SE OGNUNO FA QUALCOSA - Caritas Diocesana di Palermo · I l Discorso del S. Padre Benedetto XVI...

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informa Caritas Palermo informa Caritas Palermo SE OGNUNO FA QUALCOSA Termini Imerese: Una crisi che parte da lontano Lettera aperta alla cittadinanza di Termini Imerese 35° Convegno nazionale Caritas diocesane Oltre la crisi, per un nuovo impegno a servizio dei poveri Rifiuti e welfare: emergenza o risorsa possibile? Premio don Pino Puglisi a Suor Adma Cassab Fadel di Rio NOVEMBRE/DICEMBRE 2011 ANNO 11 - NUMERO 6 www.caritaspalermo.it Spedizione in abbonamento postale - Legge 662/96 - CMP Palermo

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SE OGNUNOFA QUALCOSA

Termini Imerese: Una crisi che parte da lontanoLettera aperta alla cittadinanza di Termini Imerese

35° Convegno nazionale Caritas diocesane Oltre la crisi, per un nuovo impegno a servizio dei poveri

Rifiuti e welfare: emergenza o risorsa possibile?Premio don Pino Puglisi a Suor Adma Cassab Fadel di Rio

NOVEMBRE/DICEMBRE 2011ANNO 11 - NUMERO 6

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Fate sentire il calore di Dio - Discorso del Papa alla Caritas Italiana nel 40° di Fondazione . . . . . . . . . 3

Termini Imerese: una crisi che parte da lontano . . . 4

Lettera aperta delle associazioni “No profit” alla cittadi-nanza di Termini Imerese . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5

La voce della Caritas diocesana in Seminario . . . . . 8

40° anniversario della Caritas Italiana . . . . . . . . . 10

Oltre la crisi, per un nuovo impegno a servizio dei poveri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12

Rapporto sulla povertà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14

Sovraindebitamento e Usura . . . . . . . . . . . . . . . . . 18

Un ponte di solidarietà tra Sicilia e India . . . . . . . . 23

“La gestione dei rifiuti in Sicilia” . . . . . . . . . . . . . . 24

Ad una donna che salva i bambini di strada di Rio il Premio Puglisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26

Presentato un volume sul cardinale Pappalardo . . . . 28

Il Libro: Gli occhi di mia Figlia . . . . . . . . . . . . . . . 30

Il Film: Generazione 1000 €uro . . . . . . . . . . . . . . . 31

indicenovembre/dicembre 2011

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Il Discorso del S. Padre BenedettoXVI alla Caritas Italiana nel 40° diFondazione, pronunciato nella

Basilica Vaticana il 24 novembre 2011,è destinato ad assolvere al compitoimportante di indirizzare la Chiesaitaliana nel prossimo decennio. IlSanto Padre ha offerto una autorevolesintesi di ciò che la Caritas ha signifi-cato in questi quattro decenni, e nellostesso tempo ha dato degli orienta-menti per quanto dovrà ancora conti-nuare a testimoniare nel prossimodecennio. Tutto l’impianto del Discor-so diventa per ogni Caritas diocesanaun punto di riferimento importanteper l’animazione della pastorale dellacarità nei diversi territori della Chiesaitaliana. La nostra Caritas diocesana,in modo particolare, intende assumer-lo da subito nella sua ricchezza diorientamento pastorale per vivere nelnostro territorio diocesano il prossimotempo di avvicinamento alla celebra-zione del 40° anniversario della suacostituzione. Il compianto cardinalePappalardo dopo un necessario tempodi studio delle indicazioni del Servo diDio Paolo VI e delle successive delibe-razioni della Conferenza EpiscopaleItaliana, volle erigere la Caritas Dioce-sana di Palermo fin dal 15 luglio 1973.È questa infatti la data verso la qualesiamo orientati a rivolgere la nostraattenzione, perchéquesto tempo che cisepara da essa possaessere utilizzato nelmodo migliore perquesto importanteevento. Questo certo dovrà esserecelebrativo di una memoria, masoprattutto dovrà essere l’occasioneper fecondarla di profezia per la suacrescita spirituale e pastorale di tuttala comunità ecclesiale, e per una piùcondivisa testimonianza comunitariadella carità. Mi piace mettere a fonda-mento di questa riflessione gli stessiriferimenti biblici contenuti nelDiscorso di Benedetto XVI, al fine dicogliere in essi un possibile percorsopastorale scandito dalla Parola di Dio.Sono sei i testi richiamati dal SantoPadre che sottolineano l’identità della

Caritas nella Chiesa e la sua missionenel mondo: la Chiesa è chiamata adessere luce, è chiamata cioè a crearein Cristo un solo uomo nuovo e un solopopolo (Fil 2, 15); il distintivo cristia-no evidenzia che “la fede si rende ope-rosa per mezzo della carità” (Gal 5, 5-6); l’amore è chiamato a divenire ope-rosità della vita, forza di servizio,consapevolezza della responsabilità,perché “l’amore del Cristo ci possie-de” (2Cor 5, 14); i sofferenti e i biso-gnosi devono sentire il calore di Diotramite le nostre mani e i nostricuori aperti, proprio perché la Caritasè chiamata a diventare sempre di piùnel territorio come una “sentinella”(Is 21, 11-12); è necessario un costan-te impegno nel ricercare la caritàcome sintesi di tutti i carismi delloSpirito (1Cor 14,1); la Chiesa è chia-mata a portare il dono sublime diGesù nell’umiltà del servizio comeMaria in visita d Elisabetta (Lc 1, 39-43). In tre passaggi il Papa fa riferi-mento al Magistero ecclesiale. Anchese nella sobrietà della sintesi, rappre-sentano un chiaro invito alla Caritasperché sappia sempre meglio assolve-re alla sua prevalente funzione peda-gogica (Paolo VI, Discorso al 1° Conve-gno delle Caritas, novembre 1972),perché sappia coniugare carità e giu-stizia, in modo tale che “non avvenga

che si offra comedono di carità ciò cheè già dovuto a titolo digiustizia” (Concilio,Apostolicam Actuosi-tatem, 8), perché sap-

pia essere attenta al territorio e allasua animazione “con un cuore chevede” (Benedetto XVI, Deus caritasest, 25). Facendo riferimento allaprassi consolidata nel servizio dellaCaritas in questi quattro decenni, ilSanto Padre ne privilegia alcuni inparticolare. Mette in evidenza l’impor-tante compito educativo nei confrontidelle comunità, delle famiglie, dellasocietà civile; invita a rinnovare lafedeltà al metodo di lavoro sperimen-tato, quello cioè di animare il territo-rio attraverso le tre attenzioni tra lorocorrelate e sinergiche dell’ascoltare,

osservare e discernere; sollecita a per-seguire un dialogo profondo e proficuocon le associazioni, i movimenti e ilvolontariato. Invita con forza a far sen-tire il calore dell’amore di Dio attra-verso le nostre mani accoglienti e ilnostro cuore compassionevole, capacedi vedere. Di fronte al cambiamentodel nostro tempo l’invito è quello diancorare l’agire delle Caritas nel solcosicuro del Vangelo e della Dottrinasociale della Chiesa. Di fronte all’indi-vidualismo, alla sufficienza della tec-nica e alla cultura del relativismo,l’appello è quello di provocare lecomunità verso forme alte di ascolto, avivere uno stile di apertura sullenecessità presenti e sulle risorse pos-sibili, a promuovere forme comunita-rie di discernimento. È necessariaun’opera di verifica e di revisione delleopere segno della Carità, tenendoconto del criterio per cui esse, come isegni operati da Gesù, devono sapereparlare, evangelizzare ed educare, per-ché “un’opera di carità parla di Dio,annuncia una speranza, induce a porsidelle domande”. Il compito è quello direnderle “parlanti”, rendendo visibilela motivazione interiore che le anima.Viene ribadito che anche nel presentedeve essere perseguito l’obiettivo direalizzare una presenza capillare sulterritorio attraverso la dotazione daparte di ogni parrocchia di una pro-pria Caritas. L’operatore e animatoredella carità si qualifica non tanto per-ché sa dare risposte concrete e imme-diate al bisogno, quanto piuttosto per-ché sa interrogarsi sulle cause chegenerano povertà e bisogno, come peresempio nel caso del fenomeno dellamigrazione. Affida alla Caritas tutto ilcontenuto della Caritas in veritate,facendone una brillante sintesi, quan-do parla della necessità che la crisieconomica sprigioni il coraggio dellafraternità. Di fronte all’umanità checerca segni di speranza, la Caritasdeve essere segno della carità di Cri-sto, un segno che porti speranza. Per-tanto la Caritas non esiste perché adessa venga delegato il servizio dellacarità, ma perché aiuti la Chiesa tuttaa rendere visibile l’amore di Dio.

editorialedi Benedetto Genualdi

FF ateate sentiresentire ilil calorecalore didi dd ioiodiscorso del Papa alla caritas italiana nel 40° di Fondazionediscorso del Papa alla caritas italiana nel 40° di Fondazione

novembre/dicembre duemilaundici InformaCaritas 3

L’animatore si qualificaperché sa interrogarsisulle cause che generano

povertà e bisogno

InformaCaritas novembre/dicembre duemilaundici4

“Penso che la politica non siaimpotente: è indifferente,perché ha perduto come

obiettivo la promozione del benecomune e soprattutto l’attenzionealle persone”. È ilduro commento delcardinale PaoloRomeo, arcivescovo diPalermo, all’indomanidella chiusura dellostabilimento Fiat diTermini Imerese.“Noi stiamo alle dinamiche economi-che, alle dinamiche sociali - denunciail Cardinale ai microfoni della RadioVaticana - ma poi le singole personenon vengono considerate e la politicafallisce la sua vocazione”. Secondo il

card. Romeo, “dobbiamo creare unasana distribuzione della ricchezza inmodo che ognuno possa mettere afrutto i doni che Dio ha dato. Dobbia-mo pensare che ognuno debba fare

qualche cosa. Lo dob-biamo fare nei quar-tieri, nei condomini,nelle strade; lo devo-no fare i padri di fami-glia, i politici, gliamministratori”.“Dobbiamo far cresce-

re il senso comunitario e ognuno dinoi deve dare il suo contributo -aggiunge - nessuno si può escludere,si può sentire escluso, e guardaredalla finestra quando è in gioco l’avve-nire della nostra società”. A proposito

della chiusura di Termini Imerese,l’Arcivescovo di Palermo sottolineache “certamente per noi è una grandetristezza, ma anche una grandissimapreoccupazione”. “Io, come vescovo -spiega - sono un po’ padre e pastore diquesto popolo e pensare che duemilapersone, oltre a tutti quelli che gravi-tano intorno all’indotto, non hannopiù lavoro e adesso avranno una cassaintegrazione assicurata fino al 31dicembre, ma dal primo gennaio,potenzialmente, potrebbero rimaneresenza neppure beneficiare degliammortizzatori sociali: è una tragediaimmensa”.“Pensare a tante persone a cui noispegniamo la speranza del futuro -aggiunge il card. Romeo - orizzontiche si bloccano e questo non soltantoper le nuove generazioni che non tro-veranno lavoro ma per le famiglie chevengono messe in crisi, per gli operaiche hanno preso impegni. Poi, cilamentiamo del mondo dell’usura. Chiha preso un impegno sapendo del pro-prio lavoro e domani non lo può ono-rare, pagare la casa comprata con imutui: significa far crollare nel bara-tro le speranze di un popolo”.“Questo - osserva ancora l’Arcivescovo- si aggiunge a tanti altri settori chesono profondamente in crisi. In que-sto momento i cantieri di Palermosono senza lavoro. Non possiamolasciare reggere solo all’economia coni principi economici, senza principietici e senza valori morali”.

TERMINI IMERESE: UNA CRISI CHE PARTE DA LONTANOIl monito lanciato dal Cardinale Romeo per tutelare i lavoratori

arcidiocesidi Pino Grasso

"Penso che lapolitica non sia

impotente: È indifferente"

Acavallo tra il vecchio e il nuovo anno, si è in vena di lettere di auguri. L’Istituto diFormazione Politica “Pedro Arrupe” - Centro Studi Sociali di Palermo, con la Cari-tas diocesana, l’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro della diocesi di Palermo, il

“Centro Studi - Opera don Calabria” di Termini e la Federazione Internazionale CittàSociale di Napoli, desiderano mostrare la loro solidarietà alla cittadinanza di TerminiImerese, agli operai e alle loro famiglie, al Sindaco e alle istituzioni politiche, ai sindaca-ti e alle associazioni ecclesiali, culturali e del Terzo Settore. Il fatto di aver organizzato un seminario sul caso Fiat a Termini, il 12 maggio scorso, nonci fa sentire più esperti su questa complessa vicenda, ma senz’altro più vicini, più prossi-mi alla sensazione di impotenza che ora forse vi attraversa, più toccati dalla preoccupa-zione per il futuro. La crisi economica, poi, ci fa toccare con mano una crisi più profon-da: quella che non si rivela a colpi repentini di spread ma si consuma lentamente nellaquotidianità di ciascuno di noi. Una crisi che sconvolge la sfera del lavoro, del sociale, delfamiliare, dell’esistenziale.Sappiamo quanto il lavoro identifichi ogni individuo e quanto sia difficile non poterlo piùfare, da un giorno all’altro, per una decisione non propria, imposta dall’alto con logicheche non ci appartengono. Così come immaginiamo le difficoltà verso cui andranno incon-tro gli ex operai dello stabilimento Fiat e dell’indotto, che avevano fatto dei progetti perloro, per i loro figli.Tuttavia, proprio in un momento così difficile, è doveroso aprirsi alla profezia delle pos-sibilità, con l’impegno di scorgere risorse e potenzialità, con la responsabilità verso sestessi e le nuove generazioni, con la consapevolezza che il nostro, il vostro territorio haancora tanto da offrire.Non è fare poesia; si tratta di andare oltre, oltre la crisi, oltre la fabbrica, per recupera-re la capacità di progettare ancora, il coraggio di rischiare, di tentare strade nuove, ine-dite.Nel nostro laboratorio su welfare e lavoro, abbiamo scelto di partire dalle storie persona-li, dando maggiore attenzione ai mondi vitali delle persone (famiglie e comunità) e alloro diritto di cittadinanza anche nei processi produttivi. E faremo lo stesso nel prossi-mo, proprio perché crediamo che essereprotagonisti dello sviluppo sia la chiaveper ridisegnare dal basso un futuro piùsimile a noi, secondo modelli e politichepubbliche che, strategicamente e creati-vamente, si confrontino con altre espe-rienze positive.Palermo dista dalla vostra città solo 42km, ma spesso il capoluogo è stato distan-te, indifferente, poco partecipe di un“evento” che, a più livelli, riguarda anchese stesso. I travagli degli operai, le lottedei sindacati, le azioni della società civilee politica sono arrivate attraverso le brevinotizie dei Tg o gli articoli letti distratta-mente sui giornali. E, come scriveva Scho-penhauer, «la lontananza e la lunga assen-za vanno a scapito di ogni amicizia».Questa lettera e l’impegno a proseguirecon la riflessione sono il nostro augurioper Termini Imerese: non è molto né aprima vista molto concreto, ma nascedalla passione per il bene comune e,soprattutto, dal nostro desiderio sincerodi esservi vicini, in maniera costruttiva.

5novembre/dicembre duemilaundici InformaCaritas

Lettera aperta delle associazioni “No profit” Lettera aperta delle associazioni “No profit”

alla cittadinanza di Termini Imeresealla cittadinanza di Termini Imerese

lavoro

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OO RDINATIRDINATI 8 8 NUOVINUOVI DIACONIDIACONI PERMANENTIPERMANENTI

RR OMEOOMEO : “L: “L AA REGALITÀREGALITÀ DIDI CC RISTORISTO NONNON ÈÈ DIDI QUESTOQUESTO MONDOMONDO ””A PA P ALERMOALERMO ILIL NUMERONUMERO TOTALETOTALE SALESALE AA QUOTAQUOTA 4242

“La regalità di Cristo “non è diquesto mondo” (cf. Gv18,36): non ha nulla a che

vedere con l’elemento storico-politico.Essa non vive di onore, che sarà solo –ci dice Paolo – una prerogativa degliultimi tempi. Essa trae linfa dall’esem-pio di Gesù: per primo, infatti, si è chi-nato sui suoi “fratelli più piccoli”, finoa dare la vita per tutti. La regalità,come Cristo ce la consegna, nasce dalservizio. E la nostra regalità – che civiene donata nel Battesimo – si ali-menta della sua vita di Servo e neimita i tratti nell’incontro sugli altri”.È un passo dell’omelia pronunciatadal cardinale Polo Romeo lo scorso 19novembre in Cattedrale. “Per alcuniquesta regalità, per la misteriosaopera dell’effusione dello SpiritoSanto, diviene stato di vita. – ha prose-guito l’Arcivescovo - Il presente di ser-vizio, la regalità battesimale innestatanella kenosis di Cristo, diventa per inuovi diaconi, missione di tutta la vita,la loro stessa vita. Non più un serviziovissuto solo come stile personale, fatto

di gesti e opere che sgorgano dalla vitadi grazia che si fa quotidiano, ma unagire in persona Christi Servi, nellapersona di Cristo Servo. Il diaconato ènella Chiesa un segno sacramentalespecifico di Cristo Servo. Per i diaconi,come diceva il Beato Giovanni PaoloII, la vocazione alla santità comportala «sequela di Gesù in questo atteggia-mento di umile ser-vizio che non siesprime soltantonelle opere dicarità,ma investetutto il modo dipensare e di agire».Non si tratta piùdunque di un servi-re che si basa sul dono-compito batte-simale, ma di un servire che trae origi-ne dall’effusione dello Spirito cheopera una nuova conformazione dellavostra vita, specie negli ambiti laicalinei quali, da diaconi permanenti, con-tinuerete a svolgere la vostra missionee ad incontrare i fratelli”. A distanzadi due anni, pertanto tornano ad esse-

re ordinati altri diaconi nella diocesidi Palermo il cui numero sale a 42. Sitratta di Settimo Albanese, 58 annifunzionario Polizia Municipale, flauti-sta, della parrocchia di San BasilioMagno Palermo, Angelo Alberghina,52 anni avvocato, della parrocchiasanta Maria Madre della Chiesa, Vin-cenzo Babboino, 48 anni sottoufficiale

esercito, della par-rocchia SantaSusanna, OnofrioCatanzaro, anni 60pensionato già tec-nico Fincantieri,della parrocchia diSanta MargheritaVergine e Martire,

Filippo Casisi, 37 anni insegnante diReligione, della parrocchia Madonnadi Lourdes, Salvatore Corselli, 56 annifunzionario bancario, della parrocchiadi Santa Teresa Bambin Gesù, AngeloNocilla, 39 anni impiegato presso laCuria Arcivescovile di Monreale comeautista del vescovo, della parrocchiadel Santo Curato d’Ars e Francesco

Salimeni, 54 anniimpiegato statale,anni della parroc-chia di Santa Mar-gherita Vergine eMartire. “I diaconihanno accolto inuovi confratelli nelcorso di un incontro- spiega il delegatoarcivescovile mons.Gioacchino Gammi-no – durante il qualehanno voluto espri-mere la loro calorosavicinanza attraversoun segno visibile difraternità per lagioia della vocazionee del ministero a ser-vizio di Gesù nellaChiesa e per laSocietà”.

arcidiocesidi Pino Grasso

InformaCaritas novembre/dicembre duemilaundici

Il diaconato èIl diaconato ènella Chiesa unnella Chiesa un

segno sacramentalesegno sacramentalespecifico di specifico di

Cristo Servo.Cristo Servo.

7novembre/dicembre duemilaundici InformaCaritas

arcidiocesidi Lia e Giuseppe Re

Aiutare i divorziati con sollecita caritàNon si considerino separati dalla Chiesa

Atrent’anni esatti dalla promul-gazione della Familiaris consor-tio, la diocesi di Palermo inizia

un più serio confronto con i battezzatiche hanno divorziato e si sono risposa-ti civilmente. Per questa peculiaresituazione Giovanni Paolo II, al nume-ro 84 dell’esortazione apostolica suicompiti della famiglia cristiana, esor-tava «caldamente i pastori e l’interacomunità dei fedeli affinché aiutino idivorziati procurando con sollecitacarità che non si considerino separatidalla Chiesa, potendo e anzi dovendo,in quanto battezzati, partecipare allasua vita». In verità è già da diversianni che questo Ufficio diocesanolavora a un progetto per questi battez-zati, che obiettivamente trovano pocospazio vitale nella comunità ecclesia-le. Il punto centrale del problema è, eresta, la partecipazione alla comunio-ne Eucaristica. Qui inizia il camminodi «rieducazione» alla vita ecclesiale,perché se è vero che l’Eucaristia è

fonte e culmine ditutta la vita cri-stiana, è parimen-ti vero che coloro iquali, per motivioggettivi si sonoesclusi dall’am-missione a riceve-re l’eucaristia,non per questosono esclusi datutta la vita dellaChiesa. La proble-matica è certa-mente acuita dalla prassi ecclesiale:se tutto nella comunità è «eucaristiz-zato», chi non può accedere allacomunione è, di fatto, un escluso. Se,invece, la comunità cristiana, per l’at-tenzione dovuta a questi suoi membri,riscopre la ricchezza di altre celebra-zioni, di altre azioni liturgiche, alloraanche i divorziati-risposati trovano lospazio, la forza, il respiro nelle lorocomunità. Prima d’ogni altra cosa è

necessaria una piccola conversionedei preti, perché talvolta, con legge-rezza, non ci si accorge che anche lescelte pastorali simulano un giudizio,quando non una condanna, per le per-sone che hanno osato ricostruirsi un’e-sistenza passando attraverso la sepa-razione. Se si appartiene alla Chiesain forza del battesimo, allora nessunbattezzato deve chiedere permessoper partecipare attivamente allacostruzione del Regno di Dio.

Impegno e bene comuneImpegno e bene comuneL’Arcivescovo incontra gli amministratori della ProvinciaL’Arcivescovo incontra gli amministratori della Provincia

Giovedì 12 gennaio 2012, presso il Teatro Don BoscoRanchibile di Palermo, alle ore 16.30, l’Arcivescovodi Palermo il card. Paolo Romeo incontra gli ammi-

nistratori locali della diocesi. Un incontro, che il Cardina-le ha desiderato promuovere sin dal suo ingresso nell’Arci-diocesi siciliana, e che si inserisce nel percorso diocesanodelle Settimane Sociali. Sarà, infatti, presente mons. Arri-go Miglio, vescovo di Ivrea e presidente del ComitatoScientifico ed Organizzativo nazionale delle SettimaneSociali che terrà una relazione dal titolo “Oltre la crisi:l’impegno degli amministratori locali per il Bene Comune”.“L’appuntamento, al quale sono stati invitati personalmen-te tutti i componenti dei consigli e delle giunte dei ventot-to comuni presenti nel territorio diocesano – dichiara l’Ar-civescovo – intende proporsi come spazio di riflessione e diconfronto con chi ha assunto la responsabilità della curadel livello locale dell’amministrazione pubblica, più pros-simo alla vita delle persone e delle famiglie”.L’incontro a cui prenderanno parte anche i parroci dellechiese Madrici dell’Arcidiocesi di Palermo, si svolgeràsecondo il seguente programma:

ore 16.45 Saluto di benvenuto di Card. Paolo Romeo, arci-vescovo di Palermo; ore 17 relazione sul tema di mons.Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea e presidente del ComitatoScientifico e organizzatore delle Settimane Sociali; ore17.45 Interventi e contributi alla riflessione; ore 19.30 Con-clusioni.Segreteria organizzativa: Ufficio diocesano per i problemisociali e il lavoro www.pastoralesociale.diocesipa.it - [email protected]

arcidiocesidi Francesco Durante

8 InformaCaritas novembre/dicembre duemilaundici

Nelle corse contro il tempo perriuscire a fare tutto entro l’oradella messa che segna, per noi

seminaristi, l’inizio della settimana inseminario, cominciava uno dei tantilunedì mattina che ci vede rientrare aBaida dopo il fine settimana trascorsonelle nostre parrocchie e in parte acasa. Come ogni lunedì, di quest’annoformativo, a presiedere la celebrazioneEucaristica non è uno dei formatori maè un sacerdote della nostra diocesiscelto per farsi conoscere e per cono-scerci. È stato così che don BenedettoGenualdi, Direttore della Caritas dioce-sana, ha voluto spezzare per noi il Panee la Parola, nella celebrazione Eucari-stica di mezzogiorno, facendoci riflet-tere sulla profonda realtà quotidiana incui versa la società attuale, special-mente in quelle situazioni limite didegrado economico, sociale e culturalein cui versano fette significative dell’u-manità e quindi delle nostre città. Manon si è fermato a parlarci dei poveri edegli ultimi, ci ha spiegato infatti che lacrisi dell’uomo di oggi deriva dal suobastare a se stesso, dando a quei biso-

gni profondi ed interiori delle rispostemateriali, illudendo se stesso. “La verapovertà non è quella materiale - hadetto don Benedetto, e sentirlo dire dalui che è sempre in contatto con lapovertà materiale ci ha sorpreso - l’es-sere pieni di “cose” infatti ci rendeparadossalmente infeli-ci fino a quando nonsperimentiamo la bel-lezza della condivisio-ne”. Di don Genualdi ciha colpito inoltre, la suacarica e la sua limpida concretezza. Ciha dato infatti anche dei consigli prati-ci per tutti noi chiamati un giorno aessere sacerdoti di Dio, uomini corag-giosi e non “settorializzati” ad un unicoambito (c’è chi si concentra sulla litur-gia, c’è chi sulla pastorale, c’è chi sul-l’edificio strutturale) e che sappiamoessere in grado di metterci in ascolto.In un mondo come il nostro sapereascoltare è quanto di più difficile cipossa essere, e sapere ascoltare gli ulti-mi, coloro che apparentemente sem-brano i più insignificanti e votati all’e-marginazione richiede il sapere ascol-

tare come Cristo. Un’ulteriore insegna-mento pratico che ci ha rivolto è quellodi non considerare la parrocchia uncompartimento stagno della diocesi.Quando c’è da sbracciarsi per l’altro,per i bisogni materiali e spirituali dellepersone è riduttivo e poco caritatevole

guardare da quale ter-ritorio parrocchialeprovengono. Questosforzo richiede unamaggiore collaborazio-ne tra i sacerdoti e noi

futuri sacerdoti senza portarci dietro,nella pastorale, quelle incomprensionie quelle incompatibilità, che è normaleche ci siano, ma che se si trascinanodal seminario al proprio ministero pos-sono avere ripercussioni negative e dicontro testimonianza per il popolo diDio. Condividere il poco che ognuno haè in sostanza il messaggio di don Bene-detto, che ci ha introdotti con le sueparole ricche di esperienza al Natale.In preparazione di esso e per viverlomeglio ci è stato consegnato un belmessaggio che ha sicuramente inter-pellato la coscienza di ciascuno di noi.

LLAA VOCEVOCE DELLADELLA CCARITASARITAS DIOCESANADIOCESANA ININ SSEMINARIOEMINARIOGGENUALDIENUALDI : “L: “LAA VERAVERA POVERTÀPOVERTÀ NONNON ÈÈ QUELLAQUELLA MATERIALEMATERIALE ””

"L’essere pieni di “cose” cirende infelici fino a quan-do non sperimentiamo la

bellezza della condivisione”

9novembre/dicembre duemilaundici InformaCaritas

“Vi sono grato per quello chefate a vantaggio dei nostriseminaristi e soprattutto

per quello che siete”. Sono state leparole pronunciate dal cardinalePaolo Romeo, nella casa diocesana“Salvatore Pappalardo” di Baida erivolte ai soci del Serra Club di Paler-mo che hanno celebrato il trentesimoanniversario di attività. “I seminaristinon sono persone solo da aiutare nellavocazione – ha proseguito l’Arcivesco-vo – ma da amare e da comprendere”.Nell’occasione il rettore don SilvioSgrò, nel ricordare l’esperienza perso-nale con il Serra club, ha ringraziato isoci per quello che fanno a vantaggiodel seminario. “Ho dei ricordi moltobelli degli incontri di preghiera e diformazione con il Serra club – hadetto – adesso vivo questo momentocon una prospettiva diversa e vi chiedodi continuare a sostenere i seminaristiaccompagnandoli con la preghiera e ilvostro affetto”. Alla manifestazione hapreso parte il presidente internaziona-le del Club Thomas A. Wong, il qualeha auspicato che anche in Cina cipossa essere una crescita delle voca-zioni come a Palermo; il Past Presi-dent Internazionale Cesare Gambar-della che ha recuperato una copiadella Charter del club, nel suo inter-vento ha ribadito come i soci sentonofortemente l’appartenenza al Semina-rio che sarà sempre sostenuto anchedal punto di vista economico, il Gover-natore del Distretto Salvatore LaSpina, che ha ricordato come il Serraclub Palermo abbia tracciato un solcoper la nascita di altri club isolani; ilpresidente nazionale Donato Viti, ilquale ha affermato come i serranisiano innamorati dei seminaristi e deisacerdoti. Il presidente del club diPalermo Pietro Leo ha illustrato leattività del club di Palermo, nato nelgiugno del 1981, per volere del cardi-nale Salvatore Pappalardo. “Oltre agliincontri di preghiera e di formazione –ha detto – il Serra club mette a dispo-

sizione dei seminaristi alcune borse distudio e lasciti testamentari. Auspicoche presto possiamo tornare nella sto-rica sede di via dell’Incoronazionedopo i lavori di restauro dei locali delSeminario”. Nel suo intervento il pastPresident Mariuccia Lo Presti haaffermato: “I nostri incontri hanno untaglio formativo e di condivisione fra-terna per favorire l’amicizia tra i socie i seminaristi. Di fondamentaleimportanza sono le adorazioni Eucari-stiche presso la “Casa Puglisi” con idiaconi e i novelli sacerdoti”. Ilmomento clou della serata è stato rap-presentato dalla dotta relazione delpreside Facoltà Teologica di SiciliaRino La Delfa che ha tenuto una rifles-sione sull’esperienza educativa, par-tendo dal documento dei vescovi ita-liani per il decennio: “Educare allabuona vita del Vangelo”. “La Chiesa èinteressata ad educare coloro che ven-gono e crescono nella Fede – ha spie-gato – il motivo per cui si parla di crisidell’educazione non è solo crisi difiducia nella Fede, ma dell’eclissi delsenso di Dio. A fondamento dell’emer-genza educativa troviamo la negazione

della vocazione al trascendente del-l’uomo che fa solo riferimento a sestesso e non a Dio. Oggi la società sipresenta incapace di educare perchéle persone non sono punto di riferi-mento per le giovani generazioni equindi non sono affidabili. Assistiamoad una difficoltà di dialogo tra genera-zioni con il conseguente crollo deivalori”. Quindi don La Delfa ha illu-strati cinque punti, attraverso i qualisi può realizzare il progetto educativo:1° L’autorevolezza dell’educatore; 2°Porre al centro del progetto educativola relazione personale; 3° Intenderel’educazione come atto d’amore cioèl’obliarsi agli altri; 4° Una visionedella Fede come orizzonte della ricer-ca di senso; 5° La formazione integra-le della persona. “Educare può diven-tare un’avventura perché non si trattadi inculcare dottrine, ma di tirarefuori dal giovane la ricchezza cheognuno porta in se, ecco la vera sfidadi un processo educativo – ha conclu-so – sarà pertanto determinante tirarefuori cercare dentro il cuore del giova-ne quelle novità non ancora esperiteche lo arricchiranno”.

SS ERRAERRA CC LUBLUB DIDI PP ALERMOALERMO

30 30 ANNIANNI DIDI IMPEGNOIMPEGNO PERPER ILIL SS EMINARIOEMINARIO

arcidiocesidi Anna Vitella

InformaCaritas novembre/dicembre duemilaundici10

caritas diocesanadi Antonella Di Leonardo

40° anniversario della Caritas italiana40° anniversario della Caritas italiana

l’esperienza degli operatori dell’area della salute Mentale dell’asp

Alle otto del mattino, il sole, senzaalcuna timidezza, già si diffondenella piazza, tracimando in piena

verso il resto della città attraverso alcu-ni spazi del colonnato e lasciandonealtri alla quiete di un tranquillo bianco-re di sfondo. La mattina del 24 novem-bre 2011 ci offre quest’abbraccioconfortante e tiepido sul sagrato dellaBasilica di San Pietro. Gli operatori e ivolontari della Caritas della Diocesi diPalermo, gli assistiti: donne egiziane,mamme e bambini ganesi, ragazzi dinazioni lontane, uomini senza tetto,persone con difficoltà fisiche e con lafelicità negli occhi, altre ben saldesulle proprie gambe, ma con troppe fra-gilità nel cuore e nei pensieri. E’ inoccasione del 40° anniversario dellaCaritas Italiana che tutte queste realtàdella Diocesi Palermitana entrano incosì stretta vicinanza da costringereognuno a guardare ogni altro, a pensar-lo, a sentirlo nella sua fragilità. Noi del-l’area della Salute Mentale dell’Asp di

Palermo, negli ultimi due anni, operato-ri e pazienti, abbiamo lavorato in signi-ficativa prossimità con la Caritas Dioce-sana: in sinergia di progetti e risorse siè stipulata un’intesa fra ASP e Caritaslocale per la gestione e il riuso di alcunisiti del nucleo storico dell’ex OspedalePsichiatrico “P. Pisani”, è nata la nuovacooperativa sociale “Officina 22” con laprecipua finalità di favorire l’inseri-mento nel mercato del lavoro dei porta-tori di disagio sociale e psichiatrico,borse lavoro e la possibilità di usufruiredi qualche risorsa economica in piùhanno rafforzato la piccola impresavivaistica della cooperativa sociale“Solidarietà”, l’assegnazione di unasede fuori dai servizi di salute mentaleha permesso ad un laboratorio riabilita-tivo di trasformarsi in un laboratorioprotetto di produzione di borse di stof-fa, ora commercializzate presso quattronegozi della Sicilia, la concertazione alivello progettuale dell’impiego dellerisorse del servizio civile ha sicuramen-

te evitato di disperdere forze prezioseper la riuscita dei percorsi riabilitativi edi reinserimento socio-lavorativo.Valentina è la più piccola del laborato-rio delle borse di stoffa “Regine diPezza”, non ha mai lasciato Palermo,non ha mai preso l’aereo; Mimma è lamaestra di cucito e taglio del laborato-rio, non può prendersi molte distrazionidal lavoro, ma sogna sempre di viaggia-re per rinfrancarsi dal quotidiano perlei un po’ troppo faticoso; Sandro è par-tito invece, magari troppe volte, ha lavo-rato in mezzo mondo, è uno dei piùesperti vivaisti di “Ibervillea” il vivaio dipiante grasse; Giusi, collega di Sandro,è la persona con più “anzianità di servi-zio” al vivaio, dal forte ardore cristianoe fede sincera nell’aiuto di Dio, io, psi-cologa del Dipartimento di Salute Men-tale di Palermo, un po’ provata dallaroutine istituzionale, spero che la gior-nata possa avere inediti risvolti rispettoalla motivazione nel mio operare quoti-diano. Durante tutta la giornata spesso

11novembre/dicembre duemilaundici InformaCaritas

La partecipazione al 35° Conve-gno nazionale delle Caritas dio-cesane, tenutosi a Fiuggi dal

21al 23 Novembre, dal titolo “La Chie-sa educa servendo carità”, è stata latappa finale di un percorso che haposto al centro dell’attenzione tredimensioni del cammino di CaritasItaliana nei suoi 40 anni di vita :MEMORIA, FEDEL-TA’ e PROFEZIA. Cosa hanno lasciatoquesti 3 giorni ricchidi relazioni, tavolerotonde,confrontinei membri delladelegazione dellaCaritas diocesana diPalermo che hannovissuto l’esperienzadel Convegno? Certamente la con-sapevolezza cheoccorre fare memo-ria dell’invito, fattoil 28 Settembre del1972 da Paolo VI alleCaritas diocesaneche muovevano iprimi passi, a coglie-re la prevalente funzione pedagogicadella Caritas, che si misura con lacapacità che essa ha di sensibilizzarele Chiese locali al senso della carità.La nostra Caritas diocesana, consciadella sua identità di organismopastorale, si sente :- chiamata a promuovere stradenuove per contrastare la povertà,

acuita dall’attuale crisi, che non hacarattere solo economico, ma ancheantropologico, etico e culturale, iltutto mantenendo la coerenza tral’ESSERE, il FARE e l’AGIRE;- stimolata ad intensificare la promo-zione e l’animazione alla testimonian-za della carità nei territori, nelle par-rocchie e nelle Caritas parrocchiali,

seguendo il metodo della pedagogiadei fatti, che impegna le comunità apartire dai problemi, dalle sofferenzedelle persone, dalle situazioni pre-senti sul territorio, per costruireinsieme a loro risposte di prossimità,capaci di tradurre in termini visibilile caratteristiche della carità di Gesù.Accompagneremo le comunità nel

cammino di maturazione della consa-pevolezza che esse non sono coloroche organizzano tante cose a favoredel povero, ma sono piuttosto coloroche amano, cioè creano relazioni, percui non “sopportano” o “beneficano”il fratello nel bisogno, ma lo prendonoin carico e abitano in lui. Giovedì 24 novembre nella Basilica

di San Pietro i mem-bri della nostra dele-gazione Caritas,insieme ad una rap-presentanza di ope-ratori e volontaridella Caritas diocesa-na e delle Caritasparrocchiali, deiragazzi del “ServizioCivile Internaziona-le”, ed anche di alcu-ni fratelli presi inca-rico dal “Giardino diMadre Teresa”, dal“C’entro anch’io” ,dai Centri “S. Carlo”e “S. Rosalia”, hannoavuto la gioia di vive-re un forte momentodi comunione eccle-

siale, partecipando all’udienza colSanto Padre e mettendosi alla scuoladel magistero di Benedetto XVI perrafforzare la fedeltà e la profezia chel’organismo Caritas, a tutti i livelli,sarà chiamato a sviluppare comecammino futuro, lasciandosi faredallo Spirito di Dio che è colui che cistabilisce nella carità.

35° Convegno nazionale Caritas dioCesane

l’udienza Col papa

40° anniversario della Caritas italiana40° anniversario della Caritas italiana

l’esperienza degli operatori dell’area della salute Mentale dell’aspnominiamo Enzo, vero ponte fra la Aspdi Palermo e la Caritas Diocesana, vola-no di quasi tutte le iniziative per cuiquel giorno noi cinque ci troviamoinsieme a pregare e ad ascoltare ildiscorso del Santo Padre. La prossimitàfisica di Mimma e Valentina; l’inscindi-bilità fisica e psichica del disabile dallasua sedia a rotelle; l’intimità dell’ac-compagnatore rispetto al corpo e almezzo di locomozione di chi non puòapprofittare delle proprie gambe; la

familiarità fra chi abita nella stessacasa pur non costituendo una famiglia,la conoscenza profonda tra le famiglieche vivono la vita di parrocchia e diquartiere e la condivisione dello stile divita, degli atteggiamenti fisici e verbali;la comunicazione profonda che si creafra me e Sandro rispetto ad alcuni pas-saggi delle nostre vite; l’affermazionedella giovane donna egiziana di sentirsia Palermo come nel suo paese, vicina aipalermitani; tutto questo ha costituito il

tema del mio 24 novembre 2011: la pos-sibile vicinanza fra le persone. Laresponsabilità dell’esserci è il terrenosu cui si radica la possibile vicinanzaall’interno della comunità. La prossi-mità fisica, l’ intimità fra le personediventano possibili, non minacciose edinvasive, soltanto se basate sulla fiduciareciproca di aver previamente condivi-so il patto di responsabilità rispetto almantenimento in vita della comunità.Questo il vissuto di quel 24 novembre.

caritas diocesanadi Gabriella Ammirata

InformaCaritas novembre/dicembre duemilaundici12

Giorno 1 e 2 dicembre si é svolto aBaida l’annuale convegno delleCaritas diocesane di Sicilia dal

titolo “Perché Tu sei sostegno per ilpovero. Quarant’anni a servizio dellecomunità di Sicilia”.Erano presenti i rappresentanti di tuttele Caritas diocesane che hanno contri-buito con i loro interventi ala buona riu-scita del convegno. Nella prima giorna-ta dei lavori, coordinata da don Bene-detto Genualdi, sono stati presentati irapporti povertà che la Caritas ha pro-dotto nell’ultimo anno. Walter Nanni hapresentato il rapporto nazionale, Giu-seppe Giambusso quello della diocesi diPalermo e Gaetano Giunta partendodal rapporto povertà regionale ha pre-sentato delle linee di sviluppo per gliinterventi delle Caritas nel prossimodecennio.Nella seconda giornata la giornalistaAlessandra Turrisi ha intervistato rap-presentanti della società civile, delmondo ecclesiale, del sindacato, del-l’imprenditoria suitemi della crisi ed e l l ’ i n c l u s i o n esociale delle perso-ne fragili ed in diffi-coltà. Ha concluso ilavori l’intervento didon Vittorio Nozza,direttore di Caritasitaliana sull’impe-gno delle Caritas inSicilia ed in Italianei suoi primi qua-rant’anni di servi-zio.Hanno partecipatoai lavori il presiden-te della CESI evescovo di Palermocardinale PaoloRomeo e il vescovodi Agrigento Fran-cesco Montenegro,delegato regionaleper la carità.

Nel momento iniziale hanno portato isaluti gli assessori regionali GaetanoArmao e Andrea Piraino, che hanno sot-tolineato la forte collaborazione tra leistituzioni e le varie Caritas diocesanein un ottica di promozione e di proget-tualità profetica. In Sicilia il 27% dellapopolazione vivesotto la soglia dipovertà, inciden-za superiore aquella dell’Italia(11) e a quella delm e z z o g i o r n o(24). L’isola é laseconda regione più povera dopo laBasilicata. La povertà é spesso legata amodelli di consumi non corrispondentiai livelli di reddito. Si tratta di unapovertà di sistema determinata princi-palmente dalla crisi economica, dalprecariato e dalle scarse risorse per ilwelfare che hanno a disposizione icomuni dell’isola. Forte il richiamo delnostro vescovo: “l’economia si é dimo-

strata priva di principi etici e il mondopolitico non ascolta più il grido delpovero che rimane senza lavoro, senzacasa, senza speranza”. “Per questo éindispensabile - aggiunge don VittorioNozza - il ruolo di sentinella, che siaccorge dei bisogni e sveglia gli altri, sia

dentro che fuori ilmondo ecclesiale.La Chiesa nondeve metteretoppe, deve essereprofetica, capacedi dialogare e con-tribuire a risolve-

re, ognuno per le proprie competenze, iproblemi dei poveri e delle persone fra-gili”. Ha concluso i lavori don SergioLibrizzi, auspicando un impegno sem-pre nuovo delle Caritas di Sicilia e conla speranza che gli strumenti messi adisposizione delle diocesi (microcredi-to, prestito della speranza, progettipovertà) possano realmente essere effi-caci e servire i poveri.

Oltre la crisi, per un nuovo impegno Oltre la crisi, per un nuovo impegno

a servizio dei poveria servizio dei poveri

A Baida l’annuale Convegno della Caritas

caritas diocesanadi Giuseppe Mattina

La Chiesa non devemettere toppe, deve

essere profetica,capace di dialogare

13novembre/dicembre duemilaundici InformaCaritas

Dentro questo cammino di qua-rant’anni la comprensionedella Caritas, come Organismo

pastorale, è facilitata se la si conside-ra alla luce di alcune convinzioni cheil Concilio Vaticano II ha illuminato econsegnato alle Chiese locali, quali: laconcezione della Chiesa come comu-nione-comunità che si sviluppa attor-no alle tre dimensioni fondamentali:l’annuncio della parola, la celebrazio-ne dei sacramenti e la testimonianzadella carità; la visione della Chiesacome soggetto di pastorale,responsa-bile nel suo insieme di tutta la vitaecclesiale e quindi anche dell’eserci-zio della carità; la rivalu-tazione della Chiesa par-ticolare (diocesi)nellaquale si fa evento e sirende presente la Chie-sa universale con l’ac-centuazione della pre-senza della Chiesa nelmondo come anima efermento di ogni espres-sione di umanità; unaChiesa che ha simpatiaper ogni espressione diumanità; e infine lariscoperta della culturadella carità, in fedeltàalla visione evangelica,con la sottolineatura della sua valenzaliberatoria e del suo conseguentestretto legame con la giustizia e lapace: “Non sia dato per carità ciò chedeve essere dato per giustizia”. A par-tire dallo scenario mondiale, qualisfide per le Caritas diocesane e par-rocchiali? La sfida dell’informare. Rin-noviamo lo slogan ‘conoscere peramare’: l’impegno da portare avanti ècombattere le banalizzazioni, i frain-tendimenti, le culture dell’intolleran-za,sia quando sono prodotti avanzatidell’industria della comunicazioneche quando sono frutto delle paure,delle frustrazioni e dei luoghi comuni,entrambe da ascoltare evitando i soli

comportamenti di condanna, ma daaffrontare nel confronto forte, pacatoe motivato. La sfida dell’educare. Èl’imperativo che ci dovrà accompagna-re nei prossimi anni. Educare a nuovistili di vita, personali e comunitari,nell’oggi e nel qui del nostrotempo;all’ecumenismo, al dialogo trale religioni, all’interculturalità, allapace;alla responsabilità, alla cittadi-nanza consapevole, alla mondialità.La sfida dello stimolare le istituzioni edei difendere diritti dei più deboli. Leistituzioni rinnovino le loro scelte e iloro approcci per la promozione dellapace internazionale;tengano alta la

vigilanza sul commercio internaziona-le delle armi; rilancino le politiche siadi riduzione dei sistemi protezionisticidei commerci occidentali sia gli aiutidiretti allo sviluppo nei paesi più biso-gnosi. L’itinerario pastorale, a presa inconsiderazione dei cinque ambiti divita (Convegno ecclesiale di Verona2006) e alla luce dei nuovi orienta-menti pastorali, alle Chiese localialmeno sei percorribili percorsi edu-cativi: La scelta pastorale delle rela-zioni, che impegna a ridisegnare lapastorale della carità non solo attra-verso la ‘conta’delle opere e dei servi-zi, ma attraverso luoghi, strumenti,storie, occasioni di incontro, ascolto e

relazioni con le persone, soprattuttoquelle in situazione di precarietà, fra-gilità e povertà. L’uso dei beni comeinvito a ripensare ildono, la colletta inun vissuto personale e comunitario. Ilterritorio, la città va arricchita di sto-rie e itinerari ricchi di esperienze diservizio, di consumi in senso equo,solidale e responsabile, di risparmi insenso etico e globale, di investimentiattenti agli aspetti sociali (casa,sanità, educazione, cultura,…), allacooperazione internazionale e alrispetto del creato. La costruzione dipercorsi di incontro, ascolto, relazio-ne, presa in carico e condivisione con

i poveri che aiutinoanche ad allargare losguardo sul mondo intermini di cooperazionee di sviluppo. Va datovalore alle proposte divita povera, ai mezzipoveri, come scelta per-sonale e di comunità. Ilritorno alla partecipa-zione,corresponsabilitàe cittadinanza. Il decen-tramento, i consigli aidiversi livelli, chiedonodi investire di più sull’e-ducazione alla comunitàe al territorio, alla ricer-

ca e alla costruzione del ‘bene comu-ne’. L’interculturalità come scelta dinuove strade di condivisione del terri-torio, della terra, del lavoro e dellecase. Le nostre comunità vanno impe-gnate ad essere ‘laboratori’ di incon-tro, confronto e scambio per un viverecomune che non voglia escludere nes-suno. La promozione di nuovi stili divita come assunzione della ‘questionemorale’. Va recuperata l’opera dellalegalità in maniera diffusa: non sce-gliendo forme di difesa autonoma, dilavoro nero o sottopagato,di giustiziacomprata, di sfruttamento dell’am-biente, di violenza oppressiva e mafio-sa, di interessi di parte.

Povertà ed Esclusione SocialePovertà ed Esclusione Sociale

Caritas: 40 anni di storia e servizioCaritas: 40 anni di storia e servizio

caritas italianadi Vittorio Nozza

In occasione del Convegno regiona-le delle Caritas Siciliane tenutosia Baida venerdì 2 dicembre è stato

presentato il primo rapporto dellaCaritas diocesana di Palermo sullepovertà. “Condividere in tempo dicrisi” ci è sembrato il titolo più imme-diato per descrivere la strada possibi-le da seguire, quella della condivisio-ne, per superare la paura della crisiche soffoca la popolazione.Le motivazioni che hannospinto la Caritas diocesanadi Palermo ad offrire il pre-sente Rapporto sullepovertà a Palermo partonodal bisogno di far conosce-re una parte importantedel suo patrimonio perchésia messo a servizio ditutti, della comunità eccle-siale e della comunità civi-le. Un prezioso patrimonioche ormai da 40 anni laCaritas svolge con il suoforte radicamento nei ter-ritori attraverso la presen-za delle parrocchie.La presente pubblicazioneintende raccogliere e rior-dinare il lavoro di acco-glienza, promozione e inte-grazione che, con difficoltàe passione, la Caritas haspeso nel tessuto socialedella Diocesi.Nel lavoro sono state ana-lizzate le emergenze sociali incontra-te tra il 2007 e il 2009. Emerge che uncampione significativo di 2417 perso-ne si rivolge ai centri di ascolto di cuipiù della metà versa in grave disagioeconomico (54,3%) dovuto all’assenzao alla perdita di lavoro. Questi datitrovano un triste riscontro con laprima ricognizione sulle 973 famiglieincontrate nel 2011. Cresce, oltre al

numero, la percentuale di italiani chesi rivolge ai centri di ascolto per unaiuto, passando dal 56,8% al 72%;aumentano le richieste di generi ali-mentari (quasi il 40%) sintomo diun’emergenza sociale che vede le per-sone schiacciate, oltre che dal rischiodi aver tagliato le utenze essenziali(elettricità, acqua, gas, …), dallapreoccupazione concreta di non aver

di cosa mangiare e di non potersi per-mettere un alloggi. Tele situazione è aggravata, comeviene espresso dai contributi inseritinel volume, dalla drastica riduzionedei fondi della spesa sociale delleamministrazioni a tutti i livelli. Senza voler fare catastrofismi, l’au-spicio di questo lavoro è che contri-buisca ad avviare un nuovo tempo a

servizio dell’inclusione sociale edecclesiale dei poveri, per la promozio-ne di un nuovo welfare di giustizia esolidarietà.Una prospettiva ci viene indicata daPadre Gianfranco Matarazzo che sot-tolinea come “Il sistema del welfare inItalia è sotto pressione e ci si avvia aun suo radicale ripensamento. In que-sta fase, può risultare decisiva la con-

sapevolezza delle dinami-che in gioco. Ci riferiamosoprattutto alle sacche diassistenzialismo che vi sonostate indubbiamente pog-giate sopra, alla parte diesso che è stata svilita adapparato autoreferenziale,alla pretesa da parte dialcuni di difenderlo a tutti icosti per farne un sistemaimmune da ogni dinamicadi ripensamento, ai costiche su di esso vengono sca-ricati a partire dal malgo-verno perpetrato in altriambiti della politica e aldisegno ideologico che lo hasempre ciclicamente avver-sato. Ora, proprio quest’in-sieme di fattori non deveimpedire di cogliere l’attua-lità del sistema di welfare,di provare a ridargli consi-stenza, di afferrarne la cari-ca profetica in termini disviluppo anche in questo

ciclo difficile delle politiche pubbli-che locali, nazionali ed europee. Laricostruzione rigorosa proprio di que-st’intreccio attualmente convergentedi dinamiche permetterà al dibattitodi riappropriarsi dei termini essenzia-li della situazione e di dedicare laparte più importante della riflessioneal rilancio del welfare e di saperlo farein questa particolare congiuntura.

InformaCaritas novembre/dicembre duemilaundici14

caritas diocesanadi Giuseppe Giambusso

Rapporto sulla povertà Un volume edito dalla Caritas diocesana di Palermo

15novembre/dicembre duemilaundici InformaCaritas

territorio di Giuseppe Giambusso

Centro Studi “Livio Labor”un nuovo strumento per le aCLi di Palermo

Nasce il centro studi e ricerchepromosso dalle Associazioni cri-stiane dei lavoratori italiani

(Acli) provinciali di Palermo intitolatoa “Livio Labor”, che avrà sede a Paler-mo in via Giuseppe De Spuches 21. Il nuovo centro è stato presentato uffi-cialmente Lunedì 19 dicembre nel-l’Aula Magna della Pontificia FacoltàTeologica di Sicilia in occasione delconvegno daltitolo “L’esclusio-ne sociale aP a l e r m o :povertà, disoccu-pazione, salute”.Il convegno si èaperto con ilsaluto del presi-de della Pontifi-cia Facoltà Don Rino La Delfa ed èstato moderato da Alessandro Hoff-man, neo direttore del centro studi. Ailavori hanno partecipato oltre a ToniCostumati, presidente delle Associa-zioni cristiane dei lavoratori italianipalermitane, anche Andrea Olivieropresidente nazionale e Santino Scirè,

presidente regionale e l’assessoreregionale alla Famiglia Andrea Pirai-no. Come sottolineato da Toni Costu-mati, l’incontro è stato un occasioneimportante per le Acli del capoluogosiciliano e una prima tappa nell’ambi-to dell’attuale fase di rilancio organiz-zativo e riposizionamento territorialedi una delle realtà associative più con-solidate nel panorama nazionale, gra-

zie anche ad unatradizione diimpegno e pro-mozione socialelunga circa ses-s a n t a c i n q u eanni. La secondaparte del conve-gno ha visto, inqualità di relato-

ri, alcuni docenti e i ricercatori uni-versitari che hanno aderito all’invitodelle Acli di costituire un qualificatocomitato tecnico – scientifico delnuovo centro. Dalle relazioni è stataconfermata la difficili situazione eco-nomica ma anche organizzativa cheaffligge la nostra città e gli effetti

drammatici dell’attuale crisi economi-ca tutt’altro che passata. Oggi forsepiù che in passato le Acli palermitanesentono l’esigenza di essere più pre-senti nel sociale. La scelta di intitola-re il centro a Livio Labor, presidentenazionale delle Acli dal 1961 al 1969,nasce dalla volontà di testimoniarel’attualità del suo impegno, secondo ilquale le Associazioni rappresentava-no, tra l’altro, un movimento d’influen-za culturale e pressione sociale”. Ilcentro studi e ricerche nasce con lavolontà di essere strumento per legge-re ed analizzare le dinamiche sociali,economiche e culturali contempora-nee e proporsi come soggetto attentoagli avvenimenti sociali, per proporrealle amministrazioni, alle istituzioni eal mondo dell’associazionismo nuoveproposte concrete ispirate ai fonda-menti della Dottrina Sociale dellaChiesa perseguendo quel “BeneComune” suggerito nella “Caritas inVeritate” da Papa Benedetto XVI e dicui si avverte, anche dal mondo noncattolico, la necessità di riscoprirne ivalori per una sana vita sociale.

Il Centro studi nasce con lavolontà di essere strumento perleggere ed analizzare le dina-miche sociali, economiche e culturali contemporanee

InformaCaritas novembre/dicembre duemilaundici16

IIMMMMIIGGRRAATTII :: GGEENNTTEE CC OOMMEE NNOOIIIIll pp RROO GG EE TT TTOO ““AAll --KKhh AANN TTAA RR AA””

“L’integrazione degli immigra-ti nella Regione Siciliana” èil titolo del Libro Bianco

che riporta i risultati del progetto “Al-Khantara...integrazione sicura”, cura-to dai professori La Spina, Badami eCaracci. Un volume di circa 400 pagi-ne, 13 capitoli, che documenta tutti ipassi fatti per la realizzazione del Pro-getto che ha visto coinvolti la RegioneSicilia, Associazioni non profit, Uni-versità. Il progetto prende il nome “Al-Khanta-ra” che è una parola araba che signifi-ca “ponte”. Un immagine significativache sintetizza l’impegno di crearerelazioni, scambi. Oggi più che mai -dal momento che - il nostro mondo èdiventato multietnico c’è bisogno dimediatori e non solo di traduttori. Sitratta di costruire ponti che uniscanosponde differenti. Gli stranieri chearrivano in Italia devono affrontareuna moltitudinedi problemi oltrela ricerca di unlavoro, di unacasa. Apprende-re l’italiano è laporta per entra-re in relazione con la nostra cultura,ma anche noi abbiamo necessità diconoscere che le loro diversità nonsono un nemico ma un’opportunità

per arric-chirci reci-procamen-te di cultu-re nuove.Il progetto“Al -Khan-tara” operaper il supe-ramento diogni barrie-ra sia lin-g u i s t i c ache cultu-rale, per laso luz ionedi ognid i s a g i osociale cherendono difficoltoso accedere ai servi-zi socio sanitari da parte dei cittadinistranieri.Sono stati intervistati centinaia, tra

giovani e adulti,di diversi paesidi provenienza(Tunisia, Ghana,B a n g l a d e s h ,Marocco, Costad’Avorio, Sene-

gal, Nigeria, Pakistan, Sri Lanka, Cina,Colombia, Iraq solo per citarne alcu-ni) e di età tra i 18 e i 60 anni.La maggior parte dichiarano di essere

venuti, nel nostro Paese, in cerca dilavoro. Per la necessità di migliorarele proprie condizioni di vita. La sceltadell’Italia come meta è data dall’im-magine che offre di sé, per l’accoglien-za e il rispetto delle altre religioni.Affermazioni che poi non si sonodimostrate del tutto vere. Infatti moltihanno subito sfruttamento, ingiusti-zie, diffidenza. Propria quest’ultimaappare lo scoglio più forte. Difficil-mente un immigrato occupa posti diservizio pubblico. Il progetto “Al-Khantara” con diversemodalità ha contribuito alla formazio-ne di una nuova mentalità di accetta-zione dello straniero attraverso la for-mazione, la conoscenza della lingua,delle leggi, l’offerta di servizi. Mamolto rimane da fare per raggiungereun effettiva integrazione. Superarepregiudizi e conflitti che negli ultimianni si sono acuiti. Complice la crisieconomica ma non solo. Anche lascomparsa di valori umani, di un indi-vidualismo più accentuato. La stradaper uscirne è quella di riscoprire ilvalore della solidarietà, di un lavorareinsieme per il bene comune che nonha ne colori, ne razze. In una sempliceparola: accogliere l’altro, diverso dame, ma in dignità uguale, con gli stes-si diritti e gli stessi doveri.

immigrazionedi suor Fernanda Di Monte

“Al-Khantara”......parola araba chesignifica “ponte”

17novembre/dicembre duemilaundici InformaCaritas

L’idea della sicurezza solo comefatto repressivo è oggi inadegua-ta. La politica della sicurezza va

ripensata e incentrata su alcuni puntifondamentali che vedano la nascita diun nuovo modello. È il modello dellasicurezza integrata e dell’inclusionesociale. La sicurezza va costruitainsieme da più attori, ciascuno con unproprio ambito ed un proprio compito,e cioè dallo Stato, cui resta la compe-tenza centrale, dagli Enti Locali, aiquali si affida un nuovo protagonismonella fase non tanto repressiva quantopreventiva della sicurezza, dalle asso-ciazioni che svolgono attività educati-ve e sociali, dalla scuola, dai cittadini.La prima competenza sulla sicurezzaspetta allo Stato sia in termini di sicu-rezza interna (coordinamento delleforze dell’ordine) che di sicurezza

internazionale (difesa dei confini). Malo Stato da solo non basta a combatte-re, senza coordinamento e legislazio-ne sovranazionali, crimini come il traf-fico di stupefacen-ti, la contraffazio-ne, la tratta diesseri umani, ilcommercio diorgani, la crimina-lità organizzata, laporno pedofilia che corre anche suinternet. Occorre rilanciare la centra-lità dell’Europa. Occorre poi ritrovareil protagonismo degli Enti locali.Innanzitutto dei Comuni il cui inter-vento é particolarmente vicino al cit-tadino: devono essere garantiti la frui-bilità, il decoro, in una parola la vivibi-lità, degli spazi urbani come pure lamobilità e l’attraversamento dei luo-

ghi cittadini. C’èuna correlazioneprecisa tra pro-gettazione del-l’assetto urbani-stico e dei servizicon la sicurezza,tra sviluppo eco-nomico e socialecon la legalità. Èi m p o s s i b i l eimmaginare unvero sviluppoproduttivo senza

la creazione delle condizioni di sicu-rezza. Perciò ben vengano questedenunce contro il pizzo da parte diConfindustria e della Camera di Com-

mercio. Nonbastano incen-tivi e infrastrut-ture per attira-re gli investi-menti produtti-vi in Sicilia se

non riusciremo a garantire alle impre-se condizioni di sicurezza adeguate.Tuttavia, l’azione degli Enti Localideve anche mirare al recupero del tes-suto sociale. Questo è possibile inau-gurando un nuovo Patto di cittadinan-za. Qui entrano in gioco gli altri attoridel sistema della sicurezza integrata epartecipata: la scuola, l’ associazioni-smo, il volontariato i cittadini stessi.Non può esserci sicurezza se non sirealizzano politiche attive per il lavoroe lo sviluppo produttivo, percorsi dieducazione alla legalità, recuperodella devianza soprattutto minorile,promozione della persona, educazionepermanente degli adulti, lotta alladispersione scolastica. Insomma poli-tiche di inclusione sociale. Perciòdifendiamo anche il diritto alla citta-dinanza i figli di stranieri che nasconoin Italia. Tutto questo richiede unforte cambiamento culturale che tuttidobbiamo sostenere.

SSII CC uu RR EE zzzz AA II NN TT EE GG RR AATTAA EE dd IINN CC lluu SS II OONN EE SSOO CCII AA ll EEllAA SS II CC uu RR EE zz zz AA II NN TT EE RRNNAA SS pp EE TT TTAA AA ll ll OO SSTTAATT OO EE ll ’’uuEE dd EE vv EE RR II llAANN CC II AA RR EE llAA SS uu AA CC EE NN TT RR AA ll II TT àà

territoriodi Teresa Piccione

Una donazione di 15.000 euro è stata fatta alla mis-sione “Speranza e carità”, fondata dal laico BiagioConte, dal presidente del Senato Renato Schifani.

La somma è stata prelevata dal fondo di solidarietà diPalazzo Madama.L’associazione accoglie i poveri e coloro che si trovano indifficoltà nel pagare le bollette di acqua, luce e gas. “È unmomento difficile - ha dichiarato Schifani - e occorre nonabbandonare la speranza e la solidarietà. Solo un Paeseunito nella comprensione e nel dialogo può superare que-sto momenti”.

Il presidente del Senato Schifani dona 15.000 Euro

alla Missione “Speranza e Carità”

Ognuno deve fare il suo dovere nel rispetto degli altri

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legalitàdi Giovanni Cascino

InformaCaritas novembre/dicembre duemilaundici

SOVRAINDEBITAMENTO E USURASOVRAINDEBITAMENTO E USURA

SSEMpREEMpRE pIùpIù pERSONEpERSONE TAglIEggIATETAglIEggIATE DAglIDAglI STROzzINISTROzzINI

Un noto quotidiano finanziarioitaliano scriveva qualche meseor sono che in Italia “gli stroz-

zini sono oltre 40 mila, per la granparte noti all’autorità giudiziaria. In10 anni la criminalità organizzata -che aveva una presenza marginale nelmercato usuraio - ha acquisito amplis-sime quote e sempre più numerosisono i clan e le cosche che gestisconoun business che frutta complessiva-mente almeno 20 miliardi all’anno. …Poiché (ci) si indebita con più strozzi-ni le posizioni debitorie possono esse-re ragionevolmente stimate in oltre600 mila ma ciò che è più preoccupan-te è che in almeno 70 mila casi sonocon associazioni per delinquere ditipo mafioso. Gli interessi sono ormaistabilizzati oltre il 10% mensile e cre-sce il capitale richiesto e gli interessirestituiti. In Campania, Lazio e Siciliasi concentra un terzo dei commer-cianti coinvolti. Alle aziende vannoaggiunti i piccoli imprenditori, innan-zitutto artigiani ma anche dipendentipubblici, operai, pensionati, facendocosì lievitare a oltre 600 mila le perso-

ne invischiate in patti usurari, cuivanno aggiunte non meno di 15milaimmigrati” Roberto Galullo - Il Sole 24Ore - 20 novembre 2011). Di contro ilnumero delle denunce registrate ètalmente risibile da rendere insignifi-cante qualsiasi serio raffronto stati-stico. L’analisi dei dati elaborati daCRIF (la centrale rischi che monitorai finanziamenti e le rate impagate) faemergere inoltre che i debiti non ono-rati dalle famiglie italiane hanno regi-strato negli ultimi anni una fortissimaespansione e che il fenomeno eviden-za i picchi maggiori nelle regioni conforte radicamento delle organizzazio-ni criminali mafiose rappresentandoun aggravamento del problema. Lafacilità con cui le società finanziarieerogano crediti - senza alcun esamedel rischio e senza alcuna valutazionedell’equilibrio tra capacità redditualefamiliare e complesso dei debiti giàassunti - favorisce altresì il sovraindebitamento che è spesso l’antica-mera del ricorso all’usura. Sovra inde-bitamento e usura vere piaghe socialiquasi sempre vissute per pudore o per

vergogna nella solitudine più profon-da. Basterebbe riflettere su questiaspetti per rendersi conto della gravesituazione esistente e che giorno dopogiorno aumenta - anche e principal-mente - a causa delle incombenti dif-ficoltà economiche che l’Italia (e ilmezzogiorno in particolare) staaffrontando: aumento dei prezzi deigeneri di prima necessità, perdite diposti di lavoro, aumento dell’inflazio-ne, della recessione, …. sfratti, pigno-ramenti, esecuzioni immobiliari. Il vocabolario della famiglia, in tempidi crisi, si declina anche in tribunale,negli uffici legali e del contenzioso.Negli ultimi tre anni, i dati hannoregistrato un continuo peggioramen-to: procedimenti in crescita a doppiacifra e privati sempre più in difficoltàcon il pagamento dell’affitto, delmutuo, dei prestiti al consumo. Né cipuò consolare il fatto che il livello diindebitamento nel comparto del cre-dito al consumo delle famiglie italianeé ancora notevolmente basso rispettoa quanto registrato nei principaliPaesi europei.

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Domenica 18 dicembre 2011,al centro Salesiano SantaChiara di Palermo, venti tra

designer ed artigiani hanno datovita all’evento di solidarietà ”Arti-giani per l’Integrazione”, mostramercato vintage e designer organiz-zata dall’Associazione Kala onlus,ludoteca “Il giardino di Madre Tere-sa”. L’ evento è stato finalizzato allaraccolta fondi per i due centri permultietnici l’infanzia: “il giardino diMadre Teresa” e “Santa Chiara”.L’allestimento non prevedeva alcunadivisione in sezioni: chi entrava eradirettamente immerso in unasequenza “eterogenea” di oggetti,vestiti, accessori, borse e collane.Tutto rigorosamente fatto a manoed unico nella sua manifattura e nelsuo genere da giovani e valenti arti-giani. I visitatori hanno ammiratol’alto livello qualitativo degli oggettiesposti risultato di grande creativitàe capacità artigianale, una qualificataofferta di lavoro che purtroppo nellanostra città non trova spazio nelmercato del lavoro. L’iniziativa, pro-

mossa dal Servizio di Incubazione diImpresa del Progetto Policoro Dio-cesano oltre che dalla AssociazioneS. Chiara, è stata quindi una utileoccasione per avviare con alcuni deigiovani “creativi” una verifica sulleconcrete possibilità di dar vita, con il

sostegno ed il supporto della Dicesiattraverso il Progetto Policoro, aduna impresa imprenditoriale costrui-ta sulla realizzazione di un mercati-no stabile nella nostra città, in cuigiovani artigiani abbiano la possibi-lità di far conoscere e commercializ-zare i propri manufatti. Sarebbe que-sta una iniziativa da inserire nel “pro-getto turismo” che sempre il Proget-to Policoro sta conducendo nellanostra Diocesi per favorire la nascitadi imprese di giovani nel mercato deiservizi turistici. Contemporanea-mente, nella ex falegnameria delCentro S. Chiara, è stato possibilevisitare: “Io siamo /santa chiara”,mostra, organizzata da Palazzo Riso–Museo di Arte Contemporanea, perriflettere ancora sul tema dell’immi-grazione, proprio in quella che è statadichiarata dall’ONU, 18 dicembre, lagiornata del migrante.CHI HA PARTECIPATO: Pivvic-ci, Desadorna, Navarra Editore,Madeinpa, Basura, Endi Bijoux, FigiArte in Luce, Oltre i Limiti, Tutui,Bazzika, Kala Onlus, Kedduci, Clau-dia Di Bella, Francesco di Mariano,Le Balate, Lidia Varvara, ClaudiaVillani, Francesca Di Cara,Anna&Linda, Once Details, Proget-to Policoro, Contaminando Bios el’Associazione Per Esempio.

novembre/dicembre duemilaundici InformaCaritas

solidarietàdi Rosita Marchese

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ddeess iiggnneerr eedd AArrtt iiggii aannii ppeerr ll ’’ ii nntteeggrraazz iioonnee

InformaCaritas novembre/dicembre duemilaundici20

“La via della pace è la via deigiovani”. Sono stata attrat-ta da questa bellissima frase

del Beato Giovanni Paolo II riportatada Benedetto XVI in occasione dellapresentazione degli auguri del Corpodiplomatico accreditato presso laSanta Sede. Questa frase suscitariflessioni profonde e una presa dicoscienza dei vari contesti educativiodierni così come il Papa ha eviden-ziato. La società attuale sta constatan-do la difficoltà ad affrontare il temaeducativo per le nuove generazioni estenta a rendere operative alcunecoordinate del pensiero pedagogico ingenerale e non si può non tenereconto del malessere diffuso su scalamondiale. Si tratta di un malesserepolitico ed economico che ha le suepesanti ripercussioni sulle fasce socia-li deboli ed in particolare sui giovani,le crisi economiche, politiche e socialisono la risultante di azioni program-matiche poco attente al benesserecomune. Pertanto un comportamentopolitico responsabile dei popolidovrebbe dare vita a nuove forme diimpegno per farfronte al disorien-tamento e allagrave crisi econo-mica che scoraggiai giovani e ne pre-giudica l’avvenire.I giovani soffronoper la povertà e ladisoccupazione ementre le prospet-tive si assottigliano essi hanno datovita in varie parti del mondo a movi-menti di rivendicazione e di riformeper una partecipazione consapevole econdivisa alla vita politica delle variecomunità. Certo il contesto educativofamiliare è fondamentale per il per-corso educativo, ma il Papa evidenziaqui la natura sinergica dell’opera edu-cativa caratterizzata da una dimensio-ne individuale, collettiva e istituziona-le condotta in piena armonia di inten-ti. Così si è infatti espresso Benedetto

XVI nel documento: “Occorre attuarepolitiche formative affinché l’educa-zione scolastica sia accessibile a tuttie che, oltre a promuovere lo sviluppocognitivo della persona, curi la cresci-ta armonica della personalità, com-presa la sua apertura al Trascenden-te”. In continuità con quanto afferma-to già in occasione della XVI GiornataMondiale per la Pace, celebratesicome tradizione il 1gennaio, le paroledel Papa richiamanoquanti hannoresponsabilità inambito educativo. Si tratta di un invitoall’ascolto e alla valorizzazione dellepotenzialità del mondo giovanile comeespresso dovere dell’educatore atten-to che sa trasmettere anche la passio-ne per la verità, per la giustizia e perla pace. I giovani devono poter vederela bellezza della vita e sapere con cer-tezza che vale la pena viverla conentusiasmo e con speranza operandoper il bene e per la pace. Dunque inquesta chiara prospettiva educativa lacrescita e l’apprezzamento per il valo-

re positivo dell’esi-stenza passanoattraverso “auten-tici testimoni”.Persone che sap-piano rispondere aquesta importantechiamata consapienza e dinami-cità nella convin-zione di quanto sia

importante il compito a loro affidato.Allo stesso tempo non possiamonascondere le difficoltà e le condizio-ni precarie ed estreme nelle quali l’e-ducatore spesso si trova, tuttavia l’e-ducazione può essere percepita anchecome una delle avventure più affasci-nanti della vita se vissuta responsabil-mente in prima persona. Anche lafamiglia deve operare in spirito diamore e di verità insegnando ai figli adessere solidali, a rispettare le regole, aperdonare e ad accogliersi l’un l’altro

e a vivere i valori umani e cristiani. Lafamiglia è uno dei luoghi privilegiatidove si viene educati alla pace e allagiustizia perché lì deve essere possibi-le sperimentare queste condizioni allacostante presenza dei genitori. Sap-piamo anche come spesso essi venga-no distolti dal compito educativo loromalgrado a causa del lavoro semprepiù impegnativo per entrambi i coniu-

gi ma ciò non devescoraggiare perchése si agisce in buonafede anche i nostrilimiti non vanifiche-

ranno certo ciò per cui ci si è impegna-ti con cura e amore. Il messaggio è unappello a tutte le realtà educative e atutte le istituzioni perche privilegino eperseguano anche con la loro azionel’attività educativa verso la conquistadella vera libertà, della pace e dellagiustizia. L’uomo deve coltivare lalibertà come bene prezioso e farnebuon uso per sé e per gli altri noncedendo al fascino del relativismo chefacilita ogni decisione ma non consen-te all’educazione di esprimersi secon-do autenticità e nel rispetto delladignità dell’uomo. Anche i giovanihanno un ruolo ben preciso in questoprocesso di costruzione ed è a loro cheinfine il Santo Padre si rivolge confiducia.”Cari giovani, voi siete un donoprezioso per la società. Siate consape-voli delle vostre potenzialità e nonchiudetevi mai in voi stessi, ma sap-piate lavorare per un futuro più lumi-noso per tutti” Ancora oggi è difficiledire se possiamo essere ottimisti versoil futuro, siamo appesantiti dal climadi tensione e di incertezza di questomomento storico, certo è che dobbia-mo fare tutto il possibile perché nonmanchi per i giovani, la possibilità,l’entusiasmo e la voglia di costruire daprotagonisti il proprio avvenire. Leloro domande di pace di verità e digiustizia attendono le nostre rispostee dall’autenticità con cui rispondere-mo forse dipenderà la realizzazionedel futuro che tutti noi desideriamo.

giovani e sfida educativa

di Giuseppa Calò

La difficoltà ad affrontare il tema educativo per le nuove generazioni

“SuLLa via deLLa pace incontriamo i giovani”

“La via della pace è la via dei giovani”

All’Istituto Comprensivo “G. Falco-ne” lo scorso 26 ottobre 2011 ilmomento conclusivo del progetto

G.Zen.Net.. L’evento è stato pensatocome opportunità di scambio e confron-to ad integrazione e completamento deimomenti valutativi e di verifica svoltinel corso degli anni. La giornata è stataorganizzata in modo da ripercorrere illavoro svolto e per raccontare GZEN-NET da chi lo ha vissuto in qualità dioperatore e destinatario. Durante lamattinata l’ottica privilegiata è stataquella di connettere e integrare i con-tributi di taglio dif-ferente, canalizzan-doli su un’operati-vità che guardi al“dopo” ed eviti didisperdere i benefi-ci raggiunti dagliutenti del quartiere.In tale occasione èstata presentata lap u b b l i c a z i o n e :“Raccontare GZEN-NET”. L’intento dicondividere la corni-ce di senso e gliobiettivi progettualisostenuti e portatiavanti dalla reteinteristituzionaleSan Filippo Neri,hanno rappresentato la forza che haguidato tutti i partner del progetto asostenere strategie di rete e diempowerment di comunità per la rea-lizzazione collettiva di un concreto ereale percorso di condivisione di valorie visioni nel lavoro sociale allo Zen. Lenumerose attività che si sono realizzatesono state caratterizzate da un’innova-tiva scelta strategica ossia la strettasinergia tra l’istituzione pubblica a cui èstato assegnato un ruolo di governantedelle macroaree progettuali ed il priva-to sociale e privato. Tra le azioni perpromuovere il quartiere, il campo poli-valente, la pista atletica e di salto inalto realizzati presso l’Istituto Falconee l’Archivio di Quartiere realizzato pres-

so l’Istituto L. Sciascia, resta ad oggisospeso, nonostante la conclusione delprogetto la ristrutturazione della pale-stra della scuola Sciascia, che a causadi ostacoli di tipo istituzionale non èstato possibile realizzarli nei tempi pre-visti. Si sottolinea l’aspetto innovativoportato avanti dall’area C per l’organiz-zazione degli eventi coordinato dall’US-SM, gestito dall’Ass. Handala che harilanciato un modello culturale in cui laperiferia diventa il luogo di promozionedi iniziative culturali superando lo ste-reotipo che vuole le periferie come

“non-luoghi” privi di socialità. L’obietti-vo prioritario è stato quello di rivaloriz-zare “il quartiere”, simbolo di degrado emarginalità sociale e favorire la costru-zione di ponti tra la periferia ed il cen-tro urbano. In merito al tema dellasostenibilità delle azioni progettualidiverse sono state le idee e le proposte,è chiaro a tutti che un’azione solida edefficace non può poggiare le basi esclu-sivamente sui finanziamenti esterni,anche se ovviamente sono stati e sonobasilari; emerge tutta la paura, concre-ta e reale, di interventi sempre più pre-cari, anche se di base c’è la determina-zione a non interrompere un flusso direlazioni, scambi, emerge la decisavolontà di esserci comunque e la paura

profonda e realistica di dovere rinun-ciare a questo mandato, non più soloorganizzativo ma ormai anche persona-le, interiore, esistenziale. Inoltre l’im-portanza di percepirsi come tassello diun mosaico più ampio. La giornata si èconclusa con la presentazione di: “Rac-contare G.Zen.Net” un modo diverso diraccontarsi e di raccontare il quartiereattraverso il vissuto degli operatori edegli abitanti, solamente attraverso lavalorizzazione dell’esperienza si riescea cogliere la complessità dell’esisten-te/reale. In questo particolare momen-

to storico, culturalee sociale l’unicoobiettivo è quello dirimandare segnalipositivi e fare emer-gere soprattutto ipunti di forza nonoscurando comun-que criticità e puntidi fragilità intercet-tati nei quasi dueanni di lavoro. Lasperimentazione delprogetto ha permes-so di verificare sulcampo la soliditàdella rete San Filip-po Neri e l’innovati-vità di partner pro-gettuali basata sulla

sinergia tra pubblico e privato cosìcome la correttezza di proporre azionidi sistema su diversi livelli quali cura evalorizzazione dei beni comuni e quali-ficazione dei servizi socio-sanitari e cul-turali. Pertanto i soggetti della retehanno innescato un processo di cam-biamento culturale e sociale di promo-zione della partecipazione attiva dalbasso degli abitanti del quartiere conl’obiettivo di potenziare la consapevo-lezza di essere soggetti attivi di cambia-mento. Si continuerà a costruire insie-me il futuro di G.Zen.Net, che ha avutoed ha come parola chiave il termine“cooperazione” ed ha i nomi e voltidelle persone che in questi anni abbia-mo incontrato, conosciuto e coinvolto.

Progetto G.Zen.NetScambi, confronti ed integrazione per raccontare il quartiere

21novembre/dicembre duemilaundici InformaCaritas

progetti

di Claudia Casella

InformaCaritas novembre/dicembre duemilaundici22

mondialitàdi Vincenzo Ceruso

27 ottobre 1986: Giovanni Paolo IIsi reca con i leader cristiani edelle grandi religioni mondiali ad

Assisi per invocare la pace. Il Papapolacco accanto agli altri capi religiosi- “per pregare non più gli uni contro glialtri, ma gli uni accanto agli altri”,come disse lo stesso Wojtyla – divenneuna delle grandi icone del Novecento.

27 ottobre 2011: a venticinque anni dal1986 Benedetto XVI, con un’iniziativainusuale per un Pontefice, commemo-ra il gesto del suo predecessore e tornanella città di san Francesco per ricor-dare quella storica giornata e chiama-re nuovamente i credenti alla lottacontro la violenza. Rispetto al 1986Benedetto XVI ha convocato ad Assisipersonalità del mondo della cultura edella scienza che, pur non legate a fedireligiose, avvertono la comune respon-sabilità per la causa della pace nelmondo.In che modo «lo spirito di Assisi» parlaancora al nostro mondo globalizzato?La “prima” Assisi si è svolta in untempo caratterizzato dalla contrappo-sizione tra est e ovest tipica dellaGuerra fredda e in un mondo minac-ciato dal pericolo nucleare. Inoltre, ilclima culturale dominante, soprattuttoin Occidente, considerava le religioni

fenomeni residuali della modernitàavanzante. Al contrario, Papa Wojtylaaveva intuito come le religioni sianouna forza di pace, ma possano anchebenedire la violenza, divenendo benzi-na che può essere gettata sulle fiammedei conflitti. Nel 1979 la “revanche deDieu” (G. Kepel) aveva significato inIran l’affermarsi di una teocrazia isla-

mica, con la presa del potere da partedell’imam Khomeini. Il Papa volevaimpedire il diffondersi di una culturadel conflitto e, per fare questo, tornavaall’insegnamentoconciliare sul dia-logo interreligiosoquale forza pro-motrice di pace eunità tra i popoli.Con una sceltageniale ripropo-neva ad un mondo secolarizzato l’im-magine del poverello d’Assisi qualetestimone di pace. La straordinariafigura di san Francesco si dimostravacapace di parlare a tutti, al di là delledifferenze religiose e culturali.Molti non compresero il disegno diWojtyla. Alcuni sottolinearono l’unicitàdel gesto del Papa, mettendo in guar-dia dal riproporre simili iniziative.Altri parlarono del rischio del sincreti-

smo, quello di porre il cristianesimosullo stesso piano delle altre religioni.Ma Giovanni Paolo II aveva chiaro chela verità non si indebolisce nel dialogo,ma si rafforza. Sperava che da Assisipotesse nascere un movimento spiri-tuale, che avesse al centro la forzadebole della preghiera.La Comunità di Sant’Egidio non harinunciato a comunicare il messaggiodi Assisi. Le Preghiere per la paceorganizzate dalla Comunità di Traste-vere sono divenute un pellegrinaggiospirituale che, annualmente, ripropo-ne un messaggio di pace e di conviven-za nelle grandi capitali europee emediterranee (nel 2002 fu la volta diPalermo). Un pellegrinaggio che ognianno si arricchisce di presenze semprepiù autorevoli e significative.I cristiani devono farsi carico delladomanda di pace che c’è nel cuoredegli uomini, senza timore di confron-tarsi con altre religioni. Non c’è solo lasfida della guerra in tante parti delmondo. Le nostre società sono percor-se da una violenza diffusa e da unsenso d’insicurezza esasperata. Divie-ne ancora più importante comunicarel’ideale della pace nella vita dellenostre città. Questo è senso della Mar-cia per la pace con cui la Comunità hainiziato il nuovo anno in centinaia di

città nel mondo.Il 1° gennaio –giornata mondialedella pace volutada Paolo VI – deci-ne di migliaia diuomini e donne nelmondo si sono

messi in cammino per affermare laloro volontà di vivere in pace. Anche aPalermo la Comunità ha organizzato lamarcia con partenza dalla piazza sim-bolo dell’intera città: Piazza Politea-ma, per proseguire poi seguendo unpercorso che ha attraversato il centrostorico e che si è concluso alla chiesadi San Giuseppe ai Teatini, ai QuattroCanti, con un momento di preghieraper la pace.

Celebrato lo Spirito di AssisiA 25 anni dallo storico incontro voluto da Giovanni Paolo II

Giovanni Paolo II: “La pace ha bisogno di operatori illuminati

e generosi”

23novembre/dicembre duemilaundici InformaCaritas

mondialitàdi Filomena Brucculeri

Serata di beneficenza promossa dall’Avisas

Un ponte di solidarietà tra Sicilia e India

Si è tenuta a Palermo, il 26 novem-bre 2011, presso l’Hotel Casenadei Colli, una serata di beneficen-

za promossa dall’Avisas “Associazionedi volontariato internazionale Sud Amasud”, presieduta Padre ThomasVaikathuparambil, fondatore della stes-sa Associazione e direttore della Cari-tas di Ernakulam in Kerala (India) econ la partecipazione e la testimonian-za di Padre Benedetto Genualdi, diret-tore della Caritas diocesana di Paler-mo. Sicilia e India, idealmente unite,in un ponte di solidarietà tra due estre-mità della terra (Sud ama Sud) in favo-re di quella parte di popolazione cheversa nelle condizioni di più assolutapovertà. L’Associazione, che collaboracon il progetto indiano HELP A FAMILY(adozione di una famiglia a distanza),nasce nel 1999 come naturale espres-sione del percorso spirituale compiutoda un gruppo di fedeli e oggi vantanumerosi sostenitori. In molti, grazieanche alla disponibilità logistica offer-ta dallo stesso P. Thomas, hanno giàpotuto costatare direttamente, sulposto, i frutti di tanti anni d’impegnodell’associazione: gli aiuti di primanecessità, la ricostruzione di tante casedistrutte dalle inondazioni monsoni-che, i contributi nellespese mediche, anchequando è occorso unintervento di tipo chirur-gico, in un territorio ovemanca del tutto l’assi-stenza sanitaria (bastapensare che sono più di12.000 i disabili dei qualiil governo non si occupa).E’ tuttavia interessanterilevare come l’attivitàdell’AVISAS vada oltrel’aspetto puramente assi-stenzialistico portandoavanti dei progetti che,nel generare fonti soste-nibili di guadagno, possa-no consentire condizionidi crescita e di sviluppodella popolazione piùdebole e vulnerabile peruna “società equa basatasui valori umani”.Il self Help Group (autoaiuto) è un progetto

mediante il quale è possibile formaregruppi di microcredito, ognuno deiquali (da cinque a quindici persone)inserito in una determinata attività(per es. lavorazione del cocco, la fab-bricazione di abiti da seta). Con unasorta di mercato rurale, i prodotti ven-gono poi venduti e i rica-vi vanno alle persone.Nonostante il progressodegli ultimi decenni,l’India del XXI è ancoraun paese dove si muore di fame. Peraffrontare la problematica della garan-zia del cibo l’AVISAS promuove il Pro-gramma dell’Agricoltura sostenibile,un progetto pilota, atto a garantire lastabilità del raccolto attraverso un’a-gricoltura di tipo biologico. E’ prevista la formazione degli agricol-tori capo poiché questo modo si è dimo-strato efficace nella realizzazione dipratiche agricole sostenibili. Agli agri-coltori verrà impartita la formazionesui vari aspetti dell’agricoltura biologi-ca (selezione di colture secondo il ter-reno e delle condizioni climatiche,selezione e conservazione dei semicontrollo dei parassiti e delle patologieetc.). I coltivatori capo formati conti-nueranno la formazione nei gruppi così

da divulgare le pratiche biologiche neivillaggi. Altra grande questione irrisol-ta dell’India è quella dei “senza tetto”e, anche in quest’ambito, l’Associazio-ne AVISAS si propone di portare il suomodesto contributo mediante il proget-to Karunya Village.

Questo progetto, natoall’interno dell’Arcidioce-si del Kerala “nell’Annodella Misericordia” ha loscopo di concedere n. 125

unità abitative destinate ai più biso-gnosi. È prevista anche la creazione dicentri di aggregazione (luogo di pre-ghiera, negozi alimentari, punti diritrovo) per favorire un miglioramentodella vita sociale. La serata di beneficenza ha avuto loscopo di raccogliere i fondi per lacostruzione di una di queste unità. Seppure la partecipazione è stata posi-tiva, la raccolta di fondi è tuttora incorso giacché non sufficiente a coprirele spese del costo della casa.Il Direttivo dell’Associazione, per chivolesse ulteriori informazioni sull’atti-vità oppure contribuire con un soste-gno, è raggiungibile attraverso il sitowww.avisas.org.

“Una Società equa è basata

sui valori umani”

InformaCaritas novembre/dicembre duemilaundici24

Laboratorio welfare e ambienteLaboratorio welfare e ambiente

“La gestione dei rifiuti in Sicilia”“La gestione dei rifiuti in Sicilia”

Si è concluso il 15 dicembre il“Laboratorio welfare e ambien-te: la gestione dei rifiuti in Sici-

lia”, promosso dall’Istituto Arrupe diPalermo, il WWF Sicilia e Legambien-te Comitato regionale siciliano, con lacollaborazione di ORSA - Scuola dialta formazione ambientale e il patro-cinio del Jesuit SocialN e t w o r k(JSN).

D u esemina-ri sui rifiutiche, dopo l’incon-tro su Termini Imerese del 12 mag-gio scorso, hanno costituito un’altratappa dell’iniziativa “Rieducarsi albene comune - Percorsi di form-azio-ne sociopolitica”, una proposta dell’I-stituto Arrupe volta ad approfondireproblematiche concrete guardando,da una parte, alle storie e, dall’altra, adelle possibili soluzioni.Il welfare, così, diventa ogni volta lalente per leggere specifiche situazioni(ambiente, lavoro, periferie, formazio-ne, immigrazione, urbanistica, politi-che giovanili) e, al tempo stesso, lachiave di volta per individuare le sen-sibilità, le risorse e le idee per un cam-biamento possibile. Come spiega AnnaStaropoli, coordinatrice del Laborato-rio sul welfare dell’Istituto, «la cittàstessa è un bene comune, per cuiabbiamo bisogno di politiche pubbli-che serie e credibili che garantiscanodei processi produttivi, etici e sociali edisegnino uno sviluppo strategico eglobale del territorio a partire dallaqualità della vita delle persone».

Il tema dei rifiuti – annoso problemaanche a Palermo – è quindi oggettourgente di dibattito per associazionied esperti del settore, istituzioni poli-tiche, operatori e singoli cittadini. Nel primo incontro (“Gestione deirifiuti in Sicilia: riflessioni e buoniesempi” - 1° dicembre 2011) si è

discusso di dati e statisticheregionali, ma anche

di buone prassie di gestio-

ne dia l t r i

c omun ie regionid’Italia, con unaccento su etica,legalità e circuiti di benecomune.Il secondo appuntamento (“Una grot-ta di rifiuti: Palermo tra problemi erisorse” – 15 dicembre 2011) si è con-centrato sul capoluogo siciliano, doveproblemi di gestione e di assunzionedi responsabilità lasciano il campo acumuli di spazzatura che, per l’espe-

rienza dei cenciaioli e di GabrieleDulcetta, potrebbero diventare fontedi lavoro. Lo confermano i comuni vir-tuosi siciliani presenti (Marineo,Castelbuono, Calatafimi Segesta) e –via skype – Alessio Ciacci, assessoreall’Ambiente di Capannori (Lu),primo Comune della strategia “RifiutiZero al 2020”.La tavola rotonda, vivacemente mode-rata dall’inviata di Striscia La Noti-zia Stefania Petyx, ha visto incontrar-si esponenti del Comune di Palermo etecnici dell’AMIA, anche sulla sciadelle domande di p. Gianfranco Mata-razzo, direttore dell’Istituto Arrupe:«Chi ha la responsabilità? Perché intanti siamo rimasti alla finestra? Chiha l’interesse a mantenere la situazio-ne irrisolta? Perché altri hanno sapu-to gestire il ciclo dei rifiuti facendoneaddirittura occasione imprenditorialee di occupazione? Come far tesorodelle buone pratiche?». Sui rifiuti ma non solo potremmo

rispondere (e agire)con le parole

della

scrittriceB u c c i a r e l l i :

«scarto è qualcosa chenon mi serve più, ma è anche lo scar-to di differenza forte che mi rende[…] diverso dalla norma, quindi conun immaginario autonomo originale».Per approfondimenti sui percorsi,consulta il materiale on line nellasezione «Il Laboratorio sul Welfare»(www.istitutoarrupe.it).

salvaguardia del creatodi Loredana Brigante

Nell’ambito del programma diformazione socio-politica pro-posto dall’Istituto Pedro Arru-

pe di Palermo si è svolto a dicembre il“Laboratorio welfare e ambiente: lagestione dei rifiuti in Sicilia”. Il temadella gestione dei rifiuti è stato affron-tato a livello regionale e con un focussul caso Palermo. Associare il welfarealla questione dei rifiuti, anche seforse non immediatamente compren-sibile, ha offerto una lettura politicadel tema: i rifiuti offrono tracce mate-riali per conoscere abitudini e modi divivere di una comunità. I rifiuti sono ilprodotto finale di un percorso che ini-zia dai beni consumati e si completa,con la raccolta differenziata, nel rici-clo e riutilizzo dei materiali residuali. Tale percorso, che in altri paesi euro-pei e anche in alcune regioni italianeè già una realtà concreta, in Sicilia èancora un miraggio. Sono degne dinota le esperienze di buone pratiche,testimoniate dagli amministratori pre-senti, realizzate nei comuni di Calata-fimi Segesta, Castelbuono e Marineoche hanno aderito alla Strategia Rifiu-ti Zero al 2020. Con il coinvolgimento attivo dei citta-dini, le buone prassi hanno favorito ilbenessere delle comunità, per la dimi-nuzione dei tassi d’inquinamento, ehanno permesso ad ogni utente, grazieall’uso di una scheda magnetica apunti, di ricavarne un bonus economi-co.Il caso Palermo rappresenta un catti-vo esempio sia sul piano della gestioneeconomica che dell’organizzazione delservizio. Il grave buco nel bilancio del-l’AMIA, pur con i ripetuti interventidel Comune socio dell’azienda, ha resonecessario il commissariamento pertentare di risanare la gestione, ma atutt’oggi i costi superano le entrate.Un progetto di Raccolta differenziataavviato per un’area della città vedecoinvolti 100mila abitanti, quasi 1/6dell’utenza, che spesso sono costrettia farsi carico di spese ulteriori per lo

spostamento e la pulizia dei carrelli diuso condominiale. Per tracciare un quadro della situazio-ne sono intervenuti rappresentanti delWWF, di Legambiente, il direttore del-l’AMIA e il Commissario liquidatore. Ma il caso Palermo mantiene un latooscuro che lascia aperti molti interro-gativi. Perché è così difficile gestire irifiuti nella nostra città? Chi ha inte-resse a mantenere questo stato dicose? I rifiuti sono uno degli strumen-ti per perpetuare un sistema di conni-venze e malaffare tra burocrati, ammi-nistratori, imprenditori e mafie?La notizia di questi giorni del graveinquinamento delle falde acquifere,causato dal percolato della discaricadi Bellolampo, è la conferma di unagestione irresponsabile incurantedella salute dei cittadini, come sottoli-nea l’avviso di garanzia al sindaco e a

11 dirigenti Amia per disastro doloso.Sarebbe giusto finalmente far pagare icolpevoli. Interessante, a chiusura dell’incontro,la visione del documentario “Lorodella munnizza”, realizzato dalla Play-maker nel 2010, sulla storia dei cen-ciaioli di Palermo. Il protagonista Gabriele Dulcetta, pre-sente all’incontro, ha raccontato lasua esperienza: dall’arresto per rac-colta illegale di rifiuti, alle iniziativedi protesta fino alla costituzione dellacooperativa sociale APAS che, dopo lacollaborazione temporanea con l’A-mia, ha in attivo convenzioni con entiper smaltimento di rifiuti-beni durevo-li. La storia di Dulcetta è significativanon solo per la capacità imprendito-riale ma come valido esempio, soprat-tutto, di buona pratica della gestionedei rifiuti.

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25novembre/dicembre duemilaundici InformaCaritas

salvaguardia del creatodi Antonina Ardito

InformaCaritas novembre/dicembre duemilaundici26

solidarietàdi Salvo Grasso

ad una donna che salva i bambini di strada di rio il premio puglisiriconoscimento anche a docenti, carabinieri, sacerdoti e famiglie

Lottare per l’affermazione deidiritti umani in ogni parte delmondo, facendo il proprio dovere.

È lo spirito del Premio internazionaledon Pino Puglisi, giunto alla sua settimaedizione e dedicato quest’anno ai bam-bini di strada di Rio de Janeiro, a cuiviene tolto il diritto di vivere la propriainfanzia. La manifestazione, organizza-

ta dall’associazione Jus Vitae, in colla-borazione con la Cisl di Palermo e lafondazione Brass Group, si è svolta il 15dicembre al Teatro Biondo di Palermo.Durante la serata sono stati assegnati iriconoscimenti a sei persone e gruppiche si sono spesi per la promozioneumana in Sicilia e nel mondo. I premiati dell’edizione 2011 sono SuorAdma Cassab Fadel di Rio De Janeiro, ilprofessor Mads Andenaes di Oslo, perl’impegno nella promozione dei dirittiumani, il professor Cosimo Lacerignola,direttore dell’Istituto agronomico diBari, per il contributo all’affermazionedi una cultura della pace nei Paesi delMediterraneo, dell’area balcanica e delvicino Oriente attraverso la formazioneprofessionale di eccellenza, la famigliaSferlazzo di Lampedusa, per l’esempioconcreto di accoglienza nei confronti

dei migranti sbarcati sull’isola, donLuigi Merola, sacerdote che si batte inprima linea contro la Camorra, la caser-ma dei carabinieri dello Zen 2, avan-guardia di legalità nel cuore delle insu-lae del quartiere periferico di Palermo.“Il premio internazionale – spiega donAntonio Garau, presidente della com-missione giudicatrice - premia chi,

facendo bene il proprio dovere, pro-muove la dignità degli uomini e queisiciliani che, con dedizione e spirito diservizio e di accoglienza, contribuisco-no a cambiare le cose in questa terra. Ilsuccesso della manifestazione vienegarantito dalla testimo-nianza stessa di don PinoPuglisi, che viene ormaipresentato in tutto ilmondo come modello perle giovani generazioni e sicuro punto diriferimento della Chiesa universale”.Particolarmente significativa è la sceltadi conferire il premio internazionale aSuor Adma Cassab, una religiosa forte ecoraggiosa che da più di vent’anni cercadi dare un’alternativa ai bambini distrada, conosciuta da don Garau e dauna delegazione del premio in Brasile,durante il viaggio organizzato un mese

fa per promuovere la figura di donPuglisi tra le favelas di Rio. “Abbiamoconosciuto una realtà dalla doppia fac-cia che ti sa ammaliare, ma anche scon-certare – racconta don Garau –. L’in-contro con Suor Adma e i suoi collabo-ratori ci ha aperto il cuore alla speran-za e alla solidarietà umana. È stato pernoi molto emozionante vedere comequeste persone, donando loro un po’ diaffetto assieme alle cure minime, sidedicano con grande amore e tenerezzaai bambini di strada che quotidiana-mente arrivano nella loro casa drogati,sporchi, infreddoliti e mezzi barcollan-ti. Bambini che non vuole nessuno senon i narcotrafficanti, per farne ognitipo di uso ed abuso. Bambini che ven-gono usati per il trasporto della droga edelle armi; bambini usati nel turismosessuale; bambini che scompaiono enessuno sa che fine facciano”. L’obietti-vo è quello di raccogliere fondi per rea-lizzare una ludoteca nelle favelas diRio, dedicata alla memoria di don Pugli-si. Sull’esperienza vissuta in Brasile èstata organizzata una mostra fotografi-ca, realizzata dall’operatore AlessandroSpinnato, inaugurata il 13 dicembrenella scuola Pietro Novelli di Monreale,alla presenza di Suor Adma. La manife-stazione per la consegna dei premi, chegode dell’adesione del Presidente dellaRepubblica e del patrocinio della Presi-denza della Regione siciliana e dellaPresidenza del Consiglio comunale diPalermo, è presentata dai giornalisti

Roberto Gueli e TizianaMartorana. Durante laserata, si sono esibiti l’Or-chestra Jazz Siciliana eIvan Fiore.

Le sculture - premio sono realizzate daGiacomo Rizzo. All’organizzazione dellaserata hanno collaborato l’Università diPalermo, il Centro studi “La vita èbella”, Alessi Pubblicità, Unicredit-Banco di Sicilia, lo Studio Maraventano,il Consorzio Comunità Nuova, il Bancodelle Opere di Carità Sicilia, PesonalFactory, Filca Cisl Palermo, Cisl Sicilia,l’Ordine degli Avvocati di Palermo.

Garau: “Facendo il proprio dovere si promuove

la dignità dell’uomo”

27novembre/dicembre duemilaundici InformaCaritas

solidarietàdi Cesare Calcara

In occasione della festività mariana dell’8 dicembre 2011,il Rotary Club “Palermo Mediterranea”, ha organizzato edofferto il pranzo dell’Immacolata , agli Ospiti della Mensa

diocesana della Caritas di Palermo, nei locali di Vicolo S.Carlo . La splendida iniziativa, ideata e proposta dal Presiden-te del Club, Guenda La Rosa, è stata organizzata con l’aiuto diS. E. Mons. Carmelo Cuttitta, Vescovo ausiliare di Palermo -Socio onorario del Club Rotariano - e grazie alla disponibilitàdi Monsignor Benedetto Genualdi, Responsabile della Caritasdiocesana di Palermo. Numerosi i Soci che hanno prestato laloro opera per l’eccezionale iniziativa: Alessia e Piero Catal-do, Maria e Vincenzo Morreale, Dina Albanese, Patrizia D’An-na, Alessia Rizzo, Marina Sartorio, Ignazio Margiotta, PeterBarbaro, nonché Dario Di Salvo e la consorte Guenda La Rosahanno avuto il piacere di preparare, cucinare e servire perso-nalmente ai tavoli dei circa 80 indigenti che frequentano taleinsostituibile presidio umanitario. Ai fornelli, uno chef parti-colare, il sottoscritto consigliere Cesare Calcara, collaboratodalla moglie Pina, ed assistito mirabilmente dal personalevolontario della Caritas che giornalmente si dedica ai fratellipoveri con cristiana abnegazione e collaudata professionalitàgastronomica. Una ventata di “composta” allegria è stata por-tata dai numerosi ragazzi, figli dei soci, che hanno contribui-to alla preparazione delle sale mensa ed all’allestimento degliaddobbi natalizi. Prima di sedersi a tavola con i fratelli biso-gni, mons. Cuttitta e mons. Genualdi hanno officiato unmomento religioso e condiviso la fede nell’Unico Dio, assi-stendo alla breve preghiera degli ospiti di fede islamica. Quin-di...tutti a tavola! Gustoso e ricco il menù della prima festanatalizia alla mensa della Caritas: antipasto all’italiana consalumi, formaggi ed olive condite; per ‘primo’, delle raffinatelasagne al ragù di carne ed un cous-cous maghrebino (agnel-lo e verdure). Il ‘secondo’ha visto in tavola circa 14kg di squisito rollò di carne,accompagnato da spinaci“saltati” in padella e patateal forno. A fine pranzo,nella suggestiva “cornice”della attigua Chiesa di S.Carlo Borromeo dei Mila-nesi si è festeggiato l’even-to mariano con rituali dolcie torte “fatti in casa”, appo-sitamente preparati daaltri soci del Club Rotaria-no. Ciò al fine di crearequello spirito di festivitàreligioso-familiare , tipicodi un focolare domestico, dicui, molto spesso, gli ospitidella mensa sono disgrazia-

tamente privi. Graditissima la visita del prossimo Governato-re del Distretto Rotary “Sicilia e Malta”, Gaetano Lo Cicero,eletto per il 2012-13, che ha voluto brindare con gli Ospitidella mensa diocesana, ed elogiare i Soci del R.C. “PalermoMediterrenea” per meritoria iniziativa umanitaria, realizzatain pieno spirito rotariano. Nell’occasione si è anche profilatal’ipotesi di collaborazione tra Rotary e le Autorità Ecclesiasti-che per un eventuale restauro architettonico ed artisticodella chiesa e di coinvolgere anche i Distretti Rotariani dellaLombardia, in tali progetti e lavori. Ciò permetterebbe di ria-prire sia al culto religioso sia ad eventi culturali, questa bellachiesa tardo barocca che già dal XVII secolo fu sede dellaricca comunità lombarda, presente a Palermo. In merito atale ipotesi di restauro, il sottoscritto, chef per l’occasione,ma architetto di professione, su gentile richiesta del Governa-tore eletto, produrrà un programma operativo. È stata unaesperienza emozionante e gratificante per tutti i soci edamici rotariani; ma soprattutto sono state davvero toccanti lemanifestazioni di sincera gratitudine di molti ospiti dellamensa, felici di aver trascorso una bella festa in... Famiglia,con i nuovi “fratelli” del Rotary Club e quelli “sempre presen-ti” della Caritas diocesana. Inoltre i festeggiamenti di questagiornata hanno assunto un significato particolare , ricorrendoin questo 8 dicembre, anche il 9° anniversario dell’aperturadella mensa diocesana, che dal 2002 è operativa, tutti i 365giorni dell’anno, assistendo quotidianamente decine e decinedi indigenti italiani e stranieri. Un menzione particolare va alSig. Salvatore Abate, Responsabile del Gruppo Abate S.p.A.,nota azienda catanese, leader in Sicilia nella distribuzione evendita di prodotti alimentari di qualità, il quale con spiritodi grande solidarietà ha sostenuto le spese di tutti i prodottialimentari utilizzati per questo pranzo dell’Immacolata.

È stato promosso dal rotary Club palermo

alla mensa dioCesana il pranzo dell’immaColata

InformaCaritas novembre/dicembre duemilaundici28

La sala Gialla di palazzo dei Nor-manni, ha fatto da splendida cor-nice alla presentazione del libro

di mons. Vincenzo Noto “Il cardinaleSalvatore Pappalardo nel ricordo di…”.Il volume raccoglie le testimonianze divescovi, sacerdoti, giornalisti, professio-nisti che hanno ricordato la figura delpresule a cinque anni dalla morteavvenuta il 10 dicembre del 2006.Queste alcune testimonianze raccol-te nel volume. Vincenzo Noto: “Pap-palardo aveva una grande capacitàdi entrare subito in sintonia conquanti partecipavano ai suoi incon-tri e la gente lo sentiva vicino ancheperché il suo linguaggio aveva benpoco di clericale e di cardinalizio”.Salvatore Di Cristina: “Dire qualco-sa a partire dai miei ricordi sul car-dinale Pappalardo è per me comecercare di dire qualcosa su mio padre”.Pio Vigo: “Ricordo il cardinale Salvato-re Pappalardo sempre con piacere ededificazione. Come persona ecceziona-le. Nella “altezza” del suo ruolo rimase,potremmo dire “naturale”, semplice ecordiale, capace di un sano umorismoche dimostrava la sua libertà d’animo ela sua superiorità di pensiero”. NinoBarraco: “Il volto di un Vescovo chedecise il futuro della città, che pose laChiesa in conflitto con il crimine, chediede speranza al dolore degli abbando-

ni, che volle la frequentazione dellaBellezza come presenza di Vangelo.Ecco il Cardinale Pappalardo”. Giovan-ni Chiappisi: “A Palermo, Pappalardoha segnato molti di noi “giovani e menogiovani” che bazzicavamo nelle stanzedella curia arcivescovile. Riusciva a direle verità più grandi con le parole più

semplici: impossibile non capire quelloche voleva dire”. Mario Frittitta: “Ilsuo incoraggiamento non mancò nean-che quando l’incontrai, ancora unavolta nella chiesa della Madonna deiRimedi, dopo la mia scarcerazione: “Siiforte! Non demordere!” mi disse”. Ser-gio Mattarella: “E´ un ricordo che con-servo, prezioso: il ricordo del rapportotra due persone che non sono più tranoi, tra cui è intercorso un sentimentodi stima e di affetto, che hanno contri-buito a quella punteggiatura positiva

che, tra tante sofferenze, segna la stra-da della speranza per la nostra terra”.Teresa Piccione: “Seduti nel salotto delsuo appartamento a Baida, ci siamoritrovati insieme io, Stefano, mio mari-to, e quello che, a casa e fra gli amici,chiamavamo semplicemente “il Cardi-nale”. C’era caldo, sebbene anche a

luglio la Casa Diocesana sappia esse-re confortante. Col suo fare calorosoe asciutto, ci accolse come semprecon amore di Padre”. Ina Siviglia:“La Chiesa palermitana, attraversola dialogicità impressa dal suo Pasto-re, ha maturato un volto e unacoscienza missionaria capace di edi-ficare il Regno con un dinamismodialogico sia intraecclesiale, sia ecu-menico che interreligioso, sia inpartnership col mondo, per afferma-re valori umani e cristiani in vista

della costruzione del bene comune”.Bartolomeo Sorge: “Grande Pastore,schietto e talvolta istintivo e un po´ ruvi-do, con il quale ho avuto la grazia di col-laborare per un arco di tempo tra i piùdifficili, ma certamente tra i più bellidella mia vita”. Alessandra Turrisi:“Amava scherzare, sdrammatizzare eimparare, fino alla fine. Lo ha dimostra-to diventando bravissimo col computer,sulla soglia degli ottant’anni”.Il libro è edito dalla casa editrice Amendi Misilmeri.

La cerimonia a palazzo dei NormanniLa cerimonia a palazzo dei NormanniPPRESENTATORESENTATO UNUN VOLUMEVOLUME SULSUL CARDINALECARDINALE PPAPPALARDOAPPALARDO

volti e storiedi Vincenzo Noto

La Caritas Diocesana di Palermo, ormai da alcuni anni, ha riservato crescente attenzione al tema della tutela dei diritti fondamentali delle persone più deboli, e a tal fine haaffiancato ai Centri d’Ascolto il servizio di assistenza legale coinvolgendo numerosi professionisti volontari. Lo sviluppo di questa sensibilità e la volontà di approfondire iltema hanno condotto ad accettare con piena disponibilità la proposta dell’Associazione “Avvocato di strada” di aprire una sede a Palermo presso la “Locanda del Samarita-

no”. L’accordo consentirà l’avvio di un nuovo sportello di assistenza legale per le persone senza dimora, e permetterà in questo modo di integrare i servizi di assistenza che Cari-tas rivolge a quanti sono privi di un alloggio e di una “esistenza anagrafica” . L’apertura dello sportello presso la Locanda del Samaritano (che e’ la struttura che Caritas riservaall’accoglienza di chi si ritrova senza alloggio) tende a sottolineare la particolarità del servizio che i professionisti volontari andranno a svolgere: “Avvocato di strada” infatti e’un’associazione di volontariato che si propone l’obiettivo fondamentale di tutelare i diritti delle persone senza dimora e favorirne il reinserimento nella società; sono soci dell’as-sociazione avvocati e altri volontari che collaborano con loro nello svolgimento delle varie attività. Si tratta di un’attività che i legali prestano in forma totalmente gratuita, a talfine - preliminarmente - e’ stata richiesta ed ottenuta l’autorizzazione del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Palermo. Gli avvocati che si alterneranno allo sportello si faran-no carico delle problematiche legali delle persone senza dimora che si presenteranno, sia di carattere giudiziale che stragiudiziale. L’attività dello sportello consentirà di acqui-sire un ulteriore - e particolarmente qualificato - punto di osservazione sul livello di tutela garantito ai diritti dei fragili a Palermo e darà spazio al confronto tra quanti in cittàhanno scelto di stare dalla parte degli ultimi e dei rifiutati per favorire una crescita comune delle esperienze e condividere obiettivi e modalità di intervento. La presentazionedella nuova sede si terrà il 27 gennaio 2012 nel corso di un evento pubblico al quale parteciperà il Presidente dell’Associazione avv. Antonio Mumolo. Per informazioni e’ possibi-le consultare il sito www.avvocatodistrada.it e scrivere a [email protected] oppure rivolgersi direttamente ai referenti della sede di Palermo([email protected]).

Nasce lo "Sportello di ascolto dei senza dimora"Nasce lo "Sportello di ascolto dei senza dimora"

caritas diocesana

di Francesco Campagna

29novembre/dicembre duemilaundici InformaCaritas

Da sempre la Chiesa si è occupa-ta degli anziani, specialmentedei più emarginati. Dal Conci-

lio Vaticano II in poi, si parla di “Valo-rizzazione” di queste persone. Vieneaffermata, pertanto, la dignità di ogniuomo, come soleva dire il Beato Gio-vanni Paolo II, il quale invitava tutti ameditare sul IV Comandamento, cheha un’importanza fondamentale per losviluppo dei rapporti tra generazioni.L’anzianità merita il rispetto dellaComunità, rispetto che riluce nellaSacra Scrittura quando chiama iSacerdoti “anziani” edesigna Dio stesso “ilVegliardo”. E’ neces-sario, pertanto, evita-re, come soleva direil Cardinale Balle-strero, che non acca-da nelle famiglie ilfenomeno degli “apo-lidi”. L’impegno,quindi, non è soloquello di inserire glianziani nella vitadella famiglia, nonconsiderandoli piùun peso, ma è soprat-tutto quello di fare inmodo che a poco apoco vengano supe-rate le divisioni, perfar sì che la Chiesadiventi la grandefamiglia dei figli di Dio. La situazionefamiliare, a volte, può contribuire allavecchiaia solitaria. Il divario tra ilmodo di vivere dei figli giovani, pienidi vitalità e poco propensi ad un ral-lentamento della propria attività, siconfronta con il ritmo della terza equarta età, irrimediabilmente lento,caratterizzato dalla lentezza dei gestie di espressioni, lentezza della parolae del pensiero, del ragionamento,della memoria. Per dimenticare un po’questo isolamento, l’anziano rievoca ilbel tempo passato, in cui era utile inmezzo alla gente. Il tuffo in queglianni andati rende reale il passato epermette di analizzare il periodo tra-

scorso, di rileggere il tempo vissutocon i suoi momenti migliori ed i suoifallimenti. Spesso i figli non hanno lapazienza di sedersi a parlare ed a inta-volare un discorso con i propri genito-ri anziani, incapaci persino di muo-versi, perché non si hapiù la pazienza per l’al-tro. L’isolamento nonscelto, non desiderato,non voluto pesa e diso-rienta. Ma è così diffi-cile aprire la porta della solidarietà edell’amicizia agli altri? E così disage-

vole operare per riconoscere all’anzia-no la sua dignità e ricchezza persona-le? La solitudine non potrebbe, al con-trario, diventare un vero cammino dicompimento della capacità di sapervivere? Essa una volta accettata, con-tribuisce a far sgorgare, nella personache l’accoglie, la linfa di una vita basa-ta su altri valori, diversi dalla fretta edal guadagno. In questo modo, l’anzia-nità diventa paragonabile alla solitu-dine di Gesù che si ritira nel desertoper pregare suo Padre. Accettata, lasolitudine può prendere senso e dire-zione. Prima regola: Accettarsi. Accet-tiamo gli altri, nella misura in cuiaccettiamo noi stessi, le nostre debo-

lezze, i limiti e le minorazioni, vere opotenziali. Accettarsi, permette diaccettare i limiti del prossimo, la suanon conformità, le deficienze e ledebolezze, apprezzando così la singo-larità di ogni persona umana. Seconda

regola: Accettare l’al-tro. Prima ancora distimolare ed incorag-giare i nostri anziani,bisogna accettarli edaccettarli bassi, nei

loro desideri ed abbandoni, evitandoin tutti i modi diversi, per quello che

sono e che possiedo-no, nella loro ric-chezza e debolezza,nei loro alti e che lapersona anzianadiventi un vero e pro-prio peso per la fami-glia. Terza regola:Credere. Se accetta-re apre una breccia,credere fa crollare imuri. Se ogni uomoha bisogno, per esi-stere, di fede e fidu-cia, la persona anzia-na ha un bisognovitale di leggere, sulviso di coloro che lacircondano, il valoreche ancora possiedeai loro occhi e la con-sapevolezza di resta-

re un essere amato e caro. Credere inquesto anziano, nel suo valore, nellasua dignità. Credere nonostante tutto,nonostante l’apparenza e le infermitàvisibili e nascoste. Credere che questepersone abbiano ancora capacità ericchezze di cui può beneficiare tuttal’umanità.Diceva il beato Giovanni Paolo II: “Voianziani siete un tesoro per la Chiesaed una benedizione per il mondo”.Credere, credere nell’altro a noi vici-no, credere insieme all’altro, per per-donare, essere misericordiosi, pieni diindulgenza e pazienza. Credere peramare, perché ne va di mezzo l’avveni-re dell‘umanità intera.

VALORIZZARE LE PERSONE DELLA TERZA ETÀVALORIZZARE LE PERSONE DELLA TERZA ETÀ

Gli anziani tesoro per la Chiesa e benedizione per il mondoGli anziani tesoro per la Chiesa e benedizione per il mondo

volti e storiedi Giovanni Di Cara

“Accettarsi per accolgiere gli altri ecomprendere i limiti

del prossimo”

InformaCaritas novembre/dicembre duemilaundici30

Il romanzo di Vittoria Coppola, dal titolo “Gli occhi di mia figlia” pub-blicato recentemente da Lupo editore, si aggiunge come prezioso tas-sello al fitto mosaico di proposte e riflessioni sul rapporto genitori figli.

La giovane scrittrice esplora i sentimenti umani più belli, come quelli diuna madre affettuosa, cogliendo però gli aspetti più problematici e anchegli egoismi e le fragilità della relazione umana. Questi ultimi a volte causa-no l’infelicità nelle giovani madri che non sanno affrontare adeguatamentela maternità. La sofferenza vissuta dai protagonisti coinvolti dall’eventomaternità deriva certamente da errate percezioni del fatto e dai condizio-namenti sociali, per fortuna però si tratta di casi limite.Così la giovane figlia Dana soffre a causa di una madre iperprotettiva e purvivendo negli agi e nel benessere, non si sente appagata dalla vita che con-duce. Una vita scandita e ordinata dalle preoccupazioni di una madre,distinta moglie di un banchiere, desiderosa di possedere a tutti i costila rispettabilità sociale del ruolo e di mantenere la famiglia al riparo daqualsiasi critica. Quando la protagonista scoprirà l’amore, vivrà nella mera-viglia entusiasmante questo sentimento che dischiude davanti a lei orizzon-ti vasti e profondi al punto da sentirsi trasformata. L’incontro con Andrè, unaffascinante pittore, è decisivo per Dana anche se questa fuga si rivelamolto più impegnativa da gestire rispetto al periodo adolescenziale che staattraversando. Vittoria Coppola con uno stile comunicativo semplice edinteressante, evidenzia il difficile cammino che con coraggio è costretto apercorrere chi ricerca la verità. Definisce questo cammino come “una dire-zione ostinata e contraria” che non ostante ciò ci consente di giungere all’autenticità dell’esistenza. E’ una storia sicuramen-te aderente alla realtà che ci rivela ancora una volta le derive dei sentimenti vissuti egoisticamente all’interno del rapportopiù importante della nostra vita, quello tra genitori e figli. È un rapporto che comunque configura la nostra esistenza, che cisottrae o ci dona, che ci mette anche a scelte non facili. In questo orizzonte di solitudini, di cose non dette, nasce e perdurail sentimento dell’amicizia, che spesso orienta e riequilibra il dono affettivo reciproco tra le parti.

Recensione del volume di Vittoria Coppola

“G“GLILI OCChIOCChI DIDI MIAMIA FFIGLIAIGLIA””

il librodi Giuseppa Calò

Firmata la convenzione per il microcredito tra progetto policoro diocesi palermo

e Banca don Rizzo - Credito Cooperativo della Sicilia occidentale

Venerdì 2 e sabato 3 dicembre, in occasione del Con-vegno Regionale delle Caritas Diocesane di Sicilia, ilDott. Giuseppe Mistretta, Presidente della Banca Don

Rizzo di Alcamo, ed il Prof. Giuseppe Notarstefano, Tutordel Progetto Policoro della Dio-cesi di Palermo, hanno firmatola convenzione che permetteràai giovani, che vogliono fareimpresa nel territorio della nos-tra Diocesi, essendo presentatied accompagnati dalle struttureoperative (Servizio incubazionee Start Impresa) del ProgettoPolicoro – Palermo, dirichiedere alla Banca Don Rizzo– Credito Cooperativo dellaSicilia Occidentale un prestito

di tipo chirografaro per il finanziamento dello start-up dellaloro impresa ad un tasso di interesse fisso del 3%.Il prestito per un capitale massimo di 20.000 euro dovràessere rimborsato in tre anni, fino ad un massimo di

cinque, con prima rata di sca-denza a sei mesi fino ad un mas-simo di massimo 12 dalla conces-sione. La periodicità del rimbor-so potrà essere mensile o trimes-trale.Per informazioni rivolgersi areferente CAT , animatore diComunità Antonio La Monica –3293560529referente S.I.St.I. Coordinatoreattività: Tommaso Calamia –3478021655

solidarietà

31novembre/dicembre duemilaundici InformaCaritas

il filmdiVincenzo Toia

Generazione 1000 €uroGenerazione 1000 €uro

“Avete presente quei giovani,non più così giovani, di cuiogni tanto parlano in tv,

scuotendo la testa con rassegnazione?Ecco, quei giovani sono io”; anche sta-volta non c’è migliore presentazionedelle parole di uno dei protagonisti,Generazione 1000 euro, una delle piùfresche commedie italiane degli ultimianni , racconta infatti in tono leggeroe scoppiettante i trentenni d’oggi, ipiù penalizzati a detta di tutti dalperiodo di profonda crisi che stiamovivendo; i giovani non più tanto giova-ni, definiti da taluno bamboccioni, conun contratto precario, che vivono vitelontane dai loro sogni, con una latentepaura del futuro, la generazione in cuiper la prima volta i figli staranno peg-gio dei padri. Tema duro, quindi, eprofondamente attuale, a forte rischiodemagogia, ma abbiamo detto chetrattasi di commedia, di una dellemigliori espressioni della commediaall’italiana, grazie a cui si riescono adaffrontare temi reali ridendo magariper gran parte della visone, ma chelasciano dentro sempre un nocciolo diriflessione, molto più del cinemaimpegnato, a volte. Ma torniamo aitrentenni. I protagonisti sono: Matteo,brillante laureato con la passione perla matematica, e un dottorato che nonarriva, lavora in una azienda di marke-ting in fase di ristrutturazione, convi-ve con Francesco, il suo miglioreamico, genio della playstation, con lapassione per il cinema e Alessio, a suavolta precario. Angelica, manager conuna vita di corsa tra il lavoro asfissian-te e i rapporti umani cercati ma noncoltivati; ed infine Beatrice, supplentedi lettere in giro per l’Italia.Ecco i nostri protagonisti, ognunoaffronta i problemi con una filosofiatutta propria; c’è chi non ce la fa più,si arrende, e torna tristemente daigenitori in Molise; c’è chi crede che lavita sia solo una questione di opportu-nità, di scelte, e che siano loro a dircichi siamo veramente; c’è chi davantial tornado invece, applica la teoriadella formula 1, ovvero che quando

l’impatto è inevitabile l’unico modo disopravvivere è non fare nulla ed aspet-tare che passi, rassegnandosi a viveruna vita non sua, mentre al contrario,c’è chi non si stanca e continua a pro-varci. Il film è un continuo intricarsi diquesti vari atteggiamenti attraversomille peripezie, in cui tra i tanti cam-biamenti e grandi scelte da compierenon potevano mancare l’amore e l’a-micizia. L’amore, generalmente chiavedi tutto, diviene qui per certi versi nonil motore ma il luogo delle scelte; l’a-micizia, quella vera, profonda, in cuinon ci si nega una porta in faccia euno scontro duro, al momento giusto,

è anche fatta di grosse infantilità, maè proprio attraverso di esse che sicoglie la poesia vera dell’affetto, nondei “ti voglio bene”, ma della “soluzio-ne b”, essendo poi pronti, se è il caso,anche a lavorare 7 sere su 7. Diciamosubito però che una soluzione vera,valida per tutto, non c’è, né tantomenoun “classico” lieto fine, v’è forse qual-cosa di più, come i legami forti e lavoglia di provarci. In questo senso,bellissime sono la prima e l’ultimascena messe a confronto coi sogni dabambino.Concludo sottolineando altre due sfu-mature narrative, la prima è l’osserva-zione da parte di Francesco della pro-pria vita e di quella dei suoi amicicome se fossero i protagonisti dellasceneggiatura di un film, con annessaprevedibilità o meno degli eventi, cosache in diversi tratti permette di alleg-gerire e dare un tocco disincantato aduna trama altrimenti classica; laseconda è la medesima osservazionein una chiave apparentemente rigidacome la dimostrazione matematica,sia nel caso del professore, tra la“variabili x ed y e la possibilità di pre-vedere il futuro” sia nella lezione aglistudenti in cui è “scientificamentedimostrato “ che: “…..che una cosaimpossibile accada, non solo è moltoprobabile, è sicuro!”Ecco il vero messaggio, proviamoci…

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La Caritas diocesana ripropone, anche per il 2012, il Percorso di Formazioneal Ministero della Carità come itinerario teorico-pratico per animatori dellapastorale della carità. Il percorso si realizzerà nell’arco di tutto il 2012 e nella

prospettiva del decentramento nel territorio, per un maggior coinvolgimento deglioperatori e dei volontari dei Vicariati e delle Zone Pastorali.Il Percorso di formazione si avvale dell’esperienza di animazione dell’équipe delServizio Formazione della Caritas Diocesana, della sinergia e delle competenze dialcuni docenti della Facoltà Teologica “S. Giovanni Evangelista”, della LUMSAcorso di laurea in Servizio Sociale “S. Silvia”, come anche di altri esperti dellanostra comunità diocesana e delle istituzioni civili della città.La sede degli incontri è il punto Incontro Giovani “Padre Giovanni Messina” al ForoItalico - piazza Umberto I a Palermo, dove vengono svolte le lezioni, il lunedì, concadenza settimanale, con tre ore pomeridiane, dalle ore 16 alle ore 19. La frequen-za è obbligatoria e al termine dell’anno sarà rilasciato un attestato di partecipazio-ne e di merito, la partecipazione è gratuita. Ci si può iscrivere telefonando e invian-do un fax presso la segreteria dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 14 telefax091/327986, oppure compilando la scheda di iscrizione scaricabile dal sito dellaCaritas Diocesana ed inviandola tramite E-mail a: [email protected] prolusione per l’Anno Pastorale 2011/2012 sarà tenuta da Salvatore MartinezPresidente Nazionale “Rinnovamento nello Spirito”, martedì 17 gennaio 2011 alleore 17.30 presso la Parrocchia Santa Caterina da Siena, Via dell’Airone, 18 (BorgoUlivia) a Palermo.Infoweb: www.caritaspalermo.it

Percorso di Formazione al Ministero della Carità Anno Pastorale 2011/2012