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SCIENZE E TECNOLOGIE APPLICATE SETTORE MARITTIMO Tratto da “Appunti di Bordo” del STV Giuseppe FIORINI MODULO : TRE UNITA’ : UNO CAVI , CATENE ED ANCORE I CAVI CAVO è l’unico nome veramente marinaro usato per designare tutte le corde, funi ecc. esistenti a bordo, indipendentemente dal materiale di cui sono costituiti. Tuttavia si dice cordame per indicare tutti i cavi che compongono l’attrezzatura di una nave. Per indicare cavi di dimensioni minori è spesso usato il termine di cima (nome dato anche all’estremità di ciascun cavo). A seconda della sostanza con cui sono fatti, i cavi si distinguono in: 1) cavi vegetali , che sono quei cavi ottenuti con la lavorazione delle fibre di particolari sostanze vegetali, quali la canapa, il lino, il cotone , la juta, il cocco ecc. 2) cavi sintetici , ottenuti mediante la lavorazione di fibre sintetiche (fibre poliammidiche o poliesteri ottenute chimicamente) quali il nylon, il terilene, il dracon ecc. 3) cavi metallici , costituiti da fili di acciaio. I requisiti essenziali che ogni cavo, indipendentemente dalla sostanza di cui è costituito, deve possedere sono i seguenti: a) resistenza uguale in tutta la lunghezza del cavo : tale caratteristica dipende dalla qualità del materiale usato e dalla bontà della confezione, b) buona flessibilità, al fine di essere maneggiato con praticità, c) superficie liscia e regolare per tutta la sua lunghezza, d) buona durata, dipendente dall’uso che se ne fa e dalla manutenzione cui il cavo è sottoposto. MANUTENZIONE DEI CAVI I Cavi vegetali sono soggetti a marcire a causa dell’umidità e , per ovviare a tale inconveniente, già in fabbrica i cavi vengono sottoposti ad un apposito trattamento con speciali sostanze che ne ostacolano la putrefazione. Tale operazione, o concia, non rende però il cavo vegetale impermeabile e per ottenere tale caratteristica spesso i cavi più soggetti a putrefazione, come ad esempio quelli di canapa, vengono trattati con soluzioni catramose. Per una buona conservazione dei cavi vegetali è indispensabile farli asciugare abbisciandoli all’aria libera e successivamente riporli in luoghi asciutti e ventilati. Per quanto concerne i cavi metallici occorre innanzi tutto evitare la corrosione e, sebbene questi vengano venduti dopo essere stati preventivamente zincati , occorre proteggerli con sostanze grasse e oleose. 4) cavi misti, di solito cavi con anime metalliche e guaine in sintetico o vegetale.

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SCIENZE E TECNOLOGIE APPLICATE SETTORE MARITTIMO

Tratto da “Appunti di Bordo” del STV Giuseppe FIORINI

MODULO : TRE UNITA’ : UNO

CAVI , CATENE ED ANCORE I CAVI CAVO è l’unico nome veramente marinaro usato per designare tutte le corde, funi ecc. esistenti a bordo, indipendentemente dal materiale di cui sono costituiti. Tuttavia si dice cordame per indicare tutti i cavi che compongono l’attrezzatura di una nave. Per indicare cavi di dimensioni minori è spesso usato il termine di cima (nome dato anche all’estremità di ciascun cavo). A seconda della sostanza con cui sono fatti, i cavi si distinguono in: 1) cavi vegetali , che sono quei cavi ottenuti con la lavorazione delle fibre di particolari sostanze vegetali, quali la canapa, il lino, il cotone , la juta, il cocco ecc. 2) cavi sintetici , ottenuti mediante la lavorazione di fibre sintetiche (fibre poliammidiche o poliesteri ottenute chimicamente) quali il nylon, il terilene, il dracon ecc. 3) cavi metallici , costituiti da fili di acciaio.

I requisiti essenziali che ogni cavo, indipendentemente dalla sostanza di cui è costituito, deve possedere sono i seguenti: a) resistenza uguale in tutta la lunghezza del cavo : tale caratteristica dipende dalla qualità del materiale usato e dalla bontà della confezione, b) buona flessibilità, al fine di essere maneggiato con praticità, c) superficie liscia e regolare per tutta la sua lunghezza, d) buona durata, dipendente dall’uso che se ne fa e dalla manutenzione cui il cavo è sottoposto. MANUTENZIONE DEI CAVI I Cavi vegetali sono soggetti a marcire a causa dell’umidità e , per ovviare a tale inconveniente, già in fabbrica i cavi vengono sottoposti ad un apposito trattamento con speciali sostanze che ne ostacolano la putrefazione. Tale operazione, o concia, non rende però il cavo vegetale impermeabile e per ottenere tale caratteristica spesso i cavi più soggetti a putrefazione, come ad esempio quelli di canapa, vengono trattati con soluzioni catramose. Per una buona conservazione dei cavi vegetali è indispensabile farli asciugare abbisciandoli all’aria libera e successivamente riporli in luoghi asciutti e ventilati. Per quanto concerne i cavi metallici occorre innanzi tutto evitare la corrosione e, sebbene questi vengano venduti dopo essere stati preventivamente zincati , occorre proteggerli con sostanze grasse e oleose.

4) cavi misti, di solito cavi con anime metalliche e guaine in sintetico o vegetale.

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Si avrà inoltre cura di non sottoporre i cavi a carichi superiori a quello di sicurezza, fissato per ciascun cavo dalla ditta costruttrice. Occorre controllare spesso lo stato di usura dei cavi, esaminandoli per tutta la loro lunghezza, facendo attenzione ai tagli od alle abrasioni di una certa consistenza, al logorio di agenti chimici, e , se trattasi di cavi vegetali, dalle muffe. E’ opportuno non limitarsi , in tale operazione, al controllo superficiale, ma srotolare leggermente il cavo controllandone le condizioni interne; se le fibre risultassero stinte, piuttosto logore e se si notasse odore di muffa, sarebbe il caso di scartare il cavo. Se il cavo risultasse logorato e deteriorato in un sol punto, lo si potrà tagliare e ricomporlo con apposito intreccio (impiombatura). I cavi di ormeggio, sia vegetali che sintetici, sono protetti dall’attrito avvolgendoli, nei punti in cui scorrono attraverso le bocche di rancio o le bitte, con della tela, (fasciatura) PARTI DEL CAVO Le parti che compongono un cavo vegetale sono le strisce, le filacce, i legnuoli e l’anima. La striscia è costituita da un insieme di fibre disposte parallelamente e con le estremità intercalate. La Filaccia è la stessa striscia, dopo aver subito l’operazione di torsione mediante la quale si rendono le fibre molto più elastiche. Il legnuolo è costituito da più filacce avvolte in senso contrario alla loro torsione; la dimensione del legnuolo dipende ovviamente dal numero di filacce che lo compongono. Tre o quattro legnuoli torti tra di loro , sempre in senso contrario alla loro torsione, generano un cavo piano rispettivamente a tre e a quattro legnuoli. Questa operazione di torsione e confezione di un cavo prende il nome di commettitura. L’anima e costituito da un sottile legnuolo, attorno al quale vengono torti i legnuoli che formano il cavo; la sua funzione è di riempire lo spazio centrale lasciato vuoto dai quattro legnuoli ( infatti l’anima è usata quasi esclusivamente per la commettitura dei cavi a quattro legnuoli) , in modo che il cavo non subisca delle deformazioni specialmente quando si trova sotto Tensione. I cavi cosi ottenuti sono cavi piani, mentre quelli ottenuti torcendo tra loro tre cavi piani prendono il nome di cavi torticci. In questi cavi il legnuolo è costituito dal cavo piano che però prende il nome di cordone. A seconda della torsione finale i cavi possono distinguersi in cavi con torsione destra e cavi con torsione sinistra.

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USO DEI CAVI Consideriamo le dimensioni e l’uso cui sono destinati, i cavi vegetali si distinguono in :

RESISTENZA DEI CAVI La Resistenza dei cavi dipende da vari fattori e, precisamente, essa dipenderà dallo stato

RC

=2

25 dove R è la resistenza alla rottura, C è la circonferenza e 25 è un numero fisso.

Per i Cavi metallici la formula approssimata per la determinazione del carico di rottura è la seguente: R xC= 350 2 dove C è espressa in cm, ed R in Kg.

Grippia : cavo piano che serve per indicare la posizione dell’ancora sul fondo. Grippiale boa di segnalazione della posizione dell’ancora. Manovre fisse: sono quei cavi vegetali ( ma oggi sempre più usati quelli metallici) di varie dimensioni che , distesi in maniera stabile, servono a tenere salda l’alberatura, le maniche a vento ecc. Manovre correnti o volanti : sono tutti quei cavi che servono a manovrare vele, paranchi, alberi di carico ecc.. Minutenze: insieme di piccole cime con diametri variabili e normalmente inferiori agli 8 millimetri. Tra queste Vi è la Sagola (serve per fissare le bandiere), il Merlino (legature , fasciature), il lezzino , il commando.

d’uso del cavo, dalla presenza o meno di impiombature, dalla catramatura, dal fatto che sia bagnato o asciutto ecc. Per quanto concerne la resistenza alla rottura, che è quella che maggiormente può interessare per gli usi pratici di bordo, daremo una formula pratica assai in uso; con tale formula , nota la circonferenza del cavo espressa in centimetri, si ricava la resistenza alla rottura espressa in tonnellate corrispondente ai 2/3 del carico di rottura minimo:

Gòmene: sono cavi generalmente torticci, aventi un diametro che può raggiungere i 20 centimetri. Essi sono utilizzati per ormeggio, per rimorchio in alto mare ecc.

Mezza Gòmena: anch’esso torticcio , ma aventi dimensioni minori del precedente ed utilizzato per gli stessi scopi. Gherlino : generalmente torticcio, il cui diametro non supera i 20 cm, utilizzato nel Tonneggio (lo spostarsi della nave lungo la banchina facendo forza sui cavi), per rimorchio o per ormeggio. Questi cavi prendono il nome dall’uso che se ne fa e pertanto avremo rispettivamente i tonneggi, i rimorchi e gli ormeggi.

Alzana : Cavo piano che viene impiegato per alare una nave lungo un fiume.

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Suggerimenti e Precauzioni per l’uso dei Cavi Sotto sforzo ( ad esempio con i cavi impiegati per l’ormeggio) evitare angoli inadeguati alle bocche dei passacavi o di usare cavi troppo alla corta. Fasciare i cavi nei punti di attrito . I cavi vegetali , specie se umidi devono essere riposti in locali ventilati e se bagnati di acqua salata, dovrebbero essere sciacquati con acqua dolce perché i cristalli di sale macinano le fibre quando vengono in tensione. Ad evitare la formazione delle “cocche” cogliere i cavi nello stesso senso della torsione del cavo stesso, destrorso va colto con volte destrorse, ossia in senso orario, mentre un cavo sinistrorso va colto in senso sinistrorso e cioè in senso antiorario. Lo stesso accorgimento vale quando si deve avvolgere un cavo attorno ad un argano, una bitta o un rullo. Se si deve avvolgere un cavo di fibre sintetiche attorno ad un argano o a una bitta per un carico pesante come lo sforzo per un rimorchio o per un ormeggio destinato a venire in forza, passare 6 volte con le ultime 2 sopra le prime 4. Tale accorgimento riduce il pericolo di slittamenti. Le bozze per bloccare i cavi sintetici devono essere fatte con cime dello stesso materiale del cavo da abbozzare. Se un cavo d’ormeggio in fibre sintetiche è destinato a venire troppo in forza, passarlo a doppino sulla bitta a terra e incappellarlo sulla bitta di bordo. Con tale accorgimento si riduce a metà l’allungamento unitario e si evita il pericolo di uno strappo del cavo possa causare danno al personale di bordo perché solitamente il cavo si spezza all’impiombatura. Se un cavo sintetico si spezza per eccessivo sforzo , si contrae come un elastico in forza direttamente lungo la linea di tiro , contrariamente al cavo metallico che invece da la frustata. Da ciò l’accortezza di non sostare mai in vicinanza di un cavo in forza ed in particolare nella linea di tiro di un cavo sintetico o di lato ad un cavo di acciaio. Il coefficiente d’attrito delle fibre sintetiche è notevolmente inferiore al coefficiente di attrito delle fibre naturali. Quindi fare molta attenzione a cioccare i cavi sintetici quando sono in forza. A tale fine sulle bitte , prima di dare le volte a 8 , dare un paio di passate a volta tonda che sono più facilmente controllabili. Abituare il personale ad usare i guanti da lavoro se devono maneggiare i cavi di acciaio e a rendersi conto della parte fissa e della parte corrente di qualsiasi cavo in forza , a non sostare all’interno di una volta , o nella parte interna di un cavo che faccia via attraverso una pastecca o a sostare sotto carichi sospesi, come chiaramente indicano le illustrazioni riportare nella figura tratta dall’Admiralty Manual of Seamanship. NOME DEI CAVI DI ORMEGGIO in funzione della Posizione

Clp = Cavo alla Lunga di Prora (Prese) Cpl’ = Cavo alla Lunga di poppa (Soppese) T = Traversini (di prora e di poppa) Sp = Spring di prua Sp’= spring di poppa B = Batticulo

Ormeggio di Fianco o Ormeggio all’Inglese

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Ormeggio di Fianco o Ormeggio all’Inglese (prua) Ormeggio di Punta a Corpo Morto ( o Andana)

V = venti P = Panama T = Traversini

V V

T T

P

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LE CATENE

1. MULINELLO 2. MANIGLA di UNIONE 3. CAPOTESTA

MAGLIA KENTER

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LE ANCORE ANCORA DELL AMMIRAGLIATO ���������������� ���������������������������������������������������������������������������������� ������������������������������������������������������������������������������������������� ����!��������������"����������!����������������������!����������������������������������������#������������#��$�����%�������������������������"�����������������������������&���������������������������������������&������������������������������������� ANCORA DELL AMMIRAGLIATO

ANCORA TIPO HALL

ANCORA TIPO HALL

Ancora Tipo HALL

1. CICALA (maniglione d’unione alla catena)

3. FUSO 4. MARRE o PATTE 9. MAGLIO 10 CONTRO MARRE

Ancora Tipo Ammiragliato 1. CICALA (maniglione d’unione alla

catena) 2. CEPPO 3. FUSO 4. BRACCI 5. MARRE o PATTE 6. ORECCHIE 7. UNGHIA 8. DIAMANTE

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Angolo di presa (39° – 45°)

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CENNI SULL’ANCORAGGIO E SULL’ORMEGGIO

L’ANCORAGGIO è quella operazione che si esegue per assicurare una nave, in rada o nei porti, tenendola ferma sotto l’azione del vento, del mare, delle correnti. Linea di Ormeggio: è la sola catena o la catena più il cavo che collega l’ancora allo scafo. Esaminiamo quali sono le forze in gioco in un ormeggio con ancora; per semplificare consideriamo la linea di ormeggio come una linea retta (in realtà il peso della catena o del cavo fanno sì che questa presenti la caratteristica forma di una catenaria). L = calumo (lunghezza di catena o di cavo filato) Lo scafo, ormeggiato alla ruota ( su una sola ancora) , è soggetto alle forze perturbatrici esterne,come l’azione del vento, del mare o della corrente, che tendono a spingerlo, facendolo indietreggiare. A questa forza si oppone la catena con una forza S, che si trasmette all’ancora e che immaginiamo applicata ad essa. Scomponendo questa forza S nelle due componenti, secondo le direzioni orizzontale e verticale, si ottengono le due forze O e V. Delle due, la prima è quella che si oppone allo spostamento dello scafo ed è anche quella che agisce sull’ancora imprimendole la forza necessaria affinché possa affondare, mordendo; la seconda è la forza che tende a spedare (far fuoriuscire l’ancora dal fondo) l’ancora. Le due forze componenti O e V dipendono dall’ampiezza dell’angolo �, più precisamente, la componente di tenuta O aumenta con il diminuire dell’angolo alfa �, mentre la componente verticale V, che tende a spedare l’ancora, aumenta quando aumenta l’angolo alfa �. Da queste considerazioni appare evidente che la linea d’ormeggio, qualunque sia la sua natura, deve assicurare la condizione su esposta; deve agire quanto più orizzontalmente possibile, soprattutto in vicinanza dell’ancora. Ancoraggio : con questo termine si intendono tutte le operazioni che vengono compiute quando si sia deciso di dar fondo ad una o più ancore. Il termine viene pure utilizzato per indicare il luogo favorevole all’ormeggio con ancore.

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VARI MODI DI ANCORARE una Imbarcazione

Alla Ruota: è il modo classico di ancorare una imbarcazione, dando fondo ad una sola ancora e filando un calumo adeguato alla profondità del mare ed alle condizioni metemarine. Col Pennello, viene utilizzato, dando fondo a due ancore, in modo che la catena della prima (il pennello) sia assicurata al diamante della seconda (ancora di posta). Questo tipo di ancoraggio può essere visto come un tipo particolare di affoco quando l’angolo tra i due calumi fosse uguale a 0° , pertanto , avremo che l’effetto di ritenuta totale sarà due volte quello di ciascuna ancora, lo sforzo esercitato su ciascuna catena sarà esattamente la metà di quello che si eserciterebbe su una sola ancora.

Afforcate : è quel sistema mediante il quale si dà fondo a due ancore con le rispettive catene (con calumo uguale) , in maniera che tra di esse si formi un angolo, detto angolo di afforco, con ampiezza variabile tra i 120° ed i 60° in caso di poco vento, mentre è consigliabile che l’angolo tra due calumi sia inferiore ai 45° nel caso che il vento sia teso. Questo sistema limita di molto il campo di giro, cioè lo specchio acqueo entro il quale l’imbarcazione può ruotare per effetto del vento e della corrente. Aumentando l’angolo di affoco diminuisce il potere di ritenuta totale e diminuisce anche il campo di giro.

Scelta dell’ancoraggio Per effettuare un buon ancoraggio è indispensabile la conoscenza e lo studio di alcuni fattori, quali: 1. l’individuazione dello specchio d’acqua (sorgitore) sufficientemente protetto dal vento e dal mare ; 2. la scelta del punto dove dar fondo in relazione alla sua natura, ricordando che sono buoni tenitori i

fondali di argilla, fango e sabbia misto ad alghe,se non molto fitte, mentre risultano pessimi tenitori i fondali di ghiaia, conchiglia e roccia;

3. l’ancora più adatta, la lineaa di ormeggio ideale e la sua lunghezza; 4. la necessita o meno di dare fondo ad altre ancore. Conoscendo la profondità del mare, la natura del fondo, le condizioni del vento e del mare, avremo già calcolato la lunghezza del calumo, tenendo presente che è buona norma che sia lungo almeno tre volte la profondità del mare con venti deboli, per poi aumentare progressivamente, raddoppiandolo o triplicandolo con venti fortissimi §(forza 7)