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1 SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003) Via P. S. Mancini, 2 00196 - Roma TESI DI DIPLOMA DI MEDIATORE LINGUISTICO (Curriculum Interprete e Traduttore) Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla classe delle LAUREE UNIVERSITARIE IN SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA TITOLO DELLA TESI: Lingue Pidgin e Creole RELATORI: CORRELATORI: prof.ssa Adriana Bisirri Prof.ssa Marilyn Scopes Prof.ssa Francesca Terranova Prof.ssa Claudia Piemonte Prof.ssa Paula Queiroz CANDIDATA: Andaloro Marica ANNO ACCADEMICO 2012/13

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SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003)

Via P. S. Mancini, 2 – 00196 - Roma

TESI DI DIPLOMA

DI

MEDIATORE LINGUISTICO

(Curriculum Interprete e Traduttore)

Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla

classe delle

LAUREE UNIVERSITARIE

IN

SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA

TITOLO DELLA TESI: Lingue Pidgin e Creole

RELATORI: CORRELATORI: prof.ssa Adriana Bisirri Prof.ssa Marilyn Scopes

Prof.ssa Francesca Terranova

Prof.ssa Claudia Piemonte

Prof.ssa Paula Queiroz

CANDIDATA:

Andaloro Marica

ANNO ACCADEMICO 2012/13

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LINGUE PIDGIN E LINGUE CREOLE

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“Alla mia famiglia che mi ha

sostenuta in questo faticoso

percorso e ha fatto sì che

potessi raggiungere questo

importante traguardo.

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“Al mio ragazzo che in questi anni

mi è stato sempre vicino e ha avuto

un ruolo fondamentale in questo percorso”

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Indice

.................................................................................................................... 7

INTRODUZIONE ..................................................................................................................... 7

........................................................................................................................................... 9

1.Come nascono nuove lingue ................................................................................................ 9

1.1 La nascita di una lingua per catastrofe : la situazione forte .................................. 11

1.2La nascita di una lingua per catastrofe :la situazione della piantagione ................ 12

2.Le lingue pidgin ................................................................................................................... 12

2.1 Alcune caratteristiche dei pidgin: .......................................................................... 13

2.2 Ciclo di vita dei Pidgin ............................................................................................ 15

2.3 Pidgin in Oceania ................................................................................................... 15

2.4 Pidgin dei Caraibi ................................................................................................... 16

3. Le lingue creole .................................................................................................................. 17

3.1 I creoloidi e le lingue miste .................................................................................... 19

3.2 Superstrato e substrato ......................................................................................... 20

3.3 Impoverimento ...................................................................................................... 21

3.4 Il Tok Pisin ............................................................................................................. 22

3.5 Fenomeno di creolizzazione e decreolizzazione .................................................... 23

3.6 L’inglese delle Hawaii : esempio di creolizzazione ................................................ 25

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3.7 Il caso Capo Verde .................................................................................................. 26

3.8Creoli nell’Oceano Indiano ...................................................................................... 32

3.8Lingue Creole delle Americhe ................................................................................. 36

Louisiana acadiana ....................................................................................................... 36

4.Il Papiamento ...................................................................................................................... 49

1.THE BIRTH OF A PIDGIN LANGUAGE ................................................................................... 60

1.2 Features of Pidgin .................................................................................................. 62

2.3 Pidgin in Oceania .................................................................................................... 63

2.4 Caribbean Pidgins ................................................................................................... 64

3. Creole languages ................................................................................................................ 65

4.The Tok Pisin ....................................................................................................................... 65

5.Creole in the Indian ocean ................................................................................................. 67

1.DIE PIDGIN UND KREOLE SPRACHEN ................................................................................... 82

1.2Die Seychellen ......................................................................................................... 84

1.3Grenada .................................................................................................................. 85

1.4Die Grenadine Inseln ............................................................................................... 86

1.5Guadeloupe und seine annektierten Gebieten ...................................................... 86

1.6Trinidad und Tobago ............................................................................................... 87

1.7 Louisiana ................................................................................................................ 88

1.8Martinique .............................................................................................................. 89

2.PAPIAMENTO ...................................................................................................................... 89

1.Cabo verde .......................................................................................................................... 97

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INTRODUZIONE

Ho deciso di trattare le lingue generatesi da un contatto fra parlanti di lingue

diverse, come un fenomeno da ascriversi a cause analoghe in qualunque

contesto storico e geografico, derivato da due fattori scatenanti: la convivenza

tra gruppi di parlanti diversi su un territorio che prevedeva lo stanziamento di

uno solo dei gruppi, la pressione comunicativa che deriva dalle esigenze

internazionali tra parlanti di lingue materne o lingue seconde non

comprensibili.

La nascita di una lingua di contatto è la sola che può dirsi effettivamente

causata dall’incontro fra due o più lingue, per tale motivo si abbandonerà da

subito una concezione che vede i pidgin e i creoli geneticamente in relazione

con una delle lingue protagoniste della loro formazione e della loro crescita.

La tradizione di studi europei nel settore della lingua storica, vede una

collocazione decisa dei creoli, all’interno della lingua europea di riferimento.

Scriveva Tagliavini, a proposito dei creoli a base lessicale portoghese:

“Nell’immenso territorio coloniale che una volta appartenne al Portogallo, si

sono formati parecchi idiomi creoli. Si può dire anzi, che il portoghese è una

lingua romanza che ha dato origine al maggiore numero di varietà creole, per

quanto alcune siano ormai estinte o in via di estinzione. Ricorderemo solo i

dialetti indo-portoghesi delle oasi dell’India che fino a qualche anno fa

appartenevano al Portogallo come il sino-portoghese di Macao, il maleo-

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portoghese ormai estinto, il java di Malacca e i dialetti negro-portoghesi di

Capo Verde e della Guinea.” Il principio è quello di considerare un creolo

dalla sua divergenza dalla lingua di riferimento. Un esempio ne è il dominio

linguistico della Romània, se pure ha perduto in Europa una parte del territorio

che fu un tempo politicamente romano, si è esteso fuori d’Europa, attraverso

l’espansione coloniale delle nazioni di Lingue neo-loatine, diffondendo la

lingua di Roma nelle sue nuove e varie forme, nei due emisferi. Nell’ambito

della creolistica, alcune lingue sono ormai considerate pidgin e altre creole, tra

queste possiamo menzionare il tok pisin, il creolo di Haiti, il Juba Arabic, ma

alcune lingue continuano ad essere dei casi borderline. Il yiddish è tra queste

insieme alle cocoliche di Argentina. La relazione genetica tra un pidgin e la

lingua che lo avrebbe lessificato è un’ipotesi avanzata in particolare in

riferimento alla relazione tra lingue europee e lingue di contatto originatesi tra

i secoli XV e XVII come conseguenza del contatto linguistico e commerciale

tra popolazioni europee e popolazioni incontrate nel territorio al di fuori

dell’Europa. Si pensa quindi che il passaggio di una rotta commerciale

europea attraverso i continenti possa aver condotto ad un contatto sviluppato

nei secoli nei diversi punti di scambio commerciale.

Nelle pagine seguenti analizzeremo dunque tutte le fasi che hanno portato alla

nascita di un pidgin, alla sua evoluzione e a tutto il ciclo di vita che ne

concerne. In una seconda parte introdurremo il concetto di lingua creola e di

come questa si sia sviluppata nel corso dei secoli, con particolare riferimento

al Tok Pisin, una lingua creola parlata nella parte settentrionale della Papua

Nuova Guinea, nel distretto della capitale Port Moresby e nelle isole

appartenenti a tale Stato. Andremo poi, più nello specifico analizzando i

Creoli sviluppatisi nell’Oceano Indiano e nelle Americhe e al Caso Capo

Verde che affonda le sue radici nel mito: si racconta che quando Dio finì il

creato si sfregò le mani e le briciole che caddero formarono l’arcipelago di

Capo Verde. Le isole entrano a far parte della storia dell’Occidente nel XV

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secolo, quando la corona portoghese, alla ricerca di nuove rotte commerciali,

diede il via alla colonizzazione delle coste atlantiche del continente africano.

L’ultimo paragrafo è invece dedicato al Papiamento o Papiamentu , un misto

di spagnolo, portoghese, olandese, inglese, francese, che ha anche alcune

influenze indiane e africane Arawak. Papiamentu è una delle poche lingue

creole dei Caraibi che è sopravvissuto fino ai nostri giorni. In sintesi, cercherò

trattare un’analisi approfondita di come sono nate ed evolute le lingue Pidgin

e le lingue Creole in tutto il Mondo.

1.Come nascono nuove lingue

“Raramente i linguisti hanno la possibilità di osservare o documentare la ‘na-

scita’ di una lingua, o di individuare l’esatto momento dell’emergere di una

lingua. Le lingue sono trasmesse da una generazione all’altra e persino le fasi

della storia di una singola lingua sono il risultato di un accumulo graduale di

mutamenti nel corso di numerose generazioni. Fanno eccezione le lingue che

emergono in seguito al contatto linguistico. Queste lingue sono dette ‘lingue di

contatto”1

Il linguista Derek Bickerton afferma che ci sono due modi in cui delle nuove

lingue possono nascere:

• gradualmente

• a causa di una catastrofe

Quando le lingue nascono in modo graduale , ciò comporta la divergenza

progressiva di dialetti apparentati, un processo che nella maggior parte dei casi

ha luogo quando due o più popolazioni di parlanti vengono isolate l’una

1(Matras, Y., 2009, Languge Contact, Cambridge, Cambridge University Press)

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dall’altra. Una medesima situazione si verificò, ad esempio, con i dialetti del

latino dopo la caduta dell’impero romano. Dopo l’avvenimento di processi di

cambiamento e decadimento lessicale e morfologico e l’emergere di

innovazioni sintattiche e fonologiche questi dialetti reciprocamente possono

divenire inintellegibili. Ad un certo punto difficile da determinare, possiamo

concludere che i dialetti non sono più dialetti, ma lingue distinte. Diversi sono

gli elementi che contribuiscono alla nascita di un pidgin:

contatti regolari e protratti nel tempo, tra due diverse comunità

linguistiche;

la necessità di comunicare tra gli appartenenti alle due comunità;

l'assenza (o, comunque, la scarsa conoscenza) di una lingua

"internazionale" diversa, utilizzabile cioè per gli scambi tra le due

comunità2.

Secondo Keith Whinnom (1971), i pidgin, in realtà, possono nascere solo

grazie all'incontro fra tre diverse lingue, con una che faccia da superstrato e

risulti perciò maggiormente formante sulle altre.

Un pidgin può poi evolvere in una lingua creola quando una generazione di

genitori trasmette, in qualità di lingua madre, la conoscenza del pidgin ai

propri figli. In tal modo, le lingue creole possono subentrare al misto di lingue

sin lì parlato, divenendo così la prima lingua della comunità. E’ quanto

successo alla lingua krio della Sierra Leone (nato come pidgin di altre lingue,

a loro volta "miste") e al Tok Pisin della Papua Nuova Guinea. La

trasformazione dei pidgin in lingue creole è tuttavia piuttosto rara: è più

frequente il caso in cui vadano via via estinguendosi rientrando nelle lingue di

origine, o che rimangano comunque poco diffusi.

2da D. Bickerton “Creole Languages and the Bioprogram” in F. J. Newmeyer (1988

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Un esempio di lingua di contatto è il WAPE: West African Pidgin English,

lingua di contatto a base inglese. Si tratta di un insieme di varietà oggi parlate

soprattutto nella zona compresa tra Ghana, Nigeria e Cameron. Questo è il

risultato dei contatti tra europei e popolazioni locali nel periodo coloniale e

precoloniale (dalla seconda metà del XV secolo fino al secondo dopoguerra).

E’ una zona strategica per le rotte commerciale e una varietà di inglese

‘commerciale’ usato per la comunicazione, con tratti “misti”.

La teoria del linguaggio infantile.

La teoria del linguaggio infantile mette in relazione le lingue pidgin con il

linguaggio infantile. Il portavoce della teoria Leland aveva notato nel XIX

secolo alcune somiglianze tra il China Coast Pidgin English e il linguaggio

infantile. Tra le caratteristiche comuni al pidgin e al linguaggio dei bambini si

possono individuare un uso maggiore di parole contenuto (nomi, verbi,

aggettivi, avverbi) corrispondente ad un uso minore di parole funzione

(articoli, pronomi, congiunzioni, preposizioni), una maggiore flessibilità

nell’ambito della classificazione delle parole e una riduzione del numero delle

desinenze. Più tardi, linguisti come Jespersen e Bloomfield hanno sostenuto

che le caratteristiche di un pidgin derivano dall’imperfetta padronanza di una

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lingua nel suo stadio iniziale (l’apprendimento della lingua madre da parte dei

bambini o di una lingua straniera da parte degli adulti con metodi inadeguati),

che porta a una conoscenza superficiale delle parole indispensabili e ad una

totale noncuranza della grammatica. La teoria del linguaggio infantile presenta

molte carenze e viene rifiutata dalla linguistica contemporanea.

La teoria dello sviluppo indipendente parallelo.

La teoria dello sviluppo indipendente parallelo è stata proposta da Hall, uno

dei primi studiosi che si è accorto dell’affinità tra le lingue pidgin e creole.

Egli sostiene che le somiglianze tra le varie lingue pidgin e creole derivano da

uno sviluppo indipendente, ma parallelo, a causa delle loro comuni origini da

lingue indoeuropee e, nel caso delle varietà atlantiche, a causa del loro comune

sostrato africano occidentale.

La teoria del gergo marinaresco.

La teoria del gergo marinaresco è stata elaborata da Reinecke nel 1938. Egli fa

notare che molte lingue pidgin e creole potrebbero avere alla loro base il gergo

marinaresco. I seguaci di questa teoria sostengono che la lingua franca dei

marinai sia stata trasmessa alle varie popolazioni con cui i marinai venivano a

contatto. Il gergo marinaresco avrebbe, così, servito da base per la nascita di

un pidgin. La teoria offre una spiegazione interessante e reale riguardo alle

somiglianze e alle differenze esistenti tra le lingue pidgin e creole a base

inglese. Le somiglianze deriverebbero dalla base comune rappresentata dal

gergo marinaresco; le differenze sarebbero invece frutto dell’influsso delle

varie lingue madri sulla formazione delle lingue pidgin e creole.

La teoria della monogenesi e della rilessificazione.

La teoria della monogenesi si basa sull’ipotesi che tutte le lingue pidgin e

creole che hanno alla base lingue europee derivino dal pidgin portoghese del

XV secolo. Durante i viaggi lungo le coste africane occidentali nel XV secolo,

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i portoghesi avrebbero usato quale lingua di comunicazione una varietà

portoghese del sabir, la lingua franca medievale. Più tardi, l’arrivo di

colonizzatori francesi, inglesi e olandesi sulle coste africane avrebbe causato

la sostituzione delle parole portoghesi con parole delle lingue “colonizzatrici”

(rilessificazione). La struttura grammaticale di base del pidgin africano

portoghese si sarebbe mantenuta. Ciò spiegherebbe le affinità esistenti tra le

lingue pidgin e creole odierne derivate dal portoghese e da altre lingue

indoeuropee. Nonostante la complessità, la teoria non riesce a delucidare

determinati tratti delle lingue pidgin e creole.

La teoria universalista.

La teoria universalista rappresenta il più recente tentativo di spiegazione

dell’origine delle lingue pidgin e creole. Le somiglianze tra le lingue pidgin e

creole sarebbero causate dalla tendenza universale umana di creare tipi di

lingue simili, ricorrendo a processi di semplificazione e di riduzione di

superfluità linguistiche.

1.1 La nascita di una lingua per catastrofe : la situazione forte

3Bickerton distingue due tipi di situazioni ‘catastrofiche’ che, storicamente,

hanno messo in movimento la creazione di nuove lingue. Un tipo è la

situazione del forte. Nella situazione del forte, un gruppo esterno penetra in

un’area multilingue e questo tipo di situazione si verificò, ad esempio, quando

i portoghesi, al fine di controllare il mercato delle spezie, costruirono degli

avamposti commerciali fortificati sulla costa occidentale dell’India all’inizio

del sedicesimo secolo. Questo produsse diversi linguaggi che nacquero dal

contatto tra il portoghese e alcune lingue indigene.

3S. Zucchi - Lingua dei segni e teoria linguistica

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1.2La nascita di una lingua per catastrofe :la situazione della piantagione

Un altro tipo di situazione catastrofica che, storicamente, ha messo in

movimento la creazione di lingue nuove è la situazione della piantagione.

Nella situazione della piantagione, un gruppo esterno crea una società nuova

trasportando della gente da molte aree diverse, prive di una lingua comune, in

alcune aree isolate. Questo tipo di situazione si verificò, ad esempio, nel

diciannovesimo secolo, quando degli schiavi furono portati dall’Africa nel

Nuovo Mondo per lavorare nelle piantagioni. La lingua creola giamaicana

nacque così.

2.Le lingue pidgin

Nelle situazioni della piantagione, così come nelle situazioni del forte, la gente

che venne in contatto non aveva una lingua comune e, per varie ragioni (che

possono includere la mancanza di fiducia, di contatto stretto, ecc.), nessun

gruppo imparò la lingua di un altro gruppo. Per diverse ragioni (come il

commercio, ad esempio), si sviluppò un linguaggio semplificato che prendeva

in prestito elementi delle lingue native dei diversi gruppi. Lingue nate così

sono dette pidgin. L’etimologia della parola ‘pidgin’ è incerta. L’Oxford

English Dictionary la deriva dalla parola inglese ‘business’ come viene

pronunciata nel pidgin inglese cinese.

Un pidgin è una lingua ridotta, prodotta da contatti estesi tra gruppi di persone

privi di una lingua comune; emergono quando questi hanno bisogno di un

qualche mezzo per la comunicazione verbale, ma nessuno impara la lingua

dell’altro gruppo per motivi di ordine sociale, come la mancanza di fiducia o

di contatti ravvicinati. In sostanza, una comunità umana si trova costretta ad

esprimersi in una lingua diversa dalla propria, senza avere tempo sufficiente

per acquisirla in modo ‘naturale’. In uno scenario che comporta perciò

un’esposizione parziale e limitata alla nuova lingua, la soluzione di emergenza

più immediata è quella di salvaguardare l’efficacia comunicativa, a scapito di

della buona formazione grammaticale. Questo porta gli apprendenti a

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concentrarsi sul lessico e a trascurare la grammatica. Un pidgin è quindi

sempre una L2 [lingua non nativa] ed ha un uso e una diffusione limitati a

pochissimi ambiti funzionali, cioè alle situazioni in cui i due gruppi umani

devono effettivamente interagire.

2.1 Alcune caratteristiche dei Pidgin:

lessico ridotto, ristretto agli ambiti funzionali del pidgin (poche sfere

semantiche),

scarsità di parole funzionali (articoli, congiunzioni, etc.), molte parole

polisemiche

Es.: figiano (lingua austronesiana, isole Fiji) vs. Pidgin Fijian

Significato figiano standard Fijian

scatola, cesto kato kato

cesto da pesca noke kato

cesto di foglie di cocco sū kato

vassoio di foglie intracciate lalakai kato

grammatica semplice, assenza quasi totale di desinenze grammaticali

(morfologia flessiva e derivazionale quasi assente), sintassi semplice

(perlopiù coordinazione)4

Es./1: Chinese Pidgin English:

He every day tipsy

Lui ogni giorno brillo ‘È ubriaco tutti i giorni.’

4(Grandi, N., 2008, Pidgin e creoli, in Banfi, E. & Grandi, N. Le lingue extraeuropee: Americhe, Au-

stralia e lingue di contatto, Roma, Carocci)

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Two man alla same

2 uomo tutto uguale ‘noi siamo uguali’

These belong you? ‘Questo è tuo?’

questi appartenere tu

You look see dog no bitee you ‘Non lasciarti mordere dal cane.’

tu guarda vedi cane no mordere tu

Es./2: Italiano dei lavoratori stranieri della Svizzera tedesca

(Fremdarbeiteritalienisch, FAI)

(a) Varietà parzialmente pidginizzata di italiano usata come lingua franca

dai lavoratori stranieri nella Svizzera tedesca (spagnoli, portoghesi,

greci, slavi meridionali, turchi, etc.)

“Si parla poco tedesco?” (intervistatore italiano)

“Sì, solo con chefa [caposquadra]; con altri donne tutti parlare italiano; anche

portughese parlare italiano, spagnoli, tutti, tutti” (L1 serbo-croato)

(b) riduzione delle desinenze di nomi e verbi, uso del singolare per il

plurale, mancato

accordo: andare questi due uomi via, volere una bicchiera?, mio mamma, mio

genitori

(c) omissione di parole grammaticali, copula: tutti bastardo, io grande,

grande istoria

(d) presenza di termini (svizzeri) tedeschi adattati: diecisette anni a questa

ferma [< Firma, azienda], ma io sono cranista [< Kran 'gru'], mio

marito non mangiare alla cantina [< Kantine 'mensa']

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(e) uso di una forma corrispondente al participio passato dell’italiano

(−to) per esprimere il passato perfettivo .5

2.2 Ciclo di vita dei Pidgin

Pidgin gergale (lessico molto limitato, sintassi molto elementare,

molta variazione)

Pidgin stabile (compaiono regolarità grammaticali, espansione del

lessico, stabilizzazione della norma grammaticale; maggiore

attenzione alla forma)

Pidgin esteso (complessificazione della grammatica, crescita degli

ambiti d’uso)

→ nessuno di questi stadi è necessario

Creolizzazione (detta anche nativizzazione) → nascita di una lingua

creola

(N.B.: questo ciclo non è da intendersi come ‘necessario’; moltissimi pidgin

scompaiono quando vengono meno le condizioni sociali e linguistiche che

hanno portato alla loro nascita)

→ con l’estensione/creolizzazione, la complessità del sistema diventa quella di

qualunque lingua storico-naturale.

Esempio: morfologia del Jamaican Creole English

Suffisso derivazionale −iisha ‘persona’ (cfr. it. −one)

5(Berruto, G., 1991, Fremdarbeiteritalienisch: fenomeni di pidginizzazione dell'italiano nella Svizzera

tedesca, "Rivista di Linguistica", 3:2, pp. 333-367 )

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nyam ‘mangiare’ + −iisha = nyamiisha ‘mangione, goloso’

taak ‘parlare’ + −iisha = taakiisha ‘chiaccherone’

2.3 Pidgin in Oceania

Con tutta probabilità, i pidgin della Melanesia si originarono nel XIX secolo,

quando molti melanesiani vennero trasferiti dalle loro isole per lavorare in

Australia o altre isole. Questi pidgin, dunque, vennero sviluppati dai

melanesiani non tanto per comunicare con i colonizzatori, quanto per parlare

tra di loro, essendo provenienti da isole diverse e quindi con diversi idiomi.

Una volta rientrati nelle proprie isole, questi lavoratori fecero sì che tali lingue

miste divenissero, spesso, gli idiomi più diffusi localmente in tutto il sistema

di isole.

L'inglese, solitamente, fa da lingua base, da cui deriva gran parte del

vocabolario. La grammatica, al contrario, è quella delle melanesiane (come

dimostrato dalla presenza di pronomi singolari, duali e plurali e da inclusive e

casi della prima persona singolare).

Il Tok Pisin presenta vocaboli che derivano dal tedesco, mentre nel Bislama si

utilizzano parole francesi. Un po' tutti questi pidgin, inoltre, possiedono anche

molti termini derivanti dalle lingue native. Tra l'altro, spesso accade che i

prestiti non vedano modificato solo il loro suono e il loro significato, ma

addirittura il contesto emotivo in cui sono usati. Il caso più significativo è dato

dal termine bagarap (“inattivo”, “che non lavora”), utilizzato come parola

dalla connotazione positiva. Allo stesso modo, wikit (termine pidgin delle

Isole Salomone) deriva dall'inglese wicked (“maledetto”) ma è utilizzato per

designare i pagani e, come tale, non ha alcuna sfumatura negativa.

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6Parecchie espressioni comunemente usate per esemplificare i pidgin della

Melanesia non hanno basi conosciute nel loro effettivo utilizzo. Fra queste

bigfala bokis garem plande tit, iu hitim hemi kraeout (in Inglese: a big box

with many teeth, when you hit it, it cries) per indicare il pianoforte, e

miksmasta blong Jisas (in Inglese: Jesus' food mixer) per indicare l'elicottero.

Le parole usate nelle Isole Salomone sono “piana” e “tiopa”.

2.4 Pidgin dei Caraibi

I pidgin dei Caraibi nacquero in epoca coloniale, quando la società locale

venne profondamente trasformata dall'arrivo degli europei. A fronte di una

piccola minoranza di proprietari bianchi, vi erano infatti masse di indigeni

(sempre meno con il passare del tempo) e di schiavi africani parlanti spesso

lingue molto diverse tra loro. Per permettere la comunicazione tra gruppi così

distanti fra loro, si crearono lingue pidgin che, solitamente, erano corruzioni

delle lingue europee (si nota, solitamente, una forte semplificazione della

grammatica e della fonetica, oltre che l'uso di vocaboli tratti da lingue

amerindie o africane). Alcuni di questi pidgin si trasformarono poi in lingue

creole, diventando così le lingue più diffuse delle isole dell'arcipelago: fra essi,

i più importanti sono il creolo haitiano (lingua ufficiale di Haiti insieme al

francese, nonché la prima lingua di quasi tutti gli haitiani), il Papiamento delle

isole Aruba, Bonaire e Curaçao, e il Patois giamaicano.

6 Papua New Guinea Tok Pisin English Dictionary di Susan Baing, Brian Deutrom, Russell

Jackson e C. A. Volker (14 apr. 2008)

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3. Le lingue creole

7Il termine creolo, derivante dallo spagnolo criadillo (nativo del luogo)

successivamente contratto in criollo, era in origine riferito ai nati nelle colonie

da genitori spagnoli per poi estendersi al dominio linguistico di tutti i

linguaggi di origine europea in America, Asia ed Africa che hanno in comune

l’esigenza della comunicazione tra persone di origine diversa. In tal senso si

possono oggi distinguere tre principali aree linguistiche del creolo: quella

francese, che comprende Caraibi, Guyana, Antille, Mauritius, Reunion e

Seychelles, quella inglese, relativa a Caraibi, Guyana, Belize, Sierra Leone,

Nigeria e Nuova Guinea, quella portoghese, relativa a Antille, Angola, Goa e

Macao. Il creolo sostituisce le lingue preesistenti fino a divenire lingua madre

tanto che non mancano esempi in cui esso raggiunge dignità di lingua scritta

come nel caso del papiamento, derivante dallo spagnolo con influenze

portoghesi ed olandesi, oggi lingua ufficiale di Curaçao e parlato nelle isole di

Aruba e Bonaire. Il creolo è un fenomeno linguistico di rilevante importanza.

Nella struttura dei loro lineamenti morfologici, nella loro minore o maggiore

differenziazione dalle forme da cui derivano, le lingue creole riflettono la

natura e la consistenza dei rapporti umani che hanno modellato nel tempo il

quadro geografico in cui si sono venute formando. Tra esse si possono

ricordare il tagalog delle Filippine, il sango della Repubblica Centroafricana

ed il crio della Sierra Leone anche se il creolo più importante è certamente

quello francese delle Antille (Haiti, Guyana, Guadalupa, Martinica). Il tagalog,

oggi lingua ufficiale delle isole Filippine, è parlato da oltre la metà della

popolazione locale (oltre trenta milioni di persone). Esso fu scelto come lingua

nazionale alla fine della seconda guerra mondiale quando gli Stati Uniti

d’America concessero all’arcipelago l’indipendenza. Lingue di educazione e

di prestigio erano state lo spagnolo, e poi a partire dalla fine del

7Www.neuroscienze.net

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diciannovesimo secolo l’inglese, oggi usate a scopo commerciale (inglese), o

come retaggio dell’antica penetrazione missionaria (spagnolo). Il sango è

lingua nazionale di un paese grande poco meno della Francia, ma abitato da

appena tre milioni di persone. Esso rispecchia, in un lessico di prevalente

estrazione indigena, le forme rurali cui si ispirano i generi di vita della

regione, mentre trae dal francese quello relativo alle attività industriali e

commerciali, all’organizzazione religiosa e scientifica che la colonizzazione

ha ivi introdotto.

Un pidgin non è la lingua madre di nessuno. Ma, in alcuni casi, il pidgin viene

imparato dai bambini di generazioni successive e diviene così la lingua madre

di un intera comunità di parlanti. Lingue pidgin che sono diventate lingue

madri sono dette lingue creole. Il termine creolo possiede dunque, due

etimologie, una portoghese crioulo o criolo che significa “servo nato in casa

del padrone” e l’altra criollo che deriva dal verbo spagnolo criar, che in latino

diventa creare, “far crescere, allevare”. Con questa parola sono stati designati

sin dagli inizi della colonizzazione delle Americhe (XVI secolo) i figli nati

nelle colonie da genitori entrambi europei, nonché i Neri .

Allorché venne a cessare il regolare flusso d’immigrazione europeo e africano,

il termine creolo è passato a designare i discendenti di sangue misto dei creoli

originari, identificandosi così con meticcio, in opposizione ai puri bianchi o ai

neri. Il termine “créole” si trova per la prima volta nel dizionario francese

Richelet del 1680 sotto la forma di “criole”. L’ortografia moderna appare nel

Dictionnaire de Trévoux del 1732. Gli autori che hanno studiato l’origine del

creolo affermano che queste lingue non sono altro che dei mezzi espressivi

sviluppatisi sia per comprendere gli ordini che i padroni impartivano, sia

perché fosse assicurata la comunicazione tra schiavi, tenendo però conto del

fatto che non tutti questi ultimi appartenevano allo stesso ceppo etnico-

linguistico. Un creolo ha un pidgin o un gergo (jargon) come antenato; è

parlato come lingua nativa da un’intera comunità di parlanti, spesso una

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comunità i cui antenati sono stati ricollocati geograficamente, così che i

legami con la loro lingua originale e con la loro identità socioculturale sono

stati in parte spezzati.

3.1 I creoloidi e le lingue miste

8Thomason e Kaufman furono i primi iniziatori di una corrente di pensiero che

affrontarono una argomentazione scientifica su quelle lingue che a partire da

una lingua naturale e senza attraversare alcuna fase gergale o di

pidginizzazione, giungono a caratteristiche strutturali creole. I cosiddetti

creoloidi mancano della famosa prima generazione di parlanti bilingui che da

una lingua seconda, passano ad una condizione di monolinguismo,

caratterizzato da un pidgin divenuto creolo.

Un creoloide cresce come lingua alternativa in una comunità per la quale

assume prestigio, fino ad innescare un processo di degrado linguistico nelle

altre lingue presenti, che le porta alla totale scomparsa. Per un creoloide non vi

sono fasi di pidginizzazione accertate, un esempio calzante e diffusamente

accertato riguarda l’afrikaans. Parlato da circa 6 milioni di persone, fra le quali

la metà la usa come lingua seconda, l’afrikaans è quanto resta di una presenza

massiccia di coloni boeri di lingua olandese, arrivati nel Capo di Buona

Speranza a partire dal 1652. La lingua si presenta come fortemente influenzata

dalla sintassi di lingue autoctone come le khoisan e le bantu dell’Africa

australe. Il lessico è in buona parte di origine germanica, ma non mancano

parole di altre lingue europee e di lingue africane. Il genere dei nomi è

neutralizzato ma i neologismi entrano seguendo le regole morfosintattiche

delle lingue germaniche.

8 ( Introduzione alle lingue di contatto a cura di: Barbara Turchetta, Carocci, Roma)

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Dal 1925 l’Afrikaans è riconosciuta come lingua e ha preso il posto

dell’olandese fra le lingue ufficiali dell’Unione Sudafricana.

E’ inoltre opportuno parlare delle “interwined languages”, che potremmo

tradurre come lingue intrecciate. Un esempio è la media lingua, parlata in

Ecuador con una struttura grammaticale quasi Quechua e un lessico quasi

completamente spagnolo. Il lessico dello Spagnolo è stato riadattato al sistema

fonologico del Quechua e la morfologia lessicale è stata sostituita a quella

spagnola.

Un altro caso particolarmente discusso riguarda il maltese. La storia dell’isola

ha visto un costante connubio tra popolazioni di origine semitica e di lingua

araba e di di lingua romanza. A questo si aggiunge la posizione strategica al

centro del Mediterraneo che ha visto l’isola interessata ad intensi traffici

commerciali con la Sicilia e con le coste del Nord africa. Il maltese potrebbe

definirsi come creoloide, dal momento che, come terza lingua si è imposto

nell’isola, divenendo lingua materna della popolazione autoctona.

3.2 Superstrato e substrato

Quando una lingua pidgin si sviluppa, i parlanti con meno potere son più

accomodanti di parlanti con più potere e usano delle parole della lingua di

quelli con più potere. Il linguaggio dal quale la maggior parte delle parole di

una lingua pidgin o creola è derivata si dice linguaggio lessificatore. Le lingue

indigene che partecipano all’evolvere del pidgin sono solitamente dette

substrato. Si dice superstrato 9il linguaggio lessificatore insieme ad altre

eventuali lingue non indigene che vengono a contatto con il substrato.

9 Sostrato e superstrato: nozione introdotta da Ascoli per indicare uno strato linguistico

preesistente ad un altro. Nella visione ascoliana, una nuova ondata linguistica viene a distendersi

su uno strato linguistico precedente che con questa reagisce, e a tratti riaffiora in questo o quel

fenomeno. Per esempio, il latino si è diffuso anche in aree di lingua celtica; le lingue celtiche sono

poi scomparse, ma qualche loro tratto sarebbe affiorato come fatto di sostrato nel latino e quindi

nelle lingue romanze che ne sono derivate. In base allo stesso principio si è distinto un

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3.3 Impoverimento

10Una caratteristica dei pidgin è che sono lingue ‘ridotte’ o ‘semplificate.’ Dal

momento che i pidgin nascono come linguaggi sostitutivi usati per un scopi

circoscritti, tutte le complessità inutili sono eliminate o ridotte drasticamente.

Di solito, la flessione è assente, il vocabolario e la complessità grammaticale

sono ridotti.

INGLESE TOK PISIN

Sow Pik mari

Boar Pik man

Cow bulmakau meri

Bull bulmakau man

Mare hos meri

Stallion Hos man

Woman Meri

L’esempio precedente mostra che, mentre l’inglese, come l’italiano, dispone di

termini diversi per vacca, toro, scrofa, verro, cavalla e stallone, il Tok Pisin

non ha un vocabolario così ricco. In Tok Pisin, la vacca viene designata

dicendo ‘bovino donna’, il toro dicendo ‘bovino uomo,’ la scrofa dicendo

‘maiale donna,’ il verro dicendo ‘maiale uomo’, la cavalla dicendo ‘cavallo

donna’ e lo stallone dicendo ‘cavallo uomo.

superstrato (uno strato linguistico che si sovrappone, come l’elemento arabo nel siciliano) 10

(Introduzione alle lingue di contatto a cura di: Barbara Turchetta, Carocci, Roma)

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Vediamo ora un altro esempio di impoverimento lessicale basato sul pidgin

del Camerun.

PIDGIN DEL CAMERUN INGLESE

Gif di buk fo. Give the book to me.

I dei fo fam. She is at the farm.

Dm dei fo chos. They are in the church.

Du dis wan fo mi, a bg. Do this for me, please.

Di moni dei fo tebul. The money is on the table.

You fit muf tn frangk fo ma kwa. You can take 10 fr. from my

bag

3.4 Il Tok Pisin

Tok Pisin 11

(composto di tok, "parola", "discorso" o lingua e pisin, cioè

"pidgin") è una lingua creola parlata nella parte settentrionale della Papua

Nuova Guinea, nel distretto della capitale Port Moresby e nelle isole

appartenenti a tale stato. È una delle tre lingue ufficiali della Papua Nuova

Guinea. Con più di 100.000 parlanti madrelingua e altri 4 milioni di parlanti

che la usano come seconda lingua, il tok pisin è la lingua più diffusa in Papua

Nuova Guinea. Il tok pisin è noto anche come pidgin della Nuova Guinea o

(nei contesti accademici) come neo-melanesiano o pidgin anglo-melanesiano.

11

In origine questa lingua era denominata New Guinea Pidgin English, ma a causa dello scarso

peso sociolinguistico e dello status notevolmente inferiore, nel corso del primo novecento, il suo

nome è passato a tok pisin.

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Spesso, quando si trovano ad utilizzare l'inglese (altra lingua ufficiale dello

stato), gli abitanti della Papua Nuova Guinea si riferiscono al tok pisin

chiamandola, semplicemente, pidgin. Tuttavia, i linguisti preferiscono

continuare a definire tale lingua come tok pisin: ciò sia per evitare possibili

confusioni con altre lingue creole o pidgin, che per affermare l'idea per cui il

tok pisin sia ormai da considerarsi una lingua a sé stante. Il tok pisin, infatti,

non sarebbe più da ritenere un pidgin dal momento che ormai esistono molti

parlanti madrelingua: proprio per questo motivo, esso non è più solo una

lingua franca, utilizzata per facilitare la comunicazione tra persone che,

abitualmente, parlano altri idiomi. Grazie a tale consapevolezza, il tok pisin sta

attraversando una fase di standardizzazione della grammatica associata ad una

vera e propria "creolizzazione" della lingua.

Un pidgin esteso è un pidgin che, pur non essendo diventato una madre lingua,

ha le proprietà seguenti:

• si è stabilizzato da un punto di vista lessicale e grammaticale (ha acquisito

ciò e convenzioni lessicali e grammaticali proprie, diverse da quelle del

linguaggio lessificatore e relativamente solide)

• è usato in un’ampia gamma di attività che va oltre l’ambito ristretto in cui era

usato inizialmente.

ESEMPIO:

ausait - fuori (dall'inglese outside)

bilong - di (dall'inglese belong)

blut - sangue (dall'inglese blood)

bot - barca (dall'inglese boat)

brata - fratello (dall'inglese brother).

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3.5 Fenomeno di creolizzazione e decreolizzazione

La creolizzazione è un processo sociolinguistico mediante il quale un

linguaggio di comunicazione elementare per esempio, il pidgin, normalmente

dotato di una struttura grammaticale estremamente semplificata, ricrea, al suo

interno, strutture morfologiche e sintattiche proprie, trasformandosi così in

una lingua nuova atta a soddisfare accresciute esigenze culturali; si può

verificare in qualunque momento del ciclo evolutivo di un pidgin, soprattutto

quando quest’ultimo è instabile. Il concetto di creolizzazione si associa a

quello di ampliamento della forma esterna del linguaggio, poiché la lingua

creola presenta un aumento delle alternanze morfofonologiche e una

complicazione dei processi sintattici. Per quanto riguarda le alternanze

morfofonologiche, ad esempio nel creolo di Haiti, l’articolo determinativo

singolare possiede cinque realizzazioni fonetiche (/la/, /lã/, /nã/, /a/, /ã)

quando segue il sintagma nominale e varia in base alla consonante o alla

vocale che lo precede.

Ad esempio:

1) /la/ dopo consonante o semivocale: “pitit la” (l’enfant); “kaj la” (la maison);

“kaw la” (le corbeau);

2) /a/ dopo vocale: “maše ă” (le marché); zuti a (l’outil);

3) /ã/ dopo vocale nasale: “põ ă” (le pont); šẽ ã (le chien);

4) /nã/ dopo consonante nasale: madam nã (la femme); ladin nã (la lune);

5) /lã/ dopo una consonante nasale, seguita da una vocale chiusa (i,u) e seguita

da /k/: klinik lã (la clinique); piknik lã (le pique – nique).

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La creolizzazione si associa anche al rafforzamento delle strutture interne che

corrisponde a un arricchimento della struttura grammaticale e a un

ampliamento del patrimonio .

Invece, il processo di decreolizzazione, sempre descritto da Bickerton (1980:

109), accade quando un tipo di creolo parlato nella medesima area geografica

viene sostituito dal suo superstrato, prevedendo così un progressivo

avvicinamento alle strutture della lingua dominante. Una caratteristica

peculiare di questo processo è l’emergere di un continuum linguistico di

varietà tra la lingua creola e la lingua standard, la quale ha fornito il contributo

maggiore alla formazione della lingua creola; ad es. nel continuum post-

creolo: il creolo viene definito “basiletto”, la lingua parlata dagli abitanti, il

“mesoletto” (dal greco mesos ‘ciò che sta al centro’), una parlata mediana tra

basiletto e acroletto e l’“acroletto” (dal greco ákron ‘punto più alto, estremità’)

che corrisponde alla lingua standard. I linguisti O’Donnell e Todd (1980: 52)

affermano che agli estremi del continuum non ci sono due sistemi tra loro

distinti, bensì uno “spettro ininterrotto tra la lingua pidgin o creola da un lato,

e lo standard ricoperto di prestigio dall’altro. Non esiste un punto sul

continuum che mostri una rottura netta tra le varietà”. Questo processo può

ritenersi un capovolgimento di quello della creolizzazione. La

decreolizzazione viene paragonata ad un meccanismo che ‘afferra qualunque

cosa’, allo scopo di mettere in evidenza il fatto che ad essa viene attribuita la

facoltà di giustificare la prossimità tra i creoli e i rispettivi modelli linguistici

di base. Resta il dubbio sulla possibilità di ritenere che il movimento verso la

lingua di base lessicale costituisca un passo indietro e non avanti, visto che si

sacrifica il creole in relazione al target language, la lingua standard.

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3.6 L’inglese delle Hawaii : esempio di creolizzazione

Nel 1876, una revisione delle leggi statunitensi sulle tariffe aprì la possibilità d

i importare liberamente lo zucchero hawaiano. Questo determinò un forte

incremento della produzione industriale. La popolazione indigena delle

Hawaii si era ridotta così numericamente che fu necessario importare dei

lavoratori dall’esterno, prima dalla Cina, poi dal Portogallo, dal Giappone,

dalla Corea, dalle Filippine, da Portorico, ecc. In pochi anni nacque una

comunità multilingue che numericamente superava di gran lunga la

popolazione precedente .A causa di questo mutamento, nacque un pidgin

basato sull’inglese: il pidgin inglese hawaiano.

Quando i bambini dei parlanti di pidgin inglese hawaiano impararono questa

lingua dai loro genitori, una nuova lingua inizi `o ad evolversi: il creolo

inglese hawaiano Negli anni 1973 e 1974 il linguista Derek Bickertonei suoi

assistenti registrarono centinaia di ore di conversazione sia da parlanti

immigrati di pidgin inglese hawaiano che da parlanti indigeni di creolo inglese

hawaiano.Tra le cose che scoprirono, una era questa: i parlanti indigeni di

creolo inglese hawaiano avevano sviluppato delle strutture subordinate.

Esempi di subordinazione in creolo inglese hawaiano

In inglese, le costruzioni subordinate con il verbo all’infinito sono marcate da

to:

(2) I want to leave

‘Io voglio partire’

Bickerton riporta che in creolo inglese hawaiano si usa fo per marcare le

subordinate che descrivono eventi non attuali e go per le subordinate che

eventi realmente accaduti.

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Due ipotesi sulla creolizzazione

L’ipotesi del bioprogramma del linguaggio (Bickerton): Il bambino che

impara a parlare in un ambiente in cui si parla una pidgin crea una lingua

creola sulla base di un ‘programma’ innato. L’ipotesi del substrato: i substrati

(ciò e le lingue che, insieme al lessificatore, partecipano all’evolvere del

pidgin) forniscono gran parte delle più importanti strutture sintattiche,

morfologiche e fonologiche della lingua creola. Al momento, quale di queste

ipotesi sia corretta è ancora oggetto di dibattito nella letteratura linguistica.

3.7 Il caso Capo Verde

La storia di Capo Verde affonda le sue radici nel mito: si racconta che quando

Dio finì il creato si sfregò le mani e le briciole che caddero formarono

l’arcipelago di Capo Verde. Ufficialmente queste isole entrano a far parte della

storia dell’Occidente nel XV secolo, quando la corona portoghese, alla ricerca

di nuove rotte commerciali, diede il via alla colonizzazione delle coste

atlantiche del continente africano. Dalla sua “scoperta” a oggi, il percorso di

Capo Verde verso l’indipendenza, ottenuta solo nel 1975, e il pieno

riconoscimento della propria identità culturale e linguistica è stato molto

complesso.

Premesse indispensabili all’Europa, delle scoperte e delle prime grandi

navigazioni furono, dunque, lo spirito critico rinascimentale nei confronti delle

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vecchie conoscenze e credenze e l’innovazione tecnologica, che richiedeva un

apparato organizzativo che in quest’epoca possedevano solamente Spagna e

Portogallo. In forza di queste evoluzioni si diede il via alla colonizzazione

delle coste africane. Il Portogallo, in particolare, fu spinto all’occupazione di

nuovi territori innanzitutto dal bisogno di accedere ai mercati africani dei

cereali, poiché non riusciva a soddisfare il proprio fabbisogno, e dalla

necessità di rafforzare la propria economia, così da evitare di cadere sotto il

predominio spagnolo. In ogni caso, furono una più articolata serie di

conseguenze e di fattori interdipendenti che diedero il via ad una manovra

politica portoghese tesa allo sviluppo dei commerci e dei relativi introiti. Tra

questi, certamente il bisogno di evitare le forti tassazioni imposte nel bacino

del Mediterraneo sulle merci e le spezie provenienti dalla Via della Seta.

È in questo scenario che si inquadra il processo di colonizzazione che porterà

alla scoperta delle isole di Capo Verde.

Il primo avvistamento dell’arcipelago di Capo Verde è del 1456 e ad esserne

protagonista fu un marinaio al servizio della Corona portoghese, Alvise

Cadamosto. Da questo momento in poi Capo Verde sarà segnata sulle mappe

geografiche europee, anche se fonti storiografiche attestano che le isole erano

già indicate sulle carte musulmane. Intorno al 1460 Antonio De Noli e Diogo

Gomes colonizzarono l’arcipelago, portandolo in seno alla corona portoghese.

Il Portogallo, infatti, promuoveva una politica di colonizzazione delle coste

occidentali dell’Africa, vista l’impossibilità di penetrare nell’interno per le

difficoltà di gestione del territorio, anche sul piano delle risorse necessarie. La

Corona portoghese, infatti, non era ancora così ricca e potente da poter farsi

carico di una colonizzazione più profonda ed estesa, per la quale sarebbero

state necessarie ingenti somme di denaro, come anche maggiori disponibilità

d’armi e d’uomini. Capo Verde, quando arrivarono i portoghesi, era un

arcipelago disabitato, ma la sua posizione fu immediatamente considerata di

grande rilevanza ai fini dei traffici commerciali. L’intento del Portogallo era

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infatti quello di aprire nuove rotte commerciali circumnavigando l’Africa e

arrivando in India via mare, evitando così le tassazioni imposte dalle altre

potenze europee.

Questa spinta alla creazione di nuove rotte per le Indie portò in poco tempo il

Portogallo e la Spagna ad essere le più grandi e più importanti potenze

europee del periodo, sotto la protezione e l’approvazione della Chiesa di

Roma. Già nei primi anni della colonizzazione portoghese le isole di Capo

Verde iniziarono ad essere abitate principalmente da europei e vennero adibite

a luogo d’esilio per i nemici politici del Portogallo. L’imprescindibile

importanza strategica dell’arcipelago si delineò di lì a mezzo secolo con

l’avvenuta scoperta dell’America, nel 1492, ad opera di Cristoforo Colombo

per conto della Corona spagnola. Quello che fu un vero e proprio spartiacque

per la storia dell’umanità, segnò profondamente anche la storia di Capo Verde,

che finì con l’assumere un ruolo fondamentale all’interno del traffico

commerciale fra i tre continenti: le Americhe, l’Africa e l’Europa.

La scoperta del nuovo continente accelerò lo sviluppo tecnologico, la richiesta

commerciale di materie prime e arricchì notevolmente le casse dei reali di

Spagna e Portogallo. Intanto in Africa, l’arrivo degli europei, forti dell’apporto

di tecnologie sconosciute alle popolazioni locali, travolse completamente

l’apparato culturale ed economico precedente. Alla sottomissione politica ed

economica delle popolazioni autoctone si affiancava una più estesa opera, per

così dire, di “inferiorizzazione”, di cui il colore della pelle era il segno

esteriore su cui far leva. Intanto, le colonie europee in America avevano

costante bisogno di manodopera aggiuntiva. L’assoggettamento degli indios,

da solo, non era sufficiente per garantire l’estrazione e la produzione delle

materie prime e delle merci richieste in Europa. Fu essenzialmente per queste

ragioni che iniziò la tratta degli schiavi, in parallelo e in conseguenza

dell’apertura del commercio atlantico in concorrenza con quello mediterraneo,

che lentamente stava perdendo prestigio.

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L’arcipelago di Capo Verde assunse così una posizione strategica ai fini

commerciali, determinante anche per questioni nautiche, poiché dall’Europa i

venti alisei soffiavano verso l’equatore e portavano senza grandi difficoltà alle

isole capoverdiane; e poi sulla rotta per l’Africa rappresentavano un ottimo

punto d’approdo per le imbarcazioni per la loro prossimità alla costa del

continente da dove provenivano gli schiavi. È proprio tra il XVI e il XVII

secolo che Capo Verde vide fiorire i propri commerci, diventando l’isola da

cui partivano gli schiavi diretti in Sud America. La sua posizione favoriva

anche l’approdo di molte navi mercantili, che, passando per quei luoghi,

facevano delle isole un porto ricchissimo di qualsiasi bene sia di prima

necessità che di lusso. In questo periodo, sotto la Corona portoghese, Capo

Verde sembrava essere il centro del mondo: vi approdavano navi africane,

europee e provenienti dall’America, contribuendo anche alla definizione di

aspetti culturali specifici, come la cultura creola, che successivamente

giocherà un ruolo fondamentale per l’ottenimento dell’indipendenza, ovvero

per l’emersione di quel senso di appartenenza e quel bisogno di

riconoscimento che si connotano come tipicamente capoverdiani. La tratta

degli schiavi si intensificava negli anni e sempre più numerosi erano gli

africani che dalle isole venivano deportati in Sud America su navi ormai

equipaggiate per la tratta atlantica. Alcune fonti storiche indicano che nei

primi decenni del Seicento partivano da Capo Verde circa tremila schiavi

all’anno, e seppure non mancasse l’attenzione per questa “merce preziosa”,

spesso le condizioni del viaggio erano così dure (si pensi alla diffusione di

malattie come lo scorbuto) che molti non riuscivano a sbarcare in America

perché morivano prima. Quelli che sopravvivevano alla traversata atlantica

erano costretti a duri lavori manuali nei latifondi o nelle miniere al posto degli

indios, che, ritenuti più piccoli e deboli, non erano considerati adatti per quei

lavori che richiedevano grande sforzo fisico. In più, il vantaggio di possedere

uno schiavo africano si concretizzava anche nel fatto che questi non conosceva

il territorio ed era quasi impossibilitato a scappare, poiché nella foresta

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sarebbe stato subito ritrovato, al contrario degli autoctoni che aspettavano

l’occasione di non esser visti per tentare la fuga. Capo Verde perse poi, col

volgere degli anni e il mutare delle situazioni e degli assetti economici e

commerciali, questo suo ruolo cruciale.

Si riporta di seguito un passo che ben descrive lo stato di abbandono e

anarchia in cui era precipitato l’arcipelago di Capo Verde:

“La Repubblica di quest’isola – scriveva Sebastiao Bravo Botelho, Ouvidor

Geral delle isole dal 1724 al 1727 – è popolata da trenta bianchi, poco più,

poco meno, qualche portoghese, ma pochi e miserevoli, perché sono gettati qui

dalla disgrazia, dalla povertà o dall’infamia […] In pochi anni non vi saranno

né fortificazioni, né funzionari […] Sono generalmente tutti colpevoli di delitti

ben noti. Si possono contare gli uomini o le donne che non siano adulteri, o

concubini, incestuosi o lascivi, o lenoni delle proprie mogli e figlie… Gli

abitanti di quest’isola preferiscono ritirarsi nelle zone rurali dove tutti quando

vi hanno una qualche proprietà vanno a risiedere e vengono alla Città solo in

occasione di qualche festa. Questo è lo stato nel quale si trova il governo di

quest’isola”

Capo Verde perdeva prestigio e le terre mal sfruttate non producevano più

risorse sufficienti né per il commercio né per il sostentamento della

popolazione. Inoltre si registrarono forti siccità, in occasione delle quali

morirono migliaia di persone. La condizione degli schiavi intanto stava

cambiando e la formazione di una cultura creola cominciava a indurre al

riconoscimento di diritti che, per quanto minimi, segnavano la differenza col

passato. Così, per esempio, una schiava che sposava un europeo poteva

acquisire lo status di donna libera e generalmente questo stesso effetto

potevano produrlo tutte le unioni tra un cittadino libero e uno schiavo, mentre i

figli di schiavi mantenevano lo status dei genitori.

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Gli abitanti di Capo Verde, che a due secoli dalla scoperta delle isole erano

principalmente creoli, con una minor percentuale di bianchi europei e di

africani, si vedevano però accantonati dalla storia. I pirati e i commercianti di

schiavi saccheggiavano le poche merci rimaste nei porti e sequestravano

donne e uomini per ridurli in schiavitù e deportarli nelle nuove colonie.

Capo Verde conobbe una ripresa economica soltanto nel secolo successivo,

quando, con l’avvento della rivoluzione industriale e l’invenzione dei battelli a

vapore, aumentò la richiesta di carbone e l’arcipelago diventò una tappa

importante per le spedizioni navali che costeggiavano il continente africano.

Questo lieve accenno di ripresa economica fu, tuttavia, stroncato dall’avvento

della nafta e del petrolio, che fece sprofondare di nuovo Capo Verde

nell’anonimato. A questo intreccio di eventi e cambiamenti, che portarono

Capo Verde di nuovo verso il declino, si associarono ancora pesanti siccità,

soprattutto nei primi anni del Novecento, con due fortissime carestie, una nel

1920 e l’altra dopo la Seconda Guerra Mondiale, in occasione delle quali si

contarono decine di migliaia di vittime.

Dal punto di vista linguistico, gli schiavi che venivano importati dall'Africa

parlavano lingue difformi. Il portoghese finiva quindi per essere l'unico mezzo

di comunicazione non solo tra bianchi e neri ma tra gli schiavi medesimi.

Ciò nonostante la lingua creola finì per prevalere nei ceti più bassi, al punto da

caratterizzare la cultura autoctona che aveva preso a svilupparsi dall'epoca

della colonizzazione, tanto che le canzoni popolari sono cantate in creolo.

Se il portoghese costituisce la lingua ufficiale dell'attuale repubblica, ed è

usata nelle relazioni commerciali, la lingua creola è venuta ad essere la lingua

madre della popolazione di Capo Verde.

L'emigrazione ha permesso il diffondersi della conoscenza di altre lingue,

quali il francese, soprattutto, in considerazione della vicinanza con il Senegal e

la Guinea, coi quali Capo Verde intrattiene stretti rapporti commerciali.

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In alcune isole è conosciuto l'inglese, o meglio, l'inglese americano da parte di

coloro che emigrano negli Stati Uniti d'America, e hanno poi fatto ritorno.

3.8Creoli nell’Oceano Indiano

I territori creoli dell’Oceano Indiano si differenziano da quelli delle Americhe,

poiché i discendenti degli schiavi africani non costituiscono un elemento

demografico importante se non nelle Isole Seychelles. L’isola Mauritius e

l’isola della Riunione si distinguono dalle Antille per la natura multietnica

della loro popolazione nella quale dominano i discendenti dei lavoratori

indiani reclutati dopo l’abolizione della schiavitù verso il 1848.

L’isola della Riunione

La Riunione è l’isola più grande

dell’arcipelago delle Mascarene, è un

DOM ed è situata nella parte sud-ovest

dell’Oceano Indiano. La capitale è St.

Denis. L’isola della Riunione con l’isola

delle Mauritius, l’isola Rodrigues e

qualche isolotto delle Mauritius forma l’arcipelago delle Mascarene, dal nome

del navigatore portoghese Pedro Mascarenhas, che le esplorò. Tutte le isole

dell’arcipelago delle Mascarene appartengono alla Repubblica delle Mauritius,

tranne l’isola della Riunione che è un dipartimento d’oltre mare (DOM). È

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stata prima una colonia francese nel 1654 e poi è stata occupata dai britannici,

finché non è diventato uno stato indipendente nel 1968. L’antica isola

Bourbon (Borbone) che oggi è chiamata isola della Riunione costituisce il

punto focale della diffusione del creolo nell’Oceano Indiano, poiché i coloni

partirono da questa isola per stabilirsi nell’isola Mauritius, a Rodrigues e alle

Seychelles. La componente maggiore, circa il 40%, sono i creoli nati nell’isola

da genitori isolani e sono anche meticci. Sono i discendenti delle prime

famiglie qui insediatesi, provenienti dalla Francia o dal Madagascar. Numerosi

sono gli africani, denominati anche “Cafres” che discendono dagli schiavi

portati qui nell’ottocento dal Mozambico e dalla Tanzania. I “Malabars”, circa

25%, sono indiani non musulmani, anche loro arrivati come schiavi e

provenienti dal Tamil Nadu che si trova a sud dell’India. I “Zarabes” non sono

arabi, ma indiani musulmani che provengono dal Gujarat che si trova a ovest

dell’India. I cinesi poi, circa 7%, discendono da quelli arrivati a metà

Ottocento per trovare lavoro nelle piantagioni di canna da zucchero. Una

minima parte della popolazione è rappresentata da individui emigrati di

recente dal Madagascar o dalle vicine isole Comore e infine 1,4% sono

francesi metropolitani, del continente, ora in netto calo. Quest’ultimi per la

maggior parte sono funzionari pubblici e vengono chiamati “les Zoreils”.

Questo nome deriva dal fatto che i francesi metropolitani chiedevano sempre

agli abitanti dell’isola della Riunione di ripetere la frase, visto che non

capivano bene il creolo. Quindi, da “durs d’oreille” sono stati chiamati “les

Zoreils.La lingua più utilizzata nelle situazioni informali è il creolo della

Riunione parlata dai neri, dai meticci, dagli indiani musulmani e da un certo

numero di bianchi discendenti dai coloni francesi. La seconda lingua più

parlata è la lingua tumul (18%), una lingua che proviene dall’India ed è

definita dravidica. Esistono circa 20 lingue non indoeuropee parlate in India e

nel nord dello Sri Lanka da circa 90 milioni di persone. I quattro maggiori

idiomi dravidici sono: il tamul (o tamil ), il malayalam, il canarese, il

telugu.Per ultimo il francese è utilizzato nell’ambito dell’istruzione,

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dell’amministrazione e del commercio; gli unici che parlano esclusivamente il

francese sono i bianchi della Metropoli, les Zoreils. Oltre al francese standard

ci sono due varietà di lingua che si distinguono per la loro posizione

geografica: il creolo “des bas”, detto anche basiletto. È una variante del creolo

che ha un sistema fonologico ridotto e un campo lessicale influenzato dalla

lingua tamul. È parlata dai reunionesi d’origine africana, malgascia e indiana;

il creolo “des Hauts12

”, praticato dai “Petits Blancs des Hauts” che occupano

le regioni montuose e ha un sistema fonologico più ricco rispetto al creolo

“des bas”.

L’isola Mauritius

Dal punto di vista della superficie è la

seconda isola dell’arcipelago delle

Mascarene ed è situata a sud-ovest

dell’Oceano Indiano. La capitale è Port

Louis. Era conosciuta dagli arabi, ma gli

europei la scoprirono solamente nel

1507, grazie ai portoghesi che la

nominarono “Cirné”. Restò disabitata

fino alla fine dello XVI secolo. Tra il

1598 e il 1710 appartenne agli Olandesi

che le imposero il nome di Mauritius e

cercarono di colonizzarla senza gran successo. Prendendone possesso i

francesi le diedero il nome di “Ile de France”. All’inizio fu colonizzata dalla

Riunione e in seguito da coloni che provenivano dalla Francia dal 1715 al

1810. I francesi introdussero degli schiavi originari dell’est e del sud – est

dell’Africa, di cui un certo numero proveniva dal Mozambico e dal

12

I primi abitanti della zona montagnosa, definita “des hauts” erano i “marrons”. In seguito, alla fine del XIX secolo, bianchi senza terra colonizzarono questo spazio, sostituendo i “Marrons”.

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Madagascar. L’isola Mauritius fu ceduta all’Inghilterra nel 1810 con i suoi

territori annessi: Rodrigues, l’arcipelago de Chagos e l’arcipelago delle

Seychelles. Gli inglesi ristabilirono il nome di Mauritius. Nel 1968 divenne

uno stato indipendente che fa parte del Commonwealth britannico. Il 68%

della popolazione è di origine indiana, di cui 51% di religione induista e 17%

di religione musulmana; seguiti dal 27% di meticci, dal 3% di cinesi e dal 2%

di europei. La lingua ufficiale è l’inglese, ma il 55% della popolazione parla il

creolo delle Mauritius; in creolo viene chiamato Morisyen, mentre in francese

“créole franco – mauricien” ed è una conseguenza della colonizzazione

francese durata un secolo. Per le affinità linguistiche che il creolo possiede con

il francese, quest’ultima è la lingua europea compresa meglio dai Mauriziani.

Le Seychelles

L’arcipelago delle Seychelles è

situato nell’Oceano Indiano a

nord – est del Madagascar. La

capitale è Victoria. È stato

scoperto dai portoghesi nel XVI

secolo. È appartenuto alla Francia dal 1744 al 1814 quando è stato ceduto agli

inglesi. Le isole erano deserte prima dell’arrivo dei francesi, e i coloni e gli

schiavi che provenivano dalla Riunione e dalle Mauritius, alle quali sono

annesse dal punto di vista amministrativo le popolarono dal 1770. Nel 1903 le

Seychelles diventarono una colonia dello stato indipendente delle Mauritius.

La quasi totalità degli abitanti delle Seychelles è di origine africana, ma alcuni

sono di origine indopakistana, europea e cinese. L’unica minoranza etnica è

rappresentata dagli indiani, dai cinesi e dai bianchi. Il 95% della popolazione

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parla il creolo delle Seychelles, che è la lingua della quotidianità e della

cultura popolare, una delle tre lingue ufficiali con il francese e l’inglese. Si

distinguono diversi tipi di creolo: il “créole fin”, un creolo molto francesizzato

e parlato dalla borghesia; il “gros créole”, parlato dalle classi popolari; il

“créole grand – bois”, quello della campagna; il “gros créole mozambique”,

parlato dai contadini di origine africana e il “créole des bulletins

d’information” alla radio o in certi discorsi di personalità politiche. Il creolo

delle Seychelles si avvicina a quello dell’isola delle Mauritius e si allontana da

quello dell’isola della Riunione.

3.8Lingue Creole delle Americhe

Louisiana acadiana

La Louisiana è

uno stato situato

nel sud degli Stati

Uniti, appartenne

alla Francia dal

1672 al 1763 e dal

1800 al 1803

quando venne

venduta agli Stati Uniti. La capitale è Baton rouge. Sono stati i francesi a

introdurre per primi gli schiavi africani, all’inizio del XVIII secolo e

l’elemento francese è stato rinforzato dall’immigrazione degli Acadiani,

espulsi nel 1755. La situazione linguistica della Louisiana è molto complessa.

La lingua ufficiale è l’inglese, ma si parla anche spagnolo. Vengono utilizzati

tre tipi di lingua a base francese: il francese standard o francese coloniale;

l’acadiano (Cajun) che deriva dal francese dell’Acadia e che si allontana dal

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francese standard; il creolo chiamato anche “négro – français” o “franco –

nègre” o Gombo, parlato da piccoli gruppi di neri.

Haiti

La repubblica di Haiti, anticamente chiamata Santo Domingo, occupa un

terzo della parte occidentale dell’isola “Hispaniola”, mentre gli altri due terzi

occidentali costituiscono la zona ispanofona della Repubblica Dominicana,

assieme alle isole della Tortuga e della Gonave. La capitale è Port – au –

Prince. Dopo la scoperta di Cristoforo Colombo nel 1492, gli spagnoli

colonizzarono soprattutto la parte orientale e cominciarono a introdurre degli

schiavi africani per sostituire gli indiani espulsi. I primi schiavi introdotti

nella parte francese erano stati reclutati dagli spagnoli.

Hispaniola, rappresentò per la Spagna, una risorsa importante di metalli

preziosi e a partire dal XVII secolo ebbe inizio la colonizzazione dell’isola,

quando un certo numero di spagnoli vi si insediò stabilmente, inaugurando il

periodo delle grandi piantagioni di zucchero, caffè, cacao e cotone, dando

inizio all’esportazione di legni pregiati come l’ebano e il mogano. La

colonizzazione effettiva di Haiti da parte dei francesi cominciò verso la metà

del XVII secolo. Molto fiorente nel XVIII secolo Haiti, durante l’epoca

moderna, si trova di fronte a delle difficoltà economiche che si riflettono sul

piano culturale (una forte presenza di analfabetismo).

Nel 1625 con la sedentarizzazione di contrabbandieri, rifugiati e schiavi dediti

alla pirateria mercenaria, ebbe inizio la colonizzazione francese, che vide un

forte e rapido incremento della popolazione da un insediamento iniziale di

circa 1.500 persone, quasi esclusivamente bianchi, alla fine del XVIII secolo,

si registrano, le seguenti presenze: 465.000 neri, 31.000 bianchi, 27.500

schiavi liberi.

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Tali vicissitudini ebbero ripercussioni a livello linguistico. Da una parte si

parlavano le numerose lingue degli schiavi neri, appartenenti alla famiglia

niger-kordofaniana, alcune delle quali già veicolari in Africa occidentale;

dall’altra erano di ampio uso, le varietà regionali di francese parlate nella zona

occidentale e centrale della Francia, da cui provenivano i coloni

Grazie all’indipendenza raggiunta nel 1804, il sentimento nazionale si è molto

sviluppato e ha trovato un mezzo d’espressione in una creazione letteraria

originale. La maggioranza della popolazione utilizzava come unico mezzo di

comunicazione il creolo che sembrava aver acquisito un ruolo rilevante prima

degli altri creoli a base francese. L’assetto sociale inoltre favorì l’affermazione

di una duplice diglossia, una che opponeva il francese al creolo, l’altra il

creolo alle lingue parlate degli schiavi. Il creolo si trovava in una posizione di

subordinazione rispetto al francese, ma svolgeva un ruolo di lingua dominante

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rispetto alle lingue africane parlate dalla schiavitù presente sull’isola,

divenendo anche un mezzo importante di espressione dell’identità sociale

haitiana in opposizione al modello metropolitano francese.

All’inizio del XIX secolo si riteneva che il creolo potesse essere utilizzato

nella vita pubblica e che potesse servire come un mezzo per esprimere delle

idee politiche; infatti, l’8 novembre del 1801 Napoleone Bonaparte,

proclamato Primo console nel 1799, firmò un proclama scritto in lingua

creola. In quest’ultimo Napoleone promise agli abitanti di Santo Domingo la

libertà e l’uguaglianza dei loro diritti, senza distinzione di colore. La

promessa di libertà e uguaglianza non fu mantenuta, poiché nel decreto del

dicembre del 1800, rimasto segreto, Napoleone dichiarò di voler ristabilire la

schiavitù nella colonia. Infatti, la schiavitù fu reintrodotta nel 1802, dopo la

spedizione del generale Leclerc (cognato di Napoleone Bonaparte). Durò solo

due anni, e con l’aiuto dei britannici e degli spagnoli che combatterono contro

i francesi, il paese divenne indipendente nel 1804. Jean - Jacques Dessalines,

uno dei capi della rivolta dei Neri del 1794 si fece proclamare imperatore di

Haiti, ma fu assassinato due anni dopo nel 1806. Il paese, quindi, fu scisso in

due parti: al nord, il regno fu comandato da Henri Christophe e nel sud, fu

costituita una repubblica, governata da un mulatto Alexandre Sabès, detto

Pétion. Dal 1804 al 1957 Haiti attraversò un periodo di forti cambiamenti, 24

capi di stato su 36 furono assassinati o il loro governo fu rovesciato. Haiti fu

occupata anche dagli Stati Uniti nel 1915, ma ci fu subito un’insurrezione. Gli

Stati Uniti, quindi, decisero di aiutare il paese sia dal punto di vista economico

che politico. L’occupazione terminò nel 1934 riportando il paese ad una

condizione di instabilità economica e politica. Dal 1957 il paese visse nella

repressione con la politica di François Duvalier e del figlio Jean- Claude

Duvalier che governò fino al 1986. Da un punto di vista linguistico, la

condizione diglossica di Haiti è connessa con l’origine coloniale dell’isola,

sebbene sia diventata indipendente già agli inizi del XIX secolo. A partire

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dagli anni 30, il creolo ha iniziato ad essere soggetto ad un processo di

valorizzazione incentivato da processi di comunicazione di massa che hanno

contribuito alla sua diffusione in diversi ambiti della vita.

La Costituzione promulgata nel 1964, oltre a confermare lo Statuto giuridico

del francese, determina casi e condizioni nelle quali l’uso del creolo è

raccomandato per la salvaguardia degli interessi materiali dei cittadini che non

conoscono sufficientemente la lingua francese. Successivamente all’entrata in

vigore della costituzione, la camera legislativa di Haiti riconobbe ai deputati il

diritto di esprimersi in creolo. In quegli stessi anni ha inizio la

standardizzazione del creolo, come espressione di salvaguardia delle

specificità linguistiche e culturali, a partire dall’elaborazione di un sistema

alfabetico uniforme piuttosto lungo e conflittuale. Tracce di tentativi di

elaborazione di criteri ortografici si riflettono nella produzione letteraria in

lingua creola che ha inizio già nel XVIII secolo , con la traduzione in creolo

della canzone francese Lisette quitté la plaine. Il secolo d’oro della letteratura

creola è il XX; in un’ottica di valorizzazione linguistica e culturale verso gli

anni quaranta vengono tradotti in creolo i miti classici per dimostrare

l’opportunità dell’uso al fine di esprimere tutti i sentimenti, anche i più tragici

e i più poetici.

Fino al 1980, il creolo fu escluso dal sistema scolastico, che ricalcava quello

della Francia, dove l’unica lingua consentita per l’istruzione era il francese, la

cui competenza costituiva l’obiettivo scolastico prioritario. Solo nel 1982

s’intensificò il dibattito politico in merito alla riforma scolastica, per

l’introduzione del creolo come veicolo di comunicazione principale per i primi

4 anni della scuola elementare.

Nel 1990, un prete cattolico Jean- Bertrand Aristide fu eletto come capo di

stato e ridiede un po’ di speranza al paese. Il suo governo fu rovesciato da altri

capi di stato, ma nel 2000 fu rieletto e rimase a capo del governo fino al

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2004,quando diede le dimissioni contro il suo volere. Nello stesso anno

arrivarono i primi marins americani, inviati dall’ONU per riportare l’ordine

nella capitale. Il governo è attualmente retto ad interim dal presidente della

Corte di cassazione, Boniface Alexandre.

Per quanto riguarda la parte demolinguistica, il 74% della popolazione vive

nella zona rurale. La quasi totalità della popolazione discende dagli schiavi

neri e il resto è costituito da mulatti (nati dall’incrocio tra africano e francese).

Il creolo è considerato dalla maggioranza della popolazione la lingua madre e

la minoranza conosce bene il francese scritto e orale.

La Martinica

La Martinica è il più piccolo

dipartimento d’oltre mare (DOM)

situato nell’arco delle Piccole

Antille nel mar dei Caraibi e la

capitale è Fort – de – France. È

stata scoperta da Cristoforo

Colombo nel 1502, ma a differenza

di altri territori della stessa regione,

sembra che non sia stata colonizzata

da spagnoli. La Francia ne prese possesso nel 1635 e ora costituisce uno dei

dipartimenti d’oltre mare. La Martinica è stata il primo mercato di schiavi dei

negrieri francesi. La maggioranza della popolazione martinicana è costituita da

neri, mulatti e persone di origine indiana o asiatica. La percentuale della

popolazione bianca è minore (9%) e si divide tra i Bianchi chiamati Blancs–

Pays o Békés13

, discendenti dai primi coloni francesi, che parlano il francese e

13

7 Il nome proviene da “Blanc du quai”, letteralmente “bianchi del binario”, perché avendo il compito di controllare l’arrivo della mercanzia diventarono i proprietari dell’isola e controllavano quasi tutta l’economia.

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anche il creolo e i Blancs –France o Métropolitains perché sono francesi

provenienti dalla metropoli di Parigi e parlano solo francese. La situazione

linguistica presente in Martinica è la diglossia, costituita da due varietà

linguistiche che si alternano: il creolo viene utilizzato nelle situazioni più

informali e il francese nelle situazioni formali, anche se oggi quest’ultimo

viene utilizzato anche negli scambi quotidiani; a causa di questo maggior

impiego del francese si è creato il fenomeno di decreolizzazione.

Grenada

È un'isola nazione nel Mar dei

Caraibi sud-orientale, che

comprende anche le Grenadine

meridionali. Grenada è la seconda

più piccola nazione indipendente

nell'emisfero occidentale (dopo

Saint Kitts e Nevis, uno stato

dell’america Centrale). Si trova a

nord di Trinidad e Tobago, e a sud

di Saint Vincent e delle Grenadine. La capitale è Saint George’s. Grenada è

di origine prettamente vulcanica e ancora ne conserva aspetto e territorio. È

situata a 100 km a nord del Venezuela ed è la più grande delle tre isolette che

formano lo stato indipendente di Grenada. Le altre due sono Carriacou e Petite

Martinique.

Circa l'82% degli abitanti discende dagli schiavi africani portati dagli europei;

13% meticci, 2% bianchi e 3% indopakistani.

Grenada è appartenuta alla Francia fino al 1762 quando gli inglesi ne presero

possesso. La lingua ufficiale è l'inglese e ormai sono in pochi a parlare il

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patois francese. La maggioranza della popolazione parla il “Grenadian

English”, un inglese che si allontana molto da quello standard, a causa di

molti prestiti provenienti dal creolo francese e spagnolo.

Le isole Grenadine

È uno stato composto da circa

125 isole facenti parte delle

Piccole Antille. L'isola

principale è Saint Vincent di 345

km² sulla quale è situata la

capitale Kingstown. Da Saint

Vincent dipendono le isole

Bequia, Mustique e Canouan. È

costituita da 66% di neri, 19% di

mulatti, 6% di indiani, 2% di

amerindi, 3,5% di bianchi e 3,5% di altri gruppi. La maggioranza della

popolazione è concentrata nell’isola di Saint Vincent, vicino alla costa del sud,

dove si trova la capitale e solo l’8% si trova nelle isole Grenadine. La lingua

ufficiale è l’inglese e la lingua parlata nella vita quotidiana è l’”English

Vincy”, il creolo a base inglese che include delle parole francesi, spagnole e

africane. Si parlava una volta il “French patois”, un creolo a base francese, ma

oggi è praticamente scomparso, come a Grenada e nelle isole Trinidad e

Tobago.

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La Guadalupa e i suoi territori annessi

La Guadalupa è stata scoperta da

Cristoforo Colombo nel 1493. I

francesi ne presero possesso nel

1635 e la popolazione caraibica

che ci aveva vissuto abbandonò

l’isola nel 1658. La Guadalupa

costituisce uno dei dipartimenti

d’oltremare della Francia (DOM),

la capitale è Point – à – pitre e la

capitale amministrativa è Basse

Terre. L’isola possiede molti territori annessi: la Désirade, Marie Galante,

l’arcipelago delle Saintes (costituita da due isole principali: “Terre–de–Bas e

Terre–de–Haut”), Saint – Barthélemy, 18 la parte settentrionale dell’isola

Saint – Martin che la Francia condivide con i Paesi Bassi dal 1648.

La maggioranza della popolazione è costituita da mulatti (65%), con il 28% di

neri e il 4% di indiani di origine asiatica. I bianchi rappresentano una

percentuale molto bassa, il 3% e si dividono tra i Blancs – pays18 e i Blancs–

France. I mulatti e i neri occupano la Guadalupa continentale (Grande–Terre et

Basse– Terre), l’isola di Marie–Galante e l’isola Terre–de–Bas delle isole

Saintes. Invece, le isole Saint–Barthélemy et la Terre–de–Haut (Les Saintes)

sono costituite dal 90% di Blancs–Pays, i discendenti dei coloni bretoni e

normanni. Saint–Barthélemy è un caso a parte, poiché vi si parlano cinque

lingue: un “patois francese” a ovest, un francese arcaico nella parte centrale,

un creolo che si avvicina a quello della Martinica a est, l’inglese a Gustavia,

mentre il francese standard è la lingua ufficiale. Saint–Martin è l’isola più

cosmopolita e multilingue delle Piccole Antille, perché è costituita da un

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elevato numero di nazionalità, presenti nel territorio francese e olandese. Nella

parte francese, si calcola il 10% di Métropolitains, 12% di Guadalupensi, il

17% di abitanti di Saint–Martin che provengono dalla parte olandese e 60% di

stranieri, la maggior parte proveniente da Haiti; quindi si parlano diversi

creoli: il creolo di Haiti, della Guadalupa e della Martinica. Nella parte

olandese, invece, si parla il papiamento (lingua creola delle colonie olandesi).

In tutta l’isola si parlano anche lo spagnolo e l’inglese; quest’ultimo è

diventato la lingua veicolare di tutta l’isola, sebbene si continui a parlare

francese nella parte francese e neerlandese nella parte olandese. Dal punto di

vista linguistico, la situazione linguistica presente in Guadalupa è la diglossia,

costituita da due varietà linguistiche che si alternano: il creolo viene utilizzato

nelle situazioni più informali e il francese nelle situazioni formali, anche se

oggi quest’ultimo viene utilizzato anche negli scambi quotidiani.

Trinidad – Tobago

L'isola di Trinidad è la

più grande e la più

importante. Dista solo

15 km dalla costa

venezuelana nel punto

in cui si apre il Golfo di

Paria, nella parte

occidentale dell'isola.

Parallelamente alla

costa orientale corre una

catena montuosa di modesta altitudine, la Northern Range, che raggiunge

un'altitudine massima di 940 m con il monte Aripo. Il resto dell'isola è

completamente pianeggiante. Più montuosa è invece l'isola di Tobago, situata

a 30 km circa a nord-est di Trinidad. La capitale è Port of Spain.

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Le isole furono scoperte da Cristoforo Colombo nel 1498, divenendo dominio

spagnolo fino agli inizi del XIX secolo quando entrarono a far parte delle

colonie inglesi: Trinidad nel 1797 e Tobago nel 1802. Le due isole vengono

unite in un'unica colonia nel 1888. Nel 1958 entrarono a far parte della

Federazione delle Indie Occidentali, che abbandonarono nel 1961, divenendo

indipendenti nell'agosto del 1962. La repubblica fu proclamata il 1° agosto

1976. La presenza del creolo francese vicino a quello spagnolo e inglese è

dovuta all’immigrazione dei coloni francesi accompagnati dai loro schiavi

verso la fine del XVIII secolo. Questa immigrazione è stata sostenuta dagli

spagnoli, spaventati dalla diminuzione della popolazione di Trinidad e

preoccupati per le conseguenze economiche che questo calo avrebbe

comportato.Questo piccolo stato è composto da un miscuglio di razze: 39,5%

di neri, 40,3% di indiani provenienti dal nord dell’India, 18,4% di meticci,

0,6% di bianchi, 1,2% di altre razze (asiatiche e amerindie). Circa il 96% della

popolazione è concentrata nell’isola di Trinidad e il 4% nell’isola di Tobago.

L’inglese è la lingua ufficiale e all’eccezione dei britannici che parlano

l’inglese standard, gli abitanti di Trinidad e Tobago parlano il “Trinidad

Vernacular English”, cioè l’inglese veicolare di Trinidad o “black English”.

L’inglese standard è utilizzato a scuola e per lo scritto, mentre la lingua parlata

non è né il creolo né l’inglese standard, ma l”English dialect”, cioè un inglese

con prestiti che provengono dal francese, dal creolo, dallo spagnolo, dalle

lingue africane e dall’hindi. Ci sono tre tipi di creolo: il creolo di Tobago, il

creolo di Trinidad e il creolo francese che è in via d’estinzione, visto che è

parlato in qualche villaggio da pescatori del nord di Trinidad e dell’ovest della

capitale.

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Dominica

È un'isola del Mar dei Carabi che si trova tra

la Guadalupa e la Martinica. La capitale è

Roseau.

È costituita dal 89% di neri, 7,2% di meticci,

2,5% di amerindi, 0,4% di bianchi e 0,9% di

altre razze. Dal punto di vista linguistico, la

maggior parte della popolazione utilizza il

creolo come lingua madre. Chiamato kwèyòl

è a base lessicale francese e si avvicina molto

al creolo della Martinica. Esistono anche due

piccole comunità creole a base inglese, lingua

chiamata cocoy.

Santa Lucia

È una

piccola isola

che si trova

nelle

Piccole

Antille nella

parte sud est

del mare dei Caraibi, tra la Martinica a nord e Saint Vincent e le Grenadine a

sud. Castries è la capitale, la più grande città e il principale porto dell’isola. Fu

occupata dai coloni francesi dal 1650 al 1795, da questa data fino al 1814 la

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loro occupazione si alternò con quella britannica che ne prese possesso

definitivamente nel 1815. La popolazione è costituita dal 90% di neri, 6% di

meticci, 0,8% di bianchi. Dal punto di vista linguistico, il 75% utilizza il

creolo nella lingua parlata. Chiamato kwéyòl ou patois (patwa) è a base

lessicale francese e si avvicina molto al creolo della Martinica. La sintassi è

simile a quella delle lingue africane dell’ovest, mentre la maggioranza delle

parole proviene dal francese. La lingua ufficiale, però, è l’inglese che

comincia ad essere utilizzato sempre di più negli scambi quotidiani, fenomeno

di decreolizzazione che avviene anche in Martinica e in Guadalupa.

4.Il Papiamento

Il Papiamentu è un misto di spagnolo, portoghese, olandese, inglese, francese,

e ha anche alcune influenze indiane e africane. Il Papiamentu è una delle

poche lingue creole dei Caraibi che è sopravvissuto fino ai nostri giorni.

Il Papiamentu prevalentemente è una lingua parlata tra la popolazione locale

di Curaçao, Bonaire e Aruba. La lingua ufficiale è l'olandese, ma il

Papiamentu scritto è limitato ad alcuni giornali e alla letteratura locale. Anche

il sistema scolastico è olandese, e la gente di ottiene la formazione scolastica

nella loro lingua. Ci sono stati alcuni dibattiti circa l'introduzione del

Papiamentu come insegnamento nelle scuole .Rispetto ad altre lingue, il

Papiamentu è parlato da poche persone: meno di un terzo di un milione. Il

Papiamentu è anche un linguaggio abbastanza semplice, ed è abbastanza

comune tanto che certe espressioni o costrutti grammaticali più complessi

devono essere semplificati in modo da essere tradotti in Papiamentu.

Da isola a isola, si possono osservare piccole variazioni di Papiamentu

soprattutto di ortografia e vocabolario. Sono stati fatti alcuni studi per

standardizzare il Papiamentu e la sua ortografia; tuttavia, Aruba ha deciso in

conseguenza ad un controllo ortografico che esso è più vicino allo spagnolo,

mentre le altre isole hanno radici linguistiche diverse. Come risultato, alcune

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parole possono ancora avere più di una forma ortografica, ad esempio,

Papiamentu - Papiamento, Korsou - Korsow, kwater - cuater, sinku - cincu,

ecc In generale, le parole sono state scritte esattamente come sono

pronunciate.

Papia è il verbo Papiamentu per “parlar”' e -Mentu è il suffisso che forma un

sostantivo, che significa “il modo di fare qualcosa”. La parola Papiamentu

tradotta, indica il modo di parlare. I verbi Papia o Papea si trovano anche in

altre lingue creole, come il creolo capoverdiano, il creolo di Guinea-Bissau e il

saramaccano. Esso è probabilmente derivato dal verbo portoghese papear

“chiacchierare”, che a sua volta probabilmente risale al verbo francese papier

“balbettare” o semplicemente “parlare. Papiamento è un altro modo per

scrivere Papiamentu. A volte il sostantivo che forma il morfema -Mentu è

scritto -mento, come si è fatto in spagnolo e in portoghese. Nel Papiamentu di

Bonaire l'equivalente al sostantivo che forma il suffisso -Mentu /o è -men

(questa è una somiglianza tra provenzale e Bonairen Papiamentu). Così, il

nome Bonairen per Papiamentu è Papiamen.

La visione comune sull'origine della Papiamentu è che si tratti di un creolo

afro-portoghese (la teoria creola proto-afro-portoghese). Tuttavia, a causa

della notevole influenza spagnola in Papiamento, un gruppo di autori

considera il Papiamentu un creolo spagnolo (ipotesi spagnola). La teoria del

creolo afro-portoghese è l'ipotesi più accreditata sulla genesi del Papiamentu.

Dopo la conquista olandese di Curaçao nel 1634, Curaçao veniva utilizzato

come deposito di schiavi che ha fornito alle colonie spagnole . L'importazione

di schiavi iniziò dopo la conquista delle roccaforti portoghesi in Angola nel

1641 dagli olandesi, portando gli schiavi dalla Guinea e dall'Angola a

Curaçao. L'affermazione di base di questa teoria è che gli schiavi abbiano

imparato l'afro-portoghese durante i lunghi periodi di tempo che sono stati

tenuti nei depositi afro-portoghesi di schiavi, prima di essere spediti

all'estero. Inizialmente, questa teoria presupponeva che tutte le lingue creole

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atlantiche, derivano da una lingua, vale a dire l'afro-portoghese pidgin-creolo

che ha avuto origine a seguito del primo incontro tra i coloni portoghesi e gli

abitanti indigeni della costa occidentale dell'Africa. Attualmente esistono,

diverse varianti della teoria creola afro-portoghese. Una delle principali

discussioni è circa se il primo afro-portoghese aveva già sviluppato il creolo, o

se era ancora un pidgin quando è stato trasmesso ai Caraibi. In Curaçao, il

Papiamentu subì l'influenza olandese, contribuendo soprattutto al vocabolario.

Attraverso olandese, anche elementi inglesi e francesi entrarono Papiamentu.

Più tardi, l'influenza dell'ambiente di lingua spagnola ha causato una

ispanizzazione del Papiamentu.

Esempi di parole per le quali risulta difficile stabilire l’origine portoghese o

spagnola:

Por fabor = spagnolo/portoghese por favor

Señora = portoghese Senhora; spagnolo Señora

Cua? = portoghese Qual; spagnolo Cual

Cuanto? = portoghese Quanto; spagnolo Cuanto

Mentre l’uso della [u] finale si può far di certo risalire al portoghese, la

dittonghizzazione è di chiara origine spagnola. Altri termini mostrano

chiaramente una doppia origine.

Tra gli altri, vi sono Subrino (nipote), in cui la pronuncia della \u\ deriva dal

portoghese Sobrinho, mentre quella \n\ viene dallo spagnolo Sobrino.

Parole di chiara origine portoghese:

sapatu = scarpe - portoghese, sapato, spagnolo, zapato

cacho = cane - portoghese, cachorro, spagnolo perro

bisiña = vicino - portoghese, vizinho, vizinha, spagnolo, vecino, vecina

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Parole di origine spagnola:

siudat = città - spagnolo, ciudad

sombré = cappello - spagnolo, sombrero

karsón = pantaloni - spagnolo, calzón

Parole di origine olandese:

apel = mela - olandese, appel

blou = blu - olandese, blauw

buki = libro - olandese, boek

L'ipotesi spagnola viene suddivisa in due parti. La prima ipotesi spagnola

suggerisce che Papiamentu è fondamentalmente un ramo dello spagnolo che è

stato generato attraverso corruzioni. Il collegamento con l'Africa non è stata

riconosciuta, comunque, l’influenza olandese è riconosciuta solo sotto forma

di nuove parole introdotte nel vocabolario. Questa prima descrizione

conosciuta del Papiamentu è stata presentata nel 19° secolo in Italia. La

seconda ipotesi spagnola suggerisce una connessione con l’africano, ma i suoi

difensori sostengono che il Papiamentu non nasce da una sorta di portoghese

portato attraverso gli schiavi provenienti dall'Africa occidentale. A loro parere,

il Papiamentu è un diretto discendente dello spagnolo che è stato utilizzato

nella zona durante la dominazione spagnola, e successivamente è avvenuto il

contatto con il portoghese, inglese.

Papiamentu è la lingua locale di Aruba e le due isole Sottovento delle Antille

Olandesi, ovvero Bonaire e Curaçao. Queste tre isole sono situate nel sud dei

Caraibi al largo della costa del Sud America.

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Il Papiamentu svolge anche un ruolo importante sulle isole Windward delle

Antille Olandesi - St. Maarten, St. Eustatius e Saba. Persone provenienti da

queste isole vennero a Curaçao e soprattutto ad Aruba per lavoro ed i loro

bambini sono cresciuti con questa lingua. Tornando nelle isole la gente ha

preso conoscenza del Papiamentu. Alcuni nativi di Curaçao sono stati attratti

anche dal turismo in espansione a St. Maarten e hanno rafforzato la posizione

del Papiamentu. Un altra grande comunità di lingua Papiamentu si trova in

Olanda. Dal momento che le Antille olandesi appartengono al regno olandese

vi è uno scambio culturale ed economico costante. Persone provenienti da

isole spesso si spostano in Olanda per studiare e talvolta rimangono a lavorare

lì.

Esempi di come il vocabolario del Papiamento sia così ricco di influenze

straniere:

Bonbiní! Portugiesich: Bem vindo

Spanisch: bienvenido

benvenuto

Bon dia P: Bom dia

S: Buenos dias

Buongiorno

Bon tardi

P: Boa tarde

S: Buenas tardes

Buonasera

Bon nochi P: Boa noite

S: Buenas noches

Buonanotte

Kon ta bai? P: Como vai?

S: Como està com a vi-

da?

Come stai?

Mi ta bon danki P: Eu estou bom/bem Bene, grazie

Hopi bon or tremendo - Molto bene

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Trankilo P: tranquilo

S: tranquilo

Tranquillo

Hopi kalor P, S: calor/caliente Caldo

Kon yama bo? P: Como você se

chama? / Como te

chamas?

Come ti chiami?

Mi yama Raul o Mi

nomber ta Raul

P: Me Chamo Raul /

Meu nome è Raul

S: Mi nombre es Raul

Io sono Raul

Di unda bo ta bini? P:De onde você vem? Da dove vieni?

Mi ta bini di… P:Eu venho de… Vengo da...

Mi ta biba na… P:Eu venho de… Vivo a...

Por fabor P, S: por favor Per favore

Masha danki Niederländisch: dank u Grazie

Di nada P, S: De nada Di nulla

Homber P: Homem

S: Hombre

Uomo

Muhé P: Mulher

S: Mujer

Donna

Si S: si

P: sìm

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No S: no

P: Não

No

Ainda no P: Ainda não Non ancora

Ayó P: Adeus;

S: Adiós

Arrivederci!

Te otro biaha! P:Até outro dia -

Mi ta sintibo falta! P: Eu (mim) sinto vossa

falta!

S: me haces falta

Mi manchi!

Mi ta stimabo P: Eu (te) estimo (você)

/ Eu te amo

Ti amo!

Awo P: Agora;

S: Ahora

Ancora

Ayera S: Ayer Ieri

Mi tin hamber S:tengo hambre Ho fame

Mi tin set S:engo sed,

P:Eu tenho sede

Ho sete

Laganos ban sali S:¡Vamos a salir! Usciamo!

Te mayan!, Te

aworo!(Te'woro), Te

despues!

P:Até amanhã, Até logo,

Até depois

Ciao!

Masha pabien P: Muitos parabéns Buon compleanno

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Bon Aña P:Feliz ano novo or Bom

ano; S:Feliz año nuevo

Felice anno nuovo!

Bon pasku P:boa Pascoa Buona pasqua!

No lubidá! S: No olvides Non dimenticare

Korda skibimi bek

masha lihe

- Scrivimi al più presto!

Mener Portugiesich Senhor;

Spanisch Señor;

Niederländisch:Meneer

Uomo

Señora P:Senhora

S: Señora

Signora

Jufrouw O:juffrouw Ragazza

Mi number di telefon

ta…

Niederländisch: bel me Chiamami

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CONCLUSIONE

Il motivo che mi ha portata ha scegliere le lingue Pidgin e Creole per la tesi di

laurea è stata la voglia di far conoscere questo argomento così interessante e

complesso. Come abbiamo letto in precedenza, pidgin e Creoli non possono

essere considerate vere e proprie lingue, motivo per cui vengono chiamate

lingue di contatto; ovvero lingue nate per necessità di comunicare, tra

individui di diverse etnie. La mia tesi si concentra su quella che dovrebbe

essere un’evoluzione spontanea dal pidgin, lingua di contatto, estremamente

povera dal punto di vista linguistico, al creolo, lingua estremamente potente,

derivata dal perpetrarsi di questa comunanza forzata. Le lingue pidgin e

creole sono lingue semplificate che presentano una mancanza di morfologia

flessiva e un lessico povero rispetto alla lingua lessificatrice. Considerate per

molto tempo inferiori e trascurate anche da parte dei linguisti, sono

ultimamente centro di interesse di molti studi linguistici. È solo recentemente,

infatti, che i linguisti si sono resi conto che le lingue pidgin e creole non sono

versioni sbagliate di altre lingue, ma piuttosto lingue nuove e che, nonostante

la loro apparente semplicità, sono caratterizzate da sistemi morfologici e

sintattici complessi, che presentano spesso ulteriori sviluppi rispetto alle

lingue lessificatrici.

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INTRODUCTION

The pidgin languages were originated from the mixture between English or

other European languages. They are generally characterized by a limited

vocabulary. The word "pidgin" comes from the deformed pronunciation of

English business and indicates commercial origins. For the above reasons

their existence is rather recent .

The term Creole was originally referred to those people who were born from

Spanish parents settled in the colonies. Nowadays, three main Creole linguistic

areas can be distinguished: the French area, which includes the Caribbean

Islands, Guyana, the West Indies, Mauritius, Reunion and the Seychelles, the

English area, covering the Caribbean Islands, Guyana, Belize, Sierra Leone,

Nigeria and New Guinea and the Portuguese one related to the Antilles,

Angola, Goa and Macao.

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All the various steps that have led to the origin of a pidgin language, as well as

its evolution and life cycle, will be examined in the following pages. In the

second part we will introduce the concept of Creole language and explain how

it has developed over the centuries, with particular reference to Tok Pisin, a

Creole language spoken in the northern part of Papua New Guinea, in the

district of the capital Port Moresby and in the islands belonging to that State.

The following part will deal with the Creole languages, developed in the

Indian Ocean and the “Cape Verde case ” dating back to an ancient myth: it

is said that when God created the World, he rubbed his hands together and

from the falling crumbs the archipelago of Cape Verde was formed. The last

section is devoted to Papiamento or Papiamentu, a mixture of Spanish,

Portuguese, Dutch, English, French,which also has some Arawak Indian and

African influences. Papiamentu is one of the few Creole languages in the

Caribbean that has survived to the present day. Summing up, I will try to

provide a deep explanation of how Pidgin and Creole languages originated and

developed all over the world .

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1.THE BIRTH OF A PIDGIN LANGUAGE

A pidgin /ˈpɪdʒɨn/, or pidgin language, is a simplified language that develops

as a means of communication between two or more groups that do not have a

language in common. It is mainly employed in situations such as trade, or

where both groups speak languages different from the language of the country

in which they reside (but where there is no common language between the

groups). Fundamentally, a pidgin is a simplified means of linguistic

communication and it develops by convention between individuals or groups

of people. A pidgin is not the native language of any speech community, but is

learned as a second language. A pidgin may be built from words, sounds, or

body language from a number of other languages and cultures. Pidgins allow

people or a group of people to communicate with each other without having

any similarities in language and do not have any rules, as long as all parties

concerned are able to understand each other. Pidgins can change in time and

do not follow a specific order. Pidgins usually have low prestige with respect

to other languages.

Not all simplified or "broken" forms of a language are pidgins. Each pidgin

has its rules of usage which must be learned to become proficient in it. The

word pidgin first appeared in 1850 but the origin of the word is uncertain. The

most widely accepted etymology is from the Chinese pronunciation of the

English word business. Another etymology that has been suggested is the

English pigeon, a bird sometimes used for carrying brief written messages,

especially in the past before the advent of modern telecommunications. The

word pidgin, also spelled pigion, originally used to refer to Chinese Pidgin

English, was later generalized to refer to any pidgin. Pidgin may also be used

as the specific name for local pidgins or creoles, in places where they are

spoken. For example, the name of the creole language Tok Pisin derives from

the English words “talk pidgin”. Its speakers usually refer to it simply as

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"pidgin" when speaking English. Hawaiian Creole English is commonly

referred to by its speakers as "Pidgin".

A pidgin may evolve into a creole language when a generation of parents

transmits knowledge of pidgin to their children as a native language. In doing

so, creole languages can replace the mixture of languages previously spoken in

a place and become the first language of the community. This is what

happened to the Krio language of Sierra Leone (born as a pidgin of other

languages, in turn, "mixed") and the Tok Pisin of Papua New Guinea. The

transformation of pidgin into creole languages is quite rare; it is more frequent

for them to become extinct as they gradually retransform into the languages of

origin, or they do not become very widespread.

An example of a contact language is WAPE: West African Pidgin English, an

English-based contact language. It is one of the most widely spoken varieties

in the area between Ghana, Nigeria and Cameron and it derives from contacts

between European and local populations in the pre-colonial and colonial

period (from the second half of the fifteenth century until the end of World

War II). This is a strategic area for routes and favours the use of commercial

English used for communication.

The term “jargon” has also been used to refer to pidgins, and is found in the

names of some pidgins, such as Chinook Jargon. In this context, linguists

today use jargon to denote a particularly rudimentary type of pidgin; however,

this usage is rather rare, and the term jargon most often refers to the words

peculiar to a given profession. Pidgins may start out as or become trade

languages, such as Tok Pisin. Trade languages are often full-blown languages

in their own right such as Swahili

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1.2 Features of Pidgin

Some features of pidgin:

• reduced vocabulary, restricted to the functional areas of pidgin ( few

semantic areas)

• lack of function words (articles, conjunctions, etc.)., Many polysemous

words

MEANING STANDARD FIJIAN FIJIAN

Chest kato kato

Fishing basket noke kato

Basket of coconut leaves sū kato

Woven leave tray lalakai kato

• Pidgin slang (very limited vocabulary, very basic syntax, lots of variations)

• Stable Pidgin (regular grammar, vocabulary expansion, stabilization of

standard grammar, attention to syntax )

• extended Pidgin (complexification of grammar, growth of the areas of use)

→ none of these stages is necessary

• Creolization → birth of a creole language

(NB: this cycle is not to be intended as 'necessary'; many pidgins disappear

when they lack the social and linguistic conditions that led to their birth)

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→ with extension / creolization, the complexity of the system becomes that of

any natural-historical language.

Example: morphology of English Jamaican Creole

Derivational suffix -iisha 'person'

nyam 'eat' + =-iisha nyamiisha 'gluttonous, greedy'

taak 'speak' + =-iisha taakiisha 'chatterbox'

2.3 Pidgin in Oceania

Melanesians Pidgins date back to the nineteenth century, when many

Melanesians were transferred from their islands to work in Australia or other

islands. Pidgins, then, were developed by Melanesians not so much to

communicate with the colonists, but to talk to each other, as they came from

different islands and had different languages. Once back in their islands, these

workers used them as mixed languages, often making them the most common

idioms in the entire system of islands.

English, usually, is the basic language. The grammar, on the contrary, is that

of the spoken Melanesian (as demonstrated by the presence of singular

pronouns, dual and plural and inclusive and exclusive first-person cases).

Nevertheless, Tok Pisin has words that derive from German, while in Bislama

French words are used. In addition, they also possess many terms deriving

from other native languages . It often happens that the "loans" not only change

their sound and their meanings, but also the emotional context in which they

are used. The most significant case is given by the term bagarap ("inactive",

"not working"), used as a positive connotation of the word. Similarly, wikit

(pidgin term of the Solomon Islands) is derived from wicked ("cursed"), but is

used to describe the Gentiles, and as such, has no negative nuance.

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Several expressions commonly used to exemplify the pidgin of Melanesia do

not have a known basis in their actual use. Among these: bigfala BOĶIS

garem plande tit, iu hitim hemi kraeout (in English: a big box with many teeth,

when you hit it, it cries) to indicate the piano, and miksmasta blong Jisas (in

English: Jesus' food mixer) to indicate the helicopter. The words used in the

Solomon Islands are respectively “piana” and “tiopa”.

2.4 Caribbean Pidgins

The Caribbean Pidgins were born in the colonial era, when the local society

underwent a profound transformation because of the arrival of Europeans. In

the face of a small minority of white owners, there were masses of indigenous

people, and African slaves speaking languages very different among each

other. To enable communication between such different groups, languages

were created that were, usually, corruptions of European languages (there is a

strong simplification of grammar and phonetics, as well as the use of words

taken from Amerindian or African languages). Some of these, later turned into

Pidgin Creole languages, becoming the most spoken languages of the islands :

among them, the most important are the Haitian Creole (official language of

Haiti along with French, as well as the first language of all Haitians),

Papiamento of the islands Aruba, Bonaire and Curacao, and Jamaican patois.

3. Creole languages

A Pidgin is not the native language of anyone. But, in some cases, the Pidgin

is learned by children of succeeding generations and this becomes the mother

tongue of a whole community of speakers. Pidgin languages that have become

mother tongues are called Creole languages. The term “Creole” has two

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etymologies, the first from the Portuguese “crioulo” or “cryolite” which means

“servant born in the master's house” and the other “criollo” which comes from

the Spanish verb criar, which in Latin becomes create, “to grow, breed.” When

the regular flow of immigration stopped in Europe and Africa, the term Creole

indicated the mixed descendants of the original Creoles, identifying

themselves as half-breed, opposed to the whites or blacks. The term “Creole”

appears for the first time in the French dictionary Richelet 1680 under the

form of “criole”. The modern spelling appears in the Dictionnaire de Trévoux

in 1732. The authors who have studied the origin of Creole languages claim

that they were mainly developed to facilitate communication between slaves.

However, it should be taken into account the fact that not all these slaves

belonged to the same linguistic-ethnic group. A Creole has a Pidgin or Jargon

as an ancestor and it is spoken as a native language by a whole community of

speakers. Often it is a community whose ancestors were relocated

geographically, so that their original language and their socio-cultural identity

were partly broken.

4.The Tok Pisin

Tok Pisin (tok, "word", "discourse" or language and Pisin, or "pidgin") is a

Creole language spoken in the North of Papua New Guinea, the capital is Port

Moresby and the islands belong to this State. Tok Pisin is one of the three

official languages of Papua New Guinea. With more than 100,000 native

speakers and another 4 million speakers who use it as their second language,

Tok Pisin is the most widespread language in Papua New Guinea. Tok Pisin is

also known as New Guinea Pidgin or as neo-Melanesian Pidgin or Anglo-

Melanesian.

Often, when you are using English (the other official language of the State),

the inhabitants of Papua New Guinea refer to Tok Pisin calling it simply

Pidgin. However, linguists prefer to continue defining that language as Tok

Pisin: this is to avoid any confusion with other Pidgin or Creole languages,

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which affirm the idea that the Tok Pisin is now considered a separate

language. Tok Pisin, in fact, would no longer be considered a Pidgin since

now there are many native speakers: for this reason, it is not considered a

“lingua franca” anymore, as it is used only to facilitate communication

between people who habitually speak other languages. With this awareness,

Tok Pisin is going through a phase of standardization of grammar associated

with a real "creolization" of the language.

A Creole is an extended Pidgin which, not having become a mother tongue,

has the following properties:

• It has stabilized from the point of view of the vocabulary and the grammar (it

has its lexical and grammatical conventions, different from those of the solid

language)

• It is used in a wide range of activities that go beyond the aim for which it

was used initially.

EXAMPLE:

ausait - (from the English word outside)

bilong - (from the English word belong)

blut - (from the English word blood)

bot - (from the English word boat)

brata - (from the English word brother).

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5.Creole in the Indian Ocean

The territories of the Indian Ocean Creoles differ from those of the Americas,

as the descendants of African slaves do not constitute an important

demographic element with the exception of the Seychelles Islands. The islands

Mauritius and Réunion are different Islands of the West Indies due to the

multi-ethnic makeup of their populations where the descendants of Indian

workers worked, after the abolition of slavery about 1848.

Réunion

Réunion is the largest island of the Mascarene; it is French overseas

department and is located in the south-west Indian Ocean. The capital is St.

Denis. Réunion Island along with the islands of Mauritius, the island of

Rodrigues, the island of Mauritius and some oxbow of Mauritius, forms the

Mascarene Archipelago, named after the Portuguese navigator and explorer,

Pedro Mascarenhas. All of the Mascarene Islands belong to the Republic of

Mauritius, except for Réunion that is a French overseas department (DOM).

Reunion Island became a French colony

in 1654 and was held briefly by the

British from 1810 to 1815; it was then

returned to France and became an

independent state in 1968. Originally

called Bourbon, Réunion Island is the

focal point of the spread of Creole in

the Indian Ocean, as the settlers sailed

from this island to settle on the islands

Mauritius, Rodrigues and the Seychelles. About 40% of the island’s

inhabitants are Creoles born on the island from islanders. They are the

descendants of the original families who settled here from France or from

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Madagascar. There are many Africans, also called "Cafres", who descended

from slaves brought here in the nineteenth century from Mozambique and

Tanzania. About 25% are "Malabars", non-Muslim Indians who also arrived

as slaves but from Tamil Nadu in the south of India. The "Zarabes" are not

Arabs, but Indian Muslims who came from Gujarat in the west of India. The

Chinese, about 7%, are descended from those who came in the mid-nineteenth

century to work on the sugar cane plantations. A small percentage of the

population are people who have recently emigrated from Madagascar and the

neighboring islands of Comoros, and 1.4% are French of the continent, now in

sharp decline. The latter are public officials known as "les Zoreils." This name

comes from the fact that the French from the metropolis always asked the

inhabitants of Réunion to repeat phrases because they did not understand

Creole, so, "durs d'oreille" (hard of hearing) became "les Zoreils”. The most

used language in informal situations is Réunion Creole spoken by blacks,

mestizos, Indians and Muslims and a number of white descendants of the

French colonists. The second most spoken language is Tumul (18%) that

comes from India and is one of the Dravidians. There are about 20 non-Indo-

European languages spoken in India and northern Sri Lanka by about 90

million people. The four major Dravidian languages are Tamil, Malayalam,

Kannada and Telugu. French is used in education, administration and trade;

the only people who speak exclusively French are the whites of the

metropolis, les Zoreils. In addition to standard French there are two varieties

of language that are distinguished by their geographical position: “Des Bas”

Creole also known as basiletto and “Des Hauts Creole”. The former is a

variant of Creole with a reduced phonological system and a lexical field

influenced by Tamil and is spoken on Réunion by people of African,

Malagasy and Indian origin. The latter, “Des Hauts” Creole, is spoken by the

“Petits Hauts des Blancs” who occupy the mountainous regions and has a

phonological system richer than “Des Bas” Creole.

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The island Mauritius

Mauritius is the second largest island

of the Mascarene and it is located in the

south-west of the Indian Ocean. The

capital is Port Louis. It was known by

the Arabs, but the Europeans

discovered it only in 1507, thanks to the

Portuguese who named it "Swan

Island." It remained uninhabited until

the end of the sixteenth century.

Between 1598 and 1710 it belonged to

the Dutch that named it Mauritius and

tried to colonize it without much success. When the French took it possession

of it, they gave the name of "Ile de France". At first it was colonized by

Reunion Islanders and later by settlers who came from France from 1715 to

1810. The French introduced the slaves coming from the East and South-East

of Africa, a number of whom came from Mozambique and Madagascar.

Mauritius was ceded to Britain in 1810 with its annexed territories: Rodrigues,

and the Seychelles archipelago. The British re-established the name of

Mauritius. In 1968 it became an independent state but remained part of the

British Commonwealth. 68% of the population is Indian, of which 51%

belongs to Hindu religion and 17% are Muslim, followed by 27% mestizos,

3% to 2% Chinese and Europeans. The official language is English, but 55%

of the population speaks Creole of Mauritius; in Creole it is called Maurisyen,

while in French "Creole French - Mauricien" and it is a consequence of the

French colonization lasted a century. For linguistic affinities that connect the

Creole with French, the latter is the European language best understood by

Mauritians.

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Seychelles

The Seychelles archipelago is

located in the Indian Ocean to the

north - east of Madagascar. The

capital is Victoria. It was

discovered by the Portuguese in

the sixteenth century. It belonged

to France from 1744 to 1814

when it was ceded to the British. The islands were deserted before the arrival

of the French. In 1903 the Seychelles became a colony of the independent

state of Mauritius.

Almost all the inhabitants of the Seychelles have African origin, but some

have Indo-Pakistan, European and Chinese origin. The only ethnic minority is

represented by the Indians, Chinese and whites. 95% of the population speaks

Creole that is the language of everyday life and popular culture, besides being

one of the three official languages, along with French and English. There are

several types of Creole: the "creole fin" with a lot of French elements, by the

bourgeoisie, the "gros creole", spoken by the popular classes, the "creole grand

- bois" spoken in the countryside ,the "gros Creole mozambique", spoken by

people of African origin and the “Creole des bulletins d'information” spoken

on the radio or by political figures. Seychelles Creole is similar to the

language spoken in the island of Mauritius but is different from that spoken

on Réunion.

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Haiti

The Republic of Haiti, formerly called San Domingo, occupies one-third of

the island of "Hispaniola" to the west, while the other two-thirds are the

Spanish-speaking area of the Dominican Republic to the east, along with the

islands of Tortuga and Gonave. The capital is Port - au - Prince.

After Christopher Columbus discovered it in 1492, the Spanish colonized the

eastern part of Haiti and introduced African slaves to replace the Indians, who

were expelled. The first slaves introduced into the French part, had been

recruited by the Spanish.

In the seventeenth century, Hispaniola was an important source of precious

metals for Spain. The colonization of the island began when a number of

Spaniards settled there permanently and established great sugar, coffee, cocoa

and cotton plantations, and started to export precious woods such as ebony and

mahogany. The French colonization of Haiti began in the mid-seventeenth

century. Since the eighteenth century and throughout the modern era, Haiti has

had to cope with economic difficulties that have had an impact at cultural level

(a high rate of illiteracy).

These vicissitudes had repercussions at linguistic level. On the one hand,

many languages already used in West Africa, belonging to the Niger-Congo

family, were spoken by the black slaves; on the other, the regional varieties of

French spoken in western and central France, were in wide use.

Thanks to independence attained in 1804, patriotism increased and found a

means of expression in an original literary genre. The majority of the

population used Creole as the only means of communication that seemed to

have acquired an important role before the other French-based Creoles. The

social structure favored the emergence of a dual diglossia; one opposing

French to Creole, and the other contrasting Creole to the languages of the

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slaves. Creole was in a position of subordination to French, but it played a

dominant role over African languages spoken by slaves on the island and

became an important means of expression of social Haitian identity in

opposition to the metropolitan French model.

In the early nineteenth century, it was believed that Creole could be used in

public life and that it could serve as a means of expressing political ideas. In

fact, on 8 November 1801, Napoleon Bonaparte, proclaimed First Consul in

1799, signed a proclamation written in Creole. In this proclamation, Napoleon

promised the inhabitants of San Domingo, freedom and equality of rights,

without distinction of color. However, he did not keep his promise and in the

decree of December 1800, Napoleon said he wanted to re-establish slavery in

the colony. In fact, slavery was reintroduced in 1802, after the expedition of

General Leclerc (Napoleon Bonaparte’s brother). It lasted only two years, and

with the help of the British and the Spaniards who fought against the French,

the country became independent in 1804. Jean - Jacques Dessalines, one of the

leaders of the revolt of the Blacks of 1794, was proclaimed emperor of Haiti,

but he was assassinated in 1806. The country, therefore, was split into two

parts: the kingdom of the North that was controlled by Henri Christophe and

in the south, a republic governed by Alexandre Sabes, named Pétion. From

1804 to 1957, Haiti experienced a period of great change, 24 out of 36 heads

of state were assassinated or their government was overthrown. Haiti was

occupied by the United States in 1915, but there was immediately an

insurrection. The United States decided to help the country economically and

politically. The occupation ended in 1934 and the country entered a period of

economic and political instability. The year 1957 saw the start of the

repressive regime of François Duvalier and his son Jean-Claude Duvalier, who

ruled until 1986. From a linguistic point of view, the situation in Haiti is

connected to the colonial origin of the island, although it became independent

in the early nineteenth century. Since the 1930s, Creole has been subjected to

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a development process that was

incentivized by mass

communication that has

contributed to its spreading in

different spheres of life.

The Constitution promulgated

in 1964, in addition to

confirming the legal status of

French, determines the cases and conditions in which the use of Creole is

recommended for the protection of the material interests of those citizens who

do not have sufficient knowledge of French. After the entry into force of the

Constitution, the legislative chamber of Haiti gave the Members the right to

speak in Creole. In this period, the standardization of Creole began, as a way

of preserving linguistic and cultural specificities, starting from the

elaboration of a long, standardized alphabetical system. Traces of the attempts

to establish orthographic criteria are reflected in the literary production in the

Creole language that began as early as the eighteenth century, with the

translation of the French song Lisette Quitté la plaine in Creole. The golden

age of Creole literature was the XX century. In the 1940s, classical myths

were translated into Creole to demonstrate how it was possible to express any

feeling, from the most tragic to the most poetic, in this language.

Until 1980, the school system was based on that in France. Lessons were not

taught in Creole at all as the main objective of the education system was to

ensure that every student could read, write and speak fluently in French. Only

in 1982 was the political debate about school reform intensified, due to the

introduction of Creole as the main communication vehicle for the first 4 years

of primary school.

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In 1990, a Catholic priest, Jean-Bertrand Aristide, was elected as head of state

and gave hope to the country, but after just eight months, he was overthrown

by a military coup. He was re-elected in 2000 and remained in office until

2004, year in which he resigned against his will and was forced into exile. In

the same year the first American Marines came, sent by the UN to restore

order in the capital. Currently, the President of the Supreme Court, Boniface

Alexandre, is acting as Interim President.

As for the demo-linguistic aspect, 74% of the population lives in rural areas.

Almost the entire population descend from blacks slaves, and the rest are

mulattoes (born of mixed Afro-French parentage). The majority of the

population considers Creole as their mother tongue while a minority writes

and speaks French quite well.

Martinique

Martinique is the smallest overseas

department (DOM) located within the

Lesser Antilles in the Caribbean Sea and

the capital is Fort - de - France. It was

discovered by Christopher Columbus in

1502, but unlike other areas of the same

region, it seems it has not been colonized

by the Spaniards. France took possession of it in 1635 and now it is one of the

overseas departments. Martinique was the first slave market of the French

slave traders. The majority of the Martinican population is made up of blacks,

mulattoes, and people of Indian or Asian origin. The percentage of the white

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population is lower (9%) and it is divided between the Whites called Blancs-

Pays or Békés, descended from early French settlers, who speak French and

Creole and the Blancs-France Métropolitains so-called because they are from

the French metropolis Paris and speak only French. The linguistic situation in

Martinique is diglossic, consisting of two alternating language varieties:

Creole is used in more informal situations and French in formal situations,

although today the latter is also used in trade newspapers; due to this greater

use of French, the phenomenon of decreolization has originated.

Grenada

It is an island nation in the Caribbean

Sea, which also includes the southern

Grenadines. Grenada is the second

smallest independent nation in the

Western Hemisphere (after Saint Kitts

and Nevis, a state in Central America).

It is located north of Trinidad and

Tobago, and south of Saint Vincent and

the Grenadines. The capital is St. George's. Grenada has volcanic origin and

still retains its original appearance and territory. It is located 100 km north of

Venezuela and is the largest of the three islands that make up the independent

state of Grenada. The other two are Carriacou and Petite Martinique.About

82% of the inhabitants are descendants from African slaves brought by

Europeans, 13% Mestizos, 2% white and 3% Indo-Pakistani. Grenada

belonged to France until 1762 when the British took possession of it. The

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official language is English and only a few people still speak French. The

majority of the population speaks the "Grenadian English", an English which

is far from the standard, due to the many loans from the French Creole and

Spanish.

The Grenadines

It is a state made up of about 125 islands

forming part of the Lesser Antilles. The

main island is Saint Vincent of 345 km²

on which the capital Kingstown is

situated. The islands of Bequia,

Mustique and Canouan depend on Saint

Vincent. The population consists of 66%

blacks, 19% mestizos, 6% Indian, 2% Amerindian, 3.5%whites and 3.5%

other groups. The majority of the population (92%) is concentrated on the

island of Saint Vincent, especially in the south where Kingstown is located,

while the Grenadines count for only 8%. The official language is English and

the language spoken in everyday life is the “English Vincy”, the English-based

Creole, which includes French, Spanish and African words. In the past,

"French patois" was spoken, a French-based creole, but today it has virtually

disappeared in Grenada, Trinidad and Tobago.

Guadeloupe and its annexed

territories

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Guadeloupe was discovered by Christopher Columbus in 1493. The French

took possession of it in 1635 and the Caribbean population that had lived there

left the island in 1658. Guadeloupe is one of France's overseas departments

(DOM), the capital is Point - à - Pitre and Basse-Terre is the administrative

capital. The island has many annexed territories: the Désirade, Marie Galante,

Les Saintes Archipelago (consisting of two main islands: "Terre-de-Bas and

Terre-de-Haut"), Saint - Barthelemy, the northern part of the island of Saint -

Martin that France has shared with the Netherlands since 1648.

Sixty-five percent of the population is mulattoes, 28% is black and 4% is

Indian of Asiatic origin. Whites represent a very small percentage, 3%, and

are divided between the Blancs – pays- and the Blancs-France. The mulattos

and blacks occupy the continental Guadeloupe (Grande-Terre et Basse-Terre),

the island of Marie-Galante and the island of Terre-de-Bas Saintes. Instead,

the islands Saint-Barthélemy et la Terre-de-Haut (Les Saintes) consist of 90%

Blancs-Pays, the descendants of Breton and Norman settlers. Saint-

Barthélemy is a special case because five languages are spoken: a "French

patois" in the west, an archaic French in the central part, a Creole, close to that

of Martinique in the east, English in Gustavia, while French Standard is the

official language. . Saint-Martin is the most cosmopolitan and multilingual

island of the Lesser Antilles, because it is made up of a large number of

nationalities in the French and Netherlands territories. In the French part, 10%

are Métropolitains, 12% are Guadeloupians, 17% are inhabitants of Saint-

Martin who come from the Netherlands part and 60% are foreigners who

mainly come from Haiti, so they speak different Creoles: Haiti Creole,

Guadeloupe Creole and Martinique Creole. In the Netherlands part, people

speak Papiamento (the Creole language of the Dutch colonies). Spanish and

English are also spoken on the island and the latter has become the common

language although they continue to speak French in the French part and Dutch

in the Netherlands part. From a language point of view, the situation in

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Guadeloupe is diglossic with two language varieties that alternate, Creole that

is used in more informal situations and French in formal situations, although

today the latter is also used in daily exchanges.

Trinidad - Tobago

The island of Trinidad is the

largest and most important. It

is only 15 km from the coast of

Venezuela, where the Gulf of

Paria is located, in the western

part of the island. In parallel to

the eastern coast there is a

mountain range of modest

height, the Northern Range, which reaches a maximum altitude of 940 m with

the Mount Aripo. The rest of the island is completely flat. The island of

Tobago is more mountainous, located about 30 km north-east of Trinidad. The

capital is Port of Spain.

The islands were discovered by Christopher Columbus in 1498, becoming a

Spanish property until the early nineteenth century when they became part of

the English colonies: Trinidad in 1797 and Tobago in 1802, respectively. The

two islands merged into one colony in 1888. In 1958 it became part of the

Federation of the West Indies, which was left in 1961 when it became

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independent in August 1962. The republic was proclaimed on 1 August 1976.

The presence of French Creole close to the Spanish and English is due to the

immigration of French settlers and their slaves in the late eighteenth century.

This immigration has been supported by the Spanish, frightened by the

decrease of the population of Trinidad and worried about the economic

consequences that this decrease would have caused.

This small state is composed of a mixture of races: 39.5% of blacks, 40.3% of

Indians from the north of India, 18.4% of mestizos, 0.6% of whites, 1.2% of

other races (Asian and Amerindian). About 96% of the population is

concentrated in the island of Trinidad, and 4% in the island of Tobago.

English is the official language and with the exception of the British who

speak standard English, the people of Trinidad and Tobago speak "Trinidad

Vernacular English", vehicular English of Trinidad or "blackEnglish."

Standard English is used in school and for the script, while the spoken

language is neither Creole nor standard English, but the "English dialect," that

is an English with loans that come from French, Creole, Spanish, African

languages and from Hindi. There are three types of Creole: Creole of Tobago,

Trinidad Creole and French Creole which is at risk of extinction, as it is

spoken in some fishing villages in the north of Trinidad and west of the

capital.

Dominica

It is an island in the Caribbean Sea, it

lies between Guadeloupe and

Martinique. The capital is Roseau. It

consists of 89% blacks, 7.2% mestizos,

2.5% Native American, 0.4% whites

and 0.9% of other races. From the

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linguistic point of view, most of the population uses Creole as their mother

tongue. Called Kwèyòl, it is based on lexical French and Creole is very close

to that of Martinique. There is also a small Creole English-based community,

the language is called Cocoy.

Saint Lucia

It is a small island

located in the Lesser

Antilles in the south east

of the Caribbean Sea,

between Martinique to

the north and Saint Vincent and the Grenadines to the south. Castries is the

capital, the largest city and the main port of the island. It was occupied by

French settlers from 1650 to 1795, from this date until 1814 their occupation

alternated with the British, who definitely took possession of it in 1815. The

population consists of 90% blacks, 6% mestizos, 0.8% whites. From the

linguistic point of view, 75% use Creole as a spoken language. Kwéyòl called

patois (Patwa) is based on lexical French and is very close to the Creole of

Martinique. The syntax is similar to that of the West African languages, while

the majority of the words comes from French. The official language, however,

is English and it is used more and more in everyday exchanges, as a part of

the decreolization phenomenon that is also occurring in Martinique and

Guadeloupe.

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CONCLUSION

The reason why I chose this topic for my graduation thesis was the wish to

make such an interesting and complex topic known better. As it was

mentioned above, Pidgins and Creoles cannot be considered real languages; as

a matter of fact they are called contact languages, i.e. languages originated

from the need to communicate between individuals of different ethnies. My

thesis focuses on a very likely spontaneous evolution from pidgin, a

linguistically poor contact language, to Creole, an extremely powerful

language, derived from the perpetration of a forced commonality. Pidgin and

creole are simplified languages, lacking inflectional morphology and bearing a

poor vocabulary compared to a lexicon-producing language. For a long time

these languages were considered as scarcely relevant and as such neglected by

linguists. Nowadays, however, they are at the center of interest of many

linguistic studies . It is only recently , in fact , that linguists have realized that

pidgin and creole languages are not wrong versions of other languages, but

rather new languages and, despite their apparent simplicity, they are

characterized by complex morphological and syntactic systems , which often

present further developments compared to lexicon-producing languages .

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Einführung

Die Pidgin-Sprachen werden aus der Mischung zwischen Englisch und

anderen europäischen Sprachen geboren. Ihr Wortschatz ist begrenzt. Das

Wort Pidgin stammt aus die deformierte Aussprache des Englisches

„Business“ und das zeigt den kommerziellen Ursprung des Wortes. Sie

existieren deshalb seit kurzer Zeit.

Das Wort „Kreole“ bezog sich ursprünglich auf die aus spanischen Eltern in

den Kolonien Geborenen. Es gibt drei Hauptsprachgebiete der Kreolsprache:

Das französisch Gebiet (das die Karibik, Guyana, Antillen, Mauritius,

Réunion und der Seychellen einbezieht), das englische Gebiet (Karibik,

Guyana, Belize, Sierra Leone, Nigeria und Neuguinea) und das portugiesische

Gebiet (Antillen, Angola, Goa und Macao).

Auf den folgenden Seiten werden wir alle Phasen analysieren, die zum Geburt,

zur Entwicklung und zum Kreislauf des Lebens einer Pidgin-Sprache geführt

haben. Danach werden wir das Konzept von Kreolsprache einführen und wie

sie sich in Laufe der Jahrhunderte entwickelt hat. Wir werden über Tok Pisin

sprechen, eine Kreolsprache, die im nördlichen Teil von Papua-Neuguinea, im

Bezirk der Hauptstadt Port Moresby und auf den Inseln dieses Staats

gesprochen wird. Wir werden die Kreolen im Indischen Ozean sowie das

Kapverdischen Ereignis analysieren, dessen Ursprung ein Mythos ist: Es

heißt, wenn Gott die Schöpfung erschuf, rieb Er sich die Hände und die daraus

entsprungenen Krümel bildeten den Kapverdischen Archipel.

Das letzte Kapitel betrifft das Papiamento oder Papiamentu, eine Mischung

von Spanischem, Portugiesischem, Niederländischem, Englischem,

Französischem, die auch einige indische und Arawak-afrikanische Einflüsse

hat. Papiamentu ist eine der wenigen Kreolsprachen in der Karibik, die bis

zum heutigen Tag überlebt hat. Schließlich wird man analysieren, wie die

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Pidgin- und Kreolsprachen geboren wurden und wie sie sich auf der Welt

entwickelten.

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DIE PIDGIN UND KREOLE SPRACHEN

Die kreolischen Gebiete des Indischen Ozeans unterscheiden sich von denen

in Amerika, da die Anzahl der Nachkommen der afrikanischen Sklaven aus

demografischer Sicht nicht wichtig ist, wenn nicht auf den Seychellen. Die

Insel Mauritius und Réunion unterscheiden sich von den westindischen Inseln

in der multiethnischen Zusammensetzung der Bevölkerung, deren Mehrheit

aus den Nachkommen der indischen Arbeiter besteht, die nach der

Abschaffung der Sklaverei 1848 rekrutiert wurden.

Réunion

Réunion ist die größte Insel der

Maskarenen, ist ein DOM (départements

d'outre-mer bzw. französisches Übersee-

Departement) und befindet sich im

südwestlichen Indischen Ozean. Die

Hauptstadt ist St. Denis. Die Insel

Réunion, sowie die Insel Mauritius und

die Insel Rodrigues formen die Inselkette

Maskarenen, aus dem portugiesischen Seefahrer Pedro Mascarenhas. Alle

Inseln der Inselkette gehören zu der Republik Mauritius, mit Ausnahme von

der Insel Réunion, die ein Übersee-Departement (DOM) ist. Sie war 1654 eine

französische Kolonie und dann wurde sie von den Briten besetzt, bis sie 1968

ein unabhängiger Staat wurde. Die ehemalige Insel Bourbon, die heute

Réunion genannt wird, stellt den Mittelpunkt der Verbreitung des Kreolisches

im Indischen Ozean dar, da die Siedler von dieser Insel zu den Inseln

Mauritius, Rodrigues und den Seychellen segelten. Die Hauptkomponente sind

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die Kreolen (ungefähr 40%), die auf der Insel von den Inselbewohnern

geboren wurden und Mestizen sind. Sie sind die Nachkommen der

ursprünglichen Familien, die aus Frankreich oder aus Madagaskar gekommen

waren. Es gibt viele von Sklaven abgestammte Afrikaner – auch „Cafres“

genannt – die hier im 19. Jahrhundert aus Mosambik und Tansania gebracht

wurden. Die „Malabaren“ (ungefähr 25%) sind nicht-muslimische Inder, auch

sie kamen als Sklaven aus Tamil Nadu, das sich südlich von Indien befindet.

Die „Zarabes“ sind keine Araber, sondern indische Muslime, die aus Gujarat

kamen (Westindien). Und dann die Chinesen (ungefähr 7%), die aus denen

stammen, die die Arbeit in den Zuckerrohr-Plantagen Mitte des 19.

Jahrhunderts fanden. Ein kleiner Teil der Bevölkerung wird von Personen

dargestellt, die vor kurzem aus Madagaskar und aus den benachbarten Inseln

Komoren auswanderten; schließlich sind 1,4% französische Staatsangehörige,

jetzt in starken Rückgang vertreten. Die Letzteren sind zum größten Teil

Beamte und werden „les Zoreils“ genannt. Dieser Name stammt davon ab,

dass die Französen immer die Bewohner von Réunion danach fragten, den

Satz zu wiederholen, da sie Kreolisch nicht gut verstehen konnten. Also, von

„Durs d'oreille“ wurden „les Zoreils“ genannt. Die am häufigsten in

informellen Situationen verwendete Sprache ist Réunion-Kreolisch, die von

Schwarzen, Mestizen, Indianern und Muslime, sowie von einigen aus

französischen Kolonisten stammenden Weißen gesprochen wird. Die am

zweithäufigsten gesprochene Sprache ist die Tamil-Sprache (18%), eine

Sprache, die aus Indien stammt und drawidisch definiert wird. Es gibt

ungefähr 20 nicht- indoeuropäische Sprachen, die in Indien und Norden Sri

Lanka von etwa 90 Millionen Menschen gesprochen werden. Die vier größten

drawidischen Sprachen sind Tamil, Malayalam, Kannada und Telugu.

Französisch wird in der Bildung, in der Verwaltung und im Handel eingesetzt.

Die einzigen, die nur Französisch sprechen, sind die Weißen des Metropolis,

les Zoreils. Zusätzlich zu den Standard-Französisch gibt es zwei

Sprachvarietäten, die sich durch ihre geographische Position unterscheiden:

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Das „des Bas“ Kreolisch, auch als Basilekt bekannt. Es ist eine Variante des

Kreolisches, die ein vermindertes phonologisches System und ein von der

tamilischen Sprache beeinflusstes Wortfeld besitzt. Sie wird von den

Bewohnern der Insel Réunion afrikanischer, madagassischer und indischer

Herkunft gesprochen; das „des Hauts“ Kreolisch wurde von den „Petits

Blancas des Hauts“, die die Bergregionen besetzen, verwandt und besitzt ein

reicheres phonologisches System als die des „des Bas“ Kreolisches.

Die Seychellen

Der Seychellen-Archipel befindet

sich im Norden des Indischen

Ozeans. Die Hauptstadt ist

Victoria. Er wurde von den

Portugiesen im 16. Jahrhundert

entdeckt. Er gehörte zu

Frankreich von 1744 bis zu 1814,

als er den Briten abgetreten wurde. Die Inseln waren vor der Ankunft der

Französischen unbewohnt, und die Siedler und Sklaven, die aus Réunion und

Mauritius kamen, an die die Inseln administrativ annektiert waren, bevölkerten

sie seit 1770. Im Jahr 1903 wurden die Seychellen eine Kolonie des

unabhängigen Staats Mauritius.

Fast alle Bewohner der Seychellen sind afrikanischer Herkunft, aber einige

sind Inder-Pakistaner, Europäer und Chinese. Die einzige ethnische

Minderheit wird durch die Inder, Chinesen und Weißen vertreten. 95% der

Bevölkerung spricht Kreolisch auf den Seychellen, das die Sprache des

Alltags und der populären Kultur ist, sowie eine der drei Amtssprachen

zusammen mit Französisch und Englisch. Es gibt mehrere Varietäten von

Kreolisch: Das ,,Creole fin“, bzw. ein von der Bourgeoisie gesprochenes tief

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französiertes Kreolisch; das „Gros Creole“, das von den niederen

Gesellschaftsschichten gesprochen wird; das „Creole grand bois“, die Sprache

des Landes; das „gros créole mozambique“, das von den Bauern afrikanischer

Herkunft gesprochen wird; das „Gros Kreole des Bulletins d'information“, das

im Radio oder in einigen Reden von Politikern verwendet wird. Das Kreol der

Seychellen kommt dem der Insel Mauritius sehr nahe, aber unterscheidet sich

von dem der Insel Réunion.

Grenada

Es ist ein Inselstaat im südwestlichen Karibischen Meer, zu dem auch die

südlichen Grenadinen gehören. Grenada ist die zweitkleinste unabhängige

Nation in der westlichen Hemisphäre (nach St. Kitts und Nevis, einem Staat in

Zentralamerika). Es liegt nördlich von Trinidad und Tobago, und südlich von

St. Vincent und den Grenadinen. Die

Hauptstadt ist St. George. Grenada ist

vulkanischen Ursprungs, wie man aus

dem Aussehen des Gebiets schon jetzt

sehen kann. Es liegt 100 km nördlich

von Venezuela und ist die größte der

drei Inseln, die den unabhängigen Staat

Grenada bilden . Die anderen beiden

sind Carriacou und Petite Martinique.

Über 82% der Einwohner stammen aus den von den Europäern gebrachten

afrikanischen Sklaven; 13% Mestizen, 2% Weißen 3% Indisch-Pakistanisch.

Grenada gehörte bis 1762 zu Frankreich, als die Briten es in Besitz nahmen.

Die Amtssprache ist Englisch und das französische Patois wird immer weniger

gesprochen. Die Mehrheit der Bevölkerung spricht das „Grenada English“,

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ein Englisch, das sich von der Norm wegen der vielen Lehnwörte aus dem

französischen und spanischen Kreolisch entfernt.

Die Grenadine Inseln

Es geht um einen aus etwa 125 Inseln

bestehenden Staat, der zu den Kleinen

Antillen gehört. Die Hauptinsel ist St.

Vincent, die von 345 km² ist, auf der die

Hauptstadt Kingstown liegt. Die Inseln

Bequia, Mustique und Canouan

abhängen von St. Vincent. Sie besteht

66% aus Schwarzen, 19% aus Mulatten,

6% aus Indern, 2% aus Indianern, 3,5% aus Weißen und 3,5% aus anderen

Gruppen. Die Mehrheit der Bevölkerung ist in der Insel Saint Vincent

konzentriert, und zwar in der Nähe der südlichen Küste, wo die Hauptstadt

liegt und nur 8% befindet sich in den Grenadinen. Englisch ist die

Amtssprache und das „English Vincy“ wird im Alltag gesprochen – ein

Englisch-Kreolisch, das französische, spanische und afrikanische Wörter

enthält.

Guadeloupe und seine annektierten Gebiete

Guadeloupe wurde 1493 von Christopher Columbus entdeckt. Die Franzosen

nahmen es 1635 in Besitz und die karibische Bevölkerung, die dort gelebt

hatte, verließ 1658 die Insel. Guadeloupe ist eine der Übersee Departement

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Frankreichs (DOM), die Hauptstadt

ist Point à Pitre und Basse Terre ist

die administrative Hauptstadt. Die

Insel hat viele annektierte Gebiete:

La Désirade, Marie Galante, Saint-

Martin, Saint-Barthelemy und Iles

des Saintes.

Die Mehrheit der Bevölkerung

besteht aus Mulatten (65%), 28%

sind Schwarze und 4% sind Inder. Die Weiße betragen 3% und wurden in

Blancs-pays und Blancs–France aufgeteilt. Die Mulatten und Schwarzen

besetzen die kontinentalen Guadeloupe (Grande-Terre und Basse-Terre),

Marie-Galante, Terre -de- Bas und die Iles des Saintes. Die Inseln Saint-

Barthélemy und la Terre-de-Haut bestehen 90% aus Blancs - Pays, die aus

bretonischen und normannischen Siedlern stammen. Auf Saint-Barthélemy

werden fünf Sprachen gesprochen: „Französisches Patois“ im Westen, ein

archaisches Französisch im zentralen Teil, ein Kreolisch, das ähnlich zu dem

auf Martinique ist, Englisch in Gustavia, und Standardfranzösisch ist die

offizielle Sprache. Saint-Martin ist die kosmopolitischste Insel der Kleinen

Antillen. Im französischen Teil gibt es 10% Métropolitains, 12%

Guadeloupeans, 17% Einwohner von Saint-Martin, die vom niederländischen

Teil kommen und 60% Ausländer, die meisten von ihnen kommen aus Haiti,

sie sprechen demnach Kreolisch: Kreolisch von Haiti, Guadeloupe und

Martinique. Im niederländischen Teil spricht man Papiamento (Kreolsprache

der holländischen Kolonien). Überall auf der Insel spricht man auch Spanisch

und Englisch. Was die Sprache betrifft, ist Diglossie die sprachliche Situation

in Guadeloupe. Das Kreolisch wird in informellen Situationen verwendet das

und Französische in formellen Situationen.

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Trinidad und Tobago

Die Insel Trinidad ist die

größte und wichtigste Insel. Sie

ist nur 15km von der Küste

von Venezuela entfernt, wo der

Golf von Paria im westlichen

Teil der Insel liegt. Parallel zur

Ostküste gibt es eine

Bergkette, die Northern Range,

die eine maximale Höhe von 940m mit dem Berg Aripo erreicht. Der Rest der

Insel ist flach. Die Insel Tobago ist bergiger und liegt etwa 30 km nordöstlich

von Trinidad. Die Hauptstadt ist Port of Spain.

Die Inseln wurden von Christoph Kolumbus 1498 entdeckt und wurden zu

einem spanischen Herrschaft bis zum frühen 19. Jahrhundert, als sie Teil der

englischen Kolonien wurden: Trinidad 1797 und Tobago 1802. Beide Inseln

wurden zu einer einzigen Kolonie 1888 verschmolzen. Im Jahr 1958 wurden

sie Teil der Föderation der West Indies, die sie 1961 verließen und sie wurden

in August 1962 unabhängig. Die Republik wurde am 1. August 1976

verkündet. Die Anwesenheit von französischem Kreolisch zusätzlich zum

spanischen und englischen Kreolisch ist auf der Zuwanderung von

Französisch Siedler und Sklaven im späten 18. Jahrhundert zurückzuführen.

Diese Einwanderung wurde von den Spaniern unterstützt, die vor dem

Rückgang der Bevölkerung von Trinidad Angst hatten und sich um die

wirtschaftlichen Folgen sorgten, die dieser Niedergang geführt hätte.

Diese kleine Staat besteht aus einer Mischung von Ethnien: 39,5%

Schwarzen, 40,3% Inder aus Nordindien, 18,4% Mestizen, 0,6% Weißen, 1,2

aus anderen Ethnien (asiatischen und indianischen). Über 96% der

Bevölkerung wohnt auf der Insel Trinidad, und 4% auf der Insel Tobago.

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Englisch ist die offizielle Sprache und mit Ausnahme der Briten, die Standard-

Englisch sprechen, sprechen die Einwohner von Trinidad und Tobago

„Trinidad Vernacular German“, bzw. eine englische Verkehrssprache

Trinidads oder „Black English“. Standard-Englisch wird in der Schule und in

der Schriftsprache verwendet; die gesprochene Sprache ist weder Kreolisch

noch Standard-Englisch, sondern das „English Dialekt“, bzw. ein Englisch mit

französischen, kreolischen, spanischen, afrikanischen und indischen

Lehnwörtern. Es gibt drei Varietäten von Kreolisch: Kreolisch von Tobago,

Trinidad und französisches Kreolisch, das stirbt gerade aus, da es in einigen

Fischerdörfern im Norden von Trinidad und westlich der Hauptstadt

gesprochen wird.

Louisiana

Louisiana ist ein Staat im Südosten der Vereinigten Staaten und gehörte zu

Frankreich von 1672 bis 1763 und von 1800 bis 1803, als es den Vereinigten

Staaten verkauft wurde. Die Hauptstadt ist Baton Rouge. Die Franzosen waren

die ersten, die afrikanische Sklaven am Anfang des 18. Jahrhunderts gebracht

haben. Die französische Anwesenheit wurde durch die Migration der

Akadiener gestärkt, die im Jahr 1755 verwiesen wurden. Die sprachliche

Situation von Louisiana ist sehr komplex. Die Amtssprache ist Englisch, aber

auch Spanisch wird gesprochen. Es gibt drei aus Französisch stammende

Sprachvarietäten: Standardfranzösisch oder koloniales Französisch,

Akadienisch (Cajun), das aus dem Französisch Akadiens kommt und sich von

Standardfranzösisch unterscheidet. Kleinen Gruppen von Schwarzen sprechen

Kreolisch, auch „Négro-françai“, „Franco-nègre“ oder „Gombo“ genannt.

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Martinique

Martinique ist das kleinste Überseedepartement (DOM) und gehört zu den

Kleinen Antillen in der Karibik. Die Hauptstadt ist Fort de France. Es wurde

von Christoph Kolumbus im

Jahr 1502 entdeckt, aber im

Unterschied zu den anderen

Gebieten der Region scheint es

nicht von den Spaniern

kolonisiert worden zu sein.

Frankreich nahm es 1635 in

Besitz und es ist jetzt ein der

Überseedepartements.

Martinique war der erste

Sklavenmarkt der

französischen Sklavenhändler.

Die Mehrheit der Bevölkerung von Martinique besteht aus Schwarzen,

Mulatten und Menschen indischer oder asiatischer Herkunft. Der Anteil der

weißen Bevölkerung ist niedriger (9%) und teilt sich in die weißen Blancs-

Pays oder Békés, die aus den frühen französischen Siedlern stammen und

Französisch und Kreolisch sprechen, und die Blancs-France Métropolitains,

die aus der französischen Metropole Paris kommen und nur Französisch

sprechen. Diglossie ist die sprachliche Situation in Martinique, es gibt zwei

abwechselnde Sprachformen: Das Kreolisch wird in informellen Situationen

verwendet und Französisch in formellen Situationen, obwohl das Letztere

heute auch in der Alltagssprache verwendet wird.

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PAPIAMENTO

Papiamento ist eine Mischung von Spanisch, Portugiesisch, Niederländisch,

Englisch, Französisch, und weist auch indische und afrikanische Einflüsse aus.

Papiamento ist eine der wenigen Kreolsprach in der Karibik, die bis zum

heutigen Tag überlebt hat.

Papiamento ist überwiegend mündlich und wird von der lokalen Bevölkerung

von Curacao, Bonnaire und Aruba gesprochen. Die Amtssprache ist

Niederländisch, aber schriftliches Papiamento ist in lokalen Zeitungen und

Literatur zu finden. Das Schulsystem ist holländisch, und Menschen haben

üblich ihre Ausbildung in ihrer eigenen Sprache. Es gab Diskussionen über die

Einführung von Papiamento als Unterricht in den Schulen. Im Vergleich zu

anderen Sprachen wird Papiamento von wenigen Menschen gesprochen:

Weniger als ein Drittel einer Million. Papiamento ist auch eine ziemlich

einfache Sprache, und komplexe Ausdrücke oder grammatikalische

Konstruktionen müssen vereinfacht werden, um sie in Papiamento übersetzt

werden zu können.

Papia heißt „sprechen“ in Papiamento und -Mento ist das Suffix, das ein

Substantiv bildet, und das heißt „die Art und Weise, etwas zu tun“. Also

bedeutet das Wort Papiamento „Art zu sprechen“. Die Verben „Papias“ oder

„Papea“ werden auch in anderen Kreolsprachen verwendet, wie in dem

kapverdischen Kreolisch, in dem Kreolisch Guinea-Bissaus und

Saramaccanisch. Wahrscheinlich stammt es vom portugiesischen Verb papear

„schwatzen“ ab, das seinerseits aus dem Französisch Verb papier „stottern“

oder einfach „sprechen“ abstammt. Papiamentu ist ein anderer Weg, um

Papiamento zu schreiben. Manchmal ist das Morphem „mentu“ „mento“

geschrieben, wie in Spanisch und Portugiesisch. In Papiamento Bonnaires das

äquivalente Form des Suffix -mentu oder -mento ist -men (dies ist eine

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Ähnlichkeit zwischen dem Provenzalisch und Papiamento Bonnaires). So ist

Papiamen der Bonnairische Name für Papiamentu.

Die allgemeine Vision auf die Herkunft des Papiamentos ist, dass es ein afro-

portugiesisches Kreolisch ist (die proto-afro-portugiesische kreolische

Theorie). Trotzdem berücksichtigt eine Gruppe von Autoren, dass

Papiamento wegen der großen spanischen Einflüsse ein spanisches Kreol ist

(spanische Hypothese). Die Theorie des Afro-Kreol-Portugiesisches ist die

beste Hypothese über die Herkunft von Papiamento. Nach der

niederländischen Eroberung von Curacao in 1634 wurde Curacao zum Lager

für Sklaven. Die Einfuhr von Sklaven begann nach der Eroberung 1641 der

portugiesischen Festungen in Angola von der Niederländern, indem sie

Sklaven aus Guinea und Angola in Curacao brachten. Die grundsätzliche

Behauptung dieser Theorie ist, dass die Sklaven Afro-Portugiesisch gelernt

hätten, während sie in den afro-portugiesischen Lägern von Sklaven gehalten

wurden, bevor sie in Übersee verschifft wurden. Zunächst vermutet diese

Theorie, dass alle atlantische Kreolsprachen aus einer einzigen Sprache

stammen, nämlich dem afro-portugiesischen Pidgin-Kreolisch, das als

Ergebnis des ersten Treffens zwischen den portugiesischen Kolonisten und die

indigenen Bewohner der Westküste Afrikas entstand. Derzeit gibt es

verschiedene Varianten der afro-portugiesischen kreolischen Theorie. Eine der

wichtigsten Diskussion darüber ist, ob der erste Afro-Portugiesisch schon ein

Kreolisch entwickelt hatte, oder ob es noch ein Pidgin war, als in die Karibik

ankam. In Curacao wurde Papiamento vom Niederländisch beeinflusst,

insbesondere durch Beiträge zum Wortschatz. Zusätzlich zu Niederländisch

beeinflussten auch englische und französische Elemente Papiamento. Später

verursachte der Einfluss der spanischen Sprache eine Hispanisierung des

Papiamentos.

Beispiele von Wörtern, für die es schwierig ist, den portugiesischen oder

spanischen Ursprung zu bestimmen:

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Por fabor=Spanisch /Portugiesisch por favor

Señora = Portugiesisch Senhora; Spanisch Señora

Cua? = Portugiesisch Qual; Spanisch Cual

Cuanto? = Portugiesisch Quanto; Spanisch Cuanto

Während die Verwendung des u am Ende der Wörter vom Portugiesisch

abstammt, hat die Diphthongierung spanische Herkunft. Andere Wörter zeigen

deutlich einen doppelten Ursprung.

Es gibt das Wort Subrino (Neffe), in dem die Aussprache des \ u \ aus dem

portugiesischen „Sobrinho“ stammt, während die \ n \ aus dem spanischen

„Sobrino“.

Wörte von portugiesischer Herkunft:

sapatu = Schuhe- Portugiesisch , sapato, Spanisch, zapato

cacho = Hund- Portugiesisch , cachorro, Spanisch perro

bisiña = Nachbar- Portugiesisch, vizinho, vizinha, Spanisch , vecino, vecina

Worte von Spanisch Herkunft:

siudat = Stadt- Spanisch, ciudad

sombré = Hut- Spanisch, sombrero

karsón = Hose- Spanisch, calzón

Worte von holländischer Herkunft

apel = Apfel- Holländisch, appel

blou = Blau - Holländisch, blauw

buki = Buch-Holländisch, boek

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Papiamento ist die Sprache von Aruba und die Inseln der niederländischen

Antillen, Bonnaire und Curacao. Diese drei Inseln liegen südlich von der

Karibik, vor der Küste von Südamerika.

Das Papiamento hat auch eine wichtige Rolle auf den Windward-Inseln in den

niederländischen Antillen: St. Maarten, St. Eustatius und Saba. Menschen

kamen aus diesen Inseln nach Curacao und Aruba zu arbeiten und ihre Kinder

sind mit dieser Sprache aufgewachsen. Als sie zu den Inseln zurückgegangen

sind, haben die Menschen Papiamento kennengelernt. Einige Eingeborenen

von Curacao wurden auch vom Tourismus in St. Maarten angezogen und

haben die Position von Papiamento verstärkt. Eine andere große Papiamento

sprechende Gemeinschaft befindet sich in den Niederlanden. Da die

niederländischen Antillen zu den Niederlanden gehören, gibt es einen

ständigen kulturellen und wirtschaftlichen Austausch. Menschen ziehen häufig

aus den Inseln nach Holland, um zu studieren und manchmal bleiben sie dort,

um zu arbeiten.

Beispiele davon, wie das Vokabular des Papiamentos so voller fremde

Einflüsse ist:

Bonbiní! Portugiesich: Bem vindo

Spanisch: bienvenido

Willkommen

Bon dia P: Bom dia

S: Buenos dias

Guten Tag

Bon tardi

P: Boa tarde

S: Buenas tardes

Guten Abend

Bon nochi P: Boa noite

S: Buenas noches

Gute Nacht

Kon ta bai? P: Como vai?

S: Como està com a vi-

Wie geht es dir?

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da?

Mi ta bon danki P: Eu estou bom/bem Gut, danke

Hopi bon or tremendo - Sehr Gut

Trankilo P: tranquilo

S: tranquilo

Keine Sorgern

Hopi kalor P, S: calor/caliente Haiss

Kon yama bo? P: Como você se

chama? / Como te

chamas?

wie heißt du?

Mi yama Raul o Mi

nomber ta Raul

P: Me Chamo Raul /

Meu nome è Raul

S: Mi nombre es Raul

Ich bin Raul

Di unda bo ta bini? P:De onde você vem? Wo kommst du?

Mi ta bini di… P:Eu venho de… Ich komme aus

Mi ta biba na… P:Eu venho de… Ich lebe in…

Por fabor P, S: por favor Bitte

Masha danki Niederländisch: dank u danke

Di nada P, S: De nada gern geschehen

Homber P: Homem

S: Hombre

Mann

Muhé P: Mulher Frau

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S: Mujer

Si S: si

P: sìm

ja

No S: no

P: Não

nein

Ainda no P: Ainda não Noch nicht

Ayó P: Adeus;

S: Adiós

Auf Wiedersehen!

Te otro biaha! P:Até outro dia -

Mi ta sintibo falta! P: Eu (mim) sinto vossa

falta!

S: me haces falta

Ich vermisse dich!

Mi ta stimabo P: Eu (te) estimo (você)

/ Eu te amo

Ich liebe dich

Awo P: Agora;

S: Ahora

Jetzt

Ayera S: Ayer Gestern

Mi tin hamber S:tengo hambre Ich bin hungrig

Mi tin set S:engo sed,

P:Eu tenho sede

Ich bin durstig

Laganos ban sali S:¡Vamos a salir! Gehen wir draus!

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Te mayan!, Te

aworo!(Te'woro), Te

despues!

P:Até amanhã, Até logo,

Até depois

Tchus

Masha pabien P: Muitos parabéns! Frohe Geburstag

Bon Aña P:Feliz ano novo or Bom

ano; S:Feliz año nuevo

Glückliches neues Jahr

Bon pasku P:boa Pascoa Frohe Ostern!

No lubidá! S: No olvides vergiss nicht!,

Korda skibimi bek

masha lihe

- Schreib mir so bald wie

möglich!

Mener Portugiesich Senhor;

Spanisch Señor;

Niederländisch:Meneer

Mann

Señora P:Senhora

S: Señora

Frau

Jufrouw O:juffrouw Fräulein

Mi number di telefon

ta…

Niederländisch: bel me Ruf mich an

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Abschluss

Ich habe die Pidgin- und Kreolsprachen für meine Diplomarbeit gewählt, weil

das Thema sehr interessant und komplex ist. Wie wir bereits gelesen haben,

können Pidgin- und Kreolsprachen nicht für echte Sprachen gehalten werden;

sie werden deshalb Kontaktsprachen genannt. Sie wurden aus dem Bedürfnis

der verschiedenen Ethnien geboren, miteinander zu kommunizieren. Meine

Diplomarbeit konzentriert sich auf die spontane Entwicklung von Pidgin, eine

linguistisch einfache Kontaktsprache, zu der Kreolsprache, eine starke aus der

ständigen und gezwungenen Gemeinschaft entstehende Sprache. Pidgin- und

Kreolsprachen sind vereinfachte Sprachen, die keine Flexionsmorphologie und

keinen reichen Wortschatz haben im Vergleich zu der Ursprungssprache. Sie

wurden lange Zeit für minderwertige Sprachen gehalten und auch die

Linguisten haben sie vernachlässigt. Vor kurzem sind sie aber sehr attraktiv

für Sprachstudien. In der letzten Zeit haben die Linguisten erkannt, dass die

Pidgin- und Kreolsprachen keine falschen Versionen von anderen Sprachen

sind, sondern eher neue Sprachen, die trotz ihrer scheinbaren Einfachheit

komplexe morphologische und syntaktische Systeme haben.

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1.Cabo verde

A história de Cabo Verde está enraizada no mito : se diz que quando Deus

criou o acabado esfregou as mãos e as migalhas que caíam formou o arqui-

pélago Cabo Verde. Oficialmente, as ilhas passaram a fazer parte da história

do Ocidente , no século XV, quando a coroa Português, em busca de novas ro-

tas comerciais , iniciou a colonização da costa atlântica do continente Africano

. Desde a sua "descoberta" de hoje, a caminho de Cabo Verde à independência

só foi obtido em 1975, e no pleno reconhecimento de sua identidade cultural e

lingüística era muito complexa . A primeira aparição do Cabo Verde em 1456

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e está a ser o protagonista era um marinheiro ao serviço do Português Crown,

Alvise Cadamosto . entre o século XVI e XVII Cabo Verde o seu comércio

floresceu , tornando-se a ilha de onde dirigiu os escravos na América do Sul .

Sua posição também favoreceu o culminar de muitos navios mercantes , que ,

passando por aqueles lugares , as ilhas eram um rico porto de quaisquer bens

que você precisa. Cabo Verde , em seguida, perdeu com o passar dos anos ea

evolução das situações e mudando económica e comercial desta condição cru-

ciale.La papel de escravos , entretanto, estava mudando ea formação de uma

cultura crioula estava começando a levar ao reconhecimento de direitos que ,

por no entanto leve , marcou a diferença com o passado. Assim, por exemplo ,

um escravo que se casou com uma mulher europeu poderia adquirir o status de

livre e, geralmente, o mesmo efeito poderia produzir todos os casamentos en-

tre um cidadão livre e um escravo , enquanto os filhos de escravos manteve o

status dos pais. Os habitantes de Cabo Verde , que dois séculos depois da de-

scoberta das ilhas eram principalmente crioulos , com uma menor percenta-

gem de brancos europeus e africanos , foram vistos , no entanto, pôr de lado

pela história. Cabo Verde experimentou uma recuperação econômica apenas

no século seguinte , quando, com o advento da revolução industrial ea in-

venção do barco a vapor , aumentou a demanda por carvão e do arquipélago

tornou-se um marco importante para os embarques ponto navali.Dal lingüisti-

camente , os escravos importados da África falavam línguas que eram diferen-

tes. O Português findo naquela data por ser o único meio de comunicação não

só entre brancos e negros , mas entre os escravos medesimi.Ciò apesar da lín-

gua crioula finalmente prevaleceu nas classes mais baixas , a ponto de caracte-

rizar a cultura indígena, que começou a crescer a partir de " época da coloni-

zação , para que canções folclóricas são cantadas em creolo.Se Português é a

língua oficial da República, e é utilizado comercialmente , o idioma crioulo

passou a ser a língua materna da população de Cabo Verde.

Page 108: SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI · “Al mio ragazzo che in questi anni ... portoghese ormai estinto, il java di Malacca e i dialetti negro-portoghesi di Capo Verde e della

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Emigração permitiu a propagação do conhecimento de outras línguas como o

francês , especialmente tendo em vista a proximidade com o Senegal ea Guiné

, com os quais Cabo Verde mantém relações comerciais estreitas .

Em algumas ilhas é conhecido em Inglês ou Inglês ao invés americano por

aqueles que emigram para os Estados Unidos da América , e já retornaram .