Scienza Terapia del dolore , la legge c'è, ma non per tutti · "Miglioramenti nelle tariffe e...
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Scienza Terapia del dolore , la legge c'è, ma non per tutti A cinque anni dall'approvazione della legge 38, quella che regola terapie del dolore e cure palliative, solo il
60% della popolazione, concentrata soprattutto in 5 regioni, gode di tutti i diritti che il provvedimento
garantisce. Il dato, sottolineato da Guido Fanelli, presidente della Commissione ministeriale su questi temi e
estensore della legge, è emerso durante un convegno oggi al Senato. Al momento solo Lombardia, Emilia
Romagna, Toscana, Piemonte e Veneto hanno istituito la rete richiesta dalla legge.Altre regioni - ha spiegato
Fanelli - si stanno allineando, ma c'è un 25% del territorio che ancora non ha neanche formalizzato l'impegno
a recepire la legge''. Il dolore cronico, ha sottolineato, riguarda 8 milioni di italiani, con un impatto di 37
miliardi di euro l'anno, pari al 2,3% del Pil. L'Italia, a differenza di altri paesi che hanno un problema di
sovraprescrizione di oppioidi, abusa invece di antinfiammatori non steroidei (Fans), mentre gli oppioidi sono
sottoutilizzati. ''C'è un problema di appropriatezza - spiega Fanelli - da noi si preferisce prescrivere i Fans,
che spesso non funzionano, o hanno effetti collaterali gravi, e non gli oppioidi. Non si tratta di iniziare a
distribuire pillole a caso, ma il rapporto va riequilibrato, visto che si spendono 280 milioni di euro l'anno per i
Fans e 180 per gli oppioidi''. La legge ha invece funzionato, secondo Fanelli, sul fronte delle cure palliative.
''In questo caso la presenza precedente di reti assistenziali, soprattutto dovute al volontariato, ha fatto sì che
la legge sia stata recepita con piu' efficacia, anche se rimangono alcune 'zone d'ombra'''. (ANSA).Emerge dal
World Medicine Park, incontro scientifico multidisciplinare svoltosi a Minorca. Panorama.it ha seguito i lavoriI
dati diffusi a Minorca nell'ambito del quarto " Multidisciplinar pain meeting"Se ne è parlato a Firenze
nell'ambito di Impact proactive 2014. Panorama.it vi ha preso parte
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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 16/03/2015 58
A 5 anni legge 40% senza terapia dolore (ANSA) - ROMA, 13 MAR - A 5 anni dall'approvazione della legge 38 che regola terapie del dolore e curepalliative solo il 60% della popolazione, concentrata in 5 regioni, gode di tutti i diritti che il provvedimentogarantisce. Il dato, sottolineato da Guido Fanelli, presidente della Commissione... (ANSA) - ROMA, 13 MAR - A 5 anni dall'approvazione della legge 38 che regola terapie del dolore e cure
palliative solo il 60% della popolazione, concentrata in 5 regioni, gode di tutti i diritti che il provvedimento
garantisce. Il dato, sottolineato da Guido Fanelli, presidente della Commissione ministeriale su questi temi e
estensore della legge, è emerso al convegno promosso da Grunenthal Italia al Senato. Solo Lombardia,
Emilia Romagna, Toscana, Piemonte e Veneto hanno istituito la rete richiesta dalla legge. dovType feed -->
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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 16/03/2015 59
Cure palliative . Cinque anni di Legge 38. Il convegno al Senato."Miglioramenti nelle tariffe e nella prescrizione dei farmaci" Nel corso dei lavori Guido Fanelli, l'estensore della normativa, ha spiegato che "si sta progressivamentestrutturando, in hub e spoke, quella Rete destinata a rendere più accessibili le cure antalgiche a tutti i pazientiitaliani". Numerosi progressi anche nella formazione con "un aggiornamento costante garantito ai medici difamiglia". 13 MAR - "Le cure palliative sono state inserite fra i Lea. L'intensità del dolore, ma anche l'efficacia del suo
trattamento, sono registrati in cartella clinica e nella scheda di dimissione ospedaliera. Sono state definite
tariffe precise, per le cure antalgiche, a partire dai livelli medi di rimborso rilevati in tutte le Regioni. La prima
visita di terapia del dolore ha ricevuto una categorizzazione specifica, e non è più definita come semplice
'visita medica'. È stata semplificata la prescrizioni di farmaci antalgici, oppioidi inclusi". È il bilancio, sui primi
cinque anni dalla promulgazione della Legge 38 del 2010, stilato dall'estensore della normativa, Guido
Fanelli, anestesista dell'Università di Parma, presidente della Commissione Dolore e Cure Palliative del
Ministero della Salute, e da qualche settimana Direttore Scientifico della Fondazione Ant. Sul fronte della
formazione del personale sanitario, ha aggiunto Fanelli, sono attivi, ad oggi, quattro Master dedicati, in
altrettante Università italiane, e a migliaia di medici di famiglia è stato offerto un aggiornamento che consente
loro di assicurare ai pazienti, a domicilio, tutte le terapie antalgiche di cui hanno bisogno, comprese le cure
palliative. Infine, si sta progressivamente strutturando, in hub e spoke, quella Rete destinata a rendere più
accessibili le cure antalgiche a tutti i pazienti italiani". I protagonisti della stesura della legge e della sua
applicazione si sono riuniti in un convegno, promosso da Grünenthal Italia, che si è tenuto presso la
Biblioteca del Senato della Repubblica. "Al di là degli indubbi meriti della Legge - ha proseguito Fanelli - in
Italia c'è ancora un deficit di prescrizioni e di accesso agli oppioidi, dovuto a carenze organizzative e al
persistere di una certa riluttanza da parte dei prescrittori. Il problema che ancora si registra - conclude Fanelli
- è quindi un mix di barriere culturali e strutturazione tuttora inadeguata della Rete. Due limiti, tuttavia, sui
quali sono convinto che la Legge 38, con le sue prescrizioni e la sua capacità d'inclusione di tutti gli attori del
sistema, abbia inciso e possa continuare a incidere assai meglio di qualunque altro strumento". Positivo
anche il bilancio tracciato dal Direttore Ufficio XI Cure Palliative e Terapia del Dolore del Ministero della
Salute: "La Legge 38 - ha detto Marco Spizzichino - si è rivelata imprescindibile proprio nel garantire il dialogo
e il coordinamento fra territorio e ospedale, fra medicina di famiglia e strutture specialistiche, fra formazione
ed erogazione dei servizi. Anche il Ministero della Salute, in questi anni, è stato impegnato in prima linea
nella corretta applicazione della Legge, e quindi nella tutela del diritto dei pazienti a non soffrire.
Quest'impegno ha riposato sulla certezza che la Legge 38, forte del consenso dell'intero Parlamento,
rappresenti un modello di eccellenza nel panorama europeo. Grazie all'impegno del Ministro, il Semestre
italiano di Presidenza della Commissione Europea è stato l'occasione per portare all'attenzione degli Stati
membri le tematiche della terapia del dolore e delle cure palliative come argomento prioritario. L'opportunità
di condividere a livello continentale le buone pratiche presenti nel nostro Paese, e di confrontarci con i
rappresentanti di altri sistemi sanitari, ha messo in luce l'unicità dell'esperienza italiana, specialmente per
quanto riguarda l'ambito pediatrico". Il punto di vista della scienza è stato rappresentato dal Presidente del
Comitato Scientifico di Impact proactive "in action", ente impegnato ogni anno, attraverso uno dei principali
appuntamenti di aggiornamento sul tema del dolore, nel promuovere l'avanzamento scientifico in quest'area
terapeutica: "Il nostro congresso annuale di fine giugno a Firenze - ha detto Gianfranco Gensini - negli ultimi
5 anni ha rappresentato un momento di confronto, discussione e condivisione di attività per 'chiudere il gap di
mancata applicazione della Legge' o per portare avanti 'scelte sagge', che permettessero di completare un
percorso di aggiornamento e formazione di tutti gli operatori sanitari: medici, infermieri, tecnici, psicologi,
operatori socio-sanitari. Ma anche per sviluppare una campagna di informazione e sensibilizzazione rivolta al
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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 16/03/2015 52
grande pubblico. In questo compito, al fianco di Impact, hanno assunto un ruolo determinante tutti i partner,
cioè il Ministero della Salute, l'Agenas, le Regioni e oltre 70 Società Scientifiche, Associazioni di categoria e
Fondazioni che accompagnano questo processo di conoscenza e applicazione della Legge 38. Un obiettivo è
stato sicuramente raggiunto: infatti il dolore non è più considerato soltanto un sintomo di accompagnamento
delle patologie, ma una condizione morbosa che deve essere gestita appropriatamente, per abolire o
contenere le sofferenze di qualsiasi paziente". La prospettiva dei cittadini e di coloro che soffrono di dolore
cronico è stata rappresentata, al convegno odierno, dal Coordinatore Nazionale del Tribunale per i Diritti del
Malato di Cittadinanzattiva, Tonino Aceti, e dal Presidente della Fondazione Isal, professor William Raffaeli.
"Nonostante la Legge 38 rappresenti un importante traguardo per il nostro Ssn - ha detto Aceti - dobbiamo
altrettanto dire che il solo fatto di averla approvata non basta a garantire l'effettività del diritto per tutti i
cittadini, in ogni contesto assistenziale e in tutte le regioni. Ci sono quindi margini di miglioramento. Il primo:
la Legge prevede l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore come Livello Essenziale di Assistenza
(LEA), ma il suo finanziamento avviene attraverso 'Progetti Obiettivo', vale a dire che le Regioni devono
presentare progetti ad hoc per ottenere i necessari fondi dal Ministero della Salute. Chiosando, è innegabile
che esista un'incongruenza tra il riconoscimento di un diritto, i relativi LEA, necessari a garantirlo, e il loro
sistema di finanziamento basato su progetti regionali. Altri margini di miglioramento, come ben mostra il
Programma In-Dolore del Tribunale per i diritti del malato - realizzato con il sostegno non condizionato di
Grünenthal - sono: formazione del personale sanitario, informazione ai cittadini sui diritti e sui servizi offerti,
attenzione al dolore e alle sofferenze inutili per le persone più fragili, come bambini e anziani. Come
Organizzazione civica impegnata da 35 anni nella tutela del diritto alla salute - ha concluso Aceti - rileviamo la
necessità che le Istituzioni continuino a investire nell'informazione ai cittadini in questo ambito". "Oggi - ha
detto Raffaeli - grazie alla Legge 38 i cittadini possono pretendere che il loro dolore non sia esposto
all'indifferenza, ma che sia trattato come ogni altro stato di malattia, in un percorso definito di luoghi sanitari
ove realizzare progetti di diagnosi e terapia. D'ora in avanti spetta a noi sensibilizzare la popolazione sulla
grande opportunità che il servizio sanitario mette a disposizione, per non lasciare i malati soli nella
sofferenza, e stimolare le Istituzioni a non dimenticare di completare questa Rete del dolore con gli atti
indispensabili per incrementare le sue potenzialità di cura. Al fine di far conoscere ai cittadini la Rete,
indirizzarli verso i luoghi di cura più idonei e dialogare con le Istituzioni, la Fondazione ISAL organizza da anni
'Cento Città contro il Dolore'. Una Giornata Mondiale alla quale partecipa anche Grünenthal, con il suo vasto
programma di formazione e sensibilizzazione Change Pain, finalizzato a migliorare la gestione del dolore
cronico. Attraverso le 'Cento città', ogni anno coinvolgiamo l'opinione pubblica nelle piazze e negli ospedali,
mettendo a disposizione di chi ne avesse bisogno anche un numero verde (800.10.12.88) per rispondere ai
bisogni delle persone che convivono con il dolore cronico, affinché questi pazienti non rimangano fantasmi
senza voce". Del programma 'Change Pain', fondato sui tre pilastri della Formazione, dell'Informazione e
della Ricerca, ha riferito Thilo Stadler, Regional General Manager South Europe and Nordics di Grünenthal,
azienda farmaceutica specializzata nel dolore, che ha stimolato e promosso la celebrazione odierna dei
cinque anni di Legge 38. "Con 'Change Pain', che ha visto la luce non a caso cinque anni fa, come la Legge
38, grazie alla collaborazione dell'EFIC, Federazione Europea delle Società scientifiche impegnate nello
studio del dolore, abbiamo coinvolto nelle nostre iniziative più di 650 esperti del dolore, con oltre 65mila
professionisti della salute, di cui 15mila italiani, che hanno partecipato alle nostre attività di formazione in tutta
Europa. Le evidenze scientifiche individuate dal board di Change Pain, venti esperti di fama internazionale
provenienti da tutta Europa, sono state presentate in occasione di ben 185 congressi, e hanno trovato spazio
su più di 40 pubblicazioni scientifiche. Inoltre sono state scaricate da 10mila utenti direttamente dal sito web
dell'iniziativa. È impossibile stabilire quanti cittadini e pazienti siano entrati in contatto con i progetti di
informazione generati dalla campagna. I contenuti scientifici nati nell'alveo di 'Change Pain', infatti, hanno a
loro volta alimentato molte delle più importanti iniziative di sensibilizzazione sul dolore lanciate in Italia e in
Europa negli ultimi cinque anni".
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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 16/03/2015 53
Dolore cronico. Lorenzin: "Bene sinergia tra professionisti e onlusdedicate". Il messaggio del ministro al Congresso di Nopain Durante i lavori al Niguarda di Milano auspicato l'avvio di un "modello sinergico di presa in carico eriabilitazione della persona con dolore cronico e malattia dolore , sia esso anziano, adulto o bambino". Ilministro: "La qualità delle cure non può essere svincolata dall'attenzione al punto di vista della persona, allesue richieste, ai suoi convincimenti". 13 MAR - Avviare un modello sinergico di presa in carico e riabilitazione della persona con dolore cronico e
malattia dolore, sia esso anziano, adulto o bambino, partendo dal suo bisogno, per garantire, nell'interesse di
tutti, il diritto e la dignità alla cura. Questo il filo conduttore del congresso 'Malattia Dolore e Rete Territoriale',
patrocinato dalla Onlus Nopain, Associazione Italiana per la cura della Malattia Dolore in corso presso l'A.O.
Niguarda Ca' Granda. Il Congresso, giunto alla decima edizione, si è aperto col messaggio del Ministro
Lorenzin, nel quale viene sottolineato l'impegno del Ministero nella lotta contro il dolore: "un impegno portato
avanti con attenzione e dedizione, in piena sinergia con i professionisti operanti nelle reti assistenziali e con
le organizzazioni no profit presenti sul territorio, assumendo carattere prioritario e di rilievo nazionale, tanto
da essere inserito tra le disposizioni contenute nel nuovo Patto per la salute. È innegabile tuttavia - continua il
Ministro - che persistono sensibili differenze tra le realtà regionali e che molto si debba ancora realizzare per
garantire un'offerta assistenziale omogenea in termini di qualità, di equità e di accessibilità delle prestazioni".
Lorenzin ha poi sottolineato che in materia di terapia del dolore "ancor più che in altri ambiti, la qualità delle
cure non può essere svincolata dall'attenzione al punto di vista della persona, alle sue richieste, ai suoi
convincimenti e l'impegno crescente degli operatori deve essere di garantire un ventaglio di opportunità
assistenziali adattato sia alle esigenze del paziente, ma anche alle aspettative, ai bisogni e alle volontà
dell'individuo". A 5 anni dall'entrata in vigore della legge n. 38/2010 che ha sancito il diritto alla cura del dolore
in tutte le sue forme e in tutte le persone, sono stati compiuti concreti passi in avanti: sono stati istituiti Master
Universitari di Alta Qualificazione e Formazione per gli specialisti; è entrata in vigore la direttiva europea
2011/24 che regolamenta la libera circolazione e l'accesso alle cure dei cittadini nei paesi membri della
comunità europea; diverse Regioni, compresa la Lombardia, hanno recepito i criteri di accreditamento delle
strutture di terapia del dolore in accordo con l'intesa raggiunta nella Conferenza Stato-Regioni del 25 luglio
2012, che hanno portato all'attivazione sul territorio nazionale di Centri di Terapia del Dolore di primo livello
(spoke ospedaliero e territoriale) e di secondo livello (hub solo ospedaliero). Il prossimo passo è l'attivazione
del terzo livello assistenziale, attraverso lo sviluppo delle aggregazioni territoriali di Mmg sul territorio
nazionale e l'attuazione di un programma di formazione dei Mmg nell'ambito della terapia del dolore. In
questo modo si definirà un modello articolato sulla base della struttura organizzativa della medicina generale,
in grado di dare la prima risposta diagnostica e terapeutica ai bisogni della persona con dolore e di
indirizzare, quando necessario e secondo criteri condivisi di appropriatezza, il paziente allo Spoke o all'Hub,
garantendo la continuità della gestione nell'ambito di percorsi definiti nella rete. "Finalmente, dopo qualche
difficoltà iniziale, le Regioni stanno implementando i percorsi attuativi della norma - ha dichiarato - Paolo
Notaro, Presidente di Nopain Onlus e Responsabile del Centro di Terapia del Dolore di II livello presso
l'Azienda Ospedaliera Niguarda Ca' Granda di Milano, uno dei quatro Hub della Regione Lombardia -
L'identificazione degli Hub sono testimonianza della giusta strada intrapresa per favorire la creazione della
rete di terapia del dolore. Ma restano alcuni ambiti fondamentali su cui occorre ancora molto lavorare: la
formazione della classe medica territoriale e specialistica, lo sviluppo di modelli d'integrazione funzionale tra i
diversi operatori e l'informazione della popolazione". Particolare risalto è stato dato al tema del dolore cronico
nei pazienti anziani. In merito a ciò si è espresso Giuseppe Pozzi, Vice Presidente FederAnziani Senior Italia
e Presidente della Corte di Giustizia Popolare per il Diritto alla Salute: "Nel novembre scorso, durante il III
Congresso Nazionale della Corte di Giustizia Popolare per il Diritto alla Salute, in occasione della Giornata
13/03/201510:01
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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 16/03/2015 54
Europea per il Diritto alla Salute organizzata da FederAnziani Senior Italia, è stata per la prima volta redatta e
firmata la 'Carta Europea dei Diritti del Cittadino over 65 con Dolore Cronico'. Il documento, che è stato
consegnato al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin e a membri Parlamento Europeo, riconosce alcuni punti
fondamentali, quali: diritto a un'informazione sulla sfera dolore specifica per l'anziano; diritto alla diagnosi, al
trattamento appropriato e alla presa in carico per le persone affette da dolore cronico; diritto all'eguaglianza
senza discriminazioni legate all'età o alla patologia causa di dolore; il dolore cronico di grado severo, quando
determina disabilità documentata, può essere una malattia con invalidità riconosciuta; il diritto di accesso ad
una terapia appropriata per il dolore cronico, attraverso il necessario sostegno delle strutture sanitarie
deputate, garantendo tutti i trattamenti necessari, secondo linee guida scientifiche internazionali". Numerose
le terapie farmacologiche analizzate nel corso del Congresso: dai farmaci antinfiammatori, dei quali spesso si
abusa, benché non sempre siano adeguati a risolvere il problema, con i loro effetti collaterali e la possibilità di
creare danni d'organo se l'uso fosse senza controllo in particolare nei pazienti cardiopatici e neuropatici , agli
oppioidi tra gli analgesici più usati per il trattamento dei pazienti con dolore cronico moderato-severo, spesso
utilizzati ancora maggiormente solo nella fase terminale di malattia, fino ad arrivare alle terapie con derivati
della cannabis e all'utilizzo delle cellule staminali in particolare nel trattamento del dolore cronico
muscoloscheletrico. Altri temi affrontati, gli sviluppi nella neurostimolazione gangliare e varie tecniche
integrative come la scrambler therapy, un sistema innovativo per la terapia del dolore cronico neuropatico ed
oncologico anche nei casi di resistenza alle terapie farmacologiche e agli oppiacei. La scrambler therapy
agisce sul segnale dolore che viene inviato al cervello, indipendentemente dal meccanismo, dalla sede o
dalla causa che l'ha provocato; attraverso specifiche stimolazioni elettriche delle fibre che conducono gli
stimoli dolorosi è possibile inviare al cervello informazioni sintetiche e annullare la percezione dolorosa.
Infine, alla presenza degli amministratori delegati delle maggiori aziende produttrici di beni per la terapia del
dolore si è svolto un vivace confronto sul contributo delle stesse a favorire il benessere della persona in
termini di responsabilità sociale per la buona cittadinanza. Nella propria lectio magistralis Michele Carruba,
Direttore del Centro di Studio e Ricerca sull'Obesità dell'Università degli Studi di Milano, si è concentrato sul
rapporto tra obesità e altre malattie, in particolare il dolore cronico: "L'obesità è l'emblema della cattiva
alimentazione, poiché raggruppa in sé l'alimentazione per eccesso e per difetto. Essa riduce le aspettative di
vita fino a 10 anni e il periodo di vita privo di malattie di oltre 20 anni. L'obesità è causa di malattie
cardiovascolari, tumorali, metaboliche (come il diabete), renali, epatiche e osteoarticolari, che a loro volta
sono causa di dolore. La metà della popolazione degli obesi soffre di dolore cronico, soprattutto a livello
articolare e della colonna vertebrale. Un calo percentuale compreso fra il 5% e il 10% del peso corporeo è in
grado di diminuire notevolmente o addirittura eliminare patologie dolorose. Recentemente è stato dimostrato
che l'obesità induce uno stato d'infiammazione cronica che favorisce lo sviluppo di patologie dolorose".
13/03/201510:01
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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 16/03/2015 55
Ultime Notizie Lettera43 Terapia del dolore , coperti sei pazienti su 10 (© Thinkstockphotos) Medicine. A cinque anni dall'approvazione della legge 38 che regola le terapie del
dolore, solo il 60% della popolazione italiana, concentrata in cinque regioni, gode di tutti i diritti che il
provvedimento garantisce. Il dato, sottolineato dall'estensore della legge Guido Fanelli, è emerso durante il
convegno promosso da Grunenthal Italia al Senato. RETE ATTIVA SOLO IN CINQUE REGIONI. Al momento
solo Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Piemonte e Veneto hanno istituito la rete richiesta dalla legge.
Secondo Fanelli, «il 25% del territorio nazionale ancora non ha neanche formalizzato l'impegno a recepire la
legge». Il dolore cronico riguarda otto milioni di italiani, con un impatto di 37 miliardi di euro l'anno, pari al
2,3% del Pil. ABUSO DI FANS. L'Italia, a differenza di altri Paesi che hanno un problema di sovraprescrizione
di oppioidi, abuserebbe invece di antinfiammatori non steroidei (Fans), mentre gli oppioidi sarebbero
sottoutilizzati. «Da noi si preferisce prescrivere i Fans», ha spiegato Fanelli, «che spesso non funzionano o
hanno effetti collaterali gravi, e non gli oppioidi. Non si tratta di iniziare a distribuire pillole a caso, ma il
rapporto va riequilibrato, visto che si spendono 280 milioni di euro l'anno per i Fans e 180 per gli oppioidi».
BENE LE CURE PALLIATIVE. La legge avrebbe invece funzionato, secondo Fanelli, sul fronte delle cure
palliative: «In questo caso la presenza precedente di reti assistenziali, soprattutto dovute al volontariato, ha
fatto sì che la legge sia stata recepita con più efficacia, anche se rimangono alcune zone d'ombra». ©
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13/03/201500:23
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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 16/03/2015 57
Cure palliative . Lorenzin: "A cinque anni dalla Legge 38 ancora troppedifferenze regionali" Per superare le disomogeneità all'interno del territorio nazionale è necessario promuovere la diffusione delleconoscenze in materia e sensibilizzare tutti gli attori coinvolti, per indurre un impulso al miglioramento. Laqualità delle cure non può essere svincolata dall'attenzione al punto di vista della persona, alle sue richieste,ai suoi convincimenti 14 MAR - Cinque anni fa veniva approvata la legge 38/ 2010 sulla terapia del dolore e le cure palliative. La
lotta al dolore è stata un impegno portato avanti con grande attenzione e continuità dal Ministero della Salute,
in piena sinergia con i professionisti operanti nelle reti assistenziali e con le organizzazioni no profit presenti
sul territorio, assumendo carattere prioritario e di rilievo nazionale, tanto da essere inserito tra le disposizioni
contenute nel nuovo Patto per la salute sottoscritto per gli anni 2014-2016. Purtroppo però ci sono ancora
sensibili differenze tra le realtà regionali e questo indica che c'è ancora molto lavoro da fare per garantire un'
offerta assistenziale omogenea in termini di qualità, di equità e di accessibilità delle prestazioni. Per superare
le disomogeneità all'interno del territorio nazionale è necessario promuovere la diffusione delle conoscenze in
materia e sensibilizzare tutti gli attori coinvolti, per indurre un impulso al miglioramento. Anche in quest'ottica,
nel corso del semestre di presidenza europea appena concluso abbiamo portato all'attenzione di tutti gli Stati
Membri le tematiche della terapia del dolore e delle cure palliative, come uno degli argomenti di priorità
sanitaria. Stiamo partecipando alla costruzione di un nuovo contesto assistenziale globale, nel quale
l'impegno strategico a garantire l'erogazione di cure appropriate nel giusto ambiente, con i criteri e le modalità
del lavoro in équipe multi professionale e multidisciplinare, si accompagna alla crescente consapevolezza di
dover assicurare il pieno rispetto della persona, modulando i comportamenti assistenziali nella direzione che
conferisce loro il rinnovato valore della capacità relazionale, della comunicazione e dell'ascolto. In tema di
terapia del dolore, ancor più che in altri ambiti, infatti, la qualità delle cure non può essere svincolata
dall'attenzione al punto di vista della persona, alle sue richieste, ai suoi convincimenti e l'impegno crescente
degli operatori deve essere di garantire un ventaglio di opportunità assistenziali adattato sia alle esigenze del
paziente, ma anche alle aspettative, ai bisogni e alle volontà dell'individuo. Beatrice Lorenzin Editoriale
newsletter Ministero della Salute
14/03/201510:57
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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 16/03/2015 56
Attivato il Day Service che consente di prendere in carico il malato per tre mesi, lo scorso anno effettuateoltre mille prestazioni a pazienti di tutto il circondario Terapia del dolore , potenziati i servizi in ospedale 0 L'ambulatorio ora è attivo tre volte alla settimana, l'accesso viene regolato tramite le segnalazioni dei medicidi base Lo scorso anno sono state effettuate oltre mille prestazioni di terapia del dolore. Inoltre è stato attivato il Day
Service che consente di prendere in carico il paziente per una durata di tre mesi. Si paga un ticket iniziale di
50 euro, poi tutte le altre prestazioni vengono erogate gratuitamente, includendo trattamenti in sala
operatoria, nel caso che la terapia medica, dovesse presentare dei fallimenti, o fossero insufficienti anche i
vari blocchi che si fanno a livello ambulatoriale. Possibili anche i trattamenti di radio -frequenza, una tecnica
che consente di modulare la parte sensitiva del nervo che reca il dolore. La responsabile del reparto di
anestesia del Barone Romeo, Mariella De Florio, individua le priorità da affrontare. "Con l'attivazione di
questo nuovo ambulatorio della terapia del dolore si hanno risposte concrete e positive dai pazienti che
soffrono di dolori acuti, cronici e persistenti, tali da provocare gravose problematiche al loro vivere quotidiano
- dice -. Sarà assistito e monitorato con parametri fondamentali quali pressione e frequenze cardiache".
L'accesso avviene regolato tramite segnalazione del medico di base e quindi successiva prenotazione
attraverso il numero verde. L'ambulatorio è attivo tre volte alla settimana, lunedì e martedì dalla 14 alle 20 e
sabato dalle 8 alle 14. Nel giro di un anno sono stati oltre mille i pazienti provenienti anche dal vasto
comprensorio nebroideo e tirrenico, in particolare Capo d'Orlando, Naso, Castell'Umberto. L'equipe medica di
pronto intervento è coordinata dalla responsabile Mariella De Florio, con la collaborazione di Annalisa Arrigo,
Francesca Piazza, Sara Caliò ed Enzo Marando. "L'obiettivo - conclude - è quello di ridurre il dolore e nello
stesso tempo individuare un percorso che in base al dolore dichiarato, faccia individuare presto tutte le sue
diverse complessità per dare una risposta completa e soddisfacente al paziente. Crediamo fortemente in
questo progetto, in quanto riteniamo che la lotta contro il dolore faccia aumentare la qualità della vita ai
pazienti. Riusciamo a fornire queste prestazioni senza ricorrere a liste di attesa". Le uniche criticità, al
momento sono legate alla mancanza di alcune attrezzature peraltro richieste e che dovrebbero arrivare al più
presto, perché sono in corso di acquisto. Azzerate le liste di attesa. L'equipe medica di pronto intervento è
coordinata dalla responsabile Mariella De Florio con la collaborazione di Annalisa Arrigo, Francesca Piazza,
Sara Caliò ed Enzo Marando. La responsabile del reparto di anestesia, Mariella De Florio (*FOTO CAFE*)
Carmelo Ferro
14/03/2015 26Pag. Giornale di Sicilia - ed. Messina
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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 16/03/2015 32
SANITÀ Interruzione a partire da lunedì. Operatori e familiari pronti alla protesta Sospesa la terapia del dolore Il dg dell'Asp ha comunicato alle cooperative che il servizio domiciliare si ferma I motivi dello stop non sonostati chiariti ARRIVATO finalmente il commissario alla Sanità forse il Governatore Mario Oliverio può pensare a governare
la sanità attraverso la scelta dei direttori generali. L'ultima polemica riguarda, infatti, una recente decisione del
dg facente funzione dell'Asp, Luigi Palumbo che ha deciso di sospendere, a partire dal 16 marzo il servizio
domiciliare delle Cure palliative e Terapia del dolore. Il servizio è rivolto a pazienti, alcuni dei quali addirittura
in fase terminale, inseriti in percorsi diagnostici terapeutici per la terapia deldolore, dellecure palliativee della
riabilitazione. Attivo dal maggio del 2013, è svolto da personale medico e paramedico quali medici, psicologi,
assistenti sociali, infermieri professionali, operatori sociosanitario, h24 all'Hospice di Cassano allo Ionio e nei
Distretti Sanitari di Cosenza e Rende. Il servizio domiciliare relativo al progetto Cure palliative e Terapia del
dolore, sin dalla sua attivazione è stato esternalizzato a Cooperative Sociali in quanto l'Asp di Cosenza non
era, e non è, in grado di garantirlo con personale proprio. Il Direttore Generale Palumbo, ieri, ha inviato alle
Cooperative preposte al servizio una comunicazione di interruzione dello stesso «senza specificare - si legge
in una nota diffusa dagli operatori sanitaridi Cosenza,Rendee Cassano allo Ionio - alcuna motivazione di tale
scelta; tale atto gravissimo di spregevole umanità nei confronti degli ammalati, non ha tenuto conto della
mancata assistenza e dell'eventuale risvolto psicologico nei pazienti dovuto alla eventuale sostituzione degli
operatori nei percorsi diagnosti e terapeutici». Il contenuto della nota diffusa è molto duro e, sotto certi
aspetti, è anche comprensibile visto la delicatezza del tema di cui si tratta che avrebbe meritato quantomeno
un maggiore dialogo. Non si capisce bene, infatti, se il manager dell'Asp ha deciso di tagliare il servizio o
semplicemente di affidarlo non alle attuali cooperative ma a personale interno.Chi losta svolgendolamenta
anche la circostanza che la decisione è avvenuta proprio il giorno della nomina del nuovo commissario alla
Sanità, Massimo Scura. Insommase si trattava diun problema di costi se ne poteva discutere con il
commissario. Per questo gli operatori del servizio fanno appello fanno appello al Ministro della Salute, On.
Lorenzin, al Presidente della Regione Calabria, On. Oliverio, al Commissario della Sanità Massimo Scura e al
SubCommissario Andrea Urbani, al sig. Prefetto di Cosenza Dott. Gianfranco Tomao, chiedendo inoltre
l'intervento autorevole dei parlamentari calabresi, dei consiglieri regionali, delle sigle sindacali UIL, CISL,
CGIL affinchè il servizio non venga interrotto. Intanto operatori e i familiari, già da giorno 16 marzo
presiederanno la sede dell'ASP di Cosenza per difendere il proprio posto di lavoro e il diritto alla salute.
14/03/2015 18Pag. Il Quotidiano di Calabria - ed. Cosenza
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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 16/03/2015 36
Salute. Cure palliative , la buona legge funziona a metà A 5 anni dall'approvazione la normativa applicata a macchia di leopardo e pochi i corsi di specializzazione FRANCESCA LOZITO Ha cinque anni la legge nazionale sulle cure palliative e la terapia del dolore. E cammina tra passi avanti e
strada ancora da percorrere. I passi avanti sono il numero di regioni che adempiono a questo diritto come
Livello essenziale di assistenza: ad eccezione di Lazio e Molise, tutte le altre hanno assunto questo impegno,
che sia pieno o in evoluzione. Il discrimine, naturalmente, tra chi ci è riuscito fino in fondo e chi sta
raggiungendo questo obiettivo è rappresentato dal deficit nella spesa sanitaria che costringe a fare i conti con
i tagli. Domani alla Camera si farà il punto su questo e sugli altri temi legati ad una legge che è ancora un
unicum nel panorama politico italiano: fu votata all'unanimità dai due rami del Parlamento. A promuovere il
convegno l'onorevole Paola Binetti, allora una delle figure chiave nella sua approvazione. La deputata ha di
recente posto una interrogazione al ministro della Salute Beatrice Lorenzin in merito alla formazione dei
medici in cure palliative. È questo infatti un nodo ancora irrisolto: l'Italia non prevede una specializzazione
post laurea e c'è ancora confusione, nonostante la legge dica quali sono le discipline con cui si può esercitare
in questo ambito, sulla definizione dei master in cure palliative. Al convegno alla Camera interverrà tra gli altri
Marco Spizzichino, che dirige l'Ufficio cure palliative e terapia del dolore del ministero della Salute: «La legge
38 - spiega - sta portando a un cambiamento culturale nella sanità». Per Spizzichino il bilancio di questi
cinque anni è positivo, nonostante la strada da fare ancora. «Certo, le difficoltà più grosse - ammette -
permangono nell'ambito della comunicazione. Le persone non vogliono sentire parlare di cure palliative
perché le associano alla morte. Fino a quando non si trovano ad averne a che fare per necessità». In questi
giorni il ministero sta ultimando il nuovo Rapporto sullo stato di attuazione della legge 38 che verrà presentato
a breve. Spizzichino anticipa alcuni dei temi che verranno trattati. «Parleremo di pazienti con una particolare
attenzione all'età anziana. Anche questo è un salto culturale molto importante: anche se sono in calo, sono
ancora troppe le persone che muoiono in ospedale, ricoverate, con una diagnosi di tumore. Moltissime di
queste sono appunto anziani. Occorre perseguire la strada che porta a fornire loro la migliore assistenza in
cure palliative così che possano trovare la conclusione della vita nella propria casa».
15/03/2015 8Pag. Avvenire(diffusione:105812, tiratura:151233)
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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 16/03/2015 10
Sant ' Andrea ieri la conferenza di presentazione Cure palliative , inaugurato l ' hospice È il primo del genere nella provincia Un centro di riferimento integrativo per l ' assistenza ai malati terminali Massimo Ranieri SANT ' ANDREA JONIO È stato inaugurato ieri mattina il " Sant ' Andrea Hospice " , la
struttura per le cure palliative che rappresenta un unicum nella provincia di Catanzaro. La conferenza di
presentazione è stata presieduta da don Edoardo Varano, presidente della fondazione " Villa della Fraternità
" onlus, dalla dott. Marina Voci, responsabile amministrativo, dal dott. Carlopietro Voci, vicepresidente della
fondazione e professore associato di chirurgia toracica all ' U n i v e rsità Magna Græcia di Catanzaro e dal
sindaco di Sant ' A ndrea Jonio Gerardo Frustaci, ed è stata moderata dal giornalista Francesco Ranieri.
Erano presenti le autorità civili e religiose: il presidente della Provincia di Catanzaro Enzo Bruno, il prefetto di
Catanzaro Luisa Latella, l ' on. Bruno Censore, il presidente dell ' Unione dei Comuni Pino Ussia, l '
arcivescovo di Catanzaro-Squillace mons. Vincenzo Bertolone e l ' arcivescovo emerito mons. Antonio
Cantisani. L ' opera, che andrà a riempire in parte uno dei vuoti della sanità regionale, era pronta da diverso
tempo ma solo nei mesi scorsi ha ricevuto la prescritta autorizzazione all ' esercizio sanitario. L ' hospice,
come è stato evidenziato, è un ' eccellenza del territorio che si propone «integrandosi con l ' a s s i s t e nza
domiciliare ai malati terminali - si sottolinea nel comunicato stampa della fondazione - come centro di
riNecessario costruire una rete formativa che vedrà impegnati anche l ' Ateneo, la Regione e l ' Asp ferimento
nel settore delle cure palliative, non solo per l ' assistenza, ma anche per l ' addestramento e la formazione
professionale del personale medico e paramedico». Don Edoardo Varano - fondatore della Villa della
Fraternità - ha introdotto i lavori sottolineando ed esortando tutti a mettere da parte il proverbiale fatalismo
calabrese e contribuire a rinnovare la regione. Il primo cittadino andreolese Gerardo Frustaci ha evidenziato
come la struttura socio-sanitaria sia «un ' opera grandiosa che rappresenta un alto esempio di civiltà a livello
nazionale». «La fondazione con l ' h ospice - ha sottolineato la dott. Voci - ha inteso interpretare, condividere
e proseguire lo spirito del fondatore che, quando è stato interrogato dai bisogni emergenti, non è mai rimasto
inerte ma ha sempre cercato di offrire una risposta qualificata e adeguata nel pieno rispetto della dignità
umana e nella convinzione che il cristiano è chiamato a trasformare la sua fede in concrete opere di carità». Il
dott. Carlo Pietro Voci ha sottolineato come l ' hospice rappresenti una «novità non solo strutturale ma
culturale» e ha espresso l ' esigenza di costruire una rete formativa per le cure palliative che vedrebbe
impegnati diversi soggetti: l ' Ateneo, la Regione, il Dipartimento della salute, l ' Asp, la Società italiana per le
cure palliative e le associazioni di volontariato. Il Sant ' Andrea Hospice. È una struttura per le cure palliative
che rappresenta un unicum nel catanzarese
15/03/2015 32Pag. Gazzetta del Sud - ed. Catanzaro(diffusione:49872, tiratura:67738)
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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 16/03/2015 19
COSENZA La dura nota del Pse sulla decisione dell'Asp di interrompere il servizio «Un abuso sospendere la terapia del dolore » «Malati ter minali lasciati senza assistenza» La sede dell'Asp di Cosenza COSENZA -Fa discutere la scelta del direttore generale dell'Asp di Cosenza,
Luigi Palumbo di interrompere, a decorrere dal 16 marzo 2015, il servizio a domicilio delle cure palliative e
della terapia del dolore. Il Pse interviene sulla questione, definendo comeun abuso la scelta del dirigente. «Il
dispositivo a firma di Palumbo - si legge in una nota - sancisce di fatto la sospensione del servizio domiciliare
relativo a cure palliative e terapia del dolore che era stato esternalizzato a cooperative sociali, fin dalla sua
attivazione, per l'incapacità dell'Asp di provvedere autonomamente. È un fatto gravissimo poiché il servizio
cancellato con un tratto di penna da un manager precario assicurava l'assistenza ai malati terminali inseriti in
percorsi diagnostici e terapeutici e dava lavoro ad oltre 25 professionisti tra medici, psicologi, infermieri e
Oss». «Dal prossimo 16 marzo - prosegue il comunicato del Pse - questi pazienti resteranno senza alcuna
assistenza socio sanitaria e ciò rende ampiamente prevedibili conseguenze pesanti sul piano psico-emotivo
connesse all'interruzione del rapporto con gli operatori sanitari. Ancora più grave è la tempistica della
decisione di Palumbo, arrivata in concomitanza con la nomina del nuovo commissario calabrese alla Sanità.
Sul piano dell'opportunità, sarebbe stato meglio aspettare ancora qualche giorno e lasciare al Commissario la
decisione o quantomeno sottoporre le problematiche rilevate alla massima autorità sanitaria della Regione».
«Il Pse- conclude la nota- si unisceal coro di critiche sollevate dai familiari dei malati conscio degli effetti
potenzialmente devastanti che la brusca interruzione del servizio potrebbe avere sui malati terminali. Sul
piano istituzionale si richiede la sospensione del provvedimento e la convocazione di una sede di confronto
con tutte le parti interessate al fine di trovare una soluzione che non sacrifichi ulteriormente i cittadini già
colpiti da gravi patologie».
15/03/2015 7Pag. Il Quotidiano di Calabria - ed. Catanzaro
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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 16/03/2015 37
IL CASO Il dg dell'Asp, Palumbo, ha chiuso da oggi il servizio di terapia del dolore «Non soffrire è un diritto di tutti» L'appello accorato dei familiari dopo la sospensione dell'assistenza domiciliare Stamattina sit-in di protesta Ilsilenzio della politica La sede dell'Asp di Cosenza È CALATO un silenzio irritante sullo stop deciso dal dg facente funzioni dell'Asp,
Luigi Palumbo, del servizio a domicilio delle cure palliative e della terapia del dolore. Il manager non ha inteso
spiegare pubblicamente il perchè dell'interruzione delservizio affidato in cooperativa e la politica, ad
eccezione del Pse, ha preferito il silenzio. Eppure stiamo parlando di un servizio importante per i distretti di
Cosenza, Rende e cassano. Ieri una nota l'ha inviata il leader del movimento Diritti Civili, Franco Corbelli
(potete leggerla nel box). Ma la posizione piùsiginificativa è la lettera che ci hanno inviato in redazione i
familiari dei pazienti, che sono quelli che subiscono sulla loro pelle questa situazione, e che trasuda di dolore
e rabbia. I familiai ritengono che sia «oltraggioso e lesivo nei confronti dei nostri cari, già profondamente
segnati e provati dal loro stato di salute. La decisione di interrompere il servizio domiciliare integrato di
assistenza ai nostri familiari, getta noi tutti in un profondo stato di sconforto considerando inoltre la chiusura
delreparto oncologicodel Presidio Ospedaliero del Mariano Santo, non potendo neanche contare su Una
struttura ospedaliera dove essere curati. Siamo all'assurdo e al totale abbandono da parte delle istituzioni.
Chi tutela le persone affette da questo terribile male? Dove possono curarsi?». «Ci saremo aspettati quanto
meno un interessamento della responsabile CDI Asp, Dott.ssa Lidia Pecoriello - dicono forse un po'
ingenerosa mente le famiglie - ma neanche una telefonata ciè pervenuta perinformarci sitale grave "scippo".
Per tale motivo confidiamo in una sensibilizzazione dell'intera opinione pubblica affinchè venga fatta
pressione sugli organi competenti per la riattivazione del servizio domiciliare integrato di assistenza medica».
Inevitabile l'appello con un elenco che purtroppo i calabresi conoscono a memoria come un mantra: al
Ministro della Salute, On. Lorenzin, al Presidente della Regione Calabria, On. Oliverio, al sig. Prefetto di
Cosenza Dott. Gianfranco Tomao. «L'appello più forte lo rivolgiamo comunque al neo Commissario della
Sanità, Ing. Scura,e confidiamosuquantoegli stessoha affermato sui giornali, dichiarando testualmente che "al
primo posto metto gli utenti, il sistema sanitario li deve prendere in carico a partire dalle strutture territoriali, se
necessario portarli in ospedale e poi, accompagnarli nella riabilitazione e assistenza domiciliare". E proprio
quell'assistenza domiciliare di cui parla ci sarà negata per un colpo di mano di un Direttore facente funzioni, il
quale, chiuso nella sua stanza dei bottoni, pensa soloed esclusivamentea calcoliragioneristici impiegando le
risorse dell'Ente per assumere amministrativi. Caro Commissario, La preghiamo di intervenire. Ci ridia quella
dignità umana di cui tanto abbiamo bisogno. Non soffrire è un diritto di tutti». Intanto questa mattina i familiari
saranno al fianco degli operatori in una protesta sit/in davanti alla sede dell'Asp di via Alimena
16/03/2015 12Pag. Il Quotidiano di Calabria - ed. Cosenza
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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 16/03/2015 40
Cure palliative . «Si riapra un tavolo tecnico» L'appello di Paola Binetti a 5 anni dalla legge: «Fare il punto sulle iniziative e la formazione» No all'eutanasia, sì alle cure palliative: «Cinque anni dopo l'approvazione della legge, e dopo anche
l'importante riconoscimento delle cure come nuovo sapere disciplinare, è giusto fare il punto sulle diverse
iniziative formative che in questi anni sono state attivate nei vari corsi di laurea: da quello per i medici a quelli
per le professioni sanitarie», ha spiegato ieri in conferenza stampa la deputata di Area popolare (Ncd-Udc)
Paola Binetti, a suo tempo prima firmataria e relatrice della legge sui metodi palliativi di cura. È dunque
importante sapere quanti crediti per questa disciplina sono stati inseriti negli anni della formazione di base e
quanti nella successiva formazione specialistica, «perché ancora oggi - continua - i pazienti accedono alle
cure palliative troppo tardi. In questo modo l'esperienza del dolore, sia quello acuto che quello cronico, crea
un malessere a stento sopportabile per molti di loro» e non si riesce ad offrire quell'insieme di interventi che le
cure palliative prevedono, con un progetto «altamente personalizzato». I master che offrono specializzazione
in cure palliative hanno carattere professionalizzante e questo «vale sia sotto il profilo accademico che su
quello più specificamente assistenziale». Per questo «è importante» che «condividano il loro impianto con
una programmazione omogenea». Con i professionisti in cure palliative che dovranno «poter certificare la loro
competenza professionale attraverso titoli ad hoc». Quindi c'è urgenza di creare «un tavolo tecnico» al quale i
direttori dei vari master «si incontrino e confrontino, anche sulla base del decreto che ne fissa i requisiti
essenziali». Del resto in alcuni Paesi europei esiste una specializzazione in cure palliative «che da noi manca
- è andata avanti la Binetti - e di cui questi Master rappresentano comunque il modello culturale di
riferimento». Così, a nome di degli esperti intervenuti alla conferenza stampa di ieri, «chiediamo ai due
ministri interessati, Beatrice Lorenzin per la Sanità e Stefania Giannini per il Miur, di ri-attivare un tavolo di
lavoro in tal senso». L'Italia con la legge 38 è «modello di buona sanità per gli altri Paesi. Non vogliamo
perdere questa forma di leadership, etica e scientifica, culturale e assistenziale, anche per offrire uno
strumento qualificato che faccia da barriera alle richieste di eutanasia che sono tornate a riaffacciarsi».
17/03/2015 12Pag. Avvenire(diffusione:105812, tiratura:151233)
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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 17/03/2015 5
Speciale Salute Bilancio della legge 38 Dopo 5 anni ancora limiti in farmaci e organizzazione Dopo 5 anni di legge 38 l'accesso ai farmaci e qualche carenza organizzativa restano limiti da superare. Le
cure palliative, infatti, sono state inserite fra i Livelli essenziali di assistenza (LEA). L'intensità del dolore, ma
anche l'efficacia del suo trattamento, sono registrati in cartella clinica e nella scheda di dimissione
ospedaliera. Sono state definite tariffe precise, per le cure antalgiche. La prima visita di terapia del dolore ha
ricevuto una categorizzazione specifica, e non è più una «visita medica». È stata semplificata la prescrizioni
di farmaci antalgici, oppioidi inclusi. Sul fronte della formazione del personale sanitario, sono attivi, ad oggi,
quattro Master dedicati. Infine, si sta progressivamente strutturando una Rete destinata a rendere più
accessibili le cure antalgiche a tutti i pazienti italiani. È il bilancio, sulla legge 38, stilato dall'estensore, il prof.
Guido Fanelli, Anestesista dell'Università di Parma, presidente della Commissione Dolore e Cure Palliative
del Ministero della Salute, nonchè Direttore Scientifico della Fondazione ANT.
17/03/2015 35Pag. Il Tempo(diffusione:50651, tiratura:76264)
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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 17/03/2015 6
Conferenza stampa di Area popolare per invitare Beatrice Lorenzin e Stefania Giannini a riattivare un tavolodi lavoro Cure palliative : in cerca di risposte certe A ROMA - "La formazione specifica in cure palliative è stato l'obiettivo al centro della conferenza stampa che
si è svolta ieri alla Camera. A 5 anni dall'approvazione della legge, e dopo l'importante riconoscimento delle
cure palliative come nuovo sapere disciplinare, è giusto fare il punto sulle diverse iniziative formative che in
questi anni sono state attivate nei vari corsi di laurea: da quello per i medici a quelli per le professioni
sanitarie". Così la deputata di Area popolare (Ncd-Udc) Paola Binetti, a suo tempo prima firmataria del ddl e
relatrice della legge sulle cure palliative. "È importante sapere quanti crediti in cure palliative sono stati inseriti
negli anni della formazione di base e quanti nella successiva formazione specialistica, perché ancora oggi i
pazienti accedono alle cure palliative troppo tardi. In questo modo - prosegue la parlamentare di Ap
l'esperienza del dolore, sia di quello acuto che di quello cronico, crea un malessere a stento sopportabile per
molti di loro; e non si riesce ad offrire loro quell'insieme di cure farmacologiche e non farmacologiche che le
cure palliative prevedono per ciascuno di loro, con un progetto altamente personalizzato". "I master che
offrono un livello di specializzazione in Cure palliative hanno carattere professionalizzante e questo vale sia
sotto il profilo accademico che sotto quello più specificamente assistenziale. Ma proprio per questo -
sottolinea Binetti - è importante che condividano il loro impianto con una programmazione omogenea dei
contenuti e delle competenze offerte. I professionisti in cure palliative dovranno poter certificare la loro
competenza professionale attraverso tutoli ad hoc. Si sente l'urgenza di creare un tavolo tecnico in cui i
direttori dei vari Master si incontrino e si confrontino". A cinque anni dalla approvazione interviene Paola
Binetti che è stata prima firmataria e relatrice della legge
17/03/2015 4Pag. Corriere dell'Umbria(diffusione:21210, tiratura:34012)
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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 17/03/2015 7
La Regione sblocca la vertenza col rifinanziamento del servizio Cure domiciliari, tutto come prima L ' Asp evita il black-out nell ' assistenza dei malati con personale interno Giovanni Pastore Non c ' è stato neppure bisogno di scendere in piazza e urlare la rabbia per l ' e n n e s imo
diritto alla salute negato. Ieri doveva essere il giorno della sospensione del servizio domiciliare di cure
palliative e terapie del dolore, il giorno della vergogna per la sanità in Calabria. E, invece, sul calendario è
comparsa una nuova data, la data del riscatto del sistema-salute grazie all ' intervento decisivo della
Regione. Un acuto che era stato, tra l ' altro, anticipato dall ' assessore Carlo Guccione che si era
direttamente interessato per trovare una soluzione urgente al problema. E così, dolore e disperazione sono
sfumati dopo l ' annuncio del manager dell'Asp, Luigi Palumbo, lo stesso che aveva firmato il provvedimento
di sospensione dell ' attività di terapie domiciliari, e che ieri ha sottoscritto la nota con la quale ha comunicato
il passo indietro netto dopo il vertice nella sede regionale del Dipartimento tutela della Salute, alla presenza
del direttore generale, Bruno Zito, e dei dirigenti di settore. Una riunione operativa conclusa con la certezza
del rifinanziamento dei fondi relativi alla seconda annualità del progetto " Costruzione rete integrata di cure
palliative e terapia del dolore " . La Regione «ha dato immediata disposizione agli operatori interessati allo
svolgimento delle attività socio-sanitarie ed assistenziali in favore dei pazienti presi in carico dal progetto il
ripristino dell ' attività assistenziale come da capitolato». La ripresa del servizio verrà garantita dagli stessi
operatori fino alla nuova gara di assegnazione I pazienti gravemente ammalati continueranno a ricevere
assistenza a casa e non ci sarà discontinuità nel servizio. «La ripresa sarà garantita - è precisato nella nota -
dai medesimi fornitori fino all ' espletamento della successiva gara di assegnazione». E per quanto riguarda
ieri, l ' Asp ha superato l ' i p otetico black-out, garantendo l ' attività sanitaria facendo ricorso a risorse
professionali interne proprio per non causare l ' interruzione dell ' assistenza in favore dei pazienti assistiti.
Una evoluzione che consente a due cooperative di proseguire nel servizio a Cosenza, Rende e Cassano.
Soddisfatti gli operatori, e, soprattutto, felici i parenti dei malati che s ' erano detti feriti dal comportamento del
direttore generale dell ' Asp, Palumbo, «che, con un semplice atto» aveva fatto «crollare le nostre certezze
sul futuro dei nostri cari». Al neo-commissario per la sanità in Calabria, avevano pure chiesto «quella dignità
umana da parte delle istituzioni di cui tanto abbiamo bisogno». Parenti che avevano bollato il provvedimento
di sospensione del servizio domiciliare come «oltraggioso e lesivo nei confronti dei nostri cari, già
profondamente segnati e provati dal loro stato di salute». L ' intervento della Regione ha consentito di
ancorare il prezioso servizio a certezze finanziarie. Non una beffa, dunque, o una promessa riciclata. Almeno
per questa volta ha vinto l ' interesse del malato. Servizio autorizzato dall ' Asp. L ' assistenza domiciliare per
le cure palliative e la terapia del dolore è ripartita
Le accuse al dg l Un gruppo di familiari dei pazienti assistiti s ' era rivolto al commissario Scura con una
lettera-appello: «Caro commissario, la preghiamo di intervenire urgentemente. Almeno lei ci ridia quella
fiducia nel sistema sanitario sul quale fino ad oggi eravamo certi di poter contare e nel quale fino ad ora
avevamo creduto». Le famiglie avevano messo sott ' accusa Palumbo che, «con un semplice atto» ha fatto
«crollare le nostre certezze sul futuro dei nostri cari».
17/03/2015 26Pag. Gazzetta del Sud - ed. Cosenza(diffusione:49872, tiratura:67738)
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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 17/03/2015 8
UN PERCORSO DI RICONOSCIMENTO PER MEDICI E PAZIENTI Più fondi alla ricerca e semplificazioni sui farmaci La legge 38/2010 è un'insostituibile legge di civiltà, un orgoglio per l'Italia che è l'unico Paese europeo ad
aver assicurato ai cittadini il diritto all'accesso ai centri di terapia del dolore. Oggi a tutti noi spetta il compito di
salvaguardarla da cedimenti, sia istituzionali sia professionali, e assicurarci che ogni Regione la applichi. La
legge 38 non è stata promulgata per dire ai medici che è loro dovere curare il dolore, ma per dare loro gli
strumenti operativi, le strutture e i processi certificati che permettano di garantire percorsi di presa in carico.
Con la legge 38 la classe medica non può più dichiararsi impotente di fronte alla sofferenza dei pazienti: al
contrario sta prendendo coscienza del fatto che la cura del dolore non si esaurisce con la propria
competenza, perché esiste una Rete di Centri di diagnosi e cura del dolore nella quale si lavora per
migliorare la qualità di vita e alleviare le sofferenze dei pazienti. Questa Rete è la vera novità, che ci permette
di essere la prima nazione al mondo ad aver strappato il dolore dalla sua nenia secolare di
autocommiserazione e definizioni autoreferenziali, ove ognuno vantava rimedi propri e credi scientifici, senza
dare spazio alla voce dei malati. Al contrario, in caso di malattia dolorosa, ogni cittadino può e deve
reclamare una risposta sui luoghi deputati alla cura del dolore e sulle modalità di accesso, a prescindere dalle
coordinate geografiche. Non vi sembri questo un valore di poco conto! Se riguardiamo le storie delle persone
che vivono nel dolore cronico, una sorte esecranda li accomuna: anni e anni di sofferenza senza che
nessuno indicasse loro la strada per trovare medici competenti riguardo alla loro patologia dolorosa; percorsi
segnati spesso dall'indifferenza o impotenza dei sanitari, peregrinazioni per l'Italia alla ricerca di un sollievo,
con spese in visite innumerevoli e interventi senza esito. La legge 38 ha finalmente permesso di certificare il
dolore cronico quale stato patologico, che necessita di competenze per essere curato e di percorsi
istituzionali, capaci di sgombrare il campo da incertezze diagnostiche e fraintendimenti: un luogo - o meglio,
una Rete - in cui trovare qualcuno che capisca la sofferenza e ne riconosca i segni. Lo stesso vale per i
medici algologi (specialisti del dolore), che non dovranno sentirsi più "clandestini" nel loro operare all'interno
degli ambulatori del dolore, ma professionisti inseriti in un progetto che le istituzioni certificano e condividono.
Oggi quindi, grazie alla legge 38, i cittadini possono pretendere che il loro dolore non sia esposto
all'indifferenza, ma che sia trattato come ogni altro stato di malattia in un percorso esplicito di luoghi sanitari
ove realizzare progetti di diagnosi e terapia. D'ora in avanti spetta a noi sensibilizzare la popolazione sulla
grande opportunità che il servizio sanitario mette a disposizione per non lasciare soli i malati e stimolare le
istituzioni a non dimenticare che questa Rete va completata con gli atti indispensabili per incrementare le sue
potenzialità di cura. Al fine di far conoscere ai cittadini la Rete, indirizzarli verso i luoghi di cura per trovare
sollievo dalla sofferenza e dialogare con le istituzioni, la Fondazione Isal organizza da anni "Cento Città
contro il Dolore". Una Giornata Mondiale - alla quale partecipa anche Grünenthal con il suo vasto programma
di formazione e sensibilizzazione Change Pain, finalizzato a migliorare la gestione del dolore cronico - che
ogni anno coinvolge l'opinione pubblica nelle piazze e negli ospedali, mettendo a disposizione di chi ne
avesse bisogno anche il numero verde 800.10.12.88 per rispondere ai bisogni delle persone che convivono
con il dolore cronico, affinché questi pazienti non rimangano fantasmi senza voce. Colgo l'occasione della
celebrazione dei primi cinque anni di legge 38, non per stilare un bilancio, ma per esprimere quattro desideri.
Primo: rendere uniformi in tutto il territorio nazionale i percorsi di cura e di assistenza per chi soffre di dolore
cronico. Secondo: ottenere una certificazione dello stato di malattia del "Dolore", con identificazione dei criteri
di esenzione dal pagamento del ticket previsti per ogni altro stato di disabilità cronica. Terzo: più investimenti
nella ricerca sul dolore, per dare speranza a chi oggi è affetto da malattie dolorose incurabili. Quarto:
semplificare l'erogazione di tutti i farmaci e dispositivi in grado di aiutare ad alleviare la sofferenza. William
Raffaeli presidente Fondazione Isal © RIPRODUZIONE RISERVATA
17/03/2015 2Pag. Il Sole 24 Ore Sanità (tiratura:40000)
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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 17/03/2015 16
Compie un lustro la legge 38 su dolore e cure palliative : il bilancio di una rivoluzione in corso Oppioidi , in Italia nessun abuso Il consumo cresce lentamente ma restiamo fanalino di coda in Europa Sono trascorsi cinque anni dalla promulgazione della legge 38. Una ricorrenza che al di là della
convenzionalità rappresenta un tempo sufficiente per osservare e misurare il cambiamento. Il bilancio è
positivo: sul 75% del territorio nazionale le Regioni hanno infatti formalizzato l'impegno a recepire gli indirizzi
dettati dalla normativa, che andranno poi resi operativi in Asl e ospedali. Ma uno degli obiettivi di questo
strumento legislativo è di evitare che si creino disuguaglianze. E questo è un fronte ancora caldo. Resta infatti
fuori un 25 per cento. E nei fatti a godere dei diritti previsti dalla legge 38/2010 è solo il 60% della
popolazione distribuita principalmente in cinque regioni, dove la rete «hub and spoke» è pienamente attiva. Si
tratta di Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Piemonte e Veneto. Le altre regioni si stanno pian piano
allineando e l'estensione delle cure palliative e della terapia del dolore sull'intero territorio nazionale
richiederà tempi un po' più lunghi. Benché io sia considerato con una certa enfasi «il padre della legge 38»,
l'esperienza del processo legislativo è stata «corale», condotta insieme a tanti altri colleghi, giuristi e
responsabili della sanità. E il lungo percorso applicativo mi ha fatto toccare con mano che la legge sarebbe
restata lettera morta se tutti gli attori della filiera sanitaria - dai responsabili del ministero ai pazienti - non
fossero pian piano approdati a due convinzioni: che il dolore è una malattia a tutti gli effetti, e che è assurdo
soffrire inutilmente nel secondo decennio del duemila, quando gli strumenti diagnostici e terapeutici disponibili
consentono di controllare la sofferenza e di restituire ai pazienti la dignità della quale sono titolari in quanto
persone. L'ho detto infinite volte: l'accesso alle terapie è il vero tema che ci deve occupare quando ci
riferiamo alla tutela e alla cura efficace dei pazienti con dolore. Se la legge ha un merito, quindi, è quello di
aver compiuto un riconoscimento, una riaffermazione del diritto a non soffrire. In questo modo la normativa ha
reso ineludibile un dialogo - fra cittadini, medici e pubblici decisori - che è cresciuto e si è arricchito fino a
divenire un vero e proprio movimento culturale. Tutto considerato, quindi, le riserve sullo strumento legislativo
in sé - diffuse in altre culture che giudicano superflua la legge 38 - non intaccano il mio convincimento che,
nel contesto italiano, essa ha rappresentato e rappresenta il motore di una rivoluzione, concettuale e
organizzativa, altrimenti impensabile. Ma quali trasformazioni concrete la legge ha prescritto o stimolato?
Innanzitutto la definizione delle tariffe: grazie a un questionario inviato dal Ministero alle principali unità di
terapia del dolore di tutta Italia, abbiamo calibrato i budget e codificato le singole prestazioni a partire da un
preciso livello di "reimburse#ment" medio. Poi abbiamo lavorato affinché la prima visita specialistica di
terapia del dolore riceva una specifica categorizzazione, e non sia più genericamente individuata come "visita
medica". Abbiamo ritoccato anche le schede di dimissione ospedaliera, per far sì che riportino chiaramente
se il paziente è stato sottoposto o meno a terapia del dolore e se il trattamento sia stato efficace. Sul versante
della formazione del personale sanitario, sono attualmente quattro i Master in terapia del dolore attivi e
rispondenti ai dettami della legge. In più, a prescindere dai percorsi universitari, sono stati formati migliaia di
medici di famiglia. Grazie a questi professionisti, adeguatamente preparati, i pazienti in trattamento con cure
palliative non devono stare più in ospedale, ma possono ricevere a domicilio le terapie di cui hanno bisogno.
Sempre sul versante dell'organizzazione territoriale, sta procedendo la strutturazione della Rete di terapia del
dolore in hub e spoke. L'Ospedale universitario di Parma - nel quale ho il piacere di lavorare ogni giorno - ha
presentato non più di due settimane fa il suo Centro di Terapia del Dolore, primo hub individuato dalla
Regione come punto di riferimento per un'area vasta di 2 milioni di abitanti. Ciò non rappresenta
un'eccezione, ma un modello virtuoso al quale tante altre regioni si stanno allineando. Se non altro, perché lo
prevede la legge. Passando ai limiti del nostro sistema - giacché ogni bilancio che si rispetti contiene anche le
voci passive - sono costretto a stigmatizzarli con una battuta: il suo peggior difetto è che lo devono applicare
gli uomini. La grande carenza del modello, infatti, continua a essere la sottovalutazione del problema dolore.
Non amo farlo, ma per quantificare questa inadeguatezza è utile accennare alle sue ricadute economiche:
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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 17/03/2015 17
l'impatto totale degli 8 milioni di pazienti italiani con dolore cronico è di circa 37 miliardi di euro l'anno, vale a
dire il 2,3 per cento del Pil. La spesa farmaceutica, a fronte di questi oneri totali, è una goccia nell'oceano.
Eppure è mal ripartita. Infatti spendiamo per gli antinfiammatori, i famosi Fans, circa 280 milioni di euro
l'anno, contro 180 milioni per gli oppioidi, di cui poco più di 100 milioni per gli oppioidi forti. Tra i principali
Paesi europei, l'Italia si conferma agli ultimi posti per uso di oppioidi e ai primi per impiego di Fans. E poiché
da specialista posso affermare che gli oppioidi rappresentano spesso l'opzione terapeutica più appropriata ed
efficace per la gestione del dolore cronico - sia oncologico che non oncologico - allora devo denunciare che il
loro impiego insufficiente rappresenta una delle principali sacche di inappropriatezza terapeutica, e quindi di
inefficienza, che ancora caratterizza il nostro sistema. All'inizio di questa settimana ho partecipato, presso le
Nazioni unite, a un importante consesso dei massimi esperti mondiali sulla cura del dolore. Ho portato a casa
alcune informazioni preziose, che mi suggeriscono quale potrebbe essere la strada per applicare al meglio la
legge 38 nei prossimi 5 anni. Anzitutto, il mondo è diviso fra chi consuma forse troppi oppioidi e chi non ha
affatto accesso a questi medicinali: basti pensare che i Paesi più sviluppati, nei quali vive il 17% della
popolazione, consumano il 92% della morfina. Non mi stupisce che in queste nazioni si registrino anche la
maggior parte dei casi di addiction e di abuso di queste sostanze. Sono anomalie fondate sull'irrazionalità
dell'utilizzo delle terapie antalgiche, e soprattutto sull'utilizzo dei farmaci sbagliati, perché la tecnica
farmaceutica ha già reso disponibili da anni oppioidi "abuse deterrent", ossia che non possono essere
impropriamente usati come droghe. E in Italia, a che punto siamo? Da noi crescono, benché lentamente, i
consumi di oppioidi: come riportato nel rapporto Osmed sui primi 9 mesi del 2014, l'aumento generale del
consumo varia dal 2,8% (dati a unità espressi in dosi giornaliere, DDD) per gli alcaloidi naturali dell'oppio al
7,9% per altri oppioidi. E i dati di farmacovigilanza restano costanti e non destano nessun allarme. In
sostanza, per volumi di consumo e per controllo della filiera, non siamo fra le nazioni esposte ai rischi di
abuso e di addiction. Da noi, semmai, c'è ancora un deficit di prescrizioni e di accesso agli oppioidi, che non
è dovuto alla mancanza di policy adeguate o a una legislazione restrittiva - come avviene, purtroppo, in tanti
Paesi del mondo - ma a carenze organizzative e al persistere di una certa riluttanza da parte dei prescrittori.
L'Italia spende infatti per gli oppioidi 1,7 euro per abitante l'anno (nel 2008 eravamo a 0,60 euro) a fronte dei
9-10 spesi in Germania. E così il cerchio si chiude, e torniamo al problema originario: un mix di barriere
culturali e strutturazione tuttora inadeguata della rete di terapia del dolore e cure palliative. Due limiti, tuttavia,
sui quali sono convinto che la legge 38 - con le sue prescrizioni e la sua capacità d'inclusione di tutti gli attori
del sistema - abbia inciso e possa continuare a incidere assai meglio di qualunque altro strumento. Guido
Fanelli estensore della legge 38 e presidente della Commissione ministeriale Dolore e cure palliative ©
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IL PUNTO DI VISTA DEI MALATI I controlli sulle Regioni sono troppo deboli Non c'è dubbio che la legge 38 abbia contribuito a migliorare la qualità, la diffusione delle cure e
dell'attenzione al dolore nella dimensione bio-psico-sociale. Il primo risultato, ottenuto grazie alla legge, è
stato l'inserimento di questo complesso di prestazioni all'interno dei Lea. In questo modo, non soffrire
inutilmente è divenuto non soltanto un diritto, ma anche un indicatore sul quale dovrebbe essere valutata
l'efficacia e l'efficienza del Sevizio sanitario nazionale. Quest'ultimo, infatti, ha la responsabilità di garantire le
cure a tutti in modo uniforme sul territorio nazionale, usando al meglio le risorse economiche destinate.
Nonostante la legge 38 rappresenti un importante traguardo, ci sono spazi di miglioramento. Il primo: la legge
prevede l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore come Lea, il suo finanziamento avviene
attraverso "Progetti Obiettivo", vale a dire che le Regioni devono presentare progetti ad hoc per ottenere
finanziamenti dal ministero della Salute. La cosa più curiosa è che questo meccanismo è stato attivato con
tempi diversi da Regione a Regione, senza considerare che il sistema di controllo del Ministero sull'utilizzo
dei fondi e sui risultati prodotti è debole. Altri margini di miglioramento come ben mostra il Programma «In-
Dolore» realizzato dal Tribunale per i diritti del malato grazie al sostegno non condizionato di Grünenthal
sono: formazione del personale sanitario, informazione ai cittadini sui diritti e sui servizi offerti, attenzione al
dolore e alle sofferenze inutili per le persone più fragili, come bambini e anziani. Peraltro esistono ancora
difficoltà, in particolare in alcune realtà, nell'accesso ai farmaci e terapie di sostegno da parte dei pazienti. Del
resto, finché la necessità di contrastare il dolore e la sofferenza non diventerà una priorità culturale diffusa e
condivisa da tutti, continueremo sempre a riscontrare qualche zona d'ombra, nella diagnosi e nella rilevazione
del dolore, nell'attenzione alla dimensione psicologica e spirituale, oppure nel suo trattamento. Da questo
punto di vista, meritoriamente la legge prevedeva fino al 2012 lo stanziamento di fondi ad hoc per campagne
di informazione e sensibilizzazione. E ci auguriamo che si continui a investire su questo fronte. Tonino Aceti
coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato - Cittadinanzattiva © RIPRODUZIONE
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LA GESTAZIONE NORMATIVA Una rete modello «hub and spoke» ma restano le disparità sul territorio L'idea di mettere a punto una legge dedicata al dolore e alle cure palliative è nata direttamente su impulso del
Parlamento. Erano stati presentati, infatti, diversi progetti di legge a riguardo, sia dalla maggioranza che
dall'opposizione. L'allora ministro della Salute, professor Ferruccio Fazio, incaricò Guido Fanelli di coordinare
le attività ministeriali orientate alla creazione di una proposta di legge organica. In questo contesto è stato
partorito il modello assistenziale, strutturato in hub e spoke, del quale il 15 marzo si celebrano i cinque anni.
Alla definizione della prima bozza di legge si giunse mediante il lavoro di concerto di tutti gli Uffici del
ministero, che sono stati impegnati nella revisione delle proposte iniziali; anche le Commissioni parlamentari,
sia del Senato che della Camera, fecero un lavoro straordinario in tal senso, in totale sinergia con la struttura
ministeriale e apportando miglioramenti significativi. Questa collaborazione fra Uffici e Commissioni si
concretizzò nella definizione di una sintesi tra le due bozze, presentate dalla maggioranza e dall'opposizione,
ulteriormente arricchita con gli elementi che erano emersi dal tavolo di lavoro ministeriale. Così, dalla
proposta di legge 1771, nacque la legge 38. Durante il processo di gestazione, fra i nodi più difficili da
sciogliere emersero subito i temi legati ai professionisti impegnati nelle reti di cure palliative e nelle reti di
terapia del dolore: sia con riferimento all'identificazione delle figure deputate a operare nelle reti assistenziali,
sia rispetto alla definizione dei percorsi formativi specifici dedicati al personale sanitario. A quanti si chiedano
perché mai per la cura del dolore si sia resa necessaria una legge "ad hoc", è facile rispondere che questa
esigenza è sorta dal fallimento degli esperimenti del passato, e in particolare del Progetto "Ospedale senza
dolore". Quell'iniziativa rappresentò una rivoluzione nel modo di percepire il dolore in ambiente medico e
sanitario in genere, ma aveva il limite di collocare nell'ospedale il baricentro dell'assistenza. Il grande salto in
avanti consentito dalla legge 38 è rappresentato dalla concezione di un nuovo equilibrio della rete
assistenziale, che da quel momento non fa perno sul solo ospedale, ma anche sul territorio. Di qui la nascita
del nuovo Progetto, caratteristico del quinquennio inaugurato dalla legge, "Ospedale-territorio senza dolore".
All'interno di questo nuovo orizzonte, la legge 38, a mio avviso, si è rivelata imprescindibile proprio nel
garantire il dialogo e il coordinamento fra territorio e ospedale, fra medicina di famiglia e strutture
specialistiche, fra formazione ed erogazione dei servizi. Anche il ministero della Salute - con i professionisti
operanti nella rete assistenziale e con le organizzazioni non profit presenti sul territorio - in questi anni è stato
impegnato in prima linea nella corretta applicazione della legge, e quindi nella tutela del diritto dei pazienti a
non soffrire. Quest'impegno ha riposato sulla certezza che la legge 38, forte del consenso dell'intero
Parlamento, rappresenti altresì un modello di eccellenza nel panorama europeo. Grazie all'impegno del
ministro, il Semestre italiano di Presidenza della Commissione europea ha rappresentato un'occasione per
portare all'attenzione degli Stati membri le tematiche della terapia del dolore e delle cure palliative come
argomento prioritario. L'opportunità di condividere a livello continentale le buone pratiche presenti nel nostro
Paese, e di confrontarci con i rappresentanti di altri sistemi sanitari, ha messo in luce l'unicità dell'esperienza
italiana, specialmente per quanto riguarda l'ambito pediatrico. Si ha la consapevolezza che le reti, nel loro
insieme, devono darsi una mission ardua ma chiarissima: anzitutto "farsi trovare", cioè renderne immediato
l'accesso - anche per il tramite dei medici di famiglia - da parte dei pazienti con malattie inguaribili e dolore
cronico; in secondo luogo, nell'ambito della rete di terapia del dolore, diagnosticare con precisione queste
patologie; quindi offrire assistenza specifica, attraverso figure professionali opportunamente formate e capaci
di erogare servizi caratteristici, in alcun modo sovrapponibili ad altre prestazioni riconducibili all'assistenza
ospedaliera genericamente intesa. Si tratta di obiettivi già inscritti nella struttura e nella filosofia della legge
38, ma nonostante il percorso avviato - un cammino virtuoso, preso a modello anche nei consessi europei -
credo che un bilancio quinquennale sulla legge debba esser lasciato aperto, per far leva sui successi ottenuti
e colmare le lacune ancora presenti nel sistema. Fra queste citerei la disparità fra i servizi erogati nelle
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diverse zone del Paese, dove i centri specialistici e le prestazioni di alta complessità risultano ancora
distribuiti in modo disomogeneo. I servizi, del resto, sono la vera risposta alle aspettative e ai diritti dei
pazienti. Il livello dei primi e la garanzia dei secondi riposano sull'efficienza del sistema, che a sua volta si
fonda sull'organizzazione complessiva, sulla formazione dei clinici, sull'adeguatezza degli strumenti
diagnostici e sull'efficacia e l'appropriatezza delle terapie. Credo che la legge 38 non trascuri nessuno di
questi passaggi. Per questo sono convinto che la sua effettiva applicazione - unitamente alla progressiva
diffusione di una vera cultura del diritto a non soffrire - rappresenti l'esito più augurabile del lungo processo
che l'Italia ha inaugurato cinque anni orsono, per dare una concreta risposta al diritto dei cittadini sancito
dall'art. 1 della legge stessa. di Marco Spizzichino *
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BARLET TA VENERDÌ UN CONGRESSO SCIENTIFICO. INCONTRO CON SPECIALISTI DELLA BRANCAE TAVOLA ROTONDA Forum « Medicina del dolore » lo stato dell'arte nella Puglia Medicina e dolore l B A R L E T TA . Un appuntamento scientifico di notevole spessore in merito ad una
tematica di grande importanza. Si terrà venerdì 20 Marzo presso la Sala Rossa del Castello Svevo di Barletta
(Piazza Castello, 70051) si terrà il 5° Forum Regionale «La medicina del dolore in Puglia». L'evento, giunto
alla V edizione, ha l'obiettivo di verificare lo stato di attuazione e l'efficacia organizzativa in Puglia della Legge
38/10 allo scopo di bilanciare il rapporto tra l'alta qualità delle prestazioni sanitarie e il contenimento dei costi,
oltre che realizzare un focus sulla cura del dolore cronico con terapia farmacologica e non, nell'ottica di un
trattamento multidisciplinare. L'ap p u n t a m e n t o scientifico gode del patrocinio del Comune di Barletta e
dell'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Barletta Andria Trani presieduto dal dottor
Benedetto Delve c ch i o. «La legge 38/10 sancisce il dovere etico di offrire al cittadino il diritto ad essere
curato ed alleviato dal dolore, indipendentemente dall'età, dal tipo di malattia e dalla condizione socio-
economica. La realtà clinica ci mostra che molte condizioni dolorose rimangono tutt'ora senza un
soddisfacente risultato assistenziale», è scritto in un comunicato a firma del dottor Michele Debitonto.
«Saranno inoltre proposte alcune relazioni sui nuovi trattamenti farmacologici oggi disponibili e su specifiche
procedure di trattamento del dolore», conclude la nota. La presentazione del congresso sarà effettuato dal
dottor Michele Debitont o. Tre le sessioni previste nel congresso con la presenza di specialisti che si
confronteranno sui seguenti temi : «Medicina del dolore in Puglia»; «Le sindromi dolorose regionali
complesse (CRPS)», «Il trattamento multimodale nelle Crps».
18/03/2015 32Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - ed. Barletta(diffusione:48275, tiratura:63756)
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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 18/03/2015 23
_ HOUSE HOSPITAL « Cure palliative , c'è ancora poca informazione» « Cure palliative , c'è ancora poca informazione» NAPOLI. «Un importante passo avanti per l'implementazione della rete delle cure palliative in Campania».
Con queste parole Sergio Canzanella, segretario regionale della Federazione associazione volontariato in
oncologia e della Società italiana cure palliative e dirigente dell'Associazione House Hospital onlus ha accolto
la firma del decreto 22 da parte del presidente Caldoro. Stando ad un sondaggio realizzato dal Centro di
Ascolto dell'Associazione House Hospital onlus, solo 2 persone su 10 sono a conoscenza dell'esistenza della
terapia del dolore. Su un campione di circa 2.000 persone contattate, quelli che conoscono poco la terapia,
ritengono che questo genere di cure sia rivolto a tutti i pazienti (35%), senza distinzioni rispetto alla patologia.
Al contrario, tra le persone più informate prevale l'idea che essa sia rivolta prevalentemente ai malati cronici e
a quelli terminali (36%); il 38% sempre degli informati risponde che le terapie sono rivolte solo ai malati
terminali. «Adesso - dice Canzanella - bisogna combattere il dolore burocratico che scaturisce quando il
malato e la famiglia sin dall'inizio della diagnosi o della disabilità, si ritrovano in una spirale burocratica fatta di
code negli ospedali e negli ambulatori dei distretti sanitari, nelle sale d'aspetto».
18/03/2015 15Pag. Il Roma(diffusione:27500, tiratura:125000)
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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 18/03/2015 28
La storia Tra i militari che coltivano la marijuana di Stato "Così cureremo i malati" A Firenze arriva la cannabis dell'Esercito: se ne produrrà un quintale l'anno, ma la richiesta cresce e la serrapotrebbe triplicare MICHELE BOCCI FIRENZE. La serra di 250 metri quadrati di superficie e tre di altezza ormai è pronta. Le lampade a frequenza
speciale sono installate, il sistema di irrigazione è collegato ai computer, la terra artificiale è dentro ai vasi di
plastica. Già oggi dal Cra-Cin di Rovigo dovrebbe partire un furgone, scortato, con dentro 100 talee di
cannabis. La destinazione è Firenze, dove ha sede lo Stabilimento chimico farmaceutico militare. La
coltivazione della "marijuana con le stellette", l'unica autorizzata per l'uso a fini terapeutici nel nostro Paese,
inizierà nei prossimi giorni. Per ospitare le piantine è stata ricavata un'ala in una zona che per motivi di
sicurezza si è deciso di non rivelare, tra laboratori e uffici. L'ambiente adesso è buio, la luce naturale non può
entrare in questa specie di grande container. Saranno le lampade a illuminare la serra agli orari prestabiliti,
così da far crescere la canapa più velocemente possibile. Il raccolto si farà ogni tre mesi. Poi ci sarà la fase
dell'essiccazione. Il lavoro seguirà standard rigidi, perché i due principi attivi, thc e cbd, devono rappresentare
il 5-6% del peso del prodotto. Si tratta di un farmacoe bisogna essere certi dell'efficacia a seconda del
dosaggio.
I militari produrranno circa un quintale di fiori essiccati all'anno. Per ora, perché il numero di regioni che ha
approvato l'uso medico della "canapa sativa"è in crescita. La domanda è destinata a salire anche perché i
medici che stanno utilizzando il farmaco osservano quotidianamente la sua efficacia su persone che soffrono
di dolori dovuti a malattie gravi come ictus o cancro ma anche a problemi neurologici. A Firenze sono pronti
addiritturaa triplicare lo spazio adibito a serra. La marijuana è il principio base di un farmaco già autorizzato
da tempo, che si presenta in compresse e viene normalmente prescritto in tutta Italia. Non è di questo
medicinale che si occuperà l'istituto farmaceutico militare ma di quello a base di fiori secchi. Oggi chi cerca
questa parte della pianta la deve comprare all'estero, soprattutto in Olanda, a 15 euro al grammo. Dallo
stabilimento usciranno scatole tonde di plastica con5 grammi di cannabis, da spedire alle farmacie delle varie
Regioni che faranno richiesta, a prezzi non ancora stabiliti ma certamente più convenienti. Per adesso l'uso
terapeutico della sostanza è previsto, con diverse sfumature, in Toscana, Puglia, Liguria, Sicilia, Veneto,
Marche, Friuli, Abruzzo e Umbria. Il lavoro del farmaceutico fiorentino assicurerà anche regolarità alla
fornitura. Tutto in una struttura militare, che fa capo all'Agenzia industrie difesa,e che sembrerebbe
distantissima dalla marijuana. «Siamo dei farmacologi, la nostra etica ci dice che nel momento in cui è
riconosciuta l'utilità di un principio attivo è giusto produrlo - spiega il direttore dello stabilimento, il colonnello
Antonio Medica - E la canapa, se impiegata nel modo giusto, ha effetti benefici.
Non ha senso privarsene, perché migliora la vita di persone colpite da malattie gravi».
Da queste parti il dibattito sulla legalizzazione delle droghe leggere non arriva. La cannabis è considerata
soltanto come farmaco. Sono stati il ministero della Salute e della Difesa a coinvolgere la struttura fiorentina
nella produzione. «Siamo contenti di dare il nostro contributo, da anni lavoriamo per il Paese - prosegue
Medica - non solo per le forze armate ma anche sintetizzando farmaci orfani per le malattie rare, o
producendo grandi quantità di vaccini e medicinali "di emergenza" per fronteggiare epidemie». È in mezzo a
tutto questo che, tra pochi giorni, cresceranno le prime piantine di canapa made in Italy, da coltivazione
pubblica.
La cannabis terapeutica di stato 5 grammi La coltivazione in serra Il dosaggio standard 250 metri quadrati La
grandezza della serra dove si coltiverà la cannabis 750 chili Lo spazio che si può dare alla coltivazione a
Firenze se aumentano le richieste 100 chili La produzione annua dell'Istituto farmaceutico militare 5-6 % Il
principio attivo rispetto al peso totale 15 euro Il costo/grammo della cannabis terapeutica importata
dall'Olanda 100 Le prime piante coltivate a Firenze 30-40 grammi Il fabbisogno annuo di un malato 3 mesi La
19/03/2015 27Pag. La Repubblica(diffusione:556325, tiratura:710716)
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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 19/03/2015 6
vita di una pianta coltivata per uso terapeutico Lampada da 400 Watt Piante in zolle separate Tubo di
drenaggio Ventilatore oscillante PER SAPERNE DI PIÙ www.farmaceuticomilitare.it www.salute.gov.it La
pianta Cannabis sativa I principi attivi Thc e Cbd Le persone che ci lavorano (29 militari e 51 civili) L'istituto
farmaceutico militare Le attività ettari, la superÞcie che occupa l'istituto Produzione di farmaci orfani, non più
realizzati dalle industrie o per malattie rare Sperimentazione di prodotti per attività militare, come farmaci
antiemorragici Allestimento kit di pronto soccorso per le forze armate 3 Attività ispettive nelle industrie
farmaceutiche 4 Gli usi della cannabis Altri paesi che la producono Dolore spastico nella sclerosi multipla
Nausea e vomito indotti da chemioterapia Dolore neuropatico di vario tipo Sindromi neurologiche rare (come
quella di Tourette) Produzione di farmaci su richiesta ministero della Salute e Aifa Olanda Inghilterra Canada
19/03/2015 27Pag. La Repubblica(diffusione:556325, tiratura:710716)
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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 19/03/2015 7