Scuola: premio Nobel mancato - uneba.org · Luther Kinge Nelson Mandela. ... time del lavoro...

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Bollettino ufficiale dell’UNEBA Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale n. 1/2 - 2014 anno XXXX Poste Italiane SpA spediz. in abb. post. 70% - C/RM/DBC Scuola: premio Nobel mancato per Malala

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Bollettino ufficiale

dell’UNEBA

Unione Nazionale

Istituzioni e Iniziative

di Assistenza Sociale

n. 1/2 - 2014

anno XXXX

Poste Italiane SpA

spediz. in abb. post.

70% - C/RM/DBC

Scuola:premio

Nobelmancato

per Malala

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3 La scuola vale la vita4 L’integrazione possibile6 Bambini e adolescenti: diversità e normalità7 La scuola a fondo o... un fondo alla scuola

10 La scuola da segni di vita, finalmente14 Beccati a scrivere12 Detenzione e misure restrittive. E dopo?15 Ristretti... ma non caffè17 Utopia di un carcere diverso18 (S)bilancio familiare in epoca di crisi20 Norme giuridiche e Giurisprudenza23 Quote di adesione Uneba 201424 Colpo d’ala

In copertina: 12 luglio 2013: Malala Yousafzai parladalla tribuna delleNazioni Unite.In molti avevanorichiesto per leil’assegnazione delPremio Nobel 2013,andato poiall’Organizzazione perla proibizione dellearmi chimiche. Loscorso ottobre a Malalaè stato attribuito ilprestigioso PremioSakharov.

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Non so cosa la gente si aspetti che dica, ma pri-ma di tutto voglio ringraziare Dio per il quale

siamo tutti uguali e ringraziare tutti coloro che han-no pregato per una mia veloce guarigione e una nuo-va vita. Cari fratelli e sorelle, oggi non è il mio giorno. E’il giorno di ogni donna, ogni ragazzo e ogni ragazzache ha alzato la voce per i propri diritti.Così eccomi qui , una ragazza come tante. Ionon parlo per me stessa, ma per dare unavoce a coloro che meritano di essere ascol -tati . Il 9 ottobre 2012, i talebani mi hanno spa-rato sul lato sinistro del la fronte. Hanno spa-rato ai miei amici, anche. Pensavano che i proiettilici avrebbero messi a tacere, ma hanno fallito. Anzi,dal silenzio sono spuntate migliaia di voci. Nulla ècambiato nella mia vita, tranne questo: debolezza,paura e disperazione sono morte; forza, energia e co-raggio sono nati.Cari fratelli e sorelle, io non sono contro nessuno.S o no qui a parl are pe r i l di ri t t oal l ’i s truzi one per tutti i bambi ni . Voglioun’istruzione per i figli e le figlie dei talebani e ditutti i terroristi e gli estremisti. Non odio nemmenoil talebano che mi ha sparato.Questo è i l sentimento di compassione cheho imparato da Maometto, i l profeta del la

misericordia, da Gesù Cristo e Buddha. Laspinta al cambiamento che ho ereditato da MartinLuther King e Nel son Mandela. La filosofiadella non violenza che ho imparato da Gandhi eMadre Teresa. E questo è il perdono che ho impa-rato da mio padre e da mia madre. Questo è ciò chela mia anima mi dice: stai in pace e ama tutti.Cari fratel l i e sorel l e, ci rendiamo contodel l ’importanza del la luce quando vediamol e t e ne bre . C i re ndi am o c o nt odel l ’importanza del la nostra voce quando cimettono a tacere. Allo stesso modo, quando era-vamo in Swat, nel Nord del Pakistan, abbiamo ca-pi to l ’i mportanza del l e penne e dei l i briquando abbiamo visto le armi. Gli estremistihanno paura dei l ibri e delle penne. Il poteredell’educazione li spaventa. Questo è il motivo percui hanno ucciso studenti ed insegnanti donne, percui fanno saltare le scuole: hanno paura del cambia-mento e dell’uguaglianza che porteremo nella nostrasocietà. Bambini innocenti e poveri sono ancora vit-time del lavoro minorile. Facciamo appello a tutti igoverni affinché garantiscano un’istruzione gratuita eobbligatoria in tutto il mondo per ogni bambino, af-finché combattano il terrorismo e la violenza e pro-teggano i bambini dalla brutalità. Facciamo appelloa tutte le comunità affinché siano tolleranti e rifiuti-no i pregiudizi. Non possiamo avere successo se la metà del genereumano è tenuta indietro. Noi crediamo nella forzadelle nostre parole.Un bambino, un insegnante, un l ibro e unape nna po s s o no c am bi are i l m o ndo .L’istruzione è l ’unica soluzione.

Tutti in piedi per MalalaDal discorso all’Onu di Malala Yousafzai, laragazza pakistana di 16 anni che i talebaniavevano cercato di uccidere perchè dichia-rava e difendeva il proprio diritto allo studio.

SOMMARIO

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“Italebani non uccideranno i miei sogni”,“Parlo per tutti coloro che non possono

far sentire la propria voce”, “Il terrorismo e iconflitti in tutto il mondo impediscono di an-dare a scuola”, “Chiediamo a tutti i governi diassicurare l’istruzione gratuita e obbligatoriaanche alle bambine”… Chi ha pronunciatoqueste frasi davanti all’Assemblea delle Na-zioni Unite a New York?È stata Mal al a, una ragazza pakistana di appe-na 16 anni, il 12 luglio 2013, che tre anni pri-ma aveva aperto un blog per raccontare come italebani opprimevano i diritti delle donne e so-prattutto impedivano alle bambine di frequen-tare le scuole, e che nell’ottobre 2012 era stataferita gravemente alla testa e al collo da uominiarmati, saliti a forza sul bus scolastico.Con operazioni del icat issime, i proiet t i l isono stati estratti, la notizia ha fatto il girodel mondo, molt i bambini hanno pregatoper lei, ed eccola lì, invitata dall’ONU a ri-badire che bisogna battersi per affermare idiritti dei bambini e delle donne e a dire chei l l ibro e la penna fanno paura a tut t i g l iestremisti.Sembrano discorsi di terre lontane, dove ledonne devono essere sottomesse e sottostarealla volontà maschile, dove ci sono le sposebambine e i bambini arruolati come soldatinelle guerre civili. Terre e persone di cui dob-biamo interessarci, a cui dare comprensioneed elemosine, ma comunque “lontane” o por-tate fastidiosamente fra noi dalle voci di pro-fughi e di disperati.Non è proprio così. I metodi della camorra edella mafia sono spesso affini a quelli dei ter-roristi, i ragazzi di Napoli e di Palermo sonosottratti alla scuola, lo sfruttamento minorilecoinvolge ancora centinaia di migliaia di gio-vanissimi. Un solo dato, di triste attualità: inun recente rapporto (unodc2012) si calcolache ogni anno2 milioni di persone siano vit-time del traffico sessuale, e di queste il 60%siano bambine. Ed è opaco il rapporto tra società e scuola. Illibro e la penna, gli strumenti della libertà edell’autonomia di Malala, sono subiti e nonamati da molti studenti, né varrà molto il so-stituirli con tablet e LIM, che scadranno a tra-stulli se non vi saranno curiosità, voglia diconoscere, capacità di pensare, applicazionedi studio, volontà di crescere.Nell’opinione pubblica di una civiltà che mi-

sura tutto con il metro del denaro,gli inse-gnanti godono di scarsa considerazione; inItalia non sono mai stati pagati adeguatamen-te, ma una volta avevano almeno un certo pre-stigio sociale. Non è chiaro neanche il ruolodella scuola alla quale, a causa delle mancanzedella famiglia e delle istituzioni, viene accol-lato ogni compito (financo quello assisten-ziale): dalla educazione sessuale a quella stra-dale, da quella ecologica a quella dei nuovimedia, senza che vengano forniti i mezzi peraggiornarsi e per operare.Eppure occorre, come Malala, credere nellascuola e nell’importanza dell’istruzione. Unascuola più maestra che supplente, e quindi sol-levata dalla miriade dei compiti grazie a unacollaborazione intelligente delle famiglie daun lato e degli enti pubblici dall’altro. Cercan-si genitori che, invece di proteggere ad occhichiusi i loro pargoli sedicenni dalle persecu-zioni dell’insegnante, non accettino di averefigli svogliati e distratti o inadatti a questo o aquel corso di studi. Genitori che capiscano chela cultura spesso non può nascere a scuola per-ché a casa non vi sono alcuni presupposti,dall’importanza data all’impegno dei figli allapresenza di libri e giornali e a una prima educa-zione al comportamento e al rapporto fra lepersone. Cercansi biblioteche e videotechescolastiche e pubbliche, servizi e personale disostegno agli handicap, aule scolastiche piùsicure ma anche più belle e piacevoli, e cosìvia (l’elenco sarebbe lungo).Un educatore può domandarsi: “Ma come posso,io, accrescere nei miei alunni la v oglia discuola?” Una prima risposta, in negativo, è ilrimuovere eventuali ostacoli quali la disarmo-nia fra gli alunni (che giunge al bullismo) el’autoritarismo degli insegnanti. Oltre a inse-gnare a leggere, scrivere, far di conto e dare unprimo sguardo sul mondo interiore ed esterno,la scuola ha il compito di insegnare a stare in-sieme.. Ma la cosa positiva fondamentale è farcrescere la curiosità, non accontentarsi dellaprima informazione sommaria ma alimentaretutti gli spunti per andare oltre, dare la voglia divivere anche con la mente.Cinquanta anni fa, Marshall Mc Luhan scrive-va: “Quando tutte le risposte sono fuori dellascuola, ciò che si mette nella scuola non sono–come nel XIX secolo- le risposte: nella scuolasi mettono le domande”. Era questo il metodo diun grande Maestro, Alberto Manzi.

La scuola vale la vitadi Domenico Volpi

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guito dell'analisi del rapporto presentato dall'I-talia ai sensi dell'art.44 della Convenzione suidiritti dell'infanzia. Il comitato, pur apprezzan-do l'impegno nell'integrare i minorenni con di-sabilità nel sistema scolastico, si rammarica edè preoccupato del fatto che la disabilità sia an-cora considerata in termini di “handicap” piut-tosto che affrontata allo scopo di garantirel'inclusione sociale dei minorenni con disabi-lità; che sussistano disparità regionali nella di-sponibilità a scuola di insegnanti specializza-ti, oltre che per inadempienze e ritardi nell'as-sicurare speciale assistenza ai bambini con di-sabilità nella prima infanzia e per l'assenza didati statistici relativi all'età 0-6 anni.

In considerazione di quanto osservato i l co -mi tato racco manda al l o Stato Ital i anodi :• ri v edere l e po l i ti che ed i pro g rammi

es i s tent i allo scopo di garantire un ap-proccio basato sui diritti umani in relazioneai minorenni con disabilità, e di prendere inconsiderazione informazioni e iniziative diformazione al fine di assicurare che i funzio-nari competenti e la comunità nel suo insie-me siano sensibilizzati sul tema;

• as s i curare un numero s uff i c i ente dii ns eg nanti s peci al i zzat i i n tutte l es cuo l e, in modo che i minorenni con disa-bilità possano avere accesso a un'educazio-ne inclusiva di alta qualità;

• racco g l i ere dati s peci fi ci e di s ag g re-g ati s ui mi no renni co n di s abi l i tà, in-clusi quelli di età compresa tra 0 e 6 anni, al-lo scopo di adattare le politiche ed i pro-grammi a tali esigenze.

Ascoltando le cronache non si direbbe chequeste raccomandazioni siano state del tuttoaccolte.Le associazioni di familiari di persone con di-sabilità denunciano come aspetti negativi cheinfluiscono sulla piena inclusione scolastica esociale dei bambini ed adolescenti con disabi-lità:• il ruolo degli insegnanti di sostegno specia-

lizzati, compromesso da indiscriminati ta-gli alla spesa;

• la prassi di “delega” del processo di inclu-sione scolastica al solo insegnante di soste-gno;

• la precarietà degli insegnanti di sostegno a

Racco mandazi o ne di s attes aLa parola integrazione nel linguaggio peda-gogico corrente è diventata sinonimo di “ap-proccio accogliente”, e si applica verso tuttele diversità, siano esse connesse alla condi-zione di disabilità, alla provenienza sociale egeografica o alle diversità culturali e lingui-stiche. L'i nteg razi o ne del l e pers o ne condisabilità, accolte nella scuola di tutti per di-ritto costituzionale, ha fatto da apripista peril riconoscimento della dignità e dei diritti ditutte le diversità umane senza distinzione.La parola i n c l us i o n e (dall ' inglese inclu-s i o n ) è di v en t at a di mag g i o r us o do p ol'approvazione della “Convenzione interna-zionale sui diritti delle persone con disabi-lità” e viene considerata più aderente ad unlinguaggio internazionale sui diri t t i e piùadatta ad esprimere l'obiettivo che la scuoladell' autonomia persegue attraverso un'intensae articolata progettualità, valorizzando le pro-fessionalità interne e le risorse del territorio.L'accoglienza e il rispetto di tutte le diversitàsono diventati motore di cambiamento dellasocietà e delle istituzioni, in particolare dellascuola e dei servizi socio sanitari.L'integrazione e l'inclusione sono risorse perampliare le conoscenze, per accrescere la con-sapevolezza sulla dignità della persona suisuoi diritti e per abbattere stereotipi e pregiu-dizi che nascono dall 'ignoranza e generanosfiducia nelle capacità e risorse di cui ognipersona dispone, e che aspettano di essere so-lo scoperte e valorizzate in contesti favorevo-li alla crescita e allo sviluppo umano com-plessivo.L'opportunità dell'integrazione è nata in unastagione felice di crescita culturale del nostroPaese, che ha avuto il coraggio di innovare di-ventando esempio mondiale di riconoscimen-to del fondamentale diritto di ciascun essereumano all'educazione e all'istruzione. Ma co-me ogni conquista importante, non si può fareuna volta per sempre: o g ni g i o rno bi s o -g na ri co nqui s tare ci ò i n cui s i crede enon abbassare la guardia, anche se si è forte-mente allargato il fronte dell'impegno, dellacondivisione e partecipazione e delle espe-rienze di eccellenza sia nella scuola che nellasocietà.Per sapere a che punto siamo possiamo farenostre le osservazioni conclusive del comitatoUNICEF sui diritti dell'infanzia, espresse a se-

L’integrazione possibiledi Francesca Succu

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volte fino a 3 /4 per anno scolastico;• la formazione obbligatoria di tutti i docenti;• la carenza di formazione adeguata di tutte le

figure scolastiche;• i tagli a carico degli enti locali.

Come semplice invi to a un necessario ap-profondimento specifico, va aggiunto che lenote precedenti debbono essere lette alla lucedel folto quadro normativo e giurisprudenzia-le, nazionale e regionale, al quale si ricondu-co n o l a creazi o n e e l o s v i l up p odell’integrazione.

Ri s o rs e per l ’i nteg razi o ne s co l as ti caIn questi anni di crisi economica e sociale ge-neralizzata viene segnalata da più parti la ca-renza progressiva delle risorse che servono adassicurare l 'esigibilità deiserv izi e dei di ri t t i del lepersone con disabilità.L'impoverimento di risorsestrutturali, organizzative,umane e professionali neiservizi (educativi, scolasti-ci e socio sanitari) crea al-larme tra gli operatori e lefamiglie, chiamate sempredi p iù a sos t enere s enzaadeguato supporto ist i tu-zionale, il crescente caricodi cura, formazione, assi-stenza e integrazione dellepersone con disabilità.Nonsi può negare che gli allar-mi siano giustificati , so-prattutto se si guarda alle conquiste fatte neltempo e agli aspetti quantitativi delle risorsein campo.Si rileva sempre più lo scollamento tra ciò cheviene definito dalle carte dei diritti, europee -internazionali e nazionali-, e la loro applica-zione ed esigibilità a livello locale.Tanto sono forti e chiare le dichiarazioni sullacarta (dichiarazione di Madrid, ConvenzioneONU sui diritti delle persone con disabilità),tanto più la realtà del quotidiano tende nei fattia discostarsi da quanto dichiarato. Se da una parte vengono chiamate a raccoltatutte le realtà che operano con la disabilità peraccrescere la consapevolezza e sostenere unnuovo protagonismo a difesa dei diritti dei piùdeboli dall'altra è indispensabile guardare larealtà con occhi diversi e considerare che, sepur diminuite, mo l te ri s o rs e c i s o no ep ri ma di ag g i un g e rn e al t re b i s o g n aav ere l a certezza che s i ano bene i mpi e-g ate e direttamente indirizzate agli obiettivida raggiungere.

I dati sull'integrazione mancano di indicatoriqual i tat ivi nel l ' impiego del le risorse e gl iaspetti quantitativi denunciano una sperequa-zione inspiegabile sia nelle diverse regioni ita-liane che a livello locale nella stessa regione.Siamo certi che sia stato fatto uno sforzo ade-guato per migliorare la qualità delle risorse eche le stesse siano indirizzate e valutate in ter-mini di appropriatezza ed efficacia nello svol-gimento del loro compito?Si scopre cosi come per l'integrazione scola-stica degli alunni con disabilità vengano asse-gnati alle scuole insegnanti non specializzatia fronte della disponibilità di coloro che han-no acquisito capacità professionali specifichee più adeguate alle esigenze e aspettative deibambini e adolescenti con disabilità nel lorocontesto scolastico e sociale di appartenenza.

Molte volte il diritto al po-s t o di l av o ro deg l i i n s e-gnanti diventa preminenterispetto a quello dell'alunnoe al diritto di avere sostegniadeguati alla sua educazione,alla sua crescita e al suo ar-monioso sviluppo.Troppo spesso non vengonogarantiti la continuità didat-tica e l'accompagnamento trai divers i cicl i scolast ici emanca una positiva e siner-gica integrazione tra tutti isoggetti istituzionali, pro-fessionali e operativi, checoncorrono, sottoscrivendovincolant i accordi di pro-

gramma, a garantire il fondamentale diritto al-l'educazione, istruzione e piena inclusione sco-lastica e sociale dell'alunno con disabilità allapari con gli altri.Occorre ripartire dalla centralità di essere bam-bino o adolescente con disabilità, rispetto al-la scuola e a tutte le risorse disponibili, utiliz-zando al meglio tutte le professionalità e leenergie in campo, prima di chiedere di incre-mentarle, nella consapevolezza che sono piùimportanti la qualificazione e valorizzazionedel patrimonio umano e professionale esisten-te, che la mera crescita quantitativa di ciò cheè già disponibile. Non sempre la quantità dellerisorse è direttamente proporzionale alla qua-lità del servizio alla persona. E' necessario,specie in momenti di crisi come questo, fareuno sforzo per valorizzare la relazione educati-va e formativa, premiando gli insegnanti e lealtre risorse scolastiche in quanto mezzi indi-spensabili per rispondere ai bisogni e per rea-lizzare desideri e sogni dei bambini, ciascunonella sua diversità.

In un recente convegno ho trovato interessanti leaffermazioni del lo studioso Dario Ianes

sul l’inclusione sociale. Egli afferma chel’accoglienza non è condizionata dalla disponibilitàdella maggioranza a integrare una minoranza, mascaturisce dal riconoscimento del comune diritto alladiversità, una diversità che non si identifica solamen-te con la disabilità ma comprende la molteplicità del-le situazioni personali, così che è l ’eterogenei tà adiv enire normal i tà.Cerchiamo di mettere un po’ di ordine sul significatoche oggi attribuiamo alle parole, non senza una ri-flessione su fatti ed eventi che mi hanno accompa-gnato nella lunga e varia attività in campo sociale,con particolare riferimento a bambini e adolescenti.Nel linguaggio comune si comprendono con la disa-bilità le molteplici situazioni personali che si disco-stano da un modello di normalità, che è relativo neltempo e nelle varie realtà di una popolazione, perprovenienza, tratti somatici, cultura, religione e al-tro.Tanto per memoria, fino agli anni 70 del secoloscorso essere figli non riconosciuti era segnato neidocumenti ufficiali con il marchio di figlio di n.n.Spesso il cognome - che veniva dato - indicava laprovenienza di “illegittimo”, quando non era offensi-vo. Tali bambini rimanevano nel limbo di una situa-zione di diversità, salvo i pochi casi di adozioni (de-finita “ordinaria”) che serviva a creare un erede, so-prattutto come titolare di una attività commerciale odi una farmacia. In molti casi rimaneva comunque ilmarchio nel cognome sulla provenienza della perso-na, come “frutto del peccato”. Peraltro la diversità a

quei tempi veniva sanzionata (ne so-no stato testimone) anche da qualchezelante parroco, che non consentivaagli “illegittimi” di partecipare allamessa domenicale dei bambini.Fino alla fine degli anni 60 del seco-lo scorso anche gli orfani rientravanonella categoria dei diversi, sia perchécome assistiti erano ricoverati quasisempre in appositi orfanotrofi e fre-quentavano solo scuole professionaliper l’inserimento al lavoro. Quandopoi l’istituto era aperto anche ai figlidelle famiglie “normali” succedevaspesso che nella stessa struttura vifossero divise di differenti colori per

indicare la provenienza, specie tra le ragazze. Peraltrogli orfani spesso erano “precettati” ad accompagnarenei funerali il benefattore di turno.Altro marchio della diversità, che ha lasciato il se-gno in persone oggi adulte, era quello delle classidifferenziali e delle scuole speciali e degli istitutimedico-psico-pedagogici (spesso attigui ai manico-mi) per i ragazzi un po’ vivaci. Tanto per concludere l’elenco delle diversità il rap-porto del Ministero degli interni del 1969 affermavache i poveri, compresi i minori in difficoltà, poteva-no costituire un pericolo all’ordine pubblico.Oggi quanto accennato può far sorridere. Però è da ricordare il recente concorso sull’identitàveneta. E’ un tentativo di far emergere la diversità trai bambini di razza veneta e quelli figli degli immi-grati con risultati inaspettati: vince il premio la clas-se della scuola elementare Grimani di Marghera-Ve-nezia dove sono presenti in prevalenza figli di immi-grati. E’ allora, quali sono i veneti genuini? Gli ita-liani o gli stranieri?Cambiano i tempi, cambiano le situazioni delle di-versità. Comunque una barriera per i bambini e gliadolescenti è nel non riconoscere (a quelli nati in Ita-lia e che frequentano le nostre scuole e parlano addi-rittura il nostro dialetto) il diritto ad essere ricono-sciuti cittadini italiani.Un piccolo passo avanti lo stanno facendo i nostrifigli e i nostri nipoti. Per loro il colore della pelle ealtre caratteristiche non costituiscono diversità, masono la normalità. Come ricordato all’inizio, dobbia-mo convincerci che è l’eterogeneità a costituire nor-malità. E’ questo che avviene tutti i giorni nellascuola di fronte a casa mia: se chiudi gli occhi duran-te la ricreazione e all’uscita dalla scuola non percepi-sci le diversità che ci sono di fronte, ma senti ununico vociare.Anche se all’interno delle scuole altre diversità ri-mangono, come quelle derivanti dalle possibilità dipoter disporre di telefonini dell’ultima generazione edi collegarsi a internet senza limiti e controlli, atten-zione a non lasciar correre! Il richiamo è per i geni-tori, ma anche per gli operatori nelle scuole. E da ul-timo devono far riflettere le notizie, sempre più fre-quenti, di maltrattamenti di bambini e adolescenticon handicap, specie psichico, da parte di operatoridella scuola, soprattutto quando sono chiamati al de-licato compito di sostegno, compito non facile cherichiede preparazione adeguata.

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Bambini e adolescenti: diversità e normalità

di Giovanni Santone

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Uno studio della Commissione Europeaevidenzia come, in Italia, dal 2008 al

2012 sono stati tagliati più di 8 miliardi al-le scuole pubbliche, per contenere le spese,ma con inevitabile discapito della qualità di-dattica. L’idea di migliorare le risorse fi -nanziarie del la scuola, attingendo al -trove, è diventata una scelta obbligata, nonsolo della scuola privata, ma anche di quellastatale. Oggi nella stragrande maggioranzadelle scuole statali le famiglie pagano le vi-site guidate e i viaggi di istruzione, paganoattività di esperti esterni, o erogano contri-buti volontari per attività e materiale didat-tico.

Come reperire fondiI tentativi delle scuole di attuare modalità perla raccolta di fondi da famiglie e privati na-scono, quindi, dalla necessità di mantenerestandard di qualità e garantire esperienze e at-

tività di studio al-trimenti irrealizza-bili. Sui contribu-ti delle famiglie ilMIUR ha precisa-to, con la nota312/2012, che

questi sono volontari, diversi dalle tasse sco-lastiche e dai rimborsi dell’assicurazione (chesono obbligatori), per cui devono essere usa-ti per l’ampliamento dell’offerta formativa enon per il funzionamento ordinario.Occorre distinguere, però, la mera erogazio-ne liberale (una donazione spontanea a fron-te della quale non si ottiene in cambio al-cun vantaggio) dal versamento di un corri-spettivo specifico (l’importo versato allascuola che consente di ottenere in cambioun bene o un servizio). In questo secondocaso siamo in presenza di un contrat-to , con uno scambio di prestazioni: conces-sione d’uso di spazi o strutture, o acquistodi prodotti o servizi extra realizzati dalla

scuola. Un contratto di questo tipo è anchela sponsorizzazione, cioè l’uso di uno“spazio” concesso da un ente (es. la scuola)per promuovere pubblicamente un marchioo un prodotto. Gli istituti scolastici privatipossono chiaramente stipulare contratti diquesto tipo: anche nel caso di una scuolapubblica, la capacità di concludere contrattidi sponsorizzazione è stata riconosciuta siadalla giurisprudenza, sia dalla legge.1 Taliiniziative devono essere dirette al persegui-mento di interessi pubblici, devono esclude-re forme di confl i t to di interesse t ral’attività pubblica e quella privata e devonocomportare risparmi di spesa rispetto aglistanziamenti disposti.

La Corte Costituzionale, con ordinanza n.507 del 2000, ha confermato la legittimitàcostituzionale di tale disposizione. Il De-creto Intermi ni s teri al e n. 4 4 del2001 che ne ha codificato l’uso nella scuo-la, all’art. 41 si stabilisce che:• le istituzioni scolastiche possono conclu-

dere accordi di sponsorizzazione con sog-getti pubblici o privati;

• va accordata la preferenza a soggetti che,per finalità statutarie, per le attività svol-te o per altre circostanze abbiano in con-creto dimostrato particolare attenzione esensibilità nei confronti dei problemidell’infanzia e dell’adolescenza;

• è fatto divieto di concludere accordi disponsorizzazione con soggetti le cui fina-lità ed attività siano in contrasto, anche difatto, con la funzione educativa e cultura-le della scuola (ad es. propaganda politica,ideologica o religiosa, pubblicità di alcolo tabacco, materiale a sfondo sessuale,ecc.).

Sempre nel caso di scuole pubbliche, le re-gole procedurali per la scelta dello sponsorvanno indicate nel Regolamento del Consi-glio di Istituto ed osservando alcuni vincoli

Una scuola, pubblica o privata, può fare raccoltafondi? Esperienze e casi concreti dicono di sì.

La scuola a fondoo… un fondo alla scuola

di Alessio Affanni e Sergio Zanarella

1 L’art. 43 della L. 23 dicembre 1997, n. 449 stabilisce che “…al fine di favorire l’innovazione

dell’organizzazione amministrativa e di realizzare maggiori economie, nonché una migliore qualità dei servizi

prestati, le pubbliche amministrazioni possono stipulare contratti di sponsorizzazione ed accordi di collabora-

zione con soggetti privati ed associazioni, senza fini di lucro…”.

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utile per la comunità, diffonde il proprio no-me, e la scuola viene riqualificata.

Ma ci sono altri modi, oltre alla sponsoriz-zazione, con cui un istituto scolastico, pub-blico o privato, può ottenere dei fondi? Larisposta è sì ed è l’opportunità che le scuolefacciano fundraising (raccolta fondi ). AMilano Radiomamma con la FondazioneLang Italia ha realizzato un workshop e unmanuale per insegnare ai genitori come rac-cogliere e come gestire soldi a beneficiodelle scuole frequentate dai figli. A Manto-va invece Cristina Bonaglia, dirigentedell’Istituto Fermi, con il fundraising ha ri-strutturato l’intera nuova ala della scuola,creando aule con il wi-fi, i banchi mobili,quattro videoproiettori, quattro schermi equattro lavagne tradizionali, in modo cheogni gruppo di lavoro e ogni singolo alun-no possa proiettare e interagire con tutti.L’unico contributo pubblico dalla Provinciadi Mantova è servi to per i l selciatoall’ingresso, tutto il resto è arrivato dalledonazioni di privati, attraverso il fundrai-sing gestito sia dalla scuola che da e tra igenitori, attraverso l’associazione Fermi-Tutti, nata per tale scopo.2

Attraverso l’associazione si sono apertepossibilità inimmaginabili, perché i genito-

normativi, tra cui quelli sanciti all’art. 12della L. n. 241/1990 (ad es. per i contrattidi sponsorizzazione per importi superiori a40.000 euro, si applicano i principi delTrattato per la scelta dello sponsor).

Alcuni esempiUn esempio concreto è rappresentato da unasocietà che fa corsi di autocad all’interno deilocali della scuola e, in cambiodell’esposizione del logo dell’azienda, da al-la scuola licenze, manutenzione, frequenzagratuita dei corsi per alunni e docenti. Seuno studente sa che in quella scuola puòavere gratis una certificazione di una compe-tenza che fuori gli costerebbe parecchi soldi,è un vantaggio per lui e per la scuola. Manascono di continuo esperienze innovative ecreative. Sponsor per i laboratori teatrali aMonza, una rottamazione di vecchi banchi aNovara, 50 computer a Roma: tre esempiche raccontano l’inizio di questa nuova eradel sostegno da privati, accompagnatadall’annuncio del ministro Maria ChiaraCarrozza di voler lavorare per la defisca-l izzazione del le donazioni al le scuo-l e. In altre scuole stanno realizzando unprogetto di personalizzazione delle aule: chifa una donazione alla scuola, siano essi sog-getti privati o aziende,può vedersi intestatauna delle aule con il proprio nome. E’ quel-lo che tecnicamente si chiama “nami ngopportuni ty”: il donatore fa qualcosa di

2 Per approfondire www.vita.it/societa/scuola/cari-di-

rigenti-fate-i-fundraiser.html

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ri si sono immediatamente sentiti responsa-bilizzati e hanno messo a disposizionecompetenze che altrimenti sarebbero rima-ste invisibili. Un’associazione, quindi ,come forma organizzativa ideale pergestire non solo l ’attivi tà di raccol-ta fondi , ma anche per convogl iareconoscenze, capacità e disponibi l i tàverso un obiettivo comune.

E c’è sempre anche un’altra strada, per leassociazioni: quella dei bandi , con i qualiperò bisogna acquisire dimestichezza. Macon un’associazione si possono realizzareanche lotterie e vendite occasionali di benidi modico valore (beni talvolta realizzati dastudenti, con la partecipazione di genitori einsegnanti), oppure chiedendo ad aziende emembri della comunità di donare prodotti eservizi da destinare alla vendita.Un pioniere di questa idea fu D o no r-sChoose di Charles Best (idea tranquilla-mente replicabile, tant’è che è stata poi pro-posta in una forma simile anche in Italia)3,cioè un’associazione non profit, avviata nel2000, che ha collegato direttamente i dona-tori con le classi delle scuole bisognose disostegno per acquistare beni o servizi: dallematite, agli strumenti musicali, ai micro-scopi. Il meccanismo è semplice: un inse-gnante presenta un progetto da finanziaresul sito internet, gli utenti donano online,la scuola (e gli studenti) beneficiano deicontributi con una migliore formazione, co-me dimostrano le foto e le note di ringrazia-mento, pubblicate sul sito web.Altra modalità per il reperimento di fondi èil “cause related marketing”, cioè cam-pagne di raccolta fondi che possono concen-trarsi sulla vendita di un prodotto. Molteaziende lavorano con le scuole fornendo unprodotto da vendere: una parte del ricavatova all’azienda e una percentuale alla scuola.Una libreria da anni collabora proficuamen-te con gli istituti scolastici della provinciadi Bologna, promuovendo la lettura fra igiovani, ma con qualcosa in più. Da diversianni organizza mostre-mercato di libri perragazzi, con cui avvicina i giovani alla let-tura ma offre anche una fonte di autofinan-ziamento per la scuola. In pratica, l’istitutoscolastico organizza la vendita dei libri neipropri spazi (ad es. in un giorno di festa),reclutando volontari disposti a diventare “li-brai per un giorno”, e riceve immediata-

mente in contanti una percentuale del 20%sull’ammontare totale dei soli libri venduti,restituendo quelli rimasti.

Massimo Coen Cagli4 in un suo articoloindica 4 condizioni affinché il fundraisingfunzioni nelle scuole:• è necessario acquisire una più forte iden-

tità sociale, al di là di quella tecnico-am-ministrativa con cui viene normalmenteidentificata (es. “Istituto Comprensivo32”), perché non è solo un servizio maun luogo di socializzazione e di socialità,un’istituzione della società civile, un be-ne pubblico;

• è necessario radicarsi nella comunità: que-sto accade solo se si fa entrare la comu-nità nella scuola e viceversa, integrandosipienamente, creando reti sociali, relazio-nali e di interesse. Anche la presentazioneistituzionale (su internet, ad esempio)può apparire un arido servizio scolasticoo un eccellenza della comunità, a secondadi come lo si presenta;

• è essenziale mettere al centro del fundrai-sing la produzione di valore sociale ag-giunto e non il mero bisogno gestionale.Altrimenti si rischia di fare campagne mi-nimaliste basate sulla mera carità: ad es.per un fine di innovazione tecnologica,programmi didattici avanzati, attività so-ciali e paradidattiche o esperienze di in-contro con il mondo del lavoro;

• è necessario, infine, che la scuola si dotidi una governance orientata al fundraising:la scelta deve iniziare dai dirigenti, ma vaallargata, coinvolgendo le famiglie, glistudenti, i partner delle scuole, i fornitori(membri della comunità). Per coloro chevolessero approfondire si suggerisce laconsultazione del sito www.dirscuola.eu,dal quale sono state tratte numerose infor-mazioni qui riportate.

Se è vero che l’educazione è un bene cheva tutelato, allora è realistico pensare chepotrebbe non essere una responsabilità so-lo dello Stato, ma di ogni cittadino, im-presa o ente che senta di poter offrire ilproprio contributo, sempre tenendo presen-te l’art. 34 della Costituzione che stabili-sce che la scuola inferiore è obbligatoria egratuita, un adempimento preciso al qualelo Stato non deve sottrarsi e che non è de-legabile.

3 Visita www.schoolraising.it, piattaforma web che supporta le scuole nella ricerca di fondi per arricchire e miglio-

rare l’offerta formativa e le infrastrutture.4 Cfr. www.blogfundraising.it/sul-fund-raising/fundraising-e-scuola-4-compiti-da-fare-prima-di-riaprire

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Gli i sti tuti scolasticiIl secondo blocco di norme riguarda la con-cessione di mutui alle Regioni per la ri-strutturazione e la messa a norma delle vec-chie scuole nonché la costruzione di nuove.E’ questo un aspetto importante perchè ènoto lo stato di degrado di moltissimi edifi-ci scolastici, oltre un terzo dei quali (ma alSud si raggiunge e si supera talora il 50%)non ha ancora eliminato le barriere architet-toniche e sensopercettive e molti edifici so-no a rischio di crolli sia per vetustà sia perubicazioni in zone sismiche. A tal fine sicontemplano agevolazioni fiscali.Sono previsti altresì:• interventi a favore delle accademie d’arte e

delle scuole musicali, in precedenza abba-stanza trascurate;

• la costruzione di una banca dati per glistudenti per rilevazioni statistiche;

• finalmente un piano di assunzione di per-sonale, specie docente, a copertura di tuttii posti in organico di diritto esistenti. E’importante l’immissione in ruolo di circa27 mila docenti per i l sostegnoall’inclusione degli alunni con disabilità,assunzione che non aumenta il numerodegli insegnanti ma lo stabilizza, assicu-rando così continuità didattica agli studen-ti e serenità di vita agli insegnanti stessi;

• l’obbligo di formazione in servizio deidocenti su tematiche importanti come ladispersione scolastica, gli apprendimentiin cui gli alunni mostrano carenze a livel-lo di confronto con altri Paesi, le didatti-che inclusive degli alunni con difficoltà diapprendimento e con disabilità; questodell’obbligo di formazione in servizio èstato un tema assai contrastato dai sinda-cati;

• il passaggio del personale non più idoneoall’insegnamento ad attività amministrati-ve o ad altre mansioni;

• l’entrata a far parte di una graduatoria adesaurimento di quanti hanno partecipatoall’ultimo concorso (i sindacati contesta-

La G.U. del 2 novembre scorso ha pub-blicato il testo della legge 128/2013, di

conversione del decreto 104/2013, recantealcuni provvedimenti urgenti per la scuola:una legge molto importante che, come una-nimemente riconosciuto, segnaun’inversione di tendenza, dal momento chedopo anni di continui tagli alla spesa perl’istruzione vengono assegnati finanzia-menti per circa mezzo miliardo di euro. Iltesto del decreto-legge convertito è stato ab-bondantemente arricchito da emendamentiparlamentari.

Trattasi di tre blocchi di norme concernenti,rispettivamente, gli studenti, la scuola nelsuo complesso e l’università.

Gli studentiA favore del welfare per gli studenti si pre-vedono: • finanziamenti per il trasporto a scuola,

anche a favore di alunni con disabilità,laddove gli enti locali siano impossibili-tati a provvedervi.

• il monitoraggio sul funzionamento deinuovi licei, riformati dal ministro Gel-mini con notevoli tagli alle ore di inse-gnamento;

• la reintroduzione dello studio della geo-grafia economica negli istituti tecnici eprofessionali, compresi i turistici, per iquali tale soppressione era apparsa insen-sata;

• il contrasto alla dispersione scolasticacon l’apertura pomeridiana delle scuole;

• interventi di alternanza scuola-lavoro tra-mite convenzioni con imprese;

• l’orientamento alla fine sia della scuolamedia che di quella superiore;

• la proroga dei permessi di soggiorno permotivi di studio;

• per la tutela della salute, l’estensione -comprese le sigarette elettroniche- del di-vieto di fumo anche nei locali esterni allascuola, come cortili e simili.

La scuolada segni di vita,

finalmentedi Salvatore Nocera

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no questa norma dichiarando che ritarda leimmissioni in ruolo). I concorsi per i di-rigenti scolastici ormai si svolgerannopresso la Scuola superiore della pubblicaamministrazione;

• la gratuità, per i docenti, dell’accesso aimusei.

L’universi tàPer l’università si prevede la riammissionein soprannumero di studenti esclusi lo scor-so anno da corsi a numero chiuso e si ripri-stina il punteggio della maturità che era sta-to eliminato a causa delle proteste del NordItalia secondo le quali gli studenti del Sud-sarebbero stati avvantaggiati dalla maggioregenerosità valutativa dei docenti meridiona-li.Viene anche modificata la composizionedel comitato di valutazione delle universitàed è previsto un aumento del personale deicentri di ricerca, specie per la protezionecivile e per il Centro di vulcanologia; nor-ma, questa, attesa e accolta con soddisfa-zione.

Interessante, infine, la circostanza che unaparte dei finanziamenti della legge dovràprovenire dall’aumento delle imposte sulconsumo di alcolici. Pare che ciò abbiamolto contrariato il presidente della com-missione cultura della camera, onorevoleGalan, ex presidente del Veneto, che nonvoleva fossero gravate le fabbriche di birra ealcolici di tale Regione; per protesta egliaveva minacciato le proprie dimissioni.Fortunatamente tutto è rientrato e così que-sta legge di rilancio anche finanziario dellascuola ha visto la luce.

Ci si augura che da ora in poi l’istruzionetorni al centro dell’attenzione dei politicianche con la predisposizione di piani miratidi investimento poiché il nostro futuro, co-me quello di tutti i Paesi che vogliono cre-scere, dipende dal miglioramento della qua-lità della scuola, dell’università e della ricer-ca. Incrociamo le dita soprattutto per quantoora riguarda gli adempimenti amministrati-vi che rendano la citata legge 128 puntual-mente applicabile.

VADO A SCUOLA

Tutti i nostri ragazzi - alunni , figli, ni-poti - dovrebbero vedere e meditare

questo film-documentario realizzato dalfrancese Pascal Plisson dopo un lungosoggiorno nei luoghi dove poi si è mossala sua macchina da presa.La savana del Kenia, i monti del Ma-rocco, i l desert o del l a P at agoni a el’India meridionale sono le zone im-pervie dove Jackson, Zahira, Carlito eSamuel lottano per andare a scuola se-guendo la spinta della voce interioreche dice loro che quella è la sola stradaper inseguire il miraggio della cono-scenza e combattere la povertà di cul-tura e di mezzi materiali. Don LorenzoMilani (che nelle scuole dovrebbe es-sere maggiormente presente) cercò difar comprendere ai suoi alunni di Bar-b i ana l a neces s i t à di abbat t erel’ignoranza per elevare se stessi e ren-dere un servizio alla vita civile; Dario Fo ha sintetizzato attraverso un suospettacolo lo stesso messaggio nella frase “L’operaio conosce 300 parole, ilpadrone 1000: per questo lui è il padrone”.Pur tenendo nel massimo conto le carenze e le ingiustizie del nostro sistema scolastico,ai nostri ragazzi che per smuovere i lacci della svogliatezza invocano il motorino ol’accompagnamento a scuola con il suv di papà, bisognerebbe far fermare gli occhisull’incredibile programma di Jackson, Zahira, Carlito e Samuel i quali per, assorbirele parole di un insegnante, ogni giorno…

GP. M.

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momenti di confronto (lettura, scrittura, di-battito) ma, soprattutto, laboratori e attivitàdi formazione (legatoria, archivistica, …).È una biblioteca – questa dedicata al filo-sofo Campanella – che è stata giustamentedefinita “multietnica” dato il notevole incre-mento di stampa (periodici e riviste) in lin-gua straniera proveniente dalle principaliaree d’immigrazione (Nord Africa, AfricaSubsahariana, Medioriente, Balcani, Europadell’Est) e dai Paesi europei di cui si è dota-ta. Un successo esemplificato anche dai nu-meri: con un patrimonio librario di oltre6000 volumi (di cui 300 in lingua stranie-ra) sono oltre 60 i prestiti mensili.Da impegni intellettuali a impegni manua-li, i detenuti possono partecipare a corsi digiardinaggio con la Cooperativa SocialeGiotto al fine di sviluppare le proprie capa-cità personali e ottenere competenze opera-tive spendibili durante la detenzione (mante-nimento aree verdi interne ed esterne dellastruttura carceraria) e, soprattutto, utili adaumentare le possibilità d’inserimento lavo-rat ivo dopo la scarcerazione grazieall’acquisizione di una specifica formazioneprofessionale qualificata.Attività che trovano ulteriore significatograzie al servizio di ricerca lavoro ef-fettuato dall’associazione Granello di Sab-bia in collaborazione con UEPE (Ufficioper l ’Esecuzione Penale Esterna):un’operazione coordinata ai fini del reinseri-mento sociale del condannato nel periodoantecedente alla dimissione dal carcere di cuipossono avvalersi anche i detenuti in misu-ra alternativa.Accanto a queste iniziative, una costantepresenza di special isti e di volontarigarant isce i l supporto quotidiano el’occasione di confronto diretto con la realtàesterna alle mura carcerarie.Se, come s’è detto, la situazione e le proble-matiche interne, vanno affrontate attraversointerventi mirati e sostenuti, è altrettanto ne-

Migliaia di uomini e donne sono sotto-posti ogni anno a misure di custodia

cautelare e ospitati negli istituti penitenzia-ri italiani: per pochi mesi o per lunghi an-ni, il carcere rischia di rappresentare per idetenuti – e per i cittadini liberi – un luogodi oblio e di abbandono. Così, una dellesfide che quotidianamente lo Stato – e, conesso, le amministrazioni locali – sono te-nuti ad affrontare è quella della formazione

dei carceratie del lororeinserimen-to nella so-cietà civile.Sede di dueimportanticarceri (lacasa circon-

dariale e la casa di reclusione), il Comune diPadova ha da oltre vent’anni riconosciutol’importanza di quegli ambiti di interventolegati al sostegno e all’accompagnamento deldetenuto nella fase che precede la scarcerazio-ne e ne ha ampliato l’estensione all’interoperiodo di permanenza nelle strutture puntan-do su attività ricreative, sportive e culturalidi socializzazione e sostegno alle quali affian-cano iniziative formative per i detenuti e peri cittadini. Lavoro reso possibile dalla rete diassociazioni, gruppi e individui che si è co-stituita negli anni e che, grazie al sostegnodel Comune, può mettere a servizio compe-tenze specifiche e impegno volontario per ilraggiungimento di obiettivi comuni.Un esempio d’eccellenza si può evidenziarenel servizio bibl iotecario della casa direclusione di via Due Palazzi: luogo fisico,recentemente valorizzato con interventistrutturali, si caratterizza sempre più comeluogo virtuale “d’evasione” per i detenutiche, grazie anche al contributo della Coope-rativa Sociale AltraCittà, hanno a disposi-zione uno spazio in continua evoluzione.Qui le sezioni del carcere sono coinvolte in

Formazione e reinserimento lavorativo negli istituti carceraridi Padova. Un paradigma di sinergia tra amministrazione comunale e risorse associativedel territorio.

Detenzionee misure restrittive.

E dopo?di Fiorita Luciano (*)

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cessario affrontare la questione con la cittadi-nanza e con la società civile con appositistrumenti. L’interesse coinvolge i ServiziSociali del Comune e gli agenti che col terri-torio si relazionano più strettamente. È perquesto che, ad esempio, con le PoliticheGiovanili e Scolastiche della città, è statoavviato il progetto “Il carcere entra ascuola. Le scuole entrano in carcere”:una serie di percorsi di sensibilizzazione de-gli studenti delle scuole secondarie e primariedi secondo grado su temi relativi alla legalitàe alla devianza attraverso la conoscenza dellarealtà carceraria. Il progetto prevede incon-tri in carcere, incontri nel le scuolecon detenuti , volontari e operatori ,un percorso di lettura bibliografica di ro-manzi che trattano i temi della legalità, delladevianza e del carcere ma anche di testi di te-stimonianza realizzati dalla rivista “Ristret-ti Orizzonti” la cui redazione è compostada 40 ospiti dell’istituto; un percorso discrittura che prevede la produzione di testi daparte di studenti e detenuti. Si ritiene che affinché il carcere assuma, nel-la percezione dei cittadini e, in particolarmodo, delle giovani generazioni, il caratteredi deterrente alla criminalità, è necessarioche l’immaginario ad esso legato superiquello proposto dalla fiction cinematograficae letteraria e assuma i connotati che ha nellarealtà. D’altro canto, è altresì dimostrato checompetenze di story telling e di auto-narra-zione possano offrire, anche in età adulta,migliori opportunità di riqualificazione per-sonale e di maggiore consapevolezza di sé edel proprio passato: un percorso essenzialeper il buon reinserimento di detenuti ed exdetenuti a scapito della illegalità recidiva.L’importanza di g ui da e s uppo rt oal l ’inserimento l avorativo post-de-tenzione è un obiettivo che tiene conto del-le problematiche legate alla disponibil i tàdi al loggio per quei soggetti che, con lacarcerazione, hanno perso i contatti con la

propria vita precedente. L’intervento politi-co, in questo senso, è rivolto a garantireun’adeguata presa in carico da parte dei Servi-zi Sociali anche mediante il coinvolgimentodei Comuni di residenza diversi da Padova.Durante la detenzione si vuole favorire lapartecipazione dei detenuti a corsi di istru-zione – di cui si è dato qualche esempio –relativamente alla scolari tà obbl igato-ria, secondaria superiore, universi ta-ria e ad altri interventi culturali quali condi-zioni primarie per il reinserimento sociale-del condannato e fornire specifici strumentidi formazione e riqualificazione professiona-le per attivare un processo graduale di rein-serimento lavorativo in particolare mediantela predisposizione di borse lavoro (garan-tite da Istituzioni, Enti e Terzo Settore).Contemporaneamente, il Comune individuastrutture di accogl ienza oltre a quellegià esistenti per soggetti privi di riferimentifamigliari nel territorio mediante la condivi-sione di risorse e di modalità operative(concordate da parte della rete dei servizi ter-ritoriali). L’attività gestita dai Padri Merce-dari dell’O.A.S.I. Opera Assistenza Scarce-rati Italiani è rivolta ai detenuti della Casadi Reclusione e della Casa Circondariale diPadova e agli ex detenuti. Accoglie 8 perso-ne segnalate dal Settore Servizi Socialipresso la struttura comunitaria padovana. Questo servizio è affiancato anche da inter-venti educativi e di supporto alla situazioneindividuale degli ospiti, realizzati con fondicomunali in collaborazione con una Coope-rativa sociale incaricata dal Comune. Inter-venti che, da un lato, hanno l’obiettivo disostenere e stimolare la responsabilizzazio-ne sociale nella condivisione degli spazi co-muni e nella gestione delle spese; dall’altro,offrono sostegno nella ricerca di lavoro enel rispetto degli obblighi lavorativi (ge-stione degli orari e dei tempi, consolida-mento della propria posizione lavorativa).Seguiti - e osservati - ancora in questa fase,gli ex-detenuti ricevono un aiuto concretonella ricostruzione di s i tuazioni fa-migl iari e social i e nella ricerca di unasistemazione abitativa che segua quellacomunitaria.Con la consapevolezza di trovarsi a fare iconti con un problema complesso e dallemolteplici e instabili variabili, il SettoreServizi Sociali e tutto il Comune di Pado-va, continuano a percorrere la st radadell’impegno e del sostegno al reintegro so-ciale di persone ai margini.

(*) Capo Settore servizi sociali - Comune di Padova.

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cui medici, nutrizionisti, psicologi, ma an-che poesie e giochi. E riceve sempre richie-ste di interviste e collaborazioni: s i ècreato un interesse sul l ’educazionein carcere. Non è stato facile creare una redazioneall’interno di un istituto penitenziario esenza la convinzione e la costanza dei ragaz-zi detenuti non sarebbe risultato possibile:sono stati loro a richiedere che il laborato-rio di scrittura giornalistica non finisse, co-me capita a molte attività che prendono av-vio in carcere.All’inizio c’è sempre entusiasmo, ma la ve-ra sfida è rendere gli spazi di educazione ecultura degli elementi permanenti nellestrutture penitenziarie. E a volte la determi-nazione rischia di non bastare. Spesso man-ca e scoraggia la mancanza di sostegno e difondi. E forse la mancanza di volontà daparte di chi i fondi ce li ha ed è deputato adisporne.In questo navigare a vista, “Beccati a scrive-re” ha aperto una finestra sulla detenzione.E sull’animo umano. Ma i ragazzi “beccatia scrivere” hanno fatto anche passi avanti:la redazione è cambiata, molti detenuti sonousciti dalla III Casa di Rebibbia, però è ri-masta la voglia di scrivere per il loro “gior-nalino”. E così, pur avendo scontato la loropena, sono tornati a scrivere della loro vitae del loro percorso di terapia in comunità.Inoltre, grazie anche al lavoro di studio suigiornali, alcuni hanno deciso di commenta-re fatti di attualità.Da dicembre 2013 la rivista “Beccati ascrivere” si è rinnovata. Col passaggio al-la Cooperativa MetalMorfosi, sarà dispo-nibi l e anche in abbonamento(ww.metalmorfosi.org/beccati-a-scrivere).Due numeri all’anno, sempre con la stes-sa voglia di comunicare e di “farcela”;col oro che vorranno curi osare e sa-perne di più, oppure desiderano scri -vere al la redazione “reclusa”, possonoprendere contatto con una e-mail a [email protected] oppure con una letteraa III Casa Circondariale Rebibbia - Via Bar-tolo Longo 82 - 00156 Roma.

Red.

La rivista “Beccati a scrivere” è il fruttodi impegno, passione e coraggio. Pri-

ma di tutto da parte dei ragazzi reclusi nellaIII Casa Circondariale di Rebibbia a Roma.La III Casa è un Icatt, cioè un i sti tuto acustodia attenuata, dove i detenuti tossi-codipendenti in fase di trattamento avanzatoe prossimi al reinserimento possono viverein un clima più disteso rispetto alle altrecarceri, frequentando diversi percorsi riabili-tativi e laboratori culturali.Il giornalino è nato un po’ per caso, quandoun gruppo di ragazzi ha iniziato di suaspontanea volontà a riunirsi nella bibliote-ca e a scrivere. Hanno voluto guardare oltre

ed esprimersi attraverso lascrittura come persone, non

solo come colpevolidi reati.Perché spesso in car-cere non si parla dialtro che del motivoper cui si è “fini t identro” e del tempoche manca alla scarce-razione. Ma così non sifa che saltare tutto quel-

lo che c’è nel mezzo, ovvero la pena. Untempo che quindi rischia di essere vissutocome mera sospensione e non, come previ-sto nella nostra Costituzione all’art. 27,come un’occasione di rieducazione.Certo, va considerato che in questo partico-lare momento storico, tra sovraffollamentodegli istituti e carenza di personale, il carce-re difficilmente soddisfa le finalità di riedu-cazione. Invece questi ragazzi hanno reagitoall’indolenza e, incoraggiati dalle figure diriferimento dell’istituto, in primo luogol’educatore, si sono incamminati verso que-st’avventura. Così sono arrivati ad avere unprimo prototipo del “giornalino”, frutto deicontributi non solo loro ma anche di educa-tori, agenti di Polizia Penitenziaria, inse-gnanti e altri operatori.Poi da quel prototipo iniziale di sei fogli,circolato solo all’interno, è nata una rivi-sta, “Beccati a scrivere”, in cui si snodanoracconti di vita, cronache di eventi promos-si nell’istituto, contributi di specialisti tra

Beccati a scrivere

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Papa Francesco lo ha detto chiaramente,rivolgendosi ai cappellani delle carceri

italiane: «Nessuna cella è così isolata daescludere il Signore, nessuna. Lui è lì, pian-ge con loro, lavora con loro, spera con loro;il suo amore paterno e materno arriva dapper-tutto». Parole, quelle del Pontefice, che se-guono di appena pochi giorni il messaggiodel Presidente della Repubblica alle Cameredello scorso 8 ottobre. In quell’occasione

Giorgio Napolitano ha pun-tato il dito sulla situazioneinfernale delle carceri italianepiù volte sanzionate dalleistituzioni internazionali, so-prattutto per la condizione disovraffollamento cronico: al30 settembre scorso, infatti,

nei 205 penitenziari italiani erano presenti64.758 detenuti a fronte di una capienza rego-lamentare pari a 47.615 unità.Un’emergenza da affrontare prontamente,dunque: “Parlo della drammatica questionecarceraria – ha detto in quell’occasione il Ca-po dello Stato – e parto dal fatto di eccezio-nale rilievo costituito dal pronunciamentodella Corte europea dei diritti dell’uomo”.Quest’ultima, con la sentenza del gennaio2013 ha nei fatti accertato la violazionedell’art. 3 della Convenzione europea che,sotto la rubrica “proibizione della tortura”,pone il divieto di pene e di trattamenti disu-mani o degradanti per via della situazione disovraffollamento nelle carceri. In quella sedela Corte europea ha, infatti, messo in rilie-vo come “la violazione del diritto dei ricor-renti di beneficiare di condizioni detentiveadeguate non è la conseguenza di episodiisolati, ma trae origine da un problema si-stemico risultante da un malfunzionamentocronico proprio del sistema penitenziarioitaliano, che ha interessato e può interessareancora in futuro numerose persone”. Da quiil richiamo perentorio di Napolitano, che haricordato come “la stringente necessità dicambiare profondamente la condizione dellecarceri in Italia costituisce non solo un im-

perativo giuridico e politico, bensì in paritempo un imperativo morale”. Molte l eproposte avanzate dal Presidente, tracui l’introduzione di pene limitative della li-bertà personale ma non carcerarie, la riduzio-ne della custodia cautelare in carcere,l’aumento della capienza delle carceri. Maanche misure straordinarie come l’indultopari a tre anni di reclusione limitato a deter-minati reati e l’amnistia con l’eccezione deireati di rilevanti gravità e allarme sociale.

Indulto e amnistia: i l punto di vista del la società civi leLe parole del Presidente non hanno lasciatoindifferente la società civile, che preferisceperò puntare sul potenziamento delle misu-re alternative. “Indulto e amnistia devonoessere letti, insieme ad un percorso di rifor-me, come un atto di emergenza umanitaria”ha affermato Patrizio Gonnella, presidentedi Antigone, associazione composta da ma-gistrati, operatori penitenziari, studiosi,parlamentari, insegnanti e cittadini che a di-verso titolo si interessano di giustizia pena-le. “Sicuramente in questo momento c’è bi-sogno di cambiare in modo radicale la leggesulle droghe e di intervenire sul tema immi-grazione – ha aggiunto. – E poi c’è la rifor-ma madre: cambiare il codice penale, un co-dice penale fascista del 1930, con pene ele-vatissime”. A rincarare la dose Luisa Prodi,presidente del Seac, il Coordinamento deglienti e delle associazioni di volontariato pe-nitenziario: “Vorremmo che la giustizia fa-cesse il suo normale corso senza provvedi-menti eccezional i come l’amnist ia el’indulto – ha chiarito –. Ma vista la situa-zione insostenibile in cui versano i detenutisiamo favorevoli, obtorto collo, a questasoluzione, anche se pensiamo che da sole ledue misure non servano a molto”.

Morire di carcereNel frattempo nelle carceri italiane si conti-nua a morire. Lo ricorda ancora una volta ildossier “Morire di carcere” dell’Osservatorio

“RISTRETTI”...ma non caffè

Il Papa, il Presidente della Repubblica el’inferno delle personeristrette nelle carceriitaliane.

di Antonella Patete

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D’altra parte le carenze della salvaguardiadella salute in carcere sono state messe inevidenza anche dal Comitato nazionale perla bioetica che, sempre nel mese di ottobre,ha messo in luce alcuni dei problemi irri-solti. Tra questi, i differenti livelli di pre-stazioni sanitarie tra le diverse regioni, lecarenze nel rapporto con il medico di base,l’inadeguata informazione al paziente e aiparenti, il mancato riconoscimento dellostato di incompatibilità con il carcere disoggetti con gravi malattie e invalidità, i ri-tardi nelle urgenze con esiti a volte fatali.Nello specifico i problemi di salute riguar-dano il 13 per cento della popolazione car-ceraria, contro il 7 per cento della popola-zione generale. In particolare, disturbi men-tali, nevrotici e di adattamento sono diecivolte più presenti tra i detenuti. E la promi-scuità aggrava la possibilità di trasmissionedi malattie infettive. Mentre, sedentarietà ecattiva alimentazione aumentano il rischiodi patologie cardiovascolari e diabete. In-somma, il carcere non giova alla salute.Anzi la pone seriamente a rischio.

S cuola e carcereMolte le esperienze di incontro scuola-car-cere effettuate nel corso degli ultimi anni.Progetti che hanno visto protagoniste nu-merose realtà a partire, ancora una volta, da“Ristretti Orizzonti”. Si intitola “Il carcereentra a scuola. La scuola entra in carcere”,l’iniziativa portata avanti per diversi annidalla redazione del carcere Due Palazzi conil contributo del Centro di servizio per ilvolontariato e della Provincia di Padova.Un progetto rivolto alle scuole medie infe-riori e superiori della città veneta che preve-de, tra le altre cose, incontri tra detenuti estudenti: momenti di confronto, dunque, incui i ragazzi possono chiedere tutto quelloche vorrebbero sapere e non sanno della vitain carcere. Tante le questioni poste: si vadallo svolgimento della vita quotidiana alruolo degli psicologi negli istituti peniten-ziari, dal rapporto con la propria famiglia aquello con i compagni di cella. Ma ci sonoanche domande più intime, sul senso dellacolpa, del pentimento o sulle sensazioniprovate al momento dell’arresto e del reato.Tutte questioni difficili a cui i detenuti han-no risposto con coraggio nel corso degli an-ni, superando per qualche ora quel fossatoprofondo che separa il dentro dal fuori. Esperienze, queste, che suggeriscono atten-zione e iniziative anche alle realtà associati-ve-assistenziali-scolastiche nelle quali sisvolge il nostro lavoro.

permanente sulle morti in carcere di “Ri-stretti orizzonti”, il servizio di informazionedel Centro di documentazione Due Palazziattivo all’interno della casa di reclusione diPadova. Tra il principio del 2000 e il 15 no-vembre 2013 i morti in carcere sono stati2.227. Ma quello che colpisce davvero èl’altissimo numero di suicidi: ben 797 inmeno di 13 anni. “Nelle carceri italianemuoiono in media 150 persone l’anno –scrivono i curatori del dossier – delle qualioltre un terzo per suicidio. Le uniche notizieufficiali al riguardo sono quelle diffusedall’Ufficio Statistico del Dap (Dipartimentodell’Amministrazione penitenziaria, ndr),con il bollettino degli eventi critici, dove so-no riportati: sesso, nazionalità e posizionegiuridica dei detenuti morti. Il nostro dossierintende restituire alle vittime di questi eventicritici un nome e una storia, che spesso rac-conta di scarsa considerazione per la salute ela vita stessa delle persone detenute”. Tante,dunque, le storie tristemente esemplari, co-me quella di Egidio Corso, morto in cellaall’età di 81 anni nella Casa circondariale diFerrara. Era in sciopero della fame da 10giorni per protesta contro la mancata conces-sione di una misura alternativa. O quella diAntonino Vadalà, 61 anni, un tumore al cer-vello. I suoi familiari hanno presentato unesposto alla magistratura sostenendo che glisono state negate le cure necessarie. O anco-ra il caso di Sliman Bombaker, 78 anni, cit-tadino libico di origini irachene: è morto aseguito di un malore nel carcere milanese diSan Vittore. Malato di diabete, aveva giàavuto un infarto e una grave insufficienza re-nale, che lo aveva quasi paralizzato. Dovevascontare solo sei mesi di pena residua”.

Questioni di salute“All’interno del carcere anche piccoli di-sguidi sanitari possono davvero complicarela vita di una persona – spiega Lillo DeMauro, presidente della Consulta peniten-ziaria di Roma Capitale e fondatore del Fo-rum nazionale per il diritto alla salute dellepersone private della libertà personale–.Non ci sono alternative: si è nelle manidelle Asl e se per qualche motivo non vienedato un farmaco o fatta una tac per temposuccedono casi come quelli che conoscia-mo, di diagnosi tardive e cure mancate”.Lapidario il giudizio di chi vive dentro. Co-me Angelo, detenuto della redazione di “Ri-stretti orizzonti”, la cui voce è stata raccol-ta dall’Agenzia stampa “Redattore sociale”:“In carcere si entra sani e quando si è dentrola salute si aggrava”.

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Ha trascorso trent’anni in carcere Carlo Maz-zerbo: come responsabile della Casa di re-

clusione di Gorgona dal 1989 al 2004 e in mis-sione dal 2008 al 2010, come direttore del car-cere di Porto Azzurro e dal 2011 dirigendo la Ca-sa circondariale di Massa Marittima. Da questastraordinaria esperienza umana e professionalenasce “Ne vale la pena. Gorgona, una storia didetenzione, lavoro e riscatto”: un volume ap-pena pubblicato dalle edizioni Nutrimenti escritto a quattro mani con il giornalista Grego-ri o Cat al an o , ch e racco n t a l ’es p eri en zaall’interno del carcere situato nella più piccoladelle isole dell’Arcipelago toscano, dove im-piegati dell’Amministrazione penitenziaria edetenuti sperimentano una singolare sfida:quel l a p er l ’i n t eg razi o n e at t rav ers ol’inserimento lavorativo e la creazione di rela-zioni sociali in un contesto carcerario italianoche vede lavorare appena il 13% dei detenuti,contro un restante 87% che trascorre fino aventi ore in cella nell’assoluta inattività.«Nell’isola ci sono cinque residenti, duecentodetenuti, un centinaio di poliziotti, un delega-to all’anagrafe, trenta mucche, sessanta peco-re, quaranta capre, duecento polli ruspanti –racconta Mazzerbo ripercorrendo i primi mo-menti di questa insolita avventura –. Sistemo ibagagli nel mio primo alloggio, una casettacon una terrazza affacciata sul mare e un pano-rama mozzafiato: l’appartamento è alla buona,essenziale, ma le due stanze da letto, la cucinae i l soggiorno, a me sembrano un castelloquando mi affaccio per godermi lo spettaco-lo». In questo scenario il nuovo Direttore pro-verà a dare corpo e gambe all’articolo 27 dellanostra Costituzione. Che recita: «Le pene nonpossono consistere in trattamenti contrari alsenso di umanità e devono tendere alla rieduca-zione del condannato». Ispirato dal dettato co-stituzionale, Mazzerbo cerca dunque di rompe-re l’isolamento che aveva caratterizzato la purefficiente gestione dell’isola-carcere, in vistadi una realtà accogliente e aperta al mondoesterno: «I detenuti si occuperanno anche diturismo, accoglienza, ristorazione, creerannouna comunità più produttiva, proiettata fuori,in continua mutazione», scrive il Direttore,precisando qualche riga dopo: «Il mio prede-cessore ha fatto tanto, ma bisogna aprire nuo-vi orizzonti, e il lavoro deve essere accompa-gnato da esperienze anche e soprattutto cultu-rali. Penso allo studio, alla biblioteca, allosvago, all’esigenza di far sentire tutti, poli-

ziotti e detenuti, protagonisti di un progettocollettivo e solidale».Da qui la sfida più difficile: trasformare l’isolain una scuola pratica di formazione e reinseri-mento permanente, in grado di offrire ai suoiospiti una vasta gamma di conoscenze e dicompetenze spendibili una volta tornati in li-bertà. Un sistema basato sulla meritocrazia,dove la pesca, l’acquacultura, l’agricoltura,l ’al levamento favoriscono nuove at t iv i tàeconomiche e nuovi legami con la comunità.«Il bilancio dell’esperienza diventa eccellen-te; in tempi brevi – si legge nel volume –passiamo da un gruppo di detenuti al lavorosoprattutto sulla terra a un’attività frenetica,costante e remunerativa con iniziative chet o ccan o p erfi n o l ’acquacul t ura, co nl’esportazione di pesce sui mercati toscani».Ma il modello Gorgona prevede anche attivitàdi tutt’altro tipo: come il Tg Galeotto, un te-legiornale che tocca tutte le problematiche le-gate alla vita sull’isola, dal lavoro, al tempolibero fino alle difficoltà organizzative, dan-do la parola ai diretti protagonisti, detenuti eno, senza filtri né censure. O come il gruppomusicale “Oscar e i dentro”, composto da re-clusi, poliziotti e un cappellano. Anche un’esperienza come quella del carcere diGorgona è però soggetta ai colpi della sorte.In pochi mesi si verificano due omicidi «mol-to difficili da decifrare, ma soprattutto una sof-ferenza per me e per tutta l’isola» è il com-mento del Direttore, che viene sospeso insie-me al comandante delle guardie e, successiva-mente, inviato nel carcere di Porto Azzurro,dove resta per sei mesi. «Oggi Gorgona è se-guita a distanza dal Direttore di un altro carce-re, il penitenziario fatica a sopravvivere, no-nostante i piani di ripresa e ampliamento.Leggo non senza perplessità della volontà diraddoppiare il lavoro nell’isola e di un proget-to di produzione vinicola affidato a una notacantina» è l’amaro bilancio di Mazzerbo. Mala fine dell’esperienza non significa la finedella sua idea di carcere. Queste, infatti, le sueconclusioni: «Anche con le scarse risorse at-tuali sarebbe possibile cambiare radicalmenteapproccio alla funzione della detenzione e allacondizione di vita nelle carceri, sia per glieducatori sia per chi vi sconta la condanna.Una rivoluzione a costo zero, prevista dallalegge e ancora prima dalla Costituzione. Io di-co che ne vale la pena».

A. P.

Utopia di un carcere diverso

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turazione dei loro bilanci e quindi cercandodi difendere i l difendibile, rinunciando aqualche maestranza, o a rafforzare il proprioorganico. L’onda lunga di questa situazione(la cosiddetta “seconda fase” della crisi) fi-nisce per impattare soprattutto sui bilancifami l i ari , vero e p rop rio cuscinet to diun’economia recessiva. Alla pressione fi-scale che morde la polpa dell’economia do-mestica si aggiungono: la moderazione sa-lariale (diminuzione del potere di acquisto,in ragione sia del calo dei salari medi di cir-ca 1.500 euro pro-capite rispetto al 2002sia del rincaro del 3% dei prezzi nel 2012),la ridotta capacità di risparmio (mediamentese ne mette in cassaforte meno del 9%) e unadomanda di lavoro calante, scoraggiata. Lalente per leggere la crisi delle famiglie è illavoro, quello che non c’è (3 milioni di di-soccupati, 4 giovani su 10 tra i 15-24 an-ni), con sperequazioni geografiche, di gene-re e anagrafiche che si acutizzano fino allacondizione di massimo svantaggio, quelladella giovane donna del Sud: meno di 1 su 5tra i 25 e i 34 anni ha un lavoro. Chi lavora,soprattutto se giovane, impatta in formecontrattuali a termine, a progetto, in condi-zione di sottoutilizzo e precarietà continua-ta. E’ comprovato che l’emancipazione dal-la famiglia di origine è oggi il passaggioevolutivo che comporta le più grandi diffi-coltà per un figlio maggiorenne ed è tale daritardare tutti gli eventi successivi come ilmatrimonio e la nascita del primo figlio.Il fatto di essere “tartassata”, con una pres-sione fiscale che ha ormai raggiunto il 45%del reddito, riduce la capacità della famigliadi ammortizzare i fenomeni sociali indottio aggravati da una lunga crisi economico-produttiva. Il potere di acquisto delle fami-glie si è ridotto del 14% dal 2008 ad oggi,con una perdita di circa 4 mila euro a fami-glia. Una catastrofe per i bilanci familiarima anche per l’economia del Paese che vedecosì contrarsi i consumi e con essi la ripre-sa economica. Ciò alimenta il circolo vi-zioso tra recessione, disoccupazione, bas-so potere d’acquis to e ridot to consumo.Una recente ricerca su “Vulnerabilità e be-

E’noto come nonostante la proverbialeidealizzazione della famiglia il no-

stro Paese non riesca ad esprimere una orga-nica politica di sostegno delle funzioni fa-miliari in considerazione del fatto che essarappresenta un soggetto intermedio di im-portanza cruciale tra il singolo e la comu-nità. In Italia la spesa per le famiglie è par-te irrisoria del PIL e tale risultato colloca ilnostro Paese agli ultimi posti della gradua-toria europea. Solo in parte riescono a leni-re questo vuoto di intervento gli Enti localie le Regioni, che pur dispongono quasi tut-te di una legge di promozione delle politi-che fami l iari . Pre v al e l ’ i de a c h e l as pes a s o ci al e s i a un ag g rav i o per i lde b i t o p ub b l i c o p i ut t o s t o c h e unfat to re di s v i l uppo de l l a s o c i e tà equi ndi anche v o l ano eco no mi co , per-ché è evidente che un numero maggiore diasili nido favorirebbe l’occupazione fem-minile così come prevenire le forme con-clamate della non autosufficienza permette-rebbe di ridurre nel lungo periodo la relativaspesa assistenziale.

Ri g o re-s v i l uppo -equi tàD‘altra parte, e paradossalmente, in Italia èsempre più importante il “welfare familia-re” soprattutto per i giovani, i non autosuf-ficienti e i malati cronici - pur nella diffici-le conciliazione tra lavoro e assistenza deipropri membri - compensativo delle caren-ze dell’intervento pubblico. Inoltre la fami-glia è anche il principale finanziatore deldebito pubblico, il terminale di tutte le po-litiche di sacrifici oggi richiesti alla popo-lazione. Si può ben parlare di una “sussidia-rietà alla rovescia” in coerenza con la pre-valenza di politiche di “rigore“, rispetto aquelle di “sviluppo“ e di “equità“, per usarecon le parole chiave di chi guida oggi ilPaese. Dall’esordio del 2008 ad oggi la crisi passasui bilanci familiari che portano acqua almulino dello Stato in fase di affannoso ag-giustamento del suo bilancio cronicamenteindebitato. Le imprese soffrono anch’esselimitando i danni, ricorrendo ad una ristrut-

(S)bilancio familiarein epoca di crisi

di Renato Frisanco

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nessere delle famiglie italiane”1 su oltre 3mila capifamiglia rivela che il 50% dei nu-clei primari arrivano a fine mese con qual-che difficoltà e riescono appena a “far qua-drare il bilancio”, il 15% rivela condizionidi maggiori difficoltà, tanto da intaccare irisparmi, e i l 6,1% deve chiedere aiuto eprestiti. Inoltre la ricerca, adottando un in-dice di vulnerabilità in scala da 0 a 10, di-mostra come solo 6 famiglie su 100 vivo-no in condizioni di sostanziale benessere.Fra le nuove determinanti della vulnerabi-lità finanziaria un peso non irrilevante haoggi la condizione di chi è “separato” o“divorziato”. Un’altra indagine2 realizzataall’inizio di quest’anno attesta che il nume-ro degli intervistati che prevede un aggra-vamento del risparmio rispetto al l’annoprecedente è del 55,6%.

Pro teg g ere i l futuro dei fi g l iInoltre per chi riesce a risparmiare è cam-biata decisamente la motivazione, perché seun tempo la destinazione privilegiata del ri-sparmio era l’acquisto di una prima o secon-da casa adesso la prima ragione è tutelare ifigli, proteggere il loro futuro economico,quasi a compensare il fatto che sono pro-prio le generazioni più giovani ad accusaregli effetti più gravi della crisi.In attesa dei tanto invocati rimedi, dagli in-vestimenti per lo sviluppo tecnologico e laricerca, alla detassazione per famiglie a red-dito fisso e pensionati , alla “Tobin tax“sulle transazioni finanziarie e quant’altro,si chiede alla famiglia l’ennesimo miracoloper uscire dal buio di un tunnel sempre piùlungo. Essa reagisce come può, rafforzandoi meccanismi di solidarietà familiare e connon pochi cambiamenti nei comportamentidi consumo e negli stili di vita, più sobri es el et t i v i , dag l i al i men t i fat t i i n cas a,all’orto urbano, alla scelta di prodotti localia chilometro zero, al ricorso ai Gruppi di ac-quisto solidale. Questi ultimi rappresentanola novità più importante anche da un puntodi vista della crescita numerica giustificatasia da un maggior impoverimento dei nuclei- l’acquisto di gruppo può permettere un ri-

sparmio anche del 30% sui prodotti di altaqualità - che, soprattutto, dalla ricerca di unconsumo sostenibile non solo economica-mente ma anche dal punto di vista sociale eambientale.

Co mpo rtamenti i ns o s teni bi l iQuesta innovazione nel comportamento diconsumo fa capire che dalla crisi se ne escecon un nuovo modello di sviluppo non piùbasato sulle risorse infinite, dopo la finan-za sfrenata, il debito pubblico, lo spreco vi-stoso e doloso. Il modello della attuale cre-scita industriale e del settore finanziarionon è più sostenibile. Occorre favorire pro-cessi che generino crescita di benessere col-lettivo più che di solo PIL, di posti di lavo-ro più che di ricchezza mal distribuita, aven-do risorse più limitate, ma utilizzandole me-glio, “facendo di più con meno”. Dalla crisisi uscirà attraverso una capacità innovativadi produrre beni economici compatibili conuna nuova sociali tà, riscrivendo modi distare insieme, di produrre, di conciliare svi-luppo ed equità, sviluppo e qualità della vi-ta, sviluppo e difesa dell’ambiente. Affron-tando in modo strutturale le cause della po-vertà evitando così anche fenomeni di reite-razione per via ereditaria. Un nuovo model-l o di s v i l up p o e di s o ci et à ri ch i edeun’alleanza tra tutte le istituzioni e le forzedel l a s o ci et à, a p art i re dal co n t es t odell’Europa Unita. Occorre quindi rinegozia-re nuove alleanze sapendo che risorse deci-sive in questo senso sono la famiglia e leforze attive della società civile, il volonta-riato in primis, entrambi soggetti indispen-sabili per ricostruire un bene oggi fonda-mentale per superare la crisi: la fiducia.

1 Indagine promossa nel 2009 da ANIA-Forum dei

Consumatori e condotta dall’Università degli Studi

di Milano a cura di Luisa Anderloni e di Daniela

Vandone.2 “Indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie de-

gli italiani. 2013” è un progetto del Centro Einaudi

e di Intesa Sanpaolo, basata su un sondaggio Doxa

effettuato tra gennaio e febbraio intervistando 1.044

capifamiglia, correntisti bancari e/o postali.

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STATO

MISURE URGENTI IN MATERIA DI ISTRUZIONE, UNIVERSITA’ E RICERCA

Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 214 del 12 settembre 2013

Con Decreto Legge 12 settembre 2013, n. 104 sono state emanate mi-

sure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca, esaminato det-

tagliatamente in questo numero della rivista. Ad integrazione si segnala

la disposizione che prevede l’avvio, in via sperimentale, di un Pro-

gramma di didattica integrativa per la lotta alla dispersione scolastica.

E’ previsto il prolungamento dell’orario scolastico per gruppi di alunni

a rischio, in particolare della scuola primaria, ed è finalizzato a percorsi

specifici che prevedano metodi innovativi. Le scuole potranno avvaler-

si della collaborazione di associazioni e fondazioni senza scopi di lu-

cro. Con decreto ministeriale saranno indicati i criteri di selezione delle

scuole e la modalità di assegnazione delle risorse.

ONLUS: CAMBIA L’IMPOSTA DI REGISTRO

Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.67 del 23 marzo 2011

A partire del 2014 vengono meno le agevolazioni sull’imposta di registro

riservate all’acquisto di immobili da parte di Onlus, organizzazioni di vo-

lontariato e cooperative sociali.

Lo prevede il Decreto Legislativo 14 marzo 2011 n. 23 che

all’articolo 10 stabilisce, infatti, che sugli acquisti di immobili effettuati

da Onlus e organizzazioni di volontariato va versata l’imposta di regi-

stro nella misura ordinaria pari al 9%. Questa aliquota ordinaria del 9%

andrà applicata sull’importo della compravendita, senza poter usufruire

della tassazione sul “prezzo-valore”, ossia rendita catastale rivalutata,

riservata alle persone fisiche.

Fino al 2013 l’imposta di registro richiesta era in misura fissa pari a

168 euro, a condizione che la Onlus dichiarasse nell’atto di acquisto di

voler utilizzare direttamente entro due anni il bene immobile per la pro-

pria attività.

L’aggravio colpisce solo gli acquisti a titolo oneroso, lasciando immu-

tata l’esenzione in caso di donazione di immobili ad Onlus (Decreto

Legge n. 346/90, articolo 55).

Sempre a partire dal 2014 aumenta anche l’imposta di registro richiesta

per la registrazione di atti all’agenzia delle entrate (es. atto costitutivo e

statuto e successive variazioni) che passa da 168,00 euro a 200,00 euro:

lo stabilisce il Decreto Legge n. 104/2013, all’articolo 26 (il decreto ri-

guardante le “Misure urgenti in materia di istruzione, università e ri-

cerca” sopra citato).

REGOLAMENTO DELL’ISTITUTONAZIONALE PER LA PROMOZIONE DELLASALUTE DELLE POPOLAZIONI MIGRANTI

Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 119 del 25 maggio 2013

Con Decreto del Ministero della salute n. 56 del 22 febbraio 2013, è

stato approvato il Regolamento recante disposizioni sul funzionamento

e l’organizzazione dell’Istituto nazionale per la promozione della salute

delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della po-

vertà.

Il provvedimento stabilisce l’organizzazione e le modalità di funziona-

mento dell’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popo-

lazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (INMP),

promuovendo l’attività di assistenza, ricerca e formazione; si tratta di

un centro di riferimento della rete nazionale per le problematiche di as-

sistenza in campo socio-sanitario legate alle popolazioni migranti e alla

povertà e di un centro per la mediazione transculturale in campo sanita-

rio, promuovendo un intervento transdisciplinare, integrando tra di loro

le figure professionali sanitarie e socio-assistenziali con quelle della

mediazione transculturale e dell’antropologia medica. Queste gli obiet-

tivi previsti del centro:

• promuovere iniziative volte al contrasto delle malattie derivanti dal

disagio sociale e della povertà, comprese attività di prevenzione e di

cura di tipo interdisciplinare, avvalendosi anche di personale qualifi-

cato proveniente da altri Stati europei ed extraeuropei;

• garantire uno stretto rapporto tra l’assistenza e la ricerca clinica;

• provvedere alla raccolta di dati epidemiologici e statistici, alla loro

elaborazione e diffusione;

• adottare, promuovere e realizzare idonee iniziative di prevenzione

primaria e secondaria;

• condurre, anche in collaborazione con i Ministeri e le altre ammini-

strazioni pubbliche, progetti di prevenzione, di formazione sanitaria

e di sviluppo di capacità gestionali nei Paesi in via di sviluppo;

• promuovere la partecipazione dei soggetti pubblici e privati delle re-

gioni allo svolgimento delle predette attività.

Si precisa inoltre che l’Istituto promuoverà il coinvolgimento degli at-

tori territoriali che operano per la promozione della salute delle popola-

zioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà.

CASSAZIONE: MINORE ADOTTABILE SE LA FAMIGLIA NON GARANTISCEADEGUATO SVILUPPO PSICO-FISICO

Sentenza Cassazione civile, sez. I, n. 17096 del 10 luglio 2013

La Corte di Cassazione, sezione I, con la sentenza del 10 luglio del

2013, n. 17096, ha respinto il ricorso di una coppia di genitori con cui è

stata dichiarata l’adottabilità del loro figlio, confermando la sentenza

dei giudici di primo e secondo grado.

La Corte ha verificato sia la difficile situazione economica che

l’incapacità genitoriale, oltre alla mancanza di nuclei di parenti idonei a

sostenere la coppia o a sostituirla temporaneamente.

Per quanto riguarda l’affidamento familiare ai parenti, in particolare,

non sono state ritenute significative le loro visite sporadiche, che non

denotano interesse ed assistenza verso il minore.

E’ stata riscontrata anche una situazione di indigenza familiare, nono-

stante gli aiuti economici e il sostegno dei servizi sociali, motivo per

cui al minore, affetto anche da un lieve deficit cognitivo, è mancato sta-

bilmente accudimento, affetto e sostegno psicologico.

I giudici hanno pertanto ritenuto corretto dichiarare lo stato di adottabi-

lità del minore, ai sensi dell’art. 8 della L. 184/1983, a causa di uno sta-

to di abbandono di fatto, che fa scaturire la necessità di tale intervento,

sacrificando anche l’esigenza di salvaguardare il percorso di crescita in

Norme giuridiche e Giurisprudenzan.156

* a cura di Alessio Affanni e Sergio Zanarella

*consulenza per enti non profit - www.studiononprofit. it - www.facebook .com/studiononprofit.snp

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della Legge regionale 12 del 24 maggio 2006 “Promozione del Sistema

integrato di servizi sociali e sociosanitari“.

Il Piano sociale integrato è articolato in due parti:

• azioni di sistema comprendenti in particolare gli assetti politico-isti-

tuzionali e gli assetti tecnico-organizzativi, il finanziamento dei ser-

vizi nonché le modalità operative e le azioni trasversali di supporto

al funzionamento della rete integrata dei servizi per il conseguimento

degli obiettivi di piano;

• azioni tematiche sviluppate secondo una logica di trasversalità delle

diverse risposte ai bisogni e pertanto articolate nelle seguenti aree:

• prevenzione e sviluppo di comunità

• contrasto alla povertà e inclusione sociale

• tutela dei minori delle vittime, delle persone con fragilità sociale

• politiche per la non autosufficienza.

Il nuovo Psir è corredato di tre allegati parte integrante e sostanziale

dello stesso:

• allegato 1 - Assetti istituzionali e territoriali – tabelle e mappe

• allegato 2 - Elenco referenti azioni di piano

• allegato 3 - Cronoprogramma generale

Per quanto riguarda l’apporto degli enti del terzo settore nella realizza-

zione del Piano, sono previsti entro il 2013 incontri di animazione terri-

toriale ed entro il 2014, l’elaborazione di schema-tipo di patti di sussi-

diarietà, concessioni, accreditamento e convenzioni nonché la forma-

zione congiunta tra responsabili ed operatori del settore pubblico e pri-

vato non profit.

Entro il 2014 prevista anche una nuova normativa su Aziende Pubbli-

che di Servizi alla Persona e Fondazioni di Diritto Privato (ex IPAB).

Fra le azioni del Piano ci sono i sistemi di sorveglianza della salute dei

bambini, degli adolescenti e degli anziani, i servizi di prossimità come

il progetto di comunità per anziani, la prevenzione dell’esclusione e

della solitudine (comunità accoglienti), l’accessibilità e l’abbattimento

delle barriere, il Sistema educativo Integrato per la prima infanzia, gli

interventi di sostegno alla maternità ed alla natalità, il sostegno al red-

dito attraverso l’attivazione sociale e l’accompagnamento al reinseri-

mento, l’inserimento lavorativo, il pronto intervento sociale, le politi-

che abitative sociali (social housing e abitazioni protette) e la tutela del

patrimonio immobiliare ai fini assistenziali, la tutela dei minori, delle

vittime, delle persone con fragilità sociale e le politiche per la non au-

tosufficienza.

LOMBARDIA

INTERVENTI A SOSTEGNO DELLE FAMIGLIE CON LA PRESENZA

DI PERSONE CON DISABILITA’

Bollettino Ufficiale Regione Lombardia n. 29 del 19 luglio 2013

Con Deliberazione della Giunta Regionale n. 10/392del 12 luglio

2013 si è proceduto all’attivazione di interventi a sostegno delle fami-

glie con la presenza di persone con disabilità, con particolare riguardo

ai disturbi pervasivi dello sviluppo e dello spettro autistico.

Si dispone che le Aziende Sanitarie Locali attribuiscano le funzioni

specifiche di case management, all’interno del loro modello organizza-

tivo e nell’ambito delle loro strutture, a favore delle famiglie e dei loro

componenti affetti da disturbi pervasivi dello sviluppo, con particolare

riferimento ai disturbi dello spettro autistico. Tale modalità organizzati-

va deve essere in grado di potenziare la capacità del sistema di mettere

seno alla famiglia biologica, onde evitare al minore un più grave pre-

giudizio.

La pronuncia appena esaminata richiama un’altra sentenza dallo stesso

esito, sempre della Cassazione civile, sezione I (sentenza n. 18132 del

26 luglio 2013).

Anche in questo caso è stata accertata una situazione di abbandono,

cioè di mancanza di assistenza materiale e morale, che ha determinato

lo stato di adottabilità del minore, per affidarlo ad un’altra famiglia ed

evitare il rischio di conseguenze gravi ed irreversibili sul suo sviluppo

psicofisico (legge n. 184/1983, art. 1).

In questo secondo caso si trattava del caso di una madre risultata “inca-

pace di interpretare i bisogni delle figlie” e di soddisfare le necessità

anche più semplici di accudimento. La donna aveva dimostrato di avere

una personalità immatura, anche nei confronti del marito violento e di-

sinteressato verso le figlie (la donna era anche stata per un periodo in

una comunità di accoglienza, lasciando sole le figlie).

Secondo i giudici, l’atteggiamento materno ha contribuito ai gravissimi

problemi di ritardo nello sviluppo delle bambine, tanto che erano già

stati disposti affidamenti temporanei ad un’altra coppia di coniugi pres-

so i quali le minori avevano dato segno di notevoli miglioramenti.

Anche in questo caso, dunque, la Corte ha ritenuto che il pregiudizio

subìto o rischiato dal minore prevale sul diritto ad essere allevato dalla

famiglia di origine.

Ciò che la Cassazione sottolinea è che lo stato di abbandono non si ve-

rifica solo in presenza di un rifiuto intenzionale di assolvere ai doveri

genitoriali, ma anche quando i genitori non siano in grado di garantire

al minore quel minimo di cure materiali, calore affettivo e aiuto psico-

logico indispensabile per lo sviluppo e la formazione della sua persona-

lità, a meno che la situazione non sia dovuta a forza maggiore di carat-

tere transitorio (così Cass. Civ. n. 5013/2013).

La Convenzione dei diritti dell’uomo, firmata e ratificata dall’Italia, di-

chiara che “ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita priva-

ta e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza.

Non può esservi ingerenza di una autorità pubblica nell’esercizio di ta-

le diritto a meno che tale ingerenza sia prevista dalla legge e costitui-

sca una misura che, in una società democratica, è necessaria alla sicu-

rezza nazionale, alla pubblica sicurezza, al benessere economico del

paese, alla difesa dell’ordine e alla prevenzione dei reati, alla prote-

zione della salute o della morale, o alla protezione dei diritti e delle li-

bertà altrui”.

Anche nella normativa sovranazionale, a partire dalla Convenzione

ONU sui diritti del fanciullo firmata a New York il 20 settembre 1989,

si prevede che il diritto del minore di intrattenere e conservare relazioni

personali e contatti diretti con i due genitori non deve essere contrario o

pregiudizievole al suo interesse.

REGIONI

LIGURIA

PIANO SOCIALE INTEGRATO REGIONALE 2013-2015

Supplemento Ordinario al Bollettino Ufficiale Regione Liguria n.35 del 28 agosto 2013, parte II

Il Consiglio regionale - Assemblea legislativa della Liguria, con Deli-

berazione n. 18 del 6 agosto 2013, ha approvato il nuovo Piano socia-

le integrato regionale (Psir) 2013–2015, ai sensi degli articoli 25 e 26

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PUGLIA

LINEE GUIDA REGIONALI PER L’AUTISMO

Bollettino Ufficiale Regione Puglia n. 122 del 13 settembre 2013

Con Deliberazione della Giunta Regionale n. 1521 del 2 agosto

2013, sono state approvate le Linee Guida regionali per l’Autismo. La

Regione Puglia recepisce i contenuti e gli indirizzi dell’Accordo della

Conferenza Unificata del 22.11.2012 sulle “Linee di indirizzo per la

promozione ed il miglioramento della qualità e dell’appropriatezza de-

gli interventi assistenziali nel settore dei Disturbi pervasivi dello svi-

luppo (DPS), con particolare riferimento ai Disturbi dello spettro auti-

stico”, che indicano obiettivi e azioni per la costruzione in tutti i conte-

sti regionali di reti integrate di servizi, di competenze, di opportunità

per la diagnosi precoce, la presa in carico appropriata e la piena inclu-

sione sociale e la qualità della vita delle persone con DSA e dei rispetti-

vi nuclei familiari.

Le Linee guida regionali per l’Autismo (Allegato A della Deliberazio-

ne) intendono offrire indicazioni operative e vincolanti a tutti i decisori

pubblici che operano sul territorio regionale, alle strutture sanitarie e

sociali impegnate in Puglia per la diagnosi, la presa in carico e la cura

dei bambini, degli adolescenti e degli adulti con autismo, ed offrire alle

loro famiglie dei riferimenti puntuali sulle opportunità di accesso ai

servizi e sulle prospettive di sviluppo di una rete di servizi diffusa su

tutto il territorio regionale, per affrontare efficacemente le problemati-

che dell’assistenza alle persone con disturbi dello spettro autistico

(DSA).

In particolare queste Linee Guida pongono l’accento sulla necessità di

accrescere l’impegno a lavorare sulla diagnosi precoce del disturbo e

sulla presa in carico della persona, attraverso la definizione di un pro-

getto terapeutico-abilitativo individualizzato, che tenga conto dei biso-

gni specifici degli utenti e delle famiglie nel corso di tutta la vita e met-

ta a valore solo i metodi scientificamente validati, come già individuati

dall’Istituto Superiore di Sanità, verso cui orientare le famiglie e gli

operatori del Servizio Sanitario Regionale.

Si provvede, quindi, a delineare, in osservanza alle succitate disposizio-

ni, il modello organizzativo della rete di Servizi per i DSA, nel rispetto

dei Livelli Essenziali di Assistenza che devono essere assicurati dal

Servizio Sanitario Regionale. All’interno di queste Linee Guida si dà

particolare risalto al ruolo della rete territoriale per la diagnosi dei

DSA, che cominciano a manifestarsi nel corso dei primi due anni di vi-

ta e numerosi studi evidenziano l’importanza di porre in atto tutte le

azioni utili all’individuazione dei bambini a rischio di autismo in que-

sto precocissimo periodo della vita. Gli adulti autistici di oggi, invece,

non avendo usufruito, in età evolutiva, di interventi mirati, presentano

un quadro clinico complesso e multiproblematico, che necessita di in-

terventi prevalentemente di tipo sociosanitario e farmacologici specifi-

ci. A tal fine, in ogni Azienda Sanitaria Locale, in staff alla Direzione

del Dipartimento di Salute mentale, deve essere attivo un “Gruppo In-

terdisciplinare per i DSA”, per favorire l’attivazione di percorsi assi-

stenziali specificatamente organizzati per i soggetti adulti con DSA.

I Direttori generali della ASL nell’ambito della programmazione finan-

ziaria aziendale, assegnano annualmente all’équipe dedicata uno speci-

fico budget per la copertura degli oneri derivanti dagli inserimenti in

strutture riabilitative residenziali e semiresidenziali.

in atto un insieme coordinato di operazioni e processi volti ad aiutare le

persone nell’accesso ai servizi e ad assicurare che le prestazioni erogate

per soddisfare i bisogni delle persone disabili e delle loro famiglie sia-

no provviste in maniera adeguata, tempestiva e senza sovrapposizioni.

Il nucleo centrale dell’operatività è costituito dalle seguenti attività:

• informazione, orientamento e accompagnamento della famiglia e

della persona con disabilità;

• raccordo e coordinamento dei diversi attori del sistema dei servizi

(es. Comune/Ambito territoriale, ASL, Neuropsichiatria

dell’Infanzia e dell’Adolescenza, Dipartimento di Salute Mentale,

Scuola/Formazione Professionale, Enti Gestori, Associazioni, ecc.);

• consulenza alle famiglie ed agli operatori della rete dei servizi terri-

toriali, sociali e sociosanitari, per la disabilità;

• sostegno alle relazioni familiari;

• predisposizione del Progetto Individuale in cui vengono prefigurati

gli interventi da garantirsi attraverso la rete dei servizi alla persona

disabile ed alla sua famiglia;

• messa a disposizione di spazi/operatori per favorire l’incontro delle

famiglie, lo scambio di esperienze, il reciproco aiuto.

La modalità organizzativa posta in essere dalla ASL deve prevedere la

presenza di operatori (ad esempio assistente sociale, psicologo, educa-

tore professionale) con specifiche competenze ed esperienza

nell’ambito dell’intervento a favore delle persone affette da disturbi

pervasivi dello sviluppo, con particolare riferimento ai disturbi dello

spettro autistico.

La ASL, nello svolgere le attività di case management, può avvalersi

del contributo di realtà significative già operanti sul territorio, accredi-

tate con il sistema socio sanitario, afferenti per competenza alla Dire-

zione Generale Famiglia, Solidarietà sociale e Volontariato, che hanno

maturato una esperienza di rilievo nell’ambito dell’intervento alle per-

sone affette da disturbi pervasivi dello sviluppo, con particolare riferi-

mento ai disturbi dello spettro autistico oppure di altri soggetti, pubblici

o privati non accreditati, che abbiano già in corso attività in que-

st’ambito, anche di carattere sperimentale, e radicate sul territorio.

Nelle attività di coinvolgimento di soggetti, accreditati o non accredi-

tati, di cui al punto precedente, gli stessi devono presentare alle ASL

un progetto di intervento che definisca sede, operatori coinvolti, mo-

dalità organizzative, interventi e relativi costi, che sarà approvato dalle

ASL con modalità, coerenti con le disposizioni della Deliberazione di

Giunta Regionale n. 116/2013 e gli atti programmatori regionali, defi-

nite dalla Direzione generale Famiglia, Solidarietà sociale e Volontaria-

to. I progetti approvati avranno la durata di un anno a decorrere dalla

data della loro approvazione e i costi derivanti dall’attuazione del pre-

sente provvedimento sono stimati in euro 2.500.000,00 ai quali si farà

fronte con le risorse già assegnate alle ASL per la gestione socio sanita-

ria, assegnazione disposta con Delibera del 28 maggio 2013, n. 4439

“Assegnazioni definitive alle ASL per l’anno 2012 dei finanziamenti

per i servizi socio sanitari integrati“.

Si fa rinvio a successivi atti della Direzione Generale Famiglia, Solida-

rietà sociale e Volontariato per quanto attiene alla definizione dei tempi

di avvio di:

• attività di case management di competenza delle ASL;

• modalità e scadenze per la presentazione dei progetti da parte dei

soggetti interessati;

• modalità di monitoraggio e di rendicontazione delle attività.

TUTTI I VANTAGGI DI UNEBAEssere iscritti a Uneba da diritto ad una serie di servizi ad ampio spettro, come:• fruire di tutela e rappresentanza a livello nazionale, regionale, locale nei confronti di

legislatori, amministratori, sindacati;• avere consulenza generale gratuita su normative, applicazione del contratto di lavo-

ro, su questioni gestionali, etc.;• partecipare alla vita istituzionale ed organizzativa dell’Uneba;• partecipare alle iniziative di formazione: convegni, seminari, progetti finanziati da

For.Te e Fond.E.R.;• ricevere via email 2 newsletter informative a settimana;• accesso alla parte riservata del sito, con documenti di approfondimento e le risposte

degli esperti su casi concreti di applicazione del contratto nazionale Uneba;• promuovere propri eventi (ad esempio convegni) attraverso www.uneba.org;• ricevere la rivista bimestrale Nuova Proposta;• per il Veneto: ricevere Rassegna Legislativa e Rassegna Stampa della propria regio-

ne;• per Veneto e Liguria: accesso al servizio informativo regionale attraverso la pagina

regionale di Veneto e Liguria sul sito di Uneba.

QUOTE NAZIONALI 2014Le quote rimaste invariate anche per l ’anno 2014 sono val ide per: Valled’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Umbria, Mar-che, Lazio, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Sicilia, Sardegna:• Scuole materne, euro 50;• Istituti fino a 50 assistiti, euro 130;• Istituti da 50 a 100 assistiti, euro 165;• Istituti da 100 a 200 assistiti, euro 270;• Istituti con oltre 200 assistiti, euro 320;• Sostenitori, euro 600.Le quote possono essere versate con una di queste modalità:• sul conto corrente postale 18680009 intestato a Uneba – Via Gioberti 60 – 00185

Roma, utilizzando bollettini postali;• con bonifico postale:Iban IT 45 Z 07601 03200 000018680009;• sul conto corrente bancario: Iban IT40D0521603214000000081783. Il conto inte-

stato a Uneba è aperto presso il Credito Valtellinese – Agenzia 14 – Via Aosta, 60– 00182 Roma.

Si raccomanda, al momento del pagamento con bonifico, di specificare il numero dicodice identi ficativo assegnato ad ogni associato.

QUOTE REGIONALI 2014Per l’adesione nelle Regioni: Calabria, Campania, Liguria, Lombardia, Pie-monte, Toscana e Veneto le quote sono riportate nel sito www.uneba.org

Quote adesione unebaanno 2014

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Bollettino ufficiale dell’UNEBA - Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza SocialeDirettore Responsabile: MAURIZIO GIORDANORedazione ed Amministrazione: 00185 Roma - Via Gioberti, 60 - Tel. 065943091 - Fax 0659602303e - mail: [email protected] - sito internet: www.uneba.orgAutorizzazione del Tribunale di Roma N. 88 del 21/2/1991Progetto e realizzazione grafica: www.fabiodesimone.itStampa: Consorzio AGE Arti Grafiche Europa - Roma

Il giornale è inviato gratuitamente agli associati dell’UNEBAFinito di stampare nel dicembre 2013

Questa pagina vuole essere un “colpo d’ala”, cioè una proposta per un momento di riflessione.

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“ ”Se si perdono i ragazzi più difficili,

la scuola non è più scuola.

E’ un ospedale che cura i sani

e respinge i malati.

Don Lorenzo Milani