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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITÁ DI PREVISIONE, PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI NEI PARCHI NAZIONALI (ART. 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000, N. 353) SCHEMA DI PIANO A.I.B. PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITÁ DI PREVISIONE, PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI NELLE AREE NATURALI PROTETTE STATALI (ART. 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000, N. 353) PARCHI NAZIONALI 2009 (PRIMO AGGIORNAMENTO DELLA VERSIONE DEL 2002) MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

SCHEMA DI PIANO AIB

PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE

PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI

BOSCHIVI NELLE AREE NATURALI PROTETTE STATALI

(ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

PARCHI NAZIONALI

2009

(PRIMO AGGIORNAMENTO DELLA VERSIONE DEL 2002)

MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

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PREMESSA 4 PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO5 TABELLA DI SINTESI 5 ASPETTI CARTOGRAFICI6

GENERALITAacute 7 PREVISIONE 10

PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO 10 CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI11 MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE

SUPERFICIALE 11 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI 11 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI 12 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE 12 INTERVENTI SELVICOLTURALI 12 GESTIONE DEI PASCOLI 13 PIANIFICAZIONE FAUNISTICA 13 ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA 13 LA ZONIZZAZIONE ATTUALE14 CARATTERISTICHE FISICHE E BIOLOGICHE DEL TERRITORIO15 FATTORI PREDISPONENTI15 CAUSE DETERMINANTI 16 AREE A RISCHIO CON INDICAZIONE DELLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI16 DATI ANEMOLOGICI E DETERMINAZIONE DELLA IMPEDENZA AI VENTI DELLE

COPERTURE FORESTALI16 DESCRIZIONE DI FIRE REGIME (FREQUENZA INTENSITAgrave STAGIONE) E FIRE

SEVERITY (INTENSITAgrave X TEMPO DI RESIDENZA) 17 CLASSIFICAZIONE DEI CARICHI DI COMBUSTIBILE E MAPPATURA17 DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO

NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO 17 LA PERICOLOSITAgrave 17 LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO 18 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 20 LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO 20 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI 20

PREVENZIONE 22

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ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI22 TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI23 VIABILITAgrave 23 VIABILITAgrave OPERATIVA23 VIALI TAGLIAFUOCO 23 APPROVVIGIONAMENTO IDRICO24 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI 24 PREVENZIONE SELVICOLTURALE24 IL FUOCO PRESCRITTO 25 FORMAZIONE25 PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO25

LOTTA ATTIVA 26 SORVEGLIANZA 26 AVVISTAMENTO26 ALLARME 26 COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA

ESTINZIONE 26 PARTI SPECIALI DEL PIANO 28

RICOSTITUZIONE BOSCHIVA28 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO 29 STIMA DEI DANNI29

MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE 31 MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI 31

FONTI WEB32 FONTI BIBLIOGRAFICHE 32

TABELLA DI SINTESI 33

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PREMESSA In attuazione dellrsquoart 3 della Legge 21 novembre 2000 n 353 sono state emanate con Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri ndash Dipartimento della Protezione Civile pubblicato su GU del 2622002 SG n 48 le linee guida per la redazione del ldquoPiano regionale per la programmazione delle attivitagrave di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivirdquo La stessa legge allrsquoart 8 comma 2 prevede un apposito ldquopiano per i parchi naturali e le riserve naturali dello Statordquo che andragrave a costituire una sezione del suddetto piano regionale Si precisa che le indicazioni di seguito esposte prendono in considerazione le direttive della legge quadro 3532000 e delle Linee Guida sopra citate emanate con Decreto del Dipartimento della Protezione Civile del 20 dicembre 2001 ma non le indicazioni delle varie leggi regionali che possono differire tra loro e che saranno soggette a future variazioni per adeguamento alla suddetta L 3532000 Quindi il piano di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi di ogni area protetta statale si atterragrave alle linee guida per il piano regionale sopra richiamate calate nel proprio ambito territoriale e data la specificitagrave del problema incendi boschivi in tali aree (riconosciuta dalla legge 3532000) per la loro connotazione naturalistica piugrave complessa di quella del rimanente territorio dovragrave attenersi anche alle direttive tecnico scientifiche oggetto del presente documento di seguito riportate in dettaglio Infatti nelle aree protette vi sono delle specifiche emergenze naturalistiche per le quali egrave stata proposta ed istituita lrsquoarea e la loro salvaguardia egrave lrsquoelemento cardine dellrsquoistituzione stessa Peraltro gli obiettivi prioritari delle linee guida per il piano regionale mirati piugrave ad evitare per quanto possibile che a contenere gli incendi boschivi sono ancor piugrave condivisibili nelle aree naturali protette In particolare la sensibilizzazione dei residenti a tutti i livelli socio economici e di etagrave il coinvolgimento diretto degli stessi nella difesa dagli incendi boschivi soprattutto nella prevenzione ed ove possibile anche nella lotta attiva attraverso forme e modalitagrave localmente ritenute le piugrave idonee (es volontariato incentivato sui risultati ottenuti a fine stagione critica coinvolgimento dei pastori nella sorveglianza ecc) sono sempre auspicabili Considerata la delicatezza della problematica gestionale del sistema di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi in ambiti territoriali interessati da piugrave enti si ritiene doveroso evidenziare qui in premessa alcuni semplici ma importanti elementi di funzionalitagrave dello stesso I destinatari del presente documento sono gli Enti gestori di tutti i Parchi Nazionali (PN) che sono tenuti alla redazione ed applicazione di un proprio piano di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi (piano AIB) Questo deve comprendere il territorio di eventuali Riserve naturali statali interne al parco i cui gestori sono tenuti a fornire ogni documentazione tecnico-scientifica in loro possesso utile al piano AIB del parco Lrsquoente gestore di aree protette statali nel rispetto della propria autonomia istituzionale si organizzeragrave autonomamente con una propria pianificazione AIB mirando soprattutto ad ottimizzare il proprio sistema di previsione e prevenzione integrandosi e coordinandosi con il corrispondente sistema regionale in particolare per lotta attiva

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La funzionalitagrave dellrsquointero sistema regionale ed in alcuni casi interregionale impone la chiarezza della gerarchia operativa da concordare in via prioritaria indispensabile soprattutto per la ottimizzazione della lotta attiva in situazioni di emergenza In tal senso come peraltro giagrave indicato nelle suddette linee guida per ogni ambito territoriale deve essere individuata la figura del coordinatore nella fattispecie allrsquointerno delle aree protette statali tale figura viene concordata fra lrsquoEnte gestore dellrsquoarea protetta lae Regionei interessatae ed il Corpo Forestale competente anche in base alla specifica situazione organizzativa in loco dei rispettivi servizi di protezione contro gli incendi boschivi degli stessi enti sopra indicati Allrsquointerno dellrsquoarea protetta il coordinatore dovragrave rispettare le prioritagrave dintervento dettate dalla relativa pianificazione fatte salve le prioritagrave di carattere generale (ad es il salvamento di vite umane) Vista la molteplicitagrave di enti cointeressati alla pianificazione antincendi boschivi egrave opportuno elencare nel piano i referenti AIB di ciascun ente ed i relativi riferimenti (e-mail contatti ecc) al fine di facilitare la concertazione Il piano antincendi boschivi dellrsquoarea protetta statale elaborato ed approvato dallrsquoEnte gestore diventa immediatamente operativo ancorcheacute soggetto ad eventuali modifiche ed integrazioni nel corso dellrsquoiter istruttorio previsto dalla normativa vigente Lrsquoistruttoria della DPNMMATTM che comprende il parere del Corpo Forestale dello Stato noncheacute la richiesta e lrsquoottenimento dellrsquointesa con la regione territorialmente competente si conclude con lrsquoinserimento del piano AIB nellrsquoomologo piano regionale e lrsquoadozione del Piano AIB dellrsquoarea protetta con Decreto ministeriale PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO Per lrsquoelaborazione del piano AIB oltre al presente schema saragrave molto utile fare riferimento alla documentazione disponibile sul sito del Ministero allrsquoindirizzo wwwminambienteit NATURA Aree naturali protette Attivitagrave antincendi boschivi come il libro ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (pubblicato dalla DPN-MATTM nel 2004 in collaborazione con la Societagrave Botanica Italiana) in particolare lrsquo ldquoAppendicerdquo dedicata alle aree protette il ldquoManuale tecnico di pianificazione antincendi boschivi nelle aree protetterdquo ed altra documentazione pertinente (ad es i piani AIB di altri parchi nazionali) TABELLA DI SINTESILa presente versione dello schema di piano AIB per i parchi nazionali sostituisce quella del 2002 rispetto alla quale si differenzia per la presenza di una tabella di sintesi - che evidenzia gli elementi ritenuti fondamentali per dare concretezza ed operativitagrave al piano stesso ndash e per alcune integrazioni nel testo che tendono a superare le carenze rilevate nel corso degli anni trascorsi dallrsquoapplicazione della versione 2002 La tabella di sintesi integra lo schema e costituisce lindice operativo da seguire per la redazione del piano elenca le principali tematiche che devono essere affrontare al fine di fornire le informazioni fondamentali e necessarie per lattuazione di una corretta ed efficiente strategia di tutela dagli incendi dellarea protetta Pertanto mentre nello schema si trattano i maggiori temi ed argomenti pertinenti la pianificazione AIB la tabella di sintesi individua quelli che non possono essere omessi

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La tabella si articola in dieci sezioni alcune delle quali richiedono una cartografia correlata che dovragrave essere redatta secondo le indicazioni riportate nel successivo paragrafo relativo agli ASPETTI CARTOGRAFICI Nelle prime sezioni tra gli elementi che devono essere esplicitati egrave stato inserito il periodo di validitagrave del piano (generalmente quinquennale o in alternativa triennale) ed i riferimenti normativi tra cui si sottolinea la normativa regionale ed eventuali deroghe alle norme di gestione forestale volte a favorire gli interventi di prevenzione AIB noncheacute le attivitagrave di coordinamento con gli uffici regionali competenti per lrsquoattuazione del piano AIB Particolare attenzione egrave rivolta agli interventi di prevenzione ed alla loro valutazione e monitoraggio Infatti un elemento fondamentale egrave il piano degli interventi di prevenzione che non deve limitarsi alla descrizione delle possibili od auspicabili opere ma deve individuarle evidenziandone le prioritagrave collocarle nello spazio e nel tempo (carta degli interventi programmati e crono-programma dei lavori) e quantificarle economicamente (scheda tecnico economica) distinguendo gli interventi diretti dellrsquoEnte gestore e del CTA relativo da quelli dipendenti da terzi Inoltre in linea con i principi generali dello schema di piano che prevedono la verifica della pianificazione gli interventi realizzati devono essere monitorati al fine di comprovarne lrsquoefficacia o lrsquoinadeguatezza per i necessari adeguamenti nellrsquoaggiornamento annuale e per le successive revisioni alla scadenza del piano Il presente documento quindi illustra gli indirizzi da adottare per la pianificazione contro gli incendi boschivi nelle aree protette di valenza nazionale in concerto con i piani regionali antincendio e in armonia con i piani per il parco di cui alla legge quadro sulle aree protette L 39491 ASPETTI CARTOGRAFICI Le singole carte tematiche realizzate e presentate nel piano AIB dovranno essere corredate - in relazione - di una breve presentazione con riferimento al percorso seguito per la realizzazione (ad es derivazione da quali altre carte) le caratteristiche del tematismo e la legenda utilizzata per le carte di base non allegate indicare le maggiori caratteristiche e la loro reperibilitagrave Le diverse carte tematiche richieste con il piano AIB devono essere realizzate in ambiente GIS o SIT (sistema informativo territoriale) e gestibili dallrsquoEnte parco insieme alla cartografia di base giagrave esistente per consentire elaborazioni e prodotti derivati sia nella pianificazione AIB che nella successiva attuazione del piano non possibili con il prodotto esclusivamente cartaceo Si ricorda che le potenzialitagrave di gestione dati cartografici possono ulteriormente aumentare con il Geoportale Nazionale del MATTM Gli elaborati cartografici noncheacute tutte le informazioni prodotte nellrsquoambito dei Piani dovranno essere compatibili con gli standard dellrsquoaccordo integrativo sul ldquoSistema Cartografico di Riferimentordquo approvato dalla Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome il 12 ottobre 2000 ed essere resi disponibili nellrsquoambito del predetto Sistema cosigrave come previsto dallrsquoart 6 quater del DL 2792000 convertito con L36500

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Il Sistema al fine di consentire la realizzazione secondo standard condivisi di carte tematiche per lo studio e il monitoraggio del territorio e per la mappatura degli incendi mette a disposizione delle amministrazioni senza alcun onere la Base Cartografica di Riferimento e gli strumenti software necessari per la gestione dei dati Le basi cartografiche disponibili a copertura nazionale nel sistema di riferimento geodetico-cartografico WGS84-UTM coprono tutte le esigenze di produzione dalle piccole scale (11000000) a scale di dettaglio (125000 - 1 10000) In particolare sono messe a disposizione gratuita degli Enti Gestori una serie di strati informativi riguardanti lrsquoAIB tramite il ldquo Geoportale Nazionale Progetto Incendirdquo che potragrave costituire un valido supporto alla redazione del piano AIB sia in assenza di pari tematismi di maggior dettaglio disponibili presso lrsquoEnte parco che ndash al contrario - con la loro sostituzione lavorando sullo stesso progetto Il prodotto cartaceo da fornire con la relazione del piano AIB quindi saragrave semplicemente una rappresentazione grafica ridotta - sul foglio A4 della relazione (o su A3 allegato alla stessa) - del singolo tematismo questo dovragrave avere poligoni trasparenti appoggiati su una cartografia di base la piugrave idonea alla comprensione geografica dello stesso tematismo eventuali particolari ritenuti importanti sono da evidenziare a parte (ad es la legenda) per renderli visibili GENERALITAacute La pianificazione relativa alla previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi puograve essere realizzata solo attraverso un apposito piano articolato e completo del quale si indicano di seguito in modo sintetico gli aspetti fondamentali Il presupposto teorico su cui si basa la pianificazione di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi fa riferimento allapproccio sistemico proposto dallecologia del paesaggio In questi ultimi decenni le discipline scientifiche di base ed applicate hanno spesso collaborato in quanto la fruizione e la conservazione delle risorse si basa sulla conoscenza di modelli funzionali e strutturali di natura complessa alla cui definizione concorrono gruppi disciplinari diversi integrati nella ricerca ecosistemica di linee di azioni capaci di ridurre il rischio di incendio e favorire un recupero correlato con la serie di vegetazione e lunitagrave di paesaggio locale Tutto ciograve che segue fa quindi riferimento alle direttive di interesse ambientale elaborate a scala europea e planetaria Tra queste egrave opportuno citare la Direttiva Habitat la Convenzione di Rio e la recente Direttiva sulla Conservazione dei Paesaggi Europei e i Regolamenti comunitari emanati al fine di proteggere le foreste della comunitagrave contro gli incendi Per quanto riguarda il nostro Paese le Linee Guida fanno riferimento alleccezionale evoluzione delle discipline forestali (basti in proposito citare la ldquoSelvicoltura Sistemicardquo) alla capacitagrave di individuazione dei modelli sistemici di riferimento derivante dallapplicazione dellecologia funzionale e della fitosociologia paesaggistico-dinamica e alle novitagrave territoriali e paesaggistiche legate alla classificazione gerarchica del territorio e piugrave in generale allecologia del paesaggio specialmente per quanto concerne la valutazione ecosistemica della frammentazione e della connettivitagrave tra sistemi complessi

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Quindi alla luce di quanto detto sopra egrave opportuno che nella redazione del piano che deve integrarsi con le varie pianificazioni territoriali vengano rispettati alcuni principi generali di seguito indicati

a carattere omeostatico del piano Per tale principio le attivitagrave da svolgere devono essere organizzate in modo da poter sopportare delle variazioni impreviste Accade spesso che vi siano delle variazioni rispetto a quanto previsto per il sopraggiungere di difficoltagrave che non sono normalmente prevedibili Quindi la strutturazione degli interventi deve essere impostata in modo da rendere ognuno di essi capace di mantenere la sua efficacia senza dipendere da altre realizzazioni Un esempio puograve essere fornito dagli invasi di rifornimento idrico che devono avere delle caratteristiche adatte a rifornire tutti i mezzi e le squadre che operano per lrsquoestinzione

b integrazione tra la prevenzione e lrsquoestinzione In ogni pianificazione corretta deve essere rispettata una rigida proporzionalitagrave tra gli interventi che hanno tra loro funzioni complementari Per i diversi popolamenti forestali si devono definire due parametri chiave lrsquointensitagrave del fronte di fiamma non superabile e lintensitagrave massima prevista come definiti dalla letteratura Con la prevenzione puograve essere assorbita una certa quota d intensitagrave Affiancando alla prevenzione lestinzione si puograve raggiungere lrsquointensitagrave non superabile Per tale motivo non si puograve prescindere dalla definizione di quanto sia possibile raggiungere con la prevenzione e di quanto con lrsquoestinzione Ecco percheacute lrsquoestinzione deve essere dimensionata in funzione degli obiettivi da raggiungere e della prevenzione realizzata Il progetto dellrsquoorganizzazione dellrsquoestinzione discende dallrsquoanalisi forestale iniziale con la quale si definisce in primo luogo la grandezza degli incendi previsti e del limite che si desidera non superare Ciograve riguarda i termini preventivi legati alla pianificazione forestale va da seacute che bisogneragrave agire anche sui temi educativo ed informativo unica via possibile per il ridimensionamento del problema agendo sulle cause che sono quasi sempre legate a problematiche di natura sociale

c obiettivi e prioritagrave di intervento Il Piano deve necessariamente prevedere le prioritagrave in termini di valenze ambientali sociali e produttive e quindi in termini di azioni dirette ed indirette alla loro valorizzazione al fine di perseguire i principali obiettivi da evidenziare nel piano stesso Lrsquoeterogeneitagrave spaziale con cui si manifesta il diverso uso del suolo impone di conoscere il diverso valore sociale ed ambientale di un determinato territorio Il Piano egrave pertanto strettamente collegato con le analisi propedeutiche e con le valutazioni di rischio e di pericolositagrave individuate e che oltre alle caratteristiche intrinseche delle comunitagrave vegetali e delle destinazioni drsquouso tengono conto anche delle modificazioni drsquoordine antropico e delle possibilitagrave e caratteristiche del dinamismo in atto

d verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere metodi di monitoraggio delle misure di previsione prevenzione e lotta attiva adottate nel piano che verifichino se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale il cui livello ottimale non puograve essere raggiunto in un solo periodo di validitagrave del piano

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e protezione dagli incendi boschivi materia in veloce evoluzione Lrsquoinsieme delle determinazioni di pianificazione devono essere realizzate considerando che le conoscenze relative alla protezione dagli incendi sono via via in evoluzione Le nuove conoscenze e tecniche il cui inserimento risulta assolutamente indispensabile possono essere incorporate e recepite nel processo di pianificazione solo se questo lo preveda rispettando quindi quanto detto nel punto precedente

Come giagrave detto in precedenza le linee di pianificazione delle aree protette dello Stato in applicazione della L 3532000 dovranno essere nellrsquoimpostazione generale strutturalmente analoghe a quelle del piano regionale Eacute opportuno perograve considerare che la Direttiva Habitat del rsquo92 caposaldo dellrsquoattuale politica di conservazione e tutela degli ambienti naturali in Europa che ha portato alla proposta dei siti costituenti la rete Natura 2000 tende a rivalutare anche i siti degradati purcheacute essi abbiano mantenuta inalterata la capacitagrave di recupero funzionale e strutturale Ciograve modifica dal punto di vista concettuale la valutazione dei sistemi ambientali in quanto richiede che il pianificatore sia in grado di riconoscere non solo le valenze ambientali attualmente presenti ma anche quelle potenziali Tutto ciograve percheacute nella logica sistemica egrave importante saper valutare il contributo di ogni singolo habitat rispetto alla funzionalitagrave sistemica e alla complessitagrave dellrsquoarea protetta nel suo insieme Rispetto ai criteri regionali ai fini della pianificazione relativa alla protezione contro gli incendi boschivi emergono delle differenze date dalle peculiaritagrave della situazione Ciograve egrave dovuto soprattutto al fatto che nelle aree protette unitamente alla differenziazione delle realtagrave territoriali si deve valutare in modo piugrave attento il problema della complessitagrave delle emergenze naturalistiche e del loro rapporto con il trauma causato dal fuoco Questa analisi di dettaglio egrave necessaria per definire gli interventi sia in rapporto alle esigenze della copertura vegetale alla sua evoluzione e mantenimento sia al limite rispetto alla stessa opzione zero se si debba cioegrave intervenire o meno in aree percorse dal fuoco Lrsquoobiettivo principale enunciato dalla stessa L35300 che si vuole raggiungere con il piano di protezione delle aree boscate contro gli incendi nelle aree protette deve essere quello di limitare i danni mirando sia alla riduzione delle superfici percorse dal fuoco che alla diminuzione del numero di eventi Pur non trascurando le cause determinanti che si possono piugrave difficilmente contrastare lrsquointervento di prevenzione si concentra maggiormente sul controllo e sulla gestione dei fattori predisponenti cioegrave quei fattori che insieme concorrono a condizionare il comportamento del fuoco e quindi la forza distruttiva e i danni che esso puograve causare noncheacute la potenziale difficoltagrave di controllo da parte del servizio di estinzione I danni piugrave ingenti sono causati da fronti di fiamma che si propagano con intensitagrave elevata e che caratterizzano incendi di grandi dimensioni mentre gli eventi piugrave piccoli spesso non hanno alcun effetto negativo rilevante La limitazione dei danni gravi si potragrave ottenere prevalentemente con provvedimenti che mirano ad evitare linsorgenza di eventi di grandi dimensioni Per questo motivo egrave necessario analizzare in dettaglio il territorio e distinguere zone con differente predisposizione al fuoco realizzare in esse la prevenzione diretta e a maggior ragione disporre di un affidabile sistema di previsione del comportamento dellincendio Nelle aree protette la prevenzione diretta deve essere realizzata con metodi di basso impatto ambientale sottolineando che le realizzazioni di prevenzione diretta non devono essere traumatiche per il territorio e non devono causare trasformazioni irreversibili Per tale motivo si deve fare ricorso a tecniche che puntino soprattutto sui processi di rinaturalizzazione e sullrsquoaumento delle capacitagrave omeostatiche dei sistemi ed il loro grado di resilienza interno evitando quanto piugrave possibile tutti gli

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interventi che comportano delle trasformazioni quali potrebbero essere ad esempio invasi di rifornimento idrico in cemento o strade antincendio che nei parchi egrave bene che siano limitati Particolare cura va anche posta nella valutazione dellrsquoincidenza in termini di frammentazione e perdita della connettivitagrave di eventuali opere finalizzate alla prevenzione dellrsquoincendio stesso In sede di pianificazione lrsquoadozione dei principi fondamentali enunciati nelle premesse

- carattere omeostatico - integrazione tra prevenzione ed estinzione - obiettivi e prioritagrave di intervento - verifica della pianificazione - protezione dagli incendi boschivi materia in veloce evoluzione

consente una armonizzazione con i dettami dellrsquoart 12 della Legge Quadro sulle Aree Protette n 394 del 61291 facendo riferimento in particolare allorganizzazione e differenziazione drsquouso del territorio ai vincoli e allaccessibilitagrave veicolare e pedonale PREVISIONE Con questa attivitagrave si mira a conoscere in anticipo la probabilitagrave che avvengano gli incendi la loro frequenza e possibilmente anche il loro comportamento La previsione egrave ovviamente collegata con le caratteristiche climatiche fisiche e biologiche del territorio Questattivitagrave di per seacute molto importante nella pianificazione per la protezione contro gli incendi boschivi assume rilevanza singolare per le aree protette PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO In prima istanza egrave fondamentale la conoscenza delle linee di impostazione di carattere pianificatorio generale che sono applicate o comunque previste per un determinato territorio al fine di valutarne il rapporto che intercorre con le determinazioni pianificatorie per la protezione contro gli incendi boschivi La conoscenza nel dettaglio delle pianificazioni in atto egrave molto importante in quanto molti sono i soggetti abilitati a formalizzare piani di indirizzo e piani di sviluppo che nel loro insieme possono avere una grande importanza nellrsquoaccentuare o mitigare il rischio di incendio Eacute essenziale conoscere anche tutto ciograve che abbia ricadute dirette o indirette sul pattern di distribuzione delle diverse attivitagrave produttive o conservative Eacute opportuno evidenziare inoltre il ruolo che la conoscenza del modello organizzativo attuale del territorio del parco assume nei riguardi della previsione prevenzione estinzione e ricostituzione delle superfici percorse dal fuoco A tal fine egrave necessario fare indagini preliminari per ottenere un quadro della situazione ed acquisire informazioni sul sistema ambientale e sulla pianificazione territoriale agraria e forestale e specificatamente su quella relativa alla protezione contro gli incendi boschivi Nelle aree protette in relazione alla specificitagrave stessa dellrsquoarea possono assumere una primaria importanza anche popolazioni animali e vegetali habitat comunitagrave o sistemi di paesaggio che di norma non sempre si riconoscono di elevato interesse ambientale A riguardo occorre tenere in particolare considerazione le aree NATURA 2000 ed i relativi habitat di interesse comunitario Con queste indagini si tenderagrave ad acquisire delle conoscenze da utilizzare sia per lrsquoimpostazione delle attivitagrave pianificatorie sia per la realizzazione dei relativi progetti attuativi In modo particolare deve

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essere acquisito il complesso delle linee di pianificazione ecologica del territorio a parco e la conoscenza della dinamica delle popolazioni e delle comunitagrave che il Parco intende conservare noncheacute la situazione socioeconomica Eacute opportuno tenere presente che tra le funzioni istituzionali dei Parchi rientra lrsquoobiettivo volto alla conservazione della biodiversitagraverdquo Nel nostro Paese spesso la biodiversitagrave risente dellrsquoazione dellrsquouomo ed in particolare nellrsquoecosistema mediterraneo egrave fortemente condizionata dallrsquouso del fuoco per liberare porzioni di territorio dalla cenosi legnose e quindi favorire il pascolo Ciograve complica notevolmente lrsquoopera del pianificatore in quanto spesso per conservare alcune popolazioni animali eo vegetali egrave necessario intervenire per evitare la ripresa del bosco o di cespuglieti che riducono la superficie delle zone aperte in questi speciali ambiti anche lrsquoazione del fuoco si puograve considerare quale fattore ecologico Di seguito vengono indicati i principali elementi su cui estendere le indagini CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI A monte di qualsiasi elemento pianificatorio egrave essenziale conoscere nel dettaglio lrsquoarticolazione spaziale strutturale e funzionale della copertura del suolo e del suo attuale uso Purtroppo spesso vaste porzioni di territorio sono ancora prive di questa informazione a scala adeguata mentre il rischio e la pericolositagrave sono strettamente connessi con la disposizione spaziale delle diverse fisionomie Particolare importanza egrave inoltre legata alla conoscenza non solo tipologica delle diverse attivitagrave ma anche alla conoscenza puntuale delle informazioni connesse con la definizione della struttura verticale ed orizzontale di una comunitagrave Lrsquoaggiornamento della cartografia di dettaglio ad esempio secondo la nomenclatura prevista dallo sviluppo del programma CORINE Land Cover almeno al IV o V livello non egrave quindi solo un elemento conoscitivo di base ma egrave elemento essenziale del progetto del Piano Con questo documento da tenere sempre aggiornato egrave inoltre possibile aggiornare anche le prioritagrave di intervento MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE Nella descrizione del territorio il piano AIB deve contenere anche un inquadramento generale su altre problematiche localmente rilevanti pertinenti morfologia geologia pedologia franositagrave erosione superficiale e assetto idrogeologico al fine di individuare diversi fattori di criticitagrave che potrebbero avere rapporti di interdipendenza con gli incendi boschivi o semplicemente di sovrapposizione territoriale di diverse calamitagrave naturali VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI La descrizione della vegetazione naturale eo dei tipi forestali con la caratterizzazione delle specie la loro mescolanza e le tendenze evolutive dei soprassuoli offrono unrsquoinformazione che puograve essere utile a differenti livelli di scala di rilevamento in vari tipi di pianificazione territoriale ed in particolare in quella AIB per una buona identificazione degli indici e delle zone interessate dai vari tematismi AIB (combustibilitagrave rischio gravitagrave pericolositagrave intensitagrave di fiamma al passaggio del fuoco ecc) Questo evidenzia la necessitagrave di avere unrsquoaccurata cartografia vegetazionale

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NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI Per le descrizioni dellrsquoandamento degli incendi e dei fattori predisponenti e per lrsquoindividuazione delle zone a rischio alto medio e basso (decisione (CEE) ndeg C(93) 1619 del 24061993 integrata dalla decisione Sg (95) D2205 del 27021995) egrave necessario anche disporre dei dati seguenti

- serie storica degli incendi (comprendendo tutte le informazioni rilevate attualmente per ciascun incendio dal Corpo Forestale dello Stato) per almeno 10-15 anni

- cartografia delle aree percorse dal fuoco nellrsquoultimo quinquennio e se possibile nei due precedenti quinquenni

- serie storica dei dati meteorologici (precipitazioni vento umiditagrave e temperatura dellrsquoaria insolazione) con localizzazione delle stazioni meteorologiche e ove possibile descrizione delle modalitagrave di raccolta dei dati elaborazioni degli stessi sulla distribuzione spazio-temporale degli incendi

Si dovragrave disporre di un sistema di previsione di livello generale tramite il collegamento con servizi di previsione a scala regionale e continentale tipo sistema EUDIC (European Ranger Information Communication) Si deve poi affiancare a queste informazioni una previsione di dettaglio essa deve essere realizzata preferibilmente con un metodo meteorologico cumulativo di inizio e diffusione la cui risposta sia validata dalle condizioni ambientali del parco LA PIANIFICAZIONE FORESTALE In questa analisi complessa devono anche essere esaminate le linee di pianificazione seguite per realizzare i piani di gestione forestale Queste informazioni sono necessarie per conoscere soprattutto le principali finalitagrave (beni e servizi) che si vogliano ottenere dal bosco in quel contesto ambientale e socioeconomico La conoscenza delle finalitagrave di carattere generale e quindi i criteri seguiti per realizzare i piani di assestamento e di gestione (riordino riassetto piani speciali di settore nellrsquoambito dei piani di assetto dei parchi e delle riservehellip) delle risorse forestali sono necessari per comprendere meglio gli obiettivi che si vogliono ottenere con la utilizzazione del bosco Tutto questo egrave dato dal fatto che vi egrave uno stretto rapporto tra le trasformazioni previste con lrsquoassestamento e gli interventi di pianificazione nella protezione delle aree contro gli incendi boschivi INTERVENTI SELVICOLTURALI Serve conoscere quale sviluppo sia dato alla selvicoltura ed in modo particolare alla selvicoltura preventiva su tutta lrsquoarea compresa nel piano di protezione contro gli incendi boschivi che nella fattispecie egrave tutta larea protetta La distribuzione la tipologia e lrsquointensitagrave degli interventi influenzano infatti notevolmente la possibilitagrave di diffusione degli incendi Nelle aree protette i boschi vengono considerati maggiormente per la loro multi funzione che non per la produzione stessa di legname e degli altri prodotti non legnosi Allrsquointerno del Parco in prima istanza va definito per quali boschi si intenda conservare unattitudine produttiva o turistico ricreativa specifica e per quali lasciare prevalere lrsquoattitudine definita in sensu latu ldquoecologicardquo Si tratta di una scelta molto complicata ma necessaria in quanto vaste porzioni del nostro Paese sono state sottoposte a rischio idrogeologico anche a causa di una cattiva gestione forestale adottata in passato Egrave da tener presente che la conoscenza dello stato di gestione del bosco consente anche di realizzare una mappatura del probabile comportamento del fuoco

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GESTIONE DEI PASCOLI Questa indagine egrave giustificata dalla rapida diffusibilitagrave dei fronti di fiamma radenti nei pascoli Poicheacute la velocitagrave del vento in tale ambito non egrave infatti rallentata dalla copertura arborea o arbustiva gli incendi assumono i valori piugrave alti di velocitagrave di propagazione proprio allrsquointerno di questa fisionomia Tale fatto giustifica una conoscenza della ubicazione e delle caratteristiche dei pascoli Eacute inoltre evidente come questa fisionomia risenta ancor piugrave delle fisionomie forestali dellrsquoandamento climatico degli effetti di prolungati periodi di ariditagrave ed in particolare del carico animale (erbivori domestici e selvatici) che dovrebbe essere opportunamente regolamentato Come anticipato in premessa la figura del pastore e in generale del gestore privato locale puograve assumere un importantissimo ruolo nellattivitagrave di prevenzione dellincendio boschivo per cui un suo coinvolgimento anche con incentivi economici egrave senzaltro auspicabile PIANIFICAZIONE FAUNISTICA Il territorio forestale ospita numerosissime popolazioni animali Tra esse alcune come gli ungulati selvatici hanno una particolare interferenza con il bosco e il suo sviluppo Per tale motivo possono essere intraprese delle attivitagrave che modificano la copertura forestale conferendole la capacitagrave di ospitare un maggior numero di animali In altri casi non si desidera aumentare il numero ma proporre una migliore gestione Per tali motivi egrave opportuno conoscere gli interventi finalizzati alla pianificazione faunistica poicheacute essi si correlano con interventi di protezione contro gli incendi boschivi Il territorio forestale e il suo mosaico vanno analizzati in funzione specifica degli habitat che offrono alla fauna selvatica In particolare si dovragrave porre attenzione non solo ai vertebrati ed alla fauna superiore ma anche a tutte le forme animali che costituiscono parte fondamentale della biodiversitagrave In questo senso lrsquoaccumulo di legno morto in foresta che sembra contraddire lrsquoopportunitagrave di limitare la necromassa presente in quanto primo propagatore del fuoco egrave bene che sia gestito con particolare attenzione quindi saragrave necessario inventariare in modo quantitativo la presenza di questa componente della foresta con appositi rilievi ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA La delimitazione cartografica delle aree di interfaccia urbano-foresta costituisce un importante elemento del ldquoPiano di Emergenza comunale od intercomunalerdquo Dal punto di vista della pianificazione AIB la loro individuazione risulta essere opportuna sia a livello di previsione che di prevenzione Egrave quindi auspicabile che nella redazione del Piano AIB le aree di interfaccia urbano-foresta vengano tenute in debita considerazione anche nel caso in cui i comuni non avessero realizzato il loro Piano di Emergenza e quindi con una pre-delimitazione delle stesse da parte del Parco Altrimenti egrave comunque opportuno realizzare la carta anche se incompleta con riportate le zone di interfaccia per i soli comuni che avranno fornito il proprio piano demergenza allEnte parco con relativo elenco dei Comuni adempienti Le aree di interfaccia urbano foresta richiedono interventi pianificatori particolari Infatti in questa zona il bosco puograve essere il veicolo per un incendio che potrebbe danneggiare insediamenti civili Si verifica anche la situazione contraria divenendo il bosco lrsquooggetto di trauma da parte di incendi originati dalle attivitagrave in ambienti urbanizzati Per tali motivi si ritiene opportuno disporre di unrsquoindagine che evidenzi la distribuzione e la concentrazione dellrsquointerfaccia

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In linea generale in tale interfaccia si deve assolutamente privilegiare la riduzione del rischio drsquoincendio rispetto anche alla conservazione di elementi strutturali e funzionali caratteristici del sistema forestale stesso Risulta quindi importante sia la definizione di interfaccia urbano foresta che la caratterizzazione tipologica della zone di interfaccia secondo la differenziazione delle tipologie di bosco in termini forestali e vegetazionali la differenziazione delle tipologie di combustibili la simulazione di comportamento del fronte di fiamma la stima della pericolositagrave specifica Al fine di assicurare la prevenzione AIB spettante allrsquoente parco saragrave cura di questrsquoultimo emanare un regolamento specifico rispondente alle esigenze di interventi selvicolturali per le zone di interfaccia giagrave identificate dai piani di emergenza ed anche per le zone di interfaccia non ancora delimitate attraverso una loro appropriata definizione con relativa tipologia compatibile con la realtagrave del parco LA ZONIZZAZIONE ATTUALE Con tale termine si intende linsieme delle indagini conoscitive direttamente mirate a comprendere le specificitagrave ambientali locali nei riguardi della difesa contro gli incendi boschivi di seguito riportate Per provvedere alla definizione del piano per la previsione prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi si deve indagare tutto il territorio dellarea protetta In particolare si ritiene che indipendentemente dalla dimensione dellrsquoarea si debba comprendere tutto il territorio nel contesto della pianificazione senza escludere zone in cui il problema sia meno intenso o trascurabile ma anzi considerando anche le porzioni di zone contigue eventualmente significative ai fini preventivi Questa scelta egrave motivata sia dalla comune valenza ambientale di tutte le zone che sono ritenute tali solo per essere comprese nella delimitazione a parco sia dalla necessitagrave di evitare la complicazione di sovrapporre in modo discontinuo sullrsquoarea del parco regole previste dalla legge che differenziano le zone comprese e le zone escluse dal piano Sulla base di tali informazioni si arriva a tracciare la zonizzazione dellrsquoarea soggetta al rischio Essa in linea di larga massima segue la frequenza di incendio e viene integrata da emergenze locali in funzione della loro sensibilitagrave al danneggiamento provocato dal fuoco oltre che dallrsquointensitagrave del fenomeno Poicheacute il piano di protezione contro gli incendi boschivi prevede interventi diversi distribuiti sul territorio in relazione a quanto precedentemente detto egrave necessario provvedere a zonizzare il territorio stesso in funzione delle problematiche causate dal passaggio del fuoco Eacute opportuno correlare le zone alla classificazione gerarchica del territorio e comunque (soprattutto in funzione della dimensione dellrsquoarea protetta) individuare parti omogenee per distribuire su di esse interventi altrettanto omogenei e proporzionati La zonizzazione quindi distingueragrave sul territorio una serie di realtagrave omogenee per problematiche pirologiche presenti allrsquoattualitagrave (zonizzazione attuale) Eacute importante segnalare questo principio in quanto lrsquoattuale uso del suolo puograve avere un ruolo molto significativo Per definire la zonizzazione attuale verranno analizzati i seguenti punti utilizzando i dati disponibili a scala adeguata

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Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio Si tratta delle informazioni necessarie per definire il quadro di riferimento in termini funzionali e strutturali in linea con i principi della ecologia del paesaggio In linea generale la conoscenza territoriale dovragrave basarsi sulla classificazione gerarchica del territorio ossia sulla individuazione dei sistemi sottosistemi ed unitagrave ambientali Sulla base delle conoscenze litologiche morfologiche floristiche faunistiche vegetazionali di uso del suolo e infrastrutturali egrave possibile riconoscere e qualificare in termini di suscettivitagrave agli incendi le diverse porzioni del territorio Fattori predisponenti Costituiscono lrsquoinsieme di variabili che con azione combinata consentono il verificarsi delle potenziali condizioni per lo sviluppo del fuoco Mentre infatti le cause determinanti sono nel nostro Paese e in generale in tutta lrsquoEuropa mediterranea legate direttamente o indirettamente alle attivitagrave antropiche i fattori predisponenti sono riconducibili alle variabili meteorologiche e topografiche e alle caratteristiche della biomassa bruciabile presente negli ambienti naturali In particolare la biomassa bruciabile egrave costituita dalla componente vegetazionale degli ecosistemi a cui nella protezione dagli incendi boschivi si fa spesso riferimento con il termine di combustibile forestale I fattori rilevanti per il rischio di incendio sono dunque molti e caratterizzati da forti interazioni Se in linea generale possono essere identificati gli elementi del territorio che hanno un ruolo significativo nel determinare la distribuzione spaziale del rischio con riferimento a specifiche realtagrave il peso di ogni singolo fattore puograve essere molto diverso e le interazioni giocano un ruolo chiave Si pensi ad esempio agli incendi dellarco alpino concentrati nel periodo invernale e primaverile per i quali un fattore fortemente limitante puograve essere la presenza della neve che non ha invece alcuna relazione con gli incendi negli ambienti mediterranei Negli ultimi anni grazie anche alla grande diffusione dei sistemi informativi geografici (GIS) e alla aumentata disponibilitagrave in forma digitale di dati georiferiti sono stati messi a punto vari metodi per la mappatura del rischio di incendio a partire da informazioni relative alle caratteristiche territoriali e alla distribuzione spaziale dei fattori influenti Per impostare lanalisi dei fattori predisponenti il rischio di incendio e quindi lanalisi del rischio derivato dalle variabili di predisposizione vanno affrontati i seguenti temi

- le componenti spaziale e temporale - le variabili di rischio negli esempi di zonizzazione del rischio di incendio reperibili in

letteratura le variabili impiegate sono solitamente riconducibili alle tre citate componenti di meteorologia topografia e combustibili

- le modalitagrave drsquointegrazione delle variabili di rischio In particolare un sistematico monitoraggio dei fattori meteo per la previsione del pericolo (direttamente implementata o mutuata da fonti regionali) e quindi la relativa individuazione dei periodi critici permette di modulare le attivitagrave di prevenzione e di adeguare le risorse AIB come lrsquoimpiego dei diversi sistemi di sorveglianza e di allertamento e del relativo personale disponibile (es pre-allertare il sistema di estinzione attivare diverse modalitagrave o intensitagrave di avvistamento avvisare la popolazione porre divieti ecc) Questo permette di abbassare la soglia di pericolo e contenere i costi per lrsquoAIB nei periodi meno critici Lanalisi contenuta nel piano su questo tema dovragrave consentire di definire almeno in termini generali degli scenari operativi di utilizzo

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Cause determinanti Per cause determinanti si intendono gli aspetti che in una situazione definita da fattori predisponenti possono dar luogo allrsquoimmediato sviluppo ed alla propagazione del fuoco Le cause determinanti dovranno essere distinte in conformitagrave al Regolamento (CE) ndeg 80494 che classifica lrsquoorigine presunta di ciascun incendio secondo le seguenti quattro categorie

- incendio di origine ignota - incendio di origine naturale per esempio provocato dal fulmine - incendio di origine accidentale o dovuto a negligenza ossia la cui origine egrave connessa

allrsquoattivitagrave diretta o indiretta dellrsquouomo senza che questi abbia avuto lrsquointenzione di distruggere uno spazio forestale (collegamenti elettrici ferrovia opere pubbliche barbecue bruciature di stoppie sfuggite al controllo di chi ha acceso il fuoco etc)

- incendio di origine dolosa (volontaria) ossia provocato con lrsquointenzione deliberata di distruggere uno spazio forestale per qualsiasi motivo

In particolare egrave opportuno fare una approfondita analisi e conseguente cartografia di quelle infrastrutture giudicate connesse con le possibilitagrave di innesco come la viabilitagrave identificando nel contempo le fasce coassiali di varia larghezza a cui associare una certa incidenza di cause determinanti in funzione della distanza dalla strada stessa Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali Per rischio si intende la somma delle variabili che rappresentano la propensione delle diverse formazioni vegetali ad essere percorse piugrave o meno facilmente dal fuoco Il rischio come giagrave detto sopra egrave un fattore statico che caratterizza il territorio nellrsquoambito della zonizzazione attuale Il rischio puograve cambiare solo sul lungo termine e deve essere mantenuto distinto dal concetto di pericolo che egrave per definizione variabile nel tempo in relazione al verificarsi di piugrave fattori predisponenti Per la zonizzazione del rischio statico ci si dovragrave uniformare alla classifica approvata dallrsquoUnione Europea (c(93) ndeg 161993 integrata dalla SG (95) D220595 per il territorio italiano che prevede

- zone ad alto rischio zone il cui rischio permanente o ciclico di incendio di foresta minaccia gravemente lrsquoequilibrio ecologico la sicurezza delle persone e dei beni o contribuisce allrsquoaccelerazione dei processi di desertificazione

- zone a medio rischio le zone in cui il rischio di incendio di foresta pur non essendo permanente o ciclico puograve minacciare in misura rilevante gli ecosistemi forestali

- zone a basso rischio tutte le altre zone Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali Con questa indagine si evidenzia lrsquoinfluenza del vento sugli incendi Il vento egrave determinante per la diffusione e per il comportamento del fuoco e pertanto deve essere analizzato in tutte le sue componenti Eacute indispensabile individuare per ciascuna zona i ldquoventi pericolosirdquo nella loro tipologia predominante e in particolare egrave opportuno conoscere il tipo di rallentamento che la copertura forestale ha sugli stessi Infatti la tipologia e la distribuzione dei boschi hanno influenza sul rallentamento della velocitagrave del vento e consente di prevedere con sufficiente attendibilitagrave il comportamento del fuoco

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Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) Con questi parametri si giudica la cronologia e la caratterizzazione con cui si verificano gli incendi nellrsquoarea in esame unitamente alla incidenza che hanno sul territorio forestale Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura Su tutto il territorio su cui si estende il piano egrave indispensabile conoscere il tipo il carico e la distribuzione del combustibile che si identificano nelle tipologie di copertura forestale che rappresentano uno strumento fondamentale per la pianificazione di protezione contro gli incendi boschivi ed un importante elemento conoscitivo per limpiego di modelli di previsione del comportamento del fuoco DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO La pericolositagrave di incendio su un determinato territorio esprime la possibilitagrave del manifestarsi di incendi unitamente alla difficoltagrave di estinzione degli stessi La gravitagrave esprime le conseguenze che derivano alle coperture forestali in seguito al passaggio del fuoco Sia la pericolositagrave sia la gravitagrave da individuare per ciascuna zona omogenea del territorio hanno vari livelli e le relative soglie devono essere definite direttamente dal pianificatore LA PERICOLOSITAgrave La pericolositagrave saragrave quindi definita sulla base dellanalisi dei fattori ambientali (naturali ed antropici) In generale saranno considerati gli aspetti orografici quali quota esposizione dei versanti rugositagrave della superficie pendenza geomorfologia per valutare come il fuoco puograve diffondersi Verranno poi considerate le caratteristiche della vegetazione forestale quali la composizione floristica forme di governo e trattamento continuitagrave verticale ed orizzontale dei popolamenti densitagrave delle chiome altezze dendrometriche e altezze di inserzione delle chiome modelli di combustibile per risalire alle probabili caratteristiche del fronte di fiamma con particolare riferimento alla intensitagrave presenza quantitagrave e distribuzione della necromassa Infine si dovranno considerare le caratteristiche relative alle reti idriche e viarie alle infrastrutture civili Lrsquoarea di riferimento per lanalisi e la rappresentazione della distribuzione spaziale delle variabili indicate egrave di un ettaro anche se in casi di particolare interesse si potragrave adottare un dettaglio maggiore Tuttavia questrsquoultima scelta deve essere seguita solo in caso di effettiva necessitagrave Quindi lrsquoinsieme delle variabili riferite allrsquo area elementare di 1 ettaro esprime un ldquoprofilo di pericolositagraverdquo univoco che egrave relazionato allrsquoinsorgenza alla propagazione e alla difficoltagrave di controllo degli incendi Per aree vaste o per aree dove gli incendi sono piugrave frequenti e quindi vi egrave una significativa quantitagrave di dati si possono eventualmente predisporre modelli empirici di validitagrave locale In generale se non si ritiene di ricorrere alla costruzione di appositi modelli statistici si puograve ricorrere al procedimento di statistica multivariata della cluster analysis

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In tale modo si possono raggruppare aree con ldquoprofilo di pericolositagraverdquo simile e con riferimento al centroide di ciascun gruppo si potragrave avere il profilo di pericolositagrave ldquotipordquo da attribuire a ciascuna situazione omogenea In ogni area omogenea saragrave indispensabile realizzare delle simulazioni del probabile comportamento del fuoco con i modelli di previsione in grado di fornire indicazioni su probabile intensitagrave velocitagrave di avanzamento tempo di residenza altezza e lunghezza di fiamma Le simulazioni saranno riferite alle condizioni generali che informano sulla tipologia di incendio da considerare poicheacute maggiormente caratterizzante la zona Queste variabili sono strettamente legate al danno sofferto dalla copertura forestale e alla possibilitagrave di lotta In modo particolare lrsquointensitagrave lineare piugrave avanti definita informa sulla possibilitagrave di attacco diretto Questo egrave lrsquoattacco che permette di minimizzare i danni e che tuttavia puograve essere applicato solo a certe condizioni di intensitagrave lineare del fronte di fiamma Se queste non si verificano diviene necessario ricorrere ad altre tecniche di estinzione decisamente piugrave traumatiche per la copertura forestale quali labbattimento di porzioni di bosco Pertanto la conoscenza di dove sia fisicamente possibile adottare le migliori soluzioni egrave per un parco una tappa irrinunciabile Ipotizzando scenari meteorologici prestabiliti (vedi anche i ldquofattori predisponentirdquo) con lrsquouso dei modelli di previsione del comportamento del fuoco potragrave essere prodotta una carta del comportamento atteso delleventuale fronte di fiamma LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO La gravitagrave reale esprime le variazioni che gli incendi boschivi causano nellrsquoambiente con il quale interagiscono In questa fase della pianificazione si tratta di esprimere il conflitto tra gli effetti negativi del potenziale incendio e la funzione attesa dal sistema ambientale nella sua complessitagrave strutturale e funzionale In modo particolare nei parchi poicheacute non egrave verosimile proporre una pianificazione che elimini nel periodo di validitagrave tutti gli incendi deve essere proposta una serie di provvedimenti che possa contenerne gli effetti negativi In questo contesto egrave utile introdurre il concetto di ldquoimpatto attesordquo che verragrave definito nelle diverse zone come insieme di

- intensitagrave attesa del fronte di fiamma da cui discende la forza distruttiva potenziale dellrsquoincendio

- effetto atteso del fuoco nei confronti della resistenza e della resilienza dei popolamenti forestali Questa informazione esprime la vulnerabilitagrave dellrsquoecosistema nei confronti del fuoco e lrsquoentitagrave del disturbo che questo egrave in grado di sopportare

- impatto nelle diverse zone dellrsquoarea protetta con i diversi livelli di tutela da cui discende la valutazione dellrsquoimportanza e del servizio atteso attribuito alle diverse formazioni minacciate dal fuoco Il peso dei livelli di tutela egrave relativo in quanto va sempre correlato con la relativa suscettivitagrave allrsquoincendio della tipologia in esame Si puograve infatti avere una riserva integrale per una zona umida e una tutela inferiore per un bosco rado di roverella in esposizione meridionale Saragrave senza dubbio questo secondo aspetto ad essere sottoposto al massimo delle attenzioni possibili

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Concretamente quindi limpatto attesordquo saragrave derivato dalla combinazione dei seguenti tre fattori a) Intensitagrave attesa gli effetti del fuoco sono legati al suo comportamento Lrsquointensitagrave lineare (quantitagrave di calore emanata nellrsquounitagrave di tempo per unitagrave lineare di fronte di fiamma) egrave il parametro maggiormente correlato agli effetti del fuoco e puograve determinare conseguenze da molto limitate a gravissime sullrsquoecosistema Si ritiene di proporre la valutazione del livello di impatto con un punteggio compreso tra 1 (molto basso) e 5 (molto alto) A partire da questa configurazione allrsquointensitagrave attesa del fronte di fiamma egrave stato attribuito un impatto atteso secondo quanto di seguito indicato

Intensitagrave attese (kWm) Impatto attesolt400 1

400-800 2800-1600 31600-3200 4

gt3200 5 b) Effetto atteso sulla tipologia vegetazionale leffetto( o impatto) atteso sulla copertura forestale ed in generale sullrsquoambiente del parco dipende dallintensitagrave dallrsquoestensione dellrsquoincendio ma in gran parte dalla vulnerabilitagrave della vegetazione e in particolare dalla sua resilienza e resistenza Queste caratteristiche devono essere evidenziate con indagini puntuali basate sullrsquoecologia forestale e sulla selvicoltura Si propone di valutare lrsquoimpatto atteso assegnando alle diverse formazioni punteggi compresi da 1 a 5 c) Impatto nelle diverse zone dellarea protetta relativamente allrsquoimpatto atteso degli incendi nelle diverse zone protette si dovragrave procedere ad una caratterizzazione differente Gli interventi dovranno essere modulati in funzione delle differenti finalitagrave del parco considerando quanto previsto dalla L 39491 che indica diversi gradi di protezione (A) riserve integrali (in cui lambiente naturale egrave conservato nella sua integritagrave) (B) riserve generali orientate (con forti limitazioni nella realizzazione di nuove opere o di trasformazione del territorio in cui possono essere consentite utilizzazioni produttive tradizionali e i servizi connessi) (C) aree di protezione (nelle quali possono ammettersi attivitagrave agrosilvopastorali nei limiti fissati dallente parco) (D) aree di promozione economica e sociale (in cui sono ammesse attivitagrave piugrave intensive e azioni di valorizzazione economica culturale e sociale coerenti con le finalitagrave del parco) Nellrsquoambito dei differenti livelli di protezione per definire i livelli di impatto si faragrave riferimento ai caratteri con cui gli incendi sono maggiormente in conflitto tenendo sempre ben presente la naturale predisposizione al rischio drsquoincendio delle diverse formazioni La zonazione per gradi di protezione naturalistica del parco (A B C e D ove esiste ed 1 e 2 negli altri casi) egrave una macro zonizzazione vista lestensione relativamente grande di ogni zona rispetto alle diverse tipologie morfologiche e vegetazionali interne ad ognuna di esse pertanto si ritiene che tale zonazione non abbia una diretta rilevanza sul comportamento del fuoco bensigrave determini una diversa considerazione sulle prioritagrave dintervento data la diversa valenza naturalistica Quindi si ritiene di valutare limpatto atteso da 1 a 4 rispettivamente per le zone D C B e A e da 2 a 3 rispettivamente per le zone 2 e 1

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La combinazione delle tre variabili considerate realizzata per semplice somma dei relativi punteggi di impatto parziale assegnando quindi uguale peso al contributo delle diverse componenti Il punteggio derivante dalla somma verragrave quindi segmentato in classi secondo la seguente tabella

Punteggio di impatto Classe di impatto 3-6 Basso 7-9 Medio 10-12 Alto 13-14 Molto Alto

ZONIZZAZIONE DI SINTESI Avvalendosi delle elaborazioni precedenti il territorio viene suddiviso in aree omogenee che indicano rispettivamente la pericolositagrave e la gravitagrave reale dincendio Il passo successivo della pianificazione a fini di protezione della zona contro gli incendi non puograve prescindere dal considerare ambedue i parametri valutati unitamente e in modo sintetico Pertanto per ciascuna area la conoscenza della pericolositagrave e della gravitagrave che tiene conto di tutti i parametri pirologici ponderati precedentemente consentiragrave di avere una situazione pirologica complessiva mediante unoperazione di intersezione spaziale delle aree omogenee definite dalla pericolositagrave e dalla gravitagrave dincendio ottenendo aree omogenee per entrambi questi due parametri LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO La prioritagrave degli interventi di prevenzione diretta saragrave accordata in funzione della combinazione dei valori di gravitagrave e pericolositagrave di ogni zona omogenea Tuttavia puograve accadere che nel territorio dellarea protetta vi siano piugrave zone di pari valore di gravitagrave e pericolositagrave In previsione di tale evenienza disponendo dei dati sufficienti si prevede di ricorrere al concetto del tempo di rotazione Il tempo di rotazione viene definito come il rapporto tra la superficie boscata dellrsquoarea e la superficie boscata media annua percorsa della stessa area Il reciproco di questo rapporto puograve essere visto come tempo di ritorno (numero di anni necessari affincheacute la stessa superficie venga nuovamente interessata dallrsquoincendio) oppure periodo di tempo necessario affincheacute tutta la superficie boscata dellrsquoarea venga percorsa dal fuoco ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI La legge 35300 in materia di incendi boschivi nasce dalla diffusa convinzione che lrsquoapproccio piugrave adeguato per perseguire la conservazione del patrimonio boschivo bene insostituibile per la qualitagrave della vita sia quello di promuovere ed incentivare le attivitagrave di previsione e di prevenzione anzicheacute privilegiare la fase emergenziale legata allo spegnimento degli incendi Nellattuale impostazione del piano egrave necessario realizzare unorganica gestione degli interventi e delle azioni mirate a mitigare le conseguenze degli incendi Tale impostazione comporta che si accetti che il fuoco possa percorrere parte del territorio posto a protezione In tale caso si definiscono precisi limiti di comportamento del fuoco e di estensione totale Questimpostazione comprende un concetto applicabile per lo piugrave ad area vasta e quindi di livello regionale Lrsquoobiettivo del piano delle aree a parco deve basarsi sullrsquoapplicazione del criterio della ldquoriduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocordquo da realizzare per tappe successive tendendo a raggiungere il contenimento totale se possibile

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La riduzione attesa di superficie percorsa egrave comunque un obiettivo parziale di cui si deve verificare la concreta realizzabilitagrave nel periodo di validitagrave del piano Le linee di pianificazione devono essere stabilite e mantenute valide nella loro impostazione per un periodo sufficiente a valutarne i risultati Detto periodo viene previsto indicativamente tra 3 e 5 anni Lrsquoimpostazione pluriennale non esclude le revisioni annue di cui alla L 3532000 che per le aree protette devono avere soprattutto lrsquoobiettivo di controllo dei risultati delle azioni preventive A tale fine egrave indispensabile fare riferimento alle zone omogenee precedentemente descritte collocando in esse gli interventi in funzione dellrsquoimpatto atteso Integrano gli interventi assegnati alle singole zone omogenee gli interventi generali che estendono la loro efficacia su tutto il territorio del parco Per la realizzazione di quanto sopra egrave opportuno avvalersi dei seguenti elementi Definizione degli obiettivi Gli obiettivi da perseguire per la protezione di unrsquoarea protetta contro gli incendi devono essere assai rigorosi e strettamente connessi con gli obiettivi specifici per i quali si egrave costituita lrsquoarea protetta In generale lrsquoobiettivo si concretizza con la superficie percorsa dal fuoco massima accettabile Definizione dellimpatto accettabile per area omogenea e per tipologia forestale Ogni area omogenea puograve sopportare un impatto che egrave deciso dal pianificatore La variabilitagrave di situazioni non permette di fornire delle indicazioni generali infatti si puograve spaziare da livelli dimpatto nulli ad elevati In funzione del livello dimpatto accettato cambiano molto lrsquoimpegno e i costi per rispettarlo Esigenze di protezione e tipologie dintervento nelle aree omogenee Questa fase consiste nellrsquoassegnazione delle tipologie dintervento di contenimento del fuoco alle differenti zone omogenee Sulla base dellrsquoobiettivo relativo alla zona omogenea si stabilisce quali siano gli interventi da realizzate per raggiungerlo Gli interventi saranno distribuiti tra prevenzione ed estinzione impiegando tutti i possibili mezzi e tecniche Questa fase egrave assai delicata poicheacute comporta lrsquoinserimento di un provvedimento in una situazione dovendone prevedere i risultati Definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile La superficie percorsa dal fuoco massima accettabile per ogni zona omogenea egrave una parte fondamentale del piano e puograve essere determinata anche con procedimenti di simulazione di comportamento del fronte di fiamma nelle varie situazioni tipo riscontrate nella realtagrave del territorio La definizione della superficie percorsa massima deve essere correlata anche con le diverse caratteristiche di recupero spontaneo della vegetazione stessa La conoscenza della resilienza e della tempistica del recupero dovranno entrare operativamente nel modello finalizzato alla definizione della ldquosuperficie percorsa massima accettabilerdquo Per unrsquoarea naturale protetta che assume dimensioni ampie (come alcuni Parchi Nazionali) serve una specifica successione di tappe pianificatorie Nel caso specifico essendo tali aree protette costituite per la salvaguardia di particolari situazioni ambientali o per la conservazione di certe popolazioni si dovragrave in prima istanza valutare il danno potenziale in relazione a tale obiettivo e quindi successivamente si dovragrave cercare di limitare al massimo il valore della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile considerando sempre che esso egrave inversamente proporzionale ai costi

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Definizione della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco Questa grandezza strettamente collegata alla precedente definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile ne rappresenta una tappa parziale da adottare in caso in cui non sia possibile raggiungere nel periodo di validitagrave del piano il valore desiderato PREVENZIONE Con tale termine si intende lattivitagrave a contrasto dei fattori predisponenti anche solo potenziali delle cause determinanti linnesco e lo sviluppo di incendi boschivi nelle aree e nei periodi a rischio Nel piano saranno previste tutte le possibili attivitagrave preventive finalizzate a rendere meno probabili gli incendi piugrave contenuti i parametri di comportamento e piugrave facile lrsquoestinzione ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI In questo capitolo del piano si provvederagrave alla definizione degli interventi che si devono realizzare per ogni area omogenea determinata a seguito delle indagini e delle zonizzazioni attuale e degli obiettivi Gli interventi devono essere dapprima descritti nelle loro caratteristiche generali e quindi precisamente determinati nellintensitagrave tipologia e collocazione solo sulla base delle risultanze delle precedenti zonizzazioni e del monitoraggio annuale Inoltre gli interventi devono essere economicamente quantizzati ovvero nel periodo di validitagrave del piano devono essere identificate le risorse economiche ad essi destinate (scheda tecnico-economica) ed i tempi di realizzazione previsti (crono-programma) Alcuni interventi sono di carattere generale non sono cioegrave assegnati a priori alle singole aree omogenee in quanto aventi una ricaduta su tutto il territorio e non necessitano pertanto di essere localizzati puntualmente in sede di pianificazione Tra questi egrave prevista la prevenzione indiretta cioegrave lrsquoattivitagrave che consente di portare a conoscenza della cittadinanza le problematiche legate agli incendi boschivi affincheacute siano adottati comportamenti piugrave prudenti La funzione dellattivitagrave indiretta egrave diminuire le cause antropiche determinanti linnesco degli incendi Si possono evidenziare due fasi della sunnominata prevenzione una a lungo e una a breve termine La prima egrave composta dallinsieme delle attivitagrave miranti a creare una coscienza della cittadinanza in modo da evitare comportamenti che possano innescare incendi Quella a breve termine (piugrave importante) si configura come informazione mirata alla cittadinanza in genere relativa al grado di pericolo esistente al momento attuale Per la prevenzione indiretta a lungo termine saranno necessarie campagne dinformazione oltre alla diffusione di pubblicazioni per introdurre elementi di sensibilizzazione a diverse fasce di pubblico e soprattutto ai fruitori dellarea protetta Per la prevenzione indiretta a breve termine si propone di introdurre una cartellonistica dinamica per segnalare ogni giorno il grado di pericolo dincendio ottenuto dallapposito dispositivo di previsione Strettamente collegato alla prevenzione indiretta dovragrave essere definito il flusso informativo utile a raggiungere la popolazione Questattivitagrave prevista dallart6 della l35300 egrave sotto la responsabilitagrave delle Regioni e deve portare la popolazione a conoscenza dei vincoli e dei divieti dei danni procurabili dal fuoco delle norme comportamentali da tenere in caso di incendio e dei riferimenti per la segnalazione urgente di eventuali focolai

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TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI La descrizione della tipologia degli interventi e quindi la loro localizzazione e quantificazione economica attraverso un apposito programma di interventi e la sua sintesi nella ldquoscheda tecnico-economicardquo risulta importante per una concreta pianificazione e per il successivo monitoraggio VIABILITAgrave Risulta necessario attuare sistematicamente un piano degli interventi di ripulitura delle vie di comunicazione statisticamente soggette ad insorgenza incendi possibilmente attuati con tempistica e modi tali da non comportare laccumulo di biomassa secca e pagliosa sui bordi stradali VIABILITAgrave OPERATIVA Essa egrave intesa come lrsquoinfrastruttura che consente il raggiungimento dei luoghi dove si manifesta il fuoco Si tratta di viabilitagrave forestale la cui progettazione e realizzazione presenta aspetti delicati Infatti non egrave possibile ipotizzare di raggiungere tutti i luoghi forestali con automezzi Neacute puograve essere ipotizzato di estendere la rete viaria unicamente a tale fine Pertanto la dimensione di questa infrastruttura deve tenere conto in modo rigoroso della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocoLa viabilitagrave e lrsquoaccesso sono previste dallrsquoart 3 comma 3 lettera i) della L 3532000 Puograve accadere che si evidenzi una carenza di collegamento ed in tale caso si faragrave ricorso ad un servizio di elicotteri limitando il piugrave possibile il disturbo allambiente naturale Di seguito sono riportate alcune indicazioni operative di massima

1) nel caso di realizzazioni di strade queste potranno essere unidirezionali poicheacute la densitagrave di traffico saragrave molto limitata tuttavia dovranno essere previste frequenti piazzole di scambio per landata e il ritorno dei mezzi che saranno distanti non piugrave di 400 m lrsquouna dallrsquoaltra

2) importantissimo nelle aree protette egrave anche il momento della regolamentazione dellrsquoaccesso e dellrsquouso della viabilitagrave a scopi diversi (utilizzazioni ricreazionehellip)

VIALI TAGLIAFUOCO Queste infrastrutture realizzabili con varie tipologie costruttive sono strettamente collegate alla dimensione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e alle modalitagrave di estinzione previste dal Piano per lrsquoarea in esame Infatti la tecnica di estinzione adottata egrave strettamente collegata al tipo di viale realizzato I viali tagliafuoco sono interventi di prevenzione realizzabili con diversi criteri progettuali si distinguono in passivi e attivi I viali passivi non richiedono lintervento da parte delle squadre ma determinano profonde trasformazioni sul territorio e quindi non compatibili con le aree protette- I viali tagliafuoco attivi operano unicamente un rallentamento del fronte di fiamma e necessitano di interventi di estinzione Quindi il viale non egrave progettato per fermare lincendio ma per rallentarlo e contenerlo entro limiti dintensitagrave molto bassi Eacute comunque essenziale inserire criteri di natura ecologica capaci di valutare gli effetti diretti ed indiretti di tale ldquoframmentazionerdquo Si tratta di un problema complesso che da una parte non puograve eliminare i viali tagliafuoco ma puograve contribuire a tenere sempre presenti gli impatti e le ricadute sul sistema ecologico nella sua complessitagrave essendo tali interventi senza dubbio utili per limitare i danni

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degli incendi Nel parco si ricorreragrave esclusivamente ai viali tagliafuoco di tipo attivo verde e alle tende tagliafuoco attive In generale si prevede che i viali attivi debbano contenere lintensitagrave lineare del fronte di fiamma sempre al di sotto dei 400 kWm dove si opera con attacco diretto a terra da parte di squadre con attrezzature manuali Dove si ritiene necessario intervenire con mezzi meccanici lintensitagrave lineare che il viale deve poter contenere egrave di 800 kWm mentre dove intervengono mezzi aerei egrave di 1200 kWm APPROVVIGIONAMENTO IDRICO Lrsquoapprovvigionamento idrico egrave realizzato attraverso una rete di punti di rifornimento fissi o mobili che devono essere configurati in relazione a tutti gli altri interventi di prevenzione diretta ed alle componenti del servizio di estinzione Deve essere realizzato con sistemi di basso impatto ambientale e in particolare evitando la costruzione di invasi in cemento Si ritiene di dover ricorrere a invasi di piccola capacitagrave smontabili e asportabili Risulta quindi assai importante assicurarne una corretta collocazione La distribuzione degli invasi sul territorio le loro caratteristiche costruttive e capacitagrave sono funzione dei mezzi previsti per lo spegnimento

- rifornimento degli elicotteri di tipo leggero - rifornimento dei mezzi a terra

Ogni punto di rifornimento idrico egrave riferito ad unarea servita da una squadra per lo spegnimento in fase di intervento a partire dal punto acqua In base a questo criterio cambieranno sia larea servita sia la capacitagrave di invaso per soddisfare i differenti mezzi e le tecniche di intervento legate agli scenari in cui si opera PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI Nelle aree protette luso degli elicotteri deve essere previsto in modo assai piugrave intenso rispetto a quello del resto del territorio Infatti con questo mezzo si possono servire le zone con scarsa viabilitagrave realizzando sia il trasporto di squadre sia parte dellestinzione Questaspetto egrave assai importante per evitare la costruzione di strade per lestinzione Occorre considerare quindi la necessitagrave di piazzole di atterraggio per realizzare le condizioni atte a raggiungere tutte le zone comprese nei parchi nel tempo massimo di 10 di volo Esse sono aree piane orizzontali o leggermente inclinate senza ostacoli per il volo nella zona circostante di area circolare di almeno 20m di diametro dotate di rifornimento idrico e collegamento viario La densitagrave di collocazione saragrave in rapporto al tipo di scenario Si daragrave prioritagrave alle piugrave elevate classi di impatto a partire dagli scenari di collina interna con eventi estivi e di montagna interna con eventi invernali PREVENZIONE SELVICOLTURALE Si tratta della prevenzione diretta piugrave efficace conosciuta anche se purtroppo non la piugrave diffusa Si realizza con varie attivitagrave di tipo selvicolturale attuate e dimensionate in funzione del comportamento previsto del fronte di fiamma Il progetto di questo tipo di prevenzione si attua sulla base della distribuzione dei popolamenti forestali erbacei ed arbustivi in armonia con le norme previste dai piani di gestione eventualmente presenti dellrsquoimpatto accettabile della superficie percorsa dal fuoco

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massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e del comportamento previsto dellrsquoincendio Per questrsquoultimo egrave opportuno avvalersi di modelli matematici di previsione La prevenzione diretta selvicolturale mira a sottrarre dal potenziale combustibile vegetale la quota parte di carico non assorbibile con lrsquoestinzione Nelle aree protette questo tipo di prevenzione si deve ovviamente ben raccordare con gli obiettivi in termini di conservazione della biodiversitagrave e la tendenza ad avere cenosi forestali e boschi vetusti capaci di far emergere nel modo migliore lrsquoeccezionale complessitagrave funzionale del sistema foresta Rinaturalizzazione delle cenosi di derivazione antropica armonizzazione delle strutture verifica degli ordinamenti presenti (fustaie cedui boschi non ordinariamente gestiti boschi di neoformazione formazioni lasciate alla libera evoluzione) e identificazione delle eventuali azioni di riordino bioecologico sono i criteri guida da seguire assieme allrsquoimpatto atteso e alla riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco IL FUOCO PRESCRITTO Lrsquoapplicazione del fuoco prescritto in unrsquoarea protetta puograve apparire contraddittoria tuttavia nei parchi cosigrave come nelle riserve sono frequenti popolazioni arboree artificiali o situazioni ambientali particolari in cui il fuoco oltre a ridurre il carico di combustibile puograve favorire la rinaturalizzazione (fuoco come fattore ecologico) o il mantenimento dellrsquoambiente risultante da secolare gestione antropizzata Alcuni ambienti seppur mantenuti da unrsquoazione perturbante sono ormai consolidati e facenti parte della tradizione paesaggistica e della memoria collettiva Pertanto nelle aree protette questo tipo di prevenzione non deve essere esclusa aprioristicamente ma puograve ben raccordarsi con gli obiettivi sia di prevenzione che di conservazione della biodiversitagrave FORMAZIONE La formazione del personale egrave indispensabile per lrsquoefficacia di tutte le attivitagrave Pur con differenti livelli di approfondimento deve rivolgersi ai progettisti delle opere di prevenzione ai coordinatori delle operazioni di spegnimento agli operatori addetti allrsquoestinzione Le funzionalitagrave di tutti gli strumenti in dotazione devono essere conosciute da coloro che attuano il coordinamento operativo con particolare riferimento alle modalitagrave di impiego dei Sistemi di Supporto alle Decisioni e dei modelli di simulazione di comportamento del fronte di fiamma Agli operatori professionali e volontari saragrave opportuno fare conoscere i dispositivi di sicurezza operazionale e di protezione individuale che devono essere utilizzati e tutti gli aspetti teorico - pratici delle varie tecniche di estinzione PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO Descrizione degli interventi di prevenzione AIB necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc)

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LOTTA ATTIVA Le principali attivitagrave di lotta attiva da prevedere con la pianificazione sono le seguenti SORVEGLIANZA Attivitagrave di controllo del territorio da attuare quando il livello degli indici di previsione del pericolo di incendio supera una prevista soglia di attenzione con allertamento da apposite strutture di analisi meteo collegate allrsquoEnte Parco o da strutture alternative autonome come mini stazioni meteo locali (vedi ldquofattori predisponentirdquo) Puograve essere organizzato un servizio di controllo che avverte la popolazione del livello del pericolo del momento Ciograve egrave particolarmente valido in aree assai frequentate e di alto pregio ambientale AVVISTAMENTO Consiste nellrsquoattivitagrave di individuazione diretta dei focolai realizzata da terra sia con mezzi mobili che fissi oppure dallrsquoaria Si ritiene che questattivitagrave che puograve essere realizzata con varie tecniche debba essere applicata sul territorio rigidamente in conseguenza delle analisi che evidenziano la vulnerabilitagrave della copertura forestale e lrsquoimpatto accettabile Inoltre deve essere strettamente collegato alla previsione del pericolo ed entrare in funzione solo al superamento di soglie precisamente definite per ogni area omogenea Lavvistamento egrave da intendersi come un servizio collocato a valle della previsione del pericolo Tanto piugrave questrsquoultima saragrave affidabile ed efficace tanto minore potragrave essere limpatto della struttura di avvistamento Nelle aree protette deve in genere essere preferito allrsquoavvistamento con postazioni fisse quello basato su pattugliamento sia da terra sia con aerei Anche i luoghi da osservare e quindi il tragitto che deve essere coperto dagli osservatori deve essere definito in sede progettuale sulla base di consolidate metodologie messe a punto per evidenziare le aree che meritano di essere maggiormente poste sotto controllo Nei casi in cui si fosse ritenuto necessario ricorrere ad impianti fissi qualora vi siano le condizioni di elevato pregio in zone ad alto rischio e laddove sia possibile ospitarli senza ricorrere a costruzioni di elevato impatto visivo si ritiene che sia utile impiegare dispositivi con controllo remoto ALLARME La definizione dellrsquoallarme avviene a seguito di segnalazione di evento avvistato La segnalazione puograve pervenire da parte del servizio di avvistamento oppure da cittadini che avvisano tramite canali di comunicazione appositamente pubblicizzati Con lrsquoallarme si mettono in moto le operazioni di intervento Per tale motivo lrsquoallarme deve essere emanato solo da una struttura autorizzata e comunque a conoscenza del livello di pericolo dellrsquoarea interessata del momento e delle forze che possono essere fatte intervenire COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE Si ritiene che presso il parco debba essere realizzato un ldquopunto di coordinamentordquo Detto punto di coordinamento pur essendo autonomo deve essere in contatto diretto con le Sale Operative Unificate Permanenti (SOUP) previste dallrsquoart 7 della L 3532000 per lo svolgimento della lotta attiva Deve essere quindi assicurato il collegamento tra il livello centrale (Regione) e quello locale (area protetta) Questrsquoultimo deve essere messo nelle condizioni di ricevere e dare le informazioni e lrsquoappoggio tecnico

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per le operazioni che derivano dal lavoro fatto in sede centrale da personale esperto e possibilmente con Sistemi di Supporto alle decisioni di cui ogni sala operativa dovrebbe essere dotata Si dovranno organizzare le procedure operative da seguire nelle differenti situazioni ed applicando le differenti tecniche di estinzione noncheacute il collegamento dellrsquoattivitagrave operativa svolta da diverse Regioni in caso di parco nazionale interregionale Dette procedure sono legate alle disposizioni regionali Qualora non fossero ancora stabilite il piano deve proporle con la finalitagrave di realizzare le migliori condizioni per rendere efficaci le differenti azioni di lotta intraprese Il coordinamento operativo e le procedure seguite nellrsquoarea protetta vanno descritte nella relazione del piano AIB in particolare la procedura di allarme in coordinamento con le competenti strutture regionali e sub regionali la procedura in caso di focolaio (da spegnere prima possibile con le risorse disponibili in loco) e quindi in caso di incendio vero e proprio le procedure operative specifiche per lrsquoutilizzo di mezzi e altre risorse AIB disponibili in loco

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PARTI SPECIALI DEL PIANO RICOSTITUZIONE BOSCHIVA Nel piano delle aree protette deve essere dedicata particolare attenzione alla ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco La parte del Piano finalizzata alla ricostituzione si basa sulla conoscenza funzionale e strutturale delle diverse tipologie presenti nel territorio In particolare tiene conto delle caratteristiche sindinamiche (serie di vegetazione) e del confronto tra eterogeneitagrave spaziale reale e eterogeneitagrave potenziale Solo il riferimento al modello neutrale (eterogeneitagrave potenziale o carta della vegetazione potenziale) offre un criterio valido per valutare la situazione reale e consente di ricostruire modelli dintervento non teorici ma strettamente collegati alla potenzialitagrave del territorio confrontato con lrsquoattuale uso del territorio stesso Anche in questo caso pertanto si dovragrave fare riferimento ai documenti di base con i quali abbiamo prodotto la classificazione gerarchica del territorio Il confronto cartografico tra attuale uso e situazione potenziale fornisce una base molto concreta di valutazione delle possibilitagrave di ricostituzione a scala territoriale Saragrave successivamente essenziale definire i singoli modelli di ricostituzione applicati alle diverse tipologie vegetazionali La conoscenza di tali modelli (serie di vegetazione) consente di valutare la congruitagrave tipologica anche di stadi degradati (vedi per esempio i cespuglieti) e contribuisce notevolmente alla pianificazione degli interventi Nella pianificazione degli interventi si dovragrave prendere sempre in considerazione la possibilitagrave di non intervenire con impianti diretti Uno degli elementi essenziali nel processo di valutazione che conduce al progetto di ricostituzione egrave indubbiamente la situazione della risorsa suolo Nel caso di scarsa frequenza senza perdita di suolo egrave facile far prevalere il criterio di basso intervento Nel caso invece di perdita della risorsa suolo lrsquointervento dovragrave essere finalizzato prevalentemente alleliminazione di questo rischio mediante la messa a dimora di specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione in oggetto capaci di eliminare in tempi brevi la perdita di suolo Lrsquoattivitagrave da svolgere deve essere definita da una apposita analisi svolta a livello regionale con cui si individuano le aree prioritarie di intervento La ricostituzione si affronta correttamente solo in un contesto generale di pianificazione ecologica e forestale individuando per tutto il territorio a parco i differenti effetti degli incendi avvenuti e la dinamica della ricostituzione spontanea Gli interventi di ricostituzione che si prevederagrave di adottare verranno modulati in funzione di tutte le caratteristiche ambientali e nel rispetto della multifunzionalitagrave della copertura forestale Per poterli definire e soprattutto distribuire correttamente nellrsquoarea a parco si devono prevedere le seguenti analisi

- analisi della possibilitagrave di ricostituzione spontanea anche in funzione di Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) e Fire regime (frequenza intensitagrave stagione)

- definizione di criteri e modalitagrave di intervento per la ricostituzione - definizione di zone prioritarie di intervento - definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipologia e per ogni area

omogenea in funzione delle serie di vegetazione e delle unitagrave di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio

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IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

102

PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

103

34

  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

PREMESSA 4 PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO5 TABELLA DI SINTESI 5 ASPETTI CARTOGRAFICI6

GENERALITAacute 7 PREVISIONE 10

PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO 10 CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI11 MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE

SUPERFICIALE 11 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI 11 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI 12 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE 12 INTERVENTI SELVICOLTURALI 12 GESTIONE DEI PASCOLI 13 PIANIFICAZIONE FAUNISTICA 13 ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA 13 LA ZONIZZAZIONE ATTUALE14 CARATTERISTICHE FISICHE E BIOLOGICHE DEL TERRITORIO15 FATTORI PREDISPONENTI15 CAUSE DETERMINANTI 16 AREE A RISCHIO CON INDICAZIONE DELLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI16 DATI ANEMOLOGICI E DETERMINAZIONE DELLA IMPEDENZA AI VENTI DELLE

COPERTURE FORESTALI16 DESCRIZIONE DI FIRE REGIME (FREQUENZA INTENSITAgrave STAGIONE) E FIRE

SEVERITY (INTENSITAgrave X TEMPO DI RESIDENZA) 17 CLASSIFICAZIONE DEI CARICHI DI COMBUSTIBILE E MAPPATURA17 DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO

NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO 17 LA PERICOLOSITAgrave 17 LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO 18 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 20 LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO 20 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI 20

PREVENZIONE 22

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI22 TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI23 VIABILITAgrave 23 VIABILITAgrave OPERATIVA23 VIALI TAGLIAFUOCO 23 APPROVVIGIONAMENTO IDRICO24 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI 24 PREVENZIONE SELVICOLTURALE24 IL FUOCO PRESCRITTO 25 FORMAZIONE25 PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO25

LOTTA ATTIVA 26 SORVEGLIANZA 26 AVVISTAMENTO26 ALLARME 26 COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA

ESTINZIONE 26 PARTI SPECIALI DEL PIANO 28

RICOSTITUZIONE BOSCHIVA28 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO 29 STIMA DEI DANNI29

MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE 31 MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI 31

FONTI WEB32 FONTI BIBLIOGRAFICHE 32

TABELLA DI SINTESI 33

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PREMESSA In attuazione dellrsquoart 3 della Legge 21 novembre 2000 n 353 sono state emanate con Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri ndash Dipartimento della Protezione Civile pubblicato su GU del 2622002 SG n 48 le linee guida per la redazione del ldquoPiano regionale per la programmazione delle attivitagrave di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivirdquo La stessa legge allrsquoart 8 comma 2 prevede un apposito ldquopiano per i parchi naturali e le riserve naturali dello Statordquo che andragrave a costituire una sezione del suddetto piano regionale Si precisa che le indicazioni di seguito esposte prendono in considerazione le direttive della legge quadro 3532000 e delle Linee Guida sopra citate emanate con Decreto del Dipartimento della Protezione Civile del 20 dicembre 2001 ma non le indicazioni delle varie leggi regionali che possono differire tra loro e che saranno soggette a future variazioni per adeguamento alla suddetta L 3532000 Quindi il piano di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi di ogni area protetta statale si atterragrave alle linee guida per il piano regionale sopra richiamate calate nel proprio ambito territoriale e data la specificitagrave del problema incendi boschivi in tali aree (riconosciuta dalla legge 3532000) per la loro connotazione naturalistica piugrave complessa di quella del rimanente territorio dovragrave attenersi anche alle direttive tecnico scientifiche oggetto del presente documento di seguito riportate in dettaglio Infatti nelle aree protette vi sono delle specifiche emergenze naturalistiche per le quali egrave stata proposta ed istituita lrsquoarea e la loro salvaguardia egrave lrsquoelemento cardine dellrsquoistituzione stessa Peraltro gli obiettivi prioritari delle linee guida per il piano regionale mirati piugrave ad evitare per quanto possibile che a contenere gli incendi boschivi sono ancor piugrave condivisibili nelle aree naturali protette In particolare la sensibilizzazione dei residenti a tutti i livelli socio economici e di etagrave il coinvolgimento diretto degli stessi nella difesa dagli incendi boschivi soprattutto nella prevenzione ed ove possibile anche nella lotta attiva attraverso forme e modalitagrave localmente ritenute le piugrave idonee (es volontariato incentivato sui risultati ottenuti a fine stagione critica coinvolgimento dei pastori nella sorveglianza ecc) sono sempre auspicabili Considerata la delicatezza della problematica gestionale del sistema di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi in ambiti territoriali interessati da piugrave enti si ritiene doveroso evidenziare qui in premessa alcuni semplici ma importanti elementi di funzionalitagrave dello stesso I destinatari del presente documento sono gli Enti gestori di tutti i Parchi Nazionali (PN) che sono tenuti alla redazione ed applicazione di un proprio piano di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi (piano AIB) Questo deve comprendere il territorio di eventuali Riserve naturali statali interne al parco i cui gestori sono tenuti a fornire ogni documentazione tecnico-scientifica in loro possesso utile al piano AIB del parco Lrsquoente gestore di aree protette statali nel rispetto della propria autonomia istituzionale si organizzeragrave autonomamente con una propria pianificazione AIB mirando soprattutto ad ottimizzare il proprio sistema di previsione e prevenzione integrandosi e coordinandosi con il corrispondente sistema regionale in particolare per lotta attiva

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La funzionalitagrave dellrsquointero sistema regionale ed in alcuni casi interregionale impone la chiarezza della gerarchia operativa da concordare in via prioritaria indispensabile soprattutto per la ottimizzazione della lotta attiva in situazioni di emergenza In tal senso come peraltro giagrave indicato nelle suddette linee guida per ogni ambito territoriale deve essere individuata la figura del coordinatore nella fattispecie allrsquointerno delle aree protette statali tale figura viene concordata fra lrsquoEnte gestore dellrsquoarea protetta lae Regionei interessatae ed il Corpo Forestale competente anche in base alla specifica situazione organizzativa in loco dei rispettivi servizi di protezione contro gli incendi boschivi degli stessi enti sopra indicati Allrsquointerno dellrsquoarea protetta il coordinatore dovragrave rispettare le prioritagrave dintervento dettate dalla relativa pianificazione fatte salve le prioritagrave di carattere generale (ad es il salvamento di vite umane) Vista la molteplicitagrave di enti cointeressati alla pianificazione antincendi boschivi egrave opportuno elencare nel piano i referenti AIB di ciascun ente ed i relativi riferimenti (e-mail contatti ecc) al fine di facilitare la concertazione Il piano antincendi boschivi dellrsquoarea protetta statale elaborato ed approvato dallrsquoEnte gestore diventa immediatamente operativo ancorcheacute soggetto ad eventuali modifiche ed integrazioni nel corso dellrsquoiter istruttorio previsto dalla normativa vigente Lrsquoistruttoria della DPNMMATTM che comprende il parere del Corpo Forestale dello Stato noncheacute la richiesta e lrsquoottenimento dellrsquointesa con la regione territorialmente competente si conclude con lrsquoinserimento del piano AIB nellrsquoomologo piano regionale e lrsquoadozione del Piano AIB dellrsquoarea protetta con Decreto ministeriale PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO Per lrsquoelaborazione del piano AIB oltre al presente schema saragrave molto utile fare riferimento alla documentazione disponibile sul sito del Ministero allrsquoindirizzo wwwminambienteit NATURA Aree naturali protette Attivitagrave antincendi boschivi come il libro ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (pubblicato dalla DPN-MATTM nel 2004 in collaborazione con la Societagrave Botanica Italiana) in particolare lrsquo ldquoAppendicerdquo dedicata alle aree protette il ldquoManuale tecnico di pianificazione antincendi boschivi nelle aree protetterdquo ed altra documentazione pertinente (ad es i piani AIB di altri parchi nazionali) TABELLA DI SINTESILa presente versione dello schema di piano AIB per i parchi nazionali sostituisce quella del 2002 rispetto alla quale si differenzia per la presenza di una tabella di sintesi - che evidenzia gli elementi ritenuti fondamentali per dare concretezza ed operativitagrave al piano stesso ndash e per alcune integrazioni nel testo che tendono a superare le carenze rilevate nel corso degli anni trascorsi dallrsquoapplicazione della versione 2002 La tabella di sintesi integra lo schema e costituisce lindice operativo da seguire per la redazione del piano elenca le principali tematiche che devono essere affrontare al fine di fornire le informazioni fondamentali e necessarie per lattuazione di una corretta ed efficiente strategia di tutela dagli incendi dellarea protetta Pertanto mentre nello schema si trattano i maggiori temi ed argomenti pertinenti la pianificazione AIB la tabella di sintesi individua quelli che non possono essere omessi

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

La tabella si articola in dieci sezioni alcune delle quali richiedono una cartografia correlata che dovragrave essere redatta secondo le indicazioni riportate nel successivo paragrafo relativo agli ASPETTI CARTOGRAFICI Nelle prime sezioni tra gli elementi che devono essere esplicitati egrave stato inserito il periodo di validitagrave del piano (generalmente quinquennale o in alternativa triennale) ed i riferimenti normativi tra cui si sottolinea la normativa regionale ed eventuali deroghe alle norme di gestione forestale volte a favorire gli interventi di prevenzione AIB noncheacute le attivitagrave di coordinamento con gli uffici regionali competenti per lrsquoattuazione del piano AIB Particolare attenzione egrave rivolta agli interventi di prevenzione ed alla loro valutazione e monitoraggio Infatti un elemento fondamentale egrave il piano degli interventi di prevenzione che non deve limitarsi alla descrizione delle possibili od auspicabili opere ma deve individuarle evidenziandone le prioritagrave collocarle nello spazio e nel tempo (carta degli interventi programmati e crono-programma dei lavori) e quantificarle economicamente (scheda tecnico economica) distinguendo gli interventi diretti dellrsquoEnte gestore e del CTA relativo da quelli dipendenti da terzi Inoltre in linea con i principi generali dello schema di piano che prevedono la verifica della pianificazione gli interventi realizzati devono essere monitorati al fine di comprovarne lrsquoefficacia o lrsquoinadeguatezza per i necessari adeguamenti nellrsquoaggiornamento annuale e per le successive revisioni alla scadenza del piano Il presente documento quindi illustra gli indirizzi da adottare per la pianificazione contro gli incendi boschivi nelle aree protette di valenza nazionale in concerto con i piani regionali antincendio e in armonia con i piani per il parco di cui alla legge quadro sulle aree protette L 39491 ASPETTI CARTOGRAFICI Le singole carte tematiche realizzate e presentate nel piano AIB dovranno essere corredate - in relazione - di una breve presentazione con riferimento al percorso seguito per la realizzazione (ad es derivazione da quali altre carte) le caratteristiche del tematismo e la legenda utilizzata per le carte di base non allegate indicare le maggiori caratteristiche e la loro reperibilitagrave Le diverse carte tematiche richieste con il piano AIB devono essere realizzate in ambiente GIS o SIT (sistema informativo territoriale) e gestibili dallrsquoEnte parco insieme alla cartografia di base giagrave esistente per consentire elaborazioni e prodotti derivati sia nella pianificazione AIB che nella successiva attuazione del piano non possibili con il prodotto esclusivamente cartaceo Si ricorda che le potenzialitagrave di gestione dati cartografici possono ulteriormente aumentare con il Geoportale Nazionale del MATTM Gli elaborati cartografici noncheacute tutte le informazioni prodotte nellrsquoambito dei Piani dovranno essere compatibili con gli standard dellrsquoaccordo integrativo sul ldquoSistema Cartografico di Riferimentordquo approvato dalla Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome il 12 ottobre 2000 ed essere resi disponibili nellrsquoambito del predetto Sistema cosigrave come previsto dallrsquoart 6 quater del DL 2792000 convertito con L36500

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Il Sistema al fine di consentire la realizzazione secondo standard condivisi di carte tematiche per lo studio e il monitoraggio del territorio e per la mappatura degli incendi mette a disposizione delle amministrazioni senza alcun onere la Base Cartografica di Riferimento e gli strumenti software necessari per la gestione dei dati Le basi cartografiche disponibili a copertura nazionale nel sistema di riferimento geodetico-cartografico WGS84-UTM coprono tutte le esigenze di produzione dalle piccole scale (11000000) a scale di dettaglio (125000 - 1 10000) In particolare sono messe a disposizione gratuita degli Enti Gestori una serie di strati informativi riguardanti lrsquoAIB tramite il ldquo Geoportale Nazionale Progetto Incendirdquo che potragrave costituire un valido supporto alla redazione del piano AIB sia in assenza di pari tematismi di maggior dettaglio disponibili presso lrsquoEnte parco che ndash al contrario - con la loro sostituzione lavorando sullo stesso progetto Il prodotto cartaceo da fornire con la relazione del piano AIB quindi saragrave semplicemente una rappresentazione grafica ridotta - sul foglio A4 della relazione (o su A3 allegato alla stessa) - del singolo tematismo questo dovragrave avere poligoni trasparenti appoggiati su una cartografia di base la piugrave idonea alla comprensione geografica dello stesso tematismo eventuali particolari ritenuti importanti sono da evidenziare a parte (ad es la legenda) per renderli visibili GENERALITAacute La pianificazione relativa alla previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi puograve essere realizzata solo attraverso un apposito piano articolato e completo del quale si indicano di seguito in modo sintetico gli aspetti fondamentali Il presupposto teorico su cui si basa la pianificazione di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi fa riferimento allapproccio sistemico proposto dallecologia del paesaggio In questi ultimi decenni le discipline scientifiche di base ed applicate hanno spesso collaborato in quanto la fruizione e la conservazione delle risorse si basa sulla conoscenza di modelli funzionali e strutturali di natura complessa alla cui definizione concorrono gruppi disciplinari diversi integrati nella ricerca ecosistemica di linee di azioni capaci di ridurre il rischio di incendio e favorire un recupero correlato con la serie di vegetazione e lunitagrave di paesaggio locale Tutto ciograve che segue fa quindi riferimento alle direttive di interesse ambientale elaborate a scala europea e planetaria Tra queste egrave opportuno citare la Direttiva Habitat la Convenzione di Rio e la recente Direttiva sulla Conservazione dei Paesaggi Europei e i Regolamenti comunitari emanati al fine di proteggere le foreste della comunitagrave contro gli incendi Per quanto riguarda il nostro Paese le Linee Guida fanno riferimento alleccezionale evoluzione delle discipline forestali (basti in proposito citare la ldquoSelvicoltura Sistemicardquo) alla capacitagrave di individuazione dei modelli sistemici di riferimento derivante dallapplicazione dellecologia funzionale e della fitosociologia paesaggistico-dinamica e alle novitagrave territoriali e paesaggistiche legate alla classificazione gerarchica del territorio e piugrave in generale allecologia del paesaggio specialmente per quanto concerne la valutazione ecosistemica della frammentazione e della connettivitagrave tra sistemi complessi

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Quindi alla luce di quanto detto sopra egrave opportuno che nella redazione del piano che deve integrarsi con le varie pianificazioni territoriali vengano rispettati alcuni principi generali di seguito indicati

a carattere omeostatico del piano Per tale principio le attivitagrave da svolgere devono essere organizzate in modo da poter sopportare delle variazioni impreviste Accade spesso che vi siano delle variazioni rispetto a quanto previsto per il sopraggiungere di difficoltagrave che non sono normalmente prevedibili Quindi la strutturazione degli interventi deve essere impostata in modo da rendere ognuno di essi capace di mantenere la sua efficacia senza dipendere da altre realizzazioni Un esempio puograve essere fornito dagli invasi di rifornimento idrico che devono avere delle caratteristiche adatte a rifornire tutti i mezzi e le squadre che operano per lrsquoestinzione

b integrazione tra la prevenzione e lrsquoestinzione In ogni pianificazione corretta deve essere rispettata una rigida proporzionalitagrave tra gli interventi che hanno tra loro funzioni complementari Per i diversi popolamenti forestali si devono definire due parametri chiave lrsquointensitagrave del fronte di fiamma non superabile e lintensitagrave massima prevista come definiti dalla letteratura Con la prevenzione puograve essere assorbita una certa quota d intensitagrave Affiancando alla prevenzione lestinzione si puograve raggiungere lrsquointensitagrave non superabile Per tale motivo non si puograve prescindere dalla definizione di quanto sia possibile raggiungere con la prevenzione e di quanto con lrsquoestinzione Ecco percheacute lrsquoestinzione deve essere dimensionata in funzione degli obiettivi da raggiungere e della prevenzione realizzata Il progetto dellrsquoorganizzazione dellrsquoestinzione discende dallrsquoanalisi forestale iniziale con la quale si definisce in primo luogo la grandezza degli incendi previsti e del limite che si desidera non superare Ciograve riguarda i termini preventivi legati alla pianificazione forestale va da seacute che bisogneragrave agire anche sui temi educativo ed informativo unica via possibile per il ridimensionamento del problema agendo sulle cause che sono quasi sempre legate a problematiche di natura sociale

c obiettivi e prioritagrave di intervento Il Piano deve necessariamente prevedere le prioritagrave in termini di valenze ambientali sociali e produttive e quindi in termini di azioni dirette ed indirette alla loro valorizzazione al fine di perseguire i principali obiettivi da evidenziare nel piano stesso Lrsquoeterogeneitagrave spaziale con cui si manifesta il diverso uso del suolo impone di conoscere il diverso valore sociale ed ambientale di un determinato territorio Il Piano egrave pertanto strettamente collegato con le analisi propedeutiche e con le valutazioni di rischio e di pericolositagrave individuate e che oltre alle caratteristiche intrinseche delle comunitagrave vegetali e delle destinazioni drsquouso tengono conto anche delle modificazioni drsquoordine antropico e delle possibilitagrave e caratteristiche del dinamismo in atto

d verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere metodi di monitoraggio delle misure di previsione prevenzione e lotta attiva adottate nel piano che verifichino se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale il cui livello ottimale non puograve essere raggiunto in un solo periodo di validitagrave del piano

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e protezione dagli incendi boschivi materia in veloce evoluzione Lrsquoinsieme delle determinazioni di pianificazione devono essere realizzate considerando che le conoscenze relative alla protezione dagli incendi sono via via in evoluzione Le nuove conoscenze e tecniche il cui inserimento risulta assolutamente indispensabile possono essere incorporate e recepite nel processo di pianificazione solo se questo lo preveda rispettando quindi quanto detto nel punto precedente

Come giagrave detto in precedenza le linee di pianificazione delle aree protette dello Stato in applicazione della L 3532000 dovranno essere nellrsquoimpostazione generale strutturalmente analoghe a quelle del piano regionale Eacute opportuno perograve considerare che la Direttiva Habitat del rsquo92 caposaldo dellrsquoattuale politica di conservazione e tutela degli ambienti naturali in Europa che ha portato alla proposta dei siti costituenti la rete Natura 2000 tende a rivalutare anche i siti degradati purcheacute essi abbiano mantenuta inalterata la capacitagrave di recupero funzionale e strutturale Ciograve modifica dal punto di vista concettuale la valutazione dei sistemi ambientali in quanto richiede che il pianificatore sia in grado di riconoscere non solo le valenze ambientali attualmente presenti ma anche quelle potenziali Tutto ciograve percheacute nella logica sistemica egrave importante saper valutare il contributo di ogni singolo habitat rispetto alla funzionalitagrave sistemica e alla complessitagrave dellrsquoarea protetta nel suo insieme Rispetto ai criteri regionali ai fini della pianificazione relativa alla protezione contro gli incendi boschivi emergono delle differenze date dalle peculiaritagrave della situazione Ciograve egrave dovuto soprattutto al fatto che nelle aree protette unitamente alla differenziazione delle realtagrave territoriali si deve valutare in modo piugrave attento il problema della complessitagrave delle emergenze naturalistiche e del loro rapporto con il trauma causato dal fuoco Questa analisi di dettaglio egrave necessaria per definire gli interventi sia in rapporto alle esigenze della copertura vegetale alla sua evoluzione e mantenimento sia al limite rispetto alla stessa opzione zero se si debba cioegrave intervenire o meno in aree percorse dal fuoco Lrsquoobiettivo principale enunciato dalla stessa L35300 che si vuole raggiungere con il piano di protezione delle aree boscate contro gli incendi nelle aree protette deve essere quello di limitare i danni mirando sia alla riduzione delle superfici percorse dal fuoco che alla diminuzione del numero di eventi Pur non trascurando le cause determinanti che si possono piugrave difficilmente contrastare lrsquointervento di prevenzione si concentra maggiormente sul controllo e sulla gestione dei fattori predisponenti cioegrave quei fattori che insieme concorrono a condizionare il comportamento del fuoco e quindi la forza distruttiva e i danni che esso puograve causare noncheacute la potenziale difficoltagrave di controllo da parte del servizio di estinzione I danni piugrave ingenti sono causati da fronti di fiamma che si propagano con intensitagrave elevata e che caratterizzano incendi di grandi dimensioni mentre gli eventi piugrave piccoli spesso non hanno alcun effetto negativo rilevante La limitazione dei danni gravi si potragrave ottenere prevalentemente con provvedimenti che mirano ad evitare linsorgenza di eventi di grandi dimensioni Per questo motivo egrave necessario analizzare in dettaglio il territorio e distinguere zone con differente predisposizione al fuoco realizzare in esse la prevenzione diretta e a maggior ragione disporre di un affidabile sistema di previsione del comportamento dellincendio Nelle aree protette la prevenzione diretta deve essere realizzata con metodi di basso impatto ambientale sottolineando che le realizzazioni di prevenzione diretta non devono essere traumatiche per il territorio e non devono causare trasformazioni irreversibili Per tale motivo si deve fare ricorso a tecniche che puntino soprattutto sui processi di rinaturalizzazione e sullrsquoaumento delle capacitagrave omeostatiche dei sistemi ed il loro grado di resilienza interno evitando quanto piugrave possibile tutti gli

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interventi che comportano delle trasformazioni quali potrebbero essere ad esempio invasi di rifornimento idrico in cemento o strade antincendio che nei parchi egrave bene che siano limitati Particolare cura va anche posta nella valutazione dellrsquoincidenza in termini di frammentazione e perdita della connettivitagrave di eventuali opere finalizzate alla prevenzione dellrsquoincendio stesso In sede di pianificazione lrsquoadozione dei principi fondamentali enunciati nelle premesse

- carattere omeostatico - integrazione tra prevenzione ed estinzione - obiettivi e prioritagrave di intervento - verifica della pianificazione - protezione dagli incendi boschivi materia in veloce evoluzione

consente una armonizzazione con i dettami dellrsquoart 12 della Legge Quadro sulle Aree Protette n 394 del 61291 facendo riferimento in particolare allorganizzazione e differenziazione drsquouso del territorio ai vincoli e allaccessibilitagrave veicolare e pedonale PREVISIONE Con questa attivitagrave si mira a conoscere in anticipo la probabilitagrave che avvengano gli incendi la loro frequenza e possibilmente anche il loro comportamento La previsione egrave ovviamente collegata con le caratteristiche climatiche fisiche e biologiche del territorio Questattivitagrave di per seacute molto importante nella pianificazione per la protezione contro gli incendi boschivi assume rilevanza singolare per le aree protette PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO In prima istanza egrave fondamentale la conoscenza delle linee di impostazione di carattere pianificatorio generale che sono applicate o comunque previste per un determinato territorio al fine di valutarne il rapporto che intercorre con le determinazioni pianificatorie per la protezione contro gli incendi boschivi La conoscenza nel dettaglio delle pianificazioni in atto egrave molto importante in quanto molti sono i soggetti abilitati a formalizzare piani di indirizzo e piani di sviluppo che nel loro insieme possono avere una grande importanza nellrsquoaccentuare o mitigare il rischio di incendio Eacute essenziale conoscere anche tutto ciograve che abbia ricadute dirette o indirette sul pattern di distribuzione delle diverse attivitagrave produttive o conservative Eacute opportuno evidenziare inoltre il ruolo che la conoscenza del modello organizzativo attuale del territorio del parco assume nei riguardi della previsione prevenzione estinzione e ricostituzione delle superfici percorse dal fuoco A tal fine egrave necessario fare indagini preliminari per ottenere un quadro della situazione ed acquisire informazioni sul sistema ambientale e sulla pianificazione territoriale agraria e forestale e specificatamente su quella relativa alla protezione contro gli incendi boschivi Nelle aree protette in relazione alla specificitagrave stessa dellrsquoarea possono assumere una primaria importanza anche popolazioni animali e vegetali habitat comunitagrave o sistemi di paesaggio che di norma non sempre si riconoscono di elevato interesse ambientale A riguardo occorre tenere in particolare considerazione le aree NATURA 2000 ed i relativi habitat di interesse comunitario Con queste indagini si tenderagrave ad acquisire delle conoscenze da utilizzare sia per lrsquoimpostazione delle attivitagrave pianificatorie sia per la realizzazione dei relativi progetti attuativi In modo particolare deve

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essere acquisito il complesso delle linee di pianificazione ecologica del territorio a parco e la conoscenza della dinamica delle popolazioni e delle comunitagrave che il Parco intende conservare noncheacute la situazione socioeconomica Eacute opportuno tenere presente che tra le funzioni istituzionali dei Parchi rientra lrsquoobiettivo volto alla conservazione della biodiversitagraverdquo Nel nostro Paese spesso la biodiversitagrave risente dellrsquoazione dellrsquouomo ed in particolare nellrsquoecosistema mediterraneo egrave fortemente condizionata dallrsquouso del fuoco per liberare porzioni di territorio dalla cenosi legnose e quindi favorire il pascolo Ciograve complica notevolmente lrsquoopera del pianificatore in quanto spesso per conservare alcune popolazioni animali eo vegetali egrave necessario intervenire per evitare la ripresa del bosco o di cespuglieti che riducono la superficie delle zone aperte in questi speciali ambiti anche lrsquoazione del fuoco si puograve considerare quale fattore ecologico Di seguito vengono indicati i principali elementi su cui estendere le indagini CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI A monte di qualsiasi elemento pianificatorio egrave essenziale conoscere nel dettaglio lrsquoarticolazione spaziale strutturale e funzionale della copertura del suolo e del suo attuale uso Purtroppo spesso vaste porzioni di territorio sono ancora prive di questa informazione a scala adeguata mentre il rischio e la pericolositagrave sono strettamente connessi con la disposizione spaziale delle diverse fisionomie Particolare importanza egrave inoltre legata alla conoscenza non solo tipologica delle diverse attivitagrave ma anche alla conoscenza puntuale delle informazioni connesse con la definizione della struttura verticale ed orizzontale di una comunitagrave Lrsquoaggiornamento della cartografia di dettaglio ad esempio secondo la nomenclatura prevista dallo sviluppo del programma CORINE Land Cover almeno al IV o V livello non egrave quindi solo un elemento conoscitivo di base ma egrave elemento essenziale del progetto del Piano Con questo documento da tenere sempre aggiornato egrave inoltre possibile aggiornare anche le prioritagrave di intervento MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE Nella descrizione del territorio il piano AIB deve contenere anche un inquadramento generale su altre problematiche localmente rilevanti pertinenti morfologia geologia pedologia franositagrave erosione superficiale e assetto idrogeologico al fine di individuare diversi fattori di criticitagrave che potrebbero avere rapporti di interdipendenza con gli incendi boschivi o semplicemente di sovrapposizione territoriale di diverse calamitagrave naturali VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI La descrizione della vegetazione naturale eo dei tipi forestali con la caratterizzazione delle specie la loro mescolanza e le tendenze evolutive dei soprassuoli offrono unrsquoinformazione che puograve essere utile a differenti livelli di scala di rilevamento in vari tipi di pianificazione territoriale ed in particolare in quella AIB per una buona identificazione degli indici e delle zone interessate dai vari tematismi AIB (combustibilitagrave rischio gravitagrave pericolositagrave intensitagrave di fiamma al passaggio del fuoco ecc) Questo evidenzia la necessitagrave di avere unrsquoaccurata cartografia vegetazionale

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ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI Per le descrizioni dellrsquoandamento degli incendi e dei fattori predisponenti e per lrsquoindividuazione delle zone a rischio alto medio e basso (decisione (CEE) ndeg C(93) 1619 del 24061993 integrata dalla decisione Sg (95) D2205 del 27021995) egrave necessario anche disporre dei dati seguenti

- serie storica degli incendi (comprendendo tutte le informazioni rilevate attualmente per ciascun incendio dal Corpo Forestale dello Stato) per almeno 10-15 anni

- cartografia delle aree percorse dal fuoco nellrsquoultimo quinquennio e se possibile nei due precedenti quinquenni

- serie storica dei dati meteorologici (precipitazioni vento umiditagrave e temperatura dellrsquoaria insolazione) con localizzazione delle stazioni meteorologiche e ove possibile descrizione delle modalitagrave di raccolta dei dati elaborazioni degli stessi sulla distribuzione spazio-temporale degli incendi

Si dovragrave disporre di un sistema di previsione di livello generale tramite il collegamento con servizi di previsione a scala regionale e continentale tipo sistema EUDIC (European Ranger Information Communication) Si deve poi affiancare a queste informazioni una previsione di dettaglio essa deve essere realizzata preferibilmente con un metodo meteorologico cumulativo di inizio e diffusione la cui risposta sia validata dalle condizioni ambientali del parco LA PIANIFICAZIONE FORESTALE In questa analisi complessa devono anche essere esaminate le linee di pianificazione seguite per realizzare i piani di gestione forestale Queste informazioni sono necessarie per conoscere soprattutto le principali finalitagrave (beni e servizi) che si vogliano ottenere dal bosco in quel contesto ambientale e socioeconomico La conoscenza delle finalitagrave di carattere generale e quindi i criteri seguiti per realizzare i piani di assestamento e di gestione (riordino riassetto piani speciali di settore nellrsquoambito dei piani di assetto dei parchi e delle riservehellip) delle risorse forestali sono necessari per comprendere meglio gli obiettivi che si vogliono ottenere con la utilizzazione del bosco Tutto questo egrave dato dal fatto che vi egrave uno stretto rapporto tra le trasformazioni previste con lrsquoassestamento e gli interventi di pianificazione nella protezione delle aree contro gli incendi boschivi INTERVENTI SELVICOLTURALI Serve conoscere quale sviluppo sia dato alla selvicoltura ed in modo particolare alla selvicoltura preventiva su tutta lrsquoarea compresa nel piano di protezione contro gli incendi boschivi che nella fattispecie egrave tutta larea protetta La distribuzione la tipologia e lrsquointensitagrave degli interventi influenzano infatti notevolmente la possibilitagrave di diffusione degli incendi Nelle aree protette i boschi vengono considerati maggiormente per la loro multi funzione che non per la produzione stessa di legname e degli altri prodotti non legnosi Allrsquointerno del Parco in prima istanza va definito per quali boschi si intenda conservare unattitudine produttiva o turistico ricreativa specifica e per quali lasciare prevalere lrsquoattitudine definita in sensu latu ldquoecologicardquo Si tratta di una scelta molto complicata ma necessaria in quanto vaste porzioni del nostro Paese sono state sottoposte a rischio idrogeologico anche a causa di una cattiva gestione forestale adottata in passato Egrave da tener presente che la conoscenza dello stato di gestione del bosco consente anche di realizzare una mappatura del probabile comportamento del fuoco

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GESTIONE DEI PASCOLI Questa indagine egrave giustificata dalla rapida diffusibilitagrave dei fronti di fiamma radenti nei pascoli Poicheacute la velocitagrave del vento in tale ambito non egrave infatti rallentata dalla copertura arborea o arbustiva gli incendi assumono i valori piugrave alti di velocitagrave di propagazione proprio allrsquointerno di questa fisionomia Tale fatto giustifica una conoscenza della ubicazione e delle caratteristiche dei pascoli Eacute inoltre evidente come questa fisionomia risenta ancor piugrave delle fisionomie forestali dellrsquoandamento climatico degli effetti di prolungati periodi di ariditagrave ed in particolare del carico animale (erbivori domestici e selvatici) che dovrebbe essere opportunamente regolamentato Come anticipato in premessa la figura del pastore e in generale del gestore privato locale puograve assumere un importantissimo ruolo nellattivitagrave di prevenzione dellincendio boschivo per cui un suo coinvolgimento anche con incentivi economici egrave senzaltro auspicabile PIANIFICAZIONE FAUNISTICA Il territorio forestale ospita numerosissime popolazioni animali Tra esse alcune come gli ungulati selvatici hanno una particolare interferenza con il bosco e il suo sviluppo Per tale motivo possono essere intraprese delle attivitagrave che modificano la copertura forestale conferendole la capacitagrave di ospitare un maggior numero di animali In altri casi non si desidera aumentare il numero ma proporre una migliore gestione Per tali motivi egrave opportuno conoscere gli interventi finalizzati alla pianificazione faunistica poicheacute essi si correlano con interventi di protezione contro gli incendi boschivi Il territorio forestale e il suo mosaico vanno analizzati in funzione specifica degli habitat che offrono alla fauna selvatica In particolare si dovragrave porre attenzione non solo ai vertebrati ed alla fauna superiore ma anche a tutte le forme animali che costituiscono parte fondamentale della biodiversitagrave In questo senso lrsquoaccumulo di legno morto in foresta che sembra contraddire lrsquoopportunitagrave di limitare la necromassa presente in quanto primo propagatore del fuoco egrave bene che sia gestito con particolare attenzione quindi saragrave necessario inventariare in modo quantitativo la presenza di questa componente della foresta con appositi rilievi ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA La delimitazione cartografica delle aree di interfaccia urbano-foresta costituisce un importante elemento del ldquoPiano di Emergenza comunale od intercomunalerdquo Dal punto di vista della pianificazione AIB la loro individuazione risulta essere opportuna sia a livello di previsione che di prevenzione Egrave quindi auspicabile che nella redazione del Piano AIB le aree di interfaccia urbano-foresta vengano tenute in debita considerazione anche nel caso in cui i comuni non avessero realizzato il loro Piano di Emergenza e quindi con una pre-delimitazione delle stesse da parte del Parco Altrimenti egrave comunque opportuno realizzare la carta anche se incompleta con riportate le zone di interfaccia per i soli comuni che avranno fornito il proprio piano demergenza allEnte parco con relativo elenco dei Comuni adempienti Le aree di interfaccia urbano foresta richiedono interventi pianificatori particolari Infatti in questa zona il bosco puograve essere il veicolo per un incendio che potrebbe danneggiare insediamenti civili Si verifica anche la situazione contraria divenendo il bosco lrsquooggetto di trauma da parte di incendi originati dalle attivitagrave in ambienti urbanizzati Per tali motivi si ritiene opportuno disporre di unrsquoindagine che evidenzi la distribuzione e la concentrazione dellrsquointerfaccia

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In linea generale in tale interfaccia si deve assolutamente privilegiare la riduzione del rischio drsquoincendio rispetto anche alla conservazione di elementi strutturali e funzionali caratteristici del sistema forestale stesso Risulta quindi importante sia la definizione di interfaccia urbano foresta che la caratterizzazione tipologica della zone di interfaccia secondo la differenziazione delle tipologie di bosco in termini forestali e vegetazionali la differenziazione delle tipologie di combustibili la simulazione di comportamento del fronte di fiamma la stima della pericolositagrave specifica Al fine di assicurare la prevenzione AIB spettante allrsquoente parco saragrave cura di questrsquoultimo emanare un regolamento specifico rispondente alle esigenze di interventi selvicolturali per le zone di interfaccia giagrave identificate dai piani di emergenza ed anche per le zone di interfaccia non ancora delimitate attraverso una loro appropriata definizione con relativa tipologia compatibile con la realtagrave del parco LA ZONIZZAZIONE ATTUALE Con tale termine si intende linsieme delle indagini conoscitive direttamente mirate a comprendere le specificitagrave ambientali locali nei riguardi della difesa contro gli incendi boschivi di seguito riportate Per provvedere alla definizione del piano per la previsione prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi si deve indagare tutto il territorio dellarea protetta In particolare si ritiene che indipendentemente dalla dimensione dellrsquoarea si debba comprendere tutto il territorio nel contesto della pianificazione senza escludere zone in cui il problema sia meno intenso o trascurabile ma anzi considerando anche le porzioni di zone contigue eventualmente significative ai fini preventivi Questa scelta egrave motivata sia dalla comune valenza ambientale di tutte le zone che sono ritenute tali solo per essere comprese nella delimitazione a parco sia dalla necessitagrave di evitare la complicazione di sovrapporre in modo discontinuo sullrsquoarea del parco regole previste dalla legge che differenziano le zone comprese e le zone escluse dal piano Sulla base di tali informazioni si arriva a tracciare la zonizzazione dellrsquoarea soggetta al rischio Essa in linea di larga massima segue la frequenza di incendio e viene integrata da emergenze locali in funzione della loro sensibilitagrave al danneggiamento provocato dal fuoco oltre che dallrsquointensitagrave del fenomeno Poicheacute il piano di protezione contro gli incendi boschivi prevede interventi diversi distribuiti sul territorio in relazione a quanto precedentemente detto egrave necessario provvedere a zonizzare il territorio stesso in funzione delle problematiche causate dal passaggio del fuoco Eacute opportuno correlare le zone alla classificazione gerarchica del territorio e comunque (soprattutto in funzione della dimensione dellrsquoarea protetta) individuare parti omogenee per distribuire su di esse interventi altrettanto omogenei e proporzionati La zonizzazione quindi distingueragrave sul territorio una serie di realtagrave omogenee per problematiche pirologiche presenti allrsquoattualitagrave (zonizzazione attuale) Eacute importante segnalare questo principio in quanto lrsquoattuale uso del suolo puograve avere un ruolo molto significativo Per definire la zonizzazione attuale verranno analizzati i seguenti punti utilizzando i dati disponibili a scala adeguata

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Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio Si tratta delle informazioni necessarie per definire il quadro di riferimento in termini funzionali e strutturali in linea con i principi della ecologia del paesaggio In linea generale la conoscenza territoriale dovragrave basarsi sulla classificazione gerarchica del territorio ossia sulla individuazione dei sistemi sottosistemi ed unitagrave ambientali Sulla base delle conoscenze litologiche morfologiche floristiche faunistiche vegetazionali di uso del suolo e infrastrutturali egrave possibile riconoscere e qualificare in termini di suscettivitagrave agli incendi le diverse porzioni del territorio Fattori predisponenti Costituiscono lrsquoinsieme di variabili che con azione combinata consentono il verificarsi delle potenziali condizioni per lo sviluppo del fuoco Mentre infatti le cause determinanti sono nel nostro Paese e in generale in tutta lrsquoEuropa mediterranea legate direttamente o indirettamente alle attivitagrave antropiche i fattori predisponenti sono riconducibili alle variabili meteorologiche e topografiche e alle caratteristiche della biomassa bruciabile presente negli ambienti naturali In particolare la biomassa bruciabile egrave costituita dalla componente vegetazionale degli ecosistemi a cui nella protezione dagli incendi boschivi si fa spesso riferimento con il termine di combustibile forestale I fattori rilevanti per il rischio di incendio sono dunque molti e caratterizzati da forti interazioni Se in linea generale possono essere identificati gli elementi del territorio che hanno un ruolo significativo nel determinare la distribuzione spaziale del rischio con riferimento a specifiche realtagrave il peso di ogni singolo fattore puograve essere molto diverso e le interazioni giocano un ruolo chiave Si pensi ad esempio agli incendi dellarco alpino concentrati nel periodo invernale e primaverile per i quali un fattore fortemente limitante puograve essere la presenza della neve che non ha invece alcuna relazione con gli incendi negli ambienti mediterranei Negli ultimi anni grazie anche alla grande diffusione dei sistemi informativi geografici (GIS) e alla aumentata disponibilitagrave in forma digitale di dati georiferiti sono stati messi a punto vari metodi per la mappatura del rischio di incendio a partire da informazioni relative alle caratteristiche territoriali e alla distribuzione spaziale dei fattori influenti Per impostare lanalisi dei fattori predisponenti il rischio di incendio e quindi lanalisi del rischio derivato dalle variabili di predisposizione vanno affrontati i seguenti temi

- le componenti spaziale e temporale - le variabili di rischio negli esempi di zonizzazione del rischio di incendio reperibili in

letteratura le variabili impiegate sono solitamente riconducibili alle tre citate componenti di meteorologia topografia e combustibili

- le modalitagrave drsquointegrazione delle variabili di rischio In particolare un sistematico monitoraggio dei fattori meteo per la previsione del pericolo (direttamente implementata o mutuata da fonti regionali) e quindi la relativa individuazione dei periodi critici permette di modulare le attivitagrave di prevenzione e di adeguare le risorse AIB come lrsquoimpiego dei diversi sistemi di sorveglianza e di allertamento e del relativo personale disponibile (es pre-allertare il sistema di estinzione attivare diverse modalitagrave o intensitagrave di avvistamento avvisare la popolazione porre divieti ecc) Questo permette di abbassare la soglia di pericolo e contenere i costi per lrsquoAIB nei periodi meno critici Lanalisi contenuta nel piano su questo tema dovragrave consentire di definire almeno in termini generali degli scenari operativi di utilizzo

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NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

Cause determinanti Per cause determinanti si intendono gli aspetti che in una situazione definita da fattori predisponenti possono dar luogo allrsquoimmediato sviluppo ed alla propagazione del fuoco Le cause determinanti dovranno essere distinte in conformitagrave al Regolamento (CE) ndeg 80494 che classifica lrsquoorigine presunta di ciascun incendio secondo le seguenti quattro categorie

- incendio di origine ignota - incendio di origine naturale per esempio provocato dal fulmine - incendio di origine accidentale o dovuto a negligenza ossia la cui origine egrave connessa

allrsquoattivitagrave diretta o indiretta dellrsquouomo senza che questi abbia avuto lrsquointenzione di distruggere uno spazio forestale (collegamenti elettrici ferrovia opere pubbliche barbecue bruciature di stoppie sfuggite al controllo di chi ha acceso il fuoco etc)

- incendio di origine dolosa (volontaria) ossia provocato con lrsquointenzione deliberata di distruggere uno spazio forestale per qualsiasi motivo

In particolare egrave opportuno fare una approfondita analisi e conseguente cartografia di quelle infrastrutture giudicate connesse con le possibilitagrave di innesco come la viabilitagrave identificando nel contempo le fasce coassiali di varia larghezza a cui associare una certa incidenza di cause determinanti in funzione della distanza dalla strada stessa Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali Per rischio si intende la somma delle variabili che rappresentano la propensione delle diverse formazioni vegetali ad essere percorse piugrave o meno facilmente dal fuoco Il rischio come giagrave detto sopra egrave un fattore statico che caratterizza il territorio nellrsquoambito della zonizzazione attuale Il rischio puograve cambiare solo sul lungo termine e deve essere mantenuto distinto dal concetto di pericolo che egrave per definizione variabile nel tempo in relazione al verificarsi di piugrave fattori predisponenti Per la zonizzazione del rischio statico ci si dovragrave uniformare alla classifica approvata dallrsquoUnione Europea (c(93) ndeg 161993 integrata dalla SG (95) D220595 per il territorio italiano che prevede

- zone ad alto rischio zone il cui rischio permanente o ciclico di incendio di foresta minaccia gravemente lrsquoequilibrio ecologico la sicurezza delle persone e dei beni o contribuisce allrsquoaccelerazione dei processi di desertificazione

- zone a medio rischio le zone in cui il rischio di incendio di foresta pur non essendo permanente o ciclico puograve minacciare in misura rilevante gli ecosistemi forestali

- zone a basso rischio tutte le altre zone Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali Con questa indagine si evidenzia lrsquoinfluenza del vento sugli incendi Il vento egrave determinante per la diffusione e per il comportamento del fuoco e pertanto deve essere analizzato in tutte le sue componenti Eacute indispensabile individuare per ciascuna zona i ldquoventi pericolosirdquo nella loro tipologia predominante e in particolare egrave opportuno conoscere il tipo di rallentamento che la copertura forestale ha sugli stessi Infatti la tipologia e la distribuzione dei boschi hanno influenza sul rallentamento della velocitagrave del vento e consente di prevedere con sufficiente attendibilitagrave il comportamento del fuoco

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Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) Con questi parametri si giudica la cronologia e la caratterizzazione con cui si verificano gli incendi nellrsquoarea in esame unitamente alla incidenza che hanno sul territorio forestale Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura Su tutto il territorio su cui si estende il piano egrave indispensabile conoscere il tipo il carico e la distribuzione del combustibile che si identificano nelle tipologie di copertura forestale che rappresentano uno strumento fondamentale per la pianificazione di protezione contro gli incendi boschivi ed un importante elemento conoscitivo per limpiego di modelli di previsione del comportamento del fuoco DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO La pericolositagrave di incendio su un determinato territorio esprime la possibilitagrave del manifestarsi di incendi unitamente alla difficoltagrave di estinzione degli stessi La gravitagrave esprime le conseguenze che derivano alle coperture forestali in seguito al passaggio del fuoco Sia la pericolositagrave sia la gravitagrave da individuare per ciascuna zona omogenea del territorio hanno vari livelli e le relative soglie devono essere definite direttamente dal pianificatore LA PERICOLOSITAgrave La pericolositagrave saragrave quindi definita sulla base dellanalisi dei fattori ambientali (naturali ed antropici) In generale saranno considerati gli aspetti orografici quali quota esposizione dei versanti rugositagrave della superficie pendenza geomorfologia per valutare come il fuoco puograve diffondersi Verranno poi considerate le caratteristiche della vegetazione forestale quali la composizione floristica forme di governo e trattamento continuitagrave verticale ed orizzontale dei popolamenti densitagrave delle chiome altezze dendrometriche e altezze di inserzione delle chiome modelli di combustibile per risalire alle probabili caratteristiche del fronte di fiamma con particolare riferimento alla intensitagrave presenza quantitagrave e distribuzione della necromassa Infine si dovranno considerare le caratteristiche relative alle reti idriche e viarie alle infrastrutture civili Lrsquoarea di riferimento per lanalisi e la rappresentazione della distribuzione spaziale delle variabili indicate egrave di un ettaro anche se in casi di particolare interesse si potragrave adottare un dettaglio maggiore Tuttavia questrsquoultima scelta deve essere seguita solo in caso di effettiva necessitagrave Quindi lrsquoinsieme delle variabili riferite allrsquo area elementare di 1 ettaro esprime un ldquoprofilo di pericolositagraverdquo univoco che egrave relazionato allrsquoinsorgenza alla propagazione e alla difficoltagrave di controllo degli incendi Per aree vaste o per aree dove gli incendi sono piugrave frequenti e quindi vi egrave una significativa quantitagrave di dati si possono eventualmente predisporre modelli empirici di validitagrave locale In generale se non si ritiene di ricorrere alla costruzione di appositi modelli statistici si puograve ricorrere al procedimento di statistica multivariata della cluster analysis

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In tale modo si possono raggruppare aree con ldquoprofilo di pericolositagraverdquo simile e con riferimento al centroide di ciascun gruppo si potragrave avere il profilo di pericolositagrave ldquotipordquo da attribuire a ciascuna situazione omogenea In ogni area omogenea saragrave indispensabile realizzare delle simulazioni del probabile comportamento del fuoco con i modelli di previsione in grado di fornire indicazioni su probabile intensitagrave velocitagrave di avanzamento tempo di residenza altezza e lunghezza di fiamma Le simulazioni saranno riferite alle condizioni generali che informano sulla tipologia di incendio da considerare poicheacute maggiormente caratterizzante la zona Queste variabili sono strettamente legate al danno sofferto dalla copertura forestale e alla possibilitagrave di lotta In modo particolare lrsquointensitagrave lineare piugrave avanti definita informa sulla possibilitagrave di attacco diretto Questo egrave lrsquoattacco che permette di minimizzare i danni e che tuttavia puograve essere applicato solo a certe condizioni di intensitagrave lineare del fronte di fiamma Se queste non si verificano diviene necessario ricorrere ad altre tecniche di estinzione decisamente piugrave traumatiche per la copertura forestale quali labbattimento di porzioni di bosco Pertanto la conoscenza di dove sia fisicamente possibile adottare le migliori soluzioni egrave per un parco una tappa irrinunciabile Ipotizzando scenari meteorologici prestabiliti (vedi anche i ldquofattori predisponentirdquo) con lrsquouso dei modelli di previsione del comportamento del fuoco potragrave essere prodotta una carta del comportamento atteso delleventuale fronte di fiamma LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO La gravitagrave reale esprime le variazioni che gli incendi boschivi causano nellrsquoambiente con il quale interagiscono In questa fase della pianificazione si tratta di esprimere il conflitto tra gli effetti negativi del potenziale incendio e la funzione attesa dal sistema ambientale nella sua complessitagrave strutturale e funzionale In modo particolare nei parchi poicheacute non egrave verosimile proporre una pianificazione che elimini nel periodo di validitagrave tutti gli incendi deve essere proposta una serie di provvedimenti che possa contenerne gli effetti negativi In questo contesto egrave utile introdurre il concetto di ldquoimpatto attesordquo che verragrave definito nelle diverse zone come insieme di

- intensitagrave attesa del fronte di fiamma da cui discende la forza distruttiva potenziale dellrsquoincendio

- effetto atteso del fuoco nei confronti della resistenza e della resilienza dei popolamenti forestali Questa informazione esprime la vulnerabilitagrave dellrsquoecosistema nei confronti del fuoco e lrsquoentitagrave del disturbo che questo egrave in grado di sopportare

- impatto nelle diverse zone dellrsquoarea protetta con i diversi livelli di tutela da cui discende la valutazione dellrsquoimportanza e del servizio atteso attribuito alle diverse formazioni minacciate dal fuoco Il peso dei livelli di tutela egrave relativo in quanto va sempre correlato con la relativa suscettivitagrave allrsquoincendio della tipologia in esame Si puograve infatti avere una riserva integrale per una zona umida e una tutela inferiore per un bosco rado di roverella in esposizione meridionale Saragrave senza dubbio questo secondo aspetto ad essere sottoposto al massimo delle attenzioni possibili

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Concretamente quindi limpatto attesordquo saragrave derivato dalla combinazione dei seguenti tre fattori a) Intensitagrave attesa gli effetti del fuoco sono legati al suo comportamento Lrsquointensitagrave lineare (quantitagrave di calore emanata nellrsquounitagrave di tempo per unitagrave lineare di fronte di fiamma) egrave il parametro maggiormente correlato agli effetti del fuoco e puograve determinare conseguenze da molto limitate a gravissime sullrsquoecosistema Si ritiene di proporre la valutazione del livello di impatto con un punteggio compreso tra 1 (molto basso) e 5 (molto alto) A partire da questa configurazione allrsquointensitagrave attesa del fronte di fiamma egrave stato attribuito un impatto atteso secondo quanto di seguito indicato

Intensitagrave attese (kWm) Impatto attesolt400 1

400-800 2800-1600 31600-3200 4

gt3200 5 b) Effetto atteso sulla tipologia vegetazionale leffetto( o impatto) atteso sulla copertura forestale ed in generale sullrsquoambiente del parco dipende dallintensitagrave dallrsquoestensione dellrsquoincendio ma in gran parte dalla vulnerabilitagrave della vegetazione e in particolare dalla sua resilienza e resistenza Queste caratteristiche devono essere evidenziate con indagini puntuali basate sullrsquoecologia forestale e sulla selvicoltura Si propone di valutare lrsquoimpatto atteso assegnando alle diverse formazioni punteggi compresi da 1 a 5 c) Impatto nelle diverse zone dellarea protetta relativamente allrsquoimpatto atteso degli incendi nelle diverse zone protette si dovragrave procedere ad una caratterizzazione differente Gli interventi dovranno essere modulati in funzione delle differenti finalitagrave del parco considerando quanto previsto dalla L 39491 che indica diversi gradi di protezione (A) riserve integrali (in cui lambiente naturale egrave conservato nella sua integritagrave) (B) riserve generali orientate (con forti limitazioni nella realizzazione di nuove opere o di trasformazione del territorio in cui possono essere consentite utilizzazioni produttive tradizionali e i servizi connessi) (C) aree di protezione (nelle quali possono ammettersi attivitagrave agrosilvopastorali nei limiti fissati dallente parco) (D) aree di promozione economica e sociale (in cui sono ammesse attivitagrave piugrave intensive e azioni di valorizzazione economica culturale e sociale coerenti con le finalitagrave del parco) Nellrsquoambito dei differenti livelli di protezione per definire i livelli di impatto si faragrave riferimento ai caratteri con cui gli incendi sono maggiormente in conflitto tenendo sempre ben presente la naturale predisposizione al rischio drsquoincendio delle diverse formazioni La zonazione per gradi di protezione naturalistica del parco (A B C e D ove esiste ed 1 e 2 negli altri casi) egrave una macro zonizzazione vista lestensione relativamente grande di ogni zona rispetto alle diverse tipologie morfologiche e vegetazionali interne ad ognuna di esse pertanto si ritiene che tale zonazione non abbia una diretta rilevanza sul comportamento del fuoco bensigrave determini una diversa considerazione sulle prioritagrave dintervento data la diversa valenza naturalistica Quindi si ritiene di valutare limpatto atteso da 1 a 4 rispettivamente per le zone D C B e A e da 2 a 3 rispettivamente per le zone 2 e 1

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La combinazione delle tre variabili considerate realizzata per semplice somma dei relativi punteggi di impatto parziale assegnando quindi uguale peso al contributo delle diverse componenti Il punteggio derivante dalla somma verragrave quindi segmentato in classi secondo la seguente tabella

Punteggio di impatto Classe di impatto 3-6 Basso 7-9 Medio 10-12 Alto 13-14 Molto Alto

ZONIZZAZIONE DI SINTESI Avvalendosi delle elaborazioni precedenti il territorio viene suddiviso in aree omogenee che indicano rispettivamente la pericolositagrave e la gravitagrave reale dincendio Il passo successivo della pianificazione a fini di protezione della zona contro gli incendi non puograve prescindere dal considerare ambedue i parametri valutati unitamente e in modo sintetico Pertanto per ciascuna area la conoscenza della pericolositagrave e della gravitagrave che tiene conto di tutti i parametri pirologici ponderati precedentemente consentiragrave di avere una situazione pirologica complessiva mediante unoperazione di intersezione spaziale delle aree omogenee definite dalla pericolositagrave e dalla gravitagrave dincendio ottenendo aree omogenee per entrambi questi due parametri LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO La prioritagrave degli interventi di prevenzione diretta saragrave accordata in funzione della combinazione dei valori di gravitagrave e pericolositagrave di ogni zona omogenea Tuttavia puograve accadere che nel territorio dellarea protetta vi siano piugrave zone di pari valore di gravitagrave e pericolositagrave In previsione di tale evenienza disponendo dei dati sufficienti si prevede di ricorrere al concetto del tempo di rotazione Il tempo di rotazione viene definito come il rapporto tra la superficie boscata dellrsquoarea e la superficie boscata media annua percorsa della stessa area Il reciproco di questo rapporto puograve essere visto come tempo di ritorno (numero di anni necessari affincheacute la stessa superficie venga nuovamente interessata dallrsquoincendio) oppure periodo di tempo necessario affincheacute tutta la superficie boscata dellrsquoarea venga percorsa dal fuoco ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI La legge 35300 in materia di incendi boschivi nasce dalla diffusa convinzione che lrsquoapproccio piugrave adeguato per perseguire la conservazione del patrimonio boschivo bene insostituibile per la qualitagrave della vita sia quello di promuovere ed incentivare le attivitagrave di previsione e di prevenzione anzicheacute privilegiare la fase emergenziale legata allo spegnimento degli incendi Nellattuale impostazione del piano egrave necessario realizzare unorganica gestione degli interventi e delle azioni mirate a mitigare le conseguenze degli incendi Tale impostazione comporta che si accetti che il fuoco possa percorrere parte del territorio posto a protezione In tale caso si definiscono precisi limiti di comportamento del fuoco e di estensione totale Questimpostazione comprende un concetto applicabile per lo piugrave ad area vasta e quindi di livello regionale Lrsquoobiettivo del piano delle aree a parco deve basarsi sullrsquoapplicazione del criterio della ldquoriduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocordquo da realizzare per tappe successive tendendo a raggiungere il contenimento totale se possibile

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La riduzione attesa di superficie percorsa egrave comunque un obiettivo parziale di cui si deve verificare la concreta realizzabilitagrave nel periodo di validitagrave del piano Le linee di pianificazione devono essere stabilite e mantenute valide nella loro impostazione per un periodo sufficiente a valutarne i risultati Detto periodo viene previsto indicativamente tra 3 e 5 anni Lrsquoimpostazione pluriennale non esclude le revisioni annue di cui alla L 3532000 che per le aree protette devono avere soprattutto lrsquoobiettivo di controllo dei risultati delle azioni preventive A tale fine egrave indispensabile fare riferimento alle zone omogenee precedentemente descritte collocando in esse gli interventi in funzione dellrsquoimpatto atteso Integrano gli interventi assegnati alle singole zone omogenee gli interventi generali che estendono la loro efficacia su tutto il territorio del parco Per la realizzazione di quanto sopra egrave opportuno avvalersi dei seguenti elementi Definizione degli obiettivi Gli obiettivi da perseguire per la protezione di unrsquoarea protetta contro gli incendi devono essere assai rigorosi e strettamente connessi con gli obiettivi specifici per i quali si egrave costituita lrsquoarea protetta In generale lrsquoobiettivo si concretizza con la superficie percorsa dal fuoco massima accettabile Definizione dellimpatto accettabile per area omogenea e per tipologia forestale Ogni area omogenea puograve sopportare un impatto che egrave deciso dal pianificatore La variabilitagrave di situazioni non permette di fornire delle indicazioni generali infatti si puograve spaziare da livelli dimpatto nulli ad elevati In funzione del livello dimpatto accettato cambiano molto lrsquoimpegno e i costi per rispettarlo Esigenze di protezione e tipologie dintervento nelle aree omogenee Questa fase consiste nellrsquoassegnazione delle tipologie dintervento di contenimento del fuoco alle differenti zone omogenee Sulla base dellrsquoobiettivo relativo alla zona omogenea si stabilisce quali siano gli interventi da realizzate per raggiungerlo Gli interventi saranno distribuiti tra prevenzione ed estinzione impiegando tutti i possibili mezzi e tecniche Questa fase egrave assai delicata poicheacute comporta lrsquoinserimento di un provvedimento in una situazione dovendone prevedere i risultati Definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile La superficie percorsa dal fuoco massima accettabile per ogni zona omogenea egrave una parte fondamentale del piano e puograve essere determinata anche con procedimenti di simulazione di comportamento del fronte di fiamma nelle varie situazioni tipo riscontrate nella realtagrave del territorio La definizione della superficie percorsa massima deve essere correlata anche con le diverse caratteristiche di recupero spontaneo della vegetazione stessa La conoscenza della resilienza e della tempistica del recupero dovranno entrare operativamente nel modello finalizzato alla definizione della ldquosuperficie percorsa massima accettabilerdquo Per unrsquoarea naturale protetta che assume dimensioni ampie (come alcuni Parchi Nazionali) serve una specifica successione di tappe pianificatorie Nel caso specifico essendo tali aree protette costituite per la salvaguardia di particolari situazioni ambientali o per la conservazione di certe popolazioni si dovragrave in prima istanza valutare il danno potenziale in relazione a tale obiettivo e quindi successivamente si dovragrave cercare di limitare al massimo il valore della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile considerando sempre che esso egrave inversamente proporzionale ai costi

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Definizione della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco Questa grandezza strettamente collegata alla precedente definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile ne rappresenta una tappa parziale da adottare in caso in cui non sia possibile raggiungere nel periodo di validitagrave del piano il valore desiderato PREVENZIONE Con tale termine si intende lattivitagrave a contrasto dei fattori predisponenti anche solo potenziali delle cause determinanti linnesco e lo sviluppo di incendi boschivi nelle aree e nei periodi a rischio Nel piano saranno previste tutte le possibili attivitagrave preventive finalizzate a rendere meno probabili gli incendi piugrave contenuti i parametri di comportamento e piugrave facile lrsquoestinzione ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI In questo capitolo del piano si provvederagrave alla definizione degli interventi che si devono realizzare per ogni area omogenea determinata a seguito delle indagini e delle zonizzazioni attuale e degli obiettivi Gli interventi devono essere dapprima descritti nelle loro caratteristiche generali e quindi precisamente determinati nellintensitagrave tipologia e collocazione solo sulla base delle risultanze delle precedenti zonizzazioni e del monitoraggio annuale Inoltre gli interventi devono essere economicamente quantizzati ovvero nel periodo di validitagrave del piano devono essere identificate le risorse economiche ad essi destinate (scheda tecnico-economica) ed i tempi di realizzazione previsti (crono-programma) Alcuni interventi sono di carattere generale non sono cioegrave assegnati a priori alle singole aree omogenee in quanto aventi una ricaduta su tutto il territorio e non necessitano pertanto di essere localizzati puntualmente in sede di pianificazione Tra questi egrave prevista la prevenzione indiretta cioegrave lrsquoattivitagrave che consente di portare a conoscenza della cittadinanza le problematiche legate agli incendi boschivi affincheacute siano adottati comportamenti piugrave prudenti La funzione dellattivitagrave indiretta egrave diminuire le cause antropiche determinanti linnesco degli incendi Si possono evidenziare due fasi della sunnominata prevenzione una a lungo e una a breve termine La prima egrave composta dallinsieme delle attivitagrave miranti a creare una coscienza della cittadinanza in modo da evitare comportamenti che possano innescare incendi Quella a breve termine (piugrave importante) si configura come informazione mirata alla cittadinanza in genere relativa al grado di pericolo esistente al momento attuale Per la prevenzione indiretta a lungo termine saranno necessarie campagne dinformazione oltre alla diffusione di pubblicazioni per introdurre elementi di sensibilizzazione a diverse fasce di pubblico e soprattutto ai fruitori dellarea protetta Per la prevenzione indiretta a breve termine si propone di introdurre una cartellonistica dinamica per segnalare ogni giorno il grado di pericolo dincendio ottenuto dallapposito dispositivo di previsione Strettamente collegato alla prevenzione indiretta dovragrave essere definito il flusso informativo utile a raggiungere la popolazione Questattivitagrave prevista dallart6 della l35300 egrave sotto la responsabilitagrave delle Regioni e deve portare la popolazione a conoscenza dei vincoli e dei divieti dei danni procurabili dal fuoco delle norme comportamentali da tenere in caso di incendio e dei riferimenti per la segnalazione urgente di eventuali focolai

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TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI La descrizione della tipologia degli interventi e quindi la loro localizzazione e quantificazione economica attraverso un apposito programma di interventi e la sua sintesi nella ldquoscheda tecnico-economicardquo risulta importante per una concreta pianificazione e per il successivo monitoraggio VIABILITAgrave Risulta necessario attuare sistematicamente un piano degli interventi di ripulitura delle vie di comunicazione statisticamente soggette ad insorgenza incendi possibilmente attuati con tempistica e modi tali da non comportare laccumulo di biomassa secca e pagliosa sui bordi stradali VIABILITAgrave OPERATIVA Essa egrave intesa come lrsquoinfrastruttura che consente il raggiungimento dei luoghi dove si manifesta il fuoco Si tratta di viabilitagrave forestale la cui progettazione e realizzazione presenta aspetti delicati Infatti non egrave possibile ipotizzare di raggiungere tutti i luoghi forestali con automezzi Neacute puograve essere ipotizzato di estendere la rete viaria unicamente a tale fine Pertanto la dimensione di questa infrastruttura deve tenere conto in modo rigoroso della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocoLa viabilitagrave e lrsquoaccesso sono previste dallrsquoart 3 comma 3 lettera i) della L 3532000 Puograve accadere che si evidenzi una carenza di collegamento ed in tale caso si faragrave ricorso ad un servizio di elicotteri limitando il piugrave possibile il disturbo allambiente naturale Di seguito sono riportate alcune indicazioni operative di massima

1) nel caso di realizzazioni di strade queste potranno essere unidirezionali poicheacute la densitagrave di traffico saragrave molto limitata tuttavia dovranno essere previste frequenti piazzole di scambio per landata e il ritorno dei mezzi che saranno distanti non piugrave di 400 m lrsquouna dallrsquoaltra

2) importantissimo nelle aree protette egrave anche il momento della regolamentazione dellrsquoaccesso e dellrsquouso della viabilitagrave a scopi diversi (utilizzazioni ricreazionehellip)

VIALI TAGLIAFUOCO Queste infrastrutture realizzabili con varie tipologie costruttive sono strettamente collegate alla dimensione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e alle modalitagrave di estinzione previste dal Piano per lrsquoarea in esame Infatti la tecnica di estinzione adottata egrave strettamente collegata al tipo di viale realizzato I viali tagliafuoco sono interventi di prevenzione realizzabili con diversi criteri progettuali si distinguono in passivi e attivi I viali passivi non richiedono lintervento da parte delle squadre ma determinano profonde trasformazioni sul territorio e quindi non compatibili con le aree protette- I viali tagliafuoco attivi operano unicamente un rallentamento del fronte di fiamma e necessitano di interventi di estinzione Quindi il viale non egrave progettato per fermare lincendio ma per rallentarlo e contenerlo entro limiti dintensitagrave molto bassi Eacute comunque essenziale inserire criteri di natura ecologica capaci di valutare gli effetti diretti ed indiretti di tale ldquoframmentazionerdquo Si tratta di un problema complesso che da una parte non puograve eliminare i viali tagliafuoco ma puograve contribuire a tenere sempre presenti gli impatti e le ricadute sul sistema ecologico nella sua complessitagrave essendo tali interventi senza dubbio utili per limitare i danni

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degli incendi Nel parco si ricorreragrave esclusivamente ai viali tagliafuoco di tipo attivo verde e alle tende tagliafuoco attive In generale si prevede che i viali attivi debbano contenere lintensitagrave lineare del fronte di fiamma sempre al di sotto dei 400 kWm dove si opera con attacco diretto a terra da parte di squadre con attrezzature manuali Dove si ritiene necessario intervenire con mezzi meccanici lintensitagrave lineare che il viale deve poter contenere egrave di 800 kWm mentre dove intervengono mezzi aerei egrave di 1200 kWm APPROVVIGIONAMENTO IDRICO Lrsquoapprovvigionamento idrico egrave realizzato attraverso una rete di punti di rifornimento fissi o mobili che devono essere configurati in relazione a tutti gli altri interventi di prevenzione diretta ed alle componenti del servizio di estinzione Deve essere realizzato con sistemi di basso impatto ambientale e in particolare evitando la costruzione di invasi in cemento Si ritiene di dover ricorrere a invasi di piccola capacitagrave smontabili e asportabili Risulta quindi assai importante assicurarne una corretta collocazione La distribuzione degli invasi sul territorio le loro caratteristiche costruttive e capacitagrave sono funzione dei mezzi previsti per lo spegnimento

- rifornimento degli elicotteri di tipo leggero - rifornimento dei mezzi a terra

Ogni punto di rifornimento idrico egrave riferito ad unarea servita da una squadra per lo spegnimento in fase di intervento a partire dal punto acqua In base a questo criterio cambieranno sia larea servita sia la capacitagrave di invaso per soddisfare i differenti mezzi e le tecniche di intervento legate agli scenari in cui si opera PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI Nelle aree protette luso degli elicotteri deve essere previsto in modo assai piugrave intenso rispetto a quello del resto del territorio Infatti con questo mezzo si possono servire le zone con scarsa viabilitagrave realizzando sia il trasporto di squadre sia parte dellestinzione Questaspetto egrave assai importante per evitare la costruzione di strade per lestinzione Occorre considerare quindi la necessitagrave di piazzole di atterraggio per realizzare le condizioni atte a raggiungere tutte le zone comprese nei parchi nel tempo massimo di 10 di volo Esse sono aree piane orizzontali o leggermente inclinate senza ostacoli per il volo nella zona circostante di area circolare di almeno 20m di diametro dotate di rifornimento idrico e collegamento viario La densitagrave di collocazione saragrave in rapporto al tipo di scenario Si daragrave prioritagrave alle piugrave elevate classi di impatto a partire dagli scenari di collina interna con eventi estivi e di montagna interna con eventi invernali PREVENZIONE SELVICOLTURALE Si tratta della prevenzione diretta piugrave efficace conosciuta anche se purtroppo non la piugrave diffusa Si realizza con varie attivitagrave di tipo selvicolturale attuate e dimensionate in funzione del comportamento previsto del fronte di fiamma Il progetto di questo tipo di prevenzione si attua sulla base della distribuzione dei popolamenti forestali erbacei ed arbustivi in armonia con le norme previste dai piani di gestione eventualmente presenti dellrsquoimpatto accettabile della superficie percorsa dal fuoco

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massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e del comportamento previsto dellrsquoincendio Per questrsquoultimo egrave opportuno avvalersi di modelli matematici di previsione La prevenzione diretta selvicolturale mira a sottrarre dal potenziale combustibile vegetale la quota parte di carico non assorbibile con lrsquoestinzione Nelle aree protette questo tipo di prevenzione si deve ovviamente ben raccordare con gli obiettivi in termini di conservazione della biodiversitagrave e la tendenza ad avere cenosi forestali e boschi vetusti capaci di far emergere nel modo migliore lrsquoeccezionale complessitagrave funzionale del sistema foresta Rinaturalizzazione delle cenosi di derivazione antropica armonizzazione delle strutture verifica degli ordinamenti presenti (fustaie cedui boschi non ordinariamente gestiti boschi di neoformazione formazioni lasciate alla libera evoluzione) e identificazione delle eventuali azioni di riordino bioecologico sono i criteri guida da seguire assieme allrsquoimpatto atteso e alla riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco IL FUOCO PRESCRITTO Lrsquoapplicazione del fuoco prescritto in unrsquoarea protetta puograve apparire contraddittoria tuttavia nei parchi cosigrave come nelle riserve sono frequenti popolazioni arboree artificiali o situazioni ambientali particolari in cui il fuoco oltre a ridurre il carico di combustibile puograve favorire la rinaturalizzazione (fuoco come fattore ecologico) o il mantenimento dellrsquoambiente risultante da secolare gestione antropizzata Alcuni ambienti seppur mantenuti da unrsquoazione perturbante sono ormai consolidati e facenti parte della tradizione paesaggistica e della memoria collettiva Pertanto nelle aree protette questo tipo di prevenzione non deve essere esclusa aprioristicamente ma puograve ben raccordarsi con gli obiettivi sia di prevenzione che di conservazione della biodiversitagrave FORMAZIONE La formazione del personale egrave indispensabile per lrsquoefficacia di tutte le attivitagrave Pur con differenti livelli di approfondimento deve rivolgersi ai progettisti delle opere di prevenzione ai coordinatori delle operazioni di spegnimento agli operatori addetti allrsquoestinzione Le funzionalitagrave di tutti gli strumenti in dotazione devono essere conosciute da coloro che attuano il coordinamento operativo con particolare riferimento alle modalitagrave di impiego dei Sistemi di Supporto alle Decisioni e dei modelli di simulazione di comportamento del fronte di fiamma Agli operatori professionali e volontari saragrave opportuno fare conoscere i dispositivi di sicurezza operazionale e di protezione individuale che devono essere utilizzati e tutti gli aspetti teorico - pratici delle varie tecniche di estinzione PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO Descrizione degli interventi di prevenzione AIB necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc)

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LOTTA ATTIVA Le principali attivitagrave di lotta attiva da prevedere con la pianificazione sono le seguenti SORVEGLIANZA Attivitagrave di controllo del territorio da attuare quando il livello degli indici di previsione del pericolo di incendio supera una prevista soglia di attenzione con allertamento da apposite strutture di analisi meteo collegate allrsquoEnte Parco o da strutture alternative autonome come mini stazioni meteo locali (vedi ldquofattori predisponentirdquo) Puograve essere organizzato un servizio di controllo che avverte la popolazione del livello del pericolo del momento Ciograve egrave particolarmente valido in aree assai frequentate e di alto pregio ambientale AVVISTAMENTO Consiste nellrsquoattivitagrave di individuazione diretta dei focolai realizzata da terra sia con mezzi mobili che fissi oppure dallrsquoaria Si ritiene che questattivitagrave che puograve essere realizzata con varie tecniche debba essere applicata sul territorio rigidamente in conseguenza delle analisi che evidenziano la vulnerabilitagrave della copertura forestale e lrsquoimpatto accettabile Inoltre deve essere strettamente collegato alla previsione del pericolo ed entrare in funzione solo al superamento di soglie precisamente definite per ogni area omogenea Lavvistamento egrave da intendersi come un servizio collocato a valle della previsione del pericolo Tanto piugrave questrsquoultima saragrave affidabile ed efficace tanto minore potragrave essere limpatto della struttura di avvistamento Nelle aree protette deve in genere essere preferito allrsquoavvistamento con postazioni fisse quello basato su pattugliamento sia da terra sia con aerei Anche i luoghi da osservare e quindi il tragitto che deve essere coperto dagli osservatori deve essere definito in sede progettuale sulla base di consolidate metodologie messe a punto per evidenziare le aree che meritano di essere maggiormente poste sotto controllo Nei casi in cui si fosse ritenuto necessario ricorrere ad impianti fissi qualora vi siano le condizioni di elevato pregio in zone ad alto rischio e laddove sia possibile ospitarli senza ricorrere a costruzioni di elevato impatto visivo si ritiene che sia utile impiegare dispositivi con controllo remoto ALLARME La definizione dellrsquoallarme avviene a seguito di segnalazione di evento avvistato La segnalazione puograve pervenire da parte del servizio di avvistamento oppure da cittadini che avvisano tramite canali di comunicazione appositamente pubblicizzati Con lrsquoallarme si mettono in moto le operazioni di intervento Per tale motivo lrsquoallarme deve essere emanato solo da una struttura autorizzata e comunque a conoscenza del livello di pericolo dellrsquoarea interessata del momento e delle forze che possono essere fatte intervenire COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE Si ritiene che presso il parco debba essere realizzato un ldquopunto di coordinamentordquo Detto punto di coordinamento pur essendo autonomo deve essere in contatto diretto con le Sale Operative Unificate Permanenti (SOUP) previste dallrsquoart 7 della L 3532000 per lo svolgimento della lotta attiva Deve essere quindi assicurato il collegamento tra il livello centrale (Regione) e quello locale (area protetta) Questrsquoultimo deve essere messo nelle condizioni di ricevere e dare le informazioni e lrsquoappoggio tecnico

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per le operazioni che derivano dal lavoro fatto in sede centrale da personale esperto e possibilmente con Sistemi di Supporto alle decisioni di cui ogni sala operativa dovrebbe essere dotata Si dovranno organizzare le procedure operative da seguire nelle differenti situazioni ed applicando le differenti tecniche di estinzione noncheacute il collegamento dellrsquoattivitagrave operativa svolta da diverse Regioni in caso di parco nazionale interregionale Dette procedure sono legate alle disposizioni regionali Qualora non fossero ancora stabilite il piano deve proporle con la finalitagrave di realizzare le migliori condizioni per rendere efficaci le differenti azioni di lotta intraprese Il coordinamento operativo e le procedure seguite nellrsquoarea protetta vanno descritte nella relazione del piano AIB in particolare la procedura di allarme in coordinamento con le competenti strutture regionali e sub regionali la procedura in caso di focolaio (da spegnere prima possibile con le risorse disponibili in loco) e quindi in caso di incendio vero e proprio le procedure operative specifiche per lrsquoutilizzo di mezzi e altre risorse AIB disponibili in loco

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PARTI SPECIALI DEL PIANO RICOSTITUZIONE BOSCHIVA Nel piano delle aree protette deve essere dedicata particolare attenzione alla ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco La parte del Piano finalizzata alla ricostituzione si basa sulla conoscenza funzionale e strutturale delle diverse tipologie presenti nel territorio In particolare tiene conto delle caratteristiche sindinamiche (serie di vegetazione) e del confronto tra eterogeneitagrave spaziale reale e eterogeneitagrave potenziale Solo il riferimento al modello neutrale (eterogeneitagrave potenziale o carta della vegetazione potenziale) offre un criterio valido per valutare la situazione reale e consente di ricostruire modelli dintervento non teorici ma strettamente collegati alla potenzialitagrave del territorio confrontato con lrsquoattuale uso del territorio stesso Anche in questo caso pertanto si dovragrave fare riferimento ai documenti di base con i quali abbiamo prodotto la classificazione gerarchica del territorio Il confronto cartografico tra attuale uso e situazione potenziale fornisce una base molto concreta di valutazione delle possibilitagrave di ricostituzione a scala territoriale Saragrave successivamente essenziale definire i singoli modelli di ricostituzione applicati alle diverse tipologie vegetazionali La conoscenza di tali modelli (serie di vegetazione) consente di valutare la congruitagrave tipologica anche di stadi degradati (vedi per esempio i cespuglieti) e contribuisce notevolmente alla pianificazione degli interventi Nella pianificazione degli interventi si dovragrave prendere sempre in considerazione la possibilitagrave di non intervenire con impianti diretti Uno degli elementi essenziali nel processo di valutazione che conduce al progetto di ricostituzione egrave indubbiamente la situazione della risorsa suolo Nel caso di scarsa frequenza senza perdita di suolo egrave facile far prevalere il criterio di basso intervento Nel caso invece di perdita della risorsa suolo lrsquointervento dovragrave essere finalizzato prevalentemente alleliminazione di questo rischio mediante la messa a dimora di specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione in oggetto capaci di eliminare in tempi brevi la perdita di suolo Lrsquoattivitagrave da svolgere deve essere definita da una apposita analisi svolta a livello regionale con cui si individuano le aree prioritarie di intervento La ricostituzione si affronta correttamente solo in un contesto generale di pianificazione ecologica e forestale individuando per tutto il territorio a parco i differenti effetti degli incendi avvenuti e la dinamica della ricostituzione spontanea Gli interventi di ricostituzione che si prevederagrave di adottare verranno modulati in funzione di tutte le caratteristiche ambientali e nel rispetto della multifunzionalitagrave della copertura forestale Per poterli definire e soprattutto distribuire correttamente nellrsquoarea a parco si devono prevedere le seguenti analisi

- analisi della possibilitagrave di ricostituzione spontanea anche in funzione di Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) e Fire regime (frequenza intensitagrave stagione)

- definizione di criteri e modalitagrave di intervento per la ricostituzione - definizione di zone prioritarie di intervento - definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipologia e per ogni area

omogenea in funzione delle serie di vegetazione e delle unitagrave di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio

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IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

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49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

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EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

102

PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

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  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI22 TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI23 VIABILITAgrave 23 VIABILITAgrave OPERATIVA23 VIALI TAGLIAFUOCO 23 APPROVVIGIONAMENTO IDRICO24 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI 24 PREVENZIONE SELVICOLTURALE24 IL FUOCO PRESCRITTO 25 FORMAZIONE25 PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO25

LOTTA ATTIVA 26 SORVEGLIANZA 26 AVVISTAMENTO26 ALLARME 26 COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA

ESTINZIONE 26 PARTI SPECIALI DEL PIANO 28

RICOSTITUZIONE BOSCHIVA28 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO 29 STIMA DEI DANNI29

MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE 31 MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI 31

FONTI WEB32 FONTI BIBLIOGRAFICHE 32

TABELLA DI SINTESI 33

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NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

PREMESSA In attuazione dellrsquoart 3 della Legge 21 novembre 2000 n 353 sono state emanate con Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri ndash Dipartimento della Protezione Civile pubblicato su GU del 2622002 SG n 48 le linee guida per la redazione del ldquoPiano regionale per la programmazione delle attivitagrave di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivirdquo La stessa legge allrsquoart 8 comma 2 prevede un apposito ldquopiano per i parchi naturali e le riserve naturali dello Statordquo che andragrave a costituire una sezione del suddetto piano regionale Si precisa che le indicazioni di seguito esposte prendono in considerazione le direttive della legge quadro 3532000 e delle Linee Guida sopra citate emanate con Decreto del Dipartimento della Protezione Civile del 20 dicembre 2001 ma non le indicazioni delle varie leggi regionali che possono differire tra loro e che saranno soggette a future variazioni per adeguamento alla suddetta L 3532000 Quindi il piano di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi di ogni area protetta statale si atterragrave alle linee guida per il piano regionale sopra richiamate calate nel proprio ambito territoriale e data la specificitagrave del problema incendi boschivi in tali aree (riconosciuta dalla legge 3532000) per la loro connotazione naturalistica piugrave complessa di quella del rimanente territorio dovragrave attenersi anche alle direttive tecnico scientifiche oggetto del presente documento di seguito riportate in dettaglio Infatti nelle aree protette vi sono delle specifiche emergenze naturalistiche per le quali egrave stata proposta ed istituita lrsquoarea e la loro salvaguardia egrave lrsquoelemento cardine dellrsquoistituzione stessa Peraltro gli obiettivi prioritari delle linee guida per il piano regionale mirati piugrave ad evitare per quanto possibile che a contenere gli incendi boschivi sono ancor piugrave condivisibili nelle aree naturali protette In particolare la sensibilizzazione dei residenti a tutti i livelli socio economici e di etagrave il coinvolgimento diretto degli stessi nella difesa dagli incendi boschivi soprattutto nella prevenzione ed ove possibile anche nella lotta attiva attraverso forme e modalitagrave localmente ritenute le piugrave idonee (es volontariato incentivato sui risultati ottenuti a fine stagione critica coinvolgimento dei pastori nella sorveglianza ecc) sono sempre auspicabili Considerata la delicatezza della problematica gestionale del sistema di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi in ambiti territoriali interessati da piugrave enti si ritiene doveroso evidenziare qui in premessa alcuni semplici ma importanti elementi di funzionalitagrave dello stesso I destinatari del presente documento sono gli Enti gestori di tutti i Parchi Nazionali (PN) che sono tenuti alla redazione ed applicazione di un proprio piano di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi (piano AIB) Questo deve comprendere il territorio di eventuali Riserve naturali statali interne al parco i cui gestori sono tenuti a fornire ogni documentazione tecnico-scientifica in loro possesso utile al piano AIB del parco Lrsquoente gestore di aree protette statali nel rispetto della propria autonomia istituzionale si organizzeragrave autonomamente con una propria pianificazione AIB mirando soprattutto ad ottimizzare il proprio sistema di previsione e prevenzione integrandosi e coordinandosi con il corrispondente sistema regionale in particolare per lotta attiva

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La funzionalitagrave dellrsquointero sistema regionale ed in alcuni casi interregionale impone la chiarezza della gerarchia operativa da concordare in via prioritaria indispensabile soprattutto per la ottimizzazione della lotta attiva in situazioni di emergenza In tal senso come peraltro giagrave indicato nelle suddette linee guida per ogni ambito territoriale deve essere individuata la figura del coordinatore nella fattispecie allrsquointerno delle aree protette statali tale figura viene concordata fra lrsquoEnte gestore dellrsquoarea protetta lae Regionei interessatae ed il Corpo Forestale competente anche in base alla specifica situazione organizzativa in loco dei rispettivi servizi di protezione contro gli incendi boschivi degli stessi enti sopra indicati Allrsquointerno dellrsquoarea protetta il coordinatore dovragrave rispettare le prioritagrave dintervento dettate dalla relativa pianificazione fatte salve le prioritagrave di carattere generale (ad es il salvamento di vite umane) Vista la molteplicitagrave di enti cointeressati alla pianificazione antincendi boschivi egrave opportuno elencare nel piano i referenti AIB di ciascun ente ed i relativi riferimenti (e-mail contatti ecc) al fine di facilitare la concertazione Il piano antincendi boschivi dellrsquoarea protetta statale elaborato ed approvato dallrsquoEnte gestore diventa immediatamente operativo ancorcheacute soggetto ad eventuali modifiche ed integrazioni nel corso dellrsquoiter istruttorio previsto dalla normativa vigente Lrsquoistruttoria della DPNMMATTM che comprende il parere del Corpo Forestale dello Stato noncheacute la richiesta e lrsquoottenimento dellrsquointesa con la regione territorialmente competente si conclude con lrsquoinserimento del piano AIB nellrsquoomologo piano regionale e lrsquoadozione del Piano AIB dellrsquoarea protetta con Decreto ministeriale PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO Per lrsquoelaborazione del piano AIB oltre al presente schema saragrave molto utile fare riferimento alla documentazione disponibile sul sito del Ministero allrsquoindirizzo wwwminambienteit NATURA Aree naturali protette Attivitagrave antincendi boschivi come il libro ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (pubblicato dalla DPN-MATTM nel 2004 in collaborazione con la Societagrave Botanica Italiana) in particolare lrsquo ldquoAppendicerdquo dedicata alle aree protette il ldquoManuale tecnico di pianificazione antincendi boschivi nelle aree protetterdquo ed altra documentazione pertinente (ad es i piani AIB di altri parchi nazionali) TABELLA DI SINTESILa presente versione dello schema di piano AIB per i parchi nazionali sostituisce quella del 2002 rispetto alla quale si differenzia per la presenza di una tabella di sintesi - che evidenzia gli elementi ritenuti fondamentali per dare concretezza ed operativitagrave al piano stesso ndash e per alcune integrazioni nel testo che tendono a superare le carenze rilevate nel corso degli anni trascorsi dallrsquoapplicazione della versione 2002 La tabella di sintesi integra lo schema e costituisce lindice operativo da seguire per la redazione del piano elenca le principali tematiche che devono essere affrontare al fine di fornire le informazioni fondamentali e necessarie per lattuazione di una corretta ed efficiente strategia di tutela dagli incendi dellarea protetta Pertanto mentre nello schema si trattano i maggiori temi ed argomenti pertinenti la pianificazione AIB la tabella di sintesi individua quelli che non possono essere omessi

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La tabella si articola in dieci sezioni alcune delle quali richiedono una cartografia correlata che dovragrave essere redatta secondo le indicazioni riportate nel successivo paragrafo relativo agli ASPETTI CARTOGRAFICI Nelle prime sezioni tra gli elementi che devono essere esplicitati egrave stato inserito il periodo di validitagrave del piano (generalmente quinquennale o in alternativa triennale) ed i riferimenti normativi tra cui si sottolinea la normativa regionale ed eventuali deroghe alle norme di gestione forestale volte a favorire gli interventi di prevenzione AIB noncheacute le attivitagrave di coordinamento con gli uffici regionali competenti per lrsquoattuazione del piano AIB Particolare attenzione egrave rivolta agli interventi di prevenzione ed alla loro valutazione e monitoraggio Infatti un elemento fondamentale egrave il piano degli interventi di prevenzione che non deve limitarsi alla descrizione delle possibili od auspicabili opere ma deve individuarle evidenziandone le prioritagrave collocarle nello spazio e nel tempo (carta degli interventi programmati e crono-programma dei lavori) e quantificarle economicamente (scheda tecnico economica) distinguendo gli interventi diretti dellrsquoEnte gestore e del CTA relativo da quelli dipendenti da terzi Inoltre in linea con i principi generali dello schema di piano che prevedono la verifica della pianificazione gli interventi realizzati devono essere monitorati al fine di comprovarne lrsquoefficacia o lrsquoinadeguatezza per i necessari adeguamenti nellrsquoaggiornamento annuale e per le successive revisioni alla scadenza del piano Il presente documento quindi illustra gli indirizzi da adottare per la pianificazione contro gli incendi boschivi nelle aree protette di valenza nazionale in concerto con i piani regionali antincendio e in armonia con i piani per il parco di cui alla legge quadro sulle aree protette L 39491 ASPETTI CARTOGRAFICI Le singole carte tematiche realizzate e presentate nel piano AIB dovranno essere corredate - in relazione - di una breve presentazione con riferimento al percorso seguito per la realizzazione (ad es derivazione da quali altre carte) le caratteristiche del tematismo e la legenda utilizzata per le carte di base non allegate indicare le maggiori caratteristiche e la loro reperibilitagrave Le diverse carte tematiche richieste con il piano AIB devono essere realizzate in ambiente GIS o SIT (sistema informativo territoriale) e gestibili dallrsquoEnte parco insieme alla cartografia di base giagrave esistente per consentire elaborazioni e prodotti derivati sia nella pianificazione AIB che nella successiva attuazione del piano non possibili con il prodotto esclusivamente cartaceo Si ricorda che le potenzialitagrave di gestione dati cartografici possono ulteriormente aumentare con il Geoportale Nazionale del MATTM Gli elaborati cartografici noncheacute tutte le informazioni prodotte nellrsquoambito dei Piani dovranno essere compatibili con gli standard dellrsquoaccordo integrativo sul ldquoSistema Cartografico di Riferimentordquo approvato dalla Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome il 12 ottobre 2000 ed essere resi disponibili nellrsquoambito del predetto Sistema cosigrave come previsto dallrsquoart 6 quater del DL 2792000 convertito con L36500

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Il Sistema al fine di consentire la realizzazione secondo standard condivisi di carte tematiche per lo studio e il monitoraggio del territorio e per la mappatura degli incendi mette a disposizione delle amministrazioni senza alcun onere la Base Cartografica di Riferimento e gli strumenti software necessari per la gestione dei dati Le basi cartografiche disponibili a copertura nazionale nel sistema di riferimento geodetico-cartografico WGS84-UTM coprono tutte le esigenze di produzione dalle piccole scale (11000000) a scale di dettaglio (125000 - 1 10000) In particolare sono messe a disposizione gratuita degli Enti Gestori una serie di strati informativi riguardanti lrsquoAIB tramite il ldquo Geoportale Nazionale Progetto Incendirdquo che potragrave costituire un valido supporto alla redazione del piano AIB sia in assenza di pari tematismi di maggior dettaglio disponibili presso lrsquoEnte parco che ndash al contrario - con la loro sostituzione lavorando sullo stesso progetto Il prodotto cartaceo da fornire con la relazione del piano AIB quindi saragrave semplicemente una rappresentazione grafica ridotta - sul foglio A4 della relazione (o su A3 allegato alla stessa) - del singolo tematismo questo dovragrave avere poligoni trasparenti appoggiati su una cartografia di base la piugrave idonea alla comprensione geografica dello stesso tematismo eventuali particolari ritenuti importanti sono da evidenziare a parte (ad es la legenda) per renderli visibili GENERALITAacute La pianificazione relativa alla previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi puograve essere realizzata solo attraverso un apposito piano articolato e completo del quale si indicano di seguito in modo sintetico gli aspetti fondamentali Il presupposto teorico su cui si basa la pianificazione di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi fa riferimento allapproccio sistemico proposto dallecologia del paesaggio In questi ultimi decenni le discipline scientifiche di base ed applicate hanno spesso collaborato in quanto la fruizione e la conservazione delle risorse si basa sulla conoscenza di modelli funzionali e strutturali di natura complessa alla cui definizione concorrono gruppi disciplinari diversi integrati nella ricerca ecosistemica di linee di azioni capaci di ridurre il rischio di incendio e favorire un recupero correlato con la serie di vegetazione e lunitagrave di paesaggio locale Tutto ciograve che segue fa quindi riferimento alle direttive di interesse ambientale elaborate a scala europea e planetaria Tra queste egrave opportuno citare la Direttiva Habitat la Convenzione di Rio e la recente Direttiva sulla Conservazione dei Paesaggi Europei e i Regolamenti comunitari emanati al fine di proteggere le foreste della comunitagrave contro gli incendi Per quanto riguarda il nostro Paese le Linee Guida fanno riferimento alleccezionale evoluzione delle discipline forestali (basti in proposito citare la ldquoSelvicoltura Sistemicardquo) alla capacitagrave di individuazione dei modelli sistemici di riferimento derivante dallapplicazione dellecologia funzionale e della fitosociologia paesaggistico-dinamica e alle novitagrave territoriali e paesaggistiche legate alla classificazione gerarchica del territorio e piugrave in generale allecologia del paesaggio specialmente per quanto concerne la valutazione ecosistemica della frammentazione e della connettivitagrave tra sistemi complessi

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Quindi alla luce di quanto detto sopra egrave opportuno che nella redazione del piano che deve integrarsi con le varie pianificazioni territoriali vengano rispettati alcuni principi generali di seguito indicati

a carattere omeostatico del piano Per tale principio le attivitagrave da svolgere devono essere organizzate in modo da poter sopportare delle variazioni impreviste Accade spesso che vi siano delle variazioni rispetto a quanto previsto per il sopraggiungere di difficoltagrave che non sono normalmente prevedibili Quindi la strutturazione degli interventi deve essere impostata in modo da rendere ognuno di essi capace di mantenere la sua efficacia senza dipendere da altre realizzazioni Un esempio puograve essere fornito dagli invasi di rifornimento idrico che devono avere delle caratteristiche adatte a rifornire tutti i mezzi e le squadre che operano per lrsquoestinzione

b integrazione tra la prevenzione e lrsquoestinzione In ogni pianificazione corretta deve essere rispettata una rigida proporzionalitagrave tra gli interventi che hanno tra loro funzioni complementari Per i diversi popolamenti forestali si devono definire due parametri chiave lrsquointensitagrave del fronte di fiamma non superabile e lintensitagrave massima prevista come definiti dalla letteratura Con la prevenzione puograve essere assorbita una certa quota d intensitagrave Affiancando alla prevenzione lestinzione si puograve raggiungere lrsquointensitagrave non superabile Per tale motivo non si puograve prescindere dalla definizione di quanto sia possibile raggiungere con la prevenzione e di quanto con lrsquoestinzione Ecco percheacute lrsquoestinzione deve essere dimensionata in funzione degli obiettivi da raggiungere e della prevenzione realizzata Il progetto dellrsquoorganizzazione dellrsquoestinzione discende dallrsquoanalisi forestale iniziale con la quale si definisce in primo luogo la grandezza degli incendi previsti e del limite che si desidera non superare Ciograve riguarda i termini preventivi legati alla pianificazione forestale va da seacute che bisogneragrave agire anche sui temi educativo ed informativo unica via possibile per il ridimensionamento del problema agendo sulle cause che sono quasi sempre legate a problematiche di natura sociale

c obiettivi e prioritagrave di intervento Il Piano deve necessariamente prevedere le prioritagrave in termini di valenze ambientali sociali e produttive e quindi in termini di azioni dirette ed indirette alla loro valorizzazione al fine di perseguire i principali obiettivi da evidenziare nel piano stesso Lrsquoeterogeneitagrave spaziale con cui si manifesta il diverso uso del suolo impone di conoscere il diverso valore sociale ed ambientale di un determinato territorio Il Piano egrave pertanto strettamente collegato con le analisi propedeutiche e con le valutazioni di rischio e di pericolositagrave individuate e che oltre alle caratteristiche intrinseche delle comunitagrave vegetali e delle destinazioni drsquouso tengono conto anche delle modificazioni drsquoordine antropico e delle possibilitagrave e caratteristiche del dinamismo in atto

d verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere metodi di monitoraggio delle misure di previsione prevenzione e lotta attiva adottate nel piano che verifichino se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale il cui livello ottimale non puograve essere raggiunto in un solo periodo di validitagrave del piano

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e protezione dagli incendi boschivi materia in veloce evoluzione Lrsquoinsieme delle determinazioni di pianificazione devono essere realizzate considerando che le conoscenze relative alla protezione dagli incendi sono via via in evoluzione Le nuove conoscenze e tecniche il cui inserimento risulta assolutamente indispensabile possono essere incorporate e recepite nel processo di pianificazione solo se questo lo preveda rispettando quindi quanto detto nel punto precedente

Come giagrave detto in precedenza le linee di pianificazione delle aree protette dello Stato in applicazione della L 3532000 dovranno essere nellrsquoimpostazione generale strutturalmente analoghe a quelle del piano regionale Eacute opportuno perograve considerare che la Direttiva Habitat del rsquo92 caposaldo dellrsquoattuale politica di conservazione e tutela degli ambienti naturali in Europa che ha portato alla proposta dei siti costituenti la rete Natura 2000 tende a rivalutare anche i siti degradati purcheacute essi abbiano mantenuta inalterata la capacitagrave di recupero funzionale e strutturale Ciograve modifica dal punto di vista concettuale la valutazione dei sistemi ambientali in quanto richiede che il pianificatore sia in grado di riconoscere non solo le valenze ambientali attualmente presenti ma anche quelle potenziali Tutto ciograve percheacute nella logica sistemica egrave importante saper valutare il contributo di ogni singolo habitat rispetto alla funzionalitagrave sistemica e alla complessitagrave dellrsquoarea protetta nel suo insieme Rispetto ai criteri regionali ai fini della pianificazione relativa alla protezione contro gli incendi boschivi emergono delle differenze date dalle peculiaritagrave della situazione Ciograve egrave dovuto soprattutto al fatto che nelle aree protette unitamente alla differenziazione delle realtagrave territoriali si deve valutare in modo piugrave attento il problema della complessitagrave delle emergenze naturalistiche e del loro rapporto con il trauma causato dal fuoco Questa analisi di dettaglio egrave necessaria per definire gli interventi sia in rapporto alle esigenze della copertura vegetale alla sua evoluzione e mantenimento sia al limite rispetto alla stessa opzione zero se si debba cioegrave intervenire o meno in aree percorse dal fuoco Lrsquoobiettivo principale enunciato dalla stessa L35300 che si vuole raggiungere con il piano di protezione delle aree boscate contro gli incendi nelle aree protette deve essere quello di limitare i danni mirando sia alla riduzione delle superfici percorse dal fuoco che alla diminuzione del numero di eventi Pur non trascurando le cause determinanti che si possono piugrave difficilmente contrastare lrsquointervento di prevenzione si concentra maggiormente sul controllo e sulla gestione dei fattori predisponenti cioegrave quei fattori che insieme concorrono a condizionare il comportamento del fuoco e quindi la forza distruttiva e i danni che esso puograve causare noncheacute la potenziale difficoltagrave di controllo da parte del servizio di estinzione I danni piugrave ingenti sono causati da fronti di fiamma che si propagano con intensitagrave elevata e che caratterizzano incendi di grandi dimensioni mentre gli eventi piugrave piccoli spesso non hanno alcun effetto negativo rilevante La limitazione dei danni gravi si potragrave ottenere prevalentemente con provvedimenti che mirano ad evitare linsorgenza di eventi di grandi dimensioni Per questo motivo egrave necessario analizzare in dettaglio il territorio e distinguere zone con differente predisposizione al fuoco realizzare in esse la prevenzione diretta e a maggior ragione disporre di un affidabile sistema di previsione del comportamento dellincendio Nelle aree protette la prevenzione diretta deve essere realizzata con metodi di basso impatto ambientale sottolineando che le realizzazioni di prevenzione diretta non devono essere traumatiche per il territorio e non devono causare trasformazioni irreversibili Per tale motivo si deve fare ricorso a tecniche che puntino soprattutto sui processi di rinaturalizzazione e sullrsquoaumento delle capacitagrave omeostatiche dei sistemi ed il loro grado di resilienza interno evitando quanto piugrave possibile tutti gli

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interventi che comportano delle trasformazioni quali potrebbero essere ad esempio invasi di rifornimento idrico in cemento o strade antincendio che nei parchi egrave bene che siano limitati Particolare cura va anche posta nella valutazione dellrsquoincidenza in termini di frammentazione e perdita della connettivitagrave di eventuali opere finalizzate alla prevenzione dellrsquoincendio stesso In sede di pianificazione lrsquoadozione dei principi fondamentali enunciati nelle premesse

- carattere omeostatico - integrazione tra prevenzione ed estinzione - obiettivi e prioritagrave di intervento - verifica della pianificazione - protezione dagli incendi boschivi materia in veloce evoluzione

consente una armonizzazione con i dettami dellrsquoart 12 della Legge Quadro sulle Aree Protette n 394 del 61291 facendo riferimento in particolare allorganizzazione e differenziazione drsquouso del territorio ai vincoli e allaccessibilitagrave veicolare e pedonale PREVISIONE Con questa attivitagrave si mira a conoscere in anticipo la probabilitagrave che avvengano gli incendi la loro frequenza e possibilmente anche il loro comportamento La previsione egrave ovviamente collegata con le caratteristiche climatiche fisiche e biologiche del territorio Questattivitagrave di per seacute molto importante nella pianificazione per la protezione contro gli incendi boschivi assume rilevanza singolare per le aree protette PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO In prima istanza egrave fondamentale la conoscenza delle linee di impostazione di carattere pianificatorio generale che sono applicate o comunque previste per un determinato territorio al fine di valutarne il rapporto che intercorre con le determinazioni pianificatorie per la protezione contro gli incendi boschivi La conoscenza nel dettaglio delle pianificazioni in atto egrave molto importante in quanto molti sono i soggetti abilitati a formalizzare piani di indirizzo e piani di sviluppo che nel loro insieme possono avere una grande importanza nellrsquoaccentuare o mitigare il rischio di incendio Eacute essenziale conoscere anche tutto ciograve che abbia ricadute dirette o indirette sul pattern di distribuzione delle diverse attivitagrave produttive o conservative Eacute opportuno evidenziare inoltre il ruolo che la conoscenza del modello organizzativo attuale del territorio del parco assume nei riguardi della previsione prevenzione estinzione e ricostituzione delle superfici percorse dal fuoco A tal fine egrave necessario fare indagini preliminari per ottenere un quadro della situazione ed acquisire informazioni sul sistema ambientale e sulla pianificazione territoriale agraria e forestale e specificatamente su quella relativa alla protezione contro gli incendi boschivi Nelle aree protette in relazione alla specificitagrave stessa dellrsquoarea possono assumere una primaria importanza anche popolazioni animali e vegetali habitat comunitagrave o sistemi di paesaggio che di norma non sempre si riconoscono di elevato interesse ambientale A riguardo occorre tenere in particolare considerazione le aree NATURA 2000 ed i relativi habitat di interesse comunitario Con queste indagini si tenderagrave ad acquisire delle conoscenze da utilizzare sia per lrsquoimpostazione delle attivitagrave pianificatorie sia per la realizzazione dei relativi progetti attuativi In modo particolare deve

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

essere acquisito il complesso delle linee di pianificazione ecologica del territorio a parco e la conoscenza della dinamica delle popolazioni e delle comunitagrave che il Parco intende conservare noncheacute la situazione socioeconomica Eacute opportuno tenere presente che tra le funzioni istituzionali dei Parchi rientra lrsquoobiettivo volto alla conservazione della biodiversitagraverdquo Nel nostro Paese spesso la biodiversitagrave risente dellrsquoazione dellrsquouomo ed in particolare nellrsquoecosistema mediterraneo egrave fortemente condizionata dallrsquouso del fuoco per liberare porzioni di territorio dalla cenosi legnose e quindi favorire il pascolo Ciograve complica notevolmente lrsquoopera del pianificatore in quanto spesso per conservare alcune popolazioni animali eo vegetali egrave necessario intervenire per evitare la ripresa del bosco o di cespuglieti che riducono la superficie delle zone aperte in questi speciali ambiti anche lrsquoazione del fuoco si puograve considerare quale fattore ecologico Di seguito vengono indicati i principali elementi su cui estendere le indagini CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI A monte di qualsiasi elemento pianificatorio egrave essenziale conoscere nel dettaglio lrsquoarticolazione spaziale strutturale e funzionale della copertura del suolo e del suo attuale uso Purtroppo spesso vaste porzioni di territorio sono ancora prive di questa informazione a scala adeguata mentre il rischio e la pericolositagrave sono strettamente connessi con la disposizione spaziale delle diverse fisionomie Particolare importanza egrave inoltre legata alla conoscenza non solo tipologica delle diverse attivitagrave ma anche alla conoscenza puntuale delle informazioni connesse con la definizione della struttura verticale ed orizzontale di una comunitagrave Lrsquoaggiornamento della cartografia di dettaglio ad esempio secondo la nomenclatura prevista dallo sviluppo del programma CORINE Land Cover almeno al IV o V livello non egrave quindi solo un elemento conoscitivo di base ma egrave elemento essenziale del progetto del Piano Con questo documento da tenere sempre aggiornato egrave inoltre possibile aggiornare anche le prioritagrave di intervento MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE Nella descrizione del territorio il piano AIB deve contenere anche un inquadramento generale su altre problematiche localmente rilevanti pertinenti morfologia geologia pedologia franositagrave erosione superficiale e assetto idrogeologico al fine di individuare diversi fattori di criticitagrave che potrebbero avere rapporti di interdipendenza con gli incendi boschivi o semplicemente di sovrapposizione territoriale di diverse calamitagrave naturali VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI La descrizione della vegetazione naturale eo dei tipi forestali con la caratterizzazione delle specie la loro mescolanza e le tendenze evolutive dei soprassuoli offrono unrsquoinformazione che puograve essere utile a differenti livelli di scala di rilevamento in vari tipi di pianificazione territoriale ed in particolare in quella AIB per una buona identificazione degli indici e delle zone interessate dai vari tematismi AIB (combustibilitagrave rischio gravitagrave pericolositagrave intensitagrave di fiamma al passaggio del fuoco ecc) Questo evidenzia la necessitagrave di avere unrsquoaccurata cartografia vegetazionale

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ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI Per le descrizioni dellrsquoandamento degli incendi e dei fattori predisponenti e per lrsquoindividuazione delle zone a rischio alto medio e basso (decisione (CEE) ndeg C(93) 1619 del 24061993 integrata dalla decisione Sg (95) D2205 del 27021995) egrave necessario anche disporre dei dati seguenti

- serie storica degli incendi (comprendendo tutte le informazioni rilevate attualmente per ciascun incendio dal Corpo Forestale dello Stato) per almeno 10-15 anni

- cartografia delle aree percorse dal fuoco nellrsquoultimo quinquennio e se possibile nei due precedenti quinquenni

- serie storica dei dati meteorologici (precipitazioni vento umiditagrave e temperatura dellrsquoaria insolazione) con localizzazione delle stazioni meteorologiche e ove possibile descrizione delle modalitagrave di raccolta dei dati elaborazioni degli stessi sulla distribuzione spazio-temporale degli incendi

Si dovragrave disporre di un sistema di previsione di livello generale tramite il collegamento con servizi di previsione a scala regionale e continentale tipo sistema EUDIC (European Ranger Information Communication) Si deve poi affiancare a queste informazioni una previsione di dettaglio essa deve essere realizzata preferibilmente con un metodo meteorologico cumulativo di inizio e diffusione la cui risposta sia validata dalle condizioni ambientali del parco LA PIANIFICAZIONE FORESTALE In questa analisi complessa devono anche essere esaminate le linee di pianificazione seguite per realizzare i piani di gestione forestale Queste informazioni sono necessarie per conoscere soprattutto le principali finalitagrave (beni e servizi) che si vogliano ottenere dal bosco in quel contesto ambientale e socioeconomico La conoscenza delle finalitagrave di carattere generale e quindi i criteri seguiti per realizzare i piani di assestamento e di gestione (riordino riassetto piani speciali di settore nellrsquoambito dei piani di assetto dei parchi e delle riservehellip) delle risorse forestali sono necessari per comprendere meglio gli obiettivi che si vogliono ottenere con la utilizzazione del bosco Tutto questo egrave dato dal fatto che vi egrave uno stretto rapporto tra le trasformazioni previste con lrsquoassestamento e gli interventi di pianificazione nella protezione delle aree contro gli incendi boschivi INTERVENTI SELVICOLTURALI Serve conoscere quale sviluppo sia dato alla selvicoltura ed in modo particolare alla selvicoltura preventiva su tutta lrsquoarea compresa nel piano di protezione contro gli incendi boschivi che nella fattispecie egrave tutta larea protetta La distribuzione la tipologia e lrsquointensitagrave degli interventi influenzano infatti notevolmente la possibilitagrave di diffusione degli incendi Nelle aree protette i boschi vengono considerati maggiormente per la loro multi funzione che non per la produzione stessa di legname e degli altri prodotti non legnosi Allrsquointerno del Parco in prima istanza va definito per quali boschi si intenda conservare unattitudine produttiva o turistico ricreativa specifica e per quali lasciare prevalere lrsquoattitudine definita in sensu latu ldquoecologicardquo Si tratta di una scelta molto complicata ma necessaria in quanto vaste porzioni del nostro Paese sono state sottoposte a rischio idrogeologico anche a causa di una cattiva gestione forestale adottata in passato Egrave da tener presente che la conoscenza dello stato di gestione del bosco consente anche di realizzare una mappatura del probabile comportamento del fuoco

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GESTIONE DEI PASCOLI Questa indagine egrave giustificata dalla rapida diffusibilitagrave dei fronti di fiamma radenti nei pascoli Poicheacute la velocitagrave del vento in tale ambito non egrave infatti rallentata dalla copertura arborea o arbustiva gli incendi assumono i valori piugrave alti di velocitagrave di propagazione proprio allrsquointerno di questa fisionomia Tale fatto giustifica una conoscenza della ubicazione e delle caratteristiche dei pascoli Eacute inoltre evidente come questa fisionomia risenta ancor piugrave delle fisionomie forestali dellrsquoandamento climatico degli effetti di prolungati periodi di ariditagrave ed in particolare del carico animale (erbivori domestici e selvatici) che dovrebbe essere opportunamente regolamentato Come anticipato in premessa la figura del pastore e in generale del gestore privato locale puograve assumere un importantissimo ruolo nellattivitagrave di prevenzione dellincendio boschivo per cui un suo coinvolgimento anche con incentivi economici egrave senzaltro auspicabile PIANIFICAZIONE FAUNISTICA Il territorio forestale ospita numerosissime popolazioni animali Tra esse alcune come gli ungulati selvatici hanno una particolare interferenza con il bosco e il suo sviluppo Per tale motivo possono essere intraprese delle attivitagrave che modificano la copertura forestale conferendole la capacitagrave di ospitare un maggior numero di animali In altri casi non si desidera aumentare il numero ma proporre una migliore gestione Per tali motivi egrave opportuno conoscere gli interventi finalizzati alla pianificazione faunistica poicheacute essi si correlano con interventi di protezione contro gli incendi boschivi Il territorio forestale e il suo mosaico vanno analizzati in funzione specifica degli habitat che offrono alla fauna selvatica In particolare si dovragrave porre attenzione non solo ai vertebrati ed alla fauna superiore ma anche a tutte le forme animali che costituiscono parte fondamentale della biodiversitagrave In questo senso lrsquoaccumulo di legno morto in foresta che sembra contraddire lrsquoopportunitagrave di limitare la necromassa presente in quanto primo propagatore del fuoco egrave bene che sia gestito con particolare attenzione quindi saragrave necessario inventariare in modo quantitativo la presenza di questa componente della foresta con appositi rilievi ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA La delimitazione cartografica delle aree di interfaccia urbano-foresta costituisce un importante elemento del ldquoPiano di Emergenza comunale od intercomunalerdquo Dal punto di vista della pianificazione AIB la loro individuazione risulta essere opportuna sia a livello di previsione che di prevenzione Egrave quindi auspicabile che nella redazione del Piano AIB le aree di interfaccia urbano-foresta vengano tenute in debita considerazione anche nel caso in cui i comuni non avessero realizzato il loro Piano di Emergenza e quindi con una pre-delimitazione delle stesse da parte del Parco Altrimenti egrave comunque opportuno realizzare la carta anche se incompleta con riportate le zone di interfaccia per i soli comuni che avranno fornito il proprio piano demergenza allEnte parco con relativo elenco dei Comuni adempienti Le aree di interfaccia urbano foresta richiedono interventi pianificatori particolari Infatti in questa zona il bosco puograve essere il veicolo per un incendio che potrebbe danneggiare insediamenti civili Si verifica anche la situazione contraria divenendo il bosco lrsquooggetto di trauma da parte di incendi originati dalle attivitagrave in ambienti urbanizzati Per tali motivi si ritiene opportuno disporre di unrsquoindagine che evidenzi la distribuzione e la concentrazione dellrsquointerfaccia

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In linea generale in tale interfaccia si deve assolutamente privilegiare la riduzione del rischio drsquoincendio rispetto anche alla conservazione di elementi strutturali e funzionali caratteristici del sistema forestale stesso Risulta quindi importante sia la definizione di interfaccia urbano foresta che la caratterizzazione tipologica della zone di interfaccia secondo la differenziazione delle tipologie di bosco in termini forestali e vegetazionali la differenziazione delle tipologie di combustibili la simulazione di comportamento del fronte di fiamma la stima della pericolositagrave specifica Al fine di assicurare la prevenzione AIB spettante allrsquoente parco saragrave cura di questrsquoultimo emanare un regolamento specifico rispondente alle esigenze di interventi selvicolturali per le zone di interfaccia giagrave identificate dai piani di emergenza ed anche per le zone di interfaccia non ancora delimitate attraverso una loro appropriata definizione con relativa tipologia compatibile con la realtagrave del parco LA ZONIZZAZIONE ATTUALE Con tale termine si intende linsieme delle indagini conoscitive direttamente mirate a comprendere le specificitagrave ambientali locali nei riguardi della difesa contro gli incendi boschivi di seguito riportate Per provvedere alla definizione del piano per la previsione prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi si deve indagare tutto il territorio dellarea protetta In particolare si ritiene che indipendentemente dalla dimensione dellrsquoarea si debba comprendere tutto il territorio nel contesto della pianificazione senza escludere zone in cui il problema sia meno intenso o trascurabile ma anzi considerando anche le porzioni di zone contigue eventualmente significative ai fini preventivi Questa scelta egrave motivata sia dalla comune valenza ambientale di tutte le zone che sono ritenute tali solo per essere comprese nella delimitazione a parco sia dalla necessitagrave di evitare la complicazione di sovrapporre in modo discontinuo sullrsquoarea del parco regole previste dalla legge che differenziano le zone comprese e le zone escluse dal piano Sulla base di tali informazioni si arriva a tracciare la zonizzazione dellrsquoarea soggetta al rischio Essa in linea di larga massima segue la frequenza di incendio e viene integrata da emergenze locali in funzione della loro sensibilitagrave al danneggiamento provocato dal fuoco oltre che dallrsquointensitagrave del fenomeno Poicheacute il piano di protezione contro gli incendi boschivi prevede interventi diversi distribuiti sul territorio in relazione a quanto precedentemente detto egrave necessario provvedere a zonizzare il territorio stesso in funzione delle problematiche causate dal passaggio del fuoco Eacute opportuno correlare le zone alla classificazione gerarchica del territorio e comunque (soprattutto in funzione della dimensione dellrsquoarea protetta) individuare parti omogenee per distribuire su di esse interventi altrettanto omogenei e proporzionati La zonizzazione quindi distingueragrave sul territorio una serie di realtagrave omogenee per problematiche pirologiche presenti allrsquoattualitagrave (zonizzazione attuale) Eacute importante segnalare questo principio in quanto lrsquoattuale uso del suolo puograve avere un ruolo molto significativo Per definire la zonizzazione attuale verranno analizzati i seguenti punti utilizzando i dati disponibili a scala adeguata

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Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio Si tratta delle informazioni necessarie per definire il quadro di riferimento in termini funzionali e strutturali in linea con i principi della ecologia del paesaggio In linea generale la conoscenza territoriale dovragrave basarsi sulla classificazione gerarchica del territorio ossia sulla individuazione dei sistemi sottosistemi ed unitagrave ambientali Sulla base delle conoscenze litologiche morfologiche floristiche faunistiche vegetazionali di uso del suolo e infrastrutturali egrave possibile riconoscere e qualificare in termini di suscettivitagrave agli incendi le diverse porzioni del territorio Fattori predisponenti Costituiscono lrsquoinsieme di variabili che con azione combinata consentono il verificarsi delle potenziali condizioni per lo sviluppo del fuoco Mentre infatti le cause determinanti sono nel nostro Paese e in generale in tutta lrsquoEuropa mediterranea legate direttamente o indirettamente alle attivitagrave antropiche i fattori predisponenti sono riconducibili alle variabili meteorologiche e topografiche e alle caratteristiche della biomassa bruciabile presente negli ambienti naturali In particolare la biomassa bruciabile egrave costituita dalla componente vegetazionale degli ecosistemi a cui nella protezione dagli incendi boschivi si fa spesso riferimento con il termine di combustibile forestale I fattori rilevanti per il rischio di incendio sono dunque molti e caratterizzati da forti interazioni Se in linea generale possono essere identificati gli elementi del territorio che hanno un ruolo significativo nel determinare la distribuzione spaziale del rischio con riferimento a specifiche realtagrave il peso di ogni singolo fattore puograve essere molto diverso e le interazioni giocano un ruolo chiave Si pensi ad esempio agli incendi dellarco alpino concentrati nel periodo invernale e primaverile per i quali un fattore fortemente limitante puograve essere la presenza della neve che non ha invece alcuna relazione con gli incendi negli ambienti mediterranei Negli ultimi anni grazie anche alla grande diffusione dei sistemi informativi geografici (GIS) e alla aumentata disponibilitagrave in forma digitale di dati georiferiti sono stati messi a punto vari metodi per la mappatura del rischio di incendio a partire da informazioni relative alle caratteristiche territoriali e alla distribuzione spaziale dei fattori influenti Per impostare lanalisi dei fattori predisponenti il rischio di incendio e quindi lanalisi del rischio derivato dalle variabili di predisposizione vanno affrontati i seguenti temi

- le componenti spaziale e temporale - le variabili di rischio negli esempi di zonizzazione del rischio di incendio reperibili in

letteratura le variabili impiegate sono solitamente riconducibili alle tre citate componenti di meteorologia topografia e combustibili

- le modalitagrave drsquointegrazione delle variabili di rischio In particolare un sistematico monitoraggio dei fattori meteo per la previsione del pericolo (direttamente implementata o mutuata da fonti regionali) e quindi la relativa individuazione dei periodi critici permette di modulare le attivitagrave di prevenzione e di adeguare le risorse AIB come lrsquoimpiego dei diversi sistemi di sorveglianza e di allertamento e del relativo personale disponibile (es pre-allertare il sistema di estinzione attivare diverse modalitagrave o intensitagrave di avvistamento avvisare la popolazione porre divieti ecc) Questo permette di abbassare la soglia di pericolo e contenere i costi per lrsquoAIB nei periodi meno critici Lanalisi contenuta nel piano su questo tema dovragrave consentire di definire almeno in termini generali degli scenari operativi di utilizzo

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Cause determinanti Per cause determinanti si intendono gli aspetti che in una situazione definita da fattori predisponenti possono dar luogo allrsquoimmediato sviluppo ed alla propagazione del fuoco Le cause determinanti dovranno essere distinte in conformitagrave al Regolamento (CE) ndeg 80494 che classifica lrsquoorigine presunta di ciascun incendio secondo le seguenti quattro categorie

- incendio di origine ignota - incendio di origine naturale per esempio provocato dal fulmine - incendio di origine accidentale o dovuto a negligenza ossia la cui origine egrave connessa

allrsquoattivitagrave diretta o indiretta dellrsquouomo senza che questi abbia avuto lrsquointenzione di distruggere uno spazio forestale (collegamenti elettrici ferrovia opere pubbliche barbecue bruciature di stoppie sfuggite al controllo di chi ha acceso il fuoco etc)

- incendio di origine dolosa (volontaria) ossia provocato con lrsquointenzione deliberata di distruggere uno spazio forestale per qualsiasi motivo

In particolare egrave opportuno fare una approfondita analisi e conseguente cartografia di quelle infrastrutture giudicate connesse con le possibilitagrave di innesco come la viabilitagrave identificando nel contempo le fasce coassiali di varia larghezza a cui associare una certa incidenza di cause determinanti in funzione della distanza dalla strada stessa Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali Per rischio si intende la somma delle variabili che rappresentano la propensione delle diverse formazioni vegetali ad essere percorse piugrave o meno facilmente dal fuoco Il rischio come giagrave detto sopra egrave un fattore statico che caratterizza il territorio nellrsquoambito della zonizzazione attuale Il rischio puograve cambiare solo sul lungo termine e deve essere mantenuto distinto dal concetto di pericolo che egrave per definizione variabile nel tempo in relazione al verificarsi di piugrave fattori predisponenti Per la zonizzazione del rischio statico ci si dovragrave uniformare alla classifica approvata dallrsquoUnione Europea (c(93) ndeg 161993 integrata dalla SG (95) D220595 per il territorio italiano che prevede

- zone ad alto rischio zone il cui rischio permanente o ciclico di incendio di foresta minaccia gravemente lrsquoequilibrio ecologico la sicurezza delle persone e dei beni o contribuisce allrsquoaccelerazione dei processi di desertificazione

- zone a medio rischio le zone in cui il rischio di incendio di foresta pur non essendo permanente o ciclico puograve minacciare in misura rilevante gli ecosistemi forestali

- zone a basso rischio tutte le altre zone Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali Con questa indagine si evidenzia lrsquoinfluenza del vento sugli incendi Il vento egrave determinante per la diffusione e per il comportamento del fuoco e pertanto deve essere analizzato in tutte le sue componenti Eacute indispensabile individuare per ciascuna zona i ldquoventi pericolosirdquo nella loro tipologia predominante e in particolare egrave opportuno conoscere il tipo di rallentamento che la copertura forestale ha sugli stessi Infatti la tipologia e la distribuzione dei boschi hanno influenza sul rallentamento della velocitagrave del vento e consente di prevedere con sufficiente attendibilitagrave il comportamento del fuoco

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Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) Con questi parametri si giudica la cronologia e la caratterizzazione con cui si verificano gli incendi nellrsquoarea in esame unitamente alla incidenza che hanno sul territorio forestale Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura Su tutto il territorio su cui si estende il piano egrave indispensabile conoscere il tipo il carico e la distribuzione del combustibile che si identificano nelle tipologie di copertura forestale che rappresentano uno strumento fondamentale per la pianificazione di protezione contro gli incendi boschivi ed un importante elemento conoscitivo per limpiego di modelli di previsione del comportamento del fuoco DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO La pericolositagrave di incendio su un determinato territorio esprime la possibilitagrave del manifestarsi di incendi unitamente alla difficoltagrave di estinzione degli stessi La gravitagrave esprime le conseguenze che derivano alle coperture forestali in seguito al passaggio del fuoco Sia la pericolositagrave sia la gravitagrave da individuare per ciascuna zona omogenea del territorio hanno vari livelli e le relative soglie devono essere definite direttamente dal pianificatore LA PERICOLOSITAgrave La pericolositagrave saragrave quindi definita sulla base dellanalisi dei fattori ambientali (naturali ed antropici) In generale saranno considerati gli aspetti orografici quali quota esposizione dei versanti rugositagrave della superficie pendenza geomorfologia per valutare come il fuoco puograve diffondersi Verranno poi considerate le caratteristiche della vegetazione forestale quali la composizione floristica forme di governo e trattamento continuitagrave verticale ed orizzontale dei popolamenti densitagrave delle chiome altezze dendrometriche e altezze di inserzione delle chiome modelli di combustibile per risalire alle probabili caratteristiche del fronte di fiamma con particolare riferimento alla intensitagrave presenza quantitagrave e distribuzione della necromassa Infine si dovranno considerare le caratteristiche relative alle reti idriche e viarie alle infrastrutture civili Lrsquoarea di riferimento per lanalisi e la rappresentazione della distribuzione spaziale delle variabili indicate egrave di un ettaro anche se in casi di particolare interesse si potragrave adottare un dettaglio maggiore Tuttavia questrsquoultima scelta deve essere seguita solo in caso di effettiva necessitagrave Quindi lrsquoinsieme delle variabili riferite allrsquo area elementare di 1 ettaro esprime un ldquoprofilo di pericolositagraverdquo univoco che egrave relazionato allrsquoinsorgenza alla propagazione e alla difficoltagrave di controllo degli incendi Per aree vaste o per aree dove gli incendi sono piugrave frequenti e quindi vi egrave una significativa quantitagrave di dati si possono eventualmente predisporre modelli empirici di validitagrave locale In generale se non si ritiene di ricorrere alla costruzione di appositi modelli statistici si puograve ricorrere al procedimento di statistica multivariata della cluster analysis

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In tale modo si possono raggruppare aree con ldquoprofilo di pericolositagraverdquo simile e con riferimento al centroide di ciascun gruppo si potragrave avere il profilo di pericolositagrave ldquotipordquo da attribuire a ciascuna situazione omogenea In ogni area omogenea saragrave indispensabile realizzare delle simulazioni del probabile comportamento del fuoco con i modelli di previsione in grado di fornire indicazioni su probabile intensitagrave velocitagrave di avanzamento tempo di residenza altezza e lunghezza di fiamma Le simulazioni saranno riferite alle condizioni generali che informano sulla tipologia di incendio da considerare poicheacute maggiormente caratterizzante la zona Queste variabili sono strettamente legate al danno sofferto dalla copertura forestale e alla possibilitagrave di lotta In modo particolare lrsquointensitagrave lineare piugrave avanti definita informa sulla possibilitagrave di attacco diretto Questo egrave lrsquoattacco che permette di minimizzare i danni e che tuttavia puograve essere applicato solo a certe condizioni di intensitagrave lineare del fronte di fiamma Se queste non si verificano diviene necessario ricorrere ad altre tecniche di estinzione decisamente piugrave traumatiche per la copertura forestale quali labbattimento di porzioni di bosco Pertanto la conoscenza di dove sia fisicamente possibile adottare le migliori soluzioni egrave per un parco una tappa irrinunciabile Ipotizzando scenari meteorologici prestabiliti (vedi anche i ldquofattori predisponentirdquo) con lrsquouso dei modelli di previsione del comportamento del fuoco potragrave essere prodotta una carta del comportamento atteso delleventuale fronte di fiamma LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO La gravitagrave reale esprime le variazioni che gli incendi boschivi causano nellrsquoambiente con il quale interagiscono In questa fase della pianificazione si tratta di esprimere il conflitto tra gli effetti negativi del potenziale incendio e la funzione attesa dal sistema ambientale nella sua complessitagrave strutturale e funzionale In modo particolare nei parchi poicheacute non egrave verosimile proporre una pianificazione che elimini nel periodo di validitagrave tutti gli incendi deve essere proposta una serie di provvedimenti che possa contenerne gli effetti negativi In questo contesto egrave utile introdurre il concetto di ldquoimpatto attesordquo che verragrave definito nelle diverse zone come insieme di

- intensitagrave attesa del fronte di fiamma da cui discende la forza distruttiva potenziale dellrsquoincendio

- effetto atteso del fuoco nei confronti della resistenza e della resilienza dei popolamenti forestali Questa informazione esprime la vulnerabilitagrave dellrsquoecosistema nei confronti del fuoco e lrsquoentitagrave del disturbo che questo egrave in grado di sopportare

- impatto nelle diverse zone dellrsquoarea protetta con i diversi livelli di tutela da cui discende la valutazione dellrsquoimportanza e del servizio atteso attribuito alle diverse formazioni minacciate dal fuoco Il peso dei livelli di tutela egrave relativo in quanto va sempre correlato con la relativa suscettivitagrave allrsquoincendio della tipologia in esame Si puograve infatti avere una riserva integrale per una zona umida e una tutela inferiore per un bosco rado di roverella in esposizione meridionale Saragrave senza dubbio questo secondo aspetto ad essere sottoposto al massimo delle attenzioni possibili

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Concretamente quindi limpatto attesordquo saragrave derivato dalla combinazione dei seguenti tre fattori a) Intensitagrave attesa gli effetti del fuoco sono legati al suo comportamento Lrsquointensitagrave lineare (quantitagrave di calore emanata nellrsquounitagrave di tempo per unitagrave lineare di fronte di fiamma) egrave il parametro maggiormente correlato agli effetti del fuoco e puograve determinare conseguenze da molto limitate a gravissime sullrsquoecosistema Si ritiene di proporre la valutazione del livello di impatto con un punteggio compreso tra 1 (molto basso) e 5 (molto alto) A partire da questa configurazione allrsquointensitagrave attesa del fronte di fiamma egrave stato attribuito un impatto atteso secondo quanto di seguito indicato

Intensitagrave attese (kWm) Impatto attesolt400 1

400-800 2800-1600 31600-3200 4

gt3200 5 b) Effetto atteso sulla tipologia vegetazionale leffetto( o impatto) atteso sulla copertura forestale ed in generale sullrsquoambiente del parco dipende dallintensitagrave dallrsquoestensione dellrsquoincendio ma in gran parte dalla vulnerabilitagrave della vegetazione e in particolare dalla sua resilienza e resistenza Queste caratteristiche devono essere evidenziate con indagini puntuali basate sullrsquoecologia forestale e sulla selvicoltura Si propone di valutare lrsquoimpatto atteso assegnando alle diverse formazioni punteggi compresi da 1 a 5 c) Impatto nelle diverse zone dellarea protetta relativamente allrsquoimpatto atteso degli incendi nelle diverse zone protette si dovragrave procedere ad una caratterizzazione differente Gli interventi dovranno essere modulati in funzione delle differenti finalitagrave del parco considerando quanto previsto dalla L 39491 che indica diversi gradi di protezione (A) riserve integrali (in cui lambiente naturale egrave conservato nella sua integritagrave) (B) riserve generali orientate (con forti limitazioni nella realizzazione di nuove opere o di trasformazione del territorio in cui possono essere consentite utilizzazioni produttive tradizionali e i servizi connessi) (C) aree di protezione (nelle quali possono ammettersi attivitagrave agrosilvopastorali nei limiti fissati dallente parco) (D) aree di promozione economica e sociale (in cui sono ammesse attivitagrave piugrave intensive e azioni di valorizzazione economica culturale e sociale coerenti con le finalitagrave del parco) Nellrsquoambito dei differenti livelli di protezione per definire i livelli di impatto si faragrave riferimento ai caratteri con cui gli incendi sono maggiormente in conflitto tenendo sempre ben presente la naturale predisposizione al rischio drsquoincendio delle diverse formazioni La zonazione per gradi di protezione naturalistica del parco (A B C e D ove esiste ed 1 e 2 negli altri casi) egrave una macro zonizzazione vista lestensione relativamente grande di ogni zona rispetto alle diverse tipologie morfologiche e vegetazionali interne ad ognuna di esse pertanto si ritiene che tale zonazione non abbia una diretta rilevanza sul comportamento del fuoco bensigrave determini una diversa considerazione sulle prioritagrave dintervento data la diversa valenza naturalistica Quindi si ritiene di valutare limpatto atteso da 1 a 4 rispettivamente per le zone D C B e A e da 2 a 3 rispettivamente per le zone 2 e 1

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La combinazione delle tre variabili considerate realizzata per semplice somma dei relativi punteggi di impatto parziale assegnando quindi uguale peso al contributo delle diverse componenti Il punteggio derivante dalla somma verragrave quindi segmentato in classi secondo la seguente tabella

Punteggio di impatto Classe di impatto 3-6 Basso 7-9 Medio 10-12 Alto 13-14 Molto Alto

ZONIZZAZIONE DI SINTESI Avvalendosi delle elaborazioni precedenti il territorio viene suddiviso in aree omogenee che indicano rispettivamente la pericolositagrave e la gravitagrave reale dincendio Il passo successivo della pianificazione a fini di protezione della zona contro gli incendi non puograve prescindere dal considerare ambedue i parametri valutati unitamente e in modo sintetico Pertanto per ciascuna area la conoscenza della pericolositagrave e della gravitagrave che tiene conto di tutti i parametri pirologici ponderati precedentemente consentiragrave di avere una situazione pirologica complessiva mediante unoperazione di intersezione spaziale delle aree omogenee definite dalla pericolositagrave e dalla gravitagrave dincendio ottenendo aree omogenee per entrambi questi due parametri LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO La prioritagrave degli interventi di prevenzione diretta saragrave accordata in funzione della combinazione dei valori di gravitagrave e pericolositagrave di ogni zona omogenea Tuttavia puograve accadere che nel territorio dellarea protetta vi siano piugrave zone di pari valore di gravitagrave e pericolositagrave In previsione di tale evenienza disponendo dei dati sufficienti si prevede di ricorrere al concetto del tempo di rotazione Il tempo di rotazione viene definito come il rapporto tra la superficie boscata dellrsquoarea e la superficie boscata media annua percorsa della stessa area Il reciproco di questo rapporto puograve essere visto come tempo di ritorno (numero di anni necessari affincheacute la stessa superficie venga nuovamente interessata dallrsquoincendio) oppure periodo di tempo necessario affincheacute tutta la superficie boscata dellrsquoarea venga percorsa dal fuoco ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI La legge 35300 in materia di incendi boschivi nasce dalla diffusa convinzione che lrsquoapproccio piugrave adeguato per perseguire la conservazione del patrimonio boschivo bene insostituibile per la qualitagrave della vita sia quello di promuovere ed incentivare le attivitagrave di previsione e di prevenzione anzicheacute privilegiare la fase emergenziale legata allo spegnimento degli incendi Nellattuale impostazione del piano egrave necessario realizzare unorganica gestione degli interventi e delle azioni mirate a mitigare le conseguenze degli incendi Tale impostazione comporta che si accetti che il fuoco possa percorrere parte del territorio posto a protezione In tale caso si definiscono precisi limiti di comportamento del fuoco e di estensione totale Questimpostazione comprende un concetto applicabile per lo piugrave ad area vasta e quindi di livello regionale Lrsquoobiettivo del piano delle aree a parco deve basarsi sullrsquoapplicazione del criterio della ldquoriduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocordquo da realizzare per tappe successive tendendo a raggiungere il contenimento totale se possibile

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

La riduzione attesa di superficie percorsa egrave comunque un obiettivo parziale di cui si deve verificare la concreta realizzabilitagrave nel periodo di validitagrave del piano Le linee di pianificazione devono essere stabilite e mantenute valide nella loro impostazione per un periodo sufficiente a valutarne i risultati Detto periodo viene previsto indicativamente tra 3 e 5 anni Lrsquoimpostazione pluriennale non esclude le revisioni annue di cui alla L 3532000 che per le aree protette devono avere soprattutto lrsquoobiettivo di controllo dei risultati delle azioni preventive A tale fine egrave indispensabile fare riferimento alle zone omogenee precedentemente descritte collocando in esse gli interventi in funzione dellrsquoimpatto atteso Integrano gli interventi assegnati alle singole zone omogenee gli interventi generali che estendono la loro efficacia su tutto il territorio del parco Per la realizzazione di quanto sopra egrave opportuno avvalersi dei seguenti elementi Definizione degli obiettivi Gli obiettivi da perseguire per la protezione di unrsquoarea protetta contro gli incendi devono essere assai rigorosi e strettamente connessi con gli obiettivi specifici per i quali si egrave costituita lrsquoarea protetta In generale lrsquoobiettivo si concretizza con la superficie percorsa dal fuoco massima accettabile Definizione dellimpatto accettabile per area omogenea e per tipologia forestale Ogni area omogenea puograve sopportare un impatto che egrave deciso dal pianificatore La variabilitagrave di situazioni non permette di fornire delle indicazioni generali infatti si puograve spaziare da livelli dimpatto nulli ad elevati In funzione del livello dimpatto accettato cambiano molto lrsquoimpegno e i costi per rispettarlo Esigenze di protezione e tipologie dintervento nelle aree omogenee Questa fase consiste nellrsquoassegnazione delle tipologie dintervento di contenimento del fuoco alle differenti zone omogenee Sulla base dellrsquoobiettivo relativo alla zona omogenea si stabilisce quali siano gli interventi da realizzate per raggiungerlo Gli interventi saranno distribuiti tra prevenzione ed estinzione impiegando tutti i possibili mezzi e tecniche Questa fase egrave assai delicata poicheacute comporta lrsquoinserimento di un provvedimento in una situazione dovendone prevedere i risultati Definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile La superficie percorsa dal fuoco massima accettabile per ogni zona omogenea egrave una parte fondamentale del piano e puograve essere determinata anche con procedimenti di simulazione di comportamento del fronte di fiamma nelle varie situazioni tipo riscontrate nella realtagrave del territorio La definizione della superficie percorsa massima deve essere correlata anche con le diverse caratteristiche di recupero spontaneo della vegetazione stessa La conoscenza della resilienza e della tempistica del recupero dovranno entrare operativamente nel modello finalizzato alla definizione della ldquosuperficie percorsa massima accettabilerdquo Per unrsquoarea naturale protetta che assume dimensioni ampie (come alcuni Parchi Nazionali) serve una specifica successione di tappe pianificatorie Nel caso specifico essendo tali aree protette costituite per la salvaguardia di particolari situazioni ambientali o per la conservazione di certe popolazioni si dovragrave in prima istanza valutare il danno potenziale in relazione a tale obiettivo e quindi successivamente si dovragrave cercare di limitare al massimo il valore della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile considerando sempre che esso egrave inversamente proporzionale ai costi

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Definizione della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco Questa grandezza strettamente collegata alla precedente definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile ne rappresenta una tappa parziale da adottare in caso in cui non sia possibile raggiungere nel periodo di validitagrave del piano il valore desiderato PREVENZIONE Con tale termine si intende lattivitagrave a contrasto dei fattori predisponenti anche solo potenziali delle cause determinanti linnesco e lo sviluppo di incendi boschivi nelle aree e nei periodi a rischio Nel piano saranno previste tutte le possibili attivitagrave preventive finalizzate a rendere meno probabili gli incendi piugrave contenuti i parametri di comportamento e piugrave facile lrsquoestinzione ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI In questo capitolo del piano si provvederagrave alla definizione degli interventi che si devono realizzare per ogni area omogenea determinata a seguito delle indagini e delle zonizzazioni attuale e degli obiettivi Gli interventi devono essere dapprima descritti nelle loro caratteristiche generali e quindi precisamente determinati nellintensitagrave tipologia e collocazione solo sulla base delle risultanze delle precedenti zonizzazioni e del monitoraggio annuale Inoltre gli interventi devono essere economicamente quantizzati ovvero nel periodo di validitagrave del piano devono essere identificate le risorse economiche ad essi destinate (scheda tecnico-economica) ed i tempi di realizzazione previsti (crono-programma) Alcuni interventi sono di carattere generale non sono cioegrave assegnati a priori alle singole aree omogenee in quanto aventi una ricaduta su tutto il territorio e non necessitano pertanto di essere localizzati puntualmente in sede di pianificazione Tra questi egrave prevista la prevenzione indiretta cioegrave lrsquoattivitagrave che consente di portare a conoscenza della cittadinanza le problematiche legate agli incendi boschivi affincheacute siano adottati comportamenti piugrave prudenti La funzione dellattivitagrave indiretta egrave diminuire le cause antropiche determinanti linnesco degli incendi Si possono evidenziare due fasi della sunnominata prevenzione una a lungo e una a breve termine La prima egrave composta dallinsieme delle attivitagrave miranti a creare una coscienza della cittadinanza in modo da evitare comportamenti che possano innescare incendi Quella a breve termine (piugrave importante) si configura come informazione mirata alla cittadinanza in genere relativa al grado di pericolo esistente al momento attuale Per la prevenzione indiretta a lungo termine saranno necessarie campagne dinformazione oltre alla diffusione di pubblicazioni per introdurre elementi di sensibilizzazione a diverse fasce di pubblico e soprattutto ai fruitori dellarea protetta Per la prevenzione indiretta a breve termine si propone di introdurre una cartellonistica dinamica per segnalare ogni giorno il grado di pericolo dincendio ottenuto dallapposito dispositivo di previsione Strettamente collegato alla prevenzione indiretta dovragrave essere definito il flusso informativo utile a raggiungere la popolazione Questattivitagrave prevista dallart6 della l35300 egrave sotto la responsabilitagrave delle Regioni e deve portare la popolazione a conoscenza dei vincoli e dei divieti dei danni procurabili dal fuoco delle norme comportamentali da tenere in caso di incendio e dei riferimenti per la segnalazione urgente di eventuali focolai

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TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI La descrizione della tipologia degli interventi e quindi la loro localizzazione e quantificazione economica attraverso un apposito programma di interventi e la sua sintesi nella ldquoscheda tecnico-economicardquo risulta importante per una concreta pianificazione e per il successivo monitoraggio VIABILITAgrave Risulta necessario attuare sistematicamente un piano degli interventi di ripulitura delle vie di comunicazione statisticamente soggette ad insorgenza incendi possibilmente attuati con tempistica e modi tali da non comportare laccumulo di biomassa secca e pagliosa sui bordi stradali VIABILITAgrave OPERATIVA Essa egrave intesa come lrsquoinfrastruttura che consente il raggiungimento dei luoghi dove si manifesta il fuoco Si tratta di viabilitagrave forestale la cui progettazione e realizzazione presenta aspetti delicati Infatti non egrave possibile ipotizzare di raggiungere tutti i luoghi forestali con automezzi Neacute puograve essere ipotizzato di estendere la rete viaria unicamente a tale fine Pertanto la dimensione di questa infrastruttura deve tenere conto in modo rigoroso della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocoLa viabilitagrave e lrsquoaccesso sono previste dallrsquoart 3 comma 3 lettera i) della L 3532000 Puograve accadere che si evidenzi una carenza di collegamento ed in tale caso si faragrave ricorso ad un servizio di elicotteri limitando il piugrave possibile il disturbo allambiente naturale Di seguito sono riportate alcune indicazioni operative di massima

1) nel caso di realizzazioni di strade queste potranno essere unidirezionali poicheacute la densitagrave di traffico saragrave molto limitata tuttavia dovranno essere previste frequenti piazzole di scambio per landata e il ritorno dei mezzi che saranno distanti non piugrave di 400 m lrsquouna dallrsquoaltra

2) importantissimo nelle aree protette egrave anche il momento della regolamentazione dellrsquoaccesso e dellrsquouso della viabilitagrave a scopi diversi (utilizzazioni ricreazionehellip)

VIALI TAGLIAFUOCO Queste infrastrutture realizzabili con varie tipologie costruttive sono strettamente collegate alla dimensione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e alle modalitagrave di estinzione previste dal Piano per lrsquoarea in esame Infatti la tecnica di estinzione adottata egrave strettamente collegata al tipo di viale realizzato I viali tagliafuoco sono interventi di prevenzione realizzabili con diversi criteri progettuali si distinguono in passivi e attivi I viali passivi non richiedono lintervento da parte delle squadre ma determinano profonde trasformazioni sul territorio e quindi non compatibili con le aree protette- I viali tagliafuoco attivi operano unicamente un rallentamento del fronte di fiamma e necessitano di interventi di estinzione Quindi il viale non egrave progettato per fermare lincendio ma per rallentarlo e contenerlo entro limiti dintensitagrave molto bassi Eacute comunque essenziale inserire criteri di natura ecologica capaci di valutare gli effetti diretti ed indiretti di tale ldquoframmentazionerdquo Si tratta di un problema complesso che da una parte non puograve eliminare i viali tagliafuoco ma puograve contribuire a tenere sempre presenti gli impatti e le ricadute sul sistema ecologico nella sua complessitagrave essendo tali interventi senza dubbio utili per limitare i danni

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degli incendi Nel parco si ricorreragrave esclusivamente ai viali tagliafuoco di tipo attivo verde e alle tende tagliafuoco attive In generale si prevede che i viali attivi debbano contenere lintensitagrave lineare del fronte di fiamma sempre al di sotto dei 400 kWm dove si opera con attacco diretto a terra da parte di squadre con attrezzature manuali Dove si ritiene necessario intervenire con mezzi meccanici lintensitagrave lineare che il viale deve poter contenere egrave di 800 kWm mentre dove intervengono mezzi aerei egrave di 1200 kWm APPROVVIGIONAMENTO IDRICO Lrsquoapprovvigionamento idrico egrave realizzato attraverso una rete di punti di rifornimento fissi o mobili che devono essere configurati in relazione a tutti gli altri interventi di prevenzione diretta ed alle componenti del servizio di estinzione Deve essere realizzato con sistemi di basso impatto ambientale e in particolare evitando la costruzione di invasi in cemento Si ritiene di dover ricorrere a invasi di piccola capacitagrave smontabili e asportabili Risulta quindi assai importante assicurarne una corretta collocazione La distribuzione degli invasi sul territorio le loro caratteristiche costruttive e capacitagrave sono funzione dei mezzi previsti per lo spegnimento

- rifornimento degli elicotteri di tipo leggero - rifornimento dei mezzi a terra

Ogni punto di rifornimento idrico egrave riferito ad unarea servita da una squadra per lo spegnimento in fase di intervento a partire dal punto acqua In base a questo criterio cambieranno sia larea servita sia la capacitagrave di invaso per soddisfare i differenti mezzi e le tecniche di intervento legate agli scenari in cui si opera PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI Nelle aree protette luso degli elicotteri deve essere previsto in modo assai piugrave intenso rispetto a quello del resto del territorio Infatti con questo mezzo si possono servire le zone con scarsa viabilitagrave realizzando sia il trasporto di squadre sia parte dellestinzione Questaspetto egrave assai importante per evitare la costruzione di strade per lestinzione Occorre considerare quindi la necessitagrave di piazzole di atterraggio per realizzare le condizioni atte a raggiungere tutte le zone comprese nei parchi nel tempo massimo di 10 di volo Esse sono aree piane orizzontali o leggermente inclinate senza ostacoli per il volo nella zona circostante di area circolare di almeno 20m di diametro dotate di rifornimento idrico e collegamento viario La densitagrave di collocazione saragrave in rapporto al tipo di scenario Si daragrave prioritagrave alle piugrave elevate classi di impatto a partire dagli scenari di collina interna con eventi estivi e di montagna interna con eventi invernali PREVENZIONE SELVICOLTURALE Si tratta della prevenzione diretta piugrave efficace conosciuta anche se purtroppo non la piugrave diffusa Si realizza con varie attivitagrave di tipo selvicolturale attuate e dimensionate in funzione del comportamento previsto del fronte di fiamma Il progetto di questo tipo di prevenzione si attua sulla base della distribuzione dei popolamenti forestali erbacei ed arbustivi in armonia con le norme previste dai piani di gestione eventualmente presenti dellrsquoimpatto accettabile della superficie percorsa dal fuoco

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massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e del comportamento previsto dellrsquoincendio Per questrsquoultimo egrave opportuno avvalersi di modelli matematici di previsione La prevenzione diretta selvicolturale mira a sottrarre dal potenziale combustibile vegetale la quota parte di carico non assorbibile con lrsquoestinzione Nelle aree protette questo tipo di prevenzione si deve ovviamente ben raccordare con gli obiettivi in termini di conservazione della biodiversitagrave e la tendenza ad avere cenosi forestali e boschi vetusti capaci di far emergere nel modo migliore lrsquoeccezionale complessitagrave funzionale del sistema foresta Rinaturalizzazione delle cenosi di derivazione antropica armonizzazione delle strutture verifica degli ordinamenti presenti (fustaie cedui boschi non ordinariamente gestiti boschi di neoformazione formazioni lasciate alla libera evoluzione) e identificazione delle eventuali azioni di riordino bioecologico sono i criteri guida da seguire assieme allrsquoimpatto atteso e alla riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco IL FUOCO PRESCRITTO Lrsquoapplicazione del fuoco prescritto in unrsquoarea protetta puograve apparire contraddittoria tuttavia nei parchi cosigrave come nelle riserve sono frequenti popolazioni arboree artificiali o situazioni ambientali particolari in cui il fuoco oltre a ridurre il carico di combustibile puograve favorire la rinaturalizzazione (fuoco come fattore ecologico) o il mantenimento dellrsquoambiente risultante da secolare gestione antropizzata Alcuni ambienti seppur mantenuti da unrsquoazione perturbante sono ormai consolidati e facenti parte della tradizione paesaggistica e della memoria collettiva Pertanto nelle aree protette questo tipo di prevenzione non deve essere esclusa aprioristicamente ma puograve ben raccordarsi con gli obiettivi sia di prevenzione che di conservazione della biodiversitagrave FORMAZIONE La formazione del personale egrave indispensabile per lrsquoefficacia di tutte le attivitagrave Pur con differenti livelli di approfondimento deve rivolgersi ai progettisti delle opere di prevenzione ai coordinatori delle operazioni di spegnimento agli operatori addetti allrsquoestinzione Le funzionalitagrave di tutti gli strumenti in dotazione devono essere conosciute da coloro che attuano il coordinamento operativo con particolare riferimento alle modalitagrave di impiego dei Sistemi di Supporto alle Decisioni e dei modelli di simulazione di comportamento del fronte di fiamma Agli operatori professionali e volontari saragrave opportuno fare conoscere i dispositivi di sicurezza operazionale e di protezione individuale che devono essere utilizzati e tutti gli aspetti teorico - pratici delle varie tecniche di estinzione PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO Descrizione degli interventi di prevenzione AIB necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc)

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LOTTA ATTIVA Le principali attivitagrave di lotta attiva da prevedere con la pianificazione sono le seguenti SORVEGLIANZA Attivitagrave di controllo del territorio da attuare quando il livello degli indici di previsione del pericolo di incendio supera una prevista soglia di attenzione con allertamento da apposite strutture di analisi meteo collegate allrsquoEnte Parco o da strutture alternative autonome come mini stazioni meteo locali (vedi ldquofattori predisponentirdquo) Puograve essere organizzato un servizio di controllo che avverte la popolazione del livello del pericolo del momento Ciograve egrave particolarmente valido in aree assai frequentate e di alto pregio ambientale AVVISTAMENTO Consiste nellrsquoattivitagrave di individuazione diretta dei focolai realizzata da terra sia con mezzi mobili che fissi oppure dallrsquoaria Si ritiene che questattivitagrave che puograve essere realizzata con varie tecniche debba essere applicata sul territorio rigidamente in conseguenza delle analisi che evidenziano la vulnerabilitagrave della copertura forestale e lrsquoimpatto accettabile Inoltre deve essere strettamente collegato alla previsione del pericolo ed entrare in funzione solo al superamento di soglie precisamente definite per ogni area omogenea Lavvistamento egrave da intendersi come un servizio collocato a valle della previsione del pericolo Tanto piugrave questrsquoultima saragrave affidabile ed efficace tanto minore potragrave essere limpatto della struttura di avvistamento Nelle aree protette deve in genere essere preferito allrsquoavvistamento con postazioni fisse quello basato su pattugliamento sia da terra sia con aerei Anche i luoghi da osservare e quindi il tragitto che deve essere coperto dagli osservatori deve essere definito in sede progettuale sulla base di consolidate metodologie messe a punto per evidenziare le aree che meritano di essere maggiormente poste sotto controllo Nei casi in cui si fosse ritenuto necessario ricorrere ad impianti fissi qualora vi siano le condizioni di elevato pregio in zone ad alto rischio e laddove sia possibile ospitarli senza ricorrere a costruzioni di elevato impatto visivo si ritiene che sia utile impiegare dispositivi con controllo remoto ALLARME La definizione dellrsquoallarme avviene a seguito di segnalazione di evento avvistato La segnalazione puograve pervenire da parte del servizio di avvistamento oppure da cittadini che avvisano tramite canali di comunicazione appositamente pubblicizzati Con lrsquoallarme si mettono in moto le operazioni di intervento Per tale motivo lrsquoallarme deve essere emanato solo da una struttura autorizzata e comunque a conoscenza del livello di pericolo dellrsquoarea interessata del momento e delle forze che possono essere fatte intervenire COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE Si ritiene che presso il parco debba essere realizzato un ldquopunto di coordinamentordquo Detto punto di coordinamento pur essendo autonomo deve essere in contatto diretto con le Sale Operative Unificate Permanenti (SOUP) previste dallrsquoart 7 della L 3532000 per lo svolgimento della lotta attiva Deve essere quindi assicurato il collegamento tra il livello centrale (Regione) e quello locale (area protetta) Questrsquoultimo deve essere messo nelle condizioni di ricevere e dare le informazioni e lrsquoappoggio tecnico

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per le operazioni che derivano dal lavoro fatto in sede centrale da personale esperto e possibilmente con Sistemi di Supporto alle decisioni di cui ogni sala operativa dovrebbe essere dotata Si dovranno organizzare le procedure operative da seguire nelle differenti situazioni ed applicando le differenti tecniche di estinzione noncheacute il collegamento dellrsquoattivitagrave operativa svolta da diverse Regioni in caso di parco nazionale interregionale Dette procedure sono legate alle disposizioni regionali Qualora non fossero ancora stabilite il piano deve proporle con la finalitagrave di realizzare le migliori condizioni per rendere efficaci le differenti azioni di lotta intraprese Il coordinamento operativo e le procedure seguite nellrsquoarea protetta vanno descritte nella relazione del piano AIB in particolare la procedura di allarme in coordinamento con le competenti strutture regionali e sub regionali la procedura in caso di focolaio (da spegnere prima possibile con le risorse disponibili in loco) e quindi in caso di incendio vero e proprio le procedure operative specifiche per lrsquoutilizzo di mezzi e altre risorse AIB disponibili in loco

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PARTI SPECIALI DEL PIANO RICOSTITUZIONE BOSCHIVA Nel piano delle aree protette deve essere dedicata particolare attenzione alla ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco La parte del Piano finalizzata alla ricostituzione si basa sulla conoscenza funzionale e strutturale delle diverse tipologie presenti nel territorio In particolare tiene conto delle caratteristiche sindinamiche (serie di vegetazione) e del confronto tra eterogeneitagrave spaziale reale e eterogeneitagrave potenziale Solo il riferimento al modello neutrale (eterogeneitagrave potenziale o carta della vegetazione potenziale) offre un criterio valido per valutare la situazione reale e consente di ricostruire modelli dintervento non teorici ma strettamente collegati alla potenzialitagrave del territorio confrontato con lrsquoattuale uso del territorio stesso Anche in questo caso pertanto si dovragrave fare riferimento ai documenti di base con i quali abbiamo prodotto la classificazione gerarchica del territorio Il confronto cartografico tra attuale uso e situazione potenziale fornisce una base molto concreta di valutazione delle possibilitagrave di ricostituzione a scala territoriale Saragrave successivamente essenziale definire i singoli modelli di ricostituzione applicati alle diverse tipologie vegetazionali La conoscenza di tali modelli (serie di vegetazione) consente di valutare la congruitagrave tipologica anche di stadi degradati (vedi per esempio i cespuglieti) e contribuisce notevolmente alla pianificazione degli interventi Nella pianificazione degli interventi si dovragrave prendere sempre in considerazione la possibilitagrave di non intervenire con impianti diretti Uno degli elementi essenziali nel processo di valutazione che conduce al progetto di ricostituzione egrave indubbiamente la situazione della risorsa suolo Nel caso di scarsa frequenza senza perdita di suolo egrave facile far prevalere il criterio di basso intervento Nel caso invece di perdita della risorsa suolo lrsquointervento dovragrave essere finalizzato prevalentemente alleliminazione di questo rischio mediante la messa a dimora di specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione in oggetto capaci di eliminare in tempi brevi la perdita di suolo Lrsquoattivitagrave da svolgere deve essere definita da una apposita analisi svolta a livello regionale con cui si individuano le aree prioritarie di intervento La ricostituzione si affronta correttamente solo in un contesto generale di pianificazione ecologica e forestale individuando per tutto il territorio a parco i differenti effetti degli incendi avvenuti e la dinamica della ricostituzione spontanea Gli interventi di ricostituzione che si prevederagrave di adottare verranno modulati in funzione di tutte le caratteristiche ambientali e nel rispetto della multifunzionalitagrave della copertura forestale Per poterli definire e soprattutto distribuire correttamente nellrsquoarea a parco si devono prevedere le seguenti analisi

- analisi della possibilitagrave di ricostituzione spontanea anche in funzione di Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) e Fire regime (frequenza intensitagrave stagione)

- definizione di criteri e modalitagrave di intervento per la ricostituzione - definizione di zone prioritarie di intervento - definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipologia e per ogni area

omogenea in funzione delle serie di vegetazione e delle unitagrave di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio

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IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

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PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

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  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

PREMESSA In attuazione dellrsquoart 3 della Legge 21 novembre 2000 n 353 sono state emanate con Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri ndash Dipartimento della Protezione Civile pubblicato su GU del 2622002 SG n 48 le linee guida per la redazione del ldquoPiano regionale per la programmazione delle attivitagrave di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivirdquo La stessa legge allrsquoart 8 comma 2 prevede un apposito ldquopiano per i parchi naturali e le riserve naturali dello Statordquo che andragrave a costituire una sezione del suddetto piano regionale Si precisa che le indicazioni di seguito esposte prendono in considerazione le direttive della legge quadro 3532000 e delle Linee Guida sopra citate emanate con Decreto del Dipartimento della Protezione Civile del 20 dicembre 2001 ma non le indicazioni delle varie leggi regionali che possono differire tra loro e che saranno soggette a future variazioni per adeguamento alla suddetta L 3532000 Quindi il piano di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi di ogni area protetta statale si atterragrave alle linee guida per il piano regionale sopra richiamate calate nel proprio ambito territoriale e data la specificitagrave del problema incendi boschivi in tali aree (riconosciuta dalla legge 3532000) per la loro connotazione naturalistica piugrave complessa di quella del rimanente territorio dovragrave attenersi anche alle direttive tecnico scientifiche oggetto del presente documento di seguito riportate in dettaglio Infatti nelle aree protette vi sono delle specifiche emergenze naturalistiche per le quali egrave stata proposta ed istituita lrsquoarea e la loro salvaguardia egrave lrsquoelemento cardine dellrsquoistituzione stessa Peraltro gli obiettivi prioritari delle linee guida per il piano regionale mirati piugrave ad evitare per quanto possibile che a contenere gli incendi boschivi sono ancor piugrave condivisibili nelle aree naturali protette In particolare la sensibilizzazione dei residenti a tutti i livelli socio economici e di etagrave il coinvolgimento diretto degli stessi nella difesa dagli incendi boschivi soprattutto nella prevenzione ed ove possibile anche nella lotta attiva attraverso forme e modalitagrave localmente ritenute le piugrave idonee (es volontariato incentivato sui risultati ottenuti a fine stagione critica coinvolgimento dei pastori nella sorveglianza ecc) sono sempre auspicabili Considerata la delicatezza della problematica gestionale del sistema di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi in ambiti territoriali interessati da piugrave enti si ritiene doveroso evidenziare qui in premessa alcuni semplici ma importanti elementi di funzionalitagrave dello stesso I destinatari del presente documento sono gli Enti gestori di tutti i Parchi Nazionali (PN) che sono tenuti alla redazione ed applicazione di un proprio piano di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi (piano AIB) Questo deve comprendere il territorio di eventuali Riserve naturali statali interne al parco i cui gestori sono tenuti a fornire ogni documentazione tecnico-scientifica in loro possesso utile al piano AIB del parco Lrsquoente gestore di aree protette statali nel rispetto della propria autonomia istituzionale si organizzeragrave autonomamente con una propria pianificazione AIB mirando soprattutto ad ottimizzare il proprio sistema di previsione e prevenzione integrandosi e coordinandosi con il corrispondente sistema regionale in particolare per lotta attiva

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

La funzionalitagrave dellrsquointero sistema regionale ed in alcuni casi interregionale impone la chiarezza della gerarchia operativa da concordare in via prioritaria indispensabile soprattutto per la ottimizzazione della lotta attiva in situazioni di emergenza In tal senso come peraltro giagrave indicato nelle suddette linee guida per ogni ambito territoriale deve essere individuata la figura del coordinatore nella fattispecie allrsquointerno delle aree protette statali tale figura viene concordata fra lrsquoEnte gestore dellrsquoarea protetta lae Regionei interessatae ed il Corpo Forestale competente anche in base alla specifica situazione organizzativa in loco dei rispettivi servizi di protezione contro gli incendi boschivi degli stessi enti sopra indicati Allrsquointerno dellrsquoarea protetta il coordinatore dovragrave rispettare le prioritagrave dintervento dettate dalla relativa pianificazione fatte salve le prioritagrave di carattere generale (ad es il salvamento di vite umane) Vista la molteplicitagrave di enti cointeressati alla pianificazione antincendi boschivi egrave opportuno elencare nel piano i referenti AIB di ciascun ente ed i relativi riferimenti (e-mail contatti ecc) al fine di facilitare la concertazione Il piano antincendi boschivi dellrsquoarea protetta statale elaborato ed approvato dallrsquoEnte gestore diventa immediatamente operativo ancorcheacute soggetto ad eventuali modifiche ed integrazioni nel corso dellrsquoiter istruttorio previsto dalla normativa vigente Lrsquoistruttoria della DPNMMATTM che comprende il parere del Corpo Forestale dello Stato noncheacute la richiesta e lrsquoottenimento dellrsquointesa con la regione territorialmente competente si conclude con lrsquoinserimento del piano AIB nellrsquoomologo piano regionale e lrsquoadozione del Piano AIB dellrsquoarea protetta con Decreto ministeriale PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO Per lrsquoelaborazione del piano AIB oltre al presente schema saragrave molto utile fare riferimento alla documentazione disponibile sul sito del Ministero allrsquoindirizzo wwwminambienteit NATURA Aree naturali protette Attivitagrave antincendi boschivi come il libro ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (pubblicato dalla DPN-MATTM nel 2004 in collaborazione con la Societagrave Botanica Italiana) in particolare lrsquo ldquoAppendicerdquo dedicata alle aree protette il ldquoManuale tecnico di pianificazione antincendi boschivi nelle aree protetterdquo ed altra documentazione pertinente (ad es i piani AIB di altri parchi nazionali) TABELLA DI SINTESILa presente versione dello schema di piano AIB per i parchi nazionali sostituisce quella del 2002 rispetto alla quale si differenzia per la presenza di una tabella di sintesi - che evidenzia gli elementi ritenuti fondamentali per dare concretezza ed operativitagrave al piano stesso ndash e per alcune integrazioni nel testo che tendono a superare le carenze rilevate nel corso degli anni trascorsi dallrsquoapplicazione della versione 2002 La tabella di sintesi integra lo schema e costituisce lindice operativo da seguire per la redazione del piano elenca le principali tematiche che devono essere affrontare al fine di fornire le informazioni fondamentali e necessarie per lattuazione di una corretta ed efficiente strategia di tutela dagli incendi dellarea protetta Pertanto mentre nello schema si trattano i maggiori temi ed argomenti pertinenti la pianificazione AIB la tabella di sintesi individua quelli che non possono essere omessi

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La tabella si articola in dieci sezioni alcune delle quali richiedono una cartografia correlata che dovragrave essere redatta secondo le indicazioni riportate nel successivo paragrafo relativo agli ASPETTI CARTOGRAFICI Nelle prime sezioni tra gli elementi che devono essere esplicitati egrave stato inserito il periodo di validitagrave del piano (generalmente quinquennale o in alternativa triennale) ed i riferimenti normativi tra cui si sottolinea la normativa regionale ed eventuali deroghe alle norme di gestione forestale volte a favorire gli interventi di prevenzione AIB noncheacute le attivitagrave di coordinamento con gli uffici regionali competenti per lrsquoattuazione del piano AIB Particolare attenzione egrave rivolta agli interventi di prevenzione ed alla loro valutazione e monitoraggio Infatti un elemento fondamentale egrave il piano degli interventi di prevenzione che non deve limitarsi alla descrizione delle possibili od auspicabili opere ma deve individuarle evidenziandone le prioritagrave collocarle nello spazio e nel tempo (carta degli interventi programmati e crono-programma dei lavori) e quantificarle economicamente (scheda tecnico economica) distinguendo gli interventi diretti dellrsquoEnte gestore e del CTA relativo da quelli dipendenti da terzi Inoltre in linea con i principi generali dello schema di piano che prevedono la verifica della pianificazione gli interventi realizzati devono essere monitorati al fine di comprovarne lrsquoefficacia o lrsquoinadeguatezza per i necessari adeguamenti nellrsquoaggiornamento annuale e per le successive revisioni alla scadenza del piano Il presente documento quindi illustra gli indirizzi da adottare per la pianificazione contro gli incendi boschivi nelle aree protette di valenza nazionale in concerto con i piani regionali antincendio e in armonia con i piani per il parco di cui alla legge quadro sulle aree protette L 39491 ASPETTI CARTOGRAFICI Le singole carte tematiche realizzate e presentate nel piano AIB dovranno essere corredate - in relazione - di una breve presentazione con riferimento al percorso seguito per la realizzazione (ad es derivazione da quali altre carte) le caratteristiche del tematismo e la legenda utilizzata per le carte di base non allegate indicare le maggiori caratteristiche e la loro reperibilitagrave Le diverse carte tematiche richieste con il piano AIB devono essere realizzate in ambiente GIS o SIT (sistema informativo territoriale) e gestibili dallrsquoEnte parco insieme alla cartografia di base giagrave esistente per consentire elaborazioni e prodotti derivati sia nella pianificazione AIB che nella successiva attuazione del piano non possibili con il prodotto esclusivamente cartaceo Si ricorda che le potenzialitagrave di gestione dati cartografici possono ulteriormente aumentare con il Geoportale Nazionale del MATTM Gli elaborati cartografici noncheacute tutte le informazioni prodotte nellrsquoambito dei Piani dovranno essere compatibili con gli standard dellrsquoaccordo integrativo sul ldquoSistema Cartografico di Riferimentordquo approvato dalla Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome il 12 ottobre 2000 ed essere resi disponibili nellrsquoambito del predetto Sistema cosigrave come previsto dallrsquoart 6 quater del DL 2792000 convertito con L36500

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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Il Sistema al fine di consentire la realizzazione secondo standard condivisi di carte tematiche per lo studio e il monitoraggio del territorio e per la mappatura degli incendi mette a disposizione delle amministrazioni senza alcun onere la Base Cartografica di Riferimento e gli strumenti software necessari per la gestione dei dati Le basi cartografiche disponibili a copertura nazionale nel sistema di riferimento geodetico-cartografico WGS84-UTM coprono tutte le esigenze di produzione dalle piccole scale (11000000) a scale di dettaglio (125000 - 1 10000) In particolare sono messe a disposizione gratuita degli Enti Gestori una serie di strati informativi riguardanti lrsquoAIB tramite il ldquo Geoportale Nazionale Progetto Incendirdquo che potragrave costituire un valido supporto alla redazione del piano AIB sia in assenza di pari tematismi di maggior dettaglio disponibili presso lrsquoEnte parco che ndash al contrario - con la loro sostituzione lavorando sullo stesso progetto Il prodotto cartaceo da fornire con la relazione del piano AIB quindi saragrave semplicemente una rappresentazione grafica ridotta - sul foglio A4 della relazione (o su A3 allegato alla stessa) - del singolo tematismo questo dovragrave avere poligoni trasparenti appoggiati su una cartografia di base la piugrave idonea alla comprensione geografica dello stesso tematismo eventuali particolari ritenuti importanti sono da evidenziare a parte (ad es la legenda) per renderli visibili GENERALITAacute La pianificazione relativa alla previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi puograve essere realizzata solo attraverso un apposito piano articolato e completo del quale si indicano di seguito in modo sintetico gli aspetti fondamentali Il presupposto teorico su cui si basa la pianificazione di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi fa riferimento allapproccio sistemico proposto dallecologia del paesaggio In questi ultimi decenni le discipline scientifiche di base ed applicate hanno spesso collaborato in quanto la fruizione e la conservazione delle risorse si basa sulla conoscenza di modelli funzionali e strutturali di natura complessa alla cui definizione concorrono gruppi disciplinari diversi integrati nella ricerca ecosistemica di linee di azioni capaci di ridurre il rischio di incendio e favorire un recupero correlato con la serie di vegetazione e lunitagrave di paesaggio locale Tutto ciograve che segue fa quindi riferimento alle direttive di interesse ambientale elaborate a scala europea e planetaria Tra queste egrave opportuno citare la Direttiva Habitat la Convenzione di Rio e la recente Direttiva sulla Conservazione dei Paesaggi Europei e i Regolamenti comunitari emanati al fine di proteggere le foreste della comunitagrave contro gli incendi Per quanto riguarda il nostro Paese le Linee Guida fanno riferimento alleccezionale evoluzione delle discipline forestali (basti in proposito citare la ldquoSelvicoltura Sistemicardquo) alla capacitagrave di individuazione dei modelli sistemici di riferimento derivante dallapplicazione dellecologia funzionale e della fitosociologia paesaggistico-dinamica e alle novitagrave territoriali e paesaggistiche legate alla classificazione gerarchica del territorio e piugrave in generale allecologia del paesaggio specialmente per quanto concerne la valutazione ecosistemica della frammentazione e della connettivitagrave tra sistemi complessi

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Quindi alla luce di quanto detto sopra egrave opportuno che nella redazione del piano che deve integrarsi con le varie pianificazioni territoriali vengano rispettati alcuni principi generali di seguito indicati

a carattere omeostatico del piano Per tale principio le attivitagrave da svolgere devono essere organizzate in modo da poter sopportare delle variazioni impreviste Accade spesso che vi siano delle variazioni rispetto a quanto previsto per il sopraggiungere di difficoltagrave che non sono normalmente prevedibili Quindi la strutturazione degli interventi deve essere impostata in modo da rendere ognuno di essi capace di mantenere la sua efficacia senza dipendere da altre realizzazioni Un esempio puograve essere fornito dagli invasi di rifornimento idrico che devono avere delle caratteristiche adatte a rifornire tutti i mezzi e le squadre che operano per lrsquoestinzione

b integrazione tra la prevenzione e lrsquoestinzione In ogni pianificazione corretta deve essere rispettata una rigida proporzionalitagrave tra gli interventi che hanno tra loro funzioni complementari Per i diversi popolamenti forestali si devono definire due parametri chiave lrsquointensitagrave del fronte di fiamma non superabile e lintensitagrave massima prevista come definiti dalla letteratura Con la prevenzione puograve essere assorbita una certa quota d intensitagrave Affiancando alla prevenzione lestinzione si puograve raggiungere lrsquointensitagrave non superabile Per tale motivo non si puograve prescindere dalla definizione di quanto sia possibile raggiungere con la prevenzione e di quanto con lrsquoestinzione Ecco percheacute lrsquoestinzione deve essere dimensionata in funzione degli obiettivi da raggiungere e della prevenzione realizzata Il progetto dellrsquoorganizzazione dellrsquoestinzione discende dallrsquoanalisi forestale iniziale con la quale si definisce in primo luogo la grandezza degli incendi previsti e del limite che si desidera non superare Ciograve riguarda i termini preventivi legati alla pianificazione forestale va da seacute che bisogneragrave agire anche sui temi educativo ed informativo unica via possibile per il ridimensionamento del problema agendo sulle cause che sono quasi sempre legate a problematiche di natura sociale

c obiettivi e prioritagrave di intervento Il Piano deve necessariamente prevedere le prioritagrave in termini di valenze ambientali sociali e produttive e quindi in termini di azioni dirette ed indirette alla loro valorizzazione al fine di perseguire i principali obiettivi da evidenziare nel piano stesso Lrsquoeterogeneitagrave spaziale con cui si manifesta il diverso uso del suolo impone di conoscere il diverso valore sociale ed ambientale di un determinato territorio Il Piano egrave pertanto strettamente collegato con le analisi propedeutiche e con le valutazioni di rischio e di pericolositagrave individuate e che oltre alle caratteristiche intrinseche delle comunitagrave vegetali e delle destinazioni drsquouso tengono conto anche delle modificazioni drsquoordine antropico e delle possibilitagrave e caratteristiche del dinamismo in atto

d verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere metodi di monitoraggio delle misure di previsione prevenzione e lotta attiva adottate nel piano che verifichino se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale il cui livello ottimale non puograve essere raggiunto in un solo periodo di validitagrave del piano

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e protezione dagli incendi boschivi materia in veloce evoluzione Lrsquoinsieme delle determinazioni di pianificazione devono essere realizzate considerando che le conoscenze relative alla protezione dagli incendi sono via via in evoluzione Le nuove conoscenze e tecniche il cui inserimento risulta assolutamente indispensabile possono essere incorporate e recepite nel processo di pianificazione solo se questo lo preveda rispettando quindi quanto detto nel punto precedente

Come giagrave detto in precedenza le linee di pianificazione delle aree protette dello Stato in applicazione della L 3532000 dovranno essere nellrsquoimpostazione generale strutturalmente analoghe a quelle del piano regionale Eacute opportuno perograve considerare che la Direttiva Habitat del rsquo92 caposaldo dellrsquoattuale politica di conservazione e tutela degli ambienti naturali in Europa che ha portato alla proposta dei siti costituenti la rete Natura 2000 tende a rivalutare anche i siti degradati purcheacute essi abbiano mantenuta inalterata la capacitagrave di recupero funzionale e strutturale Ciograve modifica dal punto di vista concettuale la valutazione dei sistemi ambientali in quanto richiede che il pianificatore sia in grado di riconoscere non solo le valenze ambientali attualmente presenti ma anche quelle potenziali Tutto ciograve percheacute nella logica sistemica egrave importante saper valutare il contributo di ogni singolo habitat rispetto alla funzionalitagrave sistemica e alla complessitagrave dellrsquoarea protetta nel suo insieme Rispetto ai criteri regionali ai fini della pianificazione relativa alla protezione contro gli incendi boschivi emergono delle differenze date dalle peculiaritagrave della situazione Ciograve egrave dovuto soprattutto al fatto che nelle aree protette unitamente alla differenziazione delle realtagrave territoriali si deve valutare in modo piugrave attento il problema della complessitagrave delle emergenze naturalistiche e del loro rapporto con il trauma causato dal fuoco Questa analisi di dettaglio egrave necessaria per definire gli interventi sia in rapporto alle esigenze della copertura vegetale alla sua evoluzione e mantenimento sia al limite rispetto alla stessa opzione zero se si debba cioegrave intervenire o meno in aree percorse dal fuoco Lrsquoobiettivo principale enunciato dalla stessa L35300 che si vuole raggiungere con il piano di protezione delle aree boscate contro gli incendi nelle aree protette deve essere quello di limitare i danni mirando sia alla riduzione delle superfici percorse dal fuoco che alla diminuzione del numero di eventi Pur non trascurando le cause determinanti che si possono piugrave difficilmente contrastare lrsquointervento di prevenzione si concentra maggiormente sul controllo e sulla gestione dei fattori predisponenti cioegrave quei fattori che insieme concorrono a condizionare il comportamento del fuoco e quindi la forza distruttiva e i danni che esso puograve causare noncheacute la potenziale difficoltagrave di controllo da parte del servizio di estinzione I danni piugrave ingenti sono causati da fronti di fiamma che si propagano con intensitagrave elevata e che caratterizzano incendi di grandi dimensioni mentre gli eventi piugrave piccoli spesso non hanno alcun effetto negativo rilevante La limitazione dei danni gravi si potragrave ottenere prevalentemente con provvedimenti che mirano ad evitare linsorgenza di eventi di grandi dimensioni Per questo motivo egrave necessario analizzare in dettaglio il territorio e distinguere zone con differente predisposizione al fuoco realizzare in esse la prevenzione diretta e a maggior ragione disporre di un affidabile sistema di previsione del comportamento dellincendio Nelle aree protette la prevenzione diretta deve essere realizzata con metodi di basso impatto ambientale sottolineando che le realizzazioni di prevenzione diretta non devono essere traumatiche per il territorio e non devono causare trasformazioni irreversibili Per tale motivo si deve fare ricorso a tecniche che puntino soprattutto sui processi di rinaturalizzazione e sullrsquoaumento delle capacitagrave omeostatiche dei sistemi ed il loro grado di resilienza interno evitando quanto piugrave possibile tutti gli

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interventi che comportano delle trasformazioni quali potrebbero essere ad esempio invasi di rifornimento idrico in cemento o strade antincendio che nei parchi egrave bene che siano limitati Particolare cura va anche posta nella valutazione dellrsquoincidenza in termini di frammentazione e perdita della connettivitagrave di eventuali opere finalizzate alla prevenzione dellrsquoincendio stesso In sede di pianificazione lrsquoadozione dei principi fondamentali enunciati nelle premesse

- carattere omeostatico - integrazione tra prevenzione ed estinzione - obiettivi e prioritagrave di intervento - verifica della pianificazione - protezione dagli incendi boschivi materia in veloce evoluzione

consente una armonizzazione con i dettami dellrsquoart 12 della Legge Quadro sulle Aree Protette n 394 del 61291 facendo riferimento in particolare allorganizzazione e differenziazione drsquouso del territorio ai vincoli e allaccessibilitagrave veicolare e pedonale PREVISIONE Con questa attivitagrave si mira a conoscere in anticipo la probabilitagrave che avvengano gli incendi la loro frequenza e possibilmente anche il loro comportamento La previsione egrave ovviamente collegata con le caratteristiche climatiche fisiche e biologiche del territorio Questattivitagrave di per seacute molto importante nella pianificazione per la protezione contro gli incendi boschivi assume rilevanza singolare per le aree protette PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO In prima istanza egrave fondamentale la conoscenza delle linee di impostazione di carattere pianificatorio generale che sono applicate o comunque previste per un determinato territorio al fine di valutarne il rapporto che intercorre con le determinazioni pianificatorie per la protezione contro gli incendi boschivi La conoscenza nel dettaglio delle pianificazioni in atto egrave molto importante in quanto molti sono i soggetti abilitati a formalizzare piani di indirizzo e piani di sviluppo che nel loro insieme possono avere una grande importanza nellrsquoaccentuare o mitigare il rischio di incendio Eacute essenziale conoscere anche tutto ciograve che abbia ricadute dirette o indirette sul pattern di distribuzione delle diverse attivitagrave produttive o conservative Eacute opportuno evidenziare inoltre il ruolo che la conoscenza del modello organizzativo attuale del territorio del parco assume nei riguardi della previsione prevenzione estinzione e ricostituzione delle superfici percorse dal fuoco A tal fine egrave necessario fare indagini preliminari per ottenere un quadro della situazione ed acquisire informazioni sul sistema ambientale e sulla pianificazione territoriale agraria e forestale e specificatamente su quella relativa alla protezione contro gli incendi boschivi Nelle aree protette in relazione alla specificitagrave stessa dellrsquoarea possono assumere una primaria importanza anche popolazioni animali e vegetali habitat comunitagrave o sistemi di paesaggio che di norma non sempre si riconoscono di elevato interesse ambientale A riguardo occorre tenere in particolare considerazione le aree NATURA 2000 ed i relativi habitat di interesse comunitario Con queste indagini si tenderagrave ad acquisire delle conoscenze da utilizzare sia per lrsquoimpostazione delle attivitagrave pianificatorie sia per la realizzazione dei relativi progetti attuativi In modo particolare deve

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essere acquisito il complesso delle linee di pianificazione ecologica del territorio a parco e la conoscenza della dinamica delle popolazioni e delle comunitagrave che il Parco intende conservare noncheacute la situazione socioeconomica Eacute opportuno tenere presente che tra le funzioni istituzionali dei Parchi rientra lrsquoobiettivo volto alla conservazione della biodiversitagraverdquo Nel nostro Paese spesso la biodiversitagrave risente dellrsquoazione dellrsquouomo ed in particolare nellrsquoecosistema mediterraneo egrave fortemente condizionata dallrsquouso del fuoco per liberare porzioni di territorio dalla cenosi legnose e quindi favorire il pascolo Ciograve complica notevolmente lrsquoopera del pianificatore in quanto spesso per conservare alcune popolazioni animali eo vegetali egrave necessario intervenire per evitare la ripresa del bosco o di cespuglieti che riducono la superficie delle zone aperte in questi speciali ambiti anche lrsquoazione del fuoco si puograve considerare quale fattore ecologico Di seguito vengono indicati i principali elementi su cui estendere le indagini CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI A monte di qualsiasi elemento pianificatorio egrave essenziale conoscere nel dettaglio lrsquoarticolazione spaziale strutturale e funzionale della copertura del suolo e del suo attuale uso Purtroppo spesso vaste porzioni di territorio sono ancora prive di questa informazione a scala adeguata mentre il rischio e la pericolositagrave sono strettamente connessi con la disposizione spaziale delle diverse fisionomie Particolare importanza egrave inoltre legata alla conoscenza non solo tipologica delle diverse attivitagrave ma anche alla conoscenza puntuale delle informazioni connesse con la definizione della struttura verticale ed orizzontale di una comunitagrave Lrsquoaggiornamento della cartografia di dettaglio ad esempio secondo la nomenclatura prevista dallo sviluppo del programma CORINE Land Cover almeno al IV o V livello non egrave quindi solo un elemento conoscitivo di base ma egrave elemento essenziale del progetto del Piano Con questo documento da tenere sempre aggiornato egrave inoltre possibile aggiornare anche le prioritagrave di intervento MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE Nella descrizione del territorio il piano AIB deve contenere anche un inquadramento generale su altre problematiche localmente rilevanti pertinenti morfologia geologia pedologia franositagrave erosione superficiale e assetto idrogeologico al fine di individuare diversi fattori di criticitagrave che potrebbero avere rapporti di interdipendenza con gli incendi boschivi o semplicemente di sovrapposizione territoriale di diverse calamitagrave naturali VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI La descrizione della vegetazione naturale eo dei tipi forestali con la caratterizzazione delle specie la loro mescolanza e le tendenze evolutive dei soprassuoli offrono unrsquoinformazione che puograve essere utile a differenti livelli di scala di rilevamento in vari tipi di pianificazione territoriale ed in particolare in quella AIB per una buona identificazione degli indici e delle zone interessate dai vari tematismi AIB (combustibilitagrave rischio gravitagrave pericolositagrave intensitagrave di fiamma al passaggio del fuoco ecc) Questo evidenzia la necessitagrave di avere unrsquoaccurata cartografia vegetazionale

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ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI Per le descrizioni dellrsquoandamento degli incendi e dei fattori predisponenti e per lrsquoindividuazione delle zone a rischio alto medio e basso (decisione (CEE) ndeg C(93) 1619 del 24061993 integrata dalla decisione Sg (95) D2205 del 27021995) egrave necessario anche disporre dei dati seguenti

- serie storica degli incendi (comprendendo tutte le informazioni rilevate attualmente per ciascun incendio dal Corpo Forestale dello Stato) per almeno 10-15 anni

- cartografia delle aree percorse dal fuoco nellrsquoultimo quinquennio e se possibile nei due precedenti quinquenni

- serie storica dei dati meteorologici (precipitazioni vento umiditagrave e temperatura dellrsquoaria insolazione) con localizzazione delle stazioni meteorologiche e ove possibile descrizione delle modalitagrave di raccolta dei dati elaborazioni degli stessi sulla distribuzione spazio-temporale degli incendi

Si dovragrave disporre di un sistema di previsione di livello generale tramite il collegamento con servizi di previsione a scala regionale e continentale tipo sistema EUDIC (European Ranger Information Communication) Si deve poi affiancare a queste informazioni una previsione di dettaglio essa deve essere realizzata preferibilmente con un metodo meteorologico cumulativo di inizio e diffusione la cui risposta sia validata dalle condizioni ambientali del parco LA PIANIFICAZIONE FORESTALE In questa analisi complessa devono anche essere esaminate le linee di pianificazione seguite per realizzare i piani di gestione forestale Queste informazioni sono necessarie per conoscere soprattutto le principali finalitagrave (beni e servizi) che si vogliano ottenere dal bosco in quel contesto ambientale e socioeconomico La conoscenza delle finalitagrave di carattere generale e quindi i criteri seguiti per realizzare i piani di assestamento e di gestione (riordino riassetto piani speciali di settore nellrsquoambito dei piani di assetto dei parchi e delle riservehellip) delle risorse forestali sono necessari per comprendere meglio gli obiettivi che si vogliono ottenere con la utilizzazione del bosco Tutto questo egrave dato dal fatto che vi egrave uno stretto rapporto tra le trasformazioni previste con lrsquoassestamento e gli interventi di pianificazione nella protezione delle aree contro gli incendi boschivi INTERVENTI SELVICOLTURALI Serve conoscere quale sviluppo sia dato alla selvicoltura ed in modo particolare alla selvicoltura preventiva su tutta lrsquoarea compresa nel piano di protezione contro gli incendi boschivi che nella fattispecie egrave tutta larea protetta La distribuzione la tipologia e lrsquointensitagrave degli interventi influenzano infatti notevolmente la possibilitagrave di diffusione degli incendi Nelle aree protette i boschi vengono considerati maggiormente per la loro multi funzione che non per la produzione stessa di legname e degli altri prodotti non legnosi Allrsquointerno del Parco in prima istanza va definito per quali boschi si intenda conservare unattitudine produttiva o turistico ricreativa specifica e per quali lasciare prevalere lrsquoattitudine definita in sensu latu ldquoecologicardquo Si tratta di una scelta molto complicata ma necessaria in quanto vaste porzioni del nostro Paese sono state sottoposte a rischio idrogeologico anche a causa di una cattiva gestione forestale adottata in passato Egrave da tener presente che la conoscenza dello stato di gestione del bosco consente anche di realizzare una mappatura del probabile comportamento del fuoco

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GESTIONE DEI PASCOLI Questa indagine egrave giustificata dalla rapida diffusibilitagrave dei fronti di fiamma radenti nei pascoli Poicheacute la velocitagrave del vento in tale ambito non egrave infatti rallentata dalla copertura arborea o arbustiva gli incendi assumono i valori piugrave alti di velocitagrave di propagazione proprio allrsquointerno di questa fisionomia Tale fatto giustifica una conoscenza della ubicazione e delle caratteristiche dei pascoli Eacute inoltre evidente come questa fisionomia risenta ancor piugrave delle fisionomie forestali dellrsquoandamento climatico degli effetti di prolungati periodi di ariditagrave ed in particolare del carico animale (erbivori domestici e selvatici) che dovrebbe essere opportunamente regolamentato Come anticipato in premessa la figura del pastore e in generale del gestore privato locale puograve assumere un importantissimo ruolo nellattivitagrave di prevenzione dellincendio boschivo per cui un suo coinvolgimento anche con incentivi economici egrave senzaltro auspicabile PIANIFICAZIONE FAUNISTICA Il territorio forestale ospita numerosissime popolazioni animali Tra esse alcune come gli ungulati selvatici hanno una particolare interferenza con il bosco e il suo sviluppo Per tale motivo possono essere intraprese delle attivitagrave che modificano la copertura forestale conferendole la capacitagrave di ospitare un maggior numero di animali In altri casi non si desidera aumentare il numero ma proporre una migliore gestione Per tali motivi egrave opportuno conoscere gli interventi finalizzati alla pianificazione faunistica poicheacute essi si correlano con interventi di protezione contro gli incendi boschivi Il territorio forestale e il suo mosaico vanno analizzati in funzione specifica degli habitat che offrono alla fauna selvatica In particolare si dovragrave porre attenzione non solo ai vertebrati ed alla fauna superiore ma anche a tutte le forme animali che costituiscono parte fondamentale della biodiversitagrave In questo senso lrsquoaccumulo di legno morto in foresta che sembra contraddire lrsquoopportunitagrave di limitare la necromassa presente in quanto primo propagatore del fuoco egrave bene che sia gestito con particolare attenzione quindi saragrave necessario inventariare in modo quantitativo la presenza di questa componente della foresta con appositi rilievi ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA La delimitazione cartografica delle aree di interfaccia urbano-foresta costituisce un importante elemento del ldquoPiano di Emergenza comunale od intercomunalerdquo Dal punto di vista della pianificazione AIB la loro individuazione risulta essere opportuna sia a livello di previsione che di prevenzione Egrave quindi auspicabile che nella redazione del Piano AIB le aree di interfaccia urbano-foresta vengano tenute in debita considerazione anche nel caso in cui i comuni non avessero realizzato il loro Piano di Emergenza e quindi con una pre-delimitazione delle stesse da parte del Parco Altrimenti egrave comunque opportuno realizzare la carta anche se incompleta con riportate le zone di interfaccia per i soli comuni che avranno fornito il proprio piano demergenza allEnte parco con relativo elenco dei Comuni adempienti Le aree di interfaccia urbano foresta richiedono interventi pianificatori particolari Infatti in questa zona il bosco puograve essere il veicolo per un incendio che potrebbe danneggiare insediamenti civili Si verifica anche la situazione contraria divenendo il bosco lrsquooggetto di trauma da parte di incendi originati dalle attivitagrave in ambienti urbanizzati Per tali motivi si ritiene opportuno disporre di unrsquoindagine che evidenzi la distribuzione e la concentrazione dellrsquointerfaccia

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In linea generale in tale interfaccia si deve assolutamente privilegiare la riduzione del rischio drsquoincendio rispetto anche alla conservazione di elementi strutturali e funzionali caratteristici del sistema forestale stesso Risulta quindi importante sia la definizione di interfaccia urbano foresta che la caratterizzazione tipologica della zone di interfaccia secondo la differenziazione delle tipologie di bosco in termini forestali e vegetazionali la differenziazione delle tipologie di combustibili la simulazione di comportamento del fronte di fiamma la stima della pericolositagrave specifica Al fine di assicurare la prevenzione AIB spettante allrsquoente parco saragrave cura di questrsquoultimo emanare un regolamento specifico rispondente alle esigenze di interventi selvicolturali per le zone di interfaccia giagrave identificate dai piani di emergenza ed anche per le zone di interfaccia non ancora delimitate attraverso una loro appropriata definizione con relativa tipologia compatibile con la realtagrave del parco LA ZONIZZAZIONE ATTUALE Con tale termine si intende linsieme delle indagini conoscitive direttamente mirate a comprendere le specificitagrave ambientali locali nei riguardi della difesa contro gli incendi boschivi di seguito riportate Per provvedere alla definizione del piano per la previsione prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi si deve indagare tutto il territorio dellarea protetta In particolare si ritiene che indipendentemente dalla dimensione dellrsquoarea si debba comprendere tutto il territorio nel contesto della pianificazione senza escludere zone in cui il problema sia meno intenso o trascurabile ma anzi considerando anche le porzioni di zone contigue eventualmente significative ai fini preventivi Questa scelta egrave motivata sia dalla comune valenza ambientale di tutte le zone che sono ritenute tali solo per essere comprese nella delimitazione a parco sia dalla necessitagrave di evitare la complicazione di sovrapporre in modo discontinuo sullrsquoarea del parco regole previste dalla legge che differenziano le zone comprese e le zone escluse dal piano Sulla base di tali informazioni si arriva a tracciare la zonizzazione dellrsquoarea soggetta al rischio Essa in linea di larga massima segue la frequenza di incendio e viene integrata da emergenze locali in funzione della loro sensibilitagrave al danneggiamento provocato dal fuoco oltre che dallrsquointensitagrave del fenomeno Poicheacute il piano di protezione contro gli incendi boschivi prevede interventi diversi distribuiti sul territorio in relazione a quanto precedentemente detto egrave necessario provvedere a zonizzare il territorio stesso in funzione delle problematiche causate dal passaggio del fuoco Eacute opportuno correlare le zone alla classificazione gerarchica del territorio e comunque (soprattutto in funzione della dimensione dellrsquoarea protetta) individuare parti omogenee per distribuire su di esse interventi altrettanto omogenei e proporzionati La zonizzazione quindi distingueragrave sul territorio una serie di realtagrave omogenee per problematiche pirologiche presenti allrsquoattualitagrave (zonizzazione attuale) Eacute importante segnalare questo principio in quanto lrsquoattuale uso del suolo puograve avere un ruolo molto significativo Per definire la zonizzazione attuale verranno analizzati i seguenti punti utilizzando i dati disponibili a scala adeguata

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Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio Si tratta delle informazioni necessarie per definire il quadro di riferimento in termini funzionali e strutturali in linea con i principi della ecologia del paesaggio In linea generale la conoscenza territoriale dovragrave basarsi sulla classificazione gerarchica del territorio ossia sulla individuazione dei sistemi sottosistemi ed unitagrave ambientali Sulla base delle conoscenze litologiche morfologiche floristiche faunistiche vegetazionali di uso del suolo e infrastrutturali egrave possibile riconoscere e qualificare in termini di suscettivitagrave agli incendi le diverse porzioni del territorio Fattori predisponenti Costituiscono lrsquoinsieme di variabili che con azione combinata consentono il verificarsi delle potenziali condizioni per lo sviluppo del fuoco Mentre infatti le cause determinanti sono nel nostro Paese e in generale in tutta lrsquoEuropa mediterranea legate direttamente o indirettamente alle attivitagrave antropiche i fattori predisponenti sono riconducibili alle variabili meteorologiche e topografiche e alle caratteristiche della biomassa bruciabile presente negli ambienti naturali In particolare la biomassa bruciabile egrave costituita dalla componente vegetazionale degli ecosistemi a cui nella protezione dagli incendi boschivi si fa spesso riferimento con il termine di combustibile forestale I fattori rilevanti per il rischio di incendio sono dunque molti e caratterizzati da forti interazioni Se in linea generale possono essere identificati gli elementi del territorio che hanno un ruolo significativo nel determinare la distribuzione spaziale del rischio con riferimento a specifiche realtagrave il peso di ogni singolo fattore puograve essere molto diverso e le interazioni giocano un ruolo chiave Si pensi ad esempio agli incendi dellarco alpino concentrati nel periodo invernale e primaverile per i quali un fattore fortemente limitante puograve essere la presenza della neve che non ha invece alcuna relazione con gli incendi negli ambienti mediterranei Negli ultimi anni grazie anche alla grande diffusione dei sistemi informativi geografici (GIS) e alla aumentata disponibilitagrave in forma digitale di dati georiferiti sono stati messi a punto vari metodi per la mappatura del rischio di incendio a partire da informazioni relative alle caratteristiche territoriali e alla distribuzione spaziale dei fattori influenti Per impostare lanalisi dei fattori predisponenti il rischio di incendio e quindi lanalisi del rischio derivato dalle variabili di predisposizione vanno affrontati i seguenti temi

- le componenti spaziale e temporale - le variabili di rischio negli esempi di zonizzazione del rischio di incendio reperibili in

letteratura le variabili impiegate sono solitamente riconducibili alle tre citate componenti di meteorologia topografia e combustibili

- le modalitagrave drsquointegrazione delle variabili di rischio In particolare un sistematico monitoraggio dei fattori meteo per la previsione del pericolo (direttamente implementata o mutuata da fonti regionali) e quindi la relativa individuazione dei periodi critici permette di modulare le attivitagrave di prevenzione e di adeguare le risorse AIB come lrsquoimpiego dei diversi sistemi di sorveglianza e di allertamento e del relativo personale disponibile (es pre-allertare il sistema di estinzione attivare diverse modalitagrave o intensitagrave di avvistamento avvisare la popolazione porre divieti ecc) Questo permette di abbassare la soglia di pericolo e contenere i costi per lrsquoAIB nei periodi meno critici Lanalisi contenuta nel piano su questo tema dovragrave consentire di definire almeno in termini generali degli scenari operativi di utilizzo

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Cause determinanti Per cause determinanti si intendono gli aspetti che in una situazione definita da fattori predisponenti possono dar luogo allrsquoimmediato sviluppo ed alla propagazione del fuoco Le cause determinanti dovranno essere distinte in conformitagrave al Regolamento (CE) ndeg 80494 che classifica lrsquoorigine presunta di ciascun incendio secondo le seguenti quattro categorie

- incendio di origine ignota - incendio di origine naturale per esempio provocato dal fulmine - incendio di origine accidentale o dovuto a negligenza ossia la cui origine egrave connessa

allrsquoattivitagrave diretta o indiretta dellrsquouomo senza che questi abbia avuto lrsquointenzione di distruggere uno spazio forestale (collegamenti elettrici ferrovia opere pubbliche barbecue bruciature di stoppie sfuggite al controllo di chi ha acceso il fuoco etc)

- incendio di origine dolosa (volontaria) ossia provocato con lrsquointenzione deliberata di distruggere uno spazio forestale per qualsiasi motivo

In particolare egrave opportuno fare una approfondita analisi e conseguente cartografia di quelle infrastrutture giudicate connesse con le possibilitagrave di innesco come la viabilitagrave identificando nel contempo le fasce coassiali di varia larghezza a cui associare una certa incidenza di cause determinanti in funzione della distanza dalla strada stessa Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali Per rischio si intende la somma delle variabili che rappresentano la propensione delle diverse formazioni vegetali ad essere percorse piugrave o meno facilmente dal fuoco Il rischio come giagrave detto sopra egrave un fattore statico che caratterizza il territorio nellrsquoambito della zonizzazione attuale Il rischio puograve cambiare solo sul lungo termine e deve essere mantenuto distinto dal concetto di pericolo che egrave per definizione variabile nel tempo in relazione al verificarsi di piugrave fattori predisponenti Per la zonizzazione del rischio statico ci si dovragrave uniformare alla classifica approvata dallrsquoUnione Europea (c(93) ndeg 161993 integrata dalla SG (95) D220595 per il territorio italiano che prevede

- zone ad alto rischio zone il cui rischio permanente o ciclico di incendio di foresta minaccia gravemente lrsquoequilibrio ecologico la sicurezza delle persone e dei beni o contribuisce allrsquoaccelerazione dei processi di desertificazione

- zone a medio rischio le zone in cui il rischio di incendio di foresta pur non essendo permanente o ciclico puograve minacciare in misura rilevante gli ecosistemi forestali

- zone a basso rischio tutte le altre zone Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali Con questa indagine si evidenzia lrsquoinfluenza del vento sugli incendi Il vento egrave determinante per la diffusione e per il comportamento del fuoco e pertanto deve essere analizzato in tutte le sue componenti Eacute indispensabile individuare per ciascuna zona i ldquoventi pericolosirdquo nella loro tipologia predominante e in particolare egrave opportuno conoscere il tipo di rallentamento che la copertura forestale ha sugli stessi Infatti la tipologia e la distribuzione dei boschi hanno influenza sul rallentamento della velocitagrave del vento e consente di prevedere con sufficiente attendibilitagrave il comportamento del fuoco

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NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) Con questi parametri si giudica la cronologia e la caratterizzazione con cui si verificano gli incendi nellrsquoarea in esame unitamente alla incidenza che hanno sul territorio forestale Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura Su tutto il territorio su cui si estende il piano egrave indispensabile conoscere il tipo il carico e la distribuzione del combustibile che si identificano nelle tipologie di copertura forestale che rappresentano uno strumento fondamentale per la pianificazione di protezione contro gli incendi boschivi ed un importante elemento conoscitivo per limpiego di modelli di previsione del comportamento del fuoco DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO La pericolositagrave di incendio su un determinato territorio esprime la possibilitagrave del manifestarsi di incendi unitamente alla difficoltagrave di estinzione degli stessi La gravitagrave esprime le conseguenze che derivano alle coperture forestali in seguito al passaggio del fuoco Sia la pericolositagrave sia la gravitagrave da individuare per ciascuna zona omogenea del territorio hanno vari livelli e le relative soglie devono essere definite direttamente dal pianificatore LA PERICOLOSITAgrave La pericolositagrave saragrave quindi definita sulla base dellanalisi dei fattori ambientali (naturali ed antropici) In generale saranno considerati gli aspetti orografici quali quota esposizione dei versanti rugositagrave della superficie pendenza geomorfologia per valutare come il fuoco puograve diffondersi Verranno poi considerate le caratteristiche della vegetazione forestale quali la composizione floristica forme di governo e trattamento continuitagrave verticale ed orizzontale dei popolamenti densitagrave delle chiome altezze dendrometriche e altezze di inserzione delle chiome modelli di combustibile per risalire alle probabili caratteristiche del fronte di fiamma con particolare riferimento alla intensitagrave presenza quantitagrave e distribuzione della necromassa Infine si dovranno considerare le caratteristiche relative alle reti idriche e viarie alle infrastrutture civili Lrsquoarea di riferimento per lanalisi e la rappresentazione della distribuzione spaziale delle variabili indicate egrave di un ettaro anche se in casi di particolare interesse si potragrave adottare un dettaglio maggiore Tuttavia questrsquoultima scelta deve essere seguita solo in caso di effettiva necessitagrave Quindi lrsquoinsieme delle variabili riferite allrsquo area elementare di 1 ettaro esprime un ldquoprofilo di pericolositagraverdquo univoco che egrave relazionato allrsquoinsorgenza alla propagazione e alla difficoltagrave di controllo degli incendi Per aree vaste o per aree dove gli incendi sono piugrave frequenti e quindi vi egrave una significativa quantitagrave di dati si possono eventualmente predisporre modelli empirici di validitagrave locale In generale se non si ritiene di ricorrere alla costruzione di appositi modelli statistici si puograve ricorrere al procedimento di statistica multivariata della cluster analysis

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In tale modo si possono raggruppare aree con ldquoprofilo di pericolositagraverdquo simile e con riferimento al centroide di ciascun gruppo si potragrave avere il profilo di pericolositagrave ldquotipordquo da attribuire a ciascuna situazione omogenea In ogni area omogenea saragrave indispensabile realizzare delle simulazioni del probabile comportamento del fuoco con i modelli di previsione in grado di fornire indicazioni su probabile intensitagrave velocitagrave di avanzamento tempo di residenza altezza e lunghezza di fiamma Le simulazioni saranno riferite alle condizioni generali che informano sulla tipologia di incendio da considerare poicheacute maggiormente caratterizzante la zona Queste variabili sono strettamente legate al danno sofferto dalla copertura forestale e alla possibilitagrave di lotta In modo particolare lrsquointensitagrave lineare piugrave avanti definita informa sulla possibilitagrave di attacco diretto Questo egrave lrsquoattacco che permette di minimizzare i danni e che tuttavia puograve essere applicato solo a certe condizioni di intensitagrave lineare del fronte di fiamma Se queste non si verificano diviene necessario ricorrere ad altre tecniche di estinzione decisamente piugrave traumatiche per la copertura forestale quali labbattimento di porzioni di bosco Pertanto la conoscenza di dove sia fisicamente possibile adottare le migliori soluzioni egrave per un parco una tappa irrinunciabile Ipotizzando scenari meteorologici prestabiliti (vedi anche i ldquofattori predisponentirdquo) con lrsquouso dei modelli di previsione del comportamento del fuoco potragrave essere prodotta una carta del comportamento atteso delleventuale fronte di fiamma LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO La gravitagrave reale esprime le variazioni che gli incendi boschivi causano nellrsquoambiente con il quale interagiscono In questa fase della pianificazione si tratta di esprimere il conflitto tra gli effetti negativi del potenziale incendio e la funzione attesa dal sistema ambientale nella sua complessitagrave strutturale e funzionale In modo particolare nei parchi poicheacute non egrave verosimile proporre una pianificazione che elimini nel periodo di validitagrave tutti gli incendi deve essere proposta una serie di provvedimenti che possa contenerne gli effetti negativi In questo contesto egrave utile introdurre il concetto di ldquoimpatto attesordquo che verragrave definito nelle diverse zone come insieme di

- intensitagrave attesa del fronte di fiamma da cui discende la forza distruttiva potenziale dellrsquoincendio

- effetto atteso del fuoco nei confronti della resistenza e della resilienza dei popolamenti forestali Questa informazione esprime la vulnerabilitagrave dellrsquoecosistema nei confronti del fuoco e lrsquoentitagrave del disturbo che questo egrave in grado di sopportare

- impatto nelle diverse zone dellrsquoarea protetta con i diversi livelli di tutela da cui discende la valutazione dellrsquoimportanza e del servizio atteso attribuito alle diverse formazioni minacciate dal fuoco Il peso dei livelli di tutela egrave relativo in quanto va sempre correlato con la relativa suscettivitagrave allrsquoincendio della tipologia in esame Si puograve infatti avere una riserva integrale per una zona umida e una tutela inferiore per un bosco rado di roverella in esposizione meridionale Saragrave senza dubbio questo secondo aspetto ad essere sottoposto al massimo delle attenzioni possibili

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Concretamente quindi limpatto attesordquo saragrave derivato dalla combinazione dei seguenti tre fattori a) Intensitagrave attesa gli effetti del fuoco sono legati al suo comportamento Lrsquointensitagrave lineare (quantitagrave di calore emanata nellrsquounitagrave di tempo per unitagrave lineare di fronte di fiamma) egrave il parametro maggiormente correlato agli effetti del fuoco e puograve determinare conseguenze da molto limitate a gravissime sullrsquoecosistema Si ritiene di proporre la valutazione del livello di impatto con un punteggio compreso tra 1 (molto basso) e 5 (molto alto) A partire da questa configurazione allrsquointensitagrave attesa del fronte di fiamma egrave stato attribuito un impatto atteso secondo quanto di seguito indicato

Intensitagrave attese (kWm) Impatto attesolt400 1

400-800 2800-1600 31600-3200 4

gt3200 5 b) Effetto atteso sulla tipologia vegetazionale leffetto( o impatto) atteso sulla copertura forestale ed in generale sullrsquoambiente del parco dipende dallintensitagrave dallrsquoestensione dellrsquoincendio ma in gran parte dalla vulnerabilitagrave della vegetazione e in particolare dalla sua resilienza e resistenza Queste caratteristiche devono essere evidenziate con indagini puntuali basate sullrsquoecologia forestale e sulla selvicoltura Si propone di valutare lrsquoimpatto atteso assegnando alle diverse formazioni punteggi compresi da 1 a 5 c) Impatto nelle diverse zone dellarea protetta relativamente allrsquoimpatto atteso degli incendi nelle diverse zone protette si dovragrave procedere ad una caratterizzazione differente Gli interventi dovranno essere modulati in funzione delle differenti finalitagrave del parco considerando quanto previsto dalla L 39491 che indica diversi gradi di protezione (A) riserve integrali (in cui lambiente naturale egrave conservato nella sua integritagrave) (B) riserve generali orientate (con forti limitazioni nella realizzazione di nuove opere o di trasformazione del territorio in cui possono essere consentite utilizzazioni produttive tradizionali e i servizi connessi) (C) aree di protezione (nelle quali possono ammettersi attivitagrave agrosilvopastorali nei limiti fissati dallente parco) (D) aree di promozione economica e sociale (in cui sono ammesse attivitagrave piugrave intensive e azioni di valorizzazione economica culturale e sociale coerenti con le finalitagrave del parco) Nellrsquoambito dei differenti livelli di protezione per definire i livelli di impatto si faragrave riferimento ai caratteri con cui gli incendi sono maggiormente in conflitto tenendo sempre ben presente la naturale predisposizione al rischio drsquoincendio delle diverse formazioni La zonazione per gradi di protezione naturalistica del parco (A B C e D ove esiste ed 1 e 2 negli altri casi) egrave una macro zonizzazione vista lestensione relativamente grande di ogni zona rispetto alle diverse tipologie morfologiche e vegetazionali interne ad ognuna di esse pertanto si ritiene che tale zonazione non abbia una diretta rilevanza sul comportamento del fuoco bensigrave determini una diversa considerazione sulle prioritagrave dintervento data la diversa valenza naturalistica Quindi si ritiene di valutare limpatto atteso da 1 a 4 rispettivamente per le zone D C B e A e da 2 a 3 rispettivamente per le zone 2 e 1

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La combinazione delle tre variabili considerate realizzata per semplice somma dei relativi punteggi di impatto parziale assegnando quindi uguale peso al contributo delle diverse componenti Il punteggio derivante dalla somma verragrave quindi segmentato in classi secondo la seguente tabella

Punteggio di impatto Classe di impatto 3-6 Basso 7-9 Medio 10-12 Alto 13-14 Molto Alto

ZONIZZAZIONE DI SINTESI Avvalendosi delle elaborazioni precedenti il territorio viene suddiviso in aree omogenee che indicano rispettivamente la pericolositagrave e la gravitagrave reale dincendio Il passo successivo della pianificazione a fini di protezione della zona contro gli incendi non puograve prescindere dal considerare ambedue i parametri valutati unitamente e in modo sintetico Pertanto per ciascuna area la conoscenza della pericolositagrave e della gravitagrave che tiene conto di tutti i parametri pirologici ponderati precedentemente consentiragrave di avere una situazione pirologica complessiva mediante unoperazione di intersezione spaziale delle aree omogenee definite dalla pericolositagrave e dalla gravitagrave dincendio ottenendo aree omogenee per entrambi questi due parametri LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO La prioritagrave degli interventi di prevenzione diretta saragrave accordata in funzione della combinazione dei valori di gravitagrave e pericolositagrave di ogni zona omogenea Tuttavia puograve accadere che nel territorio dellarea protetta vi siano piugrave zone di pari valore di gravitagrave e pericolositagrave In previsione di tale evenienza disponendo dei dati sufficienti si prevede di ricorrere al concetto del tempo di rotazione Il tempo di rotazione viene definito come il rapporto tra la superficie boscata dellrsquoarea e la superficie boscata media annua percorsa della stessa area Il reciproco di questo rapporto puograve essere visto come tempo di ritorno (numero di anni necessari affincheacute la stessa superficie venga nuovamente interessata dallrsquoincendio) oppure periodo di tempo necessario affincheacute tutta la superficie boscata dellrsquoarea venga percorsa dal fuoco ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI La legge 35300 in materia di incendi boschivi nasce dalla diffusa convinzione che lrsquoapproccio piugrave adeguato per perseguire la conservazione del patrimonio boschivo bene insostituibile per la qualitagrave della vita sia quello di promuovere ed incentivare le attivitagrave di previsione e di prevenzione anzicheacute privilegiare la fase emergenziale legata allo spegnimento degli incendi Nellattuale impostazione del piano egrave necessario realizzare unorganica gestione degli interventi e delle azioni mirate a mitigare le conseguenze degli incendi Tale impostazione comporta che si accetti che il fuoco possa percorrere parte del territorio posto a protezione In tale caso si definiscono precisi limiti di comportamento del fuoco e di estensione totale Questimpostazione comprende un concetto applicabile per lo piugrave ad area vasta e quindi di livello regionale Lrsquoobiettivo del piano delle aree a parco deve basarsi sullrsquoapplicazione del criterio della ldquoriduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocordquo da realizzare per tappe successive tendendo a raggiungere il contenimento totale se possibile

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La riduzione attesa di superficie percorsa egrave comunque un obiettivo parziale di cui si deve verificare la concreta realizzabilitagrave nel periodo di validitagrave del piano Le linee di pianificazione devono essere stabilite e mantenute valide nella loro impostazione per un periodo sufficiente a valutarne i risultati Detto periodo viene previsto indicativamente tra 3 e 5 anni Lrsquoimpostazione pluriennale non esclude le revisioni annue di cui alla L 3532000 che per le aree protette devono avere soprattutto lrsquoobiettivo di controllo dei risultati delle azioni preventive A tale fine egrave indispensabile fare riferimento alle zone omogenee precedentemente descritte collocando in esse gli interventi in funzione dellrsquoimpatto atteso Integrano gli interventi assegnati alle singole zone omogenee gli interventi generali che estendono la loro efficacia su tutto il territorio del parco Per la realizzazione di quanto sopra egrave opportuno avvalersi dei seguenti elementi Definizione degli obiettivi Gli obiettivi da perseguire per la protezione di unrsquoarea protetta contro gli incendi devono essere assai rigorosi e strettamente connessi con gli obiettivi specifici per i quali si egrave costituita lrsquoarea protetta In generale lrsquoobiettivo si concretizza con la superficie percorsa dal fuoco massima accettabile Definizione dellimpatto accettabile per area omogenea e per tipologia forestale Ogni area omogenea puograve sopportare un impatto che egrave deciso dal pianificatore La variabilitagrave di situazioni non permette di fornire delle indicazioni generali infatti si puograve spaziare da livelli dimpatto nulli ad elevati In funzione del livello dimpatto accettato cambiano molto lrsquoimpegno e i costi per rispettarlo Esigenze di protezione e tipologie dintervento nelle aree omogenee Questa fase consiste nellrsquoassegnazione delle tipologie dintervento di contenimento del fuoco alle differenti zone omogenee Sulla base dellrsquoobiettivo relativo alla zona omogenea si stabilisce quali siano gli interventi da realizzate per raggiungerlo Gli interventi saranno distribuiti tra prevenzione ed estinzione impiegando tutti i possibili mezzi e tecniche Questa fase egrave assai delicata poicheacute comporta lrsquoinserimento di un provvedimento in una situazione dovendone prevedere i risultati Definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile La superficie percorsa dal fuoco massima accettabile per ogni zona omogenea egrave una parte fondamentale del piano e puograve essere determinata anche con procedimenti di simulazione di comportamento del fronte di fiamma nelle varie situazioni tipo riscontrate nella realtagrave del territorio La definizione della superficie percorsa massima deve essere correlata anche con le diverse caratteristiche di recupero spontaneo della vegetazione stessa La conoscenza della resilienza e della tempistica del recupero dovranno entrare operativamente nel modello finalizzato alla definizione della ldquosuperficie percorsa massima accettabilerdquo Per unrsquoarea naturale protetta che assume dimensioni ampie (come alcuni Parchi Nazionali) serve una specifica successione di tappe pianificatorie Nel caso specifico essendo tali aree protette costituite per la salvaguardia di particolari situazioni ambientali o per la conservazione di certe popolazioni si dovragrave in prima istanza valutare il danno potenziale in relazione a tale obiettivo e quindi successivamente si dovragrave cercare di limitare al massimo il valore della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile considerando sempre che esso egrave inversamente proporzionale ai costi

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Definizione della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco Questa grandezza strettamente collegata alla precedente definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile ne rappresenta una tappa parziale da adottare in caso in cui non sia possibile raggiungere nel periodo di validitagrave del piano il valore desiderato PREVENZIONE Con tale termine si intende lattivitagrave a contrasto dei fattori predisponenti anche solo potenziali delle cause determinanti linnesco e lo sviluppo di incendi boschivi nelle aree e nei periodi a rischio Nel piano saranno previste tutte le possibili attivitagrave preventive finalizzate a rendere meno probabili gli incendi piugrave contenuti i parametri di comportamento e piugrave facile lrsquoestinzione ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI In questo capitolo del piano si provvederagrave alla definizione degli interventi che si devono realizzare per ogni area omogenea determinata a seguito delle indagini e delle zonizzazioni attuale e degli obiettivi Gli interventi devono essere dapprima descritti nelle loro caratteristiche generali e quindi precisamente determinati nellintensitagrave tipologia e collocazione solo sulla base delle risultanze delle precedenti zonizzazioni e del monitoraggio annuale Inoltre gli interventi devono essere economicamente quantizzati ovvero nel periodo di validitagrave del piano devono essere identificate le risorse economiche ad essi destinate (scheda tecnico-economica) ed i tempi di realizzazione previsti (crono-programma) Alcuni interventi sono di carattere generale non sono cioegrave assegnati a priori alle singole aree omogenee in quanto aventi una ricaduta su tutto il territorio e non necessitano pertanto di essere localizzati puntualmente in sede di pianificazione Tra questi egrave prevista la prevenzione indiretta cioegrave lrsquoattivitagrave che consente di portare a conoscenza della cittadinanza le problematiche legate agli incendi boschivi affincheacute siano adottati comportamenti piugrave prudenti La funzione dellattivitagrave indiretta egrave diminuire le cause antropiche determinanti linnesco degli incendi Si possono evidenziare due fasi della sunnominata prevenzione una a lungo e una a breve termine La prima egrave composta dallinsieme delle attivitagrave miranti a creare una coscienza della cittadinanza in modo da evitare comportamenti che possano innescare incendi Quella a breve termine (piugrave importante) si configura come informazione mirata alla cittadinanza in genere relativa al grado di pericolo esistente al momento attuale Per la prevenzione indiretta a lungo termine saranno necessarie campagne dinformazione oltre alla diffusione di pubblicazioni per introdurre elementi di sensibilizzazione a diverse fasce di pubblico e soprattutto ai fruitori dellarea protetta Per la prevenzione indiretta a breve termine si propone di introdurre una cartellonistica dinamica per segnalare ogni giorno il grado di pericolo dincendio ottenuto dallapposito dispositivo di previsione Strettamente collegato alla prevenzione indiretta dovragrave essere definito il flusso informativo utile a raggiungere la popolazione Questattivitagrave prevista dallart6 della l35300 egrave sotto la responsabilitagrave delle Regioni e deve portare la popolazione a conoscenza dei vincoli e dei divieti dei danni procurabili dal fuoco delle norme comportamentali da tenere in caso di incendio e dei riferimenti per la segnalazione urgente di eventuali focolai

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TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI La descrizione della tipologia degli interventi e quindi la loro localizzazione e quantificazione economica attraverso un apposito programma di interventi e la sua sintesi nella ldquoscheda tecnico-economicardquo risulta importante per una concreta pianificazione e per il successivo monitoraggio VIABILITAgrave Risulta necessario attuare sistematicamente un piano degli interventi di ripulitura delle vie di comunicazione statisticamente soggette ad insorgenza incendi possibilmente attuati con tempistica e modi tali da non comportare laccumulo di biomassa secca e pagliosa sui bordi stradali VIABILITAgrave OPERATIVA Essa egrave intesa come lrsquoinfrastruttura che consente il raggiungimento dei luoghi dove si manifesta il fuoco Si tratta di viabilitagrave forestale la cui progettazione e realizzazione presenta aspetti delicati Infatti non egrave possibile ipotizzare di raggiungere tutti i luoghi forestali con automezzi Neacute puograve essere ipotizzato di estendere la rete viaria unicamente a tale fine Pertanto la dimensione di questa infrastruttura deve tenere conto in modo rigoroso della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocoLa viabilitagrave e lrsquoaccesso sono previste dallrsquoart 3 comma 3 lettera i) della L 3532000 Puograve accadere che si evidenzi una carenza di collegamento ed in tale caso si faragrave ricorso ad un servizio di elicotteri limitando il piugrave possibile il disturbo allambiente naturale Di seguito sono riportate alcune indicazioni operative di massima

1) nel caso di realizzazioni di strade queste potranno essere unidirezionali poicheacute la densitagrave di traffico saragrave molto limitata tuttavia dovranno essere previste frequenti piazzole di scambio per landata e il ritorno dei mezzi che saranno distanti non piugrave di 400 m lrsquouna dallrsquoaltra

2) importantissimo nelle aree protette egrave anche il momento della regolamentazione dellrsquoaccesso e dellrsquouso della viabilitagrave a scopi diversi (utilizzazioni ricreazionehellip)

VIALI TAGLIAFUOCO Queste infrastrutture realizzabili con varie tipologie costruttive sono strettamente collegate alla dimensione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e alle modalitagrave di estinzione previste dal Piano per lrsquoarea in esame Infatti la tecnica di estinzione adottata egrave strettamente collegata al tipo di viale realizzato I viali tagliafuoco sono interventi di prevenzione realizzabili con diversi criteri progettuali si distinguono in passivi e attivi I viali passivi non richiedono lintervento da parte delle squadre ma determinano profonde trasformazioni sul territorio e quindi non compatibili con le aree protette- I viali tagliafuoco attivi operano unicamente un rallentamento del fronte di fiamma e necessitano di interventi di estinzione Quindi il viale non egrave progettato per fermare lincendio ma per rallentarlo e contenerlo entro limiti dintensitagrave molto bassi Eacute comunque essenziale inserire criteri di natura ecologica capaci di valutare gli effetti diretti ed indiretti di tale ldquoframmentazionerdquo Si tratta di un problema complesso che da una parte non puograve eliminare i viali tagliafuoco ma puograve contribuire a tenere sempre presenti gli impatti e le ricadute sul sistema ecologico nella sua complessitagrave essendo tali interventi senza dubbio utili per limitare i danni

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degli incendi Nel parco si ricorreragrave esclusivamente ai viali tagliafuoco di tipo attivo verde e alle tende tagliafuoco attive In generale si prevede che i viali attivi debbano contenere lintensitagrave lineare del fronte di fiamma sempre al di sotto dei 400 kWm dove si opera con attacco diretto a terra da parte di squadre con attrezzature manuali Dove si ritiene necessario intervenire con mezzi meccanici lintensitagrave lineare che il viale deve poter contenere egrave di 800 kWm mentre dove intervengono mezzi aerei egrave di 1200 kWm APPROVVIGIONAMENTO IDRICO Lrsquoapprovvigionamento idrico egrave realizzato attraverso una rete di punti di rifornimento fissi o mobili che devono essere configurati in relazione a tutti gli altri interventi di prevenzione diretta ed alle componenti del servizio di estinzione Deve essere realizzato con sistemi di basso impatto ambientale e in particolare evitando la costruzione di invasi in cemento Si ritiene di dover ricorrere a invasi di piccola capacitagrave smontabili e asportabili Risulta quindi assai importante assicurarne una corretta collocazione La distribuzione degli invasi sul territorio le loro caratteristiche costruttive e capacitagrave sono funzione dei mezzi previsti per lo spegnimento

- rifornimento degli elicotteri di tipo leggero - rifornimento dei mezzi a terra

Ogni punto di rifornimento idrico egrave riferito ad unarea servita da una squadra per lo spegnimento in fase di intervento a partire dal punto acqua In base a questo criterio cambieranno sia larea servita sia la capacitagrave di invaso per soddisfare i differenti mezzi e le tecniche di intervento legate agli scenari in cui si opera PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI Nelle aree protette luso degli elicotteri deve essere previsto in modo assai piugrave intenso rispetto a quello del resto del territorio Infatti con questo mezzo si possono servire le zone con scarsa viabilitagrave realizzando sia il trasporto di squadre sia parte dellestinzione Questaspetto egrave assai importante per evitare la costruzione di strade per lestinzione Occorre considerare quindi la necessitagrave di piazzole di atterraggio per realizzare le condizioni atte a raggiungere tutte le zone comprese nei parchi nel tempo massimo di 10 di volo Esse sono aree piane orizzontali o leggermente inclinate senza ostacoli per il volo nella zona circostante di area circolare di almeno 20m di diametro dotate di rifornimento idrico e collegamento viario La densitagrave di collocazione saragrave in rapporto al tipo di scenario Si daragrave prioritagrave alle piugrave elevate classi di impatto a partire dagli scenari di collina interna con eventi estivi e di montagna interna con eventi invernali PREVENZIONE SELVICOLTURALE Si tratta della prevenzione diretta piugrave efficace conosciuta anche se purtroppo non la piugrave diffusa Si realizza con varie attivitagrave di tipo selvicolturale attuate e dimensionate in funzione del comportamento previsto del fronte di fiamma Il progetto di questo tipo di prevenzione si attua sulla base della distribuzione dei popolamenti forestali erbacei ed arbustivi in armonia con le norme previste dai piani di gestione eventualmente presenti dellrsquoimpatto accettabile della superficie percorsa dal fuoco

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massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e del comportamento previsto dellrsquoincendio Per questrsquoultimo egrave opportuno avvalersi di modelli matematici di previsione La prevenzione diretta selvicolturale mira a sottrarre dal potenziale combustibile vegetale la quota parte di carico non assorbibile con lrsquoestinzione Nelle aree protette questo tipo di prevenzione si deve ovviamente ben raccordare con gli obiettivi in termini di conservazione della biodiversitagrave e la tendenza ad avere cenosi forestali e boschi vetusti capaci di far emergere nel modo migliore lrsquoeccezionale complessitagrave funzionale del sistema foresta Rinaturalizzazione delle cenosi di derivazione antropica armonizzazione delle strutture verifica degli ordinamenti presenti (fustaie cedui boschi non ordinariamente gestiti boschi di neoformazione formazioni lasciate alla libera evoluzione) e identificazione delle eventuali azioni di riordino bioecologico sono i criteri guida da seguire assieme allrsquoimpatto atteso e alla riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco IL FUOCO PRESCRITTO Lrsquoapplicazione del fuoco prescritto in unrsquoarea protetta puograve apparire contraddittoria tuttavia nei parchi cosigrave come nelle riserve sono frequenti popolazioni arboree artificiali o situazioni ambientali particolari in cui il fuoco oltre a ridurre il carico di combustibile puograve favorire la rinaturalizzazione (fuoco come fattore ecologico) o il mantenimento dellrsquoambiente risultante da secolare gestione antropizzata Alcuni ambienti seppur mantenuti da unrsquoazione perturbante sono ormai consolidati e facenti parte della tradizione paesaggistica e della memoria collettiva Pertanto nelle aree protette questo tipo di prevenzione non deve essere esclusa aprioristicamente ma puograve ben raccordarsi con gli obiettivi sia di prevenzione che di conservazione della biodiversitagrave FORMAZIONE La formazione del personale egrave indispensabile per lrsquoefficacia di tutte le attivitagrave Pur con differenti livelli di approfondimento deve rivolgersi ai progettisti delle opere di prevenzione ai coordinatori delle operazioni di spegnimento agli operatori addetti allrsquoestinzione Le funzionalitagrave di tutti gli strumenti in dotazione devono essere conosciute da coloro che attuano il coordinamento operativo con particolare riferimento alle modalitagrave di impiego dei Sistemi di Supporto alle Decisioni e dei modelli di simulazione di comportamento del fronte di fiamma Agli operatori professionali e volontari saragrave opportuno fare conoscere i dispositivi di sicurezza operazionale e di protezione individuale che devono essere utilizzati e tutti gli aspetti teorico - pratici delle varie tecniche di estinzione PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO Descrizione degli interventi di prevenzione AIB necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc)

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

LOTTA ATTIVA Le principali attivitagrave di lotta attiva da prevedere con la pianificazione sono le seguenti SORVEGLIANZA Attivitagrave di controllo del territorio da attuare quando il livello degli indici di previsione del pericolo di incendio supera una prevista soglia di attenzione con allertamento da apposite strutture di analisi meteo collegate allrsquoEnte Parco o da strutture alternative autonome come mini stazioni meteo locali (vedi ldquofattori predisponentirdquo) Puograve essere organizzato un servizio di controllo che avverte la popolazione del livello del pericolo del momento Ciograve egrave particolarmente valido in aree assai frequentate e di alto pregio ambientale AVVISTAMENTO Consiste nellrsquoattivitagrave di individuazione diretta dei focolai realizzata da terra sia con mezzi mobili che fissi oppure dallrsquoaria Si ritiene che questattivitagrave che puograve essere realizzata con varie tecniche debba essere applicata sul territorio rigidamente in conseguenza delle analisi che evidenziano la vulnerabilitagrave della copertura forestale e lrsquoimpatto accettabile Inoltre deve essere strettamente collegato alla previsione del pericolo ed entrare in funzione solo al superamento di soglie precisamente definite per ogni area omogenea Lavvistamento egrave da intendersi come un servizio collocato a valle della previsione del pericolo Tanto piugrave questrsquoultima saragrave affidabile ed efficace tanto minore potragrave essere limpatto della struttura di avvistamento Nelle aree protette deve in genere essere preferito allrsquoavvistamento con postazioni fisse quello basato su pattugliamento sia da terra sia con aerei Anche i luoghi da osservare e quindi il tragitto che deve essere coperto dagli osservatori deve essere definito in sede progettuale sulla base di consolidate metodologie messe a punto per evidenziare le aree che meritano di essere maggiormente poste sotto controllo Nei casi in cui si fosse ritenuto necessario ricorrere ad impianti fissi qualora vi siano le condizioni di elevato pregio in zone ad alto rischio e laddove sia possibile ospitarli senza ricorrere a costruzioni di elevato impatto visivo si ritiene che sia utile impiegare dispositivi con controllo remoto ALLARME La definizione dellrsquoallarme avviene a seguito di segnalazione di evento avvistato La segnalazione puograve pervenire da parte del servizio di avvistamento oppure da cittadini che avvisano tramite canali di comunicazione appositamente pubblicizzati Con lrsquoallarme si mettono in moto le operazioni di intervento Per tale motivo lrsquoallarme deve essere emanato solo da una struttura autorizzata e comunque a conoscenza del livello di pericolo dellrsquoarea interessata del momento e delle forze che possono essere fatte intervenire COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE Si ritiene che presso il parco debba essere realizzato un ldquopunto di coordinamentordquo Detto punto di coordinamento pur essendo autonomo deve essere in contatto diretto con le Sale Operative Unificate Permanenti (SOUP) previste dallrsquoart 7 della L 3532000 per lo svolgimento della lotta attiva Deve essere quindi assicurato il collegamento tra il livello centrale (Regione) e quello locale (area protetta) Questrsquoultimo deve essere messo nelle condizioni di ricevere e dare le informazioni e lrsquoappoggio tecnico

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per le operazioni che derivano dal lavoro fatto in sede centrale da personale esperto e possibilmente con Sistemi di Supporto alle decisioni di cui ogni sala operativa dovrebbe essere dotata Si dovranno organizzare le procedure operative da seguire nelle differenti situazioni ed applicando le differenti tecniche di estinzione noncheacute il collegamento dellrsquoattivitagrave operativa svolta da diverse Regioni in caso di parco nazionale interregionale Dette procedure sono legate alle disposizioni regionali Qualora non fossero ancora stabilite il piano deve proporle con la finalitagrave di realizzare le migliori condizioni per rendere efficaci le differenti azioni di lotta intraprese Il coordinamento operativo e le procedure seguite nellrsquoarea protetta vanno descritte nella relazione del piano AIB in particolare la procedura di allarme in coordinamento con le competenti strutture regionali e sub regionali la procedura in caso di focolaio (da spegnere prima possibile con le risorse disponibili in loco) e quindi in caso di incendio vero e proprio le procedure operative specifiche per lrsquoutilizzo di mezzi e altre risorse AIB disponibili in loco

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PARTI SPECIALI DEL PIANO RICOSTITUZIONE BOSCHIVA Nel piano delle aree protette deve essere dedicata particolare attenzione alla ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco La parte del Piano finalizzata alla ricostituzione si basa sulla conoscenza funzionale e strutturale delle diverse tipologie presenti nel territorio In particolare tiene conto delle caratteristiche sindinamiche (serie di vegetazione) e del confronto tra eterogeneitagrave spaziale reale e eterogeneitagrave potenziale Solo il riferimento al modello neutrale (eterogeneitagrave potenziale o carta della vegetazione potenziale) offre un criterio valido per valutare la situazione reale e consente di ricostruire modelli dintervento non teorici ma strettamente collegati alla potenzialitagrave del territorio confrontato con lrsquoattuale uso del territorio stesso Anche in questo caso pertanto si dovragrave fare riferimento ai documenti di base con i quali abbiamo prodotto la classificazione gerarchica del territorio Il confronto cartografico tra attuale uso e situazione potenziale fornisce una base molto concreta di valutazione delle possibilitagrave di ricostituzione a scala territoriale Saragrave successivamente essenziale definire i singoli modelli di ricostituzione applicati alle diverse tipologie vegetazionali La conoscenza di tali modelli (serie di vegetazione) consente di valutare la congruitagrave tipologica anche di stadi degradati (vedi per esempio i cespuglieti) e contribuisce notevolmente alla pianificazione degli interventi Nella pianificazione degli interventi si dovragrave prendere sempre in considerazione la possibilitagrave di non intervenire con impianti diretti Uno degli elementi essenziali nel processo di valutazione che conduce al progetto di ricostituzione egrave indubbiamente la situazione della risorsa suolo Nel caso di scarsa frequenza senza perdita di suolo egrave facile far prevalere il criterio di basso intervento Nel caso invece di perdita della risorsa suolo lrsquointervento dovragrave essere finalizzato prevalentemente alleliminazione di questo rischio mediante la messa a dimora di specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione in oggetto capaci di eliminare in tempi brevi la perdita di suolo Lrsquoattivitagrave da svolgere deve essere definita da una apposita analisi svolta a livello regionale con cui si individuano le aree prioritarie di intervento La ricostituzione si affronta correttamente solo in un contesto generale di pianificazione ecologica e forestale individuando per tutto il territorio a parco i differenti effetti degli incendi avvenuti e la dinamica della ricostituzione spontanea Gli interventi di ricostituzione che si prevederagrave di adottare verranno modulati in funzione di tutte le caratteristiche ambientali e nel rispetto della multifunzionalitagrave della copertura forestale Per poterli definire e soprattutto distribuire correttamente nellrsquoarea a parco si devono prevedere le seguenti analisi

- analisi della possibilitagrave di ricostituzione spontanea anche in funzione di Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) e Fire regime (frequenza intensitagrave stagione)

- definizione di criteri e modalitagrave di intervento per la ricostituzione - definizione di zone prioritarie di intervento - definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipologia e per ogni area

omogenea in funzione delle serie di vegetazione e delle unitagrave di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio

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IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

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49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

102

PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

103

34

  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

La funzionalitagrave dellrsquointero sistema regionale ed in alcuni casi interregionale impone la chiarezza della gerarchia operativa da concordare in via prioritaria indispensabile soprattutto per la ottimizzazione della lotta attiva in situazioni di emergenza In tal senso come peraltro giagrave indicato nelle suddette linee guida per ogni ambito territoriale deve essere individuata la figura del coordinatore nella fattispecie allrsquointerno delle aree protette statali tale figura viene concordata fra lrsquoEnte gestore dellrsquoarea protetta lae Regionei interessatae ed il Corpo Forestale competente anche in base alla specifica situazione organizzativa in loco dei rispettivi servizi di protezione contro gli incendi boschivi degli stessi enti sopra indicati Allrsquointerno dellrsquoarea protetta il coordinatore dovragrave rispettare le prioritagrave dintervento dettate dalla relativa pianificazione fatte salve le prioritagrave di carattere generale (ad es il salvamento di vite umane) Vista la molteplicitagrave di enti cointeressati alla pianificazione antincendi boschivi egrave opportuno elencare nel piano i referenti AIB di ciascun ente ed i relativi riferimenti (e-mail contatti ecc) al fine di facilitare la concertazione Il piano antincendi boschivi dellrsquoarea protetta statale elaborato ed approvato dallrsquoEnte gestore diventa immediatamente operativo ancorcheacute soggetto ad eventuali modifiche ed integrazioni nel corso dellrsquoiter istruttorio previsto dalla normativa vigente Lrsquoistruttoria della DPNMMATTM che comprende il parere del Corpo Forestale dello Stato noncheacute la richiesta e lrsquoottenimento dellrsquointesa con la regione territorialmente competente si conclude con lrsquoinserimento del piano AIB nellrsquoomologo piano regionale e lrsquoadozione del Piano AIB dellrsquoarea protetta con Decreto ministeriale PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO Per lrsquoelaborazione del piano AIB oltre al presente schema saragrave molto utile fare riferimento alla documentazione disponibile sul sito del Ministero allrsquoindirizzo wwwminambienteit NATURA Aree naturali protette Attivitagrave antincendi boschivi come il libro ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (pubblicato dalla DPN-MATTM nel 2004 in collaborazione con la Societagrave Botanica Italiana) in particolare lrsquo ldquoAppendicerdquo dedicata alle aree protette il ldquoManuale tecnico di pianificazione antincendi boschivi nelle aree protetterdquo ed altra documentazione pertinente (ad es i piani AIB di altri parchi nazionali) TABELLA DI SINTESILa presente versione dello schema di piano AIB per i parchi nazionali sostituisce quella del 2002 rispetto alla quale si differenzia per la presenza di una tabella di sintesi - che evidenzia gli elementi ritenuti fondamentali per dare concretezza ed operativitagrave al piano stesso ndash e per alcune integrazioni nel testo che tendono a superare le carenze rilevate nel corso degli anni trascorsi dallrsquoapplicazione della versione 2002 La tabella di sintesi integra lo schema e costituisce lindice operativo da seguire per la redazione del piano elenca le principali tematiche che devono essere affrontare al fine di fornire le informazioni fondamentali e necessarie per lattuazione di una corretta ed efficiente strategia di tutela dagli incendi dellarea protetta Pertanto mentre nello schema si trattano i maggiori temi ed argomenti pertinenti la pianificazione AIB la tabella di sintesi individua quelli che non possono essere omessi

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NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

La tabella si articola in dieci sezioni alcune delle quali richiedono una cartografia correlata che dovragrave essere redatta secondo le indicazioni riportate nel successivo paragrafo relativo agli ASPETTI CARTOGRAFICI Nelle prime sezioni tra gli elementi che devono essere esplicitati egrave stato inserito il periodo di validitagrave del piano (generalmente quinquennale o in alternativa triennale) ed i riferimenti normativi tra cui si sottolinea la normativa regionale ed eventuali deroghe alle norme di gestione forestale volte a favorire gli interventi di prevenzione AIB noncheacute le attivitagrave di coordinamento con gli uffici regionali competenti per lrsquoattuazione del piano AIB Particolare attenzione egrave rivolta agli interventi di prevenzione ed alla loro valutazione e monitoraggio Infatti un elemento fondamentale egrave il piano degli interventi di prevenzione che non deve limitarsi alla descrizione delle possibili od auspicabili opere ma deve individuarle evidenziandone le prioritagrave collocarle nello spazio e nel tempo (carta degli interventi programmati e crono-programma dei lavori) e quantificarle economicamente (scheda tecnico economica) distinguendo gli interventi diretti dellrsquoEnte gestore e del CTA relativo da quelli dipendenti da terzi Inoltre in linea con i principi generali dello schema di piano che prevedono la verifica della pianificazione gli interventi realizzati devono essere monitorati al fine di comprovarne lrsquoefficacia o lrsquoinadeguatezza per i necessari adeguamenti nellrsquoaggiornamento annuale e per le successive revisioni alla scadenza del piano Il presente documento quindi illustra gli indirizzi da adottare per la pianificazione contro gli incendi boschivi nelle aree protette di valenza nazionale in concerto con i piani regionali antincendio e in armonia con i piani per il parco di cui alla legge quadro sulle aree protette L 39491 ASPETTI CARTOGRAFICI Le singole carte tematiche realizzate e presentate nel piano AIB dovranno essere corredate - in relazione - di una breve presentazione con riferimento al percorso seguito per la realizzazione (ad es derivazione da quali altre carte) le caratteristiche del tematismo e la legenda utilizzata per le carte di base non allegate indicare le maggiori caratteristiche e la loro reperibilitagrave Le diverse carte tematiche richieste con il piano AIB devono essere realizzate in ambiente GIS o SIT (sistema informativo territoriale) e gestibili dallrsquoEnte parco insieme alla cartografia di base giagrave esistente per consentire elaborazioni e prodotti derivati sia nella pianificazione AIB che nella successiva attuazione del piano non possibili con il prodotto esclusivamente cartaceo Si ricorda che le potenzialitagrave di gestione dati cartografici possono ulteriormente aumentare con il Geoportale Nazionale del MATTM Gli elaborati cartografici noncheacute tutte le informazioni prodotte nellrsquoambito dei Piani dovranno essere compatibili con gli standard dellrsquoaccordo integrativo sul ldquoSistema Cartografico di Riferimentordquo approvato dalla Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome il 12 ottobre 2000 ed essere resi disponibili nellrsquoambito del predetto Sistema cosigrave come previsto dallrsquoart 6 quater del DL 2792000 convertito con L36500

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Il Sistema al fine di consentire la realizzazione secondo standard condivisi di carte tematiche per lo studio e il monitoraggio del territorio e per la mappatura degli incendi mette a disposizione delle amministrazioni senza alcun onere la Base Cartografica di Riferimento e gli strumenti software necessari per la gestione dei dati Le basi cartografiche disponibili a copertura nazionale nel sistema di riferimento geodetico-cartografico WGS84-UTM coprono tutte le esigenze di produzione dalle piccole scale (11000000) a scale di dettaglio (125000 - 1 10000) In particolare sono messe a disposizione gratuita degli Enti Gestori una serie di strati informativi riguardanti lrsquoAIB tramite il ldquo Geoportale Nazionale Progetto Incendirdquo che potragrave costituire un valido supporto alla redazione del piano AIB sia in assenza di pari tematismi di maggior dettaglio disponibili presso lrsquoEnte parco che ndash al contrario - con la loro sostituzione lavorando sullo stesso progetto Il prodotto cartaceo da fornire con la relazione del piano AIB quindi saragrave semplicemente una rappresentazione grafica ridotta - sul foglio A4 della relazione (o su A3 allegato alla stessa) - del singolo tematismo questo dovragrave avere poligoni trasparenti appoggiati su una cartografia di base la piugrave idonea alla comprensione geografica dello stesso tematismo eventuali particolari ritenuti importanti sono da evidenziare a parte (ad es la legenda) per renderli visibili GENERALITAacute La pianificazione relativa alla previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi puograve essere realizzata solo attraverso un apposito piano articolato e completo del quale si indicano di seguito in modo sintetico gli aspetti fondamentali Il presupposto teorico su cui si basa la pianificazione di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi fa riferimento allapproccio sistemico proposto dallecologia del paesaggio In questi ultimi decenni le discipline scientifiche di base ed applicate hanno spesso collaborato in quanto la fruizione e la conservazione delle risorse si basa sulla conoscenza di modelli funzionali e strutturali di natura complessa alla cui definizione concorrono gruppi disciplinari diversi integrati nella ricerca ecosistemica di linee di azioni capaci di ridurre il rischio di incendio e favorire un recupero correlato con la serie di vegetazione e lunitagrave di paesaggio locale Tutto ciograve che segue fa quindi riferimento alle direttive di interesse ambientale elaborate a scala europea e planetaria Tra queste egrave opportuno citare la Direttiva Habitat la Convenzione di Rio e la recente Direttiva sulla Conservazione dei Paesaggi Europei e i Regolamenti comunitari emanati al fine di proteggere le foreste della comunitagrave contro gli incendi Per quanto riguarda il nostro Paese le Linee Guida fanno riferimento alleccezionale evoluzione delle discipline forestali (basti in proposito citare la ldquoSelvicoltura Sistemicardquo) alla capacitagrave di individuazione dei modelli sistemici di riferimento derivante dallapplicazione dellecologia funzionale e della fitosociologia paesaggistico-dinamica e alle novitagrave territoriali e paesaggistiche legate alla classificazione gerarchica del territorio e piugrave in generale allecologia del paesaggio specialmente per quanto concerne la valutazione ecosistemica della frammentazione e della connettivitagrave tra sistemi complessi

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Quindi alla luce di quanto detto sopra egrave opportuno che nella redazione del piano che deve integrarsi con le varie pianificazioni territoriali vengano rispettati alcuni principi generali di seguito indicati

a carattere omeostatico del piano Per tale principio le attivitagrave da svolgere devono essere organizzate in modo da poter sopportare delle variazioni impreviste Accade spesso che vi siano delle variazioni rispetto a quanto previsto per il sopraggiungere di difficoltagrave che non sono normalmente prevedibili Quindi la strutturazione degli interventi deve essere impostata in modo da rendere ognuno di essi capace di mantenere la sua efficacia senza dipendere da altre realizzazioni Un esempio puograve essere fornito dagli invasi di rifornimento idrico che devono avere delle caratteristiche adatte a rifornire tutti i mezzi e le squadre che operano per lrsquoestinzione

b integrazione tra la prevenzione e lrsquoestinzione In ogni pianificazione corretta deve essere rispettata una rigida proporzionalitagrave tra gli interventi che hanno tra loro funzioni complementari Per i diversi popolamenti forestali si devono definire due parametri chiave lrsquointensitagrave del fronte di fiamma non superabile e lintensitagrave massima prevista come definiti dalla letteratura Con la prevenzione puograve essere assorbita una certa quota d intensitagrave Affiancando alla prevenzione lestinzione si puograve raggiungere lrsquointensitagrave non superabile Per tale motivo non si puograve prescindere dalla definizione di quanto sia possibile raggiungere con la prevenzione e di quanto con lrsquoestinzione Ecco percheacute lrsquoestinzione deve essere dimensionata in funzione degli obiettivi da raggiungere e della prevenzione realizzata Il progetto dellrsquoorganizzazione dellrsquoestinzione discende dallrsquoanalisi forestale iniziale con la quale si definisce in primo luogo la grandezza degli incendi previsti e del limite che si desidera non superare Ciograve riguarda i termini preventivi legati alla pianificazione forestale va da seacute che bisogneragrave agire anche sui temi educativo ed informativo unica via possibile per il ridimensionamento del problema agendo sulle cause che sono quasi sempre legate a problematiche di natura sociale

c obiettivi e prioritagrave di intervento Il Piano deve necessariamente prevedere le prioritagrave in termini di valenze ambientali sociali e produttive e quindi in termini di azioni dirette ed indirette alla loro valorizzazione al fine di perseguire i principali obiettivi da evidenziare nel piano stesso Lrsquoeterogeneitagrave spaziale con cui si manifesta il diverso uso del suolo impone di conoscere il diverso valore sociale ed ambientale di un determinato territorio Il Piano egrave pertanto strettamente collegato con le analisi propedeutiche e con le valutazioni di rischio e di pericolositagrave individuate e che oltre alle caratteristiche intrinseche delle comunitagrave vegetali e delle destinazioni drsquouso tengono conto anche delle modificazioni drsquoordine antropico e delle possibilitagrave e caratteristiche del dinamismo in atto

d verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere metodi di monitoraggio delle misure di previsione prevenzione e lotta attiva adottate nel piano che verifichino se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale il cui livello ottimale non puograve essere raggiunto in un solo periodo di validitagrave del piano

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e protezione dagli incendi boschivi materia in veloce evoluzione Lrsquoinsieme delle determinazioni di pianificazione devono essere realizzate considerando che le conoscenze relative alla protezione dagli incendi sono via via in evoluzione Le nuove conoscenze e tecniche il cui inserimento risulta assolutamente indispensabile possono essere incorporate e recepite nel processo di pianificazione solo se questo lo preveda rispettando quindi quanto detto nel punto precedente

Come giagrave detto in precedenza le linee di pianificazione delle aree protette dello Stato in applicazione della L 3532000 dovranno essere nellrsquoimpostazione generale strutturalmente analoghe a quelle del piano regionale Eacute opportuno perograve considerare che la Direttiva Habitat del rsquo92 caposaldo dellrsquoattuale politica di conservazione e tutela degli ambienti naturali in Europa che ha portato alla proposta dei siti costituenti la rete Natura 2000 tende a rivalutare anche i siti degradati purcheacute essi abbiano mantenuta inalterata la capacitagrave di recupero funzionale e strutturale Ciograve modifica dal punto di vista concettuale la valutazione dei sistemi ambientali in quanto richiede che il pianificatore sia in grado di riconoscere non solo le valenze ambientali attualmente presenti ma anche quelle potenziali Tutto ciograve percheacute nella logica sistemica egrave importante saper valutare il contributo di ogni singolo habitat rispetto alla funzionalitagrave sistemica e alla complessitagrave dellrsquoarea protetta nel suo insieme Rispetto ai criteri regionali ai fini della pianificazione relativa alla protezione contro gli incendi boschivi emergono delle differenze date dalle peculiaritagrave della situazione Ciograve egrave dovuto soprattutto al fatto che nelle aree protette unitamente alla differenziazione delle realtagrave territoriali si deve valutare in modo piugrave attento il problema della complessitagrave delle emergenze naturalistiche e del loro rapporto con il trauma causato dal fuoco Questa analisi di dettaglio egrave necessaria per definire gli interventi sia in rapporto alle esigenze della copertura vegetale alla sua evoluzione e mantenimento sia al limite rispetto alla stessa opzione zero se si debba cioegrave intervenire o meno in aree percorse dal fuoco Lrsquoobiettivo principale enunciato dalla stessa L35300 che si vuole raggiungere con il piano di protezione delle aree boscate contro gli incendi nelle aree protette deve essere quello di limitare i danni mirando sia alla riduzione delle superfici percorse dal fuoco che alla diminuzione del numero di eventi Pur non trascurando le cause determinanti che si possono piugrave difficilmente contrastare lrsquointervento di prevenzione si concentra maggiormente sul controllo e sulla gestione dei fattori predisponenti cioegrave quei fattori che insieme concorrono a condizionare il comportamento del fuoco e quindi la forza distruttiva e i danni che esso puograve causare noncheacute la potenziale difficoltagrave di controllo da parte del servizio di estinzione I danni piugrave ingenti sono causati da fronti di fiamma che si propagano con intensitagrave elevata e che caratterizzano incendi di grandi dimensioni mentre gli eventi piugrave piccoli spesso non hanno alcun effetto negativo rilevante La limitazione dei danni gravi si potragrave ottenere prevalentemente con provvedimenti che mirano ad evitare linsorgenza di eventi di grandi dimensioni Per questo motivo egrave necessario analizzare in dettaglio il territorio e distinguere zone con differente predisposizione al fuoco realizzare in esse la prevenzione diretta e a maggior ragione disporre di un affidabile sistema di previsione del comportamento dellincendio Nelle aree protette la prevenzione diretta deve essere realizzata con metodi di basso impatto ambientale sottolineando che le realizzazioni di prevenzione diretta non devono essere traumatiche per il territorio e non devono causare trasformazioni irreversibili Per tale motivo si deve fare ricorso a tecniche che puntino soprattutto sui processi di rinaturalizzazione e sullrsquoaumento delle capacitagrave omeostatiche dei sistemi ed il loro grado di resilienza interno evitando quanto piugrave possibile tutti gli

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interventi che comportano delle trasformazioni quali potrebbero essere ad esempio invasi di rifornimento idrico in cemento o strade antincendio che nei parchi egrave bene che siano limitati Particolare cura va anche posta nella valutazione dellrsquoincidenza in termini di frammentazione e perdita della connettivitagrave di eventuali opere finalizzate alla prevenzione dellrsquoincendio stesso In sede di pianificazione lrsquoadozione dei principi fondamentali enunciati nelle premesse

- carattere omeostatico - integrazione tra prevenzione ed estinzione - obiettivi e prioritagrave di intervento - verifica della pianificazione - protezione dagli incendi boschivi materia in veloce evoluzione

consente una armonizzazione con i dettami dellrsquoart 12 della Legge Quadro sulle Aree Protette n 394 del 61291 facendo riferimento in particolare allorganizzazione e differenziazione drsquouso del territorio ai vincoli e allaccessibilitagrave veicolare e pedonale PREVISIONE Con questa attivitagrave si mira a conoscere in anticipo la probabilitagrave che avvengano gli incendi la loro frequenza e possibilmente anche il loro comportamento La previsione egrave ovviamente collegata con le caratteristiche climatiche fisiche e biologiche del territorio Questattivitagrave di per seacute molto importante nella pianificazione per la protezione contro gli incendi boschivi assume rilevanza singolare per le aree protette PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO In prima istanza egrave fondamentale la conoscenza delle linee di impostazione di carattere pianificatorio generale che sono applicate o comunque previste per un determinato territorio al fine di valutarne il rapporto che intercorre con le determinazioni pianificatorie per la protezione contro gli incendi boschivi La conoscenza nel dettaglio delle pianificazioni in atto egrave molto importante in quanto molti sono i soggetti abilitati a formalizzare piani di indirizzo e piani di sviluppo che nel loro insieme possono avere una grande importanza nellrsquoaccentuare o mitigare il rischio di incendio Eacute essenziale conoscere anche tutto ciograve che abbia ricadute dirette o indirette sul pattern di distribuzione delle diverse attivitagrave produttive o conservative Eacute opportuno evidenziare inoltre il ruolo che la conoscenza del modello organizzativo attuale del territorio del parco assume nei riguardi della previsione prevenzione estinzione e ricostituzione delle superfici percorse dal fuoco A tal fine egrave necessario fare indagini preliminari per ottenere un quadro della situazione ed acquisire informazioni sul sistema ambientale e sulla pianificazione territoriale agraria e forestale e specificatamente su quella relativa alla protezione contro gli incendi boschivi Nelle aree protette in relazione alla specificitagrave stessa dellrsquoarea possono assumere una primaria importanza anche popolazioni animali e vegetali habitat comunitagrave o sistemi di paesaggio che di norma non sempre si riconoscono di elevato interesse ambientale A riguardo occorre tenere in particolare considerazione le aree NATURA 2000 ed i relativi habitat di interesse comunitario Con queste indagini si tenderagrave ad acquisire delle conoscenze da utilizzare sia per lrsquoimpostazione delle attivitagrave pianificatorie sia per la realizzazione dei relativi progetti attuativi In modo particolare deve

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essere acquisito il complesso delle linee di pianificazione ecologica del territorio a parco e la conoscenza della dinamica delle popolazioni e delle comunitagrave che il Parco intende conservare noncheacute la situazione socioeconomica Eacute opportuno tenere presente che tra le funzioni istituzionali dei Parchi rientra lrsquoobiettivo volto alla conservazione della biodiversitagraverdquo Nel nostro Paese spesso la biodiversitagrave risente dellrsquoazione dellrsquouomo ed in particolare nellrsquoecosistema mediterraneo egrave fortemente condizionata dallrsquouso del fuoco per liberare porzioni di territorio dalla cenosi legnose e quindi favorire il pascolo Ciograve complica notevolmente lrsquoopera del pianificatore in quanto spesso per conservare alcune popolazioni animali eo vegetali egrave necessario intervenire per evitare la ripresa del bosco o di cespuglieti che riducono la superficie delle zone aperte in questi speciali ambiti anche lrsquoazione del fuoco si puograve considerare quale fattore ecologico Di seguito vengono indicati i principali elementi su cui estendere le indagini CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI A monte di qualsiasi elemento pianificatorio egrave essenziale conoscere nel dettaglio lrsquoarticolazione spaziale strutturale e funzionale della copertura del suolo e del suo attuale uso Purtroppo spesso vaste porzioni di territorio sono ancora prive di questa informazione a scala adeguata mentre il rischio e la pericolositagrave sono strettamente connessi con la disposizione spaziale delle diverse fisionomie Particolare importanza egrave inoltre legata alla conoscenza non solo tipologica delle diverse attivitagrave ma anche alla conoscenza puntuale delle informazioni connesse con la definizione della struttura verticale ed orizzontale di una comunitagrave Lrsquoaggiornamento della cartografia di dettaglio ad esempio secondo la nomenclatura prevista dallo sviluppo del programma CORINE Land Cover almeno al IV o V livello non egrave quindi solo un elemento conoscitivo di base ma egrave elemento essenziale del progetto del Piano Con questo documento da tenere sempre aggiornato egrave inoltre possibile aggiornare anche le prioritagrave di intervento MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE Nella descrizione del territorio il piano AIB deve contenere anche un inquadramento generale su altre problematiche localmente rilevanti pertinenti morfologia geologia pedologia franositagrave erosione superficiale e assetto idrogeologico al fine di individuare diversi fattori di criticitagrave che potrebbero avere rapporti di interdipendenza con gli incendi boschivi o semplicemente di sovrapposizione territoriale di diverse calamitagrave naturali VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI La descrizione della vegetazione naturale eo dei tipi forestali con la caratterizzazione delle specie la loro mescolanza e le tendenze evolutive dei soprassuoli offrono unrsquoinformazione che puograve essere utile a differenti livelli di scala di rilevamento in vari tipi di pianificazione territoriale ed in particolare in quella AIB per una buona identificazione degli indici e delle zone interessate dai vari tematismi AIB (combustibilitagrave rischio gravitagrave pericolositagrave intensitagrave di fiamma al passaggio del fuoco ecc) Questo evidenzia la necessitagrave di avere unrsquoaccurata cartografia vegetazionale

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ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI Per le descrizioni dellrsquoandamento degli incendi e dei fattori predisponenti e per lrsquoindividuazione delle zone a rischio alto medio e basso (decisione (CEE) ndeg C(93) 1619 del 24061993 integrata dalla decisione Sg (95) D2205 del 27021995) egrave necessario anche disporre dei dati seguenti

- serie storica degli incendi (comprendendo tutte le informazioni rilevate attualmente per ciascun incendio dal Corpo Forestale dello Stato) per almeno 10-15 anni

- cartografia delle aree percorse dal fuoco nellrsquoultimo quinquennio e se possibile nei due precedenti quinquenni

- serie storica dei dati meteorologici (precipitazioni vento umiditagrave e temperatura dellrsquoaria insolazione) con localizzazione delle stazioni meteorologiche e ove possibile descrizione delle modalitagrave di raccolta dei dati elaborazioni degli stessi sulla distribuzione spazio-temporale degli incendi

Si dovragrave disporre di un sistema di previsione di livello generale tramite il collegamento con servizi di previsione a scala regionale e continentale tipo sistema EUDIC (European Ranger Information Communication) Si deve poi affiancare a queste informazioni una previsione di dettaglio essa deve essere realizzata preferibilmente con un metodo meteorologico cumulativo di inizio e diffusione la cui risposta sia validata dalle condizioni ambientali del parco LA PIANIFICAZIONE FORESTALE In questa analisi complessa devono anche essere esaminate le linee di pianificazione seguite per realizzare i piani di gestione forestale Queste informazioni sono necessarie per conoscere soprattutto le principali finalitagrave (beni e servizi) che si vogliano ottenere dal bosco in quel contesto ambientale e socioeconomico La conoscenza delle finalitagrave di carattere generale e quindi i criteri seguiti per realizzare i piani di assestamento e di gestione (riordino riassetto piani speciali di settore nellrsquoambito dei piani di assetto dei parchi e delle riservehellip) delle risorse forestali sono necessari per comprendere meglio gli obiettivi che si vogliono ottenere con la utilizzazione del bosco Tutto questo egrave dato dal fatto che vi egrave uno stretto rapporto tra le trasformazioni previste con lrsquoassestamento e gli interventi di pianificazione nella protezione delle aree contro gli incendi boschivi INTERVENTI SELVICOLTURALI Serve conoscere quale sviluppo sia dato alla selvicoltura ed in modo particolare alla selvicoltura preventiva su tutta lrsquoarea compresa nel piano di protezione contro gli incendi boschivi che nella fattispecie egrave tutta larea protetta La distribuzione la tipologia e lrsquointensitagrave degli interventi influenzano infatti notevolmente la possibilitagrave di diffusione degli incendi Nelle aree protette i boschi vengono considerati maggiormente per la loro multi funzione che non per la produzione stessa di legname e degli altri prodotti non legnosi Allrsquointerno del Parco in prima istanza va definito per quali boschi si intenda conservare unattitudine produttiva o turistico ricreativa specifica e per quali lasciare prevalere lrsquoattitudine definita in sensu latu ldquoecologicardquo Si tratta di una scelta molto complicata ma necessaria in quanto vaste porzioni del nostro Paese sono state sottoposte a rischio idrogeologico anche a causa di una cattiva gestione forestale adottata in passato Egrave da tener presente che la conoscenza dello stato di gestione del bosco consente anche di realizzare una mappatura del probabile comportamento del fuoco

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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GESTIONE DEI PASCOLI Questa indagine egrave giustificata dalla rapida diffusibilitagrave dei fronti di fiamma radenti nei pascoli Poicheacute la velocitagrave del vento in tale ambito non egrave infatti rallentata dalla copertura arborea o arbustiva gli incendi assumono i valori piugrave alti di velocitagrave di propagazione proprio allrsquointerno di questa fisionomia Tale fatto giustifica una conoscenza della ubicazione e delle caratteristiche dei pascoli Eacute inoltre evidente come questa fisionomia risenta ancor piugrave delle fisionomie forestali dellrsquoandamento climatico degli effetti di prolungati periodi di ariditagrave ed in particolare del carico animale (erbivori domestici e selvatici) che dovrebbe essere opportunamente regolamentato Come anticipato in premessa la figura del pastore e in generale del gestore privato locale puograve assumere un importantissimo ruolo nellattivitagrave di prevenzione dellincendio boschivo per cui un suo coinvolgimento anche con incentivi economici egrave senzaltro auspicabile PIANIFICAZIONE FAUNISTICA Il territorio forestale ospita numerosissime popolazioni animali Tra esse alcune come gli ungulati selvatici hanno una particolare interferenza con il bosco e il suo sviluppo Per tale motivo possono essere intraprese delle attivitagrave che modificano la copertura forestale conferendole la capacitagrave di ospitare un maggior numero di animali In altri casi non si desidera aumentare il numero ma proporre una migliore gestione Per tali motivi egrave opportuno conoscere gli interventi finalizzati alla pianificazione faunistica poicheacute essi si correlano con interventi di protezione contro gli incendi boschivi Il territorio forestale e il suo mosaico vanno analizzati in funzione specifica degli habitat che offrono alla fauna selvatica In particolare si dovragrave porre attenzione non solo ai vertebrati ed alla fauna superiore ma anche a tutte le forme animali che costituiscono parte fondamentale della biodiversitagrave In questo senso lrsquoaccumulo di legno morto in foresta che sembra contraddire lrsquoopportunitagrave di limitare la necromassa presente in quanto primo propagatore del fuoco egrave bene che sia gestito con particolare attenzione quindi saragrave necessario inventariare in modo quantitativo la presenza di questa componente della foresta con appositi rilievi ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA La delimitazione cartografica delle aree di interfaccia urbano-foresta costituisce un importante elemento del ldquoPiano di Emergenza comunale od intercomunalerdquo Dal punto di vista della pianificazione AIB la loro individuazione risulta essere opportuna sia a livello di previsione che di prevenzione Egrave quindi auspicabile che nella redazione del Piano AIB le aree di interfaccia urbano-foresta vengano tenute in debita considerazione anche nel caso in cui i comuni non avessero realizzato il loro Piano di Emergenza e quindi con una pre-delimitazione delle stesse da parte del Parco Altrimenti egrave comunque opportuno realizzare la carta anche se incompleta con riportate le zone di interfaccia per i soli comuni che avranno fornito il proprio piano demergenza allEnte parco con relativo elenco dei Comuni adempienti Le aree di interfaccia urbano foresta richiedono interventi pianificatori particolari Infatti in questa zona il bosco puograve essere il veicolo per un incendio che potrebbe danneggiare insediamenti civili Si verifica anche la situazione contraria divenendo il bosco lrsquooggetto di trauma da parte di incendi originati dalle attivitagrave in ambienti urbanizzati Per tali motivi si ritiene opportuno disporre di unrsquoindagine che evidenzi la distribuzione e la concentrazione dellrsquointerfaccia

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In linea generale in tale interfaccia si deve assolutamente privilegiare la riduzione del rischio drsquoincendio rispetto anche alla conservazione di elementi strutturali e funzionali caratteristici del sistema forestale stesso Risulta quindi importante sia la definizione di interfaccia urbano foresta che la caratterizzazione tipologica della zone di interfaccia secondo la differenziazione delle tipologie di bosco in termini forestali e vegetazionali la differenziazione delle tipologie di combustibili la simulazione di comportamento del fronte di fiamma la stima della pericolositagrave specifica Al fine di assicurare la prevenzione AIB spettante allrsquoente parco saragrave cura di questrsquoultimo emanare un regolamento specifico rispondente alle esigenze di interventi selvicolturali per le zone di interfaccia giagrave identificate dai piani di emergenza ed anche per le zone di interfaccia non ancora delimitate attraverso una loro appropriata definizione con relativa tipologia compatibile con la realtagrave del parco LA ZONIZZAZIONE ATTUALE Con tale termine si intende linsieme delle indagini conoscitive direttamente mirate a comprendere le specificitagrave ambientali locali nei riguardi della difesa contro gli incendi boschivi di seguito riportate Per provvedere alla definizione del piano per la previsione prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi si deve indagare tutto il territorio dellarea protetta In particolare si ritiene che indipendentemente dalla dimensione dellrsquoarea si debba comprendere tutto il territorio nel contesto della pianificazione senza escludere zone in cui il problema sia meno intenso o trascurabile ma anzi considerando anche le porzioni di zone contigue eventualmente significative ai fini preventivi Questa scelta egrave motivata sia dalla comune valenza ambientale di tutte le zone che sono ritenute tali solo per essere comprese nella delimitazione a parco sia dalla necessitagrave di evitare la complicazione di sovrapporre in modo discontinuo sullrsquoarea del parco regole previste dalla legge che differenziano le zone comprese e le zone escluse dal piano Sulla base di tali informazioni si arriva a tracciare la zonizzazione dellrsquoarea soggetta al rischio Essa in linea di larga massima segue la frequenza di incendio e viene integrata da emergenze locali in funzione della loro sensibilitagrave al danneggiamento provocato dal fuoco oltre che dallrsquointensitagrave del fenomeno Poicheacute il piano di protezione contro gli incendi boschivi prevede interventi diversi distribuiti sul territorio in relazione a quanto precedentemente detto egrave necessario provvedere a zonizzare il territorio stesso in funzione delle problematiche causate dal passaggio del fuoco Eacute opportuno correlare le zone alla classificazione gerarchica del territorio e comunque (soprattutto in funzione della dimensione dellrsquoarea protetta) individuare parti omogenee per distribuire su di esse interventi altrettanto omogenei e proporzionati La zonizzazione quindi distingueragrave sul territorio una serie di realtagrave omogenee per problematiche pirologiche presenti allrsquoattualitagrave (zonizzazione attuale) Eacute importante segnalare questo principio in quanto lrsquoattuale uso del suolo puograve avere un ruolo molto significativo Per definire la zonizzazione attuale verranno analizzati i seguenti punti utilizzando i dati disponibili a scala adeguata

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Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio Si tratta delle informazioni necessarie per definire il quadro di riferimento in termini funzionali e strutturali in linea con i principi della ecologia del paesaggio In linea generale la conoscenza territoriale dovragrave basarsi sulla classificazione gerarchica del territorio ossia sulla individuazione dei sistemi sottosistemi ed unitagrave ambientali Sulla base delle conoscenze litologiche morfologiche floristiche faunistiche vegetazionali di uso del suolo e infrastrutturali egrave possibile riconoscere e qualificare in termini di suscettivitagrave agli incendi le diverse porzioni del territorio Fattori predisponenti Costituiscono lrsquoinsieme di variabili che con azione combinata consentono il verificarsi delle potenziali condizioni per lo sviluppo del fuoco Mentre infatti le cause determinanti sono nel nostro Paese e in generale in tutta lrsquoEuropa mediterranea legate direttamente o indirettamente alle attivitagrave antropiche i fattori predisponenti sono riconducibili alle variabili meteorologiche e topografiche e alle caratteristiche della biomassa bruciabile presente negli ambienti naturali In particolare la biomassa bruciabile egrave costituita dalla componente vegetazionale degli ecosistemi a cui nella protezione dagli incendi boschivi si fa spesso riferimento con il termine di combustibile forestale I fattori rilevanti per il rischio di incendio sono dunque molti e caratterizzati da forti interazioni Se in linea generale possono essere identificati gli elementi del territorio che hanno un ruolo significativo nel determinare la distribuzione spaziale del rischio con riferimento a specifiche realtagrave il peso di ogni singolo fattore puograve essere molto diverso e le interazioni giocano un ruolo chiave Si pensi ad esempio agli incendi dellarco alpino concentrati nel periodo invernale e primaverile per i quali un fattore fortemente limitante puograve essere la presenza della neve che non ha invece alcuna relazione con gli incendi negli ambienti mediterranei Negli ultimi anni grazie anche alla grande diffusione dei sistemi informativi geografici (GIS) e alla aumentata disponibilitagrave in forma digitale di dati georiferiti sono stati messi a punto vari metodi per la mappatura del rischio di incendio a partire da informazioni relative alle caratteristiche territoriali e alla distribuzione spaziale dei fattori influenti Per impostare lanalisi dei fattori predisponenti il rischio di incendio e quindi lanalisi del rischio derivato dalle variabili di predisposizione vanno affrontati i seguenti temi

- le componenti spaziale e temporale - le variabili di rischio negli esempi di zonizzazione del rischio di incendio reperibili in

letteratura le variabili impiegate sono solitamente riconducibili alle tre citate componenti di meteorologia topografia e combustibili

- le modalitagrave drsquointegrazione delle variabili di rischio In particolare un sistematico monitoraggio dei fattori meteo per la previsione del pericolo (direttamente implementata o mutuata da fonti regionali) e quindi la relativa individuazione dei periodi critici permette di modulare le attivitagrave di prevenzione e di adeguare le risorse AIB come lrsquoimpiego dei diversi sistemi di sorveglianza e di allertamento e del relativo personale disponibile (es pre-allertare il sistema di estinzione attivare diverse modalitagrave o intensitagrave di avvistamento avvisare la popolazione porre divieti ecc) Questo permette di abbassare la soglia di pericolo e contenere i costi per lrsquoAIB nei periodi meno critici Lanalisi contenuta nel piano su questo tema dovragrave consentire di definire almeno in termini generali degli scenari operativi di utilizzo

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Cause determinanti Per cause determinanti si intendono gli aspetti che in una situazione definita da fattori predisponenti possono dar luogo allrsquoimmediato sviluppo ed alla propagazione del fuoco Le cause determinanti dovranno essere distinte in conformitagrave al Regolamento (CE) ndeg 80494 che classifica lrsquoorigine presunta di ciascun incendio secondo le seguenti quattro categorie

- incendio di origine ignota - incendio di origine naturale per esempio provocato dal fulmine - incendio di origine accidentale o dovuto a negligenza ossia la cui origine egrave connessa

allrsquoattivitagrave diretta o indiretta dellrsquouomo senza che questi abbia avuto lrsquointenzione di distruggere uno spazio forestale (collegamenti elettrici ferrovia opere pubbliche barbecue bruciature di stoppie sfuggite al controllo di chi ha acceso il fuoco etc)

- incendio di origine dolosa (volontaria) ossia provocato con lrsquointenzione deliberata di distruggere uno spazio forestale per qualsiasi motivo

In particolare egrave opportuno fare una approfondita analisi e conseguente cartografia di quelle infrastrutture giudicate connesse con le possibilitagrave di innesco come la viabilitagrave identificando nel contempo le fasce coassiali di varia larghezza a cui associare una certa incidenza di cause determinanti in funzione della distanza dalla strada stessa Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali Per rischio si intende la somma delle variabili che rappresentano la propensione delle diverse formazioni vegetali ad essere percorse piugrave o meno facilmente dal fuoco Il rischio come giagrave detto sopra egrave un fattore statico che caratterizza il territorio nellrsquoambito della zonizzazione attuale Il rischio puograve cambiare solo sul lungo termine e deve essere mantenuto distinto dal concetto di pericolo che egrave per definizione variabile nel tempo in relazione al verificarsi di piugrave fattori predisponenti Per la zonizzazione del rischio statico ci si dovragrave uniformare alla classifica approvata dallrsquoUnione Europea (c(93) ndeg 161993 integrata dalla SG (95) D220595 per il territorio italiano che prevede

- zone ad alto rischio zone il cui rischio permanente o ciclico di incendio di foresta minaccia gravemente lrsquoequilibrio ecologico la sicurezza delle persone e dei beni o contribuisce allrsquoaccelerazione dei processi di desertificazione

- zone a medio rischio le zone in cui il rischio di incendio di foresta pur non essendo permanente o ciclico puograve minacciare in misura rilevante gli ecosistemi forestali

- zone a basso rischio tutte le altre zone Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali Con questa indagine si evidenzia lrsquoinfluenza del vento sugli incendi Il vento egrave determinante per la diffusione e per il comportamento del fuoco e pertanto deve essere analizzato in tutte le sue componenti Eacute indispensabile individuare per ciascuna zona i ldquoventi pericolosirdquo nella loro tipologia predominante e in particolare egrave opportuno conoscere il tipo di rallentamento che la copertura forestale ha sugli stessi Infatti la tipologia e la distribuzione dei boschi hanno influenza sul rallentamento della velocitagrave del vento e consente di prevedere con sufficiente attendibilitagrave il comportamento del fuoco

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Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) Con questi parametri si giudica la cronologia e la caratterizzazione con cui si verificano gli incendi nellrsquoarea in esame unitamente alla incidenza che hanno sul territorio forestale Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura Su tutto il territorio su cui si estende il piano egrave indispensabile conoscere il tipo il carico e la distribuzione del combustibile che si identificano nelle tipologie di copertura forestale che rappresentano uno strumento fondamentale per la pianificazione di protezione contro gli incendi boschivi ed un importante elemento conoscitivo per limpiego di modelli di previsione del comportamento del fuoco DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO La pericolositagrave di incendio su un determinato territorio esprime la possibilitagrave del manifestarsi di incendi unitamente alla difficoltagrave di estinzione degli stessi La gravitagrave esprime le conseguenze che derivano alle coperture forestali in seguito al passaggio del fuoco Sia la pericolositagrave sia la gravitagrave da individuare per ciascuna zona omogenea del territorio hanno vari livelli e le relative soglie devono essere definite direttamente dal pianificatore LA PERICOLOSITAgrave La pericolositagrave saragrave quindi definita sulla base dellanalisi dei fattori ambientali (naturali ed antropici) In generale saranno considerati gli aspetti orografici quali quota esposizione dei versanti rugositagrave della superficie pendenza geomorfologia per valutare come il fuoco puograve diffondersi Verranno poi considerate le caratteristiche della vegetazione forestale quali la composizione floristica forme di governo e trattamento continuitagrave verticale ed orizzontale dei popolamenti densitagrave delle chiome altezze dendrometriche e altezze di inserzione delle chiome modelli di combustibile per risalire alle probabili caratteristiche del fronte di fiamma con particolare riferimento alla intensitagrave presenza quantitagrave e distribuzione della necromassa Infine si dovranno considerare le caratteristiche relative alle reti idriche e viarie alle infrastrutture civili Lrsquoarea di riferimento per lanalisi e la rappresentazione della distribuzione spaziale delle variabili indicate egrave di un ettaro anche se in casi di particolare interesse si potragrave adottare un dettaglio maggiore Tuttavia questrsquoultima scelta deve essere seguita solo in caso di effettiva necessitagrave Quindi lrsquoinsieme delle variabili riferite allrsquo area elementare di 1 ettaro esprime un ldquoprofilo di pericolositagraverdquo univoco che egrave relazionato allrsquoinsorgenza alla propagazione e alla difficoltagrave di controllo degli incendi Per aree vaste o per aree dove gli incendi sono piugrave frequenti e quindi vi egrave una significativa quantitagrave di dati si possono eventualmente predisporre modelli empirici di validitagrave locale In generale se non si ritiene di ricorrere alla costruzione di appositi modelli statistici si puograve ricorrere al procedimento di statistica multivariata della cluster analysis

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In tale modo si possono raggruppare aree con ldquoprofilo di pericolositagraverdquo simile e con riferimento al centroide di ciascun gruppo si potragrave avere il profilo di pericolositagrave ldquotipordquo da attribuire a ciascuna situazione omogenea In ogni area omogenea saragrave indispensabile realizzare delle simulazioni del probabile comportamento del fuoco con i modelli di previsione in grado di fornire indicazioni su probabile intensitagrave velocitagrave di avanzamento tempo di residenza altezza e lunghezza di fiamma Le simulazioni saranno riferite alle condizioni generali che informano sulla tipologia di incendio da considerare poicheacute maggiormente caratterizzante la zona Queste variabili sono strettamente legate al danno sofferto dalla copertura forestale e alla possibilitagrave di lotta In modo particolare lrsquointensitagrave lineare piugrave avanti definita informa sulla possibilitagrave di attacco diretto Questo egrave lrsquoattacco che permette di minimizzare i danni e che tuttavia puograve essere applicato solo a certe condizioni di intensitagrave lineare del fronte di fiamma Se queste non si verificano diviene necessario ricorrere ad altre tecniche di estinzione decisamente piugrave traumatiche per la copertura forestale quali labbattimento di porzioni di bosco Pertanto la conoscenza di dove sia fisicamente possibile adottare le migliori soluzioni egrave per un parco una tappa irrinunciabile Ipotizzando scenari meteorologici prestabiliti (vedi anche i ldquofattori predisponentirdquo) con lrsquouso dei modelli di previsione del comportamento del fuoco potragrave essere prodotta una carta del comportamento atteso delleventuale fronte di fiamma LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO La gravitagrave reale esprime le variazioni che gli incendi boschivi causano nellrsquoambiente con il quale interagiscono In questa fase della pianificazione si tratta di esprimere il conflitto tra gli effetti negativi del potenziale incendio e la funzione attesa dal sistema ambientale nella sua complessitagrave strutturale e funzionale In modo particolare nei parchi poicheacute non egrave verosimile proporre una pianificazione che elimini nel periodo di validitagrave tutti gli incendi deve essere proposta una serie di provvedimenti che possa contenerne gli effetti negativi In questo contesto egrave utile introdurre il concetto di ldquoimpatto attesordquo che verragrave definito nelle diverse zone come insieme di

- intensitagrave attesa del fronte di fiamma da cui discende la forza distruttiva potenziale dellrsquoincendio

- effetto atteso del fuoco nei confronti della resistenza e della resilienza dei popolamenti forestali Questa informazione esprime la vulnerabilitagrave dellrsquoecosistema nei confronti del fuoco e lrsquoentitagrave del disturbo che questo egrave in grado di sopportare

- impatto nelle diverse zone dellrsquoarea protetta con i diversi livelli di tutela da cui discende la valutazione dellrsquoimportanza e del servizio atteso attribuito alle diverse formazioni minacciate dal fuoco Il peso dei livelli di tutela egrave relativo in quanto va sempre correlato con la relativa suscettivitagrave allrsquoincendio della tipologia in esame Si puograve infatti avere una riserva integrale per una zona umida e una tutela inferiore per un bosco rado di roverella in esposizione meridionale Saragrave senza dubbio questo secondo aspetto ad essere sottoposto al massimo delle attenzioni possibili

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Concretamente quindi limpatto attesordquo saragrave derivato dalla combinazione dei seguenti tre fattori a) Intensitagrave attesa gli effetti del fuoco sono legati al suo comportamento Lrsquointensitagrave lineare (quantitagrave di calore emanata nellrsquounitagrave di tempo per unitagrave lineare di fronte di fiamma) egrave il parametro maggiormente correlato agli effetti del fuoco e puograve determinare conseguenze da molto limitate a gravissime sullrsquoecosistema Si ritiene di proporre la valutazione del livello di impatto con un punteggio compreso tra 1 (molto basso) e 5 (molto alto) A partire da questa configurazione allrsquointensitagrave attesa del fronte di fiamma egrave stato attribuito un impatto atteso secondo quanto di seguito indicato

Intensitagrave attese (kWm) Impatto attesolt400 1

400-800 2800-1600 31600-3200 4

gt3200 5 b) Effetto atteso sulla tipologia vegetazionale leffetto( o impatto) atteso sulla copertura forestale ed in generale sullrsquoambiente del parco dipende dallintensitagrave dallrsquoestensione dellrsquoincendio ma in gran parte dalla vulnerabilitagrave della vegetazione e in particolare dalla sua resilienza e resistenza Queste caratteristiche devono essere evidenziate con indagini puntuali basate sullrsquoecologia forestale e sulla selvicoltura Si propone di valutare lrsquoimpatto atteso assegnando alle diverse formazioni punteggi compresi da 1 a 5 c) Impatto nelle diverse zone dellarea protetta relativamente allrsquoimpatto atteso degli incendi nelle diverse zone protette si dovragrave procedere ad una caratterizzazione differente Gli interventi dovranno essere modulati in funzione delle differenti finalitagrave del parco considerando quanto previsto dalla L 39491 che indica diversi gradi di protezione (A) riserve integrali (in cui lambiente naturale egrave conservato nella sua integritagrave) (B) riserve generali orientate (con forti limitazioni nella realizzazione di nuove opere o di trasformazione del territorio in cui possono essere consentite utilizzazioni produttive tradizionali e i servizi connessi) (C) aree di protezione (nelle quali possono ammettersi attivitagrave agrosilvopastorali nei limiti fissati dallente parco) (D) aree di promozione economica e sociale (in cui sono ammesse attivitagrave piugrave intensive e azioni di valorizzazione economica culturale e sociale coerenti con le finalitagrave del parco) Nellrsquoambito dei differenti livelli di protezione per definire i livelli di impatto si faragrave riferimento ai caratteri con cui gli incendi sono maggiormente in conflitto tenendo sempre ben presente la naturale predisposizione al rischio drsquoincendio delle diverse formazioni La zonazione per gradi di protezione naturalistica del parco (A B C e D ove esiste ed 1 e 2 negli altri casi) egrave una macro zonizzazione vista lestensione relativamente grande di ogni zona rispetto alle diverse tipologie morfologiche e vegetazionali interne ad ognuna di esse pertanto si ritiene che tale zonazione non abbia una diretta rilevanza sul comportamento del fuoco bensigrave determini una diversa considerazione sulle prioritagrave dintervento data la diversa valenza naturalistica Quindi si ritiene di valutare limpatto atteso da 1 a 4 rispettivamente per le zone D C B e A e da 2 a 3 rispettivamente per le zone 2 e 1

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La combinazione delle tre variabili considerate realizzata per semplice somma dei relativi punteggi di impatto parziale assegnando quindi uguale peso al contributo delle diverse componenti Il punteggio derivante dalla somma verragrave quindi segmentato in classi secondo la seguente tabella

Punteggio di impatto Classe di impatto 3-6 Basso 7-9 Medio 10-12 Alto 13-14 Molto Alto

ZONIZZAZIONE DI SINTESI Avvalendosi delle elaborazioni precedenti il territorio viene suddiviso in aree omogenee che indicano rispettivamente la pericolositagrave e la gravitagrave reale dincendio Il passo successivo della pianificazione a fini di protezione della zona contro gli incendi non puograve prescindere dal considerare ambedue i parametri valutati unitamente e in modo sintetico Pertanto per ciascuna area la conoscenza della pericolositagrave e della gravitagrave che tiene conto di tutti i parametri pirologici ponderati precedentemente consentiragrave di avere una situazione pirologica complessiva mediante unoperazione di intersezione spaziale delle aree omogenee definite dalla pericolositagrave e dalla gravitagrave dincendio ottenendo aree omogenee per entrambi questi due parametri LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO La prioritagrave degli interventi di prevenzione diretta saragrave accordata in funzione della combinazione dei valori di gravitagrave e pericolositagrave di ogni zona omogenea Tuttavia puograve accadere che nel territorio dellarea protetta vi siano piugrave zone di pari valore di gravitagrave e pericolositagrave In previsione di tale evenienza disponendo dei dati sufficienti si prevede di ricorrere al concetto del tempo di rotazione Il tempo di rotazione viene definito come il rapporto tra la superficie boscata dellrsquoarea e la superficie boscata media annua percorsa della stessa area Il reciproco di questo rapporto puograve essere visto come tempo di ritorno (numero di anni necessari affincheacute la stessa superficie venga nuovamente interessata dallrsquoincendio) oppure periodo di tempo necessario affincheacute tutta la superficie boscata dellrsquoarea venga percorsa dal fuoco ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI La legge 35300 in materia di incendi boschivi nasce dalla diffusa convinzione che lrsquoapproccio piugrave adeguato per perseguire la conservazione del patrimonio boschivo bene insostituibile per la qualitagrave della vita sia quello di promuovere ed incentivare le attivitagrave di previsione e di prevenzione anzicheacute privilegiare la fase emergenziale legata allo spegnimento degli incendi Nellattuale impostazione del piano egrave necessario realizzare unorganica gestione degli interventi e delle azioni mirate a mitigare le conseguenze degli incendi Tale impostazione comporta che si accetti che il fuoco possa percorrere parte del territorio posto a protezione In tale caso si definiscono precisi limiti di comportamento del fuoco e di estensione totale Questimpostazione comprende un concetto applicabile per lo piugrave ad area vasta e quindi di livello regionale Lrsquoobiettivo del piano delle aree a parco deve basarsi sullrsquoapplicazione del criterio della ldquoriduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocordquo da realizzare per tappe successive tendendo a raggiungere il contenimento totale se possibile

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La riduzione attesa di superficie percorsa egrave comunque un obiettivo parziale di cui si deve verificare la concreta realizzabilitagrave nel periodo di validitagrave del piano Le linee di pianificazione devono essere stabilite e mantenute valide nella loro impostazione per un periodo sufficiente a valutarne i risultati Detto periodo viene previsto indicativamente tra 3 e 5 anni Lrsquoimpostazione pluriennale non esclude le revisioni annue di cui alla L 3532000 che per le aree protette devono avere soprattutto lrsquoobiettivo di controllo dei risultati delle azioni preventive A tale fine egrave indispensabile fare riferimento alle zone omogenee precedentemente descritte collocando in esse gli interventi in funzione dellrsquoimpatto atteso Integrano gli interventi assegnati alle singole zone omogenee gli interventi generali che estendono la loro efficacia su tutto il territorio del parco Per la realizzazione di quanto sopra egrave opportuno avvalersi dei seguenti elementi Definizione degli obiettivi Gli obiettivi da perseguire per la protezione di unrsquoarea protetta contro gli incendi devono essere assai rigorosi e strettamente connessi con gli obiettivi specifici per i quali si egrave costituita lrsquoarea protetta In generale lrsquoobiettivo si concretizza con la superficie percorsa dal fuoco massima accettabile Definizione dellimpatto accettabile per area omogenea e per tipologia forestale Ogni area omogenea puograve sopportare un impatto che egrave deciso dal pianificatore La variabilitagrave di situazioni non permette di fornire delle indicazioni generali infatti si puograve spaziare da livelli dimpatto nulli ad elevati In funzione del livello dimpatto accettato cambiano molto lrsquoimpegno e i costi per rispettarlo Esigenze di protezione e tipologie dintervento nelle aree omogenee Questa fase consiste nellrsquoassegnazione delle tipologie dintervento di contenimento del fuoco alle differenti zone omogenee Sulla base dellrsquoobiettivo relativo alla zona omogenea si stabilisce quali siano gli interventi da realizzate per raggiungerlo Gli interventi saranno distribuiti tra prevenzione ed estinzione impiegando tutti i possibili mezzi e tecniche Questa fase egrave assai delicata poicheacute comporta lrsquoinserimento di un provvedimento in una situazione dovendone prevedere i risultati Definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile La superficie percorsa dal fuoco massima accettabile per ogni zona omogenea egrave una parte fondamentale del piano e puograve essere determinata anche con procedimenti di simulazione di comportamento del fronte di fiamma nelle varie situazioni tipo riscontrate nella realtagrave del territorio La definizione della superficie percorsa massima deve essere correlata anche con le diverse caratteristiche di recupero spontaneo della vegetazione stessa La conoscenza della resilienza e della tempistica del recupero dovranno entrare operativamente nel modello finalizzato alla definizione della ldquosuperficie percorsa massima accettabilerdquo Per unrsquoarea naturale protetta che assume dimensioni ampie (come alcuni Parchi Nazionali) serve una specifica successione di tappe pianificatorie Nel caso specifico essendo tali aree protette costituite per la salvaguardia di particolari situazioni ambientali o per la conservazione di certe popolazioni si dovragrave in prima istanza valutare il danno potenziale in relazione a tale obiettivo e quindi successivamente si dovragrave cercare di limitare al massimo il valore della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile considerando sempre che esso egrave inversamente proporzionale ai costi

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Definizione della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco Questa grandezza strettamente collegata alla precedente definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile ne rappresenta una tappa parziale da adottare in caso in cui non sia possibile raggiungere nel periodo di validitagrave del piano il valore desiderato PREVENZIONE Con tale termine si intende lattivitagrave a contrasto dei fattori predisponenti anche solo potenziali delle cause determinanti linnesco e lo sviluppo di incendi boschivi nelle aree e nei periodi a rischio Nel piano saranno previste tutte le possibili attivitagrave preventive finalizzate a rendere meno probabili gli incendi piugrave contenuti i parametri di comportamento e piugrave facile lrsquoestinzione ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI In questo capitolo del piano si provvederagrave alla definizione degli interventi che si devono realizzare per ogni area omogenea determinata a seguito delle indagini e delle zonizzazioni attuale e degli obiettivi Gli interventi devono essere dapprima descritti nelle loro caratteristiche generali e quindi precisamente determinati nellintensitagrave tipologia e collocazione solo sulla base delle risultanze delle precedenti zonizzazioni e del monitoraggio annuale Inoltre gli interventi devono essere economicamente quantizzati ovvero nel periodo di validitagrave del piano devono essere identificate le risorse economiche ad essi destinate (scheda tecnico-economica) ed i tempi di realizzazione previsti (crono-programma) Alcuni interventi sono di carattere generale non sono cioegrave assegnati a priori alle singole aree omogenee in quanto aventi una ricaduta su tutto il territorio e non necessitano pertanto di essere localizzati puntualmente in sede di pianificazione Tra questi egrave prevista la prevenzione indiretta cioegrave lrsquoattivitagrave che consente di portare a conoscenza della cittadinanza le problematiche legate agli incendi boschivi affincheacute siano adottati comportamenti piugrave prudenti La funzione dellattivitagrave indiretta egrave diminuire le cause antropiche determinanti linnesco degli incendi Si possono evidenziare due fasi della sunnominata prevenzione una a lungo e una a breve termine La prima egrave composta dallinsieme delle attivitagrave miranti a creare una coscienza della cittadinanza in modo da evitare comportamenti che possano innescare incendi Quella a breve termine (piugrave importante) si configura come informazione mirata alla cittadinanza in genere relativa al grado di pericolo esistente al momento attuale Per la prevenzione indiretta a lungo termine saranno necessarie campagne dinformazione oltre alla diffusione di pubblicazioni per introdurre elementi di sensibilizzazione a diverse fasce di pubblico e soprattutto ai fruitori dellarea protetta Per la prevenzione indiretta a breve termine si propone di introdurre una cartellonistica dinamica per segnalare ogni giorno il grado di pericolo dincendio ottenuto dallapposito dispositivo di previsione Strettamente collegato alla prevenzione indiretta dovragrave essere definito il flusso informativo utile a raggiungere la popolazione Questattivitagrave prevista dallart6 della l35300 egrave sotto la responsabilitagrave delle Regioni e deve portare la popolazione a conoscenza dei vincoli e dei divieti dei danni procurabili dal fuoco delle norme comportamentali da tenere in caso di incendio e dei riferimenti per la segnalazione urgente di eventuali focolai

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TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI La descrizione della tipologia degli interventi e quindi la loro localizzazione e quantificazione economica attraverso un apposito programma di interventi e la sua sintesi nella ldquoscheda tecnico-economicardquo risulta importante per una concreta pianificazione e per il successivo monitoraggio VIABILITAgrave Risulta necessario attuare sistematicamente un piano degli interventi di ripulitura delle vie di comunicazione statisticamente soggette ad insorgenza incendi possibilmente attuati con tempistica e modi tali da non comportare laccumulo di biomassa secca e pagliosa sui bordi stradali VIABILITAgrave OPERATIVA Essa egrave intesa come lrsquoinfrastruttura che consente il raggiungimento dei luoghi dove si manifesta il fuoco Si tratta di viabilitagrave forestale la cui progettazione e realizzazione presenta aspetti delicati Infatti non egrave possibile ipotizzare di raggiungere tutti i luoghi forestali con automezzi Neacute puograve essere ipotizzato di estendere la rete viaria unicamente a tale fine Pertanto la dimensione di questa infrastruttura deve tenere conto in modo rigoroso della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocoLa viabilitagrave e lrsquoaccesso sono previste dallrsquoart 3 comma 3 lettera i) della L 3532000 Puograve accadere che si evidenzi una carenza di collegamento ed in tale caso si faragrave ricorso ad un servizio di elicotteri limitando il piugrave possibile il disturbo allambiente naturale Di seguito sono riportate alcune indicazioni operative di massima

1) nel caso di realizzazioni di strade queste potranno essere unidirezionali poicheacute la densitagrave di traffico saragrave molto limitata tuttavia dovranno essere previste frequenti piazzole di scambio per landata e il ritorno dei mezzi che saranno distanti non piugrave di 400 m lrsquouna dallrsquoaltra

2) importantissimo nelle aree protette egrave anche il momento della regolamentazione dellrsquoaccesso e dellrsquouso della viabilitagrave a scopi diversi (utilizzazioni ricreazionehellip)

VIALI TAGLIAFUOCO Queste infrastrutture realizzabili con varie tipologie costruttive sono strettamente collegate alla dimensione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e alle modalitagrave di estinzione previste dal Piano per lrsquoarea in esame Infatti la tecnica di estinzione adottata egrave strettamente collegata al tipo di viale realizzato I viali tagliafuoco sono interventi di prevenzione realizzabili con diversi criteri progettuali si distinguono in passivi e attivi I viali passivi non richiedono lintervento da parte delle squadre ma determinano profonde trasformazioni sul territorio e quindi non compatibili con le aree protette- I viali tagliafuoco attivi operano unicamente un rallentamento del fronte di fiamma e necessitano di interventi di estinzione Quindi il viale non egrave progettato per fermare lincendio ma per rallentarlo e contenerlo entro limiti dintensitagrave molto bassi Eacute comunque essenziale inserire criteri di natura ecologica capaci di valutare gli effetti diretti ed indiretti di tale ldquoframmentazionerdquo Si tratta di un problema complesso che da una parte non puograve eliminare i viali tagliafuoco ma puograve contribuire a tenere sempre presenti gli impatti e le ricadute sul sistema ecologico nella sua complessitagrave essendo tali interventi senza dubbio utili per limitare i danni

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degli incendi Nel parco si ricorreragrave esclusivamente ai viali tagliafuoco di tipo attivo verde e alle tende tagliafuoco attive In generale si prevede che i viali attivi debbano contenere lintensitagrave lineare del fronte di fiamma sempre al di sotto dei 400 kWm dove si opera con attacco diretto a terra da parte di squadre con attrezzature manuali Dove si ritiene necessario intervenire con mezzi meccanici lintensitagrave lineare che il viale deve poter contenere egrave di 800 kWm mentre dove intervengono mezzi aerei egrave di 1200 kWm APPROVVIGIONAMENTO IDRICO Lrsquoapprovvigionamento idrico egrave realizzato attraverso una rete di punti di rifornimento fissi o mobili che devono essere configurati in relazione a tutti gli altri interventi di prevenzione diretta ed alle componenti del servizio di estinzione Deve essere realizzato con sistemi di basso impatto ambientale e in particolare evitando la costruzione di invasi in cemento Si ritiene di dover ricorrere a invasi di piccola capacitagrave smontabili e asportabili Risulta quindi assai importante assicurarne una corretta collocazione La distribuzione degli invasi sul territorio le loro caratteristiche costruttive e capacitagrave sono funzione dei mezzi previsti per lo spegnimento

- rifornimento degli elicotteri di tipo leggero - rifornimento dei mezzi a terra

Ogni punto di rifornimento idrico egrave riferito ad unarea servita da una squadra per lo spegnimento in fase di intervento a partire dal punto acqua In base a questo criterio cambieranno sia larea servita sia la capacitagrave di invaso per soddisfare i differenti mezzi e le tecniche di intervento legate agli scenari in cui si opera PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI Nelle aree protette luso degli elicotteri deve essere previsto in modo assai piugrave intenso rispetto a quello del resto del territorio Infatti con questo mezzo si possono servire le zone con scarsa viabilitagrave realizzando sia il trasporto di squadre sia parte dellestinzione Questaspetto egrave assai importante per evitare la costruzione di strade per lestinzione Occorre considerare quindi la necessitagrave di piazzole di atterraggio per realizzare le condizioni atte a raggiungere tutte le zone comprese nei parchi nel tempo massimo di 10 di volo Esse sono aree piane orizzontali o leggermente inclinate senza ostacoli per il volo nella zona circostante di area circolare di almeno 20m di diametro dotate di rifornimento idrico e collegamento viario La densitagrave di collocazione saragrave in rapporto al tipo di scenario Si daragrave prioritagrave alle piugrave elevate classi di impatto a partire dagli scenari di collina interna con eventi estivi e di montagna interna con eventi invernali PREVENZIONE SELVICOLTURALE Si tratta della prevenzione diretta piugrave efficace conosciuta anche se purtroppo non la piugrave diffusa Si realizza con varie attivitagrave di tipo selvicolturale attuate e dimensionate in funzione del comportamento previsto del fronte di fiamma Il progetto di questo tipo di prevenzione si attua sulla base della distribuzione dei popolamenti forestali erbacei ed arbustivi in armonia con le norme previste dai piani di gestione eventualmente presenti dellrsquoimpatto accettabile della superficie percorsa dal fuoco

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massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e del comportamento previsto dellrsquoincendio Per questrsquoultimo egrave opportuno avvalersi di modelli matematici di previsione La prevenzione diretta selvicolturale mira a sottrarre dal potenziale combustibile vegetale la quota parte di carico non assorbibile con lrsquoestinzione Nelle aree protette questo tipo di prevenzione si deve ovviamente ben raccordare con gli obiettivi in termini di conservazione della biodiversitagrave e la tendenza ad avere cenosi forestali e boschi vetusti capaci di far emergere nel modo migliore lrsquoeccezionale complessitagrave funzionale del sistema foresta Rinaturalizzazione delle cenosi di derivazione antropica armonizzazione delle strutture verifica degli ordinamenti presenti (fustaie cedui boschi non ordinariamente gestiti boschi di neoformazione formazioni lasciate alla libera evoluzione) e identificazione delle eventuali azioni di riordino bioecologico sono i criteri guida da seguire assieme allrsquoimpatto atteso e alla riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco IL FUOCO PRESCRITTO Lrsquoapplicazione del fuoco prescritto in unrsquoarea protetta puograve apparire contraddittoria tuttavia nei parchi cosigrave come nelle riserve sono frequenti popolazioni arboree artificiali o situazioni ambientali particolari in cui il fuoco oltre a ridurre il carico di combustibile puograve favorire la rinaturalizzazione (fuoco come fattore ecologico) o il mantenimento dellrsquoambiente risultante da secolare gestione antropizzata Alcuni ambienti seppur mantenuti da unrsquoazione perturbante sono ormai consolidati e facenti parte della tradizione paesaggistica e della memoria collettiva Pertanto nelle aree protette questo tipo di prevenzione non deve essere esclusa aprioristicamente ma puograve ben raccordarsi con gli obiettivi sia di prevenzione che di conservazione della biodiversitagrave FORMAZIONE La formazione del personale egrave indispensabile per lrsquoefficacia di tutte le attivitagrave Pur con differenti livelli di approfondimento deve rivolgersi ai progettisti delle opere di prevenzione ai coordinatori delle operazioni di spegnimento agli operatori addetti allrsquoestinzione Le funzionalitagrave di tutti gli strumenti in dotazione devono essere conosciute da coloro che attuano il coordinamento operativo con particolare riferimento alle modalitagrave di impiego dei Sistemi di Supporto alle Decisioni e dei modelli di simulazione di comportamento del fronte di fiamma Agli operatori professionali e volontari saragrave opportuno fare conoscere i dispositivi di sicurezza operazionale e di protezione individuale che devono essere utilizzati e tutti gli aspetti teorico - pratici delle varie tecniche di estinzione PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO Descrizione degli interventi di prevenzione AIB necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc)

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LOTTA ATTIVA Le principali attivitagrave di lotta attiva da prevedere con la pianificazione sono le seguenti SORVEGLIANZA Attivitagrave di controllo del territorio da attuare quando il livello degli indici di previsione del pericolo di incendio supera una prevista soglia di attenzione con allertamento da apposite strutture di analisi meteo collegate allrsquoEnte Parco o da strutture alternative autonome come mini stazioni meteo locali (vedi ldquofattori predisponentirdquo) Puograve essere organizzato un servizio di controllo che avverte la popolazione del livello del pericolo del momento Ciograve egrave particolarmente valido in aree assai frequentate e di alto pregio ambientale AVVISTAMENTO Consiste nellrsquoattivitagrave di individuazione diretta dei focolai realizzata da terra sia con mezzi mobili che fissi oppure dallrsquoaria Si ritiene che questattivitagrave che puograve essere realizzata con varie tecniche debba essere applicata sul territorio rigidamente in conseguenza delle analisi che evidenziano la vulnerabilitagrave della copertura forestale e lrsquoimpatto accettabile Inoltre deve essere strettamente collegato alla previsione del pericolo ed entrare in funzione solo al superamento di soglie precisamente definite per ogni area omogenea Lavvistamento egrave da intendersi come un servizio collocato a valle della previsione del pericolo Tanto piugrave questrsquoultima saragrave affidabile ed efficace tanto minore potragrave essere limpatto della struttura di avvistamento Nelle aree protette deve in genere essere preferito allrsquoavvistamento con postazioni fisse quello basato su pattugliamento sia da terra sia con aerei Anche i luoghi da osservare e quindi il tragitto che deve essere coperto dagli osservatori deve essere definito in sede progettuale sulla base di consolidate metodologie messe a punto per evidenziare le aree che meritano di essere maggiormente poste sotto controllo Nei casi in cui si fosse ritenuto necessario ricorrere ad impianti fissi qualora vi siano le condizioni di elevato pregio in zone ad alto rischio e laddove sia possibile ospitarli senza ricorrere a costruzioni di elevato impatto visivo si ritiene che sia utile impiegare dispositivi con controllo remoto ALLARME La definizione dellrsquoallarme avviene a seguito di segnalazione di evento avvistato La segnalazione puograve pervenire da parte del servizio di avvistamento oppure da cittadini che avvisano tramite canali di comunicazione appositamente pubblicizzati Con lrsquoallarme si mettono in moto le operazioni di intervento Per tale motivo lrsquoallarme deve essere emanato solo da una struttura autorizzata e comunque a conoscenza del livello di pericolo dellrsquoarea interessata del momento e delle forze che possono essere fatte intervenire COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE Si ritiene che presso il parco debba essere realizzato un ldquopunto di coordinamentordquo Detto punto di coordinamento pur essendo autonomo deve essere in contatto diretto con le Sale Operative Unificate Permanenti (SOUP) previste dallrsquoart 7 della L 3532000 per lo svolgimento della lotta attiva Deve essere quindi assicurato il collegamento tra il livello centrale (Regione) e quello locale (area protetta) Questrsquoultimo deve essere messo nelle condizioni di ricevere e dare le informazioni e lrsquoappoggio tecnico

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per le operazioni che derivano dal lavoro fatto in sede centrale da personale esperto e possibilmente con Sistemi di Supporto alle decisioni di cui ogni sala operativa dovrebbe essere dotata Si dovranno organizzare le procedure operative da seguire nelle differenti situazioni ed applicando le differenti tecniche di estinzione noncheacute il collegamento dellrsquoattivitagrave operativa svolta da diverse Regioni in caso di parco nazionale interregionale Dette procedure sono legate alle disposizioni regionali Qualora non fossero ancora stabilite il piano deve proporle con la finalitagrave di realizzare le migliori condizioni per rendere efficaci le differenti azioni di lotta intraprese Il coordinamento operativo e le procedure seguite nellrsquoarea protetta vanno descritte nella relazione del piano AIB in particolare la procedura di allarme in coordinamento con le competenti strutture regionali e sub regionali la procedura in caso di focolaio (da spegnere prima possibile con le risorse disponibili in loco) e quindi in caso di incendio vero e proprio le procedure operative specifiche per lrsquoutilizzo di mezzi e altre risorse AIB disponibili in loco

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PARTI SPECIALI DEL PIANO RICOSTITUZIONE BOSCHIVA Nel piano delle aree protette deve essere dedicata particolare attenzione alla ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco La parte del Piano finalizzata alla ricostituzione si basa sulla conoscenza funzionale e strutturale delle diverse tipologie presenti nel territorio In particolare tiene conto delle caratteristiche sindinamiche (serie di vegetazione) e del confronto tra eterogeneitagrave spaziale reale e eterogeneitagrave potenziale Solo il riferimento al modello neutrale (eterogeneitagrave potenziale o carta della vegetazione potenziale) offre un criterio valido per valutare la situazione reale e consente di ricostruire modelli dintervento non teorici ma strettamente collegati alla potenzialitagrave del territorio confrontato con lrsquoattuale uso del territorio stesso Anche in questo caso pertanto si dovragrave fare riferimento ai documenti di base con i quali abbiamo prodotto la classificazione gerarchica del territorio Il confronto cartografico tra attuale uso e situazione potenziale fornisce una base molto concreta di valutazione delle possibilitagrave di ricostituzione a scala territoriale Saragrave successivamente essenziale definire i singoli modelli di ricostituzione applicati alle diverse tipologie vegetazionali La conoscenza di tali modelli (serie di vegetazione) consente di valutare la congruitagrave tipologica anche di stadi degradati (vedi per esempio i cespuglieti) e contribuisce notevolmente alla pianificazione degli interventi Nella pianificazione degli interventi si dovragrave prendere sempre in considerazione la possibilitagrave di non intervenire con impianti diretti Uno degli elementi essenziali nel processo di valutazione che conduce al progetto di ricostituzione egrave indubbiamente la situazione della risorsa suolo Nel caso di scarsa frequenza senza perdita di suolo egrave facile far prevalere il criterio di basso intervento Nel caso invece di perdita della risorsa suolo lrsquointervento dovragrave essere finalizzato prevalentemente alleliminazione di questo rischio mediante la messa a dimora di specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione in oggetto capaci di eliminare in tempi brevi la perdita di suolo Lrsquoattivitagrave da svolgere deve essere definita da una apposita analisi svolta a livello regionale con cui si individuano le aree prioritarie di intervento La ricostituzione si affronta correttamente solo in un contesto generale di pianificazione ecologica e forestale individuando per tutto il territorio a parco i differenti effetti degli incendi avvenuti e la dinamica della ricostituzione spontanea Gli interventi di ricostituzione che si prevederagrave di adottare verranno modulati in funzione di tutte le caratteristiche ambientali e nel rispetto della multifunzionalitagrave della copertura forestale Per poterli definire e soprattutto distribuire correttamente nellrsquoarea a parco si devono prevedere le seguenti analisi

- analisi della possibilitagrave di ricostituzione spontanea anche in funzione di Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) e Fire regime (frequenza intensitagrave stagione)

- definizione di criteri e modalitagrave di intervento per la ricostituzione - definizione di zone prioritarie di intervento - definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipologia e per ogni area

omogenea in funzione delle serie di vegetazione e delle unitagrave di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio

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IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

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49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

102

PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

103

34

  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

La tabella si articola in dieci sezioni alcune delle quali richiedono una cartografia correlata che dovragrave essere redatta secondo le indicazioni riportate nel successivo paragrafo relativo agli ASPETTI CARTOGRAFICI Nelle prime sezioni tra gli elementi che devono essere esplicitati egrave stato inserito il periodo di validitagrave del piano (generalmente quinquennale o in alternativa triennale) ed i riferimenti normativi tra cui si sottolinea la normativa regionale ed eventuali deroghe alle norme di gestione forestale volte a favorire gli interventi di prevenzione AIB noncheacute le attivitagrave di coordinamento con gli uffici regionali competenti per lrsquoattuazione del piano AIB Particolare attenzione egrave rivolta agli interventi di prevenzione ed alla loro valutazione e monitoraggio Infatti un elemento fondamentale egrave il piano degli interventi di prevenzione che non deve limitarsi alla descrizione delle possibili od auspicabili opere ma deve individuarle evidenziandone le prioritagrave collocarle nello spazio e nel tempo (carta degli interventi programmati e crono-programma dei lavori) e quantificarle economicamente (scheda tecnico economica) distinguendo gli interventi diretti dellrsquoEnte gestore e del CTA relativo da quelli dipendenti da terzi Inoltre in linea con i principi generali dello schema di piano che prevedono la verifica della pianificazione gli interventi realizzati devono essere monitorati al fine di comprovarne lrsquoefficacia o lrsquoinadeguatezza per i necessari adeguamenti nellrsquoaggiornamento annuale e per le successive revisioni alla scadenza del piano Il presente documento quindi illustra gli indirizzi da adottare per la pianificazione contro gli incendi boschivi nelle aree protette di valenza nazionale in concerto con i piani regionali antincendio e in armonia con i piani per il parco di cui alla legge quadro sulle aree protette L 39491 ASPETTI CARTOGRAFICI Le singole carte tematiche realizzate e presentate nel piano AIB dovranno essere corredate - in relazione - di una breve presentazione con riferimento al percorso seguito per la realizzazione (ad es derivazione da quali altre carte) le caratteristiche del tematismo e la legenda utilizzata per le carte di base non allegate indicare le maggiori caratteristiche e la loro reperibilitagrave Le diverse carte tematiche richieste con il piano AIB devono essere realizzate in ambiente GIS o SIT (sistema informativo territoriale) e gestibili dallrsquoEnte parco insieme alla cartografia di base giagrave esistente per consentire elaborazioni e prodotti derivati sia nella pianificazione AIB che nella successiva attuazione del piano non possibili con il prodotto esclusivamente cartaceo Si ricorda che le potenzialitagrave di gestione dati cartografici possono ulteriormente aumentare con il Geoportale Nazionale del MATTM Gli elaborati cartografici noncheacute tutte le informazioni prodotte nellrsquoambito dei Piani dovranno essere compatibili con gli standard dellrsquoaccordo integrativo sul ldquoSistema Cartografico di Riferimentordquo approvato dalla Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome il 12 ottobre 2000 ed essere resi disponibili nellrsquoambito del predetto Sistema cosigrave come previsto dallrsquoart 6 quater del DL 2792000 convertito con L36500

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Il Sistema al fine di consentire la realizzazione secondo standard condivisi di carte tematiche per lo studio e il monitoraggio del territorio e per la mappatura degli incendi mette a disposizione delle amministrazioni senza alcun onere la Base Cartografica di Riferimento e gli strumenti software necessari per la gestione dei dati Le basi cartografiche disponibili a copertura nazionale nel sistema di riferimento geodetico-cartografico WGS84-UTM coprono tutte le esigenze di produzione dalle piccole scale (11000000) a scale di dettaglio (125000 - 1 10000) In particolare sono messe a disposizione gratuita degli Enti Gestori una serie di strati informativi riguardanti lrsquoAIB tramite il ldquo Geoportale Nazionale Progetto Incendirdquo che potragrave costituire un valido supporto alla redazione del piano AIB sia in assenza di pari tematismi di maggior dettaglio disponibili presso lrsquoEnte parco che ndash al contrario - con la loro sostituzione lavorando sullo stesso progetto Il prodotto cartaceo da fornire con la relazione del piano AIB quindi saragrave semplicemente una rappresentazione grafica ridotta - sul foglio A4 della relazione (o su A3 allegato alla stessa) - del singolo tematismo questo dovragrave avere poligoni trasparenti appoggiati su una cartografia di base la piugrave idonea alla comprensione geografica dello stesso tematismo eventuali particolari ritenuti importanti sono da evidenziare a parte (ad es la legenda) per renderli visibili GENERALITAacute La pianificazione relativa alla previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi puograve essere realizzata solo attraverso un apposito piano articolato e completo del quale si indicano di seguito in modo sintetico gli aspetti fondamentali Il presupposto teorico su cui si basa la pianificazione di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi fa riferimento allapproccio sistemico proposto dallecologia del paesaggio In questi ultimi decenni le discipline scientifiche di base ed applicate hanno spesso collaborato in quanto la fruizione e la conservazione delle risorse si basa sulla conoscenza di modelli funzionali e strutturali di natura complessa alla cui definizione concorrono gruppi disciplinari diversi integrati nella ricerca ecosistemica di linee di azioni capaci di ridurre il rischio di incendio e favorire un recupero correlato con la serie di vegetazione e lunitagrave di paesaggio locale Tutto ciograve che segue fa quindi riferimento alle direttive di interesse ambientale elaborate a scala europea e planetaria Tra queste egrave opportuno citare la Direttiva Habitat la Convenzione di Rio e la recente Direttiva sulla Conservazione dei Paesaggi Europei e i Regolamenti comunitari emanati al fine di proteggere le foreste della comunitagrave contro gli incendi Per quanto riguarda il nostro Paese le Linee Guida fanno riferimento alleccezionale evoluzione delle discipline forestali (basti in proposito citare la ldquoSelvicoltura Sistemicardquo) alla capacitagrave di individuazione dei modelli sistemici di riferimento derivante dallapplicazione dellecologia funzionale e della fitosociologia paesaggistico-dinamica e alle novitagrave territoriali e paesaggistiche legate alla classificazione gerarchica del territorio e piugrave in generale allecologia del paesaggio specialmente per quanto concerne la valutazione ecosistemica della frammentazione e della connettivitagrave tra sistemi complessi

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Quindi alla luce di quanto detto sopra egrave opportuno che nella redazione del piano che deve integrarsi con le varie pianificazioni territoriali vengano rispettati alcuni principi generali di seguito indicati

a carattere omeostatico del piano Per tale principio le attivitagrave da svolgere devono essere organizzate in modo da poter sopportare delle variazioni impreviste Accade spesso che vi siano delle variazioni rispetto a quanto previsto per il sopraggiungere di difficoltagrave che non sono normalmente prevedibili Quindi la strutturazione degli interventi deve essere impostata in modo da rendere ognuno di essi capace di mantenere la sua efficacia senza dipendere da altre realizzazioni Un esempio puograve essere fornito dagli invasi di rifornimento idrico che devono avere delle caratteristiche adatte a rifornire tutti i mezzi e le squadre che operano per lrsquoestinzione

b integrazione tra la prevenzione e lrsquoestinzione In ogni pianificazione corretta deve essere rispettata una rigida proporzionalitagrave tra gli interventi che hanno tra loro funzioni complementari Per i diversi popolamenti forestali si devono definire due parametri chiave lrsquointensitagrave del fronte di fiamma non superabile e lintensitagrave massima prevista come definiti dalla letteratura Con la prevenzione puograve essere assorbita una certa quota d intensitagrave Affiancando alla prevenzione lestinzione si puograve raggiungere lrsquointensitagrave non superabile Per tale motivo non si puograve prescindere dalla definizione di quanto sia possibile raggiungere con la prevenzione e di quanto con lrsquoestinzione Ecco percheacute lrsquoestinzione deve essere dimensionata in funzione degli obiettivi da raggiungere e della prevenzione realizzata Il progetto dellrsquoorganizzazione dellrsquoestinzione discende dallrsquoanalisi forestale iniziale con la quale si definisce in primo luogo la grandezza degli incendi previsti e del limite che si desidera non superare Ciograve riguarda i termini preventivi legati alla pianificazione forestale va da seacute che bisogneragrave agire anche sui temi educativo ed informativo unica via possibile per il ridimensionamento del problema agendo sulle cause che sono quasi sempre legate a problematiche di natura sociale

c obiettivi e prioritagrave di intervento Il Piano deve necessariamente prevedere le prioritagrave in termini di valenze ambientali sociali e produttive e quindi in termini di azioni dirette ed indirette alla loro valorizzazione al fine di perseguire i principali obiettivi da evidenziare nel piano stesso Lrsquoeterogeneitagrave spaziale con cui si manifesta il diverso uso del suolo impone di conoscere il diverso valore sociale ed ambientale di un determinato territorio Il Piano egrave pertanto strettamente collegato con le analisi propedeutiche e con le valutazioni di rischio e di pericolositagrave individuate e che oltre alle caratteristiche intrinseche delle comunitagrave vegetali e delle destinazioni drsquouso tengono conto anche delle modificazioni drsquoordine antropico e delle possibilitagrave e caratteristiche del dinamismo in atto

d verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere metodi di monitoraggio delle misure di previsione prevenzione e lotta attiva adottate nel piano che verifichino se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale il cui livello ottimale non puograve essere raggiunto in un solo periodo di validitagrave del piano

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e protezione dagli incendi boschivi materia in veloce evoluzione Lrsquoinsieme delle determinazioni di pianificazione devono essere realizzate considerando che le conoscenze relative alla protezione dagli incendi sono via via in evoluzione Le nuove conoscenze e tecniche il cui inserimento risulta assolutamente indispensabile possono essere incorporate e recepite nel processo di pianificazione solo se questo lo preveda rispettando quindi quanto detto nel punto precedente

Come giagrave detto in precedenza le linee di pianificazione delle aree protette dello Stato in applicazione della L 3532000 dovranno essere nellrsquoimpostazione generale strutturalmente analoghe a quelle del piano regionale Eacute opportuno perograve considerare che la Direttiva Habitat del rsquo92 caposaldo dellrsquoattuale politica di conservazione e tutela degli ambienti naturali in Europa che ha portato alla proposta dei siti costituenti la rete Natura 2000 tende a rivalutare anche i siti degradati purcheacute essi abbiano mantenuta inalterata la capacitagrave di recupero funzionale e strutturale Ciograve modifica dal punto di vista concettuale la valutazione dei sistemi ambientali in quanto richiede che il pianificatore sia in grado di riconoscere non solo le valenze ambientali attualmente presenti ma anche quelle potenziali Tutto ciograve percheacute nella logica sistemica egrave importante saper valutare il contributo di ogni singolo habitat rispetto alla funzionalitagrave sistemica e alla complessitagrave dellrsquoarea protetta nel suo insieme Rispetto ai criteri regionali ai fini della pianificazione relativa alla protezione contro gli incendi boschivi emergono delle differenze date dalle peculiaritagrave della situazione Ciograve egrave dovuto soprattutto al fatto che nelle aree protette unitamente alla differenziazione delle realtagrave territoriali si deve valutare in modo piugrave attento il problema della complessitagrave delle emergenze naturalistiche e del loro rapporto con il trauma causato dal fuoco Questa analisi di dettaglio egrave necessaria per definire gli interventi sia in rapporto alle esigenze della copertura vegetale alla sua evoluzione e mantenimento sia al limite rispetto alla stessa opzione zero se si debba cioegrave intervenire o meno in aree percorse dal fuoco Lrsquoobiettivo principale enunciato dalla stessa L35300 che si vuole raggiungere con il piano di protezione delle aree boscate contro gli incendi nelle aree protette deve essere quello di limitare i danni mirando sia alla riduzione delle superfici percorse dal fuoco che alla diminuzione del numero di eventi Pur non trascurando le cause determinanti che si possono piugrave difficilmente contrastare lrsquointervento di prevenzione si concentra maggiormente sul controllo e sulla gestione dei fattori predisponenti cioegrave quei fattori che insieme concorrono a condizionare il comportamento del fuoco e quindi la forza distruttiva e i danni che esso puograve causare noncheacute la potenziale difficoltagrave di controllo da parte del servizio di estinzione I danni piugrave ingenti sono causati da fronti di fiamma che si propagano con intensitagrave elevata e che caratterizzano incendi di grandi dimensioni mentre gli eventi piugrave piccoli spesso non hanno alcun effetto negativo rilevante La limitazione dei danni gravi si potragrave ottenere prevalentemente con provvedimenti che mirano ad evitare linsorgenza di eventi di grandi dimensioni Per questo motivo egrave necessario analizzare in dettaglio il territorio e distinguere zone con differente predisposizione al fuoco realizzare in esse la prevenzione diretta e a maggior ragione disporre di un affidabile sistema di previsione del comportamento dellincendio Nelle aree protette la prevenzione diretta deve essere realizzata con metodi di basso impatto ambientale sottolineando che le realizzazioni di prevenzione diretta non devono essere traumatiche per il territorio e non devono causare trasformazioni irreversibili Per tale motivo si deve fare ricorso a tecniche che puntino soprattutto sui processi di rinaturalizzazione e sullrsquoaumento delle capacitagrave omeostatiche dei sistemi ed il loro grado di resilienza interno evitando quanto piugrave possibile tutti gli

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interventi che comportano delle trasformazioni quali potrebbero essere ad esempio invasi di rifornimento idrico in cemento o strade antincendio che nei parchi egrave bene che siano limitati Particolare cura va anche posta nella valutazione dellrsquoincidenza in termini di frammentazione e perdita della connettivitagrave di eventuali opere finalizzate alla prevenzione dellrsquoincendio stesso In sede di pianificazione lrsquoadozione dei principi fondamentali enunciati nelle premesse

- carattere omeostatico - integrazione tra prevenzione ed estinzione - obiettivi e prioritagrave di intervento - verifica della pianificazione - protezione dagli incendi boschivi materia in veloce evoluzione

consente una armonizzazione con i dettami dellrsquoart 12 della Legge Quadro sulle Aree Protette n 394 del 61291 facendo riferimento in particolare allorganizzazione e differenziazione drsquouso del territorio ai vincoli e allaccessibilitagrave veicolare e pedonale PREVISIONE Con questa attivitagrave si mira a conoscere in anticipo la probabilitagrave che avvengano gli incendi la loro frequenza e possibilmente anche il loro comportamento La previsione egrave ovviamente collegata con le caratteristiche climatiche fisiche e biologiche del territorio Questattivitagrave di per seacute molto importante nella pianificazione per la protezione contro gli incendi boschivi assume rilevanza singolare per le aree protette PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO In prima istanza egrave fondamentale la conoscenza delle linee di impostazione di carattere pianificatorio generale che sono applicate o comunque previste per un determinato territorio al fine di valutarne il rapporto che intercorre con le determinazioni pianificatorie per la protezione contro gli incendi boschivi La conoscenza nel dettaglio delle pianificazioni in atto egrave molto importante in quanto molti sono i soggetti abilitati a formalizzare piani di indirizzo e piani di sviluppo che nel loro insieme possono avere una grande importanza nellrsquoaccentuare o mitigare il rischio di incendio Eacute essenziale conoscere anche tutto ciograve che abbia ricadute dirette o indirette sul pattern di distribuzione delle diverse attivitagrave produttive o conservative Eacute opportuno evidenziare inoltre il ruolo che la conoscenza del modello organizzativo attuale del territorio del parco assume nei riguardi della previsione prevenzione estinzione e ricostituzione delle superfici percorse dal fuoco A tal fine egrave necessario fare indagini preliminari per ottenere un quadro della situazione ed acquisire informazioni sul sistema ambientale e sulla pianificazione territoriale agraria e forestale e specificatamente su quella relativa alla protezione contro gli incendi boschivi Nelle aree protette in relazione alla specificitagrave stessa dellrsquoarea possono assumere una primaria importanza anche popolazioni animali e vegetali habitat comunitagrave o sistemi di paesaggio che di norma non sempre si riconoscono di elevato interesse ambientale A riguardo occorre tenere in particolare considerazione le aree NATURA 2000 ed i relativi habitat di interesse comunitario Con queste indagini si tenderagrave ad acquisire delle conoscenze da utilizzare sia per lrsquoimpostazione delle attivitagrave pianificatorie sia per la realizzazione dei relativi progetti attuativi In modo particolare deve

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

essere acquisito il complesso delle linee di pianificazione ecologica del territorio a parco e la conoscenza della dinamica delle popolazioni e delle comunitagrave che il Parco intende conservare noncheacute la situazione socioeconomica Eacute opportuno tenere presente che tra le funzioni istituzionali dei Parchi rientra lrsquoobiettivo volto alla conservazione della biodiversitagraverdquo Nel nostro Paese spesso la biodiversitagrave risente dellrsquoazione dellrsquouomo ed in particolare nellrsquoecosistema mediterraneo egrave fortemente condizionata dallrsquouso del fuoco per liberare porzioni di territorio dalla cenosi legnose e quindi favorire il pascolo Ciograve complica notevolmente lrsquoopera del pianificatore in quanto spesso per conservare alcune popolazioni animali eo vegetali egrave necessario intervenire per evitare la ripresa del bosco o di cespuglieti che riducono la superficie delle zone aperte in questi speciali ambiti anche lrsquoazione del fuoco si puograve considerare quale fattore ecologico Di seguito vengono indicati i principali elementi su cui estendere le indagini CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI A monte di qualsiasi elemento pianificatorio egrave essenziale conoscere nel dettaglio lrsquoarticolazione spaziale strutturale e funzionale della copertura del suolo e del suo attuale uso Purtroppo spesso vaste porzioni di territorio sono ancora prive di questa informazione a scala adeguata mentre il rischio e la pericolositagrave sono strettamente connessi con la disposizione spaziale delle diverse fisionomie Particolare importanza egrave inoltre legata alla conoscenza non solo tipologica delle diverse attivitagrave ma anche alla conoscenza puntuale delle informazioni connesse con la definizione della struttura verticale ed orizzontale di una comunitagrave Lrsquoaggiornamento della cartografia di dettaglio ad esempio secondo la nomenclatura prevista dallo sviluppo del programma CORINE Land Cover almeno al IV o V livello non egrave quindi solo un elemento conoscitivo di base ma egrave elemento essenziale del progetto del Piano Con questo documento da tenere sempre aggiornato egrave inoltre possibile aggiornare anche le prioritagrave di intervento MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE Nella descrizione del territorio il piano AIB deve contenere anche un inquadramento generale su altre problematiche localmente rilevanti pertinenti morfologia geologia pedologia franositagrave erosione superficiale e assetto idrogeologico al fine di individuare diversi fattori di criticitagrave che potrebbero avere rapporti di interdipendenza con gli incendi boschivi o semplicemente di sovrapposizione territoriale di diverse calamitagrave naturali VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI La descrizione della vegetazione naturale eo dei tipi forestali con la caratterizzazione delle specie la loro mescolanza e le tendenze evolutive dei soprassuoli offrono unrsquoinformazione che puograve essere utile a differenti livelli di scala di rilevamento in vari tipi di pianificazione territoriale ed in particolare in quella AIB per una buona identificazione degli indici e delle zone interessate dai vari tematismi AIB (combustibilitagrave rischio gravitagrave pericolositagrave intensitagrave di fiamma al passaggio del fuoco ecc) Questo evidenzia la necessitagrave di avere unrsquoaccurata cartografia vegetazionale

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ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI Per le descrizioni dellrsquoandamento degli incendi e dei fattori predisponenti e per lrsquoindividuazione delle zone a rischio alto medio e basso (decisione (CEE) ndeg C(93) 1619 del 24061993 integrata dalla decisione Sg (95) D2205 del 27021995) egrave necessario anche disporre dei dati seguenti

- serie storica degli incendi (comprendendo tutte le informazioni rilevate attualmente per ciascun incendio dal Corpo Forestale dello Stato) per almeno 10-15 anni

- cartografia delle aree percorse dal fuoco nellrsquoultimo quinquennio e se possibile nei due precedenti quinquenni

- serie storica dei dati meteorologici (precipitazioni vento umiditagrave e temperatura dellrsquoaria insolazione) con localizzazione delle stazioni meteorologiche e ove possibile descrizione delle modalitagrave di raccolta dei dati elaborazioni degli stessi sulla distribuzione spazio-temporale degli incendi

Si dovragrave disporre di un sistema di previsione di livello generale tramite il collegamento con servizi di previsione a scala regionale e continentale tipo sistema EUDIC (European Ranger Information Communication) Si deve poi affiancare a queste informazioni una previsione di dettaglio essa deve essere realizzata preferibilmente con un metodo meteorologico cumulativo di inizio e diffusione la cui risposta sia validata dalle condizioni ambientali del parco LA PIANIFICAZIONE FORESTALE In questa analisi complessa devono anche essere esaminate le linee di pianificazione seguite per realizzare i piani di gestione forestale Queste informazioni sono necessarie per conoscere soprattutto le principali finalitagrave (beni e servizi) che si vogliano ottenere dal bosco in quel contesto ambientale e socioeconomico La conoscenza delle finalitagrave di carattere generale e quindi i criteri seguiti per realizzare i piani di assestamento e di gestione (riordino riassetto piani speciali di settore nellrsquoambito dei piani di assetto dei parchi e delle riservehellip) delle risorse forestali sono necessari per comprendere meglio gli obiettivi che si vogliono ottenere con la utilizzazione del bosco Tutto questo egrave dato dal fatto che vi egrave uno stretto rapporto tra le trasformazioni previste con lrsquoassestamento e gli interventi di pianificazione nella protezione delle aree contro gli incendi boschivi INTERVENTI SELVICOLTURALI Serve conoscere quale sviluppo sia dato alla selvicoltura ed in modo particolare alla selvicoltura preventiva su tutta lrsquoarea compresa nel piano di protezione contro gli incendi boschivi che nella fattispecie egrave tutta larea protetta La distribuzione la tipologia e lrsquointensitagrave degli interventi influenzano infatti notevolmente la possibilitagrave di diffusione degli incendi Nelle aree protette i boschi vengono considerati maggiormente per la loro multi funzione che non per la produzione stessa di legname e degli altri prodotti non legnosi Allrsquointerno del Parco in prima istanza va definito per quali boschi si intenda conservare unattitudine produttiva o turistico ricreativa specifica e per quali lasciare prevalere lrsquoattitudine definita in sensu latu ldquoecologicardquo Si tratta di una scelta molto complicata ma necessaria in quanto vaste porzioni del nostro Paese sono state sottoposte a rischio idrogeologico anche a causa di una cattiva gestione forestale adottata in passato Egrave da tener presente che la conoscenza dello stato di gestione del bosco consente anche di realizzare una mappatura del probabile comportamento del fuoco

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GESTIONE DEI PASCOLI Questa indagine egrave giustificata dalla rapida diffusibilitagrave dei fronti di fiamma radenti nei pascoli Poicheacute la velocitagrave del vento in tale ambito non egrave infatti rallentata dalla copertura arborea o arbustiva gli incendi assumono i valori piugrave alti di velocitagrave di propagazione proprio allrsquointerno di questa fisionomia Tale fatto giustifica una conoscenza della ubicazione e delle caratteristiche dei pascoli Eacute inoltre evidente come questa fisionomia risenta ancor piugrave delle fisionomie forestali dellrsquoandamento climatico degli effetti di prolungati periodi di ariditagrave ed in particolare del carico animale (erbivori domestici e selvatici) che dovrebbe essere opportunamente regolamentato Come anticipato in premessa la figura del pastore e in generale del gestore privato locale puograve assumere un importantissimo ruolo nellattivitagrave di prevenzione dellincendio boschivo per cui un suo coinvolgimento anche con incentivi economici egrave senzaltro auspicabile PIANIFICAZIONE FAUNISTICA Il territorio forestale ospita numerosissime popolazioni animali Tra esse alcune come gli ungulati selvatici hanno una particolare interferenza con il bosco e il suo sviluppo Per tale motivo possono essere intraprese delle attivitagrave che modificano la copertura forestale conferendole la capacitagrave di ospitare un maggior numero di animali In altri casi non si desidera aumentare il numero ma proporre una migliore gestione Per tali motivi egrave opportuno conoscere gli interventi finalizzati alla pianificazione faunistica poicheacute essi si correlano con interventi di protezione contro gli incendi boschivi Il territorio forestale e il suo mosaico vanno analizzati in funzione specifica degli habitat che offrono alla fauna selvatica In particolare si dovragrave porre attenzione non solo ai vertebrati ed alla fauna superiore ma anche a tutte le forme animali che costituiscono parte fondamentale della biodiversitagrave In questo senso lrsquoaccumulo di legno morto in foresta che sembra contraddire lrsquoopportunitagrave di limitare la necromassa presente in quanto primo propagatore del fuoco egrave bene che sia gestito con particolare attenzione quindi saragrave necessario inventariare in modo quantitativo la presenza di questa componente della foresta con appositi rilievi ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA La delimitazione cartografica delle aree di interfaccia urbano-foresta costituisce un importante elemento del ldquoPiano di Emergenza comunale od intercomunalerdquo Dal punto di vista della pianificazione AIB la loro individuazione risulta essere opportuna sia a livello di previsione che di prevenzione Egrave quindi auspicabile che nella redazione del Piano AIB le aree di interfaccia urbano-foresta vengano tenute in debita considerazione anche nel caso in cui i comuni non avessero realizzato il loro Piano di Emergenza e quindi con una pre-delimitazione delle stesse da parte del Parco Altrimenti egrave comunque opportuno realizzare la carta anche se incompleta con riportate le zone di interfaccia per i soli comuni che avranno fornito il proprio piano demergenza allEnte parco con relativo elenco dei Comuni adempienti Le aree di interfaccia urbano foresta richiedono interventi pianificatori particolari Infatti in questa zona il bosco puograve essere il veicolo per un incendio che potrebbe danneggiare insediamenti civili Si verifica anche la situazione contraria divenendo il bosco lrsquooggetto di trauma da parte di incendi originati dalle attivitagrave in ambienti urbanizzati Per tali motivi si ritiene opportuno disporre di unrsquoindagine che evidenzi la distribuzione e la concentrazione dellrsquointerfaccia

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In linea generale in tale interfaccia si deve assolutamente privilegiare la riduzione del rischio drsquoincendio rispetto anche alla conservazione di elementi strutturali e funzionali caratteristici del sistema forestale stesso Risulta quindi importante sia la definizione di interfaccia urbano foresta che la caratterizzazione tipologica della zone di interfaccia secondo la differenziazione delle tipologie di bosco in termini forestali e vegetazionali la differenziazione delle tipologie di combustibili la simulazione di comportamento del fronte di fiamma la stima della pericolositagrave specifica Al fine di assicurare la prevenzione AIB spettante allrsquoente parco saragrave cura di questrsquoultimo emanare un regolamento specifico rispondente alle esigenze di interventi selvicolturali per le zone di interfaccia giagrave identificate dai piani di emergenza ed anche per le zone di interfaccia non ancora delimitate attraverso una loro appropriata definizione con relativa tipologia compatibile con la realtagrave del parco LA ZONIZZAZIONE ATTUALE Con tale termine si intende linsieme delle indagini conoscitive direttamente mirate a comprendere le specificitagrave ambientali locali nei riguardi della difesa contro gli incendi boschivi di seguito riportate Per provvedere alla definizione del piano per la previsione prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi si deve indagare tutto il territorio dellarea protetta In particolare si ritiene che indipendentemente dalla dimensione dellrsquoarea si debba comprendere tutto il territorio nel contesto della pianificazione senza escludere zone in cui il problema sia meno intenso o trascurabile ma anzi considerando anche le porzioni di zone contigue eventualmente significative ai fini preventivi Questa scelta egrave motivata sia dalla comune valenza ambientale di tutte le zone che sono ritenute tali solo per essere comprese nella delimitazione a parco sia dalla necessitagrave di evitare la complicazione di sovrapporre in modo discontinuo sullrsquoarea del parco regole previste dalla legge che differenziano le zone comprese e le zone escluse dal piano Sulla base di tali informazioni si arriva a tracciare la zonizzazione dellrsquoarea soggetta al rischio Essa in linea di larga massima segue la frequenza di incendio e viene integrata da emergenze locali in funzione della loro sensibilitagrave al danneggiamento provocato dal fuoco oltre che dallrsquointensitagrave del fenomeno Poicheacute il piano di protezione contro gli incendi boschivi prevede interventi diversi distribuiti sul territorio in relazione a quanto precedentemente detto egrave necessario provvedere a zonizzare il territorio stesso in funzione delle problematiche causate dal passaggio del fuoco Eacute opportuno correlare le zone alla classificazione gerarchica del territorio e comunque (soprattutto in funzione della dimensione dellrsquoarea protetta) individuare parti omogenee per distribuire su di esse interventi altrettanto omogenei e proporzionati La zonizzazione quindi distingueragrave sul territorio una serie di realtagrave omogenee per problematiche pirologiche presenti allrsquoattualitagrave (zonizzazione attuale) Eacute importante segnalare questo principio in quanto lrsquoattuale uso del suolo puograve avere un ruolo molto significativo Per definire la zonizzazione attuale verranno analizzati i seguenti punti utilizzando i dati disponibili a scala adeguata

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Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio Si tratta delle informazioni necessarie per definire il quadro di riferimento in termini funzionali e strutturali in linea con i principi della ecologia del paesaggio In linea generale la conoscenza territoriale dovragrave basarsi sulla classificazione gerarchica del territorio ossia sulla individuazione dei sistemi sottosistemi ed unitagrave ambientali Sulla base delle conoscenze litologiche morfologiche floristiche faunistiche vegetazionali di uso del suolo e infrastrutturali egrave possibile riconoscere e qualificare in termini di suscettivitagrave agli incendi le diverse porzioni del territorio Fattori predisponenti Costituiscono lrsquoinsieme di variabili che con azione combinata consentono il verificarsi delle potenziali condizioni per lo sviluppo del fuoco Mentre infatti le cause determinanti sono nel nostro Paese e in generale in tutta lrsquoEuropa mediterranea legate direttamente o indirettamente alle attivitagrave antropiche i fattori predisponenti sono riconducibili alle variabili meteorologiche e topografiche e alle caratteristiche della biomassa bruciabile presente negli ambienti naturali In particolare la biomassa bruciabile egrave costituita dalla componente vegetazionale degli ecosistemi a cui nella protezione dagli incendi boschivi si fa spesso riferimento con il termine di combustibile forestale I fattori rilevanti per il rischio di incendio sono dunque molti e caratterizzati da forti interazioni Se in linea generale possono essere identificati gli elementi del territorio che hanno un ruolo significativo nel determinare la distribuzione spaziale del rischio con riferimento a specifiche realtagrave il peso di ogni singolo fattore puograve essere molto diverso e le interazioni giocano un ruolo chiave Si pensi ad esempio agli incendi dellarco alpino concentrati nel periodo invernale e primaverile per i quali un fattore fortemente limitante puograve essere la presenza della neve che non ha invece alcuna relazione con gli incendi negli ambienti mediterranei Negli ultimi anni grazie anche alla grande diffusione dei sistemi informativi geografici (GIS) e alla aumentata disponibilitagrave in forma digitale di dati georiferiti sono stati messi a punto vari metodi per la mappatura del rischio di incendio a partire da informazioni relative alle caratteristiche territoriali e alla distribuzione spaziale dei fattori influenti Per impostare lanalisi dei fattori predisponenti il rischio di incendio e quindi lanalisi del rischio derivato dalle variabili di predisposizione vanno affrontati i seguenti temi

- le componenti spaziale e temporale - le variabili di rischio negli esempi di zonizzazione del rischio di incendio reperibili in

letteratura le variabili impiegate sono solitamente riconducibili alle tre citate componenti di meteorologia topografia e combustibili

- le modalitagrave drsquointegrazione delle variabili di rischio In particolare un sistematico monitoraggio dei fattori meteo per la previsione del pericolo (direttamente implementata o mutuata da fonti regionali) e quindi la relativa individuazione dei periodi critici permette di modulare le attivitagrave di prevenzione e di adeguare le risorse AIB come lrsquoimpiego dei diversi sistemi di sorveglianza e di allertamento e del relativo personale disponibile (es pre-allertare il sistema di estinzione attivare diverse modalitagrave o intensitagrave di avvistamento avvisare la popolazione porre divieti ecc) Questo permette di abbassare la soglia di pericolo e contenere i costi per lrsquoAIB nei periodi meno critici Lanalisi contenuta nel piano su questo tema dovragrave consentire di definire almeno in termini generali degli scenari operativi di utilizzo

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Cause determinanti Per cause determinanti si intendono gli aspetti che in una situazione definita da fattori predisponenti possono dar luogo allrsquoimmediato sviluppo ed alla propagazione del fuoco Le cause determinanti dovranno essere distinte in conformitagrave al Regolamento (CE) ndeg 80494 che classifica lrsquoorigine presunta di ciascun incendio secondo le seguenti quattro categorie

- incendio di origine ignota - incendio di origine naturale per esempio provocato dal fulmine - incendio di origine accidentale o dovuto a negligenza ossia la cui origine egrave connessa

allrsquoattivitagrave diretta o indiretta dellrsquouomo senza che questi abbia avuto lrsquointenzione di distruggere uno spazio forestale (collegamenti elettrici ferrovia opere pubbliche barbecue bruciature di stoppie sfuggite al controllo di chi ha acceso il fuoco etc)

- incendio di origine dolosa (volontaria) ossia provocato con lrsquointenzione deliberata di distruggere uno spazio forestale per qualsiasi motivo

In particolare egrave opportuno fare una approfondita analisi e conseguente cartografia di quelle infrastrutture giudicate connesse con le possibilitagrave di innesco come la viabilitagrave identificando nel contempo le fasce coassiali di varia larghezza a cui associare una certa incidenza di cause determinanti in funzione della distanza dalla strada stessa Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali Per rischio si intende la somma delle variabili che rappresentano la propensione delle diverse formazioni vegetali ad essere percorse piugrave o meno facilmente dal fuoco Il rischio come giagrave detto sopra egrave un fattore statico che caratterizza il territorio nellrsquoambito della zonizzazione attuale Il rischio puograve cambiare solo sul lungo termine e deve essere mantenuto distinto dal concetto di pericolo che egrave per definizione variabile nel tempo in relazione al verificarsi di piugrave fattori predisponenti Per la zonizzazione del rischio statico ci si dovragrave uniformare alla classifica approvata dallrsquoUnione Europea (c(93) ndeg 161993 integrata dalla SG (95) D220595 per il territorio italiano che prevede

- zone ad alto rischio zone il cui rischio permanente o ciclico di incendio di foresta minaccia gravemente lrsquoequilibrio ecologico la sicurezza delle persone e dei beni o contribuisce allrsquoaccelerazione dei processi di desertificazione

- zone a medio rischio le zone in cui il rischio di incendio di foresta pur non essendo permanente o ciclico puograve minacciare in misura rilevante gli ecosistemi forestali

- zone a basso rischio tutte le altre zone Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali Con questa indagine si evidenzia lrsquoinfluenza del vento sugli incendi Il vento egrave determinante per la diffusione e per il comportamento del fuoco e pertanto deve essere analizzato in tutte le sue componenti Eacute indispensabile individuare per ciascuna zona i ldquoventi pericolosirdquo nella loro tipologia predominante e in particolare egrave opportuno conoscere il tipo di rallentamento che la copertura forestale ha sugli stessi Infatti la tipologia e la distribuzione dei boschi hanno influenza sul rallentamento della velocitagrave del vento e consente di prevedere con sufficiente attendibilitagrave il comportamento del fuoco

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Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) Con questi parametri si giudica la cronologia e la caratterizzazione con cui si verificano gli incendi nellrsquoarea in esame unitamente alla incidenza che hanno sul territorio forestale Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura Su tutto il territorio su cui si estende il piano egrave indispensabile conoscere il tipo il carico e la distribuzione del combustibile che si identificano nelle tipologie di copertura forestale che rappresentano uno strumento fondamentale per la pianificazione di protezione contro gli incendi boschivi ed un importante elemento conoscitivo per limpiego di modelli di previsione del comportamento del fuoco DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO La pericolositagrave di incendio su un determinato territorio esprime la possibilitagrave del manifestarsi di incendi unitamente alla difficoltagrave di estinzione degli stessi La gravitagrave esprime le conseguenze che derivano alle coperture forestali in seguito al passaggio del fuoco Sia la pericolositagrave sia la gravitagrave da individuare per ciascuna zona omogenea del territorio hanno vari livelli e le relative soglie devono essere definite direttamente dal pianificatore LA PERICOLOSITAgrave La pericolositagrave saragrave quindi definita sulla base dellanalisi dei fattori ambientali (naturali ed antropici) In generale saranno considerati gli aspetti orografici quali quota esposizione dei versanti rugositagrave della superficie pendenza geomorfologia per valutare come il fuoco puograve diffondersi Verranno poi considerate le caratteristiche della vegetazione forestale quali la composizione floristica forme di governo e trattamento continuitagrave verticale ed orizzontale dei popolamenti densitagrave delle chiome altezze dendrometriche e altezze di inserzione delle chiome modelli di combustibile per risalire alle probabili caratteristiche del fronte di fiamma con particolare riferimento alla intensitagrave presenza quantitagrave e distribuzione della necromassa Infine si dovranno considerare le caratteristiche relative alle reti idriche e viarie alle infrastrutture civili Lrsquoarea di riferimento per lanalisi e la rappresentazione della distribuzione spaziale delle variabili indicate egrave di un ettaro anche se in casi di particolare interesse si potragrave adottare un dettaglio maggiore Tuttavia questrsquoultima scelta deve essere seguita solo in caso di effettiva necessitagrave Quindi lrsquoinsieme delle variabili riferite allrsquo area elementare di 1 ettaro esprime un ldquoprofilo di pericolositagraverdquo univoco che egrave relazionato allrsquoinsorgenza alla propagazione e alla difficoltagrave di controllo degli incendi Per aree vaste o per aree dove gli incendi sono piugrave frequenti e quindi vi egrave una significativa quantitagrave di dati si possono eventualmente predisporre modelli empirici di validitagrave locale In generale se non si ritiene di ricorrere alla costruzione di appositi modelli statistici si puograve ricorrere al procedimento di statistica multivariata della cluster analysis

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In tale modo si possono raggruppare aree con ldquoprofilo di pericolositagraverdquo simile e con riferimento al centroide di ciascun gruppo si potragrave avere il profilo di pericolositagrave ldquotipordquo da attribuire a ciascuna situazione omogenea In ogni area omogenea saragrave indispensabile realizzare delle simulazioni del probabile comportamento del fuoco con i modelli di previsione in grado di fornire indicazioni su probabile intensitagrave velocitagrave di avanzamento tempo di residenza altezza e lunghezza di fiamma Le simulazioni saranno riferite alle condizioni generali che informano sulla tipologia di incendio da considerare poicheacute maggiormente caratterizzante la zona Queste variabili sono strettamente legate al danno sofferto dalla copertura forestale e alla possibilitagrave di lotta In modo particolare lrsquointensitagrave lineare piugrave avanti definita informa sulla possibilitagrave di attacco diretto Questo egrave lrsquoattacco che permette di minimizzare i danni e che tuttavia puograve essere applicato solo a certe condizioni di intensitagrave lineare del fronte di fiamma Se queste non si verificano diviene necessario ricorrere ad altre tecniche di estinzione decisamente piugrave traumatiche per la copertura forestale quali labbattimento di porzioni di bosco Pertanto la conoscenza di dove sia fisicamente possibile adottare le migliori soluzioni egrave per un parco una tappa irrinunciabile Ipotizzando scenari meteorologici prestabiliti (vedi anche i ldquofattori predisponentirdquo) con lrsquouso dei modelli di previsione del comportamento del fuoco potragrave essere prodotta una carta del comportamento atteso delleventuale fronte di fiamma LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO La gravitagrave reale esprime le variazioni che gli incendi boschivi causano nellrsquoambiente con il quale interagiscono In questa fase della pianificazione si tratta di esprimere il conflitto tra gli effetti negativi del potenziale incendio e la funzione attesa dal sistema ambientale nella sua complessitagrave strutturale e funzionale In modo particolare nei parchi poicheacute non egrave verosimile proporre una pianificazione che elimini nel periodo di validitagrave tutti gli incendi deve essere proposta una serie di provvedimenti che possa contenerne gli effetti negativi In questo contesto egrave utile introdurre il concetto di ldquoimpatto attesordquo che verragrave definito nelle diverse zone come insieme di

- intensitagrave attesa del fronte di fiamma da cui discende la forza distruttiva potenziale dellrsquoincendio

- effetto atteso del fuoco nei confronti della resistenza e della resilienza dei popolamenti forestali Questa informazione esprime la vulnerabilitagrave dellrsquoecosistema nei confronti del fuoco e lrsquoentitagrave del disturbo che questo egrave in grado di sopportare

- impatto nelle diverse zone dellrsquoarea protetta con i diversi livelli di tutela da cui discende la valutazione dellrsquoimportanza e del servizio atteso attribuito alle diverse formazioni minacciate dal fuoco Il peso dei livelli di tutela egrave relativo in quanto va sempre correlato con la relativa suscettivitagrave allrsquoincendio della tipologia in esame Si puograve infatti avere una riserva integrale per una zona umida e una tutela inferiore per un bosco rado di roverella in esposizione meridionale Saragrave senza dubbio questo secondo aspetto ad essere sottoposto al massimo delle attenzioni possibili

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Concretamente quindi limpatto attesordquo saragrave derivato dalla combinazione dei seguenti tre fattori a) Intensitagrave attesa gli effetti del fuoco sono legati al suo comportamento Lrsquointensitagrave lineare (quantitagrave di calore emanata nellrsquounitagrave di tempo per unitagrave lineare di fronte di fiamma) egrave il parametro maggiormente correlato agli effetti del fuoco e puograve determinare conseguenze da molto limitate a gravissime sullrsquoecosistema Si ritiene di proporre la valutazione del livello di impatto con un punteggio compreso tra 1 (molto basso) e 5 (molto alto) A partire da questa configurazione allrsquointensitagrave attesa del fronte di fiamma egrave stato attribuito un impatto atteso secondo quanto di seguito indicato

Intensitagrave attese (kWm) Impatto attesolt400 1

400-800 2800-1600 31600-3200 4

gt3200 5 b) Effetto atteso sulla tipologia vegetazionale leffetto( o impatto) atteso sulla copertura forestale ed in generale sullrsquoambiente del parco dipende dallintensitagrave dallrsquoestensione dellrsquoincendio ma in gran parte dalla vulnerabilitagrave della vegetazione e in particolare dalla sua resilienza e resistenza Queste caratteristiche devono essere evidenziate con indagini puntuali basate sullrsquoecologia forestale e sulla selvicoltura Si propone di valutare lrsquoimpatto atteso assegnando alle diverse formazioni punteggi compresi da 1 a 5 c) Impatto nelle diverse zone dellarea protetta relativamente allrsquoimpatto atteso degli incendi nelle diverse zone protette si dovragrave procedere ad una caratterizzazione differente Gli interventi dovranno essere modulati in funzione delle differenti finalitagrave del parco considerando quanto previsto dalla L 39491 che indica diversi gradi di protezione (A) riserve integrali (in cui lambiente naturale egrave conservato nella sua integritagrave) (B) riserve generali orientate (con forti limitazioni nella realizzazione di nuove opere o di trasformazione del territorio in cui possono essere consentite utilizzazioni produttive tradizionali e i servizi connessi) (C) aree di protezione (nelle quali possono ammettersi attivitagrave agrosilvopastorali nei limiti fissati dallente parco) (D) aree di promozione economica e sociale (in cui sono ammesse attivitagrave piugrave intensive e azioni di valorizzazione economica culturale e sociale coerenti con le finalitagrave del parco) Nellrsquoambito dei differenti livelli di protezione per definire i livelli di impatto si faragrave riferimento ai caratteri con cui gli incendi sono maggiormente in conflitto tenendo sempre ben presente la naturale predisposizione al rischio drsquoincendio delle diverse formazioni La zonazione per gradi di protezione naturalistica del parco (A B C e D ove esiste ed 1 e 2 negli altri casi) egrave una macro zonizzazione vista lestensione relativamente grande di ogni zona rispetto alle diverse tipologie morfologiche e vegetazionali interne ad ognuna di esse pertanto si ritiene che tale zonazione non abbia una diretta rilevanza sul comportamento del fuoco bensigrave determini una diversa considerazione sulle prioritagrave dintervento data la diversa valenza naturalistica Quindi si ritiene di valutare limpatto atteso da 1 a 4 rispettivamente per le zone D C B e A e da 2 a 3 rispettivamente per le zone 2 e 1

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La combinazione delle tre variabili considerate realizzata per semplice somma dei relativi punteggi di impatto parziale assegnando quindi uguale peso al contributo delle diverse componenti Il punteggio derivante dalla somma verragrave quindi segmentato in classi secondo la seguente tabella

Punteggio di impatto Classe di impatto 3-6 Basso 7-9 Medio 10-12 Alto 13-14 Molto Alto

ZONIZZAZIONE DI SINTESI Avvalendosi delle elaborazioni precedenti il territorio viene suddiviso in aree omogenee che indicano rispettivamente la pericolositagrave e la gravitagrave reale dincendio Il passo successivo della pianificazione a fini di protezione della zona contro gli incendi non puograve prescindere dal considerare ambedue i parametri valutati unitamente e in modo sintetico Pertanto per ciascuna area la conoscenza della pericolositagrave e della gravitagrave che tiene conto di tutti i parametri pirologici ponderati precedentemente consentiragrave di avere una situazione pirologica complessiva mediante unoperazione di intersezione spaziale delle aree omogenee definite dalla pericolositagrave e dalla gravitagrave dincendio ottenendo aree omogenee per entrambi questi due parametri LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO La prioritagrave degli interventi di prevenzione diretta saragrave accordata in funzione della combinazione dei valori di gravitagrave e pericolositagrave di ogni zona omogenea Tuttavia puograve accadere che nel territorio dellarea protetta vi siano piugrave zone di pari valore di gravitagrave e pericolositagrave In previsione di tale evenienza disponendo dei dati sufficienti si prevede di ricorrere al concetto del tempo di rotazione Il tempo di rotazione viene definito come il rapporto tra la superficie boscata dellrsquoarea e la superficie boscata media annua percorsa della stessa area Il reciproco di questo rapporto puograve essere visto come tempo di ritorno (numero di anni necessari affincheacute la stessa superficie venga nuovamente interessata dallrsquoincendio) oppure periodo di tempo necessario affincheacute tutta la superficie boscata dellrsquoarea venga percorsa dal fuoco ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI La legge 35300 in materia di incendi boschivi nasce dalla diffusa convinzione che lrsquoapproccio piugrave adeguato per perseguire la conservazione del patrimonio boschivo bene insostituibile per la qualitagrave della vita sia quello di promuovere ed incentivare le attivitagrave di previsione e di prevenzione anzicheacute privilegiare la fase emergenziale legata allo spegnimento degli incendi Nellattuale impostazione del piano egrave necessario realizzare unorganica gestione degli interventi e delle azioni mirate a mitigare le conseguenze degli incendi Tale impostazione comporta che si accetti che il fuoco possa percorrere parte del territorio posto a protezione In tale caso si definiscono precisi limiti di comportamento del fuoco e di estensione totale Questimpostazione comprende un concetto applicabile per lo piugrave ad area vasta e quindi di livello regionale Lrsquoobiettivo del piano delle aree a parco deve basarsi sullrsquoapplicazione del criterio della ldquoriduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocordquo da realizzare per tappe successive tendendo a raggiungere il contenimento totale se possibile

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

La riduzione attesa di superficie percorsa egrave comunque un obiettivo parziale di cui si deve verificare la concreta realizzabilitagrave nel periodo di validitagrave del piano Le linee di pianificazione devono essere stabilite e mantenute valide nella loro impostazione per un periodo sufficiente a valutarne i risultati Detto periodo viene previsto indicativamente tra 3 e 5 anni Lrsquoimpostazione pluriennale non esclude le revisioni annue di cui alla L 3532000 che per le aree protette devono avere soprattutto lrsquoobiettivo di controllo dei risultati delle azioni preventive A tale fine egrave indispensabile fare riferimento alle zone omogenee precedentemente descritte collocando in esse gli interventi in funzione dellrsquoimpatto atteso Integrano gli interventi assegnati alle singole zone omogenee gli interventi generali che estendono la loro efficacia su tutto il territorio del parco Per la realizzazione di quanto sopra egrave opportuno avvalersi dei seguenti elementi Definizione degli obiettivi Gli obiettivi da perseguire per la protezione di unrsquoarea protetta contro gli incendi devono essere assai rigorosi e strettamente connessi con gli obiettivi specifici per i quali si egrave costituita lrsquoarea protetta In generale lrsquoobiettivo si concretizza con la superficie percorsa dal fuoco massima accettabile Definizione dellimpatto accettabile per area omogenea e per tipologia forestale Ogni area omogenea puograve sopportare un impatto che egrave deciso dal pianificatore La variabilitagrave di situazioni non permette di fornire delle indicazioni generali infatti si puograve spaziare da livelli dimpatto nulli ad elevati In funzione del livello dimpatto accettato cambiano molto lrsquoimpegno e i costi per rispettarlo Esigenze di protezione e tipologie dintervento nelle aree omogenee Questa fase consiste nellrsquoassegnazione delle tipologie dintervento di contenimento del fuoco alle differenti zone omogenee Sulla base dellrsquoobiettivo relativo alla zona omogenea si stabilisce quali siano gli interventi da realizzate per raggiungerlo Gli interventi saranno distribuiti tra prevenzione ed estinzione impiegando tutti i possibili mezzi e tecniche Questa fase egrave assai delicata poicheacute comporta lrsquoinserimento di un provvedimento in una situazione dovendone prevedere i risultati Definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile La superficie percorsa dal fuoco massima accettabile per ogni zona omogenea egrave una parte fondamentale del piano e puograve essere determinata anche con procedimenti di simulazione di comportamento del fronte di fiamma nelle varie situazioni tipo riscontrate nella realtagrave del territorio La definizione della superficie percorsa massima deve essere correlata anche con le diverse caratteristiche di recupero spontaneo della vegetazione stessa La conoscenza della resilienza e della tempistica del recupero dovranno entrare operativamente nel modello finalizzato alla definizione della ldquosuperficie percorsa massima accettabilerdquo Per unrsquoarea naturale protetta che assume dimensioni ampie (come alcuni Parchi Nazionali) serve una specifica successione di tappe pianificatorie Nel caso specifico essendo tali aree protette costituite per la salvaguardia di particolari situazioni ambientali o per la conservazione di certe popolazioni si dovragrave in prima istanza valutare il danno potenziale in relazione a tale obiettivo e quindi successivamente si dovragrave cercare di limitare al massimo il valore della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile considerando sempre che esso egrave inversamente proporzionale ai costi

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Definizione della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco Questa grandezza strettamente collegata alla precedente definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile ne rappresenta una tappa parziale da adottare in caso in cui non sia possibile raggiungere nel periodo di validitagrave del piano il valore desiderato PREVENZIONE Con tale termine si intende lattivitagrave a contrasto dei fattori predisponenti anche solo potenziali delle cause determinanti linnesco e lo sviluppo di incendi boschivi nelle aree e nei periodi a rischio Nel piano saranno previste tutte le possibili attivitagrave preventive finalizzate a rendere meno probabili gli incendi piugrave contenuti i parametri di comportamento e piugrave facile lrsquoestinzione ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI In questo capitolo del piano si provvederagrave alla definizione degli interventi che si devono realizzare per ogni area omogenea determinata a seguito delle indagini e delle zonizzazioni attuale e degli obiettivi Gli interventi devono essere dapprima descritti nelle loro caratteristiche generali e quindi precisamente determinati nellintensitagrave tipologia e collocazione solo sulla base delle risultanze delle precedenti zonizzazioni e del monitoraggio annuale Inoltre gli interventi devono essere economicamente quantizzati ovvero nel periodo di validitagrave del piano devono essere identificate le risorse economiche ad essi destinate (scheda tecnico-economica) ed i tempi di realizzazione previsti (crono-programma) Alcuni interventi sono di carattere generale non sono cioegrave assegnati a priori alle singole aree omogenee in quanto aventi una ricaduta su tutto il territorio e non necessitano pertanto di essere localizzati puntualmente in sede di pianificazione Tra questi egrave prevista la prevenzione indiretta cioegrave lrsquoattivitagrave che consente di portare a conoscenza della cittadinanza le problematiche legate agli incendi boschivi affincheacute siano adottati comportamenti piugrave prudenti La funzione dellattivitagrave indiretta egrave diminuire le cause antropiche determinanti linnesco degli incendi Si possono evidenziare due fasi della sunnominata prevenzione una a lungo e una a breve termine La prima egrave composta dallinsieme delle attivitagrave miranti a creare una coscienza della cittadinanza in modo da evitare comportamenti che possano innescare incendi Quella a breve termine (piugrave importante) si configura come informazione mirata alla cittadinanza in genere relativa al grado di pericolo esistente al momento attuale Per la prevenzione indiretta a lungo termine saranno necessarie campagne dinformazione oltre alla diffusione di pubblicazioni per introdurre elementi di sensibilizzazione a diverse fasce di pubblico e soprattutto ai fruitori dellarea protetta Per la prevenzione indiretta a breve termine si propone di introdurre una cartellonistica dinamica per segnalare ogni giorno il grado di pericolo dincendio ottenuto dallapposito dispositivo di previsione Strettamente collegato alla prevenzione indiretta dovragrave essere definito il flusso informativo utile a raggiungere la popolazione Questattivitagrave prevista dallart6 della l35300 egrave sotto la responsabilitagrave delle Regioni e deve portare la popolazione a conoscenza dei vincoli e dei divieti dei danni procurabili dal fuoco delle norme comportamentali da tenere in caso di incendio e dei riferimenti per la segnalazione urgente di eventuali focolai

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TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI La descrizione della tipologia degli interventi e quindi la loro localizzazione e quantificazione economica attraverso un apposito programma di interventi e la sua sintesi nella ldquoscheda tecnico-economicardquo risulta importante per una concreta pianificazione e per il successivo monitoraggio VIABILITAgrave Risulta necessario attuare sistematicamente un piano degli interventi di ripulitura delle vie di comunicazione statisticamente soggette ad insorgenza incendi possibilmente attuati con tempistica e modi tali da non comportare laccumulo di biomassa secca e pagliosa sui bordi stradali VIABILITAgrave OPERATIVA Essa egrave intesa come lrsquoinfrastruttura che consente il raggiungimento dei luoghi dove si manifesta il fuoco Si tratta di viabilitagrave forestale la cui progettazione e realizzazione presenta aspetti delicati Infatti non egrave possibile ipotizzare di raggiungere tutti i luoghi forestali con automezzi Neacute puograve essere ipotizzato di estendere la rete viaria unicamente a tale fine Pertanto la dimensione di questa infrastruttura deve tenere conto in modo rigoroso della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocoLa viabilitagrave e lrsquoaccesso sono previste dallrsquoart 3 comma 3 lettera i) della L 3532000 Puograve accadere che si evidenzi una carenza di collegamento ed in tale caso si faragrave ricorso ad un servizio di elicotteri limitando il piugrave possibile il disturbo allambiente naturale Di seguito sono riportate alcune indicazioni operative di massima

1) nel caso di realizzazioni di strade queste potranno essere unidirezionali poicheacute la densitagrave di traffico saragrave molto limitata tuttavia dovranno essere previste frequenti piazzole di scambio per landata e il ritorno dei mezzi che saranno distanti non piugrave di 400 m lrsquouna dallrsquoaltra

2) importantissimo nelle aree protette egrave anche il momento della regolamentazione dellrsquoaccesso e dellrsquouso della viabilitagrave a scopi diversi (utilizzazioni ricreazionehellip)

VIALI TAGLIAFUOCO Queste infrastrutture realizzabili con varie tipologie costruttive sono strettamente collegate alla dimensione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e alle modalitagrave di estinzione previste dal Piano per lrsquoarea in esame Infatti la tecnica di estinzione adottata egrave strettamente collegata al tipo di viale realizzato I viali tagliafuoco sono interventi di prevenzione realizzabili con diversi criteri progettuali si distinguono in passivi e attivi I viali passivi non richiedono lintervento da parte delle squadre ma determinano profonde trasformazioni sul territorio e quindi non compatibili con le aree protette- I viali tagliafuoco attivi operano unicamente un rallentamento del fronte di fiamma e necessitano di interventi di estinzione Quindi il viale non egrave progettato per fermare lincendio ma per rallentarlo e contenerlo entro limiti dintensitagrave molto bassi Eacute comunque essenziale inserire criteri di natura ecologica capaci di valutare gli effetti diretti ed indiretti di tale ldquoframmentazionerdquo Si tratta di un problema complesso che da una parte non puograve eliminare i viali tagliafuoco ma puograve contribuire a tenere sempre presenti gli impatti e le ricadute sul sistema ecologico nella sua complessitagrave essendo tali interventi senza dubbio utili per limitare i danni

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degli incendi Nel parco si ricorreragrave esclusivamente ai viali tagliafuoco di tipo attivo verde e alle tende tagliafuoco attive In generale si prevede che i viali attivi debbano contenere lintensitagrave lineare del fronte di fiamma sempre al di sotto dei 400 kWm dove si opera con attacco diretto a terra da parte di squadre con attrezzature manuali Dove si ritiene necessario intervenire con mezzi meccanici lintensitagrave lineare che il viale deve poter contenere egrave di 800 kWm mentre dove intervengono mezzi aerei egrave di 1200 kWm APPROVVIGIONAMENTO IDRICO Lrsquoapprovvigionamento idrico egrave realizzato attraverso una rete di punti di rifornimento fissi o mobili che devono essere configurati in relazione a tutti gli altri interventi di prevenzione diretta ed alle componenti del servizio di estinzione Deve essere realizzato con sistemi di basso impatto ambientale e in particolare evitando la costruzione di invasi in cemento Si ritiene di dover ricorrere a invasi di piccola capacitagrave smontabili e asportabili Risulta quindi assai importante assicurarne una corretta collocazione La distribuzione degli invasi sul territorio le loro caratteristiche costruttive e capacitagrave sono funzione dei mezzi previsti per lo spegnimento

- rifornimento degli elicotteri di tipo leggero - rifornimento dei mezzi a terra

Ogni punto di rifornimento idrico egrave riferito ad unarea servita da una squadra per lo spegnimento in fase di intervento a partire dal punto acqua In base a questo criterio cambieranno sia larea servita sia la capacitagrave di invaso per soddisfare i differenti mezzi e le tecniche di intervento legate agli scenari in cui si opera PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI Nelle aree protette luso degli elicotteri deve essere previsto in modo assai piugrave intenso rispetto a quello del resto del territorio Infatti con questo mezzo si possono servire le zone con scarsa viabilitagrave realizzando sia il trasporto di squadre sia parte dellestinzione Questaspetto egrave assai importante per evitare la costruzione di strade per lestinzione Occorre considerare quindi la necessitagrave di piazzole di atterraggio per realizzare le condizioni atte a raggiungere tutte le zone comprese nei parchi nel tempo massimo di 10 di volo Esse sono aree piane orizzontali o leggermente inclinate senza ostacoli per il volo nella zona circostante di area circolare di almeno 20m di diametro dotate di rifornimento idrico e collegamento viario La densitagrave di collocazione saragrave in rapporto al tipo di scenario Si daragrave prioritagrave alle piugrave elevate classi di impatto a partire dagli scenari di collina interna con eventi estivi e di montagna interna con eventi invernali PREVENZIONE SELVICOLTURALE Si tratta della prevenzione diretta piugrave efficace conosciuta anche se purtroppo non la piugrave diffusa Si realizza con varie attivitagrave di tipo selvicolturale attuate e dimensionate in funzione del comportamento previsto del fronte di fiamma Il progetto di questo tipo di prevenzione si attua sulla base della distribuzione dei popolamenti forestali erbacei ed arbustivi in armonia con le norme previste dai piani di gestione eventualmente presenti dellrsquoimpatto accettabile della superficie percorsa dal fuoco

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massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e del comportamento previsto dellrsquoincendio Per questrsquoultimo egrave opportuno avvalersi di modelli matematici di previsione La prevenzione diretta selvicolturale mira a sottrarre dal potenziale combustibile vegetale la quota parte di carico non assorbibile con lrsquoestinzione Nelle aree protette questo tipo di prevenzione si deve ovviamente ben raccordare con gli obiettivi in termini di conservazione della biodiversitagrave e la tendenza ad avere cenosi forestali e boschi vetusti capaci di far emergere nel modo migliore lrsquoeccezionale complessitagrave funzionale del sistema foresta Rinaturalizzazione delle cenosi di derivazione antropica armonizzazione delle strutture verifica degli ordinamenti presenti (fustaie cedui boschi non ordinariamente gestiti boschi di neoformazione formazioni lasciate alla libera evoluzione) e identificazione delle eventuali azioni di riordino bioecologico sono i criteri guida da seguire assieme allrsquoimpatto atteso e alla riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco IL FUOCO PRESCRITTO Lrsquoapplicazione del fuoco prescritto in unrsquoarea protetta puograve apparire contraddittoria tuttavia nei parchi cosigrave come nelle riserve sono frequenti popolazioni arboree artificiali o situazioni ambientali particolari in cui il fuoco oltre a ridurre il carico di combustibile puograve favorire la rinaturalizzazione (fuoco come fattore ecologico) o il mantenimento dellrsquoambiente risultante da secolare gestione antropizzata Alcuni ambienti seppur mantenuti da unrsquoazione perturbante sono ormai consolidati e facenti parte della tradizione paesaggistica e della memoria collettiva Pertanto nelle aree protette questo tipo di prevenzione non deve essere esclusa aprioristicamente ma puograve ben raccordarsi con gli obiettivi sia di prevenzione che di conservazione della biodiversitagrave FORMAZIONE La formazione del personale egrave indispensabile per lrsquoefficacia di tutte le attivitagrave Pur con differenti livelli di approfondimento deve rivolgersi ai progettisti delle opere di prevenzione ai coordinatori delle operazioni di spegnimento agli operatori addetti allrsquoestinzione Le funzionalitagrave di tutti gli strumenti in dotazione devono essere conosciute da coloro che attuano il coordinamento operativo con particolare riferimento alle modalitagrave di impiego dei Sistemi di Supporto alle Decisioni e dei modelli di simulazione di comportamento del fronte di fiamma Agli operatori professionali e volontari saragrave opportuno fare conoscere i dispositivi di sicurezza operazionale e di protezione individuale che devono essere utilizzati e tutti gli aspetti teorico - pratici delle varie tecniche di estinzione PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO Descrizione degli interventi di prevenzione AIB necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc)

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LOTTA ATTIVA Le principali attivitagrave di lotta attiva da prevedere con la pianificazione sono le seguenti SORVEGLIANZA Attivitagrave di controllo del territorio da attuare quando il livello degli indici di previsione del pericolo di incendio supera una prevista soglia di attenzione con allertamento da apposite strutture di analisi meteo collegate allrsquoEnte Parco o da strutture alternative autonome come mini stazioni meteo locali (vedi ldquofattori predisponentirdquo) Puograve essere organizzato un servizio di controllo che avverte la popolazione del livello del pericolo del momento Ciograve egrave particolarmente valido in aree assai frequentate e di alto pregio ambientale AVVISTAMENTO Consiste nellrsquoattivitagrave di individuazione diretta dei focolai realizzata da terra sia con mezzi mobili che fissi oppure dallrsquoaria Si ritiene che questattivitagrave che puograve essere realizzata con varie tecniche debba essere applicata sul territorio rigidamente in conseguenza delle analisi che evidenziano la vulnerabilitagrave della copertura forestale e lrsquoimpatto accettabile Inoltre deve essere strettamente collegato alla previsione del pericolo ed entrare in funzione solo al superamento di soglie precisamente definite per ogni area omogenea Lavvistamento egrave da intendersi come un servizio collocato a valle della previsione del pericolo Tanto piugrave questrsquoultima saragrave affidabile ed efficace tanto minore potragrave essere limpatto della struttura di avvistamento Nelle aree protette deve in genere essere preferito allrsquoavvistamento con postazioni fisse quello basato su pattugliamento sia da terra sia con aerei Anche i luoghi da osservare e quindi il tragitto che deve essere coperto dagli osservatori deve essere definito in sede progettuale sulla base di consolidate metodologie messe a punto per evidenziare le aree che meritano di essere maggiormente poste sotto controllo Nei casi in cui si fosse ritenuto necessario ricorrere ad impianti fissi qualora vi siano le condizioni di elevato pregio in zone ad alto rischio e laddove sia possibile ospitarli senza ricorrere a costruzioni di elevato impatto visivo si ritiene che sia utile impiegare dispositivi con controllo remoto ALLARME La definizione dellrsquoallarme avviene a seguito di segnalazione di evento avvistato La segnalazione puograve pervenire da parte del servizio di avvistamento oppure da cittadini che avvisano tramite canali di comunicazione appositamente pubblicizzati Con lrsquoallarme si mettono in moto le operazioni di intervento Per tale motivo lrsquoallarme deve essere emanato solo da una struttura autorizzata e comunque a conoscenza del livello di pericolo dellrsquoarea interessata del momento e delle forze che possono essere fatte intervenire COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE Si ritiene che presso il parco debba essere realizzato un ldquopunto di coordinamentordquo Detto punto di coordinamento pur essendo autonomo deve essere in contatto diretto con le Sale Operative Unificate Permanenti (SOUP) previste dallrsquoart 7 della L 3532000 per lo svolgimento della lotta attiva Deve essere quindi assicurato il collegamento tra il livello centrale (Regione) e quello locale (area protetta) Questrsquoultimo deve essere messo nelle condizioni di ricevere e dare le informazioni e lrsquoappoggio tecnico

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per le operazioni che derivano dal lavoro fatto in sede centrale da personale esperto e possibilmente con Sistemi di Supporto alle decisioni di cui ogni sala operativa dovrebbe essere dotata Si dovranno organizzare le procedure operative da seguire nelle differenti situazioni ed applicando le differenti tecniche di estinzione noncheacute il collegamento dellrsquoattivitagrave operativa svolta da diverse Regioni in caso di parco nazionale interregionale Dette procedure sono legate alle disposizioni regionali Qualora non fossero ancora stabilite il piano deve proporle con la finalitagrave di realizzare le migliori condizioni per rendere efficaci le differenti azioni di lotta intraprese Il coordinamento operativo e le procedure seguite nellrsquoarea protetta vanno descritte nella relazione del piano AIB in particolare la procedura di allarme in coordinamento con le competenti strutture regionali e sub regionali la procedura in caso di focolaio (da spegnere prima possibile con le risorse disponibili in loco) e quindi in caso di incendio vero e proprio le procedure operative specifiche per lrsquoutilizzo di mezzi e altre risorse AIB disponibili in loco

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PARTI SPECIALI DEL PIANO RICOSTITUZIONE BOSCHIVA Nel piano delle aree protette deve essere dedicata particolare attenzione alla ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco La parte del Piano finalizzata alla ricostituzione si basa sulla conoscenza funzionale e strutturale delle diverse tipologie presenti nel territorio In particolare tiene conto delle caratteristiche sindinamiche (serie di vegetazione) e del confronto tra eterogeneitagrave spaziale reale e eterogeneitagrave potenziale Solo il riferimento al modello neutrale (eterogeneitagrave potenziale o carta della vegetazione potenziale) offre un criterio valido per valutare la situazione reale e consente di ricostruire modelli dintervento non teorici ma strettamente collegati alla potenzialitagrave del territorio confrontato con lrsquoattuale uso del territorio stesso Anche in questo caso pertanto si dovragrave fare riferimento ai documenti di base con i quali abbiamo prodotto la classificazione gerarchica del territorio Il confronto cartografico tra attuale uso e situazione potenziale fornisce una base molto concreta di valutazione delle possibilitagrave di ricostituzione a scala territoriale Saragrave successivamente essenziale definire i singoli modelli di ricostituzione applicati alle diverse tipologie vegetazionali La conoscenza di tali modelli (serie di vegetazione) consente di valutare la congruitagrave tipologica anche di stadi degradati (vedi per esempio i cespuglieti) e contribuisce notevolmente alla pianificazione degli interventi Nella pianificazione degli interventi si dovragrave prendere sempre in considerazione la possibilitagrave di non intervenire con impianti diretti Uno degli elementi essenziali nel processo di valutazione che conduce al progetto di ricostituzione egrave indubbiamente la situazione della risorsa suolo Nel caso di scarsa frequenza senza perdita di suolo egrave facile far prevalere il criterio di basso intervento Nel caso invece di perdita della risorsa suolo lrsquointervento dovragrave essere finalizzato prevalentemente alleliminazione di questo rischio mediante la messa a dimora di specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione in oggetto capaci di eliminare in tempi brevi la perdita di suolo Lrsquoattivitagrave da svolgere deve essere definita da una apposita analisi svolta a livello regionale con cui si individuano le aree prioritarie di intervento La ricostituzione si affronta correttamente solo in un contesto generale di pianificazione ecologica e forestale individuando per tutto il territorio a parco i differenti effetti degli incendi avvenuti e la dinamica della ricostituzione spontanea Gli interventi di ricostituzione che si prevederagrave di adottare verranno modulati in funzione di tutte le caratteristiche ambientali e nel rispetto della multifunzionalitagrave della copertura forestale Per poterli definire e soprattutto distribuire correttamente nellrsquoarea a parco si devono prevedere le seguenti analisi

- analisi della possibilitagrave di ricostituzione spontanea anche in funzione di Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) e Fire regime (frequenza intensitagrave stagione)

- definizione di criteri e modalitagrave di intervento per la ricostituzione - definizione di zone prioritarie di intervento - definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipologia e per ogni area

omogenea in funzione delle serie di vegetazione e delle unitagrave di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio

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IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

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49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

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EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

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MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

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PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

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  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

Il Sistema al fine di consentire la realizzazione secondo standard condivisi di carte tematiche per lo studio e il monitoraggio del territorio e per la mappatura degli incendi mette a disposizione delle amministrazioni senza alcun onere la Base Cartografica di Riferimento e gli strumenti software necessari per la gestione dei dati Le basi cartografiche disponibili a copertura nazionale nel sistema di riferimento geodetico-cartografico WGS84-UTM coprono tutte le esigenze di produzione dalle piccole scale (11000000) a scale di dettaglio (125000 - 1 10000) In particolare sono messe a disposizione gratuita degli Enti Gestori una serie di strati informativi riguardanti lrsquoAIB tramite il ldquo Geoportale Nazionale Progetto Incendirdquo che potragrave costituire un valido supporto alla redazione del piano AIB sia in assenza di pari tematismi di maggior dettaglio disponibili presso lrsquoEnte parco che ndash al contrario - con la loro sostituzione lavorando sullo stesso progetto Il prodotto cartaceo da fornire con la relazione del piano AIB quindi saragrave semplicemente una rappresentazione grafica ridotta - sul foglio A4 della relazione (o su A3 allegato alla stessa) - del singolo tematismo questo dovragrave avere poligoni trasparenti appoggiati su una cartografia di base la piugrave idonea alla comprensione geografica dello stesso tematismo eventuali particolari ritenuti importanti sono da evidenziare a parte (ad es la legenda) per renderli visibili GENERALITAacute La pianificazione relativa alla previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi puograve essere realizzata solo attraverso un apposito piano articolato e completo del quale si indicano di seguito in modo sintetico gli aspetti fondamentali Il presupposto teorico su cui si basa la pianificazione di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi fa riferimento allapproccio sistemico proposto dallecologia del paesaggio In questi ultimi decenni le discipline scientifiche di base ed applicate hanno spesso collaborato in quanto la fruizione e la conservazione delle risorse si basa sulla conoscenza di modelli funzionali e strutturali di natura complessa alla cui definizione concorrono gruppi disciplinari diversi integrati nella ricerca ecosistemica di linee di azioni capaci di ridurre il rischio di incendio e favorire un recupero correlato con la serie di vegetazione e lunitagrave di paesaggio locale Tutto ciograve che segue fa quindi riferimento alle direttive di interesse ambientale elaborate a scala europea e planetaria Tra queste egrave opportuno citare la Direttiva Habitat la Convenzione di Rio e la recente Direttiva sulla Conservazione dei Paesaggi Europei e i Regolamenti comunitari emanati al fine di proteggere le foreste della comunitagrave contro gli incendi Per quanto riguarda il nostro Paese le Linee Guida fanno riferimento alleccezionale evoluzione delle discipline forestali (basti in proposito citare la ldquoSelvicoltura Sistemicardquo) alla capacitagrave di individuazione dei modelli sistemici di riferimento derivante dallapplicazione dellecologia funzionale e della fitosociologia paesaggistico-dinamica e alle novitagrave territoriali e paesaggistiche legate alla classificazione gerarchica del territorio e piugrave in generale allecologia del paesaggio specialmente per quanto concerne la valutazione ecosistemica della frammentazione e della connettivitagrave tra sistemi complessi

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Quindi alla luce di quanto detto sopra egrave opportuno che nella redazione del piano che deve integrarsi con le varie pianificazioni territoriali vengano rispettati alcuni principi generali di seguito indicati

a carattere omeostatico del piano Per tale principio le attivitagrave da svolgere devono essere organizzate in modo da poter sopportare delle variazioni impreviste Accade spesso che vi siano delle variazioni rispetto a quanto previsto per il sopraggiungere di difficoltagrave che non sono normalmente prevedibili Quindi la strutturazione degli interventi deve essere impostata in modo da rendere ognuno di essi capace di mantenere la sua efficacia senza dipendere da altre realizzazioni Un esempio puograve essere fornito dagli invasi di rifornimento idrico che devono avere delle caratteristiche adatte a rifornire tutti i mezzi e le squadre che operano per lrsquoestinzione

b integrazione tra la prevenzione e lrsquoestinzione In ogni pianificazione corretta deve essere rispettata una rigida proporzionalitagrave tra gli interventi che hanno tra loro funzioni complementari Per i diversi popolamenti forestali si devono definire due parametri chiave lrsquointensitagrave del fronte di fiamma non superabile e lintensitagrave massima prevista come definiti dalla letteratura Con la prevenzione puograve essere assorbita una certa quota d intensitagrave Affiancando alla prevenzione lestinzione si puograve raggiungere lrsquointensitagrave non superabile Per tale motivo non si puograve prescindere dalla definizione di quanto sia possibile raggiungere con la prevenzione e di quanto con lrsquoestinzione Ecco percheacute lrsquoestinzione deve essere dimensionata in funzione degli obiettivi da raggiungere e della prevenzione realizzata Il progetto dellrsquoorganizzazione dellrsquoestinzione discende dallrsquoanalisi forestale iniziale con la quale si definisce in primo luogo la grandezza degli incendi previsti e del limite che si desidera non superare Ciograve riguarda i termini preventivi legati alla pianificazione forestale va da seacute che bisogneragrave agire anche sui temi educativo ed informativo unica via possibile per il ridimensionamento del problema agendo sulle cause che sono quasi sempre legate a problematiche di natura sociale

c obiettivi e prioritagrave di intervento Il Piano deve necessariamente prevedere le prioritagrave in termini di valenze ambientali sociali e produttive e quindi in termini di azioni dirette ed indirette alla loro valorizzazione al fine di perseguire i principali obiettivi da evidenziare nel piano stesso Lrsquoeterogeneitagrave spaziale con cui si manifesta il diverso uso del suolo impone di conoscere il diverso valore sociale ed ambientale di un determinato territorio Il Piano egrave pertanto strettamente collegato con le analisi propedeutiche e con le valutazioni di rischio e di pericolositagrave individuate e che oltre alle caratteristiche intrinseche delle comunitagrave vegetali e delle destinazioni drsquouso tengono conto anche delle modificazioni drsquoordine antropico e delle possibilitagrave e caratteristiche del dinamismo in atto

d verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere metodi di monitoraggio delle misure di previsione prevenzione e lotta attiva adottate nel piano che verifichino se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale il cui livello ottimale non puograve essere raggiunto in un solo periodo di validitagrave del piano

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e protezione dagli incendi boschivi materia in veloce evoluzione Lrsquoinsieme delle determinazioni di pianificazione devono essere realizzate considerando che le conoscenze relative alla protezione dagli incendi sono via via in evoluzione Le nuove conoscenze e tecniche il cui inserimento risulta assolutamente indispensabile possono essere incorporate e recepite nel processo di pianificazione solo se questo lo preveda rispettando quindi quanto detto nel punto precedente

Come giagrave detto in precedenza le linee di pianificazione delle aree protette dello Stato in applicazione della L 3532000 dovranno essere nellrsquoimpostazione generale strutturalmente analoghe a quelle del piano regionale Eacute opportuno perograve considerare che la Direttiva Habitat del rsquo92 caposaldo dellrsquoattuale politica di conservazione e tutela degli ambienti naturali in Europa che ha portato alla proposta dei siti costituenti la rete Natura 2000 tende a rivalutare anche i siti degradati purcheacute essi abbiano mantenuta inalterata la capacitagrave di recupero funzionale e strutturale Ciograve modifica dal punto di vista concettuale la valutazione dei sistemi ambientali in quanto richiede che il pianificatore sia in grado di riconoscere non solo le valenze ambientali attualmente presenti ma anche quelle potenziali Tutto ciograve percheacute nella logica sistemica egrave importante saper valutare il contributo di ogni singolo habitat rispetto alla funzionalitagrave sistemica e alla complessitagrave dellrsquoarea protetta nel suo insieme Rispetto ai criteri regionali ai fini della pianificazione relativa alla protezione contro gli incendi boschivi emergono delle differenze date dalle peculiaritagrave della situazione Ciograve egrave dovuto soprattutto al fatto che nelle aree protette unitamente alla differenziazione delle realtagrave territoriali si deve valutare in modo piugrave attento il problema della complessitagrave delle emergenze naturalistiche e del loro rapporto con il trauma causato dal fuoco Questa analisi di dettaglio egrave necessaria per definire gli interventi sia in rapporto alle esigenze della copertura vegetale alla sua evoluzione e mantenimento sia al limite rispetto alla stessa opzione zero se si debba cioegrave intervenire o meno in aree percorse dal fuoco Lrsquoobiettivo principale enunciato dalla stessa L35300 che si vuole raggiungere con il piano di protezione delle aree boscate contro gli incendi nelle aree protette deve essere quello di limitare i danni mirando sia alla riduzione delle superfici percorse dal fuoco che alla diminuzione del numero di eventi Pur non trascurando le cause determinanti che si possono piugrave difficilmente contrastare lrsquointervento di prevenzione si concentra maggiormente sul controllo e sulla gestione dei fattori predisponenti cioegrave quei fattori che insieme concorrono a condizionare il comportamento del fuoco e quindi la forza distruttiva e i danni che esso puograve causare noncheacute la potenziale difficoltagrave di controllo da parte del servizio di estinzione I danni piugrave ingenti sono causati da fronti di fiamma che si propagano con intensitagrave elevata e che caratterizzano incendi di grandi dimensioni mentre gli eventi piugrave piccoli spesso non hanno alcun effetto negativo rilevante La limitazione dei danni gravi si potragrave ottenere prevalentemente con provvedimenti che mirano ad evitare linsorgenza di eventi di grandi dimensioni Per questo motivo egrave necessario analizzare in dettaglio il territorio e distinguere zone con differente predisposizione al fuoco realizzare in esse la prevenzione diretta e a maggior ragione disporre di un affidabile sistema di previsione del comportamento dellincendio Nelle aree protette la prevenzione diretta deve essere realizzata con metodi di basso impatto ambientale sottolineando che le realizzazioni di prevenzione diretta non devono essere traumatiche per il territorio e non devono causare trasformazioni irreversibili Per tale motivo si deve fare ricorso a tecniche che puntino soprattutto sui processi di rinaturalizzazione e sullrsquoaumento delle capacitagrave omeostatiche dei sistemi ed il loro grado di resilienza interno evitando quanto piugrave possibile tutti gli

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interventi che comportano delle trasformazioni quali potrebbero essere ad esempio invasi di rifornimento idrico in cemento o strade antincendio che nei parchi egrave bene che siano limitati Particolare cura va anche posta nella valutazione dellrsquoincidenza in termini di frammentazione e perdita della connettivitagrave di eventuali opere finalizzate alla prevenzione dellrsquoincendio stesso In sede di pianificazione lrsquoadozione dei principi fondamentali enunciati nelle premesse

- carattere omeostatico - integrazione tra prevenzione ed estinzione - obiettivi e prioritagrave di intervento - verifica della pianificazione - protezione dagli incendi boschivi materia in veloce evoluzione

consente una armonizzazione con i dettami dellrsquoart 12 della Legge Quadro sulle Aree Protette n 394 del 61291 facendo riferimento in particolare allorganizzazione e differenziazione drsquouso del territorio ai vincoli e allaccessibilitagrave veicolare e pedonale PREVISIONE Con questa attivitagrave si mira a conoscere in anticipo la probabilitagrave che avvengano gli incendi la loro frequenza e possibilmente anche il loro comportamento La previsione egrave ovviamente collegata con le caratteristiche climatiche fisiche e biologiche del territorio Questattivitagrave di per seacute molto importante nella pianificazione per la protezione contro gli incendi boschivi assume rilevanza singolare per le aree protette PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO In prima istanza egrave fondamentale la conoscenza delle linee di impostazione di carattere pianificatorio generale che sono applicate o comunque previste per un determinato territorio al fine di valutarne il rapporto che intercorre con le determinazioni pianificatorie per la protezione contro gli incendi boschivi La conoscenza nel dettaglio delle pianificazioni in atto egrave molto importante in quanto molti sono i soggetti abilitati a formalizzare piani di indirizzo e piani di sviluppo che nel loro insieme possono avere una grande importanza nellrsquoaccentuare o mitigare il rischio di incendio Eacute essenziale conoscere anche tutto ciograve che abbia ricadute dirette o indirette sul pattern di distribuzione delle diverse attivitagrave produttive o conservative Eacute opportuno evidenziare inoltre il ruolo che la conoscenza del modello organizzativo attuale del territorio del parco assume nei riguardi della previsione prevenzione estinzione e ricostituzione delle superfici percorse dal fuoco A tal fine egrave necessario fare indagini preliminari per ottenere un quadro della situazione ed acquisire informazioni sul sistema ambientale e sulla pianificazione territoriale agraria e forestale e specificatamente su quella relativa alla protezione contro gli incendi boschivi Nelle aree protette in relazione alla specificitagrave stessa dellrsquoarea possono assumere una primaria importanza anche popolazioni animali e vegetali habitat comunitagrave o sistemi di paesaggio che di norma non sempre si riconoscono di elevato interesse ambientale A riguardo occorre tenere in particolare considerazione le aree NATURA 2000 ed i relativi habitat di interesse comunitario Con queste indagini si tenderagrave ad acquisire delle conoscenze da utilizzare sia per lrsquoimpostazione delle attivitagrave pianificatorie sia per la realizzazione dei relativi progetti attuativi In modo particolare deve

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essere acquisito il complesso delle linee di pianificazione ecologica del territorio a parco e la conoscenza della dinamica delle popolazioni e delle comunitagrave che il Parco intende conservare noncheacute la situazione socioeconomica Eacute opportuno tenere presente che tra le funzioni istituzionali dei Parchi rientra lrsquoobiettivo volto alla conservazione della biodiversitagraverdquo Nel nostro Paese spesso la biodiversitagrave risente dellrsquoazione dellrsquouomo ed in particolare nellrsquoecosistema mediterraneo egrave fortemente condizionata dallrsquouso del fuoco per liberare porzioni di territorio dalla cenosi legnose e quindi favorire il pascolo Ciograve complica notevolmente lrsquoopera del pianificatore in quanto spesso per conservare alcune popolazioni animali eo vegetali egrave necessario intervenire per evitare la ripresa del bosco o di cespuglieti che riducono la superficie delle zone aperte in questi speciali ambiti anche lrsquoazione del fuoco si puograve considerare quale fattore ecologico Di seguito vengono indicati i principali elementi su cui estendere le indagini CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI A monte di qualsiasi elemento pianificatorio egrave essenziale conoscere nel dettaglio lrsquoarticolazione spaziale strutturale e funzionale della copertura del suolo e del suo attuale uso Purtroppo spesso vaste porzioni di territorio sono ancora prive di questa informazione a scala adeguata mentre il rischio e la pericolositagrave sono strettamente connessi con la disposizione spaziale delle diverse fisionomie Particolare importanza egrave inoltre legata alla conoscenza non solo tipologica delle diverse attivitagrave ma anche alla conoscenza puntuale delle informazioni connesse con la definizione della struttura verticale ed orizzontale di una comunitagrave Lrsquoaggiornamento della cartografia di dettaglio ad esempio secondo la nomenclatura prevista dallo sviluppo del programma CORINE Land Cover almeno al IV o V livello non egrave quindi solo un elemento conoscitivo di base ma egrave elemento essenziale del progetto del Piano Con questo documento da tenere sempre aggiornato egrave inoltre possibile aggiornare anche le prioritagrave di intervento MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE Nella descrizione del territorio il piano AIB deve contenere anche un inquadramento generale su altre problematiche localmente rilevanti pertinenti morfologia geologia pedologia franositagrave erosione superficiale e assetto idrogeologico al fine di individuare diversi fattori di criticitagrave che potrebbero avere rapporti di interdipendenza con gli incendi boschivi o semplicemente di sovrapposizione territoriale di diverse calamitagrave naturali VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI La descrizione della vegetazione naturale eo dei tipi forestali con la caratterizzazione delle specie la loro mescolanza e le tendenze evolutive dei soprassuoli offrono unrsquoinformazione che puograve essere utile a differenti livelli di scala di rilevamento in vari tipi di pianificazione territoriale ed in particolare in quella AIB per una buona identificazione degli indici e delle zone interessate dai vari tematismi AIB (combustibilitagrave rischio gravitagrave pericolositagrave intensitagrave di fiamma al passaggio del fuoco ecc) Questo evidenzia la necessitagrave di avere unrsquoaccurata cartografia vegetazionale

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ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI Per le descrizioni dellrsquoandamento degli incendi e dei fattori predisponenti e per lrsquoindividuazione delle zone a rischio alto medio e basso (decisione (CEE) ndeg C(93) 1619 del 24061993 integrata dalla decisione Sg (95) D2205 del 27021995) egrave necessario anche disporre dei dati seguenti

- serie storica degli incendi (comprendendo tutte le informazioni rilevate attualmente per ciascun incendio dal Corpo Forestale dello Stato) per almeno 10-15 anni

- cartografia delle aree percorse dal fuoco nellrsquoultimo quinquennio e se possibile nei due precedenti quinquenni

- serie storica dei dati meteorologici (precipitazioni vento umiditagrave e temperatura dellrsquoaria insolazione) con localizzazione delle stazioni meteorologiche e ove possibile descrizione delle modalitagrave di raccolta dei dati elaborazioni degli stessi sulla distribuzione spazio-temporale degli incendi

Si dovragrave disporre di un sistema di previsione di livello generale tramite il collegamento con servizi di previsione a scala regionale e continentale tipo sistema EUDIC (European Ranger Information Communication) Si deve poi affiancare a queste informazioni una previsione di dettaglio essa deve essere realizzata preferibilmente con un metodo meteorologico cumulativo di inizio e diffusione la cui risposta sia validata dalle condizioni ambientali del parco LA PIANIFICAZIONE FORESTALE In questa analisi complessa devono anche essere esaminate le linee di pianificazione seguite per realizzare i piani di gestione forestale Queste informazioni sono necessarie per conoscere soprattutto le principali finalitagrave (beni e servizi) che si vogliano ottenere dal bosco in quel contesto ambientale e socioeconomico La conoscenza delle finalitagrave di carattere generale e quindi i criteri seguiti per realizzare i piani di assestamento e di gestione (riordino riassetto piani speciali di settore nellrsquoambito dei piani di assetto dei parchi e delle riservehellip) delle risorse forestali sono necessari per comprendere meglio gli obiettivi che si vogliono ottenere con la utilizzazione del bosco Tutto questo egrave dato dal fatto che vi egrave uno stretto rapporto tra le trasformazioni previste con lrsquoassestamento e gli interventi di pianificazione nella protezione delle aree contro gli incendi boschivi INTERVENTI SELVICOLTURALI Serve conoscere quale sviluppo sia dato alla selvicoltura ed in modo particolare alla selvicoltura preventiva su tutta lrsquoarea compresa nel piano di protezione contro gli incendi boschivi che nella fattispecie egrave tutta larea protetta La distribuzione la tipologia e lrsquointensitagrave degli interventi influenzano infatti notevolmente la possibilitagrave di diffusione degli incendi Nelle aree protette i boschi vengono considerati maggiormente per la loro multi funzione che non per la produzione stessa di legname e degli altri prodotti non legnosi Allrsquointerno del Parco in prima istanza va definito per quali boschi si intenda conservare unattitudine produttiva o turistico ricreativa specifica e per quali lasciare prevalere lrsquoattitudine definita in sensu latu ldquoecologicardquo Si tratta di una scelta molto complicata ma necessaria in quanto vaste porzioni del nostro Paese sono state sottoposte a rischio idrogeologico anche a causa di una cattiva gestione forestale adottata in passato Egrave da tener presente che la conoscenza dello stato di gestione del bosco consente anche di realizzare una mappatura del probabile comportamento del fuoco

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GESTIONE DEI PASCOLI Questa indagine egrave giustificata dalla rapida diffusibilitagrave dei fronti di fiamma radenti nei pascoli Poicheacute la velocitagrave del vento in tale ambito non egrave infatti rallentata dalla copertura arborea o arbustiva gli incendi assumono i valori piugrave alti di velocitagrave di propagazione proprio allrsquointerno di questa fisionomia Tale fatto giustifica una conoscenza della ubicazione e delle caratteristiche dei pascoli Eacute inoltre evidente come questa fisionomia risenta ancor piugrave delle fisionomie forestali dellrsquoandamento climatico degli effetti di prolungati periodi di ariditagrave ed in particolare del carico animale (erbivori domestici e selvatici) che dovrebbe essere opportunamente regolamentato Come anticipato in premessa la figura del pastore e in generale del gestore privato locale puograve assumere un importantissimo ruolo nellattivitagrave di prevenzione dellincendio boschivo per cui un suo coinvolgimento anche con incentivi economici egrave senzaltro auspicabile PIANIFICAZIONE FAUNISTICA Il territorio forestale ospita numerosissime popolazioni animali Tra esse alcune come gli ungulati selvatici hanno una particolare interferenza con il bosco e il suo sviluppo Per tale motivo possono essere intraprese delle attivitagrave che modificano la copertura forestale conferendole la capacitagrave di ospitare un maggior numero di animali In altri casi non si desidera aumentare il numero ma proporre una migliore gestione Per tali motivi egrave opportuno conoscere gli interventi finalizzati alla pianificazione faunistica poicheacute essi si correlano con interventi di protezione contro gli incendi boschivi Il territorio forestale e il suo mosaico vanno analizzati in funzione specifica degli habitat che offrono alla fauna selvatica In particolare si dovragrave porre attenzione non solo ai vertebrati ed alla fauna superiore ma anche a tutte le forme animali che costituiscono parte fondamentale della biodiversitagrave In questo senso lrsquoaccumulo di legno morto in foresta che sembra contraddire lrsquoopportunitagrave di limitare la necromassa presente in quanto primo propagatore del fuoco egrave bene che sia gestito con particolare attenzione quindi saragrave necessario inventariare in modo quantitativo la presenza di questa componente della foresta con appositi rilievi ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA La delimitazione cartografica delle aree di interfaccia urbano-foresta costituisce un importante elemento del ldquoPiano di Emergenza comunale od intercomunalerdquo Dal punto di vista della pianificazione AIB la loro individuazione risulta essere opportuna sia a livello di previsione che di prevenzione Egrave quindi auspicabile che nella redazione del Piano AIB le aree di interfaccia urbano-foresta vengano tenute in debita considerazione anche nel caso in cui i comuni non avessero realizzato il loro Piano di Emergenza e quindi con una pre-delimitazione delle stesse da parte del Parco Altrimenti egrave comunque opportuno realizzare la carta anche se incompleta con riportate le zone di interfaccia per i soli comuni che avranno fornito il proprio piano demergenza allEnte parco con relativo elenco dei Comuni adempienti Le aree di interfaccia urbano foresta richiedono interventi pianificatori particolari Infatti in questa zona il bosco puograve essere il veicolo per un incendio che potrebbe danneggiare insediamenti civili Si verifica anche la situazione contraria divenendo il bosco lrsquooggetto di trauma da parte di incendi originati dalle attivitagrave in ambienti urbanizzati Per tali motivi si ritiene opportuno disporre di unrsquoindagine che evidenzi la distribuzione e la concentrazione dellrsquointerfaccia

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In linea generale in tale interfaccia si deve assolutamente privilegiare la riduzione del rischio drsquoincendio rispetto anche alla conservazione di elementi strutturali e funzionali caratteristici del sistema forestale stesso Risulta quindi importante sia la definizione di interfaccia urbano foresta che la caratterizzazione tipologica della zone di interfaccia secondo la differenziazione delle tipologie di bosco in termini forestali e vegetazionali la differenziazione delle tipologie di combustibili la simulazione di comportamento del fronte di fiamma la stima della pericolositagrave specifica Al fine di assicurare la prevenzione AIB spettante allrsquoente parco saragrave cura di questrsquoultimo emanare un regolamento specifico rispondente alle esigenze di interventi selvicolturali per le zone di interfaccia giagrave identificate dai piani di emergenza ed anche per le zone di interfaccia non ancora delimitate attraverso una loro appropriata definizione con relativa tipologia compatibile con la realtagrave del parco LA ZONIZZAZIONE ATTUALE Con tale termine si intende linsieme delle indagini conoscitive direttamente mirate a comprendere le specificitagrave ambientali locali nei riguardi della difesa contro gli incendi boschivi di seguito riportate Per provvedere alla definizione del piano per la previsione prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi si deve indagare tutto il territorio dellarea protetta In particolare si ritiene che indipendentemente dalla dimensione dellrsquoarea si debba comprendere tutto il territorio nel contesto della pianificazione senza escludere zone in cui il problema sia meno intenso o trascurabile ma anzi considerando anche le porzioni di zone contigue eventualmente significative ai fini preventivi Questa scelta egrave motivata sia dalla comune valenza ambientale di tutte le zone che sono ritenute tali solo per essere comprese nella delimitazione a parco sia dalla necessitagrave di evitare la complicazione di sovrapporre in modo discontinuo sullrsquoarea del parco regole previste dalla legge che differenziano le zone comprese e le zone escluse dal piano Sulla base di tali informazioni si arriva a tracciare la zonizzazione dellrsquoarea soggetta al rischio Essa in linea di larga massima segue la frequenza di incendio e viene integrata da emergenze locali in funzione della loro sensibilitagrave al danneggiamento provocato dal fuoco oltre che dallrsquointensitagrave del fenomeno Poicheacute il piano di protezione contro gli incendi boschivi prevede interventi diversi distribuiti sul territorio in relazione a quanto precedentemente detto egrave necessario provvedere a zonizzare il territorio stesso in funzione delle problematiche causate dal passaggio del fuoco Eacute opportuno correlare le zone alla classificazione gerarchica del territorio e comunque (soprattutto in funzione della dimensione dellrsquoarea protetta) individuare parti omogenee per distribuire su di esse interventi altrettanto omogenei e proporzionati La zonizzazione quindi distingueragrave sul territorio una serie di realtagrave omogenee per problematiche pirologiche presenti allrsquoattualitagrave (zonizzazione attuale) Eacute importante segnalare questo principio in quanto lrsquoattuale uso del suolo puograve avere un ruolo molto significativo Per definire la zonizzazione attuale verranno analizzati i seguenti punti utilizzando i dati disponibili a scala adeguata

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Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio Si tratta delle informazioni necessarie per definire il quadro di riferimento in termini funzionali e strutturali in linea con i principi della ecologia del paesaggio In linea generale la conoscenza territoriale dovragrave basarsi sulla classificazione gerarchica del territorio ossia sulla individuazione dei sistemi sottosistemi ed unitagrave ambientali Sulla base delle conoscenze litologiche morfologiche floristiche faunistiche vegetazionali di uso del suolo e infrastrutturali egrave possibile riconoscere e qualificare in termini di suscettivitagrave agli incendi le diverse porzioni del territorio Fattori predisponenti Costituiscono lrsquoinsieme di variabili che con azione combinata consentono il verificarsi delle potenziali condizioni per lo sviluppo del fuoco Mentre infatti le cause determinanti sono nel nostro Paese e in generale in tutta lrsquoEuropa mediterranea legate direttamente o indirettamente alle attivitagrave antropiche i fattori predisponenti sono riconducibili alle variabili meteorologiche e topografiche e alle caratteristiche della biomassa bruciabile presente negli ambienti naturali In particolare la biomassa bruciabile egrave costituita dalla componente vegetazionale degli ecosistemi a cui nella protezione dagli incendi boschivi si fa spesso riferimento con il termine di combustibile forestale I fattori rilevanti per il rischio di incendio sono dunque molti e caratterizzati da forti interazioni Se in linea generale possono essere identificati gli elementi del territorio che hanno un ruolo significativo nel determinare la distribuzione spaziale del rischio con riferimento a specifiche realtagrave il peso di ogni singolo fattore puograve essere molto diverso e le interazioni giocano un ruolo chiave Si pensi ad esempio agli incendi dellarco alpino concentrati nel periodo invernale e primaverile per i quali un fattore fortemente limitante puograve essere la presenza della neve che non ha invece alcuna relazione con gli incendi negli ambienti mediterranei Negli ultimi anni grazie anche alla grande diffusione dei sistemi informativi geografici (GIS) e alla aumentata disponibilitagrave in forma digitale di dati georiferiti sono stati messi a punto vari metodi per la mappatura del rischio di incendio a partire da informazioni relative alle caratteristiche territoriali e alla distribuzione spaziale dei fattori influenti Per impostare lanalisi dei fattori predisponenti il rischio di incendio e quindi lanalisi del rischio derivato dalle variabili di predisposizione vanno affrontati i seguenti temi

- le componenti spaziale e temporale - le variabili di rischio negli esempi di zonizzazione del rischio di incendio reperibili in

letteratura le variabili impiegate sono solitamente riconducibili alle tre citate componenti di meteorologia topografia e combustibili

- le modalitagrave drsquointegrazione delle variabili di rischio In particolare un sistematico monitoraggio dei fattori meteo per la previsione del pericolo (direttamente implementata o mutuata da fonti regionali) e quindi la relativa individuazione dei periodi critici permette di modulare le attivitagrave di prevenzione e di adeguare le risorse AIB come lrsquoimpiego dei diversi sistemi di sorveglianza e di allertamento e del relativo personale disponibile (es pre-allertare il sistema di estinzione attivare diverse modalitagrave o intensitagrave di avvistamento avvisare la popolazione porre divieti ecc) Questo permette di abbassare la soglia di pericolo e contenere i costi per lrsquoAIB nei periodi meno critici Lanalisi contenuta nel piano su questo tema dovragrave consentire di definire almeno in termini generali degli scenari operativi di utilizzo

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Cause determinanti Per cause determinanti si intendono gli aspetti che in una situazione definita da fattori predisponenti possono dar luogo allrsquoimmediato sviluppo ed alla propagazione del fuoco Le cause determinanti dovranno essere distinte in conformitagrave al Regolamento (CE) ndeg 80494 che classifica lrsquoorigine presunta di ciascun incendio secondo le seguenti quattro categorie

- incendio di origine ignota - incendio di origine naturale per esempio provocato dal fulmine - incendio di origine accidentale o dovuto a negligenza ossia la cui origine egrave connessa

allrsquoattivitagrave diretta o indiretta dellrsquouomo senza che questi abbia avuto lrsquointenzione di distruggere uno spazio forestale (collegamenti elettrici ferrovia opere pubbliche barbecue bruciature di stoppie sfuggite al controllo di chi ha acceso il fuoco etc)

- incendio di origine dolosa (volontaria) ossia provocato con lrsquointenzione deliberata di distruggere uno spazio forestale per qualsiasi motivo

In particolare egrave opportuno fare una approfondita analisi e conseguente cartografia di quelle infrastrutture giudicate connesse con le possibilitagrave di innesco come la viabilitagrave identificando nel contempo le fasce coassiali di varia larghezza a cui associare una certa incidenza di cause determinanti in funzione della distanza dalla strada stessa Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali Per rischio si intende la somma delle variabili che rappresentano la propensione delle diverse formazioni vegetali ad essere percorse piugrave o meno facilmente dal fuoco Il rischio come giagrave detto sopra egrave un fattore statico che caratterizza il territorio nellrsquoambito della zonizzazione attuale Il rischio puograve cambiare solo sul lungo termine e deve essere mantenuto distinto dal concetto di pericolo che egrave per definizione variabile nel tempo in relazione al verificarsi di piugrave fattori predisponenti Per la zonizzazione del rischio statico ci si dovragrave uniformare alla classifica approvata dallrsquoUnione Europea (c(93) ndeg 161993 integrata dalla SG (95) D220595 per il territorio italiano che prevede

- zone ad alto rischio zone il cui rischio permanente o ciclico di incendio di foresta minaccia gravemente lrsquoequilibrio ecologico la sicurezza delle persone e dei beni o contribuisce allrsquoaccelerazione dei processi di desertificazione

- zone a medio rischio le zone in cui il rischio di incendio di foresta pur non essendo permanente o ciclico puograve minacciare in misura rilevante gli ecosistemi forestali

- zone a basso rischio tutte le altre zone Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali Con questa indagine si evidenzia lrsquoinfluenza del vento sugli incendi Il vento egrave determinante per la diffusione e per il comportamento del fuoco e pertanto deve essere analizzato in tutte le sue componenti Eacute indispensabile individuare per ciascuna zona i ldquoventi pericolosirdquo nella loro tipologia predominante e in particolare egrave opportuno conoscere il tipo di rallentamento che la copertura forestale ha sugli stessi Infatti la tipologia e la distribuzione dei boschi hanno influenza sul rallentamento della velocitagrave del vento e consente di prevedere con sufficiente attendibilitagrave il comportamento del fuoco

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Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) Con questi parametri si giudica la cronologia e la caratterizzazione con cui si verificano gli incendi nellrsquoarea in esame unitamente alla incidenza che hanno sul territorio forestale Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura Su tutto il territorio su cui si estende il piano egrave indispensabile conoscere il tipo il carico e la distribuzione del combustibile che si identificano nelle tipologie di copertura forestale che rappresentano uno strumento fondamentale per la pianificazione di protezione contro gli incendi boschivi ed un importante elemento conoscitivo per limpiego di modelli di previsione del comportamento del fuoco DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO La pericolositagrave di incendio su un determinato territorio esprime la possibilitagrave del manifestarsi di incendi unitamente alla difficoltagrave di estinzione degli stessi La gravitagrave esprime le conseguenze che derivano alle coperture forestali in seguito al passaggio del fuoco Sia la pericolositagrave sia la gravitagrave da individuare per ciascuna zona omogenea del territorio hanno vari livelli e le relative soglie devono essere definite direttamente dal pianificatore LA PERICOLOSITAgrave La pericolositagrave saragrave quindi definita sulla base dellanalisi dei fattori ambientali (naturali ed antropici) In generale saranno considerati gli aspetti orografici quali quota esposizione dei versanti rugositagrave della superficie pendenza geomorfologia per valutare come il fuoco puograve diffondersi Verranno poi considerate le caratteristiche della vegetazione forestale quali la composizione floristica forme di governo e trattamento continuitagrave verticale ed orizzontale dei popolamenti densitagrave delle chiome altezze dendrometriche e altezze di inserzione delle chiome modelli di combustibile per risalire alle probabili caratteristiche del fronte di fiamma con particolare riferimento alla intensitagrave presenza quantitagrave e distribuzione della necromassa Infine si dovranno considerare le caratteristiche relative alle reti idriche e viarie alle infrastrutture civili Lrsquoarea di riferimento per lanalisi e la rappresentazione della distribuzione spaziale delle variabili indicate egrave di un ettaro anche se in casi di particolare interesse si potragrave adottare un dettaglio maggiore Tuttavia questrsquoultima scelta deve essere seguita solo in caso di effettiva necessitagrave Quindi lrsquoinsieme delle variabili riferite allrsquo area elementare di 1 ettaro esprime un ldquoprofilo di pericolositagraverdquo univoco che egrave relazionato allrsquoinsorgenza alla propagazione e alla difficoltagrave di controllo degli incendi Per aree vaste o per aree dove gli incendi sono piugrave frequenti e quindi vi egrave una significativa quantitagrave di dati si possono eventualmente predisporre modelli empirici di validitagrave locale In generale se non si ritiene di ricorrere alla costruzione di appositi modelli statistici si puograve ricorrere al procedimento di statistica multivariata della cluster analysis

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In tale modo si possono raggruppare aree con ldquoprofilo di pericolositagraverdquo simile e con riferimento al centroide di ciascun gruppo si potragrave avere il profilo di pericolositagrave ldquotipordquo da attribuire a ciascuna situazione omogenea In ogni area omogenea saragrave indispensabile realizzare delle simulazioni del probabile comportamento del fuoco con i modelli di previsione in grado di fornire indicazioni su probabile intensitagrave velocitagrave di avanzamento tempo di residenza altezza e lunghezza di fiamma Le simulazioni saranno riferite alle condizioni generali che informano sulla tipologia di incendio da considerare poicheacute maggiormente caratterizzante la zona Queste variabili sono strettamente legate al danno sofferto dalla copertura forestale e alla possibilitagrave di lotta In modo particolare lrsquointensitagrave lineare piugrave avanti definita informa sulla possibilitagrave di attacco diretto Questo egrave lrsquoattacco che permette di minimizzare i danni e che tuttavia puograve essere applicato solo a certe condizioni di intensitagrave lineare del fronte di fiamma Se queste non si verificano diviene necessario ricorrere ad altre tecniche di estinzione decisamente piugrave traumatiche per la copertura forestale quali labbattimento di porzioni di bosco Pertanto la conoscenza di dove sia fisicamente possibile adottare le migliori soluzioni egrave per un parco una tappa irrinunciabile Ipotizzando scenari meteorologici prestabiliti (vedi anche i ldquofattori predisponentirdquo) con lrsquouso dei modelli di previsione del comportamento del fuoco potragrave essere prodotta una carta del comportamento atteso delleventuale fronte di fiamma LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO La gravitagrave reale esprime le variazioni che gli incendi boschivi causano nellrsquoambiente con il quale interagiscono In questa fase della pianificazione si tratta di esprimere il conflitto tra gli effetti negativi del potenziale incendio e la funzione attesa dal sistema ambientale nella sua complessitagrave strutturale e funzionale In modo particolare nei parchi poicheacute non egrave verosimile proporre una pianificazione che elimini nel periodo di validitagrave tutti gli incendi deve essere proposta una serie di provvedimenti che possa contenerne gli effetti negativi In questo contesto egrave utile introdurre il concetto di ldquoimpatto attesordquo che verragrave definito nelle diverse zone come insieme di

- intensitagrave attesa del fronte di fiamma da cui discende la forza distruttiva potenziale dellrsquoincendio

- effetto atteso del fuoco nei confronti della resistenza e della resilienza dei popolamenti forestali Questa informazione esprime la vulnerabilitagrave dellrsquoecosistema nei confronti del fuoco e lrsquoentitagrave del disturbo che questo egrave in grado di sopportare

- impatto nelle diverse zone dellrsquoarea protetta con i diversi livelli di tutela da cui discende la valutazione dellrsquoimportanza e del servizio atteso attribuito alle diverse formazioni minacciate dal fuoco Il peso dei livelli di tutela egrave relativo in quanto va sempre correlato con la relativa suscettivitagrave allrsquoincendio della tipologia in esame Si puograve infatti avere una riserva integrale per una zona umida e una tutela inferiore per un bosco rado di roverella in esposizione meridionale Saragrave senza dubbio questo secondo aspetto ad essere sottoposto al massimo delle attenzioni possibili

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Concretamente quindi limpatto attesordquo saragrave derivato dalla combinazione dei seguenti tre fattori a) Intensitagrave attesa gli effetti del fuoco sono legati al suo comportamento Lrsquointensitagrave lineare (quantitagrave di calore emanata nellrsquounitagrave di tempo per unitagrave lineare di fronte di fiamma) egrave il parametro maggiormente correlato agli effetti del fuoco e puograve determinare conseguenze da molto limitate a gravissime sullrsquoecosistema Si ritiene di proporre la valutazione del livello di impatto con un punteggio compreso tra 1 (molto basso) e 5 (molto alto) A partire da questa configurazione allrsquointensitagrave attesa del fronte di fiamma egrave stato attribuito un impatto atteso secondo quanto di seguito indicato

Intensitagrave attese (kWm) Impatto attesolt400 1

400-800 2800-1600 31600-3200 4

gt3200 5 b) Effetto atteso sulla tipologia vegetazionale leffetto( o impatto) atteso sulla copertura forestale ed in generale sullrsquoambiente del parco dipende dallintensitagrave dallrsquoestensione dellrsquoincendio ma in gran parte dalla vulnerabilitagrave della vegetazione e in particolare dalla sua resilienza e resistenza Queste caratteristiche devono essere evidenziate con indagini puntuali basate sullrsquoecologia forestale e sulla selvicoltura Si propone di valutare lrsquoimpatto atteso assegnando alle diverse formazioni punteggi compresi da 1 a 5 c) Impatto nelle diverse zone dellarea protetta relativamente allrsquoimpatto atteso degli incendi nelle diverse zone protette si dovragrave procedere ad una caratterizzazione differente Gli interventi dovranno essere modulati in funzione delle differenti finalitagrave del parco considerando quanto previsto dalla L 39491 che indica diversi gradi di protezione (A) riserve integrali (in cui lambiente naturale egrave conservato nella sua integritagrave) (B) riserve generali orientate (con forti limitazioni nella realizzazione di nuove opere o di trasformazione del territorio in cui possono essere consentite utilizzazioni produttive tradizionali e i servizi connessi) (C) aree di protezione (nelle quali possono ammettersi attivitagrave agrosilvopastorali nei limiti fissati dallente parco) (D) aree di promozione economica e sociale (in cui sono ammesse attivitagrave piugrave intensive e azioni di valorizzazione economica culturale e sociale coerenti con le finalitagrave del parco) Nellrsquoambito dei differenti livelli di protezione per definire i livelli di impatto si faragrave riferimento ai caratteri con cui gli incendi sono maggiormente in conflitto tenendo sempre ben presente la naturale predisposizione al rischio drsquoincendio delle diverse formazioni La zonazione per gradi di protezione naturalistica del parco (A B C e D ove esiste ed 1 e 2 negli altri casi) egrave una macro zonizzazione vista lestensione relativamente grande di ogni zona rispetto alle diverse tipologie morfologiche e vegetazionali interne ad ognuna di esse pertanto si ritiene che tale zonazione non abbia una diretta rilevanza sul comportamento del fuoco bensigrave determini una diversa considerazione sulle prioritagrave dintervento data la diversa valenza naturalistica Quindi si ritiene di valutare limpatto atteso da 1 a 4 rispettivamente per le zone D C B e A e da 2 a 3 rispettivamente per le zone 2 e 1

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La combinazione delle tre variabili considerate realizzata per semplice somma dei relativi punteggi di impatto parziale assegnando quindi uguale peso al contributo delle diverse componenti Il punteggio derivante dalla somma verragrave quindi segmentato in classi secondo la seguente tabella

Punteggio di impatto Classe di impatto 3-6 Basso 7-9 Medio 10-12 Alto 13-14 Molto Alto

ZONIZZAZIONE DI SINTESI Avvalendosi delle elaborazioni precedenti il territorio viene suddiviso in aree omogenee che indicano rispettivamente la pericolositagrave e la gravitagrave reale dincendio Il passo successivo della pianificazione a fini di protezione della zona contro gli incendi non puograve prescindere dal considerare ambedue i parametri valutati unitamente e in modo sintetico Pertanto per ciascuna area la conoscenza della pericolositagrave e della gravitagrave che tiene conto di tutti i parametri pirologici ponderati precedentemente consentiragrave di avere una situazione pirologica complessiva mediante unoperazione di intersezione spaziale delle aree omogenee definite dalla pericolositagrave e dalla gravitagrave dincendio ottenendo aree omogenee per entrambi questi due parametri LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO La prioritagrave degli interventi di prevenzione diretta saragrave accordata in funzione della combinazione dei valori di gravitagrave e pericolositagrave di ogni zona omogenea Tuttavia puograve accadere che nel territorio dellarea protetta vi siano piugrave zone di pari valore di gravitagrave e pericolositagrave In previsione di tale evenienza disponendo dei dati sufficienti si prevede di ricorrere al concetto del tempo di rotazione Il tempo di rotazione viene definito come il rapporto tra la superficie boscata dellrsquoarea e la superficie boscata media annua percorsa della stessa area Il reciproco di questo rapporto puograve essere visto come tempo di ritorno (numero di anni necessari affincheacute la stessa superficie venga nuovamente interessata dallrsquoincendio) oppure periodo di tempo necessario affincheacute tutta la superficie boscata dellrsquoarea venga percorsa dal fuoco ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI La legge 35300 in materia di incendi boschivi nasce dalla diffusa convinzione che lrsquoapproccio piugrave adeguato per perseguire la conservazione del patrimonio boschivo bene insostituibile per la qualitagrave della vita sia quello di promuovere ed incentivare le attivitagrave di previsione e di prevenzione anzicheacute privilegiare la fase emergenziale legata allo spegnimento degli incendi Nellattuale impostazione del piano egrave necessario realizzare unorganica gestione degli interventi e delle azioni mirate a mitigare le conseguenze degli incendi Tale impostazione comporta che si accetti che il fuoco possa percorrere parte del territorio posto a protezione In tale caso si definiscono precisi limiti di comportamento del fuoco e di estensione totale Questimpostazione comprende un concetto applicabile per lo piugrave ad area vasta e quindi di livello regionale Lrsquoobiettivo del piano delle aree a parco deve basarsi sullrsquoapplicazione del criterio della ldquoriduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocordquo da realizzare per tappe successive tendendo a raggiungere il contenimento totale se possibile

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La riduzione attesa di superficie percorsa egrave comunque un obiettivo parziale di cui si deve verificare la concreta realizzabilitagrave nel periodo di validitagrave del piano Le linee di pianificazione devono essere stabilite e mantenute valide nella loro impostazione per un periodo sufficiente a valutarne i risultati Detto periodo viene previsto indicativamente tra 3 e 5 anni Lrsquoimpostazione pluriennale non esclude le revisioni annue di cui alla L 3532000 che per le aree protette devono avere soprattutto lrsquoobiettivo di controllo dei risultati delle azioni preventive A tale fine egrave indispensabile fare riferimento alle zone omogenee precedentemente descritte collocando in esse gli interventi in funzione dellrsquoimpatto atteso Integrano gli interventi assegnati alle singole zone omogenee gli interventi generali che estendono la loro efficacia su tutto il territorio del parco Per la realizzazione di quanto sopra egrave opportuno avvalersi dei seguenti elementi Definizione degli obiettivi Gli obiettivi da perseguire per la protezione di unrsquoarea protetta contro gli incendi devono essere assai rigorosi e strettamente connessi con gli obiettivi specifici per i quali si egrave costituita lrsquoarea protetta In generale lrsquoobiettivo si concretizza con la superficie percorsa dal fuoco massima accettabile Definizione dellimpatto accettabile per area omogenea e per tipologia forestale Ogni area omogenea puograve sopportare un impatto che egrave deciso dal pianificatore La variabilitagrave di situazioni non permette di fornire delle indicazioni generali infatti si puograve spaziare da livelli dimpatto nulli ad elevati In funzione del livello dimpatto accettato cambiano molto lrsquoimpegno e i costi per rispettarlo Esigenze di protezione e tipologie dintervento nelle aree omogenee Questa fase consiste nellrsquoassegnazione delle tipologie dintervento di contenimento del fuoco alle differenti zone omogenee Sulla base dellrsquoobiettivo relativo alla zona omogenea si stabilisce quali siano gli interventi da realizzate per raggiungerlo Gli interventi saranno distribuiti tra prevenzione ed estinzione impiegando tutti i possibili mezzi e tecniche Questa fase egrave assai delicata poicheacute comporta lrsquoinserimento di un provvedimento in una situazione dovendone prevedere i risultati Definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile La superficie percorsa dal fuoco massima accettabile per ogni zona omogenea egrave una parte fondamentale del piano e puograve essere determinata anche con procedimenti di simulazione di comportamento del fronte di fiamma nelle varie situazioni tipo riscontrate nella realtagrave del territorio La definizione della superficie percorsa massima deve essere correlata anche con le diverse caratteristiche di recupero spontaneo della vegetazione stessa La conoscenza della resilienza e della tempistica del recupero dovranno entrare operativamente nel modello finalizzato alla definizione della ldquosuperficie percorsa massima accettabilerdquo Per unrsquoarea naturale protetta che assume dimensioni ampie (come alcuni Parchi Nazionali) serve una specifica successione di tappe pianificatorie Nel caso specifico essendo tali aree protette costituite per la salvaguardia di particolari situazioni ambientali o per la conservazione di certe popolazioni si dovragrave in prima istanza valutare il danno potenziale in relazione a tale obiettivo e quindi successivamente si dovragrave cercare di limitare al massimo il valore della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile considerando sempre che esso egrave inversamente proporzionale ai costi

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Definizione della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco Questa grandezza strettamente collegata alla precedente definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile ne rappresenta una tappa parziale da adottare in caso in cui non sia possibile raggiungere nel periodo di validitagrave del piano il valore desiderato PREVENZIONE Con tale termine si intende lattivitagrave a contrasto dei fattori predisponenti anche solo potenziali delle cause determinanti linnesco e lo sviluppo di incendi boschivi nelle aree e nei periodi a rischio Nel piano saranno previste tutte le possibili attivitagrave preventive finalizzate a rendere meno probabili gli incendi piugrave contenuti i parametri di comportamento e piugrave facile lrsquoestinzione ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI In questo capitolo del piano si provvederagrave alla definizione degli interventi che si devono realizzare per ogni area omogenea determinata a seguito delle indagini e delle zonizzazioni attuale e degli obiettivi Gli interventi devono essere dapprima descritti nelle loro caratteristiche generali e quindi precisamente determinati nellintensitagrave tipologia e collocazione solo sulla base delle risultanze delle precedenti zonizzazioni e del monitoraggio annuale Inoltre gli interventi devono essere economicamente quantizzati ovvero nel periodo di validitagrave del piano devono essere identificate le risorse economiche ad essi destinate (scheda tecnico-economica) ed i tempi di realizzazione previsti (crono-programma) Alcuni interventi sono di carattere generale non sono cioegrave assegnati a priori alle singole aree omogenee in quanto aventi una ricaduta su tutto il territorio e non necessitano pertanto di essere localizzati puntualmente in sede di pianificazione Tra questi egrave prevista la prevenzione indiretta cioegrave lrsquoattivitagrave che consente di portare a conoscenza della cittadinanza le problematiche legate agli incendi boschivi affincheacute siano adottati comportamenti piugrave prudenti La funzione dellattivitagrave indiretta egrave diminuire le cause antropiche determinanti linnesco degli incendi Si possono evidenziare due fasi della sunnominata prevenzione una a lungo e una a breve termine La prima egrave composta dallinsieme delle attivitagrave miranti a creare una coscienza della cittadinanza in modo da evitare comportamenti che possano innescare incendi Quella a breve termine (piugrave importante) si configura come informazione mirata alla cittadinanza in genere relativa al grado di pericolo esistente al momento attuale Per la prevenzione indiretta a lungo termine saranno necessarie campagne dinformazione oltre alla diffusione di pubblicazioni per introdurre elementi di sensibilizzazione a diverse fasce di pubblico e soprattutto ai fruitori dellarea protetta Per la prevenzione indiretta a breve termine si propone di introdurre una cartellonistica dinamica per segnalare ogni giorno il grado di pericolo dincendio ottenuto dallapposito dispositivo di previsione Strettamente collegato alla prevenzione indiretta dovragrave essere definito il flusso informativo utile a raggiungere la popolazione Questattivitagrave prevista dallart6 della l35300 egrave sotto la responsabilitagrave delle Regioni e deve portare la popolazione a conoscenza dei vincoli e dei divieti dei danni procurabili dal fuoco delle norme comportamentali da tenere in caso di incendio e dei riferimenti per la segnalazione urgente di eventuali focolai

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TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI La descrizione della tipologia degli interventi e quindi la loro localizzazione e quantificazione economica attraverso un apposito programma di interventi e la sua sintesi nella ldquoscheda tecnico-economicardquo risulta importante per una concreta pianificazione e per il successivo monitoraggio VIABILITAgrave Risulta necessario attuare sistematicamente un piano degli interventi di ripulitura delle vie di comunicazione statisticamente soggette ad insorgenza incendi possibilmente attuati con tempistica e modi tali da non comportare laccumulo di biomassa secca e pagliosa sui bordi stradali VIABILITAgrave OPERATIVA Essa egrave intesa come lrsquoinfrastruttura che consente il raggiungimento dei luoghi dove si manifesta il fuoco Si tratta di viabilitagrave forestale la cui progettazione e realizzazione presenta aspetti delicati Infatti non egrave possibile ipotizzare di raggiungere tutti i luoghi forestali con automezzi Neacute puograve essere ipotizzato di estendere la rete viaria unicamente a tale fine Pertanto la dimensione di questa infrastruttura deve tenere conto in modo rigoroso della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocoLa viabilitagrave e lrsquoaccesso sono previste dallrsquoart 3 comma 3 lettera i) della L 3532000 Puograve accadere che si evidenzi una carenza di collegamento ed in tale caso si faragrave ricorso ad un servizio di elicotteri limitando il piugrave possibile il disturbo allambiente naturale Di seguito sono riportate alcune indicazioni operative di massima

1) nel caso di realizzazioni di strade queste potranno essere unidirezionali poicheacute la densitagrave di traffico saragrave molto limitata tuttavia dovranno essere previste frequenti piazzole di scambio per landata e il ritorno dei mezzi che saranno distanti non piugrave di 400 m lrsquouna dallrsquoaltra

2) importantissimo nelle aree protette egrave anche il momento della regolamentazione dellrsquoaccesso e dellrsquouso della viabilitagrave a scopi diversi (utilizzazioni ricreazionehellip)

VIALI TAGLIAFUOCO Queste infrastrutture realizzabili con varie tipologie costruttive sono strettamente collegate alla dimensione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e alle modalitagrave di estinzione previste dal Piano per lrsquoarea in esame Infatti la tecnica di estinzione adottata egrave strettamente collegata al tipo di viale realizzato I viali tagliafuoco sono interventi di prevenzione realizzabili con diversi criteri progettuali si distinguono in passivi e attivi I viali passivi non richiedono lintervento da parte delle squadre ma determinano profonde trasformazioni sul territorio e quindi non compatibili con le aree protette- I viali tagliafuoco attivi operano unicamente un rallentamento del fronte di fiamma e necessitano di interventi di estinzione Quindi il viale non egrave progettato per fermare lincendio ma per rallentarlo e contenerlo entro limiti dintensitagrave molto bassi Eacute comunque essenziale inserire criteri di natura ecologica capaci di valutare gli effetti diretti ed indiretti di tale ldquoframmentazionerdquo Si tratta di un problema complesso che da una parte non puograve eliminare i viali tagliafuoco ma puograve contribuire a tenere sempre presenti gli impatti e le ricadute sul sistema ecologico nella sua complessitagrave essendo tali interventi senza dubbio utili per limitare i danni

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degli incendi Nel parco si ricorreragrave esclusivamente ai viali tagliafuoco di tipo attivo verde e alle tende tagliafuoco attive In generale si prevede che i viali attivi debbano contenere lintensitagrave lineare del fronte di fiamma sempre al di sotto dei 400 kWm dove si opera con attacco diretto a terra da parte di squadre con attrezzature manuali Dove si ritiene necessario intervenire con mezzi meccanici lintensitagrave lineare che il viale deve poter contenere egrave di 800 kWm mentre dove intervengono mezzi aerei egrave di 1200 kWm APPROVVIGIONAMENTO IDRICO Lrsquoapprovvigionamento idrico egrave realizzato attraverso una rete di punti di rifornimento fissi o mobili che devono essere configurati in relazione a tutti gli altri interventi di prevenzione diretta ed alle componenti del servizio di estinzione Deve essere realizzato con sistemi di basso impatto ambientale e in particolare evitando la costruzione di invasi in cemento Si ritiene di dover ricorrere a invasi di piccola capacitagrave smontabili e asportabili Risulta quindi assai importante assicurarne una corretta collocazione La distribuzione degli invasi sul territorio le loro caratteristiche costruttive e capacitagrave sono funzione dei mezzi previsti per lo spegnimento

- rifornimento degli elicotteri di tipo leggero - rifornimento dei mezzi a terra

Ogni punto di rifornimento idrico egrave riferito ad unarea servita da una squadra per lo spegnimento in fase di intervento a partire dal punto acqua In base a questo criterio cambieranno sia larea servita sia la capacitagrave di invaso per soddisfare i differenti mezzi e le tecniche di intervento legate agli scenari in cui si opera PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI Nelle aree protette luso degli elicotteri deve essere previsto in modo assai piugrave intenso rispetto a quello del resto del territorio Infatti con questo mezzo si possono servire le zone con scarsa viabilitagrave realizzando sia il trasporto di squadre sia parte dellestinzione Questaspetto egrave assai importante per evitare la costruzione di strade per lestinzione Occorre considerare quindi la necessitagrave di piazzole di atterraggio per realizzare le condizioni atte a raggiungere tutte le zone comprese nei parchi nel tempo massimo di 10 di volo Esse sono aree piane orizzontali o leggermente inclinate senza ostacoli per il volo nella zona circostante di area circolare di almeno 20m di diametro dotate di rifornimento idrico e collegamento viario La densitagrave di collocazione saragrave in rapporto al tipo di scenario Si daragrave prioritagrave alle piugrave elevate classi di impatto a partire dagli scenari di collina interna con eventi estivi e di montagna interna con eventi invernali PREVENZIONE SELVICOLTURALE Si tratta della prevenzione diretta piugrave efficace conosciuta anche se purtroppo non la piugrave diffusa Si realizza con varie attivitagrave di tipo selvicolturale attuate e dimensionate in funzione del comportamento previsto del fronte di fiamma Il progetto di questo tipo di prevenzione si attua sulla base della distribuzione dei popolamenti forestali erbacei ed arbustivi in armonia con le norme previste dai piani di gestione eventualmente presenti dellrsquoimpatto accettabile della superficie percorsa dal fuoco

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massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e del comportamento previsto dellrsquoincendio Per questrsquoultimo egrave opportuno avvalersi di modelli matematici di previsione La prevenzione diretta selvicolturale mira a sottrarre dal potenziale combustibile vegetale la quota parte di carico non assorbibile con lrsquoestinzione Nelle aree protette questo tipo di prevenzione si deve ovviamente ben raccordare con gli obiettivi in termini di conservazione della biodiversitagrave e la tendenza ad avere cenosi forestali e boschi vetusti capaci di far emergere nel modo migliore lrsquoeccezionale complessitagrave funzionale del sistema foresta Rinaturalizzazione delle cenosi di derivazione antropica armonizzazione delle strutture verifica degli ordinamenti presenti (fustaie cedui boschi non ordinariamente gestiti boschi di neoformazione formazioni lasciate alla libera evoluzione) e identificazione delle eventuali azioni di riordino bioecologico sono i criteri guida da seguire assieme allrsquoimpatto atteso e alla riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco IL FUOCO PRESCRITTO Lrsquoapplicazione del fuoco prescritto in unrsquoarea protetta puograve apparire contraddittoria tuttavia nei parchi cosigrave come nelle riserve sono frequenti popolazioni arboree artificiali o situazioni ambientali particolari in cui il fuoco oltre a ridurre il carico di combustibile puograve favorire la rinaturalizzazione (fuoco come fattore ecologico) o il mantenimento dellrsquoambiente risultante da secolare gestione antropizzata Alcuni ambienti seppur mantenuti da unrsquoazione perturbante sono ormai consolidati e facenti parte della tradizione paesaggistica e della memoria collettiva Pertanto nelle aree protette questo tipo di prevenzione non deve essere esclusa aprioristicamente ma puograve ben raccordarsi con gli obiettivi sia di prevenzione che di conservazione della biodiversitagrave FORMAZIONE La formazione del personale egrave indispensabile per lrsquoefficacia di tutte le attivitagrave Pur con differenti livelli di approfondimento deve rivolgersi ai progettisti delle opere di prevenzione ai coordinatori delle operazioni di spegnimento agli operatori addetti allrsquoestinzione Le funzionalitagrave di tutti gli strumenti in dotazione devono essere conosciute da coloro che attuano il coordinamento operativo con particolare riferimento alle modalitagrave di impiego dei Sistemi di Supporto alle Decisioni e dei modelli di simulazione di comportamento del fronte di fiamma Agli operatori professionali e volontari saragrave opportuno fare conoscere i dispositivi di sicurezza operazionale e di protezione individuale che devono essere utilizzati e tutti gli aspetti teorico - pratici delle varie tecniche di estinzione PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO Descrizione degli interventi di prevenzione AIB necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc)

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LOTTA ATTIVA Le principali attivitagrave di lotta attiva da prevedere con la pianificazione sono le seguenti SORVEGLIANZA Attivitagrave di controllo del territorio da attuare quando il livello degli indici di previsione del pericolo di incendio supera una prevista soglia di attenzione con allertamento da apposite strutture di analisi meteo collegate allrsquoEnte Parco o da strutture alternative autonome come mini stazioni meteo locali (vedi ldquofattori predisponentirdquo) Puograve essere organizzato un servizio di controllo che avverte la popolazione del livello del pericolo del momento Ciograve egrave particolarmente valido in aree assai frequentate e di alto pregio ambientale AVVISTAMENTO Consiste nellrsquoattivitagrave di individuazione diretta dei focolai realizzata da terra sia con mezzi mobili che fissi oppure dallrsquoaria Si ritiene che questattivitagrave che puograve essere realizzata con varie tecniche debba essere applicata sul territorio rigidamente in conseguenza delle analisi che evidenziano la vulnerabilitagrave della copertura forestale e lrsquoimpatto accettabile Inoltre deve essere strettamente collegato alla previsione del pericolo ed entrare in funzione solo al superamento di soglie precisamente definite per ogni area omogenea Lavvistamento egrave da intendersi come un servizio collocato a valle della previsione del pericolo Tanto piugrave questrsquoultima saragrave affidabile ed efficace tanto minore potragrave essere limpatto della struttura di avvistamento Nelle aree protette deve in genere essere preferito allrsquoavvistamento con postazioni fisse quello basato su pattugliamento sia da terra sia con aerei Anche i luoghi da osservare e quindi il tragitto che deve essere coperto dagli osservatori deve essere definito in sede progettuale sulla base di consolidate metodologie messe a punto per evidenziare le aree che meritano di essere maggiormente poste sotto controllo Nei casi in cui si fosse ritenuto necessario ricorrere ad impianti fissi qualora vi siano le condizioni di elevato pregio in zone ad alto rischio e laddove sia possibile ospitarli senza ricorrere a costruzioni di elevato impatto visivo si ritiene che sia utile impiegare dispositivi con controllo remoto ALLARME La definizione dellrsquoallarme avviene a seguito di segnalazione di evento avvistato La segnalazione puograve pervenire da parte del servizio di avvistamento oppure da cittadini che avvisano tramite canali di comunicazione appositamente pubblicizzati Con lrsquoallarme si mettono in moto le operazioni di intervento Per tale motivo lrsquoallarme deve essere emanato solo da una struttura autorizzata e comunque a conoscenza del livello di pericolo dellrsquoarea interessata del momento e delle forze che possono essere fatte intervenire COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE Si ritiene che presso il parco debba essere realizzato un ldquopunto di coordinamentordquo Detto punto di coordinamento pur essendo autonomo deve essere in contatto diretto con le Sale Operative Unificate Permanenti (SOUP) previste dallrsquoart 7 della L 3532000 per lo svolgimento della lotta attiva Deve essere quindi assicurato il collegamento tra il livello centrale (Regione) e quello locale (area protetta) Questrsquoultimo deve essere messo nelle condizioni di ricevere e dare le informazioni e lrsquoappoggio tecnico

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per le operazioni che derivano dal lavoro fatto in sede centrale da personale esperto e possibilmente con Sistemi di Supporto alle decisioni di cui ogni sala operativa dovrebbe essere dotata Si dovranno organizzare le procedure operative da seguire nelle differenti situazioni ed applicando le differenti tecniche di estinzione noncheacute il collegamento dellrsquoattivitagrave operativa svolta da diverse Regioni in caso di parco nazionale interregionale Dette procedure sono legate alle disposizioni regionali Qualora non fossero ancora stabilite il piano deve proporle con la finalitagrave di realizzare le migliori condizioni per rendere efficaci le differenti azioni di lotta intraprese Il coordinamento operativo e le procedure seguite nellrsquoarea protetta vanno descritte nella relazione del piano AIB in particolare la procedura di allarme in coordinamento con le competenti strutture regionali e sub regionali la procedura in caso di focolaio (da spegnere prima possibile con le risorse disponibili in loco) e quindi in caso di incendio vero e proprio le procedure operative specifiche per lrsquoutilizzo di mezzi e altre risorse AIB disponibili in loco

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PARTI SPECIALI DEL PIANO RICOSTITUZIONE BOSCHIVA Nel piano delle aree protette deve essere dedicata particolare attenzione alla ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco La parte del Piano finalizzata alla ricostituzione si basa sulla conoscenza funzionale e strutturale delle diverse tipologie presenti nel territorio In particolare tiene conto delle caratteristiche sindinamiche (serie di vegetazione) e del confronto tra eterogeneitagrave spaziale reale e eterogeneitagrave potenziale Solo il riferimento al modello neutrale (eterogeneitagrave potenziale o carta della vegetazione potenziale) offre un criterio valido per valutare la situazione reale e consente di ricostruire modelli dintervento non teorici ma strettamente collegati alla potenzialitagrave del territorio confrontato con lrsquoattuale uso del territorio stesso Anche in questo caso pertanto si dovragrave fare riferimento ai documenti di base con i quali abbiamo prodotto la classificazione gerarchica del territorio Il confronto cartografico tra attuale uso e situazione potenziale fornisce una base molto concreta di valutazione delle possibilitagrave di ricostituzione a scala territoriale Saragrave successivamente essenziale definire i singoli modelli di ricostituzione applicati alle diverse tipologie vegetazionali La conoscenza di tali modelli (serie di vegetazione) consente di valutare la congruitagrave tipologica anche di stadi degradati (vedi per esempio i cespuglieti) e contribuisce notevolmente alla pianificazione degli interventi Nella pianificazione degli interventi si dovragrave prendere sempre in considerazione la possibilitagrave di non intervenire con impianti diretti Uno degli elementi essenziali nel processo di valutazione che conduce al progetto di ricostituzione egrave indubbiamente la situazione della risorsa suolo Nel caso di scarsa frequenza senza perdita di suolo egrave facile far prevalere il criterio di basso intervento Nel caso invece di perdita della risorsa suolo lrsquointervento dovragrave essere finalizzato prevalentemente alleliminazione di questo rischio mediante la messa a dimora di specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione in oggetto capaci di eliminare in tempi brevi la perdita di suolo Lrsquoattivitagrave da svolgere deve essere definita da una apposita analisi svolta a livello regionale con cui si individuano le aree prioritarie di intervento La ricostituzione si affronta correttamente solo in un contesto generale di pianificazione ecologica e forestale individuando per tutto il territorio a parco i differenti effetti degli incendi avvenuti e la dinamica della ricostituzione spontanea Gli interventi di ricostituzione che si prevederagrave di adottare verranno modulati in funzione di tutte le caratteristiche ambientali e nel rispetto della multifunzionalitagrave della copertura forestale Per poterli definire e soprattutto distribuire correttamente nellrsquoarea a parco si devono prevedere le seguenti analisi

- analisi della possibilitagrave di ricostituzione spontanea anche in funzione di Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) e Fire regime (frequenza intensitagrave stagione)

- definizione di criteri e modalitagrave di intervento per la ricostituzione - definizione di zone prioritarie di intervento - definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipologia e per ogni area

omogenea in funzione delle serie di vegetazione e delle unitagrave di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio

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IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

102

PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

103

34

  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

Quindi alla luce di quanto detto sopra egrave opportuno che nella redazione del piano che deve integrarsi con le varie pianificazioni territoriali vengano rispettati alcuni principi generali di seguito indicati

a carattere omeostatico del piano Per tale principio le attivitagrave da svolgere devono essere organizzate in modo da poter sopportare delle variazioni impreviste Accade spesso che vi siano delle variazioni rispetto a quanto previsto per il sopraggiungere di difficoltagrave che non sono normalmente prevedibili Quindi la strutturazione degli interventi deve essere impostata in modo da rendere ognuno di essi capace di mantenere la sua efficacia senza dipendere da altre realizzazioni Un esempio puograve essere fornito dagli invasi di rifornimento idrico che devono avere delle caratteristiche adatte a rifornire tutti i mezzi e le squadre che operano per lrsquoestinzione

b integrazione tra la prevenzione e lrsquoestinzione In ogni pianificazione corretta deve essere rispettata una rigida proporzionalitagrave tra gli interventi che hanno tra loro funzioni complementari Per i diversi popolamenti forestali si devono definire due parametri chiave lrsquointensitagrave del fronte di fiamma non superabile e lintensitagrave massima prevista come definiti dalla letteratura Con la prevenzione puograve essere assorbita una certa quota d intensitagrave Affiancando alla prevenzione lestinzione si puograve raggiungere lrsquointensitagrave non superabile Per tale motivo non si puograve prescindere dalla definizione di quanto sia possibile raggiungere con la prevenzione e di quanto con lrsquoestinzione Ecco percheacute lrsquoestinzione deve essere dimensionata in funzione degli obiettivi da raggiungere e della prevenzione realizzata Il progetto dellrsquoorganizzazione dellrsquoestinzione discende dallrsquoanalisi forestale iniziale con la quale si definisce in primo luogo la grandezza degli incendi previsti e del limite che si desidera non superare Ciograve riguarda i termini preventivi legati alla pianificazione forestale va da seacute che bisogneragrave agire anche sui temi educativo ed informativo unica via possibile per il ridimensionamento del problema agendo sulle cause che sono quasi sempre legate a problematiche di natura sociale

c obiettivi e prioritagrave di intervento Il Piano deve necessariamente prevedere le prioritagrave in termini di valenze ambientali sociali e produttive e quindi in termini di azioni dirette ed indirette alla loro valorizzazione al fine di perseguire i principali obiettivi da evidenziare nel piano stesso Lrsquoeterogeneitagrave spaziale con cui si manifesta il diverso uso del suolo impone di conoscere il diverso valore sociale ed ambientale di un determinato territorio Il Piano egrave pertanto strettamente collegato con le analisi propedeutiche e con le valutazioni di rischio e di pericolositagrave individuate e che oltre alle caratteristiche intrinseche delle comunitagrave vegetali e delle destinazioni drsquouso tengono conto anche delle modificazioni drsquoordine antropico e delle possibilitagrave e caratteristiche del dinamismo in atto

d verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere metodi di monitoraggio delle misure di previsione prevenzione e lotta attiva adottate nel piano che verifichino se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale il cui livello ottimale non puograve essere raggiunto in un solo periodo di validitagrave del piano

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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e protezione dagli incendi boschivi materia in veloce evoluzione Lrsquoinsieme delle determinazioni di pianificazione devono essere realizzate considerando che le conoscenze relative alla protezione dagli incendi sono via via in evoluzione Le nuove conoscenze e tecniche il cui inserimento risulta assolutamente indispensabile possono essere incorporate e recepite nel processo di pianificazione solo se questo lo preveda rispettando quindi quanto detto nel punto precedente

Come giagrave detto in precedenza le linee di pianificazione delle aree protette dello Stato in applicazione della L 3532000 dovranno essere nellrsquoimpostazione generale strutturalmente analoghe a quelle del piano regionale Eacute opportuno perograve considerare che la Direttiva Habitat del rsquo92 caposaldo dellrsquoattuale politica di conservazione e tutela degli ambienti naturali in Europa che ha portato alla proposta dei siti costituenti la rete Natura 2000 tende a rivalutare anche i siti degradati purcheacute essi abbiano mantenuta inalterata la capacitagrave di recupero funzionale e strutturale Ciograve modifica dal punto di vista concettuale la valutazione dei sistemi ambientali in quanto richiede che il pianificatore sia in grado di riconoscere non solo le valenze ambientali attualmente presenti ma anche quelle potenziali Tutto ciograve percheacute nella logica sistemica egrave importante saper valutare il contributo di ogni singolo habitat rispetto alla funzionalitagrave sistemica e alla complessitagrave dellrsquoarea protetta nel suo insieme Rispetto ai criteri regionali ai fini della pianificazione relativa alla protezione contro gli incendi boschivi emergono delle differenze date dalle peculiaritagrave della situazione Ciograve egrave dovuto soprattutto al fatto che nelle aree protette unitamente alla differenziazione delle realtagrave territoriali si deve valutare in modo piugrave attento il problema della complessitagrave delle emergenze naturalistiche e del loro rapporto con il trauma causato dal fuoco Questa analisi di dettaglio egrave necessaria per definire gli interventi sia in rapporto alle esigenze della copertura vegetale alla sua evoluzione e mantenimento sia al limite rispetto alla stessa opzione zero se si debba cioegrave intervenire o meno in aree percorse dal fuoco Lrsquoobiettivo principale enunciato dalla stessa L35300 che si vuole raggiungere con il piano di protezione delle aree boscate contro gli incendi nelle aree protette deve essere quello di limitare i danni mirando sia alla riduzione delle superfici percorse dal fuoco che alla diminuzione del numero di eventi Pur non trascurando le cause determinanti che si possono piugrave difficilmente contrastare lrsquointervento di prevenzione si concentra maggiormente sul controllo e sulla gestione dei fattori predisponenti cioegrave quei fattori che insieme concorrono a condizionare il comportamento del fuoco e quindi la forza distruttiva e i danni che esso puograve causare noncheacute la potenziale difficoltagrave di controllo da parte del servizio di estinzione I danni piugrave ingenti sono causati da fronti di fiamma che si propagano con intensitagrave elevata e che caratterizzano incendi di grandi dimensioni mentre gli eventi piugrave piccoli spesso non hanno alcun effetto negativo rilevante La limitazione dei danni gravi si potragrave ottenere prevalentemente con provvedimenti che mirano ad evitare linsorgenza di eventi di grandi dimensioni Per questo motivo egrave necessario analizzare in dettaglio il territorio e distinguere zone con differente predisposizione al fuoco realizzare in esse la prevenzione diretta e a maggior ragione disporre di un affidabile sistema di previsione del comportamento dellincendio Nelle aree protette la prevenzione diretta deve essere realizzata con metodi di basso impatto ambientale sottolineando che le realizzazioni di prevenzione diretta non devono essere traumatiche per il territorio e non devono causare trasformazioni irreversibili Per tale motivo si deve fare ricorso a tecniche che puntino soprattutto sui processi di rinaturalizzazione e sullrsquoaumento delle capacitagrave omeostatiche dei sistemi ed il loro grado di resilienza interno evitando quanto piugrave possibile tutti gli

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interventi che comportano delle trasformazioni quali potrebbero essere ad esempio invasi di rifornimento idrico in cemento o strade antincendio che nei parchi egrave bene che siano limitati Particolare cura va anche posta nella valutazione dellrsquoincidenza in termini di frammentazione e perdita della connettivitagrave di eventuali opere finalizzate alla prevenzione dellrsquoincendio stesso In sede di pianificazione lrsquoadozione dei principi fondamentali enunciati nelle premesse

- carattere omeostatico - integrazione tra prevenzione ed estinzione - obiettivi e prioritagrave di intervento - verifica della pianificazione - protezione dagli incendi boschivi materia in veloce evoluzione

consente una armonizzazione con i dettami dellrsquoart 12 della Legge Quadro sulle Aree Protette n 394 del 61291 facendo riferimento in particolare allorganizzazione e differenziazione drsquouso del territorio ai vincoli e allaccessibilitagrave veicolare e pedonale PREVISIONE Con questa attivitagrave si mira a conoscere in anticipo la probabilitagrave che avvengano gli incendi la loro frequenza e possibilmente anche il loro comportamento La previsione egrave ovviamente collegata con le caratteristiche climatiche fisiche e biologiche del territorio Questattivitagrave di per seacute molto importante nella pianificazione per la protezione contro gli incendi boschivi assume rilevanza singolare per le aree protette PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO In prima istanza egrave fondamentale la conoscenza delle linee di impostazione di carattere pianificatorio generale che sono applicate o comunque previste per un determinato territorio al fine di valutarne il rapporto che intercorre con le determinazioni pianificatorie per la protezione contro gli incendi boschivi La conoscenza nel dettaglio delle pianificazioni in atto egrave molto importante in quanto molti sono i soggetti abilitati a formalizzare piani di indirizzo e piani di sviluppo che nel loro insieme possono avere una grande importanza nellrsquoaccentuare o mitigare il rischio di incendio Eacute essenziale conoscere anche tutto ciograve che abbia ricadute dirette o indirette sul pattern di distribuzione delle diverse attivitagrave produttive o conservative Eacute opportuno evidenziare inoltre il ruolo che la conoscenza del modello organizzativo attuale del territorio del parco assume nei riguardi della previsione prevenzione estinzione e ricostituzione delle superfici percorse dal fuoco A tal fine egrave necessario fare indagini preliminari per ottenere un quadro della situazione ed acquisire informazioni sul sistema ambientale e sulla pianificazione territoriale agraria e forestale e specificatamente su quella relativa alla protezione contro gli incendi boschivi Nelle aree protette in relazione alla specificitagrave stessa dellrsquoarea possono assumere una primaria importanza anche popolazioni animali e vegetali habitat comunitagrave o sistemi di paesaggio che di norma non sempre si riconoscono di elevato interesse ambientale A riguardo occorre tenere in particolare considerazione le aree NATURA 2000 ed i relativi habitat di interesse comunitario Con queste indagini si tenderagrave ad acquisire delle conoscenze da utilizzare sia per lrsquoimpostazione delle attivitagrave pianificatorie sia per la realizzazione dei relativi progetti attuativi In modo particolare deve

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essere acquisito il complesso delle linee di pianificazione ecologica del territorio a parco e la conoscenza della dinamica delle popolazioni e delle comunitagrave che il Parco intende conservare noncheacute la situazione socioeconomica Eacute opportuno tenere presente che tra le funzioni istituzionali dei Parchi rientra lrsquoobiettivo volto alla conservazione della biodiversitagraverdquo Nel nostro Paese spesso la biodiversitagrave risente dellrsquoazione dellrsquouomo ed in particolare nellrsquoecosistema mediterraneo egrave fortemente condizionata dallrsquouso del fuoco per liberare porzioni di territorio dalla cenosi legnose e quindi favorire il pascolo Ciograve complica notevolmente lrsquoopera del pianificatore in quanto spesso per conservare alcune popolazioni animali eo vegetali egrave necessario intervenire per evitare la ripresa del bosco o di cespuglieti che riducono la superficie delle zone aperte in questi speciali ambiti anche lrsquoazione del fuoco si puograve considerare quale fattore ecologico Di seguito vengono indicati i principali elementi su cui estendere le indagini CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI A monte di qualsiasi elemento pianificatorio egrave essenziale conoscere nel dettaglio lrsquoarticolazione spaziale strutturale e funzionale della copertura del suolo e del suo attuale uso Purtroppo spesso vaste porzioni di territorio sono ancora prive di questa informazione a scala adeguata mentre il rischio e la pericolositagrave sono strettamente connessi con la disposizione spaziale delle diverse fisionomie Particolare importanza egrave inoltre legata alla conoscenza non solo tipologica delle diverse attivitagrave ma anche alla conoscenza puntuale delle informazioni connesse con la definizione della struttura verticale ed orizzontale di una comunitagrave Lrsquoaggiornamento della cartografia di dettaglio ad esempio secondo la nomenclatura prevista dallo sviluppo del programma CORINE Land Cover almeno al IV o V livello non egrave quindi solo un elemento conoscitivo di base ma egrave elemento essenziale del progetto del Piano Con questo documento da tenere sempre aggiornato egrave inoltre possibile aggiornare anche le prioritagrave di intervento MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE Nella descrizione del territorio il piano AIB deve contenere anche un inquadramento generale su altre problematiche localmente rilevanti pertinenti morfologia geologia pedologia franositagrave erosione superficiale e assetto idrogeologico al fine di individuare diversi fattori di criticitagrave che potrebbero avere rapporti di interdipendenza con gli incendi boschivi o semplicemente di sovrapposizione territoriale di diverse calamitagrave naturali VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI La descrizione della vegetazione naturale eo dei tipi forestali con la caratterizzazione delle specie la loro mescolanza e le tendenze evolutive dei soprassuoli offrono unrsquoinformazione che puograve essere utile a differenti livelli di scala di rilevamento in vari tipi di pianificazione territoriale ed in particolare in quella AIB per una buona identificazione degli indici e delle zone interessate dai vari tematismi AIB (combustibilitagrave rischio gravitagrave pericolositagrave intensitagrave di fiamma al passaggio del fuoco ecc) Questo evidenzia la necessitagrave di avere unrsquoaccurata cartografia vegetazionale

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ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI Per le descrizioni dellrsquoandamento degli incendi e dei fattori predisponenti e per lrsquoindividuazione delle zone a rischio alto medio e basso (decisione (CEE) ndeg C(93) 1619 del 24061993 integrata dalla decisione Sg (95) D2205 del 27021995) egrave necessario anche disporre dei dati seguenti

- serie storica degli incendi (comprendendo tutte le informazioni rilevate attualmente per ciascun incendio dal Corpo Forestale dello Stato) per almeno 10-15 anni

- cartografia delle aree percorse dal fuoco nellrsquoultimo quinquennio e se possibile nei due precedenti quinquenni

- serie storica dei dati meteorologici (precipitazioni vento umiditagrave e temperatura dellrsquoaria insolazione) con localizzazione delle stazioni meteorologiche e ove possibile descrizione delle modalitagrave di raccolta dei dati elaborazioni degli stessi sulla distribuzione spazio-temporale degli incendi

Si dovragrave disporre di un sistema di previsione di livello generale tramite il collegamento con servizi di previsione a scala regionale e continentale tipo sistema EUDIC (European Ranger Information Communication) Si deve poi affiancare a queste informazioni una previsione di dettaglio essa deve essere realizzata preferibilmente con un metodo meteorologico cumulativo di inizio e diffusione la cui risposta sia validata dalle condizioni ambientali del parco LA PIANIFICAZIONE FORESTALE In questa analisi complessa devono anche essere esaminate le linee di pianificazione seguite per realizzare i piani di gestione forestale Queste informazioni sono necessarie per conoscere soprattutto le principali finalitagrave (beni e servizi) che si vogliano ottenere dal bosco in quel contesto ambientale e socioeconomico La conoscenza delle finalitagrave di carattere generale e quindi i criteri seguiti per realizzare i piani di assestamento e di gestione (riordino riassetto piani speciali di settore nellrsquoambito dei piani di assetto dei parchi e delle riservehellip) delle risorse forestali sono necessari per comprendere meglio gli obiettivi che si vogliono ottenere con la utilizzazione del bosco Tutto questo egrave dato dal fatto che vi egrave uno stretto rapporto tra le trasformazioni previste con lrsquoassestamento e gli interventi di pianificazione nella protezione delle aree contro gli incendi boschivi INTERVENTI SELVICOLTURALI Serve conoscere quale sviluppo sia dato alla selvicoltura ed in modo particolare alla selvicoltura preventiva su tutta lrsquoarea compresa nel piano di protezione contro gli incendi boschivi che nella fattispecie egrave tutta larea protetta La distribuzione la tipologia e lrsquointensitagrave degli interventi influenzano infatti notevolmente la possibilitagrave di diffusione degli incendi Nelle aree protette i boschi vengono considerati maggiormente per la loro multi funzione che non per la produzione stessa di legname e degli altri prodotti non legnosi Allrsquointerno del Parco in prima istanza va definito per quali boschi si intenda conservare unattitudine produttiva o turistico ricreativa specifica e per quali lasciare prevalere lrsquoattitudine definita in sensu latu ldquoecologicardquo Si tratta di una scelta molto complicata ma necessaria in quanto vaste porzioni del nostro Paese sono state sottoposte a rischio idrogeologico anche a causa di una cattiva gestione forestale adottata in passato Egrave da tener presente che la conoscenza dello stato di gestione del bosco consente anche di realizzare una mappatura del probabile comportamento del fuoco

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GESTIONE DEI PASCOLI Questa indagine egrave giustificata dalla rapida diffusibilitagrave dei fronti di fiamma radenti nei pascoli Poicheacute la velocitagrave del vento in tale ambito non egrave infatti rallentata dalla copertura arborea o arbustiva gli incendi assumono i valori piugrave alti di velocitagrave di propagazione proprio allrsquointerno di questa fisionomia Tale fatto giustifica una conoscenza della ubicazione e delle caratteristiche dei pascoli Eacute inoltre evidente come questa fisionomia risenta ancor piugrave delle fisionomie forestali dellrsquoandamento climatico degli effetti di prolungati periodi di ariditagrave ed in particolare del carico animale (erbivori domestici e selvatici) che dovrebbe essere opportunamente regolamentato Come anticipato in premessa la figura del pastore e in generale del gestore privato locale puograve assumere un importantissimo ruolo nellattivitagrave di prevenzione dellincendio boschivo per cui un suo coinvolgimento anche con incentivi economici egrave senzaltro auspicabile PIANIFICAZIONE FAUNISTICA Il territorio forestale ospita numerosissime popolazioni animali Tra esse alcune come gli ungulati selvatici hanno una particolare interferenza con il bosco e il suo sviluppo Per tale motivo possono essere intraprese delle attivitagrave che modificano la copertura forestale conferendole la capacitagrave di ospitare un maggior numero di animali In altri casi non si desidera aumentare il numero ma proporre una migliore gestione Per tali motivi egrave opportuno conoscere gli interventi finalizzati alla pianificazione faunistica poicheacute essi si correlano con interventi di protezione contro gli incendi boschivi Il territorio forestale e il suo mosaico vanno analizzati in funzione specifica degli habitat che offrono alla fauna selvatica In particolare si dovragrave porre attenzione non solo ai vertebrati ed alla fauna superiore ma anche a tutte le forme animali che costituiscono parte fondamentale della biodiversitagrave In questo senso lrsquoaccumulo di legno morto in foresta che sembra contraddire lrsquoopportunitagrave di limitare la necromassa presente in quanto primo propagatore del fuoco egrave bene che sia gestito con particolare attenzione quindi saragrave necessario inventariare in modo quantitativo la presenza di questa componente della foresta con appositi rilievi ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA La delimitazione cartografica delle aree di interfaccia urbano-foresta costituisce un importante elemento del ldquoPiano di Emergenza comunale od intercomunalerdquo Dal punto di vista della pianificazione AIB la loro individuazione risulta essere opportuna sia a livello di previsione che di prevenzione Egrave quindi auspicabile che nella redazione del Piano AIB le aree di interfaccia urbano-foresta vengano tenute in debita considerazione anche nel caso in cui i comuni non avessero realizzato il loro Piano di Emergenza e quindi con una pre-delimitazione delle stesse da parte del Parco Altrimenti egrave comunque opportuno realizzare la carta anche se incompleta con riportate le zone di interfaccia per i soli comuni che avranno fornito il proprio piano demergenza allEnte parco con relativo elenco dei Comuni adempienti Le aree di interfaccia urbano foresta richiedono interventi pianificatori particolari Infatti in questa zona il bosco puograve essere il veicolo per un incendio che potrebbe danneggiare insediamenti civili Si verifica anche la situazione contraria divenendo il bosco lrsquooggetto di trauma da parte di incendi originati dalle attivitagrave in ambienti urbanizzati Per tali motivi si ritiene opportuno disporre di unrsquoindagine che evidenzi la distribuzione e la concentrazione dellrsquointerfaccia

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In linea generale in tale interfaccia si deve assolutamente privilegiare la riduzione del rischio drsquoincendio rispetto anche alla conservazione di elementi strutturali e funzionali caratteristici del sistema forestale stesso Risulta quindi importante sia la definizione di interfaccia urbano foresta che la caratterizzazione tipologica della zone di interfaccia secondo la differenziazione delle tipologie di bosco in termini forestali e vegetazionali la differenziazione delle tipologie di combustibili la simulazione di comportamento del fronte di fiamma la stima della pericolositagrave specifica Al fine di assicurare la prevenzione AIB spettante allrsquoente parco saragrave cura di questrsquoultimo emanare un regolamento specifico rispondente alle esigenze di interventi selvicolturali per le zone di interfaccia giagrave identificate dai piani di emergenza ed anche per le zone di interfaccia non ancora delimitate attraverso una loro appropriata definizione con relativa tipologia compatibile con la realtagrave del parco LA ZONIZZAZIONE ATTUALE Con tale termine si intende linsieme delle indagini conoscitive direttamente mirate a comprendere le specificitagrave ambientali locali nei riguardi della difesa contro gli incendi boschivi di seguito riportate Per provvedere alla definizione del piano per la previsione prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi si deve indagare tutto il territorio dellarea protetta In particolare si ritiene che indipendentemente dalla dimensione dellrsquoarea si debba comprendere tutto il territorio nel contesto della pianificazione senza escludere zone in cui il problema sia meno intenso o trascurabile ma anzi considerando anche le porzioni di zone contigue eventualmente significative ai fini preventivi Questa scelta egrave motivata sia dalla comune valenza ambientale di tutte le zone che sono ritenute tali solo per essere comprese nella delimitazione a parco sia dalla necessitagrave di evitare la complicazione di sovrapporre in modo discontinuo sullrsquoarea del parco regole previste dalla legge che differenziano le zone comprese e le zone escluse dal piano Sulla base di tali informazioni si arriva a tracciare la zonizzazione dellrsquoarea soggetta al rischio Essa in linea di larga massima segue la frequenza di incendio e viene integrata da emergenze locali in funzione della loro sensibilitagrave al danneggiamento provocato dal fuoco oltre che dallrsquointensitagrave del fenomeno Poicheacute il piano di protezione contro gli incendi boschivi prevede interventi diversi distribuiti sul territorio in relazione a quanto precedentemente detto egrave necessario provvedere a zonizzare il territorio stesso in funzione delle problematiche causate dal passaggio del fuoco Eacute opportuno correlare le zone alla classificazione gerarchica del territorio e comunque (soprattutto in funzione della dimensione dellrsquoarea protetta) individuare parti omogenee per distribuire su di esse interventi altrettanto omogenei e proporzionati La zonizzazione quindi distingueragrave sul territorio una serie di realtagrave omogenee per problematiche pirologiche presenti allrsquoattualitagrave (zonizzazione attuale) Eacute importante segnalare questo principio in quanto lrsquoattuale uso del suolo puograve avere un ruolo molto significativo Per definire la zonizzazione attuale verranno analizzati i seguenti punti utilizzando i dati disponibili a scala adeguata

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Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio Si tratta delle informazioni necessarie per definire il quadro di riferimento in termini funzionali e strutturali in linea con i principi della ecologia del paesaggio In linea generale la conoscenza territoriale dovragrave basarsi sulla classificazione gerarchica del territorio ossia sulla individuazione dei sistemi sottosistemi ed unitagrave ambientali Sulla base delle conoscenze litologiche morfologiche floristiche faunistiche vegetazionali di uso del suolo e infrastrutturali egrave possibile riconoscere e qualificare in termini di suscettivitagrave agli incendi le diverse porzioni del territorio Fattori predisponenti Costituiscono lrsquoinsieme di variabili che con azione combinata consentono il verificarsi delle potenziali condizioni per lo sviluppo del fuoco Mentre infatti le cause determinanti sono nel nostro Paese e in generale in tutta lrsquoEuropa mediterranea legate direttamente o indirettamente alle attivitagrave antropiche i fattori predisponenti sono riconducibili alle variabili meteorologiche e topografiche e alle caratteristiche della biomassa bruciabile presente negli ambienti naturali In particolare la biomassa bruciabile egrave costituita dalla componente vegetazionale degli ecosistemi a cui nella protezione dagli incendi boschivi si fa spesso riferimento con il termine di combustibile forestale I fattori rilevanti per il rischio di incendio sono dunque molti e caratterizzati da forti interazioni Se in linea generale possono essere identificati gli elementi del territorio che hanno un ruolo significativo nel determinare la distribuzione spaziale del rischio con riferimento a specifiche realtagrave il peso di ogni singolo fattore puograve essere molto diverso e le interazioni giocano un ruolo chiave Si pensi ad esempio agli incendi dellarco alpino concentrati nel periodo invernale e primaverile per i quali un fattore fortemente limitante puograve essere la presenza della neve che non ha invece alcuna relazione con gli incendi negli ambienti mediterranei Negli ultimi anni grazie anche alla grande diffusione dei sistemi informativi geografici (GIS) e alla aumentata disponibilitagrave in forma digitale di dati georiferiti sono stati messi a punto vari metodi per la mappatura del rischio di incendio a partire da informazioni relative alle caratteristiche territoriali e alla distribuzione spaziale dei fattori influenti Per impostare lanalisi dei fattori predisponenti il rischio di incendio e quindi lanalisi del rischio derivato dalle variabili di predisposizione vanno affrontati i seguenti temi

- le componenti spaziale e temporale - le variabili di rischio negli esempi di zonizzazione del rischio di incendio reperibili in

letteratura le variabili impiegate sono solitamente riconducibili alle tre citate componenti di meteorologia topografia e combustibili

- le modalitagrave drsquointegrazione delle variabili di rischio In particolare un sistematico monitoraggio dei fattori meteo per la previsione del pericolo (direttamente implementata o mutuata da fonti regionali) e quindi la relativa individuazione dei periodi critici permette di modulare le attivitagrave di prevenzione e di adeguare le risorse AIB come lrsquoimpiego dei diversi sistemi di sorveglianza e di allertamento e del relativo personale disponibile (es pre-allertare il sistema di estinzione attivare diverse modalitagrave o intensitagrave di avvistamento avvisare la popolazione porre divieti ecc) Questo permette di abbassare la soglia di pericolo e contenere i costi per lrsquoAIB nei periodi meno critici Lanalisi contenuta nel piano su questo tema dovragrave consentire di definire almeno in termini generali degli scenari operativi di utilizzo

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Cause determinanti Per cause determinanti si intendono gli aspetti che in una situazione definita da fattori predisponenti possono dar luogo allrsquoimmediato sviluppo ed alla propagazione del fuoco Le cause determinanti dovranno essere distinte in conformitagrave al Regolamento (CE) ndeg 80494 che classifica lrsquoorigine presunta di ciascun incendio secondo le seguenti quattro categorie

- incendio di origine ignota - incendio di origine naturale per esempio provocato dal fulmine - incendio di origine accidentale o dovuto a negligenza ossia la cui origine egrave connessa

allrsquoattivitagrave diretta o indiretta dellrsquouomo senza che questi abbia avuto lrsquointenzione di distruggere uno spazio forestale (collegamenti elettrici ferrovia opere pubbliche barbecue bruciature di stoppie sfuggite al controllo di chi ha acceso il fuoco etc)

- incendio di origine dolosa (volontaria) ossia provocato con lrsquointenzione deliberata di distruggere uno spazio forestale per qualsiasi motivo

In particolare egrave opportuno fare una approfondita analisi e conseguente cartografia di quelle infrastrutture giudicate connesse con le possibilitagrave di innesco come la viabilitagrave identificando nel contempo le fasce coassiali di varia larghezza a cui associare una certa incidenza di cause determinanti in funzione della distanza dalla strada stessa Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali Per rischio si intende la somma delle variabili che rappresentano la propensione delle diverse formazioni vegetali ad essere percorse piugrave o meno facilmente dal fuoco Il rischio come giagrave detto sopra egrave un fattore statico che caratterizza il territorio nellrsquoambito della zonizzazione attuale Il rischio puograve cambiare solo sul lungo termine e deve essere mantenuto distinto dal concetto di pericolo che egrave per definizione variabile nel tempo in relazione al verificarsi di piugrave fattori predisponenti Per la zonizzazione del rischio statico ci si dovragrave uniformare alla classifica approvata dallrsquoUnione Europea (c(93) ndeg 161993 integrata dalla SG (95) D220595 per il territorio italiano che prevede

- zone ad alto rischio zone il cui rischio permanente o ciclico di incendio di foresta minaccia gravemente lrsquoequilibrio ecologico la sicurezza delle persone e dei beni o contribuisce allrsquoaccelerazione dei processi di desertificazione

- zone a medio rischio le zone in cui il rischio di incendio di foresta pur non essendo permanente o ciclico puograve minacciare in misura rilevante gli ecosistemi forestali

- zone a basso rischio tutte le altre zone Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali Con questa indagine si evidenzia lrsquoinfluenza del vento sugli incendi Il vento egrave determinante per la diffusione e per il comportamento del fuoco e pertanto deve essere analizzato in tutte le sue componenti Eacute indispensabile individuare per ciascuna zona i ldquoventi pericolosirdquo nella loro tipologia predominante e in particolare egrave opportuno conoscere il tipo di rallentamento che la copertura forestale ha sugli stessi Infatti la tipologia e la distribuzione dei boschi hanno influenza sul rallentamento della velocitagrave del vento e consente di prevedere con sufficiente attendibilitagrave il comportamento del fuoco

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Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) Con questi parametri si giudica la cronologia e la caratterizzazione con cui si verificano gli incendi nellrsquoarea in esame unitamente alla incidenza che hanno sul territorio forestale Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura Su tutto il territorio su cui si estende il piano egrave indispensabile conoscere il tipo il carico e la distribuzione del combustibile che si identificano nelle tipologie di copertura forestale che rappresentano uno strumento fondamentale per la pianificazione di protezione contro gli incendi boschivi ed un importante elemento conoscitivo per limpiego di modelli di previsione del comportamento del fuoco DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO La pericolositagrave di incendio su un determinato territorio esprime la possibilitagrave del manifestarsi di incendi unitamente alla difficoltagrave di estinzione degli stessi La gravitagrave esprime le conseguenze che derivano alle coperture forestali in seguito al passaggio del fuoco Sia la pericolositagrave sia la gravitagrave da individuare per ciascuna zona omogenea del territorio hanno vari livelli e le relative soglie devono essere definite direttamente dal pianificatore LA PERICOLOSITAgrave La pericolositagrave saragrave quindi definita sulla base dellanalisi dei fattori ambientali (naturali ed antropici) In generale saranno considerati gli aspetti orografici quali quota esposizione dei versanti rugositagrave della superficie pendenza geomorfologia per valutare come il fuoco puograve diffondersi Verranno poi considerate le caratteristiche della vegetazione forestale quali la composizione floristica forme di governo e trattamento continuitagrave verticale ed orizzontale dei popolamenti densitagrave delle chiome altezze dendrometriche e altezze di inserzione delle chiome modelli di combustibile per risalire alle probabili caratteristiche del fronte di fiamma con particolare riferimento alla intensitagrave presenza quantitagrave e distribuzione della necromassa Infine si dovranno considerare le caratteristiche relative alle reti idriche e viarie alle infrastrutture civili Lrsquoarea di riferimento per lanalisi e la rappresentazione della distribuzione spaziale delle variabili indicate egrave di un ettaro anche se in casi di particolare interesse si potragrave adottare un dettaglio maggiore Tuttavia questrsquoultima scelta deve essere seguita solo in caso di effettiva necessitagrave Quindi lrsquoinsieme delle variabili riferite allrsquo area elementare di 1 ettaro esprime un ldquoprofilo di pericolositagraverdquo univoco che egrave relazionato allrsquoinsorgenza alla propagazione e alla difficoltagrave di controllo degli incendi Per aree vaste o per aree dove gli incendi sono piugrave frequenti e quindi vi egrave una significativa quantitagrave di dati si possono eventualmente predisporre modelli empirici di validitagrave locale In generale se non si ritiene di ricorrere alla costruzione di appositi modelli statistici si puograve ricorrere al procedimento di statistica multivariata della cluster analysis

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In tale modo si possono raggruppare aree con ldquoprofilo di pericolositagraverdquo simile e con riferimento al centroide di ciascun gruppo si potragrave avere il profilo di pericolositagrave ldquotipordquo da attribuire a ciascuna situazione omogenea In ogni area omogenea saragrave indispensabile realizzare delle simulazioni del probabile comportamento del fuoco con i modelli di previsione in grado di fornire indicazioni su probabile intensitagrave velocitagrave di avanzamento tempo di residenza altezza e lunghezza di fiamma Le simulazioni saranno riferite alle condizioni generali che informano sulla tipologia di incendio da considerare poicheacute maggiormente caratterizzante la zona Queste variabili sono strettamente legate al danno sofferto dalla copertura forestale e alla possibilitagrave di lotta In modo particolare lrsquointensitagrave lineare piugrave avanti definita informa sulla possibilitagrave di attacco diretto Questo egrave lrsquoattacco che permette di minimizzare i danni e che tuttavia puograve essere applicato solo a certe condizioni di intensitagrave lineare del fronte di fiamma Se queste non si verificano diviene necessario ricorrere ad altre tecniche di estinzione decisamente piugrave traumatiche per la copertura forestale quali labbattimento di porzioni di bosco Pertanto la conoscenza di dove sia fisicamente possibile adottare le migliori soluzioni egrave per un parco una tappa irrinunciabile Ipotizzando scenari meteorologici prestabiliti (vedi anche i ldquofattori predisponentirdquo) con lrsquouso dei modelli di previsione del comportamento del fuoco potragrave essere prodotta una carta del comportamento atteso delleventuale fronte di fiamma LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO La gravitagrave reale esprime le variazioni che gli incendi boschivi causano nellrsquoambiente con il quale interagiscono In questa fase della pianificazione si tratta di esprimere il conflitto tra gli effetti negativi del potenziale incendio e la funzione attesa dal sistema ambientale nella sua complessitagrave strutturale e funzionale In modo particolare nei parchi poicheacute non egrave verosimile proporre una pianificazione che elimini nel periodo di validitagrave tutti gli incendi deve essere proposta una serie di provvedimenti che possa contenerne gli effetti negativi In questo contesto egrave utile introdurre il concetto di ldquoimpatto attesordquo che verragrave definito nelle diverse zone come insieme di

- intensitagrave attesa del fronte di fiamma da cui discende la forza distruttiva potenziale dellrsquoincendio

- effetto atteso del fuoco nei confronti della resistenza e della resilienza dei popolamenti forestali Questa informazione esprime la vulnerabilitagrave dellrsquoecosistema nei confronti del fuoco e lrsquoentitagrave del disturbo che questo egrave in grado di sopportare

- impatto nelle diverse zone dellrsquoarea protetta con i diversi livelli di tutela da cui discende la valutazione dellrsquoimportanza e del servizio atteso attribuito alle diverse formazioni minacciate dal fuoco Il peso dei livelli di tutela egrave relativo in quanto va sempre correlato con la relativa suscettivitagrave allrsquoincendio della tipologia in esame Si puograve infatti avere una riserva integrale per una zona umida e una tutela inferiore per un bosco rado di roverella in esposizione meridionale Saragrave senza dubbio questo secondo aspetto ad essere sottoposto al massimo delle attenzioni possibili

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Concretamente quindi limpatto attesordquo saragrave derivato dalla combinazione dei seguenti tre fattori a) Intensitagrave attesa gli effetti del fuoco sono legati al suo comportamento Lrsquointensitagrave lineare (quantitagrave di calore emanata nellrsquounitagrave di tempo per unitagrave lineare di fronte di fiamma) egrave il parametro maggiormente correlato agli effetti del fuoco e puograve determinare conseguenze da molto limitate a gravissime sullrsquoecosistema Si ritiene di proporre la valutazione del livello di impatto con un punteggio compreso tra 1 (molto basso) e 5 (molto alto) A partire da questa configurazione allrsquointensitagrave attesa del fronte di fiamma egrave stato attribuito un impatto atteso secondo quanto di seguito indicato

Intensitagrave attese (kWm) Impatto attesolt400 1

400-800 2800-1600 31600-3200 4

gt3200 5 b) Effetto atteso sulla tipologia vegetazionale leffetto( o impatto) atteso sulla copertura forestale ed in generale sullrsquoambiente del parco dipende dallintensitagrave dallrsquoestensione dellrsquoincendio ma in gran parte dalla vulnerabilitagrave della vegetazione e in particolare dalla sua resilienza e resistenza Queste caratteristiche devono essere evidenziate con indagini puntuali basate sullrsquoecologia forestale e sulla selvicoltura Si propone di valutare lrsquoimpatto atteso assegnando alle diverse formazioni punteggi compresi da 1 a 5 c) Impatto nelle diverse zone dellarea protetta relativamente allrsquoimpatto atteso degli incendi nelle diverse zone protette si dovragrave procedere ad una caratterizzazione differente Gli interventi dovranno essere modulati in funzione delle differenti finalitagrave del parco considerando quanto previsto dalla L 39491 che indica diversi gradi di protezione (A) riserve integrali (in cui lambiente naturale egrave conservato nella sua integritagrave) (B) riserve generali orientate (con forti limitazioni nella realizzazione di nuove opere o di trasformazione del territorio in cui possono essere consentite utilizzazioni produttive tradizionali e i servizi connessi) (C) aree di protezione (nelle quali possono ammettersi attivitagrave agrosilvopastorali nei limiti fissati dallente parco) (D) aree di promozione economica e sociale (in cui sono ammesse attivitagrave piugrave intensive e azioni di valorizzazione economica culturale e sociale coerenti con le finalitagrave del parco) Nellrsquoambito dei differenti livelli di protezione per definire i livelli di impatto si faragrave riferimento ai caratteri con cui gli incendi sono maggiormente in conflitto tenendo sempre ben presente la naturale predisposizione al rischio drsquoincendio delle diverse formazioni La zonazione per gradi di protezione naturalistica del parco (A B C e D ove esiste ed 1 e 2 negli altri casi) egrave una macro zonizzazione vista lestensione relativamente grande di ogni zona rispetto alle diverse tipologie morfologiche e vegetazionali interne ad ognuna di esse pertanto si ritiene che tale zonazione non abbia una diretta rilevanza sul comportamento del fuoco bensigrave determini una diversa considerazione sulle prioritagrave dintervento data la diversa valenza naturalistica Quindi si ritiene di valutare limpatto atteso da 1 a 4 rispettivamente per le zone D C B e A e da 2 a 3 rispettivamente per le zone 2 e 1

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La combinazione delle tre variabili considerate realizzata per semplice somma dei relativi punteggi di impatto parziale assegnando quindi uguale peso al contributo delle diverse componenti Il punteggio derivante dalla somma verragrave quindi segmentato in classi secondo la seguente tabella

Punteggio di impatto Classe di impatto 3-6 Basso 7-9 Medio 10-12 Alto 13-14 Molto Alto

ZONIZZAZIONE DI SINTESI Avvalendosi delle elaborazioni precedenti il territorio viene suddiviso in aree omogenee che indicano rispettivamente la pericolositagrave e la gravitagrave reale dincendio Il passo successivo della pianificazione a fini di protezione della zona contro gli incendi non puograve prescindere dal considerare ambedue i parametri valutati unitamente e in modo sintetico Pertanto per ciascuna area la conoscenza della pericolositagrave e della gravitagrave che tiene conto di tutti i parametri pirologici ponderati precedentemente consentiragrave di avere una situazione pirologica complessiva mediante unoperazione di intersezione spaziale delle aree omogenee definite dalla pericolositagrave e dalla gravitagrave dincendio ottenendo aree omogenee per entrambi questi due parametri LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO La prioritagrave degli interventi di prevenzione diretta saragrave accordata in funzione della combinazione dei valori di gravitagrave e pericolositagrave di ogni zona omogenea Tuttavia puograve accadere che nel territorio dellarea protetta vi siano piugrave zone di pari valore di gravitagrave e pericolositagrave In previsione di tale evenienza disponendo dei dati sufficienti si prevede di ricorrere al concetto del tempo di rotazione Il tempo di rotazione viene definito come il rapporto tra la superficie boscata dellrsquoarea e la superficie boscata media annua percorsa della stessa area Il reciproco di questo rapporto puograve essere visto come tempo di ritorno (numero di anni necessari affincheacute la stessa superficie venga nuovamente interessata dallrsquoincendio) oppure periodo di tempo necessario affincheacute tutta la superficie boscata dellrsquoarea venga percorsa dal fuoco ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI La legge 35300 in materia di incendi boschivi nasce dalla diffusa convinzione che lrsquoapproccio piugrave adeguato per perseguire la conservazione del patrimonio boschivo bene insostituibile per la qualitagrave della vita sia quello di promuovere ed incentivare le attivitagrave di previsione e di prevenzione anzicheacute privilegiare la fase emergenziale legata allo spegnimento degli incendi Nellattuale impostazione del piano egrave necessario realizzare unorganica gestione degli interventi e delle azioni mirate a mitigare le conseguenze degli incendi Tale impostazione comporta che si accetti che il fuoco possa percorrere parte del territorio posto a protezione In tale caso si definiscono precisi limiti di comportamento del fuoco e di estensione totale Questimpostazione comprende un concetto applicabile per lo piugrave ad area vasta e quindi di livello regionale Lrsquoobiettivo del piano delle aree a parco deve basarsi sullrsquoapplicazione del criterio della ldquoriduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocordquo da realizzare per tappe successive tendendo a raggiungere il contenimento totale se possibile

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La riduzione attesa di superficie percorsa egrave comunque un obiettivo parziale di cui si deve verificare la concreta realizzabilitagrave nel periodo di validitagrave del piano Le linee di pianificazione devono essere stabilite e mantenute valide nella loro impostazione per un periodo sufficiente a valutarne i risultati Detto periodo viene previsto indicativamente tra 3 e 5 anni Lrsquoimpostazione pluriennale non esclude le revisioni annue di cui alla L 3532000 che per le aree protette devono avere soprattutto lrsquoobiettivo di controllo dei risultati delle azioni preventive A tale fine egrave indispensabile fare riferimento alle zone omogenee precedentemente descritte collocando in esse gli interventi in funzione dellrsquoimpatto atteso Integrano gli interventi assegnati alle singole zone omogenee gli interventi generali che estendono la loro efficacia su tutto il territorio del parco Per la realizzazione di quanto sopra egrave opportuno avvalersi dei seguenti elementi Definizione degli obiettivi Gli obiettivi da perseguire per la protezione di unrsquoarea protetta contro gli incendi devono essere assai rigorosi e strettamente connessi con gli obiettivi specifici per i quali si egrave costituita lrsquoarea protetta In generale lrsquoobiettivo si concretizza con la superficie percorsa dal fuoco massima accettabile Definizione dellimpatto accettabile per area omogenea e per tipologia forestale Ogni area omogenea puograve sopportare un impatto che egrave deciso dal pianificatore La variabilitagrave di situazioni non permette di fornire delle indicazioni generali infatti si puograve spaziare da livelli dimpatto nulli ad elevati In funzione del livello dimpatto accettato cambiano molto lrsquoimpegno e i costi per rispettarlo Esigenze di protezione e tipologie dintervento nelle aree omogenee Questa fase consiste nellrsquoassegnazione delle tipologie dintervento di contenimento del fuoco alle differenti zone omogenee Sulla base dellrsquoobiettivo relativo alla zona omogenea si stabilisce quali siano gli interventi da realizzate per raggiungerlo Gli interventi saranno distribuiti tra prevenzione ed estinzione impiegando tutti i possibili mezzi e tecniche Questa fase egrave assai delicata poicheacute comporta lrsquoinserimento di un provvedimento in una situazione dovendone prevedere i risultati Definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile La superficie percorsa dal fuoco massima accettabile per ogni zona omogenea egrave una parte fondamentale del piano e puograve essere determinata anche con procedimenti di simulazione di comportamento del fronte di fiamma nelle varie situazioni tipo riscontrate nella realtagrave del territorio La definizione della superficie percorsa massima deve essere correlata anche con le diverse caratteristiche di recupero spontaneo della vegetazione stessa La conoscenza della resilienza e della tempistica del recupero dovranno entrare operativamente nel modello finalizzato alla definizione della ldquosuperficie percorsa massima accettabilerdquo Per unrsquoarea naturale protetta che assume dimensioni ampie (come alcuni Parchi Nazionali) serve una specifica successione di tappe pianificatorie Nel caso specifico essendo tali aree protette costituite per la salvaguardia di particolari situazioni ambientali o per la conservazione di certe popolazioni si dovragrave in prima istanza valutare il danno potenziale in relazione a tale obiettivo e quindi successivamente si dovragrave cercare di limitare al massimo il valore della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile considerando sempre che esso egrave inversamente proporzionale ai costi

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Definizione della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco Questa grandezza strettamente collegata alla precedente definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile ne rappresenta una tappa parziale da adottare in caso in cui non sia possibile raggiungere nel periodo di validitagrave del piano il valore desiderato PREVENZIONE Con tale termine si intende lattivitagrave a contrasto dei fattori predisponenti anche solo potenziali delle cause determinanti linnesco e lo sviluppo di incendi boschivi nelle aree e nei periodi a rischio Nel piano saranno previste tutte le possibili attivitagrave preventive finalizzate a rendere meno probabili gli incendi piugrave contenuti i parametri di comportamento e piugrave facile lrsquoestinzione ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI In questo capitolo del piano si provvederagrave alla definizione degli interventi che si devono realizzare per ogni area omogenea determinata a seguito delle indagini e delle zonizzazioni attuale e degli obiettivi Gli interventi devono essere dapprima descritti nelle loro caratteristiche generali e quindi precisamente determinati nellintensitagrave tipologia e collocazione solo sulla base delle risultanze delle precedenti zonizzazioni e del monitoraggio annuale Inoltre gli interventi devono essere economicamente quantizzati ovvero nel periodo di validitagrave del piano devono essere identificate le risorse economiche ad essi destinate (scheda tecnico-economica) ed i tempi di realizzazione previsti (crono-programma) Alcuni interventi sono di carattere generale non sono cioegrave assegnati a priori alle singole aree omogenee in quanto aventi una ricaduta su tutto il territorio e non necessitano pertanto di essere localizzati puntualmente in sede di pianificazione Tra questi egrave prevista la prevenzione indiretta cioegrave lrsquoattivitagrave che consente di portare a conoscenza della cittadinanza le problematiche legate agli incendi boschivi affincheacute siano adottati comportamenti piugrave prudenti La funzione dellattivitagrave indiretta egrave diminuire le cause antropiche determinanti linnesco degli incendi Si possono evidenziare due fasi della sunnominata prevenzione una a lungo e una a breve termine La prima egrave composta dallinsieme delle attivitagrave miranti a creare una coscienza della cittadinanza in modo da evitare comportamenti che possano innescare incendi Quella a breve termine (piugrave importante) si configura come informazione mirata alla cittadinanza in genere relativa al grado di pericolo esistente al momento attuale Per la prevenzione indiretta a lungo termine saranno necessarie campagne dinformazione oltre alla diffusione di pubblicazioni per introdurre elementi di sensibilizzazione a diverse fasce di pubblico e soprattutto ai fruitori dellarea protetta Per la prevenzione indiretta a breve termine si propone di introdurre una cartellonistica dinamica per segnalare ogni giorno il grado di pericolo dincendio ottenuto dallapposito dispositivo di previsione Strettamente collegato alla prevenzione indiretta dovragrave essere definito il flusso informativo utile a raggiungere la popolazione Questattivitagrave prevista dallart6 della l35300 egrave sotto la responsabilitagrave delle Regioni e deve portare la popolazione a conoscenza dei vincoli e dei divieti dei danni procurabili dal fuoco delle norme comportamentali da tenere in caso di incendio e dei riferimenti per la segnalazione urgente di eventuali focolai

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TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI La descrizione della tipologia degli interventi e quindi la loro localizzazione e quantificazione economica attraverso un apposito programma di interventi e la sua sintesi nella ldquoscheda tecnico-economicardquo risulta importante per una concreta pianificazione e per il successivo monitoraggio VIABILITAgrave Risulta necessario attuare sistematicamente un piano degli interventi di ripulitura delle vie di comunicazione statisticamente soggette ad insorgenza incendi possibilmente attuati con tempistica e modi tali da non comportare laccumulo di biomassa secca e pagliosa sui bordi stradali VIABILITAgrave OPERATIVA Essa egrave intesa come lrsquoinfrastruttura che consente il raggiungimento dei luoghi dove si manifesta il fuoco Si tratta di viabilitagrave forestale la cui progettazione e realizzazione presenta aspetti delicati Infatti non egrave possibile ipotizzare di raggiungere tutti i luoghi forestali con automezzi Neacute puograve essere ipotizzato di estendere la rete viaria unicamente a tale fine Pertanto la dimensione di questa infrastruttura deve tenere conto in modo rigoroso della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocoLa viabilitagrave e lrsquoaccesso sono previste dallrsquoart 3 comma 3 lettera i) della L 3532000 Puograve accadere che si evidenzi una carenza di collegamento ed in tale caso si faragrave ricorso ad un servizio di elicotteri limitando il piugrave possibile il disturbo allambiente naturale Di seguito sono riportate alcune indicazioni operative di massima

1) nel caso di realizzazioni di strade queste potranno essere unidirezionali poicheacute la densitagrave di traffico saragrave molto limitata tuttavia dovranno essere previste frequenti piazzole di scambio per landata e il ritorno dei mezzi che saranno distanti non piugrave di 400 m lrsquouna dallrsquoaltra

2) importantissimo nelle aree protette egrave anche il momento della regolamentazione dellrsquoaccesso e dellrsquouso della viabilitagrave a scopi diversi (utilizzazioni ricreazionehellip)

VIALI TAGLIAFUOCO Queste infrastrutture realizzabili con varie tipologie costruttive sono strettamente collegate alla dimensione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e alle modalitagrave di estinzione previste dal Piano per lrsquoarea in esame Infatti la tecnica di estinzione adottata egrave strettamente collegata al tipo di viale realizzato I viali tagliafuoco sono interventi di prevenzione realizzabili con diversi criteri progettuali si distinguono in passivi e attivi I viali passivi non richiedono lintervento da parte delle squadre ma determinano profonde trasformazioni sul territorio e quindi non compatibili con le aree protette- I viali tagliafuoco attivi operano unicamente un rallentamento del fronte di fiamma e necessitano di interventi di estinzione Quindi il viale non egrave progettato per fermare lincendio ma per rallentarlo e contenerlo entro limiti dintensitagrave molto bassi Eacute comunque essenziale inserire criteri di natura ecologica capaci di valutare gli effetti diretti ed indiretti di tale ldquoframmentazionerdquo Si tratta di un problema complesso che da una parte non puograve eliminare i viali tagliafuoco ma puograve contribuire a tenere sempre presenti gli impatti e le ricadute sul sistema ecologico nella sua complessitagrave essendo tali interventi senza dubbio utili per limitare i danni

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degli incendi Nel parco si ricorreragrave esclusivamente ai viali tagliafuoco di tipo attivo verde e alle tende tagliafuoco attive In generale si prevede che i viali attivi debbano contenere lintensitagrave lineare del fronte di fiamma sempre al di sotto dei 400 kWm dove si opera con attacco diretto a terra da parte di squadre con attrezzature manuali Dove si ritiene necessario intervenire con mezzi meccanici lintensitagrave lineare che il viale deve poter contenere egrave di 800 kWm mentre dove intervengono mezzi aerei egrave di 1200 kWm APPROVVIGIONAMENTO IDRICO Lrsquoapprovvigionamento idrico egrave realizzato attraverso una rete di punti di rifornimento fissi o mobili che devono essere configurati in relazione a tutti gli altri interventi di prevenzione diretta ed alle componenti del servizio di estinzione Deve essere realizzato con sistemi di basso impatto ambientale e in particolare evitando la costruzione di invasi in cemento Si ritiene di dover ricorrere a invasi di piccola capacitagrave smontabili e asportabili Risulta quindi assai importante assicurarne una corretta collocazione La distribuzione degli invasi sul territorio le loro caratteristiche costruttive e capacitagrave sono funzione dei mezzi previsti per lo spegnimento

- rifornimento degli elicotteri di tipo leggero - rifornimento dei mezzi a terra

Ogni punto di rifornimento idrico egrave riferito ad unarea servita da una squadra per lo spegnimento in fase di intervento a partire dal punto acqua In base a questo criterio cambieranno sia larea servita sia la capacitagrave di invaso per soddisfare i differenti mezzi e le tecniche di intervento legate agli scenari in cui si opera PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI Nelle aree protette luso degli elicotteri deve essere previsto in modo assai piugrave intenso rispetto a quello del resto del territorio Infatti con questo mezzo si possono servire le zone con scarsa viabilitagrave realizzando sia il trasporto di squadre sia parte dellestinzione Questaspetto egrave assai importante per evitare la costruzione di strade per lestinzione Occorre considerare quindi la necessitagrave di piazzole di atterraggio per realizzare le condizioni atte a raggiungere tutte le zone comprese nei parchi nel tempo massimo di 10 di volo Esse sono aree piane orizzontali o leggermente inclinate senza ostacoli per il volo nella zona circostante di area circolare di almeno 20m di diametro dotate di rifornimento idrico e collegamento viario La densitagrave di collocazione saragrave in rapporto al tipo di scenario Si daragrave prioritagrave alle piugrave elevate classi di impatto a partire dagli scenari di collina interna con eventi estivi e di montagna interna con eventi invernali PREVENZIONE SELVICOLTURALE Si tratta della prevenzione diretta piugrave efficace conosciuta anche se purtroppo non la piugrave diffusa Si realizza con varie attivitagrave di tipo selvicolturale attuate e dimensionate in funzione del comportamento previsto del fronte di fiamma Il progetto di questo tipo di prevenzione si attua sulla base della distribuzione dei popolamenti forestali erbacei ed arbustivi in armonia con le norme previste dai piani di gestione eventualmente presenti dellrsquoimpatto accettabile della superficie percorsa dal fuoco

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massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e del comportamento previsto dellrsquoincendio Per questrsquoultimo egrave opportuno avvalersi di modelli matematici di previsione La prevenzione diretta selvicolturale mira a sottrarre dal potenziale combustibile vegetale la quota parte di carico non assorbibile con lrsquoestinzione Nelle aree protette questo tipo di prevenzione si deve ovviamente ben raccordare con gli obiettivi in termini di conservazione della biodiversitagrave e la tendenza ad avere cenosi forestali e boschi vetusti capaci di far emergere nel modo migliore lrsquoeccezionale complessitagrave funzionale del sistema foresta Rinaturalizzazione delle cenosi di derivazione antropica armonizzazione delle strutture verifica degli ordinamenti presenti (fustaie cedui boschi non ordinariamente gestiti boschi di neoformazione formazioni lasciate alla libera evoluzione) e identificazione delle eventuali azioni di riordino bioecologico sono i criteri guida da seguire assieme allrsquoimpatto atteso e alla riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco IL FUOCO PRESCRITTO Lrsquoapplicazione del fuoco prescritto in unrsquoarea protetta puograve apparire contraddittoria tuttavia nei parchi cosigrave come nelle riserve sono frequenti popolazioni arboree artificiali o situazioni ambientali particolari in cui il fuoco oltre a ridurre il carico di combustibile puograve favorire la rinaturalizzazione (fuoco come fattore ecologico) o il mantenimento dellrsquoambiente risultante da secolare gestione antropizzata Alcuni ambienti seppur mantenuti da unrsquoazione perturbante sono ormai consolidati e facenti parte della tradizione paesaggistica e della memoria collettiva Pertanto nelle aree protette questo tipo di prevenzione non deve essere esclusa aprioristicamente ma puograve ben raccordarsi con gli obiettivi sia di prevenzione che di conservazione della biodiversitagrave FORMAZIONE La formazione del personale egrave indispensabile per lrsquoefficacia di tutte le attivitagrave Pur con differenti livelli di approfondimento deve rivolgersi ai progettisti delle opere di prevenzione ai coordinatori delle operazioni di spegnimento agli operatori addetti allrsquoestinzione Le funzionalitagrave di tutti gli strumenti in dotazione devono essere conosciute da coloro che attuano il coordinamento operativo con particolare riferimento alle modalitagrave di impiego dei Sistemi di Supporto alle Decisioni e dei modelli di simulazione di comportamento del fronte di fiamma Agli operatori professionali e volontari saragrave opportuno fare conoscere i dispositivi di sicurezza operazionale e di protezione individuale che devono essere utilizzati e tutti gli aspetti teorico - pratici delle varie tecniche di estinzione PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO Descrizione degli interventi di prevenzione AIB necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc)

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LOTTA ATTIVA Le principali attivitagrave di lotta attiva da prevedere con la pianificazione sono le seguenti SORVEGLIANZA Attivitagrave di controllo del territorio da attuare quando il livello degli indici di previsione del pericolo di incendio supera una prevista soglia di attenzione con allertamento da apposite strutture di analisi meteo collegate allrsquoEnte Parco o da strutture alternative autonome come mini stazioni meteo locali (vedi ldquofattori predisponentirdquo) Puograve essere organizzato un servizio di controllo che avverte la popolazione del livello del pericolo del momento Ciograve egrave particolarmente valido in aree assai frequentate e di alto pregio ambientale AVVISTAMENTO Consiste nellrsquoattivitagrave di individuazione diretta dei focolai realizzata da terra sia con mezzi mobili che fissi oppure dallrsquoaria Si ritiene che questattivitagrave che puograve essere realizzata con varie tecniche debba essere applicata sul territorio rigidamente in conseguenza delle analisi che evidenziano la vulnerabilitagrave della copertura forestale e lrsquoimpatto accettabile Inoltre deve essere strettamente collegato alla previsione del pericolo ed entrare in funzione solo al superamento di soglie precisamente definite per ogni area omogenea Lavvistamento egrave da intendersi come un servizio collocato a valle della previsione del pericolo Tanto piugrave questrsquoultima saragrave affidabile ed efficace tanto minore potragrave essere limpatto della struttura di avvistamento Nelle aree protette deve in genere essere preferito allrsquoavvistamento con postazioni fisse quello basato su pattugliamento sia da terra sia con aerei Anche i luoghi da osservare e quindi il tragitto che deve essere coperto dagli osservatori deve essere definito in sede progettuale sulla base di consolidate metodologie messe a punto per evidenziare le aree che meritano di essere maggiormente poste sotto controllo Nei casi in cui si fosse ritenuto necessario ricorrere ad impianti fissi qualora vi siano le condizioni di elevato pregio in zone ad alto rischio e laddove sia possibile ospitarli senza ricorrere a costruzioni di elevato impatto visivo si ritiene che sia utile impiegare dispositivi con controllo remoto ALLARME La definizione dellrsquoallarme avviene a seguito di segnalazione di evento avvistato La segnalazione puograve pervenire da parte del servizio di avvistamento oppure da cittadini che avvisano tramite canali di comunicazione appositamente pubblicizzati Con lrsquoallarme si mettono in moto le operazioni di intervento Per tale motivo lrsquoallarme deve essere emanato solo da una struttura autorizzata e comunque a conoscenza del livello di pericolo dellrsquoarea interessata del momento e delle forze che possono essere fatte intervenire COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE Si ritiene che presso il parco debba essere realizzato un ldquopunto di coordinamentordquo Detto punto di coordinamento pur essendo autonomo deve essere in contatto diretto con le Sale Operative Unificate Permanenti (SOUP) previste dallrsquoart 7 della L 3532000 per lo svolgimento della lotta attiva Deve essere quindi assicurato il collegamento tra il livello centrale (Regione) e quello locale (area protetta) Questrsquoultimo deve essere messo nelle condizioni di ricevere e dare le informazioni e lrsquoappoggio tecnico

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per le operazioni che derivano dal lavoro fatto in sede centrale da personale esperto e possibilmente con Sistemi di Supporto alle decisioni di cui ogni sala operativa dovrebbe essere dotata Si dovranno organizzare le procedure operative da seguire nelle differenti situazioni ed applicando le differenti tecniche di estinzione noncheacute il collegamento dellrsquoattivitagrave operativa svolta da diverse Regioni in caso di parco nazionale interregionale Dette procedure sono legate alle disposizioni regionali Qualora non fossero ancora stabilite il piano deve proporle con la finalitagrave di realizzare le migliori condizioni per rendere efficaci le differenti azioni di lotta intraprese Il coordinamento operativo e le procedure seguite nellrsquoarea protetta vanno descritte nella relazione del piano AIB in particolare la procedura di allarme in coordinamento con le competenti strutture regionali e sub regionali la procedura in caso di focolaio (da spegnere prima possibile con le risorse disponibili in loco) e quindi in caso di incendio vero e proprio le procedure operative specifiche per lrsquoutilizzo di mezzi e altre risorse AIB disponibili in loco

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PARTI SPECIALI DEL PIANO RICOSTITUZIONE BOSCHIVA Nel piano delle aree protette deve essere dedicata particolare attenzione alla ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco La parte del Piano finalizzata alla ricostituzione si basa sulla conoscenza funzionale e strutturale delle diverse tipologie presenti nel territorio In particolare tiene conto delle caratteristiche sindinamiche (serie di vegetazione) e del confronto tra eterogeneitagrave spaziale reale e eterogeneitagrave potenziale Solo il riferimento al modello neutrale (eterogeneitagrave potenziale o carta della vegetazione potenziale) offre un criterio valido per valutare la situazione reale e consente di ricostruire modelli dintervento non teorici ma strettamente collegati alla potenzialitagrave del territorio confrontato con lrsquoattuale uso del territorio stesso Anche in questo caso pertanto si dovragrave fare riferimento ai documenti di base con i quali abbiamo prodotto la classificazione gerarchica del territorio Il confronto cartografico tra attuale uso e situazione potenziale fornisce una base molto concreta di valutazione delle possibilitagrave di ricostituzione a scala territoriale Saragrave successivamente essenziale definire i singoli modelli di ricostituzione applicati alle diverse tipologie vegetazionali La conoscenza di tali modelli (serie di vegetazione) consente di valutare la congruitagrave tipologica anche di stadi degradati (vedi per esempio i cespuglieti) e contribuisce notevolmente alla pianificazione degli interventi Nella pianificazione degli interventi si dovragrave prendere sempre in considerazione la possibilitagrave di non intervenire con impianti diretti Uno degli elementi essenziali nel processo di valutazione che conduce al progetto di ricostituzione egrave indubbiamente la situazione della risorsa suolo Nel caso di scarsa frequenza senza perdita di suolo egrave facile far prevalere il criterio di basso intervento Nel caso invece di perdita della risorsa suolo lrsquointervento dovragrave essere finalizzato prevalentemente alleliminazione di questo rischio mediante la messa a dimora di specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione in oggetto capaci di eliminare in tempi brevi la perdita di suolo Lrsquoattivitagrave da svolgere deve essere definita da una apposita analisi svolta a livello regionale con cui si individuano le aree prioritarie di intervento La ricostituzione si affronta correttamente solo in un contesto generale di pianificazione ecologica e forestale individuando per tutto il territorio a parco i differenti effetti degli incendi avvenuti e la dinamica della ricostituzione spontanea Gli interventi di ricostituzione che si prevederagrave di adottare verranno modulati in funzione di tutte le caratteristiche ambientali e nel rispetto della multifunzionalitagrave della copertura forestale Per poterli definire e soprattutto distribuire correttamente nellrsquoarea a parco si devono prevedere le seguenti analisi

- analisi della possibilitagrave di ricostituzione spontanea anche in funzione di Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) e Fire regime (frequenza intensitagrave stagione)

- definizione di criteri e modalitagrave di intervento per la ricostituzione - definizione di zone prioritarie di intervento - definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipologia e per ogni area

omogenea in funzione delle serie di vegetazione e delle unitagrave di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio

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IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

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49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

102

PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

103

34

  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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e protezione dagli incendi boschivi materia in veloce evoluzione Lrsquoinsieme delle determinazioni di pianificazione devono essere realizzate considerando che le conoscenze relative alla protezione dagli incendi sono via via in evoluzione Le nuove conoscenze e tecniche il cui inserimento risulta assolutamente indispensabile possono essere incorporate e recepite nel processo di pianificazione solo se questo lo preveda rispettando quindi quanto detto nel punto precedente

Come giagrave detto in precedenza le linee di pianificazione delle aree protette dello Stato in applicazione della L 3532000 dovranno essere nellrsquoimpostazione generale strutturalmente analoghe a quelle del piano regionale Eacute opportuno perograve considerare che la Direttiva Habitat del rsquo92 caposaldo dellrsquoattuale politica di conservazione e tutela degli ambienti naturali in Europa che ha portato alla proposta dei siti costituenti la rete Natura 2000 tende a rivalutare anche i siti degradati purcheacute essi abbiano mantenuta inalterata la capacitagrave di recupero funzionale e strutturale Ciograve modifica dal punto di vista concettuale la valutazione dei sistemi ambientali in quanto richiede che il pianificatore sia in grado di riconoscere non solo le valenze ambientali attualmente presenti ma anche quelle potenziali Tutto ciograve percheacute nella logica sistemica egrave importante saper valutare il contributo di ogni singolo habitat rispetto alla funzionalitagrave sistemica e alla complessitagrave dellrsquoarea protetta nel suo insieme Rispetto ai criteri regionali ai fini della pianificazione relativa alla protezione contro gli incendi boschivi emergono delle differenze date dalle peculiaritagrave della situazione Ciograve egrave dovuto soprattutto al fatto che nelle aree protette unitamente alla differenziazione delle realtagrave territoriali si deve valutare in modo piugrave attento il problema della complessitagrave delle emergenze naturalistiche e del loro rapporto con il trauma causato dal fuoco Questa analisi di dettaglio egrave necessaria per definire gli interventi sia in rapporto alle esigenze della copertura vegetale alla sua evoluzione e mantenimento sia al limite rispetto alla stessa opzione zero se si debba cioegrave intervenire o meno in aree percorse dal fuoco Lrsquoobiettivo principale enunciato dalla stessa L35300 che si vuole raggiungere con il piano di protezione delle aree boscate contro gli incendi nelle aree protette deve essere quello di limitare i danni mirando sia alla riduzione delle superfici percorse dal fuoco che alla diminuzione del numero di eventi Pur non trascurando le cause determinanti che si possono piugrave difficilmente contrastare lrsquointervento di prevenzione si concentra maggiormente sul controllo e sulla gestione dei fattori predisponenti cioegrave quei fattori che insieme concorrono a condizionare il comportamento del fuoco e quindi la forza distruttiva e i danni che esso puograve causare noncheacute la potenziale difficoltagrave di controllo da parte del servizio di estinzione I danni piugrave ingenti sono causati da fronti di fiamma che si propagano con intensitagrave elevata e che caratterizzano incendi di grandi dimensioni mentre gli eventi piugrave piccoli spesso non hanno alcun effetto negativo rilevante La limitazione dei danni gravi si potragrave ottenere prevalentemente con provvedimenti che mirano ad evitare linsorgenza di eventi di grandi dimensioni Per questo motivo egrave necessario analizzare in dettaglio il territorio e distinguere zone con differente predisposizione al fuoco realizzare in esse la prevenzione diretta e a maggior ragione disporre di un affidabile sistema di previsione del comportamento dellincendio Nelle aree protette la prevenzione diretta deve essere realizzata con metodi di basso impatto ambientale sottolineando che le realizzazioni di prevenzione diretta non devono essere traumatiche per il territorio e non devono causare trasformazioni irreversibili Per tale motivo si deve fare ricorso a tecniche che puntino soprattutto sui processi di rinaturalizzazione e sullrsquoaumento delle capacitagrave omeostatiche dei sistemi ed il loro grado di resilienza interno evitando quanto piugrave possibile tutti gli

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interventi che comportano delle trasformazioni quali potrebbero essere ad esempio invasi di rifornimento idrico in cemento o strade antincendio che nei parchi egrave bene che siano limitati Particolare cura va anche posta nella valutazione dellrsquoincidenza in termini di frammentazione e perdita della connettivitagrave di eventuali opere finalizzate alla prevenzione dellrsquoincendio stesso In sede di pianificazione lrsquoadozione dei principi fondamentali enunciati nelle premesse

- carattere omeostatico - integrazione tra prevenzione ed estinzione - obiettivi e prioritagrave di intervento - verifica della pianificazione - protezione dagli incendi boschivi materia in veloce evoluzione

consente una armonizzazione con i dettami dellrsquoart 12 della Legge Quadro sulle Aree Protette n 394 del 61291 facendo riferimento in particolare allorganizzazione e differenziazione drsquouso del territorio ai vincoli e allaccessibilitagrave veicolare e pedonale PREVISIONE Con questa attivitagrave si mira a conoscere in anticipo la probabilitagrave che avvengano gli incendi la loro frequenza e possibilmente anche il loro comportamento La previsione egrave ovviamente collegata con le caratteristiche climatiche fisiche e biologiche del territorio Questattivitagrave di per seacute molto importante nella pianificazione per la protezione contro gli incendi boschivi assume rilevanza singolare per le aree protette PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO In prima istanza egrave fondamentale la conoscenza delle linee di impostazione di carattere pianificatorio generale che sono applicate o comunque previste per un determinato territorio al fine di valutarne il rapporto che intercorre con le determinazioni pianificatorie per la protezione contro gli incendi boschivi La conoscenza nel dettaglio delle pianificazioni in atto egrave molto importante in quanto molti sono i soggetti abilitati a formalizzare piani di indirizzo e piani di sviluppo che nel loro insieme possono avere una grande importanza nellrsquoaccentuare o mitigare il rischio di incendio Eacute essenziale conoscere anche tutto ciograve che abbia ricadute dirette o indirette sul pattern di distribuzione delle diverse attivitagrave produttive o conservative Eacute opportuno evidenziare inoltre il ruolo che la conoscenza del modello organizzativo attuale del territorio del parco assume nei riguardi della previsione prevenzione estinzione e ricostituzione delle superfici percorse dal fuoco A tal fine egrave necessario fare indagini preliminari per ottenere un quadro della situazione ed acquisire informazioni sul sistema ambientale e sulla pianificazione territoriale agraria e forestale e specificatamente su quella relativa alla protezione contro gli incendi boschivi Nelle aree protette in relazione alla specificitagrave stessa dellrsquoarea possono assumere una primaria importanza anche popolazioni animali e vegetali habitat comunitagrave o sistemi di paesaggio che di norma non sempre si riconoscono di elevato interesse ambientale A riguardo occorre tenere in particolare considerazione le aree NATURA 2000 ed i relativi habitat di interesse comunitario Con queste indagini si tenderagrave ad acquisire delle conoscenze da utilizzare sia per lrsquoimpostazione delle attivitagrave pianificatorie sia per la realizzazione dei relativi progetti attuativi In modo particolare deve

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

essere acquisito il complesso delle linee di pianificazione ecologica del territorio a parco e la conoscenza della dinamica delle popolazioni e delle comunitagrave che il Parco intende conservare noncheacute la situazione socioeconomica Eacute opportuno tenere presente che tra le funzioni istituzionali dei Parchi rientra lrsquoobiettivo volto alla conservazione della biodiversitagraverdquo Nel nostro Paese spesso la biodiversitagrave risente dellrsquoazione dellrsquouomo ed in particolare nellrsquoecosistema mediterraneo egrave fortemente condizionata dallrsquouso del fuoco per liberare porzioni di territorio dalla cenosi legnose e quindi favorire il pascolo Ciograve complica notevolmente lrsquoopera del pianificatore in quanto spesso per conservare alcune popolazioni animali eo vegetali egrave necessario intervenire per evitare la ripresa del bosco o di cespuglieti che riducono la superficie delle zone aperte in questi speciali ambiti anche lrsquoazione del fuoco si puograve considerare quale fattore ecologico Di seguito vengono indicati i principali elementi su cui estendere le indagini CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI A monte di qualsiasi elemento pianificatorio egrave essenziale conoscere nel dettaglio lrsquoarticolazione spaziale strutturale e funzionale della copertura del suolo e del suo attuale uso Purtroppo spesso vaste porzioni di territorio sono ancora prive di questa informazione a scala adeguata mentre il rischio e la pericolositagrave sono strettamente connessi con la disposizione spaziale delle diverse fisionomie Particolare importanza egrave inoltre legata alla conoscenza non solo tipologica delle diverse attivitagrave ma anche alla conoscenza puntuale delle informazioni connesse con la definizione della struttura verticale ed orizzontale di una comunitagrave Lrsquoaggiornamento della cartografia di dettaglio ad esempio secondo la nomenclatura prevista dallo sviluppo del programma CORINE Land Cover almeno al IV o V livello non egrave quindi solo un elemento conoscitivo di base ma egrave elemento essenziale del progetto del Piano Con questo documento da tenere sempre aggiornato egrave inoltre possibile aggiornare anche le prioritagrave di intervento MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE Nella descrizione del territorio il piano AIB deve contenere anche un inquadramento generale su altre problematiche localmente rilevanti pertinenti morfologia geologia pedologia franositagrave erosione superficiale e assetto idrogeologico al fine di individuare diversi fattori di criticitagrave che potrebbero avere rapporti di interdipendenza con gli incendi boschivi o semplicemente di sovrapposizione territoriale di diverse calamitagrave naturali VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI La descrizione della vegetazione naturale eo dei tipi forestali con la caratterizzazione delle specie la loro mescolanza e le tendenze evolutive dei soprassuoli offrono unrsquoinformazione che puograve essere utile a differenti livelli di scala di rilevamento in vari tipi di pianificazione territoriale ed in particolare in quella AIB per una buona identificazione degli indici e delle zone interessate dai vari tematismi AIB (combustibilitagrave rischio gravitagrave pericolositagrave intensitagrave di fiamma al passaggio del fuoco ecc) Questo evidenzia la necessitagrave di avere unrsquoaccurata cartografia vegetazionale

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ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI Per le descrizioni dellrsquoandamento degli incendi e dei fattori predisponenti e per lrsquoindividuazione delle zone a rischio alto medio e basso (decisione (CEE) ndeg C(93) 1619 del 24061993 integrata dalla decisione Sg (95) D2205 del 27021995) egrave necessario anche disporre dei dati seguenti

- serie storica degli incendi (comprendendo tutte le informazioni rilevate attualmente per ciascun incendio dal Corpo Forestale dello Stato) per almeno 10-15 anni

- cartografia delle aree percorse dal fuoco nellrsquoultimo quinquennio e se possibile nei due precedenti quinquenni

- serie storica dei dati meteorologici (precipitazioni vento umiditagrave e temperatura dellrsquoaria insolazione) con localizzazione delle stazioni meteorologiche e ove possibile descrizione delle modalitagrave di raccolta dei dati elaborazioni degli stessi sulla distribuzione spazio-temporale degli incendi

Si dovragrave disporre di un sistema di previsione di livello generale tramite il collegamento con servizi di previsione a scala regionale e continentale tipo sistema EUDIC (European Ranger Information Communication) Si deve poi affiancare a queste informazioni una previsione di dettaglio essa deve essere realizzata preferibilmente con un metodo meteorologico cumulativo di inizio e diffusione la cui risposta sia validata dalle condizioni ambientali del parco LA PIANIFICAZIONE FORESTALE In questa analisi complessa devono anche essere esaminate le linee di pianificazione seguite per realizzare i piani di gestione forestale Queste informazioni sono necessarie per conoscere soprattutto le principali finalitagrave (beni e servizi) che si vogliano ottenere dal bosco in quel contesto ambientale e socioeconomico La conoscenza delle finalitagrave di carattere generale e quindi i criteri seguiti per realizzare i piani di assestamento e di gestione (riordino riassetto piani speciali di settore nellrsquoambito dei piani di assetto dei parchi e delle riservehellip) delle risorse forestali sono necessari per comprendere meglio gli obiettivi che si vogliono ottenere con la utilizzazione del bosco Tutto questo egrave dato dal fatto che vi egrave uno stretto rapporto tra le trasformazioni previste con lrsquoassestamento e gli interventi di pianificazione nella protezione delle aree contro gli incendi boschivi INTERVENTI SELVICOLTURALI Serve conoscere quale sviluppo sia dato alla selvicoltura ed in modo particolare alla selvicoltura preventiva su tutta lrsquoarea compresa nel piano di protezione contro gli incendi boschivi che nella fattispecie egrave tutta larea protetta La distribuzione la tipologia e lrsquointensitagrave degli interventi influenzano infatti notevolmente la possibilitagrave di diffusione degli incendi Nelle aree protette i boschi vengono considerati maggiormente per la loro multi funzione che non per la produzione stessa di legname e degli altri prodotti non legnosi Allrsquointerno del Parco in prima istanza va definito per quali boschi si intenda conservare unattitudine produttiva o turistico ricreativa specifica e per quali lasciare prevalere lrsquoattitudine definita in sensu latu ldquoecologicardquo Si tratta di una scelta molto complicata ma necessaria in quanto vaste porzioni del nostro Paese sono state sottoposte a rischio idrogeologico anche a causa di una cattiva gestione forestale adottata in passato Egrave da tener presente che la conoscenza dello stato di gestione del bosco consente anche di realizzare una mappatura del probabile comportamento del fuoco

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GESTIONE DEI PASCOLI Questa indagine egrave giustificata dalla rapida diffusibilitagrave dei fronti di fiamma radenti nei pascoli Poicheacute la velocitagrave del vento in tale ambito non egrave infatti rallentata dalla copertura arborea o arbustiva gli incendi assumono i valori piugrave alti di velocitagrave di propagazione proprio allrsquointerno di questa fisionomia Tale fatto giustifica una conoscenza della ubicazione e delle caratteristiche dei pascoli Eacute inoltre evidente come questa fisionomia risenta ancor piugrave delle fisionomie forestali dellrsquoandamento climatico degli effetti di prolungati periodi di ariditagrave ed in particolare del carico animale (erbivori domestici e selvatici) che dovrebbe essere opportunamente regolamentato Come anticipato in premessa la figura del pastore e in generale del gestore privato locale puograve assumere un importantissimo ruolo nellattivitagrave di prevenzione dellincendio boschivo per cui un suo coinvolgimento anche con incentivi economici egrave senzaltro auspicabile PIANIFICAZIONE FAUNISTICA Il territorio forestale ospita numerosissime popolazioni animali Tra esse alcune come gli ungulati selvatici hanno una particolare interferenza con il bosco e il suo sviluppo Per tale motivo possono essere intraprese delle attivitagrave che modificano la copertura forestale conferendole la capacitagrave di ospitare un maggior numero di animali In altri casi non si desidera aumentare il numero ma proporre una migliore gestione Per tali motivi egrave opportuno conoscere gli interventi finalizzati alla pianificazione faunistica poicheacute essi si correlano con interventi di protezione contro gli incendi boschivi Il territorio forestale e il suo mosaico vanno analizzati in funzione specifica degli habitat che offrono alla fauna selvatica In particolare si dovragrave porre attenzione non solo ai vertebrati ed alla fauna superiore ma anche a tutte le forme animali che costituiscono parte fondamentale della biodiversitagrave In questo senso lrsquoaccumulo di legno morto in foresta che sembra contraddire lrsquoopportunitagrave di limitare la necromassa presente in quanto primo propagatore del fuoco egrave bene che sia gestito con particolare attenzione quindi saragrave necessario inventariare in modo quantitativo la presenza di questa componente della foresta con appositi rilievi ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA La delimitazione cartografica delle aree di interfaccia urbano-foresta costituisce un importante elemento del ldquoPiano di Emergenza comunale od intercomunalerdquo Dal punto di vista della pianificazione AIB la loro individuazione risulta essere opportuna sia a livello di previsione che di prevenzione Egrave quindi auspicabile che nella redazione del Piano AIB le aree di interfaccia urbano-foresta vengano tenute in debita considerazione anche nel caso in cui i comuni non avessero realizzato il loro Piano di Emergenza e quindi con una pre-delimitazione delle stesse da parte del Parco Altrimenti egrave comunque opportuno realizzare la carta anche se incompleta con riportate le zone di interfaccia per i soli comuni che avranno fornito il proprio piano demergenza allEnte parco con relativo elenco dei Comuni adempienti Le aree di interfaccia urbano foresta richiedono interventi pianificatori particolari Infatti in questa zona il bosco puograve essere il veicolo per un incendio che potrebbe danneggiare insediamenti civili Si verifica anche la situazione contraria divenendo il bosco lrsquooggetto di trauma da parte di incendi originati dalle attivitagrave in ambienti urbanizzati Per tali motivi si ritiene opportuno disporre di unrsquoindagine che evidenzi la distribuzione e la concentrazione dellrsquointerfaccia

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In linea generale in tale interfaccia si deve assolutamente privilegiare la riduzione del rischio drsquoincendio rispetto anche alla conservazione di elementi strutturali e funzionali caratteristici del sistema forestale stesso Risulta quindi importante sia la definizione di interfaccia urbano foresta che la caratterizzazione tipologica della zone di interfaccia secondo la differenziazione delle tipologie di bosco in termini forestali e vegetazionali la differenziazione delle tipologie di combustibili la simulazione di comportamento del fronte di fiamma la stima della pericolositagrave specifica Al fine di assicurare la prevenzione AIB spettante allrsquoente parco saragrave cura di questrsquoultimo emanare un regolamento specifico rispondente alle esigenze di interventi selvicolturali per le zone di interfaccia giagrave identificate dai piani di emergenza ed anche per le zone di interfaccia non ancora delimitate attraverso una loro appropriata definizione con relativa tipologia compatibile con la realtagrave del parco LA ZONIZZAZIONE ATTUALE Con tale termine si intende linsieme delle indagini conoscitive direttamente mirate a comprendere le specificitagrave ambientali locali nei riguardi della difesa contro gli incendi boschivi di seguito riportate Per provvedere alla definizione del piano per la previsione prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi si deve indagare tutto il territorio dellarea protetta In particolare si ritiene che indipendentemente dalla dimensione dellrsquoarea si debba comprendere tutto il territorio nel contesto della pianificazione senza escludere zone in cui il problema sia meno intenso o trascurabile ma anzi considerando anche le porzioni di zone contigue eventualmente significative ai fini preventivi Questa scelta egrave motivata sia dalla comune valenza ambientale di tutte le zone che sono ritenute tali solo per essere comprese nella delimitazione a parco sia dalla necessitagrave di evitare la complicazione di sovrapporre in modo discontinuo sullrsquoarea del parco regole previste dalla legge che differenziano le zone comprese e le zone escluse dal piano Sulla base di tali informazioni si arriva a tracciare la zonizzazione dellrsquoarea soggetta al rischio Essa in linea di larga massima segue la frequenza di incendio e viene integrata da emergenze locali in funzione della loro sensibilitagrave al danneggiamento provocato dal fuoco oltre che dallrsquointensitagrave del fenomeno Poicheacute il piano di protezione contro gli incendi boschivi prevede interventi diversi distribuiti sul territorio in relazione a quanto precedentemente detto egrave necessario provvedere a zonizzare il territorio stesso in funzione delle problematiche causate dal passaggio del fuoco Eacute opportuno correlare le zone alla classificazione gerarchica del territorio e comunque (soprattutto in funzione della dimensione dellrsquoarea protetta) individuare parti omogenee per distribuire su di esse interventi altrettanto omogenei e proporzionati La zonizzazione quindi distingueragrave sul territorio una serie di realtagrave omogenee per problematiche pirologiche presenti allrsquoattualitagrave (zonizzazione attuale) Eacute importante segnalare questo principio in quanto lrsquoattuale uso del suolo puograve avere un ruolo molto significativo Per definire la zonizzazione attuale verranno analizzati i seguenti punti utilizzando i dati disponibili a scala adeguata

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Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio Si tratta delle informazioni necessarie per definire il quadro di riferimento in termini funzionali e strutturali in linea con i principi della ecologia del paesaggio In linea generale la conoscenza territoriale dovragrave basarsi sulla classificazione gerarchica del territorio ossia sulla individuazione dei sistemi sottosistemi ed unitagrave ambientali Sulla base delle conoscenze litologiche morfologiche floristiche faunistiche vegetazionali di uso del suolo e infrastrutturali egrave possibile riconoscere e qualificare in termini di suscettivitagrave agli incendi le diverse porzioni del territorio Fattori predisponenti Costituiscono lrsquoinsieme di variabili che con azione combinata consentono il verificarsi delle potenziali condizioni per lo sviluppo del fuoco Mentre infatti le cause determinanti sono nel nostro Paese e in generale in tutta lrsquoEuropa mediterranea legate direttamente o indirettamente alle attivitagrave antropiche i fattori predisponenti sono riconducibili alle variabili meteorologiche e topografiche e alle caratteristiche della biomassa bruciabile presente negli ambienti naturali In particolare la biomassa bruciabile egrave costituita dalla componente vegetazionale degli ecosistemi a cui nella protezione dagli incendi boschivi si fa spesso riferimento con il termine di combustibile forestale I fattori rilevanti per il rischio di incendio sono dunque molti e caratterizzati da forti interazioni Se in linea generale possono essere identificati gli elementi del territorio che hanno un ruolo significativo nel determinare la distribuzione spaziale del rischio con riferimento a specifiche realtagrave il peso di ogni singolo fattore puograve essere molto diverso e le interazioni giocano un ruolo chiave Si pensi ad esempio agli incendi dellarco alpino concentrati nel periodo invernale e primaverile per i quali un fattore fortemente limitante puograve essere la presenza della neve che non ha invece alcuna relazione con gli incendi negli ambienti mediterranei Negli ultimi anni grazie anche alla grande diffusione dei sistemi informativi geografici (GIS) e alla aumentata disponibilitagrave in forma digitale di dati georiferiti sono stati messi a punto vari metodi per la mappatura del rischio di incendio a partire da informazioni relative alle caratteristiche territoriali e alla distribuzione spaziale dei fattori influenti Per impostare lanalisi dei fattori predisponenti il rischio di incendio e quindi lanalisi del rischio derivato dalle variabili di predisposizione vanno affrontati i seguenti temi

- le componenti spaziale e temporale - le variabili di rischio negli esempi di zonizzazione del rischio di incendio reperibili in

letteratura le variabili impiegate sono solitamente riconducibili alle tre citate componenti di meteorologia topografia e combustibili

- le modalitagrave drsquointegrazione delle variabili di rischio In particolare un sistematico monitoraggio dei fattori meteo per la previsione del pericolo (direttamente implementata o mutuata da fonti regionali) e quindi la relativa individuazione dei periodi critici permette di modulare le attivitagrave di prevenzione e di adeguare le risorse AIB come lrsquoimpiego dei diversi sistemi di sorveglianza e di allertamento e del relativo personale disponibile (es pre-allertare il sistema di estinzione attivare diverse modalitagrave o intensitagrave di avvistamento avvisare la popolazione porre divieti ecc) Questo permette di abbassare la soglia di pericolo e contenere i costi per lrsquoAIB nei periodi meno critici Lanalisi contenuta nel piano su questo tema dovragrave consentire di definire almeno in termini generali degli scenari operativi di utilizzo

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Cause determinanti Per cause determinanti si intendono gli aspetti che in una situazione definita da fattori predisponenti possono dar luogo allrsquoimmediato sviluppo ed alla propagazione del fuoco Le cause determinanti dovranno essere distinte in conformitagrave al Regolamento (CE) ndeg 80494 che classifica lrsquoorigine presunta di ciascun incendio secondo le seguenti quattro categorie

- incendio di origine ignota - incendio di origine naturale per esempio provocato dal fulmine - incendio di origine accidentale o dovuto a negligenza ossia la cui origine egrave connessa

allrsquoattivitagrave diretta o indiretta dellrsquouomo senza che questi abbia avuto lrsquointenzione di distruggere uno spazio forestale (collegamenti elettrici ferrovia opere pubbliche barbecue bruciature di stoppie sfuggite al controllo di chi ha acceso il fuoco etc)

- incendio di origine dolosa (volontaria) ossia provocato con lrsquointenzione deliberata di distruggere uno spazio forestale per qualsiasi motivo

In particolare egrave opportuno fare una approfondita analisi e conseguente cartografia di quelle infrastrutture giudicate connesse con le possibilitagrave di innesco come la viabilitagrave identificando nel contempo le fasce coassiali di varia larghezza a cui associare una certa incidenza di cause determinanti in funzione della distanza dalla strada stessa Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali Per rischio si intende la somma delle variabili che rappresentano la propensione delle diverse formazioni vegetali ad essere percorse piugrave o meno facilmente dal fuoco Il rischio come giagrave detto sopra egrave un fattore statico che caratterizza il territorio nellrsquoambito della zonizzazione attuale Il rischio puograve cambiare solo sul lungo termine e deve essere mantenuto distinto dal concetto di pericolo che egrave per definizione variabile nel tempo in relazione al verificarsi di piugrave fattori predisponenti Per la zonizzazione del rischio statico ci si dovragrave uniformare alla classifica approvata dallrsquoUnione Europea (c(93) ndeg 161993 integrata dalla SG (95) D220595 per il territorio italiano che prevede

- zone ad alto rischio zone il cui rischio permanente o ciclico di incendio di foresta minaccia gravemente lrsquoequilibrio ecologico la sicurezza delle persone e dei beni o contribuisce allrsquoaccelerazione dei processi di desertificazione

- zone a medio rischio le zone in cui il rischio di incendio di foresta pur non essendo permanente o ciclico puograve minacciare in misura rilevante gli ecosistemi forestali

- zone a basso rischio tutte le altre zone Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali Con questa indagine si evidenzia lrsquoinfluenza del vento sugli incendi Il vento egrave determinante per la diffusione e per il comportamento del fuoco e pertanto deve essere analizzato in tutte le sue componenti Eacute indispensabile individuare per ciascuna zona i ldquoventi pericolosirdquo nella loro tipologia predominante e in particolare egrave opportuno conoscere il tipo di rallentamento che la copertura forestale ha sugli stessi Infatti la tipologia e la distribuzione dei boschi hanno influenza sul rallentamento della velocitagrave del vento e consente di prevedere con sufficiente attendibilitagrave il comportamento del fuoco

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Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) Con questi parametri si giudica la cronologia e la caratterizzazione con cui si verificano gli incendi nellrsquoarea in esame unitamente alla incidenza che hanno sul territorio forestale Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura Su tutto il territorio su cui si estende il piano egrave indispensabile conoscere il tipo il carico e la distribuzione del combustibile che si identificano nelle tipologie di copertura forestale che rappresentano uno strumento fondamentale per la pianificazione di protezione contro gli incendi boschivi ed un importante elemento conoscitivo per limpiego di modelli di previsione del comportamento del fuoco DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO La pericolositagrave di incendio su un determinato territorio esprime la possibilitagrave del manifestarsi di incendi unitamente alla difficoltagrave di estinzione degli stessi La gravitagrave esprime le conseguenze che derivano alle coperture forestali in seguito al passaggio del fuoco Sia la pericolositagrave sia la gravitagrave da individuare per ciascuna zona omogenea del territorio hanno vari livelli e le relative soglie devono essere definite direttamente dal pianificatore LA PERICOLOSITAgrave La pericolositagrave saragrave quindi definita sulla base dellanalisi dei fattori ambientali (naturali ed antropici) In generale saranno considerati gli aspetti orografici quali quota esposizione dei versanti rugositagrave della superficie pendenza geomorfologia per valutare come il fuoco puograve diffondersi Verranno poi considerate le caratteristiche della vegetazione forestale quali la composizione floristica forme di governo e trattamento continuitagrave verticale ed orizzontale dei popolamenti densitagrave delle chiome altezze dendrometriche e altezze di inserzione delle chiome modelli di combustibile per risalire alle probabili caratteristiche del fronte di fiamma con particolare riferimento alla intensitagrave presenza quantitagrave e distribuzione della necromassa Infine si dovranno considerare le caratteristiche relative alle reti idriche e viarie alle infrastrutture civili Lrsquoarea di riferimento per lanalisi e la rappresentazione della distribuzione spaziale delle variabili indicate egrave di un ettaro anche se in casi di particolare interesse si potragrave adottare un dettaglio maggiore Tuttavia questrsquoultima scelta deve essere seguita solo in caso di effettiva necessitagrave Quindi lrsquoinsieme delle variabili riferite allrsquo area elementare di 1 ettaro esprime un ldquoprofilo di pericolositagraverdquo univoco che egrave relazionato allrsquoinsorgenza alla propagazione e alla difficoltagrave di controllo degli incendi Per aree vaste o per aree dove gli incendi sono piugrave frequenti e quindi vi egrave una significativa quantitagrave di dati si possono eventualmente predisporre modelli empirici di validitagrave locale In generale se non si ritiene di ricorrere alla costruzione di appositi modelli statistici si puograve ricorrere al procedimento di statistica multivariata della cluster analysis

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In tale modo si possono raggruppare aree con ldquoprofilo di pericolositagraverdquo simile e con riferimento al centroide di ciascun gruppo si potragrave avere il profilo di pericolositagrave ldquotipordquo da attribuire a ciascuna situazione omogenea In ogni area omogenea saragrave indispensabile realizzare delle simulazioni del probabile comportamento del fuoco con i modelli di previsione in grado di fornire indicazioni su probabile intensitagrave velocitagrave di avanzamento tempo di residenza altezza e lunghezza di fiamma Le simulazioni saranno riferite alle condizioni generali che informano sulla tipologia di incendio da considerare poicheacute maggiormente caratterizzante la zona Queste variabili sono strettamente legate al danno sofferto dalla copertura forestale e alla possibilitagrave di lotta In modo particolare lrsquointensitagrave lineare piugrave avanti definita informa sulla possibilitagrave di attacco diretto Questo egrave lrsquoattacco che permette di minimizzare i danni e che tuttavia puograve essere applicato solo a certe condizioni di intensitagrave lineare del fronte di fiamma Se queste non si verificano diviene necessario ricorrere ad altre tecniche di estinzione decisamente piugrave traumatiche per la copertura forestale quali labbattimento di porzioni di bosco Pertanto la conoscenza di dove sia fisicamente possibile adottare le migliori soluzioni egrave per un parco una tappa irrinunciabile Ipotizzando scenari meteorologici prestabiliti (vedi anche i ldquofattori predisponentirdquo) con lrsquouso dei modelli di previsione del comportamento del fuoco potragrave essere prodotta una carta del comportamento atteso delleventuale fronte di fiamma LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO La gravitagrave reale esprime le variazioni che gli incendi boschivi causano nellrsquoambiente con il quale interagiscono In questa fase della pianificazione si tratta di esprimere il conflitto tra gli effetti negativi del potenziale incendio e la funzione attesa dal sistema ambientale nella sua complessitagrave strutturale e funzionale In modo particolare nei parchi poicheacute non egrave verosimile proporre una pianificazione che elimini nel periodo di validitagrave tutti gli incendi deve essere proposta una serie di provvedimenti che possa contenerne gli effetti negativi In questo contesto egrave utile introdurre il concetto di ldquoimpatto attesordquo che verragrave definito nelle diverse zone come insieme di

- intensitagrave attesa del fronte di fiamma da cui discende la forza distruttiva potenziale dellrsquoincendio

- effetto atteso del fuoco nei confronti della resistenza e della resilienza dei popolamenti forestali Questa informazione esprime la vulnerabilitagrave dellrsquoecosistema nei confronti del fuoco e lrsquoentitagrave del disturbo che questo egrave in grado di sopportare

- impatto nelle diverse zone dellrsquoarea protetta con i diversi livelli di tutela da cui discende la valutazione dellrsquoimportanza e del servizio atteso attribuito alle diverse formazioni minacciate dal fuoco Il peso dei livelli di tutela egrave relativo in quanto va sempre correlato con la relativa suscettivitagrave allrsquoincendio della tipologia in esame Si puograve infatti avere una riserva integrale per una zona umida e una tutela inferiore per un bosco rado di roverella in esposizione meridionale Saragrave senza dubbio questo secondo aspetto ad essere sottoposto al massimo delle attenzioni possibili

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Concretamente quindi limpatto attesordquo saragrave derivato dalla combinazione dei seguenti tre fattori a) Intensitagrave attesa gli effetti del fuoco sono legati al suo comportamento Lrsquointensitagrave lineare (quantitagrave di calore emanata nellrsquounitagrave di tempo per unitagrave lineare di fronte di fiamma) egrave il parametro maggiormente correlato agli effetti del fuoco e puograve determinare conseguenze da molto limitate a gravissime sullrsquoecosistema Si ritiene di proporre la valutazione del livello di impatto con un punteggio compreso tra 1 (molto basso) e 5 (molto alto) A partire da questa configurazione allrsquointensitagrave attesa del fronte di fiamma egrave stato attribuito un impatto atteso secondo quanto di seguito indicato

Intensitagrave attese (kWm) Impatto attesolt400 1

400-800 2800-1600 31600-3200 4

gt3200 5 b) Effetto atteso sulla tipologia vegetazionale leffetto( o impatto) atteso sulla copertura forestale ed in generale sullrsquoambiente del parco dipende dallintensitagrave dallrsquoestensione dellrsquoincendio ma in gran parte dalla vulnerabilitagrave della vegetazione e in particolare dalla sua resilienza e resistenza Queste caratteristiche devono essere evidenziate con indagini puntuali basate sullrsquoecologia forestale e sulla selvicoltura Si propone di valutare lrsquoimpatto atteso assegnando alle diverse formazioni punteggi compresi da 1 a 5 c) Impatto nelle diverse zone dellarea protetta relativamente allrsquoimpatto atteso degli incendi nelle diverse zone protette si dovragrave procedere ad una caratterizzazione differente Gli interventi dovranno essere modulati in funzione delle differenti finalitagrave del parco considerando quanto previsto dalla L 39491 che indica diversi gradi di protezione (A) riserve integrali (in cui lambiente naturale egrave conservato nella sua integritagrave) (B) riserve generali orientate (con forti limitazioni nella realizzazione di nuove opere o di trasformazione del territorio in cui possono essere consentite utilizzazioni produttive tradizionali e i servizi connessi) (C) aree di protezione (nelle quali possono ammettersi attivitagrave agrosilvopastorali nei limiti fissati dallente parco) (D) aree di promozione economica e sociale (in cui sono ammesse attivitagrave piugrave intensive e azioni di valorizzazione economica culturale e sociale coerenti con le finalitagrave del parco) Nellrsquoambito dei differenti livelli di protezione per definire i livelli di impatto si faragrave riferimento ai caratteri con cui gli incendi sono maggiormente in conflitto tenendo sempre ben presente la naturale predisposizione al rischio drsquoincendio delle diverse formazioni La zonazione per gradi di protezione naturalistica del parco (A B C e D ove esiste ed 1 e 2 negli altri casi) egrave una macro zonizzazione vista lestensione relativamente grande di ogni zona rispetto alle diverse tipologie morfologiche e vegetazionali interne ad ognuna di esse pertanto si ritiene che tale zonazione non abbia una diretta rilevanza sul comportamento del fuoco bensigrave determini una diversa considerazione sulle prioritagrave dintervento data la diversa valenza naturalistica Quindi si ritiene di valutare limpatto atteso da 1 a 4 rispettivamente per le zone D C B e A e da 2 a 3 rispettivamente per le zone 2 e 1

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La combinazione delle tre variabili considerate realizzata per semplice somma dei relativi punteggi di impatto parziale assegnando quindi uguale peso al contributo delle diverse componenti Il punteggio derivante dalla somma verragrave quindi segmentato in classi secondo la seguente tabella

Punteggio di impatto Classe di impatto 3-6 Basso 7-9 Medio 10-12 Alto 13-14 Molto Alto

ZONIZZAZIONE DI SINTESI Avvalendosi delle elaborazioni precedenti il territorio viene suddiviso in aree omogenee che indicano rispettivamente la pericolositagrave e la gravitagrave reale dincendio Il passo successivo della pianificazione a fini di protezione della zona contro gli incendi non puograve prescindere dal considerare ambedue i parametri valutati unitamente e in modo sintetico Pertanto per ciascuna area la conoscenza della pericolositagrave e della gravitagrave che tiene conto di tutti i parametri pirologici ponderati precedentemente consentiragrave di avere una situazione pirologica complessiva mediante unoperazione di intersezione spaziale delle aree omogenee definite dalla pericolositagrave e dalla gravitagrave dincendio ottenendo aree omogenee per entrambi questi due parametri LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO La prioritagrave degli interventi di prevenzione diretta saragrave accordata in funzione della combinazione dei valori di gravitagrave e pericolositagrave di ogni zona omogenea Tuttavia puograve accadere che nel territorio dellarea protetta vi siano piugrave zone di pari valore di gravitagrave e pericolositagrave In previsione di tale evenienza disponendo dei dati sufficienti si prevede di ricorrere al concetto del tempo di rotazione Il tempo di rotazione viene definito come il rapporto tra la superficie boscata dellrsquoarea e la superficie boscata media annua percorsa della stessa area Il reciproco di questo rapporto puograve essere visto come tempo di ritorno (numero di anni necessari affincheacute la stessa superficie venga nuovamente interessata dallrsquoincendio) oppure periodo di tempo necessario affincheacute tutta la superficie boscata dellrsquoarea venga percorsa dal fuoco ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI La legge 35300 in materia di incendi boschivi nasce dalla diffusa convinzione che lrsquoapproccio piugrave adeguato per perseguire la conservazione del patrimonio boschivo bene insostituibile per la qualitagrave della vita sia quello di promuovere ed incentivare le attivitagrave di previsione e di prevenzione anzicheacute privilegiare la fase emergenziale legata allo spegnimento degli incendi Nellattuale impostazione del piano egrave necessario realizzare unorganica gestione degli interventi e delle azioni mirate a mitigare le conseguenze degli incendi Tale impostazione comporta che si accetti che il fuoco possa percorrere parte del territorio posto a protezione In tale caso si definiscono precisi limiti di comportamento del fuoco e di estensione totale Questimpostazione comprende un concetto applicabile per lo piugrave ad area vasta e quindi di livello regionale Lrsquoobiettivo del piano delle aree a parco deve basarsi sullrsquoapplicazione del criterio della ldquoriduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocordquo da realizzare per tappe successive tendendo a raggiungere il contenimento totale se possibile

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

La riduzione attesa di superficie percorsa egrave comunque un obiettivo parziale di cui si deve verificare la concreta realizzabilitagrave nel periodo di validitagrave del piano Le linee di pianificazione devono essere stabilite e mantenute valide nella loro impostazione per un periodo sufficiente a valutarne i risultati Detto periodo viene previsto indicativamente tra 3 e 5 anni Lrsquoimpostazione pluriennale non esclude le revisioni annue di cui alla L 3532000 che per le aree protette devono avere soprattutto lrsquoobiettivo di controllo dei risultati delle azioni preventive A tale fine egrave indispensabile fare riferimento alle zone omogenee precedentemente descritte collocando in esse gli interventi in funzione dellrsquoimpatto atteso Integrano gli interventi assegnati alle singole zone omogenee gli interventi generali che estendono la loro efficacia su tutto il territorio del parco Per la realizzazione di quanto sopra egrave opportuno avvalersi dei seguenti elementi Definizione degli obiettivi Gli obiettivi da perseguire per la protezione di unrsquoarea protetta contro gli incendi devono essere assai rigorosi e strettamente connessi con gli obiettivi specifici per i quali si egrave costituita lrsquoarea protetta In generale lrsquoobiettivo si concretizza con la superficie percorsa dal fuoco massima accettabile Definizione dellimpatto accettabile per area omogenea e per tipologia forestale Ogni area omogenea puograve sopportare un impatto che egrave deciso dal pianificatore La variabilitagrave di situazioni non permette di fornire delle indicazioni generali infatti si puograve spaziare da livelli dimpatto nulli ad elevati In funzione del livello dimpatto accettato cambiano molto lrsquoimpegno e i costi per rispettarlo Esigenze di protezione e tipologie dintervento nelle aree omogenee Questa fase consiste nellrsquoassegnazione delle tipologie dintervento di contenimento del fuoco alle differenti zone omogenee Sulla base dellrsquoobiettivo relativo alla zona omogenea si stabilisce quali siano gli interventi da realizzate per raggiungerlo Gli interventi saranno distribuiti tra prevenzione ed estinzione impiegando tutti i possibili mezzi e tecniche Questa fase egrave assai delicata poicheacute comporta lrsquoinserimento di un provvedimento in una situazione dovendone prevedere i risultati Definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile La superficie percorsa dal fuoco massima accettabile per ogni zona omogenea egrave una parte fondamentale del piano e puograve essere determinata anche con procedimenti di simulazione di comportamento del fronte di fiamma nelle varie situazioni tipo riscontrate nella realtagrave del territorio La definizione della superficie percorsa massima deve essere correlata anche con le diverse caratteristiche di recupero spontaneo della vegetazione stessa La conoscenza della resilienza e della tempistica del recupero dovranno entrare operativamente nel modello finalizzato alla definizione della ldquosuperficie percorsa massima accettabilerdquo Per unrsquoarea naturale protetta che assume dimensioni ampie (come alcuni Parchi Nazionali) serve una specifica successione di tappe pianificatorie Nel caso specifico essendo tali aree protette costituite per la salvaguardia di particolari situazioni ambientali o per la conservazione di certe popolazioni si dovragrave in prima istanza valutare il danno potenziale in relazione a tale obiettivo e quindi successivamente si dovragrave cercare di limitare al massimo il valore della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile considerando sempre che esso egrave inversamente proporzionale ai costi

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Definizione della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco Questa grandezza strettamente collegata alla precedente definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile ne rappresenta una tappa parziale da adottare in caso in cui non sia possibile raggiungere nel periodo di validitagrave del piano il valore desiderato PREVENZIONE Con tale termine si intende lattivitagrave a contrasto dei fattori predisponenti anche solo potenziali delle cause determinanti linnesco e lo sviluppo di incendi boschivi nelle aree e nei periodi a rischio Nel piano saranno previste tutte le possibili attivitagrave preventive finalizzate a rendere meno probabili gli incendi piugrave contenuti i parametri di comportamento e piugrave facile lrsquoestinzione ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI In questo capitolo del piano si provvederagrave alla definizione degli interventi che si devono realizzare per ogni area omogenea determinata a seguito delle indagini e delle zonizzazioni attuale e degli obiettivi Gli interventi devono essere dapprima descritti nelle loro caratteristiche generali e quindi precisamente determinati nellintensitagrave tipologia e collocazione solo sulla base delle risultanze delle precedenti zonizzazioni e del monitoraggio annuale Inoltre gli interventi devono essere economicamente quantizzati ovvero nel periodo di validitagrave del piano devono essere identificate le risorse economiche ad essi destinate (scheda tecnico-economica) ed i tempi di realizzazione previsti (crono-programma) Alcuni interventi sono di carattere generale non sono cioegrave assegnati a priori alle singole aree omogenee in quanto aventi una ricaduta su tutto il territorio e non necessitano pertanto di essere localizzati puntualmente in sede di pianificazione Tra questi egrave prevista la prevenzione indiretta cioegrave lrsquoattivitagrave che consente di portare a conoscenza della cittadinanza le problematiche legate agli incendi boschivi affincheacute siano adottati comportamenti piugrave prudenti La funzione dellattivitagrave indiretta egrave diminuire le cause antropiche determinanti linnesco degli incendi Si possono evidenziare due fasi della sunnominata prevenzione una a lungo e una a breve termine La prima egrave composta dallinsieme delle attivitagrave miranti a creare una coscienza della cittadinanza in modo da evitare comportamenti che possano innescare incendi Quella a breve termine (piugrave importante) si configura come informazione mirata alla cittadinanza in genere relativa al grado di pericolo esistente al momento attuale Per la prevenzione indiretta a lungo termine saranno necessarie campagne dinformazione oltre alla diffusione di pubblicazioni per introdurre elementi di sensibilizzazione a diverse fasce di pubblico e soprattutto ai fruitori dellarea protetta Per la prevenzione indiretta a breve termine si propone di introdurre una cartellonistica dinamica per segnalare ogni giorno il grado di pericolo dincendio ottenuto dallapposito dispositivo di previsione Strettamente collegato alla prevenzione indiretta dovragrave essere definito il flusso informativo utile a raggiungere la popolazione Questattivitagrave prevista dallart6 della l35300 egrave sotto la responsabilitagrave delle Regioni e deve portare la popolazione a conoscenza dei vincoli e dei divieti dei danni procurabili dal fuoco delle norme comportamentali da tenere in caso di incendio e dei riferimenti per la segnalazione urgente di eventuali focolai

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TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI La descrizione della tipologia degli interventi e quindi la loro localizzazione e quantificazione economica attraverso un apposito programma di interventi e la sua sintesi nella ldquoscheda tecnico-economicardquo risulta importante per una concreta pianificazione e per il successivo monitoraggio VIABILITAgrave Risulta necessario attuare sistematicamente un piano degli interventi di ripulitura delle vie di comunicazione statisticamente soggette ad insorgenza incendi possibilmente attuati con tempistica e modi tali da non comportare laccumulo di biomassa secca e pagliosa sui bordi stradali VIABILITAgrave OPERATIVA Essa egrave intesa come lrsquoinfrastruttura che consente il raggiungimento dei luoghi dove si manifesta il fuoco Si tratta di viabilitagrave forestale la cui progettazione e realizzazione presenta aspetti delicati Infatti non egrave possibile ipotizzare di raggiungere tutti i luoghi forestali con automezzi Neacute puograve essere ipotizzato di estendere la rete viaria unicamente a tale fine Pertanto la dimensione di questa infrastruttura deve tenere conto in modo rigoroso della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocoLa viabilitagrave e lrsquoaccesso sono previste dallrsquoart 3 comma 3 lettera i) della L 3532000 Puograve accadere che si evidenzi una carenza di collegamento ed in tale caso si faragrave ricorso ad un servizio di elicotteri limitando il piugrave possibile il disturbo allambiente naturale Di seguito sono riportate alcune indicazioni operative di massima

1) nel caso di realizzazioni di strade queste potranno essere unidirezionali poicheacute la densitagrave di traffico saragrave molto limitata tuttavia dovranno essere previste frequenti piazzole di scambio per landata e il ritorno dei mezzi che saranno distanti non piugrave di 400 m lrsquouna dallrsquoaltra

2) importantissimo nelle aree protette egrave anche il momento della regolamentazione dellrsquoaccesso e dellrsquouso della viabilitagrave a scopi diversi (utilizzazioni ricreazionehellip)

VIALI TAGLIAFUOCO Queste infrastrutture realizzabili con varie tipologie costruttive sono strettamente collegate alla dimensione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e alle modalitagrave di estinzione previste dal Piano per lrsquoarea in esame Infatti la tecnica di estinzione adottata egrave strettamente collegata al tipo di viale realizzato I viali tagliafuoco sono interventi di prevenzione realizzabili con diversi criteri progettuali si distinguono in passivi e attivi I viali passivi non richiedono lintervento da parte delle squadre ma determinano profonde trasformazioni sul territorio e quindi non compatibili con le aree protette- I viali tagliafuoco attivi operano unicamente un rallentamento del fronte di fiamma e necessitano di interventi di estinzione Quindi il viale non egrave progettato per fermare lincendio ma per rallentarlo e contenerlo entro limiti dintensitagrave molto bassi Eacute comunque essenziale inserire criteri di natura ecologica capaci di valutare gli effetti diretti ed indiretti di tale ldquoframmentazionerdquo Si tratta di un problema complesso che da una parte non puograve eliminare i viali tagliafuoco ma puograve contribuire a tenere sempre presenti gli impatti e le ricadute sul sistema ecologico nella sua complessitagrave essendo tali interventi senza dubbio utili per limitare i danni

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degli incendi Nel parco si ricorreragrave esclusivamente ai viali tagliafuoco di tipo attivo verde e alle tende tagliafuoco attive In generale si prevede che i viali attivi debbano contenere lintensitagrave lineare del fronte di fiamma sempre al di sotto dei 400 kWm dove si opera con attacco diretto a terra da parte di squadre con attrezzature manuali Dove si ritiene necessario intervenire con mezzi meccanici lintensitagrave lineare che il viale deve poter contenere egrave di 800 kWm mentre dove intervengono mezzi aerei egrave di 1200 kWm APPROVVIGIONAMENTO IDRICO Lrsquoapprovvigionamento idrico egrave realizzato attraverso una rete di punti di rifornimento fissi o mobili che devono essere configurati in relazione a tutti gli altri interventi di prevenzione diretta ed alle componenti del servizio di estinzione Deve essere realizzato con sistemi di basso impatto ambientale e in particolare evitando la costruzione di invasi in cemento Si ritiene di dover ricorrere a invasi di piccola capacitagrave smontabili e asportabili Risulta quindi assai importante assicurarne una corretta collocazione La distribuzione degli invasi sul territorio le loro caratteristiche costruttive e capacitagrave sono funzione dei mezzi previsti per lo spegnimento

- rifornimento degli elicotteri di tipo leggero - rifornimento dei mezzi a terra

Ogni punto di rifornimento idrico egrave riferito ad unarea servita da una squadra per lo spegnimento in fase di intervento a partire dal punto acqua In base a questo criterio cambieranno sia larea servita sia la capacitagrave di invaso per soddisfare i differenti mezzi e le tecniche di intervento legate agli scenari in cui si opera PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI Nelle aree protette luso degli elicotteri deve essere previsto in modo assai piugrave intenso rispetto a quello del resto del territorio Infatti con questo mezzo si possono servire le zone con scarsa viabilitagrave realizzando sia il trasporto di squadre sia parte dellestinzione Questaspetto egrave assai importante per evitare la costruzione di strade per lestinzione Occorre considerare quindi la necessitagrave di piazzole di atterraggio per realizzare le condizioni atte a raggiungere tutte le zone comprese nei parchi nel tempo massimo di 10 di volo Esse sono aree piane orizzontali o leggermente inclinate senza ostacoli per il volo nella zona circostante di area circolare di almeno 20m di diametro dotate di rifornimento idrico e collegamento viario La densitagrave di collocazione saragrave in rapporto al tipo di scenario Si daragrave prioritagrave alle piugrave elevate classi di impatto a partire dagli scenari di collina interna con eventi estivi e di montagna interna con eventi invernali PREVENZIONE SELVICOLTURALE Si tratta della prevenzione diretta piugrave efficace conosciuta anche se purtroppo non la piugrave diffusa Si realizza con varie attivitagrave di tipo selvicolturale attuate e dimensionate in funzione del comportamento previsto del fronte di fiamma Il progetto di questo tipo di prevenzione si attua sulla base della distribuzione dei popolamenti forestali erbacei ed arbustivi in armonia con le norme previste dai piani di gestione eventualmente presenti dellrsquoimpatto accettabile della superficie percorsa dal fuoco

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massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e del comportamento previsto dellrsquoincendio Per questrsquoultimo egrave opportuno avvalersi di modelli matematici di previsione La prevenzione diretta selvicolturale mira a sottrarre dal potenziale combustibile vegetale la quota parte di carico non assorbibile con lrsquoestinzione Nelle aree protette questo tipo di prevenzione si deve ovviamente ben raccordare con gli obiettivi in termini di conservazione della biodiversitagrave e la tendenza ad avere cenosi forestali e boschi vetusti capaci di far emergere nel modo migliore lrsquoeccezionale complessitagrave funzionale del sistema foresta Rinaturalizzazione delle cenosi di derivazione antropica armonizzazione delle strutture verifica degli ordinamenti presenti (fustaie cedui boschi non ordinariamente gestiti boschi di neoformazione formazioni lasciate alla libera evoluzione) e identificazione delle eventuali azioni di riordino bioecologico sono i criteri guida da seguire assieme allrsquoimpatto atteso e alla riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco IL FUOCO PRESCRITTO Lrsquoapplicazione del fuoco prescritto in unrsquoarea protetta puograve apparire contraddittoria tuttavia nei parchi cosigrave come nelle riserve sono frequenti popolazioni arboree artificiali o situazioni ambientali particolari in cui il fuoco oltre a ridurre il carico di combustibile puograve favorire la rinaturalizzazione (fuoco come fattore ecologico) o il mantenimento dellrsquoambiente risultante da secolare gestione antropizzata Alcuni ambienti seppur mantenuti da unrsquoazione perturbante sono ormai consolidati e facenti parte della tradizione paesaggistica e della memoria collettiva Pertanto nelle aree protette questo tipo di prevenzione non deve essere esclusa aprioristicamente ma puograve ben raccordarsi con gli obiettivi sia di prevenzione che di conservazione della biodiversitagrave FORMAZIONE La formazione del personale egrave indispensabile per lrsquoefficacia di tutte le attivitagrave Pur con differenti livelli di approfondimento deve rivolgersi ai progettisti delle opere di prevenzione ai coordinatori delle operazioni di spegnimento agli operatori addetti allrsquoestinzione Le funzionalitagrave di tutti gli strumenti in dotazione devono essere conosciute da coloro che attuano il coordinamento operativo con particolare riferimento alle modalitagrave di impiego dei Sistemi di Supporto alle Decisioni e dei modelli di simulazione di comportamento del fronte di fiamma Agli operatori professionali e volontari saragrave opportuno fare conoscere i dispositivi di sicurezza operazionale e di protezione individuale che devono essere utilizzati e tutti gli aspetti teorico - pratici delle varie tecniche di estinzione PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO Descrizione degli interventi di prevenzione AIB necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc)

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LOTTA ATTIVA Le principali attivitagrave di lotta attiva da prevedere con la pianificazione sono le seguenti SORVEGLIANZA Attivitagrave di controllo del territorio da attuare quando il livello degli indici di previsione del pericolo di incendio supera una prevista soglia di attenzione con allertamento da apposite strutture di analisi meteo collegate allrsquoEnte Parco o da strutture alternative autonome come mini stazioni meteo locali (vedi ldquofattori predisponentirdquo) Puograve essere organizzato un servizio di controllo che avverte la popolazione del livello del pericolo del momento Ciograve egrave particolarmente valido in aree assai frequentate e di alto pregio ambientale AVVISTAMENTO Consiste nellrsquoattivitagrave di individuazione diretta dei focolai realizzata da terra sia con mezzi mobili che fissi oppure dallrsquoaria Si ritiene che questattivitagrave che puograve essere realizzata con varie tecniche debba essere applicata sul territorio rigidamente in conseguenza delle analisi che evidenziano la vulnerabilitagrave della copertura forestale e lrsquoimpatto accettabile Inoltre deve essere strettamente collegato alla previsione del pericolo ed entrare in funzione solo al superamento di soglie precisamente definite per ogni area omogenea Lavvistamento egrave da intendersi come un servizio collocato a valle della previsione del pericolo Tanto piugrave questrsquoultima saragrave affidabile ed efficace tanto minore potragrave essere limpatto della struttura di avvistamento Nelle aree protette deve in genere essere preferito allrsquoavvistamento con postazioni fisse quello basato su pattugliamento sia da terra sia con aerei Anche i luoghi da osservare e quindi il tragitto che deve essere coperto dagli osservatori deve essere definito in sede progettuale sulla base di consolidate metodologie messe a punto per evidenziare le aree che meritano di essere maggiormente poste sotto controllo Nei casi in cui si fosse ritenuto necessario ricorrere ad impianti fissi qualora vi siano le condizioni di elevato pregio in zone ad alto rischio e laddove sia possibile ospitarli senza ricorrere a costruzioni di elevato impatto visivo si ritiene che sia utile impiegare dispositivi con controllo remoto ALLARME La definizione dellrsquoallarme avviene a seguito di segnalazione di evento avvistato La segnalazione puograve pervenire da parte del servizio di avvistamento oppure da cittadini che avvisano tramite canali di comunicazione appositamente pubblicizzati Con lrsquoallarme si mettono in moto le operazioni di intervento Per tale motivo lrsquoallarme deve essere emanato solo da una struttura autorizzata e comunque a conoscenza del livello di pericolo dellrsquoarea interessata del momento e delle forze che possono essere fatte intervenire COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE Si ritiene che presso il parco debba essere realizzato un ldquopunto di coordinamentordquo Detto punto di coordinamento pur essendo autonomo deve essere in contatto diretto con le Sale Operative Unificate Permanenti (SOUP) previste dallrsquoart 7 della L 3532000 per lo svolgimento della lotta attiva Deve essere quindi assicurato il collegamento tra il livello centrale (Regione) e quello locale (area protetta) Questrsquoultimo deve essere messo nelle condizioni di ricevere e dare le informazioni e lrsquoappoggio tecnico

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per le operazioni che derivano dal lavoro fatto in sede centrale da personale esperto e possibilmente con Sistemi di Supporto alle decisioni di cui ogni sala operativa dovrebbe essere dotata Si dovranno organizzare le procedure operative da seguire nelle differenti situazioni ed applicando le differenti tecniche di estinzione noncheacute il collegamento dellrsquoattivitagrave operativa svolta da diverse Regioni in caso di parco nazionale interregionale Dette procedure sono legate alle disposizioni regionali Qualora non fossero ancora stabilite il piano deve proporle con la finalitagrave di realizzare le migliori condizioni per rendere efficaci le differenti azioni di lotta intraprese Il coordinamento operativo e le procedure seguite nellrsquoarea protetta vanno descritte nella relazione del piano AIB in particolare la procedura di allarme in coordinamento con le competenti strutture regionali e sub regionali la procedura in caso di focolaio (da spegnere prima possibile con le risorse disponibili in loco) e quindi in caso di incendio vero e proprio le procedure operative specifiche per lrsquoutilizzo di mezzi e altre risorse AIB disponibili in loco

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PARTI SPECIALI DEL PIANO RICOSTITUZIONE BOSCHIVA Nel piano delle aree protette deve essere dedicata particolare attenzione alla ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco La parte del Piano finalizzata alla ricostituzione si basa sulla conoscenza funzionale e strutturale delle diverse tipologie presenti nel territorio In particolare tiene conto delle caratteristiche sindinamiche (serie di vegetazione) e del confronto tra eterogeneitagrave spaziale reale e eterogeneitagrave potenziale Solo il riferimento al modello neutrale (eterogeneitagrave potenziale o carta della vegetazione potenziale) offre un criterio valido per valutare la situazione reale e consente di ricostruire modelli dintervento non teorici ma strettamente collegati alla potenzialitagrave del territorio confrontato con lrsquoattuale uso del territorio stesso Anche in questo caso pertanto si dovragrave fare riferimento ai documenti di base con i quali abbiamo prodotto la classificazione gerarchica del territorio Il confronto cartografico tra attuale uso e situazione potenziale fornisce una base molto concreta di valutazione delle possibilitagrave di ricostituzione a scala territoriale Saragrave successivamente essenziale definire i singoli modelli di ricostituzione applicati alle diverse tipologie vegetazionali La conoscenza di tali modelli (serie di vegetazione) consente di valutare la congruitagrave tipologica anche di stadi degradati (vedi per esempio i cespuglieti) e contribuisce notevolmente alla pianificazione degli interventi Nella pianificazione degli interventi si dovragrave prendere sempre in considerazione la possibilitagrave di non intervenire con impianti diretti Uno degli elementi essenziali nel processo di valutazione che conduce al progetto di ricostituzione egrave indubbiamente la situazione della risorsa suolo Nel caso di scarsa frequenza senza perdita di suolo egrave facile far prevalere il criterio di basso intervento Nel caso invece di perdita della risorsa suolo lrsquointervento dovragrave essere finalizzato prevalentemente alleliminazione di questo rischio mediante la messa a dimora di specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione in oggetto capaci di eliminare in tempi brevi la perdita di suolo Lrsquoattivitagrave da svolgere deve essere definita da una apposita analisi svolta a livello regionale con cui si individuano le aree prioritarie di intervento La ricostituzione si affronta correttamente solo in un contesto generale di pianificazione ecologica e forestale individuando per tutto il territorio a parco i differenti effetti degli incendi avvenuti e la dinamica della ricostituzione spontanea Gli interventi di ricostituzione che si prevederagrave di adottare verranno modulati in funzione di tutte le caratteristiche ambientali e nel rispetto della multifunzionalitagrave della copertura forestale Per poterli definire e soprattutto distribuire correttamente nellrsquoarea a parco si devono prevedere le seguenti analisi

- analisi della possibilitagrave di ricostituzione spontanea anche in funzione di Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) e Fire regime (frequenza intensitagrave stagione)

- definizione di criteri e modalitagrave di intervento per la ricostituzione - definizione di zone prioritarie di intervento - definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipologia e per ogni area

omogenea in funzione delle serie di vegetazione e delle unitagrave di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio

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IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

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MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

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PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

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  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

interventi che comportano delle trasformazioni quali potrebbero essere ad esempio invasi di rifornimento idrico in cemento o strade antincendio che nei parchi egrave bene che siano limitati Particolare cura va anche posta nella valutazione dellrsquoincidenza in termini di frammentazione e perdita della connettivitagrave di eventuali opere finalizzate alla prevenzione dellrsquoincendio stesso In sede di pianificazione lrsquoadozione dei principi fondamentali enunciati nelle premesse

- carattere omeostatico - integrazione tra prevenzione ed estinzione - obiettivi e prioritagrave di intervento - verifica della pianificazione - protezione dagli incendi boschivi materia in veloce evoluzione

consente una armonizzazione con i dettami dellrsquoart 12 della Legge Quadro sulle Aree Protette n 394 del 61291 facendo riferimento in particolare allorganizzazione e differenziazione drsquouso del territorio ai vincoli e allaccessibilitagrave veicolare e pedonale PREVISIONE Con questa attivitagrave si mira a conoscere in anticipo la probabilitagrave che avvengano gli incendi la loro frequenza e possibilmente anche il loro comportamento La previsione egrave ovviamente collegata con le caratteristiche climatiche fisiche e biologiche del territorio Questattivitagrave di per seacute molto importante nella pianificazione per la protezione contro gli incendi boschivi assume rilevanza singolare per le aree protette PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO In prima istanza egrave fondamentale la conoscenza delle linee di impostazione di carattere pianificatorio generale che sono applicate o comunque previste per un determinato territorio al fine di valutarne il rapporto che intercorre con le determinazioni pianificatorie per la protezione contro gli incendi boschivi La conoscenza nel dettaglio delle pianificazioni in atto egrave molto importante in quanto molti sono i soggetti abilitati a formalizzare piani di indirizzo e piani di sviluppo che nel loro insieme possono avere una grande importanza nellrsquoaccentuare o mitigare il rischio di incendio Eacute essenziale conoscere anche tutto ciograve che abbia ricadute dirette o indirette sul pattern di distribuzione delle diverse attivitagrave produttive o conservative Eacute opportuno evidenziare inoltre il ruolo che la conoscenza del modello organizzativo attuale del territorio del parco assume nei riguardi della previsione prevenzione estinzione e ricostituzione delle superfici percorse dal fuoco A tal fine egrave necessario fare indagini preliminari per ottenere un quadro della situazione ed acquisire informazioni sul sistema ambientale e sulla pianificazione territoriale agraria e forestale e specificatamente su quella relativa alla protezione contro gli incendi boschivi Nelle aree protette in relazione alla specificitagrave stessa dellrsquoarea possono assumere una primaria importanza anche popolazioni animali e vegetali habitat comunitagrave o sistemi di paesaggio che di norma non sempre si riconoscono di elevato interesse ambientale A riguardo occorre tenere in particolare considerazione le aree NATURA 2000 ed i relativi habitat di interesse comunitario Con queste indagini si tenderagrave ad acquisire delle conoscenze da utilizzare sia per lrsquoimpostazione delle attivitagrave pianificatorie sia per la realizzazione dei relativi progetti attuativi In modo particolare deve

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essere acquisito il complesso delle linee di pianificazione ecologica del territorio a parco e la conoscenza della dinamica delle popolazioni e delle comunitagrave che il Parco intende conservare noncheacute la situazione socioeconomica Eacute opportuno tenere presente che tra le funzioni istituzionali dei Parchi rientra lrsquoobiettivo volto alla conservazione della biodiversitagraverdquo Nel nostro Paese spesso la biodiversitagrave risente dellrsquoazione dellrsquouomo ed in particolare nellrsquoecosistema mediterraneo egrave fortemente condizionata dallrsquouso del fuoco per liberare porzioni di territorio dalla cenosi legnose e quindi favorire il pascolo Ciograve complica notevolmente lrsquoopera del pianificatore in quanto spesso per conservare alcune popolazioni animali eo vegetali egrave necessario intervenire per evitare la ripresa del bosco o di cespuglieti che riducono la superficie delle zone aperte in questi speciali ambiti anche lrsquoazione del fuoco si puograve considerare quale fattore ecologico Di seguito vengono indicati i principali elementi su cui estendere le indagini CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI A monte di qualsiasi elemento pianificatorio egrave essenziale conoscere nel dettaglio lrsquoarticolazione spaziale strutturale e funzionale della copertura del suolo e del suo attuale uso Purtroppo spesso vaste porzioni di territorio sono ancora prive di questa informazione a scala adeguata mentre il rischio e la pericolositagrave sono strettamente connessi con la disposizione spaziale delle diverse fisionomie Particolare importanza egrave inoltre legata alla conoscenza non solo tipologica delle diverse attivitagrave ma anche alla conoscenza puntuale delle informazioni connesse con la definizione della struttura verticale ed orizzontale di una comunitagrave Lrsquoaggiornamento della cartografia di dettaglio ad esempio secondo la nomenclatura prevista dallo sviluppo del programma CORINE Land Cover almeno al IV o V livello non egrave quindi solo un elemento conoscitivo di base ma egrave elemento essenziale del progetto del Piano Con questo documento da tenere sempre aggiornato egrave inoltre possibile aggiornare anche le prioritagrave di intervento MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE Nella descrizione del territorio il piano AIB deve contenere anche un inquadramento generale su altre problematiche localmente rilevanti pertinenti morfologia geologia pedologia franositagrave erosione superficiale e assetto idrogeologico al fine di individuare diversi fattori di criticitagrave che potrebbero avere rapporti di interdipendenza con gli incendi boschivi o semplicemente di sovrapposizione territoriale di diverse calamitagrave naturali VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI La descrizione della vegetazione naturale eo dei tipi forestali con la caratterizzazione delle specie la loro mescolanza e le tendenze evolutive dei soprassuoli offrono unrsquoinformazione che puograve essere utile a differenti livelli di scala di rilevamento in vari tipi di pianificazione territoriale ed in particolare in quella AIB per una buona identificazione degli indici e delle zone interessate dai vari tematismi AIB (combustibilitagrave rischio gravitagrave pericolositagrave intensitagrave di fiamma al passaggio del fuoco ecc) Questo evidenzia la necessitagrave di avere unrsquoaccurata cartografia vegetazionale

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ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI Per le descrizioni dellrsquoandamento degli incendi e dei fattori predisponenti e per lrsquoindividuazione delle zone a rischio alto medio e basso (decisione (CEE) ndeg C(93) 1619 del 24061993 integrata dalla decisione Sg (95) D2205 del 27021995) egrave necessario anche disporre dei dati seguenti

- serie storica degli incendi (comprendendo tutte le informazioni rilevate attualmente per ciascun incendio dal Corpo Forestale dello Stato) per almeno 10-15 anni

- cartografia delle aree percorse dal fuoco nellrsquoultimo quinquennio e se possibile nei due precedenti quinquenni

- serie storica dei dati meteorologici (precipitazioni vento umiditagrave e temperatura dellrsquoaria insolazione) con localizzazione delle stazioni meteorologiche e ove possibile descrizione delle modalitagrave di raccolta dei dati elaborazioni degli stessi sulla distribuzione spazio-temporale degli incendi

Si dovragrave disporre di un sistema di previsione di livello generale tramite il collegamento con servizi di previsione a scala regionale e continentale tipo sistema EUDIC (European Ranger Information Communication) Si deve poi affiancare a queste informazioni una previsione di dettaglio essa deve essere realizzata preferibilmente con un metodo meteorologico cumulativo di inizio e diffusione la cui risposta sia validata dalle condizioni ambientali del parco LA PIANIFICAZIONE FORESTALE In questa analisi complessa devono anche essere esaminate le linee di pianificazione seguite per realizzare i piani di gestione forestale Queste informazioni sono necessarie per conoscere soprattutto le principali finalitagrave (beni e servizi) che si vogliano ottenere dal bosco in quel contesto ambientale e socioeconomico La conoscenza delle finalitagrave di carattere generale e quindi i criteri seguiti per realizzare i piani di assestamento e di gestione (riordino riassetto piani speciali di settore nellrsquoambito dei piani di assetto dei parchi e delle riservehellip) delle risorse forestali sono necessari per comprendere meglio gli obiettivi che si vogliono ottenere con la utilizzazione del bosco Tutto questo egrave dato dal fatto che vi egrave uno stretto rapporto tra le trasformazioni previste con lrsquoassestamento e gli interventi di pianificazione nella protezione delle aree contro gli incendi boschivi INTERVENTI SELVICOLTURALI Serve conoscere quale sviluppo sia dato alla selvicoltura ed in modo particolare alla selvicoltura preventiva su tutta lrsquoarea compresa nel piano di protezione contro gli incendi boschivi che nella fattispecie egrave tutta larea protetta La distribuzione la tipologia e lrsquointensitagrave degli interventi influenzano infatti notevolmente la possibilitagrave di diffusione degli incendi Nelle aree protette i boschi vengono considerati maggiormente per la loro multi funzione che non per la produzione stessa di legname e degli altri prodotti non legnosi Allrsquointerno del Parco in prima istanza va definito per quali boschi si intenda conservare unattitudine produttiva o turistico ricreativa specifica e per quali lasciare prevalere lrsquoattitudine definita in sensu latu ldquoecologicardquo Si tratta di una scelta molto complicata ma necessaria in quanto vaste porzioni del nostro Paese sono state sottoposte a rischio idrogeologico anche a causa di una cattiva gestione forestale adottata in passato Egrave da tener presente che la conoscenza dello stato di gestione del bosco consente anche di realizzare una mappatura del probabile comportamento del fuoco

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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GESTIONE DEI PASCOLI Questa indagine egrave giustificata dalla rapida diffusibilitagrave dei fronti di fiamma radenti nei pascoli Poicheacute la velocitagrave del vento in tale ambito non egrave infatti rallentata dalla copertura arborea o arbustiva gli incendi assumono i valori piugrave alti di velocitagrave di propagazione proprio allrsquointerno di questa fisionomia Tale fatto giustifica una conoscenza della ubicazione e delle caratteristiche dei pascoli Eacute inoltre evidente come questa fisionomia risenta ancor piugrave delle fisionomie forestali dellrsquoandamento climatico degli effetti di prolungati periodi di ariditagrave ed in particolare del carico animale (erbivori domestici e selvatici) che dovrebbe essere opportunamente regolamentato Come anticipato in premessa la figura del pastore e in generale del gestore privato locale puograve assumere un importantissimo ruolo nellattivitagrave di prevenzione dellincendio boschivo per cui un suo coinvolgimento anche con incentivi economici egrave senzaltro auspicabile PIANIFICAZIONE FAUNISTICA Il territorio forestale ospita numerosissime popolazioni animali Tra esse alcune come gli ungulati selvatici hanno una particolare interferenza con il bosco e il suo sviluppo Per tale motivo possono essere intraprese delle attivitagrave che modificano la copertura forestale conferendole la capacitagrave di ospitare un maggior numero di animali In altri casi non si desidera aumentare il numero ma proporre una migliore gestione Per tali motivi egrave opportuno conoscere gli interventi finalizzati alla pianificazione faunistica poicheacute essi si correlano con interventi di protezione contro gli incendi boschivi Il territorio forestale e il suo mosaico vanno analizzati in funzione specifica degli habitat che offrono alla fauna selvatica In particolare si dovragrave porre attenzione non solo ai vertebrati ed alla fauna superiore ma anche a tutte le forme animali che costituiscono parte fondamentale della biodiversitagrave In questo senso lrsquoaccumulo di legno morto in foresta che sembra contraddire lrsquoopportunitagrave di limitare la necromassa presente in quanto primo propagatore del fuoco egrave bene che sia gestito con particolare attenzione quindi saragrave necessario inventariare in modo quantitativo la presenza di questa componente della foresta con appositi rilievi ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA La delimitazione cartografica delle aree di interfaccia urbano-foresta costituisce un importante elemento del ldquoPiano di Emergenza comunale od intercomunalerdquo Dal punto di vista della pianificazione AIB la loro individuazione risulta essere opportuna sia a livello di previsione che di prevenzione Egrave quindi auspicabile che nella redazione del Piano AIB le aree di interfaccia urbano-foresta vengano tenute in debita considerazione anche nel caso in cui i comuni non avessero realizzato il loro Piano di Emergenza e quindi con una pre-delimitazione delle stesse da parte del Parco Altrimenti egrave comunque opportuno realizzare la carta anche se incompleta con riportate le zone di interfaccia per i soli comuni che avranno fornito il proprio piano demergenza allEnte parco con relativo elenco dei Comuni adempienti Le aree di interfaccia urbano foresta richiedono interventi pianificatori particolari Infatti in questa zona il bosco puograve essere il veicolo per un incendio che potrebbe danneggiare insediamenti civili Si verifica anche la situazione contraria divenendo il bosco lrsquooggetto di trauma da parte di incendi originati dalle attivitagrave in ambienti urbanizzati Per tali motivi si ritiene opportuno disporre di unrsquoindagine che evidenzi la distribuzione e la concentrazione dellrsquointerfaccia

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In linea generale in tale interfaccia si deve assolutamente privilegiare la riduzione del rischio drsquoincendio rispetto anche alla conservazione di elementi strutturali e funzionali caratteristici del sistema forestale stesso Risulta quindi importante sia la definizione di interfaccia urbano foresta che la caratterizzazione tipologica della zone di interfaccia secondo la differenziazione delle tipologie di bosco in termini forestali e vegetazionali la differenziazione delle tipologie di combustibili la simulazione di comportamento del fronte di fiamma la stima della pericolositagrave specifica Al fine di assicurare la prevenzione AIB spettante allrsquoente parco saragrave cura di questrsquoultimo emanare un regolamento specifico rispondente alle esigenze di interventi selvicolturali per le zone di interfaccia giagrave identificate dai piani di emergenza ed anche per le zone di interfaccia non ancora delimitate attraverso una loro appropriata definizione con relativa tipologia compatibile con la realtagrave del parco LA ZONIZZAZIONE ATTUALE Con tale termine si intende linsieme delle indagini conoscitive direttamente mirate a comprendere le specificitagrave ambientali locali nei riguardi della difesa contro gli incendi boschivi di seguito riportate Per provvedere alla definizione del piano per la previsione prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi si deve indagare tutto il territorio dellarea protetta In particolare si ritiene che indipendentemente dalla dimensione dellrsquoarea si debba comprendere tutto il territorio nel contesto della pianificazione senza escludere zone in cui il problema sia meno intenso o trascurabile ma anzi considerando anche le porzioni di zone contigue eventualmente significative ai fini preventivi Questa scelta egrave motivata sia dalla comune valenza ambientale di tutte le zone che sono ritenute tali solo per essere comprese nella delimitazione a parco sia dalla necessitagrave di evitare la complicazione di sovrapporre in modo discontinuo sullrsquoarea del parco regole previste dalla legge che differenziano le zone comprese e le zone escluse dal piano Sulla base di tali informazioni si arriva a tracciare la zonizzazione dellrsquoarea soggetta al rischio Essa in linea di larga massima segue la frequenza di incendio e viene integrata da emergenze locali in funzione della loro sensibilitagrave al danneggiamento provocato dal fuoco oltre che dallrsquointensitagrave del fenomeno Poicheacute il piano di protezione contro gli incendi boschivi prevede interventi diversi distribuiti sul territorio in relazione a quanto precedentemente detto egrave necessario provvedere a zonizzare il territorio stesso in funzione delle problematiche causate dal passaggio del fuoco Eacute opportuno correlare le zone alla classificazione gerarchica del territorio e comunque (soprattutto in funzione della dimensione dellrsquoarea protetta) individuare parti omogenee per distribuire su di esse interventi altrettanto omogenei e proporzionati La zonizzazione quindi distingueragrave sul territorio una serie di realtagrave omogenee per problematiche pirologiche presenti allrsquoattualitagrave (zonizzazione attuale) Eacute importante segnalare questo principio in quanto lrsquoattuale uso del suolo puograve avere un ruolo molto significativo Per definire la zonizzazione attuale verranno analizzati i seguenti punti utilizzando i dati disponibili a scala adeguata

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Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio Si tratta delle informazioni necessarie per definire il quadro di riferimento in termini funzionali e strutturali in linea con i principi della ecologia del paesaggio In linea generale la conoscenza territoriale dovragrave basarsi sulla classificazione gerarchica del territorio ossia sulla individuazione dei sistemi sottosistemi ed unitagrave ambientali Sulla base delle conoscenze litologiche morfologiche floristiche faunistiche vegetazionali di uso del suolo e infrastrutturali egrave possibile riconoscere e qualificare in termini di suscettivitagrave agli incendi le diverse porzioni del territorio Fattori predisponenti Costituiscono lrsquoinsieme di variabili che con azione combinata consentono il verificarsi delle potenziali condizioni per lo sviluppo del fuoco Mentre infatti le cause determinanti sono nel nostro Paese e in generale in tutta lrsquoEuropa mediterranea legate direttamente o indirettamente alle attivitagrave antropiche i fattori predisponenti sono riconducibili alle variabili meteorologiche e topografiche e alle caratteristiche della biomassa bruciabile presente negli ambienti naturali In particolare la biomassa bruciabile egrave costituita dalla componente vegetazionale degli ecosistemi a cui nella protezione dagli incendi boschivi si fa spesso riferimento con il termine di combustibile forestale I fattori rilevanti per il rischio di incendio sono dunque molti e caratterizzati da forti interazioni Se in linea generale possono essere identificati gli elementi del territorio che hanno un ruolo significativo nel determinare la distribuzione spaziale del rischio con riferimento a specifiche realtagrave il peso di ogni singolo fattore puograve essere molto diverso e le interazioni giocano un ruolo chiave Si pensi ad esempio agli incendi dellarco alpino concentrati nel periodo invernale e primaverile per i quali un fattore fortemente limitante puograve essere la presenza della neve che non ha invece alcuna relazione con gli incendi negli ambienti mediterranei Negli ultimi anni grazie anche alla grande diffusione dei sistemi informativi geografici (GIS) e alla aumentata disponibilitagrave in forma digitale di dati georiferiti sono stati messi a punto vari metodi per la mappatura del rischio di incendio a partire da informazioni relative alle caratteristiche territoriali e alla distribuzione spaziale dei fattori influenti Per impostare lanalisi dei fattori predisponenti il rischio di incendio e quindi lanalisi del rischio derivato dalle variabili di predisposizione vanno affrontati i seguenti temi

- le componenti spaziale e temporale - le variabili di rischio negli esempi di zonizzazione del rischio di incendio reperibili in

letteratura le variabili impiegate sono solitamente riconducibili alle tre citate componenti di meteorologia topografia e combustibili

- le modalitagrave drsquointegrazione delle variabili di rischio In particolare un sistematico monitoraggio dei fattori meteo per la previsione del pericolo (direttamente implementata o mutuata da fonti regionali) e quindi la relativa individuazione dei periodi critici permette di modulare le attivitagrave di prevenzione e di adeguare le risorse AIB come lrsquoimpiego dei diversi sistemi di sorveglianza e di allertamento e del relativo personale disponibile (es pre-allertare il sistema di estinzione attivare diverse modalitagrave o intensitagrave di avvistamento avvisare la popolazione porre divieti ecc) Questo permette di abbassare la soglia di pericolo e contenere i costi per lrsquoAIB nei periodi meno critici Lanalisi contenuta nel piano su questo tema dovragrave consentire di definire almeno in termini generali degli scenari operativi di utilizzo

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Cause determinanti Per cause determinanti si intendono gli aspetti che in una situazione definita da fattori predisponenti possono dar luogo allrsquoimmediato sviluppo ed alla propagazione del fuoco Le cause determinanti dovranno essere distinte in conformitagrave al Regolamento (CE) ndeg 80494 che classifica lrsquoorigine presunta di ciascun incendio secondo le seguenti quattro categorie

- incendio di origine ignota - incendio di origine naturale per esempio provocato dal fulmine - incendio di origine accidentale o dovuto a negligenza ossia la cui origine egrave connessa

allrsquoattivitagrave diretta o indiretta dellrsquouomo senza che questi abbia avuto lrsquointenzione di distruggere uno spazio forestale (collegamenti elettrici ferrovia opere pubbliche barbecue bruciature di stoppie sfuggite al controllo di chi ha acceso il fuoco etc)

- incendio di origine dolosa (volontaria) ossia provocato con lrsquointenzione deliberata di distruggere uno spazio forestale per qualsiasi motivo

In particolare egrave opportuno fare una approfondita analisi e conseguente cartografia di quelle infrastrutture giudicate connesse con le possibilitagrave di innesco come la viabilitagrave identificando nel contempo le fasce coassiali di varia larghezza a cui associare una certa incidenza di cause determinanti in funzione della distanza dalla strada stessa Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali Per rischio si intende la somma delle variabili che rappresentano la propensione delle diverse formazioni vegetali ad essere percorse piugrave o meno facilmente dal fuoco Il rischio come giagrave detto sopra egrave un fattore statico che caratterizza il territorio nellrsquoambito della zonizzazione attuale Il rischio puograve cambiare solo sul lungo termine e deve essere mantenuto distinto dal concetto di pericolo che egrave per definizione variabile nel tempo in relazione al verificarsi di piugrave fattori predisponenti Per la zonizzazione del rischio statico ci si dovragrave uniformare alla classifica approvata dallrsquoUnione Europea (c(93) ndeg 161993 integrata dalla SG (95) D220595 per il territorio italiano che prevede

- zone ad alto rischio zone il cui rischio permanente o ciclico di incendio di foresta minaccia gravemente lrsquoequilibrio ecologico la sicurezza delle persone e dei beni o contribuisce allrsquoaccelerazione dei processi di desertificazione

- zone a medio rischio le zone in cui il rischio di incendio di foresta pur non essendo permanente o ciclico puograve minacciare in misura rilevante gli ecosistemi forestali

- zone a basso rischio tutte le altre zone Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali Con questa indagine si evidenzia lrsquoinfluenza del vento sugli incendi Il vento egrave determinante per la diffusione e per il comportamento del fuoco e pertanto deve essere analizzato in tutte le sue componenti Eacute indispensabile individuare per ciascuna zona i ldquoventi pericolosirdquo nella loro tipologia predominante e in particolare egrave opportuno conoscere il tipo di rallentamento che la copertura forestale ha sugli stessi Infatti la tipologia e la distribuzione dei boschi hanno influenza sul rallentamento della velocitagrave del vento e consente di prevedere con sufficiente attendibilitagrave il comportamento del fuoco

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Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) Con questi parametri si giudica la cronologia e la caratterizzazione con cui si verificano gli incendi nellrsquoarea in esame unitamente alla incidenza che hanno sul territorio forestale Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura Su tutto il territorio su cui si estende il piano egrave indispensabile conoscere il tipo il carico e la distribuzione del combustibile che si identificano nelle tipologie di copertura forestale che rappresentano uno strumento fondamentale per la pianificazione di protezione contro gli incendi boschivi ed un importante elemento conoscitivo per limpiego di modelli di previsione del comportamento del fuoco DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO La pericolositagrave di incendio su un determinato territorio esprime la possibilitagrave del manifestarsi di incendi unitamente alla difficoltagrave di estinzione degli stessi La gravitagrave esprime le conseguenze che derivano alle coperture forestali in seguito al passaggio del fuoco Sia la pericolositagrave sia la gravitagrave da individuare per ciascuna zona omogenea del territorio hanno vari livelli e le relative soglie devono essere definite direttamente dal pianificatore LA PERICOLOSITAgrave La pericolositagrave saragrave quindi definita sulla base dellanalisi dei fattori ambientali (naturali ed antropici) In generale saranno considerati gli aspetti orografici quali quota esposizione dei versanti rugositagrave della superficie pendenza geomorfologia per valutare come il fuoco puograve diffondersi Verranno poi considerate le caratteristiche della vegetazione forestale quali la composizione floristica forme di governo e trattamento continuitagrave verticale ed orizzontale dei popolamenti densitagrave delle chiome altezze dendrometriche e altezze di inserzione delle chiome modelli di combustibile per risalire alle probabili caratteristiche del fronte di fiamma con particolare riferimento alla intensitagrave presenza quantitagrave e distribuzione della necromassa Infine si dovranno considerare le caratteristiche relative alle reti idriche e viarie alle infrastrutture civili Lrsquoarea di riferimento per lanalisi e la rappresentazione della distribuzione spaziale delle variabili indicate egrave di un ettaro anche se in casi di particolare interesse si potragrave adottare un dettaglio maggiore Tuttavia questrsquoultima scelta deve essere seguita solo in caso di effettiva necessitagrave Quindi lrsquoinsieme delle variabili riferite allrsquo area elementare di 1 ettaro esprime un ldquoprofilo di pericolositagraverdquo univoco che egrave relazionato allrsquoinsorgenza alla propagazione e alla difficoltagrave di controllo degli incendi Per aree vaste o per aree dove gli incendi sono piugrave frequenti e quindi vi egrave una significativa quantitagrave di dati si possono eventualmente predisporre modelli empirici di validitagrave locale In generale se non si ritiene di ricorrere alla costruzione di appositi modelli statistici si puograve ricorrere al procedimento di statistica multivariata della cluster analysis

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In tale modo si possono raggruppare aree con ldquoprofilo di pericolositagraverdquo simile e con riferimento al centroide di ciascun gruppo si potragrave avere il profilo di pericolositagrave ldquotipordquo da attribuire a ciascuna situazione omogenea In ogni area omogenea saragrave indispensabile realizzare delle simulazioni del probabile comportamento del fuoco con i modelli di previsione in grado di fornire indicazioni su probabile intensitagrave velocitagrave di avanzamento tempo di residenza altezza e lunghezza di fiamma Le simulazioni saranno riferite alle condizioni generali che informano sulla tipologia di incendio da considerare poicheacute maggiormente caratterizzante la zona Queste variabili sono strettamente legate al danno sofferto dalla copertura forestale e alla possibilitagrave di lotta In modo particolare lrsquointensitagrave lineare piugrave avanti definita informa sulla possibilitagrave di attacco diretto Questo egrave lrsquoattacco che permette di minimizzare i danni e che tuttavia puograve essere applicato solo a certe condizioni di intensitagrave lineare del fronte di fiamma Se queste non si verificano diviene necessario ricorrere ad altre tecniche di estinzione decisamente piugrave traumatiche per la copertura forestale quali labbattimento di porzioni di bosco Pertanto la conoscenza di dove sia fisicamente possibile adottare le migliori soluzioni egrave per un parco una tappa irrinunciabile Ipotizzando scenari meteorologici prestabiliti (vedi anche i ldquofattori predisponentirdquo) con lrsquouso dei modelli di previsione del comportamento del fuoco potragrave essere prodotta una carta del comportamento atteso delleventuale fronte di fiamma LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO La gravitagrave reale esprime le variazioni che gli incendi boschivi causano nellrsquoambiente con il quale interagiscono In questa fase della pianificazione si tratta di esprimere il conflitto tra gli effetti negativi del potenziale incendio e la funzione attesa dal sistema ambientale nella sua complessitagrave strutturale e funzionale In modo particolare nei parchi poicheacute non egrave verosimile proporre una pianificazione che elimini nel periodo di validitagrave tutti gli incendi deve essere proposta una serie di provvedimenti che possa contenerne gli effetti negativi In questo contesto egrave utile introdurre il concetto di ldquoimpatto attesordquo che verragrave definito nelle diverse zone come insieme di

- intensitagrave attesa del fronte di fiamma da cui discende la forza distruttiva potenziale dellrsquoincendio

- effetto atteso del fuoco nei confronti della resistenza e della resilienza dei popolamenti forestali Questa informazione esprime la vulnerabilitagrave dellrsquoecosistema nei confronti del fuoco e lrsquoentitagrave del disturbo che questo egrave in grado di sopportare

- impatto nelle diverse zone dellrsquoarea protetta con i diversi livelli di tutela da cui discende la valutazione dellrsquoimportanza e del servizio atteso attribuito alle diverse formazioni minacciate dal fuoco Il peso dei livelli di tutela egrave relativo in quanto va sempre correlato con la relativa suscettivitagrave allrsquoincendio della tipologia in esame Si puograve infatti avere una riserva integrale per una zona umida e una tutela inferiore per un bosco rado di roverella in esposizione meridionale Saragrave senza dubbio questo secondo aspetto ad essere sottoposto al massimo delle attenzioni possibili

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Concretamente quindi limpatto attesordquo saragrave derivato dalla combinazione dei seguenti tre fattori a) Intensitagrave attesa gli effetti del fuoco sono legati al suo comportamento Lrsquointensitagrave lineare (quantitagrave di calore emanata nellrsquounitagrave di tempo per unitagrave lineare di fronte di fiamma) egrave il parametro maggiormente correlato agli effetti del fuoco e puograve determinare conseguenze da molto limitate a gravissime sullrsquoecosistema Si ritiene di proporre la valutazione del livello di impatto con un punteggio compreso tra 1 (molto basso) e 5 (molto alto) A partire da questa configurazione allrsquointensitagrave attesa del fronte di fiamma egrave stato attribuito un impatto atteso secondo quanto di seguito indicato

Intensitagrave attese (kWm) Impatto attesolt400 1

400-800 2800-1600 31600-3200 4

gt3200 5 b) Effetto atteso sulla tipologia vegetazionale leffetto( o impatto) atteso sulla copertura forestale ed in generale sullrsquoambiente del parco dipende dallintensitagrave dallrsquoestensione dellrsquoincendio ma in gran parte dalla vulnerabilitagrave della vegetazione e in particolare dalla sua resilienza e resistenza Queste caratteristiche devono essere evidenziate con indagini puntuali basate sullrsquoecologia forestale e sulla selvicoltura Si propone di valutare lrsquoimpatto atteso assegnando alle diverse formazioni punteggi compresi da 1 a 5 c) Impatto nelle diverse zone dellarea protetta relativamente allrsquoimpatto atteso degli incendi nelle diverse zone protette si dovragrave procedere ad una caratterizzazione differente Gli interventi dovranno essere modulati in funzione delle differenti finalitagrave del parco considerando quanto previsto dalla L 39491 che indica diversi gradi di protezione (A) riserve integrali (in cui lambiente naturale egrave conservato nella sua integritagrave) (B) riserve generali orientate (con forti limitazioni nella realizzazione di nuove opere o di trasformazione del territorio in cui possono essere consentite utilizzazioni produttive tradizionali e i servizi connessi) (C) aree di protezione (nelle quali possono ammettersi attivitagrave agrosilvopastorali nei limiti fissati dallente parco) (D) aree di promozione economica e sociale (in cui sono ammesse attivitagrave piugrave intensive e azioni di valorizzazione economica culturale e sociale coerenti con le finalitagrave del parco) Nellrsquoambito dei differenti livelli di protezione per definire i livelli di impatto si faragrave riferimento ai caratteri con cui gli incendi sono maggiormente in conflitto tenendo sempre ben presente la naturale predisposizione al rischio drsquoincendio delle diverse formazioni La zonazione per gradi di protezione naturalistica del parco (A B C e D ove esiste ed 1 e 2 negli altri casi) egrave una macro zonizzazione vista lestensione relativamente grande di ogni zona rispetto alle diverse tipologie morfologiche e vegetazionali interne ad ognuna di esse pertanto si ritiene che tale zonazione non abbia una diretta rilevanza sul comportamento del fuoco bensigrave determini una diversa considerazione sulle prioritagrave dintervento data la diversa valenza naturalistica Quindi si ritiene di valutare limpatto atteso da 1 a 4 rispettivamente per le zone D C B e A e da 2 a 3 rispettivamente per le zone 2 e 1

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La combinazione delle tre variabili considerate realizzata per semplice somma dei relativi punteggi di impatto parziale assegnando quindi uguale peso al contributo delle diverse componenti Il punteggio derivante dalla somma verragrave quindi segmentato in classi secondo la seguente tabella

Punteggio di impatto Classe di impatto 3-6 Basso 7-9 Medio 10-12 Alto 13-14 Molto Alto

ZONIZZAZIONE DI SINTESI Avvalendosi delle elaborazioni precedenti il territorio viene suddiviso in aree omogenee che indicano rispettivamente la pericolositagrave e la gravitagrave reale dincendio Il passo successivo della pianificazione a fini di protezione della zona contro gli incendi non puograve prescindere dal considerare ambedue i parametri valutati unitamente e in modo sintetico Pertanto per ciascuna area la conoscenza della pericolositagrave e della gravitagrave che tiene conto di tutti i parametri pirologici ponderati precedentemente consentiragrave di avere una situazione pirologica complessiva mediante unoperazione di intersezione spaziale delle aree omogenee definite dalla pericolositagrave e dalla gravitagrave dincendio ottenendo aree omogenee per entrambi questi due parametri LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO La prioritagrave degli interventi di prevenzione diretta saragrave accordata in funzione della combinazione dei valori di gravitagrave e pericolositagrave di ogni zona omogenea Tuttavia puograve accadere che nel territorio dellarea protetta vi siano piugrave zone di pari valore di gravitagrave e pericolositagrave In previsione di tale evenienza disponendo dei dati sufficienti si prevede di ricorrere al concetto del tempo di rotazione Il tempo di rotazione viene definito come il rapporto tra la superficie boscata dellrsquoarea e la superficie boscata media annua percorsa della stessa area Il reciproco di questo rapporto puograve essere visto come tempo di ritorno (numero di anni necessari affincheacute la stessa superficie venga nuovamente interessata dallrsquoincendio) oppure periodo di tempo necessario affincheacute tutta la superficie boscata dellrsquoarea venga percorsa dal fuoco ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI La legge 35300 in materia di incendi boschivi nasce dalla diffusa convinzione che lrsquoapproccio piugrave adeguato per perseguire la conservazione del patrimonio boschivo bene insostituibile per la qualitagrave della vita sia quello di promuovere ed incentivare le attivitagrave di previsione e di prevenzione anzicheacute privilegiare la fase emergenziale legata allo spegnimento degli incendi Nellattuale impostazione del piano egrave necessario realizzare unorganica gestione degli interventi e delle azioni mirate a mitigare le conseguenze degli incendi Tale impostazione comporta che si accetti che il fuoco possa percorrere parte del territorio posto a protezione In tale caso si definiscono precisi limiti di comportamento del fuoco e di estensione totale Questimpostazione comprende un concetto applicabile per lo piugrave ad area vasta e quindi di livello regionale Lrsquoobiettivo del piano delle aree a parco deve basarsi sullrsquoapplicazione del criterio della ldquoriduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocordquo da realizzare per tappe successive tendendo a raggiungere il contenimento totale se possibile

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La riduzione attesa di superficie percorsa egrave comunque un obiettivo parziale di cui si deve verificare la concreta realizzabilitagrave nel periodo di validitagrave del piano Le linee di pianificazione devono essere stabilite e mantenute valide nella loro impostazione per un periodo sufficiente a valutarne i risultati Detto periodo viene previsto indicativamente tra 3 e 5 anni Lrsquoimpostazione pluriennale non esclude le revisioni annue di cui alla L 3532000 che per le aree protette devono avere soprattutto lrsquoobiettivo di controllo dei risultati delle azioni preventive A tale fine egrave indispensabile fare riferimento alle zone omogenee precedentemente descritte collocando in esse gli interventi in funzione dellrsquoimpatto atteso Integrano gli interventi assegnati alle singole zone omogenee gli interventi generali che estendono la loro efficacia su tutto il territorio del parco Per la realizzazione di quanto sopra egrave opportuno avvalersi dei seguenti elementi Definizione degli obiettivi Gli obiettivi da perseguire per la protezione di unrsquoarea protetta contro gli incendi devono essere assai rigorosi e strettamente connessi con gli obiettivi specifici per i quali si egrave costituita lrsquoarea protetta In generale lrsquoobiettivo si concretizza con la superficie percorsa dal fuoco massima accettabile Definizione dellimpatto accettabile per area omogenea e per tipologia forestale Ogni area omogenea puograve sopportare un impatto che egrave deciso dal pianificatore La variabilitagrave di situazioni non permette di fornire delle indicazioni generali infatti si puograve spaziare da livelli dimpatto nulli ad elevati In funzione del livello dimpatto accettato cambiano molto lrsquoimpegno e i costi per rispettarlo Esigenze di protezione e tipologie dintervento nelle aree omogenee Questa fase consiste nellrsquoassegnazione delle tipologie dintervento di contenimento del fuoco alle differenti zone omogenee Sulla base dellrsquoobiettivo relativo alla zona omogenea si stabilisce quali siano gli interventi da realizzate per raggiungerlo Gli interventi saranno distribuiti tra prevenzione ed estinzione impiegando tutti i possibili mezzi e tecniche Questa fase egrave assai delicata poicheacute comporta lrsquoinserimento di un provvedimento in una situazione dovendone prevedere i risultati Definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile La superficie percorsa dal fuoco massima accettabile per ogni zona omogenea egrave una parte fondamentale del piano e puograve essere determinata anche con procedimenti di simulazione di comportamento del fronte di fiamma nelle varie situazioni tipo riscontrate nella realtagrave del territorio La definizione della superficie percorsa massima deve essere correlata anche con le diverse caratteristiche di recupero spontaneo della vegetazione stessa La conoscenza della resilienza e della tempistica del recupero dovranno entrare operativamente nel modello finalizzato alla definizione della ldquosuperficie percorsa massima accettabilerdquo Per unrsquoarea naturale protetta che assume dimensioni ampie (come alcuni Parchi Nazionali) serve una specifica successione di tappe pianificatorie Nel caso specifico essendo tali aree protette costituite per la salvaguardia di particolari situazioni ambientali o per la conservazione di certe popolazioni si dovragrave in prima istanza valutare il danno potenziale in relazione a tale obiettivo e quindi successivamente si dovragrave cercare di limitare al massimo il valore della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile considerando sempre che esso egrave inversamente proporzionale ai costi

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Definizione della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco Questa grandezza strettamente collegata alla precedente definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile ne rappresenta una tappa parziale da adottare in caso in cui non sia possibile raggiungere nel periodo di validitagrave del piano il valore desiderato PREVENZIONE Con tale termine si intende lattivitagrave a contrasto dei fattori predisponenti anche solo potenziali delle cause determinanti linnesco e lo sviluppo di incendi boschivi nelle aree e nei periodi a rischio Nel piano saranno previste tutte le possibili attivitagrave preventive finalizzate a rendere meno probabili gli incendi piugrave contenuti i parametri di comportamento e piugrave facile lrsquoestinzione ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI In questo capitolo del piano si provvederagrave alla definizione degli interventi che si devono realizzare per ogni area omogenea determinata a seguito delle indagini e delle zonizzazioni attuale e degli obiettivi Gli interventi devono essere dapprima descritti nelle loro caratteristiche generali e quindi precisamente determinati nellintensitagrave tipologia e collocazione solo sulla base delle risultanze delle precedenti zonizzazioni e del monitoraggio annuale Inoltre gli interventi devono essere economicamente quantizzati ovvero nel periodo di validitagrave del piano devono essere identificate le risorse economiche ad essi destinate (scheda tecnico-economica) ed i tempi di realizzazione previsti (crono-programma) Alcuni interventi sono di carattere generale non sono cioegrave assegnati a priori alle singole aree omogenee in quanto aventi una ricaduta su tutto il territorio e non necessitano pertanto di essere localizzati puntualmente in sede di pianificazione Tra questi egrave prevista la prevenzione indiretta cioegrave lrsquoattivitagrave che consente di portare a conoscenza della cittadinanza le problematiche legate agli incendi boschivi affincheacute siano adottati comportamenti piugrave prudenti La funzione dellattivitagrave indiretta egrave diminuire le cause antropiche determinanti linnesco degli incendi Si possono evidenziare due fasi della sunnominata prevenzione una a lungo e una a breve termine La prima egrave composta dallinsieme delle attivitagrave miranti a creare una coscienza della cittadinanza in modo da evitare comportamenti che possano innescare incendi Quella a breve termine (piugrave importante) si configura come informazione mirata alla cittadinanza in genere relativa al grado di pericolo esistente al momento attuale Per la prevenzione indiretta a lungo termine saranno necessarie campagne dinformazione oltre alla diffusione di pubblicazioni per introdurre elementi di sensibilizzazione a diverse fasce di pubblico e soprattutto ai fruitori dellarea protetta Per la prevenzione indiretta a breve termine si propone di introdurre una cartellonistica dinamica per segnalare ogni giorno il grado di pericolo dincendio ottenuto dallapposito dispositivo di previsione Strettamente collegato alla prevenzione indiretta dovragrave essere definito il flusso informativo utile a raggiungere la popolazione Questattivitagrave prevista dallart6 della l35300 egrave sotto la responsabilitagrave delle Regioni e deve portare la popolazione a conoscenza dei vincoli e dei divieti dei danni procurabili dal fuoco delle norme comportamentali da tenere in caso di incendio e dei riferimenti per la segnalazione urgente di eventuali focolai

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TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI La descrizione della tipologia degli interventi e quindi la loro localizzazione e quantificazione economica attraverso un apposito programma di interventi e la sua sintesi nella ldquoscheda tecnico-economicardquo risulta importante per una concreta pianificazione e per il successivo monitoraggio VIABILITAgrave Risulta necessario attuare sistematicamente un piano degli interventi di ripulitura delle vie di comunicazione statisticamente soggette ad insorgenza incendi possibilmente attuati con tempistica e modi tali da non comportare laccumulo di biomassa secca e pagliosa sui bordi stradali VIABILITAgrave OPERATIVA Essa egrave intesa come lrsquoinfrastruttura che consente il raggiungimento dei luoghi dove si manifesta il fuoco Si tratta di viabilitagrave forestale la cui progettazione e realizzazione presenta aspetti delicati Infatti non egrave possibile ipotizzare di raggiungere tutti i luoghi forestali con automezzi Neacute puograve essere ipotizzato di estendere la rete viaria unicamente a tale fine Pertanto la dimensione di questa infrastruttura deve tenere conto in modo rigoroso della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocoLa viabilitagrave e lrsquoaccesso sono previste dallrsquoart 3 comma 3 lettera i) della L 3532000 Puograve accadere che si evidenzi una carenza di collegamento ed in tale caso si faragrave ricorso ad un servizio di elicotteri limitando il piugrave possibile il disturbo allambiente naturale Di seguito sono riportate alcune indicazioni operative di massima

1) nel caso di realizzazioni di strade queste potranno essere unidirezionali poicheacute la densitagrave di traffico saragrave molto limitata tuttavia dovranno essere previste frequenti piazzole di scambio per landata e il ritorno dei mezzi che saranno distanti non piugrave di 400 m lrsquouna dallrsquoaltra

2) importantissimo nelle aree protette egrave anche il momento della regolamentazione dellrsquoaccesso e dellrsquouso della viabilitagrave a scopi diversi (utilizzazioni ricreazionehellip)

VIALI TAGLIAFUOCO Queste infrastrutture realizzabili con varie tipologie costruttive sono strettamente collegate alla dimensione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e alle modalitagrave di estinzione previste dal Piano per lrsquoarea in esame Infatti la tecnica di estinzione adottata egrave strettamente collegata al tipo di viale realizzato I viali tagliafuoco sono interventi di prevenzione realizzabili con diversi criteri progettuali si distinguono in passivi e attivi I viali passivi non richiedono lintervento da parte delle squadre ma determinano profonde trasformazioni sul territorio e quindi non compatibili con le aree protette- I viali tagliafuoco attivi operano unicamente un rallentamento del fronte di fiamma e necessitano di interventi di estinzione Quindi il viale non egrave progettato per fermare lincendio ma per rallentarlo e contenerlo entro limiti dintensitagrave molto bassi Eacute comunque essenziale inserire criteri di natura ecologica capaci di valutare gli effetti diretti ed indiretti di tale ldquoframmentazionerdquo Si tratta di un problema complesso che da una parte non puograve eliminare i viali tagliafuoco ma puograve contribuire a tenere sempre presenti gli impatti e le ricadute sul sistema ecologico nella sua complessitagrave essendo tali interventi senza dubbio utili per limitare i danni

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degli incendi Nel parco si ricorreragrave esclusivamente ai viali tagliafuoco di tipo attivo verde e alle tende tagliafuoco attive In generale si prevede che i viali attivi debbano contenere lintensitagrave lineare del fronte di fiamma sempre al di sotto dei 400 kWm dove si opera con attacco diretto a terra da parte di squadre con attrezzature manuali Dove si ritiene necessario intervenire con mezzi meccanici lintensitagrave lineare che il viale deve poter contenere egrave di 800 kWm mentre dove intervengono mezzi aerei egrave di 1200 kWm APPROVVIGIONAMENTO IDRICO Lrsquoapprovvigionamento idrico egrave realizzato attraverso una rete di punti di rifornimento fissi o mobili che devono essere configurati in relazione a tutti gli altri interventi di prevenzione diretta ed alle componenti del servizio di estinzione Deve essere realizzato con sistemi di basso impatto ambientale e in particolare evitando la costruzione di invasi in cemento Si ritiene di dover ricorrere a invasi di piccola capacitagrave smontabili e asportabili Risulta quindi assai importante assicurarne una corretta collocazione La distribuzione degli invasi sul territorio le loro caratteristiche costruttive e capacitagrave sono funzione dei mezzi previsti per lo spegnimento

- rifornimento degli elicotteri di tipo leggero - rifornimento dei mezzi a terra

Ogni punto di rifornimento idrico egrave riferito ad unarea servita da una squadra per lo spegnimento in fase di intervento a partire dal punto acqua In base a questo criterio cambieranno sia larea servita sia la capacitagrave di invaso per soddisfare i differenti mezzi e le tecniche di intervento legate agli scenari in cui si opera PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI Nelle aree protette luso degli elicotteri deve essere previsto in modo assai piugrave intenso rispetto a quello del resto del territorio Infatti con questo mezzo si possono servire le zone con scarsa viabilitagrave realizzando sia il trasporto di squadre sia parte dellestinzione Questaspetto egrave assai importante per evitare la costruzione di strade per lestinzione Occorre considerare quindi la necessitagrave di piazzole di atterraggio per realizzare le condizioni atte a raggiungere tutte le zone comprese nei parchi nel tempo massimo di 10 di volo Esse sono aree piane orizzontali o leggermente inclinate senza ostacoli per il volo nella zona circostante di area circolare di almeno 20m di diametro dotate di rifornimento idrico e collegamento viario La densitagrave di collocazione saragrave in rapporto al tipo di scenario Si daragrave prioritagrave alle piugrave elevate classi di impatto a partire dagli scenari di collina interna con eventi estivi e di montagna interna con eventi invernali PREVENZIONE SELVICOLTURALE Si tratta della prevenzione diretta piugrave efficace conosciuta anche se purtroppo non la piugrave diffusa Si realizza con varie attivitagrave di tipo selvicolturale attuate e dimensionate in funzione del comportamento previsto del fronte di fiamma Il progetto di questo tipo di prevenzione si attua sulla base della distribuzione dei popolamenti forestali erbacei ed arbustivi in armonia con le norme previste dai piani di gestione eventualmente presenti dellrsquoimpatto accettabile della superficie percorsa dal fuoco

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massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e del comportamento previsto dellrsquoincendio Per questrsquoultimo egrave opportuno avvalersi di modelli matematici di previsione La prevenzione diretta selvicolturale mira a sottrarre dal potenziale combustibile vegetale la quota parte di carico non assorbibile con lrsquoestinzione Nelle aree protette questo tipo di prevenzione si deve ovviamente ben raccordare con gli obiettivi in termini di conservazione della biodiversitagrave e la tendenza ad avere cenosi forestali e boschi vetusti capaci di far emergere nel modo migliore lrsquoeccezionale complessitagrave funzionale del sistema foresta Rinaturalizzazione delle cenosi di derivazione antropica armonizzazione delle strutture verifica degli ordinamenti presenti (fustaie cedui boschi non ordinariamente gestiti boschi di neoformazione formazioni lasciate alla libera evoluzione) e identificazione delle eventuali azioni di riordino bioecologico sono i criteri guida da seguire assieme allrsquoimpatto atteso e alla riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco IL FUOCO PRESCRITTO Lrsquoapplicazione del fuoco prescritto in unrsquoarea protetta puograve apparire contraddittoria tuttavia nei parchi cosigrave come nelle riserve sono frequenti popolazioni arboree artificiali o situazioni ambientali particolari in cui il fuoco oltre a ridurre il carico di combustibile puograve favorire la rinaturalizzazione (fuoco come fattore ecologico) o il mantenimento dellrsquoambiente risultante da secolare gestione antropizzata Alcuni ambienti seppur mantenuti da unrsquoazione perturbante sono ormai consolidati e facenti parte della tradizione paesaggistica e della memoria collettiva Pertanto nelle aree protette questo tipo di prevenzione non deve essere esclusa aprioristicamente ma puograve ben raccordarsi con gli obiettivi sia di prevenzione che di conservazione della biodiversitagrave FORMAZIONE La formazione del personale egrave indispensabile per lrsquoefficacia di tutte le attivitagrave Pur con differenti livelli di approfondimento deve rivolgersi ai progettisti delle opere di prevenzione ai coordinatori delle operazioni di spegnimento agli operatori addetti allrsquoestinzione Le funzionalitagrave di tutti gli strumenti in dotazione devono essere conosciute da coloro che attuano il coordinamento operativo con particolare riferimento alle modalitagrave di impiego dei Sistemi di Supporto alle Decisioni e dei modelli di simulazione di comportamento del fronte di fiamma Agli operatori professionali e volontari saragrave opportuno fare conoscere i dispositivi di sicurezza operazionale e di protezione individuale che devono essere utilizzati e tutti gli aspetti teorico - pratici delle varie tecniche di estinzione PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO Descrizione degli interventi di prevenzione AIB necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc)

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LOTTA ATTIVA Le principali attivitagrave di lotta attiva da prevedere con la pianificazione sono le seguenti SORVEGLIANZA Attivitagrave di controllo del territorio da attuare quando il livello degli indici di previsione del pericolo di incendio supera una prevista soglia di attenzione con allertamento da apposite strutture di analisi meteo collegate allrsquoEnte Parco o da strutture alternative autonome come mini stazioni meteo locali (vedi ldquofattori predisponentirdquo) Puograve essere organizzato un servizio di controllo che avverte la popolazione del livello del pericolo del momento Ciograve egrave particolarmente valido in aree assai frequentate e di alto pregio ambientale AVVISTAMENTO Consiste nellrsquoattivitagrave di individuazione diretta dei focolai realizzata da terra sia con mezzi mobili che fissi oppure dallrsquoaria Si ritiene che questattivitagrave che puograve essere realizzata con varie tecniche debba essere applicata sul territorio rigidamente in conseguenza delle analisi che evidenziano la vulnerabilitagrave della copertura forestale e lrsquoimpatto accettabile Inoltre deve essere strettamente collegato alla previsione del pericolo ed entrare in funzione solo al superamento di soglie precisamente definite per ogni area omogenea Lavvistamento egrave da intendersi come un servizio collocato a valle della previsione del pericolo Tanto piugrave questrsquoultima saragrave affidabile ed efficace tanto minore potragrave essere limpatto della struttura di avvistamento Nelle aree protette deve in genere essere preferito allrsquoavvistamento con postazioni fisse quello basato su pattugliamento sia da terra sia con aerei Anche i luoghi da osservare e quindi il tragitto che deve essere coperto dagli osservatori deve essere definito in sede progettuale sulla base di consolidate metodologie messe a punto per evidenziare le aree che meritano di essere maggiormente poste sotto controllo Nei casi in cui si fosse ritenuto necessario ricorrere ad impianti fissi qualora vi siano le condizioni di elevato pregio in zone ad alto rischio e laddove sia possibile ospitarli senza ricorrere a costruzioni di elevato impatto visivo si ritiene che sia utile impiegare dispositivi con controllo remoto ALLARME La definizione dellrsquoallarme avviene a seguito di segnalazione di evento avvistato La segnalazione puograve pervenire da parte del servizio di avvistamento oppure da cittadini che avvisano tramite canali di comunicazione appositamente pubblicizzati Con lrsquoallarme si mettono in moto le operazioni di intervento Per tale motivo lrsquoallarme deve essere emanato solo da una struttura autorizzata e comunque a conoscenza del livello di pericolo dellrsquoarea interessata del momento e delle forze che possono essere fatte intervenire COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE Si ritiene che presso il parco debba essere realizzato un ldquopunto di coordinamentordquo Detto punto di coordinamento pur essendo autonomo deve essere in contatto diretto con le Sale Operative Unificate Permanenti (SOUP) previste dallrsquoart 7 della L 3532000 per lo svolgimento della lotta attiva Deve essere quindi assicurato il collegamento tra il livello centrale (Regione) e quello locale (area protetta) Questrsquoultimo deve essere messo nelle condizioni di ricevere e dare le informazioni e lrsquoappoggio tecnico

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per le operazioni che derivano dal lavoro fatto in sede centrale da personale esperto e possibilmente con Sistemi di Supporto alle decisioni di cui ogni sala operativa dovrebbe essere dotata Si dovranno organizzare le procedure operative da seguire nelle differenti situazioni ed applicando le differenti tecniche di estinzione noncheacute il collegamento dellrsquoattivitagrave operativa svolta da diverse Regioni in caso di parco nazionale interregionale Dette procedure sono legate alle disposizioni regionali Qualora non fossero ancora stabilite il piano deve proporle con la finalitagrave di realizzare le migliori condizioni per rendere efficaci le differenti azioni di lotta intraprese Il coordinamento operativo e le procedure seguite nellrsquoarea protetta vanno descritte nella relazione del piano AIB in particolare la procedura di allarme in coordinamento con le competenti strutture regionali e sub regionali la procedura in caso di focolaio (da spegnere prima possibile con le risorse disponibili in loco) e quindi in caso di incendio vero e proprio le procedure operative specifiche per lrsquoutilizzo di mezzi e altre risorse AIB disponibili in loco

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PARTI SPECIALI DEL PIANO RICOSTITUZIONE BOSCHIVA Nel piano delle aree protette deve essere dedicata particolare attenzione alla ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco La parte del Piano finalizzata alla ricostituzione si basa sulla conoscenza funzionale e strutturale delle diverse tipologie presenti nel territorio In particolare tiene conto delle caratteristiche sindinamiche (serie di vegetazione) e del confronto tra eterogeneitagrave spaziale reale e eterogeneitagrave potenziale Solo il riferimento al modello neutrale (eterogeneitagrave potenziale o carta della vegetazione potenziale) offre un criterio valido per valutare la situazione reale e consente di ricostruire modelli dintervento non teorici ma strettamente collegati alla potenzialitagrave del territorio confrontato con lrsquoattuale uso del territorio stesso Anche in questo caso pertanto si dovragrave fare riferimento ai documenti di base con i quali abbiamo prodotto la classificazione gerarchica del territorio Il confronto cartografico tra attuale uso e situazione potenziale fornisce una base molto concreta di valutazione delle possibilitagrave di ricostituzione a scala territoriale Saragrave successivamente essenziale definire i singoli modelli di ricostituzione applicati alle diverse tipologie vegetazionali La conoscenza di tali modelli (serie di vegetazione) consente di valutare la congruitagrave tipologica anche di stadi degradati (vedi per esempio i cespuglieti) e contribuisce notevolmente alla pianificazione degli interventi Nella pianificazione degli interventi si dovragrave prendere sempre in considerazione la possibilitagrave di non intervenire con impianti diretti Uno degli elementi essenziali nel processo di valutazione che conduce al progetto di ricostituzione egrave indubbiamente la situazione della risorsa suolo Nel caso di scarsa frequenza senza perdita di suolo egrave facile far prevalere il criterio di basso intervento Nel caso invece di perdita della risorsa suolo lrsquointervento dovragrave essere finalizzato prevalentemente alleliminazione di questo rischio mediante la messa a dimora di specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione in oggetto capaci di eliminare in tempi brevi la perdita di suolo Lrsquoattivitagrave da svolgere deve essere definita da una apposita analisi svolta a livello regionale con cui si individuano le aree prioritarie di intervento La ricostituzione si affronta correttamente solo in un contesto generale di pianificazione ecologica e forestale individuando per tutto il territorio a parco i differenti effetti degli incendi avvenuti e la dinamica della ricostituzione spontanea Gli interventi di ricostituzione che si prevederagrave di adottare verranno modulati in funzione di tutte le caratteristiche ambientali e nel rispetto della multifunzionalitagrave della copertura forestale Per poterli definire e soprattutto distribuire correttamente nellrsquoarea a parco si devono prevedere le seguenti analisi

- analisi della possibilitagrave di ricostituzione spontanea anche in funzione di Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) e Fire regime (frequenza intensitagrave stagione)

- definizione di criteri e modalitagrave di intervento per la ricostituzione - definizione di zone prioritarie di intervento - definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipologia e per ogni area

omogenea in funzione delle serie di vegetazione e delle unitagrave di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio

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IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

102

PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

103

34

  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

essere acquisito il complesso delle linee di pianificazione ecologica del territorio a parco e la conoscenza della dinamica delle popolazioni e delle comunitagrave che il Parco intende conservare noncheacute la situazione socioeconomica Eacute opportuno tenere presente che tra le funzioni istituzionali dei Parchi rientra lrsquoobiettivo volto alla conservazione della biodiversitagraverdquo Nel nostro Paese spesso la biodiversitagrave risente dellrsquoazione dellrsquouomo ed in particolare nellrsquoecosistema mediterraneo egrave fortemente condizionata dallrsquouso del fuoco per liberare porzioni di territorio dalla cenosi legnose e quindi favorire il pascolo Ciograve complica notevolmente lrsquoopera del pianificatore in quanto spesso per conservare alcune popolazioni animali eo vegetali egrave necessario intervenire per evitare la ripresa del bosco o di cespuglieti che riducono la superficie delle zone aperte in questi speciali ambiti anche lrsquoazione del fuoco si puograve considerare quale fattore ecologico Di seguito vengono indicati i principali elementi su cui estendere le indagini CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI A monte di qualsiasi elemento pianificatorio egrave essenziale conoscere nel dettaglio lrsquoarticolazione spaziale strutturale e funzionale della copertura del suolo e del suo attuale uso Purtroppo spesso vaste porzioni di territorio sono ancora prive di questa informazione a scala adeguata mentre il rischio e la pericolositagrave sono strettamente connessi con la disposizione spaziale delle diverse fisionomie Particolare importanza egrave inoltre legata alla conoscenza non solo tipologica delle diverse attivitagrave ma anche alla conoscenza puntuale delle informazioni connesse con la definizione della struttura verticale ed orizzontale di una comunitagrave Lrsquoaggiornamento della cartografia di dettaglio ad esempio secondo la nomenclatura prevista dallo sviluppo del programma CORINE Land Cover almeno al IV o V livello non egrave quindi solo un elemento conoscitivo di base ma egrave elemento essenziale del progetto del Piano Con questo documento da tenere sempre aggiornato egrave inoltre possibile aggiornare anche le prioritagrave di intervento MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE Nella descrizione del territorio il piano AIB deve contenere anche un inquadramento generale su altre problematiche localmente rilevanti pertinenti morfologia geologia pedologia franositagrave erosione superficiale e assetto idrogeologico al fine di individuare diversi fattori di criticitagrave che potrebbero avere rapporti di interdipendenza con gli incendi boschivi o semplicemente di sovrapposizione territoriale di diverse calamitagrave naturali VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI La descrizione della vegetazione naturale eo dei tipi forestali con la caratterizzazione delle specie la loro mescolanza e le tendenze evolutive dei soprassuoli offrono unrsquoinformazione che puograve essere utile a differenti livelli di scala di rilevamento in vari tipi di pianificazione territoriale ed in particolare in quella AIB per una buona identificazione degli indici e delle zone interessate dai vari tematismi AIB (combustibilitagrave rischio gravitagrave pericolositagrave intensitagrave di fiamma al passaggio del fuoco ecc) Questo evidenzia la necessitagrave di avere unrsquoaccurata cartografia vegetazionale

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI Per le descrizioni dellrsquoandamento degli incendi e dei fattori predisponenti e per lrsquoindividuazione delle zone a rischio alto medio e basso (decisione (CEE) ndeg C(93) 1619 del 24061993 integrata dalla decisione Sg (95) D2205 del 27021995) egrave necessario anche disporre dei dati seguenti

- serie storica degli incendi (comprendendo tutte le informazioni rilevate attualmente per ciascun incendio dal Corpo Forestale dello Stato) per almeno 10-15 anni

- cartografia delle aree percorse dal fuoco nellrsquoultimo quinquennio e se possibile nei due precedenti quinquenni

- serie storica dei dati meteorologici (precipitazioni vento umiditagrave e temperatura dellrsquoaria insolazione) con localizzazione delle stazioni meteorologiche e ove possibile descrizione delle modalitagrave di raccolta dei dati elaborazioni degli stessi sulla distribuzione spazio-temporale degli incendi

Si dovragrave disporre di un sistema di previsione di livello generale tramite il collegamento con servizi di previsione a scala regionale e continentale tipo sistema EUDIC (European Ranger Information Communication) Si deve poi affiancare a queste informazioni una previsione di dettaglio essa deve essere realizzata preferibilmente con un metodo meteorologico cumulativo di inizio e diffusione la cui risposta sia validata dalle condizioni ambientali del parco LA PIANIFICAZIONE FORESTALE In questa analisi complessa devono anche essere esaminate le linee di pianificazione seguite per realizzare i piani di gestione forestale Queste informazioni sono necessarie per conoscere soprattutto le principali finalitagrave (beni e servizi) che si vogliano ottenere dal bosco in quel contesto ambientale e socioeconomico La conoscenza delle finalitagrave di carattere generale e quindi i criteri seguiti per realizzare i piani di assestamento e di gestione (riordino riassetto piani speciali di settore nellrsquoambito dei piani di assetto dei parchi e delle riservehellip) delle risorse forestali sono necessari per comprendere meglio gli obiettivi che si vogliono ottenere con la utilizzazione del bosco Tutto questo egrave dato dal fatto che vi egrave uno stretto rapporto tra le trasformazioni previste con lrsquoassestamento e gli interventi di pianificazione nella protezione delle aree contro gli incendi boschivi INTERVENTI SELVICOLTURALI Serve conoscere quale sviluppo sia dato alla selvicoltura ed in modo particolare alla selvicoltura preventiva su tutta lrsquoarea compresa nel piano di protezione contro gli incendi boschivi che nella fattispecie egrave tutta larea protetta La distribuzione la tipologia e lrsquointensitagrave degli interventi influenzano infatti notevolmente la possibilitagrave di diffusione degli incendi Nelle aree protette i boschi vengono considerati maggiormente per la loro multi funzione che non per la produzione stessa di legname e degli altri prodotti non legnosi Allrsquointerno del Parco in prima istanza va definito per quali boschi si intenda conservare unattitudine produttiva o turistico ricreativa specifica e per quali lasciare prevalere lrsquoattitudine definita in sensu latu ldquoecologicardquo Si tratta di una scelta molto complicata ma necessaria in quanto vaste porzioni del nostro Paese sono state sottoposte a rischio idrogeologico anche a causa di una cattiva gestione forestale adottata in passato Egrave da tener presente che la conoscenza dello stato di gestione del bosco consente anche di realizzare una mappatura del probabile comportamento del fuoco

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GESTIONE DEI PASCOLI Questa indagine egrave giustificata dalla rapida diffusibilitagrave dei fronti di fiamma radenti nei pascoli Poicheacute la velocitagrave del vento in tale ambito non egrave infatti rallentata dalla copertura arborea o arbustiva gli incendi assumono i valori piugrave alti di velocitagrave di propagazione proprio allrsquointerno di questa fisionomia Tale fatto giustifica una conoscenza della ubicazione e delle caratteristiche dei pascoli Eacute inoltre evidente come questa fisionomia risenta ancor piugrave delle fisionomie forestali dellrsquoandamento climatico degli effetti di prolungati periodi di ariditagrave ed in particolare del carico animale (erbivori domestici e selvatici) che dovrebbe essere opportunamente regolamentato Come anticipato in premessa la figura del pastore e in generale del gestore privato locale puograve assumere un importantissimo ruolo nellattivitagrave di prevenzione dellincendio boschivo per cui un suo coinvolgimento anche con incentivi economici egrave senzaltro auspicabile PIANIFICAZIONE FAUNISTICA Il territorio forestale ospita numerosissime popolazioni animali Tra esse alcune come gli ungulati selvatici hanno una particolare interferenza con il bosco e il suo sviluppo Per tale motivo possono essere intraprese delle attivitagrave che modificano la copertura forestale conferendole la capacitagrave di ospitare un maggior numero di animali In altri casi non si desidera aumentare il numero ma proporre una migliore gestione Per tali motivi egrave opportuno conoscere gli interventi finalizzati alla pianificazione faunistica poicheacute essi si correlano con interventi di protezione contro gli incendi boschivi Il territorio forestale e il suo mosaico vanno analizzati in funzione specifica degli habitat che offrono alla fauna selvatica In particolare si dovragrave porre attenzione non solo ai vertebrati ed alla fauna superiore ma anche a tutte le forme animali che costituiscono parte fondamentale della biodiversitagrave In questo senso lrsquoaccumulo di legno morto in foresta che sembra contraddire lrsquoopportunitagrave di limitare la necromassa presente in quanto primo propagatore del fuoco egrave bene che sia gestito con particolare attenzione quindi saragrave necessario inventariare in modo quantitativo la presenza di questa componente della foresta con appositi rilievi ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA La delimitazione cartografica delle aree di interfaccia urbano-foresta costituisce un importante elemento del ldquoPiano di Emergenza comunale od intercomunalerdquo Dal punto di vista della pianificazione AIB la loro individuazione risulta essere opportuna sia a livello di previsione che di prevenzione Egrave quindi auspicabile che nella redazione del Piano AIB le aree di interfaccia urbano-foresta vengano tenute in debita considerazione anche nel caso in cui i comuni non avessero realizzato il loro Piano di Emergenza e quindi con una pre-delimitazione delle stesse da parte del Parco Altrimenti egrave comunque opportuno realizzare la carta anche se incompleta con riportate le zone di interfaccia per i soli comuni che avranno fornito il proprio piano demergenza allEnte parco con relativo elenco dei Comuni adempienti Le aree di interfaccia urbano foresta richiedono interventi pianificatori particolari Infatti in questa zona il bosco puograve essere il veicolo per un incendio che potrebbe danneggiare insediamenti civili Si verifica anche la situazione contraria divenendo il bosco lrsquooggetto di trauma da parte di incendi originati dalle attivitagrave in ambienti urbanizzati Per tali motivi si ritiene opportuno disporre di unrsquoindagine che evidenzi la distribuzione e la concentrazione dellrsquointerfaccia

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NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

In linea generale in tale interfaccia si deve assolutamente privilegiare la riduzione del rischio drsquoincendio rispetto anche alla conservazione di elementi strutturali e funzionali caratteristici del sistema forestale stesso Risulta quindi importante sia la definizione di interfaccia urbano foresta che la caratterizzazione tipologica della zone di interfaccia secondo la differenziazione delle tipologie di bosco in termini forestali e vegetazionali la differenziazione delle tipologie di combustibili la simulazione di comportamento del fronte di fiamma la stima della pericolositagrave specifica Al fine di assicurare la prevenzione AIB spettante allrsquoente parco saragrave cura di questrsquoultimo emanare un regolamento specifico rispondente alle esigenze di interventi selvicolturali per le zone di interfaccia giagrave identificate dai piani di emergenza ed anche per le zone di interfaccia non ancora delimitate attraverso una loro appropriata definizione con relativa tipologia compatibile con la realtagrave del parco LA ZONIZZAZIONE ATTUALE Con tale termine si intende linsieme delle indagini conoscitive direttamente mirate a comprendere le specificitagrave ambientali locali nei riguardi della difesa contro gli incendi boschivi di seguito riportate Per provvedere alla definizione del piano per la previsione prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi si deve indagare tutto il territorio dellarea protetta In particolare si ritiene che indipendentemente dalla dimensione dellrsquoarea si debba comprendere tutto il territorio nel contesto della pianificazione senza escludere zone in cui il problema sia meno intenso o trascurabile ma anzi considerando anche le porzioni di zone contigue eventualmente significative ai fini preventivi Questa scelta egrave motivata sia dalla comune valenza ambientale di tutte le zone che sono ritenute tali solo per essere comprese nella delimitazione a parco sia dalla necessitagrave di evitare la complicazione di sovrapporre in modo discontinuo sullrsquoarea del parco regole previste dalla legge che differenziano le zone comprese e le zone escluse dal piano Sulla base di tali informazioni si arriva a tracciare la zonizzazione dellrsquoarea soggetta al rischio Essa in linea di larga massima segue la frequenza di incendio e viene integrata da emergenze locali in funzione della loro sensibilitagrave al danneggiamento provocato dal fuoco oltre che dallrsquointensitagrave del fenomeno Poicheacute il piano di protezione contro gli incendi boschivi prevede interventi diversi distribuiti sul territorio in relazione a quanto precedentemente detto egrave necessario provvedere a zonizzare il territorio stesso in funzione delle problematiche causate dal passaggio del fuoco Eacute opportuno correlare le zone alla classificazione gerarchica del territorio e comunque (soprattutto in funzione della dimensione dellrsquoarea protetta) individuare parti omogenee per distribuire su di esse interventi altrettanto omogenei e proporzionati La zonizzazione quindi distingueragrave sul territorio una serie di realtagrave omogenee per problematiche pirologiche presenti allrsquoattualitagrave (zonizzazione attuale) Eacute importante segnalare questo principio in quanto lrsquoattuale uso del suolo puograve avere un ruolo molto significativo Per definire la zonizzazione attuale verranno analizzati i seguenti punti utilizzando i dati disponibili a scala adeguata

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NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio Si tratta delle informazioni necessarie per definire il quadro di riferimento in termini funzionali e strutturali in linea con i principi della ecologia del paesaggio In linea generale la conoscenza territoriale dovragrave basarsi sulla classificazione gerarchica del territorio ossia sulla individuazione dei sistemi sottosistemi ed unitagrave ambientali Sulla base delle conoscenze litologiche morfologiche floristiche faunistiche vegetazionali di uso del suolo e infrastrutturali egrave possibile riconoscere e qualificare in termini di suscettivitagrave agli incendi le diverse porzioni del territorio Fattori predisponenti Costituiscono lrsquoinsieme di variabili che con azione combinata consentono il verificarsi delle potenziali condizioni per lo sviluppo del fuoco Mentre infatti le cause determinanti sono nel nostro Paese e in generale in tutta lrsquoEuropa mediterranea legate direttamente o indirettamente alle attivitagrave antropiche i fattori predisponenti sono riconducibili alle variabili meteorologiche e topografiche e alle caratteristiche della biomassa bruciabile presente negli ambienti naturali In particolare la biomassa bruciabile egrave costituita dalla componente vegetazionale degli ecosistemi a cui nella protezione dagli incendi boschivi si fa spesso riferimento con il termine di combustibile forestale I fattori rilevanti per il rischio di incendio sono dunque molti e caratterizzati da forti interazioni Se in linea generale possono essere identificati gli elementi del territorio che hanno un ruolo significativo nel determinare la distribuzione spaziale del rischio con riferimento a specifiche realtagrave il peso di ogni singolo fattore puograve essere molto diverso e le interazioni giocano un ruolo chiave Si pensi ad esempio agli incendi dellarco alpino concentrati nel periodo invernale e primaverile per i quali un fattore fortemente limitante puograve essere la presenza della neve che non ha invece alcuna relazione con gli incendi negli ambienti mediterranei Negli ultimi anni grazie anche alla grande diffusione dei sistemi informativi geografici (GIS) e alla aumentata disponibilitagrave in forma digitale di dati georiferiti sono stati messi a punto vari metodi per la mappatura del rischio di incendio a partire da informazioni relative alle caratteristiche territoriali e alla distribuzione spaziale dei fattori influenti Per impostare lanalisi dei fattori predisponenti il rischio di incendio e quindi lanalisi del rischio derivato dalle variabili di predisposizione vanno affrontati i seguenti temi

- le componenti spaziale e temporale - le variabili di rischio negli esempi di zonizzazione del rischio di incendio reperibili in

letteratura le variabili impiegate sono solitamente riconducibili alle tre citate componenti di meteorologia topografia e combustibili

- le modalitagrave drsquointegrazione delle variabili di rischio In particolare un sistematico monitoraggio dei fattori meteo per la previsione del pericolo (direttamente implementata o mutuata da fonti regionali) e quindi la relativa individuazione dei periodi critici permette di modulare le attivitagrave di prevenzione e di adeguare le risorse AIB come lrsquoimpiego dei diversi sistemi di sorveglianza e di allertamento e del relativo personale disponibile (es pre-allertare il sistema di estinzione attivare diverse modalitagrave o intensitagrave di avvistamento avvisare la popolazione porre divieti ecc) Questo permette di abbassare la soglia di pericolo e contenere i costi per lrsquoAIB nei periodi meno critici Lanalisi contenuta nel piano su questo tema dovragrave consentire di definire almeno in termini generali degli scenari operativi di utilizzo

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NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

Cause determinanti Per cause determinanti si intendono gli aspetti che in una situazione definita da fattori predisponenti possono dar luogo allrsquoimmediato sviluppo ed alla propagazione del fuoco Le cause determinanti dovranno essere distinte in conformitagrave al Regolamento (CE) ndeg 80494 che classifica lrsquoorigine presunta di ciascun incendio secondo le seguenti quattro categorie

- incendio di origine ignota - incendio di origine naturale per esempio provocato dal fulmine - incendio di origine accidentale o dovuto a negligenza ossia la cui origine egrave connessa

allrsquoattivitagrave diretta o indiretta dellrsquouomo senza che questi abbia avuto lrsquointenzione di distruggere uno spazio forestale (collegamenti elettrici ferrovia opere pubbliche barbecue bruciature di stoppie sfuggite al controllo di chi ha acceso il fuoco etc)

- incendio di origine dolosa (volontaria) ossia provocato con lrsquointenzione deliberata di distruggere uno spazio forestale per qualsiasi motivo

In particolare egrave opportuno fare una approfondita analisi e conseguente cartografia di quelle infrastrutture giudicate connesse con le possibilitagrave di innesco come la viabilitagrave identificando nel contempo le fasce coassiali di varia larghezza a cui associare una certa incidenza di cause determinanti in funzione della distanza dalla strada stessa Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali Per rischio si intende la somma delle variabili che rappresentano la propensione delle diverse formazioni vegetali ad essere percorse piugrave o meno facilmente dal fuoco Il rischio come giagrave detto sopra egrave un fattore statico che caratterizza il territorio nellrsquoambito della zonizzazione attuale Il rischio puograve cambiare solo sul lungo termine e deve essere mantenuto distinto dal concetto di pericolo che egrave per definizione variabile nel tempo in relazione al verificarsi di piugrave fattori predisponenti Per la zonizzazione del rischio statico ci si dovragrave uniformare alla classifica approvata dallrsquoUnione Europea (c(93) ndeg 161993 integrata dalla SG (95) D220595 per il territorio italiano che prevede

- zone ad alto rischio zone il cui rischio permanente o ciclico di incendio di foresta minaccia gravemente lrsquoequilibrio ecologico la sicurezza delle persone e dei beni o contribuisce allrsquoaccelerazione dei processi di desertificazione

- zone a medio rischio le zone in cui il rischio di incendio di foresta pur non essendo permanente o ciclico puograve minacciare in misura rilevante gli ecosistemi forestali

- zone a basso rischio tutte le altre zone Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali Con questa indagine si evidenzia lrsquoinfluenza del vento sugli incendi Il vento egrave determinante per la diffusione e per il comportamento del fuoco e pertanto deve essere analizzato in tutte le sue componenti Eacute indispensabile individuare per ciascuna zona i ldquoventi pericolosirdquo nella loro tipologia predominante e in particolare egrave opportuno conoscere il tipo di rallentamento che la copertura forestale ha sugli stessi Infatti la tipologia e la distribuzione dei boschi hanno influenza sul rallentamento della velocitagrave del vento e consente di prevedere con sufficiente attendibilitagrave il comportamento del fuoco

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NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) Con questi parametri si giudica la cronologia e la caratterizzazione con cui si verificano gli incendi nellrsquoarea in esame unitamente alla incidenza che hanno sul territorio forestale Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura Su tutto il territorio su cui si estende il piano egrave indispensabile conoscere il tipo il carico e la distribuzione del combustibile che si identificano nelle tipologie di copertura forestale che rappresentano uno strumento fondamentale per la pianificazione di protezione contro gli incendi boschivi ed un importante elemento conoscitivo per limpiego di modelli di previsione del comportamento del fuoco DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO La pericolositagrave di incendio su un determinato territorio esprime la possibilitagrave del manifestarsi di incendi unitamente alla difficoltagrave di estinzione degli stessi La gravitagrave esprime le conseguenze che derivano alle coperture forestali in seguito al passaggio del fuoco Sia la pericolositagrave sia la gravitagrave da individuare per ciascuna zona omogenea del territorio hanno vari livelli e le relative soglie devono essere definite direttamente dal pianificatore LA PERICOLOSITAgrave La pericolositagrave saragrave quindi definita sulla base dellanalisi dei fattori ambientali (naturali ed antropici) In generale saranno considerati gli aspetti orografici quali quota esposizione dei versanti rugositagrave della superficie pendenza geomorfologia per valutare come il fuoco puograve diffondersi Verranno poi considerate le caratteristiche della vegetazione forestale quali la composizione floristica forme di governo e trattamento continuitagrave verticale ed orizzontale dei popolamenti densitagrave delle chiome altezze dendrometriche e altezze di inserzione delle chiome modelli di combustibile per risalire alle probabili caratteristiche del fronte di fiamma con particolare riferimento alla intensitagrave presenza quantitagrave e distribuzione della necromassa Infine si dovranno considerare le caratteristiche relative alle reti idriche e viarie alle infrastrutture civili Lrsquoarea di riferimento per lanalisi e la rappresentazione della distribuzione spaziale delle variabili indicate egrave di un ettaro anche se in casi di particolare interesse si potragrave adottare un dettaglio maggiore Tuttavia questrsquoultima scelta deve essere seguita solo in caso di effettiva necessitagrave Quindi lrsquoinsieme delle variabili riferite allrsquo area elementare di 1 ettaro esprime un ldquoprofilo di pericolositagraverdquo univoco che egrave relazionato allrsquoinsorgenza alla propagazione e alla difficoltagrave di controllo degli incendi Per aree vaste o per aree dove gli incendi sono piugrave frequenti e quindi vi egrave una significativa quantitagrave di dati si possono eventualmente predisporre modelli empirici di validitagrave locale In generale se non si ritiene di ricorrere alla costruzione di appositi modelli statistici si puograve ricorrere al procedimento di statistica multivariata della cluster analysis

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In tale modo si possono raggruppare aree con ldquoprofilo di pericolositagraverdquo simile e con riferimento al centroide di ciascun gruppo si potragrave avere il profilo di pericolositagrave ldquotipordquo da attribuire a ciascuna situazione omogenea In ogni area omogenea saragrave indispensabile realizzare delle simulazioni del probabile comportamento del fuoco con i modelli di previsione in grado di fornire indicazioni su probabile intensitagrave velocitagrave di avanzamento tempo di residenza altezza e lunghezza di fiamma Le simulazioni saranno riferite alle condizioni generali che informano sulla tipologia di incendio da considerare poicheacute maggiormente caratterizzante la zona Queste variabili sono strettamente legate al danno sofferto dalla copertura forestale e alla possibilitagrave di lotta In modo particolare lrsquointensitagrave lineare piugrave avanti definita informa sulla possibilitagrave di attacco diretto Questo egrave lrsquoattacco che permette di minimizzare i danni e che tuttavia puograve essere applicato solo a certe condizioni di intensitagrave lineare del fronte di fiamma Se queste non si verificano diviene necessario ricorrere ad altre tecniche di estinzione decisamente piugrave traumatiche per la copertura forestale quali labbattimento di porzioni di bosco Pertanto la conoscenza di dove sia fisicamente possibile adottare le migliori soluzioni egrave per un parco una tappa irrinunciabile Ipotizzando scenari meteorologici prestabiliti (vedi anche i ldquofattori predisponentirdquo) con lrsquouso dei modelli di previsione del comportamento del fuoco potragrave essere prodotta una carta del comportamento atteso delleventuale fronte di fiamma LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO La gravitagrave reale esprime le variazioni che gli incendi boschivi causano nellrsquoambiente con il quale interagiscono In questa fase della pianificazione si tratta di esprimere il conflitto tra gli effetti negativi del potenziale incendio e la funzione attesa dal sistema ambientale nella sua complessitagrave strutturale e funzionale In modo particolare nei parchi poicheacute non egrave verosimile proporre una pianificazione che elimini nel periodo di validitagrave tutti gli incendi deve essere proposta una serie di provvedimenti che possa contenerne gli effetti negativi In questo contesto egrave utile introdurre il concetto di ldquoimpatto attesordquo che verragrave definito nelle diverse zone come insieme di

- intensitagrave attesa del fronte di fiamma da cui discende la forza distruttiva potenziale dellrsquoincendio

- effetto atteso del fuoco nei confronti della resistenza e della resilienza dei popolamenti forestali Questa informazione esprime la vulnerabilitagrave dellrsquoecosistema nei confronti del fuoco e lrsquoentitagrave del disturbo che questo egrave in grado di sopportare

- impatto nelle diverse zone dellrsquoarea protetta con i diversi livelli di tutela da cui discende la valutazione dellrsquoimportanza e del servizio atteso attribuito alle diverse formazioni minacciate dal fuoco Il peso dei livelli di tutela egrave relativo in quanto va sempre correlato con la relativa suscettivitagrave allrsquoincendio della tipologia in esame Si puograve infatti avere una riserva integrale per una zona umida e una tutela inferiore per un bosco rado di roverella in esposizione meridionale Saragrave senza dubbio questo secondo aspetto ad essere sottoposto al massimo delle attenzioni possibili

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Concretamente quindi limpatto attesordquo saragrave derivato dalla combinazione dei seguenti tre fattori a) Intensitagrave attesa gli effetti del fuoco sono legati al suo comportamento Lrsquointensitagrave lineare (quantitagrave di calore emanata nellrsquounitagrave di tempo per unitagrave lineare di fronte di fiamma) egrave il parametro maggiormente correlato agli effetti del fuoco e puograve determinare conseguenze da molto limitate a gravissime sullrsquoecosistema Si ritiene di proporre la valutazione del livello di impatto con un punteggio compreso tra 1 (molto basso) e 5 (molto alto) A partire da questa configurazione allrsquointensitagrave attesa del fronte di fiamma egrave stato attribuito un impatto atteso secondo quanto di seguito indicato

Intensitagrave attese (kWm) Impatto attesolt400 1

400-800 2800-1600 31600-3200 4

gt3200 5 b) Effetto atteso sulla tipologia vegetazionale leffetto( o impatto) atteso sulla copertura forestale ed in generale sullrsquoambiente del parco dipende dallintensitagrave dallrsquoestensione dellrsquoincendio ma in gran parte dalla vulnerabilitagrave della vegetazione e in particolare dalla sua resilienza e resistenza Queste caratteristiche devono essere evidenziate con indagini puntuali basate sullrsquoecologia forestale e sulla selvicoltura Si propone di valutare lrsquoimpatto atteso assegnando alle diverse formazioni punteggi compresi da 1 a 5 c) Impatto nelle diverse zone dellarea protetta relativamente allrsquoimpatto atteso degli incendi nelle diverse zone protette si dovragrave procedere ad una caratterizzazione differente Gli interventi dovranno essere modulati in funzione delle differenti finalitagrave del parco considerando quanto previsto dalla L 39491 che indica diversi gradi di protezione (A) riserve integrali (in cui lambiente naturale egrave conservato nella sua integritagrave) (B) riserve generali orientate (con forti limitazioni nella realizzazione di nuove opere o di trasformazione del territorio in cui possono essere consentite utilizzazioni produttive tradizionali e i servizi connessi) (C) aree di protezione (nelle quali possono ammettersi attivitagrave agrosilvopastorali nei limiti fissati dallente parco) (D) aree di promozione economica e sociale (in cui sono ammesse attivitagrave piugrave intensive e azioni di valorizzazione economica culturale e sociale coerenti con le finalitagrave del parco) Nellrsquoambito dei differenti livelli di protezione per definire i livelli di impatto si faragrave riferimento ai caratteri con cui gli incendi sono maggiormente in conflitto tenendo sempre ben presente la naturale predisposizione al rischio drsquoincendio delle diverse formazioni La zonazione per gradi di protezione naturalistica del parco (A B C e D ove esiste ed 1 e 2 negli altri casi) egrave una macro zonizzazione vista lestensione relativamente grande di ogni zona rispetto alle diverse tipologie morfologiche e vegetazionali interne ad ognuna di esse pertanto si ritiene che tale zonazione non abbia una diretta rilevanza sul comportamento del fuoco bensigrave determini una diversa considerazione sulle prioritagrave dintervento data la diversa valenza naturalistica Quindi si ritiene di valutare limpatto atteso da 1 a 4 rispettivamente per le zone D C B e A e da 2 a 3 rispettivamente per le zone 2 e 1

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La combinazione delle tre variabili considerate realizzata per semplice somma dei relativi punteggi di impatto parziale assegnando quindi uguale peso al contributo delle diverse componenti Il punteggio derivante dalla somma verragrave quindi segmentato in classi secondo la seguente tabella

Punteggio di impatto Classe di impatto 3-6 Basso 7-9 Medio 10-12 Alto 13-14 Molto Alto

ZONIZZAZIONE DI SINTESI Avvalendosi delle elaborazioni precedenti il territorio viene suddiviso in aree omogenee che indicano rispettivamente la pericolositagrave e la gravitagrave reale dincendio Il passo successivo della pianificazione a fini di protezione della zona contro gli incendi non puograve prescindere dal considerare ambedue i parametri valutati unitamente e in modo sintetico Pertanto per ciascuna area la conoscenza della pericolositagrave e della gravitagrave che tiene conto di tutti i parametri pirologici ponderati precedentemente consentiragrave di avere una situazione pirologica complessiva mediante unoperazione di intersezione spaziale delle aree omogenee definite dalla pericolositagrave e dalla gravitagrave dincendio ottenendo aree omogenee per entrambi questi due parametri LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO La prioritagrave degli interventi di prevenzione diretta saragrave accordata in funzione della combinazione dei valori di gravitagrave e pericolositagrave di ogni zona omogenea Tuttavia puograve accadere che nel territorio dellarea protetta vi siano piugrave zone di pari valore di gravitagrave e pericolositagrave In previsione di tale evenienza disponendo dei dati sufficienti si prevede di ricorrere al concetto del tempo di rotazione Il tempo di rotazione viene definito come il rapporto tra la superficie boscata dellrsquoarea e la superficie boscata media annua percorsa della stessa area Il reciproco di questo rapporto puograve essere visto come tempo di ritorno (numero di anni necessari affincheacute la stessa superficie venga nuovamente interessata dallrsquoincendio) oppure periodo di tempo necessario affincheacute tutta la superficie boscata dellrsquoarea venga percorsa dal fuoco ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI La legge 35300 in materia di incendi boschivi nasce dalla diffusa convinzione che lrsquoapproccio piugrave adeguato per perseguire la conservazione del patrimonio boschivo bene insostituibile per la qualitagrave della vita sia quello di promuovere ed incentivare le attivitagrave di previsione e di prevenzione anzicheacute privilegiare la fase emergenziale legata allo spegnimento degli incendi Nellattuale impostazione del piano egrave necessario realizzare unorganica gestione degli interventi e delle azioni mirate a mitigare le conseguenze degli incendi Tale impostazione comporta che si accetti che il fuoco possa percorrere parte del territorio posto a protezione In tale caso si definiscono precisi limiti di comportamento del fuoco e di estensione totale Questimpostazione comprende un concetto applicabile per lo piugrave ad area vasta e quindi di livello regionale Lrsquoobiettivo del piano delle aree a parco deve basarsi sullrsquoapplicazione del criterio della ldquoriduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocordquo da realizzare per tappe successive tendendo a raggiungere il contenimento totale se possibile

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La riduzione attesa di superficie percorsa egrave comunque un obiettivo parziale di cui si deve verificare la concreta realizzabilitagrave nel periodo di validitagrave del piano Le linee di pianificazione devono essere stabilite e mantenute valide nella loro impostazione per un periodo sufficiente a valutarne i risultati Detto periodo viene previsto indicativamente tra 3 e 5 anni Lrsquoimpostazione pluriennale non esclude le revisioni annue di cui alla L 3532000 che per le aree protette devono avere soprattutto lrsquoobiettivo di controllo dei risultati delle azioni preventive A tale fine egrave indispensabile fare riferimento alle zone omogenee precedentemente descritte collocando in esse gli interventi in funzione dellrsquoimpatto atteso Integrano gli interventi assegnati alle singole zone omogenee gli interventi generali che estendono la loro efficacia su tutto il territorio del parco Per la realizzazione di quanto sopra egrave opportuno avvalersi dei seguenti elementi Definizione degli obiettivi Gli obiettivi da perseguire per la protezione di unrsquoarea protetta contro gli incendi devono essere assai rigorosi e strettamente connessi con gli obiettivi specifici per i quali si egrave costituita lrsquoarea protetta In generale lrsquoobiettivo si concretizza con la superficie percorsa dal fuoco massima accettabile Definizione dellimpatto accettabile per area omogenea e per tipologia forestale Ogni area omogenea puograve sopportare un impatto che egrave deciso dal pianificatore La variabilitagrave di situazioni non permette di fornire delle indicazioni generali infatti si puograve spaziare da livelli dimpatto nulli ad elevati In funzione del livello dimpatto accettato cambiano molto lrsquoimpegno e i costi per rispettarlo Esigenze di protezione e tipologie dintervento nelle aree omogenee Questa fase consiste nellrsquoassegnazione delle tipologie dintervento di contenimento del fuoco alle differenti zone omogenee Sulla base dellrsquoobiettivo relativo alla zona omogenea si stabilisce quali siano gli interventi da realizzate per raggiungerlo Gli interventi saranno distribuiti tra prevenzione ed estinzione impiegando tutti i possibili mezzi e tecniche Questa fase egrave assai delicata poicheacute comporta lrsquoinserimento di un provvedimento in una situazione dovendone prevedere i risultati Definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile La superficie percorsa dal fuoco massima accettabile per ogni zona omogenea egrave una parte fondamentale del piano e puograve essere determinata anche con procedimenti di simulazione di comportamento del fronte di fiamma nelle varie situazioni tipo riscontrate nella realtagrave del territorio La definizione della superficie percorsa massima deve essere correlata anche con le diverse caratteristiche di recupero spontaneo della vegetazione stessa La conoscenza della resilienza e della tempistica del recupero dovranno entrare operativamente nel modello finalizzato alla definizione della ldquosuperficie percorsa massima accettabilerdquo Per unrsquoarea naturale protetta che assume dimensioni ampie (come alcuni Parchi Nazionali) serve una specifica successione di tappe pianificatorie Nel caso specifico essendo tali aree protette costituite per la salvaguardia di particolari situazioni ambientali o per la conservazione di certe popolazioni si dovragrave in prima istanza valutare il danno potenziale in relazione a tale obiettivo e quindi successivamente si dovragrave cercare di limitare al massimo il valore della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile considerando sempre che esso egrave inversamente proporzionale ai costi

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Definizione della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco Questa grandezza strettamente collegata alla precedente definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile ne rappresenta una tappa parziale da adottare in caso in cui non sia possibile raggiungere nel periodo di validitagrave del piano il valore desiderato PREVENZIONE Con tale termine si intende lattivitagrave a contrasto dei fattori predisponenti anche solo potenziali delle cause determinanti linnesco e lo sviluppo di incendi boschivi nelle aree e nei periodi a rischio Nel piano saranno previste tutte le possibili attivitagrave preventive finalizzate a rendere meno probabili gli incendi piugrave contenuti i parametri di comportamento e piugrave facile lrsquoestinzione ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI In questo capitolo del piano si provvederagrave alla definizione degli interventi che si devono realizzare per ogni area omogenea determinata a seguito delle indagini e delle zonizzazioni attuale e degli obiettivi Gli interventi devono essere dapprima descritti nelle loro caratteristiche generali e quindi precisamente determinati nellintensitagrave tipologia e collocazione solo sulla base delle risultanze delle precedenti zonizzazioni e del monitoraggio annuale Inoltre gli interventi devono essere economicamente quantizzati ovvero nel periodo di validitagrave del piano devono essere identificate le risorse economiche ad essi destinate (scheda tecnico-economica) ed i tempi di realizzazione previsti (crono-programma) Alcuni interventi sono di carattere generale non sono cioegrave assegnati a priori alle singole aree omogenee in quanto aventi una ricaduta su tutto il territorio e non necessitano pertanto di essere localizzati puntualmente in sede di pianificazione Tra questi egrave prevista la prevenzione indiretta cioegrave lrsquoattivitagrave che consente di portare a conoscenza della cittadinanza le problematiche legate agli incendi boschivi affincheacute siano adottati comportamenti piugrave prudenti La funzione dellattivitagrave indiretta egrave diminuire le cause antropiche determinanti linnesco degli incendi Si possono evidenziare due fasi della sunnominata prevenzione una a lungo e una a breve termine La prima egrave composta dallinsieme delle attivitagrave miranti a creare una coscienza della cittadinanza in modo da evitare comportamenti che possano innescare incendi Quella a breve termine (piugrave importante) si configura come informazione mirata alla cittadinanza in genere relativa al grado di pericolo esistente al momento attuale Per la prevenzione indiretta a lungo termine saranno necessarie campagne dinformazione oltre alla diffusione di pubblicazioni per introdurre elementi di sensibilizzazione a diverse fasce di pubblico e soprattutto ai fruitori dellarea protetta Per la prevenzione indiretta a breve termine si propone di introdurre una cartellonistica dinamica per segnalare ogni giorno il grado di pericolo dincendio ottenuto dallapposito dispositivo di previsione Strettamente collegato alla prevenzione indiretta dovragrave essere definito il flusso informativo utile a raggiungere la popolazione Questattivitagrave prevista dallart6 della l35300 egrave sotto la responsabilitagrave delle Regioni e deve portare la popolazione a conoscenza dei vincoli e dei divieti dei danni procurabili dal fuoco delle norme comportamentali da tenere in caso di incendio e dei riferimenti per la segnalazione urgente di eventuali focolai

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TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI La descrizione della tipologia degli interventi e quindi la loro localizzazione e quantificazione economica attraverso un apposito programma di interventi e la sua sintesi nella ldquoscheda tecnico-economicardquo risulta importante per una concreta pianificazione e per il successivo monitoraggio VIABILITAgrave Risulta necessario attuare sistematicamente un piano degli interventi di ripulitura delle vie di comunicazione statisticamente soggette ad insorgenza incendi possibilmente attuati con tempistica e modi tali da non comportare laccumulo di biomassa secca e pagliosa sui bordi stradali VIABILITAgrave OPERATIVA Essa egrave intesa come lrsquoinfrastruttura che consente il raggiungimento dei luoghi dove si manifesta il fuoco Si tratta di viabilitagrave forestale la cui progettazione e realizzazione presenta aspetti delicati Infatti non egrave possibile ipotizzare di raggiungere tutti i luoghi forestali con automezzi Neacute puograve essere ipotizzato di estendere la rete viaria unicamente a tale fine Pertanto la dimensione di questa infrastruttura deve tenere conto in modo rigoroso della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocoLa viabilitagrave e lrsquoaccesso sono previste dallrsquoart 3 comma 3 lettera i) della L 3532000 Puograve accadere che si evidenzi una carenza di collegamento ed in tale caso si faragrave ricorso ad un servizio di elicotteri limitando il piugrave possibile il disturbo allambiente naturale Di seguito sono riportate alcune indicazioni operative di massima

1) nel caso di realizzazioni di strade queste potranno essere unidirezionali poicheacute la densitagrave di traffico saragrave molto limitata tuttavia dovranno essere previste frequenti piazzole di scambio per landata e il ritorno dei mezzi che saranno distanti non piugrave di 400 m lrsquouna dallrsquoaltra

2) importantissimo nelle aree protette egrave anche il momento della regolamentazione dellrsquoaccesso e dellrsquouso della viabilitagrave a scopi diversi (utilizzazioni ricreazionehellip)

VIALI TAGLIAFUOCO Queste infrastrutture realizzabili con varie tipologie costruttive sono strettamente collegate alla dimensione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e alle modalitagrave di estinzione previste dal Piano per lrsquoarea in esame Infatti la tecnica di estinzione adottata egrave strettamente collegata al tipo di viale realizzato I viali tagliafuoco sono interventi di prevenzione realizzabili con diversi criteri progettuali si distinguono in passivi e attivi I viali passivi non richiedono lintervento da parte delle squadre ma determinano profonde trasformazioni sul territorio e quindi non compatibili con le aree protette- I viali tagliafuoco attivi operano unicamente un rallentamento del fronte di fiamma e necessitano di interventi di estinzione Quindi il viale non egrave progettato per fermare lincendio ma per rallentarlo e contenerlo entro limiti dintensitagrave molto bassi Eacute comunque essenziale inserire criteri di natura ecologica capaci di valutare gli effetti diretti ed indiretti di tale ldquoframmentazionerdquo Si tratta di un problema complesso che da una parte non puograve eliminare i viali tagliafuoco ma puograve contribuire a tenere sempre presenti gli impatti e le ricadute sul sistema ecologico nella sua complessitagrave essendo tali interventi senza dubbio utili per limitare i danni

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degli incendi Nel parco si ricorreragrave esclusivamente ai viali tagliafuoco di tipo attivo verde e alle tende tagliafuoco attive In generale si prevede che i viali attivi debbano contenere lintensitagrave lineare del fronte di fiamma sempre al di sotto dei 400 kWm dove si opera con attacco diretto a terra da parte di squadre con attrezzature manuali Dove si ritiene necessario intervenire con mezzi meccanici lintensitagrave lineare che il viale deve poter contenere egrave di 800 kWm mentre dove intervengono mezzi aerei egrave di 1200 kWm APPROVVIGIONAMENTO IDRICO Lrsquoapprovvigionamento idrico egrave realizzato attraverso una rete di punti di rifornimento fissi o mobili che devono essere configurati in relazione a tutti gli altri interventi di prevenzione diretta ed alle componenti del servizio di estinzione Deve essere realizzato con sistemi di basso impatto ambientale e in particolare evitando la costruzione di invasi in cemento Si ritiene di dover ricorrere a invasi di piccola capacitagrave smontabili e asportabili Risulta quindi assai importante assicurarne una corretta collocazione La distribuzione degli invasi sul territorio le loro caratteristiche costruttive e capacitagrave sono funzione dei mezzi previsti per lo spegnimento

- rifornimento degli elicotteri di tipo leggero - rifornimento dei mezzi a terra

Ogni punto di rifornimento idrico egrave riferito ad unarea servita da una squadra per lo spegnimento in fase di intervento a partire dal punto acqua In base a questo criterio cambieranno sia larea servita sia la capacitagrave di invaso per soddisfare i differenti mezzi e le tecniche di intervento legate agli scenari in cui si opera PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI Nelle aree protette luso degli elicotteri deve essere previsto in modo assai piugrave intenso rispetto a quello del resto del territorio Infatti con questo mezzo si possono servire le zone con scarsa viabilitagrave realizzando sia il trasporto di squadre sia parte dellestinzione Questaspetto egrave assai importante per evitare la costruzione di strade per lestinzione Occorre considerare quindi la necessitagrave di piazzole di atterraggio per realizzare le condizioni atte a raggiungere tutte le zone comprese nei parchi nel tempo massimo di 10 di volo Esse sono aree piane orizzontali o leggermente inclinate senza ostacoli per il volo nella zona circostante di area circolare di almeno 20m di diametro dotate di rifornimento idrico e collegamento viario La densitagrave di collocazione saragrave in rapporto al tipo di scenario Si daragrave prioritagrave alle piugrave elevate classi di impatto a partire dagli scenari di collina interna con eventi estivi e di montagna interna con eventi invernali PREVENZIONE SELVICOLTURALE Si tratta della prevenzione diretta piugrave efficace conosciuta anche se purtroppo non la piugrave diffusa Si realizza con varie attivitagrave di tipo selvicolturale attuate e dimensionate in funzione del comportamento previsto del fronte di fiamma Il progetto di questo tipo di prevenzione si attua sulla base della distribuzione dei popolamenti forestali erbacei ed arbustivi in armonia con le norme previste dai piani di gestione eventualmente presenti dellrsquoimpatto accettabile della superficie percorsa dal fuoco

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massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e del comportamento previsto dellrsquoincendio Per questrsquoultimo egrave opportuno avvalersi di modelli matematici di previsione La prevenzione diretta selvicolturale mira a sottrarre dal potenziale combustibile vegetale la quota parte di carico non assorbibile con lrsquoestinzione Nelle aree protette questo tipo di prevenzione si deve ovviamente ben raccordare con gli obiettivi in termini di conservazione della biodiversitagrave e la tendenza ad avere cenosi forestali e boschi vetusti capaci di far emergere nel modo migliore lrsquoeccezionale complessitagrave funzionale del sistema foresta Rinaturalizzazione delle cenosi di derivazione antropica armonizzazione delle strutture verifica degli ordinamenti presenti (fustaie cedui boschi non ordinariamente gestiti boschi di neoformazione formazioni lasciate alla libera evoluzione) e identificazione delle eventuali azioni di riordino bioecologico sono i criteri guida da seguire assieme allrsquoimpatto atteso e alla riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco IL FUOCO PRESCRITTO Lrsquoapplicazione del fuoco prescritto in unrsquoarea protetta puograve apparire contraddittoria tuttavia nei parchi cosigrave come nelle riserve sono frequenti popolazioni arboree artificiali o situazioni ambientali particolari in cui il fuoco oltre a ridurre il carico di combustibile puograve favorire la rinaturalizzazione (fuoco come fattore ecologico) o il mantenimento dellrsquoambiente risultante da secolare gestione antropizzata Alcuni ambienti seppur mantenuti da unrsquoazione perturbante sono ormai consolidati e facenti parte della tradizione paesaggistica e della memoria collettiva Pertanto nelle aree protette questo tipo di prevenzione non deve essere esclusa aprioristicamente ma puograve ben raccordarsi con gli obiettivi sia di prevenzione che di conservazione della biodiversitagrave FORMAZIONE La formazione del personale egrave indispensabile per lrsquoefficacia di tutte le attivitagrave Pur con differenti livelli di approfondimento deve rivolgersi ai progettisti delle opere di prevenzione ai coordinatori delle operazioni di spegnimento agli operatori addetti allrsquoestinzione Le funzionalitagrave di tutti gli strumenti in dotazione devono essere conosciute da coloro che attuano il coordinamento operativo con particolare riferimento alle modalitagrave di impiego dei Sistemi di Supporto alle Decisioni e dei modelli di simulazione di comportamento del fronte di fiamma Agli operatori professionali e volontari saragrave opportuno fare conoscere i dispositivi di sicurezza operazionale e di protezione individuale che devono essere utilizzati e tutti gli aspetti teorico - pratici delle varie tecniche di estinzione PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO Descrizione degli interventi di prevenzione AIB necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc)

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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LOTTA ATTIVA Le principali attivitagrave di lotta attiva da prevedere con la pianificazione sono le seguenti SORVEGLIANZA Attivitagrave di controllo del territorio da attuare quando il livello degli indici di previsione del pericolo di incendio supera una prevista soglia di attenzione con allertamento da apposite strutture di analisi meteo collegate allrsquoEnte Parco o da strutture alternative autonome come mini stazioni meteo locali (vedi ldquofattori predisponentirdquo) Puograve essere organizzato un servizio di controllo che avverte la popolazione del livello del pericolo del momento Ciograve egrave particolarmente valido in aree assai frequentate e di alto pregio ambientale AVVISTAMENTO Consiste nellrsquoattivitagrave di individuazione diretta dei focolai realizzata da terra sia con mezzi mobili che fissi oppure dallrsquoaria Si ritiene che questattivitagrave che puograve essere realizzata con varie tecniche debba essere applicata sul territorio rigidamente in conseguenza delle analisi che evidenziano la vulnerabilitagrave della copertura forestale e lrsquoimpatto accettabile Inoltre deve essere strettamente collegato alla previsione del pericolo ed entrare in funzione solo al superamento di soglie precisamente definite per ogni area omogenea Lavvistamento egrave da intendersi come un servizio collocato a valle della previsione del pericolo Tanto piugrave questrsquoultima saragrave affidabile ed efficace tanto minore potragrave essere limpatto della struttura di avvistamento Nelle aree protette deve in genere essere preferito allrsquoavvistamento con postazioni fisse quello basato su pattugliamento sia da terra sia con aerei Anche i luoghi da osservare e quindi il tragitto che deve essere coperto dagli osservatori deve essere definito in sede progettuale sulla base di consolidate metodologie messe a punto per evidenziare le aree che meritano di essere maggiormente poste sotto controllo Nei casi in cui si fosse ritenuto necessario ricorrere ad impianti fissi qualora vi siano le condizioni di elevato pregio in zone ad alto rischio e laddove sia possibile ospitarli senza ricorrere a costruzioni di elevato impatto visivo si ritiene che sia utile impiegare dispositivi con controllo remoto ALLARME La definizione dellrsquoallarme avviene a seguito di segnalazione di evento avvistato La segnalazione puograve pervenire da parte del servizio di avvistamento oppure da cittadini che avvisano tramite canali di comunicazione appositamente pubblicizzati Con lrsquoallarme si mettono in moto le operazioni di intervento Per tale motivo lrsquoallarme deve essere emanato solo da una struttura autorizzata e comunque a conoscenza del livello di pericolo dellrsquoarea interessata del momento e delle forze che possono essere fatte intervenire COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE Si ritiene che presso il parco debba essere realizzato un ldquopunto di coordinamentordquo Detto punto di coordinamento pur essendo autonomo deve essere in contatto diretto con le Sale Operative Unificate Permanenti (SOUP) previste dallrsquoart 7 della L 3532000 per lo svolgimento della lotta attiva Deve essere quindi assicurato il collegamento tra il livello centrale (Regione) e quello locale (area protetta) Questrsquoultimo deve essere messo nelle condizioni di ricevere e dare le informazioni e lrsquoappoggio tecnico

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per le operazioni che derivano dal lavoro fatto in sede centrale da personale esperto e possibilmente con Sistemi di Supporto alle decisioni di cui ogni sala operativa dovrebbe essere dotata Si dovranno organizzare le procedure operative da seguire nelle differenti situazioni ed applicando le differenti tecniche di estinzione noncheacute il collegamento dellrsquoattivitagrave operativa svolta da diverse Regioni in caso di parco nazionale interregionale Dette procedure sono legate alle disposizioni regionali Qualora non fossero ancora stabilite il piano deve proporle con la finalitagrave di realizzare le migliori condizioni per rendere efficaci le differenti azioni di lotta intraprese Il coordinamento operativo e le procedure seguite nellrsquoarea protetta vanno descritte nella relazione del piano AIB in particolare la procedura di allarme in coordinamento con le competenti strutture regionali e sub regionali la procedura in caso di focolaio (da spegnere prima possibile con le risorse disponibili in loco) e quindi in caso di incendio vero e proprio le procedure operative specifiche per lrsquoutilizzo di mezzi e altre risorse AIB disponibili in loco

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PARTI SPECIALI DEL PIANO RICOSTITUZIONE BOSCHIVA Nel piano delle aree protette deve essere dedicata particolare attenzione alla ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco La parte del Piano finalizzata alla ricostituzione si basa sulla conoscenza funzionale e strutturale delle diverse tipologie presenti nel territorio In particolare tiene conto delle caratteristiche sindinamiche (serie di vegetazione) e del confronto tra eterogeneitagrave spaziale reale e eterogeneitagrave potenziale Solo il riferimento al modello neutrale (eterogeneitagrave potenziale o carta della vegetazione potenziale) offre un criterio valido per valutare la situazione reale e consente di ricostruire modelli dintervento non teorici ma strettamente collegati alla potenzialitagrave del territorio confrontato con lrsquoattuale uso del territorio stesso Anche in questo caso pertanto si dovragrave fare riferimento ai documenti di base con i quali abbiamo prodotto la classificazione gerarchica del territorio Il confronto cartografico tra attuale uso e situazione potenziale fornisce una base molto concreta di valutazione delle possibilitagrave di ricostituzione a scala territoriale Saragrave successivamente essenziale definire i singoli modelli di ricostituzione applicati alle diverse tipologie vegetazionali La conoscenza di tali modelli (serie di vegetazione) consente di valutare la congruitagrave tipologica anche di stadi degradati (vedi per esempio i cespuglieti) e contribuisce notevolmente alla pianificazione degli interventi Nella pianificazione degli interventi si dovragrave prendere sempre in considerazione la possibilitagrave di non intervenire con impianti diretti Uno degli elementi essenziali nel processo di valutazione che conduce al progetto di ricostituzione egrave indubbiamente la situazione della risorsa suolo Nel caso di scarsa frequenza senza perdita di suolo egrave facile far prevalere il criterio di basso intervento Nel caso invece di perdita della risorsa suolo lrsquointervento dovragrave essere finalizzato prevalentemente alleliminazione di questo rischio mediante la messa a dimora di specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione in oggetto capaci di eliminare in tempi brevi la perdita di suolo Lrsquoattivitagrave da svolgere deve essere definita da una apposita analisi svolta a livello regionale con cui si individuano le aree prioritarie di intervento La ricostituzione si affronta correttamente solo in un contesto generale di pianificazione ecologica e forestale individuando per tutto il territorio a parco i differenti effetti degli incendi avvenuti e la dinamica della ricostituzione spontanea Gli interventi di ricostituzione che si prevederagrave di adottare verranno modulati in funzione di tutte le caratteristiche ambientali e nel rispetto della multifunzionalitagrave della copertura forestale Per poterli definire e soprattutto distribuire correttamente nellrsquoarea a parco si devono prevedere le seguenti analisi

- analisi della possibilitagrave di ricostituzione spontanea anche in funzione di Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) e Fire regime (frequenza intensitagrave stagione)

- definizione di criteri e modalitagrave di intervento per la ricostituzione - definizione di zone prioritarie di intervento - definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipologia e per ogni area

omogenea in funzione delle serie di vegetazione e delle unitagrave di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio

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IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

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49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

102

PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

103

34

  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI Per le descrizioni dellrsquoandamento degli incendi e dei fattori predisponenti e per lrsquoindividuazione delle zone a rischio alto medio e basso (decisione (CEE) ndeg C(93) 1619 del 24061993 integrata dalla decisione Sg (95) D2205 del 27021995) egrave necessario anche disporre dei dati seguenti

- serie storica degli incendi (comprendendo tutte le informazioni rilevate attualmente per ciascun incendio dal Corpo Forestale dello Stato) per almeno 10-15 anni

- cartografia delle aree percorse dal fuoco nellrsquoultimo quinquennio e se possibile nei due precedenti quinquenni

- serie storica dei dati meteorologici (precipitazioni vento umiditagrave e temperatura dellrsquoaria insolazione) con localizzazione delle stazioni meteorologiche e ove possibile descrizione delle modalitagrave di raccolta dei dati elaborazioni degli stessi sulla distribuzione spazio-temporale degli incendi

Si dovragrave disporre di un sistema di previsione di livello generale tramite il collegamento con servizi di previsione a scala regionale e continentale tipo sistema EUDIC (European Ranger Information Communication) Si deve poi affiancare a queste informazioni una previsione di dettaglio essa deve essere realizzata preferibilmente con un metodo meteorologico cumulativo di inizio e diffusione la cui risposta sia validata dalle condizioni ambientali del parco LA PIANIFICAZIONE FORESTALE In questa analisi complessa devono anche essere esaminate le linee di pianificazione seguite per realizzare i piani di gestione forestale Queste informazioni sono necessarie per conoscere soprattutto le principali finalitagrave (beni e servizi) che si vogliano ottenere dal bosco in quel contesto ambientale e socioeconomico La conoscenza delle finalitagrave di carattere generale e quindi i criteri seguiti per realizzare i piani di assestamento e di gestione (riordino riassetto piani speciali di settore nellrsquoambito dei piani di assetto dei parchi e delle riservehellip) delle risorse forestali sono necessari per comprendere meglio gli obiettivi che si vogliono ottenere con la utilizzazione del bosco Tutto questo egrave dato dal fatto che vi egrave uno stretto rapporto tra le trasformazioni previste con lrsquoassestamento e gli interventi di pianificazione nella protezione delle aree contro gli incendi boschivi INTERVENTI SELVICOLTURALI Serve conoscere quale sviluppo sia dato alla selvicoltura ed in modo particolare alla selvicoltura preventiva su tutta lrsquoarea compresa nel piano di protezione contro gli incendi boschivi che nella fattispecie egrave tutta larea protetta La distribuzione la tipologia e lrsquointensitagrave degli interventi influenzano infatti notevolmente la possibilitagrave di diffusione degli incendi Nelle aree protette i boschi vengono considerati maggiormente per la loro multi funzione che non per la produzione stessa di legname e degli altri prodotti non legnosi Allrsquointerno del Parco in prima istanza va definito per quali boschi si intenda conservare unattitudine produttiva o turistico ricreativa specifica e per quali lasciare prevalere lrsquoattitudine definita in sensu latu ldquoecologicardquo Si tratta di una scelta molto complicata ma necessaria in quanto vaste porzioni del nostro Paese sono state sottoposte a rischio idrogeologico anche a causa di una cattiva gestione forestale adottata in passato Egrave da tener presente che la conoscenza dello stato di gestione del bosco consente anche di realizzare una mappatura del probabile comportamento del fuoco

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NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

GESTIONE DEI PASCOLI Questa indagine egrave giustificata dalla rapida diffusibilitagrave dei fronti di fiamma radenti nei pascoli Poicheacute la velocitagrave del vento in tale ambito non egrave infatti rallentata dalla copertura arborea o arbustiva gli incendi assumono i valori piugrave alti di velocitagrave di propagazione proprio allrsquointerno di questa fisionomia Tale fatto giustifica una conoscenza della ubicazione e delle caratteristiche dei pascoli Eacute inoltre evidente come questa fisionomia risenta ancor piugrave delle fisionomie forestali dellrsquoandamento climatico degli effetti di prolungati periodi di ariditagrave ed in particolare del carico animale (erbivori domestici e selvatici) che dovrebbe essere opportunamente regolamentato Come anticipato in premessa la figura del pastore e in generale del gestore privato locale puograve assumere un importantissimo ruolo nellattivitagrave di prevenzione dellincendio boschivo per cui un suo coinvolgimento anche con incentivi economici egrave senzaltro auspicabile PIANIFICAZIONE FAUNISTICA Il territorio forestale ospita numerosissime popolazioni animali Tra esse alcune come gli ungulati selvatici hanno una particolare interferenza con il bosco e il suo sviluppo Per tale motivo possono essere intraprese delle attivitagrave che modificano la copertura forestale conferendole la capacitagrave di ospitare un maggior numero di animali In altri casi non si desidera aumentare il numero ma proporre una migliore gestione Per tali motivi egrave opportuno conoscere gli interventi finalizzati alla pianificazione faunistica poicheacute essi si correlano con interventi di protezione contro gli incendi boschivi Il territorio forestale e il suo mosaico vanno analizzati in funzione specifica degli habitat che offrono alla fauna selvatica In particolare si dovragrave porre attenzione non solo ai vertebrati ed alla fauna superiore ma anche a tutte le forme animali che costituiscono parte fondamentale della biodiversitagrave In questo senso lrsquoaccumulo di legno morto in foresta che sembra contraddire lrsquoopportunitagrave di limitare la necromassa presente in quanto primo propagatore del fuoco egrave bene che sia gestito con particolare attenzione quindi saragrave necessario inventariare in modo quantitativo la presenza di questa componente della foresta con appositi rilievi ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA La delimitazione cartografica delle aree di interfaccia urbano-foresta costituisce un importante elemento del ldquoPiano di Emergenza comunale od intercomunalerdquo Dal punto di vista della pianificazione AIB la loro individuazione risulta essere opportuna sia a livello di previsione che di prevenzione Egrave quindi auspicabile che nella redazione del Piano AIB le aree di interfaccia urbano-foresta vengano tenute in debita considerazione anche nel caso in cui i comuni non avessero realizzato il loro Piano di Emergenza e quindi con una pre-delimitazione delle stesse da parte del Parco Altrimenti egrave comunque opportuno realizzare la carta anche se incompleta con riportate le zone di interfaccia per i soli comuni che avranno fornito il proprio piano demergenza allEnte parco con relativo elenco dei Comuni adempienti Le aree di interfaccia urbano foresta richiedono interventi pianificatori particolari Infatti in questa zona il bosco puograve essere il veicolo per un incendio che potrebbe danneggiare insediamenti civili Si verifica anche la situazione contraria divenendo il bosco lrsquooggetto di trauma da parte di incendi originati dalle attivitagrave in ambienti urbanizzati Per tali motivi si ritiene opportuno disporre di unrsquoindagine che evidenzi la distribuzione e la concentrazione dellrsquointerfaccia

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In linea generale in tale interfaccia si deve assolutamente privilegiare la riduzione del rischio drsquoincendio rispetto anche alla conservazione di elementi strutturali e funzionali caratteristici del sistema forestale stesso Risulta quindi importante sia la definizione di interfaccia urbano foresta che la caratterizzazione tipologica della zone di interfaccia secondo la differenziazione delle tipologie di bosco in termini forestali e vegetazionali la differenziazione delle tipologie di combustibili la simulazione di comportamento del fronte di fiamma la stima della pericolositagrave specifica Al fine di assicurare la prevenzione AIB spettante allrsquoente parco saragrave cura di questrsquoultimo emanare un regolamento specifico rispondente alle esigenze di interventi selvicolturali per le zone di interfaccia giagrave identificate dai piani di emergenza ed anche per le zone di interfaccia non ancora delimitate attraverso una loro appropriata definizione con relativa tipologia compatibile con la realtagrave del parco LA ZONIZZAZIONE ATTUALE Con tale termine si intende linsieme delle indagini conoscitive direttamente mirate a comprendere le specificitagrave ambientali locali nei riguardi della difesa contro gli incendi boschivi di seguito riportate Per provvedere alla definizione del piano per la previsione prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi si deve indagare tutto il territorio dellarea protetta In particolare si ritiene che indipendentemente dalla dimensione dellrsquoarea si debba comprendere tutto il territorio nel contesto della pianificazione senza escludere zone in cui il problema sia meno intenso o trascurabile ma anzi considerando anche le porzioni di zone contigue eventualmente significative ai fini preventivi Questa scelta egrave motivata sia dalla comune valenza ambientale di tutte le zone che sono ritenute tali solo per essere comprese nella delimitazione a parco sia dalla necessitagrave di evitare la complicazione di sovrapporre in modo discontinuo sullrsquoarea del parco regole previste dalla legge che differenziano le zone comprese e le zone escluse dal piano Sulla base di tali informazioni si arriva a tracciare la zonizzazione dellrsquoarea soggetta al rischio Essa in linea di larga massima segue la frequenza di incendio e viene integrata da emergenze locali in funzione della loro sensibilitagrave al danneggiamento provocato dal fuoco oltre che dallrsquointensitagrave del fenomeno Poicheacute il piano di protezione contro gli incendi boschivi prevede interventi diversi distribuiti sul territorio in relazione a quanto precedentemente detto egrave necessario provvedere a zonizzare il territorio stesso in funzione delle problematiche causate dal passaggio del fuoco Eacute opportuno correlare le zone alla classificazione gerarchica del territorio e comunque (soprattutto in funzione della dimensione dellrsquoarea protetta) individuare parti omogenee per distribuire su di esse interventi altrettanto omogenei e proporzionati La zonizzazione quindi distingueragrave sul territorio una serie di realtagrave omogenee per problematiche pirologiche presenti allrsquoattualitagrave (zonizzazione attuale) Eacute importante segnalare questo principio in quanto lrsquoattuale uso del suolo puograve avere un ruolo molto significativo Per definire la zonizzazione attuale verranno analizzati i seguenti punti utilizzando i dati disponibili a scala adeguata

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Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio Si tratta delle informazioni necessarie per definire il quadro di riferimento in termini funzionali e strutturali in linea con i principi della ecologia del paesaggio In linea generale la conoscenza territoriale dovragrave basarsi sulla classificazione gerarchica del territorio ossia sulla individuazione dei sistemi sottosistemi ed unitagrave ambientali Sulla base delle conoscenze litologiche morfologiche floristiche faunistiche vegetazionali di uso del suolo e infrastrutturali egrave possibile riconoscere e qualificare in termini di suscettivitagrave agli incendi le diverse porzioni del territorio Fattori predisponenti Costituiscono lrsquoinsieme di variabili che con azione combinata consentono il verificarsi delle potenziali condizioni per lo sviluppo del fuoco Mentre infatti le cause determinanti sono nel nostro Paese e in generale in tutta lrsquoEuropa mediterranea legate direttamente o indirettamente alle attivitagrave antropiche i fattori predisponenti sono riconducibili alle variabili meteorologiche e topografiche e alle caratteristiche della biomassa bruciabile presente negli ambienti naturali In particolare la biomassa bruciabile egrave costituita dalla componente vegetazionale degli ecosistemi a cui nella protezione dagli incendi boschivi si fa spesso riferimento con il termine di combustibile forestale I fattori rilevanti per il rischio di incendio sono dunque molti e caratterizzati da forti interazioni Se in linea generale possono essere identificati gli elementi del territorio che hanno un ruolo significativo nel determinare la distribuzione spaziale del rischio con riferimento a specifiche realtagrave il peso di ogni singolo fattore puograve essere molto diverso e le interazioni giocano un ruolo chiave Si pensi ad esempio agli incendi dellarco alpino concentrati nel periodo invernale e primaverile per i quali un fattore fortemente limitante puograve essere la presenza della neve che non ha invece alcuna relazione con gli incendi negli ambienti mediterranei Negli ultimi anni grazie anche alla grande diffusione dei sistemi informativi geografici (GIS) e alla aumentata disponibilitagrave in forma digitale di dati georiferiti sono stati messi a punto vari metodi per la mappatura del rischio di incendio a partire da informazioni relative alle caratteristiche territoriali e alla distribuzione spaziale dei fattori influenti Per impostare lanalisi dei fattori predisponenti il rischio di incendio e quindi lanalisi del rischio derivato dalle variabili di predisposizione vanno affrontati i seguenti temi

- le componenti spaziale e temporale - le variabili di rischio negli esempi di zonizzazione del rischio di incendio reperibili in

letteratura le variabili impiegate sono solitamente riconducibili alle tre citate componenti di meteorologia topografia e combustibili

- le modalitagrave drsquointegrazione delle variabili di rischio In particolare un sistematico monitoraggio dei fattori meteo per la previsione del pericolo (direttamente implementata o mutuata da fonti regionali) e quindi la relativa individuazione dei periodi critici permette di modulare le attivitagrave di prevenzione e di adeguare le risorse AIB come lrsquoimpiego dei diversi sistemi di sorveglianza e di allertamento e del relativo personale disponibile (es pre-allertare il sistema di estinzione attivare diverse modalitagrave o intensitagrave di avvistamento avvisare la popolazione porre divieti ecc) Questo permette di abbassare la soglia di pericolo e contenere i costi per lrsquoAIB nei periodi meno critici Lanalisi contenuta nel piano su questo tema dovragrave consentire di definire almeno in termini generali degli scenari operativi di utilizzo

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Cause determinanti Per cause determinanti si intendono gli aspetti che in una situazione definita da fattori predisponenti possono dar luogo allrsquoimmediato sviluppo ed alla propagazione del fuoco Le cause determinanti dovranno essere distinte in conformitagrave al Regolamento (CE) ndeg 80494 che classifica lrsquoorigine presunta di ciascun incendio secondo le seguenti quattro categorie

- incendio di origine ignota - incendio di origine naturale per esempio provocato dal fulmine - incendio di origine accidentale o dovuto a negligenza ossia la cui origine egrave connessa

allrsquoattivitagrave diretta o indiretta dellrsquouomo senza che questi abbia avuto lrsquointenzione di distruggere uno spazio forestale (collegamenti elettrici ferrovia opere pubbliche barbecue bruciature di stoppie sfuggite al controllo di chi ha acceso il fuoco etc)

- incendio di origine dolosa (volontaria) ossia provocato con lrsquointenzione deliberata di distruggere uno spazio forestale per qualsiasi motivo

In particolare egrave opportuno fare una approfondita analisi e conseguente cartografia di quelle infrastrutture giudicate connesse con le possibilitagrave di innesco come la viabilitagrave identificando nel contempo le fasce coassiali di varia larghezza a cui associare una certa incidenza di cause determinanti in funzione della distanza dalla strada stessa Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali Per rischio si intende la somma delle variabili che rappresentano la propensione delle diverse formazioni vegetali ad essere percorse piugrave o meno facilmente dal fuoco Il rischio come giagrave detto sopra egrave un fattore statico che caratterizza il territorio nellrsquoambito della zonizzazione attuale Il rischio puograve cambiare solo sul lungo termine e deve essere mantenuto distinto dal concetto di pericolo che egrave per definizione variabile nel tempo in relazione al verificarsi di piugrave fattori predisponenti Per la zonizzazione del rischio statico ci si dovragrave uniformare alla classifica approvata dallrsquoUnione Europea (c(93) ndeg 161993 integrata dalla SG (95) D220595 per il territorio italiano che prevede

- zone ad alto rischio zone il cui rischio permanente o ciclico di incendio di foresta minaccia gravemente lrsquoequilibrio ecologico la sicurezza delle persone e dei beni o contribuisce allrsquoaccelerazione dei processi di desertificazione

- zone a medio rischio le zone in cui il rischio di incendio di foresta pur non essendo permanente o ciclico puograve minacciare in misura rilevante gli ecosistemi forestali

- zone a basso rischio tutte le altre zone Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali Con questa indagine si evidenzia lrsquoinfluenza del vento sugli incendi Il vento egrave determinante per la diffusione e per il comportamento del fuoco e pertanto deve essere analizzato in tutte le sue componenti Eacute indispensabile individuare per ciascuna zona i ldquoventi pericolosirdquo nella loro tipologia predominante e in particolare egrave opportuno conoscere il tipo di rallentamento che la copertura forestale ha sugli stessi Infatti la tipologia e la distribuzione dei boschi hanno influenza sul rallentamento della velocitagrave del vento e consente di prevedere con sufficiente attendibilitagrave il comportamento del fuoco

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Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) Con questi parametri si giudica la cronologia e la caratterizzazione con cui si verificano gli incendi nellrsquoarea in esame unitamente alla incidenza che hanno sul territorio forestale Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura Su tutto il territorio su cui si estende il piano egrave indispensabile conoscere il tipo il carico e la distribuzione del combustibile che si identificano nelle tipologie di copertura forestale che rappresentano uno strumento fondamentale per la pianificazione di protezione contro gli incendi boschivi ed un importante elemento conoscitivo per limpiego di modelli di previsione del comportamento del fuoco DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO La pericolositagrave di incendio su un determinato territorio esprime la possibilitagrave del manifestarsi di incendi unitamente alla difficoltagrave di estinzione degli stessi La gravitagrave esprime le conseguenze che derivano alle coperture forestali in seguito al passaggio del fuoco Sia la pericolositagrave sia la gravitagrave da individuare per ciascuna zona omogenea del territorio hanno vari livelli e le relative soglie devono essere definite direttamente dal pianificatore LA PERICOLOSITAgrave La pericolositagrave saragrave quindi definita sulla base dellanalisi dei fattori ambientali (naturali ed antropici) In generale saranno considerati gli aspetti orografici quali quota esposizione dei versanti rugositagrave della superficie pendenza geomorfologia per valutare come il fuoco puograve diffondersi Verranno poi considerate le caratteristiche della vegetazione forestale quali la composizione floristica forme di governo e trattamento continuitagrave verticale ed orizzontale dei popolamenti densitagrave delle chiome altezze dendrometriche e altezze di inserzione delle chiome modelli di combustibile per risalire alle probabili caratteristiche del fronte di fiamma con particolare riferimento alla intensitagrave presenza quantitagrave e distribuzione della necromassa Infine si dovranno considerare le caratteristiche relative alle reti idriche e viarie alle infrastrutture civili Lrsquoarea di riferimento per lanalisi e la rappresentazione della distribuzione spaziale delle variabili indicate egrave di un ettaro anche se in casi di particolare interesse si potragrave adottare un dettaglio maggiore Tuttavia questrsquoultima scelta deve essere seguita solo in caso di effettiva necessitagrave Quindi lrsquoinsieme delle variabili riferite allrsquo area elementare di 1 ettaro esprime un ldquoprofilo di pericolositagraverdquo univoco che egrave relazionato allrsquoinsorgenza alla propagazione e alla difficoltagrave di controllo degli incendi Per aree vaste o per aree dove gli incendi sono piugrave frequenti e quindi vi egrave una significativa quantitagrave di dati si possono eventualmente predisporre modelli empirici di validitagrave locale In generale se non si ritiene di ricorrere alla costruzione di appositi modelli statistici si puograve ricorrere al procedimento di statistica multivariata della cluster analysis

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In tale modo si possono raggruppare aree con ldquoprofilo di pericolositagraverdquo simile e con riferimento al centroide di ciascun gruppo si potragrave avere il profilo di pericolositagrave ldquotipordquo da attribuire a ciascuna situazione omogenea In ogni area omogenea saragrave indispensabile realizzare delle simulazioni del probabile comportamento del fuoco con i modelli di previsione in grado di fornire indicazioni su probabile intensitagrave velocitagrave di avanzamento tempo di residenza altezza e lunghezza di fiamma Le simulazioni saranno riferite alle condizioni generali che informano sulla tipologia di incendio da considerare poicheacute maggiormente caratterizzante la zona Queste variabili sono strettamente legate al danno sofferto dalla copertura forestale e alla possibilitagrave di lotta In modo particolare lrsquointensitagrave lineare piugrave avanti definita informa sulla possibilitagrave di attacco diretto Questo egrave lrsquoattacco che permette di minimizzare i danni e che tuttavia puograve essere applicato solo a certe condizioni di intensitagrave lineare del fronte di fiamma Se queste non si verificano diviene necessario ricorrere ad altre tecniche di estinzione decisamente piugrave traumatiche per la copertura forestale quali labbattimento di porzioni di bosco Pertanto la conoscenza di dove sia fisicamente possibile adottare le migliori soluzioni egrave per un parco una tappa irrinunciabile Ipotizzando scenari meteorologici prestabiliti (vedi anche i ldquofattori predisponentirdquo) con lrsquouso dei modelli di previsione del comportamento del fuoco potragrave essere prodotta una carta del comportamento atteso delleventuale fronte di fiamma LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO La gravitagrave reale esprime le variazioni che gli incendi boschivi causano nellrsquoambiente con il quale interagiscono In questa fase della pianificazione si tratta di esprimere il conflitto tra gli effetti negativi del potenziale incendio e la funzione attesa dal sistema ambientale nella sua complessitagrave strutturale e funzionale In modo particolare nei parchi poicheacute non egrave verosimile proporre una pianificazione che elimini nel periodo di validitagrave tutti gli incendi deve essere proposta una serie di provvedimenti che possa contenerne gli effetti negativi In questo contesto egrave utile introdurre il concetto di ldquoimpatto attesordquo che verragrave definito nelle diverse zone come insieme di

- intensitagrave attesa del fronte di fiamma da cui discende la forza distruttiva potenziale dellrsquoincendio

- effetto atteso del fuoco nei confronti della resistenza e della resilienza dei popolamenti forestali Questa informazione esprime la vulnerabilitagrave dellrsquoecosistema nei confronti del fuoco e lrsquoentitagrave del disturbo che questo egrave in grado di sopportare

- impatto nelle diverse zone dellrsquoarea protetta con i diversi livelli di tutela da cui discende la valutazione dellrsquoimportanza e del servizio atteso attribuito alle diverse formazioni minacciate dal fuoco Il peso dei livelli di tutela egrave relativo in quanto va sempre correlato con la relativa suscettivitagrave allrsquoincendio della tipologia in esame Si puograve infatti avere una riserva integrale per una zona umida e una tutela inferiore per un bosco rado di roverella in esposizione meridionale Saragrave senza dubbio questo secondo aspetto ad essere sottoposto al massimo delle attenzioni possibili

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Concretamente quindi limpatto attesordquo saragrave derivato dalla combinazione dei seguenti tre fattori a) Intensitagrave attesa gli effetti del fuoco sono legati al suo comportamento Lrsquointensitagrave lineare (quantitagrave di calore emanata nellrsquounitagrave di tempo per unitagrave lineare di fronte di fiamma) egrave il parametro maggiormente correlato agli effetti del fuoco e puograve determinare conseguenze da molto limitate a gravissime sullrsquoecosistema Si ritiene di proporre la valutazione del livello di impatto con un punteggio compreso tra 1 (molto basso) e 5 (molto alto) A partire da questa configurazione allrsquointensitagrave attesa del fronte di fiamma egrave stato attribuito un impatto atteso secondo quanto di seguito indicato

Intensitagrave attese (kWm) Impatto attesolt400 1

400-800 2800-1600 31600-3200 4

gt3200 5 b) Effetto atteso sulla tipologia vegetazionale leffetto( o impatto) atteso sulla copertura forestale ed in generale sullrsquoambiente del parco dipende dallintensitagrave dallrsquoestensione dellrsquoincendio ma in gran parte dalla vulnerabilitagrave della vegetazione e in particolare dalla sua resilienza e resistenza Queste caratteristiche devono essere evidenziate con indagini puntuali basate sullrsquoecologia forestale e sulla selvicoltura Si propone di valutare lrsquoimpatto atteso assegnando alle diverse formazioni punteggi compresi da 1 a 5 c) Impatto nelle diverse zone dellarea protetta relativamente allrsquoimpatto atteso degli incendi nelle diverse zone protette si dovragrave procedere ad una caratterizzazione differente Gli interventi dovranno essere modulati in funzione delle differenti finalitagrave del parco considerando quanto previsto dalla L 39491 che indica diversi gradi di protezione (A) riserve integrali (in cui lambiente naturale egrave conservato nella sua integritagrave) (B) riserve generali orientate (con forti limitazioni nella realizzazione di nuove opere o di trasformazione del territorio in cui possono essere consentite utilizzazioni produttive tradizionali e i servizi connessi) (C) aree di protezione (nelle quali possono ammettersi attivitagrave agrosilvopastorali nei limiti fissati dallente parco) (D) aree di promozione economica e sociale (in cui sono ammesse attivitagrave piugrave intensive e azioni di valorizzazione economica culturale e sociale coerenti con le finalitagrave del parco) Nellrsquoambito dei differenti livelli di protezione per definire i livelli di impatto si faragrave riferimento ai caratteri con cui gli incendi sono maggiormente in conflitto tenendo sempre ben presente la naturale predisposizione al rischio drsquoincendio delle diverse formazioni La zonazione per gradi di protezione naturalistica del parco (A B C e D ove esiste ed 1 e 2 negli altri casi) egrave una macro zonizzazione vista lestensione relativamente grande di ogni zona rispetto alle diverse tipologie morfologiche e vegetazionali interne ad ognuna di esse pertanto si ritiene che tale zonazione non abbia una diretta rilevanza sul comportamento del fuoco bensigrave determini una diversa considerazione sulle prioritagrave dintervento data la diversa valenza naturalistica Quindi si ritiene di valutare limpatto atteso da 1 a 4 rispettivamente per le zone D C B e A e da 2 a 3 rispettivamente per le zone 2 e 1

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La combinazione delle tre variabili considerate realizzata per semplice somma dei relativi punteggi di impatto parziale assegnando quindi uguale peso al contributo delle diverse componenti Il punteggio derivante dalla somma verragrave quindi segmentato in classi secondo la seguente tabella

Punteggio di impatto Classe di impatto 3-6 Basso 7-9 Medio 10-12 Alto 13-14 Molto Alto

ZONIZZAZIONE DI SINTESI Avvalendosi delle elaborazioni precedenti il territorio viene suddiviso in aree omogenee che indicano rispettivamente la pericolositagrave e la gravitagrave reale dincendio Il passo successivo della pianificazione a fini di protezione della zona contro gli incendi non puograve prescindere dal considerare ambedue i parametri valutati unitamente e in modo sintetico Pertanto per ciascuna area la conoscenza della pericolositagrave e della gravitagrave che tiene conto di tutti i parametri pirologici ponderati precedentemente consentiragrave di avere una situazione pirologica complessiva mediante unoperazione di intersezione spaziale delle aree omogenee definite dalla pericolositagrave e dalla gravitagrave dincendio ottenendo aree omogenee per entrambi questi due parametri LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO La prioritagrave degli interventi di prevenzione diretta saragrave accordata in funzione della combinazione dei valori di gravitagrave e pericolositagrave di ogni zona omogenea Tuttavia puograve accadere che nel territorio dellarea protetta vi siano piugrave zone di pari valore di gravitagrave e pericolositagrave In previsione di tale evenienza disponendo dei dati sufficienti si prevede di ricorrere al concetto del tempo di rotazione Il tempo di rotazione viene definito come il rapporto tra la superficie boscata dellrsquoarea e la superficie boscata media annua percorsa della stessa area Il reciproco di questo rapporto puograve essere visto come tempo di ritorno (numero di anni necessari affincheacute la stessa superficie venga nuovamente interessata dallrsquoincendio) oppure periodo di tempo necessario affincheacute tutta la superficie boscata dellrsquoarea venga percorsa dal fuoco ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI La legge 35300 in materia di incendi boschivi nasce dalla diffusa convinzione che lrsquoapproccio piugrave adeguato per perseguire la conservazione del patrimonio boschivo bene insostituibile per la qualitagrave della vita sia quello di promuovere ed incentivare le attivitagrave di previsione e di prevenzione anzicheacute privilegiare la fase emergenziale legata allo spegnimento degli incendi Nellattuale impostazione del piano egrave necessario realizzare unorganica gestione degli interventi e delle azioni mirate a mitigare le conseguenze degli incendi Tale impostazione comporta che si accetti che il fuoco possa percorrere parte del territorio posto a protezione In tale caso si definiscono precisi limiti di comportamento del fuoco e di estensione totale Questimpostazione comprende un concetto applicabile per lo piugrave ad area vasta e quindi di livello regionale Lrsquoobiettivo del piano delle aree a parco deve basarsi sullrsquoapplicazione del criterio della ldquoriduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocordquo da realizzare per tappe successive tendendo a raggiungere il contenimento totale se possibile

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La riduzione attesa di superficie percorsa egrave comunque un obiettivo parziale di cui si deve verificare la concreta realizzabilitagrave nel periodo di validitagrave del piano Le linee di pianificazione devono essere stabilite e mantenute valide nella loro impostazione per un periodo sufficiente a valutarne i risultati Detto periodo viene previsto indicativamente tra 3 e 5 anni Lrsquoimpostazione pluriennale non esclude le revisioni annue di cui alla L 3532000 che per le aree protette devono avere soprattutto lrsquoobiettivo di controllo dei risultati delle azioni preventive A tale fine egrave indispensabile fare riferimento alle zone omogenee precedentemente descritte collocando in esse gli interventi in funzione dellrsquoimpatto atteso Integrano gli interventi assegnati alle singole zone omogenee gli interventi generali che estendono la loro efficacia su tutto il territorio del parco Per la realizzazione di quanto sopra egrave opportuno avvalersi dei seguenti elementi Definizione degli obiettivi Gli obiettivi da perseguire per la protezione di unrsquoarea protetta contro gli incendi devono essere assai rigorosi e strettamente connessi con gli obiettivi specifici per i quali si egrave costituita lrsquoarea protetta In generale lrsquoobiettivo si concretizza con la superficie percorsa dal fuoco massima accettabile Definizione dellimpatto accettabile per area omogenea e per tipologia forestale Ogni area omogenea puograve sopportare un impatto che egrave deciso dal pianificatore La variabilitagrave di situazioni non permette di fornire delle indicazioni generali infatti si puograve spaziare da livelli dimpatto nulli ad elevati In funzione del livello dimpatto accettato cambiano molto lrsquoimpegno e i costi per rispettarlo Esigenze di protezione e tipologie dintervento nelle aree omogenee Questa fase consiste nellrsquoassegnazione delle tipologie dintervento di contenimento del fuoco alle differenti zone omogenee Sulla base dellrsquoobiettivo relativo alla zona omogenea si stabilisce quali siano gli interventi da realizzate per raggiungerlo Gli interventi saranno distribuiti tra prevenzione ed estinzione impiegando tutti i possibili mezzi e tecniche Questa fase egrave assai delicata poicheacute comporta lrsquoinserimento di un provvedimento in una situazione dovendone prevedere i risultati Definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile La superficie percorsa dal fuoco massima accettabile per ogni zona omogenea egrave una parte fondamentale del piano e puograve essere determinata anche con procedimenti di simulazione di comportamento del fronte di fiamma nelle varie situazioni tipo riscontrate nella realtagrave del territorio La definizione della superficie percorsa massima deve essere correlata anche con le diverse caratteristiche di recupero spontaneo della vegetazione stessa La conoscenza della resilienza e della tempistica del recupero dovranno entrare operativamente nel modello finalizzato alla definizione della ldquosuperficie percorsa massima accettabilerdquo Per unrsquoarea naturale protetta che assume dimensioni ampie (come alcuni Parchi Nazionali) serve una specifica successione di tappe pianificatorie Nel caso specifico essendo tali aree protette costituite per la salvaguardia di particolari situazioni ambientali o per la conservazione di certe popolazioni si dovragrave in prima istanza valutare il danno potenziale in relazione a tale obiettivo e quindi successivamente si dovragrave cercare di limitare al massimo il valore della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile considerando sempre che esso egrave inversamente proporzionale ai costi

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Definizione della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco Questa grandezza strettamente collegata alla precedente definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile ne rappresenta una tappa parziale da adottare in caso in cui non sia possibile raggiungere nel periodo di validitagrave del piano il valore desiderato PREVENZIONE Con tale termine si intende lattivitagrave a contrasto dei fattori predisponenti anche solo potenziali delle cause determinanti linnesco e lo sviluppo di incendi boschivi nelle aree e nei periodi a rischio Nel piano saranno previste tutte le possibili attivitagrave preventive finalizzate a rendere meno probabili gli incendi piugrave contenuti i parametri di comportamento e piugrave facile lrsquoestinzione ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI In questo capitolo del piano si provvederagrave alla definizione degli interventi che si devono realizzare per ogni area omogenea determinata a seguito delle indagini e delle zonizzazioni attuale e degli obiettivi Gli interventi devono essere dapprima descritti nelle loro caratteristiche generali e quindi precisamente determinati nellintensitagrave tipologia e collocazione solo sulla base delle risultanze delle precedenti zonizzazioni e del monitoraggio annuale Inoltre gli interventi devono essere economicamente quantizzati ovvero nel periodo di validitagrave del piano devono essere identificate le risorse economiche ad essi destinate (scheda tecnico-economica) ed i tempi di realizzazione previsti (crono-programma) Alcuni interventi sono di carattere generale non sono cioegrave assegnati a priori alle singole aree omogenee in quanto aventi una ricaduta su tutto il territorio e non necessitano pertanto di essere localizzati puntualmente in sede di pianificazione Tra questi egrave prevista la prevenzione indiretta cioegrave lrsquoattivitagrave che consente di portare a conoscenza della cittadinanza le problematiche legate agli incendi boschivi affincheacute siano adottati comportamenti piugrave prudenti La funzione dellattivitagrave indiretta egrave diminuire le cause antropiche determinanti linnesco degli incendi Si possono evidenziare due fasi della sunnominata prevenzione una a lungo e una a breve termine La prima egrave composta dallinsieme delle attivitagrave miranti a creare una coscienza della cittadinanza in modo da evitare comportamenti che possano innescare incendi Quella a breve termine (piugrave importante) si configura come informazione mirata alla cittadinanza in genere relativa al grado di pericolo esistente al momento attuale Per la prevenzione indiretta a lungo termine saranno necessarie campagne dinformazione oltre alla diffusione di pubblicazioni per introdurre elementi di sensibilizzazione a diverse fasce di pubblico e soprattutto ai fruitori dellarea protetta Per la prevenzione indiretta a breve termine si propone di introdurre una cartellonistica dinamica per segnalare ogni giorno il grado di pericolo dincendio ottenuto dallapposito dispositivo di previsione Strettamente collegato alla prevenzione indiretta dovragrave essere definito il flusso informativo utile a raggiungere la popolazione Questattivitagrave prevista dallart6 della l35300 egrave sotto la responsabilitagrave delle Regioni e deve portare la popolazione a conoscenza dei vincoli e dei divieti dei danni procurabili dal fuoco delle norme comportamentali da tenere in caso di incendio e dei riferimenti per la segnalazione urgente di eventuali focolai

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TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI La descrizione della tipologia degli interventi e quindi la loro localizzazione e quantificazione economica attraverso un apposito programma di interventi e la sua sintesi nella ldquoscheda tecnico-economicardquo risulta importante per una concreta pianificazione e per il successivo monitoraggio VIABILITAgrave Risulta necessario attuare sistematicamente un piano degli interventi di ripulitura delle vie di comunicazione statisticamente soggette ad insorgenza incendi possibilmente attuati con tempistica e modi tali da non comportare laccumulo di biomassa secca e pagliosa sui bordi stradali VIABILITAgrave OPERATIVA Essa egrave intesa come lrsquoinfrastruttura che consente il raggiungimento dei luoghi dove si manifesta il fuoco Si tratta di viabilitagrave forestale la cui progettazione e realizzazione presenta aspetti delicati Infatti non egrave possibile ipotizzare di raggiungere tutti i luoghi forestali con automezzi Neacute puograve essere ipotizzato di estendere la rete viaria unicamente a tale fine Pertanto la dimensione di questa infrastruttura deve tenere conto in modo rigoroso della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocoLa viabilitagrave e lrsquoaccesso sono previste dallrsquoart 3 comma 3 lettera i) della L 3532000 Puograve accadere che si evidenzi una carenza di collegamento ed in tale caso si faragrave ricorso ad un servizio di elicotteri limitando il piugrave possibile il disturbo allambiente naturale Di seguito sono riportate alcune indicazioni operative di massima

1) nel caso di realizzazioni di strade queste potranno essere unidirezionali poicheacute la densitagrave di traffico saragrave molto limitata tuttavia dovranno essere previste frequenti piazzole di scambio per landata e il ritorno dei mezzi che saranno distanti non piugrave di 400 m lrsquouna dallrsquoaltra

2) importantissimo nelle aree protette egrave anche il momento della regolamentazione dellrsquoaccesso e dellrsquouso della viabilitagrave a scopi diversi (utilizzazioni ricreazionehellip)

VIALI TAGLIAFUOCO Queste infrastrutture realizzabili con varie tipologie costruttive sono strettamente collegate alla dimensione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e alle modalitagrave di estinzione previste dal Piano per lrsquoarea in esame Infatti la tecnica di estinzione adottata egrave strettamente collegata al tipo di viale realizzato I viali tagliafuoco sono interventi di prevenzione realizzabili con diversi criteri progettuali si distinguono in passivi e attivi I viali passivi non richiedono lintervento da parte delle squadre ma determinano profonde trasformazioni sul territorio e quindi non compatibili con le aree protette- I viali tagliafuoco attivi operano unicamente un rallentamento del fronte di fiamma e necessitano di interventi di estinzione Quindi il viale non egrave progettato per fermare lincendio ma per rallentarlo e contenerlo entro limiti dintensitagrave molto bassi Eacute comunque essenziale inserire criteri di natura ecologica capaci di valutare gli effetti diretti ed indiretti di tale ldquoframmentazionerdquo Si tratta di un problema complesso che da una parte non puograve eliminare i viali tagliafuoco ma puograve contribuire a tenere sempre presenti gli impatti e le ricadute sul sistema ecologico nella sua complessitagrave essendo tali interventi senza dubbio utili per limitare i danni

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degli incendi Nel parco si ricorreragrave esclusivamente ai viali tagliafuoco di tipo attivo verde e alle tende tagliafuoco attive In generale si prevede che i viali attivi debbano contenere lintensitagrave lineare del fronte di fiamma sempre al di sotto dei 400 kWm dove si opera con attacco diretto a terra da parte di squadre con attrezzature manuali Dove si ritiene necessario intervenire con mezzi meccanici lintensitagrave lineare che il viale deve poter contenere egrave di 800 kWm mentre dove intervengono mezzi aerei egrave di 1200 kWm APPROVVIGIONAMENTO IDRICO Lrsquoapprovvigionamento idrico egrave realizzato attraverso una rete di punti di rifornimento fissi o mobili che devono essere configurati in relazione a tutti gli altri interventi di prevenzione diretta ed alle componenti del servizio di estinzione Deve essere realizzato con sistemi di basso impatto ambientale e in particolare evitando la costruzione di invasi in cemento Si ritiene di dover ricorrere a invasi di piccola capacitagrave smontabili e asportabili Risulta quindi assai importante assicurarne una corretta collocazione La distribuzione degli invasi sul territorio le loro caratteristiche costruttive e capacitagrave sono funzione dei mezzi previsti per lo spegnimento

- rifornimento degli elicotteri di tipo leggero - rifornimento dei mezzi a terra

Ogni punto di rifornimento idrico egrave riferito ad unarea servita da una squadra per lo spegnimento in fase di intervento a partire dal punto acqua In base a questo criterio cambieranno sia larea servita sia la capacitagrave di invaso per soddisfare i differenti mezzi e le tecniche di intervento legate agli scenari in cui si opera PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI Nelle aree protette luso degli elicotteri deve essere previsto in modo assai piugrave intenso rispetto a quello del resto del territorio Infatti con questo mezzo si possono servire le zone con scarsa viabilitagrave realizzando sia il trasporto di squadre sia parte dellestinzione Questaspetto egrave assai importante per evitare la costruzione di strade per lestinzione Occorre considerare quindi la necessitagrave di piazzole di atterraggio per realizzare le condizioni atte a raggiungere tutte le zone comprese nei parchi nel tempo massimo di 10 di volo Esse sono aree piane orizzontali o leggermente inclinate senza ostacoli per il volo nella zona circostante di area circolare di almeno 20m di diametro dotate di rifornimento idrico e collegamento viario La densitagrave di collocazione saragrave in rapporto al tipo di scenario Si daragrave prioritagrave alle piugrave elevate classi di impatto a partire dagli scenari di collina interna con eventi estivi e di montagna interna con eventi invernali PREVENZIONE SELVICOLTURALE Si tratta della prevenzione diretta piugrave efficace conosciuta anche se purtroppo non la piugrave diffusa Si realizza con varie attivitagrave di tipo selvicolturale attuate e dimensionate in funzione del comportamento previsto del fronte di fiamma Il progetto di questo tipo di prevenzione si attua sulla base della distribuzione dei popolamenti forestali erbacei ed arbustivi in armonia con le norme previste dai piani di gestione eventualmente presenti dellrsquoimpatto accettabile della superficie percorsa dal fuoco

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massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e del comportamento previsto dellrsquoincendio Per questrsquoultimo egrave opportuno avvalersi di modelli matematici di previsione La prevenzione diretta selvicolturale mira a sottrarre dal potenziale combustibile vegetale la quota parte di carico non assorbibile con lrsquoestinzione Nelle aree protette questo tipo di prevenzione si deve ovviamente ben raccordare con gli obiettivi in termini di conservazione della biodiversitagrave e la tendenza ad avere cenosi forestali e boschi vetusti capaci di far emergere nel modo migliore lrsquoeccezionale complessitagrave funzionale del sistema foresta Rinaturalizzazione delle cenosi di derivazione antropica armonizzazione delle strutture verifica degli ordinamenti presenti (fustaie cedui boschi non ordinariamente gestiti boschi di neoformazione formazioni lasciate alla libera evoluzione) e identificazione delle eventuali azioni di riordino bioecologico sono i criteri guida da seguire assieme allrsquoimpatto atteso e alla riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco IL FUOCO PRESCRITTO Lrsquoapplicazione del fuoco prescritto in unrsquoarea protetta puograve apparire contraddittoria tuttavia nei parchi cosigrave come nelle riserve sono frequenti popolazioni arboree artificiali o situazioni ambientali particolari in cui il fuoco oltre a ridurre il carico di combustibile puograve favorire la rinaturalizzazione (fuoco come fattore ecologico) o il mantenimento dellrsquoambiente risultante da secolare gestione antropizzata Alcuni ambienti seppur mantenuti da unrsquoazione perturbante sono ormai consolidati e facenti parte della tradizione paesaggistica e della memoria collettiva Pertanto nelle aree protette questo tipo di prevenzione non deve essere esclusa aprioristicamente ma puograve ben raccordarsi con gli obiettivi sia di prevenzione che di conservazione della biodiversitagrave FORMAZIONE La formazione del personale egrave indispensabile per lrsquoefficacia di tutte le attivitagrave Pur con differenti livelli di approfondimento deve rivolgersi ai progettisti delle opere di prevenzione ai coordinatori delle operazioni di spegnimento agli operatori addetti allrsquoestinzione Le funzionalitagrave di tutti gli strumenti in dotazione devono essere conosciute da coloro che attuano il coordinamento operativo con particolare riferimento alle modalitagrave di impiego dei Sistemi di Supporto alle Decisioni e dei modelli di simulazione di comportamento del fronte di fiamma Agli operatori professionali e volontari saragrave opportuno fare conoscere i dispositivi di sicurezza operazionale e di protezione individuale che devono essere utilizzati e tutti gli aspetti teorico - pratici delle varie tecniche di estinzione PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO Descrizione degli interventi di prevenzione AIB necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc)

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LOTTA ATTIVA Le principali attivitagrave di lotta attiva da prevedere con la pianificazione sono le seguenti SORVEGLIANZA Attivitagrave di controllo del territorio da attuare quando il livello degli indici di previsione del pericolo di incendio supera una prevista soglia di attenzione con allertamento da apposite strutture di analisi meteo collegate allrsquoEnte Parco o da strutture alternative autonome come mini stazioni meteo locali (vedi ldquofattori predisponentirdquo) Puograve essere organizzato un servizio di controllo che avverte la popolazione del livello del pericolo del momento Ciograve egrave particolarmente valido in aree assai frequentate e di alto pregio ambientale AVVISTAMENTO Consiste nellrsquoattivitagrave di individuazione diretta dei focolai realizzata da terra sia con mezzi mobili che fissi oppure dallrsquoaria Si ritiene che questattivitagrave che puograve essere realizzata con varie tecniche debba essere applicata sul territorio rigidamente in conseguenza delle analisi che evidenziano la vulnerabilitagrave della copertura forestale e lrsquoimpatto accettabile Inoltre deve essere strettamente collegato alla previsione del pericolo ed entrare in funzione solo al superamento di soglie precisamente definite per ogni area omogenea Lavvistamento egrave da intendersi come un servizio collocato a valle della previsione del pericolo Tanto piugrave questrsquoultima saragrave affidabile ed efficace tanto minore potragrave essere limpatto della struttura di avvistamento Nelle aree protette deve in genere essere preferito allrsquoavvistamento con postazioni fisse quello basato su pattugliamento sia da terra sia con aerei Anche i luoghi da osservare e quindi il tragitto che deve essere coperto dagli osservatori deve essere definito in sede progettuale sulla base di consolidate metodologie messe a punto per evidenziare le aree che meritano di essere maggiormente poste sotto controllo Nei casi in cui si fosse ritenuto necessario ricorrere ad impianti fissi qualora vi siano le condizioni di elevato pregio in zone ad alto rischio e laddove sia possibile ospitarli senza ricorrere a costruzioni di elevato impatto visivo si ritiene che sia utile impiegare dispositivi con controllo remoto ALLARME La definizione dellrsquoallarme avviene a seguito di segnalazione di evento avvistato La segnalazione puograve pervenire da parte del servizio di avvistamento oppure da cittadini che avvisano tramite canali di comunicazione appositamente pubblicizzati Con lrsquoallarme si mettono in moto le operazioni di intervento Per tale motivo lrsquoallarme deve essere emanato solo da una struttura autorizzata e comunque a conoscenza del livello di pericolo dellrsquoarea interessata del momento e delle forze che possono essere fatte intervenire COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE Si ritiene che presso il parco debba essere realizzato un ldquopunto di coordinamentordquo Detto punto di coordinamento pur essendo autonomo deve essere in contatto diretto con le Sale Operative Unificate Permanenti (SOUP) previste dallrsquoart 7 della L 3532000 per lo svolgimento della lotta attiva Deve essere quindi assicurato il collegamento tra il livello centrale (Regione) e quello locale (area protetta) Questrsquoultimo deve essere messo nelle condizioni di ricevere e dare le informazioni e lrsquoappoggio tecnico

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per le operazioni che derivano dal lavoro fatto in sede centrale da personale esperto e possibilmente con Sistemi di Supporto alle decisioni di cui ogni sala operativa dovrebbe essere dotata Si dovranno organizzare le procedure operative da seguire nelle differenti situazioni ed applicando le differenti tecniche di estinzione noncheacute il collegamento dellrsquoattivitagrave operativa svolta da diverse Regioni in caso di parco nazionale interregionale Dette procedure sono legate alle disposizioni regionali Qualora non fossero ancora stabilite il piano deve proporle con la finalitagrave di realizzare le migliori condizioni per rendere efficaci le differenti azioni di lotta intraprese Il coordinamento operativo e le procedure seguite nellrsquoarea protetta vanno descritte nella relazione del piano AIB in particolare la procedura di allarme in coordinamento con le competenti strutture regionali e sub regionali la procedura in caso di focolaio (da spegnere prima possibile con le risorse disponibili in loco) e quindi in caso di incendio vero e proprio le procedure operative specifiche per lrsquoutilizzo di mezzi e altre risorse AIB disponibili in loco

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PARTI SPECIALI DEL PIANO RICOSTITUZIONE BOSCHIVA Nel piano delle aree protette deve essere dedicata particolare attenzione alla ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco La parte del Piano finalizzata alla ricostituzione si basa sulla conoscenza funzionale e strutturale delle diverse tipologie presenti nel territorio In particolare tiene conto delle caratteristiche sindinamiche (serie di vegetazione) e del confronto tra eterogeneitagrave spaziale reale e eterogeneitagrave potenziale Solo il riferimento al modello neutrale (eterogeneitagrave potenziale o carta della vegetazione potenziale) offre un criterio valido per valutare la situazione reale e consente di ricostruire modelli dintervento non teorici ma strettamente collegati alla potenzialitagrave del territorio confrontato con lrsquoattuale uso del territorio stesso Anche in questo caso pertanto si dovragrave fare riferimento ai documenti di base con i quali abbiamo prodotto la classificazione gerarchica del territorio Il confronto cartografico tra attuale uso e situazione potenziale fornisce una base molto concreta di valutazione delle possibilitagrave di ricostituzione a scala territoriale Saragrave successivamente essenziale definire i singoli modelli di ricostituzione applicati alle diverse tipologie vegetazionali La conoscenza di tali modelli (serie di vegetazione) consente di valutare la congruitagrave tipologica anche di stadi degradati (vedi per esempio i cespuglieti) e contribuisce notevolmente alla pianificazione degli interventi Nella pianificazione degli interventi si dovragrave prendere sempre in considerazione la possibilitagrave di non intervenire con impianti diretti Uno degli elementi essenziali nel processo di valutazione che conduce al progetto di ricostituzione egrave indubbiamente la situazione della risorsa suolo Nel caso di scarsa frequenza senza perdita di suolo egrave facile far prevalere il criterio di basso intervento Nel caso invece di perdita della risorsa suolo lrsquointervento dovragrave essere finalizzato prevalentemente alleliminazione di questo rischio mediante la messa a dimora di specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione in oggetto capaci di eliminare in tempi brevi la perdita di suolo Lrsquoattivitagrave da svolgere deve essere definita da una apposita analisi svolta a livello regionale con cui si individuano le aree prioritarie di intervento La ricostituzione si affronta correttamente solo in un contesto generale di pianificazione ecologica e forestale individuando per tutto il territorio a parco i differenti effetti degli incendi avvenuti e la dinamica della ricostituzione spontanea Gli interventi di ricostituzione che si prevederagrave di adottare verranno modulati in funzione di tutte le caratteristiche ambientali e nel rispetto della multifunzionalitagrave della copertura forestale Per poterli definire e soprattutto distribuire correttamente nellrsquoarea a parco si devono prevedere le seguenti analisi

- analisi della possibilitagrave di ricostituzione spontanea anche in funzione di Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) e Fire regime (frequenza intensitagrave stagione)

- definizione di criteri e modalitagrave di intervento per la ricostituzione - definizione di zone prioritarie di intervento - definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipologia e per ogni area

omogenea in funzione delle serie di vegetazione e delle unitagrave di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio

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IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

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EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

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PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

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  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

GESTIONE DEI PASCOLI Questa indagine egrave giustificata dalla rapida diffusibilitagrave dei fronti di fiamma radenti nei pascoli Poicheacute la velocitagrave del vento in tale ambito non egrave infatti rallentata dalla copertura arborea o arbustiva gli incendi assumono i valori piugrave alti di velocitagrave di propagazione proprio allrsquointerno di questa fisionomia Tale fatto giustifica una conoscenza della ubicazione e delle caratteristiche dei pascoli Eacute inoltre evidente come questa fisionomia risenta ancor piugrave delle fisionomie forestali dellrsquoandamento climatico degli effetti di prolungati periodi di ariditagrave ed in particolare del carico animale (erbivori domestici e selvatici) che dovrebbe essere opportunamente regolamentato Come anticipato in premessa la figura del pastore e in generale del gestore privato locale puograve assumere un importantissimo ruolo nellattivitagrave di prevenzione dellincendio boschivo per cui un suo coinvolgimento anche con incentivi economici egrave senzaltro auspicabile PIANIFICAZIONE FAUNISTICA Il territorio forestale ospita numerosissime popolazioni animali Tra esse alcune come gli ungulati selvatici hanno una particolare interferenza con il bosco e il suo sviluppo Per tale motivo possono essere intraprese delle attivitagrave che modificano la copertura forestale conferendole la capacitagrave di ospitare un maggior numero di animali In altri casi non si desidera aumentare il numero ma proporre una migliore gestione Per tali motivi egrave opportuno conoscere gli interventi finalizzati alla pianificazione faunistica poicheacute essi si correlano con interventi di protezione contro gli incendi boschivi Il territorio forestale e il suo mosaico vanno analizzati in funzione specifica degli habitat che offrono alla fauna selvatica In particolare si dovragrave porre attenzione non solo ai vertebrati ed alla fauna superiore ma anche a tutte le forme animali che costituiscono parte fondamentale della biodiversitagrave In questo senso lrsquoaccumulo di legno morto in foresta che sembra contraddire lrsquoopportunitagrave di limitare la necromassa presente in quanto primo propagatore del fuoco egrave bene che sia gestito con particolare attenzione quindi saragrave necessario inventariare in modo quantitativo la presenza di questa componente della foresta con appositi rilievi ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA La delimitazione cartografica delle aree di interfaccia urbano-foresta costituisce un importante elemento del ldquoPiano di Emergenza comunale od intercomunalerdquo Dal punto di vista della pianificazione AIB la loro individuazione risulta essere opportuna sia a livello di previsione che di prevenzione Egrave quindi auspicabile che nella redazione del Piano AIB le aree di interfaccia urbano-foresta vengano tenute in debita considerazione anche nel caso in cui i comuni non avessero realizzato il loro Piano di Emergenza e quindi con una pre-delimitazione delle stesse da parte del Parco Altrimenti egrave comunque opportuno realizzare la carta anche se incompleta con riportate le zone di interfaccia per i soli comuni che avranno fornito il proprio piano demergenza allEnte parco con relativo elenco dei Comuni adempienti Le aree di interfaccia urbano foresta richiedono interventi pianificatori particolari Infatti in questa zona il bosco puograve essere il veicolo per un incendio che potrebbe danneggiare insediamenti civili Si verifica anche la situazione contraria divenendo il bosco lrsquooggetto di trauma da parte di incendi originati dalle attivitagrave in ambienti urbanizzati Per tali motivi si ritiene opportuno disporre di unrsquoindagine che evidenzi la distribuzione e la concentrazione dellrsquointerfaccia

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In linea generale in tale interfaccia si deve assolutamente privilegiare la riduzione del rischio drsquoincendio rispetto anche alla conservazione di elementi strutturali e funzionali caratteristici del sistema forestale stesso Risulta quindi importante sia la definizione di interfaccia urbano foresta che la caratterizzazione tipologica della zone di interfaccia secondo la differenziazione delle tipologie di bosco in termini forestali e vegetazionali la differenziazione delle tipologie di combustibili la simulazione di comportamento del fronte di fiamma la stima della pericolositagrave specifica Al fine di assicurare la prevenzione AIB spettante allrsquoente parco saragrave cura di questrsquoultimo emanare un regolamento specifico rispondente alle esigenze di interventi selvicolturali per le zone di interfaccia giagrave identificate dai piani di emergenza ed anche per le zone di interfaccia non ancora delimitate attraverso una loro appropriata definizione con relativa tipologia compatibile con la realtagrave del parco LA ZONIZZAZIONE ATTUALE Con tale termine si intende linsieme delle indagini conoscitive direttamente mirate a comprendere le specificitagrave ambientali locali nei riguardi della difesa contro gli incendi boschivi di seguito riportate Per provvedere alla definizione del piano per la previsione prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi si deve indagare tutto il territorio dellarea protetta In particolare si ritiene che indipendentemente dalla dimensione dellrsquoarea si debba comprendere tutto il territorio nel contesto della pianificazione senza escludere zone in cui il problema sia meno intenso o trascurabile ma anzi considerando anche le porzioni di zone contigue eventualmente significative ai fini preventivi Questa scelta egrave motivata sia dalla comune valenza ambientale di tutte le zone che sono ritenute tali solo per essere comprese nella delimitazione a parco sia dalla necessitagrave di evitare la complicazione di sovrapporre in modo discontinuo sullrsquoarea del parco regole previste dalla legge che differenziano le zone comprese e le zone escluse dal piano Sulla base di tali informazioni si arriva a tracciare la zonizzazione dellrsquoarea soggetta al rischio Essa in linea di larga massima segue la frequenza di incendio e viene integrata da emergenze locali in funzione della loro sensibilitagrave al danneggiamento provocato dal fuoco oltre che dallrsquointensitagrave del fenomeno Poicheacute il piano di protezione contro gli incendi boschivi prevede interventi diversi distribuiti sul territorio in relazione a quanto precedentemente detto egrave necessario provvedere a zonizzare il territorio stesso in funzione delle problematiche causate dal passaggio del fuoco Eacute opportuno correlare le zone alla classificazione gerarchica del territorio e comunque (soprattutto in funzione della dimensione dellrsquoarea protetta) individuare parti omogenee per distribuire su di esse interventi altrettanto omogenei e proporzionati La zonizzazione quindi distingueragrave sul territorio una serie di realtagrave omogenee per problematiche pirologiche presenti allrsquoattualitagrave (zonizzazione attuale) Eacute importante segnalare questo principio in quanto lrsquoattuale uso del suolo puograve avere un ruolo molto significativo Per definire la zonizzazione attuale verranno analizzati i seguenti punti utilizzando i dati disponibili a scala adeguata

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Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio Si tratta delle informazioni necessarie per definire il quadro di riferimento in termini funzionali e strutturali in linea con i principi della ecologia del paesaggio In linea generale la conoscenza territoriale dovragrave basarsi sulla classificazione gerarchica del territorio ossia sulla individuazione dei sistemi sottosistemi ed unitagrave ambientali Sulla base delle conoscenze litologiche morfologiche floristiche faunistiche vegetazionali di uso del suolo e infrastrutturali egrave possibile riconoscere e qualificare in termini di suscettivitagrave agli incendi le diverse porzioni del territorio Fattori predisponenti Costituiscono lrsquoinsieme di variabili che con azione combinata consentono il verificarsi delle potenziali condizioni per lo sviluppo del fuoco Mentre infatti le cause determinanti sono nel nostro Paese e in generale in tutta lrsquoEuropa mediterranea legate direttamente o indirettamente alle attivitagrave antropiche i fattori predisponenti sono riconducibili alle variabili meteorologiche e topografiche e alle caratteristiche della biomassa bruciabile presente negli ambienti naturali In particolare la biomassa bruciabile egrave costituita dalla componente vegetazionale degli ecosistemi a cui nella protezione dagli incendi boschivi si fa spesso riferimento con il termine di combustibile forestale I fattori rilevanti per il rischio di incendio sono dunque molti e caratterizzati da forti interazioni Se in linea generale possono essere identificati gli elementi del territorio che hanno un ruolo significativo nel determinare la distribuzione spaziale del rischio con riferimento a specifiche realtagrave il peso di ogni singolo fattore puograve essere molto diverso e le interazioni giocano un ruolo chiave Si pensi ad esempio agli incendi dellarco alpino concentrati nel periodo invernale e primaverile per i quali un fattore fortemente limitante puograve essere la presenza della neve che non ha invece alcuna relazione con gli incendi negli ambienti mediterranei Negli ultimi anni grazie anche alla grande diffusione dei sistemi informativi geografici (GIS) e alla aumentata disponibilitagrave in forma digitale di dati georiferiti sono stati messi a punto vari metodi per la mappatura del rischio di incendio a partire da informazioni relative alle caratteristiche territoriali e alla distribuzione spaziale dei fattori influenti Per impostare lanalisi dei fattori predisponenti il rischio di incendio e quindi lanalisi del rischio derivato dalle variabili di predisposizione vanno affrontati i seguenti temi

- le componenti spaziale e temporale - le variabili di rischio negli esempi di zonizzazione del rischio di incendio reperibili in

letteratura le variabili impiegate sono solitamente riconducibili alle tre citate componenti di meteorologia topografia e combustibili

- le modalitagrave drsquointegrazione delle variabili di rischio In particolare un sistematico monitoraggio dei fattori meteo per la previsione del pericolo (direttamente implementata o mutuata da fonti regionali) e quindi la relativa individuazione dei periodi critici permette di modulare le attivitagrave di prevenzione e di adeguare le risorse AIB come lrsquoimpiego dei diversi sistemi di sorveglianza e di allertamento e del relativo personale disponibile (es pre-allertare il sistema di estinzione attivare diverse modalitagrave o intensitagrave di avvistamento avvisare la popolazione porre divieti ecc) Questo permette di abbassare la soglia di pericolo e contenere i costi per lrsquoAIB nei periodi meno critici Lanalisi contenuta nel piano su questo tema dovragrave consentire di definire almeno in termini generali degli scenari operativi di utilizzo

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Cause determinanti Per cause determinanti si intendono gli aspetti che in una situazione definita da fattori predisponenti possono dar luogo allrsquoimmediato sviluppo ed alla propagazione del fuoco Le cause determinanti dovranno essere distinte in conformitagrave al Regolamento (CE) ndeg 80494 che classifica lrsquoorigine presunta di ciascun incendio secondo le seguenti quattro categorie

- incendio di origine ignota - incendio di origine naturale per esempio provocato dal fulmine - incendio di origine accidentale o dovuto a negligenza ossia la cui origine egrave connessa

allrsquoattivitagrave diretta o indiretta dellrsquouomo senza che questi abbia avuto lrsquointenzione di distruggere uno spazio forestale (collegamenti elettrici ferrovia opere pubbliche barbecue bruciature di stoppie sfuggite al controllo di chi ha acceso il fuoco etc)

- incendio di origine dolosa (volontaria) ossia provocato con lrsquointenzione deliberata di distruggere uno spazio forestale per qualsiasi motivo

In particolare egrave opportuno fare una approfondita analisi e conseguente cartografia di quelle infrastrutture giudicate connesse con le possibilitagrave di innesco come la viabilitagrave identificando nel contempo le fasce coassiali di varia larghezza a cui associare una certa incidenza di cause determinanti in funzione della distanza dalla strada stessa Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali Per rischio si intende la somma delle variabili che rappresentano la propensione delle diverse formazioni vegetali ad essere percorse piugrave o meno facilmente dal fuoco Il rischio come giagrave detto sopra egrave un fattore statico che caratterizza il territorio nellrsquoambito della zonizzazione attuale Il rischio puograve cambiare solo sul lungo termine e deve essere mantenuto distinto dal concetto di pericolo che egrave per definizione variabile nel tempo in relazione al verificarsi di piugrave fattori predisponenti Per la zonizzazione del rischio statico ci si dovragrave uniformare alla classifica approvata dallrsquoUnione Europea (c(93) ndeg 161993 integrata dalla SG (95) D220595 per il territorio italiano che prevede

- zone ad alto rischio zone il cui rischio permanente o ciclico di incendio di foresta minaccia gravemente lrsquoequilibrio ecologico la sicurezza delle persone e dei beni o contribuisce allrsquoaccelerazione dei processi di desertificazione

- zone a medio rischio le zone in cui il rischio di incendio di foresta pur non essendo permanente o ciclico puograve minacciare in misura rilevante gli ecosistemi forestali

- zone a basso rischio tutte le altre zone Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali Con questa indagine si evidenzia lrsquoinfluenza del vento sugli incendi Il vento egrave determinante per la diffusione e per il comportamento del fuoco e pertanto deve essere analizzato in tutte le sue componenti Eacute indispensabile individuare per ciascuna zona i ldquoventi pericolosirdquo nella loro tipologia predominante e in particolare egrave opportuno conoscere il tipo di rallentamento che la copertura forestale ha sugli stessi Infatti la tipologia e la distribuzione dei boschi hanno influenza sul rallentamento della velocitagrave del vento e consente di prevedere con sufficiente attendibilitagrave il comportamento del fuoco

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NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) Con questi parametri si giudica la cronologia e la caratterizzazione con cui si verificano gli incendi nellrsquoarea in esame unitamente alla incidenza che hanno sul territorio forestale Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura Su tutto il territorio su cui si estende il piano egrave indispensabile conoscere il tipo il carico e la distribuzione del combustibile che si identificano nelle tipologie di copertura forestale che rappresentano uno strumento fondamentale per la pianificazione di protezione contro gli incendi boschivi ed un importante elemento conoscitivo per limpiego di modelli di previsione del comportamento del fuoco DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO La pericolositagrave di incendio su un determinato territorio esprime la possibilitagrave del manifestarsi di incendi unitamente alla difficoltagrave di estinzione degli stessi La gravitagrave esprime le conseguenze che derivano alle coperture forestali in seguito al passaggio del fuoco Sia la pericolositagrave sia la gravitagrave da individuare per ciascuna zona omogenea del territorio hanno vari livelli e le relative soglie devono essere definite direttamente dal pianificatore LA PERICOLOSITAgrave La pericolositagrave saragrave quindi definita sulla base dellanalisi dei fattori ambientali (naturali ed antropici) In generale saranno considerati gli aspetti orografici quali quota esposizione dei versanti rugositagrave della superficie pendenza geomorfologia per valutare come il fuoco puograve diffondersi Verranno poi considerate le caratteristiche della vegetazione forestale quali la composizione floristica forme di governo e trattamento continuitagrave verticale ed orizzontale dei popolamenti densitagrave delle chiome altezze dendrometriche e altezze di inserzione delle chiome modelli di combustibile per risalire alle probabili caratteristiche del fronte di fiamma con particolare riferimento alla intensitagrave presenza quantitagrave e distribuzione della necromassa Infine si dovranno considerare le caratteristiche relative alle reti idriche e viarie alle infrastrutture civili Lrsquoarea di riferimento per lanalisi e la rappresentazione della distribuzione spaziale delle variabili indicate egrave di un ettaro anche se in casi di particolare interesse si potragrave adottare un dettaglio maggiore Tuttavia questrsquoultima scelta deve essere seguita solo in caso di effettiva necessitagrave Quindi lrsquoinsieme delle variabili riferite allrsquo area elementare di 1 ettaro esprime un ldquoprofilo di pericolositagraverdquo univoco che egrave relazionato allrsquoinsorgenza alla propagazione e alla difficoltagrave di controllo degli incendi Per aree vaste o per aree dove gli incendi sono piugrave frequenti e quindi vi egrave una significativa quantitagrave di dati si possono eventualmente predisporre modelli empirici di validitagrave locale In generale se non si ritiene di ricorrere alla costruzione di appositi modelli statistici si puograve ricorrere al procedimento di statistica multivariata della cluster analysis

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In tale modo si possono raggruppare aree con ldquoprofilo di pericolositagraverdquo simile e con riferimento al centroide di ciascun gruppo si potragrave avere il profilo di pericolositagrave ldquotipordquo da attribuire a ciascuna situazione omogenea In ogni area omogenea saragrave indispensabile realizzare delle simulazioni del probabile comportamento del fuoco con i modelli di previsione in grado di fornire indicazioni su probabile intensitagrave velocitagrave di avanzamento tempo di residenza altezza e lunghezza di fiamma Le simulazioni saranno riferite alle condizioni generali che informano sulla tipologia di incendio da considerare poicheacute maggiormente caratterizzante la zona Queste variabili sono strettamente legate al danno sofferto dalla copertura forestale e alla possibilitagrave di lotta In modo particolare lrsquointensitagrave lineare piugrave avanti definita informa sulla possibilitagrave di attacco diretto Questo egrave lrsquoattacco che permette di minimizzare i danni e che tuttavia puograve essere applicato solo a certe condizioni di intensitagrave lineare del fronte di fiamma Se queste non si verificano diviene necessario ricorrere ad altre tecniche di estinzione decisamente piugrave traumatiche per la copertura forestale quali labbattimento di porzioni di bosco Pertanto la conoscenza di dove sia fisicamente possibile adottare le migliori soluzioni egrave per un parco una tappa irrinunciabile Ipotizzando scenari meteorologici prestabiliti (vedi anche i ldquofattori predisponentirdquo) con lrsquouso dei modelli di previsione del comportamento del fuoco potragrave essere prodotta una carta del comportamento atteso delleventuale fronte di fiamma LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO La gravitagrave reale esprime le variazioni che gli incendi boschivi causano nellrsquoambiente con il quale interagiscono In questa fase della pianificazione si tratta di esprimere il conflitto tra gli effetti negativi del potenziale incendio e la funzione attesa dal sistema ambientale nella sua complessitagrave strutturale e funzionale In modo particolare nei parchi poicheacute non egrave verosimile proporre una pianificazione che elimini nel periodo di validitagrave tutti gli incendi deve essere proposta una serie di provvedimenti che possa contenerne gli effetti negativi In questo contesto egrave utile introdurre il concetto di ldquoimpatto attesordquo che verragrave definito nelle diverse zone come insieme di

- intensitagrave attesa del fronte di fiamma da cui discende la forza distruttiva potenziale dellrsquoincendio

- effetto atteso del fuoco nei confronti della resistenza e della resilienza dei popolamenti forestali Questa informazione esprime la vulnerabilitagrave dellrsquoecosistema nei confronti del fuoco e lrsquoentitagrave del disturbo che questo egrave in grado di sopportare

- impatto nelle diverse zone dellrsquoarea protetta con i diversi livelli di tutela da cui discende la valutazione dellrsquoimportanza e del servizio atteso attribuito alle diverse formazioni minacciate dal fuoco Il peso dei livelli di tutela egrave relativo in quanto va sempre correlato con la relativa suscettivitagrave allrsquoincendio della tipologia in esame Si puograve infatti avere una riserva integrale per una zona umida e una tutela inferiore per un bosco rado di roverella in esposizione meridionale Saragrave senza dubbio questo secondo aspetto ad essere sottoposto al massimo delle attenzioni possibili

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Concretamente quindi limpatto attesordquo saragrave derivato dalla combinazione dei seguenti tre fattori a) Intensitagrave attesa gli effetti del fuoco sono legati al suo comportamento Lrsquointensitagrave lineare (quantitagrave di calore emanata nellrsquounitagrave di tempo per unitagrave lineare di fronte di fiamma) egrave il parametro maggiormente correlato agli effetti del fuoco e puograve determinare conseguenze da molto limitate a gravissime sullrsquoecosistema Si ritiene di proporre la valutazione del livello di impatto con un punteggio compreso tra 1 (molto basso) e 5 (molto alto) A partire da questa configurazione allrsquointensitagrave attesa del fronte di fiamma egrave stato attribuito un impatto atteso secondo quanto di seguito indicato

Intensitagrave attese (kWm) Impatto attesolt400 1

400-800 2800-1600 31600-3200 4

gt3200 5 b) Effetto atteso sulla tipologia vegetazionale leffetto( o impatto) atteso sulla copertura forestale ed in generale sullrsquoambiente del parco dipende dallintensitagrave dallrsquoestensione dellrsquoincendio ma in gran parte dalla vulnerabilitagrave della vegetazione e in particolare dalla sua resilienza e resistenza Queste caratteristiche devono essere evidenziate con indagini puntuali basate sullrsquoecologia forestale e sulla selvicoltura Si propone di valutare lrsquoimpatto atteso assegnando alle diverse formazioni punteggi compresi da 1 a 5 c) Impatto nelle diverse zone dellarea protetta relativamente allrsquoimpatto atteso degli incendi nelle diverse zone protette si dovragrave procedere ad una caratterizzazione differente Gli interventi dovranno essere modulati in funzione delle differenti finalitagrave del parco considerando quanto previsto dalla L 39491 che indica diversi gradi di protezione (A) riserve integrali (in cui lambiente naturale egrave conservato nella sua integritagrave) (B) riserve generali orientate (con forti limitazioni nella realizzazione di nuove opere o di trasformazione del territorio in cui possono essere consentite utilizzazioni produttive tradizionali e i servizi connessi) (C) aree di protezione (nelle quali possono ammettersi attivitagrave agrosilvopastorali nei limiti fissati dallente parco) (D) aree di promozione economica e sociale (in cui sono ammesse attivitagrave piugrave intensive e azioni di valorizzazione economica culturale e sociale coerenti con le finalitagrave del parco) Nellrsquoambito dei differenti livelli di protezione per definire i livelli di impatto si faragrave riferimento ai caratteri con cui gli incendi sono maggiormente in conflitto tenendo sempre ben presente la naturale predisposizione al rischio drsquoincendio delle diverse formazioni La zonazione per gradi di protezione naturalistica del parco (A B C e D ove esiste ed 1 e 2 negli altri casi) egrave una macro zonizzazione vista lestensione relativamente grande di ogni zona rispetto alle diverse tipologie morfologiche e vegetazionali interne ad ognuna di esse pertanto si ritiene che tale zonazione non abbia una diretta rilevanza sul comportamento del fuoco bensigrave determini una diversa considerazione sulle prioritagrave dintervento data la diversa valenza naturalistica Quindi si ritiene di valutare limpatto atteso da 1 a 4 rispettivamente per le zone D C B e A e da 2 a 3 rispettivamente per le zone 2 e 1

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La combinazione delle tre variabili considerate realizzata per semplice somma dei relativi punteggi di impatto parziale assegnando quindi uguale peso al contributo delle diverse componenti Il punteggio derivante dalla somma verragrave quindi segmentato in classi secondo la seguente tabella

Punteggio di impatto Classe di impatto 3-6 Basso 7-9 Medio 10-12 Alto 13-14 Molto Alto

ZONIZZAZIONE DI SINTESI Avvalendosi delle elaborazioni precedenti il territorio viene suddiviso in aree omogenee che indicano rispettivamente la pericolositagrave e la gravitagrave reale dincendio Il passo successivo della pianificazione a fini di protezione della zona contro gli incendi non puograve prescindere dal considerare ambedue i parametri valutati unitamente e in modo sintetico Pertanto per ciascuna area la conoscenza della pericolositagrave e della gravitagrave che tiene conto di tutti i parametri pirologici ponderati precedentemente consentiragrave di avere una situazione pirologica complessiva mediante unoperazione di intersezione spaziale delle aree omogenee definite dalla pericolositagrave e dalla gravitagrave dincendio ottenendo aree omogenee per entrambi questi due parametri LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO La prioritagrave degli interventi di prevenzione diretta saragrave accordata in funzione della combinazione dei valori di gravitagrave e pericolositagrave di ogni zona omogenea Tuttavia puograve accadere che nel territorio dellarea protetta vi siano piugrave zone di pari valore di gravitagrave e pericolositagrave In previsione di tale evenienza disponendo dei dati sufficienti si prevede di ricorrere al concetto del tempo di rotazione Il tempo di rotazione viene definito come il rapporto tra la superficie boscata dellrsquoarea e la superficie boscata media annua percorsa della stessa area Il reciproco di questo rapporto puograve essere visto come tempo di ritorno (numero di anni necessari affincheacute la stessa superficie venga nuovamente interessata dallrsquoincendio) oppure periodo di tempo necessario affincheacute tutta la superficie boscata dellrsquoarea venga percorsa dal fuoco ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI La legge 35300 in materia di incendi boschivi nasce dalla diffusa convinzione che lrsquoapproccio piugrave adeguato per perseguire la conservazione del patrimonio boschivo bene insostituibile per la qualitagrave della vita sia quello di promuovere ed incentivare le attivitagrave di previsione e di prevenzione anzicheacute privilegiare la fase emergenziale legata allo spegnimento degli incendi Nellattuale impostazione del piano egrave necessario realizzare unorganica gestione degli interventi e delle azioni mirate a mitigare le conseguenze degli incendi Tale impostazione comporta che si accetti che il fuoco possa percorrere parte del territorio posto a protezione In tale caso si definiscono precisi limiti di comportamento del fuoco e di estensione totale Questimpostazione comprende un concetto applicabile per lo piugrave ad area vasta e quindi di livello regionale Lrsquoobiettivo del piano delle aree a parco deve basarsi sullrsquoapplicazione del criterio della ldquoriduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocordquo da realizzare per tappe successive tendendo a raggiungere il contenimento totale se possibile

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La riduzione attesa di superficie percorsa egrave comunque un obiettivo parziale di cui si deve verificare la concreta realizzabilitagrave nel periodo di validitagrave del piano Le linee di pianificazione devono essere stabilite e mantenute valide nella loro impostazione per un periodo sufficiente a valutarne i risultati Detto periodo viene previsto indicativamente tra 3 e 5 anni Lrsquoimpostazione pluriennale non esclude le revisioni annue di cui alla L 3532000 che per le aree protette devono avere soprattutto lrsquoobiettivo di controllo dei risultati delle azioni preventive A tale fine egrave indispensabile fare riferimento alle zone omogenee precedentemente descritte collocando in esse gli interventi in funzione dellrsquoimpatto atteso Integrano gli interventi assegnati alle singole zone omogenee gli interventi generali che estendono la loro efficacia su tutto il territorio del parco Per la realizzazione di quanto sopra egrave opportuno avvalersi dei seguenti elementi Definizione degli obiettivi Gli obiettivi da perseguire per la protezione di unrsquoarea protetta contro gli incendi devono essere assai rigorosi e strettamente connessi con gli obiettivi specifici per i quali si egrave costituita lrsquoarea protetta In generale lrsquoobiettivo si concretizza con la superficie percorsa dal fuoco massima accettabile Definizione dellimpatto accettabile per area omogenea e per tipologia forestale Ogni area omogenea puograve sopportare un impatto che egrave deciso dal pianificatore La variabilitagrave di situazioni non permette di fornire delle indicazioni generali infatti si puograve spaziare da livelli dimpatto nulli ad elevati In funzione del livello dimpatto accettato cambiano molto lrsquoimpegno e i costi per rispettarlo Esigenze di protezione e tipologie dintervento nelle aree omogenee Questa fase consiste nellrsquoassegnazione delle tipologie dintervento di contenimento del fuoco alle differenti zone omogenee Sulla base dellrsquoobiettivo relativo alla zona omogenea si stabilisce quali siano gli interventi da realizzate per raggiungerlo Gli interventi saranno distribuiti tra prevenzione ed estinzione impiegando tutti i possibili mezzi e tecniche Questa fase egrave assai delicata poicheacute comporta lrsquoinserimento di un provvedimento in una situazione dovendone prevedere i risultati Definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile La superficie percorsa dal fuoco massima accettabile per ogni zona omogenea egrave una parte fondamentale del piano e puograve essere determinata anche con procedimenti di simulazione di comportamento del fronte di fiamma nelle varie situazioni tipo riscontrate nella realtagrave del territorio La definizione della superficie percorsa massima deve essere correlata anche con le diverse caratteristiche di recupero spontaneo della vegetazione stessa La conoscenza della resilienza e della tempistica del recupero dovranno entrare operativamente nel modello finalizzato alla definizione della ldquosuperficie percorsa massima accettabilerdquo Per unrsquoarea naturale protetta che assume dimensioni ampie (come alcuni Parchi Nazionali) serve una specifica successione di tappe pianificatorie Nel caso specifico essendo tali aree protette costituite per la salvaguardia di particolari situazioni ambientali o per la conservazione di certe popolazioni si dovragrave in prima istanza valutare il danno potenziale in relazione a tale obiettivo e quindi successivamente si dovragrave cercare di limitare al massimo il valore della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile considerando sempre che esso egrave inversamente proporzionale ai costi

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Definizione della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco Questa grandezza strettamente collegata alla precedente definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile ne rappresenta una tappa parziale da adottare in caso in cui non sia possibile raggiungere nel periodo di validitagrave del piano il valore desiderato PREVENZIONE Con tale termine si intende lattivitagrave a contrasto dei fattori predisponenti anche solo potenziali delle cause determinanti linnesco e lo sviluppo di incendi boschivi nelle aree e nei periodi a rischio Nel piano saranno previste tutte le possibili attivitagrave preventive finalizzate a rendere meno probabili gli incendi piugrave contenuti i parametri di comportamento e piugrave facile lrsquoestinzione ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI In questo capitolo del piano si provvederagrave alla definizione degli interventi che si devono realizzare per ogni area omogenea determinata a seguito delle indagini e delle zonizzazioni attuale e degli obiettivi Gli interventi devono essere dapprima descritti nelle loro caratteristiche generali e quindi precisamente determinati nellintensitagrave tipologia e collocazione solo sulla base delle risultanze delle precedenti zonizzazioni e del monitoraggio annuale Inoltre gli interventi devono essere economicamente quantizzati ovvero nel periodo di validitagrave del piano devono essere identificate le risorse economiche ad essi destinate (scheda tecnico-economica) ed i tempi di realizzazione previsti (crono-programma) Alcuni interventi sono di carattere generale non sono cioegrave assegnati a priori alle singole aree omogenee in quanto aventi una ricaduta su tutto il territorio e non necessitano pertanto di essere localizzati puntualmente in sede di pianificazione Tra questi egrave prevista la prevenzione indiretta cioegrave lrsquoattivitagrave che consente di portare a conoscenza della cittadinanza le problematiche legate agli incendi boschivi affincheacute siano adottati comportamenti piugrave prudenti La funzione dellattivitagrave indiretta egrave diminuire le cause antropiche determinanti linnesco degli incendi Si possono evidenziare due fasi della sunnominata prevenzione una a lungo e una a breve termine La prima egrave composta dallinsieme delle attivitagrave miranti a creare una coscienza della cittadinanza in modo da evitare comportamenti che possano innescare incendi Quella a breve termine (piugrave importante) si configura come informazione mirata alla cittadinanza in genere relativa al grado di pericolo esistente al momento attuale Per la prevenzione indiretta a lungo termine saranno necessarie campagne dinformazione oltre alla diffusione di pubblicazioni per introdurre elementi di sensibilizzazione a diverse fasce di pubblico e soprattutto ai fruitori dellarea protetta Per la prevenzione indiretta a breve termine si propone di introdurre una cartellonistica dinamica per segnalare ogni giorno il grado di pericolo dincendio ottenuto dallapposito dispositivo di previsione Strettamente collegato alla prevenzione indiretta dovragrave essere definito il flusso informativo utile a raggiungere la popolazione Questattivitagrave prevista dallart6 della l35300 egrave sotto la responsabilitagrave delle Regioni e deve portare la popolazione a conoscenza dei vincoli e dei divieti dei danni procurabili dal fuoco delle norme comportamentali da tenere in caso di incendio e dei riferimenti per la segnalazione urgente di eventuali focolai

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TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI La descrizione della tipologia degli interventi e quindi la loro localizzazione e quantificazione economica attraverso un apposito programma di interventi e la sua sintesi nella ldquoscheda tecnico-economicardquo risulta importante per una concreta pianificazione e per il successivo monitoraggio VIABILITAgrave Risulta necessario attuare sistematicamente un piano degli interventi di ripulitura delle vie di comunicazione statisticamente soggette ad insorgenza incendi possibilmente attuati con tempistica e modi tali da non comportare laccumulo di biomassa secca e pagliosa sui bordi stradali VIABILITAgrave OPERATIVA Essa egrave intesa come lrsquoinfrastruttura che consente il raggiungimento dei luoghi dove si manifesta il fuoco Si tratta di viabilitagrave forestale la cui progettazione e realizzazione presenta aspetti delicati Infatti non egrave possibile ipotizzare di raggiungere tutti i luoghi forestali con automezzi Neacute puograve essere ipotizzato di estendere la rete viaria unicamente a tale fine Pertanto la dimensione di questa infrastruttura deve tenere conto in modo rigoroso della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocoLa viabilitagrave e lrsquoaccesso sono previste dallrsquoart 3 comma 3 lettera i) della L 3532000 Puograve accadere che si evidenzi una carenza di collegamento ed in tale caso si faragrave ricorso ad un servizio di elicotteri limitando il piugrave possibile il disturbo allambiente naturale Di seguito sono riportate alcune indicazioni operative di massima

1) nel caso di realizzazioni di strade queste potranno essere unidirezionali poicheacute la densitagrave di traffico saragrave molto limitata tuttavia dovranno essere previste frequenti piazzole di scambio per landata e il ritorno dei mezzi che saranno distanti non piugrave di 400 m lrsquouna dallrsquoaltra

2) importantissimo nelle aree protette egrave anche il momento della regolamentazione dellrsquoaccesso e dellrsquouso della viabilitagrave a scopi diversi (utilizzazioni ricreazionehellip)

VIALI TAGLIAFUOCO Queste infrastrutture realizzabili con varie tipologie costruttive sono strettamente collegate alla dimensione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e alle modalitagrave di estinzione previste dal Piano per lrsquoarea in esame Infatti la tecnica di estinzione adottata egrave strettamente collegata al tipo di viale realizzato I viali tagliafuoco sono interventi di prevenzione realizzabili con diversi criteri progettuali si distinguono in passivi e attivi I viali passivi non richiedono lintervento da parte delle squadre ma determinano profonde trasformazioni sul territorio e quindi non compatibili con le aree protette- I viali tagliafuoco attivi operano unicamente un rallentamento del fronte di fiamma e necessitano di interventi di estinzione Quindi il viale non egrave progettato per fermare lincendio ma per rallentarlo e contenerlo entro limiti dintensitagrave molto bassi Eacute comunque essenziale inserire criteri di natura ecologica capaci di valutare gli effetti diretti ed indiretti di tale ldquoframmentazionerdquo Si tratta di un problema complesso che da una parte non puograve eliminare i viali tagliafuoco ma puograve contribuire a tenere sempre presenti gli impatti e le ricadute sul sistema ecologico nella sua complessitagrave essendo tali interventi senza dubbio utili per limitare i danni

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degli incendi Nel parco si ricorreragrave esclusivamente ai viali tagliafuoco di tipo attivo verde e alle tende tagliafuoco attive In generale si prevede che i viali attivi debbano contenere lintensitagrave lineare del fronte di fiamma sempre al di sotto dei 400 kWm dove si opera con attacco diretto a terra da parte di squadre con attrezzature manuali Dove si ritiene necessario intervenire con mezzi meccanici lintensitagrave lineare che il viale deve poter contenere egrave di 800 kWm mentre dove intervengono mezzi aerei egrave di 1200 kWm APPROVVIGIONAMENTO IDRICO Lrsquoapprovvigionamento idrico egrave realizzato attraverso una rete di punti di rifornimento fissi o mobili che devono essere configurati in relazione a tutti gli altri interventi di prevenzione diretta ed alle componenti del servizio di estinzione Deve essere realizzato con sistemi di basso impatto ambientale e in particolare evitando la costruzione di invasi in cemento Si ritiene di dover ricorrere a invasi di piccola capacitagrave smontabili e asportabili Risulta quindi assai importante assicurarne una corretta collocazione La distribuzione degli invasi sul territorio le loro caratteristiche costruttive e capacitagrave sono funzione dei mezzi previsti per lo spegnimento

- rifornimento degli elicotteri di tipo leggero - rifornimento dei mezzi a terra

Ogni punto di rifornimento idrico egrave riferito ad unarea servita da una squadra per lo spegnimento in fase di intervento a partire dal punto acqua In base a questo criterio cambieranno sia larea servita sia la capacitagrave di invaso per soddisfare i differenti mezzi e le tecniche di intervento legate agli scenari in cui si opera PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI Nelle aree protette luso degli elicotteri deve essere previsto in modo assai piugrave intenso rispetto a quello del resto del territorio Infatti con questo mezzo si possono servire le zone con scarsa viabilitagrave realizzando sia il trasporto di squadre sia parte dellestinzione Questaspetto egrave assai importante per evitare la costruzione di strade per lestinzione Occorre considerare quindi la necessitagrave di piazzole di atterraggio per realizzare le condizioni atte a raggiungere tutte le zone comprese nei parchi nel tempo massimo di 10 di volo Esse sono aree piane orizzontali o leggermente inclinate senza ostacoli per il volo nella zona circostante di area circolare di almeno 20m di diametro dotate di rifornimento idrico e collegamento viario La densitagrave di collocazione saragrave in rapporto al tipo di scenario Si daragrave prioritagrave alle piugrave elevate classi di impatto a partire dagli scenari di collina interna con eventi estivi e di montagna interna con eventi invernali PREVENZIONE SELVICOLTURALE Si tratta della prevenzione diretta piugrave efficace conosciuta anche se purtroppo non la piugrave diffusa Si realizza con varie attivitagrave di tipo selvicolturale attuate e dimensionate in funzione del comportamento previsto del fronte di fiamma Il progetto di questo tipo di prevenzione si attua sulla base della distribuzione dei popolamenti forestali erbacei ed arbustivi in armonia con le norme previste dai piani di gestione eventualmente presenti dellrsquoimpatto accettabile della superficie percorsa dal fuoco

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massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e del comportamento previsto dellrsquoincendio Per questrsquoultimo egrave opportuno avvalersi di modelli matematici di previsione La prevenzione diretta selvicolturale mira a sottrarre dal potenziale combustibile vegetale la quota parte di carico non assorbibile con lrsquoestinzione Nelle aree protette questo tipo di prevenzione si deve ovviamente ben raccordare con gli obiettivi in termini di conservazione della biodiversitagrave e la tendenza ad avere cenosi forestali e boschi vetusti capaci di far emergere nel modo migliore lrsquoeccezionale complessitagrave funzionale del sistema foresta Rinaturalizzazione delle cenosi di derivazione antropica armonizzazione delle strutture verifica degli ordinamenti presenti (fustaie cedui boschi non ordinariamente gestiti boschi di neoformazione formazioni lasciate alla libera evoluzione) e identificazione delle eventuali azioni di riordino bioecologico sono i criteri guida da seguire assieme allrsquoimpatto atteso e alla riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco IL FUOCO PRESCRITTO Lrsquoapplicazione del fuoco prescritto in unrsquoarea protetta puograve apparire contraddittoria tuttavia nei parchi cosigrave come nelle riserve sono frequenti popolazioni arboree artificiali o situazioni ambientali particolari in cui il fuoco oltre a ridurre il carico di combustibile puograve favorire la rinaturalizzazione (fuoco come fattore ecologico) o il mantenimento dellrsquoambiente risultante da secolare gestione antropizzata Alcuni ambienti seppur mantenuti da unrsquoazione perturbante sono ormai consolidati e facenti parte della tradizione paesaggistica e della memoria collettiva Pertanto nelle aree protette questo tipo di prevenzione non deve essere esclusa aprioristicamente ma puograve ben raccordarsi con gli obiettivi sia di prevenzione che di conservazione della biodiversitagrave FORMAZIONE La formazione del personale egrave indispensabile per lrsquoefficacia di tutte le attivitagrave Pur con differenti livelli di approfondimento deve rivolgersi ai progettisti delle opere di prevenzione ai coordinatori delle operazioni di spegnimento agli operatori addetti allrsquoestinzione Le funzionalitagrave di tutti gli strumenti in dotazione devono essere conosciute da coloro che attuano il coordinamento operativo con particolare riferimento alle modalitagrave di impiego dei Sistemi di Supporto alle Decisioni e dei modelli di simulazione di comportamento del fronte di fiamma Agli operatori professionali e volontari saragrave opportuno fare conoscere i dispositivi di sicurezza operazionale e di protezione individuale che devono essere utilizzati e tutti gli aspetti teorico - pratici delle varie tecniche di estinzione PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO Descrizione degli interventi di prevenzione AIB necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc)

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

LOTTA ATTIVA Le principali attivitagrave di lotta attiva da prevedere con la pianificazione sono le seguenti SORVEGLIANZA Attivitagrave di controllo del territorio da attuare quando il livello degli indici di previsione del pericolo di incendio supera una prevista soglia di attenzione con allertamento da apposite strutture di analisi meteo collegate allrsquoEnte Parco o da strutture alternative autonome come mini stazioni meteo locali (vedi ldquofattori predisponentirdquo) Puograve essere organizzato un servizio di controllo che avverte la popolazione del livello del pericolo del momento Ciograve egrave particolarmente valido in aree assai frequentate e di alto pregio ambientale AVVISTAMENTO Consiste nellrsquoattivitagrave di individuazione diretta dei focolai realizzata da terra sia con mezzi mobili che fissi oppure dallrsquoaria Si ritiene che questattivitagrave che puograve essere realizzata con varie tecniche debba essere applicata sul territorio rigidamente in conseguenza delle analisi che evidenziano la vulnerabilitagrave della copertura forestale e lrsquoimpatto accettabile Inoltre deve essere strettamente collegato alla previsione del pericolo ed entrare in funzione solo al superamento di soglie precisamente definite per ogni area omogenea Lavvistamento egrave da intendersi come un servizio collocato a valle della previsione del pericolo Tanto piugrave questrsquoultima saragrave affidabile ed efficace tanto minore potragrave essere limpatto della struttura di avvistamento Nelle aree protette deve in genere essere preferito allrsquoavvistamento con postazioni fisse quello basato su pattugliamento sia da terra sia con aerei Anche i luoghi da osservare e quindi il tragitto che deve essere coperto dagli osservatori deve essere definito in sede progettuale sulla base di consolidate metodologie messe a punto per evidenziare le aree che meritano di essere maggiormente poste sotto controllo Nei casi in cui si fosse ritenuto necessario ricorrere ad impianti fissi qualora vi siano le condizioni di elevato pregio in zone ad alto rischio e laddove sia possibile ospitarli senza ricorrere a costruzioni di elevato impatto visivo si ritiene che sia utile impiegare dispositivi con controllo remoto ALLARME La definizione dellrsquoallarme avviene a seguito di segnalazione di evento avvistato La segnalazione puograve pervenire da parte del servizio di avvistamento oppure da cittadini che avvisano tramite canali di comunicazione appositamente pubblicizzati Con lrsquoallarme si mettono in moto le operazioni di intervento Per tale motivo lrsquoallarme deve essere emanato solo da una struttura autorizzata e comunque a conoscenza del livello di pericolo dellrsquoarea interessata del momento e delle forze che possono essere fatte intervenire COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE Si ritiene che presso il parco debba essere realizzato un ldquopunto di coordinamentordquo Detto punto di coordinamento pur essendo autonomo deve essere in contatto diretto con le Sale Operative Unificate Permanenti (SOUP) previste dallrsquoart 7 della L 3532000 per lo svolgimento della lotta attiva Deve essere quindi assicurato il collegamento tra il livello centrale (Regione) e quello locale (area protetta) Questrsquoultimo deve essere messo nelle condizioni di ricevere e dare le informazioni e lrsquoappoggio tecnico

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per le operazioni che derivano dal lavoro fatto in sede centrale da personale esperto e possibilmente con Sistemi di Supporto alle decisioni di cui ogni sala operativa dovrebbe essere dotata Si dovranno organizzare le procedure operative da seguire nelle differenti situazioni ed applicando le differenti tecniche di estinzione noncheacute il collegamento dellrsquoattivitagrave operativa svolta da diverse Regioni in caso di parco nazionale interregionale Dette procedure sono legate alle disposizioni regionali Qualora non fossero ancora stabilite il piano deve proporle con la finalitagrave di realizzare le migliori condizioni per rendere efficaci le differenti azioni di lotta intraprese Il coordinamento operativo e le procedure seguite nellrsquoarea protetta vanno descritte nella relazione del piano AIB in particolare la procedura di allarme in coordinamento con le competenti strutture regionali e sub regionali la procedura in caso di focolaio (da spegnere prima possibile con le risorse disponibili in loco) e quindi in caso di incendio vero e proprio le procedure operative specifiche per lrsquoutilizzo di mezzi e altre risorse AIB disponibili in loco

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PARTI SPECIALI DEL PIANO RICOSTITUZIONE BOSCHIVA Nel piano delle aree protette deve essere dedicata particolare attenzione alla ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco La parte del Piano finalizzata alla ricostituzione si basa sulla conoscenza funzionale e strutturale delle diverse tipologie presenti nel territorio In particolare tiene conto delle caratteristiche sindinamiche (serie di vegetazione) e del confronto tra eterogeneitagrave spaziale reale e eterogeneitagrave potenziale Solo il riferimento al modello neutrale (eterogeneitagrave potenziale o carta della vegetazione potenziale) offre un criterio valido per valutare la situazione reale e consente di ricostruire modelli dintervento non teorici ma strettamente collegati alla potenzialitagrave del territorio confrontato con lrsquoattuale uso del territorio stesso Anche in questo caso pertanto si dovragrave fare riferimento ai documenti di base con i quali abbiamo prodotto la classificazione gerarchica del territorio Il confronto cartografico tra attuale uso e situazione potenziale fornisce una base molto concreta di valutazione delle possibilitagrave di ricostituzione a scala territoriale Saragrave successivamente essenziale definire i singoli modelli di ricostituzione applicati alle diverse tipologie vegetazionali La conoscenza di tali modelli (serie di vegetazione) consente di valutare la congruitagrave tipologica anche di stadi degradati (vedi per esempio i cespuglieti) e contribuisce notevolmente alla pianificazione degli interventi Nella pianificazione degli interventi si dovragrave prendere sempre in considerazione la possibilitagrave di non intervenire con impianti diretti Uno degli elementi essenziali nel processo di valutazione che conduce al progetto di ricostituzione egrave indubbiamente la situazione della risorsa suolo Nel caso di scarsa frequenza senza perdita di suolo egrave facile far prevalere il criterio di basso intervento Nel caso invece di perdita della risorsa suolo lrsquointervento dovragrave essere finalizzato prevalentemente alleliminazione di questo rischio mediante la messa a dimora di specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione in oggetto capaci di eliminare in tempi brevi la perdita di suolo Lrsquoattivitagrave da svolgere deve essere definita da una apposita analisi svolta a livello regionale con cui si individuano le aree prioritarie di intervento La ricostituzione si affronta correttamente solo in un contesto generale di pianificazione ecologica e forestale individuando per tutto il territorio a parco i differenti effetti degli incendi avvenuti e la dinamica della ricostituzione spontanea Gli interventi di ricostituzione che si prevederagrave di adottare verranno modulati in funzione di tutte le caratteristiche ambientali e nel rispetto della multifunzionalitagrave della copertura forestale Per poterli definire e soprattutto distribuire correttamente nellrsquoarea a parco si devono prevedere le seguenti analisi

- analisi della possibilitagrave di ricostituzione spontanea anche in funzione di Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) e Fire regime (frequenza intensitagrave stagione)

- definizione di criteri e modalitagrave di intervento per la ricostituzione - definizione di zone prioritarie di intervento - definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipologia e per ogni area

omogenea in funzione delle serie di vegetazione e delle unitagrave di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio

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IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

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49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

102

PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

103

34

  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

In linea generale in tale interfaccia si deve assolutamente privilegiare la riduzione del rischio drsquoincendio rispetto anche alla conservazione di elementi strutturali e funzionali caratteristici del sistema forestale stesso Risulta quindi importante sia la definizione di interfaccia urbano foresta che la caratterizzazione tipologica della zone di interfaccia secondo la differenziazione delle tipologie di bosco in termini forestali e vegetazionali la differenziazione delle tipologie di combustibili la simulazione di comportamento del fronte di fiamma la stima della pericolositagrave specifica Al fine di assicurare la prevenzione AIB spettante allrsquoente parco saragrave cura di questrsquoultimo emanare un regolamento specifico rispondente alle esigenze di interventi selvicolturali per le zone di interfaccia giagrave identificate dai piani di emergenza ed anche per le zone di interfaccia non ancora delimitate attraverso una loro appropriata definizione con relativa tipologia compatibile con la realtagrave del parco LA ZONIZZAZIONE ATTUALE Con tale termine si intende linsieme delle indagini conoscitive direttamente mirate a comprendere le specificitagrave ambientali locali nei riguardi della difesa contro gli incendi boschivi di seguito riportate Per provvedere alla definizione del piano per la previsione prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi si deve indagare tutto il territorio dellarea protetta In particolare si ritiene che indipendentemente dalla dimensione dellrsquoarea si debba comprendere tutto il territorio nel contesto della pianificazione senza escludere zone in cui il problema sia meno intenso o trascurabile ma anzi considerando anche le porzioni di zone contigue eventualmente significative ai fini preventivi Questa scelta egrave motivata sia dalla comune valenza ambientale di tutte le zone che sono ritenute tali solo per essere comprese nella delimitazione a parco sia dalla necessitagrave di evitare la complicazione di sovrapporre in modo discontinuo sullrsquoarea del parco regole previste dalla legge che differenziano le zone comprese e le zone escluse dal piano Sulla base di tali informazioni si arriva a tracciare la zonizzazione dellrsquoarea soggetta al rischio Essa in linea di larga massima segue la frequenza di incendio e viene integrata da emergenze locali in funzione della loro sensibilitagrave al danneggiamento provocato dal fuoco oltre che dallrsquointensitagrave del fenomeno Poicheacute il piano di protezione contro gli incendi boschivi prevede interventi diversi distribuiti sul territorio in relazione a quanto precedentemente detto egrave necessario provvedere a zonizzare il territorio stesso in funzione delle problematiche causate dal passaggio del fuoco Eacute opportuno correlare le zone alla classificazione gerarchica del territorio e comunque (soprattutto in funzione della dimensione dellrsquoarea protetta) individuare parti omogenee per distribuire su di esse interventi altrettanto omogenei e proporzionati La zonizzazione quindi distingueragrave sul territorio una serie di realtagrave omogenee per problematiche pirologiche presenti allrsquoattualitagrave (zonizzazione attuale) Eacute importante segnalare questo principio in quanto lrsquoattuale uso del suolo puograve avere un ruolo molto significativo Per definire la zonizzazione attuale verranno analizzati i seguenti punti utilizzando i dati disponibili a scala adeguata

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Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio Si tratta delle informazioni necessarie per definire il quadro di riferimento in termini funzionali e strutturali in linea con i principi della ecologia del paesaggio In linea generale la conoscenza territoriale dovragrave basarsi sulla classificazione gerarchica del territorio ossia sulla individuazione dei sistemi sottosistemi ed unitagrave ambientali Sulla base delle conoscenze litologiche morfologiche floristiche faunistiche vegetazionali di uso del suolo e infrastrutturali egrave possibile riconoscere e qualificare in termini di suscettivitagrave agli incendi le diverse porzioni del territorio Fattori predisponenti Costituiscono lrsquoinsieme di variabili che con azione combinata consentono il verificarsi delle potenziali condizioni per lo sviluppo del fuoco Mentre infatti le cause determinanti sono nel nostro Paese e in generale in tutta lrsquoEuropa mediterranea legate direttamente o indirettamente alle attivitagrave antropiche i fattori predisponenti sono riconducibili alle variabili meteorologiche e topografiche e alle caratteristiche della biomassa bruciabile presente negli ambienti naturali In particolare la biomassa bruciabile egrave costituita dalla componente vegetazionale degli ecosistemi a cui nella protezione dagli incendi boschivi si fa spesso riferimento con il termine di combustibile forestale I fattori rilevanti per il rischio di incendio sono dunque molti e caratterizzati da forti interazioni Se in linea generale possono essere identificati gli elementi del territorio che hanno un ruolo significativo nel determinare la distribuzione spaziale del rischio con riferimento a specifiche realtagrave il peso di ogni singolo fattore puograve essere molto diverso e le interazioni giocano un ruolo chiave Si pensi ad esempio agli incendi dellarco alpino concentrati nel periodo invernale e primaverile per i quali un fattore fortemente limitante puograve essere la presenza della neve che non ha invece alcuna relazione con gli incendi negli ambienti mediterranei Negli ultimi anni grazie anche alla grande diffusione dei sistemi informativi geografici (GIS) e alla aumentata disponibilitagrave in forma digitale di dati georiferiti sono stati messi a punto vari metodi per la mappatura del rischio di incendio a partire da informazioni relative alle caratteristiche territoriali e alla distribuzione spaziale dei fattori influenti Per impostare lanalisi dei fattori predisponenti il rischio di incendio e quindi lanalisi del rischio derivato dalle variabili di predisposizione vanno affrontati i seguenti temi

- le componenti spaziale e temporale - le variabili di rischio negli esempi di zonizzazione del rischio di incendio reperibili in

letteratura le variabili impiegate sono solitamente riconducibili alle tre citate componenti di meteorologia topografia e combustibili

- le modalitagrave drsquointegrazione delle variabili di rischio In particolare un sistematico monitoraggio dei fattori meteo per la previsione del pericolo (direttamente implementata o mutuata da fonti regionali) e quindi la relativa individuazione dei periodi critici permette di modulare le attivitagrave di prevenzione e di adeguare le risorse AIB come lrsquoimpiego dei diversi sistemi di sorveglianza e di allertamento e del relativo personale disponibile (es pre-allertare il sistema di estinzione attivare diverse modalitagrave o intensitagrave di avvistamento avvisare la popolazione porre divieti ecc) Questo permette di abbassare la soglia di pericolo e contenere i costi per lrsquoAIB nei periodi meno critici Lanalisi contenuta nel piano su questo tema dovragrave consentire di definire almeno in termini generali degli scenari operativi di utilizzo

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Cause determinanti Per cause determinanti si intendono gli aspetti che in una situazione definita da fattori predisponenti possono dar luogo allrsquoimmediato sviluppo ed alla propagazione del fuoco Le cause determinanti dovranno essere distinte in conformitagrave al Regolamento (CE) ndeg 80494 che classifica lrsquoorigine presunta di ciascun incendio secondo le seguenti quattro categorie

- incendio di origine ignota - incendio di origine naturale per esempio provocato dal fulmine - incendio di origine accidentale o dovuto a negligenza ossia la cui origine egrave connessa

allrsquoattivitagrave diretta o indiretta dellrsquouomo senza che questi abbia avuto lrsquointenzione di distruggere uno spazio forestale (collegamenti elettrici ferrovia opere pubbliche barbecue bruciature di stoppie sfuggite al controllo di chi ha acceso il fuoco etc)

- incendio di origine dolosa (volontaria) ossia provocato con lrsquointenzione deliberata di distruggere uno spazio forestale per qualsiasi motivo

In particolare egrave opportuno fare una approfondita analisi e conseguente cartografia di quelle infrastrutture giudicate connesse con le possibilitagrave di innesco come la viabilitagrave identificando nel contempo le fasce coassiali di varia larghezza a cui associare una certa incidenza di cause determinanti in funzione della distanza dalla strada stessa Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali Per rischio si intende la somma delle variabili che rappresentano la propensione delle diverse formazioni vegetali ad essere percorse piugrave o meno facilmente dal fuoco Il rischio come giagrave detto sopra egrave un fattore statico che caratterizza il territorio nellrsquoambito della zonizzazione attuale Il rischio puograve cambiare solo sul lungo termine e deve essere mantenuto distinto dal concetto di pericolo che egrave per definizione variabile nel tempo in relazione al verificarsi di piugrave fattori predisponenti Per la zonizzazione del rischio statico ci si dovragrave uniformare alla classifica approvata dallrsquoUnione Europea (c(93) ndeg 161993 integrata dalla SG (95) D220595 per il territorio italiano che prevede

- zone ad alto rischio zone il cui rischio permanente o ciclico di incendio di foresta minaccia gravemente lrsquoequilibrio ecologico la sicurezza delle persone e dei beni o contribuisce allrsquoaccelerazione dei processi di desertificazione

- zone a medio rischio le zone in cui il rischio di incendio di foresta pur non essendo permanente o ciclico puograve minacciare in misura rilevante gli ecosistemi forestali

- zone a basso rischio tutte le altre zone Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali Con questa indagine si evidenzia lrsquoinfluenza del vento sugli incendi Il vento egrave determinante per la diffusione e per il comportamento del fuoco e pertanto deve essere analizzato in tutte le sue componenti Eacute indispensabile individuare per ciascuna zona i ldquoventi pericolosirdquo nella loro tipologia predominante e in particolare egrave opportuno conoscere il tipo di rallentamento che la copertura forestale ha sugli stessi Infatti la tipologia e la distribuzione dei boschi hanno influenza sul rallentamento della velocitagrave del vento e consente di prevedere con sufficiente attendibilitagrave il comportamento del fuoco

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Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) Con questi parametri si giudica la cronologia e la caratterizzazione con cui si verificano gli incendi nellrsquoarea in esame unitamente alla incidenza che hanno sul territorio forestale Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura Su tutto il territorio su cui si estende il piano egrave indispensabile conoscere il tipo il carico e la distribuzione del combustibile che si identificano nelle tipologie di copertura forestale che rappresentano uno strumento fondamentale per la pianificazione di protezione contro gli incendi boschivi ed un importante elemento conoscitivo per limpiego di modelli di previsione del comportamento del fuoco DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO La pericolositagrave di incendio su un determinato territorio esprime la possibilitagrave del manifestarsi di incendi unitamente alla difficoltagrave di estinzione degli stessi La gravitagrave esprime le conseguenze che derivano alle coperture forestali in seguito al passaggio del fuoco Sia la pericolositagrave sia la gravitagrave da individuare per ciascuna zona omogenea del territorio hanno vari livelli e le relative soglie devono essere definite direttamente dal pianificatore LA PERICOLOSITAgrave La pericolositagrave saragrave quindi definita sulla base dellanalisi dei fattori ambientali (naturali ed antropici) In generale saranno considerati gli aspetti orografici quali quota esposizione dei versanti rugositagrave della superficie pendenza geomorfologia per valutare come il fuoco puograve diffondersi Verranno poi considerate le caratteristiche della vegetazione forestale quali la composizione floristica forme di governo e trattamento continuitagrave verticale ed orizzontale dei popolamenti densitagrave delle chiome altezze dendrometriche e altezze di inserzione delle chiome modelli di combustibile per risalire alle probabili caratteristiche del fronte di fiamma con particolare riferimento alla intensitagrave presenza quantitagrave e distribuzione della necromassa Infine si dovranno considerare le caratteristiche relative alle reti idriche e viarie alle infrastrutture civili Lrsquoarea di riferimento per lanalisi e la rappresentazione della distribuzione spaziale delle variabili indicate egrave di un ettaro anche se in casi di particolare interesse si potragrave adottare un dettaglio maggiore Tuttavia questrsquoultima scelta deve essere seguita solo in caso di effettiva necessitagrave Quindi lrsquoinsieme delle variabili riferite allrsquo area elementare di 1 ettaro esprime un ldquoprofilo di pericolositagraverdquo univoco che egrave relazionato allrsquoinsorgenza alla propagazione e alla difficoltagrave di controllo degli incendi Per aree vaste o per aree dove gli incendi sono piugrave frequenti e quindi vi egrave una significativa quantitagrave di dati si possono eventualmente predisporre modelli empirici di validitagrave locale In generale se non si ritiene di ricorrere alla costruzione di appositi modelli statistici si puograve ricorrere al procedimento di statistica multivariata della cluster analysis

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In tale modo si possono raggruppare aree con ldquoprofilo di pericolositagraverdquo simile e con riferimento al centroide di ciascun gruppo si potragrave avere il profilo di pericolositagrave ldquotipordquo da attribuire a ciascuna situazione omogenea In ogni area omogenea saragrave indispensabile realizzare delle simulazioni del probabile comportamento del fuoco con i modelli di previsione in grado di fornire indicazioni su probabile intensitagrave velocitagrave di avanzamento tempo di residenza altezza e lunghezza di fiamma Le simulazioni saranno riferite alle condizioni generali che informano sulla tipologia di incendio da considerare poicheacute maggiormente caratterizzante la zona Queste variabili sono strettamente legate al danno sofferto dalla copertura forestale e alla possibilitagrave di lotta In modo particolare lrsquointensitagrave lineare piugrave avanti definita informa sulla possibilitagrave di attacco diretto Questo egrave lrsquoattacco che permette di minimizzare i danni e che tuttavia puograve essere applicato solo a certe condizioni di intensitagrave lineare del fronte di fiamma Se queste non si verificano diviene necessario ricorrere ad altre tecniche di estinzione decisamente piugrave traumatiche per la copertura forestale quali labbattimento di porzioni di bosco Pertanto la conoscenza di dove sia fisicamente possibile adottare le migliori soluzioni egrave per un parco una tappa irrinunciabile Ipotizzando scenari meteorologici prestabiliti (vedi anche i ldquofattori predisponentirdquo) con lrsquouso dei modelli di previsione del comportamento del fuoco potragrave essere prodotta una carta del comportamento atteso delleventuale fronte di fiamma LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO La gravitagrave reale esprime le variazioni che gli incendi boschivi causano nellrsquoambiente con il quale interagiscono In questa fase della pianificazione si tratta di esprimere il conflitto tra gli effetti negativi del potenziale incendio e la funzione attesa dal sistema ambientale nella sua complessitagrave strutturale e funzionale In modo particolare nei parchi poicheacute non egrave verosimile proporre una pianificazione che elimini nel periodo di validitagrave tutti gli incendi deve essere proposta una serie di provvedimenti che possa contenerne gli effetti negativi In questo contesto egrave utile introdurre il concetto di ldquoimpatto attesordquo che verragrave definito nelle diverse zone come insieme di

- intensitagrave attesa del fronte di fiamma da cui discende la forza distruttiva potenziale dellrsquoincendio

- effetto atteso del fuoco nei confronti della resistenza e della resilienza dei popolamenti forestali Questa informazione esprime la vulnerabilitagrave dellrsquoecosistema nei confronti del fuoco e lrsquoentitagrave del disturbo che questo egrave in grado di sopportare

- impatto nelle diverse zone dellrsquoarea protetta con i diversi livelli di tutela da cui discende la valutazione dellrsquoimportanza e del servizio atteso attribuito alle diverse formazioni minacciate dal fuoco Il peso dei livelli di tutela egrave relativo in quanto va sempre correlato con la relativa suscettivitagrave allrsquoincendio della tipologia in esame Si puograve infatti avere una riserva integrale per una zona umida e una tutela inferiore per un bosco rado di roverella in esposizione meridionale Saragrave senza dubbio questo secondo aspetto ad essere sottoposto al massimo delle attenzioni possibili

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Concretamente quindi limpatto attesordquo saragrave derivato dalla combinazione dei seguenti tre fattori a) Intensitagrave attesa gli effetti del fuoco sono legati al suo comportamento Lrsquointensitagrave lineare (quantitagrave di calore emanata nellrsquounitagrave di tempo per unitagrave lineare di fronte di fiamma) egrave il parametro maggiormente correlato agli effetti del fuoco e puograve determinare conseguenze da molto limitate a gravissime sullrsquoecosistema Si ritiene di proporre la valutazione del livello di impatto con un punteggio compreso tra 1 (molto basso) e 5 (molto alto) A partire da questa configurazione allrsquointensitagrave attesa del fronte di fiamma egrave stato attribuito un impatto atteso secondo quanto di seguito indicato

Intensitagrave attese (kWm) Impatto attesolt400 1

400-800 2800-1600 31600-3200 4

gt3200 5 b) Effetto atteso sulla tipologia vegetazionale leffetto( o impatto) atteso sulla copertura forestale ed in generale sullrsquoambiente del parco dipende dallintensitagrave dallrsquoestensione dellrsquoincendio ma in gran parte dalla vulnerabilitagrave della vegetazione e in particolare dalla sua resilienza e resistenza Queste caratteristiche devono essere evidenziate con indagini puntuali basate sullrsquoecologia forestale e sulla selvicoltura Si propone di valutare lrsquoimpatto atteso assegnando alle diverse formazioni punteggi compresi da 1 a 5 c) Impatto nelle diverse zone dellarea protetta relativamente allrsquoimpatto atteso degli incendi nelle diverse zone protette si dovragrave procedere ad una caratterizzazione differente Gli interventi dovranno essere modulati in funzione delle differenti finalitagrave del parco considerando quanto previsto dalla L 39491 che indica diversi gradi di protezione (A) riserve integrali (in cui lambiente naturale egrave conservato nella sua integritagrave) (B) riserve generali orientate (con forti limitazioni nella realizzazione di nuove opere o di trasformazione del territorio in cui possono essere consentite utilizzazioni produttive tradizionali e i servizi connessi) (C) aree di protezione (nelle quali possono ammettersi attivitagrave agrosilvopastorali nei limiti fissati dallente parco) (D) aree di promozione economica e sociale (in cui sono ammesse attivitagrave piugrave intensive e azioni di valorizzazione economica culturale e sociale coerenti con le finalitagrave del parco) Nellrsquoambito dei differenti livelli di protezione per definire i livelli di impatto si faragrave riferimento ai caratteri con cui gli incendi sono maggiormente in conflitto tenendo sempre ben presente la naturale predisposizione al rischio drsquoincendio delle diverse formazioni La zonazione per gradi di protezione naturalistica del parco (A B C e D ove esiste ed 1 e 2 negli altri casi) egrave una macro zonizzazione vista lestensione relativamente grande di ogni zona rispetto alle diverse tipologie morfologiche e vegetazionali interne ad ognuna di esse pertanto si ritiene che tale zonazione non abbia una diretta rilevanza sul comportamento del fuoco bensigrave determini una diversa considerazione sulle prioritagrave dintervento data la diversa valenza naturalistica Quindi si ritiene di valutare limpatto atteso da 1 a 4 rispettivamente per le zone D C B e A e da 2 a 3 rispettivamente per le zone 2 e 1

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La combinazione delle tre variabili considerate realizzata per semplice somma dei relativi punteggi di impatto parziale assegnando quindi uguale peso al contributo delle diverse componenti Il punteggio derivante dalla somma verragrave quindi segmentato in classi secondo la seguente tabella

Punteggio di impatto Classe di impatto 3-6 Basso 7-9 Medio 10-12 Alto 13-14 Molto Alto

ZONIZZAZIONE DI SINTESI Avvalendosi delle elaborazioni precedenti il territorio viene suddiviso in aree omogenee che indicano rispettivamente la pericolositagrave e la gravitagrave reale dincendio Il passo successivo della pianificazione a fini di protezione della zona contro gli incendi non puograve prescindere dal considerare ambedue i parametri valutati unitamente e in modo sintetico Pertanto per ciascuna area la conoscenza della pericolositagrave e della gravitagrave che tiene conto di tutti i parametri pirologici ponderati precedentemente consentiragrave di avere una situazione pirologica complessiva mediante unoperazione di intersezione spaziale delle aree omogenee definite dalla pericolositagrave e dalla gravitagrave dincendio ottenendo aree omogenee per entrambi questi due parametri LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO La prioritagrave degli interventi di prevenzione diretta saragrave accordata in funzione della combinazione dei valori di gravitagrave e pericolositagrave di ogni zona omogenea Tuttavia puograve accadere che nel territorio dellarea protetta vi siano piugrave zone di pari valore di gravitagrave e pericolositagrave In previsione di tale evenienza disponendo dei dati sufficienti si prevede di ricorrere al concetto del tempo di rotazione Il tempo di rotazione viene definito come il rapporto tra la superficie boscata dellrsquoarea e la superficie boscata media annua percorsa della stessa area Il reciproco di questo rapporto puograve essere visto come tempo di ritorno (numero di anni necessari affincheacute la stessa superficie venga nuovamente interessata dallrsquoincendio) oppure periodo di tempo necessario affincheacute tutta la superficie boscata dellrsquoarea venga percorsa dal fuoco ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI La legge 35300 in materia di incendi boschivi nasce dalla diffusa convinzione che lrsquoapproccio piugrave adeguato per perseguire la conservazione del patrimonio boschivo bene insostituibile per la qualitagrave della vita sia quello di promuovere ed incentivare le attivitagrave di previsione e di prevenzione anzicheacute privilegiare la fase emergenziale legata allo spegnimento degli incendi Nellattuale impostazione del piano egrave necessario realizzare unorganica gestione degli interventi e delle azioni mirate a mitigare le conseguenze degli incendi Tale impostazione comporta che si accetti che il fuoco possa percorrere parte del territorio posto a protezione In tale caso si definiscono precisi limiti di comportamento del fuoco e di estensione totale Questimpostazione comprende un concetto applicabile per lo piugrave ad area vasta e quindi di livello regionale Lrsquoobiettivo del piano delle aree a parco deve basarsi sullrsquoapplicazione del criterio della ldquoriduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocordquo da realizzare per tappe successive tendendo a raggiungere il contenimento totale se possibile

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La riduzione attesa di superficie percorsa egrave comunque un obiettivo parziale di cui si deve verificare la concreta realizzabilitagrave nel periodo di validitagrave del piano Le linee di pianificazione devono essere stabilite e mantenute valide nella loro impostazione per un periodo sufficiente a valutarne i risultati Detto periodo viene previsto indicativamente tra 3 e 5 anni Lrsquoimpostazione pluriennale non esclude le revisioni annue di cui alla L 3532000 che per le aree protette devono avere soprattutto lrsquoobiettivo di controllo dei risultati delle azioni preventive A tale fine egrave indispensabile fare riferimento alle zone omogenee precedentemente descritte collocando in esse gli interventi in funzione dellrsquoimpatto atteso Integrano gli interventi assegnati alle singole zone omogenee gli interventi generali che estendono la loro efficacia su tutto il territorio del parco Per la realizzazione di quanto sopra egrave opportuno avvalersi dei seguenti elementi Definizione degli obiettivi Gli obiettivi da perseguire per la protezione di unrsquoarea protetta contro gli incendi devono essere assai rigorosi e strettamente connessi con gli obiettivi specifici per i quali si egrave costituita lrsquoarea protetta In generale lrsquoobiettivo si concretizza con la superficie percorsa dal fuoco massima accettabile Definizione dellimpatto accettabile per area omogenea e per tipologia forestale Ogni area omogenea puograve sopportare un impatto che egrave deciso dal pianificatore La variabilitagrave di situazioni non permette di fornire delle indicazioni generali infatti si puograve spaziare da livelli dimpatto nulli ad elevati In funzione del livello dimpatto accettato cambiano molto lrsquoimpegno e i costi per rispettarlo Esigenze di protezione e tipologie dintervento nelle aree omogenee Questa fase consiste nellrsquoassegnazione delle tipologie dintervento di contenimento del fuoco alle differenti zone omogenee Sulla base dellrsquoobiettivo relativo alla zona omogenea si stabilisce quali siano gli interventi da realizzate per raggiungerlo Gli interventi saranno distribuiti tra prevenzione ed estinzione impiegando tutti i possibili mezzi e tecniche Questa fase egrave assai delicata poicheacute comporta lrsquoinserimento di un provvedimento in una situazione dovendone prevedere i risultati Definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile La superficie percorsa dal fuoco massima accettabile per ogni zona omogenea egrave una parte fondamentale del piano e puograve essere determinata anche con procedimenti di simulazione di comportamento del fronte di fiamma nelle varie situazioni tipo riscontrate nella realtagrave del territorio La definizione della superficie percorsa massima deve essere correlata anche con le diverse caratteristiche di recupero spontaneo della vegetazione stessa La conoscenza della resilienza e della tempistica del recupero dovranno entrare operativamente nel modello finalizzato alla definizione della ldquosuperficie percorsa massima accettabilerdquo Per unrsquoarea naturale protetta che assume dimensioni ampie (come alcuni Parchi Nazionali) serve una specifica successione di tappe pianificatorie Nel caso specifico essendo tali aree protette costituite per la salvaguardia di particolari situazioni ambientali o per la conservazione di certe popolazioni si dovragrave in prima istanza valutare il danno potenziale in relazione a tale obiettivo e quindi successivamente si dovragrave cercare di limitare al massimo il valore della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile considerando sempre che esso egrave inversamente proporzionale ai costi

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Definizione della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco Questa grandezza strettamente collegata alla precedente definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile ne rappresenta una tappa parziale da adottare in caso in cui non sia possibile raggiungere nel periodo di validitagrave del piano il valore desiderato PREVENZIONE Con tale termine si intende lattivitagrave a contrasto dei fattori predisponenti anche solo potenziali delle cause determinanti linnesco e lo sviluppo di incendi boschivi nelle aree e nei periodi a rischio Nel piano saranno previste tutte le possibili attivitagrave preventive finalizzate a rendere meno probabili gli incendi piugrave contenuti i parametri di comportamento e piugrave facile lrsquoestinzione ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI In questo capitolo del piano si provvederagrave alla definizione degli interventi che si devono realizzare per ogni area omogenea determinata a seguito delle indagini e delle zonizzazioni attuale e degli obiettivi Gli interventi devono essere dapprima descritti nelle loro caratteristiche generali e quindi precisamente determinati nellintensitagrave tipologia e collocazione solo sulla base delle risultanze delle precedenti zonizzazioni e del monitoraggio annuale Inoltre gli interventi devono essere economicamente quantizzati ovvero nel periodo di validitagrave del piano devono essere identificate le risorse economiche ad essi destinate (scheda tecnico-economica) ed i tempi di realizzazione previsti (crono-programma) Alcuni interventi sono di carattere generale non sono cioegrave assegnati a priori alle singole aree omogenee in quanto aventi una ricaduta su tutto il territorio e non necessitano pertanto di essere localizzati puntualmente in sede di pianificazione Tra questi egrave prevista la prevenzione indiretta cioegrave lrsquoattivitagrave che consente di portare a conoscenza della cittadinanza le problematiche legate agli incendi boschivi affincheacute siano adottati comportamenti piugrave prudenti La funzione dellattivitagrave indiretta egrave diminuire le cause antropiche determinanti linnesco degli incendi Si possono evidenziare due fasi della sunnominata prevenzione una a lungo e una a breve termine La prima egrave composta dallinsieme delle attivitagrave miranti a creare una coscienza della cittadinanza in modo da evitare comportamenti che possano innescare incendi Quella a breve termine (piugrave importante) si configura come informazione mirata alla cittadinanza in genere relativa al grado di pericolo esistente al momento attuale Per la prevenzione indiretta a lungo termine saranno necessarie campagne dinformazione oltre alla diffusione di pubblicazioni per introdurre elementi di sensibilizzazione a diverse fasce di pubblico e soprattutto ai fruitori dellarea protetta Per la prevenzione indiretta a breve termine si propone di introdurre una cartellonistica dinamica per segnalare ogni giorno il grado di pericolo dincendio ottenuto dallapposito dispositivo di previsione Strettamente collegato alla prevenzione indiretta dovragrave essere definito il flusso informativo utile a raggiungere la popolazione Questattivitagrave prevista dallart6 della l35300 egrave sotto la responsabilitagrave delle Regioni e deve portare la popolazione a conoscenza dei vincoli e dei divieti dei danni procurabili dal fuoco delle norme comportamentali da tenere in caso di incendio e dei riferimenti per la segnalazione urgente di eventuali focolai

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TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI La descrizione della tipologia degli interventi e quindi la loro localizzazione e quantificazione economica attraverso un apposito programma di interventi e la sua sintesi nella ldquoscheda tecnico-economicardquo risulta importante per una concreta pianificazione e per il successivo monitoraggio VIABILITAgrave Risulta necessario attuare sistematicamente un piano degli interventi di ripulitura delle vie di comunicazione statisticamente soggette ad insorgenza incendi possibilmente attuati con tempistica e modi tali da non comportare laccumulo di biomassa secca e pagliosa sui bordi stradali VIABILITAgrave OPERATIVA Essa egrave intesa come lrsquoinfrastruttura che consente il raggiungimento dei luoghi dove si manifesta il fuoco Si tratta di viabilitagrave forestale la cui progettazione e realizzazione presenta aspetti delicati Infatti non egrave possibile ipotizzare di raggiungere tutti i luoghi forestali con automezzi Neacute puograve essere ipotizzato di estendere la rete viaria unicamente a tale fine Pertanto la dimensione di questa infrastruttura deve tenere conto in modo rigoroso della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocoLa viabilitagrave e lrsquoaccesso sono previste dallrsquoart 3 comma 3 lettera i) della L 3532000 Puograve accadere che si evidenzi una carenza di collegamento ed in tale caso si faragrave ricorso ad un servizio di elicotteri limitando il piugrave possibile il disturbo allambiente naturale Di seguito sono riportate alcune indicazioni operative di massima

1) nel caso di realizzazioni di strade queste potranno essere unidirezionali poicheacute la densitagrave di traffico saragrave molto limitata tuttavia dovranno essere previste frequenti piazzole di scambio per landata e il ritorno dei mezzi che saranno distanti non piugrave di 400 m lrsquouna dallrsquoaltra

2) importantissimo nelle aree protette egrave anche il momento della regolamentazione dellrsquoaccesso e dellrsquouso della viabilitagrave a scopi diversi (utilizzazioni ricreazionehellip)

VIALI TAGLIAFUOCO Queste infrastrutture realizzabili con varie tipologie costruttive sono strettamente collegate alla dimensione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e alle modalitagrave di estinzione previste dal Piano per lrsquoarea in esame Infatti la tecnica di estinzione adottata egrave strettamente collegata al tipo di viale realizzato I viali tagliafuoco sono interventi di prevenzione realizzabili con diversi criteri progettuali si distinguono in passivi e attivi I viali passivi non richiedono lintervento da parte delle squadre ma determinano profonde trasformazioni sul territorio e quindi non compatibili con le aree protette- I viali tagliafuoco attivi operano unicamente un rallentamento del fronte di fiamma e necessitano di interventi di estinzione Quindi il viale non egrave progettato per fermare lincendio ma per rallentarlo e contenerlo entro limiti dintensitagrave molto bassi Eacute comunque essenziale inserire criteri di natura ecologica capaci di valutare gli effetti diretti ed indiretti di tale ldquoframmentazionerdquo Si tratta di un problema complesso che da una parte non puograve eliminare i viali tagliafuoco ma puograve contribuire a tenere sempre presenti gli impatti e le ricadute sul sistema ecologico nella sua complessitagrave essendo tali interventi senza dubbio utili per limitare i danni

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degli incendi Nel parco si ricorreragrave esclusivamente ai viali tagliafuoco di tipo attivo verde e alle tende tagliafuoco attive In generale si prevede che i viali attivi debbano contenere lintensitagrave lineare del fronte di fiamma sempre al di sotto dei 400 kWm dove si opera con attacco diretto a terra da parte di squadre con attrezzature manuali Dove si ritiene necessario intervenire con mezzi meccanici lintensitagrave lineare che il viale deve poter contenere egrave di 800 kWm mentre dove intervengono mezzi aerei egrave di 1200 kWm APPROVVIGIONAMENTO IDRICO Lrsquoapprovvigionamento idrico egrave realizzato attraverso una rete di punti di rifornimento fissi o mobili che devono essere configurati in relazione a tutti gli altri interventi di prevenzione diretta ed alle componenti del servizio di estinzione Deve essere realizzato con sistemi di basso impatto ambientale e in particolare evitando la costruzione di invasi in cemento Si ritiene di dover ricorrere a invasi di piccola capacitagrave smontabili e asportabili Risulta quindi assai importante assicurarne una corretta collocazione La distribuzione degli invasi sul territorio le loro caratteristiche costruttive e capacitagrave sono funzione dei mezzi previsti per lo spegnimento

- rifornimento degli elicotteri di tipo leggero - rifornimento dei mezzi a terra

Ogni punto di rifornimento idrico egrave riferito ad unarea servita da una squadra per lo spegnimento in fase di intervento a partire dal punto acqua In base a questo criterio cambieranno sia larea servita sia la capacitagrave di invaso per soddisfare i differenti mezzi e le tecniche di intervento legate agli scenari in cui si opera PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI Nelle aree protette luso degli elicotteri deve essere previsto in modo assai piugrave intenso rispetto a quello del resto del territorio Infatti con questo mezzo si possono servire le zone con scarsa viabilitagrave realizzando sia il trasporto di squadre sia parte dellestinzione Questaspetto egrave assai importante per evitare la costruzione di strade per lestinzione Occorre considerare quindi la necessitagrave di piazzole di atterraggio per realizzare le condizioni atte a raggiungere tutte le zone comprese nei parchi nel tempo massimo di 10 di volo Esse sono aree piane orizzontali o leggermente inclinate senza ostacoli per il volo nella zona circostante di area circolare di almeno 20m di diametro dotate di rifornimento idrico e collegamento viario La densitagrave di collocazione saragrave in rapporto al tipo di scenario Si daragrave prioritagrave alle piugrave elevate classi di impatto a partire dagli scenari di collina interna con eventi estivi e di montagna interna con eventi invernali PREVENZIONE SELVICOLTURALE Si tratta della prevenzione diretta piugrave efficace conosciuta anche se purtroppo non la piugrave diffusa Si realizza con varie attivitagrave di tipo selvicolturale attuate e dimensionate in funzione del comportamento previsto del fronte di fiamma Il progetto di questo tipo di prevenzione si attua sulla base della distribuzione dei popolamenti forestali erbacei ed arbustivi in armonia con le norme previste dai piani di gestione eventualmente presenti dellrsquoimpatto accettabile della superficie percorsa dal fuoco

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massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e del comportamento previsto dellrsquoincendio Per questrsquoultimo egrave opportuno avvalersi di modelli matematici di previsione La prevenzione diretta selvicolturale mira a sottrarre dal potenziale combustibile vegetale la quota parte di carico non assorbibile con lrsquoestinzione Nelle aree protette questo tipo di prevenzione si deve ovviamente ben raccordare con gli obiettivi in termini di conservazione della biodiversitagrave e la tendenza ad avere cenosi forestali e boschi vetusti capaci di far emergere nel modo migliore lrsquoeccezionale complessitagrave funzionale del sistema foresta Rinaturalizzazione delle cenosi di derivazione antropica armonizzazione delle strutture verifica degli ordinamenti presenti (fustaie cedui boschi non ordinariamente gestiti boschi di neoformazione formazioni lasciate alla libera evoluzione) e identificazione delle eventuali azioni di riordino bioecologico sono i criteri guida da seguire assieme allrsquoimpatto atteso e alla riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco IL FUOCO PRESCRITTO Lrsquoapplicazione del fuoco prescritto in unrsquoarea protetta puograve apparire contraddittoria tuttavia nei parchi cosigrave come nelle riserve sono frequenti popolazioni arboree artificiali o situazioni ambientali particolari in cui il fuoco oltre a ridurre il carico di combustibile puograve favorire la rinaturalizzazione (fuoco come fattore ecologico) o il mantenimento dellrsquoambiente risultante da secolare gestione antropizzata Alcuni ambienti seppur mantenuti da unrsquoazione perturbante sono ormai consolidati e facenti parte della tradizione paesaggistica e della memoria collettiva Pertanto nelle aree protette questo tipo di prevenzione non deve essere esclusa aprioristicamente ma puograve ben raccordarsi con gli obiettivi sia di prevenzione che di conservazione della biodiversitagrave FORMAZIONE La formazione del personale egrave indispensabile per lrsquoefficacia di tutte le attivitagrave Pur con differenti livelli di approfondimento deve rivolgersi ai progettisti delle opere di prevenzione ai coordinatori delle operazioni di spegnimento agli operatori addetti allrsquoestinzione Le funzionalitagrave di tutti gli strumenti in dotazione devono essere conosciute da coloro che attuano il coordinamento operativo con particolare riferimento alle modalitagrave di impiego dei Sistemi di Supporto alle Decisioni e dei modelli di simulazione di comportamento del fronte di fiamma Agli operatori professionali e volontari saragrave opportuno fare conoscere i dispositivi di sicurezza operazionale e di protezione individuale che devono essere utilizzati e tutti gli aspetti teorico - pratici delle varie tecniche di estinzione PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO Descrizione degli interventi di prevenzione AIB necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc)

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LOTTA ATTIVA Le principali attivitagrave di lotta attiva da prevedere con la pianificazione sono le seguenti SORVEGLIANZA Attivitagrave di controllo del territorio da attuare quando il livello degli indici di previsione del pericolo di incendio supera una prevista soglia di attenzione con allertamento da apposite strutture di analisi meteo collegate allrsquoEnte Parco o da strutture alternative autonome come mini stazioni meteo locali (vedi ldquofattori predisponentirdquo) Puograve essere organizzato un servizio di controllo che avverte la popolazione del livello del pericolo del momento Ciograve egrave particolarmente valido in aree assai frequentate e di alto pregio ambientale AVVISTAMENTO Consiste nellrsquoattivitagrave di individuazione diretta dei focolai realizzata da terra sia con mezzi mobili che fissi oppure dallrsquoaria Si ritiene che questattivitagrave che puograve essere realizzata con varie tecniche debba essere applicata sul territorio rigidamente in conseguenza delle analisi che evidenziano la vulnerabilitagrave della copertura forestale e lrsquoimpatto accettabile Inoltre deve essere strettamente collegato alla previsione del pericolo ed entrare in funzione solo al superamento di soglie precisamente definite per ogni area omogenea Lavvistamento egrave da intendersi come un servizio collocato a valle della previsione del pericolo Tanto piugrave questrsquoultima saragrave affidabile ed efficace tanto minore potragrave essere limpatto della struttura di avvistamento Nelle aree protette deve in genere essere preferito allrsquoavvistamento con postazioni fisse quello basato su pattugliamento sia da terra sia con aerei Anche i luoghi da osservare e quindi il tragitto che deve essere coperto dagli osservatori deve essere definito in sede progettuale sulla base di consolidate metodologie messe a punto per evidenziare le aree che meritano di essere maggiormente poste sotto controllo Nei casi in cui si fosse ritenuto necessario ricorrere ad impianti fissi qualora vi siano le condizioni di elevato pregio in zone ad alto rischio e laddove sia possibile ospitarli senza ricorrere a costruzioni di elevato impatto visivo si ritiene che sia utile impiegare dispositivi con controllo remoto ALLARME La definizione dellrsquoallarme avviene a seguito di segnalazione di evento avvistato La segnalazione puograve pervenire da parte del servizio di avvistamento oppure da cittadini che avvisano tramite canali di comunicazione appositamente pubblicizzati Con lrsquoallarme si mettono in moto le operazioni di intervento Per tale motivo lrsquoallarme deve essere emanato solo da una struttura autorizzata e comunque a conoscenza del livello di pericolo dellrsquoarea interessata del momento e delle forze che possono essere fatte intervenire COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE Si ritiene che presso il parco debba essere realizzato un ldquopunto di coordinamentordquo Detto punto di coordinamento pur essendo autonomo deve essere in contatto diretto con le Sale Operative Unificate Permanenti (SOUP) previste dallrsquoart 7 della L 3532000 per lo svolgimento della lotta attiva Deve essere quindi assicurato il collegamento tra il livello centrale (Regione) e quello locale (area protetta) Questrsquoultimo deve essere messo nelle condizioni di ricevere e dare le informazioni e lrsquoappoggio tecnico

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per le operazioni che derivano dal lavoro fatto in sede centrale da personale esperto e possibilmente con Sistemi di Supporto alle decisioni di cui ogni sala operativa dovrebbe essere dotata Si dovranno organizzare le procedure operative da seguire nelle differenti situazioni ed applicando le differenti tecniche di estinzione noncheacute il collegamento dellrsquoattivitagrave operativa svolta da diverse Regioni in caso di parco nazionale interregionale Dette procedure sono legate alle disposizioni regionali Qualora non fossero ancora stabilite il piano deve proporle con la finalitagrave di realizzare le migliori condizioni per rendere efficaci le differenti azioni di lotta intraprese Il coordinamento operativo e le procedure seguite nellrsquoarea protetta vanno descritte nella relazione del piano AIB in particolare la procedura di allarme in coordinamento con le competenti strutture regionali e sub regionali la procedura in caso di focolaio (da spegnere prima possibile con le risorse disponibili in loco) e quindi in caso di incendio vero e proprio le procedure operative specifiche per lrsquoutilizzo di mezzi e altre risorse AIB disponibili in loco

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PARTI SPECIALI DEL PIANO RICOSTITUZIONE BOSCHIVA Nel piano delle aree protette deve essere dedicata particolare attenzione alla ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco La parte del Piano finalizzata alla ricostituzione si basa sulla conoscenza funzionale e strutturale delle diverse tipologie presenti nel territorio In particolare tiene conto delle caratteristiche sindinamiche (serie di vegetazione) e del confronto tra eterogeneitagrave spaziale reale e eterogeneitagrave potenziale Solo il riferimento al modello neutrale (eterogeneitagrave potenziale o carta della vegetazione potenziale) offre un criterio valido per valutare la situazione reale e consente di ricostruire modelli dintervento non teorici ma strettamente collegati alla potenzialitagrave del territorio confrontato con lrsquoattuale uso del territorio stesso Anche in questo caso pertanto si dovragrave fare riferimento ai documenti di base con i quali abbiamo prodotto la classificazione gerarchica del territorio Il confronto cartografico tra attuale uso e situazione potenziale fornisce una base molto concreta di valutazione delle possibilitagrave di ricostituzione a scala territoriale Saragrave successivamente essenziale definire i singoli modelli di ricostituzione applicati alle diverse tipologie vegetazionali La conoscenza di tali modelli (serie di vegetazione) consente di valutare la congruitagrave tipologica anche di stadi degradati (vedi per esempio i cespuglieti) e contribuisce notevolmente alla pianificazione degli interventi Nella pianificazione degli interventi si dovragrave prendere sempre in considerazione la possibilitagrave di non intervenire con impianti diretti Uno degli elementi essenziali nel processo di valutazione che conduce al progetto di ricostituzione egrave indubbiamente la situazione della risorsa suolo Nel caso di scarsa frequenza senza perdita di suolo egrave facile far prevalere il criterio di basso intervento Nel caso invece di perdita della risorsa suolo lrsquointervento dovragrave essere finalizzato prevalentemente alleliminazione di questo rischio mediante la messa a dimora di specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione in oggetto capaci di eliminare in tempi brevi la perdita di suolo Lrsquoattivitagrave da svolgere deve essere definita da una apposita analisi svolta a livello regionale con cui si individuano le aree prioritarie di intervento La ricostituzione si affronta correttamente solo in un contesto generale di pianificazione ecologica e forestale individuando per tutto il territorio a parco i differenti effetti degli incendi avvenuti e la dinamica della ricostituzione spontanea Gli interventi di ricostituzione che si prevederagrave di adottare verranno modulati in funzione di tutte le caratteristiche ambientali e nel rispetto della multifunzionalitagrave della copertura forestale Per poterli definire e soprattutto distribuire correttamente nellrsquoarea a parco si devono prevedere le seguenti analisi

- analisi della possibilitagrave di ricostituzione spontanea anche in funzione di Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) e Fire regime (frequenza intensitagrave stagione)

- definizione di criteri e modalitagrave di intervento per la ricostituzione - definizione di zone prioritarie di intervento - definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipologia e per ogni area

omogenea in funzione delle serie di vegetazione e delle unitagrave di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio

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IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

102

PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

103

34

  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio Si tratta delle informazioni necessarie per definire il quadro di riferimento in termini funzionali e strutturali in linea con i principi della ecologia del paesaggio In linea generale la conoscenza territoriale dovragrave basarsi sulla classificazione gerarchica del territorio ossia sulla individuazione dei sistemi sottosistemi ed unitagrave ambientali Sulla base delle conoscenze litologiche morfologiche floristiche faunistiche vegetazionali di uso del suolo e infrastrutturali egrave possibile riconoscere e qualificare in termini di suscettivitagrave agli incendi le diverse porzioni del territorio Fattori predisponenti Costituiscono lrsquoinsieme di variabili che con azione combinata consentono il verificarsi delle potenziali condizioni per lo sviluppo del fuoco Mentre infatti le cause determinanti sono nel nostro Paese e in generale in tutta lrsquoEuropa mediterranea legate direttamente o indirettamente alle attivitagrave antropiche i fattori predisponenti sono riconducibili alle variabili meteorologiche e topografiche e alle caratteristiche della biomassa bruciabile presente negli ambienti naturali In particolare la biomassa bruciabile egrave costituita dalla componente vegetazionale degli ecosistemi a cui nella protezione dagli incendi boschivi si fa spesso riferimento con il termine di combustibile forestale I fattori rilevanti per il rischio di incendio sono dunque molti e caratterizzati da forti interazioni Se in linea generale possono essere identificati gli elementi del territorio che hanno un ruolo significativo nel determinare la distribuzione spaziale del rischio con riferimento a specifiche realtagrave il peso di ogni singolo fattore puograve essere molto diverso e le interazioni giocano un ruolo chiave Si pensi ad esempio agli incendi dellarco alpino concentrati nel periodo invernale e primaverile per i quali un fattore fortemente limitante puograve essere la presenza della neve che non ha invece alcuna relazione con gli incendi negli ambienti mediterranei Negli ultimi anni grazie anche alla grande diffusione dei sistemi informativi geografici (GIS) e alla aumentata disponibilitagrave in forma digitale di dati georiferiti sono stati messi a punto vari metodi per la mappatura del rischio di incendio a partire da informazioni relative alle caratteristiche territoriali e alla distribuzione spaziale dei fattori influenti Per impostare lanalisi dei fattori predisponenti il rischio di incendio e quindi lanalisi del rischio derivato dalle variabili di predisposizione vanno affrontati i seguenti temi

- le componenti spaziale e temporale - le variabili di rischio negli esempi di zonizzazione del rischio di incendio reperibili in

letteratura le variabili impiegate sono solitamente riconducibili alle tre citate componenti di meteorologia topografia e combustibili

- le modalitagrave drsquointegrazione delle variabili di rischio In particolare un sistematico monitoraggio dei fattori meteo per la previsione del pericolo (direttamente implementata o mutuata da fonti regionali) e quindi la relativa individuazione dei periodi critici permette di modulare le attivitagrave di prevenzione e di adeguare le risorse AIB come lrsquoimpiego dei diversi sistemi di sorveglianza e di allertamento e del relativo personale disponibile (es pre-allertare il sistema di estinzione attivare diverse modalitagrave o intensitagrave di avvistamento avvisare la popolazione porre divieti ecc) Questo permette di abbassare la soglia di pericolo e contenere i costi per lrsquoAIB nei periodi meno critici Lanalisi contenuta nel piano su questo tema dovragrave consentire di definire almeno in termini generali degli scenari operativi di utilizzo

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

Cause determinanti Per cause determinanti si intendono gli aspetti che in una situazione definita da fattori predisponenti possono dar luogo allrsquoimmediato sviluppo ed alla propagazione del fuoco Le cause determinanti dovranno essere distinte in conformitagrave al Regolamento (CE) ndeg 80494 che classifica lrsquoorigine presunta di ciascun incendio secondo le seguenti quattro categorie

- incendio di origine ignota - incendio di origine naturale per esempio provocato dal fulmine - incendio di origine accidentale o dovuto a negligenza ossia la cui origine egrave connessa

allrsquoattivitagrave diretta o indiretta dellrsquouomo senza che questi abbia avuto lrsquointenzione di distruggere uno spazio forestale (collegamenti elettrici ferrovia opere pubbliche barbecue bruciature di stoppie sfuggite al controllo di chi ha acceso il fuoco etc)

- incendio di origine dolosa (volontaria) ossia provocato con lrsquointenzione deliberata di distruggere uno spazio forestale per qualsiasi motivo

In particolare egrave opportuno fare una approfondita analisi e conseguente cartografia di quelle infrastrutture giudicate connesse con le possibilitagrave di innesco come la viabilitagrave identificando nel contempo le fasce coassiali di varia larghezza a cui associare una certa incidenza di cause determinanti in funzione della distanza dalla strada stessa Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali Per rischio si intende la somma delle variabili che rappresentano la propensione delle diverse formazioni vegetali ad essere percorse piugrave o meno facilmente dal fuoco Il rischio come giagrave detto sopra egrave un fattore statico che caratterizza il territorio nellrsquoambito della zonizzazione attuale Il rischio puograve cambiare solo sul lungo termine e deve essere mantenuto distinto dal concetto di pericolo che egrave per definizione variabile nel tempo in relazione al verificarsi di piugrave fattori predisponenti Per la zonizzazione del rischio statico ci si dovragrave uniformare alla classifica approvata dallrsquoUnione Europea (c(93) ndeg 161993 integrata dalla SG (95) D220595 per il territorio italiano che prevede

- zone ad alto rischio zone il cui rischio permanente o ciclico di incendio di foresta minaccia gravemente lrsquoequilibrio ecologico la sicurezza delle persone e dei beni o contribuisce allrsquoaccelerazione dei processi di desertificazione

- zone a medio rischio le zone in cui il rischio di incendio di foresta pur non essendo permanente o ciclico puograve minacciare in misura rilevante gli ecosistemi forestali

- zone a basso rischio tutte le altre zone Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali Con questa indagine si evidenzia lrsquoinfluenza del vento sugli incendi Il vento egrave determinante per la diffusione e per il comportamento del fuoco e pertanto deve essere analizzato in tutte le sue componenti Eacute indispensabile individuare per ciascuna zona i ldquoventi pericolosirdquo nella loro tipologia predominante e in particolare egrave opportuno conoscere il tipo di rallentamento che la copertura forestale ha sugli stessi Infatti la tipologia e la distribuzione dei boschi hanno influenza sul rallentamento della velocitagrave del vento e consente di prevedere con sufficiente attendibilitagrave il comportamento del fuoco

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NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) Con questi parametri si giudica la cronologia e la caratterizzazione con cui si verificano gli incendi nellrsquoarea in esame unitamente alla incidenza che hanno sul territorio forestale Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura Su tutto il territorio su cui si estende il piano egrave indispensabile conoscere il tipo il carico e la distribuzione del combustibile che si identificano nelle tipologie di copertura forestale che rappresentano uno strumento fondamentale per la pianificazione di protezione contro gli incendi boschivi ed un importante elemento conoscitivo per limpiego di modelli di previsione del comportamento del fuoco DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO La pericolositagrave di incendio su un determinato territorio esprime la possibilitagrave del manifestarsi di incendi unitamente alla difficoltagrave di estinzione degli stessi La gravitagrave esprime le conseguenze che derivano alle coperture forestali in seguito al passaggio del fuoco Sia la pericolositagrave sia la gravitagrave da individuare per ciascuna zona omogenea del territorio hanno vari livelli e le relative soglie devono essere definite direttamente dal pianificatore LA PERICOLOSITAgrave La pericolositagrave saragrave quindi definita sulla base dellanalisi dei fattori ambientali (naturali ed antropici) In generale saranno considerati gli aspetti orografici quali quota esposizione dei versanti rugositagrave della superficie pendenza geomorfologia per valutare come il fuoco puograve diffondersi Verranno poi considerate le caratteristiche della vegetazione forestale quali la composizione floristica forme di governo e trattamento continuitagrave verticale ed orizzontale dei popolamenti densitagrave delle chiome altezze dendrometriche e altezze di inserzione delle chiome modelli di combustibile per risalire alle probabili caratteristiche del fronte di fiamma con particolare riferimento alla intensitagrave presenza quantitagrave e distribuzione della necromassa Infine si dovranno considerare le caratteristiche relative alle reti idriche e viarie alle infrastrutture civili Lrsquoarea di riferimento per lanalisi e la rappresentazione della distribuzione spaziale delle variabili indicate egrave di un ettaro anche se in casi di particolare interesse si potragrave adottare un dettaglio maggiore Tuttavia questrsquoultima scelta deve essere seguita solo in caso di effettiva necessitagrave Quindi lrsquoinsieme delle variabili riferite allrsquo area elementare di 1 ettaro esprime un ldquoprofilo di pericolositagraverdquo univoco che egrave relazionato allrsquoinsorgenza alla propagazione e alla difficoltagrave di controllo degli incendi Per aree vaste o per aree dove gli incendi sono piugrave frequenti e quindi vi egrave una significativa quantitagrave di dati si possono eventualmente predisporre modelli empirici di validitagrave locale In generale se non si ritiene di ricorrere alla costruzione di appositi modelli statistici si puograve ricorrere al procedimento di statistica multivariata della cluster analysis

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In tale modo si possono raggruppare aree con ldquoprofilo di pericolositagraverdquo simile e con riferimento al centroide di ciascun gruppo si potragrave avere il profilo di pericolositagrave ldquotipordquo da attribuire a ciascuna situazione omogenea In ogni area omogenea saragrave indispensabile realizzare delle simulazioni del probabile comportamento del fuoco con i modelli di previsione in grado di fornire indicazioni su probabile intensitagrave velocitagrave di avanzamento tempo di residenza altezza e lunghezza di fiamma Le simulazioni saranno riferite alle condizioni generali che informano sulla tipologia di incendio da considerare poicheacute maggiormente caratterizzante la zona Queste variabili sono strettamente legate al danno sofferto dalla copertura forestale e alla possibilitagrave di lotta In modo particolare lrsquointensitagrave lineare piugrave avanti definita informa sulla possibilitagrave di attacco diretto Questo egrave lrsquoattacco che permette di minimizzare i danni e che tuttavia puograve essere applicato solo a certe condizioni di intensitagrave lineare del fronte di fiamma Se queste non si verificano diviene necessario ricorrere ad altre tecniche di estinzione decisamente piugrave traumatiche per la copertura forestale quali labbattimento di porzioni di bosco Pertanto la conoscenza di dove sia fisicamente possibile adottare le migliori soluzioni egrave per un parco una tappa irrinunciabile Ipotizzando scenari meteorologici prestabiliti (vedi anche i ldquofattori predisponentirdquo) con lrsquouso dei modelli di previsione del comportamento del fuoco potragrave essere prodotta una carta del comportamento atteso delleventuale fronte di fiamma LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO La gravitagrave reale esprime le variazioni che gli incendi boschivi causano nellrsquoambiente con il quale interagiscono In questa fase della pianificazione si tratta di esprimere il conflitto tra gli effetti negativi del potenziale incendio e la funzione attesa dal sistema ambientale nella sua complessitagrave strutturale e funzionale In modo particolare nei parchi poicheacute non egrave verosimile proporre una pianificazione che elimini nel periodo di validitagrave tutti gli incendi deve essere proposta una serie di provvedimenti che possa contenerne gli effetti negativi In questo contesto egrave utile introdurre il concetto di ldquoimpatto attesordquo che verragrave definito nelle diverse zone come insieme di

- intensitagrave attesa del fronte di fiamma da cui discende la forza distruttiva potenziale dellrsquoincendio

- effetto atteso del fuoco nei confronti della resistenza e della resilienza dei popolamenti forestali Questa informazione esprime la vulnerabilitagrave dellrsquoecosistema nei confronti del fuoco e lrsquoentitagrave del disturbo che questo egrave in grado di sopportare

- impatto nelle diverse zone dellrsquoarea protetta con i diversi livelli di tutela da cui discende la valutazione dellrsquoimportanza e del servizio atteso attribuito alle diverse formazioni minacciate dal fuoco Il peso dei livelli di tutela egrave relativo in quanto va sempre correlato con la relativa suscettivitagrave allrsquoincendio della tipologia in esame Si puograve infatti avere una riserva integrale per una zona umida e una tutela inferiore per un bosco rado di roverella in esposizione meridionale Saragrave senza dubbio questo secondo aspetto ad essere sottoposto al massimo delle attenzioni possibili

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Concretamente quindi limpatto attesordquo saragrave derivato dalla combinazione dei seguenti tre fattori a) Intensitagrave attesa gli effetti del fuoco sono legati al suo comportamento Lrsquointensitagrave lineare (quantitagrave di calore emanata nellrsquounitagrave di tempo per unitagrave lineare di fronte di fiamma) egrave il parametro maggiormente correlato agli effetti del fuoco e puograve determinare conseguenze da molto limitate a gravissime sullrsquoecosistema Si ritiene di proporre la valutazione del livello di impatto con un punteggio compreso tra 1 (molto basso) e 5 (molto alto) A partire da questa configurazione allrsquointensitagrave attesa del fronte di fiamma egrave stato attribuito un impatto atteso secondo quanto di seguito indicato

Intensitagrave attese (kWm) Impatto attesolt400 1

400-800 2800-1600 31600-3200 4

gt3200 5 b) Effetto atteso sulla tipologia vegetazionale leffetto( o impatto) atteso sulla copertura forestale ed in generale sullrsquoambiente del parco dipende dallintensitagrave dallrsquoestensione dellrsquoincendio ma in gran parte dalla vulnerabilitagrave della vegetazione e in particolare dalla sua resilienza e resistenza Queste caratteristiche devono essere evidenziate con indagini puntuali basate sullrsquoecologia forestale e sulla selvicoltura Si propone di valutare lrsquoimpatto atteso assegnando alle diverse formazioni punteggi compresi da 1 a 5 c) Impatto nelle diverse zone dellarea protetta relativamente allrsquoimpatto atteso degli incendi nelle diverse zone protette si dovragrave procedere ad una caratterizzazione differente Gli interventi dovranno essere modulati in funzione delle differenti finalitagrave del parco considerando quanto previsto dalla L 39491 che indica diversi gradi di protezione (A) riserve integrali (in cui lambiente naturale egrave conservato nella sua integritagrave) (B) riserve generali orientate (con forti limitazioni nella realizzazione di nuove opere o di trasformazione del territorio in cui possono essere consentite utilizzazioni produttive tradizionali e i servizi connessi) (C) aree di protezione (nelle quali possono ammettersi attivitagrave agrosilvopastorali nei limiti fissati dallente parco) (D) aree di promozione economica e sociale (in cui sono ammesse attivitagrave piugrave intensive e azioni di valorizzazione economica culturale e sociale coerenti con le finalitagrave del parco) Nellrsquoambito dei differenti livelli di protezione per definire i livelli di impatto si faragrave riferimento ai caratteri con cui gli incendi sono maggiormente in conflitto tenendo sempre ben presente la naturale predisposizione al rischio drsquoincendio delle diverse formazioni La zonazione per gradi di protezione naturalistica del parco (A B C e D ove esiste ed 1 e 2 negli altri casi) egrave una macro zonizzazione vista lestensione relativamente grande di ogni zona rispetto alle diverse tipologie morfologiche e vegetazionali interne ad ognuna di esse pertanto si ritiene che tale zonazione non abbia una diretta rilevanza sul comportamento del fuoco bensigrave determini una diversa considerazione sulle prioritagrave dintervento data la diversa valenza naturalistica Quindi si ritiene di valutare limpatto atteso da 1 a 4 rispettivamente per le zone D C B e A e da 2 a 3 rispettivamente per le zone 2 e 1

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La combinazione delle tre variabili considerate realizzata per semplice somma dei relativi punteggi di impatto parziale assegnando quindi uguale peso al contributo delle diverse componenti Il punteggio derivante dalla somma verragrave quindi segmentato in classi secondo la seguente tabella

Punteggio di impatto Classe di impatto 3-6 Basso 7-9 Medio 10-12 Alto 13-14 Molto Alto

ZONIZZAZIONE DI SINTESI Avvalendosi delle elaborazioni precedenti il territorio viene suddiviso in aree omogenee che indicano rispettivamente la pericolositagrave e la gravitagrave reale dincendio Il passo successivo della pianificazione a fini di protezione della zona contro gli incendi non puograve prescindere dal considerare ambedue i parametri valutati unitamente e in modo sintetico Pertanto per ciascuna area la conoscenza della pericolositagrave e della gravitagrave che tiene conto di tutti i parametri pirologici ponderati precedentemente consentiragrave di avere una situazione pirologica complessiva mediante unoperazione di intersezione spaziale delle aree omogenee definite dalla pericolositagrave e dalla gravitagrave dincendio ottenendo aree omogenee per entrambi questi due parametri LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO La prioritagrave degli interventi di prevenzione diretta saragrave accordata in funzione della combinazione dei valori di gravitagrave e pericolositagrave di ogni zona omogenea Tuttavia puograve accadere che nel territorio dellarea protetta vi siano piugrave zone di pari valore di gravitagrave e pericolositagrave In previsione di tale evenienza disponendo dei dati sufficienti si prevede di ricorrere al concetto del tempo di rotazione Il tempo di rotazione viene definito come il rapporto tra la superficie boscata dellrsquoarea e la superficie boscata media annua percorsa della stessa area Il reciproco di questo rapporto puograve essere visto come tempo di ritorno (numero di anni necessari affincheacute la stessa superficie venga nuovamente interessata dallrsquoincendio) oppure periodo di tempo necessario affincheacute tutta la superficie boscata dellrsquoarea venga percorsa dal fuoco ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI La legge 35300 in materia di incendi boschivi nasce dalla diffusa convinzione che lrsquoapproccio piugrave adeguato per perseguire la conservazione del patrimonio boschivo bene insostituibile per la qualitagrave della vita sia quello di promuovere ed incentivare le attivitagrave di previsione e di prevenzione anzicheacute privilegiare la fase emergenziale legata allo spegnimento degli incendi Nellattuale impostazione del piano egrave necessario realizzare unorganica gestione degli interventi e delle azioni mirate a mitigare le conseguenze degli incendi Tale impostazione comporta che si accetti che il fuoco possa percorrere parte del territorio posto a protezione In tale caso si definiscono precisi limiti di comportamento del fuoco e di estensione totale Questimpostazione comprende un concetto applicabile per lo piugrave ad area vasta e quindi di livello regionale Lrsquoobiettivo del piano delle aree a parco deve basarsi sullrsquoapplicazione del criterio della ldquoriduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocordquo da realizzare per tappe successive tendendo a raggiungere il contenimento totale se possibile

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La riduzione attesa di superficie percorsa egrave comunque un obiettivo parziale di cui si deve verificare la concreta realizzabilitagrave nel periodo di validitagrave del piano Le linee di pianificazione devono essere stabilite e mantenute valide nella loro impostazione per un periodo sufficiente a valutarne i risultati Detto periodo viene previsto indicativamente tra 3 e 5 anni Lrsquoimpostazione pluriennale non esclude le revisioni annue di cui alla L 3532000 che per le aree protette devono avere soprattutto lrsquoobiettivo di controllo dei risultati delle azioni preventive A tale fine egrave indispensabile fare riferimento alle zone omogenee precedentemente descritte collocando in esse gli interventi in funzione dellrsquoimpatto atteso Integrano gli interventi assegnati alle singole zone omogenee gli interventi generali che estendono la loro efficacia su tutto il territorio del parco Per la realizzazione di quanto sopra egrave opportuno avvalersi dei seguenti elementi Definizione degli obiettivi Gli obiettivi da perseguire per la protezione di unrsquoarea protetta contro gli incendi devono essere assai rigorosi e strettamente connessi con gli obiettivi specifici per i quali si egrave costituita lrsquoarea protetta In generale lrsquoobiettivo si concretizza con la superficie percorsa dal fuoco massima accettabile Definizione dellimpatto accettabile per area omogenea e per tipologia forestale Ogni area omogenea puograve sopportare un impatto che egrave deciso dal pianificatore La variabilitagrave di situazioni non permette di fornire delle indicazioni generali infatti si puograve spaziare da livelli dimpatto nulli ad elevati In funzione del livello dimpatto accettato cambiano molto lrsquoimpegno e i costi per rispettarlo Esigenze di protezione e tipologie dintervento nelle aree omogenee Questa fase consiste nellrsquoassegnazione delle tipologie dintervento di contenimento del fuoco alle differenti zone omogenee Sulla base dellrsquoobiettivo relativo alla zona omogenea si stabilisce quali siano gli interventi da realizzate per raggiungerlo Gli interventi saranno distribuiti tra prevenzione ed estinzione impiegando tutti i possibili mezzi e tecniche Questa fase egrave assai delicata poicheacute comporta lrsquoinserimento di un provvedimento in una situazione dovendone prevedere i risultati Definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile La superficie percorsa dal fuoco massima accettabile per ogni zona omogenea egrave una parte fondamentale del piano e puograve essere determinata anche con procedimenti di simulazione di comportamento del fronte di fiamma nelle varie situazioni tipo riscontrate nella realtagrave del territorio La definizione della superficie percorsa massima deve essere correlata anche con le diverse caratteristiche di recupero spontaneo della vegetazione stessa La conoscenza della resilienza e della tempistica del recupero dovranno entrare operativamente nel modello finalizzato alla definizione della ldquosuperficie percorsa massima accettabilerdquo Per unrsquoarea naturale protetta che assume dimensioni ampie (come alcuni Parchi Nazionali) serve una specifica successione di tappe pianificatorie Nel caso specifico essendo tali aree protette costituite per la salvaguardia di particolari situazioni ambientali o per la conservazione di certe popolazioni si dovragrave in prima istanza valutare il danno potenziale in relazione a tale obiettivo e quindi successivamente si dovragrave cercare di limitare al massimo il valore della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile considerando sempre che esso egrave inversamente proporzionale ai costi

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Definizione della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco Questa grandezza strettamente collegata alla precedente definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile ne rappresenta una tappa parziale da adottare in caso in cui non sia possibile raggiungere nel periodo di validitagrave del piano il valore desiderato PREVENZIONE Con tale termine si intende lattivitagrave a contrasto dei fattori predisponenti anche solo potenziali delle cause determinanti linnesco e lo sviluppo di incendi boschivi nelle aree e nei periodi a rischio Nel piano saranno previste tutte le possibili attivitagrave preventive finalizzate a rendere meno probabili gli incendi piugrave contenuti i parametri di comportamento e piugrave facile lrsquoestinzione ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI In questo capitolo del piano si provvederagrave alla definizione degli interventi che si devono realizzare per ogni area omogenea determinata a seguito delle indagini e delle zonizzazioni attuale e degli obiettivi Gli interventi devono essere dapprima descritti nelle loro caratteristiche generali e quindi precisamente determinati nellintensitagrave tipologia e collocazione solo sulla base delle risultanze delle precedenti zonizzazioni e del monitoraggio annuale Inoltre gli interventi devono essere economicamente quantizzati ovvero nel periodo di validitagrave del piano devono essere identificate le risorse economiche ad essi destinate (scheda tecnico-economica) ed i tempi di realizzazione previsti (crono-programma) Alcuni interventi sono di carattere generale non sono cioegrave assegnati a priori alle singole aree omogenee in quanto aventi una ricaduta su tutto il territorio e non necessitano pertanto di essere localizzati puntualmente in sede di pianificazione Tra questi egrave prevista la prevenzione indiretta cioegrave lrsquoattivitagrave che consente di portare a conoscenza della cittadinanza le problematiche legate agli incendi boschivi affincheacute siano adottati comportamenti piugrave prudenti La funzione dellattivitagrave indiretta egrave diminuire le cause antropiche determinanti linnesco degli incendi Si possono evidenziare due fasi della sunnominata prevenzione una a lungo e una a breve termine La prima egrave composta dallinsieme delle attivitagrave miranti a creare una coscienza della cittadinanza in modo da evitare comportamenti che possano innescare incendi Quella a breve termine (piugrave importante) si configura come informazione mirata alla cittadinanza in genere relativa al grado di pericolo esistente al momento attuale Per la prevenzione indiretta a lungo termine saranno necessarie campagne dinformazione oltre alla diffusione di pubblicazioni per introdurre elementi di sensibilizzazione a diverse fasce di pubblico e soprattutto ai fruitori dellarea protetta Per la prevenzione indiretta a breve termine si propone di introdurre una cartellonistica dinamica per segnalare ogni giorno il grado di pericolo dincendio ottenuto dallapposito dispositivo di previsione Strettamente collegato alla prevenzione indiretta dovragrave essere definito il flusso informativo utile a raggiungere la popolazione Questattivitagrave prevista dallart6 della l35300 egrave sotto la responsabilitagrave delle Regioni e deve portare la popolazione a conoscenza dei vincoli e dei divieti dei danni procurabili dal fuoco delle norme comportamentali da tenere in caso di incendio e dei riferimenti per la segnalazione urgente di eventuali focolai

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TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI La descrizione della tipologia degli interventi e quindi la loro localizzazione e quantificazione economica attraverso un apposito programma di interventi e la sua sintesi nella ldquoscheda tecnico-economicardquo risulta importante per una concreta pianificazione e per il successivo monitoraggio VIABILITAgrave Risulta necessario attuare sistematicamente un piano degli interventi di ripulitura delle vie di comunicazione statisticamente soggette ad insorgenza incendi possibilmente attuati con tempistica e modi tali da non comportare laccumulo di biomassa secca e pagliosa sui bordi stradali VIABILITAgrave OPERATIVA Essa egrave intesa come lrsquoinfrastruttura che consente il raggiungimento dei luoghi dove si manifesta il fuoco Si tratta di viabilitagrave forestale la cui progettazione e realizzazione presenta aspetti delicati Infatti non egrave possibile ipotizzare di raggiungere tutti i luoghi forestali con automezzi Neacute puograve essere ipotizzato di estendere la rete viaria unicamente a tale fine Pertanto la dimensione di questa infrastruttura deve tenere conto in modo rigoroso della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocoLa viabilitagrave e lrsquoaccesso sono previste dallrsquoart 3 comma 3 lettera i) della L 3532000 Puograve accadere che si evidenzi una carenza di collegamento ed in tale caso si faragrave ricorso ad un servizio di elicotteri limitando il piugrave possibile il disturbo allambiente naturale Di seguito sono riportate alcune indicazioni operative di massima

1) nel caso di realizzazioni di strade queste potranno essere unidirezionali poicheacute la densitagrave di traffico saragrave molto limitata tuttavia dovranno essere previste frequenti piazzole di scambio per landata e il ritorno dei mezzi che saranno distanti non piugrave di 400 m lrsquouna dallrsquoaltra

2) importantissimo nelle aree protette egrave anche il momento della regolamentazione dellrsquoaccesso e dellrsquouso della viabilitagrave a scopi diversi (utilizzazioni ricreazionehellip)

VIALI TAGLIAFUOCO Queste infrastrutture realizzabili con varie tipologie costruttive sono strettamente collegate alla dimensione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e alle modalitagrave di estinzione previste dal Piano per lrsquoarea in esame Infatti la tecnica di estinzione adottata egrave strettamente collegata al tipo di viale realizzato I viali tagliafuoco sono interventi di prevenzione realizzabili con diversi criteri progettuali si distinguono in passivi e attivi I viali passivi non richiedono lintervento da parte delle squadre ma determinano profonde trasformazioni sul territorio e quindi non compatibili con le aree protette- I viali tagliafuoco attivi operano unicamente un rallentamento del fronte di fiamma e necessitano di interventi di estinzione Quindi il viale non egrave progettato per fermare lincendio ma per rallentarlo e contenerlo entro limiti dintensitagrave molto bassi Eacute comunque essenziale inserire criteri di natura ecologica capaci di valutare gli effetti diretti ed indiretti di tale ldquoframmentazionerdquo Si tratta di un problema complesso che da una parte non puograve eliminare i viali tagliafuoco ma puograve contribuire a tenere sempre presenti gli impatti e le ricadute sul sistema ecologico nella sua complessitagrave essendo tali interventi senza dubbio utili per limitare i danni

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degli incendi Nel parco si ricorreragrave esclusivamente ai viali tagliafuoco di tipo attivo verde e alle tende tagliafuoco attive In generale si prevede che i viali attivi debbano contenere lintensitagrave lineare del fronte di fiamma sempre al di sotto dei 400 kWm dove si opera con attacco diretto a terra da parte di squadre con attrezzature manuali Dove si ritiene necessario intervenire con mezzi meccanici lintensitagrave lineare che il viale deve poter contenere egrave di 800 kWm mentre dove intervengono mezzi aerei egrave di 1200 kWm APPROVVIGIONAMENTO IDRICO Lrsquoapprovvigionamento idrico egrave realizzato attraverso una rete di punti di rifornimento fissi o mobili che devono essere configurati in relazione a tutti gli altri interventi di prevenzione diretta ed alle componenti del servizio di estinzione Deve essere realizzato con sistemi di basso impatto ambientale e in particolare evitando la costruzione di invasi in cemento Si ritiene di dover ricorrere a invasi di piccola capacitagrave smontabili e asportabili Risulta quindi assai importante assicurarne una corretta collocazione La distribuzione degli invasi sul territorio le loro caratteristiche costruttive e capacitagrave sono funzione dei mezzi previsti per lo spegnimento

- rifornimento degli elicotteri di tipo leggero - rifornimento dei mezzi a terra

Ogni punto di rifornimento idrico egrave riferito ad unarea servita da una squadra per lo spegnimento in fase di intervento a partire dal punto acqua In base a questo criterio cambieranno sia larea servita sia la capacitagrave di invaso per soddisfare i differenti mezzi e le tecniche di intervento legate agli scenari in cui si opera PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI Nelle aree protette luso degli elicotteri deve essere previsto in modo assai piugrave intenso rispetto a quello del resto del territorio Infatti con questo mezzo si possono servire le zone con scarsa viabilitagrave realizzando sia il trasporto di squadre sia parte dellestinzione Questaspetto egrave assai importante per evitare la costruzione di strade per lestinzione Occorre considerare quindi la necessitagrave di piazzole di atterraggio per realizzare le condizioni atte a raggiungere tutte le zone comprese nei parchi nel tempo massimo di 10 di volo Esse sono aree piane orizzontali o leggermente inclinate senza ostacoli per il volo nella zona circostante di area circolare di almeno 20m di diametro dotate di rifornimento idrico e collegamento viario La densitagrave di collocazione saragrave in rapporto al tipo di scenario Si daragrave prioritagrave alle piugrave elevate classi di impatto a partire dagli scenari di collina interna con eventi estivi e di montagna interna con eventi invernali PREVENZIONE SELVICOLTURALE Si tratta della prevenzione diretta piugrave efficace conosciuta anche se purtroppo non la piugrave diffusa Si realizza con varie attivitagrave di tipo selvicolturale attuate e dimensionate in funzione del comportamento previsto del fronte di fiamma Il progetto di questo tipo di prevenzione si attua sulla base della distribuzione dei popolamenti forestali erbacei ed arbustivi in armonia con le norme previste dai piani di gestione eventualmente presenti dellrsquoimpatto accettabile della superficie percorsa dal fuoco

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massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e del comportamento previsto dellrsquoincendio Per questrsquoultimo egrave opportuno avvalersi di modelli matematici di previsione La prevenzione diretta selvicolturale mira a sottrarre dal potenziale combustibile vegetale la quota parte di carico non assorbibile con lrsquoestinzione Nelle aree protette questo tipo di prevenzione si deve ovviamente ben raccordare con gli obiettivi in termini di conservazione della biodiversitagrave e la tendenza ad avere cenosi forestali e boschi vetusti capaci di far emergere nel modo migliore lrsquoeccezionale complessitagrave funzionale del sistema foresta Rinaturalizzazione delle cenosi di derivazione antropica armonizzazione delle strutture verifica degli ordinamenti presenti (fustaie cedui boschi non ordinariamente gestiti boschi di neoformazione formazioni lasciate alla libera evoluzione) e identificazione delle eventuali azioni di riordino bioecologico sono i criteri guida da seguire assieme allrsquoimpatto atteso e alla riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco IL FUOCO PRESCRITTO Lrsquoapplicazione del fuoco prescritto in unrsquoarea protetta puograve apparire contraddittoria tuttavia nei parchi cosigrave come nelle riserve sono frequenti popolazioni arboree artificiali o situazioni ambientali particolari in cui il fuoco oltre a ridurre il carico di combustibile puograve favorire la rinaturalizzazione (fuoco come fattore ecologico) o il mantenimento dellrsquoambiente risultante da secolare gestione antropizzata Alcuni ambienti seppur mantenuti da unrsquoazione perturbante sono ormai consolidati e facenti parte della tradizione paesaggistica e della memoria collettiva Pertanto nelle aree protette questo tipo di prevenzione non deve essere esclusa aprioristicamente ma puograve ben raccordarsi con gli obiettivi sia di prevenzione che di conservazione della biodiversitagrave FORMAZIONE La formazione del personale egrave indispensabile per lrsquoefficacia di tutte le attivitagrave Pur con differenti livelli di approfondimento deve rivolgersi ai progettisti delle opere di prevenzione ai coordinatori delle operazioni di spegnimento agli operatori addetti allrsquoestinzione Le funzionalitagrave di tutti gli strumenti in dotazione devono essere conosciute da coloro che attuano il coordinamento operativo con particolare riferimento alle modalitagrave di impiego dei Sistemi di Supporto alle Decisioni e dei modelli di simulazione di comportamento del fronte di fiamma Agli operatori professionali e volontari saragrave opportuno fare conoscere i dispositivi di sicurezza operazionale e di protezione individuale che devono essere utilizzati e tutti gli aspetti teorico - pratici delle varie tecniche di estinzione PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO Descrizione degli interventi di prevenzione AIB necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc)

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LOTTA ATTIVA Le principali attivitagrave di lotta attiva da prevedere con la pianificazione sono le seguenti SORVEGLIANZA Attivitagrave di controllo del territorio da attuare quando il livello degli indici di previsione del pericolo di incendio supera una prevista soglia di attenzione con allertamento da apposite strutture di analisi meteo collegate allrsquoEnte Parco o da strutture alternative autonome come mini stazioni meteo locali (vedi ldquofattori predisponentirdquo) Puograve essere organizzato un servizio di controllo che avverte la popolazione del livello del pericolo del momento Ciograve egrave particolarmente valido in aree assai frequentate e di alto pregio ambientale AVVISTAMENTO Consiste nellrsquoattivitagrave di individuazione diretta dei focolai realizzata da terra sia con mezzi mobili che fissi oppure dallrsquoaria Si ritiene che questattivitagrave che puograve essere realizzata con varie tecniche debba essere applicata sul territorio rigidamente in conseguenza delle analisi che evidenziano la vulnerabilitagrave della copertura forestale e lrsquoimpatto accettabile Inoltre deve essere strettamente collegato alla previsione del pericolo ed entrare in funzione solo al superamento di soglie precisamente definite per ogni area omogenea Lavvistamento egrave da intendersi come un servizio collocato a valle della previsione del pericolo Tanto piugrave questrsquoultima saragrave affidabile ed efficace tanto minore potragrave essere limpatto della struttura di avvistamento Nelle aree protette deve in genere essere preferito allrsquoavvistamento con postazioni fisse quello basato su pattugliamento sia da terra sia con aerei Anche i luoghi da osservare e quindi il tragitto che deve essere coperto dagli osservatori deve essere definito in sede progettuale sulla base di consolidate metodologie messe a punto per evidenziare le aree che meritano di essere maggiormente poste sotto controllo Nei casi in cui si fosse ritenuto necessario ricorrere ad impianti fissi qualora vi siano le condizioni di elevato pregio in zone ad alto rischio e laddove sia possibile ospitarli senza ricorrere a costruzioni di elevato impatto visivo si ritiene che sia utile impiegare dispositivi con controllo remoto ALLARME La definizione dellrsquoallarme avviene a seguito di segnalazione di evento avvistato La segnalazione puograve pervenire da parte del servizio di avvistamento oppure da cittadini che avvisano tramite canali di comunicazione appositamente pubblicizzati Con lrsquoallarme si mettono in moto le operazioni di intervento Per tale motivo lrsquoallarme deve essere emanato solo da una struttura autorizzata e comunque a conoscenza del livello di pericolo dellrsquoarea interessata del momento e delle forze che possono essere fatte intervenire COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE Si ritiene che presso il parco debba essere realizzato un ldquopunto di coordinamentordquo Detto punto di coordinamento pur essendo autonomo deve essere in contatto diretto con le Sale Operative Unificate Permanenti (SOUP) previste dallrsquoart 7 della L 3532000 per lo svolgimento della lotta attiva Deve essere quindi assicurato il collegamento tra il livello centrale (Regione) e quello locale (area protetta) Questrsquoultimo deve essere messo nelle condizioni di ricevere e dare le informazioni e lrsquoappoggio tecnico

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per le operazioni che derivano dal lavoro fatto in sede centrale da personale esperto e possibilmente con Sistemi di Supporto alle decisioni di cui ogni sala operativa dovrebbe essere dotata Si dovranno organizzare le procedure operative da seguire nelle differenti situazioni ed applicando le differenti tecniche di estinzione noncheacute il collegamento dellrsquoattivitagrave operativa svolta da diverse Regioni in caso di parco nazionale interregionale Dette procedure sono legate alle disposizioni regionali Qualora non fossero ancora stabilite il piano deve proporle con la finalitagrave di realizzare le migliori condizioni per rendere efficaci le differenti azioni di lotta intraprese Il coordinamento operativo e le procedure seguite nellrsquoarea protetta vanno descritte nella relazione del piano AIB in particolare la procedura di allarme in coordinamento con le competenti strutture regionali e sub regionali la procedura in caso di focolaio (da spegnere prima possibile con le risorse disponibili in loco) e quindi in caso di incendio vero e proprio le procedure operative specifiche per lrsquoutilizzo di mezzi e altre risorse AIB disponibili in loco

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PARTI SPECIALI DEL PIANO RICOSTITUZIONE BOSCHIVA Nel piano delle aree protette deve essere dedicata particolare attenzione alla ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco La parte del Piano finalizzata alla ricostituzione si basa sulla conoscenza funzionale e strutturale delle diverse tipologie presenti nel territorio In particolare tiene conto delle caratteristiche sindinamiche (serie di vegetazione) e del confronto tra eterogeneitagrave spaziale reale e eterogeneitagrave potenziale Solo il riferimento al modello neutrale (eterogeneitagrave potenziale o carta della vegetazione potenziale) offre un criterio valido per valutare la situazione reale e consente di ricostruire modelli dintervento non teorici ma strettamente collegati alla potenzialitagrave del territorio confrontato con lrsquoattuale uso del territorio stesso Anche in questo caso pertanto si dovragrave fare riferimento ai documenti di base con i quali abbiamo prodotto la classificazione gerarchica del territorio Il confronto cartografico tra attuale uso e situazione potenziale fornisce una base molto concreta di valutazione delle possibilitagrave di ricostituzione a scala territoriale Saragrave successivamente essenziale definire i singoli modelli di ricostituzione applicati alle diverse tipologie vegetazionali La conoscenza di tali modelli (serie di vegetazione) consente di valutare la congruitagrave tipologica anche di stadi degradati (vedi per esempio i cespuglieti) e contribuisce notevolmente alla pianificazione degli interventi Nella pianificazione degli interventi si dovragrave prendere sempre in considerazione la possibilitagrave di non intervenire con impianti diretti Uno degli elementi essenziali nel processo di valutazione che conduce al progetto di ricostituzione egrave indubbiamente la situazione della risorsa suolo Nel caso di scarsa frequenza senza perdita di suolo egrave facile far prevalere il criterio di basso intervento Nel caso invece di perdita della risorsa suolo lrsquointervento dovragrave essere finalizzato prevalentemente alleliminazione di questo rischio mediante la messa a dimora di specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione in oggetto capaci di eliminare in tempi brevi la perdita di suolo Lrsquoattivitagrave da svolgere deve essere definita da una apposita analisi svolta a livello regionale con cui si individuano le aree prioritarie di intervento La ricostituzione si affronta correttamente solo in un contesto generale di pianificazione ecologica e forestale individuando per tutto il territorio a parco i differenti effetti degli incendi avvenuti e la dinamica della ricostituzione spontanea Gli interventi di ricostituzione che si prevederagrave di adottare verranno modulati in funzione di tutte le caratteristiche ambientali e nel rispetto della multifunzionalitagrave della copertura forestale Per poterli definire e soprattutto distribuire correttamente nellrsquoarea a parco si devono prevedere le seguenti analisi

- analisi della possibilitagrave di ricostituzione spontanea anche in funzione di Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) e Fire regime (frequenza intensitagrave stagione)

- definizione di criteri e modalitagrave di intervento per la ricostituzione - definizione di zone prioritarie di intervento - definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipologia e per ogni area

omogenea in funzione delle serie di vegetazione e delle unitagrave di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio

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IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

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49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

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MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

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PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

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  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

Cause determinanti Per cause determinanti si intendono gli aspetti che in una situazione definita da fattori predisponenti possono dar luogo allrsquoimmediato sviluppo ed alla propagazione del fuoco Le cause determinanti dovranno essere distinte in conformitagrave al Regolamento (CE) ndeg 80494 che classifica lrsquoorigine presunta di ciascun incendio secondo le seguenti quattro categorie

- incendio di origine ignota - incendio di origine naturale per esempio provocato dal fulmine - incendio di origine accidentale o dovuto a negligenza ossia la cui origine egrave connessa

allrsquoattivitagrave diretta o indiretta dellrsquouomo senza che questi abbia avuto lrsquointenzione di distruggere uno spazio forestale (collegamenti elettrici ferrovia opere pubbliche barbecue bruciature di stoppie sfuggite al controllo di chi ha acceso il fuoco etc)

- incendio di origine dolosa (volontaria) ossia provocato con lrsquointenzione deliberata di distruggere uno spazio forestale per qualsiasi motivo

In particolare egrave opportuno fare una approfondita analisi e conseguente cartografia di quelle infrastrutture giudicate connesse con le possibilitagrave di innesco come la viabilitagrave identificando nel contempo le fasce coassiali di varia larghezza a cui associare una certa incidenza di cause determinanti in funzione della distanza dalla strada stessa Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali Per rischio si intende la somma delle variabili che rappresentano la propensione delle diverse formazioni vegetali ad essere percorse piugrave o meno facilmente dal fuoco Il rischio come giagrave detto sopra egrave un fattore statico che caratterizza il territorio nellrsquoambito della zonizzazione attuale Il rischio puograve cambiare solo sul lungo termine e deve essere mantenuto distinto dal concetto di pericolo che egrave per definizione variabile nel tempo in relazione al verificarsi di piugrave fattori predisponenti Per la zonizzazione del rischio statico ci si dovragrave uniformare alla classifica approvata dallrsquoUnione Europea (c(93) ndeg 161993 integrata dalla SG (95) D220595 per il territorio italiano che prevede

- zone ad alto rischio zone il cui rischio permanente o ciclico di incendio di foresta minaccia gravemente lrsquoequilibrio ecologico la sicurezza delle persone e dei beni o contribuisce allrsquoaccelerazione dei processi di desertificazione

- zone a medio rischio le zone in cui il rischio di incendio di foresta pur non essendo permanente o ciclico puograve minacciare in misura rilevante gli ecosistemi forestali

- zone a basso rischio tutte le altre zone Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali Con questa indagine si evidenzia lrsquoinfluenza del vento sugli incendi Il vento egrave determinante per la diffusione e per il comportamento del fuoco e pertanto deve essere analizzato in tutte le sue componenti Eacute indispensabile individuare per ciascuna zona i ldquoventi pericolosirdquo nella loro tipologia predominante e in particolare egrave opportuno conoscere il tipo di rallentamento che la copertura forestale ha sugli stessi Infatti la tipologia e la distribuzione dei boschi hanno influenza sul rallentamento della velocitagrave del vento e consente di prevedere con sufficiente attendibilitagrave il comportamento del fuoco

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) Con questi parametri si giudica la cronologia e la caratterizzazione con cui si verificano gli incendi nellrsquoarea in esame unitamente alla incidenza che hanno sul territorio forestale Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura Su tutto il territorio su cui si estende il piano egrave indispensabile conoscere il tipo il carico e la distribuzione del combustibile che si identificano nelle tipologie di copertura forestale che rappresentano uno strumento fondamentale per la pianificazione di protezione contro gli incendi boschivi ed un importante elemento conoscitivo per limpiego di modelli di previsione del comportamento del fuoco DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO La pericolositagrave di incendio su un determinato territorio esprime la possibilitagrave del manifestarsi di incendi unitamente alla difficoltagrave di estinzione degli stessi La gravitagrave esprime le conseguenze che derivano alle coperture forestali in seguito al passaggio del fuoco Sia la pericolositagrave sia la gravitagrave da individuare per ciascuna zona omogenea del territorio hanno vari livelli e le relative soglie devono essere definite direttamente dal pianificatore LA PERICOLOSITAgrave La pericolositagrave saragrave quindi definita sulla base dellanalisi dei fattori ambientali (naturali ed antropici) In generale saranno considerati gli aspetti orografici quali quota esposizione dei versanti rugositagrave della superficie pendenza geomorfologia per valutare come il fuoco puograve diffondersi Verranno poi considerate le caratteristiche della vegetazione forestale quali la composizione floristica forme di governo e trattamento continuitagrave verticale ed orizzontale dei popolamenti densitagrave delle chiome altezze dendrometriche e altezze di inserzione delle chiome modelli di combustibile per risalire alle probabili caratteristiche del fronte di fiamma con particolare riferimento alla intensitagrave presenza quantitagrave e distribuzione della necromassa Infine si dovranno considerare le caratteristiche relative alle reti idriche e viarie alle infrastrutture civili Lrsquoarea di riferimento per lanalisi e la rappresentazione della distribuzione spaziale delle variabili indicate egrave di un ettaro anche se in casi di particolare interesse si potragrave adottare un dettaglio maggiore Tuttavia questrsquoultima scelta deve essere seguita solo in caso di effettiva necessitagrave Quindi lrsquoinsieme delle variabili riferite allrsquo area elementare di 1 ettaro esprime un ldquoprofilo di pericolositagraverdquo univoco che egrave relazionato allrsquoinsorgenza alla propagazione e alla difficoltagrave di controllo degli incendi Per aree vaste o per aree dove gli incendi sono piugrave frequenti e quindi vi egrave una significativa quantitagrave di dati si possono eventualmente predisporre modelli empirici di validitagrave locale In generale se non si ritiene di ricorrere alla costruzione di appositi modelli statistici si puograve ricorrere al procedimento di statistica multivariata della cluster analysis

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In tale modo si possono raggruppare aree con ldquoprofilo di pericolositagraverdquo simile e con riferimento al centroide di ciascun gruppo si potragrave avere il profilo di pericolositagrave ldquotipordquo da attribuire a ciascuna situazione omogenea In ogni area omogenea saragrave indispensabile realizzare delle simulazioni del probabile comportamento del fuoco con i modelli di previsione in grado di fornire indicazioni su probabile intensitagrave velocitagrave di avanzamento tempo di residenza altezza e lunghezza di fiamma Le simulazioni saranno riferite alle condizioni generali che informano sulla tipologia di incendio da considerare poicheacute maggiormente caratterizzante la zona Queste variabili sono strettamente legate al danno sofferto dalla copertura forestale e alla possibilitagrave di lotta In modo particolare lrsquointensitagrave lineare piugrave avanti definita informa sulla possibilitagrave di attacco diretto Questo egrave lrsquoattacco che permette di minimizzare i danni e che tuttavia puograve essere applicato solo a certe condizioni di intensitagrave lineare del fronte di fiamma Se queste non si verificano diviene necessario ricorrere ad altre tecniche di estinzione decisamente piugrave traumatiche per la copertura forestale quali labbattimento di porzioni di bosco Pertanto la conoscenza di dove sia fisicamente possibile adottare le migliori soluzioni egrave per un parco una tappa irrinunciabile Ipotizzando scenari meteorologici prestabiliti (vedi anche i ldquofattori predisponentirdquo) con lrsquouso dei modelli di previsione del comportamento del fuoco potragrave essere prodotta una carta del comportamento atteso delleventuale fronte di fiamma LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO La gravitagrave reale esprime le variazioni che gli incendi boschivi causano nellrsquoambiente con il quale interagiscono In questa fase della pianificazione si tratta di esprimere il conflitto tra gli effetti negativi del potenziale incendio e la funzione attesa dal sistema ambientale nella sua complessitagrave strutturale e funzionale In modo particolare nei parchi poicheacute non egrave verosimile proporre una pianificazione che elimini nel periodo di validitagrave tutti gli incendi deve essere proposta una serie di provvedimenti che possa contenerne gli effetti negativi In questo contesto egrave utile introdurre il concetto di ldquoimpatto attesordquo che verragrave definito nelle diverse zone come insieme di

- intensitagrave attesa del fronte di fiamma da cui discende la forza distruttiva potenziale dellrsquoincendio

- effetto atteso del fuoco nei confronti della resistenza e della resilienza dei popolamenti forestali Questa informazione esprime la vulnerabilitagrave dellrsquoecosistema nei confronti del fuoco e lrsquoentitagrave del disturbo che questo egrave in grado di sopportare

- impatto nelle diverse zone dellrsquoarea protetta con i diversi livelli di tutela da cui discende la valutazione dellrsquoimportanza e del servizio atteso attribuito alle diverse formazioni minacciate dal fuoco Il peso dei livelli di tutela egrave relativo in quanto va sempre correlato con la relativa suscettivitagrave allrsquoincendio della tipologia in esame Si puograve infatti avere una riserva integrale per una zona umida e una tutela inferiore per un bosco rado di roverella in esposizione meridionale Saragrave senza dubbio questo secondo aspetto ad essere sottoposto al massimo delle attenzioni possibili

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Concretamente quindi limpatto attesordquo saragrave derivato dalla combinazione dei seguenti tre fattori a) Intensitagrave attesa gli effetti del fuoco sono legati al suo comportamento Lrsquointensitagrave lineare (quantitagrave di calore emanata nellrsquounitagrave di tempo per unitagrave lineare di fronte di fiamma) egrave il parametro maggiormente correlato agli effetti del fuoco e puograve determinare conseguenze da molto limitate a gravissime sullrsquoecosistema Si ritiene di proporre la valutazione del livello di impatto con un punteggio compreso tra 1 (molto basso) e 5 (molto alto) A partire da questa configurazione allrsquointensitagrave attesa del fronte di fiamma egrave stato attribuito un impatto atteso secondo quanto di seguito indicato

Intensitagrave attese (kWm) Impatto attesolt400 1

400-800 2800-1600 31600-3200 4

gt3200 5 b) Effetto atteso sulla tipologia vegetazionale leffetto( o impatto) atteso sulla copertura forestale ed in generale sullrsquoambiente del parco dipende dallintensitagrave dallrsquoestensione dellrsquoincendio ma in gran parte dalla vulnerabilitagrave della vegetazione e in particolare dalla sua resilienza e resistenza Queste caratteristiche devono essere evidenziate con indagini puntuali basate sullrsquoecologia forestale e sulla selvicoltura Si propone di valutare lrsquoimpatto atteso assegnando alle diverse formazioni punteggi compresi da 1 a 5 c) Impatto nelle diverse zone dellarea protetta relativamente allrsquoimpatto atteso degli incendi nelle diverse zone protette si dovragrave procedere ad una caratterizzazione differente Gli interventi dovranno essere modulati in funzione delle differenti finalitagrave del parco considerando quanto previsto dalla L 39491 che indica diversi gradi di protezione (A) riserve integrali (in cui lambiente naturale egrave conservato nella sua integritagrave) (B) riserve generali orientate (con forti limitazioni nella realizzazione di nuove opere o di trasformazione del territorio in cui possono essere consentite utilizzazioni produttive tradizionali e i servizi connessi) (C) aree di protezione (nelle quali possono ammettersi attivitagrave agrosilvopastorali nei limiti fissati dallente parco) (D) aree di promozione economica e sociale (in cui sono ammesse attivitagrave piugrave intensive e azioni di valorizzazione economica culturale e sociale coerenti con le finalitagrave del parco) Nellrsquoambito dei differenti livelli di protezione per definire i livelli di impatto si faragrave riferimento ai caratteri con cui gli incendi sono maggiormente in conflitto tenendo sempre ben presente la naturale predisposizione al rischio drsquoincendio delle diverse formazioni La zonazione per gradi di protezione naturalistica del parco (A B C e D ove esiste ed 1 e 2 negli altri casi) egrave una macro zonizzazione vista lestensione relativamente grande di ogni zona rispetto alle diverse tipologie morfologiche e vegetazionali interne ad ognuna di esse pertanto si ritiene che tale zonazione non abbia una diretta rilevanza sul comportamento del fuoco bensigrave determini una diversa considerazione sulle prioritagrave dintervento data la diversa valenza naturalistica Quindi si ritiene di valutare limpatto atteso da 1 a 4 rispettivamente per le zone D C B e A e da 2 a 3 rispettivamente per le zone 2 e 1

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La combinazione delle tre variabili considerate realizzata per semplice somma dei relativi punteggi di impatto parziale assegnando quindi uguale peso al contributo delle diverse componenti Il punteggio derivante dalla somma verragrave quindi segmentato in classi secondo la seguente tabella

Punteggio di impatto Classe di impatto 3-6 Basso 7-9 Medio 10-12 Alto 13-14 Molto Alto

ZONIZZAZIONE DI SINTESI Avvalendosi delle elaborazioni precedenti il territorio viene suddiviso in aree omogenee che indicano rispettivamente la pericolositagrave e la gravitagrave reale dincendio Il passo successivo della pianificazione a fini di protezione della zona contro gli incendi non puograve prescindere dal considerare ambedue i parametri valutati unitamente e in modo sintetico Pertanto per ciascuna area la conoscenza della pericolositagrave e della gravitagrave che tiene conto di tutti i parametri pirologici ponderati precedentemente consentiragrave di avere una situazione pirologica complessiva mediante unoperazione di intersezione spaziale delle aree omogenee definite dalla pericolositagrave e dalla gravitagrave dincendio ottenendo aree omogenee per entrambi questi due parametri LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO La prioritagrave degli interventi di prevenzione diretta saragrave accordata in funzione della combinazione dei valori di gravitagrave e pericolositagrave di ogni zona omogenea Tuttavia puograve accadere che nel territorio dellarea protetta vi siano piugrave zone di pari valore di gravitagrave e pericolositagrave In previsione di tale evenienza disponendo dei dati sufficienti si prevede di ricorrere al concetto del tempo di rotazione Il tempo di rotazione viene definito come il rapporto tra la superficie boscata dellrsquoarea e la superficie boscata media annua percorsa della stessa area Il reciproco di questo rapporto puograve essere visto come tempo di ritorno (numero di anni necessari affincheacute la stessa superficie venga nuovamente interessata dallrsquoincendio) oppure periodo di tempo necessario affincheacute tutta la superficie boscata dellrsquoarea venga percorsa dal fuoco ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI La legge 35300 in materia di incendi boschivi nasce dalla diffusa convinzione che lrsquoapproccio piugrave adeguato per perseguire la conservazione del patrimonio boschivo bene insostituibile per la qualitagrave della vita sia quello di promuovere ed incentivare le attivitagrave di previsione e di prevenzione anzicheacute privilegiare la fase emergenziale legata allo spegnimento degli incendi Nellattuale impostazione del piano egrave necessario realizzare unorganica gestione degli interventi e delle azioni mirate a mitigare le conseguenze degli incendi Tale impostazione comporta che si accetti che il fuoco possa percorrere parte del territorio posto a protezione In tale caso si definiscono precisi limiti di comportamento del fuoco e di estensione totale Questimpostazione comprende un concetto applicabile per lo piugrave ad area vasta e quindi di livello regionale Lrsquoobiettivo del piano delle aree a parco deve basarsi sullrsquoapplicazione del criterio della ldquoriduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocordquo da realizzare per tappe successive tendendo a raggiungere il contenimento totale se possibile

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La riduzione attesa di superficie percorsa egrave comunque un obiettivo parziale di cui si deve verificare la concreta realizzabilitagrave nel periodo di validitagrave del piano Le linee di pianificazione devono essere stabilite e mantenute valide nella loro impostazione per un periodo sufficiente a valutarne i risultati Detto periodo viene previsto indicativamente tra 3 e 5 anni Lrsquoimpostazione pluriennale non esclude le revisioni annue di cui alla L 3532000 che per le aree protette devono avere soprattutto lrsquoobiettivo di controllo dei risultati delle azioni preventive A tale fine egrave indispensabile fare riferimento alle zone omogenee precedentemente descritte collocando in esse gli interventi in funzione dellrsquoimpatto atteso Integrano gli interventi assegnati alle singole zone omogenee gli interventi generali che estendono la loro efficacia su tutto il territorio del parco Per la realizzazione di quanto sopra egrave opportuno avvalersi dei seguenti elementi Definizione degli obiettivi Gli obiettivi da perseguire per la protezione di unrsquoarea protetta contro gli incendi devono essere assai rigorosi e strettamente connessi con gli obiettivi specifici per i quali si egrave costituita lrsquoarea protetta In generale lrsquoobiettivo si concretizza con la superficie percorsa dal fuoco massima accettabile Definizione dellimpatto accettabile per area omogenea e per tipologia forestale Ogni area omogenea puograve sopportare un impatto che egrave deciso dal pianificatore La variabilitagrave di situazioni non permette di fornire delle indicazioni generali infatti si puograve spaziare da livelli dimpatto nulli ad elevati In funzione del livello dimpatto accettato cambiano molto lrsquoimpegno e i costi per rispettarlo Esigenze di protezione e tipologie dintervento nelle aree omogenee Questa fase consiste nellrsquoassegnazione delle tipologie dintervento di contenimento del fuoco alle differenti zone omogenee Sulla base dellrsquoobiettivo relativo alla zona omogenea si stabilisce quali siano gli interventi da realizzate per raggiungerlo Gli interventi saranno distribuiti tra prevenzione ed estinzione impiegando tutti i possibili mezzi e tecniche Questa fase egrave assai delicata poicheacute comporta lrsquoinserimento di un provvedimento in una situazione dovendone prevedere i risultati Definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile La superficie percorsa dal fuoco massima accettabile per ogni zona omogenea egrave una parte fondamentale del piano e puograve essere determinata anche con procedimenti di simulazione di comportamento del fronte di fiamma nelle varie situazioni tipo riscontrate nella realtagrave del territorio La definizione della superficie percorsa massima deve essere correlata anche con le diverse caratteristiche di recupero spontaneo della vegetazione stessa La conoscenza della resilienza e della tempistica del recupero dovranno entrare operativamente nel modello finalizzato alla definizione della ldquosuperficie percorsa massima accettabilerdquo Per unrsquoarea naturale protetta che assume dimensioni ampie (come alcuni Parchi Nazionali) serve una specifica successione di tappe pianificatorie Nel caso specifico essendo tali aree protette costituite per la salvaguardia di particolari situazioni ambientali o per la conservazione di certe popolazioni si dovragrave in prima istanza valutare il danno potenziale in relazione a tale obiettivo e quindi successivamente si dovragrave cercare di limitare al massimo il valore della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile considerando sempre che esso egrave inversamente proporzionale ai costi

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Definizione della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco Questa grandezza strettamente collegata alla precedente definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile ne rappresenta una tappa parziale da adottare in caso in cui non sia possibile raggiungere nel periodo di validitagrave del piano il valore desiderato PREVENZIONE Con tale termine si intende lattivitagrave a contrasto dei fattori predisponenti anche solo potenziali delle cause determinanti linnesco e lo sviluppo di incendi boschivi nelle aree e nei periodi a rischio Nel piano saranno previste tutte le possibili attivitagrave preventive finalizzate a rendere meno probabili gli incendi piugrave contenuti i parametri di comportamento e piugrave facile lrsquoestinzione ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI In questo capitolo del piano si provvederagrave alla definizione degli interventi che si devono realizzare per ogni area omogenea determinata a seguito delle indagini e delle zonizzazioni attuale e degli obiettivi Gli interventi devono essere dapprima descritti nelle loro caratteristiche generali e quindi precisamente determinati nellintensitagrave tipologia e collocazione solo sulla base delle risultanze delle precedenti zonizzazioni e del monitoraggio annuale Inoltre gli interventi devono essere economicamente quantizzati ovvero nel periodo di validitagrave del piano devono essere identificate le risorse economiche ad essi destinate (scheda tecnico-economica) ed i tempi di realizzazione previsti (crono-programma) Alcuni interventi sono di carattere generale non sono cioegrave assegnati a priori alle singole aree omogenee in quanto aventi una ricaduta su tutto il territorio e non necessitano pertanto di essere localizzati puntualmente in sede di pianificazione Tra questi egrave prevista la prevenzione indiretta cioegrave lrsquoattivitagrave che consente di portare a conoscenza della cittadinanza le problematiche legate agli incendi boschivi affincheacute siano adottati comportamenti piugrave prudenti La funzione dellattivitagrave indiretta egrave diminuire le cause antropiche determinanti linnesco degli incendi Si possono evidenziare due fasi della sunnominata prevenzione una a lungo e una a breve termine La prima egrave composta dallinsieme delle attivitagrave miranti a creare una coscienza della cittadinanza in modo da evitare comportamenti che possano innescare incendi Quella a breve termine (piugrave importante) si configura come informazione mirata alla cittadinanza in genere relativa al grado di pericolo esistente al momento attuale Per la prevenzione indiretta a lungo termine saranno necessarie campagne dinformazione oltre alla diffusione di pubblicazioni per introdurre elementi di sensibilizzazione a diverse fasce di pubblico e soprattutto ai fruitori dellarea protetta Per la prevenzione indiretta a breve termine si propone di introdurre una cartellonistica dinamica per segnalare ogni giorno il grado di pericolo dincendio ottenuto dallapposito dispositivo di previsione Strettamente collegato alla prevenzione indiretta dovragrave essere definito il flusso informativo utile a raggiungere la popolazione Questattivitagrave prevista dallart6 della l35300 egrave sotto la responsabilitagrave delle Regioni e deve portare la popolazione a conoscenza dei vincoli e dei divieti dei danni procurabili dal fuoco delle norme comportamentali da tenere in caso di incendio e dei riferimenti per la segnalazione urgente di eventuali focolai

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TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI La descrizione della tipologia degli interventi e quindi la loro localizzazione e quantificazione economica attraverso un apposito programma di interventi e la sua sintesi nella ldquoscheda tecnico-economicardquo risulta importante per una concreta pianificazione e per il successivo monitoraggio VIABILITAgrave Risulta necessario attuare sistematicamente un piano degli interventi di ripulitura delle vie di comunicazione statisticamente soggette ad insorgenza incendi possibilmente attuati con tempistica e modi tali da non comportare laccumulo di biomassa secca e pagliosa sui bordi stradali VIABILITAgrave OPERATIVA Essa egrave intesa come lrsquoinfrastruttura che consente il raggiungimento dei luoghi dove si manifesta il fuoco Si tratta di viabilitagrave forestale la cui progettazione e realizzazione presenta aspetti delicati Infatti non egrave possibile ipotizzare di raggiungere tutti i luoghi forestali con automezzi Neacute puograve essere ipotizzato di estendere la rete viaria unicamente a tale fine Pertanto la dimensione di questa infrastruttura deve tenere conto in modo rigoroso della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocoLa viabilitagrave e lrsquoaccesso sono previste dallrsquoart 3 comma 3 lettera i) della L 3532000 Puograve accadere che si evidenzi una carenza di collegamento ed in tale caso si faragrave ricorso ad un servizio di elicotteri limitando il piugrave possibile il disturbo allambiente naturale Di seguito sono riportate alcune indicazioni operative di massima

1) nel caso di realizzazioni di strade queste potranno essere unidirezionali poicheacute la densitagrave di traffico saragrave molto limitata tuttavia dovranno essere previste frequenti piazzole di scambio per landata e il ritorno dei mezzi che saranno distanti non piugrave di 400 m lrsquouna dallrsquoaltra

2) importantissimo nelle aree protette egrave anche il momento della regolamentazione dellrsquoaccesso e dellrsquouso della viabilitagrave a scopi diversi (utilizzazioni ricreazionehellip)

VIALI TAGLIAFUOCO Queste infrastrutture realizzabili con varie tipologie costruttive sono strettamente collegate alla dimensione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e alle modalitagrave di estinzione previste dal Piano per lrsquoarea in esame Infatti la tecnica di estinzione adottata egrave strettamente collegata al tipo di viale realizzato I viali tagliafuoco sono interventi di prevenzione realizzabili con diversi criteri progettuali si distinguono in passivi e attivi I viali passivi non richiedono lintervento da parte delle squadre ma determinano profonde trasformazioni sul territorio e quindi non compatibili con le aree protette- I viali tagliafuoco attivi operano unicamente un rallentamento del fronte di fiamma e necessitano di interventi di estinzione Quindi il viale non egrave progettato per fermare lincendio ma per rallentarlo e contenerlo entro limiti dintensitagrave molto bassi Eacute comunque essenziale inserire criteri di natura ecologica capaci di valutare gli effetti diretti ed indiretti di tale ldquoframmentazionerdquo Si tratta di un problema complesso che da una parte non puograve eliminare i viali tagliafuoco ma puograve contribuire a tenere sempre presenti gli impatti e le ricadute sul sistema ecologico nella sua complessitagrave essendo tali interventi senza dubbio utili per limitare i danni

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degli incendi Nel parco si ricorreragrave esclusivamente ai viali tagliafuoco di tipo attivo verde e alle tende tagliafuoco attive In generale si prevede che i viali attivi debbano contenere lintensitagrave lineare del fronte di fiamma sempre al di sotto dei 400 kWm dove si opera con attacco diretto a terra da parte di squadre con attrezzature manuali Dove si ritiene necessario intervenire con mezzi meccanici lintensitagrave lineare che il viale deve poter contenere egrave di 800 kWm mentre dove intervengono mezzi aerei egrave di 1200 kWm APPROVVIGIONAMENTO IDRICO Lrsquoapprovvigionamento idrico egrave realizzato attraverso una rete di punti di rifornimento fissi o mobili che devono essere configurati in relazione a tutti gli altri interventi di prevenzione diretta ed alle componenti del servizio di estinzione Deve essere realizzato con sistemi di basso impatto ambientale e in particolare evitando la costruzione di invasi in cemento Si ritiene di dover ricorrere a invasi di piccola capacitagrave smontabili e asportabili Risulta quindi assai importante assicurarne una corretta collocazione La distribuzione degli invasi sul territorio le loro caratteristiche costruttive e capacitagrave sono funzione dei mezzi previsti per lo spegnimento

- rifornimento degli elicotteri di tipo leggero - rifornimento dei mezzi a terra

Ogni punto di rifornimento idrico egrave riferito ad unarea servita da una squadra per lo spegnimento in fase di intervento a partire dal punto acqua In base a questo criterio cambieranno sia larea servita sia la capacitagrave di invaso per soddisfare i differenti mezzi e le tecniche di intervento legate agli scenari in cui si opera PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI Nelle aree protette luso degli elicotteri deve essere previsto in modo assai piugrave intenso rispetto a quello del resto del territorio Infatti con questo mezzo si possono servire le zone con scarsa viabilitagrave realizzando sia il trasporto di squadre sia parte dellestinzione Questaspetto egrave assai importante per evitare la costruzione di strade per lestinzione Occorre considerare quindi la necessitagrave di piazzole di atterraggio per realizzare le condizioni atte a raggiungere tutte le zone comprese nei parchi nel tempo massimo di 10 di volo Esse sono aree piane orizzontali o leggermente inclinate senza ostacoli per il volo nella zona circostante di area circolare di almeno 20m di diametro dotate di rifornimento idrico e collegamento viario La densitagrave di collocazione saragrave in rapporto al tipo di scenario Si daragrave prioritagrave alle piugrave elevate classi di impatto a partire dagli scenari di collina interna con eventi estivi e di montagna interna con eventi invernali PREVENZIONE SELVICOLTURALE Si tratta della prevenzione diretta piugrave efficace conosciuta anche se purtroppo non la piugrave diffusa Si realizza con varie attivitagrave di tipo selvicolturale attuate e dimensionate in funzione del comportamento previsto del fronte di fiamma Il progetto di questo tipo di prevenzione si attua sulla base della distribuzione dei popolamenti forestali erbacei ed arbustivi in armonia con le norme previste dai piani di gestione eventualmente presenti dellrsquoimpatto accettabile della superficie percorsa dal fuoco

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massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e del comportamento previsto dellrsquoincendio Per questrsquoultimo egrave opportuno avvalersi di modelli matematici di previsione La prevenzione diretta selvicolturale mira a sottrarre dal potenziale combustibile vegetale la quota parte di carico non assorbibile con lrsquoestinzione Nelle aree protette questo tipo di prevenzione si deve ovviamente ben raccordare con gli obiettivi in termini di conservazione della biodiversitagrave e la tendenza ad avere cenosi forestali e boschi vetusti capaci di far emergere nel modo migliore lrsquoeccezionale complessitagrave funzionale del sistema foresta Rinaturalizzazione delle cenosi di derivazione antropica armonizzazione delle strutture verifica degli ordinamenti presenti (fustaie cedui boschi non ordinariamente gestiti boschi di neoformazione formazioni lasciate alla libera evoluzione) e identificazione delle eventuali azioni di riordino bioecologico sono i criteri guida da seguire assieme allrsquoimpatto atteso e alla riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco IL FUOCO PRESCRITTO Lrsquoapplicazione del fuoco prescritto in unrsquoarea protetta puograve apparire contraddittoria tuttavia nei parchi cosigrave come nelle riserve sono frequenti popolazioni arboree artificiali o situazioni ambientali particolari in cui il fuoco oltre a ridurre il carico di combustibile puograve favorire la rinaturalizzazione (fuoco come fattore ecologico) o il mantenimento dellrsquoambiente risultante da secolare gestione antropizzata Alcuni ambienti seppur mantenuti da unrsquoazione perturbante sono ormai consolidati e facenti parte della tradizione paesaggistica e della memoria collettiva Pertanto nelle aree protette questo tipo di prevenzione non deve essere esclusa aprioristicamente ma puograve ben raccordarsi con gli obiettivi sia di prevenzione che di conservazione della biodiversitagrave FORMAZIONE La formazione del personale egrave indispensabile per lrsquoefficacia di tutte le attivitagrave Pur con differenti livelli di approfondimento deve rivolgersi ai progettisti delle opere di prevenzione ai coordinatori delle operazioni di spegnimento agli operatori addetti allrsquoestinzione Le funzionalitagrave di tutti gli strumenti in dotazione devono essere conosciute da coloro che attuano il coordinamento operativo con particolare riferimento alle modalitagrave di impiego dei Sistemi di Supporto alle Decisioni e dei modelli di simulazione di comportamento del fronte di fiamma Agli operatori professionali e volontari saragrave opportuno fare conoscere i dispositivi di sicurezza operazionale e di protezione individuale che devono essere utilizzati e tutti gli aspetti teorico - pratici delle varie tecniche di estinzione PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO Descrizione degli interventi di prevenzione AIB necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc)

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LOTTA ATTIVA Le principali attivitagrave di lotta attiva da prevedere con la pianificazione sono le seguenti SORVEGLIANZA Attivitagrave di controllo del territorio da attuare quando il livello degli indici di previsione del pericolo di incendio supera una prevista soglia di attenzione con allertamento da apposite strutture di analisi meteo collegate allrsquoEnte Parco o da strutture alternative autonome come mini stazioni meteo locali (vedi ldquofattori predisponentirdquo) Puograve essere organizzato un servizio di controllo che avverte la popolazione del livello del pericolo del momento Ciograve egrave particolarmente valido in aree assai frequentate e di alto pregio ambientale AVVISTAMENTO Consiste nellrsquoattivitagrave di individuazione diretta dei focolai realizzata da terra sia con mezzi mobili che fissi oppure dallrsquoaria Si ritiene che questattivitagrave che puograve essere realizzata con varie tecniche debba essere applicata sul territorio rigidamente in conseguenza delle analisi che evidenziano la vulnerabilitagrave della copertura forestale e lrsquoimpatto accettabile Inoltre deve essere strettamente collegato alla previsione del pericolo ed entrare in funzione solo al superamento di soglie precisamente definite per ogni area omogenea Lavvistamento egrave da intendersi come un servizio collocato a valle della previsione del pericolo Tanto piugrave questrsquoultima saragrave affidabile ed efficace tanto minore potragrave essere limpatto della struttura di avvistamento Nelle aree protette deve in genere essere preferito allrsquoavvistamento con postazioni fisse quello basato su pattugliamento sia da terra sia con aerei Anche i luoghi da osservare e quindi il tragitto che deve essere coperto dagli osservatori deve essere definito in sede progettuale sulla base di consolidate metodologie messe a punto per evidenziare le aree che meritano di essere maggiormente poste sotto controllo Nei casi in cui si fosse ritenuto necessario ricorrere ad impianti fissi qualora vi siano le condizioni di elevato pregio in zone ad alto rischio e laddove sia possibile ospitarli senza ricorrere a costruzioni di elevato impatto visivo si ritiene che sia utile impiegare dispositivi con controllo remoto ALLARME La definizione dellrsquoallarme avviene a seguito di segnalazione di evento avvistato La segnalazione puograve pervenire da parte del servizio di avvistamento oppure da cittadini che avvisano tramite canali di comunicazione appositamente pubblicizzati Con lrsquoallarme si mettono in moto le operazioni di intervento Per tale motivo lrsquoallarme deve essere emanato solo da una struttura autorizzata e comunque a conoscenza del livello di pericolo dellrsquoarea interessata del momento e delle forze che possono essere fatte intervenire COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE Si ritiene che presso il parco debba essere realizzato un ldquopunto di coordinamentordquo Detto punto di coordinamento pur essendo autonomo deve essere in contatto diretto con le Sale Operative Unificate Permanenti (SOUP) previste dallrsquoart 7 della L 3532000 per lo svolgimento della lotta attiva Deve essere quindi assicurato il collegamento tra il livello centrale (Regione) e quello locale (area protetta) Questrsquoultimo deve essere messo nelle condizioni di ricevere e dare le informazioni e lrsquoappoggio tecnico

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per le operazioni che derivano dal lavoro fatto in sede centrale da personale esperto e possibilmente con Sistemi di Supporto alle decisioni di cui ogni sala operativa dovrebbe essere dotata Si dovranno organizzare le procedure operative da seguire nelle differenti situazioni ed applicando le differenti tecniche di estinzione noncheacute il collegamento dellrsquoattivitagrave operativa svolta da diverse Regioni in caso di parco nazionale interregionale Dette procedure sono legate alle disposizioni regionali Qualora non fossero ancora stabilite il piano deve proporle con la finalitagrave di realizzare le migliori condizioni per rendere efficaci le differenti azioni di lotta intraprese Il coordinamento operativo e le procedure seguite nellrsquoarea protetta vanno descritte nella relazione del piano AIB in particolare la procedura di allarme in coordinamento con le competenti strutture regionali e sub regionali la procedura in caso di focolaio (da spegnere prima possibile con le risorse disponibili in loco) e quindi in caso di incendio vero e proprio le procedure operative specifiche per lrsquoutilizzo di mezzi e altre risorse AIB disponibili in loco

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PARTI SPECIALI DEL PIANO RICOSTITUZIONE BOSCHIVA Nel piano delle aree protette deve essere dedicata particolare attenzione alla ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco La parte del Piano finalizzata alla ricostituzione si basa sulla conoscenza funzionale e strutturale delle diverse tipologie presenti nel territorio In particolare tiene conto delle caratteristiche sindinamiche (serie di vegetazione) e del confronto tra eterogeneitagrave spaziale reale e eterogeneitagrave potenziale Solo il riferimento al modello neutrale (eterogeneitagrave potenziale o carta della vegetazione potenziale) offre un criterio valido per valutare la situazione reale e consente di ricostruire modelli dintervento non teorici ma strettamente collegati alla potenzialitagrave del territorio confrontato con lrsquoattuale uso del territorio stesso Anche in questo caso pertanto si dovragrave fare riferimento ai documenti di base con i quali abbiamo prodotto la classificazione gerarchica del territorio Il confronto cartografico tra attuale uso e situazione potenziale fornisce una base molto concreta di valutazione delle possibilitagrave di ricostituzione a scala territoriale Saragrave successivamente essenziale definire i singoli modelli di ricostituzione applicati alle diverse tipologie vegetazionali La conoscenza di tali modelli (serie di vegetazione) consente di valutare la congruitagrave tipologica anche di stadi degradati (vedi per esempio i cespuglieti) e contribuisce notevolmente alla pianificazione degli interventi Nella pianificazione degli interventi si dovragrave prendere sempre in considerazione la possibilitagrave di non intervenire con impianti diretti Uno degli elementi essenziali nel processo di valutazione che conduce al progetto di ricostituzione egrave indubbiamente la situazione della risorsa suolo Nel caso di scarsa frequenza senza perdita di suolo egrave facile far prevalere il criterio di basso intervento Nel caso invece di perdita della risorsa suolo lrsquointervento dovragrave essere finalizzato prevalentemente alleliminazione di questo rischio mediante la messa a dimora di specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione in oggetto capaci di eliminare in tempi brevi la perdita di suolo Lrsquoattivitagrave da svolgere deve essere definita da una apposita analisi svolta a livello regionale con cui si individuano le aree prioritarie di intervento La ricostituzione si affronta correttamente solo in un contesto generale di pianificazione ecologica e forestale individuando per tutto il territorio a parco i differenti effetti degli incendi avvenuti e la dinamica della ricostituzione spontanea Gli interventi di ricostituzione che si prevederagrave di adottare verranno modulati in funzione di tutte le caratteristiche ambientali e nel rispetto della multifunzionalitagrave della copertura forestale Per poterli definire e soprattutto distribuire correttamente nellrsquoarea a parco si devono prevedere le seguenti analisi

- analisi della possibilitagrave di ricostituzione spontanea anche in funzione di Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) e Fire regime (frequenza intensitagrave stagione)

- definizione di criteri e modalitagrave di intervento per la ricostituzione - definizione di zone prioritarie di intervento - definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipologia e per ogni area

omogenea in funzione delle serie di vegetazione e delle unitagrave di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio

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IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

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49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

102

PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

103

34

  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) Con questi parametri si giudica la cronologia e la caratterizzazione con cui si verificano gli incendi nellrsquoarea in esame unitamente alla incidenza che hanno sul territorio forestale Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura Su tutto il territorio su cui si estende il piano egrave indispensabile conoscere il tipo il carico e la distribuzione del combustibile che si identificano nelle tipologie di copertura forestale che rappresentano uno strumento fondamentale per la pianificazione di protezione contro gli incendi boschivi ed un importante elemento conoscitivo per limpiego di modelli di previsione del comportamento del fuoco DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO La pericolositagrave di incendio su un determinato territorio esprime la possibilitagrave del manifestarsi di incendi unitamente alla difficoltagrave di estinzione degli stessi La gravitagrave esprime le conseguenze che derivano alle coperture forestali in seguito al passaggio del fuoco Sia la pericolositagrave sia la gravitagrave da individuare per ciascuna zona omogenea del territorio hanno vari livelli e le relative soglie devono essere definite direttamente dal pianificatore LA PERICOLOSITAgrave La pericolositagrave saragrave quindi definita sulla base dellanalisi dei fattori ambientali (naturali ed antropici) In generale saranno considerati gli aspetti orografici quali quota esposizione dei versanti rugositagrave della superficie pendenza geomorfologia per valutare come il fuoco puograve diffondersi Verranno poi considerate le caratteristiche della vegetazione forestale quali la composizione floristica forme di governo e trattamento continuitagrave verticale ed orizzontale dei popolamenti densitagrave delle chiome altezze dendrometriche e altezze di inserzione delle chiome modelli di combustibile per risalire alle probabili caratteristiche del fronte di fiamma con particolare riferimento alla intensitagrave presenza quantitagrave e distribuzione della necromassa Infine si dovranno considerare le caratteristiche relative alle reti idriche e viarie alle infrastrutture civili Lrsquoarea di riferimento per lanalisi e la rappresentazione della distribuzione spaziale delle variabili indicate egrave di un ettaro anche se in casi di particolare interesse si potragrave adottare un dettaglio maggiore Tuttavia questrsquoultima scelta deve essere seguita solo in caso di effettiva necessitagrave Quindi lrsquoinsieme delle variabili riferite allrsquo area elementare di 1 ettaro esprime un ldquoprofilo di pericolositagraverdquo univoco che egrave relazionato allrsquoinsorgenza alla propagazione e alla difficoltagrave di controllo degli incendi Per aree vaste o per aree dove gli incendi sono piugrave frequenti e quindi vi egrave una significativa quantitagrave di dati si possono eventualmente predisporre modelli empirici di validitagrave locale In generale se non si ritiene di ricorrere alla costruzione di appositi modelli statistici si puograve ricorrere al procedimento di statistica multivariata della cluster analysis

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

In tale modo si possono raggruppare aree con ldquoprofilo di pericolositagraverdquo simile e con riferimento al centroide di ciascun gruppo si potragrave avere il profilo di pericolositagrave ldquotipordquo da attribuire a ciascuna situazione omogenea In ogni area omogenea saragrave indispensabile realizzare delle simulazioni del probabile comportamento del fuoco con i modelli di previsione in grado di fornire indicazioni su probabile intensitagrave velocitagrave di avanzamento tempo di residenza altezza e lunghezza di fiamma Le simulazioni saranno riferite alle condizioni generali che informano sulla tipologia di incendio da considerare poicheacute maggiormente caratterizzante la zona Queste variabili sono strettamente legate al danno sofferto dalla copertura forestale e alla possibilitagrave di lotta In modo particolare lrsquointensitagrave lineare piugrave avanti definita informa sulla possibilitagrave di attacco diretto Questo egrave lrsquoattacco che permette di minimizzare i danni e che tuttavia puograve essere applicato solo a certe condizioni di intensitagrave lineare del fronte di fiamma Se queste non si verificano diviene necessario ricorrere ad altre tecniche di estinzione decisamente piugrave traumatiche per la copertura forestale quali labbattimento di porzioni di bosco Pertanto la conoscenza di dove sia fisicamente possibile adottare le migliori soluzioni egrave per un parco una tappa irrinunciabile Ipotizzando scenari meteorologici prestabiliti (vedi anche i ldquofattori predisponentirdquo) con lrsquouso dei modelli di previsione del comportamento del fuoco potragrave essere prodotta una carta del comportamento atteso delleventuale fronte di fiamma LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO La gravitagrave reale esprime le variazioni che gli incendi boschivi causano nellrsquoambiente con il quale interagiscono In questa fase della pianificazione si tratta di esprimere il conflitto tra gli effetti negativi del potenziale incendio e la funzione attesa dal sistema ambientale nella sua complessitagrave strutturale e funzionale In modo particolare nei parchi poicheacute non egrave verosimile proporre una pianificazione che elimini nel periodo di validitagrave tutti gli incendi deve essere proposta una serie di provvedimenti che possa contenerne gli effetti negativi In questo contesto egrave utile introdurre il concetto di ldquoimpatto attesordquo che verragrave definito nelle diverse zone come insieme di

- intensitagrave attesa del fronte di fiamma da cui discende la forza distruttiva potenziale dellrsquoincendio

- effetto atteso del fuoco nei confronti della resistenza e della resilienza dei popolamenti forestali Questa informazione esprime la vulnerabilitagrave dellrsquoecosistema nei confronti del fuoco e lrsquoentitagrave del disturbo che questo egrave in grado di sopportare

- impatto nelle diverse zone dellrsquoarea protetta con i diversi livelli di tutela da cui discende la valutazione dellrsquoimportanza e del servizio atteso attribuito alle diverse formazioni minacciate dal fuoco Il peso dei livelli di tutela egrave relativo in quanto va sempre correlato con la relativa suscettivitagrave allrsquoincendio della tipologia in esame Si puograve infatti avere una riserva integrale per una zona umida e una tutela inferiore per un bosco rado di roverella in esposizione meridionale Saragrave senza dubbio questo secondo aspetto ad essere sottoposto al massimo delle attenzioni possibili

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Concretamente quindi limpatto attesordquo saragrave derivato dalla combinazione dei seguenti tre fattori a) Intensitagrave attesa gli effetti del fuoco sono legati al suo comportamento Lrsquointensitagrave lineare (quantitagrave di calore emanata nellrsquounitagrave di tempo per unitagrave lineare di fronte di fiamma) egrave il parametro maggiormente correlato agli effetti del fuoco e puograve determinare conseguenze da molto limitate a gravissime sullrsquoecosistema Si ritiene di proporre la valutazione del livello di impatto con un punteggio compreso tra 1 (molto basso) e 5 (molto alto) A partire da questa configurazione allrsquointensitagrave attesa del fronte di fiamma egrave stato attribuito un impatto atteso secondo quanto di seguito indicato

Intensitagrave attese (kWm) Impatto attesolt400 1

400-800 2800-1600 31600-3200 4

gt3200 5 b) Effetto atteso sulla tipologia vegetazionale leffetto( o impatto) atteso sulla copertura forestale ed in generale sullrsquoambiente del parco dipende dallintensitagrave dallrsquoestensione dellrsquoincendio ma in gran parte dalla vulnerabilitagrave della vegetazione e in particolare dalla sua resilienza e resistenza Queste caratteristiche devono essere evidenziate con indagini puntuali basate sullrsquoecologia forestale e sulla selvicoltura Si propone di valutare lrsquoimpatto atteso assegnando alle diverse formazioni punteggi compresi da 1 a 5 c) Impatto nelle diverse zone dellarea protetta relativamente allrsquoimpatto atteso degli incendi nelle diverse zone protette si dovragrave procedere ad una caratterizzazione differente Gli interventi dovranno essere modulati in funzione delle differenti finalitagrave del parco considerando quanto previsto dalla L 39491 che indica diversi gradi di protezione (A) riserve integrali (in cui lambiente naturale egrave conservato nella sua integritagrave) (B) riserve generali orientate (con forti limitazioni nella realizzazione di nuove opere o di trasformazione del territorio in cui possono essere consentite utilizzazioni produttive tradizionali e i servizi connessi) (C) aree di protezione (nelle quali possono ammettersi attivitagrave agrosilvopastorali nei limiti fissati dallente parco) (D) aree di promozione economica e sociale (in cui sono ammesse attivitagrave piugrave intensive e azioni di valorizzazione economica culturale e sociale coerenti con le finalitagrave del parco) Nellrsquoambito dei differenti livelli di protezione per definire i livelli di impatto si faragrave riferimento ai caratteri con cui gli incendi sono maggiormente in conflitto tenendo sempre ben presente la naturale predisposizione al rischio drsquoincendio delle diverse formazioni La zonazione per gradi di protezione naturalistica del parco (A B C e D ove esiste ed 1 e 2 negli altri casi) egrave una macro zonizzazione vista lestensione relativamente grande di ogni zona rispetto alle diverse tipologie morfologiche e vegetazionali interne ad ognuna di esse pertanto si ritiene che tale zonazione non abbia una diretta rilevanza sul comportamento del fuoco bensigrave determini una diversa considerazione sulle prioritagrave dintervento data la diversa valenza naturalistica Quindi si ritiene di valutare limpatto atteso da 1 a 4 rispettivamente per le zone D C B e A e da 2 a 3 rispettivamente per le zone 2 e 1

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La combinazione delle tre variabili considerate realizzata per semplice somma dei relativi punteggi di impatto parziale assegnando quindi uguale peso al contributo delle diverse componenti Il punteggio derivante dalla somma verragrave quindi segmentato in classi secondo la seguente tabella

Punteggio di impatto Classe di impatto 3-6 Basso 7-9 Medio 10-12 Alto 13-14 Molto Alto

ZONIZZAZIONE DI SINTESI Avvalendosi delle elaborazioni precedenti il territorio viene suddiviso in aree omogenee che indicano rispettivamente la pericolositagrave e la gravitagrave reale dincendio Il passo successivo della pianificazione a fini di protezione della zona contro gli incendi non puograve prescindere dal considerare ambedue i parametri valutati unitamente e in modo sintetico Pertanto per ciascuna area la conoscenza della pericolositagrave e della gravitagrave che tiene conto di tutti i parametri pirologici ponderati precedentemente consentiragrave di avere una situazione pirologica complessiva mediante unoperazione di intersezione spaziale delle aree omogenee definite dalla pericolositagrave e dalla gravitagrave dincendio ottenendo aree omogenee per entrambi questi due parametri LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO La prioritagrave degli interventi di prevenzione diretta saragrave accordata in funzione della combinazione dei valori di gravitagrave e pericolositagrave di ogni zona omogenea Tuttavia puograve accadere che nel territorio dellarea protetta vi siano piugrave zone di pari valore di gravitagrave e pericolositagrave In previsione di tale evenienza disponendo dei dati sufficienti si prevede di ricorrere al concetto del tempo di rotazione Il tempo di rotazione viene definito come il rapporto tra la superficie boscata dellrsquoarea e la superficie boscata media annua percorsa della stessa area Il reciproco di questo rapporto puograve essere visto come tempo di ritorno (numero di anni necessari affincheacute la stessa superficie venga nuovamente interessata dallrsquoincendio) oppure periodo di tempo necessario affincheacute tutta la superficie boscata dellrsquoarea venga percorsa dal fuoco ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI La legge 35300 in materia di incendi boschivi nasce dalla diffusa convinzione che lrsquoapproccio piugrave adeguato per perseguire la conservazione del patrimonio boschivo bene insostituibile per la qualitagrave della vita sia quello di promuovere ed incentivare le attivitagrave di previsione e di prevenzione anzicheacute privilegiare la fase emergenziale legata allo spegnimento degli incendi Nellattuale impostazione del piano egrave necessario realizzare unorganica gestione degli interventi e delle azioni mirate a mitigare le conseguenze degli incendi Tale impostazione comporta che si accetti che il fuoco possa percorrere parte del territorio posto a protezione In tale caso si definiscono precisi limiti di comportamento del fuoco e di estensione totale Questimpostazione comprende un concetto applicabile per lo piugrave ad area vasta e quindi di livello regionale Lrsquoobiettivo del piano delle aree a parco deve basarsi sullrsquoapplicazione del criterio della ldquoriduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocordquo da realizzare per tappe successive tendendo a raggiungere il contenimento totale se possibile

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La riduzione attesa di superficie percorsa egrave comunque un obiettivo parziale di cui si deve verificare la concreta realizzabilitagrave nel periodo di validitagrave del piano Le linee di pianificazione devono essere stabilite e mantenute valide nella loro impostazione per un periodo sufficiente a valutarne i risultati Detto periodo viene previsto indicativamente tra 3 e 5 anni Lrsquoimpostazione pluriennale non esclude le revisioni annue di cui alla L 3532000 che per le aree protette devono avere soprattutto lrsquoobiettivo di controllo dei risultati delle azioni preventive A tale fine egrave indispensabile fare riferimento alle zone omogenee precedentemente descritte collocando in esse gli interventi in funzione dellrsquoimpatto atteso Integrano gli interventi assegnati alle singole zone omogenee gli interventi generali che estendono la loro efficacia su tutto il territorio del parco Per la realizzazione di quanto sopra egrave opportuno avvalersi dei seguenti elementi Definizione degli obiettivi Gli obiettivi da perseguire per la protezione di unrsquoarea protetta contro gli incendi devono essere assai rigorosi e strettamente connessi con gli obiettivi specifici per i quali si egrave costituita lrsquoarea protetta In generale lrsquoobiettivo si concretizza con la superficie percorsa dal fuoco massima accettabile Definizione dellimpatto accettabile per area omogenea e per tipologia forestale Ogni area omogenea puograve sopportare un impatto che egrave deciso dal pianificatore La variabilitagrave di situazioni non permette di fornire delle indicazioni generali infatti si puograve spaziare da livelli dimpatto nulli ad elevati In funzione del livello dimpatto accettato cambiano molto lrsquoimpegno e i costi per rispettarlo Esigenze di protezione e tipologie dintervento nelle aree omogenee Questa fase consiste nellrsquoassegnazione delle tipologie dintervento di contenimento del fuoco alle differenti zone omogenee Sulla base dellrsquoobiettivo relativo alla zona omogenea si stabilisce quali siano gli interventi da realizzate per raggiungerlo Gli interventi saranno distribuiti tra prevenzione ed estinzione impiegando tutti i possibili mezzi e tecniche Questa fase egrave assai delicata poicheacute comporta lrsquoinserimento di un provvedimento in una situazione dovendone prevedere i risultati Definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile La superficie percorsa dal fuoco massima accettabile per ogni zona omogenea egrave una parte fondamentale del piano e puograve essere determinata anche con procedimenti di simulazione di comportamento del fronte di fiamma nelle varie situazioni tipo riscontrate nella realtagrave del territorio La definizione della superficie percorsa massima deve essere correlata anche con le diverse caratteristiche di recupero spontaneo della vegetazione stessa La conoscenza della resilienza e della tempistica del recupero dovranno entrare operativamente nel modello finalizzato alla definizione della ldquosuperficie percorsa massima accettabilerdquo Per unrsquoarea naturale protetta che assume dimensioni ampie (come alcuni Parchi Nazionali) serve una specifica successione di tappe pianificatorie Nel caso specifico essendo tali aree protette costituite per la salvaguardia di particolari situazioni ambientali o per la conservazione di certe popolazioni si dovragrave in prima istanza valutare il danno potenziale in relazione a tale obiettivo e quindi successivamente si dovragrave cercare di limitare al massimo il valore della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile considerando sempre che esso egrave inversamente proporzionale ai costi

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Definizione della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco Questa grandezza strettamente collegata alla precedente definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile ne rappresenta una tappa parziale da adottare in caso in cui non sia possibile raggiungere nel periodo di validitagrave del piano il valore desiderato PREVENZIONE Con tale termine si intende lattivitagrave a contrasto dei fattori predisponenti anche solo potenziali delle cause determinanti linnesco e lo sviluppo di incendi boschivi nelle aree e nei periodi a rischio Nel piano saranno previste tutte le possibili attivitagrave preventive finalizzate a rendere meno probabili gli incendi piugrave contenuti i parametri di comportamento e piugrave facile lrsquoestinzione ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI In questo capitolo del piano si provvederagrave alla definizione degli interventi che si devono realizzare per ogni area omogenea determinata a seguito delle indagini e delle zonizzazioni attuale e degli obiettivi Gli interventi devono essere dapprima descritti nelle loro caratteristiche generali e quindi precisamente determinati nellintensitagrave tipologia e collocazione solo sulla base delle risultanze delle precedenti zonizzazioni e del monitoraggio annuale Inoltre gli interventi devono essere economicamente quantizzati ovvero nel periodo di validitagrave del piano devono essere identificate le risorse economiche ad essi destinate (scheda tecnico-economica) ed i tempi di realizzazione previsti (crono-programma) Alcuni interventi sono di carattere generale non sono cioegrave assegnati a priori alle singole aree omogenee in quanto aventi una ricaduta su tutto il territorio e non necessitano pertanto di essere localizzati puntualmente in sede di pianificazione Tra questi egrave prevista la prevenzione indiretta cioegrave lrsquoattivitagrave che consente di portare a conoscenza della cittadinanza le problematiche legate agli incendi boschivi affincheacute siano adottati comportamenti piugrave prudenti La funzione dellattivitagrave indiretta egrave diminuire le cause antropiche determinanti linnesco degli incendi Si possono evidenziare due fasi della sunnominata prevenzione una a lungo e una a breve termine La prima egrave composta dallinsieme delle attivitagrave miranti a creare una coscienza della cittadinanza in modo da evitare comportamenti che possano innescare incendi Quella a breve termine (piugrave importante) si configura come informazione mirata alla cittadinanza in genere relativa al grado di pericolo esistente al momento attuale Per la prevenzione indiretta a lungo termine saranno necessarie campagne dinformazione oltre alla diffusione di pubblicazioni per introdurre elementi di sensibilizzazione a diverse fasce di pubblico e soprattutto ai fruitori dellarea protetta Per la prevenzione indiretta a breve termine si propone di introdurre una cartellonistica dinamica per segnalare ogni giorno il grado di pericolo dincendio ottenuto dallapposito dispositivo di previsione Strettamente collegato alla prevenzione indiretta dovragrave essere definito il flusso informativo utile a raggiungere la popolazione Questattivitagrave prevista dallart6 della l35300 egrave sotto la responsabilitagrave delle Regioni e deve portare la popolazione a conoscenza dei vincoli e dei divieti dei danni procurabili dal fuoco delle norme comportamentali da tenere in caso di incendio e dei riferimenti per la segnalazione urgente di eventuali focolai

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TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI La descrizione della tipologia degli interventi e quindi la loro localizzazione e quantificazione economica attraverso un apposito programma di interventi e la sua sintesi nella ldquoscheda tecnico-economicardquo risulta importante per una concreta pianificazione e per il successivo monitoraggio VIABILITAgrave Risulta necessario attuare sistematicamente un piano degli interventi di ripulitura delle vie di comunicazione statisticamente soggette ad insorgenza incendi possibilmente attuati con tempistica e modi tali da non comportare laccumulo di biomassa secca e pagliosa sui bordi stradali VIABILITAgrave OPERATIVA Essa egrave intesa come lrsquoinfrastruttura che consente il raggiungimento dei luoghi dove si manifesta il fuoco Si tratta di viabilitagrave forestale la cui progettazione e realizzazione presenta aspetti delicati Infatti non egrave possibile ipotizzare di raggiungere tutti i luoghi forestali con automezzi Neacute puograve essere ipotizzato di estendere la rete viaria unicamente a tale fine Pertanto la dimensione di questa infrastruttura deve tenere conto in modo rigoroso della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocoLa viabilitagrave e lrsquoaccesso sono previste dallrsquoart 3 comma 3 lettera i) della L 3532000 Puograve accadere che si evidenzi una carenza di collegamento ed in tale caso si faragrave ricorso ad un servizio di elicotteri limitando il piugrave possibile il disturbo allambiente naturale Di seguito sono riportate alcune indicazioni operative di massima

1) nel caso di realizzazioni di strade queste potranno essere unidirezionali poicheacute la densitagrave di traffico saragrave molto limitata tuttavia dovranno essere previste frequenti piazzole di scambio per landata e il ritorno dei mezzi che saranno distanti non piugrave di 400 m lrsquouna dallrsquoaltra

2) importantissimo nelle aree protette egrave anche il momento della regolamentazione dellrsquoaccesso e dellrsquouso della viabilitagrave a scopi diversi (utilizzazioni ricreazionehellip)

VIALI TAGLIAFUOCO Queste infrastrutture realizzabili con varie tipologie costruttive sono strettamente collegate alla dimensione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e alle modalitagrave di estinzione previste dal Piano per lrsquoarea in esame Infatti la tecnica di estinzione adottata egrave strettamente collegata al tipo di viale realizzato I viali tagliafuoco sono interventi di prevenzione realizzabili con diversi criteri progettuali si distinguono in passivi e attivi I viali passivi non richiedono lintervento da parte delle squadre ma determinano profonde trasformazioni sul territorio e quindi non compatibili con le aree protette- I viali tagliafuoco attivi operano unicamente un rallentamento del fronte di fiamma e necessitano di interventi di estinzione Quindi il viale non egrave progettato per fermare lincendio ma per rallentarlo e contenerlo entro limiti dintensitagrave molto bassi Eacute comunque essenziale inserire criteri di natura ecologica capaci di valutare gli effetti diretti ed indiretti di tale ldquoframmentazionerdquo Si tratta di un problema complesso che da una parte non puograve eliminare i viali tagliafuoco ma puograve contribuire a tenere sempre presenti gli impatti e le ricadute sul sistema ecologico nella sua complessitagrave essendo tali interventi senza dubbio utili per limitare i danni

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degli incendi Nel parco si ricorreragrave esclusivamente ai viali tagliafuoco di tipo attivo verde e alle tende tagliafuoco attive In generale si prevede che i viali attivi debbano contenere lintensitagrave lineare del fronte di fiamma sempre al di sotto dei 400 kWm dove si opera con attacco diretto a terra da parte di squadre con attrezzature manuali Dove si ritiene necessario intervenire con mezzi meccanici lintensitagrave lineare che il viale deve poter contenere egrave di 800 kWm mentre dove intervengono mezzi aerei egrave di 1200 kWm APPROVVIGIONAMENTO IDRICO Lrsquoapprovvigionamento idrico egrave realizzato attraverso una rete di punti di rifornimento fissi o mobili che devono essere configurati in relazione a tutti gli altri interventi di prevenzione diretta ed alle componenti del servizio di estinzione Deve essere realizzato con sistemi di basso impatto ambientale e in particolare evitando la costruzione di invasi in cemento Si ritiene di dover ricorrere a invasi di piccola capacitagrave smontabili e asportabili Risulta quindi assai importante assicurarne una corretta collocazione La distribuzione degli invasi sul territorio le loro caratteristiche costruttive e capacitagrave sono funzione dei mezzi previsti per lo spegnimento

- rifornimento degli elicotteri di tipo leggero - rifornimento dei mezzi a terra

Ogni punto di rifornimento idrico egrave riferito ad unarea servita da una squadra per lo spegnimento in fase di intervento a partire dal punto acqua In base a questo criterio cambieranno sia larea servita sia la capacitagrave di invaso per soddisfare i differenti mezzi e le tecniche di intervento legate agli scenari in cui si opera PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI Nelle aree protette luso degli elicotteri deve essere previsto in modo assai piugrave intenso rispetto a quello del resto del territorio Infatti con questo mezzo si possono servire le zone con scarsa viabilitagrave realizzando sia il trasporto di squadre sia parte dellestinzione Questaspetto egrave assai importante per evitare la costruzione di strade per lestinzione Occorre considerare quindi la necessitagrave di piazzole di atterraggio per realizzare le condizioni atte a raggiungere tutte le zone comprese nei parchi nel tempo massimo di 10 di volo Esse sono aree piane orizzontali o leggermente inclinate senza ostacoli per il volo nella zona circostante di area circolare di almeno 20m di diametro dotate di rifornimento idrico e collegamento viario La densitagrave di collocazione saragrave in rapporto al tipo di scenario Si daragrave prioritagrave alle piugrave elevate classi di impatto a partire dagli scenari di collina interna con eventi estivi e di montagna interna con eventi invernali PREVENZIONE SELVICOLTURALE Si tratta della prevenzione diretta piugrave efficace conosciuta anche se purtroppo non la piugrave diffusa Si realizza con varie attivitagrave di tipo selvicolturale attuate e dimensionate in funzione del comportamento previsto del fronte di fiamma Il progetto di questo tipo di prevenzione si attua sulla base della distribuzione dei popolamenti forestali erbacei ed arbustivi in armonia con le norme previste dai piani di gestione eventualmente presenti dellrsquoimpatto accettabile della superficie percorsa dal fuoco

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massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e del comportamento previsto dellrsquoincendio Per questrsquoultimo egrave opportuno avvalersi di modelli matematici di previsione La prevenzione diretta selvicolturale mira a sottrarre dal potenziale combustibile vegetale la quota parte di carico non assorbibile con lrsquoestinzione Nelle aree protette questo tipo di prevenzione si deve ovviamente ben raccordare con gli obiettivi in termini di conservazione della biodiversitagrave e la tendenza ad avere cenosi forestali e boschi vetusti capaci di far emergere nel modo migliore lrsquoeccezionale complessitagrave funzionale del sistema foresta Rinaturalizzazione delle cenosi di derivazione antropica armonizzazione delle strutture verifica degli ordinamenti presenti (fustaie cedui boschi non ordinariamente gestiti boschi di neoformazione formazioni lasciate alla libera evoluzione) e identificazione delle eventuali azioni di riordino bioecologico sono i criteri guida da seguire assieme allrsquoimpatto atteso e alla riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco IL FUOCO PRESCRITTO Lrsquoapplicazione del fuoco prescritto in unrsquoarea protetta puograve apparire contraddittoria tuttavia nei parchi cosigrave come nelle riserve sono frequenti popolazioni arboree artificiali o situazioni ambientali particolari in cui il fuoco oltre a ridurre il carico di combustibile puograve favorire la rinaturalizzazione (fuoco come fattore ecologico) o il mantenimento dellrsquoambiente risultante da secolare gestione antropizzata Alcuni ambienti seppur mantenuti da unrsquoazione perturbante sono ormai consolidati e facenti parte della tradizione paesaggistica e della memoria collettiva Pertanto nelle aree protette questo tipo di prevenzione non deve essere esclusa aprioristicamente ma puograve ben raccordarsi con gli obiettivi sia di prevenzione che di conservazione della biodiversitagrave FORMAZIONE La formazione del personale egrave indispensabile per lrsquoefficacia di tutte le attivitagrave Pur con differenti livelli di approfondimento deve rivolgersi ai progettisti delle opere di prevenzione ai coordinatori delle operazioni di spegnimento agli operatori addetti allrsquoestinzione Le funzionalitagrave di tutti gli strumenti in dotazione devono essere conosciute da coloro che attuano il coordinamento operativo con particolare riferimento alle modalitagrave di impiego dei Sistemi di Supporto alle Decisioni e dei modelli di simulazione di comportamento del fronte di fiamma Agli operatori professionali e volontari saragrave opportuno fare conoscere i dispositivi di sicurezza operazionale e di protezione individuale che devono essere utilizzati e tutti gli aspetti teorico - pratici delle varie tecniche di estinzione PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO Descrizione degli interventi di prevenzione AIB necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc)

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LOTTA ATTIVA Le principali attivitagrave di lotta attiva da prevedere con la pianificazione sono le seguenti SORVEGLIANZA Attivitagrave di controllo del territorio da attuare quando il livello degli indici di previsione del pericolo di incendio supera una prevista soglia di attenzione con allertamento da apposite strutture di analisi meteo collegate allrsquoEnte Parco o da strutture alternative autonome come mini stazioni meteo locali (vedi ldquofattori predisponentirdquo) Puograve essere organizzato un servizio di controllo che avverte la popolazione del livello del pericolo del momento Ciograve egrave particolarmente valido in aree assai frequentate e di alto pregio ambientale AVVISTAMENTO Consiste nellrsquoattivitagrave di individuazione diretta dei focolai realizzata da terra sia con mezzi mobili che fissi oppure dallrsquoaria Si ritiene che questattivitagrave che puograve essere realizzata con varie tecniche debba essere applicata sul territorio rigidamente in conseguenza delle analisi che evidenziano la vulnerabilitagrave della copertura forestale e lrsquoimpatto accettabile Inoltre deve essere strettamente collegato alla previsione del pericolo ed entrare in funzione solo al superamento di soglie precisamente definite per ogni area omogenea Lavvistamento egrave da intendersi come un servizio collocato a valle della previsione del pericolo Tanto piugrave questrsquoultima saragrave affidabile ed efficace tanto minore potragrave essere limpatto della struttura di avvistamento Nelle aree protette deve in genere essere preferito allrsquoavvistamento con postazioni fisse quello basato su pattugliamento sia da terra sia con aerei Anche i luoghi da osservare e quindi il tragitto che deve essere coperto dagli osservatori deve essere definito in sede progettuale sulla base di consolidate metodologie messe a punto per evidenziare le aree che meritano di essere maggiormente poste sotto controllo Nei casi in cui si fosse ritenuto necessario ricorrere ad impianti fissi qualora vi siano le condizioni di elevato pregio in zone ad alto rischio e laddove sia possibile ospitarli senza ricorrere a costruzioni di elevato impatto visivo si ritiene che sia utile impiegare dispositivi con controllo remoto ALLARME La definizione dellrsquoallarme avviene a seguito di segnalazione di evento avvistato La segnalazione puograve pervenire da parte del servizio di avvistamento oppure da cittadini che avvisano tramite canali di comunicazione appositamente pubblicizzati Con lrsquoallarme si mettono in moto le operazioni di intervento Per tale motivo lrsquoallarme deve essere emanato solo da una struttura autorizzata e comunque a conoscenza del livello di pericolo dellrsquoarea interessata del momento e delle forze che possono essere fatte intervenire COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE Si ritiene che presso il parco debba essere realizzato un ldquopunto di coordinamentordquo Detto punto di coordinamento pur essendo autonomo deve essere in contatto diretto con le Sale Operative Unificate Permanenti (SOUP) previste dallrsquoart 7 della L 3532000 per lo svolgimento della lotta attiva Deve essere quindi assicurato il collegamento tra il livello centrale (Regione) e quello locale (area protetta) Questrsquoultimo deve essere messo nelle condizioni di ricevere e dare le informazioni e lrsquoappoggio tecnico

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per le operazioni che derivano dal lavoro fatto in sede centrale da personale esperto e possibilmente con Sistemi di Supporto alle decisioni di cui ogni sala operativa dovrebbe essere dotata Si dovranno organizzare le procedure operative da seguire nelle differenti situazioni ed applicando le differenti tecniche di estinzione noncheacute il collegamento dellrsquoattivitagrave operativa svolta da diverse Regioni in caso di parco nazionale interregionale Dette procedure sono legate alle disposizioni regionali Qualora non fossero ancora stabilite il piano deve proporle con la finalitagrave di realizzare le migliori condizioni per rendere efficaci le differenti azioni di lotta intraprese Il coordinamento operativo e le procedure seguite nellrsquoarea protetta vanno descritte nella relazione del piano AIB in particolare la procedura di allarme in coordinamento con le competenti strutture regionali e sub regionali la procedura in caso di focolaio (da spegnere prima possibile con le risorse disponibili in loco) e quindi in caso di incendio vero e proprio le procedure operative specifiche per lrsquoutilizzo di mezzi e altre risorse AIB disponibili in loco

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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PARTI SPECIALI DEL PIANO RICOSTITUZIONE BOSCHIVA Nel piano delle aree protette deve essere dedicata particolare attenzione alla ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco La parte del Piano finalizzata alla ricostituzione si basa sulla conoscenza funzionale e strutturale delle diverse tipologie presenti nel territorio In particolare tiene conto delle caratteristiche sindinamiche (serie di vegetazione) e del confronto tra eterogeneitagrave spaziale reale e eterogeneitagrave potenziale Solo il riferimento al modello neutrale (eterogeneitagrave potenziale o carta della vegetazione potenziale) offre un criterio valido per valutare la situazione reale e consente di ricostruire modelli dintervento non teorici ma strettamente collegati alla potenzialitagrave del territorio confrontato con lrsquoattuale uso del territorio stesso Anche in questo caso pertanto si dovragrave fare riferimento ai documenti di base con i quali abbiamo prodotto la classificazione gerarchica del territorio Il confronto cartografico tra attuale uso e situazione potenziale fornisce una base molto concreta di valutazione delle possibilitagrave di ricostituzione a scala territoriale Saragrave successivamente essenziale definire i singoli modelli di ricostituzione applicati alle diverse tipologie vegetazionali La conoscenza di tali modelli (serie di vegetazione) consente di valutare la congruitagrave tipologica anche di stadi degradati (vedi per esempio i cespuglieti) e contribuisce notevolmente alla pianificazione degli interventi Nella pianificazione degli interventi si dovragrave prendere sempre in considerazione la possibilitagrave di non intervenire con impianti diretti Uno degli elementi essenziali nel processo di valutazione che conduce al progetto di ricostituzione egrave indubbiamente la situazione della risorsa suolo Nel caso di scarsa frequenza senza perdita di suolo egrave facile far prevalere il criterio di basso intervento Nel caso invece di perdita della risorsa suolo lrsquointervento dovragrave essere finalizzato prevalentemente alleliminazione di questo rischio mediante la messa a dimora di specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione in oggetto capaci di eliminare in tempi brevi la perdita di suolo Lrsquoattivitagrave da svolgere deve essere definita da una apposita analisi svolta a livello regionale con cui si individuano le aree prioritarie di intervento La ricostituzione si affronta correttamente solo in un contesto generale di pianificazione ecologica e forestale individuando per tutto il territorio a parco i differenti effetti degli incendi avvenuti e la dinamica della ricostituzione spontanea Gli interventi di ricostituzione che si prevederagrave di adottare verranno modulati in funzione di tutte le caratteristiche ambientali e nel rispetto della multifunzionalitagrave della copertura forestale Per poterli definire e soprattutto distribuire correttamente nellrsquoarea a parco si devono prevedere le seguenti analisi

- analisi della possibilitagrave di ricostituzione spontanea anche in funzione di Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) e Fire regime (frequenza intensitagrave stagione)

- definizione di criteri e modalitagrave di intervento per la ricostituzione - definizione di zone prioritarie di intervento - definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipologia e per ogni area

omogenea in funzione delle serie di vegetazione e delle unitagrave di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio

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IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

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49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

102

PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

103

34

  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

In tale modo si possono raggruppare aree con ldquoprofilo di pericolositagraverdquo simile e con riferimento al centroide di ciascun gruppo si potragrave avere il profilo di pericolositagrave ldquotipordquo da attribuire a ciascuna situazione omogenea In ogni area omogenea saragrave indispensabile realizzare delle simulazioni del probabile comportamento del fuoco con i modelli di previsione in grado di fornire indicazioni su probabile intensitagrave velocitagrave di avanzamento tempo di residenza altezza e lunghezza di fiamma Le simulazioni saranno riferite alle condizioni generali che informano sulla tipologia di incendio da considerare poicheacute maggiormente caratterizzante la zona Queste variabili sono strettamente legate al danno sofferto dalla copertura forestale e alla possibilitagrave di lotta In modo particolare lrsquointensitagrave lineare piugrave avanti definita informa sulla possibilitagrave di attacco diretto Questo egrave lrsquoattacco che permette di minimizzare i danni e che tuttavia puograve essere applicato solo a certe condizioni di intensitagrave lineare del fronte di fiamma Se queste non si verificano diviene necessario ricorrere ad altre tecniche di estinzione decisamente piugrave traumatiche per la copertura forestale quali labbattimento di porzioni di bosco Pertanto la conoscenza di dove sia fisicamente possibile adottare le migliori soluzioni egrave per un parco una tappa irrinunciabile Ipotizzando scenari meteorologici prestabiliti (vedi anche i ldquofattori predisponentirdquo) con lrsquouso dei modelli di previsione del comportamento del fuoco potragrave essere prodotta una carta del comportamento atteso delleventuale fronte di fiamma LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO La gravitagrave reale esprime le variazioni che gli incendi boschivi causano nellrsquoambiente con il quale interagiscono In questa fase della pianificazione si tratta di esprimere il conflitto tra gli effetti negativi del potenziale incendio e la funzione attesa dal sistema ambientale nella sua complessitagrave strutturale e funzionale In modo particolare nei parchi poicheacute non egrave verosimile proporre una pianificazione che elimini nel periodo di validitagrave tutti gli incendi deve essere proposta una serie di provvedimenti che possa contenerne gli effetti negativi In questo contesto egrave utile introdurre il concetto di ldquoimpatto attesordquo che verragrave definito nelle diverse zone come insieme di

- intensitagrave attesa del fronte di fiamma da cui discende la forza distruttiva potenziale dellrsquoincendio

- effetto atteso del fuoco nei confronti della resistenza e della resilienza dei popolamenti forestali Questa informazione esprime la vulnerabilitagrave dellrsquoecosistema nei confronti del fuoco e lrsquoentitagrave del disturbo che questo egrave in grado di sopportare

- impatto nelle diverse zone dellrsquoarea protetta con i diversi livelli di tutela da cui discende la valutazione dellrsquoimportanza e del servizio atteso attribuito alle diverse formazioni minacciate dal fuoco Il peso dei livelli di tutela egrave relativo in quanto va sempre correlato con la relativa suscettivitagrave allrsquoincendio della tipologia in esame Si puograve infatti avere una riserva integrale per una zona umida e una tutela inferiore per un bosco rado di roverella in esposizione meridionale Saragrave senza dubbio questo secondo aspetto ad essere sottoposto al massimo delle attenzioni possibili

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Concretamente quindi limpatto attesordquo saragrave derivato dalla combinazione dei seguenti tre fattori a) Intensitagrave attesa gli effetti del fuoco sono legati al suo comportamento Lrsquointensitagrave lineare (quantitagrave di calore emanata nellrsquounitagrave di tempo per unitagrave lineare di fronte di fiamma) egrave il parametro maggiormente correlato agli effetti del fuoco e puograve determinare conseguenze da molto limitate a gravissime sullrsquoecosistema Si ritiene di proporre la valutazione del livello di impatto con un punteggio compreso tra 1 (molto basso) e 5 (molto alto) A partire da questa configurazione allrsquointensitagrave attesa del fronte di fiamma egrave stato attribuito un impatto atteso secondo quanto di seguito indicato

Intensitagrave attese (kWm) Impatto attesolt400 1

400-800 2800-1600 31600-3200 4

gt3200 5 b) Effetto atteso sulla tipologia vegetazionale leffetto( o impatto) atteso sulla copertura forestale ed in generale sullrsquoambiente del parco dipende dallintensitagrave dallrsquoestensione dellrsquoincendio ma in gran parte dalla vulnerabilitagrave della vegetazione e in particolare dalla sua resilienza e resistenza Queste caratteristiche devono essere evidenziate con indagini puntuali basate sullrsquoecologia forestale e sulla selvicoltura Si propone di valutare lrsquoimpatto atteso assegnando alle diverse formazioni punteggi compresi da 1 a 5 c) Impatto nelle diverse zone dellarea protetta relativamente allrsquoimpatto atteso degli incendi nelle diverse zone protette si dovragrave procedere ad una caratterizzazione differente Gli interventi dovranno essere modulati in funzione delle differenti finalitagrave del parco considerando quanto previsto dalla L 39491 che indica diversi gradi di protezione (A) riserve integrali (in cui lambiente naturale egrave conservato nella sua integritagrave) (B) riserve generali orientate (con forti limitazioni nella realizzazione di nuove opere o di trasformazione del territorio in cui possono essere consentite utilizzazioni produttive tradizionali e i servizi connessi) (C) aree di protezione (nelle quali possono ammettersi attivitagrave agrosilvopastorali nei limiti fissati dallente parco) (D) aree di promozione economica e sociale (in cui sono ammesse attivitagrave piugrave intensive e azioni di valorizzazione economica culturale e sociale coerenti con le finalitagrave del parco) Nellrsquoambito dei differenti livelli di protezione per definire i livelli di impatto si faragrave riferimento ai caratteri con cui gli incendi sono maggiormente in conflitto tenendo sempre ben presente la naturale predisposizione al rischio drsquoincendio delle diverse formazioni La zonazione per gradi di protezione naturalistica del parco (A B C e D ove esiste ed 1 e 2 negli altri casi) egrave una macro zonizzazione vista lestensione relativamente grande di ogni zona rispetto alle diverse tipologie morfologiche e vegetazionali interne ad ognuna di esse pertanto si ritiene che tale zonazione non abbia una diretta rilevanza sul comportamento del fuoco bensigrave determini una diversa considerazione sulle prioritagrave dintervento data la diversa valenza naturalistica Quindi si ritiene di valutare limpatto atteso da 1 a 4 rispettivamente per le zone D C B e A e da 2 a 3 rispettivamente per le zone 2 e 1

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La combinazione delle tre variabili considerate realizzata per semplice somma dei relativi punteggi di impatto parziale assegnando quindi uguale peso al contributo delle diverse componenti Il punteggio derivante dalla somma verragrave quindi segmentato in classi secondo la seguente tabella

Punteggio di impatto Classe di impatto 3-6 Basso 7-9 Medio 10-12 Alto 13-14 Molto Alto

ZONIZZAZIONE DI SINTESI Avvalendosi delle elaborazioni precedenti il territorio viene suddiviso in aree omogenee che indicano rispettivamente la pericolositagrave e la gravitagrave reale dincendio Il passo successivo della pianificazione a fini di protezione della zona contro gli incendi non puograve prescindere dal considerare ambedue i parametri valutati unitamente e in modo sintetico Pertanto per ciascuna area la conoscenza della pericolositagrave e della gravitagrave che tiene conto di tutti i parametri pirologici ponderati precedentemente consentiragrave di avere una situazione pirologica complessiva mediante unoperazione di intersezione spaziale delle aree omogenee definite dalla pericolositagrave e dalla gravitagrave dincendio ottenendo aree omogenee per entrambi questi due parametri LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO La prioritagrave degli interventi di prevenzione diretta saragrave accordata in funzione della combinazione dei valori di gravitagrave e pericolositagrave di ogni zona omogenea Tuttavia puograve accadere che nel territorio dellarea protetta vi siano piugrave zone di pari valore di gravitagrave e pericolositagrave In previsione di tale evenienza disponendo dei dati sufficienti si prevede di ricorrere al concetto del tempo di rotazione Il tempo di rotazione viene definito come il rapporto tra la superficie boscata dellrsquoarea e la superficie boscata media annua percorsa della stessa area Il reciproco di questo rapporto puograve essere visto come tempo di ritorno (numero di anni necessari affincheacute la stessa superficie venga nuovamente interessata dallrsquoincendio) oppure periodo di tempo necessario affincheacute tutta la superficie boscata dellrsquoarea venga percorsa dal fuoco ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI La legge 35300 in materia di incendi boschivi nasce dalla diffusa convinzione che lrsquoapproccio piugrave adeguato per perseguire la conservazione del patrimonio boschivo bene insostituibile per la qualitagrave della vita sia quello di promuovere ed incentivare le attivitagrave di previsione e di prevenzione anzicheacute privilegiare la fase emergenziale legata allo spegnimento degli incendi Nellattuale impostazione del piano egrave necessario realizzare unorganica gestione degli interventi e delle azioni mirate a mitigare le conseguenze degli incendi Tale impostazione comporta che si accetti che il fuoco possa percorrere parte del territorio posto a protezione In tale caso si definiscono precisi limiti di comportamento del fuoco e di estensione totale Questimpostazione comprende un concetto applicabile per lo piugrave ad area vasta e quindi di livello regionale Lrsquoobiettivo del piano delle aree a parco deve basarsi sullrsquoapplicazione del criterio della ldquoriduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocordquo da realizzare per tappe successive tendendo a raggiungere il contenimento totale se possibile

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La riduzione attesa di superficie percorsa egrave comunque un obiettivo parziale di cui si deve verificare la concreta realizzabilitagrave nel periodo di validitagrave del piano Le linee di pianificazione devono essere stabilite e mantenute valide nella loro impostazione per un periodo sufficiente a valutarne i risultati Detto periodo viene previsto indicativamente tra 3 e 5 anni Lrsquoimpostazione pluriennale non esclude le revisioni annue di cui alla L 3532000 che per le aree protette devono avere soprattutto lrsquoobiettivo di controllo dei risultati delle azioni preventive A tale fine egrave indispensabile fare riferimento alle zone omogenee precedentemente descritte collocando in esse gli interventi in funzione dellrsquoimpatto atteso Integrano gli interventi assegnati alle singole zone omogenee gli interventi generali che estendono la loro efficacia su tutto il territorio del parco Per la realizzazione di quanto sopra egrave opportuno avvalersi dei seguenti elementi Definizione degli obiettivi Gli obiettivi da perseguire per la protezione di unrsquoarea protetta contro gli incendi devono essere assai rigorosi e strettamente connessi con gli obiettivi specifici per i quali si egrave costituita lrsquoarea protetta In generale lrsquoobiettivo si concretizza con la superficie percorsa dal fuoco massima accettabile Definizione dellimpatto accettabile per area omogenea e per tipologia forestale Ogni area omogenea puograve sopportare un impatto che egrave deciso dal pianificatore La variabilitagrave di situazioni non permette di fornire delle indicazioni generali infatti si puograve spaziare da livelli dimpatto nulli ad elevati In funzione del livello dimpatto accettato cambiano molto lrsquoimpegno e i costi per rispettarlo Esigenze di protezione e tipologie dintervento nelle aree omogenee Questa fase consiste nellrsquoassegnazione delle tipologie dintervento di contenimento del fuoco alle differenti zone omogenee Sulla base dellrsquoobiettivo relativo alla zona omogenea si stabilisce quali siano gli interventi da realizzate per raggiungerlo Gli interventi saranno distribuiti tra prevenzione ed estinzione impiegando tutti i possibili mezzi e tecniche Questa fase egrave assai delicata poicheacute comporta lrsquoinserimento di un provvedimento in una situazione dovendone prevedere i risultati Definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile La superficie percorsa dal fuoco massima accettabile per ogni zona omogenea egrave una parte fondamentale del piano e puograve essere determinata anche con procedimenti di simulazione di comportamento del fronte di fiamma nelle varie situazioni tipo riscontrate nella realtagrave del territorio La definizione della superficie percorsa massima deve essere correlata anche con le diverse caratteristiche di recupero spontaneo della vegetazione stessa La conoscenza della resilienza e della tempistica del recupero dovranno entrare operativamente nel modello finalizzato alla definizione della ldquosuperficie percorsa massima accettabilerdquo Per unrsquoarea naturale protetta che assume dimensioni ampie (come alcuni Parchi Nazionali) serve una specifica successione di tappe pianificatorie Nel caso specifico essendo tali aree protette costituite per la salvaguardia di particolari situazioni ambientali o per la conservazione di certe popolazioni si dovragrave in prima istanza valutare il danno potenziale in relazione a tale obiettivo e quindi successivamente si dovragrave cercare di limitare al massimo il valore della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile considerando sempre che esso egrave inversamente proporzionale ai costi

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Definizione della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco Questa grandezza strettamente collegata alla precedente definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile ne rappresenta una tappa parziale da adottare in caso in cui non sia possibile raggiungere nel periodo di validitagrave del piano il valore desiderato PREVENZIONE Con tale termine si intende lattivitagrave a contrasto dei fattori predisponenti anche solo potenziali delle cause determinanti linnesco e lo sviluppo di incendi boschivi nelle aree e nei periodi a rischio Nel piano saranno previste tutte le possibili attivitagrave preventive finalizzate a rendere meno probabili gli incendi piugrave contenuti i parametri di comportamento e piugrave facile lrsquoestinzione ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI In questo capitolo del piano si provvederagrave alla definizione degli interventi che si devono realizzare per ogni area omogenea determinata a seguito delle indagini e delle zonizzazioni attuale e degli obiettivi Gli interventi devono essere dapprima descritti nelle loro caratteristiche generali e quindi precisamente determinati nellintensitagrave tipologia e collocazione solo sulla base delle risultanze delle precedenti zonizzazioni e del monitoraggio annuale Inoltre gli interventi devono essere economicamente quantizzati ovvero nel periodo di validitagrave del piano devono essere identificate le risorse economiche ad essi destinate (scheda tecnico-economica) ed i tempi di realizzazione previsti (crono-programma) Alcuni interventi sono di carattere generale non sono cioegrave assegnati a priori alle singole aree omogenee in quanto aventi una ricaduta su tutto il territorio e non necessitano pertanto di essere localizzati puntualmente in sede di pianificazione Tra questi egrave prevista la prevenzione indiretta cioegrave lrsquoattivitagrave che consente di portare a conoscenza della cittadinanza le problematiche legate agli incendi boschivi affincheacute siano adottati comportamenti piugrave prudenti La funzione dellattivitagrave indiretta egrave diminuire le cause antropiche determinanti linnesco degli incendi Si possono evidenziare due fasi della sunnominata prevenzione una a lungo e una a breve termine La prima egrave composta dallinsieme delle attivitagrave miranti a creare una coscienza della cittadinanza in modo da evitare comportamenti che possano innescare incendi Quella a breve termine (piugrave importante) si configura come informazione mirata alla cittadinanza in genere relativa al grado di pericolo esistente al momento attuale Per la prevenzione indiretta a lungo termine saranno necessarie campagne dinformazione oltre alla diffusione di pubblicazioni per introdurre elementi di sensibilizzazione a diverse fasce di pubblico e soprattutto ai fruitori dellarea protetta Per la prevenzione indiretta a breve termine si propone di introdurre una cartellonistica dinamica per segnalare ogni giorno il grado di pericolo dincendio ottenuto dallapposito dispositivo di previsione Strettamente collegato alla prevenzione indiretta dovragrave essere definito il flusso informativo utile a raggiungere la popolazione Questattivitagrave prevista dallart6 della l35300 egrave sotto la responsabilitagrave delle Regioni e deve portare la popolazione a conoscenza dei vincoli e dei divieti dei danni procurabili dal fuoco delle norme comportamentali da tenere in caso di incendio e dei riferimenti per la segnalazione urgente di eventuali focolai

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TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI La descrizione della tipologia degli interventi e quindi la loro localizzazione e quantificazione economica attraverso un apposito programma di interventi e la sua sintesi nella ldquoscheda tecnico-economicardquo risulta importante per una concreta pianificazione e per il successivo monitoraggio VIABILITAgrave Risulta necessario attuare sistematicamente un piano degli interventi di ripulitura delle vie di comunicazione statisticamente soggette ad insorgenza incendi possibilmente attuati con tempistica e modi tali da non comportare laccumulo di biomassa secca e pagliosa sui bordi stradali VIABILITAgrave OPERATIVA Essa egrave intesa come lrsquoinfrastruttura che consente il raggiungimento dei luoghi dove si manifesta il fuoco Si tratta di viabilitagrave forestale la cui progettazione e realizzazione presenta aspetti delicati Infatti non egrave possibile ipotizzare di raggiungere tutti i luoghi forestali con automezzi Neacute puograve essere ipotizzato di estendere la rete viaria unicamente a tale fine Pertanto la dimensione di questa infrastruttura deve tenere conto in modo rigoroso della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocoLa viabilitagrave e lrsquoaccesso sono previste dallrsquoart 3 comma 3 lettera i) della L 3532000 Puograve accadere che si evidenzi una carenza di collegamento ed in tale caso si faragrave ricorso ad un servizio di elicotteri limitando il piugrave possibile il disturbo allambiente naturale Di seguito sono riportate alcune indicazioni operative di massima

1) nel caso di realizzazioni di strade queste potranno essere unidirezionali poicheacute la densitagrave di traffico saragrave molto limitata tuttavia dovranno essere previste frequenti piazzole di scambio per landata e il ritorno dei mezzi che saranno distanti non piugrave di 400 m lrsquouna dallrsquoaltra

2) importantissimo nelle aree protette egrave anche il momento della regolamentazione dellrsquoaccesso e dellrsquouso della viabilitagrave a scopi diversi (utilizzazioni ricreazionehellip)

VIALI TAGLIAFUOCO Queste infrastrutture realizzabili con varie tipologie costruttive sono strettamente collegate alla dimensione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e alle modalitagrave di estinzione previste dal Piano per lrsquoarea in esame Infatti la tecnica di estinzione adottata egrave strettamente collegata al tipo di viale realizzato I viali tagliafuoco sono interventi di prevenzione realizzabili con diversi criteri progettuali si distinguono in passivi e attivi I viali passivi non richiedono lintervento da parte delle squadre ma determinano profonde trasformazioni sul territorio e quindi non compatibili con le aree protette- I viali tagliafuoco attivi operano unicamente un rallentamento del fronte di fiamma e necessitano di interventi di estinzione Quindi il viale non egrave progettato per fermare lincendio ma per rallentarlo e contenerlo entro limiti dintensitagrave molto bassi Eacute comunque essenziale inserire criteri di natura ecologica capaci di valutare gli effetti diretti ed indiretti di tale ldquoframmentazionerdquo Si tratta di un problema complesso che da una parte non puograve eliminare i viali tagliafuoco ma puograve contribuire a tenere sempre presenti gli impatti e le ricadute sul sistema ecologico nella sua complessitagrave essendo tali interventi senza dubbio utili per limitare i danni

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degli incendi Nel parco si ricorreragrave esclusivamente ai viali tagliafuoco di tipo attivo verde e alle tende tagliafuoco attive In generale si prevede che i viali attivi debbano contenere lintensitagrave lineare del fronte di fiamma sempre al di sotto dei 400 kWm dove si opera con attacco diretto a terra da parte di squadre con attrezzature manuali Dove si ritiene necessario intervenire con mezzi meccanici lintensitagrave lineare che il viale deve poter contenere egrave di 800 kWm mentre dove intervengono mezzi aerei egrave di 1200 kWm APPROVVIGIONAMENTO IDRICO Lrsquoapprovvigionamento idrico egrave realizzato attraverso una rete di punti di rifornimento fissi o mobili che devono essere configurati in relazione a tutti gli altri interventi di prevenzione diretta ed alle componenti del servizio di estinzione Deve essere realizzato con sistemi di basso impatto ambientale e in particolare evitando la costruzione di invasi in cemento Si ritiene di dover ricorrere a invasi di piccola capacitagrave smontabili e asportabili Risulta quindi assai importante assicurarne una corretta collocazione La distribuzione degli invasi sul territorio le loro caratteristiche costruttive e capacitagrave sono funzione dei mezzi previsti per lo spegnimento

- rifornimento degli elicotteri di tipo leggero - rifornimento dei mezzi a terra

Ogni punto di rifornimento idrico egrave riferito ad unarea servita da una squadra per lo spegnimento in fase di intervento a partire dal punto acqua In base a questo criterio cambieranno sia larea servita sia la capacitagrave di invaso per soddisfare i differenti mezzi e le tecniche di intervento legate agli scenari in cui si opera PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI Nelle aree protette luso degli elicotteri deve essere previsto in modo assai piugrave intenso rispetto a quello del resto del territorio Infatti con questo mezzo si possono servire le zone con scarsa viabilitagrave realizzando sia il trasporto di squadre sia parte dellestinzione Questaspetto egrave assai importante per evitare la costruzione di strade per lestinzione Occorre considerare quindi la necessitagrave di piazzole di atterraggio per realizzare le condizioni atte a raggiungere tutte le zone comprese nei parchi nel tempo massimo di 10 di volo Esse sono aree piane orizzontali o leggermente inclinate senza ostacoli per il volo nella zona circostante di area circolare di almeno 20m di diametro dotate di rifornimento idrico e collegamento viario La densitagrave di collocazione saragrave in rapporto al tipo di scenario Si daragrave prioritagrave alle piugrave elevate classi di impatto a partire dagli scenari di collina interna con eventi estivi e di montagna interna con eventi invernali PREVENZIONE SELVICOLTURALE Si tratta della prevenzione diretta piugrave efficace conosciuta anche se purtroppo non la piugrave diffusa Si realizza con varie attivitagrave di tipo selvicolturale attuate e dimensionate in funzione del comportamento previsto del fronte di fiamma Il progetto di questo tipo di prevenzione si attua sulla base della distribuzione dei popolamenti forestali erbacei ed arbustivi in armonia con le norme previste dai piani di gestione eventualmente presenti dellrsquoimpatto accettabile della superficie percorsa dal fuoco

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massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e del comportamento previsto dellrsquoincendio Per questrsquoultimo egrave opportuno avvalersi di modelli matematici di previsione La prevenzione diretta selvicolturale mira a sottrarre dal potenziale combustibile vegetale la quota parte di carico non assorbibile con lrsquoestinzione Nelle aree protette questo tipo di prevenzione si deve ovviamente ben raccordare con gli obiettivi in termini di conservazione della biodiversitagrave e la tendenza ad avere cenosi forestali e boschi vetusti capaci di far emergere nel modo migliore lrsquoeccezionale complessitagrave funzionale del sistema foresta Rinaturalizzazione delle cenosi di derivazione antropica armonizzazione delle strutture verifica degli ordinamenti presenti (fustaie cedui boschi non ordinariamente gestiti boschi di neoformazione formazioni lasciate alla libera evoluzione) e identificazione delle eventuali azioni di riordino bioecologico sono i criteri guida da seguire assieme allrsquoimpatto atteso e alla riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco IL FUOCO PRESCRITTO Lrsquoapplicazione del fuoco prescritto in unrsquoarea protetta puograve apparire contraddittoria tuttavia nei parchi cosigrave come nelle riserve sono frequenti popolazioni arboree artificiali o situazioni ambientali particolari in cui il fuoco oltre a ridurre il carico di combustibile puograve favorire la rinaturalizzazione (fuoco come fattore ecologico) o il mantenimento dellrsquoambiente risultante da secolare gestione antropizzata Alcuni ambienti seppur mantenuti da unrsquoazione perturbante sono ormai consolidati e facenti parte della tradizione paesaggistica e della memoria collettiva Pertanto nelle aree protette questo tipo di prevenzione non deve essere esclusa aprioristicamente ma puograve ben raccordarsi con gli obiettivi sia di prevenzione che di conservazione della biodiversitagrave FORMAZIONE La formazione del personale egrave indispensabile per lrsquoefficacia di tutte le attivitagrave Pur con differenti livelli di approfondimento deve rivolgersi ai progettisti delle opere di prevenzione ai coordinatori delle operazioni di spegnimento agli operatori addetti allrsquoestinzione Le funzionalitagrave di tutti gli strumenti in dotazione devono essere conosciute da coloro che attuano il coordinamento operativo con particolare riferimento alle modalitagrave di impiego dei Sistemi di Supporto alle Decisioni e dei modelli di simulazione di comportamento del fronte di fiamma Agli operatori professionali e volontari saragrave opportuno fare conoscere i dispositivi di sicurezza operazionale e di protezione individuale che devono essere utilizzati e tutti gli aspetti teorico - pratici delle varie tecniche di estinzione PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO Descrizione degli interventi di prevenzione AIB necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc)

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LOTTA ATTIVA Le principali attivitagrave di lotta attiva da prevedere con la pianificazione sono le seguenti SORVEGLIANZA Attivitagrave di controllo del territorio da attuare quando il livello degli indici di previsione del pericolo di incendio supera una prevista soglia di attenzione con allertamento da apposite strutture di analisi meteo collegate allrsquoEnte Parco o da strutture alternative autonome come mini stazioni meteo locali (vedi ldquofattori predisponentirdquo) Puograve essere organizzato un servizio di controllo che avverte la popolazione del livello del pericolo del momento Ciograve egrave particolarmente valido in aree assai frequentate e di alto pregio ambientale AVVISTAMENTO Consiste nellrsquoattivitagrave di individuazione diretta dei focolai realizzata da terra sia con mezzi mobili che fissi oppure dallrsquoaria Si ritiene che questattivitagrave che puograve essere realizzata con varie tecniche debba essere applicata sul territorio rigidamente in conseguenza delle analisi che evidenziano la vulnerabilitagrave della copertura forestale e lrsquoimpatto accettabile Inoltre deve essere strettamente collegato alla previsione del pericolo ed entrare in funzione solo al superamento di soglie precisamente definite per ogni area omogenea Lavvistamento egrave da intendersi come un servizio collocato a valle della previsione del pericolo Tanto piugrave questrsquoultima saragrave affidabile ed efficace tanto minore potragrave essere limpatto della struttura di avvistamento Nelle aree protette deve in genere essere preferito allrsquoavvistamento con postazioni fisse quello basato su pattugliamento sia da terra sia con aerei Anche i luoghi da osservare e quindi il tragitto che deve essere coperto dagli osservatori deve essere definito in sede progettuale sulla base di consolidate metodologie messe a punto per evidenziare le aree che meritano di essere maggiormente poste sotto controllo Nei casi in cui si fosse ritenuto necessario ricorrere ad impianti fissi qualora vi siano le condizioni di elevato pregio in zone ad alto rischio e laddove sia possibile ospitarli senza ricorrere a costruzioni di elevato impatto visivo si ritiene che sia utile impiegare dispositivi con controllo remoto ALLARME La definizione dellrsquoallarme avviene a seguito di segnalazione di evento avvistato La segnalazione puograve pervenire da parte del servizio di avvistamento oppure da cittadini che avvisano tramite canali di comunicazione appositamente pubblicizzati Con lrsquoallarme si mettono in moto le operazioni di intervento Per tale motivo lrsquoallarme deve essere emanato solo da una struttura autorizzata e comunque a conoscenza del livello di pericolo dellrsquoarea interessata del momento e delle forze che possono essere fatte intervenire COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE Si ritiene che presso il parco debba essere realizzato un ldquopunto di coordinamentordquo Detto punto di coordinamento pur essendo autonomo deve essere in contatto diretto con le Sale Operative Unificate Permanenti (SOUP) previste dallrsquoart 7 della L 3532000 per lo svolgimento della lotta attiva Deve essere quindi assicurato il collegamento tra il livello centrale (Regione) e quello locale (area protetta) Questrsquoultimo deve essere messo nelle condizioni di ricevere e dare le informazioni e lrsquoappoggio tecnico

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per le operazioni che derivano dal lavoro fatto in sede centrale da personale esperto e possibilmente con Sistemi di Supporto alle decisioni di cui ogni sala operativa dovrebbe essere dotata Si dovranno organizzare le procedure operative da seguire nelle differenti situazioni ed applicando le differenti tecniche di estinzione noncheacute il collegamento dellrsquoattivitagrave operativa svolta da diverse Regioni in caso di parco nazionale interregionale Dette procedure sono legate alle disposizioni regionali Qualora non fossero ancora stabilite il piano deve proporle con la finalitagrave di realizzare le migliori condizioni per rendere efficaci le differenti azioni di lotta intraprese Il coordinamento operativo e le procedure seguite nellrsquoarea protetta vanno descritte nella relazione del piano AIB in particolare la procedura di allarme in coordinamento con le competenti strutture regionali e sub regionali la procedura in caso di focolaio (da spegnere prima possibile con le risorse disponibili in loco) e quindi in caso di incendio vero e proprio le procedure operative specifiche per lrsquoutilizzo di mezzi e altre risorse AIB disponibili in loco

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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PARTI SPECIALI DEL PIANO RICOSTITUZIONE BOSCHIVA Nel piano delle aree protette deve essere dedicata particolare attenzione alla ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco La parte del Piano finalizzata alla ricostituzione si basa sulla conoscenza funzionale e strutturale delle diverse tipologie presenti nel territorio In particolare tiene conto delle caratteristiche sindinamiche (serie di vegetazione) e del confronto tra eterogeneitagrave spaziale reale e eterogeneitagrave potenziale Solo il riferimento al modello neutrale (eterogeneitagrave potenziale o carta della vegetazione potenziale) offre un criterio valido per valutare la situazione reale e consente di ricostruire modelli dintervento non teorici ma strettamente collegati alla potenzialitagrave del territorio confrontato con lrsquoattuale uso del territorio stesso Anche in questo caso pertanto si dovragrave fare riferimento ai documenti di base con i quali abbiamo prodotto la classificazione gerarchica del territorio Il confronto cartografico tra attuale uso e situazione potenziale fornisce una base molto concreta di valutazione delle possibilitagrave di ricostituzione a scala territoriale Saragrave successivamente essenziale definire i singoli modelli di ricostituzione applicati alle diverse tipologie vegetazionali La conoscenza di tali modelli (serie di vegetazione) consente di valutare la congruitagrave tipologica anche di stadi degradati (vedi per esempio i cespuglieti) e contribuisce notevolmente alla pianificazione degli interventi Nella pianificazione degli interventi si dovragrave prendere sempre in considerazione la possibilitagrave di non intervenire con impianti diretti Uno degli elementi essenziali nel processo di valutazione che conduce al progetto di ricostituzione egrave indubbiamente la situazione della risorsa suolo Nel caso di scarsa frequenza senza perdita di suolo egrave facile far prevalere il criterio di basso intervento Nel caso invece di perdita della risorsa suolo lrsquointervento dovragrave essere finalizzato prevalentemente alleliminazione di questo rischio mediante la messa a dimora di specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione in oggetto capaci di eliminare in tempi brevi la perdita di suolo Lrsquoattivitagrave da svolgere deve essere definita da una apposita analisi svolta a livello regionale con cui si individuano le aree prioritarie di intervento La ricostituzione si affronta correttamente solo in un contesto generale di pianificazione ecologica e forestale individuando per tutto il territorio a parco i differenti effetti degli incendi avvenuti e la dinamica della ricostituzione spontanea Gli interventi di ricostituzione che si prevederagrave di adottare verranno modulati in funzione di tutte le caratteristiche ambientali e nel rispetto della multifunzionalitagrave della copertura forestale Per poterli definire e soprattutto distribuire correttamente nellrsquoarea a parco si devono prevedere le seguenti analisi

- analisi della possibilitagrave di ricostituzione spontanea anche in funzione di Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) e Fire regime (frequenza intensitagrave stagione)

- definizione di criteri e modalitagrave di intervento per la ricostituzione - definizione di zone prioritarie di intervento - definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipologia e per ogni area

omogenea in funzione delle serie di vegetazione e delle unitagrave di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio

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IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

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49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

102

PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

103

34

  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

Concretamente quindi limpatto attesordquo saragrave derivato dalla combinazione dei seguenti tre fattori a) Intensitagrave attesa gli effetti del fuoco sono legati al suo comportamento Lrsquointensitagrave lineare (quantitagrave di calore emanata nellrsquounitagrave di tempo per unitagrave lineare di fronte di fiamma) egrave il parametro maggiormente correlato agli effetti del fuoco e puograve determinare conseguenze da molto limitate a gravissime sullrsquoecosistema Si ritiene di proporre la valutazione del livello di impatto con un punteggio compreso tra 1 (molto basso) e 5 (molto alto) A partire da questa configurazione allrsquointensitagrave attesa del fronte di fiamma egrave stato attribuito un impatto atteso secondo quanto di seguito indicato

Intensitagrave attese (kWm) Impatto attesolt400 1

400-800 2800-1600 31600-3200 4

gt3200 5 b) Effetto atteso sulla tipologia vegetazionale leffetto( o impatto) atteso sulla copertura forestale ed in generale sullrsquoambiente del parco dipende dallintensitagrave dallrsquoestensione dellrsquoincendio ma in gran parte dalla vulnerabilitagrave della vegetazione e in particolare dalla sua resilienza e resistenza Queste caratteristiche devono essere evidenziate con indagini puntuali basate sullrsquoecologia forestale e sulla selvicoltura Si propone di valutare lrsquoimpatto atteso assegnando alle diverse formazioni punteggi compresi da 1 a 5 c) Impatto nelle diverse zone dellarea protetta relativamente allrsquoimpatto atteso degli incendi nelle diverse zone protette si dovragrave procedere ad una caratterizzazione differente Gli interventi dovranno essere modulati in funzione delle differenti finalitagrave del parco considerando quanto previsto dalla L 39491 che indica diversi gradi di protezione (A) riserve integrali (in cui lambiente naturale egrave conservato nella sua integritagrave) (B) riserve generali orientate (con forti limitazioni nella realizzazione di nuove opere o di trasformazione del territorio in cui possono essere consentite utilizzazioni produttive tradizionali e i servizi connessi) (C) aree di protezione (nelle quali possono ammettersi attivitagrave agrosilvopastorali nei limiti fissati dallente parco) (D) aree di promozione economica e sociale (in cui sono ammesse attivitagrave piugrave intensive e azioni di valorizzazione economica culturale e sociale coerenti con le finalitagrave del parco) Nellrsquoambito dei differenti livelli di protezione per definire i livelli di impatto si faragrave riferimento ai caratteri con cui gli incendi sono maggiormente in conflitto tenendo sempre ben presente la naturale predisposizione al rischio drsquoincendio delle diverse formazioni La zonazione per gradi di protezione naturalistica del parco (A B C e D ove esiste ed 1 e 2 negli altri casi) egrave una macro zonizzazione vista lestensione relativamente grande di ogni zona rispetto alle diverse tipologie morfologiche e vegetazionali interne ad ognuna di esse pertanto si ritiene che tale zonazione non abbia una diretta rilevanza sul comportamento del fuoco bensigrave determini una diversa considerazione sulle prioritagrave dintervento data la diversa valenza naturalistica Quindi si ritiene di valutare limpatto atteso da 1 a 4 rispettivamente per le zone D C B e A e da 2 a 3 rispettivamente per le zone 2 e 1

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La combinazione delle tre variabili considerate realizzata per semplice somma dei relativi punteggi di impatto parziale assegnando quindi uguale peso al contributo delle diverse componenti Il punteggio derivante dalla somma verragrave quindi segmentato in classi secondo la seguente tabella

Punteggio di impatto Classe di impatto 3-6 Basso 7-9 Medio 10-12 Alto 13-14 Molto Alto

ZONIZZAZIONE DI SINTESI Avvalendosi delle elaborazioni precedenti il territorio viene suddiviso in aree omogenee che indicano rispettivamente la pericolositagrave e la gravitagrave reale dincendio Il passo successivo della pianificazione a fini di protezione della zona contro gli incendi non puograve prescindere dal considerare ambedue i parametri valutati unitamente e in modo sintetico Pertanto per ciascuna area la conoscenza della pericolositagrave e della gravitagrave che tiene conto di tutti i parametri pirologici ponderati precedentemente consentiragrave di avere una situazione pirologica complessiva mediante unoperazione di intersezione spaziale delle aree omogenee definite dalla pericolositagrave e dalla gravitagrave dincendio ottenendo aree omogenee per entrambi questi due parametri LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO La prioritagrave degli interventi di prevenzione diretta saragrave accordata in funzione della combinazione dei valori di gravitagrave e pericolositagrave di ogni zona omogenea Tuttavia puograve accadere che nel territorio dellarea protetta vi siano piugrave zone di pari valore di gravitagrave e pericolositagrave In previsione di tale evenienza disponendo dei dati sufficienti si prevede di ricorrere al concetto del tempo di rotazione Il tempo di rotazione viene definito come il rapporto tra la superficie boscata dellrsquoarea e la superficie boscata media annua percorsa della stessa area Il reciproco di questo rapporto puograve essere visto come tempo di ritorno (numero di anni necessari affincheacute la stessa superficie venga nuovamente interessata dallrsquoincendio) oppure periodo di tempo necessario affincheacute tutta la superficie boscata dellrsquoarea venga percorsa dal fuoco ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI La legge 35300 in materia di incendi boschivi nasce dalla diffusa convinzione che lrsquoapproccio piugrave adeguato per perseguire la conservazione del patrimonio boschivo bene insostituibile per la qualitagrave della vita sia quello di promuovere ed incentivare le attivitagrave di previsione e di prevenzione anzicheacute privilegiare la fase emergenziale legata allo spegnimento degli incendi Nellattuale impostazione del piano egrave necessario realizzare unorganica gestione degli interventi e delle azioni mirate a mitigare le conseguenze degli incendi Tale impostazione comporta che si accetti che il fuoco possa percorrere parte del territorio posto a protezione In tale caso si definiscono precisi limiti di comportamento del fuoco e di estensione totale Questimpostazione comprende un concetto applicabile per lo piugrave ad area vasta e quindi di livello regionale Lrsquoobiettivo del piano delle aree a parco deve basarsi sullrsquoapplicazione del criterio della ldquoriduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocordquo da realizzare per tappe successive tendendo a raggiungere il contenimento totale se possibile

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La riduzione attesa di superficie percorsa egrave comunque un obiettivo parziale di cui si deve verificare la concreta realizzabilitagrave nel periodo di validitagrave del piano Le linee di pianificazione devono essere stabilite e mantenute valide nella loro impostazione per un periodo sufficiente a valutarne i risultati Detto periodo viene previsto indicativamente tra 3 e 5 anni Lrsquoimpostazione pluriennale non esclude le revisioni annue di cui alla L 3532000 che per le aree protette devono avere soprattutto lrsquoobiettivo di controllo dei risultati delle azioni preventive A tale fine egrave indispensabile fare riferimento alle zone omogenee precedentemente descritte collocando in esse gli interventi in funzione dellrsquoimpatto atteso Integrano gli interventi assegnati alle singole zone omogenee gli interventi generali che estendono la loro efficacia su tutto il territorio del parco Per la realizzazione di quanto sopra egrave opportuno avvalersi dei seguenti elementi Definizione degli obiettivi Gli obiettivi da perseguire per la protezione di unrsquoarea protetta contro gli incendi devono essere assai rigorosi e strettamente connessi con gli obiettivi specifici per i quali si egrave costituita lrsquoarea protetta In generale lrsquoobiettivo si concretizza con la superficie percorsa dal fuoco massima accettabile Definizione dellimpatto accettabile per area omogenea e per tipologia forestale Ogni area omogenea puograve sopportare un impatto che egrave deciso dal pianificatore La variabilitagrave di situazioni non permette di fornire delle indicazioni generali infatti si puograve spaziare da livelli dimpatto nulli ad elevati In funzione del livello dimpatto accettato cambiano molto lrsquoimpegno e i costi per rispettarlo Esigenze di protezione e tipologie dintervento nelle aree omogenee Questa fase consiste nellrsquoassegnazione delle tipologie dintervento di contenimento del fuoco alle differenti zone omogenee Sulla base dellrsquoobiettivo relativo alla zona omogenea si stabilisce quali siano gli interventi da realizzate per raggiungerlo Gli interventi saranno distribuiti tra prevenzione ed estinzione impiegando tutti i possibili mezzi e tecniche Questa fase egrave assai delicata poicheacute comporta lrsquoinserimento di un provvedimento in una situazione dovendone prevedere i risultati Definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile La superficie percorsa dal fuoco massima accettabile per ogni zona omogenea egrave una parte fondamentale del piano e puograve essere determinata anche con procedimenti di simulazione di comportamento del fronte di fiamma nelle varie situazioni tipo riscontrate nella realtagrave del territorio La definizione della superficie percorsa massima deve essere correlata anche con le diverse caratteristiche di recupero spontaneo della vegetazione stessa La conoscenza della resilienza e della tempistica del recupero dovranno entrare operativamente nel modello finalizzato alla definizione della ldquosuperficie percorsa massima accettabilerdquo Per unrsquoarea naturale protetta che assume dimensioni ampie (come alcuni Parchi Nazionali) serve una specifica successione di tappe pianificatorie Nel caso specifico essendo tali aree protette costituite per la salvaguardia di particolari situazioni ambientali o per la conservazione di certe popolazioni si dovragrave in prima istanza valutare il danno potenziale in relazione a tale obiettivo e quindi successivamente si dovragrave cercare di limitare al massimo il valore della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile considerando sempre che esso egrave inversamente proporzionale ai costi

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Definizione della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco Questa grandezza strettamente collegata alla precedente definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile ne rappresenta una tappa parziale da adottare in caso in cui non sia possibile raggiungere nel periodo di validitagrave del piano il valore desiderato PREVENZIONE Con tale termine si intende lattivitagrave a contrasto dei fattori predisponenti anche solo potenziali delle cause determinanti linnesco e lo sviluppo di incendi boschivi nelle aree e nei periodi a rischio Nel piano saranno previste tutte le possibili attivitagrave preventive finalizzate a rendere meno probabili gli incendi piugrave contenuti i parametri di comportamento e piugrave facile lrsquoestinzione ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI In questo capitolo del piano si provvederagrave alla definizione degli interventi che si devono realizzare per ogni area omogenea determinata a seguito delle indagini e delle zonizzazioni attuale e degli obiettivi Gli interventi devono essere dapprima descritti nelle loro caratteristiche generali e quindi precisamente determinati nellintensitagrave tipologia e collocazione solo sulla base delle risultanze delle precedenti zonizzazioni e del monitoraggio annuale Inoltre gli interventi devono essere economicamente quantizzati ovvero nel periodo di validitagrave del piano devono essere identificate le risorse economiche ad essi destinate (scheda tecnico-economica) ed i tempi di realizzazione previsti (crono-programma) Alcuni interventi sono di carattere generale non sono cioegrave assegnati a priori alle singole aree omogenee in quanto aventi una ricaduta su tutto il territorio e non necessitano pertanto di essere localizzati puntualmente in sede di pianificazione Tra questi egrave prevista la prevenzione indiretta cioegrave lrsquoattivitagrave che consente di portare a conoscenza della cittadinanza le problematiche legate agli incendi boschivi affincheacute siano adottati comportamenti piugrave prudenti La funzione dellattivitagrave indiretta egrave diminuire le cause antropiche determinanti linnesco degli incendi Si possono evidenziare due fasi della sunnominata prevenzione una a lungo e una a breve termine La prima egrave composta dallinsieme delle attivitagrave miranti a creare una coscienza della cittadinanza in modo da evitare comportamenti che possano innescare incendi Quella a breve termine (piugrave importante) si configura come informazione mirata alla cittadinanza in genere relativa al grado di pericolo esistente al momento attuale Per la prevenzione indiretta a lungo termine saranno necessarie campagne dinformazione oltre alla diffusione di pubblicazioni per introdurre elementi di sensibilizzazione a diverse fasce di pubblico e soprattutto ai fruitori dellarea protetta Per la prevenzione indiretta a breve termine si propone di introdurre una cartellonistica dinamica per segnalare ogni giorno il grado di pericolo dincendio ottenuto dallapposito dispositivo di previsione Strettamente collegato alla prevenzione indiretta dovragrave essere definito il flusso informativo utile a raggiungere la popolazione Questattivitagrave prevista dallart6 della l35300 egrave sotto la responsabilitagrave delle Regioni e deve portare la popolazione a conoscenza dei vincoli e dei divieti dei danni procurabili dal fuoco delle norme comportamentali da tenere in caso di incendio e dei riferimenti per la segnalazione urgente di eventuali focolai

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TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI La descrizione della tipologia degli interventi e quindi la loro localizzazione e quantificazione economica attraverso un apposito programma di interventi e la sua sintesi nella ldquoscheda tecnico-economicardquo risulta importante per una concreta pianificazione e per il successivo monitoraggio VIABILITAgrave Risulta necessario attuare sistematicamente un piano degli interventi di ripulitura delle vie di comunicazione statisticamente soggette ad insorgenza incendi possibilmente attuati con tempistica e modi tali da non comportare laccumulo di biomassa secca e pagliosa sui bordi stradali VIABILITAgrave OPERATIVA Essa egrave intesa come lrsquoinfrastruttura che consente il raggiungimento dei luoghi dove si manifesta il fuoco Si tratta di viabilitagrave forestale la cui progettazione e realizzazione presenta aspetti delicati Infatti non egrave possibile ipotizzare di raggiungere tutti i luoghi forestali con automezzi Neacute puograve essere ipotizzato di estendere la rete viaria unicamente a tale fine Pertanto la dimensione di questa infrastruttura deve tenere conto in modo rigoroso della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocoLa viabilitagrave e lrsquoaccesso sono previste dallrsquoart 3 comma 3 lettera i) della L 3532000 Puograve accadere che si evidenzi una carenza di collegamento ed in tale caso si faragrave ricorso ad un servizio di elicotteri limitando il piugrave possibile il disturbo allambiente naturale Di seguito sono riportate alcune indicazioni operative di massima

1) nel caso di realizzazioni di strade queste potranno essere unidirezionali poicheacute la densitagrave di traffico saragrave molto limitata tuttavia dovranno essere previste frequenti piazzole di scambio per landata e il ritorno dei mezzi che saranno distanti non piugrave di 400 m lrsquouna dallrsquoaltra

2) importantissimo nelle aree protette egrave anche il momento della regolamentazione dellrsquoaccesso e dellrsquouso della viabilitagrave a scopi diversi (utilizzazioni ricreazionehellip)

VIALI TAGLIAFUOCO Queste infrastrutture realizzabili con varie tipologie costruttive sono strettamente collegate alla dimensione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e alle modalitagrave di estinzione previste dal Piano per lrsquoarea in esame Infatti la tecnica di estinzione adottata egrave strettamente collegata al tipo di viale realizzato I viali tagliafuoco sono interventi di prevenzione realizzabili con diversi criteri progettuali si distinguono in passivi e attivi I viali passivi non richiedono lintervento da parte delle squadre ma determinano profonde trasformazioni sul territorio e quindi non compatibili con le aree protette- I viali tagliafuoco attivi operano unicamente un rallentamento del fronte di fiamma e necessitano di interventi di estinzione Quindi il viale non egrave progettato per fermare lincendio ma per rallentarlo e contenerlo entro limiti dintensitagrave molto bassi Eacute comunque essenziale inserire criteri di natura ecologica capaci di valutare gli effetti diretti ed indiretti di tale ldquoframmentazionerdquo Si tratta di un problema complesso che da una parte non puograve eliminare i viali tagliafuoco ma puograve contribuire a tenere sempre presenti gli impatti e le ricadute sul sistema ecologico nella sua complessitagrave essendo tali interventi senza dubbio utili per limitare i danni

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degli incendi Nel parco si ricorreragrave esclusivamente ai viali tagliafuoco di tipo attivo verde e alle tende tagliafuoco attive In generale si prevede che i viali attivi debbano contenere lintensitagrave lineare del fronte di fiamma sempre al di sotto dei 400 kWm dove si opera con attacco diretto a terra da parte di squadre con attrezzature manuali Dove si ritiene necessario intervenire con mezzi meccanici lintensitagrave lineare che il viale deve poter contenere egrave di 800 kWm mentre dove intervengono mezzi aerei egrave di 1200 kWm APPROVVIGIONAMENTO IDRICO Lrsquoapprovvigionamento idrico egrave realizzato attraverso una rete di punti di rifornimento fissi o mobili che devono essere configurati in relazione a tutti gli altri interventi di prevenzione diretta ed alle componenti del servizio di estinzione Deve essere realizzato con sistemi di basso impatto ambientale e in particolare evitando la costruzione di invasi in cemento Si ritiene di dover ricorrere a invasi di piccola capacitagrave smontabili e asportabili Risulta quindi assai importante assicurarne una corretta collocazione La distribuzione degli invasi sul territorio le loro caratteristiche costruttive e capacitagrave sono funzione dei mezzi previsti per lo spegnimento

- rifornimento degli elicotteri di tipo leggero - rifornimento dei mezzi a terra

Ogni punto di rifornimento idrico egrave riferito ad unarea servita da una squadra per lo spegnimento in fase di intervento a partire dal punto acqua In base a questo criterio cambieranno sia larea servita sia la capacitagrave di invaso per soddisfare i differenti mezzi e le tecniche di intervento legate agli scenari in cui si opera PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI Nelle aree protette luso degli elicotteri deve essere previsto in modo assai piugrave intenso rispetto a quello del resto del territorio Infatti con questo mezzo si possono servire le zone con scarsa viabilitagrave realizzando sia il trasporto di squadre sia parte dellestinzione Questaspetto egrave assai importante per evitare la costruzione di strade per lestinzione Occorre considerare quindi la necessitagrave di piazzole di atterraggio per realizzare le condizioni atte a raggiungere tutte le zone comprese nei parchi nel tempo massimo di 10 di volo Esse sono aree piane orizzontali o leggermente inclinate senza ostacoli per il volo nella zona circostante di area circolare di almeno 20m di diametro dotate di rifornimento idrico e collegamento viario La densitagrave di collocazione saragrave in rapporto al tipo di scenario Si daragrave prioritagrave alle piugrave elevate classi di impatto a partire dagli scenari di collina interna con eventi estivi e di montagna interna con eventi invernali PREVENZIONE SELVICOLTURALE Si tratta della prevenzione diretta piugrave efficace conosciuta anche se purtroppo non la piugrave diffusa Si realizza con varie attivitagrave di tipo selvicolturale attuate e dimensionate in funzione del comportamento previsto del fronte di fiamma Il progetto di questo tipo di prevenzione si attua sulla base della distribuzione dei popolamenti forestali erbacei ed arbustivi in armonia con le norme previste dai piani di gestione eventualmente presenti dellrsquoimpatto accettabile della superficie percorsa dal fuoco

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massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e del comportamento previsto dellrsquoincendio Per questrsquoultimo egrave opportuno avvalersi di modelli matematici di previsione La prevenzione diretta selvicolturale mira a sottrarre dal potenziale combustibile vegetale la quota parte di carico non assorbibile con lrsquoestinzione Nelle aree protette questo tipo di prevenzione si deve ovviamente ben raccordare con gli obiettivi in termini di conservazione della biodiversitagrave e la tendenza ad avere cenosi forestali e boschi vetusti capaci di far emergere nel modo migliore lrsquoeccezionale complessitagrave funzionale del sistema foresta Rinaturalizzazione delle cenosi di derivazione antropica armonizzazione delle strutture verifica degli ordinamenti presenti (fustaie cedui boschi non ordinariamente gestiti boschi di neoformazione formazioni lasciate alla libera evoluzione) e identificazione delle eventuali azioni di riordino bioecologico sono i criteri guida da seguire assieme allrsquoimpatto atteso e alla riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco IL FUOCO PRESCRITTO Lrsquoapplicazione del fuoco prescritto in unrsquoarea protetta puograve apparire contraddittoria tuttavia nei parchi cosigrave come nelle riserve sono frequenti popolazioni arboree artificiali o situazioni ambientali particolari in cui il fuoco oltre a ridurre il carico di combustibile puograve favorire la rinaturalizzazione (fuoco come fattore ecologico) o il mantenimento dellrsquoambiente risultante da secolare gestione antropizzata Alcuni ambienti seppur mantenuti da unrsquoazione perturbante sono ormai consolidati e facenti parte della tradizione paesaggistica e della memoria collettiva Pertanto nelle aree protette questo tipo di prevenzione non deve essere esclusa aprioristicamente ma puograve ben raccordarsi con gli obiettivi sia di prevenzione che di conservazione della biodiversitagrave FORMAZIONE La formazione del personale egrave indispensabile per lrsquoefficacia di tutte le attivitagrave Pur con differenti livelli di approfondimento deve rivolgersi ai progettisti delle opere di prevenzione ai coordinatori delle operazioni di spegnimento agli operatori addetti allrsquoestinzione Le funzionalitagrave di tutti gli strumenti in dotazione devono essere conosciute da coloro che attuano il coordinamento operativo con particolare riferimento alle modalitagrave di impiego dei Sistemi di Supporto alle Decisioni e dei modelli di simulazione di comportamento del fronte di fiamma Agli operatori professionali e volontari saragrave opportuno fare conoscere i dispositivi di sicurezza operazionale e di protezione individuale che devono essere utilizzati e tutti gli aspetti teorico - pratici delle varie tecniche di estinzione PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO Descrizione degli interventi di prevenzione AIB necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc)

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LOTTA ATTIVA Le principali attivitagrave di lotta attiva da prevedere con la pianificazione sono le seguenti SORVEGLIANZA Attivitagrave di controllo del territorio da attuare quando il livello degli indici di previsione del pericolo di incendio supera una prevista soglia di attenzione con allertamento da apposite strutture di analisi meteo collegate allrsquoEnte Parco o da strutture alternative autonome come mini stazioni meteo locali (vedi ldquofattori predisponentirdquo) Puograve essere organizzato un servizio di controllo che avverte la popolazione del livello del pericolo del momento Ciograve egrave particolarmente valido in aree assai frequentate e di alto pregio ambientale AVVISTAMENTO Consiste nellrsquoattivitagrave di individuazione diretta dei focolai realizzata da terra sia con mezzi mobili che fissi oppure dallrsquoaria Si ritiene che questattivitagrave che puograve essere realizzata con varie tecniche debba essere applicata sul territorio rigidamente in conseguenza delle analisi che evidenziano la vulnerabilitagrave della copertura forestale e lrsquoimpatto accettabile Inoltre deve essere strettamente collegato alla previsione del pericolo ed entrare in funzione solo al superamento di soglie precisamente definite per ogni area omogenea Lavvistamento egrave da intendersi come un servizio collocato a valle della previsione del pericolo Tanto piugrave questrsquoultima saragrave affidabile ed efficace tanto minore potragrave essere limpatto della struttura di avvistamento Nelle aree protette deve in genere essere preferito allrsquoavvistamento con postazioni fisse quello basato su pattugliamento sia da terra sia con aerei Anche i luoghi da osservare e quindi il tragitto che deve essere coperto dagli osservatori deve essere definito in sede progettuale sulla base di consolidate metodologie messe a punto per evidenziare le aree che meritano di essere maggiormente poste sotto controllo Nei casi in cui si fosse ritenuto necessario ricorrere ad impianti fissi qualora vi siano le condizioni di elevato pregio in zone ad alto rischio e laddove sia possibile ospitarli senza ricorrere a costruzioni di elevato impatto visivo si ritiene che sia utile impiegare dispositivi con controllo remoto ALLARME La definizione dellrsquoallarme avviene a seguito di segnalazione di evento avvistato La segnalazione puograve pervenire da parte del servizio di avvistamento oppure da cittadini che avvisano tramite canali di comunicazione appositamente pubblicizzati Con lrsquoallarme si mettono in moto le operazioni di intervento Per tale motivo lrsquoallarme deve essere emanato solo da una struttura autorizzata e comunque a conoscenza del livello di pericolo dellrsquoarea interessata del momento e delle forze che possono essere fatte intervenire COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE Si ritiene che presso il parco debba essere realizzato un ldquopunto di coordinamentordquo Detto punto di coordinamento pur essendo autonomo deve essere in contatto diretto con le Sale Operative Unificate Permanenti (SOUP) previste dallrsquoart 7 della L 3532000 per lo svolgimento della lotta attiva Deve essere quindi assicurato il collegamento tra il livello centrale (Regione) e quello locale (area protetta) Questrsquoultimo deve essere messo nelle condizioni di ricevere e dare le informazioni e lrsquoappoggio tecnico

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per le operazioni che derivano dal lavoro fatto in sede centrale da personale esperto e possibilmente con Sistemi di Supporto alle decisioni di cui ogni sala operativa dovrebbe essere dotata Si dovranno organizzare le procedure operative da seguire nelle differenti situazioni ed applicando le differenti tecniche di estinzione noncheacute il collegamento dellrsquoattivitagrave operativa svolta da diverse Regioni in caso di parco nazionale interregionale Dette procedure sono legate alle disposizioni regionali Qualora non fossero ancora stabilite il piano deve proporle con la finalitagrave di realizzare le migliori condizioni per rendere efficaci le differenti azioni di lotta intraprese Il coordinamento operativo e le procedure seguite nellrsquoarea protetta vanno descritte nella relazione del piano AIB in particolare la procedura di allarme in coordinamento con le competenti strutture regionali e sub regionali la procedura in caso di focolaio (da spegnere prima possibile con le risorse disponibili in loco) e quindi in caso di incendio vero e proprio le procedure operative specifiche per lrsquoutilizzo di mezzi e altre risorse AIB disponibili in loco

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PARTI SPECIALI DEL PIANO RICOSTITUZIONE BOSCHIVA Nel piano delle aree protette deve essere dedicata particolare attenzione alla ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco La parte del Piano finalizzata alla ricostituzione si basa sulla conoscenza funzionale e strutturale delle diverse tipologie presenti nel territorio In particolare tiene conto delle caratteristiche sindinamiche (serie di vegetazione) e del confronto tra eterogeneitagrave spaziale reale e eterogeneitagrave potenziale Solo il riferimento al modello neutrale (eterogeneitagrave potenziale o carta della vegetazione potenziale) offre un criterio valido per valutare la situazione reale e consente di ricostruire modelli dintervento non teorici ma strettamente collegati alla potenzialitagrave del territorio confrontato con lrsquoattuale uso del territorio stesso Anche in questo caso pertanto si dovragrave fare riferimento ai documenti di base con i quali abbiamo prodotto la classificazione gerarchica del territorio Il confronto cartografico tra attuale uso e situazione potenziale fornisce una base molto concreta di valutazione delle possibilitagrave di ricostituzione a scala territoriale Saragrave successivamente essenziale definire i singoli modelli di ricostituzione applicati alle diverse tipologie vegetazionali La conoscenza di tali modelli (serie di vegetazione) consente di valutare la congruitagrave tipologica anche di stadi degradati (vedi per esempio i cespuglieti) e contribuisce notevolmente alla pianificazione degli interventi Nella pianificazione degli interventi si dovragrave prendere sempre in considerazione la possibilitagrave di non intervenire con impianti diretti Uno degli elementi essenziali nel processo di valutazione che conduce al progetto di ricostituzione egrave indubbiamente la situazione della risorsa suolo Nel caso di scarsa frequenza senza perdita di suolo egrave facile far prevalere il criterio di basso intervento Nel caso invece di perdita della risorsa suolo lrsquointervento dovragrave essere finalizzato prevalentemente alleliminazione di questo rischio mediante la messa a dimora di specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione in oggetto capaci di eliminare in tempi brevi la perdita di suolo Lrsquoattivitagrave da svolgere deve essere definita da una apposita analisi svolta a livello regionale con cui si individuano le aree prioritarie di intervento La ricostituzione si affronta correttamente solo in un contesto generale di pianificazione ecologica e forestale individuando per tutto il territorio a parco i differenti effetti degli incendi avvenuti e la dinamica della ricostituzione spontanea Gli interventi di ricostituzione che si prevederagrave di adottare verranno modulati in funzione di tutte le caratteristiche ambientali e nel rispetto della multifunzionalitagrave della copertura forestale Per poterli definire e soprattutto distribuire correttamente nellrsquoarea a parco si devono prevedere le seguenti analisi

- analisi della possibilitagrave di ricostituzione spontanea anche in funzione di Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) e Fire regime (frequenza intensitagrave stagione)

- definizione di criteri e modalitagrave di intervento per la ricostituzione - definizione di zone prioritarie di intervento - definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipologia e per ogni area

omogenea in funzione delle serie di vegetazione e delle unitagrave di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio

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IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

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49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

102

PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

103

34

  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

La combinazione delle tre variabili considerate realizzata per semplice somma dei relativi punteggi di impatto parziale assegnando quindi uguale peso al contributo delle diverse componenti Il punteggio derivante dalla somma verragrave quindi segmentato in classi secondo la seguente tabella

Punteggio di impatto Classe di impatto 3-6 Basso 7-9 Medio 10-12 Alto 13-14 Molto Alto

ZONIZZAZIONE DI SINTESI Avvalendosi delle elaborazioni precedenti il territorio viene suddiviso in aree omogenee che indicano rispettivamente la pericolositagrave e la gravitagrave reale dincendio Il passo successivo della pianificazione a fini di protezione della zona contro gli incendi non puograve prescindere dal considerare ambedue i parametri valutati unitamente e in modo sintetico Pertanto per ciascuna area la conoscenza della pericolositagrave e della gravitagrave che tiene conto di tutti i parametri pirologici ponderati precedentemente consentiragrave di avere una situazione pirologica complessiva mediante unoperazione di intersezione spaziale delle aree omogenee definite dalla pericolositagrave e dalla gravitagrave dincendio ottenendo aree omogenee per entrambi questi due parametri LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO La prioritagrave degli interventi di prevenzione diretta saragrave accordata in funzione della combinazione dei valori di gravitagrave e pericolositagrave di ogni zona omogenea Tuttavia puograve accadere che nel territorio dellarea protetta vi siano piugrave zone di pari valore di gravitagrave e pericolositagrave In previsione di tale evenienza disponendo dei dati sufficienti si prevede di ricorrere al concetto del tempo di rotazione Il tempo di rotazione viene definito come il rapporto tra la superficie boscata dellrsquoarea e la superficie boscata media annua percorsa della stessa area Il reciproco di questo rapporto puograve essere visto come tempo di ritorno (numero di anni necessari affincheacute la stessa superficie venga nuovamente interessata dallrsquoincendio) oppure periodo di tempo necessario affincheacute tutta la superficie boscata dellrsquoarea venga percorsa dal fuoco ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI La legge 35300 in materia di incendi boschivi nasce dalla diffusa convinzione che lrsquoapproccio piugrave adeguato per perseguire la conservazione del patrimonio boschivo bene insostituibile per la qualitagrave della vita sia quello di promuovere ed incentivare le attivitagrave di previsione e di prevenzione anzicheacute privilegiare la fase emergenziale legata allo spegnimento degli incendi Nellattuale impostazione del piano egrave necessario realizzare unorganica gestione degli interventi e delle azioni mirate a mitigare le conseguenze degli incendi Tale impostazione comporta che si accetti che il fuoco possa percorrere parte del territorio posto a protezione In tale caso si definiscono precisi limiti di comportamento del fuoco e di estensione totale Questimpostazione comprende un concetto applicabile per lo piugrave ad area vasta e quindi di livello regionale Lrsquoobiettivo del piano delle aree a parco deve basarsi sullrsquoapplicazione del criterio della ldquoriduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocordquo da realizzare per tappe successive tendendo a raggiungere il contenimento totale se possibile

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

La riduzione attesa di superficie percorsa egrave comunque un obiettivo parziale di cui si deve verificare la concreta realizzabilitagrave nel periodo di validitagrave del piano Le linee di pianificazione devono essere stabilite e mantenute valide nella loro impostazione per un periodo sufficiente a valutarne i risultati Detto periodo viene previsto indicativamente tra 3 e 5 anni Lrsquoimpostazione pluriennale non esclude le revisioni annue di cui alla L 3532000 che per le aree protette devono avere soprattutto lrsquoobiettivo di controllo dei risultati delle azioni preventive A tale fine egrave indispensabile fare riferimento alle zone omogenee precedentemente descritte collocando in esse gli interventi in funzione dellrsquoimpatto atteso Integrano gli interventi assegnati alle singole zone omogenee gli interventi generali che estendono la loro efficacia su tutto il territorio del parco Per la realizzazione di quanto sopra egrave opportuno avvalersi dei seguenti elementi Definizione degli obiettivi Gli obiettivi da perseguire per la protezione di unrsquoarea protetta contro gli incendi devono essere assai rigorosi e strettamente connessi con gli obiettivi specifici per i quali si egrave costituita lrsquoarea protetta In generale lrsquoobiettivo si concretizza con la superficie percorsa dal fuoco massima accettabile Definizione dellimpatto accettabile per area omogenea e per tipologia forestale Ogni area omogenea puograve sopportare un impatto che egrave deciso dal pianificatore La variabilitagrave di situazioni non permette di fornire delle indicazioni generali infatti si puograve spaziare da livelli dimpatto nulli ad elevati In funzione del livello dimpatto accettato cambiano molto lrsquoimpegno e i costi per rispettarlo Esigenze di protezione e tipologie dintervento nelle aree omogenee Questa fase consiste nellrsquoassegnazione delle tipologie dintervento di contenimento del fuoco alle differenti zone omogenee Sulla base dellrsquoobiettivo relativo alla zona omogenea si stabilisce quali siano gli interventi da realizzate per raggiungerlo Gli interventi saranno distribuiti tra prevenzione ed estinzione impiegando tutti i possibili mezzi e tecniche Questa fase egrave assai delicata poicheacute comporta lrsquoinserimento di un provvedimento in una situazione dovendone prevedere i risultati Definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile La superficie percorsa dal fuoco massima accettabile per ogni zona omogenea egrave una parte fondamentale del piano e puograve essere determinata anche con procedimenti di simulazione di comportamento del fronte di fiamma nelle varie situazioni tipo riscontrate nella realtagrave del territorio La definizione della superficie percorsa massima deve essere correlata anche con le diverse caratteristiche di recupero spontaneo della vegetazione stessa La conoscenza della resilienza e della tempistica del recupero dovranno entrare operativamente nel modello finalizzato alla definizione della ldquosuperficie percorsa massima accettabilerdquo Per unrsquoarea naturale protetta che assume dimensioni ampie (come alcuni Parchi Nazionali) serve una specifica successione di tappe pianificatorie Nel caso specifico essendo tali aree protette costituite per la salvaguardia di particolari situazioni ambientali o per la conservazione di certe popolazioni si dovragrave in prima istanza valutare il danno potenziale in relazione a tale obiettivo e quindi successivamente si dovragrave cercare di limitare al massimo il valore della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile considerando sempre che esso egrave inversamente proporzionale ai costi

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Definizione della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco Questa grandezza strettamente collegata alla precedente definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile ne rappresenta una tappa parziale da adottare in caso in cui non sia possibile raggiungere nel periodo di validitagrave del piano il valore desiderato PREVENZIONE Con tale termine si intende lattivitagrave a contrasto dei fattori predisponenti anche solo potenziali delle cause determinanti linnesco e lo sviluppo di incendi boschivi nelle aree e nei periodi a rischio Nel piano saranno previste tutte le possibili attivitagrave preventive finalizzate a rendere meno probabili gli incendi piugrave contenuti i parametri di comportamento e piugrave facile lrsquoestinzione ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI In questo capitolo del piano si provvederagrave alla definizione degli interventi che si devono realizzare per ogni area omogenea determinata a seguito delle indagini e delle zonizzazioni attuale e degli obiettivi Gli interventi devono essere dapprima descritti nelle loro caratteristiche generali e quindi precisamente determinati nellintensitagrave tipologia e collocazione solo sulla base delle risultanze delle precedenti zonizzazioni e del monitoraggio annuale Inoltre gli interventi devono essere economicamente quantizzati ovvero nel periodo di validitagrave del piano devono essere identificate le risorse economiche ad essi destinate (scheda tecnico-economica) ed i tempi di realizzazione previsti (crono-programma) Alcuni interventi sono di carattere generale non sono cioegrave assegnati a priori alle singole aree omogenee in quanto aventi una ricaduta su tutto il territorio e non necessitano pertanto di essere localizzati puntualmente in sede di pianificazione Tra questi egrave prevista la prevenzione indiretta cioegrave lrsquoattivitagrave che consente di portare a conoscenza della cittadinanza le problematiche legate agli incendi boschivi affincheacute siano adottati comportamenti piugrave prudenti La funzione dellattivitagrave indiretta egrave diminuire le cause antropiche determinanti linnesco degli incendi Si possono evidenziare due fasi della sunnominata prevenzione una a lungo e una a breve termine La prima egrave composta dallinsieme delle attivitagrave miranti a creare una coscienza della cittadinanza in modo da evitare comportamenti che possano innescare incendi Quella a breve termine (piugrave importante) si configura come informazione mirata alla cittadinanza in genere relativa al grado di pericolo esistente al momento attuale Per la prevenzione indiretta a lungo termine saranno necessarie campagne dinformazione oltre alla diffusione di pubblicazioni per introdurre elementi di sensibilizzazione a diverse fasce di pubblico e soprattutto ai fruitori dellarea protetta Per la prevenzione indiretta a breve termine si propone di introdurre una cartellonistica dinamica per segnalare ogni giorno il grado di pericolo dincendio ottenuto dallapposito dispositivo di previsione Strettamente collegato alla prevenzione indiretta dovragrave essere definito il flusso informativo utile a raggiungere la popolazione Questattivitagrave prevista dallart6 della l35300 egrave sotto la responsabilitagrave delle Regioni e deve portare la popolazione a conoscenza dei vincoli e dei divieti dei danni procurabili dal fuoco delle norme comportamentali da tenere in caso di incendio e dei riferimenti per la segnalazione urgente di eventuali focolai

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TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI La descrizione della tipologia degli interventi e quindi la loro localizzazione e quantificazione economica attraverso un apposito programma di interventi e la sua sintesi nella ldquoscheda tecnico-economicardquo risulta importante per una concreta pianificazione e per il successivo monitoraggio VIABILITAgrave Risulta necessario attuare sistematicamente un piano degli interventi di ripulitura delle vie di comunicazione statisticamente soggette ad insorgenza incendi possibilmente attuati con tempistica e modi tali da non comportare laccumulo di biomassa secca e pagliosa sui bordi stradali VIABILITAgrave OPERATIVA Essa egrave intesa come lrsquoinfrastruttura che consente il raggiungimento dei luoghi dove si manifesta il fuoco Si tratta di viabilitagrave forestale la cui progettazione e realizzazione presenta aspetti delicati Infatti non egrave possibile ipotizzare di raggiungere tutti i luoghi forestali con automezzi Neacute puograve essere ipotizzato di estendere la rete viaria unicamente a tale fine Pertanto la dimensione di questa infrastruttura deve tenere conto in modo rigoroso della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocoLa viabilitagrave e lrsquoaccesso sono previste dallrsquoart 3 comma 3 lettera i) della L 3532000 Puograve accadere che si evidenzi una carenza di collegamento ed in tale caso si faragrave ricorso ad un servizio di elicotteri limitando il piugrave possibile il disturbo allambiente naturale Di seguito sono riportate alcune indicazioni operative di massima

1) nel caso di realizzazioni di strade queste potranno essere unidirezionali poicheacute la densitagrave di traffico saragrave molto limitata tuttavia dovranno essere previste frequenti piazzole di scambio per landata e il ritorno dei mezzi che saranno distanti non piugrave di 400 m lrsquouna dallrsquoaltra

2) importantissimo nelle aree protette egrave anche il momento della regolamentazione dellrsquoaccesso e dellrsquouso della viabilitagrave a scopi diversi (utilizzazioni ricreazionehellip)

VIALI TAGLIAFUOCO Queste infrastrutture realizzabili con varie tipologie costruttive sono strettamente collegate alla dimensione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e alle modalitagrave di estinzione previste dal Piano per lrsquoarea in esame Infatti la tecnica di estinzione adottata egrave strettamente collegata al tipo di viale realizzato I viali tagliafuoco sono interventi di prevenzione realizzabili con diversi criteri progettuali si distinguono in passivi e attivi I viali passivi non richiedono lintervento da parte delle squadre ma determinano profonde trasformazioni sul territorio e quindi non compatibili con le aree protette- I viali tagliafuoco attivi operano unicamente un rallentamento del fronte di fiamma e necessitano di interventi di estinzione Quindi il viale non egrave progettato per fermare lincendio ma per rallentarlo e contenerlo entro limiti dintensitagrave molto bassi Eacute comunque essenziale inserire criteri di natura ecologica capaci di valutare gli effetti diretti ed indiretti di tale ldquoframmentazionerdquo Si tratta di un problema complesso che da una parte non puograve eliminare i viali tagliafuoco ma puograve contribuire a tenere sempre presenti gli impatti e le ricadute sul sistema ecologico nella sua complessitagrave essendo tali interventi senza dubbio utili per limitare i danni

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degli incendi Nel parco si ricorreragrave esclusivamente ai viali tagliafuoco di tipo attivo verde e alle tende tagliafuoco attive In generale si prevede che i viali attivi debbano contenere lintensitagrave lineare del fronte di fiamma sempre al di sotto dei 400 kWm dove si opera con attacco diretto a terra da parte di squadre con attrezzature manuali Dove si ritiene necessario intervenire con mezzi meccanici lintensitagrave lineare che il viale deve poter contenere egrave di 800 kWm mentre dove intervengono mezzi aerei egrave di 1200 kWm APPROVVIGIONAMENTO IDRICO Lrsquoapprovvigionamento idrico egrave realizzato attraverso una rete di punti di rifornimento fissi o mobili che devono essere configurati in relazione a tutti gli altri interventi di prevenzione diretta ed alle componenti del servizio di estinzione Deve essere realizzato con sistemi di basso impatto ambientale e in particolare evitando la costruzione di invasi in cemento Si ritiene di dover ricorrere a invasi di piccola capacitagrave smontabili e asportabili Risulta quindi assai importante assicurarne una corretta collocazione La distribuzione degli invasi sul territorio le loro caratteristiche costruttive e capacitagrave sono funzione dei mezzi previsti per lo spegnimento

- rifornimento degli elicotteri di tipo leggero - rifornimento dei mezzi a terra

Ogni punto di rifornimento idrico egrave riferito ad unarea servita da una squadra per lo spegnimento in fase di intervento a partire dal punto acqua In base a questo criterio cambieranno sia larea servita sia la capacitagrave di invaso per soddisfare i differenti mezzi e le tecniche di intervento legate agli scenari in cui si opera PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI Nelle aree protette luso degli elicotteri deve essere previsto in modo assai piugrave intenso rispetto a quello del resto del territorio Infatti con questo mezzo si possono servire le zone con scarsa viabilitagrave realizzando sia il trasporto di squadre sia parte dellestinzione Questaspetto egrave assai importante per evitare la costruzione di strade per lestinzione Occorre considerare quindi la necessitagrave di piazzole di atterraggio per realizzare le condizioni atte a raggiungere tutte le zone comprese nei parchi nel tempo massimo di 10 di volo Esse sono aree piane orizzontali o leggermente inclinate senza ostacoli per il volo nella zona circostante di area circolare di almeno 20m di diametro dotate di rifornimento idrico e collegamento viario La densitagrave di collocazione saragrave in rapporto al tipo di scenario Si daragrave prioritagrave alle piugrave elevate classi di impatto a partire dagli scenari di collina interna con eventi estivi e di montagna interna con eventi invernali PREVENZIONE SELVICOLTURALE Si tratta della prevenzione diretta piugrave efficace conosciuta anche se purtroppo non la piugrave diffusa Si realizza con varie attivitagrave di tipo selvicolturale attuate e dimensionate in funzione del comportamento previsto del fronte di fiamma Il progetto di questo tipo di prevenzione si attua sulla base della distribuzione dei popolamenti forestali erbacei ed arbustivi in armonia con le norme previste dai piani di gestione eventualmente presenti dellrsquoimpatto accettabile della superficie percorsa dal fuoco

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massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e del comportamento previsto dellrsquoincendio Per questrsquoultimo egrave opportuno avvalersi di modelli matematici di previsione La prevenzione diretta selvicolturale mira a sottrarre dal potenziale combustibile vegetale la quota parte di carico non assorbibile con lrsquoestinzione Nelle aree protette questo tipo di prevenzione si deve ovviamente ben raccordare con gli obiettivi in termini di conservazione della biodiversitagrave e la tendenza ad avere cenosi forestali e boschi vetusti capaci di far emergere nel modo migliore lrsquoeccezionale complessitagrave funzionale del sistema foresta Rinaturalizzazione delle cenosi di derivazione antropica armonizzazione delle strutture verifica degli ordinamenti presenti (fustaie cedui boschi non ordinariamente gestiti boschi di neoformazione formazioni lasciate alla libera evoluzione) e identificazione delle eventuali azioni di riordino bioecologico sono i criteri guida da seguire assieme allrsquoimpatto atteso e alla riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco IL FUOCO PRESCRITTO Lrsquoapplicazione del fuoco prescritto in unrsquoarea protetta puograve apparire contraddittoria tuttavia nei parchi cosigrave come nelle riserve sono frequenti popolazioni arboree artificiali o situazioni ambientali particolari in cui il fuoco oltre a ridurre il carico di combustibile puograve favorire la rinaturalizzazione (fuoco come fattore ecologico) o il mantenimento dellrsquoambiente risultante da secolare gestione antropizzata Alcuni ambienti seppur mantenuti da unrsquoazione perturbante sono ormai consolidati e facenti parte della tradizione paesaggistica e della memoria collettiva Pertanto nelle aree protette questo tipo di prevenzione non deve essere esclusa aprioristicamente ma puograve ben raccordarsi con gli obiettivi sia di prevenzione che di conservazione della biodiversitagrave FORMAZIONE La formazione del personale egrave indispensabile per lrsquoefficacia di tutte le attivitagrave Pur con differenti livelli di approfondimento deve rivolgersi ai progettisti delle opere di prevenzione ai coordinatori delle operazioni di spegnimento agli operatori addetti allrsquoestinzione Le funzionalitagrave di tutti gli strumenti in dotazione devono essere conosciute da coloro che attuano il coordinamento operativo con particolare riferimento alle modalitagrave di impiego dei Sistemi di Supporto alle Decisioni e dei modelli di simulazione di comportamento del fronte di fiamma Agli operatori professionali e volontari saragrave opportuno fare conoscere i dispositivi di sicurezza operazionale e di protezione individuale che devono essere utilizzati e tutti gli aspetti teorico - pratici delle varie tecniche di estinzione PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO Descrizione degli interventi di prevenzione AIB necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc)

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LOTTA ATTIVA Le principali attivitagrave di lotta attiva da prevedere con la pianificazione sono le seguenti SORVEGLIANZA Attivitagrave di controllo del territorio da attuare quando il livello degli indici di previsione del pericolo di incendio supera una prevista soglia di attenzione con allertamento da apposite strutture di analisi meteo collegate allrsquoEnte Parco o da strutture alternative autonome come mini stazioni meteo locali (vedi ldquofattori predisponentirdquo) Puograve essere organizzato un servizio di controllo che avverte la popolazione del livello del pericolo del momento Ciograve egrave particolarmente valido in aree assai frequentate e di alto pregio ambientale AVVISTAMENTO Consiste nellrsquoattivitagrave di individuazione diretta dei focolai realizzata da terra sia con mezzi mobili che fissi oppure dallrsquoaria Si ritiene che questattivitagrave che puograve essere realizzata con varie tecniche debba essere applicata sul territorio rigidamente in conseguenza delle analisi che evidenziano la vulnerabilitagrave della copertura forestale e lrsquoimpatto accettabile Inoltre deve essere strettamente collegato alla previsione del pericolo ed entrare in funzione solo al superamento di soglie precisamente definite per ogni area omogenea Lavvistamento egrave da intendersi come un servizio collocato a valle della previsione del pericolo Tanto piugrave questrsquoultima saragrave affidabile ed efficace tanto minore potragrave essere limpatto della struttura di avvistamento Nelle aree protette deve in genere essere preferito allrsquoavvistamento con postazioni fisse quello basato su pattugliamento sia da terra sia con aerei Anche i luoghi da osservare e quindi il tragitto che deve essere coperto dagli osservatori deve essere definito in sede progettuale sulla base di consolidate metodologie messe a punto per evidenziare le aree che meritano di essere maggiormente poste sotto controllo Nei casi in cui si fosse ritenuto necessario ricorrere ad impianti fissi qualora vi siano le condizioni di elevato pregio in zone ad alto rischio e laddove sia possibile ospitarli senza ricorrere a costruzioni di elevato impatto visivo si ritiene che sia utile impiegare dispositivi con controllo remoto ALLARME La definizione dellrsquoallarme avviene a seguito di segnalazione di evento avvistato La segnalazione puograve pervenire da parte del servizio di avvistamento oppure da cittadini che avvisano tramite canali di comunicazione appositamente pubblicizzati Con lrsquoallarme si mettono in moto le operazioni di intervento Per tale motivo lrsquoallarme deve essere emanato solo da una struttura autorizzata e comunque a conoscenza del livello di pericolo dellrsquoarea interessata del momento e delle forze che possono essere fatte intervenire COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE Si ritiene che presso il parco debba essere realizzato un ldquopunto di coordinamentordquo Detto punto di coordinamento pur essendo autonomo deve essere in contatto diretto con le Sale Operative Unificate Permanenti (SOUP) previste dallrsquoart 7 della L 3532000 per lo svolgimento della lotta attiva Deve essere quindi assicurato il collegamento tra il livello centrale (Regione) e quello locale (area protetta) Questrsquoultimo deve essere messo nelle condizioni di ricevere e dare le informazioni e lrsquoappoggio tecnico

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per le operazioni che derivano dal lavoro fatto in sede centrale da personale esperto e possibilmente con Sistemi di Supporto alle decisioni di cui ogni sala operativa dovrebbe essere dotata Si dovranno organizzare le procedure operative da seguire nelle differenti situazioni ed applicando le differenti tecniche di estinzione noncheacute il collegamento dellrsquoattivitagrave operativa svolta da diverse Regioni in caso di parco nazionale interregionale Dette procedure sono legate alle disposizioni regionali Qualora non fossero ancora stabilite il piano deve proporle con la finalitagrave di realizzare le migliori condizioni per rendere efficaci le differenti azioni di lotta intraprese Il coordinamento operativo e le procedure seguite nellrsquoarea protetta vanno descritte nella relazione del piano AIB in particolare la procedura di allarme in coordinamento con le competenti strutture regionali e sub regionali la procedura in caso di focolaio (da spegnere prima possibile con le risorse disponibili in loco) e quindi in caso di incendio vero e proprio le procedure operative specifiche per lrsquoutilizzo di mezzi e altre risorse AIB disponibili in loco

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PARTI SPECIALI DEL PIANO RICOSTITUZIONE BOSCHIVA Nel piano delle aree protette deve essere dedicata particolare attenzione alla ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco La parte del Piano finalizzata alla ricostituzione si basa sulla conoscenza funzionale e strutturale delle diverse tipologie presenti nel territorio In particolare tiene conto delle caratteristiche sindinamiche (serie di vegetazione) e del confronto tra eterogeneitagrave spaziale reale e eterogeneitagrave potenziale Solo il riferimento al modello neutrale (eterogeneitagrave potenziale o carta della vegetazione potenziale) offre un criterio valido per valutare la situazione reale e consente di ricostruire modelli dintervento non teorici ma strettamente collegati alla potenzialitagrave del territorio confrontato con lrsquoattuale uso del territorio stesso Anche in questo caso pertanto si dovragrave fare riferimento ai documenti di base con i quali abbiamo prodotto la classificazione gerarchica del territorio Il confronto cartografico tra attuale uso e situazione potenziale fornisce una base molto concreta di valutazione delle possibilitagrave di ricostituzione a scala territoriale Saragrave successivamente essenziale definire i singoli modelli di ricostituzione applicati alle diverse tipologie vegetazionali La conoscenza di tali modelli (serie di vegetazione) consente di valutare la congruitagrave tipologica anche di stadi degradati (vedi per esempio i cespuglieti) e contribuisce notevolmente alla pianificazione degli interventi Nella pianificazione degli interventi si dovragrave prendere sempre in considerazione la possibilitagrave di non intervenire con impianti diretti Uno degli elementi essenziali nel processo di valutazione che conduce al progetto di ricostituzione egrave indubbiamente la situazione della risorsa suolo Nel caso di scarsa frequenza senza perdita di suolo egrave facile far prevalere il criterio di basso intervento Nel caso invece di perdita della risorsa suolo lrsquointervento dovragrave essere finalizzato prevalentemente alleliminazione di questo rischio mediante la messa a dimora di specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione in oggetto capaci di eliminare in tempi brevi la perdita di suolo Lrsquoattivitagrave da svolgere deve essere definita da una apposita analisi svolta a livello regionale con cui si individuano le aree prioritarie di intervento La ricostituzione si affronta correttamente solo in un contesto generale di pianificazione ecologica e forestale individuando per tutto il territorio a parco i differenti effetti degli incendi avvenuti e la dinamica della ricostituzione spontanea Gli interventi di ricostituzione che si prevederagrave di adottare verranno modulati in funzione di tutte le caratteristiche ambientali e nel rispetto della multifunzionalitagrave della copertura forestale Per poterli definire e soprattutto distribuire correttamente nellrsquoarea a parco si devono prevedere le seguenti analisi

- analisi della possibilitagrave di ricostituzione spontanea anche in funzione di Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) e Fire regime (frequenza intensitagrave stagione)

- definizione di criteri e modalitagrave di intervento per la ricostituzione - definizione di zone prioritarie di intervento - definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipologia e per ogni area

omogenea in funzione delle serie di vegetazione e delle unitagrave di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio

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IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

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EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

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MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

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PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

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  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

La riduzione attesa di superficie percorsa egrave comunque un obiettivo parziale di cui si deve verificare la concreta realizzabilitagrave nel periodo di validitagrave del piano Le linee di pianificazione devono essere stabilite e mantenute valide nella loro impostazione per un periodo sufficiente a valutarne i risultati Detto periodo viene previsto indicativamente tra 3 e 5 anni Lrsquoimpostazione pluriennale non esclude le revisioni annue di cui alla L 3532000 che per le aree protette devono avere soprattutto lrsquoobiettivo di controllo dei risultati delle azioni preventive A tale fine egrave indispensabile fare riferimento alle zone omogenee precedentemente descritte collocando in esse gli interventi in funzione dellrsquoimpatto atteso Integrano gli interventi assegnati alle singole zone omogenee gli interventi generali che estendono la loro efficacia su tutto il territorio del parco Per la realizzazione di quanto sopra egrave opportuno avvalersi dei seguenti elementi Definizione degli obiettivi Gli obiettivi da perseguire per la protezione di unrsquoarea protetta contro gli incendi devono essere assai rigorosi e strettamente connessi con gli obiettivi specifici per i quali si egrave costituita lrsquoarea protetta In generale lrsquoobiettivo si concretizza con la superficie percorsa dal fuoco massima accettabile Definizione dellimpatto accettabile per area omogenea e per tipologia forestale Ogni area omogenea puograve sopportare un impatto che egrave deciso dal pianificatore La variabilitagrave di situazioni non permette di fornire delle indicazioni generali infatti si puograve spaziare da livelli dimpatto nulli ad elevati In funzione del livello dimpatto accettato cambiano molto lrsquoimpegno e i costi per rispettarlo Esigenze di protezione e tipologie dintervento nelle aree omogenee Questa fase consiste nellrsquoassegnazione delle tipologie dintervento di contenimento del fuoco alle differenti zone omogenee Sulla base dellrsquoobiettivo relativo alla zona omogenea si stabilisce quali siano gli interventi da realizzate per raggiungerlo Gli interventi saranno distribuiti tra prevenzione ed estinzione impiegando tutti i possibili mezzi e tecniche Questa fase egrave assai delicata poicheacute comporta lrsquoinserimento di un provvedimento in una situazione dovendone prevedere i risultati Definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile La superficie percorsa dal fuoco massima accettabile per ogni zona omogenea egrave una parte fondamentale del piano e puograve essere determinata anche con procedimenti di simulazione di comportamento del fronte di fiamma nelle varie situazioni tipo riscontrate nella realtagrave del territorio La definizione della superficie percorsa massima deve essere correlata anche con le diverse caratteristiche di recupero spontaneo della vegetazione stessa La conoscenza della resilienza e della tempistica del recupero dovranno entrare operativamente nel modello finalizzato alla definizione della ldquosuperficie percorsa massima accettabilerdquo Per unrsquoarea naturale protetta che assume dimensioni ampie (come alcuni Parchi Nazionali) serve una specifica successione di tappe pianificatorie Nel caso specifico essendo tali aree protette costituite per la salvaguardia di particolari situazioni ambientali o per la conservazione di certe popolazioni si dovragrave in prima istanza valutare il danno potenziale in relazione a tale obiettivo e quindi successivamente si dovragrave cercare di limitare al massimo il valore della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile considerando sempre che esso egrave inversamente proporzionale ai costi

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Definizione della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco Questa grandezza strettamente collegata alla precedente definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile ne rappresenta una tappa parziale da adottare in caso in cui non sia possibile raggiungere nel periodo di validitagrave del piano il valore desiderato PREVENZIONE Con tale termine si intende lattivitagrave a contrasto dei fattori predisponenti anche solo potenziali delle cause determinanti linnesco e lo sviluppo di incendi boschivi nelle aree e nei periodi a rischio Nel piano saranno previste tutte le possibili attivitagrave preventive finalizzate a rendere meno probabili gli incendi piugrave contenuti i parametri di comportamento e piugrave facile lrsquoestinzione ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI In questo capitolo del piano si provvederagrave alla definizione degli interventi che si devono realizzare per ogni area omogenea determinata a seguito delle indagini e delle zonizzazioni attuale e degli obiettivi Gli interventi devono essere dapprima descritti nelle loro caratteristiche generali e quindi precisamente determinati nellintensitagrave tipologia e collocazione solo sulla base delle risultanze delle precedenti zonizzazioni e del monitoraggio annuale Inoltre gli interventi devono essere economicamente quantizzati ovvero nel periodo di validitagrave del piano devono essere identificate le risorse economiche ad essi destinate (scheda tecnico-economica) ed i tempi di realizzazione previsti (crono-programma) Alcuni interventi sono di carattere generale non sono cioegrave assegnati a priori alle singole aree omogenee in quanto aventi una ricaduta su tutto il territorio e non necessitano pertanto di essere localizzati puntualmente in sede di pianificazione Tra questi egrave prevista la prevenzione indiretta cioegrave lrsquoattivitagrave che consente di portare a conoscenza della cittadinanza le problematiche legate agli incendi boschivi affincheacute siano adottati comportamenti piugrave prudenti La funzione dellattivitagrave indiretta egrave diminuire le cause antropiche determinanti linnesco degli incendi Si possono evidenziare due fasi della sunnominata prevenzione una a lungo e una a breve termine La prima egrave composta dallinsieme delle attivitagrave miranti a creare una coscienza della cittadinanza in modo da evitare comportamenti che possano innescare incendi Quella a breve termine (piugrave importante) si configura come informazione mirata alla cittadinanza in genere relativa al grado di pericolo esistente al momento attuale Per la prevenzione indiretta a lungo termine saranno necessarie campagne dinformazione oltre alla diffusione di pubblicazioni per introdurre elementi di sensibilizzazione a diverse fasce di pubblico e soprattutto ai fruitori dellarea protetta Per la prevenzione indiretta a breve termine si propone di introdurre una cartellonistica dinamica per segnalare ogni giorno il grado di pericolo dincendio ottenuto dallapposito dispositivo di previsione Strettamente collegato alla prevenzione indiretta dovragrave essere definito il flusso informativo utile a raggiungere la popolazione Questattivitagrave prevista dallart6 della l35300 egrave sotto la responsabilitagrave delle Regioni e deve portare la popolazione a conoscenza dei vincoli e dei divieti dei danni procurabili dal fuoco delle norme comportamentali da tenere in caso di incendio e dei riferimenti per la segnalazione urgente di eventuali focolai

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TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI La descrizione della tipologia degli interventi e quindi la loro localizzazione e quantificazione economica attraverso un apposito programma di interventi e la sua sintesi nella ldquoscheda tecnico-economicardquo risulta importante per una concreta pianificazione e per il successivo monitoraggio VIABILITAgrave Risulta necessario attuare sistematicamente un piano degli interventi di ripulitura delle vie di comunicazione statisticamente soggette ad insorgenza incendi possibilmente attuati con tempistica e modi tali da non comportare laccumulo di biomassa secca e pagliosa sui bordi stradali VIABILITAgrave OPERATIVA Essa egrave intesa come lrsquoinfrastruttura che consente il raggiungimento dei luoghi dove si manifesta il fuoco Si tratta di viabilitagrave forestale la cui progettazione e realizzazione presenta aspetti delicati Infatti non egrave possibile ipotizzare di raggiungere tutti i luoghi forestali con automezzi Neacute puograve essere ipotizzato di estendere la rete viaria unicamente a tale fine Pertanto la dimensione di questa infrastruttura deve tenere conto in modo rigoroso della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocoLa viabilitagrave e lrsquoaccesso sono previste dallrsquoart 3 comma 3 lettera i) della L 3532000 Puograve accadere che si evidenzi una carenza di collegamento ed in tale caso si faragrave ricorso ad un servizio di elicotteri limitando il piugrave possibile il disturbo allambiente naturale Di seguito sono riportate alcune indicazioni operative di massima

1) nel caso di realizzazioni di strade queste potranno essere unidirezionali poicheacute la densitagrave di traffico saragrave molto limitata tuttavia dovranno essere previste frequenti piazzole di scambio per landata e il ritorno dei mezzi che saranno distanti non piugrave di 400 m lrsquouna dallrsquoaltra

2) importantissimo nelle aree protette egrave anche il momento della regolamentazione dellrsquoaccesso e dellrsquouso della viabilitagrave a scopi diversi (utilizzazioni ricreazionehellip)

VIALI TAGLIAFUOCO Queste infrastrutture realizzabili con varie tipologie costruttive sono strettamente collegate alla dimensione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e alle modalitagrave di estinzione previste dal Piano per lrsquoarea in esame Infatti la tecnica di estinzione adottata egrave strettamente collegata al tipo di viale realizzato I viali tagliafuoco sono interventi di prevenzione realizzabili con diversi criteri progettuali si distinguono in passivi e attivi I viali passivi non richiedono lintervento da parte delle squadre ma determinano profonde trasformazioni sul territorio e quindi non compatibili con le aree protette- I viali tagliafuoco attivi operano unicamente un rallentamento del fronte di fiamma e necessitano di interventi di estinzione Quindi il viale non egrave progettato per fermare lincendio ma per rallentarlo e contenerlo entro limiti dintensitagrave molto bassi Eacute comunque essenziale inserire criteri di natura ecologica capaci di valutare gli effetti diretti ed indiretti di tale ldquoframmentazionerdquo Si tratta di un problema complesso che da una parte non puograve eliminare i viali tagliafuoco ma puograve contribuire a tenere sempre presenti gli impatti e le ricadute sul sistema ecologico nella sua complessitagrave essendo tali interventi senza dubbio utili per limitare i danni

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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degli incendi Nel parco si ricorreragrave esclusivamente ai viali tagliafuoco di tipo attivo verde e alle tende tagliafuoco attive In generale si prevede che i viali attivi debbano contenere lintensitagrave lineare del fronte di fiamma sempre al di sotto dei 400 kWm dove si opera con attacco diretto a terra da parte di squadre con attrezzature manuali Dove si ritiene necessario intervenire con mezzi meccanici lintensitagrave lineare che il viale deve poter contenere egrave di 800 kWm mentre dove intervengono mezzi aerei egrave di 1200 kWm APPROVVIGIONAMENTO IDRICO Lrsquoapprovvigionamento idrico egrave realizzato attraverso una rete di punti di rifornimento fissi o mobili che devono essere configurati in relazione a tutti gli altri interventi di prevenzione diretta ed alle componenti del servizio di estinzione Deve essere realizzato con sistemi di basso impatto ambientale e in particolare evitando la costruzione di invasi in cemento Si ritiene di dover ricorrere a invasi di piccola capacitagrave smontabili e asportabili Risulta quindi assai importante assicurarne una corretta collocazione La distribuzione degli invasi sul territorio le loro caratteristiche costruttive e capacitagrave sono funzione dei mezzi previsti per lo spegnimento

- rifornimento degli elicotteri di tipo leggero - rifornimento dei mezzi a terra

Ogni punto di rifornimento idrico egrave riferito ad unarea servita da una squadra per lo spegnimento in fase di intervento a partire dal punto acqua In base a questo criterio cambieranno sia larea servita sia la capacitagrave di invaso per soddisfare i differenti mezzi e le tecniche di intervento legate agli scenari in cui si opera PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI Nelle aree protette luso degli elicotteri deve essere previsto in modo assai piugrave intenso rispetto a quello del resto del territorio Infatti con questo mezzo si possono servire le zone con scarsa viabilitagrave realizzando sia il trasporto di squadre sia parte dellestinzione Questaspetto egrave assai importante per evitare la costruzione di strade per lestinzione Occorre considerare quindi la necessitagrave di piazzole di atterraggio per realizzare le condizioni atte a raggiungere tutte le zone comprese nei parchi nel tempo massimo di 10 di volo Esse sono aree piane orizzontali o leggermente inclinate senza ostacoli per il volo nella zona circostante di area circolare di almeno 20m di diametro dotate di rifornimento idrico e collegamento viario La densitagrave di collocazione saragrave in rapporto al tipo di scenario Si daragrave prioritagrave alle piugrave elevate classi di impatto a partire dagli scenari di collina interna con eventi estivi e di montagna interna con eventi invernali PREVENZIONE SELVICOLTURALE Si tratta della prevenzione diretta piugrave efficace conosciuta anche se purtroppo non la piugrave diffusa Si realizza con varie attivitagrave di tipo selvicolturale attuate e dimensionate in funzione del comportamento previsto del fronte di fiamma Il progetto di questo tipo di prevenzione si attua sulla base della distribuzione dei popolamenti forestali erbacei ed arbustivi in armonia con le norme previste dai piani di gestione eventualmente presenti dellrsquoimpatto accettabile della superficie percorsa dal fuoco

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massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e del comportamento previsto dellrsquoincendio Per questrsquoultimo egrave opportuno avvalersi di modelli matematici di previsione La prevenzione diretta selvicolturale mira a sottrarre dal potenziale combustibile vegetale la quota parte di carico non assorbibile con lrsquoestinzione Nelle aree protette questo tipo di prevenzione si deve ovviamente ben raccordare con gli obiettivi in termini di conservazione della biodiversitagrave e la tendenza ad avere cenosi forestali e boschi vetusti capaci di far emergere nel modo migliore lrsquoeccezionale complessitagrave funzionale del sistema foresta Rinaturalizzazione delle cenosi di derivazione antropica armonizzazione delle strutture verifica degli ordinamenti presenti (fustaie cedui boschi non ordinariamente gestiti boschi di neoformazione formazioni lasciate alla libera evoluzione) e identificazione delle eventuali azioni di riordino bioecologico sono i criteri guida da seguire assieme allrsquoimpatto atteso e alla riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco IL FUOCO PRESCRITTO Lrsquoapplicazione del fuoco prescritto in unrsquoarea protetta puograve apparire contraddittoria tuttavia nei parchi cosigrave come nelle riserve sono frequenti popolazioni arboree artificiali o situazioni ambientali particolari in cui il fuoco oltre a ridurre il carico di combustibile puograve favorire la rinaturalizzazione (fuoco come fattore ecologico) o il mantenimento dellrsquoambiente risultante da secolare gestione antropizzata Alcuni ambienti seppur mantenuti da unrsquoazione perturbante sono ormai consolidati e facenti parte della tradizione paesaggistica e della memoria collettiva Pertanto nelle aree protette questo tipo di prevenzione non deve essere esclusa aprioristicamente ma puograve ben raccordarsi con gli obiettivi sia di prevenzione che di conservazione della biodiversitagrave FORMAZIONE La formazione del personale egrave indispensabile per lrsquoefficacia di tutte le attivitagrave Pur con differenti livelli di approfondimento deve rivolgersi ai progettisti delle opere di prevenzione ai coordinatori delle operazioni di spegnimento agli operatori addetti allrsquoestinzione Le funzionalitagrave di tutti gli strumenti in dotazione devono essere conosciute da coloro che attuano il coordinamento operativo con particolare riferimento alle modalitagrave di impiego dei Sistemi di Supporto alle Decisioni e dei modelli di simulazione di comportamento del fronte di fiamma Agli operatori professionali e volontari saragrave opportuno fare conoscere i dispositivi di sicurezza operazionale e di protezione individuale che devono essere utilizzati e tutti gli aspetti teorico - pratici delle varie tecniche di estinzione PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO Descrizione degli interventi di prevenzione AIB necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc)

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LOTTA ATTIVA Le principali attivitagrave di lotta attiva da prevedere con la pianificazione sono le seguenti SORVEGLIANZA Attivitagrave di controllo del territorio da attuare quando il livello degli indici di previsione del pericolo di incendio supera una prevista soglia di attenzione con allertamento da apposite strutture di analisi meteo collegate allrsquoEnte Parco o da strutture alternative autonome come mini stazioni meteo locali (vedi ldquofattori predisponentirdquo) Puograve essere organizzato un servizio di controllo che avverte la popolazione del livello del pericolo del momento Ciograve egrave particolarmente valido in aree assai frequentate e di alto pregio ambientale AVVISTAMENTO Consiste nellrsquoattivitagrave di individuazione diretta dei focolai realizzata da terra sia con mezzi mobili che fissi oppure dallrsquoaria Si ritiene che questattivitagrave che puograve essere realizzata con varie tecniche debba essere applicata sul territorio rigidamente in conseguenza delle analisi che evidenziano la vulnerabilitagrave della copertura forestale e lrsquoimpatto accettabile Inoltre deve essere strettamente collegato alla previsione del pericolo ed entrare in funzione solo al superamento di soglie precisamente definite per ogni area omogenea Lavvistamento egrave da intendersi come un servizio collocato a valle della previsione del pericolo Tanto piugrave questrsquoultima saragrave affidabile ed efficace tanto minore potragrave essere limpatto della struttura di avvistamento Nelle aree protette deve in genere essere preferito allrsquoavvistamento con postazioni fisse quello basato su pattugliamento sia da terra sia con aerei Anche i luoghi da osservare e quindi il tragitto che deve essere coperto dagli osservatori deve essere definito in sede progettuale sulla base di consolidate metodologie messe a punto per evidenziare le aree che meritano di essere maggiormente poste sotto controllo Nei casi in cui si fosse ritenuto necessario ricorrere ad impianti fissi qualora vi siano le condizioni di elevato pregio in zone ad alto rischio e laddove sia possibile ospitarli senza ricorrere a costruzioni di elevato impatto visivo si ritiene che sia utile impiegare dispositivi con controllo remoto ALLARME La definizione dellrsquoallarme avviene a seguito di segnalazione di evento avvistato La segnalazione puograve pervenire da parte del servizio di avvistamento oppure da cittadini che avvisano tramite canali di comunicazione appositamente pubblicizzati Con lrsquoallarme si mettono in moto le operazioni di intervento Per tale motivo lrsquoallarme deve essere emanato solo da una struttura autorizzata e comunque a conoscenza del livello di pericolo dellrsquoarea interessata del momento e delle forze che possono essere fatte intervenire COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE Si ritiene che presso il parco debba essere realizzato un ldquopunto di coordinamentordquo Detto punto di coordinamento pur essendo autonomo deve essere in contatto diretto con le Sale Operative Unificate Permanenti (SOUP) previste dallrsquoart 7 della L 3532000 per lo svolgimento della lotta attiva Deve essere quindi assicurato il collegamento tra il livello centrale (Regione) e quello locale (area protetta) Questrsquoultimo deve essere messo nelle condizioni di ricevere e dare le informazioni e lrsquoappoggio tecnico

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per le operazioni che derivano dal lavoro fatto in sede centrale da personale esperto e possibilmente con Sistemi di Supporto alle decisioni di cui ogni sala operativa dovrebbe essere dotata Si dovranno organizzare le procedure operative da seguire nelle differenti situazioni ed applicando le differenti tecniche di estinzione noncheacute il collegamento dellrsquoattivitagrave operativa svolta da diverse Regioni in caso di parco nazionale interregionale Dette procedure sono legate alle disposizioni regionali Qualora non fossero ancora stabilite il piano deve proporle con la finalitagrave di realizzare le migliori condizioni per rendere efficaci le differenti azioni di lotta intraprese Il coordinamento operativo e le procedure seguite nellrsquoarea protetta vanno descritte nella relazione del piano AIB in particolare la procedura di allarme in coordinamento con le competenti strutture regionali e sub regionali la procedura in caso di focolaio (da spegnere prima possibile con le risorse disponibili in loco) e quindi in caso di incendio vero e proprio le procedure operative specifiche per lrsquoutilizzo di mezzi e altre risorse AIB disponibili in loco

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PARTI SPECIALI DEL PIANO RICOSTITUZIONE BOSCHIVA Nel piano delle aree protette deve essere dedicata particolare attenzione alla ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco La parte del Piano finalizzata alla ricostituzione si basa sulla conoscenza funzionale e strutturale delle diverse tipologie presenti nel territorio In particolare tiene conto delle caratteristiche sindinamiche (serie di vegetazione) e del confronto tra eterogeneitagrave spaziale reale e eterogeneitagrave potenziale Solo il riferimento al modello neutrale (eterogeneitagrave potenziale o carta della vegetazione potenziale) offre un criterio valido per valutare la situazione reale e consente di ricostruire modelli dintervento non teorici ma strettamente collegati alla potenzialitagrave del territorio confrontato con lrsquoattuale uso del territorio stesso Anche in questo caso pertanto si dovragrave fare riferimento ai documenti di base con i quali abbiamo prodotto la classificazione gerarchica del territorio Il confronto cartografico tra attuale uso e situazione potenziale fornisce una base molto concreta di valutazione delle possibilitagrave di ricostituzione a scala territoriale Saragrave successivamente essenziale definire i singoli modelli di ricostituzione applicati alle diverse tipologie vegetazionali La conoscenza di tali modelli (serie di vegetazione) consente di valutare la congruitagrave tipologica anche di stadi degradati (vedi per esempio i cespuglieti) e contribuisce notevolmente alla pianificazione degli interventi Nella pianificazione degli interventi si dovragrave prendere sempre in considerazione la possibilitagrave di non intervenire con impianti diretti Uno degli elementi essenziali nel processo di valutazione che conduce al progetto di ricostituzione egrave indubbiamente la situazione della risorsa suolo Nel caso di scarsa frequenza senza perdita di suolo egrave facile far prevalere il criterio di basso intervento Nel caso invece di perdita della risorsa suolo lrsquointervento dovragrave essere finalizzato prevalentemente alleliminazione di questo rischio mediante la messa a dimora di specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione in oggetto capaci di eliminare in tempi brevi la perdita di suolo Lrsquoattivitagrave da svolgere deve essere definita da una apposita analisi svolta a livello regionale con cui si individuano le aree prioritarie di intervento La ricostituzione si affronta correttamente solo in un contesto generale di pianificazione ecologica e forestale individuando per tutto il territorio a parco i differenti effetti degli incendi avvenuti e la dinamica della ricostituzione spontanea Gli interventi di ricostituzione che si prevederagrave di adottare verranno modulati in funzione di tutte le caratteristiche ambientali e nel rispetto della multifunzionalitagrave della copertura forestale Per poterli definire e soprattutto distribuire correttamente nellrsquoarea a parco si devono prevedere le seguenti analisi

- analisi della possibilitagrave di ricostituzione spontanea anche in funzione di Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) e Fire regime (frequenza intensitagrave stagione)

- definizione di criteri e modalitagrave di intervento per la ricostituzione - definizione di zone prioritarie di intervento - definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipologia e per ogni area

omogenea in funzione delle serie di vegetazione e delle unitagrave di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio

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IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

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49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

102

PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

103

34

  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

Definizione della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco Questa grandezza strettamente collegata alla precedente definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile ne rappresenta una tappa parziale da adottare in caso in cui non sia possibile raggiungere nel periodo di validitagrave del piano il valore desiderato PREVENZIONE Con tale termine si intende lattivitagrave a contrasto dei fattori predisponenti anche solo potenziali delle cause determinanti linnesco e lo sviluppo di incendi boschivi nelle aree e nei periodi a rischio Nel piano saranno previste tutte le possibili attivitagrave preventive finalizzate a rendere meno probabili gli incendi piugrave contenuti i parametri di comportamento e piugrave facile lrsquoestinzione ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI In questo capitolo del piano si provvederagrave alla definizione degli interventi che si devono realizzare per ogni area omogenea determinata a seguito delle indagini e delle zonizzazioni attuale e degli obiettivi Gli interventi devono essere dapprima descritti nelle loro caratteristiche generali e quindi precisamente determinati nellintensitagrave tipologia e collocazione solo sulla base delle risultanze delle precedenti zonizzazioni e del monitoraggio annuale Inoltre gli interventi devono essere economicamente quantizzati ovvero nel periodo di validitagrave del piano devono essere identificate le risorse economiche ad essi destinate (scheda tecnico-economica) ed i tempi di realizzazione previsti (crono-programma) Alcuni interventi sono di carattere generale non sono cioegrave assegnati a priori alle singole aree omogenee in quanto aventi una ricaduta su tutto il territorio e non necessitano pertanto di essere localizzati puntualmente in sede di pianificazione Tra questi egrave prevista la prevenzione indiretta cioegrave lrsquoattivitagrave che consente di portare a conoscenza della cittadinanza le problematiche legate agli incendi boschivi affincheacute siano adottati comportamenti piugrave prudenti La funzione dellattivitagrave indiretta egrave diminuire le cause antropiche determinanti linnesco degli incendi Si possono evidenziare due fasi della sunnominata prevenzione una a lungo e una a breve termine La prima egrave composta dallinsieme delle attivitagrave miranti a creare una coscienza della cittadinanza in modo da evitare comportamenti che possano innescare incendi Quella a breve termine (piugrave importante) si configura come informazione mirata alla cittadinanza in genere relativa al grado di pericolo esistente al momento attuale Per la prevenzione indiretta a lungo termine saranno necessarie campagne dinformazione oltre alla diffusione di pubblicazioni per introdurre elementi di sensibilizzazione a diverse fasce di pubblico e soprattutto ai fruitori dellarea protetta Per la prevenzione indiretta a breve termine si propone di introdurre una cartellonistica dinamica per segnalare ogni giorno il grado di pericolo dincendio ottenuto dallapposito dispositivo di previsione Strettamente collegato alla prevenzione indiretta dovragrave essere definito il flusso informativo utile a raggiungere la popolazione Questattivitagrave prevista dallart6 della l35300 egrave sotto la responsabilitagrave delle Regioni e deve portare la popolazione a conoscenza dei vincoli e dei divieti dei danni procurabili dal fuoco delle norme comportamentali da tenere in caso di incendio e dei riferimenti per la segnalazione urgente di eventuali focolai

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI La descrizione della tipologia degli interventi e quindi la loro localizzazione e quantificazione economica attraverso un apposito programma di interventi e la sua sintesi nella ldquoscheda tecnico-economicardquo risulta importante per una concreta pianificazione e per il successivo monitoraggio VIABILITAgrave Risulta necessario attuare sistematicamente un piano degli interventi di ripulitura delle vie di comunicazione statisticamente soggette ad insorgenza incendi possibilmente attuati con tempistica e modi tali da non comportare laccumulo di biomassa secca e pagliosa sui bordi stradali VIABILITAgrave OPERATIVA Essa egrave intesa come lrsquoinfrastruttura che consente il raggiungimento dei luoghi dove si manifesta il fuoco Si tratta di viabilitagrave forestale la cui progettazione e realizzazione presenta aspetti delicati Infatti non egrave possibile ipotizzare di raggiungere tutti i luoghi forestali con automezzi Neacute puograve essere ipotizzato di estendere la rete viaria unicamente a tale fine Pertanto la dimensione di questa infrastruttura deve tenere conto in modo rigoroso della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocoLa viabilitagrave e lrsquoaccesso sono previste dallrsquoart 3 comma 3 lettera i) della L 3532000 Puograve accadere che si evidenzi una carenza di collegamento ed in tale caso si faragrave ricorso ad un servizio di elicotteri limitando il piugrave possibile il disturbo allambiente naturale Di seguito sono riportate alcune indicazioni operative di massima

1) nel caso di realizzazioni di strade queste potranno essere unidirezionali poicheacute la densitagrave di traffico saragrave molto limitata tuttavia dovranno essere previste frequenti piazzole di scambio per landata e il ritorno dei mezzi che saranno distanti non piugrave di 400 m lrsquouna dallrsquoaltra

2) importantissimo nelle aree protette egrave anche il momento della regolamentazione dellrsquoaccesso e dellrsquouso della viabilitagrave a scopi diversi (utilizzazioni ricreazionehellip)

VIALI TAGLIAFUOCO Queste infrastrutture realizzabili con varie tipologie costruttive sono strettamente collegate alla dimensione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e alle modalitagrave di estinzione previste dal Piano per lrsquoarea in esame Infatti la tecnica di estinzione adottata egrave strettamente collegata al tipo di viale realizzato I viali tagliafuoco sono interventi di prevenzione realizzabili con diversi criteri progettuali si distinguono in passivi e attivi I viali passivi non richiedono lintervento da parte delle squadre ma determinano profonde trasformazioni sul territorio e quindi non compatibili con le aree protette- I viali tagliafuoco attivi operano unicamente un rallentamento del fronte di fiamma e necessitano di interventi di estinzione Quindi il viale non egrave progettato per fermare lincendio ma per rallentarlo e contenerlo entro limiti dintensitagrave molto bassi Eacute comunque essenziale inserire criteri di natura ecologica capaci di valutare gli effetti diretti ed indiretti di tale ldquoframmentazionerdquo Si tratta di un problema complesso che da una parte non puograve eliminare i viali tagliafuoco ma puograve contribuire a tenere sempre presenti gli impatti e le ricadute sul sistema ecologico nella sua complessitagrave essendo tali interventi senza dubbio utili per limitare i danni

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degli incendi Nel parco si ricorreragrave esclusivamente ai viali tagliafuoco di tipo attivo verde e alle tende tagliafuoco attive In generale si prevede che i viali attivi debbano contenere lintensitagrave lineare del fronte di fiamma sempre al di sotto dei 400 kWm dove si opera con attacco diretto a terra da parte di squadre con attrezzature manuali Dove si ritiene necessario intervenire con mezzi meccanici lintensitagrave lineare che il viale deve poter contenere egrave di 800 kWm mentre dove intervengono mezzi aerei egrave di 1200 kWm APPROVVIGIONAMENTO IDRICO Lrsquoapprovvigionamento idrico egrave realizzato attraverso una rete di punti di rifornimento fissi o mobili che devono essere configurati in relazione a tutti gli altri interventi di prevenzione diretta ed alle componenti del servizio di estinzione Deve essere realizzato con sistemi di basso impatto ambientale e in particolare evitando la costruzione di invasi in cemento Si ritiene di dover ricorrere a invasi di piccola capacitagrave smontabili e asportabili Risulta quindi assai importante assicurarne una corretta collocazione La distribuzione degli invasi sul territorio le loro caratteristiche costruttive e capacitagrave sono funzione dei mezzi previsti per lo spegnimento

- rifornimento degli elicotteri di tipo leggero - rifornimento dei mezzi a terra

Ogni punto di rifornimento idrico egrave riferito ad unarea servita da una squadra per lo spegnimento in fase di intervento a partire dal punto acqua In base a questo criterio cambieranno sia larea servita sia la capacitagrave di invaso per soddisfare i differenti mezzi e le tecniche di intervento legate agli scenari in cui si opera PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI Nelle aree protette luso degli elicotteri deve essere previsto in modo assai piugrave intenso rispetto a quello del resto del territorio Infatti con questo mezzo si possono servire le zone con scarsa viabilitagrave realizzando sia il trasporto di squadre sia parte dellestinzione Questaspetto egrave assai importante per evitare la costruzione di strade per lestinzione Occorre considerare quindi la necessitagrave di piazzole di atterraggio per realizzare le condizioni atte a raggiungere tutte le zone comprese nei parchi nel tempo massimo di 10 di volo Esse sono aree piane orizzontali o leggermente inclinate senza ostacoli per il volo nella zona circostante di area circolare di almeno 20m di diametro dotate di rifornimento idrico e collegamento viario La densitagrave di collocazione saragrave in rapporto al tipo di scenario Si daragrave prioritagrave alle piugrave elevate classi di impatto a partire dagli scenari di collina interna con eventi estivi e di montagna interna con eventi invernali PREVENZIONE SELVICOLTURALE Si tratta della prevenzione diretta piugrave efficace conosciuta anche se purtroppo non la piugrave diffusa Si realizza con varie attivitagrave di tipo selvicolturale attuate e dimensionate in funzione del comportamento previsto del fronte di fiamma Il progetto di questo tipo di prevenzione si attua sulla base della distribuzione dei popolamenti forestali erbacei ed arbustivi in armonia con le norme previste dai piani di gestione eventualmente presenti dellrsquoimpatto accettabile della superficie percorsa dal fuoco

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NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e del comportamento previsto dellrsquoincendio Per questrsquoultimo egrave opportuno avvalersi di modelli matematici di previsione La prevenzione diretta selvicolturale mira a sottrarre dal potenziale combustibile vegetale la quota parte di carico non assorbibile con lrsquoestinzione Nelle aree protette questo tipo di prevenzione si deve ovviamente ben raccordare con gli obiettivi in termini di conservazione della biodiversitagrave e la tendenza ad avere cenosi forestali e boschi vetusti capaci di far emergere nel modo migliore lrsquoeccezionale complessitagrave funzionale del sistema foresta Rinaturalizzazione delle cenosi di derivazione antropica armonizzazione delle strutture verifica degli ordinamenti presenti (fustaie cedui boschi non ordinariamente gestiti boschi di neoformazione formazioni lasciate alla libera evoluzione) e identificazione delle eventuali azioni di riordino bioecologico sono i criteri guida da seguire assieme allrsquoimpatto atteso e alla riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco IL FUOCO PRESCRITTO Lrsquoapplicazione del fuoco prescritto in unrsquoarea protetta puograve apparire contraddittoria tuttavia nei parchi cosigrave come nelle riserve sono frequenti popolazioni arboree artificiali o situazioni ambientali particolari in cui il fuoco oltre a ridurre il carico di combustibile puograve favorire la rinaturalizzazione (fuoco come fattore ecologico) o il mantenimento dellrsquoambiente risultante da secolare gestione antropizzata Alcuni ambienti seppur mantenuti da unrsquoazione perturbante sono ormai consolidati e facenti parte della tradizione paesaggistica e della memoria collettiva Pertanto nelle aree protette questo tipo di prevenzione non deve essere esclusa aprioristicamente ma puograve ben raccordarsi con gli obiettivi sia di prevenzione che di conservazione della biodiversitagrave FORMAZIONE La formazione del personale egrave indispensabile per lrsquoefficacia di tutte le attivitagrave Pur con differenti livelli di approfondimento deve rivolgersi ai progettisti delle opere di prevenzione ai coordinatori delle operazioni di spegnimento agli operatori addetti allrsquoestinzione Le funzionalitagrave di tutti gli strumenti in dotazione devono essere conosciute da coloro che attuano il coordinamento operativo con particolare riferimento alle modalitagrave di impiego dei Sistemi di Supporto alle Decisioni e dei modelli di simulazione di comportamento del fronte di fiamma Agli operatori professionali e volontari saragrave opportuno fare conoscere i dispositivi di sicurezza operazionale e di protezione individuale che devono essere utilizzati e tutti gli aspetti teorico - pratici delle varie tecniche di estinzione PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO Descrizione degli interventi di prevenzione AIB necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc)

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LOTTA ATTIVA Le principali attivitagrave di lotta attiva da prevedere con la pianificazione sono le seguenti SORVEGLIANZA Attivitagrave di controllo del territorio da attuare quando il livello degli indici di previsione del pericolo di incendio supera una prevista soglia di attenzione con allertamento da apposite strutture di analisi meteo collegate allrsquoEnte Parco o da strutture alternative autonome come mini stazioni meteo locali (vedi ldquofattori predisponentirdquo) Puograve essere organizzato un servizio di controllo che avverte la popolazione del livello del pericolo del momento Ciograve egrave particolarmente valido in aree assai frequentate e di alto pregio ambientale AVVISTAMENTO Consiste nellrsquoattivitagrave di individuazione diretta dei focolai realizzata da terra sia con mezzi mobili che fissi oppure dallrsquoaria Si ritiene che questattivitagrave che puograve essere realizzata con varie tecniche debba essere applicata sul territorio rigidamente in conseguenza delle analisi che evidenziano la vulnerabilitagrave della copertura forestale e lrsquoimpatto accettabile Inoltre deve essere strettamente collegato alla previsione del pericolo ed entrare in funzione solo al superamento di soglie precisamente definite per ogni area omogenea Lavvistamento egrave da intendersi come un servizio collocato a valle della previsione del pericolo Tanto piugrave questrsquoultima saragrave affidabile ed efficace tanto minore potragrave essere limpatto della struttura di avvistamento Nelle aree protette deve in genere essere preferito allrsquoavvistamento con postazioni fisse quello basato su pattugliamento sia da terra sia con aerei Anche i luoghi da osservare e quindi il tragitto che deve essere coperto dagli osservatori deve essere definito in sede progettuale sulla base di consolidate metodologie messe a punto per evidenziare le aree che meritano di essere maggiormente poste sotto controllo Nei casi in cui si fosse ritenuto necessario ricorrere ad impianti fissi qualora vi siano le condizioni di elevato pregio in zone ad alto rischio e laddove sia possibile ospitarli senza ricorrere a costruzioni di elevato impatto visivo si ritiene che sia utile impiegare dispositivi con controllo remoto ALLARME La definizione dellrsquoallarme avviene a seguito di segnalazione di evento avvistato La segnalazione puograve pervenire da parte del servizio di avvistamento oppure da cittadini che avvisano tramite canali di comunicazione appositamente pubblicizzati Con lrsquoallarme si mettono in moto le operazioni di intervento Per tale motivo lrsquoallarme deve essere emanato solo da una struttura autorizzata e comunque a conoscenza del livello di pericolo dellrsquoarea interessata del momento e delle forze che possono essere fatte intervenire COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE Si ritiene che presso il parco debba essere realizzato un ldquopunto di coordinamentordquo Detto punto di coordinamento pur essendo autonomo deve essere in contatto diretto con le Sale Operative Unificate Permanenti (SOUP) previste dallrsquoart 7 della L 3532000 per lo svolgimento della lotta attiva Deve essere quindi assicurato il collegamento tra il livello centrale (Regione) e quello locale (area protetta) Questrsquoultimo deve essere messo nelle condizioni di ricevere e dare le informazioni e lrsquoappoggio tecnico

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per le operazioni che derivano dal lavoro fatto in sede centrale da personale esperto e possibilmente con Sistemi di Supporto alle decisioni di cui ogni sala operativa dovrebbe essere dotata Si dovranno organizzare le procedure operative da seguire nelle differenti situazioni ed applicando le differenti tecniche di estinzione noncheacute il collegamento dellrsquoattivitagrave operativa svolta da diverse Regioni in caso di parco nazionale interregionale Dette procedure sono legate alle disposizioni regionali Qualora non fossero ancora stabilite il piano deve proporle con la finalitagrave di realizzare le migliori condizioni per rendere efficaci le differenti azioni di lotta intraprese Il coordinamento operativo e le procedure seguite nellrsquoarea protetta vanno descritte nella relazione del piano AIB in particolare la procedura di allarme in coordinamento con le competenti strutture regionali e sub regionali la procedura in caso di focolaio (da spegnere prima possibile con le risorse disponibili in loco) e quindi in caso di incendio vero e proprio le procedure operative specifiche per lrsquoutilizzo di mezzi e altre risorse AIB disponibili in loco

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PARTI SPECIALI DEL PIANO RICOSTITUZIONE BOSCHIVA Nel piano delle aree protette deve essere dedicata particolare attenzione alla ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco La parte del Piano finalizzata alla ricostituzione si basa sulla conoscenza funzionale e strutturale delle diverse tipologie presenti nel territorio In particolare tiene conto delle caratteristiche sindinamiche (serie di vegetazione) e del confronto tra eterogeneitagrave spaziale reale e eterogeneitagrave potenziale Solo il riferimento al modello neutrale (eterogeneitagrave potenziale o carta della vegetazione potenziale) offre un criterio valido per valutare la situazione reale e consente di ricostruire modelli dintervento non teorici ma strettamente collegati alla potenzialitagrave del territorio confrontato con lrsquoattuale uso del territorio stesso Anche in questo caso pertanto si dovragrave fare riferimento ai documenti di base con i quali abbiamo prodotto la classificazione gerarchica del territorio Il confronto cartografico tra attuale uso e situazione potenziale fornisce una base molto concreta di valutazione delle possibilitagrave di ricostituzione a scala territoriale Saragrave successivamente essenziale definire i singoli modelli di ricostituzione applicati alle diverse tipologie vegetazionali La conoscenza di tali modelli (serie di vegetazione) consente di valutare la congruitagrave tipologica anche di stadi degradati (vedi per esempio i cespuglieti) e contribuisce notevolmente alla pianificazione degli interventi Nella pianificazione degli interventi si dovragrave prendere sempre in considerazione la possibilitagrave di non intervenire con impianti diretti Uno degli elementi essenziali nel processo di valutazione che conduce al progetto di ricostituzione egrave indubbiamente la situazione della risorsa suolo Nel caso di scarsa frequenza senza perdita di suolo egrave facile far prevalere il criterio di basso intervento Nel caso invece di perdita della risorsa suolo lrsquointervento dovragrave essere finalizzato prevalentemente alleliminazione di questo rischio mediante la messa a dimora di specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione in oggetto capaci di eliminare in tempi brevi la perdita di suolo Lrsquoattivitagrave da svolgere deve essere definita da una apposita analisi svolta a livello regionale con cui si individuano le aree prioritarie di intervento La ricostituzione si affronta correttamente solo in un contesto generale di pianificazione ecologica e forestale individuando per tutto il territorio a parco i differenti effetti degli incendi avvenuti e la dinamica della ricostituzione spontanea Gli interventi di ricostituzione che si prevederagrave di adottare verranno modulati in funzione di tutte le caratteristiche ambientali e nel rispetto della multifunzionalitagrave della copertura forestale Per poterli definire e soprattutto distribuire correttamente nellrsquoarea a parco si devono prevedere le seguenti analisi

- analisi della possibilitagrave di ricostituzione spontanea anche in funzione di Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) e Fire regime (frequenza intensitagrave stagione)

- definizione di criteri e modalitagrave di intervento per la ricostituzione - definizione di zone prioritarie di intervento - definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipologia e per ogni area

omogenea in funzione delle serie di vegetazione e delle unitagrave di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio

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IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

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49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

102

PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

103

34

  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI La descrizione della tipologia degli interventi e quindi la loro localizzazione e quantificazione economica attraverso un apposito programma di interventi e la sua sintesi nella ldquoscheda tecnico-economicardquo risulta importante per una concreta pianificazione e per il successivo monitoraggio VIABILITAgrave Risulta necessario attuare sistematicamente un piano degli interventi di ripulitura delle vie di comunicazione statisticamente soggette ad insorgenza incendi possibilmente attuati con tempistica e modi tali da non comportare laccumulo di biomassa secca e pagliosa sui bordi stradali VIABILITAgrave OPERATIVA Essa egrave intesa come lrsquoinfrastruttura che consente il raggiungimento dei luoghi dove si manifesta il fuoco Si tratta di viabilitagrave forestale la cui progettazione e realizzazione presenta aspetti delicati Infatti non egrave possibile ipotizzare di raggiungere tutti i luoghi forestali con automezzi Neacute puograve essere ipotizzato di estendere la rete viaria unicamente a tale fine Pertanto la dimensione di questa infrastruttura deve tenere conto in modo rigoroso della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuocoLa viabilitagrave e lrsquoaccesso sono previste dallrsquoart 3 comma 3 lettera i) della L 3532000 Puograve accadere che si evidenzi una carenza di collegamento ed in tale caso si faragrave ricorso ad un servizio di elicotteri limitando il piugrave possibile il disturbo allambiente naturale Di seguito sono riportate alcune indicazioni operative di massima

1) nel caso di realizzazioni di strade queste potranno essere unidirezionali poicheacute la densitagrave di traffico saragrave molto limitata tuttavia dovranno essere previste frequenti piazzole di scambio per landata e il ritorno dei mezzi che saranno distanti non piugrave di 400 m lrsquouna dallrsquoaltra

2) importantissimo nelle aree protette egrave anche il momento della regolamentazione dellrsquoaccesso e dellrsquouso della viabilitagrave a scopi diversi (utilizzazioni ricreazionehellip)

VIALI TAGLIAFUOCO Queste infrastrutture realizzabili con varie tipologie costruttive sono strettamente collegate alla dimensione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e alle modalitagrave di estinzione previste dal Piano per lrsquoarea in esame Infatti la tecnica di estinzione adottata egrave strettamente collegata al tipo di viale realizzato I viali tagliafuoco sono interventi di prevenzione realizzabili con diversi criteri progettuali si distinguono in passivi e attivi I viali passivi non richiedono lintervento da parte delle squadre ma determinano profonde trasformazioni sul territorio e quindi non compatibili con le aree protette- I viali tagliafuoco attivi operano unicamente un rallentamento del fronte di fiamma e necessitano di interventi di estinzione Quindi il viale non egrave progettato per fermare lincendio ma per rallentarlo e contenerlo entro limiti dintensitagrave molto bassi Eacute comunque essenziale inserire criteri di natura ecologica capaci di valutare gli effetti diretti ed indiretti di tale ldquoframmentazionerdquo Si tratta di un problema complesso che da una parte non puograve eliminare i viali tagliafuoco ma puograve contribuire a tenere sempre presenti gli impatti e le ricadute sul sistema ecologico nella sua complessitagrave essendo tali interventi senza dubbio utili per limitare i danni

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

degli incendi Nel parco si ricorreragrave esclusivamente ai viali tagliafuoco di tipo attivo verde e alle tende tagliafuoco attive In generale si prevede che i viali attivi debbano contenere lintensitagrave lineare del fronte di fiamma sempre al di sotto dei 400 kWm dove si opera con attacco diretto a terra da parte di squadre con attrezzature manuali Dove si ritiene necessario intervenire con mezzi meccanici lintensitagrave lineare che il viale deve poter contenere egrave di 800 kWm mentre dove intervengono mezzi aerei egrave di 1200 kWm APPROVVIGIONAMENTO IDRICO Lrsquoapprovvigionamento idrico egrave realizzato attraverso una rete di punti di rifornimento fissi o mobili che devono essere configurati in relazione a tutti gli altri interventi di prevenzione diretta ed alle componenti del servizio di estinzione Deve essere realizzato con sistemi di basso impatto ambientale e in particolare evitando la costruzione di invasi in cemento Si ritiene di dover ricorrere a invasi di piccola capacitagrave smontabili e asportabili Risulta quindi assai importante assicurarne una corretta collocazione La distribuzione degli invasi sul territorio le loro caratteristiche costruttive e capacitagrave sono funzione dei mezzi previsti per lo spegnimento

- rifornimento degli elicotteri di tipo leggero - rifornimento dei mezzi a terra

Ogni punto di rifornimento idrico egrave riferito ad unarea servita da una squadra per lo spegnimento in fase di intervento a partire dal punto acqua In base a questo criterio cambieranno sia larea servita sia la capacitagrave di invaso per soddisfare i differenti mezzi e le tecniche di intervento legate agli scenari in cui si opera PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI Nelle aree protette luso degli elicotteri deve essere previsto in modo assai piugrave intenso rispetto a quello del resto del territorio Infatti con questo mezzo si possono servire le zone con scarsa viabilitagrave realizzando sia il trasporto di squadre sia parte dellestinzione Questaspetto egrave assai importante per evitare la costruzione di strade per lestinzione Occorre considerare quindi la necessitagrave di piazzole di atterraggio per realizzare le condizioni atte a raggiungere tutte le zone comprese nei parchi nel tempo massimo di 10 di volo Esse sono aree piane orizzontali o leggermente inclinate senza ostacoli per il volo nella zona circostante di area circolare di almeno 20m di diametro dotate di rifornimento idrico e collegamento viario La densitagrave di collocazione saragrave in rapporto al tipo di scenario Si daragrave prioritagrave alle piugrave elevate classi di impatto a partire dagli scenari di collina interna con eventi estivi e di montagna interna con eventi invernali PREVENZIONE SELVICOLTURALE Si tratta della prevenzione diretta piugrave efficace conosciuta anche se purtroppo non la piugrave diffusa Si realizza con varie attivitagrave di tipo selvicolturale attuate e dimensionate in funzione del comportamento previsto del fronte di fiamma Il progetto di questo tipo di prevenzione si attua sulla base della distribuzione dei popolamenti forestali erbacei ed arbustivi in armonia con le norme previste dai piani di gestione eventualmente presenti dellrsquoimpatto accettabile della superficie percorsa dal fuoco

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massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e del comportamento previsto dellrsquoincendio Per questrsquoultimo egrave opportuno avvalersi di modelli matematici di previsione La prevenzione diretta selvicolturale mira a sottrarre dal potenziale combustibile vegetale la quota parte di carico non assorbibile con lrsquoestinzione Nelle aree protette questo tipo di prevenzione si deve ovviamente ben raccordare con gli obiettivi in termini di conservazione della biodiversitagrave e la tendenza ad avere cenosi forestali e boschi vetusti capaci di far emergere nel modo migliore lrsquoeccezionale complessitagrave funzionale del sistema foresta Rinaturalizzazione delle cenosi di derivazione antropica armonizzazione delle strutture verifica degli ordinamenti presenti (fustaie cedui boschi non ordinariamente gestiti boschi di neoformazione formazioni lasciate alla libera evoluzione) e identificazione delle eventuali azioni di riordino bioecologico sono i criteri guida da seguire assieme allrsquoimpatto atteso e alla riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco IL FUOCO PRESCRITTO Lrsquoapplicazione del fuoco prescritto in unrsquoarea protetta puograve apparire contraddittoria tuttavia nei parchi cosigrave come nelle riserve sono frequenti popolazioni arboree artificiali o situazioni ambientali particolari in cui il fuoco oltre a ridurre il carico di combustibile puograve favorire la rinaturalizzazione (fuoco come fattore ecologico) o il mantenimento dellrsquoambiente risultante da secolare gestione antropizzata Alcuni ambienti seppur mantenuti da unrsquoazione perturbante sono ormai consolidati e facenti parte della tradizione paesaggistica e della memoria collettiva Pertanto nelle aree protette questo tipo di prevenzione non deve essere esclusa aprioristicamente ma puograve ben raccordarsi con gli obiettivi sia di prevenzione che di conservazione della biodiversitagrave FORMAZIONE La formazione del personale egrave indispensabile per lrsquoefficacia di tutte le attivitagrave Pur con differenti livelli di approfondimento deve rivolgersi ai progettisti delle opere di prevenzione ai coordinatori delle operazioni di spegnimento agli operatori addetti allrsquoestinzione Le funzionalitagrave di tutti gli strumenti in dotazione devono essere conosciute da coloro che attuano il coordinamento operativo con particolare riferimento alle modalitagrave di impiego dei Sistemi di Supporto alle Decisioni e dei modelli di simulazione di comportamento del fronte di fiamma Agli operatori professionali e volontari saragrave opportuno fare conoscere i dispositivi di sicurezza operazionale e di protezione individuale che devono essere utilizzati e tutti gli aspetti teorico - pratici delle varie tecniche di estinzione PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO Descrizione degli interventi di prevenzione AIB necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc)

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LOTTA ATTIVA Le principali attivitagrave di lotta attiva da prevedere con la pianificazione sono le seguenti SORVEGLIANZA Attivitagrave di controllo del territorio da attuare quando il livello degli indici di previsione del pericolo di incendio supera una prevista soglia di attenzione con allertamento da apposite strutture di analisi meteo collegate allrsquoEnte Parco o da strutture alternative autonome come mini stazioni meteo locali (vedi ldquofattori predisponentirdquo) Puograve essere organizzato un servizio di controllo che avverte la popolazione del livello del pericolo del momento Ciograve egrave particolarmente valido in aree assai frequentate e di alto pregio ambientale AVVISTAMENTO Consiste nellrsquoattivitagrave di individuazione diretta dei focolai realizzata da terra sia con mezzi mobili che fissi oppure dallrsquoaria Si ritiene che questattivitagrave che puograve essere realizzata con varie tecniche debba essere applicata sul territorio rigidamente in conseguenza delle analisi che evidenziano la vulnerabilitagrave della copertura forestale e lrsquoimpatto accettabile Inoltre deve essere strettamente collegato alla previsione del pericolo ed entrare in funzione solo al superamento di soglie precisamente definite per ogni area omogenea Lavvistamento egrave da intendersi come un servizio collocato a valle della previsione del pericolo Tanto piugrave questrsquoultima saragrave affidabile ed efficace tanto minore potragrave essere limpatto della struttura di avvistamento Nelle aree protette deve in genere essere preferito allrsquoavvistamento con postazioni fisse quello basato su pattugliamento sia da terra sia con aerei Anche i luoghi da osservare e quindi il tragitto che deve essere coperto dagli osservatori deve essere definito in sede progettuale sulla base di consolidate metodologie messe a punto per evidenziare le aree che meritano di essere maggiormente poste sotto controllo Nei casi in cui si fosse ritenuto necessario ricorrere ad impianti fissi qualora vi siano le condizioni di elevato pregio in zone ad alto rischio e laddove sia possibile ospitarli senza ricorrere a costruzioni di elevato impatto visivo si ritiene che sia utile impiegare dispositivi con controllo remoto ALLARME La definizione dellrsquoallarme avviene a seguito di segnalazione di evento avvistato La segnalazione puograve pervenire da parte del servizio di avvistamento oppure da cittadini che avvisano tramite canali di comunicazione appositamente pubblicizzati Con lrsquoallarme si mettono in moto le operazioni di intervento Per tale motivo lrsquoallarme deve essere emanato solo da una struttura autorizzata e comunque a conoscenza del livello di pericolo dellrsquoarea interessata del momento e delle forze che possono essere fatte intervenire COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE Si ritiene che presso il parco debba essere realizzato un ldquopunto di coordinamentordquo Detto punto di coordinamento pur essendo autonomo deve essere in contatto diretto con le Sale Operative Unificate Permanenti (SOUP) previste dallrsquoart 7 della L 3532000 per lo svolgimento della lotta attiva Deve essere quindi assicurato il collegamento tra il livello centrale (Regione) e quello locale (area protetta) Questrsquoultimo deve essere messo nelle condizioni di ricevere e dare le informazioni e lrsquoappoggio tecnico

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per le operazioni che derivano dal lavoro fatto in sede centrale da personale esperto e possibilmente con Sistemi di Supporto alle decisioni di cui ogni sala operativa dovrebbe essere dotata Si dovranno organizzare le procedure operative da seguire nelle differenti situazioni ed applicando le differenti tecniche di estinzione noncheacute il collegamento dellrsquoattivitagrave operativa svolta da diverse Regioni in caso di parco nazionale interregionale Dette procedure sono legate alle disposizioni regionali Qualora non fossero ancora stabilite il piano deve proporle con la finalitagrave di realizzare le migliori condizioni per rendere efficaci le differenti azioni di lotta intraprese Il coordinamento operativo e le procedure seguite nellrsquoarea protetta vanno descritte nella relazione del piano AIB in particolare la procedura di allarme in coordinamento con le competenti strutture regionali e sub regionali la procedura in caso di focolaio (da spegnere prima possibile con le risorse disponibili in loco) e quindi in caso di incendio vero e proprio le procedure operative specifiche per lrsquoutilizzo di mezzi e altre risorse AIB disponibili in loco

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PARTI SPECIALI DEL PIANO RICOSTITUZIONE BOSCHIVA Nel piano delle aree protette deve essere dedicata particolare attenzione alla ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco La parte del Piano finalizzata alla ricostituzione si basa sulla conoscenza funzionale e strutturale delle diverse tipologie presenti nel territorio In particolare tiene conto delle caratteristiche sindinamiche (serie di vegetazione) e del confronto tra eterogeneitagrave spaziale reale e eterogeneitagrave potenziale Solo il riferimento al modello neutrale (eterogeneitagrave potenziale o carta della vegetazione potenziale) offre un criterio valido per valutare la situazione reale e consente di ricostruire modelli dintervento non teorici ma strettamente collegati alla potenzialitagrave del territorio confrontato con lrsquoattuale uso del territorio stesso Anche in questo caso pertanto si dovragrave fare riferimento ai documenti di base con i quali abbiamo prodotto la classificazione gerarchica del territorio Il confronto cartografico tra attuale uso e situazione potenziale fornisce una base molto concreta di valutazione delle possibilitagrave di ricostituzione a scala territoriale Saragrave successivamente essenziale definire i singoli modelli di ricostituzione applicati alle diverse tipologie vegetazionali La conoscenza di tali modelli (serie di vegetazione) consente di valutare la congruitagrave tipologica anche di stadi degradati (vedi per esempio i cespuglieti) e contribuisce notevolmente alla pianificazione degli interventi Nella pianificazione degli interventi si dovragrave prendere sempre in considerazione la possibilitagrave di non intervenire con impianti diretti Uno degli elementi essenziali nel processo di valutazione che conduce al progetto di ricostituzione egrave indubbiamente la situazione della risorsa suolo Nel caso di scarsa frequenza senza perdita di suolo egrave facile far prevalere il criterio di basso intervento Nel caso invece di perdita della risorsa suolo lrsquointervento dovragrave essere finalizzato prevalentemente alleliminazione di questo rischio mediante la messa a dimora di specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione in oggetto capaci di eliminare in tempi brevi la perdita di suolo Lrsquoattivitagrave da svolgere deve essere definita da una apposita analisi svolta a livello regionale con cui si individuano le aree prioritarie di intervento La ricostituzione si affronta correttamente solo in un contesto generale di pianificazione ecologica e forestale individuando per tutto il territorio a parco i differenti effetti degli incendi avvenuti e la dinamica della ricostituzione spontanea Gli interventi di ricostituzione che si prevederagrave di adottare verranno modulati in funzione di tutte le caratteristiche ambientali e nel rispetto della multifunzionalitagrave della copertura forestale Per poterli definire e soprattutto distribuire correttamente nellrsquoarea a parco si devono prevedere le seguenti analisi

- analisi della possibilitagrave di ricostituzione spontanea anche in funzione di Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) e Fire regime (frequenza intensitagrave stagione)

- definizione di criteri e modalitagrave di intervento per la ricostituzione - definizione di zone prioritarie di intervento - definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipologia e per ogni area

omogenea in funzione delle serie di vegetazione e delle unitagrave di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio

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IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

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49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

102

PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

103

34

  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

degli incendi Nel parco si ricorreragrave esclusivamente ai viali tagliafuoco di tipo attivo verde e alle tende tagliafuoco attive In generale si prevede che i viali attivi debbano contenere lintensitagrave lineare del fronte di fiamma sempre al di sotto dei 400 kWm dove si opera con attacco diretto a terra da parte di squadre con attrezzature manuali Dove si ritiene necessario intervenire con mezzi meccanici lintensitagrave lineare che il viale deve poter contenere egrave di 800 kWm mentre dove intervengono mezzi aerei egrave di 1200 kWm APPROVVIGIONAMENTO IDRICO Lrsquoapprovvigionamento idrico egrave realizzato attraverso una rete di punti di rifornimento fissi o mobili che devono essere configurati in relazione a tutti gli altri interventi di prevenzione diretta ed alle componenti del servizio di estinzione Deve essere realizzato con sistemi di basso impatto ambientale e in particolare evitando la costruzione di invasi in cemento Si ritiene di dover ricorrere a invasi di piccola capacitagrave smontabili e asportabili Risulta quindi assai importante assicurarne una corretta collocazione La distribuzione degli invasi sul territorio le loro caratteristiche costruttive e capacitagrave sono funzione dei mezzi previsti per lo spegnimento

- rifornimento degli elicotteri di tipo leggero - rifornimento dei mezzi a terra

Ogni punto di rifornimento idrico egrave riferito ad unarea servita da una squadra per lo spegnimento in fase di intervento a partire dal punto acqua In base a questo criterio cambieranno sia larea servita sia la capacitagrave di invaso per soddisfare i differenti mezzi e le tecniche di intervento legate agli scenari in cui si opera PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI Nelle aree protette luso degli elicotteri deve essere previsto in modo assai piugrave intenso rispetto a quello del resto del territorio Infatti con questo mezzo si possono servire le zone con scarsa viabilitagrave realizzando sia il trasporto di squadre sia parte dellestinzione Questaspetto egrave assai importante per evitare la costruzione di strade per lestinzione Occorre considerare quindi la necessitagrave di piazzole di atterraggio per realizzare le condizioni atte a raggiungere tutte le zone comprese nei parchi nel tempo massimo di 10 di volo Esse sono aree piane orizzontali o leggermente inclinate senza ostacoli per il volo nella zona circostante di area circolare di almeno 20m di diametro dotate di rifornimento idrico e collegamento viario La densitagrave di collocazione saragrave in rapporto al tipo di scenario Si daragrave prioritagrave alle piugrave elevate classi di impatto a partire dagli scenari di collina interna con eventi estivi e di montagna interna con eventi invernali PREVENZIONE SELVICOLTURALE Si tratta della prevenzione diretta piugrave efficace conosciuta anche se purtroppo non la piugrave diffusa Si realizza con varie attivitagrave di tipo selvicolturale attuate e dimensionate in funzione del comportamento previsto del fronte di fiamma Il progetto di questo tipo di prevenzione si attua sulla base della distribuzione dei popolamenti forestali erbacei ed arbustivi in armonia con le norme previste dai piani di gestione eventualmente presenti dellrsquoimpatto accettabile della superficie percorsa dal fuoco

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NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e del comportamento previsto dellrsquoincendio Per questrsquoultimo egrave opportuno avvalersi di modelli matematici di previsione La prevenzione diretta selvicolturale mira a sottrarre dal potenziale combustibile vegetale la quota parte di carico non assorbibile con lrsquoestinzione Nelle aree protette questo tipo di prevenzione si deve ovviamente ben raccordare con gli obiettivi in termini di conservazione della biodiversitagrave e la tendenza ad avere cenosi forestali e boschi vetusti capaci di far emergere nel modo migliore lrsquoeccezionale complessitagrave funzionale del sistema foresta Rinaturalizzazione delle cenosi di derivazione antropica armonizzazione delle strutture verifica degli ordinamenti presenti (fustaie cedui boschi non ordinariamente gestiti boschi di neoformazione formazioni lasciate alla libera evoluzione) e identificazione delle eventuali azioni di riordino bioecologico sono i criteri guida da seguire assieme allrsquoimpatto atteso e alla riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco IL FUOCO PRESCRITTO Lrsquoapplicazione del fuoco prescritto in unrsquoarea protetta puograve apparire contraddittoria tuttavia nei parchi cosigrave come nelle riserve sono frequenti popolazioni arboree artificiali o situazioni ambientali particolari in cui il fuoco oltre a ridurre il carico di combustibile puograve favorire la rinaturalizzazione (fuoco come fattore ecologico) o il mantenimento dellrsquoambiente risultante da secolare gestione antropizzata Alcuni ambienti seppur mantenuti da unrsquoazione perturbante sono ormai consolidati e facenti parte della tradizione paesaggistica e della memoria collettiva Pertanto nelle aree protette questo tipo di prevenzione non deve essere esclusa aprioristicamente ma puograve ben raccordarsi con gli obiettivi sia di prevenzione che di conservazione della biodiversitagrave FORMAZIONE La formazione del personale egrave indispensabile per lrsquoefficacia di tutte le attivitagrave Pur con differenti livelli di approfondimento deve rivolgersi ai progettisti delle opere di prevenzione ai coordinatori delle operazioni di spegnimento agli operatori addetti allrsquoestinzione Le funzionalitagrave di tutti gli strumenti in dotazione devono essere conosciute da coloro che attuano il coordinamento operativo con particolare riferimento alle modalitagrave di impiego dei Sistemi di Supporto alle Decisioni e dei modelli di simulazione di comportamento del fronte di fiamma Agli operatori professionali e volontari saragrave opportuno fare conoscere i dispositivi di sicurezza operazionale e di protezione individuale che devono essere utilizzati e tutti gli aspetti teorico - pratici delle varie tecniche di estinzione PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO Descrizione degli interventi di prevenzione AIB necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc)

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LOTTA ATTIVA Le principali attivitagrave di lotta attiva da prevedere con la pianificazione sono le seguenti SORVEGLIANZA Attivitagrave di controllo del territorio da attuare quando il livello degli indici di previsione del pericolo di incendio supera una prevista soglia di attenzione con allertamento da apposite strutture di analisi meteo collegate allrsquoEnte Parco o da strutture alternative autonome come mini stazioni meteo locali (vedi ldquofattori predisponentirdquo) Puograve essere organizzato un servizio di controllo che avverte la popolazione del livello del pericolo del momento Ciograve egrave particolarmente valido in aree assai frequentate e di alto pregio ambientale AVVISTAMENTO Consiste nellrsquoattivitagrave di individuazione diretta dei focolai realizzata da terra sia con mezzi mobili che fissi oppure dallrsquoaria Si ritiene che questattivitagrave che puograve essere realizzata con varie tecniche debba essere applicata sul territorio rigidamente in conseguenza delle analisi che evidenziano la vulnerabilitagrave della copertura forestale e lrsquoimpatto accettabile Inoltre deve essere strettamente collegato alla previsione del pericolo ed entrare in funzione solo al superamento di soglie precisamente definite per ogni area omogenea Lavvistamento egrave da intendersi come un servizio collocato a valle della previsione del pericolo Tanto piugrave questrsquoultima saragrave affidabile ed efficace tanto minore potragrave essere limpatto della struttura di avvistamento Nelle aree protette deve in genere essere preferito allrsquoavvistamento con postazioni fisse quello basato su pattugliamento sia da terra sia con aerei Anche i luoghi da osservare e quindi il tragitto che deve essere coperto dagli osservatori deve essere definito in sede progettuale sulla base di consolidate metodologie messe a punto per evidenziare le aree che meritano di essere maggiormente poste sotto controllo Nei casi in cui si fosse ritenuto necessario ricorrere ad impianti fissi qualora vi siano le condizioni di elevato pregio in zone ad alto rischio e laddove sia possibile ospitarli senza ricorrere a costruzioni di elevato impatto visivo si ritiene che sia utile impiegare dispositivi con controllo remoto ALLARME La definizione dellrsquoallarme avviene a seguito di segnalazione di evento avvistato La segnalazione puograve pervenire da parte del servizio di avvistamento oppure da cittadini che avvisano tramite canali di comunicazione appositamente pubblicizzati Con lrsquoallarme si mettono in moto le operazioni di intervento Per tale motivo lrsquoallarme deve essere emanato solo da una struttura autorizzata e comunque a conoscenza del livello di pericolo dellrsquoarea interessata del momento e delle forze che possono essere fatte intervenire COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE Si ritiene che presso il parco debba essere realizzato un ldquopunto di coordinamentordquo Detto punto di coordinamento pur essendo autonomo deve essere in contatto diretto con le Sale Operative Unificate Permanenti (SOUP) previste dallrsquoart 7 della L 3532000 per lo svolgimento della lotta attiva Deve essere quindi assicurato il collegamento tra il livello centrale (Regione) e quello locale (area protetta) Questrsquoultimo deve essere messo nelle condizioni di ricevere e dare le informazioni e lrsquoappoggio tecnico

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per le operazioni che derivano dal lavoro fatto in sede centrale da personale esperto e possibilmente con Sistemi di Supporto alle decisioni di cui ogni sala operativa dovrebbe essere dotata Si dovranno organizzare le procedure operative da seguire nelle differenti situazioni ed applicando le differenti tecniche di estinzione noncheacute il collegamento dellrsquoattivitagrave operativa svolta da diverse Regioni in caso di parco nazionale interregionale Dette procedure sono legate alle disposizioni regionali Qualora non fossero ancora stabilite il piano deve proporle con la finalitagrave di realizzare le migliori condizioni per rendere efficaci le differenti azioni di lotta intraprese Il coordinamento operativo e le procedure seguite nellrsquoarea protetta vanno descritte nella relazione del piano AIB in particolare la procedura di allarme in coordinamento con le competenti strutture regionali e sub regionali la procedura in caso di focolaio (da spegnere prima possibile con le risorse disponibili in loco) e quindi in caso di incendio vero e proprio le procedure operative specifiche per lrsquoutilizzo di mezzi e altre risorse AIB disponibili in loco

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PARTI SPECIALI DEL PIANO RICOSTITUZIONE BOSCHIVA Nel piano delle aree protette deve essere dedicata particolare attenzione alla ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco La parte del Piano finalizzata alla ricostituzione si basa sulla conoscenza funzionale e strutturale delle diverse tipologie presenti nel territorio In particolare tiene conto delle caratteristiche sindinamiche (serie di vegetazione) e del confronto tra eterogeneitagrave spaziale reale e eterogeneitagrave potenziale Solo il riferimento al modello neutrale (eterogeneitagrave potenziale o carta della vegetazione potenziale) offre un criterio valido per valutare la situazione reale e consente di ricostruire modelli dintervento non teorici ma strettamente collegati alla potenzialitagrave del territorio confrontato con lrsquoattuale uso del territorio stesso Anche in questo caso pertanto si dovragrave fare riferimento ai documenti di base con i quali abbiamo prodotto la classificazione gerarchica del territorio Il confronto cartografico tra attuale uso e situazione potenziale fornisce una base molto concreta di valutazione delle possibilitagrave di ricostituzione a scala territoriale Saragrave successivamente essenziale definire i singoli modelli di ricostituzione applicati alle diverse tipologie vegetazionali La conoscenza di tali modelli (serie di vegetazione) consente di valutare la congruitagrave tipologica anche di stadi degradati (vedi per esempio i cespuglieti) e contribuisce notevolmente alla pianificazione degli interventi Nella pianificazione degli interventi si dovragrave prendere sempre in considerazione la possibilitagrave di non intervenire con impianti diretti Uno degli elementi essenziali nel processo di valutazione che conduce al progetto di ricostituzione egrave indubbiamente la situazione della risorsa suolo Nel caso di scarsa frequenza senza perdita di suolo egrave facile far prevalere il criterio di basso intervento Nel caso invece di perdita della risorsa suolo lrsquointervento dovragrave essere finalizzato prevalentemente alleliminazione di questo rischio mediante la messa a dimora di specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione in oggetto capaci di eliminare in tempi brevi la perdita di suolo Lrsquoattivitagrave da svolgere deve essere definita da una apposita analisi svolta a livello regionale con cui si individuano le aree prioritarie di intervento La ricostituzione si affronta correttamente solo in un contesto generale di pianificazione ecologica e forestale individuando per tutto il territorio a parco i differenti effetti degli incendi avvenuti e la dinamica della ricostituzione spontanea Gli interventi di ricostituzione che si prevederagrave di adottare verranno modulati in funzione di tutte le caratteristiche ambientali e nel rispetto della multifunzionalitagrave della copertura forestale Per poterli definire e soprattutto distribuire correttamente nellrsquoarea a parco si devono prevedere le seguenti analisi

- analisi della possibilitagrave di ricostituzione spontanea anche in funzione di Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) e Fire regime (frequenza intensitagrave stagione)

- definizione di criteri e modalitagrave di intervento per la ricostituzione - definizione di zone prioritarie di intervento - definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipologia e per ogni area

omogenea in funzione delle serie di vegetazione e delle unitagrave di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio

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IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

102

PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

103

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  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e del comportamento previsto dellrsquoincendio Per questrsquoultimo egrave opportuno avvalersi di modelli matematici di previsione La prevenzione diretta selvicolturale mira a sottrarre dal potenziale combustibile vegetale la quota parte di carico non assorbibile con lrsquoestinzione Nelle aree protette questo tipo di prevenzione si deve ovviamente ben raccordare con gli obiettivi in termini di conservazione della biodiversitagrave e la tendenza ad avere cenosi forestali e boschi vetusti capaci di far emergere nel modo migliore lrsquoeccezionale complessitagrave funzionale del sistema foresta Rinaturalizzazione delle cenosi di derivazione antropica armonizzazione delle strutture verifica degli ordinamenti presenti (fustaie cedui boschi non ordinariamente gestiti boschi di neoformazione formazioni lasciate alla libera evoluzione) e identificazione delle eventuali azioni di riordino bioecologico sono i criteri guida da seguire assieme allrsquoimpatto atteso e alla riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco IL FUOCO PRESCRITTO Lrsquoapplicazione del fuoco prescritto in unrsquoarea protetta puograve apparire contraddittoria tuttavia nei parchi cosigrave come nelle riserve sono frequenti popolazioni arboree artificiali o situazioni ambientali particolari in cui il fuoco oltre a ridurre il carico di combustibile puograve favorire la rinaturalizzazione (fuoco come fattore ecologico) o il mantenimento dellrsquoambiente risultante da secolare gestione antropizzata Alcuni ambienti seppur mantenuti da unrsquoazione perturbante sono ormai consolidati e facenti parte della tradizione paesaggistica e della memoria collettiva Pertanto nelle aree protette questo tipo di prevenzione non deve essere esclusa aprioristicamente ma puograve ben raccordarsi con gli obiettivi sia di prevenzione che di conservazione della biodiversitagrave FORMAZIONE La formazione del personale egrave indispensabile per lrsquoefficacia di tutte le attivitagrave Pur con differenti livelli di approfondimento deve rivolgersi ai progettisti delle opere di prevenzione ai coordinatori delle operazioni di spegnimento agli operatori addetti allrsquoestinzione Le funzionalitagrave di tutti gli strumenti in dotazione devono essere conosciute da coloro che attuano il coordinamento operativo con particolare riferimento alle modalitagrave di impiego dei Sistemi di Supporto alle Decisioni e dei modelli di simulazione di comportamento del fronte di fiamma Agli operatori professionali e volontari saragrave opportuno fare conoscere i dispositivi di sicurezza operazionale e di protezione individuale che devono essere utilizzati e tutti gli aspetti teorico - pratici delle varie tecniche di estinzione PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO Descrizione degli interventi di prevenzione AIB necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc)

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LOTTA ATTIVA Le principali attivitagrave di lotta attiva da prevedere con la pianificazione sono le seguenti SORVEGLIANZA Attivitagrave di controllo del territorio da attuare quando il livello degli indici di previsione del pericolo di incendio supera una prevista soglia di attenzione con allertamento da apposite strutture di analisi meteo collegate allrsquoEnte Parco o da strutture alternative autonome come mini stazioni meteo locali (vedi ldquofattori predisponentirdquo) Puograve essere organizzato un servizio di controllo che avverte la popolazione del livello del pericolo del momento Ciograve egrave particolarmente valido in aree assai frequentate e di alto pregio ambientale AVVISTAMENTO Consiste nellrsquoattivitagrave di individuazione diretta dei focolai realizzata da terra sia con mezzi mobili che fissi oppure dallrsquoaria Si ritiene che questattivitagrave che puograve essere realizzata con varie tecniche debba essere applicata sul territorio rigidamente in conseguenza delle analisi che evidenziano la vulnerabilitagrave della copertura forestale e lrsquoimpatto accettabile Inoltre deve essere strettamente collegato alla previsione del pericolo ed entrare in funzione solo al superamento di soglie precisamente definite per ogni area omogenea Lavvistamento egrave da intendersi come un servizio collocato a valle della previsione del pericolo Tanto piugrave questrsquoultima saragrave affidabile ed efficace tanto minore potragrave essere limpatto della struttura di avvistamento Nelle aree protette deve in genere essere preferito allrsquoavvistamento con postazioni fisse quello basato su pattugliamento sia da terra sia con aerei Anche i luoghi da osservare e quindi il tragitto che deve essere coperto dagli osservatori deve essere definito in sede progettuale sulla base di consolidate metodologie messe a punto per evidenziare le aree che meritano di essere maggiormente poste sotto controllo Nei casi in cui si fosse ritenuto necessario ricorrere ad impianti fissi qualora vi siano le condizioni di elevato pregio in zone ad alto rischio e laddove sia possibile ospitarli senza ricorrere a costruzioni di elevato impatto visivo si ritiene che sia utile impiegare dispositivi con controllo remoto ALLARME La definizione dellrsquoallarme avviene a seguito di segnalazione di evento avvistato La segnalazione puograve pervenire da parte del servizio di avvistamento oppure da cittadini che avvisano tramite canali di comunicazione appositamente pubblicizzati Con lrsquoallarme si mettono in moto le operazioni di intervento Per tale motivo lrsquoallarme deve essere emanato solo da una struttura autorizzata e comunque a conoscenza del livello di pericolo dellrsquoarea interessata del momento e delle forze che possono essere fatte intervenire COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE Si ritiene che presso il parco debba essere realizzato un ldquopunto di coordinamentordquo Detto punto di coordinamento pur essendo autonomo deve essere in contatto diretto con le Sale Operative Unificate Permanenti (SOUP) previste dallrsquoart 7 della L 3532000 per lo svolgimento della lotta attiva Deve essere quindi assicurato il collegamento tra il livello centrale (Regione) e quello locale (area protetta) Questrsquoultimo deve essere messo nelle condizioni di ricevere e dare le informazioni e lrsquoappoggio tecnico

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per le operazioni che derivano dal lavoro fatto in sede centrale da personale esperto e possibilmente con Sistemi di Supporto alle decisioni di cui ogni sala operativa dovrebbe essere dotata Si dovranno organizzare le procedure operative da seguire nelle differenti situazioni ed applicando le differenti tecniche di estinzione noncheacute il collegamento dellrsquoattivitagrave operativa svolta da diverse Regioni in caso di parco nazionale interregionale Dette procedure sono legate alle disposizioni regionali Qualora non fossero ancora stabilite il piano deve proporle con la finalitagrave di realizzare le migliori condizioni per rendere efficaci le differenti azioni di lotta intraprese Il coordinamento operativo e le procedure seguite nellrsquoarea protetta vanno descritte nella relazione del piano AIB in particolare la procedura di allarme in coordinamento con le competenti strutture regionali e sub regionali la procedura in caso di focolaio (da spegnere prima possibile con le risorse disponibili in loco) e quindi in caso di incendio vero e proprio le procedure operative specifiche per lrsquoutilizzo di mezzi e altre risorse AIB disponibili in loco

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PARTI SPECIALI DEL PIANO RICOSTITUZIONE BOSCHIVA Nel piano delle aree protette deve essere dedicata particolare attenzione alla ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco La parte del Piano finalizzata alla ricostituzione si basa sulla conoscenza funzionale e strutturale delle diverse tipologie presenti nel territorio In particolare tiene conto delle caratteristiche sindinamiche (serie di vegetazione) e del confronto tra eterogeneitagrave spaziale reale e eterogeneitagrave potenziale Solo il riferimento al modello neutrale (eterogeneitagrave potenziale o carta della vegetazione potenziale) offre un criterio valido per valutare la situazione reale e consente di ricostruire modelli dintervento non teorici ma strettamente collegati alla potenzialitagrave del territorio confrontato con lrsquoattuale uso del territorio stesso Anche in questo caso pertanto si dovragrave fare riferimento ai documenti di base con i quali abbiamo prodotto la classificazione gerarchica del territorio Il confronto cartografico tra attuale uso e situazione potenziale fornisce una base molto concreta di valutazione delle possibilitagrave di ricostituzione a scala territoriale Saragrave successivamente essenziale definire i singoli modelli di ricostituzione applicati alle diverse tipologie vegetazionali La conoscenza di tali modelli (serie di vegetazione) consente di valutare la congruitagrave tipologica anche di stadi degradati (vedi per esempio i cespuglieti) e contribuisce notevolmente alla pianificazione degli interventi Nella pianificazione degli interventi si dovragrave prendere sempre in considerazione la possibilitagrave di non intervenire con impianti diretti Uno degli elementi essenziali nel processo di valutazione che conduce al progetto di ricostituzione egrave indubbiamente la situazione della risorsa suolo Nel caso di scarsa frequenza senza perdita di suolo egrave facile far prevalere il criterio di basso intervento Nel caso invece di perdita della risorsa suolo lrsquointervento dovragrave essere finalizzato prevalentemente alleliminazione di questo rischio mediante la messa a dimora di specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione in oggetto capaci di eliminare in tempi brevi la perdita di suolo Lrsquoattivitagrave da svolgere deve essere definita da una apposita analisi svolta a livello regionale con cui si individuano le aree prioritarie di intervento La ricostituzione si affronta correttamente solo in un contesto generale di pianificazione ecologica e forestale individuando per tutto il territorio a parco i differenti effetti degli incendi avvenuti e la dinamica della ricostituzione spontanea Gli interventi di ricostituzione che si prevederagrave di adottare verranno modulati in funzione di tutte le caratteristiche ambientali e nel rispetto della multifunzionalitagrave della copertura forestale Per poterli definire e soprattutto distribuire correttamente nellrsquoarea a parco si devono prevedere le seguenti analisi

- analisi della possibilitagrave di ricostituzione spontanea anche in funzione di Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) e Fire regime (frequenza intensitagrave stagione)

- definizione di criteri e modalitagrave di intervento per la ricostituzione - definizione di zone prioritarie di intervento - definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipologia e per ogni area

omogenea in funzione delle serie di vegetazione e delle unitagrave di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

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49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

102

PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

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34

  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

LOTTA ATTIVA Le principali attivitagrave di lotta attiva da prevedere con la pianificazione sono le seguenti SORVEGLIANZA Attivitagrave di controllo del territorio da attuare quando il livello degli indici di previsione del pericolo di incendio supera una prevista soglia di attenzione con allertamento da apposite strutture di analisi meteo collegate allrsquoEnte Parco o da strutture alternative autonome come mini stazioni meteo locali (vedi ldquofattori predisponentirdquo) Puograve essere organizzato un servizio di controllo che avverte la popolazione del livello del pericolo del momento Ciograve egrave particolarmente valido in aree assai frequentate e di alto pregio ambientale AVVISTAMENTO Consiste nellrsquoattivitagrave di individuazione diretta dei focolai realizzata da terra sia con mezzi mobili che fissi oppure dallrsquoaria Si ritiene che questattivitagrave che puograve essere realizzata con varie tecniche debba essere applicata sul territorio rigidamente in conseguenza delle analisi che evidenziano la vulnerabilitagrave della copertura forestale e lrsquoimpatto accettabile Inoltre deve essere strettamente collegato alla previsione del pericolo ed entrare in funzione solo al superamento di soglie precisamente definite per ogni area omogenea Lavvistamento egrave da intendersi come un servizio collocato a valle della previsione del pericolo Tanto piugrave questrsquoultima saragrave affidabile ed efficace tanto minore potragrave essere limpatto della struttura di avvistamento Nelle aree protette deve in genere essere preferito allrsquoavvistamento con postazioni fisse quello basato su pattugliamento sia da terra sia con aerei Anche i luoghi da osservare e quindi il tragitto che deve essere coperto dagli osservatori deve essere definito in sede progettuale sulla base di consolidate metodologie messe a punto per evidenziare le aree che meritano di essere maggiormente poste sotto controllo Nei casi in cui si fosse ritenuto necessario ricorrere ad impianti fissi qualora vi siano le condizioni di elevato pregio in zone ad alto rischio e laddove sia possibile ospitarli senza ricorrere a costruzioni di elevato impatto visivo si ritiene che sia utile impiegare dispositivi con controllo remoto ALLARME La definizione dellrsquoallarme avviene a seguito di segnalazione di evento avvistato La segnalazione puograve pervenire da parte del servizio di avvistamento oppure da cittadini che avvisano tramite canali di comunicazione appositamente pubblicizzati Con lrsquoallarme si mettono in moto le operazioni di intervento Per tale motivo lrsquoallarme deve essere emanato solo da una struttura autorizzata e comunque a conoscenza del livello di pericolo dellrsquoarea interessata del momento e delle forze che possono essere fatte intervenire COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE Si ritiene che presso il parco debba essere realizzato un ldquopunto di coordinamentordquo Detto punto di coordinamento pur essendo autonomo deve essere in contatto diretto con le Sale Operative Unificate Permanenti (SOUP) previste dallrsquoart 7 della L 3532000 per lo svolgimento della lotta attiva Deve essere quindi assicurato il collegamento tra il livello centrale (Regione) e quello locale (area protetta) Questrsquoultimo deve essere messo nelle condizioni di ricevere e dare le informazioni e lrsquoappoggio tecnico

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

per le operazioni che derivano dal lavoro fatto in sede centrale da personale esperto e possibilmente con Sistemi di Supporto alle decisioni di cui ogni sala operativa dovrebbe essere dotata Si dovranno organizzare le procedure operative da seguire nelle differenti situazioni ed applicando le differenti tecniche di estinzione noncheacute il collegamento dellrsquoattivitagrave operativa svolta da diverse Regioni in caso di parco nazionale interregionale Dette procedure sono legate alle disposizioni regionali Qualora non fossero ancora stabilite il piano deve proporle con la finalitagrave di realizzare le migliori condizioni per rendere efficaci le differenti azioni di lotta intraprese Il coordinamento operativo e le procedure seguite nellrsquoarea protetta vanno descritte nella relazione del piano AIB in particolare la procedura di allarme in coordinamento con le competenti strutture regionali e sub regionali la procedura in caso di focolaio (da spegnere prima possibile con le risorse disponibili in loco) e quindi in caso di incendio vero e proprio le procedure operative specifiche per lrsquoutilizzo di mezzi e altre risorse AIB disponibili in loco

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

PARTI SPECIALI DEL PIANO RICOSTITUZIONE BOSCHIVA Nel piano delle aree protette deve essere dedicata particolare attenzione alla ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco La parte del Piano finalizzata alla ricostituzione si basa sulla conoscenza funzionale e strutturale delle diverse tipologie presenti nel territorio In particolare tiene conto delle caratteristiche sindinamiche (serie di vegetazione) e del confronto tra eterogeneitagrave spaziale reale e eterogeneitagrave potenziale Solo il riferimento al modello neutrale (eterogeneitagrave potenziale o carta della vegetazione potenziale) offre un criterio valido per valutare la situazione reale e consente di ricostruire modelli dintervento non teorici ma strettamente collegati alla potenzialitagrave del territorio confrontato con lrsquoattuale uso del territorio stesso Anche in questo caso pertanto si dovragrave fare riferimento ai documenti di base con i quali abbiamo prodotto la classificazione gerarchica del territorio Il confronto cartografico tra attuale uso e situazione potenziale fornisce una base molto concreta di valutazione delle possibilitagrave di ricostituzione a scala territoriale Saragrave successivamente essenziale definire i singoli modelli di ricostituzione applicati alle diverse tipologie vegetazionali La conoscenza di tali modelli (serie di vegetazione) consente di valutare la congruitagrave tipologica anche di stadi degradati (vedi per esempio i cespuglieti) e contribuisce notevolmente alla pianificazione degli interventi Nella pianificazione degli interventi si dovragrave prendere sempre in considerazione la possibilitagrave di non intervenire con impianti diretti Uno degli elementi essenziali nel processo di valutazione che conduce al progetto di ricostituzione egrave indubbiamente la situazione della risorsa suolo Nel caso di scarsa frequenza senza perdita di suolo egrave facile far prevalere il criterio di basso intervento Nel caso invece di perdita della risorsa suolo lrsquointervento dovragrave essere finalizzato prevalentemente alleliminazione di questo rischio mediante la messa a dimora di specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione in oggetto capaci di eliminare in tempi brevi la perdita di suolo Lrsquoattivitagrave da svolgere deve essere definita da una apposita analisi svolta a livello regionale con cui si individuano le aree prioritarie di intervento La ricostituzione si affronta correttamente solo in un contesto generale di pianificazione ecologica e forestale individuando per tutto il territorio a parco i differenti effetti degli incendi avvenuti e la dinamica della ricostituzione spontanea Gli interventi di ricostituzione che si prevederagrave di adottare verranno modulati in funzione di tutte le caratteristiche ambientali e nel rispetto della multifunzionalitagrave della copertura forestale Per poterli definire e soprattutto distribuire correttamente nellrsquoarea a parco si devono prevedere le seguenti analisi

- analisi della possibilitagrave di ricostituzione spontanea anche in funzione di Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) e Fire regime (frequenza intensitagrave stagione)

- definizione di criteri e modalitagrave di intervento per la ricostituzione - definizione di zone prioritarie di intervento - definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipologia e per ogni area

omogenea in funzione delle serie di vegetazione e delle unitagrave di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio

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IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

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49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

102

PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

103

34

  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

per le operazioni che derivano dal lavoro fatto in sede centrale da personale esperto e possibilmente con Sistemi di Supporto alle decisioni di cui ogni sala operativa dovrebbe essere dotata Si dovranno organizzare le procedure operative da seguire nelle differenti situazioni ed applicando le differenti tecniche di estinzione noncheacute il collegamento dellrsquoattivitagrave operativa svolta da diverse Regioni in caso di parco nazionale interregionale Dette procedure sono legate alle disposizioni regionali Qualora non fossero ancora stabilite il piano deve proporle con la finalitagrave di realizzare le migliori condizioni per rendere efficaci le differenti azioni di lotta intraprese Il coordinamento operativo e le procedure seguite nellrsquoarea protetta vanno descritte nella relazione del piano AIB in particolare la procedura di allarme in coordinamento con le competenti strutture regionali e sub regionali la procedura in caso di focolaio (da spegnere prima possibile con le risorse disponibili in loco) e quindi in caso di incendio vero e proprio le procedure operative specifiche per lrsquoutilizzo di mezzi e altre risorse AIB disponibili in loco

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

PARTI SPECIALI DEL PIANO RICOSTITUZIONE BOSCHIVA Nel piano delle aree protette deve essere dedicata particolare attenzione alla ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco La parte del Piano finalizzata alla ricostituzione si basa sulla conoscenza funzionale e strutturale delle diverse tipologie presenti nel territorio In particolare tiene conto delle caratteristiche sindinamiche (serie di vegetazione) e del confronto tra eterogeneitagrave spaziale reale e eterogeneitagrave potenziale Solo il riferimento al modello neutrale (eterogeneitagrave potenziale o carta della vegetazione potenziale) offre un criterio valido per valutare la situazione reale e consente di ricostruire modelli dintervento non teorici ma strettamente collegati alla potenzialitagrave del territorio confrontato con lrsquoattuale uso del territorio stesso Anche in questo caso pertanto si dovragrave fare riferimento ai documenti di base con i quali abbiamo prodotto la classificazione gerarchica del territorio Il confronto cartografico tra attuale uso e situazione potenziale fornisce una base molto concreta di valutazione delle possibilitagrave di ricostituzione a scala territoriale Saragrave successivamente essenziale definire i singoli modelli di ricostituzione applicati alle diverse tipologie vegetazionali La conoscenza di tali modelli (serie di vegetazione) consente di valutare la congruitagrave tipologica anche di stadi degradati (vedi per esempio i cespuglieti) e contribuisce notevolmente alla pianificazione degli interventi Nella pianificazione degli interventi si dovragrave prendere sempre in considerazione la possibilitagrave di non intervenire con impianti diretti Uno degli elementi essenziali nel processo di valutazione che conduce al progetto di ricostituzione egrave indubbiamente la situazione della risorsa suolo Nel caso di scarsa frequenza senza perdita di suolo egrave facile far prevalere il criterio di basso intervento Nel caso invece di perdita della risorsa suolo lrsquointervento dovragrave essere finalizzato prevalentemente alleliminazione di questo rischio mediante la messa a dimora di specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione in oggetto capaci di eliminare in tempi brevi la perdita di suolo Lrsquoattivitagrave da svolgere deve essere definita da una apposita analisi svolta a livello regionale con cui si individuano le aree prioritarie di intervento La ricostituzione si affronta correttamente solo in un contesto generale di pianificazione ecologica e forestale individuando per tutto il territorio a parco i differenti effetti degli incendi avvenuti e la dinamica della ricostituzione spontanea Gli interventi di ricostituzione che si prevederagrave di adottare verranno modulati in funzione di tutte le caratteristiche ambientali e nel rispetto della multifunzionalitagrave della copertura forestale Per poterli definire e soprattutto distribuire correttamente nellrsquoarea a parco si devono prevedere le seguenti analisi

- analisi della possibilitagrave di ricostituzione spontanea anche in funzione di Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) e Fire regime (frequenza intensitagrave stagione)

- definizione di criteri e modalitagrave di intervento per la ricostituzione - definizione di zone prioritarie di intervento - definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipologia e per ogni area

omogenea in funzione delle serie di vegetazione e delle unitagrave di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio

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IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

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49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

102

PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

103

34

  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

PARTI SPECIALI DEL PIANO RICOSTITUZIONE BOSCHIVA Nel piano delle aree protette deve essere dedicata particolare attenzione alla ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco La parte del Piano finalizzata alla ricostituzione si basa sulla conoscenza funzionale e strutturale delle diverse tipologie presenti nel territorio In particolare tiene conto delle caratteristiche sindinamiche (serie di vegetazione) e del confronto tra eterogeneitagrave spaziale reale e eterogeneitagrave potenziale Solo il riferimento al modello neutrale (eterogeneitagrave potenziale o carta della vegetazione potenziale) offre un criterio valido per valutare la situazione reale e consente di ricostruire modelli dintervento non teorici ma strettamente collegati alla potenzialitagrave del territorio confrontato con lrsquoattuale uso del territorio stesso Anche in questo caso pertanto si dovragrave fare riferimento ai documenti di base con i quali abbiamo prodotto la classificazione gerarchica del territorio Il confronto cartografico tra attuale uso e situazione potenziale fornisce una base molto concreta di valutazione delle possibilitagrave di ricostituzione a scala territoriale Saragrave successivamente essenziale definire i singoli modelli di ricostituzione applicati alle diverse tipologie vegetazionali La conoscenza di tali modelli (serie di vegetazione) consente di valutare la congruitagrave tipologica anche di stadi degradati (vedi per esempio i cespuglieti) e contribuisce notevolmente alla pianificazione degli interventi Nella pianificazione degli interventi si dovragrave prendere sempre in considerazione la possibilitagrave di non intervenire con impianti diretti Uno degli elementi essenziali nel processo di valutazione che conduce al progetto di ricostituzione egrave indubbiamente la situazione della risorsa suolo Nel caso di scarsa frequenza senza perdita di suolo egrave facile far prevalere il criterio di basso intervento Nel caso invece di perdita della risorsa suolo lrsquointervento dovragrave essere finalizzato prevalentemente alleliminazione di questo rischio mediante la messa a dimora di specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione in oggetto capaci di eliminare in tempi brevi la perdita di suolo Lrsquoattivitagrave da svolgere deve essere definita da una apposita analisi svolta a livello regionale con cui si individuano le aree prioritarie di intervento La ricostituzione si affronta correttamente solo in un contesto generale di pianificazione ecologica e forestale individuando per tutto il territorio a parco i differenti effetti degli incendi avvenuti e la dinamica della ricostituzione spontanea Gli interventi di ricostituzione che si prevederagrave di adottare verranno modulati in funzione di tutte le caratteristiche ambientali e nel rispetto della multifunzionalitagrave della copertura forestale Per poterli definire e soprattutto distribuire correttamente nellrsquoarea a parco si devono prevedere le seguenti analisi

- analisi della possibilitagrave di ricostituzione spontanea anche in funzione di Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza) e Fire regime (frequenza intensitagrave stagione)

- definizione di criteri e modalitagrave di intervento per la ricostituzione - definizione di zone prioritarie di intervento - definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipologia e per ogni area

omogenea in funzione delle serie di vegetazione e delle unitagrave di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio

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IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

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49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

102

PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

103

34

  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO Il piano deve offrire delle indicazioni omogenee per la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco Si ritiene che le informazioni oggi giagrave raccolte siano valide ma che siano tuttavia necessarie indicazioni di georeferenziazione specifiche in ambiente GIS Con riferimento al piugrave generale tema del rilievo e archiviazione dei dati sugli incendi si deve sottolineare che nel caso non infrequente in cui levento abbia interessato solo focolai di qualche centinaia di metri quadri fare il sopralluogo compilare e registrare una dettagliata scheda di descrizione richiede un impegno il piugrave delle volte non proporzionato Una separazione dei fenomeni di una certa estensione da episodi che sono invece di limitata superficie permette di avere meglio sotto controllo la situazione e piugrave direttamente la sensazione di ciograve che realmente accade Pertanto si propone di reintrodurre in sede di rilievo e archiviazione degli eventi il concetto di principio di incendio che comprende tutti quegli eventi che per limitate vastitagrave diffusibilitagrave violenza o difficoltagrave di estinzione sono da classificare a parte In particolare il principio di incendio per essere tale deve essere caratterizzato da

- superficie percorsa minore di 1000 m2 - nessun danno significativo - impiego di meno di tre persone per lestinzione

Per ogni principio di incendio dovrebbero essere rilevati almeno la data il luogo (sempre secondo un preciso e univoco sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta Eacute necessario prevedere attivitagrave annuali di mappatura delle aree percorse dal fuoco in conformitagrave a quanto previsto dalla L 3532000 STIMA DEI DANNI Lo studio delle interazioni tra copertura forestale e fenomeno incendi ha seguito finora due filoni separati analisi degli effetti del fuoco sulle coperture forestali previsione del comportamento degli incendi attraverso i modelli di propagazione e di combustibile Riferimenti specifici possono essere gerarchicamente dedotti sia dalla normativa nazionale e regionale sugli incendi boschivi e dai connessi regolamenti di attuazione sia soprattutto dai principi e dai criteri di gestione sostenibile codificati nellrsquoambito del processo paneuropeo di Helsinki-Lisbona (MCPFE ndash Ministerial conference for forest protection in Europe attualmente Forest Europe) sulla protezione delle foreste in Europa Relativamente abbondante appare inoltre la letteratura relativa al tema degli indicatori per gli aspetti forestali in generale Sono in corso e in avvio indagini che elaborano indicatori indici e valori di riferimento applicabili ai sistemi forestali nella valutazione dei danni ecologici prodotti dagli incendi le liste sono concepite in modo da fornire un quadro standard minimale i riferimenti proposti frutto di una selezione accurata su un insieme di informazioni dedotto da ricerche bibliografiche e dallesperienza di campo tengono soprattutto conto di quegli indicatori e indici che appaiono di piugrave immediato impiego nellambito della pianificazione antincendio Gli indicatori vengono modulati per categorie di danno in funzione delle alterazioni causate dal passaggio del fuoco su efficienza bioecologica dei popolamenti (effetti su suolo fauna atmosfera dinamica floristico-strutturale e vegetazionale) assetto ecopaesistico possibilitagrave di opzione nella gestione colturale Una corretta analisi economica dellrsquoeffetto degli incendi boschivi puograve basarsi sullipotetico confronto tra il flusso dei costi e benefici nella situazione con e senza incendi In tale ipotetico confronto vanno considerati non solamente gli aspetti di mercato (perdita diretta di legname e di prodotti non legnosi) ma anche i danni indiretti comprendenti i prodotti e servizi senza prezzo quali lrsquoofferta di aree ricreative la tutela

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

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49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

102

PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

103

34

  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

idrogeologica la stabilizzazione climatica ecc Questi mancati benefici costituiscono infatti una parte consistente dei costi sociali derivanti dagli incendi

Lobiettivo possibile di metodologie di stima dei danni non egrave quello di proporre una valutazione finanziaria in termini assoluti bosco per bosco del danno da incendio quanto la definizione di una gerarchia tra aree boscate da proteggere ovvero lrsquoindividuazione dei criteri di prioritagrave nella programmazione degli interventi di prevenzione La procedura qui riassunta facilmente automatizzabile avendo a disposizione un sistema informativo territoriale adeguatamente configurato egrave basata su una preventiva identificazione di unitagrave territoriali (UP) omogenee riguardo al loro potenziale pirologico e al successivo impiego di un numero limitato di variabili esplicative rilevate in ogni UP (superficie forestale masse legnose mediamente presenti per ettaro etagrave media ecc) La valutazione economica del rischio dincendio egrave basata sulla stima del valore economico atteso (Vatt) per ogni UP in un determinato territorio regionale Vatt egrave calcolato in funzione della probabilitagrave (p) che nellUP considerata si verifichi annualmente un incendio e di una misura assoluta del valore economico (V) dellUP

Vatt = V(1-p) La classificazione delle UP in relazione alla necessitagrave di realizzare interventi di prevenzione degli incendi va ovviamente effettuata in funzione sia del valore per unitagrave di superficie delle risorse da tutelare sia della probabilitagrave che vengano distrutte dal fuoco cioegrave facendo riferimento al rischio economico dincendio (R) valutato come percentuale (ovvero probabilitagrave empirica) del valore unitario dellarea

R = Vp Sulla base dei valori assunti da R per ogni UP il territorio interessato allapplicazione della metodologia puograve essere suddiviso in classi che rappresentano aree a diverso livello di rischio economico e quindi aree per le quali possono essere programmati differenti tipi di interventi di prevenzione degli incendi Nellindividuazione delle diverse classi di rischio possono poi essere adottati valori soglia di rischio massimo associati a bassi valori di V e di rischio minimo che giustificano la designazione dellUP nella categoria del minor rischio economico Allopposto nelle zone dove viene segnalata la presenza di emergenze di grande valore ambientale si puograve procedere indipendentemente dai risultati delle stime a una assegnazione automatica dellUP alla classe di maggiore rischio economico Lelemento piugrave problematico della procedura proposta egrave costituito dalla stima di V cioegrave del valore economico dellUP Per tale stima ci si puograve riferire al criterio della capitalizzazione in base al quale il valore di un bene egrave calcolato in funzione dei prodotti e servizi che tale bene egrave in grado di erogare (B) I servizi significativi (o funzioni) considerati sono quattro

- leventuale produzione di legname Ble - il servizio collegato alleventuale offerta di aree ricreative Bric - il servizio collegato alleventuale funzione di tutela idrogeologica Bidr - il servizio di stabilizzazione climatica Bcl

Una volta stimati i valori dei servizi annualmente forniti in ogni singola area omogenea il valore V viene valutato in base alla formula di capitalizzazione di redditi annuali costanti e illimitati

V = ΣBBjr dove r = saggio di capitalizzazione assunto

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

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49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

102

PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

103

34

  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE Nelle generalitagrave tra i principi generali si fa riferimento alla verifica della pianificazione Questo egrave un principio tipico della pianificazione mirato a verificare se le iniziative e le realizzazioni hanno portato nel tempo a risultati positivi Eacute quindi necessario prevedere il monitoraggio dellefficienza degli interventi di prevenzione realizzati ovvero unrsquoanalisi critica dellefficacia e dei risultati conseguiti dallapplicazione degli interventi programmati adottati nel piano che verifichi se siano stati raggiunti i risultati voluti In caso positivo si provvederagrave poi a realizzare una tappa successiva di pianificazione al momento della revisione del piano stesso Se invece i risultati anche parziali non sono stati raggiunti si deve provvedere ad individuare i motivi dellrsquoinsuccesso e a proporre nuovi interventi nel contesto della revisione del piano Si mira in tale modo con un percorso di tipo adattivo ad ottenere successivi e costanti avanzamenti e miglioramenti della situazione ambientale Allrsquoinizio di ogni anno risulta necessario predisporre una Relazione di aggiornamento (o Piano) annuale degli interventi di prevenzione e le relative possibilitagrave di finanziamento con la descrizione degli interventi di prevenzione AIB - a consuntivo dellanno precedente e previsionale di inizio anno - necessari e distinti tra quelli attuabili direttamente dallEnte parco e quelli attuabili dai legittimi proprietari o gestori delle zone di intervento Tra quelli direttamente attuabili dallEnte parco con propri fondi o da terzi (previsti) deve essere indicato il cronoprogramma e lentitagrave economica (Scheda Tecnico-Economica predisposta dalla DPNMMATTM) Per gli interventi non direttamente attuabili dallEnte parco devono essere indicate le opportunitagrave di finanziamento a loro sostegno (PSR FAS Ente parco ecc) Nel monitoraggio annuale egrave compresa anche la verifica dei sistemi di avvistamento del parco mezzi ed attrezzature AIB lrsquoaccesso e la funzionalitagrave dei punti di approvvigionamento idrico lrsquoeventuale necessitagrave di integrazione dei mezzi esistenti la loro manutenzione etc e quindi la previsione di eventuali integrazioni con opere di manutenzione o acquisto materiali MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI Lrsquoiter di adozione del Piano AIB delle aree protette statali si articola nelle seguenti fasi

bull redazione ed approvazione del Piano da parte dellrsquoEnte gestore ed invio al Ministero dellrsquoAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ndash Direzione Protezione Natura e del Mare

bull istruttoria del MATTM comprensiva del parere del Corpo Forestale dello Stato e dellrsquointesa con lae Regionei in cui ricade lrsquoarea protetta per lrsquoinserimento nellrsquoapposita sezione del Piano AIB regionale

bull adozione del Piano con DM del MATTM Salvo successiva diversa indicazione da parte della DPNM (Direzione Protezione della Natura e del Mare) il Piano AIB con esplicitato il periodo di validitagrave elaborato ed approvato dal Consiglio Direttivo dellrsquoEnte Parco dovragrave essere spedito con apposita nota di trasmissione a

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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

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NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

102

PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

103

34

  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DIREZIONE GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE VIA CAPITAN BAVASTRO 174 00147 ROMA Il piano dovragrave essere spedito alla DPNM in piugrave copie cartacee destinate a

1 una copia per la DPNM 2 una copia per il CFS che rilascia il relativo parere 3 una copia per ognuna delle regioni ove ricade il Parco

Ogni copia dovragrave essere corredata degli elaborati cartografici (interni eo allegati alla relazione) e di altri eventuali allegati Oltre alle copie cartacce dovranno essere inviate anche altrettante copie digitali su supporto informatico (CD ROM o DVD) Il supporto informatico dovragrave contenere la relazione e gli elaborati cartografici come definiti in premessa in formato pdf noncheacute i singoli tematismi AIB elaborati in formato SHAPE file per lrsquoeventuale inserimento sul Geoportale Nazionale del MATTM Lrsquoaggiornamento annuale del Piano AIB dovragrave essere spedito in copia cartacea (una per la DPNM ed una per ogni regione interessata) e su supporto informatico (CD ROM o DVD o per posta elettronica) in formato pdf allo stesso indirizzo sopra indicato Salvo successive diverse indicazioni da parte del Ministero le modalitagrave ed i contenuti dellrsquoaggiornamento annuale sono quelli indicati in dettaglio con Circolare DPN-MATTM (Ottobre 2009) prot 22636 del 26102009 Ai fini dellrsquoottenimento dellrsquointesa regionale in tempo utile per la stagione estiva egrave necessario che il piano AIB pervenga al Ministero entro il mese di gennaio e la relazione di aggiornamento annuale entro il mese di marzo FONTI WEB 1) httpwwwminambienteithome_itmenuhtmlmp=menumenu_attivitaampm=argomentihtml|Aree_naturali_prote

ttehtml|Attivita_antincendi_boschivihtml

2) httpwwwpcnminambienteitGNprogetto_incendiphplan=it FONTI BIBLIOGRAFICHE 1) normativa 2) pubblicazione DPNMATT ldquoIncendi e complessitagrave ecosistemicardquo (vedi appendice ldquoLinee di pianificazione

antincendi boschivi nelle aree protetterdquo)

32

SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

102

PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

103

34

  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

TABELLA DI SINTESI

SINTESI (2009) SCHEMA DI PIANO AIB

PARCHI NAZIONALI(Primo aggiornamento dello schema 2002)

Gli elementi sotto evidenziati sono fondamentali al Piano AIB e la loro assenza non debitamente motivata puograve determinare la non conformitagrave del Piano stesso

LA PRESENTE SINTESI CHE INTEGRA LO SCHEMA DI PIANO AIB DEL 2002 COSTITUISCE LINDICE OPERATIVO DA SEGUIRE PER LA REDAZIONE DEL PIANO PER I PARCHI NAZIONALI ED ELENCA LE PRINCIPALI TEMATICHE CHE IL PIANO DEVE AFFRONTARE AL FINE DI FORNIRE LE INFORMAZIONI FONDAMENTALI E NECESSARIE PER LATTUAZIONE DI UNA CORRETTA ED EFFICIENTE STRATEGIA DI TUTELA DAGLI INCENDI DELLAREA PROTETTA

1 FRONTESPIZIO DEL PIANO AIB

11 TITOLO DEL PIANO CON INDICAZIONE DELLAREA PROTETTA DEL PERIODO DI VALIDITA E DEL MESEANNO DI FINE REDAZIONE

2 PREMESSA (ELEMENTI NORMATIVI - ACCORDI AIB - REFERENTI

ndash ASPETTI CARTOGRAFICI ndash ECC)

21 RIFERIMENTO ALLA l 3532000 ALLE LINEE GUIDA DEL DPCPCM ED ALLO SCHEMA DI PIANO AIB DELLA DPNMATTM

22 ESTREMI DELLE VIGENTI LEGGI REGIONALI DI DIRETTO INTERESSE PER LAIB

23 ESTREMI DEL PIANO AIB REGIONALE E DI EVENTUALI ACCORDI FRA ENTI INTERESSATI ALL AIB REGIONE CFS VVFF PN ECC

24 ESTREMI DI ARTICOLI DI DECRETI PIANI REGOLAMENTI ECC PERTINENTI IL TERRITORIO DEL PARCO CHE INTERESSANO LA GESTIONE AIB DEL TERRITORIO SILVO-AGRO-PASTORALE

25 EVENTUALI DEROGHE ALLE NORME DI GESTIONE FORESTALE VOLTE A FAVORIRE GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE AIB

26 REFERENTI AIB DEL PN DEL CTACFS DELLA REGIONE ED ALTRI EVENTUALI PER COORDINAMENTO E INTESA

27 ELENCO DI EVENTUALI SITI WEB INFORMATIVI AIB RELATIVI ALLAREA PROTETTA O REGIONALI PREVISIONE

3 PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO

31 DESCRIZIONE PIANI TERRITORIALI DI INDIRIZZO E DI SVILUPPO STRATEGICI E TEMATICI VIGENTI

32 ZONIZZAZIONE DELLAREA PROTETTA CON DIVERSA VALENZA NATURALISTICA (compresi i siti NATURA 2000)

33 COPERTURA ED USO DEL SUOLO34 VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI35 GEOLOGIA PEDOLOGIA FRANOSITA EROSIONE SUPERFICIALE E ASSETTO IDROGEOLOGICO IN GENERALE36 LA PIANIFICAZIONE FORESTALE37 INTERVENTI SELVICOLTURALI38 GESTIONE DEI PASCOLI

39 ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA DEI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI E INTERCOMUNALI (SINTESI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE)

CARTOGRAFIA DI BASE DISPONIBILE DA ELENCARE E DESCRIVERE INDICANDONE LA REPERIBILITArsquo

(ALLEGARE SOLTANTO LA PIU PROPEDEUTICA AI TEMATISMI AIB DERIVATI) 310 CARTA TECNICA REGIONALE O IN SUA ASSENZA CARTA IGM DI MAGGIOR DETTAGLIO 311 CARTA DELLA VEGETAZIONE EO DEI TIPI FORESTALI 312 CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE VEGETAZIONALI E FAUNISTICHE PAESAGGISTICHE 313 ORTOFOTO (REPERIBILI AD ES DAL PORTALE CARTOGRAFICO DEL MATTM O DALLA REGIONE)

314 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PN (PERIMETRO ZONIZZAZIONE SITI NATURA 2000 ECC) SU BASE TOPOGRAFICA O SU ORTOFOTOCARTA

4 ZONIZZAZIONE ATTUALE (FIRE REGIME E FIRE SEVERITY) 41 ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI42 FATTORI PREDISPONENTI (CLIMA MORFOLOGIA VEGETAZIONE ECC)

43 STUDIO DELLE CAUSE DETERMINANTI (DOLOSE COLPOSE NATURALI IGNOTE) TRA CUI GLI USI ED I COSTUMI (ES PRATICHE AGRONOMICHE QUALI ABBRUCIAMENTO RESIDUI DI POTATURE STOPPIE ECC) TURISMO E PECULIARITA LOCALI

44 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DEI CARICHI O MODELLI DI COMBUSTIBILE (CORRELATA ALLE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI)

45 CLASSIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO (3 CLASSI DI RISCHIO) 46 PERICOLOSITA47 GRAVITA

CARTOGRAFIA Zonizzazione Attuale (Esempi) 48 CARTA DEGLI INCENDI PREGRESSI

MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

102

PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

103

34

  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI
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SCHEMA DI PIANO PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITAacute DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI

NEI PARCHI NAZIONALI (ART 8 COMMA 2 DELLA LEGGE 21 NOVEMBRE 2000 N 353)

MINISTERO DELLrsquoAMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

49 CARTA DEI MODELLI DI COMBUSTIBILE O GRADO DI COMBUSTIBILITA 410 CARTA DELLA VIABILITA CON FONTI IDRICHE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE AIB 411 CARTA DELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO FORESTA (da piani di emergenza) 412 CARTA DELLE AREE OMOGENEE PER PERICOLOSITA GRAVITA E RISCHIO DEGLI INCENDI

413 CARTA DELLE LINEE ELETTRICHE TELEFONICHE FFSS IMPIANTI A FUNE ECC CON INDICAZIONE DELLENTE GESTORE EO DEL PROPRIETARIO

5 ZONIZZAZIONE DI SINTESI 51 PRIORITA DINTERVENTO E LORO LOCALIZZAZIONE

CARTOGRAFIA Zonizzazione di Sintesi 52 CARTA Zone prioritarie per gli interventi AIB (zone rosse) 6 ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

61 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 62 ESIGENZE DI PROTEZIONE E TIPOLOGIE DINTERVENTO NELLE AREE OMOGENEE

63 DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO MASSIMA ACCETTABILE E DELLA RIDUZIONE ATTESA DI SUPERFICIE MEDIA ANNUA PERCORSA DAL FUOCO (RASMAP)

PREVENZIONE7

ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI (DESCRIZIONE E SCHEDA ECONOMICA) 71 PREVENZIONE INDIRETTA (INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE) 72 FORMAZIONE73 SINTESI TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DIRETTI (INFRASTRUTTURALI - STRUTTURALI - SELVICOLTURALI) 74 VIABILITA OPERATIVA E VIALI TAGLIAFUOCO75 SISTEMI DI AVVISTAMENTO76 APPROVIGGIONAMENTO IDRICO77 PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO DEGLI ELICOTTERI

PREVENZIONE SELVICOLTURALE78

(INTERVENTI PRIORITARI AUSPICABILI CON DESCRIZIONE DELLA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA FORMAZIONI FORESTALI E RELATIVE TIPOLOGIA DI INTERVENTO) PIANO DEGLI INTERVENTI DI RIPULITURA DELLE VIE DI COMUNICAZIONE STATISTICAMENTE SOGGETTE AD INSORGENZA INCENDI DA ATTUARE CON TEMPISTICA E MODI TALI DA NON COMPORTARE LACCUMULO DI BIOMASSA SECCA E PAGLIOSA SUI BORDI STRADALI

79

EMANAZIONE INDIRIZZI DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE AIB NELLE ZONE DI INTERFACCIA URBANO-710

FORESTAVERIFICA DELLA FATTIBILITA ED APPLICAZIONE DEL FUOCO PRESCRITTO

711 NEI CASI PARTICOLARI E CON

ADEGUATI SUPPORTO SCIENTIFICO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO

712 CON RELATIVA SCHEDA

TECNICO-ECONOMICA CARTOGRAFIA DEGLI INTERVENTI (Esempi)

CARTA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE PROGRAMMATI (LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE STRUTTURALI ED INFRASTRUTTURALI E DEGLI INTERVENTI COLTURALI NECESSARI A CONTENERE IL RISCHIO INCENDI COME DA PIANO DEGLI INTERVENTI)

713

714 MODELLO DI PROPAGAZIONE E COMPORTAMENTO SPECIFICO DEL FUOCO SISTEMA DI SUPPORTO ALLE DECISIONI BASATO SUI PARAMETRI TIPICI DELLAREA E INTEGRATO CON LA RETE REGIONALE

715

8 LOTTA ATTIVA81 RISORSE DISPONIBILI (PERSONALE E MEZZI) 82 SORVEGLIANZA83 AVVISTAMENTO84 ALLARME E RELATIVE PROCEDURE

ESTINZIONE PRIMO INTERVENTO SU FOCOLAI E INCENDI VERI E PROPRI CON DESCRIZIONE DELLE 85

PROCEDURE DI COORDINAMENTO OPERATIVO E DELLE DIVERSE RESPONSABILITA 86 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO AL SISTEMA DI ALLERTAMENTO DEL PIANO AIB REGIONALE 87 MODALITA DI RECEPIMENTO-COLLEGAMENTO CON I PIANI COMUNALI DI EMERGENZA 9 PARTI SPECIALI DEL PIANO

91 RICOSTITUZIONE BOSCHIVA (NEI LIMITI E NEI DIVIETI IMPOSTI DALLA L35300) 92 IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SCHEMATICA SITUAZIONE DEI COMUNI DEL PARCO) 93 STIMA DEI DANNI10 MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALI

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

101

MONITORAGGIO DELLEFFICIENZA DEGLI INTERVENTI DI RICOSTITUZIONE POST INCENDI REALIZZATI E RAPPORTO RISPETTO A QUANTO PROGRAMMATO

102

PIANO ANNUALE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO (DAL SECONDO ANNO DI VALIDITA DEL PIANO AIB) E CON RELATIVA SCHEDA TECNICO-ECONOMICA

103

34

  • PREMESSA
    • PAGINA AIB SUL SITO WEB DEL MINISTERO
    • TABELLA DI SINTESI
    • ASPETTI CARTOGRAFICI
      • GENERALITAacute
      • PREVISIONE
        • PIANIFICAZIONE E DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
        • CONOSCENZA DELLrsquoETEROGENEITAgrave SPAZIALE IN TERMINI ATTUALI E POTENZIALI
        • MORFOLOGIA GEOPEDOLOGIA IDROGEOLOGIA FRANOSITAgrave EROSIONE SUPERFICIALE
        • VEGETAZIONE NATURALE E TIPOLOGIE FORESTALI
        • ANALISI DEGLI INCENDI PREGRESSI
        • LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
        • INTERVENTI SELVICOLTURALI
        • GESTIONE DEI PASCOLI
        • PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
        • ZONE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA
        • LA ZONIZZAZIONE ATTUALE
        • Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio
        • Fattori predisponenti
        • Cause determinanti
        • Aree a rischio con indicazione delle tipologie vegetazionali
        • Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali
        • Descrizione di Fire regime (frequenza intensitagrave stagione) e Fire severity (intensitagrave x tempo di residenza)
        • Classificazione dei carichi di combustibile e mappatura
        • DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITAgrave E DELLA GRAVITAgrave REALE DI INCENDIO NELLrsquoAREA SOGGETTA AL PIANO
        • LA PERICOLOSITAgrave
        • LA GRAVITAgrave REALE NELLAREA A PARCO
        • ZONIZZAZIONE DI SINTESI
        • LA PRIORITAgrave DI INTERVENTO
        • ZONIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI
          • PREVENZIONE
            • ZONIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
            • TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
            • VIABILITAgrave
            • VIABILITAgrave OPERATIVA
            • VIALI TAGLIAFUOCO
            • APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
            • PIAZZOLE DI ATTERRAGGIO ELICOTTERI
            • PREVENZIONE SELVICOLTURALE
            • IL FUOCO PRESCRITTO
            • FORMAZIONE
            • PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E POSSIBILITA DI FINANZIAMENTO
              • LOTTA ATTIVA
                • SORVEGLIANZA
                • AVVISTAMENTO
                • ALLARME
                • COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE
                  • PARTI SPECIALI DEL PIANO
                    • RICOSTITUZIONE BOSCHIVA
                    • IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO
                    • STIMA DEI DANNI
                      • MONITORAGGIO E REVISIONE ANNUALE
                      • MODALITAacute DI INVIO DEL PIANO AIB E DEI SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ANNUALI
                        • Fonti web
                        • Fonti bibliografiche
                          • TABELLA DI SINTESI