull'atrio fosse quella che doveva varcare. Ne apr una a met e si ritrov a sbirciare in una cucina invasa dal vapore, al centro della quale una cameriera disponeva dei piatti sopra un vassoio appoggiato su un grande tavolo di servizio. -Da questa parte, Monsieur. La cena servita,-disse la cameriera, sfiorandolo per uscire dalla porta. In sala da pranzo trov la famiglia gi seduta a tavola, e Madame Azaire si alz in piedi. -Ah, Monsieur il suo posto qui.-Azaire borbott una presentazione della quale Stephen distinse solo le parole:-Mia moglie.-Le strinse la mano, accennando appena un inchino. i ragazzi seduti ai lati del tavolo lo fissarono. -Lisette-disse Madame Azaire, indicando una ragazza sui 16 anni con i capelli scuri trattenuti da un nastro, che sorrise tendendogli la mano,-e Grgoire. Quest'ultimo era un bambino di una decina d'anni, con la testa che spuntava appena al di sopra del tavolo, sotto il quale dondolava le gambe avanti e

indietro con energia. La cameriera incombeva alle spalle di Stephen con una zuppiera di minestra. Lui ne scodell un mestolo nel suo piatto, fiutando l'aroma di una verdura poco familiare. Sotto i verdi cerchi concentrici che ondeggiavano nella terrina, la minestra era addensata dalle patate. Azaire aveva gi finito la sua porzione e tamburellava con il coltello contro il sottopiatto d'argento, seguendo un ritmo incalzante. Stephen lo guard incuriosito al di sopra del cucchiaio di minestra, risucchiando il liquido fra i denti. -Quanti anni ha?-Chiese il bambino. -Grgoire! -Non fa niente-disse Stephen rivolto a Madame Azaire.-Ne ho 20. -Beve vino?-Domand Azaire, tenendo sospesa una bottiglia sopra il bicchiere di Stephen. Azaire ne vers 2 dita a Stephen e a sua moglie prima di rimettere a posto la bottiglia.-Allora, se ne intende di tessuti?-Domand. Aveva appena 40 anni, ma ne dimostrava 10 di pi. Il suo corpo non era di quelli che con l'et si rinsecchiscono o si gonfiano; gli occhi avevano 1 scintillio vigile e privo di spirito. -Un po',-rispose Stephen.-Lavoro nel settore da quasi 4 anni, anche se per lo pi mi sono occupato di questioni finanziarie. Il mio datore di lavoro voleva che mi impratichissi meglio nel processo di produzione. La cameriera ritir i piatti della minestra e Azaire cominci a parlare delle industrie locali e delle difficolt che aveva incontrato con la manodopera. Era proprietario di una filanda in citt e di un'altra a qualche chilometro di distanza.-L'organizzazione degli operai nei vari sindacati mi lascia ben poco spazio di manovra. Si lamentano di perdere posti di lavoro perch abbiamo introdotto i macchinari, ma se non potremo competere con i concorrenti spagnoli e inglesi la nostra sorte gi segnata. La cameriera port un piatto di carne affettata, ricoperta da una salsa leggera, che mise davanti a Madame Azaire. Lisette cominci a raccontare un episodio della sua giornata scolastica, scuotendo la testa e ridacchiando mentre parlava. La storia riguardava una burla organizzata da una ragazza ai danni di un'altra, ma il racconto di Lisette giocava su due registri. Era come se capisse di raccontare una bambinata e volesse far intendere a Stephen e ai genitori di essere tro po adulta per certe cose. Ma non era ancora ben sicura quali fossero adesso i suoi interessi e i suoi gusti, e balbett un poco per poi perdere il filo e voltarsi a rimproverare il fratello perch rideva. Stephen la guard mentre parlava, studiandone il viso con i suoi occhi scuri. Azaire ignor la figlia, servendosi dell'insalata e passando l'insalatiera a sua moglie; con un pezzo di pane ripul il bordo del piatto, dov'erano rimaste tracce di salsa. Madame Azaire non aveva ancora incontrato apertamente lo sguardo di Stephen, e lui a sua volta ignorava il suo, come se aspettasse di essere interpellato; ma con la coda dell'occhio not l'onda dei capelli castani, dai riflessi color fragola, sollevati e raccolti in modo da lasciarle il viso scoperto. Lei portava una blusa di pizzo bianco con una pietra rosso scuro appuntata sul colletto. Mentre finivano di cenare, si sent suonare alla porta d'ingresso e udirono una voce maschile rimbombare sonora nell'atrio. Per la prima volta Azaire sorrise. -Il buon vecchio brard. Spacca il secondo, come al solito! -Monsieur e Madame brard-annunci la cameriera aprendo la porta. un grosso nodo ferroviario Treni per Parigi, per Lille, per Boulogne.,. -Mi dica, in Inghilterra ci sono i treni? -Si. -E da quando? -Vediamo.,. Da una settantina d'anni. -Ma avete dei problemi, a quanto mi risulta. -Non credo. Non me ne sono mai accorto. brard sorrise felice, ingollando un sorso di acquavite.-E cos, ora hanno i treni anche in Inghilterra.-Il corso della conversazione dipendeva da brard; era lui ad assumersi il ruolo di regista, a introdurre le varie voci e sintetizzare i loro contributi.-E mangiate carne a colazione tutti i giorni, in

Inghilterra. -Penso che lo facciano in molti-rispose Stephen. -S'immagini, cara Madame Azaire, carne arrosto tutti i giorni a colazione! Brard invit la padrona di casa. Lei declin l'invito, mormorando invece qualcosa sulla necessit di aprire una finestra.-Forse un giorno lo faremo anche noi, eh, Ren? -Oh, ne dubito, ne dubito-replic Azaire.-A meno che non ci tocchi anche la nebbia di Londra, un giorno o l'altro. -Ah, e poi la pioggia!-Esclam ridendo brard.-A Londra piove 5 giorni su 6, se non sbaglio.-Guard di nuovo Stephen. -Eppure ho letto su un giornale che l'anno scorso a Londra piovuto un po' meno che a Parigi.,. - 5 giorni su 6-ribad raggiante brard.-Ve lo immaginate? -Pap non sopporta la pioggia-confid Madame Brard a Stephen. -E come ha trascorso questa splendida giornata di primavera, Madame?-Disse brard, sollecitando di nuovo un contributo dalla padrona di casa. Stavolta riusc nell'intento: Madame Azaire, per cortesia o per entusiasmo, rispose rivolgendosi proprio a lui.-Stamattina sono uscita per sbrigare delle commissioni in citt. In una casa vicino alla cattedrale c'era una finestra aperta e qualcuno suonava il piano.-Madame Azaire aveva una voce calma e sommessa. Si diffuse a lungo nella descrizione della musica che aveva udito.-Era bella-concluse-anche se erano solo poche note. Avrei voluto fermarmi e bussare alla porta per chiedere a chi stava suonando il titolo del pezzo. Monsieur e Madame brard parvero perplessi: evidentemente non era il tipo di risposta che si aspettavano. Azaire parl con la voce suadente di un uomo abituato a certi capricci.-E quale pezzo era, mia cara? -Non so, non l'avevo mai sentito prima. Sembrava.,.Beethoven o Chopin. -Di certo l'avrebbe riconosciuto, se fosse stato Beethoven, Madame-disse brard in tono galante.-Era una di quelle canzonette, ci scommetto quel che volete. -Non credo-ribatt Madame Azaire. -Non posso soffrire queste canzonette che oggigiorno si sentono dappertutto, continu brard.-Quand'ero giovane io, era diverso. Certo, allora tutto era diverso.-Si lasci sfuggire una risatina di autocompatimento.-A me piacciono le melodie vere, quelle dei nostri grandi compositori, un Lied di Schubert o un notturno di Copin, qualcosa che ti fa drizzare i capelli in testa! La funzione della musica liberare nell'anima quei sentimenti che normalmente vi teniamo rinchiusi. I grandi compositori del passato erano in grado di farlo, ma i musicisti di oggi si accontentano di 4 note messe in fila da vendere su spartito all'angolo della strada. Per il genio non tanto facile ottenere un riconoscimento, non vero, mia cara Madame Azaire? Stephen rimase a guardare mentre Madame Azaire voltava lentamente la testa, finch i suoi occhi incrociarono lo sguardo di brard. Li vide dilatarsi per mettere a fuoco il suo volto sorridente, coperto di goccioline di sudore nell'aria immota della sala da pranzo. "Come poteva essere la madre dei ragazzi che avevano cenato con loro", si domand.-Penso proprio che dovrei aprire quella finestra-osserv lei con freddezza, alzandosi in un fruscio di gonne di seta. -Anche lei un appassionato di musica, Azaire?-Riprese brard.-E' bene fare musica in una casa dove ci sono dei bambini. Madame brard e io abbiamo sempre incoraggiato i nostri figli a cantare. La fantasia di Stephen si scaten, mentre la voce di brard continuava a parlare. C'era qualcosa di magnifico nel modo in cui Madame Azaire rimetteva al suo posto quell'uomo assurdo. Era soltanto 1 spaccone di provincia, certo, ma era chiaro che era abituato a spadroneggiare. -Apprezzo una serata al concerto-rispose Azaire in tono modesto-anche se esiterei a definirmi un "appassionato di music" solo per questo. Mi limito.,. -Sciocchezze. La musica una forma d'arte democratica. Non c' bisogno di denaro per comprarla o di istruzione per studiarla. Basta avere un paio di queste.-brard strinse fra le dita le sue grosse orecchie rosee, scuotendole. -Orecchie. Un dono di nascita da parte di Dio. Non deve farsi scrupoli a esprimere le sue preferenze, Azaire, o contribuiral trionfo del gusto deteriore,

grazie al declino della falsa modestia.-brard si appoggi allo schienale della sedia, lanciando un'occhiata alla finestra ormai aperta. La corrente d'aria parve sciupare la sua gioia per l'epigramma che aveva finto di coniare.-Ma mi perdoni, Ren. L'ho interrotta. Azaire stava armeggiando con la pipa di radica nera, Pigiando il tabacco con le dita e provando il tiraggio con vigorosi risucchi. Quando fu soddisfatto, accese un fiammifero e per un attimo una spirale azzurrina di fumo coron la sua calvizie. Nel silenzio, prima che rispondesse all'amico, si udirono gli uccelli cantare in giardino.-Inni patriottici-disse Azaire.-Ho una particolare predilezione per uesto genere. Il suono delle bande militari un migliaio di voci che si levavano in coro per cantare la Marsigliese, mentre l'esercito partiva marciando per combattere i prussiani. Che giornata dovette essere quella ! -Mi perdoni-osserv brard-ma questo un esempio di musica usata con un preciso scopo, e cio instillare il valore militare nel cuore dei nostri soldati. Quando un'arte, quale che sia, viene sfruttata a fini pratici, perde la propria innata purezza. Non ho ragione, Madame Azaire? -Direi di si, Monsieur. -E Monsieur Wraysford che ne pensa? Stephen, colto alla sprovvista, guard Madame Azaire, scoprendo per la prima volta i suoi occhi posati su di s.-Non ho opinioni in merito, Madame-le rispose, ritrovando il sangue freddo.-Ma penso che, se un canto riesce a toccare il cuore , bisogna considerarlo prezioso. brard tese improvvisamente la mano.-Un goccio di acquavite, Azaire, se non le dispiace. Grazie. Sto per fare ualcosa per cui rischio di rendermi ridicolo e di farmi giudicare male.-Madame brard rise incredula.-Ho intenzione di cantare. si, non serve a niente tentare di dissuadermi. Canter una canzonetta che era popolare quand'ero ragazzo, e questo, posso assicurarvelo, accadeva tanti, tanti anni fa.-A sorprendere i suoi ascoltatori fu la prontezza con la quale, dopo aver fatto la sua dichiarazione, brard si lanci nel canto. Un attimo prima stavano tranquillamente conversando e un attimo dopo si erano trasformati in un pubblico inerme, mentre brard si protendeva in avanti sulla sedia, appoggiando i gomiti sul tavolo, e cominciava a cantare con una voce gorgheggiante da baritono. Teneva gli occhi fissi su Madame Azaire, seduta di fronte a lui, che non riusc a sostenere il suo sguardo e abbass gli occhi sul piatto. Il suo imbarazzo non scoraggi brard. Azaire armeggiava con la pipa e Stephen studiava la parete al di sopra della testa di brard. Madame brard contemplava con un sorriso fiero il marito che faceva dono del suo canto alla padrona di casa, mentre Madame Azaire arrossiva e fremeva sulla sedia sotto lo sguardo implacabile del cantante. Le goccioline sul collo di brard tremolarono quando egli volt la testa per sottolineare un passaggio commovente della canzone. Era una ballata sentimentale sulle varie et dell'uomo. Il ritornello diceva:"Ma allora ero giovane e le foglie erano verdi. Ora il grano mietuto e la barca salpata". Alla fine di ogni refrain brard faceva una pausa drammatica e Stephen si concedeva una rapida occhiata per controllare se aveva finito. Per un attimo nell'aria soffocante della sala da pranzo regnava un silenzio assoluto, ma poi arrivava un altro respiro profondo e un altro verso.-Un giorno i giovani tornaron dalla guerra; il grano era alto e le belle in attesa.,.-Cantando, brard girava leggermente la testa da una parte all'altra, mentre la sua voce s'irrobustiva scaldandosi, ma gli occhi iniettati di sangue restavano fissi su Madame Azaire, come se la testa potesse soltanto ruotare intorno all'asse del suo sguardo. Con 1 sforzo di volont, lei parve ricomporsi e irrigidirsi contro l'intimit impostale dalla sua attenzione.-e la barca salp--. Ecco-disse brard, concludendo bruscamente.-Ve lo avevo detto che mi sarei reso ridicolo. Tutti gli altri protestarono che, al contrario, la canzone era stata magnifica. -Pap ha una bellissima voce-sostenne Madame brard, rossa di orgoglio. Anche Madame Azaire aveva il viso arrossato, ma non per la stessa emozione. Azaire ostentava una giovialit fasulla e Stephen sent una goccia di sudore scivolargli dentro il colletto, sulla nuca. Solo brard sembrava perfettamente

tranquillo.-Allora, Azaire, che ne dice di una partita a carte? -A che cosa si gioca? -Scusami, Ren-disse Madame Azaire.-Ho una leggera emicrania e penso che andr a letto. Forse Monsieur Wraysford sar cos gentile da prendere il mio posto. Stephen scatt in piedi mentre Madame Azaire si alzava. Ci furono proteste e domande ansiose da parte dei brard, che lei spazz via con un sorriso, assicurando che stava benissimo. brard s'inchin sulla sua mano e Madame brard baci la pelle ancora rosea della guancia di Madame Azaire. Aveva delle lentiggini sull'avambraccio nudo, not Stephen mentre lei si avviava alla porta, una figura alta, improvvisamente imponente, con la gonna rosso sangue che sfiorava il pavimento dell'atrio. -Trasferiamoci in salotto-propose Azaire.-Monsieur, confido che vorr unirsi a noi nel gioco. -S, certo-rispose Stephen, imponendosi un sorriso mansueto. -Povera Madame Azaire-sospir Madame brard, mentre prendevano posto al tavolino da gioco.-Spero che non abbia preso un raffreddore. Azaire scoppi a ridere.-No, no, si tratta solo di nervi. Non se ne dia pensiero. -Che creatura delicata-mormor brard.-Azaire, tocca a lei dare le carte, credo. -Comunque, l'emicrania pu indicare il principio di una febbre-disse Madame brard. -Madame,-rispose Azaire,-le assicuro che Isabelle non ha la febbre. E' una donna di temperamento nervoso. Soffre di emicranie e altri disturbi insignificanti. Creda a me, la conosco molto bene e ho imparato ad abituarmi alle sue piccole manie.-Lanci un'occhiata di complicit a brard, che ridacchiava.-Lei fortunata ad avere una costituzione robusta. -Ha sempre sofferto di emicranie?-Insistette Madame brard. Le labbra di Azaire si stirarono in un sorrisetto.-E' un piccolo prezzo da pagare. Tocca a lei giocare, Monsieur. -Cosa?-Stephen abbass gli occhi sulle carte.-Mi spiace, ero distratto.-Aveva notato il sorriso di Azaire e si domandava che significato avesse. brard parl ad Azaire dello sciopero, mettendo le carte in tavola con agile destrezza. Stephen tent di concentrarsi sul gioco, cercando nello stesso tempo di coinvolgere Madame brard nella conversazione. Lei sembrava indifferente alle sue attenzioni, mentre si rischiarava in viso ogni volta che il marito le rivolgeva la parola. -Quello che ci vuole per questi scioperanti,-sosteneva Azaire,- qualcuno che veda il loro bluff. Io non intendo stare a guardare mentre la mia attivit ristagna per colpa delle assurde pretese di qualche sfaccendato. Un proprietario deve avere la forza di affrontarli a viso aperto e licenziarli in blocco. -Temo che ci sarebbero atti di violenza. Il popolino si scatenerebbe,-osserv brard. -Non a stomaco vuoto. -Non sono certo che per un consigliere comunale come lei, Ren, sia saggio lasciarsi coinvolgere in una simile disputa.-brard prese il mazzo per mescolarlo, rigirando agilmente le carte fra le sue dita tozze. Dopo aver distribuito le carte, accese un sigaro e si abbandon all'indietro sulla sedia, abbassandosi in fretta il panciotto sul ventre. La cameriera entr a chiedere se desideravano qualcos'altro, e Stephen represse 1 sbadiglio. Aveva viaggiato per un giorno intero ed era allettato dalla prospettiva di quella stanza sobria, con le lenzuola inaminate e la vista sul boulevard. -No, grazie,-rispose Azaire.-Per favore, andando a letto passa dalla stanza di Madame Azaire e dille che pi tardi andr a vedere se sta meglio.-Per un attimo Stephen credette di scorgere un altro lampo di complicit balenare negli occhi dei 2 uomini, ma quando guard brard, il suo viso era assorto nella contemplazione delle carte che teneva in mano a ventaglio. Quando finalmente i visitatori si alzarono per congedarsi, Stephen li salut e rimase in piedi alla finestra del salotto, osservandoli alla luce del portico. brard si calc sulla testa un cilindro, quasi fosse un barone appena uscito dall'opera; Madame brard, col viso raggiante, si avvolse nella cappa e lo prese sottobraccio. Azaire si chin, proteso in avanti, parlando in una sorta di mormorio pressante. Fuori

aveva cominciato a cadere una pioggerella molle, che imbeveva il terreno spianando i fianchi dei solchi scavati nella strada e frusciava sulle foglie dei platani. L'acqua stese una patina oleosa sulla finestra del salotto, formando poi gocce pi grosse che presero a scivolare sul vetro. In trasparenza si vedeva il volto pallido di Stephen: una figura alta con le mani in tasca, gli occhi penetranti capienti, il corpo atteggiato a un'indifferenza giovanile coltivata per forza di volont e necessit. Era un viso che la maggior parte della gente affrontava con cautela, non sapendo se le sue espressioni ambivalenti preludevano a 1 scatto d'ira o a una resa. Salito in camera sua, Stephen ascolt i rumori della notte. Una persiana aperta girava lentamente sui cardini, sbattendo contro il muro sul retro della casa. Da qualche parte in giardino, dove le piante coltivate cedevano il passo alla natura, una civetta lanciava il suo richiamo. Si u iva anche il ronzio asmatico e lo scrosciare dell'acqua nelle condutture strette. Stephen sedette allo scrittoio presso la finestra e apr un quaderno con le pagine solcate da spesse righe blu. Era ricoperto per met di una scrittura a inchiostro, disposta sulle righe in grappoli che sporgevano dal margine rosso a sinistra. A intervalli regolari, nel testo, c'erano delle date, sia pure separate da giorni interi, talvolta anche settimane. Erano 5 anni che teneva un diario, da quando glielo aveva suggerito un'insegnante al ginnasio. Le ore di studio del greco e del latinogli avevano fornito una conoscenza approfondita, bench indesiderata, delle lingue che aveva usato come base per elaborare un suo codice. Quando l'argomento era delicato, cambiava sesso ai personaggi e prendeva nota delle loro azioni e delle sue reazioni con espressioni prive di significato per un lettore indiscreto. Scrivendo, rideva piano fra s e s. Quell'inclinazione alla segretezza era una dote che aveva dovuto coltivare per vincere la sua naturale estroversione e irascibilit. All'et di 10 o 11 anni il suo entusiasmo ingenuo e il suo spiccato senso di giustizia avevano fatto di lui la disperazione dei suoi insegnanti, ma pian piano aveva imparato a contare fino a 10 e a mantenere la calma, a non fidarsi delle proprie reazioni immediate, ad aspettare e stare in guardia. Slacciandosi i polsini della camicia, si prese il viso fra le mani, fissando la parete spoglia che aveva di fronte. Stavolta ud un suono che non era n la persiana n lo scroscio dell'acqua. Era pi acuto, pi umano. Si ripet, e Stephen attravers la stanza per sentire meglio. Aperta la porta che dava sul pianerottolo, usc in silenzio. rammentando il rumore prodotto in precedenza dai suoi passi. Il suono era una voce di donna, ne era quasi certo, e proveniva dal piano inferiore. Si tolse le scarpe, posandole con delicatezza oltre la soglia della stanza, e cominci a scendere furtivamente le scale. La casa era immersa nel buio; Azaire doveva avere spento tutte le luci, prima di andare a letto. Stephen sent l'elasticit delle assi di legno sotto le calze e il profilo della balaustra sotto la sua mano esploratrice. Non aveva la minima paura. Raggiunto il pianerottolo del primo piano, esit. Con sgomento ricord le dimensioni della casa e l'infinit di direzioni da cui poteva essere giunto il suono. Sul pianerottolo si aprivano 3 corridoi, 1 dei quali, preceduto da 1 scalino basso, portava all'ingresso principale della casa, mentre gli altri 2 la attraversavano in tutta la sua lunghezza, prima di suddividersi in altre ramificazioni. Su quel piano viveva una famiglia intera insieme alla servit, senza contare bagni, lavanderie o dispense. Girovagando avrebbe potuto imbattersi tanto nella stanza della cuoca quanto in un salone con cineserie e sete Luigi Sedicesimo. Ascolt attentamente, trattenendo per un attimo il fiato. Ora si sentiva un suono diverso, che non sembrava una voce di donna, aveva una tonalit pi bassa: quasi come un singhiozzo, interrotto dal rumore pi materiale di un breve impatto. Stephen si domand se proseguire. Aveva lasciato la sua stanza d'impulso, nella convinzione che qualcosa non andasse; ora gli sembrava di violare l'intimit degli occupanti della casa. Ma non esit a lungo, perch sapeva che quel suono non era normale. Imbocc il corridoio di destra, avanzando con cautela esagerata, con un braccio proteso in avanti a difesa degli occhi, mentre con l'altro tastava la parete. Il corridoio giunse a una biforcazione e Stephen, guardando a sinistra, vide una sottile striscia di luce filtrare sotto una porta chiusa. Calcol quanto poteva avvicinarsi a quella porta. Voleva restare abbastanza

vicino alla svolta del corridoio per avere il tempo di scomparire alla vista di chiunque uscisse dalla stanza. Si ferm a una mezza dozzina di passi; di pi non osava. Si mise in ascolto, trattenendo di nuovo il respiro per non lasciarsi sfuggire nulla. Sentiva il cuore gonfio nel petto e un lieve pulsare nella carne del collo. Ud una voce di donna, calma e bassa, bench intensa per la disperazione. Era supplichevole, e le parole, per quanto confuse a causa del tono sommesso, a tratti si distinguevano per l'incalzare del sentimento che le dettava. Stephen riusc a udire la parola "Ren" e poi "ti supplico", e ancora "bambini". La voce, che anche solo da quei tenui indizi riconobbe per quella di Madame Azaire, fu interrotta dal rumore sordo che aveva gi udito prima, e si trasform in un ansito che, a causa del passaggio improvviso a un registro pi acuto, era chiaramente un gemito di dolore. Stephen avanz ancora lungo il corridoio, con le mani non pi protese cautamente in avanti, ma serrate a pugno all'altezza delle costole. Un paio di passi dalla porta, riusc a controllare quel moto di collera confusa. Ud per la prima volta una voce maschile. Ripeteva una sola parola, in un tono spezzato e privo di convinzione, poi ruppe in singhiozzi. Quindi si sentirono dei passi. Stephen si volt e corse verso l'angolo del corridoio, sapendo di essere andato tro po oltre. Mentre superava l'angolo ud la voce perplessa di Azaire.-C' qualcuno laggi? Tent di ricostruire la presenza di eventuali insidie lungo il percorso mentre tornava indietro di corsa verso il pianerottolo, senza avere il tempo di controllare se la via era sgombra. Ai piedi della rampa di scale che saliva al secondo piano scorse un filo di luce trapelare dalla sua stanza. Sal i gradini a 2 a 2 e si tuff verso l'interruttore della lampada da tavolo, facendola oscillare e cadere nello slancio. Rimase immobile al centro della stanza, in ascolto. Ud dei passi spingersi fino ai piedi delle scale al piano inferiore. Se Azaire fosse salito, si sarebbe chiesto come mai lui se ne stava in piedi al centro di una stanza buia, vestito di tutto punto. Si avvicin al letto, infilandosi sotto le coperte. 10 minuti dopo, ritenne di potersi spogliare senza rischi. Chiuse la porta e le imposte della finestrella, sedendosi allo scrittoio in abbigliamento notturno. Rilesse le annotazioni che aveva scritto poco prima, descrivendo il viaggio da Londra, il treno in Francia e l'arrivo in boulevard Change. Aveva fatto brevi commenti sul carattere di brard e della moglie, resi quasi irriconoscibili, e riportato le sue impressioni su Azaire e i 2 figli . Con una certa sorpresa si accorse che non aveva scritto neanche un rigo su ci che lo aveva colpito di pi. La mattina dopo, alzandosi con la mente limpida, riposato e pieno di interesse per il nuovo ambiente che lo circondava, Stephen accanton gli avvenimenti della sera prima, assoggettandosi a un giro completo delle attivit industriali di Azaire. Lasciandosi alle spalle la prosperit del boulevard, si addentrarono nel quartiere di Saint Leu, che agli occhi di Stephen sembrava un'incisione medievale, con le case irte di comignoli che incombevano sulle vie lastricate lungo i canali. i filidel bucato erano appesi a muri sbrecciati e tubi delle grondaie; bambini laceri giocavano a nascondino sui ponti e facevano scorrere dei bastoni lungo le inferriate delle rive. Le donne portavano a casa, un'unica stanza in cui vivevano insieme alla numerosa prole, secchi d'acqua potabile attinti alle fontane delle zone migliori della citt. Altri, per lo pi immigrati dalla Piccardia venuti in cerca di lavoro, alloggiavano in baracche costruite alla bell'e meglio nei cortili di case sovraffollate. Era onni resente il suono della povert, la cacofonia prodotta dai bambini per le strade, dalle madri che gridavano minacce o ammonimenti o riferivano ai vicini notizie importanti. C'era il frastuono della coabitazione, in cui nessuna casa isolata dalle altre; c'erano le voci che provenivano dalle panetterie e dalle botteghe affollate, mentre i venditori ambulanti che spingevano carretti a mano o guidavano carri trainati da cavalli vantavano le loro merci una dozzina di volte per ogni strada. Azaire si destreggiava sicuro fra la folla, prendendo Stephen per il braccio mentre superavano un ponte di legno, udirono gli insulti lanciati da un adolescente rancoroso, guid l'inglese su per una scaletta di ferro che si arrampicava sulla parete laterale di un edificio fino a raggiungere un ufficio al primo piano che dominava dall'alto il

locale della filanda. -Si sieda, ora ho una riunione con Meyraux, che il mio capo reparto e inoltre, a sconto di qualunque peccato io possa aver commesso, il capo del sindacato. Azaire indic una poltrona ricoperta di cuoio di fronte a una scrivania ingomradi carte, poi scese la scaletta interna che portava alla fabbrica vera e propria, lasciando Stephen a guardare la scena sottostante alle pareti di vetro dell'ufficio. Gli operai erano per lo pi donne, sedute ai filatoi in fondo allo stanzone, se bene ci fossero anche uomini e ragazzi che portavano un basco di pelle, intenti a lavorare alle macchine o a trasportare bobine o pezze di tessuto su carrelli dalle ruote di legno. Dai vecchi filatoi meccanici saliva un clangore ritmico che quasi soffocava le urla del capo reparto, un uomo baffuto, dalla faccia rossa, che camminava avanti e indietro coperto da un camice lungo fin quasi alle caviglie. All'estremit pi vicina del laboratorio c'erano file di operaie sedute alle macchine da cucire Singer, con le ginocchia che si alzavano e si abbassavano per pigiare i pedali, e le mani piatte e allargate che si muovevano rapide qua e l, come se regolassero la pressione di un enorme rubinetto. A Stephen, che in Inghilterra aveva trascorso tante ore in opifici simili a quello, il procedimento sembrava antiquato, cos come le strade di Saint Leu sembravano appartenere a un secolo diverso dalle casette a schiera delle citt tessili del Lancashire. Azaire torn in ufficio in compagnia di Meyraux, un ometto paffuto con i capelli folti e scuri che gli ricadevano sulla fronte. Meyraux aveva l'aria di un brav'uomo costretto ad assumere un atteggiamento di sospetto e di profonda ostinazione. Strinse la mano a Stephen, anche se il suo sguardo diffidente pareva ammonirlo di non attribuire alcun significato a quella formalit. Quando Azaire lo invit ad accomodarsi, Meyraux parve esitare un attimo prima di decidere che accettare non implicava necessariamente una capitolazione. Prese posto su una sedia restando eretto e rigido, anche se le dita che teneva sulle ginocchia si muovevano in modo incessante, quasi tessendo invisibili fili di cotone. -Come lei sa, Meyraux, Monsieur Wraysford venuto a trovarci dall'Inghiltrra. E' giovane, e vuole imparare qualcosa di pi sulla nostra attivit.-Meyraux annu e Stephen gli sorrise. Gli piacque la sensazione di essere non autorizzato, interdetto per la sua giowne et dall'assumersi impegni o responsabilit; si avvedeva bene della radicata diffidenza degli anziani.-Comunque,-riprese Azaire -come sa anche lei, a Manchester i compatrioti di Monsieur Wraysford riescono a produrre lo stesso tessuto che facciamo noi a 2 terzi del prezzo. Dato che la ditta per la quale lavora 1 dei nostri maggiori clienti in Inghilterra, mi sembra pi che naturale cercare di fargli una buona impressione. Quanto al suo principale, che un uomo estremamente lungimirante, mi pare di capire che gradirebbe una maggiore collaborazione tra i 2 paesi. Ha parlato persino di acquistare una partecipazione nella compagnia. Le dita di Meyraux accelerarono il ritmo.-Un altro Cosserat,-comment sprezzante. Azaire sorrise.-Mio caro Meyraux, lei non dev'essere tanto sospettoso.-Si gir verso Stephen.-Si riferisce a 1 dei grandi produttori, Eugne Cosserat, che molti anni fa import dall'inghilterra operai e tecniche di produzione.,. -Al prezzo di parecchi posti di lavoro fra gli operai locali. Azaire continu a rivolgersi a Stephen.-Il governo ci chiede di razionalizzare i procedimenti di fabbricazione, cercando di riunire pi fasi di produzione sotto lo stesso tetto. E' una richiesta del tutto ragionevole, ma comporta inevitabilmente un maggiore uso di macchinari e la conseguente perdita di posti di lavoro. -Ci che occorre all'industria,-intervenne Meyraux,-come sostiene il governo dai tempi di mio padre, sono maggiori investimenti e un atteggiamento meno meschino e timido da parte degli imprenditori. Il viso di Azaire s'irrigid improvvisamente, non si capiva se era la collera o semplicemente per il fastidio. Si sedette e, inforcato un paio di occhiali, trasse a s un foglio preso dalla pila di carte che sommergevano il tavolo. -Attraversiamo tempi difficili. Non abbiamo denaro da investire e quindi non possiamo fare altro che ridurre le spese. Queste sono le mie proposte specifiche :

i dipendenti salariati subiranno una riduzione dell'1%. Quelli a cottimo saranno pagati sempre con la stessa tariffa, ma dovranno aumentare il rendimento del 5% in media. La produzione non sar pi misurata a metri, ma a pezze. Chi non in grado di usare il nuovo telaio meccanico, vale a dire circa la met della manodopera, sar riclassificato come operaio non specializzato, e il suo salario verr ricalcolato di conseguenza.-Si tolse gli occhiali, spingendo il foglio verso Meyraux. Stephen rimase stupito dalla semplicit dell'attacco di Azaire. Non si preoccupava affatto di fingere che gli operai avessero qualcosa da guadagnare dai nuovi accordi, o che sarebbero stati indennizzati in qualche altro modo per quello a cui si chiedeva loro apertamente di rinunziare; ma forse era solo la prima mossa di una trattativa. Messo di fronte ai dettagli, Meyraux mantenne una calma esemplare.-E' pi o meno quello che mi aspettavo. A quanto pare, ci chiede di accettare meno ancora di quello che tocca ai tintori, Monsieur. Non dovrebbe essercibisogno di ricordarle in che situazione si trovano. Azaire cominci a caricare la pipa.-Chi c' dietro questa idiozia?-Domand. -Quello che c' dietro,-rispose Meyraux,-sono i tentativi dei proprietari di trasformare gli operai in schiavi, abbassando i livelli dei salari. -Lo sa che cosa intendo,-ribatt Azaire. -Si fa il nome di Lucien Lebrun. -Il piccolo Lucien! Non credevo che ne avesse il fegato.-L'uscio a vetri era luminoso: un fascio di sole obliquo investiva libri e documenti sul tavolo sotto la finestra, illuminando i volti dei 2 antagonisti. Stephen assisteva al loro scambio teso, ma si sentiva distaccato, come se parlassero soltanto per frasi fatte. Dal tema della ricchezza di Azaire, la mente di Stephen pass insensibilmente alle sue proprieta: la casa sul boulevard, il giardino, i figli paffuti, Grgoire dallo sguardo annoiato, Lisette dal sorriso insinuante, e soprattutto Madame Azaire, una figura che gli ispirava un insieme di sentimenti inconciliabili.-.,.la conseguenza naturale di una produzione caratterizzata da tanti procedimenti separati,-stava dicendo Azaire. -Vedrei anch'io di buon occhio che la tintura si facesse qui,-re lic Meyraux, -ma come lei sa.,. Stephen non era ben sicuro dell'et di Madame Azaire: c'era qualcosa nella vulnerabilit della sua pelle, che aveva visto incresparsi sulle braccia al fresco della corrente proveniente dal giardino. C'era soprattutto qualcosa nell'impazienza che aveva notato nel suo atto di volgere la testa per nascondere l'espressione degli occhi. -.,.non d'accordo, Monsieur Wraysford? -Ma certo. -Non se dovessimo investire in locali pi grandi,-obiett Meyraux. "Sono pazzo" pens Stephen, reprimendo il desiderio di ridere, "devo essere uscito di senno per starmene seduto qui, in questo ufficio di vetro soffocante, guardando in faccia quest'uomo che discute del lavoro di centinaia di persone, mentre penso cose che non posso confessare neanche a me stesso, e nello stesso tempo sorrido complice a.,."-Non intendo discutere oltre la questione davanti a questo giovanotto,-esclam Meyraux.-Mi scusi, Monsieur.-Si alz, chinando la testa con aria formale rivolto a Stephen.-Niente di personale, sia chiaro. -Ma certo,-rispose Stephen, alzandosi anche lui.-Niente di personale. Nel suo diario la parola in codice che Stephen usava per definire un certo aspetto di Madame Azaire e la complicata emozione che lui provava era "pulsazione". Gli sembrava abbastanza enigmatica, eppure tale da suggerire il sospetto che fosse animata da un ritmo diverso da quello che batteva nel sangue del marito. Alludeva inoltre a una peculiare caratteristica della sua presenza fisica. Nessuno avrebbe potuto essere pi corretto di Madame Azaire nel vestire e nella cura della persona. Ogni giorno trascorreva lunghe ore a fare il bagno o a cambiarsi d'abito; quando lo sfiorava, passandogli accanto nei corridoi, si lasciava dietro un lieve profumo di sapone o acqua di rose. I suoi abiti erano pi eleganti di quelli delle altre signore della citt, eppure meno rivelatori. Il suo atteggiamento, seduta o in piedi, era sempre pudico; scivolava sulla sedia con i piedi uniti, di modo che sotto le pieghe delle gonne anche le

ginocchia dovevano toccarsi, e quando si alzava non faceva leva sulle mani o sulle braccia, ma compiva un movimento fluido verso l'alto, pieno di grazia e di modestia. Quand'erano riuniti intorno al tavolo per la cena, le sue mani candide sembravano sfiorare appena le posate e le labbra non lasciavano la minima traccia sul bicchiere del vino. In una sola occasione, aveva notato Stephen, una lieve aderenza aveva trattenuto per una frazione di secondo la membrana del labbro inferiore, mentre lei scostava il bicchiere per rimetterlo a posto, ma la superficie del vetro era rimasta limpida e lucente. Lei lo aveva sorpreso a fissarla. Eppure, nonostante i modi formali verso di lui e la puntigliosa disinvoltura, Stephen intuiva qualche altro elemento in quella che aveva definito pulsazione. Era impossibile dire attraverso quale dei sensi avesse captato quell'impressione, eppure in qualche modo, forse soltanto dall'impalpabile peluria chiara sulla pelle del braccio nudo o dal sangue che aveva visto affluire sotto le lentiggini pallide sugli zigomi, era certo che ci fosse una vita fisica pi intensa di quella che viveva di fatto nelle stanze placide e anguste della casa del marito, con le maniglie ovali di porcellana lucida e i pavimenti a parquet rigorosamente simmetrici. Una settimana dopo Azaire sugger a Meyraux di portare Stephen a mangiare con gli operai, in un locale sul retro della filanda che serviva da mensa. C'erano 2 o 3 lunghi tavoli da refettorio sui quali potevano mangiare il cibo che si erano portati da casa o acquistare quello che veniva cucinato da una donna sdentata, con la testa coperta da un fazzoletto bianco. Il terzo giorno, nel bel mezzo della conversazione generale, Stephen si alz di scatto, disse,-Scusatemi,-e usc a precipizio dalla stanza. Un uomo anziano di nome Jacques Bonnet lo segu all'esterno, trovandolo appoggiato al muro della filanda. Gli pos una mano sulla spalla, con un gesto amichevole, chiedendogli se andava tutto bene. Stephen era pallido, con 2 gocce di sudore che colavano dalla fronte.-Si, tutto bene. -Che cosa successo? Si sentito male? -Probabilmente solo il caldo. Passer.-Tir fuori un fazzoletto per asciugarsi il viso. -Perche non torna dentro e finisce di mangiare? Mi sembrava un bel tocco di coniglio, quello che ha cucinato la vecchia. -No.-Stephen tremava.-No, preferisco di no, mi dispiace.-Si liber dalla mano paterna di Bonnet, allontanandosi di buon passo per rientrare in citt.-Dica ad Azaire che torner pi tardi,-grid senza voltarsi. Il giorno dopo a cena Azaire gli chiese se si era ripreso.-Si, grazie. Non era niente di grave. Avevo solo la sensazione di svenire. -Svenire? Si direbbe un problema di circolazione. -Non lo so. C' qualcosa nell'aria, forse si tratta di una delle sostanze chimiche usate dai tintori, non so. Mi rende difficile la respirazione. -Forse dovrebbe farsi visitare da un medico, allora. Posso fissarle un appuntamento senza problemi. -No, grazie. Non niente. Dallo sguardo di Azaire trapel un'emozione simile al divertimento.-Non vorrei che avesse qualche attacco. Potrei facilmente.,. -Per amor del cielo, Ren,-intervenne Madame Azaire.-Ti ha detto che non niente di grave. Perch non lo lasci in pace? La forchetta di Azaire, posata sul piatto, produsse un tintinnio sonoro. Per un attimo il suo viso assun se un'espressione di panico, simile a quella di 1 scolaro che subisce 1 smacco imprevisto e non riesce a capire le regole di comportamento grazie alle quali il suo rivale ha avuto la meglio. Poi cominci a sorridere con aria sarcastica, quasi a indicare che in effetti la sapeva lunga e che la decisione di non replicare era una grazia, una momentanea concessione ai subalterni. Si rivolse alla moglie con una leggerezza provocatoria.-Non hai pi sentito il tuo menestrello mentre vagabondavi per la citt, mia cara? Lei abbass gli occhi sul piatto.-Non vagabondavo, Ren. Sbrigavo delle commissioni. -Ma certo, cara. Mia moglie una creatura misteriosa, Monsieur,-aggiunse lui rivolto a Stephen.-Come il ruscello della canzone, nessuno sa in che direzione

scorre e dove sfocer.-Stephen serr i denti per impedirsi di protestare a nome di Madame Azaire. -Non credo che Monsieur Wraysford abbia familiarit con quella canzone,-osserv lei. -Forse potrei farmela cantare da Monsieur brard.-Le parole gli erano sfuggite di bocca. Madame Azaire scoppi in una risata improvvisa, prima di riuscire a trattenersi. Toss, e Stephen vide la pelle delle sue gote imporporarsi leggermente quando il marito la fiss incollerito. Pur essendo irritato con se stesso per quella che il padrone di casa poteva considerare una scortesia, Stephen rimase impassibile. Azaire non ebbe una reazione spontanea, come sua moglie, n una forzata come Stephen. Per sua fortuna, Lisette cominci a ridacchiare, e il padre pot rimproverare lei. -Allora Monsieur brard un bravo cantante?-Chiese Grgoire, alzando la testa dal piatto, col tovagliolo infilato nel colletto. -Eccellente,-rispose Azaire in tono di sfida. -Proprio cos,-conferm Stephen, incontrando il suo sguardo con calma. Poi guard negli occhi Madame Azaire, che aveva ritrovato la compostezza e per un attimo ricambi la sua occhiata, con ancora un lampo di divertimento sul volto. -Allora non passata pi davanti a quella casa?-Le domand. -Credo di esserci passata mentre andavo in farmacia, ma la finestra era chiusa e non ho sentito suonare. Dopo cena vennero di nuovo i brard, portando con s la madre di Madame brard, una donna dal viso raggrinzito avvolta in 1 scialle di pizzo nero, che era nota per la sua grande sensibilit religiosa. Per motivi che non vennero spiegati, brard la chiamava zia Elise, e lei chiese agli altri di fare altrettanto. Stephen si domand se il suo cognome da sposata le rievocasse penosi ricordi del marito morto, o se ci fosse un episodio sconveniente nella storia familiare della moglie che brard riteneva pi opportuno nascondere. In quella e in altre occasioni, Stephen studi i brard e il ruolo che svolgevano nella vita degli Azaire. In terrazzo, uando le serate divennero abbastanza calde, i 5 prendevano posto sulle poltrone di vimini, col profumo del caprifoglio e del gelsomino che si avvolgevano agli architravi e all'intelaiatura delle finestre sul retro. brard, con i solidi stivaletti neri e il panciotto, dirigeva la sua piccola orchestra con perizia tenace, pur tenendo sempre per s le parti migliori. Sul tema delle famiglie influenti in citt era una vera autorit, e poteva parlare a lungo del ruolo sostenuto da nomi come Sellier, Laurendeau o de Morville nella creazione della ricchezza e del tessuto sociale di Amiens. Alludeva in modo tortuoso e indiretto al fatto che la sua famiglia aveva lontani legami con i de Morville, legami che, grazie alla negligenza di qualche brard bonapartista, non erano mai stati riconosciuti ufficialmente. La sua tecnica per criticare l'antenato negligente consisteva nello sminuire gli accattivanti tempi della societ parigina, in particolare la smania di titoli nobiliari, di modo che l'errore del suo avo, rimasto ostinatamente provinciale, veniva presentato come una virt d'altri tempi, e oltretutto contraddistinta da una raffinatezza superiore a quella ostentata dai pi sofisticati parigini. Quell'antico brard risultava dunque rozzo e raffinato al tempo stesso, e di conseguenza i suoi discendenti erano presentati tanto come eredi di una lodevole virt quanto come beneficiari inconsapevoli di un'educazione superiore. Il tempo passava Era un modo come un altro per trascorrere delle serate tranquille, pensava Stephen, ma bruciava di frustrazione. Non riusciva a capire come Madame Azaire potesse sopportarlo. Lei era l'unica a non rispondere alle sollecitazioni di brard. Capitava di rado che offrisse il suo contributo quando era invitata a farlo, mentre invece parlava di argomenti di sua scelta senza bisogno di sollecitazioni. Questo evidentemente non lasciava a brard altra scelta che interromperla; si scusava con un lieve cenno del capo, ma solo dopo avere riportato saldamente la conversazione sul sentiero tracciato. Madame Azaire scrollava appena le spalle o sorrideva di quelle scuse ritardate, come a suggerire che quanto stava per dire non era importante. La presenza della zia

Elise era particolarmente vantaggiosa per brard, visto che poteva contare su di lei perch innalzasse il tono delle chiacchiere con il suo fervore religioso. La sua fama di pazienza e santit era fondata sulla lunga vedovanza e sulla cospicua collezione di messali, crocifissi e ricordi di pellegrinaggi che aveva raccolto nella sua stanza in casa brard. Con i suoi denti guasti e la voce aspra pareva incarnare la minacciosa verit spirituale che nella chiesa non risplende sul volto pallido dell'asceta, ma nella vita devastata di coloro che hanno dovuto lottare per sopravvivere. Talvolta la sua risata sembrava pi ribalda o sanguigna che maligna, ma nei frequenti appelli ai santi riusciva a sconcertare gli ascoltatori invocando nomi e martiri che risalivano ai primi secoli della Chiesa e agli anni della sua affermazione in Asia Minore. -Vi propongo di passare un pomeriggio ai giardini d'acqua, domenica prossima, disse brard.-Sempre che vi faccia piacere unirvi a noi. Azaire aderi con entusiasmo. Zia Elise dichiar di essere troppo vecchia per andare in barca, riuscendo a far intendere che un simile svago non era appropriato alla domenica. -Immagino che lei se la cavi bene con le barche, non vero, Ren?-Disse brard. -In effetti ho l'istinto del canottiere,-rispose Azaire. -Ma sentitelo, che modestia,-esclam brard ridendo.-Se non fosse per tutte le prove che lo contraddicono, negherebbe persino di essere abile negli affari. Azaire amava il ruolo di burlone discreto che brard gli aveva cucito addosso. Aveva perfezionato un modo tutto suo di inspirare con aria scettica quando si accennava a ualcuno dei suoi talenti, facendo seguire al sibilo un sorso al bicchiere. Non diceva niente, cos la sua fama di uomo di spirito restava intatta, ma non per Stephen il quale, ogni volta che Azaire alzava gli occhi al cielo con modestia, ricordava i lamenti che aveva udito provenire dalla camera da letto. A volte, dal rifugio sicuro del salotto, fissava il gruppo e la figura silenziosa ma piena di vitalit di Madame Azaire. Non si chiedeva se era bella, perch l'effetto fisico prodotto dalla sua presenza svuotava la domanda di ogni significato. Forse non lo era, nel senso pi rigoroso del termine. Se tutto nel suo viso era femminile, il naso era leggermente pi grande di quanto prescritto dalla moda; icapelli avevano pi sfumature di castano, biondo e rosso di quanto la maggior parte delle donne potesse desiderare. Malgrado la luminosit del viso, la sua evidente forza di carattere prevaleva sulla bellezza convenzionale. Ma Stephen non giugicava; era attratto da un impulso irresistibile. Un pomeriggio, al ritorno dal lavoro, la trov in giardino intenta a potare dei trascurati cespugli di rose, alcuni dei quali erano diventati pi alti di lei. -Monsieur.-Lei lo salut in modo formale, anche se non freddo. Stephen, che non aveva un piano d'azione, si limit a prenderle di mano le piccole cesoie, dicendo:-Mi permetta. Madame Azaire sorrise con un'aria sorpresa, perdonando il gesto brusco di Stephen. Lui recise alcuni fiori secchi prima di accorgersi che non aveva la minima idea di quello che lei stava facendo. -Lasci fare a me,-gli disse Madame Azaire. Sfiorandogli il petto col braccio, gli tolse di mano le cesoie.-Si fa cos. Al di sotto di ogni fiore appassito si taglia il gambo con una leggera angolazione, in uesto modo. Guardi.-I petali brunicci di una rosa bianca ormai sfiorita caddero al suolo. Stephen si avvicin di un passo, fiutando l'odore degli abiti freschi di bucato di Madame Azaire. La sua gonna era di un color bruno terra; la camicetta era ornata da 1 smerlo che faceva pensare a mode e guarnizioni di un'epoca pi antica e pi elaborata nell'abbigliamento. Il piccolo gilet che indossava sopra era alto, e scopriva un rossore alla base della gola, causato dal lieve sforzo fisico del giardinaggio. Stephen immagin le varie ere della moda e della storia evocate dal suo modo decorativo di vestire: gli faceva pensare ai balli per la vittoria nelle battaglie di Wagram e Borodino, o alle serate mondane del Secondo Impero. Il viso ancora liscio di lei sembrava alludere a intrighi e sofisticazioni mondane ben lontani dalla sua situazione reale.-Non vedo sua figlia da un paio di giorni,-osserv lui, scuotendosi dalle fantasticherie. -Dov'? -Lisette andata per qualche giorno dalla nonna, vicino a Rouen. -Quanti anni ha, Lisette? - 16.

Senza la minima intenzione di fare il galante, Stephen disse:-Com' possibile che lei abbia una figlia cos grande? -Lei e Grgoire sono i miei figliastri,-spieg Madame Azaire.-La prima moglie di mio marito morta 8 anni fa e noi ci siamo sposati 2 anni dopo. -Lo sapevo. Lo sapevo che non poteva essere tanto vecchia da avere una figlia cos grande.-Madame Azaire sorrise, ma questa volta con una punta d'imbarazzo in pi. Lui le guard il viso, chino sulle spine e sulle rose appassite, e immagin le sue carni percosse dal marito corrotto e avvizzito. Senza riflettere le prese la mano, stringendola fra le sue. Lei si gir in fretta verso di lui con occhi allarmati, mentre il sangue le affluiva al viso. Stephen teneva la mano di lei stretta contro la stoffa pesante della giacca, senza dir niente. La soddisfazione di quell'impulso immediato lo aveva calmato. La guard negli occhi, quasi sfidandola a reagire in un modo che non fosse dettato dalla loro posizione sociale. -Monsieur, la prego, lasci andare la mia mano.-Lei tent di cavarsela con una risatina. Stephen not che le parole non erano accompagnate dal tentativo di ritirare la mano. Il fatto che l'altra fosse occupata con le cesoie le rendeva difficile liberarsi senza rischiare di perdere la compostezza. -La notte scorsa ho sentito dei rumori provenire dalla sua stanza, Isabelle.,. -Monsieur, lei.,. Stephen. Ora basta. Non deve umiliarmi. -Non desidero affatto umiliarla. Mai. Anzi, volevo soltanto rassicurarla.-Era una strana scelta di parole, e Stephen se ne rese conto pronunciandole, ma le lasci la mano. Lei lo guard in faccia con maggiore compostezza di prima.-Deve rispettare la mia posizione. -Lo far,-rispose Stephen. Gli parve che ci fosse qualcosa di ambiguo ne le parole di lei, a cui aveva risposto con remissivit, ma al futuro. Rendendosi conto di non poter fare altri progressi si conged a malincuore. Madame Azaire guard la figura alta allontanarsi sull'erba in direzione della casa. Torn alle sue rose, scrollando la testa come indispettita da un'emozione indesiderata. Dopo la fuga dalla stanza della filanda dove gli operai consumavano i pasti in comune, Stephen aveva scovato un caff dall'altra parte della cattedrale, dove andava tutti i giorni a mangiare. Era un locale frequentato da giovani, studenti o apprendisti, molti dei quali sedevano ogni giorno allo stesso tavolo. A cucinare era un robusto esule parigino che un tempo aveva gestito un caff in place de l'Odon. Conoscendo l'appetito degli studenti, serviva una sola pietanza, ma in grandi porzioni, con pane e vino compresi nel prezzo. Il piatto piu frequente era a base di manzo, seguito da budino o torta di frutta. Stephen stava pranzando a un tavolino vicino alla vetrata, quando vide passare in gran fretta una figura familiare, con la testa china e un cesto appeso al braccio. Aveva il viso nascosto da un foulard, ma lui la riconobbe dal passo e dalla fascia scozzese che portava legata in vita. Spingendo la sedia all'indietro, lanci sul tavolo alcune monete e usc in strada. La vide sparire oltre l'angolo della piazza, per imboccare una viuzza stretta, e la rincorse, raggiungendola proprio mentre tirava il cordone del campanello davanti a un portone dalla vernice verde scrostata. Madame Azaire si colori in viso quando lui l'accost. -Monsieur.,.io non mi aspettavo di incontrarla. Devo consegnare qualcosa a un amico. -Ero in un caff e l'ho vista passare. Ho pensato che forse avrei potuto aiutarla a portare qualcosa.-Lei guard il cesto con aria dubbiosa. -No, no, grazie. La porta fu aperta da un giovanotto con i capelli castani ondulati e un'espressione vigile. Evidentemente conosceva la donna e la stava aspettando. -Entri,-disse posando una mano sulla spalla di Madame Azaire e facendola passare nel cortile. -Questo un amico,-spieg lei in tono incerto, indicando Stephen che esitava sulla soglia. -venga dentro,-rispose l'uomo e chiuse la porta. Li precedette attraverso il cortile e, saliti alcuni gradini fino a un piccolo appartamento, li preg di aspettare in un salottino angusto, con le imposte chiuse e pile di fogli e

volantini che coprivano tutte le superfici libere. Quando torn, apr una tenda che lasci entrare un po' di luce nella stanza squallida e angusta. Accennando con la mano al disordine, si scus.-In questo momento siamo in 5 a vivere in questo bugigattolo.-Tese la mano a Stephen.-Mi chiamo Lucien Lebrun.-Si strinsero la mano, e Lucien si rivolse a Madame Azaire.-Ha sentito la notizia? Hanno accettato di riassumere i 10 uomini licenziati la settimana scorsa. Non intendono tornare sui loro passi per la questione salariale, comunque pur sempre un inizio. Madame Azaire sentiva su di s lo sguardo perplesso di Stephen. Allora si affrett a dire :-Si star chiedendo che cosa faccio qui. Di tanto in tanto porto del cibo a Monsieur Lebrun e lui lo consegna a una delle famiglie dei tintori. Ce ne sono che hanno 5 o 6 figli, a volte anche di pi, e faticano a sbarcare il lunario. -Capisco. E suo marito non ne al corrente. -No. Non potrei mai interessarmi ai suoi operai, ma i tintori, come sa, formano un gruppo a parte. -Non si scusi!-Esclam Lucien.-Donare cibo semplicemente un gesto di carit cristiana. E in ogni caso le ingiustizie perpetrate contro la mia gente sono scandalose. La settimana scorsa, alla riunione locale del sindacato.,. -Non ricominciamo con questa storia,-disse Madame Azaire ridendo. Lucien sorrise.-Dispero di lei, Madame.-Stephen si irrigid nel sentire con quanta familiarit Lucien si rivolgeva a Madame Azaire. Non era particolarmente interessato agli aspetti politici dello sciopero o alla nobilt morale di Madame Azaire. Voleva solo sapere come mai lei fosse entrata tanto in confidenza con quel giovanotto energico.-Penso che per me sia ora di tornare in fabbrica,-disse . -Suo marito deve mostrarmi il processo di finitura. -Lei lavora con Azaire?-Lucien era sconcertato. -Lavoro per una ditta inglese che mi ha mandato qui per qualche tempo. -Per essere inglese, lei parla il francese molto bene. -L'ho imparato a Parigi. -E cosa ha detto dello sciopero dei tintori? Stephen ricord l'osservazione di Azaire sul "piccolo Lucien".-"Non molto. Penso che sar pi preoccupato quando comincer a riguardare la sua filanda. Lucien si lasci sfuggire una risatina.-Non ci vorr molto, posso assicurarglielo. Madame, vuole qualcosa da bere? -Grazie, molto gentile. Forse un bicchiere d'acqua.-Lucien scomparve e Stephen indugi, riluttante a lasciare Madame Azaire.-Non deve giudicarmi male, Monsieur disse lei. -No, certo che no,-rispose Stephen, compiaciuto del fatto che la donna si preoccupava della sua stima. -Sono leale verso mio marito. Stephen non replic. Sentiva avvicinarsi i passi di Lucien. Si protese in avanti e, posando la mano sul braccio di Madame Azaire, la baci sulla guancia. Usc subito, prima di vedere il rossore che aveva causato, dicendo:-Arrivederci,-come se il bacio fosse stato soltanto un saluto cortese. Isabelle Azaire, nata Fourmentier; proveniva da una famiglia che viveva nei dintorni di Rouen. Era la minore di 5 sorelle e aveva deluso il padre, che si aspettava un figlio maschio. Essendo l'ultimogenita, non aveva goduto delle attenzioni dei genitori, che al tempo della nascita della quinta femmina non trovavano pi grandi attrattive nei gridolini e nei progressi di una poppante. 2 delle sorelle maggiori, batrice e Delphine, si erano alleate fin dai primi anni di vita contro la tirannia fredda del padre e l'indolenza manipolatrice di Madame Fourmentier. Erano tutt'e 2 ragazze vivaci e sveglie, dotate di talenti che i genitori non si curavano di notare e non incoraggiavano. Avevano sviluppato un egoismo a 2 che impediva loro di avventurarsi fuori dal cerchio della reciproca rassicurazione. La sorella maggiore, Mathilde, era soggetta a violenti accessi di collera ed era capace di tenere il broncio per giorni e giorni di seguito. Aveva i capelli scuri e 1 sguardo gelido che a volte induceva persino il padre a pensarci 2 volte prima di contrariarla. A 18 anni, era stata

travolta dalla passione per un architetto che lavorava presso la cattedrale di Rouen. Era un omarino dagli occhi sfuggenti, con una prontezza da donnola nei movimenti, ed era sposato da 10 anni, con 2 figlie. Le voci sulla crescente intimit fra i 2 erano giunte alle orecchie di Monsieur Fourmentier e c'era stato 1 scontro piuttosto acceso. Dalla sua camera da letto in soffitta, Isabelle, che allora aveva 5 anni, aveva udito per la prima volta la voce della passione adulta, quando le suppliche del padre si erano mutate in collera e il ben noto temperamento della sorella era divenuto qualcosa di pi straziante e primordiale. Aveva sentito la casa tremare, quando Mathilde aveva sbattuto l'uscio dietro di s. Isabelle era una bambina di straordinaria dolcezza e non metteva in discussione l'indifferenza dei genitori. La sola persona con cui era quasi in confidenza era la sorella Jeanne, di 2 anni maggiore. Delle sorelle, Jeanne era la pi ricca di risorse: non aveva dovuto avventurarsi nel mondo per prima, come Mathilde, e non era stata risucchiata nell'alleanza fra batrice e Delphine. Quando un giorno Isabelle aveva visto comparire il sangue, incomprensibile e inatteso, era stata Jeanne a dirle ci che la madre, per pigrizia o falso pudore, non le aveva spiegato. Per gli altri, quel san ue, aveva detto Jeanne, era qualcosa di vergognoso, ma Isabelle doveva esserne fiera . Jeanne lo considerava prezioso, perch parlava di un ciclo vitale pi ampio, che le avrebbe condotte lontano dal tedio soffocante dell'infanzia. Isabelle, ancora scossa dall'accaduto, era abbastanza influenzabile da condividere il piacere privato di Jeanne, sia pure non senza inquietudine. Non era mai riuscita del tutto a riconciliarsi col fatto che il segreto che prometteva vita e liberazione dovesse manifestarsi con il colore del dolore. Il padre di Isabelle era un avvocato ricco di ambizioni politiche ma privo della capacit di realizzarle o del fascino che avrebbe potuto procurargli alleanze laddove il talento aveva fallito. In quella casa piena di donne si annoiava, e dedicava le ore dei pasti alla lettura di quotidiani parigini con tutti i resoconti degli intrighi politici. Ignorava la complessit e i tormenti della vita familiare; sgridava le figlie quando si comportavano male e di tanto in tanto le puniva severamente, ma per il resto non si sentiva coinvolto dalla loro crescita. Quell'indifferenza aveva spinto Madame Fourmentier a occuparsi troppo di moda e di apparenze. Era convinta che il marito avesse un'amante a Rouen e che questo spiegasse il suo disinteresse per lei. Per rifarsi di quel presunto torto, dedicava tutto il suo tempo a rendersi attraente agli occhi degli altri uomini. Un anno dopo il fallimento della sua storia d'amore con l'architetto sposato, Mathilde fu data in moglie a un medico del posto, con grande sollievo dei genitori e invidia delle sorelle. Si dava per scontato che, quando anche le altre ragazze avessero lasciato la casa, Isabelle sarebbe rimasta per prendersi cura dei genitori. -E' quello che dovrei fare, Jeanne?-Chiedeva alla sorella.-Restare qui per sempre mentre loro invecchiano? -Penso che ne sarebbero contenti, ma non hanno nessun diritto di pretenderlo. Sei tu che devi trovare la vita che fa per te. Io far cos. Se nessuno mi sposer, andr a vivere a Parigi e aprir un negozio. -Credevo che volessi andare nella giungla a fare la missionaria. -Questo soltanto se il negozio fallisce e il mio innamorato mi respinge.-Jeanne aveva pi senso dell'umorismo e distacco delle altre sorelle, e parlando con lei Isabelle aveva la sensazione che i fatti di cui leggeva nei libri e nei giornali non fossero soltanto gli ingredienti della vita altrui, come un tempo aveva creduto, ma in una certa misura fossero accessibili anche a lei. Voleva bene a Jeanne come a nessun'altra. All'et di 18 anni, Isabelle era una ragazza sicura di s ma gentile, che non aveva trovato 1 sfogo adeguato ai suoi istinti naturali o all'energia esuberante che veniva frustrata dalla routine e dal torpore della casa paterna. Alle nozze della sorella batrice conobbe un giovane ufficiale di fanteria, Jean Destournel, che le parl con gentilezza e mostr di apprezzarla per qualche sua qualit intrinseca. Isabelle, che fino a quel momento era stata indotta a sentirsi una pallida versione di individuo, che in ogni caso avrebbe dovuto essere di sesso maschile, rimase confusa scoprendo che qualcuno poteva considerarla unica e degna di essere conosciuta per se stessa.

Oltre tutto Jean non era un tipo banale; era premuroso e attraente, sia pure in modo convenzionale, le scriveva e le inviava piccoli doni. Dopo un anno di corteggiamento, quasi tutto per corrispondenza, visto che i vari incarichi di Jean gli consentivano di passare da Rouen solo di rado, il padre di Isabelle fece 1 dei suoi rari interventi nella vita familiare. Quando Jean venne a trovare Isabelle, lo convoc per dirgli che era troppo vecchio, aveva un grado troppo basso e proveniva da una famiglia troppo modesta, e oltretutto tirava troppo in lungo il corteggiamento. Destournel, che in fondo era un uomo timido, fu preso in contropiede dal vigore delle obiezioni di Fourmentier e cominci a dubitare delle proprie motivazioni. Era rimasto affascinato dal carattere di Isabelle e dal suo aspetto originale, che era gi diverso da quello della maggior parte delle ragazze della sua et. Dopo aver trascorso la serata alla mensa ufficiali, amava ritirarsi nella sua stanza per pensare a quella giovane donna piena di vita. Concedeva alla sua immaginazione di soffermarsi sui dettagli della vita domestica di Isabelle, intrisa di femminilit, con tutti i requisiti della pace e dell'intimit familiare e la compagnia delle 2 sorelle ancora nubili, Delphine e Jeanne. Si dilettava a confrontare i rispettivi meriti , compiacendosi della perversa conclusione e della pi giovane, quasi ignorata agli altri, era in realt la pi bella e interessante. Ma per quanto Isabelle Fourmentier, con la sua carnagione chiara, gli abiti vaporosi e le risate, fornisse senza dubbio una meravigliosa fonte di distrazione dalle piccole incombenze quotidiane della vita militare, in fondo al cuore non era certo di avere davvero intenzione di sposarla. Forse, se Fourmentier non si fosse intromesso, il matrimonio sarebbe stata la conclusione naturale; ma quell'improvvisa presa di coscienza fece scattare in lui un dubbio corrosivo. Qualche mese dopo, in occasione della visita successiva, port Isabelle a fare una passeggiata in giardino e le annunci che stavano per inviarlo all'estero, dove non avrebbe potuto continuare a coltivare la loro amicizia. Eluse la questione del matrimonio adducendo come scusa la propria povert e indegnit. A Isabelle non importava se l'avrebbe sposata o no, ma quando le disse che non intendeva pi rivederla prov la sofferenza lancinante della privazione, come una bambina che perde la sua unica fonte d'amore. Per 3 anni quella perdita color ogni istante della sua giornata. Quando finalmente divenne tollerabile, le rimase come una ferita sulla quale la pelle non s'ispessiva mai, cosicch il minimo attrito poteva riaprirla. L'innocenza spensierata dell'infanzia priva di guida era finita, ma pian piano la sua natura riacquist dolcezza ed equilibrio. A 23 anni non era pi la piccola di casa; sembrava pi matura della sua et e cominci a coltivare 1 stile e un modo di fare tutto suo, diversi da quelli dei genitori o delle sorelle maggiori. La madre era un po' intimorita dalla sicurezza dei suoi gusti e dalla ffermezza delle sue opinioni. Isabelle si accorse di crescere, e senza incontrare resistenza. A un ricevimento, il padre sent parlare di una famiglia del posto, gli Azaire, che si erano trasferiti ad Amiens, dove la moglie era morta lasciando 2 figli. Fece in modo di ottenere una presentazione e trov decisamente di suo gusto l'aspetto di Ren Azaire. Isabelle non rappresentava il conforto che aveva sperato di trovare in casa; era diventata troppo volitiva per fare la governante e, pur essendo perfettamente in grado di aiutare la madre, a volte minacciava di mettere in imbarazzo lui. Nella figura severa e piena di esperienza di Ren Azaire, il padre di Isabelle vide la soluzione a non poche difficolt. L'unione fu prospettata con abilit a Isabelle da tutti e 2 gli uomini. Il padre gioc sulla simpatia che lei provava per Azaire, mentre questi a sua volta le present i bambini, entrambi in una fase accattivante del loro sviluppo. Azaire le garant una certa indipendenza nel matrimonio e Isabelle, che non vedeva l'ora di abbandonare la casa dei genitori, acconsent. L'interesse per Lisette e Grgoire fu per lei l'argomento principale; desiderava aiutarli per annegare le proprie delusioni personali nei loro successi. Fu convenuto inoltre che lei e Azaire dovessero avere dei figli. Cos la piccola Fourmentier si trasform in Madame Azaire, una donna dalla dignit superiore ai suoi anni, dai gusti spiccati e dalle opinioni decise, ma con un cumulo di impulsi e affetti naturali mai appagati da nessuna delle circostanze

della sua vita. Da principio Azaire si sentiva fiero di avere sposato una donna cos giovane e attraente e si compiaceva di mostrarla agli amici. Vedeva i bambini rifiorire sotto le sue attenzioni. Lisette fu guidata con tatto attraverso i cambiamenti imbarazzanti del suo corpo, Grgoire fu incoraggiato nei suoi entusiasmi e costretto a migliorare i suoi modi. In citt Madame Azaire era stimata: era una moglie affettuosa e devota al marito, e lui non le chiedeva altro; non lo amava, ma del resto Azaire si sarebbe spaventato al pensiero di suscitare in lei un'emozione cos superflua. Madame Azaire si mostr all'altezza del suo nuovo nome. Era contenta del ruolo che aveva accettato e convinta che i suoi desideri ambiziosi si sarebbero dissolti in modo sicuro e definitivo. Per un paradosso che apparentemente non riusc a comprendere subito fu proprio la figura gelida del marito a tenere in vita quei desideri. Lui considerava la nascita di altri figli una prova importante della sua posizione nella societ e una conferma che la loro era un'unione equilibrata, in cui la sua et e le differenze di gusti contavano ben poco. Si accostava alla moglie con un atteggiamento freddo e sbrigativo e lei reagiva con un'indifferenza sottomessa, del resto era l'unica risposta che lui le concedesse, Faceva l'amore con lei ogni notte, anche se, una volta presa l'iniziativa, sembrava deciso a concludere in fretta e in seguito non alludeva mai a ci che avevano fatto insieme. Madame Azaire, che all'inizio era spaventata e vergognosa, pian piano si sent frustrata dall'atteggiamento del marito; non riusciva a capire per quale motivo quell'aspetto della loro vita, che pure sembrava contare tanto per lui, fosse un argomento del quale non era disposto a parlare, n capiva come mai la sconcertante intimit dell'atto non aprisse alcuna porta nella sua mente, non stabilisse contatti con i sentimenti e le aspirazioni pi profonde che si erano sviluppate in lei fin dall'infanzia. Non rimase incinta, e ogni mese, al ripresentarsi del sangue mestruale, Azaire si sentiva un po' pi disperato. Un senso di colpa istintivo lo spingeva ad attribuirsene la responsabilit. Cominci a pensare di essere lui la causa della sua sterilit, anche se i suoi 2 figli sembravano provare il contrario; in certe ore silenziose della notte sospettava addirittura che quella fosse la punizione per avere sposato Isabelle, anche se non avrebbe saputo dire perch fosse cos o che cosa avesse fatto di male. Infine i sentimenti di frustrazione presero a incidere sulla frequenza delle sue prestazioni. Cominci inoltre a notare nella moglie un'assenza di reazioni, anche se la prospettiva di porvi rimedio era cos spaventosa che non sapeva risolversi ad affrontarla. Nel frattempo, Madame Azaire divenne meno premurosa verso il marito. Temeva Stephen; lo temeva fin dal giorno in cui era arrivato in boulevard du Cange, con la faccia scura e gli occhi bruni e attenti, i movimenti rapidi e impetuosi. Non somigliava agli altri uomini che aveva conosciuto, al padre o al marito, e neanche a Jean Destournel, che, per quanto giovane e romantico, si era rivelato in fin dei cOnti un debole. Poich Stephen aveva 9 anni meno di lei, lo giudicava con una punta di condiscendenza; vedeva in lui la giovinezza, o almeno un suo stadio, che lei si era gi lasciata alle spalle. Cercava di considerare Stephen un terzo figlio, il fratello di Lisette; dopo tutto, pensava, ha solo 4 anni pi di lei. In una certa misura riusc anche a farlo, pur accorgendosi che questo aggiungeva al senso di allarme un elemento di tenerezza materna. La domenica mattina Stephen si alz di buon'ora e scese in cerca di qualcosa da mangiare in cucina. Percorse i corridoi del pianterreno, dove i passi rimbombavano nell'aria chiusa. In casa c'erano ancora alcune stanze che non aveva visitato e altre che, viste di sfuggita, non avrebbe saputo ritrovare. Superando la porta di un salottino, usc nella frescura del parco e s'incammin attraverso il prato. Sotto un castagno c'era una panchina, sulla quale si sedette a osservare la casa sbocconcellando un pezzo di pane che aveva preso in cucina. La sera prima aveva usato il coltello per ricavare una piccola scultura da un pezzo di legno tenero trovato in giardino. Ora la prese dalla tasca della giacca per esaminarla all'aria limpida e umida del mattino. Era la figurina di una donna vestita con una gonna lunga e una giacca corta; alcune incisioni ravvicinate indicavano i capelli e i lineamenti del viso erano ridotti ai soli segni degli occhi e della bocca. Cav di tasca il coltello scavando leggermente nel legno intorno ai piedi, nel punto in cui sbucavano dalla gonna,

per renderli pi realistici. Vide aprirsi le imposte su una stanza da letto al primo piano, e immagin suoni di voci e acqua corrente e maniglie delle porte che si aprivano. Quando pens che tutta la famiglia fosse vestita e in piedi, rientr in casa. I ragazzi non erano troppo entusiasti della gita ai giardini d'acqua. Madame Azaire si protese verso Grgoire perch smettesse di tamburellare con il cucchiaio sulla tavola. Aveva indossato un vestito di lino color crema con una fascia azzurra alla cintura, ornato di una fila di bottoni che non servivano n ad aprire n a chiudere niente. Lisette sbirci Stephen con civetteria.-E cos, viene anche lei ai famosi giardini d'acqua? -Non so se sono compreso nell'invito. -Ma certo,-disse Madame Azaire. -In tal caso verr, con piacere. Lisette osserv:-Bene, forse cos la gita sar un po' meno noiosa. -E' molto gentile da parte di Monsieur brard invitarci,-ribatt Madame Azaire. -Devi essere molto cortese con tutti e 2. E non credo neppure che quel vestito s ia appropriato a una ragazza della tua et. E' troppo stretto. -Ma fa cos caldo,-sbott Lisette. -Non posso influire sul tempo. Ora corri a metterti qualcos'altro. -Corri, corri, corri,-brontol Lisette imbronciata mentre scostava la sedia dal tavolo, sfiorando col braccio la spalla di Stephen per avviarsi alla porta. Il vestito in questione sottolineava la morbida curva e il seno, di cui era chiaramente orgogliosa. I 5 uscirono di casa verso le 11 di mattina, con Margurite, la cameriera, che aiutava Stephen e Madame Azaire a trasportare i vari cesti di cibo, i parasoli, i tappetini e gli abiti di ricambio ritenuti necessari. Si trattava solo di un breve tragitto a piedi per raggiungere l'ingresso ai giardini d'acqua. Scesero una gradinata fino all'imbarcadero dove li aspettava brard, con un cappello di paglia in testa. Madame brard era gi insediata a poppa di un'imbarcazione a fondo piatto che, secondo un'antica tradizione locale, era foggiata a barchino, con una delle estremit squadrata e sollevata. -Buon giorno, Madame. Che bella giornata!-Brard era pi espansivo che mai. Porse il braccio a Madame Azaire per aiutarla a salire in barca e lei, posandovi una mano, sollev con l'altra le gonne e prese posto leggera. Grgoire, non pi annoiato, super di slancio gli altri per saltare a bordo, facendo oscillare l'imbarcazione. Madame brard si lasci sfuggire un gridolino:-Oh, pap! Brard scoppi a ridere.-Prima le donne e i bambini.-Lisette s'imbarc con il suo aiuto, prendendo posto accanto a Madame Azaire.-Io far da timoniere e star a poppa,-annunci brard,-quindi lei si metta di fronte a Lisette e lei, Monsieur,-aggiunse rivolto a Stephen,-se vuol sedersi vicino a Grgoire, e se Madame brard gradisce sistemarsi qui, di fronte a lei, Azaire.,.ecco.,.allora avremo un equilibrio perfetto. Stephen, obbedendo alle istruzioni, sedette di fronte a Madame Azaire e trov spazio per i piedi sul fondo della barca, cercando di non toccare i suoi. brard lanci un grido marinaresco e si spost goffamente a poppa, scostando la barca dalla riva con un lungo palo di legno. I giardini erano formati dalle acque stagnanti della Somme, incanalate fra numerose isolette, le cui rive erano state rinforzate con assi di legno. Il terreno era fittamente ricoperto da colture di ortaggi, o in piccoli orti, dove il proprietario viveva in una modesta abitazione adiacente, o in appezzamenti pi grandi, il cui padrone risiedeva probabilmente in citt. Da chi non aveva niente a che fare con le coltivazioni, l'area era considerata un sito di grande bellezza naturale, motivo di orgoglio civico. Brard manovrava la barca con una certa abilit, affondando la pertica con una spinta vigorosa e spostandola a sinistra o a destra per virare mentre la ritirava. Scivolarono sull'acqua sotto i rami sporgenti degli alberi, avvicinandosi di tanto in tanto ad altri gitanti domenicali, che dalle loro barche lanciavano saluti e commenti sul tempo sereno. brard sudava a profusione, asciugandosi la fronte con un fazzoletto, ma mentre remava riusciva lo stesso a raccontare la storia di quei giardini. Stephen stava scomodo sul banco di legno, dando le spalle alla direzione della barca. L'acqua stagnante, ignara di

qualsiasi brezza, sembrava esaltare il caldo innaturale della giornata. Le sue scarpe di cuoio lucido erano posate sulle assicelle del fondo nell'angolazione innaturale impostagli dall'intento di non sfiorare le scarpette bianche di Madame Azaire, disposte nella posizione dettata dalla lieve inclinazione laterale delle gambe unite. I sedili estremamente bassi la costringevano per a tenere le ginocchia sollevate, e la gonna chiara si sollevava fino a scoprire le calze tese sul collo del piede. Erano di un filato serico e finissimo, che secondo Stephen non era stato prodotto da nessuna delle filande del marito. Not la linea delicata della caviglia e l'inizio della curva del polpaccio e si sorprese a chiedersi quale sistema di aggancio, sotto le pieghe della gonna di lino, ottenesse la tensione che faceva apparire la trama delle calze cos lieve e aderente all'arco del piede. -.,.dai soldati romani. Ma la canalizzazione dell'acqua fra i lotti di terreno era in una certa misura un fenomeno naturale, e passarono alcuni secoli prima che le rive degli isolotti fossero rafforzate con le assi come le vedete oggi. Quindi ci che abbiamo sotto gli occhi, in realt, il frutto dell'armonia e della collaborazione fra uomo e natura. Il discorso di brard era interrotto da occasionali ansiti per riprendere fiato, ma non dagli altri, meno di tutti Azaire, le cui esclamazioni passavano inosservate. Stephen osservava l'acqua e vi teneva immersa una mano, sorridendo a Grgoire e cercando di incontrare lo sguardo di Madame Azaire. Quando ci riusc, lei gli rivolse un sorriso misurato, prima di voltarsi per fare una domanda a Lisette. I larghi canali dei giardini d'acqua erano arterie pubbliche, mentre vie d'acqua pi strette, contrassegnate da cartelli con la scritta "Privato", conducevano a grandi case protette da occhi estranei con fitte siepi e alti fiori rigogliosi. Quando Brard fu esausto, Azaire prese il suo posto, spingendo avanti la piccola imbarcazione finch le suppliche di Grgoire, che voleva pranzare, furono finalmente esaudite. Brard aveva ottenuto da un amico il permesso di Ormeggiare la barca ai piedi di un giardino ombroso per pranzare sotto alcuni alberi di melo. Azaire si diede un grand'affare per appendere il vino alla cima d'ormeggio della barca mettendolo in fresco nell'acqua, mentre Madame Azaire e Lisette stendevano sull'erba i tappeti. Grgoire corse in giro per il giardino, tornando ogni tanto a riferire le sue scoperte, e Stephen cerc di conversare con Madame Brard, anche se lei non aveva occhi che per il marito. Monsieur Brard si era installato ai piedi di un albero con un bicchiere di vino e un pezzo di pollo, che addentava strappando la carne dall'osso con 1 strattone laterale del capo. Gli uomini si tolsero le giacche e Stephen, posando la sua, sent in tasca la piccola scultura di legno. La tir fuori, rigirandola fra le dita. -Che cos'?-Chiese Lisette, che si era seduta sul tappeto accanto a lui. -Soltanto una statuina. L'ho fatta con questo.-Estrasse di tasca il coltello. -E' bella. -Se vuoi te la regalo,-rispose Stephen senza riflettere. Lisette s'illumin di piacere, guardandosi attorno per controllare che gli altri avessero visto. Stephen cerc un pezzo di legno per intagliarne un'altra statuetta destinata a Grgoire, che in quel momento mangiava con impegno. Degli altri, nessuno sembrava avere appetito. Madame Azaire estrasse dalle ceste formaggi e pasticci vari, ma vennero riposti tutti subito dopo, con appena un paio di fette mancanti. Brard mangi, oltre al pollo, della lingua in gelatina; Lisette si limit a una fetta di torta alle fragole, pi qualche pasticcino preparato da Madame Azaire in persona. Lei e il fratello bevevano aranciata, mentre gli altri avevano del vino della Loira, che l'immersione nelle acque tranquille non era riuscita a raffreddare. Dopo pranzo, Brard si addorment, con la schiena appoggiata all'albero, e Azaire accese la pipa prima di ritirarsi in un'altra parte del giardino allo stesso scopo. Stephen intagli con una certa fatica un pezzo di legno duro per ricavarne una figura d'uomo abbastanza realistica per Grgoire. Finito il pasto, li attendeva un pomeriggio greve e tedioso. Risalirono goffamente in barca e, dopo che a Stephen era stato concesso un breve turno alla pertica, Brard riprese la sua posizione. La temperatura era salita e le donne si sventagliavano con energia. Madame Brard, oppressa dal

pesante abbigliamento formale, se ne stava a prua con aria sconsolata, come la mesta polena di una nave maledetta, sospinta dal fato verso i ghiacci e i venti equatoriali. Stephen si sentiva accaldato e stordito dal vino. I giardini d'acqua gli ispiravano un senso di repulsione; il loro rigoglio febbrile gli sembrava apparentato alla fertilit vegetale della morte. Le acque brune erano melmose e increspate solo dall'andirivieni frenetico dei tratti sulle sponde. Grossi mosconi ronzavano sull'acqua, sotto gli alberi, tuffandosi in picchiata su torsi di cavolo, asparagi e carciofi marci rimasti abbandonati sul terreno per la sfrenata prodigalit del raccolto. Quello che veniva considerato un luogo di bellezza naturale era in realt un ristagno di tessuti viventi che era impossibile salvare dal disfacimento. Madame Azaire, anche lei a disagio nel caldo e nel torpore del pomeriggio, aveva perso una frazione infinitesimale della sua compostezza. Aveva la pelle arrossata alla gola, dove si era allentata lo scollo del vestito. Una ciocca sottile di capelli dai riflessi color fragola era incollata al collo dal sudore. Un piede era abbandonato contro la gamba di Stephen, allungata sotto il sedile. Quando Brard spingeva la barca sulla sua pigra rotta rettilinea, un lieve rollio nel movimento causava una pressione percettibile. Stephen lasci la gamba dov'era; Madame Azaire era troppo accaldata o indifferente per cambiare posizione. Stephen incroci il suo sguardo e lei lo fiss senza accennare un sorriso di cortesia o 1 spunto di conversazione, poi volt lentamente la testa come per guardare il panorama. Un pesce solc la superficie dell'acqua, ignorato persino da Grgoire, che poco prima era tanto eccitato. La corrente del fiume era stata rallentata dalla costruzione di un canale, spieg Brard, ed era quello il motivo per cui le barche non andavano pi a remi; per farle avanzare bastava una spinta della pertica. Stephen immaginava i grandi acquitrini e gli stagni creati dalla natura prima che fossero regolati i canali e la terra diventasse coltivabile. La funzione del fiume non era cambiata in modo significativo; serviva ancora a irrigare un ciclo di disfacimento superfluo, la decomposizione della materia nel terreno rivoltato e scavato, dall'humus molle e vischioso. Il pomeriggio aveva raggiunto lo stadio in cui avrebbe dovuto cominciare a rinfrescare, ma anche il filo di brezza che aveva soffiato fino a quel momento era caduto, e l'aria statica si coagulava, densa e soffocante. Grgoire cominci a spruzzare d'acqua Lisette, che lo schiaffeggi, facendolo piangere. Azaire diede il cambio a poppa a Brard, che si accasci sudato accanto alla moglie, restando una volta tanto in silenzio. Stephen tent di distogliere la mente dalle visioni di putrefazione che il fiume gli aveva suggerito. La pressione del piede di Madame Azaire contro la sua gamba aument lentamente, finch quasi tutto il polpaccio fu appoggiato contro il suo. Il semplice brivido che quel contatto aveva suggerito poco prima ai suoi sensi esaltati ora gli sembrava pi complicato; il desiderio appariva inscindibile da un istinto di morte. Tutti loro, pensava, sarebbero stati risucchiati da quella terra: la lingua di Brard si sarebbe decomposta nelle particelle di terreno friabile che i giardinieri sfregavano fra le dita; il suo blaterare si sarebbe zittito, mentre veniva riassorbita dalle radici assetate di carciofi o cavoli. Il piccolo Grgoire e Lisette si sarebbero disfatti nella melma delle rive in cui i ratti scavavano la tana e si accoppiavano. E Madame Azaire, Isabelle.,. Anche le parti pi tenere di lei, alle quali la sua immaginazione dava sfacciatamente coro, anche quelle non avrebbero resistito al tempo, assorbite da qualche miserabile fine tutt'altro che spirituale nel terreno colloso. Quando avvistarono l'imbarcadero, il loro umore miglior. Azaire cominci a parlare della splendida gita che avevano fatto e Brard ritrov l'abituale controllo della conversazione. Nell'ultimo uarto d'ora riusc a riscrivere la storia del pomeriggio, attribuendo opinioni sulla sua ottima riuscita a tutti i vari membri della comitiva, sollecitando il loro assenso e interrompendoli prima che avessero il tempo di sciupare la sua versione armoniosa con qualche pensiero autentico. Madame Azaire parve emergere da una trance. Si raddrizz sul sedile, notando solo in quel momento, con visibile allarme, la posizione della sua gamba sinistra. Grgoire immerse nell'acqua un barattolo di vetro, facendolo scorrere nella speranza di intrappolare un pesce. Quando sbarcarono, ringraziando i Brard per la loro gentilezza, Stephen si

carico i cesti, tappeti e parasole, precedendoli lungo la strada verso il boulevard du Cane. Fu lieto di poter lasciare il bagaglio nell'atrio, affidato alle cure di Margurite, perch lo riponesse, mentre lui saliva nella sua stanza. Si tolse il colletto duro che aveva indossato per compiacere i suoi Ospiti e si ritir nel piccolo bagno in fondo al corridoio, un tempo riservato a una domestica. Riempita la vasca d'acqua fredda, vi s'immers