SCIENZA Preistoria

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L’esperienza del sacro è connaturale all’uomo. Ma i documenti che la provano sono abbastanza recenti. Le prime sepolture documentate in Israele sono di 90.000 anni fa e per alcuni studiosi le immagini di animali in alcune grotte del paleolitico hanno un valore magico- sacrale che le rende simili a santuari SCIENZA 6 AGORÀ DOMENICA DOMENICA 6 SETTEMBRE 2009 e origini della religione sono fra i temi classici affrontati dall’antropologia, dalla sociologia, dalla psicologia, dalla filosofia, dall’etnologia. Una corrente di pensiero attuale vuole analizzare e spiegare il fenomeno religioso in termini puramente naturalistici e quindi con i metodi delle scienze naturali. Vengono supposti geni specifici o comunque una base genetica. Su questo argomento l’evoluzionismo darwiniano, nella estensione che ha avuto nel pensiero di molti suoi interpreti, registra posizioni piuttosto diversificate, sebbene Darwin non abbia affrontato direttamente il problema. C’è chi, come Dawkins, propugna l’ateismo come posizione congruente, quasi necessaria, dell’evoluzione: non solo non c’è bisogno di Dio, ma l’idea di Dio nuoce allo sviluppo dell’uomo, anche se lo stesso Dawkins include la religione fra i "memi" (replicatori culturali, non genetici, forse localizzati nel cervello) formatisi e affermatisi nella società. Vi sono studiosi che ammettendo l’importanza della religione nel successo evolutivo delle società umane e in ordine alla sopravvivenza della specie vogliono spiegarla in termini puramente adattativi. David Sloan Wilson riconosce alla religione un grande valore e considera le religioni come unità adattative caratterizzate dalla selezione di gruppo. Nella visione naturalistica darwiniana, proposta da vari autori, il fatto religioso avrebbe una base biologica e si spiegherebbe con la selezione naturale. ueste posizioni vedono la religione in funzione della società, quasi rivisitando il noto funzionalismo di sociologi e antropologi culturali, ma appaiono decisamente riduttive. Il fatto religioso è essenzialmente di ordine culturale, si lega alle capacità cognitive dell’uomo, così come il comportamento morale, ma non ha una determinazione biologica. Esso può avere delle conseguenze sul piano sociale con effetti benefici per la specie e quindi assume anche un certo valore adattativo per l’uomo, ma non si capisce perché debba rientrare in un’ottica di selezione darwiniana o puramente naturalistica. Nelle posizioni ricorrenti sull’interesse della religione in chiave naturalistica non si tiene conto di una distinzione fondamentale, sulla quale Mircea Eliade, grande storico delle religioni, e sulla sua scia Julien Ries, maestro dell’antropologia religiosa, hanno richiamato l’attenzione: la distinzione tra senso religioso e religione, tra l’esperienza del sacro, colto anche nei fenomeni della natura (ierofanie), e la strutturazione del senso religioso nella religione. E’ una semplificazione assai riduttiva quella che vede nella religione una unità adattativa regolata dalla selezione. L’humus della religione non è definibile quantitativamente né con parametri generalizzabili. Homo religiosus precede la religione strutturata (Ries), si lega alle domande che l’uomo pensante non può non porsi sulla vita e sulla morte, alla esperienza simbolica di qualcosa che lo sovrasta e che percepisce in alcune manifestazioni della natura. «E’ grazie al simbolismo cosmico che l’uomo ha percepito le ierofanie. Con la volta celeste è necessario tenere conto del simbolismo dell’acqua, dell’albero, della montagna» (Ries). Si potrebbe parlare di religiosità cosmica. Il senso religioso può considerarsi universale. Anche la morte, Q L evento di cui l’uomo ha coscienza, con le domande che pone viene ad assumere un significato sul piano religioso. Il senso religioso è connaturale all’uomo e si ritrova presso tutti i popoli. Può considerarsi universale, ma non altrettanto può dirsi per le religioni in quanto tali. Esso si lega al simbolismo che è antico quanto l’uomo, ma i documenti in cui il senso religioso può essere colto sono relativamente recenti. Un significato religioso viene riconosciuto alla pratica della inumazione. L’uomo che seppellisce i morti dimostra una particolare coscienza della morte e dell’oltretomba. La posizione e la cura dell’inumato, il corredo che può accompagnarlo attestano l’idea di una sopravvivenza a cui si attribuisce un significato religioso. Le prime sepolture sono documentate in Israele circa 90.000 anni fa e sono praticate sia dall’uomo ormai moderno che da Neandertaliani. L’attenzione verso i defunti è però molto più antica e può essere riconosciuta in certe pratiche, come la conservazione e il trattamento del cranio umano in luoghi particolari (come le grotte), che sono segnalate in epoche precedenti (pare già con il Sinantropo). Interpretabili in chiave magico-religiosa, secondo vari autori, tra cui Paolo Graziosi, le manifestazioni più recenti dell’arte parietale del Paleolitico superiore, con rappresentazioni di animali nelle pareti di grotte, forse in relazione alla propiziazione della caccia. Per questo alcune grotte sono viste come "santuari" della preistoria. Ma è stato ipotizzato anche un simbolismo sessuale per alcuni animali più frequentemente rappresentati (Leroi- Gourhan). I simbolismi possono essere anche complementari nella visione unitaria dei bisogni vitali dell’uomo preistorico. L’uomo che affresca le pareti delle grotte nel Paleolitico superiore è lo stesso che seppellisce i morti. Nel Neolitico e nella protostoria l’esperienza religiosa appare strutturarsi in forme di religione, come suggeriscono il culto della dea madre, particolari riti e luoghi destinati al culto. Secondo Gimbutas le numerose rappresentazioni femminili (anticipate forse dalle "Veneri" aurignaziane) possono essere riferite al culto della dea madre. La città neolitica di Catal Huyuk, in Anatolia, risalente a al VII e VI millennio a.C., racchiude inumazioni nelle case e nei santuari con pitture che richiamano riti funerari. Come non ricordare poi i templi megalitici di Malta in cui vengono individuate aree deputate a particolari rituali? Nell’arte rupestre che si sviluppa nel Neolitico e nell’età dei metalli colpisce la frequente rappresentazione del disco solare, legata a un simbolismo religioso, e delle figure di oranti. Ciò si osserva sia in regioni europee, come nell’arte camuna, sia nei petroglifi segnalati nell’Asia Centrale (Kazakhstan, Cina) e in California. C’è chi parla di evoluzione del senso religioso o della religione. Alla luce di quanto è stato esposto sarebbe meglio parlare di sviluppo del senso religioso che non è regolato da leggi biologiche e neppure sociali, perché è legato all’attività cognitiva dell’uomo (Darwin stesso collegava il senso morale alle capacità cognitive dell’uomo) e affonda le sue radici nella condizione umana. Esso rientra nei fenomeni culturali, con aspetti personali e sociali, destinati ad avere effetti benefici sulla società nella misura in cui interpretano le istanze più vere dell’uomo e della società. ul dato culturale si innestano le religioni, per nulla riducibili a unità adattative né regolate dalla selezione, sebbene possano essere anche legate a etnie (ebraismo) o culture particolari (islamismo). Rinchiudere le origini della religione nella gabbia del naturalismo, quasi che siano regolate dalla genetica e dalla selezione naturale, è una operazione puramente ideologica, di tipo riduzionistico, non solo senza basi scientifiche, ma contraddetta da tanti documenti sul senso religioso dell’uomo preistorico e dalla esperienza individuale caratterizzata dalla libertà della persona nelle sue scelte religiose. È una deriva del darwinismo totalizzante che vede ogni manifestazione culturale in chiave adattativa sotto il controllo della selezione. Il successo di una idea religiosa sul piano sociale si lega alla rispondenza ai bisogni dell’uomo e della società e rientra nella dinamica culturale. Se per tanto tempo la religione ha rappresentato la cornice unitaria in cui si sono espressi bisogni individuali e sociali, nella società moderna è venuta affermandosi una distinzione e separazione delle due sfere che tendono a configurarsi in modo autonomo. La religione ha acquistato la capacità di permeare culture diverse. Le religioni sono trasversali alle culture: esse si innestano sul senso religioso che è universale. S Prima Dawkins dice che l’idea di Dio nuoce allo sviluppo dell’uomo, ma poi include la religione fra i «memi» (replicatori culturali, non genetici, forse localizzati nel cervello) formatisi e affermatisi nella società. Nella visione neodarwiniana il religioso avrebbe basi biologiche e si spiegherebbe con la selezione naturale Sopra: statuetta di marmo tardo-neolitica (tipo diffuso in Sardegna e in altre regioni europee), raffigurante la «Dea bianca». A lato, cranio di 20mila anni fa su cui si sono fissate alcune conchiglie (grotta del Caviglione, complesso dei Balzi Rossi, tra Ventimiglia e Menton) GLI STUDIOSI Mircea Eliade (Bucarest 1907 - Chicago 1986) è stato fra i primi studiosi a ricondurre la diffusione delle varie religioni nel mondo a un’unità, utilizzando come principali criteri di analisi il modello cosmogonico del mondo; i miti e i rituali primordiali legati all’«eterno ritorno»; le ierofanie che attestano come la realtà e il sacro siano, per l’uomo delle origini, una cosa sola. Tra i suoi lavori più importanti, si ricorda l’ormai classico «Trattato di storia delle religioni» (Bollati Boringhieri). Marija Gimbutas (Vilnius 1921 - Los Angeles 1994) fu una delle maggiori specialiste dell’età del bronzo indoeuropea, nonché del folklore lituano e della preistoria dei balti e slavi, ma ottenne fama improvvisa con alcuni studi dove esponeva le sue teorie sulla religione nelle culture del neolitico in Europa. Il succo della sua tesi consiste nelle differenze tra gli elementi antropologici della «vecchia Europa», che considerava espressione da un sistema matriarcale e ginocentrico, e la cultura patriarcale portata dagli indoeuropei nell’età del bronzo. Secondo la Gimbutas, questi due sistemi si sarebbero fusi generando le società dell’Europa storica. Fra le sue opere si ricorda il saggio uscito postumo nel 1991, «Le dee viventi» (Medusa), dove riassume queste teorie. Julien Ries (Arlon 1920), sacerdote belga, antropologo del sacro e storico delle religioni ritiene che la coscienza religiosa dell’uomo si manifesta circa novantamila anni fa, con le prime sepolture. «Il cadavere messo in posizione accovacciata, gli oggetti e gli alimenti posti accanto rivelano di una sopravvivenza dopo la morte». Ma questa scoperta della dimensione ultraterrena non è ancora la scoperta del divino, ha ripetutamente spiegato Ries. Di Ries è in corso la pubblicazione dell’Opera Omnia da Jaca Book. di Fiorenzo Facchini Quando e dove nasce il senso religioso Preistoria

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L’esperienza del sacro è connaturaleall’uomo. Ma i documenti chela provano sono abbastanza recenti.

Le prime sepolture documentatein Israele sono di 90.000 anni fae per alcuni studiosi le immagini

di animali in alcune grotte delpaleolitico hanno un valore magico-sacrale che le rende simili a santuari

SCIENZA

6 AGORÀDOMENICADOMENICA6 SETTEMBRE 2009

e origini della religione sono fra itemi classici affrontatidall’antropologia, dalla sociologia,dalla psicologia, dalla filosofia,

dall’etnologia. Una corrente di pensieroattuale vuole analizzare e spiegare ilfenomeno religioso in termini puramentenaturalistici e quindi con i metodi dellescienze naturali. Vengono supposti genispecifici o comunque una base genetica. Su questo argomento l’evoluzionismodarwiniano, nella estensione che ha avutonel pensiero di molti suoi interpreti,registra posizioni piuttosto diversificate,sebbene Darwin non abbia affrontato

direttamente il problema. C’è chi, comeDawkins, propugna l’ateismo comeposizione congruente, quasi necessaria,dell’evoluzione: non solo non c’è bisognodi Dio, ma l’idea di Dio nuoce allo sviluppodell’uomo, anche se lo stesso Dawkinsinclude la religione fra i "memi"(replicatori culturali, non genetici, forselocalizzati nel cervello) formatisi eaffermatisi nella società. Vi sono studiosiche ammettendo l’importanza dellareligione nel successo evolutivo dellesocietà umane e in ordine allasopravvivenza della specie voglionospiegarla in termini puramente adattativi.David Sloan Wilson riconosce alla religioneun grande valore e considera le religionicome unità adattative caratterizzate dallaselezione di gruppo. Nella visionenaturalistica darwiniana, proposta da variautori, il fatto religioso avrebbe una basebiologica e si spiegherebbe con laselezione naturale.

ueste posizioni vedono lareligione in funzione dellasocietà, quasi rivisitando il notofunzionalismo di sociologi eantropologi culturali, ma appaiono

decisamente riduttive. Il fatto religioso èessenzialmente di ordine culturale, si legaalle capacità cognitive dell’uomo, cosìcome il comportamento morale, ma non hauna determinazione biologica. Esso puòavere delle conseguenze sul piano socialecon effetti benefici per la specie e quindiassume anche un certo valore adattativoper l’uomo, ma non si capisce perchédebba rientrare in un’ottica di selezionedarwiniana o puramente naturalistica.Nelle posizioni ricorrenti sull’interesse dellareligione in chiave naturalistica non sitiene conto di una distinzionefondamentale, sulla quale Mircea Eliade,grande storico delle religioni, e sulla suascia Julien Ries, maestro dell’antropologiareligiosa, hanno richiamato l’attenzione: ladistinzione tra senso religioso e religione,tra l’esperienza del sacro, colto anche neifenomeni della natura (ierofanie), e lastrutturazione del senso religioso nellareligione. E’ una semplificazione assairiduttiva quella che vede nella religioneuna unità adattativa regolata dallaselezione. L’humus della religione non èdefinibile quantitativamente né conparametri generalizzabili. Homo religiosusprecede la religione strutturata (Ries), silega alle domande che l’uomo pensantenon può non porsi sulla vita e sullamorte, alla esperienza simbolica diqualcosa che lo sovrasta e che percepiscein alcune manifestazioni della natura. «E’grazie al simbolismo cosmico che l’uomoha percepito le ierofanie. Con la voltaceleste è necessario tenere conto delsimbolismo dell’acqua, dell’albero, dellamontagna» (Ries). Si potrebbe parlare direligiosità cosmica. Il senso religioso puòconsiderarsi universale. Anche la morte,

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evento di cui l’uomo ha coscienza, conle domande che pone viene ad assumereun significato sul piano religioso.Il senso religioso è connaturale all’uomo esi ritrova presso tutti i popoli. Puòconsiderarsi universale, ma non altrettantopuò dirsi per le religioni in quanto tali. Essosi lega al simbolismo che è antico quantol’uomo, ma i documenti in cui il sensoreligioso può essere colto sonorelativamente recenti. Un significatoreligioso viene riconosciuto alla praticadella inumazione. L’uomo che seppellisce imorti dimostra una particolare coscienzadella morte e dell’oltretomba. La posizionee la cura dell’inumato, il corredo che può

accompagnarlo attestano l’ideadi una sopravvivenza a cui si attribuisce unsignificato religioso. Le prime sepolturesono documentate in Israele circa 90.000anni fa e sono praticate sia dall’uomo ormaimoderno che da Neandertaliani.L’attenzione verso i defunti è però molto

più antica e può essere riconosciuta incerte pratiche, come la conservazione e iltrattamento del cranio umano in luoghiparticolari (come le grotte), che sonosegnalate in epoche precedenti (pare giàcon il Sinantropo). Interpretabili in chiavemagico-religiosa, secondo vari autori, tracui Paolo Graziosi, le manifestazioni piùrecenti dell’arte parietale del Paleoliticosuperiore, con rappresentazioni di animalinelle pareti di grotte, forse in relazione allapropiziazione della caccia. Per questoalcune grotte sono viste come "santuari"della preistoria. Ma è stato ipotizzato ancheun simbolismo sessuale per alcuni animalipiù frequentemente rappresentati (Leroi-Gourhan). I simbolismi possono essereanche complementari nella visione unitariadei bisogni vitali dell’uomo preistorico.L’uomo che affresca le pareti delle grottenel Paleolitico superiore è lo stesso cheseppellisce i morti.Nel Neolitico e nella protostoria l’esperienzareligiosa appare strutturarsi in forme direligione, come suggeriscono il culto delladea madre, particolari riti e luoghi destinatial culto. Secondo Gimbutas le numeroserappresentazioni femminili (anticipate forsedalle "Veneri" aurignaziane) possono essereriferite al culto della dea madre. La cittàneolitica di Catal Huyuk, in Anatolia,risalente a al VII e VI millennio a.C.,racchiude inumazioni nelle case e neisantuari con pitture che richiamano ritifunerari. Come non ricordare poi i templimegalitici di Malta in cui vengonoindividuate aree deputate a particolarirituali?Nell’arte rupestre che si sviluppa nelNeolitico e nell’età dei metalli colpisce lafrequente rappresentazione del disco solare,legata a un simbolismo religioso, e dellefigure di oranti. Ciò si osserva sia in regionieuropee, come nell’arte camuna, sia neipetroglifi segnalati nell’Asia Centrale(Kazakhstan, Cina) e in California. C’è chi parla di evoluzione del sensoreligioso o della religione. Alla luce diquanto è stato esposto sarebbe meglioparlare di sviluppo del senso religioso chenon è regolato da leggi biologiche eneppure sociali, perché è legato all’attivitàcognitiva dell’uomo (Darwin stessocollegava il senso morale alle capacitàcognitive dell’uomo) e affonda le sue radicinella condizione umana. Esso rientra neifenomeni culturali, con aspetti personali esociali, destinati ad avere effetti beneficisulla società nella misura in cuiinterpretano le istanze più vere dell’uomo edella società.

ul dato culturale si innestano lereligioni, per nulla riducibili a unitàadattative né regolate dallaselezione, sebbene possano essere

anche legate a etnie (ebraismo) o cultureparticolari (islamismo). Rinchiudere leorigini della religione nella gabbia delnaturalismo, quasi che siano regolate dallagenetica e dalla selezione naturale, è unaoperazione puramente ideologica, di tiporiduzionistico, non solo senza basiscientifiche, ma contraddetta da tantidocumenti sul senso religioso dell’uomopreistorico e dalla esperienza individuale

caratterizzata dalla libertà dellapersona nelle sue scelte religiose. Èuna deriva del darwinismototalizzante che vede ognimanifestazione culturale in chiaveadattativa sotto il controllo dellaselezione. Il successo di una ideareligiosa sul piano sociale silega alla rispondenza ai bisognidell’uomo e della società erientra nella dinamica

culturale.Se per tanto tempo lareligione harappresentato la corniceunitaria in cui si sono

espressi bisogniindividuali e sociali,nella societàmoderna è venuta

affermandosi unadistinzione e separazione delle

due sfere che tendono a configurarsi inmodo autonomo. La religione ha acquistatola capacità di permeare culture diverse. Lereligioni sono trasversali alle culture: essesi innestano sul senso religioso che èuniversale.

S

Prima Dawkins dice che l’ideadi Dio nuoce allo sviluppodell’uomo, ma poi include la religione fra i «memi»(replicatori culturali,non genetici, forse localizzatinel cervello) formatisie affermatisi nella società.Nella visione neodarwinianail religioso avrebbe basibiologiche e si spiegherebbecon la selezione naturale

Sopra: statuetta dimarmo tardo-neolitica

(tipo diffuso inSardegna e in altre

regioni europee),raffigurante la «Dea

bianca». A lato, craniodi 20mila anni fa su cui

si sono fissate alcuneconchiglie (grotta del

Caviglione, complessodei Balzi Rossi, tra

Ventimiglia e Menton)

GLI STUDIOSIMircea Eliade (Bucarest 1907 - Chicago1986) è stato fra i primi studiosi a ricondurrela diffusione delle varie religioni nel mondo a

un’unità, utilizzandocome principalicriteri di analisi ilmodello cosmogonicodel mondo; i miti e irituali primordialilegati all’«eternoritorno»; le ierofanieche attestano comela realtà e il sacrosiano, per l’uomodelle origini, una

cosa sola. Tra i suoi lavori più importanti, siricorda l’ormai classico «Trattato di storiadelle religioni» (Bollati Boringhieri).

Marija Gimbutas (Vilnius 1921 - Los Angeles1994) fu una delle maggiori specialistedell’età del bronzo indoeuropea, nonché delfolklore lituano e della preistoria dei balti eslavi, ma ottenne fama improvvisa conalcuni studi dove esponeva le sue teoriesulla religione nelle culture del neolitico inEuropa. Il succo della sua tesi consistenelle differenze tra gli elementiantropologici della «vecchia Europa»,che considerava espressione da unsistema matriarcale e ginocentrico, e lacultura patriarcale portata dagliindoeuropei nell’età del bronzo.Secondo la Gimbutas, questi duesistemi si sarebbero fusi generando lesocietà dell’Europa storica. Fra le sueopere si ricorda il saggio uscitopostumo nel 1991, «Le dee viventi»(Medusa), dove riassume queste teorie.

Julien Ries (Arlon 1920), sacerdote belga,antropologo del sacro e storico delle religioniritiene che la coscienza religiosa dell’uomo simanifesta circa novantamila anni fa, con leprime sepolture. «Il cadavere messo inposizione accovacciata, gli oggetti e gli

alimenti postiaccanto rivelano diuna sopravvivenzadopo la morte». Maquesta scoperta delladimensioneultraterrena non èancora la scopertadel divino, haripetutamentespiegato Ries. Di Riesè in corso la

pubblicazione dell’Opera Omnia da JacaBook.

di Fiorenzo Facchini

Quando e dovenasce il senso

religiosoPreistoria