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Scienza Terapia del dolore , la legge c'è, ma non per tutti A cinque anni dall'approvazione della legge 38, quella che regola terapie del dolore e cure palliative, solo il 60% della popolazione, concentrata soprattutto in 5 regioni, gode di tutti i diritti che il provvedimento garantisce. Il dato, sottolineato da Guido Fanelli, presidente della Commissione ministeriale su questi temi e estensore della legge, è emerso durante un convegno oggi al Senato. Al momento solo Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Piemonte e Veneto hanno istituito la rete richiesta dalla legge.Altre regioni - ha spiegato Fanelli - si stanno allineando, ma c'è un 25% del territorio che ancora non ha neanche formalizzato l'impegno a recepire la legge''. Il dolore cronico, ha sottolineato, riguarda 8 milioni di italiani, con un impatto di 37 miliardi di euro l'anno, pari al 2,3% del Pil. L'Italia, a differenza di altri paesi che hanno un problema di sovraprescrizione di oppioidi, abusa invece di antinfiammatori non steroidei (Fans), mentre gli oppioidi sono sottoutilizzati. ''C'è un problema di appropriatezza - spiega Fanelli - da noi si preferisce prescrivere i Fans, che spesso non funzionano, o hanno effetti collaterali gravi, e non gli oppioidi. Non si tratta di iniziare a distribuire pillole a caso, ma il rapporto va riequilibrato, visto che si spendono 280 milioni di euro l'anno per i Fans e 180 per gli oppioidi''. La legge ha invece funzionato, secondo Fanelli, sul fronte delle cure palliative. ''In questo caso la presenza precedente di reti assistenziali, soprattutto dovute al volontariato, ha fatto sì che la legge sia stata recepita con piu' efficacia, anche se rimangono alcune 'zone d'ombra'''. (ANSA).Emerge dal World Medicine Park, incontro scientifico multidisciplinare svoltosi a Minorca. Panorama.it ha seguito i lavoriI dati diffusi a Minorca nell'ambito del quarto " Multidisciplinar pain meeting"Se ne è parlato a Firenze nell'ambito di Impact proactive 2014. Panorama.it vi ha preso parte 13/03/2015 Sito Web Panorama.it La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 16/03/2015 58

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Scienza Terapia del dolore , la legge c'è, ma non per tutti A cinque anni dall'approvazione della legge 38, quella che regola terapie del dolore e cure palliative, solo il

60% della popolazione, concentrata soprattutto in 5 regioni, gode di tutti i diritti che il provvedimento

garantisce. Il dato, sottolineato da Guido Fanelli, presidente della Commissione ministeriale su questi temi e

estensore della legge, è emerso durante un convegno oggi al Senato. Al momento solo Lombardia, Emilia

Romagna, Toscana, Piemonte e Veneto hanno istituito la rete richiesta dalla legge.Altre regioni - ha spiegato

Fanelli - si stanno allineando, ma c'è un 25% del territorio che ancora non ha neanche formalizzato l'impegno

a recepire la legge''. Il dolore cronico, ha sottolineato, riguarda 8 milioni di italiani, con un impatto di 37

miliardi di euro l'anno, pari al 2,3% del Pil. L'Italia, a differenza di altri paesi che hanno un problema di

sovraprescrizione di oppioidi, abusa invece di antinfiammatori non steroidei (Fans), mentre gli oppioidi sono

sottoutilizzati. ''C'è un problema di appropriatezza - spiega Fanelli - da noi si preferisce prescrivere i Fans,

che spesso non funzionano, o hanno effetti collaterali gravi, e non gli oppioidi. Non si tratta di iniziare a

distribuire pillole a caso, ma il rapporto va riequilibrato, visto che si spendono 280 milioni di euro l'anno per i

Fans e 180 per gli oppioidi''. La legge ha invece funzionato, secondo Fanelli, sul fronte delle cure palliative.

''In questo caso la presenza precedente di reti assistenziali, soprattutto dovute al volontariato, ha fatto sì che

la legge sia stata recepita con piu' efficacia, anche se rimangono alcune 'zone d'ombra'''. (ANSA).Emerge dal

World Medicine Park, incontro scientifico multidisciplinare svoltosi a Minorca. Panorama.it ha seguito i lavoriI

dati diffusi a Minorca nell'ambito del quarto " Multidisciplinar pain meeting"Se ne è parlato a Firenze

nell'ambito di Impact proactive 2014. Panorama.it vi ha preso parte

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A 5 anni legge 40% senza terapia dolore (ANSA) - ROMA, 13 MAR - A 5 anni dall'approvazione della legge 38 che regola terapie del dolore e curepalliative solo il 60% della popolazione, concentrata in 5 regioni, gode di tutti i diritti che il provvedimentogarantisce. Il dato, sottolineato da Guido Fanelli, presidente della Commissione... (ANSA) - ROMA, 13 MAR - A 5 anni dall'approvazione della legge 38 che regola terapie del dolore e cure

palliative solo il 60% della popolazione, concentrata in 5 regioni, gode di tutti i diritti che il provvedimento

garantisce. Il dato, sottolineato da Guido Fanelli, presidente della Commissione ministeriale su questi temi e

estensore della legge, è emerso al convegno promosso da Grunenthal Italia al Senato. Solo Lombardia,

Emilia Romagna, Toscana, Piemonte e Veneto hanno istituito la rete richiesta dalla legge. dovType feed -->

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Cure palliative . Cinque anni di Legge 38. Il convegno al Senato."Miglioramenti nelle tariffe e nella prescrizione dei farmaci" Nel corso dei lavori Guido Fanelli, l'estensore della normativa, ha spiegato che "si sta progressivamentestrutturando, in hub e spoke, quella Rete destinata a rendere più accessibili le cure antalgiche a tutti i pazientiitaliani". Numerosi progressi anche nella formazione con "un aggiornamento costante garantito ai medici difamiglia". 13 MAR - "Le cure palliative sono state inserite fra i Lea. L'intensità del dolore, ma anche l'efficacia del suo

trattamento, sono registrati in cartella clinica e nella scheda di dimissione ospedaliera. Sono state definite

tariffe precise, per le cure antalgiche, a partire dai livelli medi di rimborso rilevati in tutte le Regioni. La prima

visita di terapia del dolore ha ricevuto una categorizzazione specifica, e non è più definita come semplice

'visita medica'. È stata semplificata la prescrizioni di farmaci antalgici, oppioidi inclusi". È il bilancio, sui primi

cinque anni dalla promulgazione della Legge 38 del 2010, stilato dall'estensore della normativa, Guido

Fanelli, anestesista dell'Università di Parma, presidente della Commissione Dolore e Cure Palliative del

Ministero della Salute, e da qualche settimana Direttore Scientifico della Fondazione Ant. Sul fronte della

formazione del personale sanitario, ha aggiunto Fanelli, sono attivi, ad oggi, quattro Master dedicati, in

altrettante Università italiane, e a migliaia di medici di famiglia è stato offerto un aggiornamento che consente

loro di assicurare ai pazienti, a domicilio, tutte le terapie antalgiche di cui hanno bisogno, comprese le cure

palliative. Infine, si sta progressivamente strutturando, in hub e spoke, quella Rete destinata a rendere più

accessibili le cure antalgiche a tutti i pazienti italiani". I protagonisti della stesura della legge e della sua

applicazione si sono riuniti in un convegno, promosso da Grünenthal Italia, che si è tenuto presso la

Biblioteca del Senato della Repubblica. "Al di là degli indubbi meriti della Legge - ha proseguito Fanelli - in

Italia c'è ancora un deficit di prescrizioni e di accesso agli oppioidi, dovuto a carenze organizzative e al

persistere di una certa riluttanza da parte dei prescrittori. Il problema che ancora si registra - conclude Fanelli

- è quindi un mix di barriere culturali e strutturazione tuttora inadeguata della Rete. Due limiti, tuttavia, sui

quali sono convinto che la Legge 38, con le sue prescrizioni e la sua capacità d'inclusione di tutti gli attori del

sistema, abbia inciso e possa continuare a incidere assai meglio di qualunque altro strumento". Positivo

anche il bilancio tracciato dal Direttore Ufficio XI Cure Palliative e Terapia del Dolore del Ministero della

Salute: "La Legge 38 - ha detto Marco Spizzichino - si è rivelata imprescindibile proprio nel garantire il dialogo

e il coordinamento fra territorio e ospedale, fra medicina di famiglia e strutture specialistiche, fra formazione

ed erogazione dei servizi. Anche il Ministero della Salute, in questi anni, è stato impegnato in prima linea

nella corretta applicazione della Legge, e quindi nella tutela del diritto dei pazienti a non soffrire.

Quest'impegno ha riposato sulla certezza che la Legge 38, forte del consenso dell'intero Parlamento,

rappresenti un modello di eccellenza nel panorama europeo. Grazie all'impegno del Ministro, il Semestre

italiano di Presidenza della Commissione Europea è stato l'occasione per portare all'attenzione degli Stati

membri le tematiche della terapia del dolore e delle cure palliative come argomento prioritario. L'opportunità

di condividere a livello continentale le buone pratiche presenti nel nostro Paese, e di confrontarci con i

rappresentanti di altri sistemi sanitari, ha messo in luce l'unicità dell'esperienza italiana, specialmente per

quanto riguarda l'ambito pediatrico". Il punto di vista della scienza è stato rappresentato dal Presidente del

Comitato Scientifico di Impact proactive "in action", ente impegnato ogni anno, attraverso uno dei principali

appuntamenti di aggiornamento sul tema del dolore, nel promuovere l'avanzamento scientifico in quest'area

terapeutica: "Il nostro congresso annuale di fine giugno a Firenze - ha detto Gianfranco Gensini - negli ultimi

5 anni ha rappresentato un momento di confronto, discussione e condivisione di attività per 'chiudere il gap di

mancata applicazione della Legge' o per portare avanti 'scelte sagge', che permettessero di completare un

percorso di aggiornamento e formazione di tutti gli operatori sanitari: medici, infermieri, tecnici, psicologi,

operatori socio-sanitari. Ma anche per sviluppare una campagna di informazione e sensibilizzazione rivolta al

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grande pubblico. In questo compito, al fianco di Impact, hanno assunto un ruolo determinante tutti i partner,

cioè il Ministero della Salute, l'Agenas, le Regioni e oltre 70 Società Scientifiche, Associazioni di categoria e

Fondazioni che accompagnano questo processo di conoscenza e applicazione della Legge 38. Un obiettivo è

stato sicuramente raggiunto: infatti il dolore non è più considerato soltanto un sintomo di accompagnamento

delle patologie, ma una condizione morbosa che deve essere gestita appropriatamente, per abolire o

contenere le sofferenze di qualsiasi paziente". La prospettiva dei cittadini e di coloro che soffrono di dolore

cronico è stata rappresentata, al convegno odierno, dal Coordinatore Nazionale del Tribunale per i Diritti del

Malato di Cittadinanzattiva, Tonino Aceti, e dal Presidente della Fondazione Isal, professor William Raffaeli.

"Nonostante la Legge 38 rappresenti un importante traguardo per il nostro Ssn - ha detto Aceti - dobbiamo

altrettanto dire che il solo fatto di averla approvata non basta a garantire l'effettività del diritto per tutti i

cittadini, in ogni contesto assistenziale e in tutte le regioni. Ci sono quindi margini di miglioramento. Il primo:

la Legge prevede l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore come Livello Essenziale di Assistenza

(LEA), ma il suo finanziamento avviene attraverso 'Progetti Obiettivo', vale a dire che le Regioni devono

presentare progetti ad hoc per ottenere i necessari fondi dal Ministero della Salute. Chiosando, è innegabile

che esista un'incongruenza tra il riconoscimento di un diritto, i relativi LEA, necessari a garantirlo, e il loro

sistema di finanziamento basato su progetti regionali. Altri margini di miglioramento, come ben mostra il

Programma In-Dolore del Tribunale per i diritti del malato - realizzato con il sostegno non condizionato di

Grünenthal - sono: formazione del personale sanitario, informazione ai cittadini sui diritti e sui servizi offerti,

attenzione al dolore e alle sofferenze inutili per le persone più fragili, come bambini e anziani. Come

Organizzazione civica impegnata da 35 anni nella tutela del diritto alla salute - ha concluso Aceti - rileviamo la

necessità che le Istituzioni continuino a investire nell'informazione ai cittadini in questo ambito". "Oggi - ha

detto Raffaeli - grazie alla Legge 38 i cittadini possono pretendere che il loro dolore non sia esposto

all'indifferenza, ma che sia trattato come ogni altro stato di malattia, in un percorso definito di luoghi sanitari

ove realizzare progetti di diagnosi e terapia. D'ora in avanti spetta a noi sensibilizzare la popolazione sulla

grande opportunità che il servizio sanitario mette a disposizione, per non lasciare i malati soli nella

sofferenza, e stimolare le Istituzioni a non dimenticare di completare questa Rete del dolore con gli atti

indispensabili per incrementare le sue potenzialità di cura. Al fine di far conoscere ai cittadini la Rete,

indirizzarli verso i luoghi di cura più idonei e dialogare con le Istituzioni, la Fondazione ISAL organizza da anni

'Cento Città contro il Dolore'. Una Giornata Mondiale alla quale partecipa anche Grünenthal, con il suo vasto

programma di formazione e sensibilizzazione Change Pain, finalizzato a migliorare la gestione del dolore

cronico. Attraverso le 'Cento città', ogni anno coinvolgiamo l'opinione pubblica nelle piazze e negli ospedali,

mettendo a disposizione di chi ne avesse bisogno anche un numero verde (800.10.12.88) per rispondere ai

bisogni delle persone che convivono con il dolore cronico, affinché questi pazienti non rimangano fantasmi

senza voce". Del programma 'Change Pain', fondato sui tre pilastri della Formazione, dell'Informazione e

della Ricerca, ha riferito Thilo Stadler, Regional General Manager South Europe and Nordics di Grünenthal,

azienda farmaceutica specializzata nel dolore, che ha stimolato e promosso la celebrazione odierna dei

cinque anni di Legge 38. "Con 'Change Pain', che ha visto la luce non a caso cinque anni fa, come la Legge

38, grazie alla collaborazione dell'EFIC, Federazione Europea delle Società scientifiche impegnate nello

studio del dolore, abbiamo coinvolto nelle nostre iniziative più di 650 esperti del dolore, con oltre 65mila

professionisti della salute, di cui 15mila italiani, che hanno partecipato alle nostre attività di formazione in tutta

Europa. Le evidenze scientifiche individuate dal board di Change Pain, venti esperti di fama internazionale

provenienti da tutta Europa, sono state presentate in occasione di ben 185 congressi, e hanno trovato spazio

su più di 40 pubblicazioni scientifiche. Inoltre sono state scaricate da 10mila utenti direttamente dal sito web

dell'iniziativa. È impossibile stabilire quanti cittadini e pazienti siano entrati in contatto con i progetti di

informazione generati dalla campagna. I contenuti scientifici nati nell'alveo di 'Change Pain', infatti, hanno a

loro volta alimentato molte delle più importanti iniziative di sensibilizzazione sul dolore lanciate in Italia e in

Europa negli ultimi cinque anni".

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Dolore cronico. Lorenzin: "Bene sinergia tra professionisti e onlusdedicate". Il messaggio del ministro al Congresso di Nopain Durante i lavori al Niguarda di Milano auspicato l'avvio di un "modello sinergico di presa in carico eriabilitazione della persona con dolore cronico e malattia dolore , sia esso anziano, adulto o bambino". Ilministro: "La qualità delle cure non può essere svincolata dall'attenzione al punto di vista della persona, allesue richieste, ai suoi convincimenti". 13 MAR - Avviare un modello sinergico di presa in carico e riabilitazione della persona con dolore cronico e

malattia dolore, sia esso anziano, adulto o bambino, partendo dal suo bisogno, per garantire, nell'interesse di

tutti, il diritto e la dignità alla cura. Questo il filo conduttore del congresso 'Malattia Dolore e Rete Territoriale',

patrocinato dalla Onlus Nopain, Associazione Italiana per la cura della Malattia Dolore in corso presso l'A.O.

Niguarda Ca' Granda. Il Congresso, giunto alla decima edizione, si è aperto col messaggio del Ministro

Lorenzin, nel quale viene sottolineato l'impegno del Ministero nella lotta contro il dolore: "un impegno portato

avanti con attenzione e dedizione, in piena sinergia con i professionisti operanti nelle reti assistenziali e con

le organizzazioni no profit presenti sul territorio, assumendo carattere prioritario e di rilievo nazionale, tanto

da essere inserito tra le disposizioni contenute nel nuovo Patto per la salute. È innegabile tuttavia - continua il

Ministro - che persistono sensibili differenze tra le realtà regionali e che molto si debba ancora realizzare per

garantire un'offerta assistenziale omogenea in termini di qualità, di equità e di accessibilità delle prestazioni".

Lorenzin ha poi sottolineato che in materia di terapia del dolore "ancor più che in altri ambiti, la qualità delle

cure non può essere svincolata dall'attenzione al punto di vista della persona, alle sue richieste, ai suoi

convincimenti e l'impegno crescente degli operatori deve essere di garantire un ventaglio di opportunità

assistenziali adattato sia alle esigenze del paziente, ma anche alle aspettative, ai bisogni e alle volontà

dell'individuo". A 5 anni dall'entrata in vigore della legge n. 38/2010 che ha sancito il diritto alla cura del dolore

in tutte le sue forme e in tutte le persone, sono stati compiuti concreti passi in avanti: sono stati istituiti Master

Universitari di Alta Qualificazione e Formazione per gli specialisti; è entrata in vigore la direttiva europea

2011/24 che regolamenta la libera circolazione e l'accesso alle cure dei cittadini nei paesi membri della

comunità europea; diverse Regioni, compresa la Lombardia, hanno recepito i criteri di accreditamento delle

strutture di terapia del dolore in accordo con l'intesa raggiunta nella Conferenza Stato-Regioni del 25 luglio

2012, che hanno portato all'attivazione sul territorio nazionale di Centri di Terapia del Dolore di primo livello

(spoke ospedaliero e territoriale) e di secondo livello (hub solo ospedaliero). Il prossimo passo è l'attivazione

del terzo livello assistenziale, attraverso lo sviluppo delle aggregazioni territoriali di Mmg sul territorio

nazionale e l'attuazione di un programma di formazione dei Mmg nell'ambito della terapia del dolore. In

questo modo si definirà un modello articolato sulla base della struttura organizzativa della medicina generale,

in grado di dare la prima risposta diagnostica e terapeutica ai bisogni della persona con dolore e di

indirizzare, quando necessario e secondo criteri condivisi di appropriatezza, il paziente allo Spoke o all'Hub,

garantendo la continuità della gestione nell'ambito di percorsi definiti nella rete. "Finalmente, dopo qualche

difficoltà iniziale, le Regioni stanno implementando i percorsi attuativi della norma - ha dichiarato - Paolo

Notaro, Presidente di Nopain Onlus e Responsabile del Centro di Terapia del Dolore di II livello presso

l'Azienda Ospedaliera Niguarda Ca' Granda di Milano, uno dei quatro Hub della Regione Lombardia -

L'identificazione degli Hub sono testimonianza della giusta strada intrapresa per favorire la creazione della

rete di terapia del dolore. Ma restano alcuni ambiti fondamentali su cui occorre ancora molto lavorare: la

formazione della classe medica territoriale e specialistica, lo sviluppo di modelli d'integrazione funzionale tra i

diversi operatori e l'informazione della popolazione". Particolare risalto è stato dato al tema del dolore cronico

nei pazienti anziani. In merito a ciò si è espresso Giuseppe Pozzi, Vice Presidente FederAnziani Senior Italia

e Presidente della Corte di Giustizia Popolare per il Diritto alla Salute: "Nel novembre scorso, durante il III

Congresso Nazionale della Corte di Giustizia Popolare per il Diritto alla Salute, in occasione della Giornata

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Europea per il Diritto alla Salute organizzata da FederAnziani Senior Italia, è stata per la prima volta redatta e

firmata la 'Carta Europea dei Diritti del Cittadino over 65 con Dolore Cronico'. Il documento, che è stato

consegnato al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin e a membri Parlamento Europeo, riconosce alcuni punti

fondamentali, quali: diritto a un'informazione sulla sfera dolore specifica per l'anziano; diritto alla diagnosi, al

trattamento appropriato e alla presa in carico per le persone affette da dolore cronico; diritto all'eguaglianza

senza discriminazioni legate all'età o alla patologia causa di dolore; il dolore cronico di grado severo, quando

determina disabilità documentata, può essere una malattia con invalidità riconosciuta; il diritto di accesso ad

una terapia appropriata per il dolore cronico, attraverso il necessario sostegno delle strutture sanitarie

deputate, garantendo tutti i trattamenti necessari, secondo linee guida scientifiche internazionali". Numerose

le terapie farmacologiche analizzate nel corso del Congresso: dai farmaci antinfiammatori, dei quali spesso si

abusa, benché non sempre siano adeguati a risolvere il problema, con i loro effetti collaterali e la possibilità di

creare danni d'organo se l'uso fosse senza controllo in particolare nei pazienti cardiopatici e neuropatici , agli

oppioidi tra gli analgesici più usati per il trattamento dei pazienti con dolore cronico moderato-severo, spesso

utilizzati ancora maggiormente solo nella fase terminale di malattia, fino ad arrivare alle terapie con derivati

della cannabis e all'utilizzo delle cellule staminali in particolare nel trattamento del dolore cronico

muscoloscheletrico. Altri temi affrontati, gli sviluppi nella neurostimolazione gangliare e varie tecniche

integrative come la scrambler therapy, un sistema innovativo per la terapia del dolore cronico neuropatico ed

oncologico anche nei casi di resistenza alle terapie farmacologiche e agli oppiacei. La scrambler therapy

agisce sul segnale dolore che viene inviato al cervello, indipendentemente dal meccanismo, dalla sede o

dalla causa che l'ha provocato; attraverso specifiche stimolazioni elettriche delle fibre che conducono gli

stimoli dolorosi è possibile inviare al cervello informazioni sintetiche e annullare la percezione dolorosa.

Infine, alla presenza degli amministratori delegati delle maggiori aziende produttrici di beni per la terapia del

dolore si è svolto un vivace confronto sul contributo delle stesse a favorire il benessere della persona in

termini di responsabilità sociale per la buona cittadinanza. Nella propria lectio magistralis Michele Carruba,

Direttore del Centro di Studio e Ricerca sull'Obesità dell'Università degli Studi di Milano, si è concentrato sul

rapporto tra obesità e altre malattie, in particolare il dolore cronico: "L'obesità è l'emblema della cattiva

alimentazione, poiché raggruppa in sé l'alimentazione per eccesso e per difetto. Essa riduce le aspettative di

vita fino a 10 anni e il periodo di vita privo di malattie di oltre 20 anni. L'obesità è causa di malattie

cardiovascolari, tumorali, metaboliche (come il diabete), renali, epatiche e osteoarticolari, che a loro volta

sono causa di dolore. La metà della popolazione degli obesi soffre di dolore cronico, soprattutto a livello

articolare e della colonna vertebrale. Un calo percentuale compreso fra il 5% e il 10% del peso corporeo è in

grado di diminuire notevolmente o addirittura eliminare patologie dolorose. Recentemente è stato dimostrato

che l'obesità induce uno stato d'infiammazione cronica che favorisce lo sviluppo di patologie dolorose".

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Ultime Notizie Lettera43 Terapia del dolore , coperti sei pazienti su 10 (© Thinkstockphotos) Medicine. A cinque anni dall'approvazione della legge 38 che regola le terapie del

dolore, solo il 60% della popolazione italiana, concentrata in cinque regioni, gode di tutti i diritti che il

provvedimento garantisce. Il dato, sottolineato dall'estensore della legge Guido Fanelli, è emerso durante il

convegno promosso da Grunenthal Italia al Senato. RETE ATTIVA SOLO IN CINQUE REGIONI. Al momento

solo Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Piemonte e Veneto hanno istituito la rete richiesta dalla legge.

Secondo Fanelli, «il 25% del territorio nazionale ancora non ha neanche formalizzato l'impegno a recepire la

legge». Il dolore cronico riguarda otto milioni di italiani, con un impatto di 37 miliardi di euro l'anno, pari al

2,3% del Pil. ABUSO DI FANS. L'Italia, a differenza di altri Paesi che hanno un problema di sovraprescrizione

di oppioidi, abuserebbe invece di antinfiammatori non steroidei (Fans), mentre gli oppioidi sarebbero

sottoutilizzati. «Da noi si preferisce prescrivere i Fans», ha spiegato Fanelli, «che spesso non funzionano o

hanno effetti collaterali gravi, e non gli oppioidi. Non si tratta di iniziare a distribuire pillole a caso, ma il

rapporto va riequilibrato, visto che si spendono 280 milioni di euro l'anno per i Fans e 180 per gli oppioidi».

BENE LE CURE PALLIATIVE. La legge avrebbe invece funzionato, secondo Fanelli, sul fronte delle cure

palliative: «In questo caso la presenza precedente di reti assistenziali, soprattutto dovute al volontariato, ha

fatto sì che la legge sia stata recepita con più efficacia, anche se rimangono alcune zone d'ombra». ©

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Cure palliative . Lorenzin: "A cinque anni dalla Legge 38 ancora troppedifferenze regionali" Per superare le disomogeneità all'interno del territorio nazionale è necessario promuovere la diffusione delleconoscenze in materia e sensibilizzare tutti gli attori coinvolti, per indurre un impulso al miglioramento. Laqualità delle cure non può essere svincolata dall'attenzione al punto di vista della persona, alle sue richieste,ai suoi convincimenti 14 MAR - Cinque anni fa veniva approvata la legge 38/ 2010 sulla terapia del dolore e le cure palliative. La

lotta al dolore è stata un impegno portato avanti con grande attenzione e continuità dal Ministero della Salute,

in piena sinergia con i professionisti operanti nelle reti assistenziali e con le organizzazioni no profit presenti

sul territorio, assumendo carattere prioritario e di rilievo nazionale, tanto da essere inserito tra le disposizioni

contenute nel nuovo Patto per la salute sottoscritto per gli anni 2014-2016. Purtroppo però ci sono ancora

sensibili differenze tra le realtà regionali e questo indica che c'è ancora molto lavoro da fare per garantire un'

offerta assistenziale omogenea in termini di qualità, di equità e di accessibilità delle prestazioni. Per superare

le disomogeneità all'interno del territorio nazionale è necessario promuovere la diffusione delle conoscenze in

materia e sensibilizzare tutti gli attori coinvolti, per indurre un impulso al miglioramento. Anche in quest'ottica,

nel corso del semestre di presidenza europea appena concluso abbiamo portato all'attenzione di tutti gli Stati

Membri le tematiche della terapia del dolore e delle cure palliative, come uno degli argomenti di priorità

sanitaria. Stiamo partecipando alla costruzione di un nuovo contesto assistenziale globale, nel quale

l'impegno strategico a garantire l'erogazione di cure appropriate nel giusto ambiente, con i criteri e le modalità

del lavoro in équipe multi professionale e multidisciplinare, si accompagna alla crescente consapevolezza di

dover assicurare il pieno rispetto della persona, modulando i comportamenti assistenziali nella direzione che

conferisce loro il rinnovato valore della capacità relazionale, della comunicazione e dell'ascolto. In tema di

terapia del dolore, ancor più che in altri ambiti, infatti, la qualità delle cure non può essere svincolata

dall'attenzione al punto di vista della persona, alle sue richieste, ai suoi convincimenti e l'impegno crescente

degli operatori deve essere di garantire un ventaglio di opportunità assistenziali adattato sia alle esigenze del

paziente, ma anche alle aspettative, ai bisogni e alle volontà dell'individuo. Beatrice Lorenzin Editoriale

newsletter Ministero della Salute

14/03/201510:57

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Attivato il Day Service che consente di prendere in carico il malato per tre mesi, lo scorso anno effettuateoltre mille prestazioni a pazienti di tutto il circondario Terapia del dolore , potenziati i servizi in ospedale 0 L'ambulatorio ora è attivo tre volte alla settimana, l'accesso viene regolato tramite le segnalazioni dei medicidi base Lo scorso anno sono state effettuate oltre mille prestazioni di terapia del dolore. Inoltre è stato attivato il Day

Service che consente di prendere in carico il paziente per una durata di tre mesi. Si paga un ticket iniziale di

50 euro, poi tutte le altre prestazioni vengono erogate gratuitamente, includendo trattamenti in sala

operatoria, nel caso che la terapia medica, dovesse presentare dei fallimenti, o fossero insufficienti anche i

vari blocchi che si fanno a livello ambulatoriale. Possibili anche i trattamenti di radio -frequenza, una tecnica

che consente di modulare la parte sensitiva del nervo che reca il dolore. La responsabile del reparto di

anestesia del Barone Romeo, Mariella De Florio, individua le priorità da affrontare. "Con l'attivazione di

questo nuovo ambulatorio della terapia del dolore si hanno risposte concrete e positive dai pazienti che

soffrono di dolori acuti, cronici e persistenti, tali da provocare gravose problematiche al loro vivere quotidiano

- dice -. Sarà assistito e monitorato con parametri fondamentali quali pressione e frequenze cardiache".

L'accesso avviene regolato tramite segnalazione del medico di base e quindi successiva prenotazione

attraverso il numero verde. L'ambulatorio è attivo tre volte alla settimana, lunedì e martedì dalla 14 alle 20 e

sabato dalle 8 alle 14. Nel giro di un anno sono stati oltre mille i pazienti provenienti anche dal vasto

comprensorio nebroideo e tirrenico, in particolare Capo d'Orlando, Naso, Castell'Umberto. L'equipe medica di

pronto intervento è coordinata dalla responsabile Mariella De Florio, con la collaborazione di Annalisa Arrigo,

Francesca Piazza, Sara Caliò ed Enzo Marando. "L'obiettivo - conclude - è quello di ridurre il dolore e nello

stesso tempo individuare un percorso che in base al dolore dichiarato, faccia individuare presto tutte le sue

diverse complessità per dare una risposta completa e soddisfacente al paziente. Crediamo fortemente in

questo progetto, in quanto riteniamo che la lotta contro il dolore faccia aumentare la qualità della vita ai

pazienti. Riusciamo a fornire queste prestazioni senza ricorrere a liste di attesa". Le uniche criticità, al

momento sono legate alla mancanza di alcune attrezzature peraltro richieste e che dovrebbero arrivare al più

presto, perché sono in corso di acquisto. Azzerate le liste di attesa. L'equipe medica di pronto intervento è

coordinata dalla responsabile Mariella De Florio con la collaborazione di Annalisa Arrigo, Francesca Piazza,

Sara Caliò ed Enzo Marando. La responsabile del reparto di anestesia, Mariella De Florio (*FOTO CAFE*)

Carmelo Ferro

14/03/2015 26Pag. Giornale di Sicilia - ed. Messina

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 16/03/2015 32

Page 10: Scienza Terapia del dolore , la legge c'è, ma non per tutti · "Miglioramenti nelle tariffe e nella prescrizione dei farmaci" ... "Le cure palliative sono state inserite fra i Lea.

SANITÀ Interruzione a partire da lunedì. Operatori e familiari pronti alla protesta Sospesa la terapia del dolore Il dg dell'Asp ha comunicato alle cooperative che il servizio domiciliare si ferma I motivi dello stop non sonostati chiariti ARRIVATO finalmente il commissario alla Sanità forse il Governatore Mario Oliverio può pensare a governare

la sanità attraverso la scelta dei direttori generali. L'ultima polemica riguarda, infatti, una recente decisione del

dg facente funzione dell'Asp, Luigi Palumbo che ha deciso di sospendere, a partire dal 16 marzo il servizio

domiciliare delle Cure palliative e Terapia del dolore. Il servizio è rivolto a pazienti, alcuni dei quali addirittura

in fase terminale, inseriti in percorsi diagnostici terapeutici per la terapia deldolore, dellecure palliativee della

riabilitazione. Attivo dal maggio del 2013, è svolto da personale medico e paramedico quali medici, psicologi,

assistenti sociali, infermieri professionali, operatori sociosanitario, h24 all'Hospice di Cassano allo Ionio e nei

Distretti Sanitari di Cosenza e Rende. Il servizio domiciliare relativo al progetto Cure palliative e Terapia del

dolore, sin dalla sua attivazione è stato esternalizzato a Cooperative Sociali in quanto l'Asp di Cosenza non

era, e non è, in grado di garantirlo con personale proprio. Il Direttore Generale Palumbo, ieri, ha inviato alle

Cooperative preposte al servizio una comunicazione di interruzione dello stesso «senza specificare - si legge

in una nota diffusa dagli operatori sanitaridi Cosenza,Rendee Cassano allo Ionio - alcuna motivazione di tale

scelta; tale atto gravissimo di spregevole umanità nei confronti degli ammalati, non ha tenuto conto della

mancata assistenza e dell'eventuale risvolto psicologico nei pazienti dovuto alla eventuale sostituzione degli

operatori nei percorsi diagnosti e terapeutici». Il contenuto della nota diffusa è molto duro e, sotto certi

aspetti, è anche comprensibile visto la delicatezza del tema di cui si tratta che avrebbe meritato quantomeno

un maggiore dialogo. Non si capisce bene, infatti, se il manager dell'Asp ha deciso di tagliare il servizio o

semplicemente di affidarlo non alle attuali cooperative ma a personale interno.Chi losta svolgendolamenta

anche la circostanza che la decisione è avvenuta proprio il giorno della nomina del nuovo commissario alla

Sanità, Massimo Scura. Insommase si trattava diun problema di costi se ne poteva discutere con il

commissario. Per questo gli operatori del servizio fanno appello fanno appello al Ministro della Salute, On.

Lorenzin, al Presidente della Regione Calabria, On. Oliverio, al Commissario della Sanità Massimo Scura e al

SubCommissario Andrea Urbani, al sig. Prefetto di Cosenza Dott. Gianfranco Tomao, chiedendo inoltre

l'intervento autorevole dei parlamentari calabresi, dei consiglieri regionali, delle sigle sindacali UIL, CISL,

CGIL affinchè il servizio non venga interrotto. Intanto operatori e i familiari, già da giorno 16 marzo

presiederanno la sede dell'ASP di Cosenza per difendere il proprio posto di lavoro e il diritto alla salute.

14/03/2015 18Pag. Il Quotidiano di Calabria - ed. Cosenza

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 16/03/2015 36

Page 11: Scienza Terapia del dolore , la legge c'è, ma non per tutti · "Miglioramenti nelle tariffe e nella prescrizione dei farmaci" ... "Le cure palliative sono state inserite fra i Lea.

Salute. Cure palliative , la buona legge funziona a metà A 5 anni dall'approvazione la normativa applicata a macchia di leopardo e pochi i corsi di specializzazione FRANCESCA LOZITO Ha cinque anni la legge nazionale sulle cure palliative e la terapia del dolore. E cammina tra passi avanti e

strada ancora da percorrere. I passi avanti sono il numero di regioni che adempiono a questo diritto come

Livello essenziale di assistenza: ad eccezione di Lazio e Molise, tutte le altre hanno assunto questo impegno,

che sia pieno o in evoluzione. Il discrimine, naturalmente, tra chi ci è riuscito fino in fondo e chi sta

raggiungendo questo obiettivo è rappresentato dal deficit nella spesa sanitaria che costringe a fare i conti con

i tagli. Domani alla Camera si farà il punto su questo e sugli altri temi legati ad una legge che è ancora un

unicum nel panorama politico italiano: fu votata all'unanimità dai due rami del Parlamento. A promuovere il

convegno l'onorevole Paola Binetti, allora una delle figure chiave nella sua approvazione. La deputata ha di

recente posto una interrogazione al ministro della Salute Beatrice Lorenzin in merito alla formazione dei

medici in cure palliative. È questo infatti un nodo ancora irrisolto: l'Italia non prevede una specializzazione

post laurea e c'è ancora confusione, nonostante la legge dica quali sono le discipline con cui si può esercitare

in questo ambito, sulla definizione dei master in cure palliative. Al convegno alla Camera interverrà tra gli altri

Marco Spizzichino, che dirige l'Ufficio cure palliative e terapia del dolore del ministero della Salute: «La legge

38 - spiega - sta portando a un cambiamento culturale nella sanità». Per Spizzichino il bilancio di questi

cinque anni è positivo, nonostante la strada da fare ancora. «Certo, le difficoltà più grosse - ammette -

permangono nell'ambito della comunicazione. Le persone non vogliono sentire parlare di cure palliative

perché le associano alla morte. Fino a quando non si trovano ad averne a che fare per necessità». In questi

giorni il ministero sta ultimando il nuovo Rapporto sullo stato di attuazione della legge 38 che verrà presentato

a breve. Spizzichino anticipa alcuni dei temi che verranno trattati. «Parleremo di pazienti con una particolare

attenzione all'età anziana. Anche questo è un salto culturale molto importante: anche se sono in calo, sono

ancora troppe le persone che muoiono in ospedale, ricoverate, con una diagnosi di tumore. Moltissime di

queste sono appunto anziani. Occorre perseguire la strada che porta a fornire loro la migliore assistenza in

cure palliative così che possano trovare la conclusione della vita nella propria casa».

15/03/2015 8Pag. Avvenire(diffusione:105812, tiratura:151233)

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 16/03/2015 10

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Sant ' Andrea ieri la conferenza di presentazione Cure palliative , inaugurato l ' hospice È il primo del genere nella provincia Un centro di riferimento integrativo per l ' assistenza ai malati terminali Massimo Ranieri SANT ' ANDREA JONIO È stato inaugurato ieri mattina il " Sant ' Andrea Hospice " , la

struttura per le cure palliative che rappresenta un unicum nella provincia di Catanzaro. La conferenza di

presentazione è stata presieduta da don Edoardo Varano, presidente della fondazione " Villa della Fraternità

" onlus, dalla dott. Marina Voci, responsabile amministrativo, dal dott. Carlopietro Voci, vicepresidente della

fondazione e professore associato di chirurgia toracica all ' U n i v e rsità Magna Græcia di Catanzaro e dal

sindaco di Sant ' A ndrea Jonio Gerardo Frustaci, ed è stata moderata dal giornalista Francesco Ranieri.

Erano presenti le autorità civili e religiose: il presidente della Provincia di Catanzaro Enzo Bruno, il prefetto di

Catanzaro Luisa Latella, l ' on. Bruno Censore, il presidente dell ' Unione dei Comuni Pino Ussia, l '

arcivescovo di Catanzaro-Squillace mons. Vincenzo Bertolone e l ' arcivescovo emerito mons. Antonio

Cantisani. L ' opera, che andrà a riempire in parte uno dei vuoti della sanità regionale, era pronta da diverso

tempo ma solo nei mesi scorsi ha ricevuto la prescritta autorizzazione all ' esercizio sanitario. L ' hospice,

come è stato evidenziato, è un ' eccellenza del territorio che si propone «integrandosi con l ' a s s i s t e nza

domiciliare ai malati terminali - si sottolinea nel comunicato stampa della fondazione - come centro di

riNecessario costruire una rete formativa che vedrà impegnati anche l ' Ateneo, la Regione e l ' Asp ferimento

nel settore delle cure palliative, non solo per l ' assistenza, ma anche per l ' addestramento e la formazione

professionale del personale medico e paramedico». Don Edoardo Varano - fondatore della Villa della

Fraternità - ha introdotto i lavori sottolineando ed esortando tutti a mettere da parte il proverbiale fatalismo

calabrese e contribuire a rinnovare la regione. Il primo cittadino andreolese Gerardo Frustaci ha evidenziato

come la struttura socio-sanitaria sia «un ' opera grandiosa che rappresenta un alto esempio di civiltà a livello

nazionale». «La fondazione con l ' h ospice - ha sottolineato la dott. Voci - ha inteso interpretare, condividere

e proseguire lo spirito del fondatore che, quando è stato interrogato dai bisogni emergenti, non è mai rimasto

inerte ma ha sempre cercato di offrire una risposta qualificata e adeguata nel pieno rispetto della dignità

umana e nella convinzione che il cristiano è chiamato a trasformare la sua fede in concrete opere di carità». Il

dott. Carlo Pietro Voci ha sottolineato come l ' hospice rappresenti una «novità non solo strutturale ma

culturale» e ha espresso l ' esigenza di costruire una rete formativa per le cure palliative che vedrebbe

impegnati diversi soggetti: l ' Ateneo, la Regione, il Dipartimento della salute, l ' Asp, la Società italiana per le

cure palliative e le associazioni di volontariato. Il Sant ' Andrea Hospice. È una struttura per le cure palliative

che rappresenta un unicum nel catanzarese

15/03/2015 32Pag. Gazzetta del Sud - ed. Catanzaro(diffusione:49872, tiratura:67738)

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 16/03/2015 19

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COSENZA La dura nota del Pse sulla decisione dell'Asp di interrompere il servizio «Un abuso sospendere la terapia del dolore » «Malati ter minali lasciati senza assistenza» La sede dell'Asp di Cosenza COSENZA -Fa discutere la scelta del direttore generale dell'Asp di Cosenza,

Luigi Palumbo di interrompere, a decorrere dal 16 marzo 2015, il servizio a domicilio delle cure palliative e

della terapia del dolore. Il Pse interviene sulla questione, definendo comeun abuso la scelta del dirigente. «Il

dispositivo a firma di Palumbo - si legge in una nota - sancisce di fatto la sospensione del servizio domiciliare

relativo a cure palliative e terapia del dolore che era stato esternalizzato a cooperative sociali, fin dalla sua

attivazione, per l'incapacità dell'Asp di provvedere autonomamente. È un fatto gravissimo poiché il servizio

cancellato con un tratto di penna da un manager precario assicurava l'assistenza ai malati terminali inseriti in

percorsi diagnostici e terapeutici e dava lavoro ad oltre 25 professionisti tra medici, psicologi, infermieri e

Oss». «Dal prossimo 16 marzo - prosegue il comunicato del Pse - questi pazienti resteranno senza alcuna

assistenza socio sanitaria e ciò rende ampiamente prevedibili conseguenze pesanti sul piano psico-emotivo

connesse all'interruzione del rapporto con gli operatori sanitari. Ancora più grave è la tempistica della

decisione di Palumbo, arrivata in concomitanza con la nomina del nuovo commissario calabrese alla Sanità.

Sul piano dell'opportunità, sarebbe stato meglio aspettare ancora qualche giorno e lasciare al Commissario la

decisione o quantomeno sottoporre le problematiche rilevate alla massima autorità sanitaria della Regione».

«Il Pse- conclude la nota- si unisceal coro di critiche sollevate dai familiari dei malati conscio degli effetti

potenzialmente devastanti che la brusca interruzione del servizio potrebbe avere sui malati terminali. Sul

piano istituzionale si richiede la sospensione del provvedimento e la convocazione di una sede di confronto

con tutte le parti interessate al fine di trovare una soluzione che non sacrifichi ulteriormente i cittadini già

colpiti da gravi patologie».

15/03/2015 7Pag. Il Quotidiano di Calabria - ed. Catanzaro

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 16/03/2015 37

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IL CASO Il dg dell'Asp, Palumbo, ha chiuso da oggi il servizio di terapia del dolore «Non soffrire è un diritto di tutti» L'appello accorato dei familiari dopo la sospensione dell'assistenza domiciliare Stamattina sit-in di protesta Ilsilenzio della politica La sede dell'Asp di Cosenza È CALATO un silenzio irritante sullo stop deciso dal dg facente funzioni dell'Asp,

Luigi Palumbo, del servizio a domicilio delle cure palliative e della terapia del dolore. Il manager non ha inteso

spiegare pubblicamente il perchè dell'interruzione delservizio affidato in cooperativa e la politica, ad

eccezione del Pse, ha preferito il silenzio. Eppure stiamo parlando di un servizio importante per i distretti di

Cosenza, Rende e cassano. Ieri una nota l'ha inviata il leader del movimento Diritti Civili, Franco Corbelli

(potete leggerla nel box). Ma la posizione piùsiginificativa è la lettera che ci hanno inviato in redazione i

familiari dei pazienti, che sono quelli che subiscono sulla loro pelle questa situazione, e che trasuda di dolore

e rabbia. I familiai ritengono che sia «oltraggioso e lesivo nei confronti dei nostri cari, già profondamente

segnati e provati dal loro stato di salute. La decisione di interrompere il servizio domiciliare integrato di

assistenza ai nostri familiari, getta noi tutti in un profondo stato di sconforto considerando inoltre la chiusura

delreparto oncologicodel Presidio Ospedaliero del Mariano Santo, non potendo neanche contare su Una

struttura ospedaliera dove essere curati. Siamo all'assurdo e al totale abbandono da parte delle istituzioni.

Chi tutela le persone affette da questo terribile male? Dove possono curarsi?». «Ci saremo aspettati quanto

meno un interessamento della responsabile CDI Asp, Dott.ssa Lidia Pecoriello - dicono forse un po'

ingenerosa mente le famiglie - ma neanche una telefonata ciè pervenuta perinformarci sitale grave "scippo".

Per tale motivo confidiamo in una sensibilizzazione dell'intera opinione pubblica affinchè venga fatta

pressione sugli organi competenti per la riattivazione del servizio domiciliare integrato di assistenza medica».

Inevitabile l'appello con un elenco che purtroppo i calabresi conoscono a memoria come un mantra: al

Ministro della Salute, On. Lorenzin, al Presidente della Regione Calabria, On. Oliverio, al sig. Prefetto di

Cosenza Dott. Gianfranco Tomao. «L'appello più forte lo rivolgiamo comunque al neo Commissario della

Sanità, Ing. Scura,e confidiamosuquantoegli stessoha affermato sui giornali, dichiarando testualmente che "al

primo posto metto gli utenti, il sistema sanitario li deve prendere in carico a partire dalle strutture territoriali, se

necessario portarli in ospedale e poi, accompagnarli nella riabilitazione e assistenza domiciliare". E proprio

quell'assistenza domiciliare di cui parla ci sarà negata per un colpo di mano di un Direttore facente funzioni, il

quale, chiuso nella sua stanza dei bottoni, pensa soloed esclusivamentea calcoliragioneristici impiegando le

risorse dell'Ente per assumere amministrativi. Caro Commissario, La preghiamo di intervenire. Ci ridia quella

dignità umana di cui tanto abbiamo bisogno. Non soffrire è un diritto di tutti». Intanto questa mattina i familiari

saranno al fianco degli operatori in una protesta sit/in davanti alla sede dell'Asp di via Alimena

16/03/2015 12Pag. Il Quotidiano di Calabria - ed. Cosenza

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 16/03/2015 40

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Cure palliative . «Si riapra un tavolo tecnico» L'appello di Paola Binetti a 5 anni dalla legge: «Fare il punto sulle iniziative e la formazione» No all'eutanasia, sì alle cure palliative: «Cinque anni dopo l'approvazione della legge, e dopo anche

l'importante riconoscimento delle cure come nuovo sapere disciplinare, è giusto fare il punto sulle diverse

iniziative formative che in questi anni sono state attivate nei vari corsi di laurea: da quello per i medici a quelli

per le professioni sanitarie», ha spiegato ieri in conferenza stampa la deputata di Area popolare (Ncd-Udc)

Paola Binetti, a suo tempo prima firmataria e relatrice della legge sui metodi palliativi di cura. È dunque

importante sapere quanti crediti per questa disciplina sono stati inseriti negli anni della formazione di base e

quanti nella successiva formazione specialistica, «perché ancora oggi - continua - i pazienti accedono alle

cure palliative troppo tardi. In questo modo l'esperienza del dolore, sia quello acuto che quello cronico, crea

un malessere a stento sopportabile per molti di loro» e non si riesce ad offrire quell'insieme di interventi che le

cure palliative prevedono, con un progetto «altamente personalizzato». I master che offrono specializzazione

in cure palliative hanno carattere professionalizzante e questo «vale sia sotto il profilo accademico che su

quello più specificamente assistenziale». Per questo «è importante» che «condividano il loro impianto con

una programmazione omogenea». Con i professionisti in cure palliative che dovranno «poter certificare la loro

competenza professionale attraverso titoli ad hoc». Quindi c'è urgenza di creare «un tavolo tecnico» al quale i

direttori dei vari master «si incontrino e confrontino, anche sulla base del decreto che ne fissa i requisiti

essenziali». Del resto in alcuni Paesi europei esiste una specializzazione in cure palliative «che da noi manca

- è andata avanti la Binetti - e di cui questi Master rappresentano comunque il modello culturale di

riferimento». Così, a nome di degli esperti intervenuti alla conferenza stampa di ieri, «chiediamo ai due

ministri interessati, Beatrice Lorenzin per la Sanità e Stefania Giannini per il Miur, di ri-attivare un tavolo di

lavoro in tal senso». L'Italia con la legge 38 è «modello di buona sanità per gli altri Paesi. Non vogliamo

perdere questa forma di leadership, etica e scientifica, culturale e assistenziale, anche per offrire uno

strumento qualificato che faccia da barriera alle richieste di eutanasia che sono tornate a riaffacciarsi».

17/03/2015 12Pag. Avvenire(diffusione:105812, tiratura:151233)

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 17/03/2015 5

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Speciale Salute Bilancio della legge 38 Dopo 5 anni ancora limiti in farmaci e organizzazione Dopo 5 anni di legge 38 l'accesso ai farmaci e qualche carenza organizzativa restano limiti da superare. Le

cure palliative, infatti, sono state inserite fra i Livelli essenziali di assistenza (LEA). L'intensità del dolore, ma

anche l'efficacia del suo trattamento, sono registrati in cartella clinica e nella scheda di dimissione

ospedaliera. Sono state definite tariffe precise, per le cure antalgiche. La prima visita di terapia del dolore ha

ricevuto una categorizzazione specifica, e non è più una «visita medica». È stata semplificata la prescrizioni

di farmaci antalgici, oppioidi inclusi. Sul fronte della formazione del personale sanitario, sono attivi, ad oggi,

quattro Master dedicati. Infine, si sta progressivamente strutturando una Rete destinata a rendere più

accessibili le cure antalgiche a tutti i pazienti italiani. È il bilancio, sulla legge 38, stilato dall'estensore, il prof.

Guido Fanelli, Anestesista dell'Università di Parma, presidente della Commissione Dolore e Cure Palliative

del Ministero della Salute, nonchè Direttore Scientifico della Fondazione ANT.

17/03/2015 35Pag. Il Tempo(diffusione:50651, tiratura:76264)

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 17/03/2015 6

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Conferenza stampa di Area popolare per invitare Beatrice Lorenzin e Stefania Giannini a riattivare un tavolodi lavoro Cure palliative : in cerca di risposte certe A ROMA - "La formazione specifica in cure palliative è stato l'obiettivo al centro della conferenza stampa che

si è svolta ieri alla Camera. A 5 anni dall'approvazione della legge, e dopo l'importante riconoscimento delle

cure palliative come nuovo sapere disciplinare, è giusto fare il punto sulle diverse iniziative formative che in

questi anni sono state attivate nei vari corsi di laurea: da quello per i medici a quelli per le professioni

sanitarie". Così la deputata di Area popolare (Ncd-Udc) Paola Binetti, a suo tempo prima firmataria del ddl e

relatrice della legge sulle cure palliative. "È importante sapere quanti crediti in cure palliative sono stati inseriti

negli anni della formazione di base e quanti nella successiva formazione specialistica, perché ancora oggi i

pazienti accedono alle cure palliative troppo tardi. In questo modo - prosegue la parlamentare di Ap

l'esperienza del dolore, sia di quello acuto che di quello cronico, crea un malessere a stento sopportabile per

molti di loro; e non si riesce ad offrire loro quell'insieme di cure farmacologiche e non farmacologiche che le

cure palliative prevedono per ciascuno di loro, con un progetto altamente personalizzato". "I master che

offrono un livello di specializzazione in Cure palliative hanno carattere professionalizzante e questo vale sia

sotto il profilo accademico che sotto quello più specificamente assistenziale. Ma proprio per questo -

sottolinea Binetti - è importante che condividano il loro impianto con una programmazione omogenea dei

contenuti e delle competenze offerte. I professionisti in cure palliative dovranno poter certificare la loro

competenza professionale attraverso tutoli ad hoc. Si sente l'urgenza di creare un tavolo tecnico in cui i

direttori dei vari Master si incontrino e si confrontino". A cinque anni dalla approvazione interviene Paola

Binetti che è stata prima firmataria e relatrice della legge

17/03/2015 4Pag. Corriere dell'Umbria(diffusione:21210, tiratura:34012)

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 17/03/2015 7

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La Regione sblocca la vertenza col rifinanziamento del servizio Cure domiciliari, tutto come prima L ' Asp evita il black-out nell ' assistenza dei malati con personale interno Giovanni Pastore Non c ' è stato neppure bisogno di scendere in piazza e urlare la rabbia per l ' e n n e s imo

diritto alla salute negato. Ieri doveva essere il giorno della sospensione del servizio domiciliare di cure

palliative e terapie del dolore, il giorno della vergogna per la sanità in Calabria. E, invece, sul calendario è

comparsa una nuova data, la data del riscatto del sistema-salute grazie all ' intervento decisivo della

Regione. Un acuto che era stato, tra l ' altro, anticipato dall ' assessore Carlo Guccione che si era

direttamente interessato per trovare una soluzione urgente al problema. E così, dolore e disperazione sono

sfumati dopo l ' annuncio del manager dell'Asp, Luigi Palumbo, lo stesso che aveva firmato il provvedimento

di sospensione dell ' attività di terapie domiciliari, e che ieri ha sottoscritto la nota con la quale ha comunicato

il passo indietro netto dopo il vertice nella sede regionale del Dipartimento tutela della Salute, alla presenza

del direttore generale, Bruno Zito, e dei dirigenti di settore. Una riunione operativa conclusa con la certezza

del rifinanziamento dei fondi relativi alla seconda annualità del progetto " Costruzione rete integrata di cure

palliative e terapia del dolore " . La Regione «ha dato immediata disposizione agli operatori interessati allo

svolgimento delle attività socio-sanitarie ed assistenziali in favore dei pazienti presi in carico dal progetto il

ripristino dell ' attività assistenziale come da capitolato». La ripresa del servizio verrà garantita dagli stessi

operatori fino alla nuova gara di assegnazione I pazienti gravemente ammalati continueranno a ricevere

assistenza a casa e non ci sarà discontinuità nel servizio. «La ripresa sarà garantita - è precisato nella nota -

dai medesimi fornitori fino all ' espletamento della successiva gara di assegnazione». E per quanto riguarda

ieri, l ' Asp ha superato l ' i p otetico black-out, garantendo l ' attività sanitaria facendo ricorso a risorse

professionali interne proprio per non causare l ' interruzione dell ' assistenza in favore dei pazienti assistiti.

Una evoluzione che consente a due cooperative di proseguire nel servizio a Cosenza, Rende e Cassano.

Soddisfatti gli operatori, e, soprattutto, felici i parenti dei malati che s ' erano detti feriti dal comportamento del

direttore generale dell ' Asp, Palumbo, «che, con un semplice atto» aveva fatto «crollare le nostre certezze

sul futuro dei nostri cari». Al neo-commissario per la sanità in Calabria, avevano pure chiesto «quella dignità

umana da parte delle istituzioni di cui tanto abbiamo bisogno». Parenti che avevano bollato il provvedimento

di sospensione del servizio domiciliare come «oltraggioso e lesivo nei confronti dei nostri cari, già

profondamente segnati e provati dal loro stato di salute». L ' intervento della Regione ha consentito di

ancorare il prezioso servizio a certezze finanziarie. Non una beffa, dunque, o una promessa riciclata. Almeno

per questa volta ha vinto l ' interesse del malato. Servizio autorizzato dall ' Asp. L ' assistenza domiciliare per

le cure palliative e la terapia del dolore è ripartita

Le accuse al dg l Un gruppo di familiari dei pazienti assistiti s ' era rivolto al commissario Scura con una

lettera-appello: «Caro commissario, la preghiamo di intervenire urgentemente. Almeno lei ci ridia quella

fiducia nel sistema sanitario sul quale fino ad oggi eravamo certi di poter contare e nel quale fino ad ora

avevamo creduto». Le famiglie avevano messo sott ' accusa Palumbo che, «con un semplice atto» ha fatto

«crollare le nostre certezze sul futuro dei nostri cari».

17/03/2015 26Pag. Gazzetta del Sud - ed. Cosenza(diffusione:49872, tiratura:67738)

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 17/03/2015 8

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UN PERCORSO DI RICONOSCIMENTO PER MEDICI E PAZIENTI Più fondi alla ricerca e semplificazioni sui farmaci La legge 38/2010 è un'insostituibile legge di civiltà, un orgoglio per l'Italia che è l'unico Paese europeo ad

aver assicurato ai cittadini il diritto all'accesso ai centri di terapia del dolore. Oggi a tutti noi spetta il compito di

salvaguardarla da cedimenti, sia istituzionali sia professionali, e assicurarci che ogni Regione la applichi. La

legge 38 non è stata promulgata per dire ai medici che è loro dovere curare il dolore, ma per dare loro gli

strumenti operativi, le strutture e i processi certificati che permettano di garantire percorsi di presa in carico.

Con la legge 38 la classe medica non può più dichiararsi impotente di fronte alla sofferenza dei pazienti: al

contrario sta prendendo coscienza del fatto che la cura del dolore non si esaurisce con la propria

competenza, perché esiste una Rete di Centri di diagnosi e cura del dolore nella quale si lavora per

migliorare la qualità di vita e alleviare le sofferenze dei pazienti. Questa Rete è la vera novità, che ci permette

di essere la prima nazione al mondo ad aver strappato il dolore dalla sua nenia secolare di

autocommiserazione e definizioni autoreferenziali, ove ognuno vantava rimedi propri e credi scientifici, senza

dare spazio alla voce dei malati. Al contrario, in caso di malattia dolorosa, ogni cittadino può e deve

reclamare una risposta sui luoghi deputati alla cura del dolore e sulle modalità di accesso, a prescindere dalle

coordinate geografiche. Non vi sembri questo un valore di poco conto! Se riguardiamo le storie delle persone

che vivono nel dolore cronico, una sorte esecranda li accomuna: anni e anni di sofferenza senza che

nessuno indicasse loro la strada per trovare medici competenti riguardo alla loro patologia dolorosa; percorsi

segnati spesso dall'indifferenza o impotenza dei sanitari, peregrinazioni per l'Italia alla ricerca di un sollievo,

con spese in visite innumerevoli e interventi senza esito. La legge 38 ha finalmente permesso di certificare il

dolore cronico quale stato patologico, che necessita di competenze per essere curato e di percorsi

istituzionali, capaci di sgombrare il campo da incertezze diagnostiche e fraintendimenti: un luogo - o meglio,

una Rete - in cui trovare qualcuno che capisca la sofferenza e ne riconosca i segni. Lo stesso vale per i

medici algologi (specialisti del dolore), che non dovranno sentirsi più "clandestini" nel loro operare all'interno

degli ambulatori del dolore, ma professionisti inseriti in un progetto che le istituzioni certificano e condividono.

Oggi quindi, grazie alla legge 38, i cittadini possono pretendere che il loro dolore non sia esposto

all'indifferenza, ma che sia trattato come ogni altro stato di malattia in un percorso esplicito di luoghi sanitari

ove realizzare progetti di diagnosi e terapia. D'ora in avanti spetta a noi sensibilizzare la popolazione sulla

grande opportunità che il servizio sanitario mette a disposizione per non lasciare soli i malati e stimolare le

istituzioni a non dimenticare che questa Rete va completata con gli atti indispensabili per incrementare le sue

potenzialità di cura. Al fine di far conoscere ai cittadini la Rete, indirizzarli verso i luoghi di cura per trovare

sollievo dalla sofferenza e dialogare con le istituzioni, la Fondazione Isal organizza da anni "Cento Città

contro il Dolore". Una Giornata Mondiale - alla quale partecipa anche Grünenthal con il suo vasto programma

di formazione e sensibilizzazione Change Pain, finalizzato a migliorare la gestione del dolore cronico - che

ogni anno coinvolge l'opinione pubblica nelle piazze e negli ospedali, mettendo a disposizione di chi ne

avesse bisogno anche il numero verde 800.10.12.88 per rispondere ai bisogni delle persone che convivono

con il dolore cronico, affinché questi pazienti non rimangano fantasmi senza voce. Colgo l'occasione della

celebrazione dei primi cinque anni di legge 38, non per stilare un bilancio, ma per esprimere quattro desideri.

Primo: rendere uniformi in tutto il territorio nazionale i percorsi di cura e di assistenza per chi soffre di dolore

cronico. Secondo: ottenere una certificazione dello stato di malattia del "Dolore", con identificazione dei criteri

di esenzione dal pagamento del ticket previsti per ogni altro stato di disabilità cronica. Terzo: più investimenti

nella ricerca sul dolore, per dare speranza a chi oggi è affetto da malattie dolorose incurabili. Quarto:

semplificare l'erogazione di tutti i farmaci e dispositivi in grado di aiutare ad alleviare la sofferenza. William

Raffaeli presidente Fondazione Isal © RIPRODUZIONE RISERVATA

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 17/03/2015 16

Page 20: Scienza Terapia del dolore , la legge c'è, ma non per tutti · "Miglioramenti nelle tariffe e nella prescrizione dei farmaci" ... "Le cure palliative sono state inserite fra i Lea.

Compie un lustro la legge 38 su dolore e cure palliative : il bilancio di una rivoluzione in corso Oppioidi , in Italia nessun abuso Il consumo cresce lentamente ma restiamo fanalino di coda in Europa Sono trascorsi cinque anni dalla promulgazione della legge 38. Una ricorrenza che al di là della

convenzionalità rappresenta un tempo sufficiente per osservare e misurare il cambiamento. Il bilancio è

positivo: sul 75% del territorio nazionale le Regioni hanno infatti formalizzato l'impegno a recepire gli indirizzi

dettati dalla normativa, che andranno poi resi operativi in Asl e ospedali. Ma uno degli obiettivi di questo

strumento legislativo è di evitare che si creino disuguaglianze. E questo è un fronte ancora caldo. Resta infatti

fuori un 25 per cento. E nei fatti a godere dei diritti previsti dalla legge 38/2010 è solo il 60% della

popolazione distribuita principalmente in cinque regioni, dove la rete «hub and spoke» è pienamente attiva. Si

tratta di Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Piemonte e Veneto. Le altre regioni si stanno pian piano

allineando e l'estensione delle cure palliative e della terapia del dolore sull'intero territorio nazionale

richiederà tempi un po' più lunghi. Benché io sia considerato con una certa enfasi «il padre della legge 38»,

l'esperienza del processo legislativo è stata «corale», condotta insieme a tanti altri colleghi, giuristi e

responsabili della sanità. E il lungo percorso applicativo mi ha fatto toccare con mano che la legge sarebbe

restata lettera morta se tutti gli attori della filiera sanitaria - dai responsabili del ministero ai pazienti - non

fossero pian piano approdati a due convinzioni: che il dolore è una malattia a tutti gli effetti, e che è assurdo

soffrire inutilmente nel secondo decennio del duemila, quando gli strumenti diagnostici e terapeutici disponibili

consentono di controllare la sofferenza e di restituire ai pazienti la dignità della quale sono titolari in quanto

persone. L'ho detto infinite volte: l'accesso alle terapie è il vero tema che ci deve occupare quando ci

riferiamo alla tutela e alla cura efficace dei pazienti con dolore. Se la legge ha un merito, quindi, è quello di

aver compiuto un riconoscimento, una riaffermazione del diritto a non soffrire. In questo modo la normativa ha

reso ineludibile un dialogo - fra cittadini, medici e pubblici decisori - che è cresciuto e si è arricchito fino a

divenire un vero e proprio movimento culturale. Tutto considerato, quindi, le riserve sullo strumento legislativo

in sé - diffuse in altre culture che giudicano superflua la legge 38 - non intaccano il mio convincimento che,

nel contesto italiano, essa ha rappresentato e rappresenta il motore di una rivoluzione, concettuale e

organizzativa, altrimenti impensabile. Ma quali trasformazioni concrete la legge ha prescritto o stimolato?

Innanzitutto la definizione delle tariffe: grazie a un questionario inviato dal Ministero alle principali unità di

terapia del dolore di tutta Italia, abbiamo calibrato i budget e codificato le singole prestazioni a partire da un

preciso livello di "reimburse#ment" medio. Poi abbiamo lavorato affinché la prima visita specialistica di

terapia del dolore riceva una specifica categorizzazione, e non sia più genericamente individuata come "visita

medica". Abbiamo ritoccato anche le schede di dimissione ospedaliera, per far sì che riportino chiaramente

se il paziente è stato sottoposto o meno a terapia del dolore e se il trattamento sia stato efficace. Sul versante

della formazione del personale sanitario, sono attualmente quattro i Master in terapia del dolore attivi e

rispondenti ai dettami della legge. In più, a prescindere dai percorsi universitari, sono stati formati migliaia di

medici di famiglia. Grazie a questi professionisti, adeguatamente preparati, i pazienti in trattamento con cure

palliative non devono stare più in ospedale, ma possono ricevere a domicilio le terapie di cui hanno bisogno.

Sempre sul versante dell'organizzazione territoriale, sta procedendo la strutturazione della Rete di terapia del

dolore in hub e spoke. L'Ospedale universitario di Parma - nel quale ho il piacere di lavorare ogni giorno - ha

presentato non più di due settimane fa il suo Centro di Terapia del Dolore, primo hub individuato dalla

Regione come punto di riferimento per un'area vasta di 2 milioni di abitanti. Ciò non rappresenta

un'eccezione, ma un modello virtuoso al quale tante altre regioni si stanno allineando. Se non altro, perché lo

prevede la legge. Passando ai limiti del nostro sistema - giacché ogni bilancio che si rispetti contiene anche le

voci passive - sono costretto a stigmatizzarli con una battuta: il suo peggior difetto è che lo devono applicare

gli uomini. La grande carenza del modello, infatti, continua a essere la sottovalutazione del problema dolore.

Non amo farlo, ma per quantificare questa inadeguatezza è utile accennare alle sue ricadute economiche:

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 17/03/2015 17

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l'impatto totale degli 8 milioni di pazienti italiani con dolore cronico è di circa 37 miliardi di euro l'anno, vale a

dire il 2,3 per cento del Pil. La spesa farmaceutica, a fronte di questi oneri totali, è una goccia nell'oceano.

Eppure è mal ripartita. Infatti spendiamo per gli antinfiammatori, i famosi Fans, circa 280 milioni di euro

l'anno, contro 180 milioni per gli oppioidi, di cui poco più di 100 milioni per gli oppioidi forti. Tra i principali

Paesi europei, l'Italia si conferma agli ultimi posti per uso di oppioidi e ai primi per impiego di Fans. E poiché

da specialista posso affermare che gli oppioidi rappresentano spesso l'opzione terapeutica più appropriata ed

efficace per la gestione del dolore cronico - sia oncologico che non oncologico - allora devo denunciare che il

loro impiego insufficiente rappresenta una delle principali sacche di inappropriatezza terapeutica, e quindi di

inefficienza, che ancora caratterizza il nostro sistema. All'inizio di questa settimana ho partecipato, presso le

Nazioni unite, a un importante consesso dei massimi esperti mondiali sulla cura del dolore. Ho portato a casa

alcune informazioni preziose, che mi suggeriscono quale potrebbe essere la strada per applicare al meglio la

legge 38 nei prossimi 5 anni. Anzitutto, il mondo è diviso fra chi consuma forse troppi oppioidi e chi non ha

affatto accesso a questi medicinali: basti pensare che i Paesi più sviluppati, nei quali vive il 17% della

popolazione, consumano il 92% della morfina. Non mi stupisce che in queste nazioni si registrino anche la

maggior parte dei casi di addiction e di abuso di queste sostanze. Sono anomalie fondate sull'irrazionalità

dell'utilizzo delle terapie antalgiche, e soprattutto sull'utilizzo dei farmaci sbagliati, perché la tecnica

farmaceutica ha già reso disponibili da anni oppioidi "abuse deterrent", ossia che non possono essere

impropriamente usati come droghe. E in Italia, a che punto siamo? Da noi crescono, benché lentamente, i

consumi di oppioidi: come riportato nel rapporto Osmed sui primi 9 mesi del 2014, l'aumento generale del

consumo varia dal 2,8% (dati a unità espressi in dosi giornaliere, DDD) per gli alcaloidi naturali dell'oppio al

7,9% per altri oppioidi. E i dati di farmacovigilanza restano costanti e non destano nessun allarme. In

sostanza, per volumi di consumo e per controllo della filiera, non siamo fra le nazioni esposte ai rischi di

abuso e di addiction. Da noi, semmai, c'è ancora un deficit di prescrizioni e di accesso agli oppioidi, che non

è dovuto alla mancanza di policy adeguate o a una legislazione restrittiva - come avviene, purtroppo, in tanti

Paesi del mondo - ma a carenze organizzative e al persistere di una certa riluttanza da parte dei prescrittori.

L'Italia spende infatti per gli oppioidi 1,7 euro per abitante l'anno (nel 2008 eravamo a 0,60 euro) a fronte dei

9-10 spesi in Germania. E così il cerchio si chiude, e torniamo al problema originario: un mix di barriere

culturali e strutturazione tuttora inadeguata della rete di terapia del dolore e cure palliative. Due limiti, tuttavia,

sui quali sono convinto che la legge 38 - con le sue prescrizioni e la sua capacità d'inclusione di tutti gli attori

del sistema - abbia inciso e possa continuare a incidere assai meglio di qualunque altro strumento. Guido

Fanelli estensore della legge 38 e presidente della Commissione ministeriale Dolore e cure palliative ©

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 17/03/2015 18

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IL PUNTO DI VISTA DEI MALATI I controlli sulle Regioni sono troppo deboli Non c'è dubbio che la legge 38 abbia contribuito a migliorare la qualità, la diffusione delle cure e

dell'attenzione al dolore nella dimensione bio-psico-sociale. Il primo risultato, ottenuto grazie alla legge, è

stato l'inserimento di questo complesso di prestazioni all'interno dei Lea. In questo modo, non soffrire

inutilmente è divenuto non soltanto un diritto, ma anche un indicatore sul quale dovrebbe essere valutata

l'efficacia e l'efficienza del Sevizio sanitario nazionale. Quest'ultimo, infatti, ha la responsabilità di garantire le

cure a tutti in modo uniforme sul territorio nazionale, usando al meglio le risorse economiche destinate.

Nonostante la legge 38 rappresenti un importante traguardo, ci sono spazi di miglioramento. Il primo: la legge

prevede l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore come Lea, il suo finanziamento avviene

attraverso "Progetti Obiettivo", vale a dire che le Regioni devono presentare progetti ad hoc per ottenere

finanziamenti dal ministero della Salute. La cosa più curiosa è che questo meccanismo è stato attivato con

tempi diversi da Regione a Regione, senza considerare che il sistema di controllo del Ministero sull'utilizzo

dei fondi e sui risultati prodotti è debole. Altri margini di miglioramento come ben mostra il Programma «In-

Dolore» realizzato dal Tribunale per i diritti del malato grazie al sostegno non condizionato di Grünenthal

sono: formazione del personale sanitario, informazione ai cittadini sui diritti e sui servizi offerti, attenzione al

dolore e alle sofferenze inutili per le persone più fragili, come bambini e anziani. Peraltro esistono ancora

difficoltà, in particolare in alcune realtà, nell'accesso ai farmaci e terapie di sostegno da parte dei pazienti. Del

resto, finché la necessità di contrastare il dolore e la sofferenza non diventerà una priorità culturale diffusa e

condivisa da tutti, continueremo sempre a riscontrare qualche zona d'ombra, nella diagnosi e nella rilevazione

del dolore, nell'attenzione alla dimensione psicologica e spirituale, oppure nel suo trattamento. Da questo

punto di vista, meritoriamente la legge prevedeva fino al 2012 lo stanziamento di fondi ad hoc per campagne

di informazione e sensibilizzazione. E ci auguriamo che si continui a investire su questo fronte. Tonino Aceti

coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato - Cittadinanzattiva © RIPRODUZIONE

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 17/03/2015 19

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LA GESTAZIONE NORMATIVA Una rete modello «hub and spoke» ma restano le disparità sul territorio L'idea di mettere a punto una legge dedicata al dolore e alle cure palliative è nata direttamente su impulso del

Parlamento. Erano stati presentati, infatti, diversi progetti di legge a riguardo, sia dalla maggioranza che

dall'opposizione. L'allora ministro della Salute, professor Ferruccio Fazio, incaricò Guido Fanelli di coordinare

le attività ministeriali orientate alla creazione di una proposta di legge organica. In questo contesto è stato

partorito il modello assistenziale, strutturato in hub e spoke, del quale il 15 marzo si celebrano i cinque anni.

Alla definizione della prima bozza di legge si giunse mediante il lavoro di concerto di tutti gli Uffici del

ministero, che sono stati impegnati nella revisione delle proposte iniziali; anche le Commissioni parlamentari,

sia del Senato che della Camera, fecero un lavoro straordinario in tal senso, in totale sinergia con la struttura

ministeriale e apportando miglioramenti significativi. Questa collaborazione fra Uffici e Commissioni si

concretizzò nella definizione di una sintesi tra le due bozze, presentate dalla maggioranza e dall'opposizione,

ulteriormente arricchita con gli elementi che erano emersi dal tavolo di lavoro ministeriale. Così, dalla

proposta di legge 1771, nacque la legge 38. Durante il processo di gestazione, fra i nodi più difficili da

sciogliere emersero subito i temi legati ai professionisti impegnati nelle reti di cure palliative e nelle reti di

terapia del dolore: sia con riferimento all'identificazione delle figure deputate a operare nelle reti assistenziali,

sia rispetto alla definizione dei percorsi formativi specifici dedicati al personale sanitario. A quanti si chiedano

perché mai per la cura del dolore si sia resa necessaria una legge "ad hoc", è facile rispondere che questa

esigenza è sorta dal fallimento degli esperimenti del passato, e in particolare del Progetto "Ospedale senza

dolore". Quell'iniziativa rappresentò una rivoluzione nel modo di percepire il dolore in ambiente medico e

sanitario in genere, ma aveva il limite di collocare nell'ospedale il baricentro dell'assistenza. Il grande salto in

avanti consentito dalla legge 38 è rappresentato dalla concezione di un nuovo equilibrio della rete

assistenziale, che da quel momento non fa perno sul solo ospedale, ma anche sul territorio. Di qui la nascita

del nuovo Progetto, caratteristico del quinquennio inaugurato dalla legge, "Ospedale-territorio senza dolore".

All'interno di questo nuovo orizzonte, la legge 38, a mio avviso, si è rivelata imprescindibile proprio nel

garantire il dialogo e il coordinamento fra territorio e ospedale, fra medicina di famiglia e strutture

specialistiche, fra formazione ed erogazione dei servizi. Anche il ministero della Salute - con i professionisti

operanti nella rete assistenziale e con le organizzazioni non profit presenti sul territorio - in questi anni è stato

impegnato in prima linea nella corretta applicazione della legge, e quindi nella tutela del diritto dei pazienti a

non soffrire. Quest'impegno ha riposato sulla certezza che la legge 38, forte del consenso dell'intero

Parlamento, rappresenti altresì un modello di eccellenza nel panorama europeo. Grazie all'impegno del

ministro, il Semestre italiano di Presidenza della Commissione europea ha rappresentato un'occasione per

portare all'attenzione degli Stati membri le tematiche della terapia del dolore e delle cure palliative come

argomento prioritario. L'opportunità di condividere a livello continentale le buone pratiche presenti nel nostro

Paese, e di confrontarci con i rappresentanti di altri sistemi sanitari, ha messo in luce l'unicità dell'esperienza

italiana, specialmente per quanto riguarda l'ambito pediatrico. Si ha la consapevolezza che le reti, nel loro

insieme, devono darsi una mission ardua ma chiarissima: anzitutto "farsi trovare", cioè renderne immediato

l'accesso - anche per il tramite dei medici di famiglia - da parte dei pazienti con malattie inguaribili e dolore

cronico; in secondo luogo, nell'ambito della rete di terapia del dolore, diagnosticare con precisione queste

patologie; quindi offrire assistenza specifica, attraverso figure professionali opportunamente formate e capaci

di erogare servizi caratteristici, in alcun modo sovrapponibili ad altre prestazioni riconducibili all'assistenza

ospedaliera genericamente intesa. Si tratta di obiettivi già inscritti nella struttura e nella filosofia della legge

38, ma nonostante il percorso avviato - un cammino virtuoso, preso a modello anche nei consessi europei -

credo che un bilancio quinquennale sulla legge debba esser lasciato aperto, per far leva sui successi ottenuti

e colmare le lacune ancora presenti nel sistema. Fra queste citerei la disparità fra i servizi erogati nelle

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diverse zone del Paese, dove i centri specialistici e le prestazioni di alta complessità risultano ancora

distribuiti in modo disomogeneo. I servizi, del resto, sono la vera risposta alle aspettative e ai diritti dei

pazienti. Il livello dei primi e la garanzia dei secondi riposano sull'efficienza del sistema, che a sua volta si

fonda sull'organizzazione complessiva, sulla formazione dei clinici, sull'adeguatezza degli strumenti

diagnostici e sull'efficacia e l'appropriatezza delle terapie. Credo che la legge 38 non trascuri nessuno di

questi passaggi. Per questo sono convinto che la sua effettiva applicazione - unitamente alla progressiva

diffusione di una vera cultura del diritto a non soffrire - rappresenti l'esito più augurabile del lungo processo

che l'Italia ha inaugurato cinque anni orsono, per dare una concreta risposta al diritto dei cittadini sancito

dall'art. 1 della legge stessa. di Marco Spizzichino *

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BARLET TA VENERDÌ UN CONGRESSO SCIENTIFICO. INCONTRO CON SPECIALISTI DELLA BRANCAE TAVOLA ROTONDA Forum « Medicina del dolore » lo stato dell'arte nella Puglia Medicina e dolore l B A R L E T TA . Un appuntamento scientifico di notevole spessore in merito ad una

tematica di grande importanza. Si terrà venerdì 20 Marzo presso la Sala Rossa del Castello Svevo di Barletta

(Piazza Castello, 70051) si terrà il 5° Forum Regionale «La medicina del dolore in Puglia». L'evento, giunto

alla V edizione, ha l'obiettivo di verificare lo stato di attuazione e l'efficacia organizzativa in Puglia della Legge

38/10 allo scopo di bilanciare il rapporto tra l'alta qualità delle prestazioni sanitarie e il contenimento dei costi,

oltre che realizzare un focus sulla cura del dolore cronico con terapia farmacologica e non, nell'ottica di un

trattamento multidisciplinare. L'ap p u n t a m e n t o scientifico gode del patrocinio del Comune di Barletta e

dell'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Barletta Andria Trani presieduto dal dottor

Benedetto Delve c ch i o. «La legge 38/10 sancisce il dovere etico di offrire al cittadino il diritto ad essere

curato ed alleviato dal dolore, indipendentemente dall'età, dal tipo di malattia e dalla condizione socio-

economica. La realtà clinica ci mostra che molte condizioni dolorose rimangono tutt'ora senza un

soddisfacente risultato assistenziale», è scritto in un comunicato a firma del dottor Michele Debitonto.

«Saranno inoltre proposte alcune relazioni sui nuovi trattamenti farmacologici oggi disponibili e su specifiche

procedure di trattamento del dolore», conclude la nota. La presentazione del congresso sarà effettuato dal

dottor Michele Debitont o. Tre le sessioni previste nel congresso con la presenza di specialisti che si

confronteranno sui seguenti temi : «Medicina del dolore in Puglia»; «Le sindromi dolorose regionali

complesse (CRPS)», «Il trattamento multimodale nelle Crps».

18/03/2015 32Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - ed. Barletta(diffusione:48275, tiratura:63756)

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 18/03/2015 23

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_ HOUSE HOSPITAL « Cure palliative , c'è ancora poca informazione» « Cure palliative , c'è ancora poca informazione» NAPOLI. «Un importante passo avanti per l'implementazione della rete delle cure palliative in Campania».

Con queste parole Sergio Canzanella, segretario regionale della Federazione associazione volontariato in

oncologia e della Società italiana cure palliative e dirigente dell'Associazione House Hospital onlus ha accolto

la firma del decreto 22 da parte del presidente Caldoro. Stando ad un sondaggio realizzato dal Centro di

Ascolto dell'Associazione House Hospital onlus, solo 2 persone su 10 sono a conoscenza dell'esistenza della

terapia del dolore. Su un campione di circa 2.000 persone contattate, quelli che conoscono poco la terapia,

ritengono che questo genere di cure sia rivolto a tutti i pazienti (35%), senza distinzioni rispetto alla patologia.

Al contrario, tra le persone più informate prevale l'idea che essa sia rivolta prevalentemente ai malati cronici e

a quelli terminali (36%); il 38% sempre degli informati risponde che le terapie sono rivolte solo ai malati

terminali. «Adesso - dice Canzanella - bisogna combattere il dolore burocratico che scaturisce quando il

malato e la famiglia sin dall'inizio della diagnosi o della disabilità, si ritrovano in una spirale burocratica fatta di

code negli ospedali e negli ambulatori dei distretti sanitari, nelle sale d'aspetto».

18/03/2015 15Pag. Il Roma(diffusione:27500, tiratura:125000)

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La storia Tra i militari che coltivano la marijuana di Stato "Così cureremo i malati" A Firenze arriva la cannabis dell'Esercito: se ne produrrà un quintale l'anno, ma la richiesta cresce e la serrapotrebbe triplicare MICHELE BOCCI FIRENZE. La serra di 250 metri quadrati di superficie e tre di altezza ormai è pronta. Le lampade a frequenza

speciale sono installate, il sistema di irrigazione è collegato ai computer, la terra artificiale è dentro ai vasi di

plastica. Già oggi dal Cra-Cin di Rovigo dovrebbe partire un furgone, scortato, con dentro 100 talee di

cannabis. La destinazione è Firenze, dove ha sede lo Stabilimento chimico farmaceutico militare. La

coltivazione della "marijuana con le stellette", l'unica autorizzata per l'uso a fini terapeutici nel nostro Paese,

inizierà nei prossimi giorni. Per ospitare le piantine è stata ricavata un'ala in una zona che per motivi di

sicurezza si è deciso di non rivelare, tra laboratori e uffici. L'ambiente adesso è buio, la luce naturale non può

entrare in questa specie di grande container. Saranno le lampade a illuminare la serra agli orari prestabiliti,

così da far crescere la canapa più velocemente possibile. Il raccolto si farà ogni tre mesi. Poi ci sarà la fase

dell'essiccazione. Il lavoro seguirà standard rigidi, perché i due principi attivi, thc e cbd, devono rappresentare

il 5-6% del peso del prodotto. Si tratta di un farmacoe bisogna essere certi dell'efficacia a seconda del

dosaggio.

I militari produrranno circa un quintale di fiori essiccati all'anno. Per ora, perché il numero di regioni che ha

approvato l'uso medico della "canapa sativa"è in crescita. La domanda è destinata a salire anche perché i

medici che stanno utilizzando il farmaco osservano quotidianamente la sua efficacia su persone che soffrono

di dolori dovuti a malattie gravi come ictus o cancro ma anche a problemi neurologici. A Firenze sono pronti

addiritturaa triplicare lo spazio adibito a serra. La marijuana è il principio base di un farmaco già autorizzato

da tempo, che si presenta in compresse e viene normalmente prescritto in tutta Italia. Non è di questo

medicinale che si occuperà l'istituto farmaceutico militare ma di quello a base di fiori secchi. Oggi chi cerca

questa parte della pianta la deve comprare all'estero, soprattutto in Olanda, a 15 euro al grammo. Dallo

stabilimento usciranno scatole tonde di plastica con5 grammi di cannabis, da spedire alle farmacie delle varie

Regioni che faranno richiesta, a prezzi non ancora stabiliti ma certamente più convenienti. Per adesso l'uso

terapeutico della sostanza è previsto, con diverse sfumature, in Toscana, Puglia, Liguria, Sicilia, Veneto,

Marche, Friuli, Abruzzo e Umbria. Il lavoro del farmaceutico fiorentino assicurerà anche regolarità alla

fornitura. Tutto in una struttura militare, che fa capo all'Agenzia industrie difesa,e che sembrerebbe

distantissima dalla marijuana. «Siamo dei farmacologi, la nostra etica ci dice che nel momento in cui è

riconosciuta l'utilità di un principio attivo è giusto produrlo - spiega il direttore dello stabilimento, il colonnello

Antonio Medica - E la canapa, se impiegata nel modo giusto, ha effetti benefici.

Non ha senso privarsene, perché migliora la vita di persone colpite da malattie gravi».

Da queste parti il dibattito sulla legalizzazione delle droghe leggere non arriva. La cannabis è considerata

soltanto come farmaco. Sono stati il ministero della Salute e della Difesa a coinvolgere la struttura fiorentina

nella produzione. «Siamo contenti di dare il nostro contributo, da anni lavoriamo per il Paese - prosegue

Medica - non solo per le forze armate ma anche sintetizzando farmaci orfani per le malattie rare, o

producendo grandi quantità di vaccini e medicinali "di emergenza" per fronteggiare epidemie». È in mezzo a

tutto questo che, tra pochi giorni, cresceranno le prime piantine di canapa made in Italy, da coltivazione

pubblica.

La cannabis terapeutica di stato 5 grammi La coltivazione in serra Il dosaggio standard 250 metri quadrati La

grandezza della serra dove si coltiverà la cannabis 750 chili Lo spazio che si può dare alla coltivazione a

Firenze se aumentano le richieste 100 chili La produzione annua dell'Istituto farmaceutico militare 5-6 % Il

principio attivo rispetto al peso totale 15 euro Il costo/grammo della cannabis terapeutica importata

dall'Olanda 100 Le prime piante coltivate a Firenze 30-40 grammi Il fabbisogno annuo di un malato 3 mesi La

19/03/2015 27Pag. La Repubblica(diffusione:556325, tiratura:710716)

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 19/03/2015 6

Page 28: Scienza Terapia del dolore , la legge c'è, ma non per tutti · "Miglioramenti nelle tariffe e nella prescrizione dei farmaci" ... "Le cure palliative sono state inserite fra i Lea.

vita di una pianta coltivata per uso terapeutico Lampada da 400 Watt Piante in zolle separate Tubo di

drenaggio Ventilatore oscillante PER SAPERNE DI PIÙ www.farmaceuticomilitare.it www.salute.gov.it La

pianta Cannabis sativa I principi attivi Thc e Cbd Le persone che ci lavorano (29 militari e 51 civili) L'istituto

farmaceutico militare Le attività ettari, la superÞcie che occupa l'istituto Produzione di farmaci orfani, non più

realizzati dalle industrie o per malattie rare Sperimentazione di prodotti per attività militare, come farmaci

antiemorragici Allestimento kit di pronto soccorso per le forze armate 3 Attività ispettive nelle industrie

farmaceutiche 4 Gli usi della cannabis Altri paesi che la producono Dolore spastico nella sclerosi multipla

Nausea e vomito indotti da chemioterapia Dolore neuropatico di vario tipo Sindromi neurologiche rare (come

quella di Tourette) Produzione di farmaci su richiesta ministero della Salute e Aifa Olanda Inghilterra Canada

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