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Scuola secondaria di I grado “D. Zoccola” Anno scolastico 2014/2015 Classe IB Pontecagnano: una storia da riscrivere La storia degli Etruschi, a partire dalla seconda metà del Novecento, ha dovuto necessariamente essere riscritta. Cosa accadde in quel periodo? In quel periodo la città di Pontecagnano, piccolo comune campano, situato a sud di Salerno, realizzò una serie di lavori di ristrutturazione stradale. Durante quei lavori, vennero alla luce delle antiche tombe che esperti archeologi subito riconobbero come tombe etrusche. Per la comunità scientifica, queste casuali scoperte furono un vero terremoto che veniva a sconquassare le loro secolari certezze. Da sempre, infatti, si era creduto che la Campania fosse interamente abitata dai Greci, e che gli Etruschi si erano spinti solo fino a Capua. Questi ritrovamenti raccontavano, invece, un’altra storia: non Capua, ma appunto Pontecagnano era l’estremo limite dell’espansione etrusca verso Sud. Solo ora gli storici riuscivano a spiegarsi, finalmente, lo “strano” discorso di Plinio, un famoso scrittore latino, che in una sua opera aveva scritto: “Dal promontorio sorrentino al fiume Sele per trenta miglia, l’Agro Picentino fu degli Etruschi”. Già, queste parole avevano per secoli affascinato gli storici che non riuscivano a spiegarle, non avendo nessuna notizia sulla presenza degli Etruschi in quest’area. Adesso, però, tutto si faceva chiaro e, soprattutto, si comprendeva che bisognava approfondire lo studio di questo insediamento nella bassa Campania. Perciò gli scavi si intensificarono ed emerse una tale ricchezza di reperti, che gli stessi studiosi ne rimasero sbalorditi. Più di 9000 tombe, due santuari, resti del centro abitato, resti di una “zona industriale”. Tutto fu portato alla luce, catalogato ed esposto in un museo allestito appositamente. In realtà non è stato esposto proprio tutto: la maggior parte del materiale è ancora imballato nel deposito del museo. Non fu possibile creare, a Pontecagnano, un sito archeologico sul modello di Paestum o Pompei, perché l’antica città etrusca era situata proprio sotto il centro abitato. Comunque, gli storici, a partire da quei rinvenimenti, hanno avviato uno studio sistematico che tuttora prosegue, che ci ha fatto conoscere molto sulla comunità etrusca di Pontecagnano. Il nome Come si chiamava la Pontecagnano degli Etruschi? Questa domanda non ha una risposta certa. Infatti sono state fatte alcune ipotesi credibili, ma non si hanno documenti che forniscano indicazioni a favore dell’una o dell’altra. L’ ipotesi prevalente è che la città si chiamasse “Amina”, visto che una lastra emersa da una tomba riportava questa iscrizione, ma anche perché nel museo archeologico di Paestum vi è conservato un dono votivo da parte degli “Aminei”, forse gli Etruschi di Pontecagnano. Ma gli studiosi non ne sono del tutto convinti, infatti pensano che l’iscrizione si riferisse a tutto il territorio fino a Napoli (dove sono i colli Aminei), e non alla città di Pontecagnano. Secondo un’altra ipotesi il nome sarebbe “Tyrseta”, e corrisponderebbe alla città nominata dallo storico greco del IV secolo a.C., Filisto. giornalino storico Istituto Comprensivo S.Antonio Coordinatrice progetto: Stefania Lardieri Il Museo Nel Museo Archeologico di Pontecagnano, inaugurato nel 2007, è possibile ammirare i reperti provenienti dagli scavi di Pontecagnano. Si tratta di un patrimonio ricchissimo, portato alla luce in molti anni di scavi. Parliamo di più di 9000 tombe, t r a c u i a l c u n e d e fi n i t e “principesche”, che ci hanno restituito gioielli di grande pregio e valore. Il percorso espositivo, intitolato “Gli Etruschi di frontiera”, è organizzato in sei parti: •La preistoria - L'età del rame •La prima età del ferro •La città dei prìncipi •L'orientalizzante •La città arcaica •L'età classica ed ellenistica •L'età romana GLI ETRUSCHI di frontiera

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Scuola secondaria di I grado “D. Zoccola” Anno scolastico 2014/2015 Classe IB

Pontecagnano: una storia da riscrivere La storia degli Etruschi, a partire dalla seconda metà del Novecento, ha dovuto necessariamente essere riscritta. Cosa accadde in quel periodo? In quel periodo la città di Pontecagnano, piccolo comune campano, situato a sud di Salerno, realizzò una serie di lavori di ristrutturazione stradale. Durante quei lavori, vennero alla luce delle antiche tombe che esperti archeologi subito riconobbero come tombe etrusche. Per la comunità scientifica, queste casuali scoperte furono un vero terremoto che veniva a sconquassare le loro secolari certezze. Da sempre, infatti, si era creduto che la Campania fosse interamente abitata dai Greci, e che gli Etruschi si erano spinti solo fino a Capua. Questi ritrovamenti raccontavano, invece, un’altra storia: non Capua, ma appunto Pontecagnano era l’estremo limite dell’espansione etrusca verso Sud. Solo ora gli storici riuscivano a spiegarsi, finalmente, lo “strano” discorso di Plinio, un famoso scrittore latino, che in una sua opera aveva scritto: “Dal promontorio sorrentino al fiume Sele per trenta miglia, l’Agro Picentino fu degli Etruschi”. Già, queste parole avevano per secoli affascinato gli storici che non riuscivano a spiegarle, non avendo nessuna notizia sulla presenza degli Etruschi in quest’area. Adesso, però, tutto si faceva chiaro e, soprattutto, si comprendeva che bisognava approfondire lo studio di questo insediamento nella bassa Campania. Perciò gli scavi si intensificarono ed emerse una tale ricchezza di reperti, che gli stessi studiosi ne rimasero sbalorditi. Più di 9000 tombe, due santuari, resti del centro abitato, resti di una “zona industriale”. Tutto fu portato alla luce, catalogato ed esposto in un museo allestito appositamente. In realtà non è stato esposto proprio tutto: la maggior parte del materiale è ancora imballato nel deposito del museo. Non fu possibile creare, a Pontecagnano, un sito archeologico sul modello di Paestum o Pompei, perché l’antica città etrusca era situata proprio sotto il centro abitato. Comunque, gli storici, a partire da quei rinvenimenti, hanno avviato uno studio sistematico che tuttora prosegue, che ci ha fatto conoscere molto sulla comunità etrusca di Pontecagnano.

Il nome Come si chiamava la Pontecagnano degli Etruschi? Questa domanda non ha una risposta certa. Infatti sono state fatte alcune ipotesi credibili, ma non si hanno documenti che forniscano

indicazioni a favore dell’una o dell’altra. L’ ipotesi prevalente è che la città si chiamasse “Amina”, visto che una lastra emersa da una tomba riportava questa iscrizione, ma anche perché nel museo archeologico di Paestum vi è conservato un dono votivo da parte degli “Aminei”, forse gli Etruschi di Pontecagnano. Ma gli studiosi non ne sono del tutto convinti, infatti pensano che l’iscrizione si riferisse a tutto il territorio fino a Napoli (dove sono i colli Aminei), e non alla città di Pontecagnano. Secondo un’altra ipotesi il nome sarebbe “Tyrseta”, e corrisponderebbe alla città nominata dallo storico greco del IV secolo a.C., Filisto.

giornalino storico Istituto Comprensivo S.Antonio Coordinatrice progetto: Stefania Lardieri

Il Museo

Nel Museo Archeologico di Pontecagnano, inaugurato nel 2007, è possibile ammirare i reperti provenienti dagli scavi di Pontecagnano. Si tratta di un patrimonio ricchissimo, portato

alla luce in molti anni di scavi. Parliamo di più di 9000 tombe, t r a c u i a l c u n e d e fi n i t e “principesche”, che ci hanno restituito gioielli di grande pregio e valore.

Il percorso espositivo, intitolato “Gli Etruschi di frontiera”, è organizzato in sei parti:

•La preistoria - L'età del rame

•La prima età del ferro

•La città dei prìncipi

•L'orientalizzante

•La città arcaica

•L'età classica ed ellenistica

•L'età romana

GLI ETRUSCHI di frontiera

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L’arrivo degli Etruschi Studiando il materiale emerso dagli scavi, ma anche attraverso la ricerca di riferimenti nelle opere letterarie, gli esperti sono riusciti a ricostruire la storia dell’insediamento etrusco di Pontecagnano. Grazie al loro lavoro sappiamo che l’attuale centro di Pontecagnano occupa solo una piccola parte dell’antico insediamento etrusco, del quale, come abbiamo già detto, resta ancora sconosciuto il nome. Di sicuro l'insediamento nacque nel corso dell’eta' del Ferro, tra la fine del X e gli inizi del IX sec. a.C., sulla sponda sinistra del fiume Picentino. In quel periodo, gruppi di Etruschi si spostarono dalle città costiere del Lazio e si diressero verso Sud, per via mare. Quando giunsero nell’ampio Golfo di Salerno, scelsero come approdo il tratto di costa alla foce del fiume Picentino, e di lì si spinsero all’interno. Sicuramente furono attratti dalla geografia del territorio. Infatti, Pontecagnano gode di una magnifica posizione territoriale: un’ampia e fertile pianura, posta tra una costa litoranea, bassa e sabbiosa e una zona collinare. All’epoca dell’arrivo degli Etruschi, quella era un’area paludosa, ma questo popolo sapeva bene come bonificarla, vista la sua capacità ingegneristica. E così, provvidero subito a renderla coltivabile. Inoltre dotarono il loro insediamento di un porto alla foce del fiume Picentino, che presto sarebbe diventato uno dei più attivi dell’Etruria.

L’antico insediamento L’abitato fu costruito, strategicamente, nell’entroterra. Al suo arrivo questo popolo portò qui la cultura villanoviana, evidente soprattutto nel modo di seppellire i defunti. Infatti, gli storici hanno distinto le tombe del popolo che era qui prima dell’arrivo degli Etruschi, che erano “a inumazione”, (cioè i corpi venivano seppelliti), da quelle degli etruschi, che usavano conservare le ceneri dei defunti in urne di terracotta. Fin dall’inizio, essi si dedicarono all’agricoltura, all’artigianato, al commercio e, talvolta, alla pirateria. In ogni caso gli storici, all’interno della comunità, non hanno riscontrato profonde differenze sociali. In seguito, verso la fine del IX secolo a.C., iniziò una trasformazione che portò questa città a svilupparsi notevolmente e, in meno di un secolo, essa si trasformò in un grande emporio commerciale, aperto agli scambi ed ai contatti con il mondo greco-orientale e con le popolazioni indigene dell’entroterra. Gli storici chiamano questo periodo “fase orientalizzante”, e coincide con la nascita di una classe di uomini molto ricchi, tanto da essere definiti prìncipi. Il cambiamento coinvolse anche l’organizzazione urbana, infatti, durate questo periodo l'insediamento originario di Pontecagnano venne modificato e la città fu divisa in due zone distinte, separate dall’attuale via Cavalleggeri. La prima era a occidente e ospitava il vero e proprio quartiere abitativo, con edifici privati e pubblici; fra gli edifici pubblici c’erano due santuari collocati poco lontano dal centro abitato. L’altra era situata a oriente e accoglieva un quartiere artigianale e industriale: in quella zona infatti sono stati ritrovati i resti di un ceramico della città con le relative fornaci, le cui botteghe producevano materiale per costruire gli edifici, buccheri e ceramiche. La comunità di Pontecagnano era così ricca e importante da attrarre, oltre ai Greci, anche popoli italici dell’Appennino, come gli Irpini, che si spostarono verso la costa dando vita a insediamenti

come Oliveto Citra, Montecorvino Rovella e Santa Maria a Vico. Molte di queste genti furono integrate appieno nel tessuto sociale etrusco. Attorno all’abitato erano situate le necropoli.

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I Santuari

Il santuario settentrionale, situato in località Pastini, sorgeva a nord dell’antico centro abitato ed era dedicato a una divinità simile a Hera o Demetra. Esso fu scoperto nel 1964, durante la costruzione dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Tra i tanti reperti, ci ha restituito una coppa con l'iscrizione “Amina”. Gli ex voto rinvenuti mostrano la divinità femminile seduta sul trono e l’offerente che dona un maialetto, ciò significa che i fedeli erano essenzialmente agricoltori.

Il secondo santuario, in località Carlanzone, posto a sud dell’abitato,

era dedicato al dio etrusco Manth, assimilabile al dio greco Apollo; affacciava su uno spiazzo porticato, dove era stata costruita anche una fornace per mattoni laterizi. Sono state rinvenute due stipi votive che risalgono alla fase arcaica e giungono alla fine del IV secolo a.C. Oltre a frammenti di ceramica di bucchero, vi sono state recuperate anche alcune iscrizioni in alfabeto greco acheo.

I due santuari, ricchi di offerte provenienti da varie aree geografiche, testimoniano che Pontecagnano etrusca era una “città aperta”, conosciuta e visitata dagli “stranieri”.

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Le necropoli L e n e c r o p o l i c i r c o n d a v a n o esternamente l’abitato: oltre che sul lato sud-occidenta le , furono collocate anche sul lato meridionale e su quello orientale, in località Sant'Antonio. Nelle tombe i familiari dei defunti, oltre alle ceneri, deponevano gli oggetti più importanti appartenuti al proprio caro, oppure oggetti che rappresentavano il ruolo che egli aveva avuto nella società (guerriero, padre, madre, sacerdote, ecc.). L’insieme degli oggetti presenti in una tomba costituiscono il corredo funerario. I corredi funebri riportati alla luce consistevano in vasi cinerari e oggetti di ornamento in metallo. Prima della fase orientalizzante tutti i corredi erano simili, perché tutti gli uomini avevano la stessa condizione sociale. Successivamente, dopo i cambiamenti di cui abbiamo già parlato, solo alcune famiglie cominciarono ad abbellire le loro tombe con corredi ricchissimi e sfarzosi, ostentando la loro posizione di prestigio nella società. Dalle tombe emergeva che, all’interno della società si era creata una classe di uomini ricchi, i cosiddetti “principi”. Perciò alcune tombe avevano, al loro interno, ricchi corredi con oggetti bellici in metallo, quali spade, lance, gambali per i polpacci (schinieri). Anche la struttura esterna del sepolcro mostrava maggiore imponenza grazie all’utilizzo del tufo. Fra gli oggetti ritrovati in queste tombe definite “principesche”, non mancano ceramiche euboiche dipinte, provenienti certamente dalle vicine Pitecusa (Ischia) e Cuma, inoltre le ceneri vengono deposte in grandi calderoni metallici. Il periodo Orientalizzante è il più significativo per Pontecagnano, proprio per la ricchezza dei materiali conservati. Due splendide tombe orientalizzanti (tombe 926 e 928), databili alla prima metà del VII secolo a.C., rinvenute nel 1966 nei pressi di piazza Risorgimento, rappresentano chiaramente tutto ciò. Si tratta di due sepolcri maschili costruiti con lastre di travertino poste verticalmente a formare un recinto rettangolare, all'interno del quale era stato ricavato, delimitando lo spazio, un loculo, ove furono collocati i beni di prestigio adeguati allo status sociale del defunto che vi era deposto. Il ricchissimo corredo - del quale fa parte anche il calderone metallico per le ceneri del defunto - comprendeva prezioso vasellame metallico da mensa, oggetti di ornamento personale (fibule in argento), utensili per la manipolazione del fuoco e la cottura delle carni (spiedi, alaci e pinze), asce in ferro, armi, ceramica. Questi utensili erano stati adagiati nella fossa-recinto. Una maggiore uguaglianza sociale sembra invece caratterizzare Pontecagnano tra gli ultimi decenni della fase Orientalizzante e l'epoca arcaica (fine del VII-VI secolo a.C.) pur non mancando esempi di ricchi complessi sepolcrali.

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Il Gioiello Etrusco

Per sottolineare il valore di questo patrimonio storico presente sul territorio, il Comune di Pontecagnano ha, da sempre, dedicato agli “Etruschi di Frontiera” una grandissima attenzione. Infatti, in collaborazione con il Museo archeologico, ha curato diverse edizioni della mostra-concorso “Il Gioiello Etrusco Contemporaneo”, proponendo la realizzazione in chiave

moderna di gioielli ispirati al modello etrusco. Il gioiello etrusco è diventato l’emblema della storia di Pontecagnano Faiano. In quelle occasioni, il Museo ha ospitato migliaia di visitatori che hanno potuto ammirare gli splendidi reperti esposti.

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Gli Etruschi

I Greci li chiamavanoTirreni, i Romani Tusci, essi stessi si definivano Rasenna: gli Etruschi sono stati la più importante popolazione della penisola italiana dell’Età del ferro. Della loro origine non si hanno notizie certe. Fin dall’antichità si sono “scontrate” tre tesi che spiegavano le origini di questo popolo in modo diverso. La tesi che prevalse a lungo è quella di Erodoto, storico greco del V secolo a. C. Secondo quanto sostiene, intorno al XII secolo a.C., una carestia colpì la Lidia, costringendo il re Ati a dividere il popolo in due gruppi: uno rimase in patria, l’altro, guidato dal figlio del re Tirreno, raggiunse, dopo lunghe peregrinazioni, le coste occidentali dell’Italia. Qui si sarebbero stabiliti, occupando le regioni centrali della penisola su cui fondarono numerose città. La seconda tesi è quella di Dionigi di Alicarnasso, altro storico greco vissuto a Roma nel I secolo a. C.. Dionigi sosteneva che gli Etruschi erano un popolo autoctono, appartenente al gruppo delle popolazioni italiche che avevano abitato la penisola sin dai primi insediamenti umani. La terza tesi sostiene che gli Etruschi sarebbero un popolo disceso dalle regioni alpine (Alpi Retiche) verso l'Italia centrale. Questa teoria si basa sull'analogia del nome Rasenna con la popolazione alpina dei Raeti. L’etruscologo Massimo Pallottino ha elaborato una nuova e più convincente tesi basandosi su un nuovo concetto di “origine”: per lui l’origine degli Etruschi non va intesa nel senso di provenienza, ma nel senso di formazione, cioè di progressivo sviluppo della loro identità e della loro storia. Le tre tesi, secondo lo studioso italiano, possono integrarsi: egli ipotizza una mescolanza fra genti indigene, genti provenienti da settentrione e arrivi di nuclei dall'oriente, la cui fusione ha dato origine a una nuova civiltà, cioè alla civiltà del Popolo Etrusco.

La religione Gli Etruschi hanno avuto la fama di essere stati religiosissimi, tanto che lo scrittore cristiano Arnobio definisce l’Etruria “generatrice e madre di tutte le superstizioni”. Alla base della religione etrusca stava l’idea che la natura dipendesse dalla divinità, di conseguenza ogni fenomeno naturale era un segnale inviato dalla divinità all’uomo che doveva fare di tutto per capirlo e assecondarlo. E’ certo, comunque, che in campo religioso, i Romani devono molto agli Etruschi: molte divinità romane, infatti, corrispondono ad analoghe divinità etrusche, inoltre le pratiche del culto e i riti dei due popoli sono molto simili, con offerte votive, sacrifici di animali, feste legate alle stagioni. Il santuario più importante, venerato da tutta l’Etruria, era quello di Voltumna, di cui, purtroppo, non c’è rimasta traccia.

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Gli Etruschi non costituirono mai uno Stato unitario, ma ogni città aveva un governo proprio, affidato ad un “lucumone”. Le città più importanti (probabilmente Arezzo, Cerveteri, Chiusi, Cortona, Orvieto, Populonia, Roselle, Tarquinia, Veio, Vetulonia, Vulci , Volterra) s i riunirono in una lega di carattere politico e militare, formando la Dodecapoli Etrusca.

L’economia

L’economia etrusca si basava sull’agricoltura: coltivavano ulivi, vigne, grano; sull’artigianato: lavorazioni dell’oro, del bronzo, del cuoio, di tessuti di lino; e sul commercio: le loro navi mercantili si spinsero fino sulle coste dell'Asia minore. Molta importanza avevano

anche i minerali di cui era ricco il sottosuolo: ferro, rame, stagno, zinco, allume per conciare e tingere le pelli. Gli Etruschi sono stati anche molto abili nelle tecniche idrauliche, finalizzate soprattutto alla creazione di canali e alla bonifica delle zone costiere paludose.

Questo popolo si affacciò al sipario della storia come gente marinara: gli Etruschi furono certamente i primi ad aver organizzato una flotta mercantile, per l’importazione e l’esportazione, e una da guerra, che permetteva loro la supremazia sui porti e sulle coste, cosa che i n d u b b i a m e n t e f a v o r ì l a costruzione di un vero e proprio impero commerciale.

GLI ETRUSCHI in Italia

La triade Tinia,Teramo,Alpiu,Tinia: dio etrusco corrispondente al Giove romano.

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La lingua In molti credono, ancora oggi, che la lingua etrusca sia indecifrabile e il suo significato incomprensibile. Ciò, però, non è esatto perché l’alfabeto etrusco è perfettamente leggibile e, per quanto riguarda il significato dei testi, la questione se esso si capisca o non si capisca, è legata al fatto che non esistono testi bilingue che forniscano una chiave interpretativa certa. Tuttavia, non si può affermare che il significato dell’etrusco sia completamente ignoto. Infatti si conoscono circa 8000 parole che, per lo più, indicano nomi propri e nomi comuni che riguardano il mondo religioso e funerario, l’organizzazione politico sociale, rapporti di parentela, la misurazione del tempo e la denominazione di oggetti d’uso. Ciò che è carente è la quantità di documenti scritti rinvenuti: sono solo 7500 i testi conosciuti, e sono tutti molto brevi. Gli unici più consistenti sono il “Liber Linteus” che contiene formule rituali, la “Tegola di Capua” che contiene prescrizioni religiose e le “Lamine di Pyrgi” che contengono delle formule liturgiche.

Il calendario etrusco Gli Etruschi non avevano le nostre settimane e quindi neppure il nome dei giorni. Probabilmente il giorno iniziava all'alba. L'anno invece poteva iniziare come nella Roma antica il primo giorno di marzo (cioè il nostro 15 febbraio), o qualche giorno prima, il 7 febbraio. Ci resta testimonianza del nome di otto mesi del calendario sacro. • uelcitanus (lat.) = marzo. • aberas (lat.) = aprile; apirase = nel mese di aprile. • ampiles (lat.) = maggio; anpilie = nel mese di maggio. • aclus (lat.) = giugno; acal(v)e = nel mese di giugno. • traneus (lat.) = luglio. • ermius (lat.) = agosto. • celius (lat.) = settembre; celi = nel mese di settembre. • xof(f)er(?) (lat.) = ottobre. le origini.

L’arte etrusca Tra le testimonianze artistiche, le più rare sono quelle architettoniche. Ciò è dovuto al fatto che gli Etruschi costruivano interamente in pietra solo le opere militari e le tombe, che per questo sono arrivate fino a noi. In tutti gli altri edifici, compresi i templi, la pietra veniva usata solo per le fondamenta, mentre per le parti più elevate

usavano il legno, i mattoni e la terracotta, più soggetti a deteriorarsi col tempo. Per questo motivo, degli edifici etruschi, possediamo solo piante e basamenti. Possiamo ricavare la struttura dei templi, però, dalle riproduzioni che di essi si trovano all’interno dei sepolcri. Il tempio etrusco presentava una larghezza poco inferiore alla sua lunghezza, con la parte anteriore occupata da un portico e la parte posteriore occupata da una cella, sede della divinità. Grande importanza ha l’utilizzo, da parte degli Etruschi, dell’arco a volta perché esso sarà fondamentale per i Romani per la costruzione delle loro monumentali opere architettoniche. La maggior parte dei reperti architettonici, comunque, è data dall'architettura funeraria. Le tombe sono di due tipi, entrambi ricavati direttamente attraverso lo scavo nella roccia: le tombe più antiche consistono in semplici pozzetti, le più “moderne” sono grandiose e dotate di più ambienti. Sempre le tombe, insieme ai santuari, rappresentano la nostra più ricca fonte di reperti di arti figurative, pittura e scultura. Un capolavoro scultoreo è l’Apollo di Veio. Famosi per l’eleganza delle forme sono i sarcofagi di Cerveteri e i canòpi di Chiusi. Per quanto riguarda la pittura, gli Etruschi produssero soprattutto affreschi murali di cui ci restano gli splendidi esempi della Tomba dei Leopardi di Tarquinia.

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I buccheriI buccheri sono vasi o altri oggetti fatti con terra rossastra, odorosa, dove l'acqua si conserva fresca e profumata. Il termine proviene dal latino poculum, cioè coppa, attraverso lo spagnolo bucaro.

Gli Etruschi produssero buccheri dal VII al V secolo a.C.

I canòpi I canopi sono vasi funerari, con

c o p e rc h i o a forma di testa u m a n a . G l i E t r u s c h i v i riponevano le c e n e r i d e i defunti.

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L’alimentazione in Etruria Ricostruire l’alimentazione etrusca non è cosa facile… ma la ricerca storica, si sa, nessuno può fermarla! Infatti gli storici hanno superato la barriera innalzata dallo scorrere del tempo servendosi di diversi criteri di analisi, come lo studio dei reperti provenienti dagli scarichi degli abitati, cioè dei rifiuti di antichi pasti, oppure studiando le rappresentazioni figurative, presenti in gran numero nelle tombe. Bene, grazie a questi studi, siamo in grado di ricostruire, quasi fedelmente, l’alimentazione di questo antico e affascinante popolo. L’alimentazione base della popolazione era costituita da:

• cereali: frumento, farro, panico ed orzo, che venivano consumati anche sotto forma di farinata e di una sorta di polenta;

• legumi: piselli, ceci, lenticchie, cucinati in zuppe oppure, semplicemente, bolliti; • carne: di pecora e capra, suina, bovina (riservata ai nobili), volatili e pollame (dal VII

secolo); • uova: compaiono tra le offerte funerarie di cibo a partire dal VII secolo; • olio: prodotto soprattutto in Campania; • vino: dal VII secolo; • frutta, verdura, latticini.

Curiosità • Si narra che in Toscana i maiali venissero allevati al suono di strumenti musicali. • Nel VII secolo la società etrusca subisce un mutamento. In questo periodo si crea, infatti,

una classe dirigente ricca e agiata che assume comportamenti e stili di vita diversi dagli altri abitanti. Ciò si rispecchia anche nel modo di mangiare. I “Principi” rappresentano sé stessi come sovrani orientali: il signore, seduto su un trono dall’alta spalliera, mangia ad una mensa rotonda servito e accudito da servi; a lui è concesso bere il vino all’ usanza greca, mescolato con acqua e temperato con spezie e formaggio grattugiato.

• Gli Etruschi erano maestri della produzione di legumi e cereali, grazie ai sistemi di coltivazione avanzati basati sulla rotazione delle colture che avevano introdotto. Le due pianure che dominavano all’ epoca, quella Padana e quella Campana, garantivano secondo Plinio la ricchezza di questo popolo.

• In momenti di difficoltà Roma importava cereali dall’Etruria; Atene nel V secolo si approvvigionava a Spina dei prodotti dell’Etruria padana, che oltre ai cereali esportava certo anche carne di maiale.

• Le classi colte hanno come modello il banchetto greco, con l’unica differenza che a quello etrusco partecipavano anche le donne: si banchettava sdraiati su lettini (le klinai) e si utilizzava sempre più spesso ceramica importata dalla Grecia (prima da Corinto e dalla Grecia Orientale, poi da Atene). Numerose sono le rappresentazioni di banchetti, presenti soprattutto nelle pitture funerarie.

• I romani definivano gli etruschi “schiavi del ventre” , tanto che era popolare l’immagine dell’Etrusco obeso, ma, non si deve dimenticare che nella cultura antica l’individuo “grasso” era colui che poteva permettersi di diventarlo, cioè era simbolo di una condizione sociale legata alla ricchezza ed al potere.

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Immagini

Coppia aristocratica intenta a banchettare. Particolare. Pittura murale. Tomba della Caccia e della Pesca, circa 520-510 a.C. Necropol i d i Monterozz i , Tarquinia

Pre p a ra z i o n e d i s a c r i fi c i . Particolare. Hydria “Ricci”. Cerveteri, circa 520 a.C. Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma.

Macellazione. Particolare. Hydria “Ricci”. Cerveteri, circa 520 a.C. Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma.

Rappresentazione della preparazione dei cibi. Particolare, pittura murale.Tomba Golini, seconda metà IV sec.a.C. Orvieto.

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ISTITUTO COMPRENSIVO

PONTECAGNANO S.ANTONIO

Scuola secondaria di I grado “Daniele Zoccola”

giornalino storico Istituto Comprensivo S.Antonio Coordinatrice progetto: Stefania Lardieri

Cari Lettori,

abbiamo realizzato questo g i o r n a l i n o s t o r i c o p e r raccontarvi tutto ciò che abbiamo imparato facendo una ricerca storica sulle origini di Pontecagnano. La nostra Pontecagnano fu fondata dagli Etruschi! Noi ci siamo inorgogliti, scoprendolo, e ne abbiamo voluto sapere sempre di più. A l l ’ i n i z i o p e n s a v a m o d i realizzare, con tutte le notizie apprese, un cartellone, oppure una presentazione in Power Point, ma poi abbiamo pensato che un giornalino sarebbe stato più adatto a diffondere questa nostra ricerca. Secondo noi è importante che più persone comprendano l’importanza storica del nostro territorio, affinché abbiano a cuore la tutela e la salvaguardia del nostro patrimonio storico culturale. Ci auguriamo che la lettura sia stata interessante e piacevole, mai noiosa.

Con affetto i ragazzi della I B

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I nostri Plessi

Plesso di Scuola secondaria di 1° Grado “D. ZOCCOLA”        Via S. Pertini

Plesso di Scuola Primaria e dell’Infanzia CAMPO SPORTIVOVia Lucania www.plessocamposportivo.it

Plesso di Scuola Primaria “CORVINIA” Via Magellano 

Loc. Pagliarone

Plesso Scuola Primaria “S. ANTONIO” Via Picenza

Plesso di Scuola dell’Infanzia “PICCIOLA”

Via Lago Laceno – Loc. Picciola

Plesso Scuola dell’Infanzia “S.ANTONIO 1” Via Palinuro

giornalino storico Istituto Comprensivo Pontecagnano S.Antonio prof.ssa Stefania Lardieri

ISTITUTO COMPRENSIVO

PONTECAGNANO S.ANTONIO

Presso questo ISTITUTO è attivo il TEST CENTER AHER0001 per conseguire le seguenti certificazioni AICA:

ECDL Core, il diploma ECDL tradizionale, è uno degli standard di riferimento a livello internazionale che certifica la conoscenza dei concetti fondamentali dell’informatica e la capacità di usare il PC e Internet. La Nuova ECDL, sviluppata per rispondere alle mutate condizioni della realtà tecnologica e informatica e al modo in cui interagiamo con esse. Una nuova certificazione, ma con solide radici, che offre nuovi moduli e una maggior flessibilità per favorire l’apprendimento continuo. CERT-LIM Interactive Teacher è un programma di certificazione che permette attraverso un percorso di apprendimento formale istituzionalizzato di acquisire conoscenze, abilità e competenze relative all’utilizzo dello strumento LIM.

PATENTE EUROPEA DEL COMPUTER E ALTRE CERTIFICAZIONI

Docente Responsabile: Anna TROIANO