S.Camillo oggi 29-11-2007 16:49 Pagina 1 · Questo inno stupisce chi ritiene che solo ... Dio d...

44

Transcript of S.Camillo oggi 29-11-2007 16:49 Pagina 1 · Questo inno stupisce chi ritiene che solo ... Dio d...

S.Camillo oggi 29-11-2007 16:49 Pagina 1

Conversionedi San Camillode Lellis

2 febbraio 1575San Giovanni RotondoManfredonia

Conversionedi San Camillode Lellis

2 febbraio 1575San Giovanni RotondoManfredonia

INNO

5 Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù:

6 il quale, pur essendo di natura divina,non considerò un tesoro gelosola sua uguaglianza con Dio;

7 ma spogliò se stessoassumendo la condizione di servoe divenendo simile agli uomini;apparso in forma umana,

8 umiliò se stesso,facendosi obbediente fino alla mortee alla morte di croce.

9 Per questo Dio l’ha esaltatoe gli ha dato il nomeche è al di sopra di ogni altro nome,

10 affinché nel nome di Gesùogni ginocchio si pieghinei cieli, sulla terra e sotto terra;

11 e ogni lingua proclamiche Gesù Cristo è Signore,a gloria di Dio Padre

(Fil 2,6-11)

Sostieni la nostra rivista e il santuario. Invia la tua offerta sul c/c postale n. 11595667 intestato a“Santuario San Camillo de Lellis” - Bucchianico

Il Santuario è aperto tutti giorni: 7.30 - 12.30; 15.00 - 19.00 (oralegale: 20.00). E’ possibile usufruire della visita guidata gratuita(meglio previo accordo con il rettore - tel. 0871 381121)

Orari Sante messeGiorni ferialiSantuario: 7.30 - 18.00 (ora legale: 19.00)Parrocchia San Michele Arcangelo: (di fronte al Santuario) 8.30Giorni festiviSantuario: 8.00

Parrocchia San Michele Arcangelo: 18.00 (ora legale: 19.00)Chiesa S. Chiara: 9.00Chiesa S. Urbano: 10.30

Mezz’ora prima della messa serale si recita il Santo Rosario

Come raggiungere il SantuarioIl Santuario è situato a 12 Km da Chieti. È facilmente raggiungibilecon le autostrade A14 e A 25 – uscita per Chieti. Proseguire sullaSS 81, seguendo le indicazioni per Bucchianico

S.Camillo oggi 29-11-2007 16:49 Pagina 2

Fil 2,6-11: Fino alla morte di croce

Dalla prigione, (cfr. Fil 1,7.13s.30), pro-babilmente ad Efeso, verso l’anno 56,Paolo scrive alla comunità, da lui fon-

data verso il 50, che si trova a Filippi, ricca estrategica città della Grecia. Fedele al suo inse-gnamento, tale comunità era per lui fonte diprofonda gioia. Paolo la esorta tuttavia a cre-scere nell’umiltà e insieme nella fermezza,guardandosi dagli avversari esterni.

Questo inno stupisce chi ritiene che soloverso l’epoca degli scritti giovannei si è affac-ciata l’idea della preesistenza di Gesù. In real-tà, le diverse comunità cristiane hanno avuto illoro percorso e c’è chi fin da questi primissimitempi ha sondato il mistero di Cristo andandooltre a ritroso alla sua venuta sulla terra. Alcuniconcetti invece non sono evidenziati nell’inno:come quello della “morte per” la remissione deipeccati.

Sull’inno di 2,6-11 hanno molto dibattuto glistudiosi se sia paolino o meno, e quale sia lasua composizione ed il significato dei termini.Rileviamo solo che alcuni dei termini dell’in-no, pur di uso raro, sono usati ancora e quasisolo da Paolo. Tuttavia, tralasciando la discus-sione sull’origine, noi consideriamo l’innocome ci si presenta, un inno che Paolo offre allasua comunità. Quanto alla composizione, leacquisizioni dell’analisi retorica, che da quasitre secoli studia il modo particolare di compor-re degli autori ebraici, permettono di individua-re quella che è sotto riportata.

L’insieme dell’inno richiama la figura delServo, il cui orecchio è reso ogni mattina atten-to, e che non oppone resistenza e non si sottraealla sofferenza (Is 50,4ss). Il suo volto non saràneppure più d’uomo, sarà tolto di mezzo.JHWH, cui è piaciuto prostrarlo, gli darà inpremio le moltitudini (Is 52,13-53,12).

I versi 10 e 11 si ispirano a Isaia 45,23: “Logiuro su me stesso, dalla mia bocca esce la veri-tà, una parola irrevocabile: davanti a me si pie-gherà ogni ginocchio, per me giurerà ogni lin-gua”. “Il titolo di ‘Signore’, collegato a questacitazione, va equiparato al nome di Dionell’Antico Testamento” (Gnilka).

L’espressione “in voi”, del verso 5, che intro-

duce all’inno, significa non “nel vostro inti-mo”, ma “tra di voi”. Nei versetti precedenti,infatti, Paolo esorta i Filippesi a una conviven-za nella carità, che si manifesta nell’umiltà, incui si considerino gli altri superiori a se stessi(v. 3), e si obbedisca (cfr. v. 12): termini questiche ricorrono nell’inno, riferiti a Gesù. Egliappare dunque il modello di vita della comuni-tà, anzi, più di questo. All’espressione “inCristo Gesù”, autorevoli commentatori danno ilsenso che essa ha generalmente in Paolo, non diimitazione, ma di “vita in”, così che la frasepotrebbe essere così intesa: “Abbiate gli universo gli altri le disposizioni che si hanno, chevoi avete, Filippesi, e che dovete sempre piùavere nella comunione di Gesù Cristo”. Così,subito dopo l’inno, Paolo richiama i Filippesiall’obbedienza (v. 12). I versetti d’introduzioneall’inno (2,1-5) e quelli che lo seguono imme-diatamente (2,12-18), descrivono nel loro insie-me la vita cristiana, nelle sue relazioni comuni-tarie (1-5), che diventano apostoliche perchésegno luminoso nel mondo (12-18). L’apostoloappare, in questo cammino che è di tutti, comecolui che è pronto a dare la vita e con gioia,perché, nella comunione con Gesù, tutti abbia-no le sue disposizioni.

Si può ritrovare nell’inno una composizionesettenaria, che richiama il candelabro (lamenoràh) che gli ebrei accendevano ogni seranel tempio ad esprimere la loro speranza nelDio d’Israele.

Nel brano iniziale e finale appare “Dio”, chealla fine è chiamato anche “Padre”. A “la suauguaglianza con Dio” (v. 6) corrisponde“Signore” al verso 11b. Cristo Gesù non siarroga come un tesoro geloso la sua ugua-glianza con Dio (v. 6): e tutti lo riconosconoSignore, a gloria del Padre (v. 11).

Al centro dell’inno c’è Uno morto sulla croce:contemplando lui, Paolo, nel buio della sua pri-gione, compone il suo inno. Vede il camminoche ha portato Gesù a quel punto e ciò che ne èseguito. Paolo è stato affascinato dal Cristo cro-cifisso, dal quale ha compreso un fatto essen-ziale: “Mi ha amato e ha dato se stesso per me”(Gal 3,20). Così non può più pensare se stessose non conformato a lui: “Sono stato crocifissocon Cristo e non sono più io che vivo, ma

Cristo vive in me” (Gal 2,20a). Vede con gioiail suo cammino d’apostolo configurarsi a quel-lo del Crocifisso; poco oltre il nostro innoafferma: “E anche se il mio sangue deve esserversato in libagione sul sacrificio e sull’offertadella vostra fede, sono contento e ne godo contutti voi” (Fil 2,17).

Colui che era “uguale a Dio” volontariamente(tutti i verbi sono all’attivo), si spoglia della suacondizione per assumere quella dell’uomo,segnata dalla sottomissione agli elementi: dauna conoscenza graduale e limitata, da una vitalegata a un tempo e a un luogo, esposta alla fati-ca, alla malattia, alla morte, vulnerabile insom-ma. Un testo dei primi tempi della Chiesa dice:“Poiché la sua bontà fece piccola la sua gran-dezza, egli divenne come io sono” (Od. Sal7,3s).

L’antica tentazione:“Diventerete come dei” èda sempre nell’uomo. Egli cerca di salire: averedi più, contare di più, sapere di più, godere dipiù, vivere di più. Essere il primo, ricevereonore, essere servito è il suo grande sogno. In unmondo in cui il vecchio Adamo rinasce in ogniuomo, Gesù viene come l’uomo nuovo. Va nelsenso opposto. Scende il solo che stava in alto.

“Compi forse prodigi per i morti? O sorgonole ombre a celebrarti? Si celebra forse la tuabontà nel sepolcro, la tua fedeltà negli inferi?”(Sal 88,11-12). Così pregava l’Ebreo per con-vincere YHWH a salvarlo da morte. Anche ilsalmo più tragico, il 22: “Dio mio, Dio mio,perché mi hai abbandonato? si chiude con uncanto di lode perché Dio ha strappato il suofedele dall’orlo dell’abisso. Per Gesù non ècosì: egli arriva a varcare l’ultima soglia. E Diosembra quasi aspettare.

Non c’era morte più infame, tanto che gliebrei non la decretavano mai, e i romani lariservavano ai non cittadini e ai ribelli. Poichésta scritto: “Maledetto chi pende dal legno” (Dt21,21), subendo questo supplizio, Gesù “diven-ta lui stesso maledizione” (Gal 3,13), raggiun-ge cioè il punto estremo di distanza di una con-dizione d’uomo da quella di Dio.

Lo svuotamento e la discesa di Gesù apparen-temente non sono spiegati. Il verso 8 però faintuire la presenza di qualcun’altro in questo

Il Santo vede nella propria morte, la morte di Cristo che prende forma visibile

LA NOSTRA DIGNITÀ STA TUTTA QUI

L’Anno Paolino

Dal 28 giugno 2008 al 29 giugno 2009l’Anno Paolino nel bimillenario della nascita di San Paolo

San Camillo Oggi 4 - 20073

S.Camillo oggi 29-11-2007 16:49 Pagina 3

L’Anno Paolino

percorso: “divenendo obbediente”. Gesù com-piendo questo percorso è in ascolto fattivo diqualcuno. Il suo abbassamento è anzitutto inte-riore, di obbedienza. Gesù ha vissuto la suadiscesa in fiducia a Qualcuno, fino all’ultimasoglia, quella del non ritorno, quella in cui lavita sfugge irreparabilmente: la morte. Hasaputo dire sì anche quando questo gli strappa-va l’ultima cosa rimasta, l’ultimo soffio.Nessuno è più sposseduto di colui che è morto.Gesù ha rischiato più dell’orante del salmo 22.

Alla discesa di Gesù fa seguito, come conse-guenza, ma con un aspetto anche di successio-ne temporale, la sua elevazione ad opera diDio. Il Padre attende che Cristo compia perintero il suo percorso di obbedienza e di fiduciae lo costituisce Signore dell’universo. Cristonon recupera semplicemente la situazione ini-ziale, ma trascina quell’umanità dispersa cheandava per le proprie strade (1 Pt 2,25; Gv11,52) e l’intero universo, perché ad una vocericonoscendolo Signore, dia gloria al Padre (cf.Ef 1,14). La riflessione successiva di Giovanni,ma anche di Luca (9,51) farà intuire che ladiscesa era in se stessa una salita, perché eral’espressione massima dell’amore di Gesù alPadre e all’umanità.

Questo inno è estremamente sobrio, descrivei fatti e solo quel “diventato obbediente” apreuno squarcio sul mondo interiore di Gesù. Perla Bibbia l’amore non è un sentire, ma unadecisione operativa. È in questa decisione lasua stabilità, anche quando il sentimento nonviene in aiuto. La discesa di Gesù non fu unpercorso facile, né spontaneo: “Nei giorni dellasua vita terrena egli offrì preghiere e supplichecon forti grida e lacrime a colui che potevaliberarlo da morte e fu esaudito per la suapietà; pur essendo Figlio, imparò tuttavia l’ob-bedienza dalle cose che patì” (Eb 5,7-8). Paoloha compreso dalla croce l’amore di Gesù (cf.Gal 3, 20), e questo amore gli preme dentrospingendolo all’apostolato: “L’amore delCristo (cioè: di Cristo per noi) ci spinge, alpensiero che uno è morto per tutti e quindi tuttisono morti” (2 Cor 5,14).

APPROFONDIMENTI

Condizione (morphé) (v. 6a. 7b)

Le osservazioni sui termini sono essenzial-mente tratte da: Coenen, L., Beyreuther, E.,Dizionario dei concetti biblici del Nuovo

Testamento, EDB, Bologna ’91. I termini siriferiscono alla traduzione più letterale cheappare insieme alla composizione.

Per due volte nell’inno appare il termine mor-phé, qui tradotto con “condizione”: versi 6a. 7b.Nel mondo greco morphé indicava originaria-mente forma, figura esteriore; in seguito indicòla persona in quanto è percepibile. La morphénon è un involucro esteriore che si può cambia-re restando immutata l’essenza; al contrario, èl’espressione dell’essenza. Nella LXX, la tradu-zione greca dell’Antico Testamento, morphéappare solo 9 volte, traduce diversi vocaboliebraici e non è mai in riferimento a Dio (Cfr. Is44,13: il falegname fa “una forma d’uomo”; eDan 3,19: Nabucodonosor aveva “un aspettominaccioso”). Nel Nuovo Testamento: neiVangeli, il sostantivo morphé appare solo in Mc16,12 (“apparve…sotto un altro aspetto”), men-tre il verbo trasformare si trova in Mt 17,2 e Mc9,2 per esprimere la trasfigurazione. Il sostanti-vo appare due volte nel nostro inno e poi più eanche i rari derivati si trovano in Paolo.

Con l’espressione di Fil 2,6a (in morphé diDio), l’esistenza di Cristo prima della sua vitaterrena è definita divina: egli la “possedeva” nelpassato. Con la sua esistenza terrena, egli “sisvuotò”: la “forma di servo” (7b) sostituì la“forma divina”. Il modo di esistere di Cristo simodificò radicalmente. Cristo entrò in una con-dizione di vita che bisogna considerare “comeuna prigionia e una schiavitù, sotto il regime delpotere cosmico e degli ‘elementi del mondo’”(Bornkamm). Cristo rinunciò all’esistenza divi-na preesistente per passare a un’esistenza terre-na, caratterizzata dall’essere “esistenza daschiavo”. La continuità del soggetto dice tutta-via che colui che prende l’esistenza di schiavo ècolui stesso che “era di condizione divina”.

In Fil 3,21 appare un termine derivato: sym-mòrphon: “Il Signore Gesù Cristo trasfigureràil nostro misero corpo per conformarlo al suocorpo glorioso, in virtù del potere che ha di sot-tomettere a sé tutte le cose”. Si tratta anche quidi un cambiamento radicale nel modo d’esseredell’umile corpo, che diventa corpo glorioso.Non significa diventare simile, ma una vita inCristo, la cui esistenza ci penetra, senza peròannullare la nostra personalità. Questo stessotermine si trova anche in Rm 8,29: ”Quelli cheegli da sempre ha conosciuto li ha anche prede-stinati ad essere conformi all’immagine delFiglio suo, perché egli sia il primogenito framolti fratelli”. Ciò significa che entriamo a far

parte del suo stesso essere. Si potrebbe parlaredi divinizzazione o di cristificazione. Cristoperò resta un punto di confronto: “primogenitofra molti fratelli”. Lo stesso termine, ma nellaforma verbale, si trova in Fil 3,10: “…diven-tandogli conforme nella morte, con la speranzadi giungere alla risurrezione dai morti”. Paolovede, nella propria morte, la morte di Cristoche prende di nuovo forma visibile. Anche se,qui come altrove, Cristo e Paolo restano duepersone distinte. Anche in Gal 4,19 appare ilverbo morphòo-: “Figlioli miei, che io di nuovopartorisco nel dolore finché non sia formatoCristo in voi!”. Così pure in Rm 12,2: “Nonconformatevi alla mentalità di questo secolo,ma trasformatevi rinnovando la vostra mente,per poter discernere la volontà di Dio, ciò che èbuono, a lui gradito e perfetto”. Si tratta anchequi di un cambiamento radicale.

Un tesoro geloso (harpagmòs) (v. 6b)Il sostantivo harpagmòs viene da un verbo

che significa impadronirsi di qualcosa, rapire, ericorre 14 volte nel Nuovo Testamento. Ilsostantivo significa l’atto di rapire o la cosarapita e nel N.T. appare solo in Fil 2,6b, nel-l’espressione “ritenere come un guadagno, unbene di fortuna”, nel senso o che si utilizzaqualcosa di dato o che non si lascia sfuggireuna possibilità. Nella frase si riferisce a un beneinattaccabile che Cristo possiede già, dato chese ne svuota (v. 7): si tratta dell’essere uguale aDio. Cristo non si aggrappa alla sua condizionedivina; Adamo invece, sopraffatto dalla tenta-zione del serpente: “Diventereste come dei”(Gen 3,5), aveva voluto impossessarsi di taledignità.

La sua uguaglianza con Dio(l’essere uguale - ìsos - a ) (v. 6c)

Isos significa uguale, corrispondente. Appare8 volte nel N.T. e in due passi concerne l’ugua-glianza di Cristo con Dio: nel nostro passo e inGv 5,18: “Chiamava Dio suo Padre, facendosiuguale a Dio”.

Spogliò (ekéno-sen) (v. 7a)Nel mondo greco kenòs significava vuoto,

senza contenuto (ad es. un pozzo vuoto, unacasa vuota, o riferito a una persona, si diceva “amani vuote”), e il suo opposto era “pieno”. Insenso traslato, il termine può significare unavita priva di contenuto, eticamente negativa,vissuta inutilmente. Il verbo kenòo-s significarendere vuoto, annientare.

San Camillo Oggi 4 - 2007 4

S.Camillo oggi 29-11-2007 16:49 Pagina 4

Nella LXX, kenòs traduce ben 19 termini:allontanarsi da JHWH è affidarsi al nulla (Is30,7; Ger 18,15). Frequente in Gb: i discorsidegli amici sono vani (27,12; 21,34); la sua vitaaffonda nel nulla (7,3.6.16: “i miei giorni sonoun nulla”).

Nel Nuovo Testamento solo Paolo usa questitermini. Il verbo mette l’accento sul vuoto dicontenuto e sull’essere annullato: la fede nonpuò essere annullata dalla giustizia della legge(Rm 4,14), la croce di Cristo non può esseredistrutta dalla sapienza del discorso (2 Cor1,17). Ma che significa “annullò se stesso” diFil 2,7a? Secondo alcuni autori (A. Oepke, K.Barth) Cristo si è privato, cioè ha volontaria-mente scambiato il suo modo di essere divino epreesistente con quello umano e terreno (cf. 2Cor 8,9: “…da ricco che era, si è fatto poveroper voi…”). Per altri (J. Jeremias), l’espressio-ne traduce alcune parole del IV Canto del servodi JHWH: “Ha consegnato se stesso (allamorte)” e andrebbe perciò tradotta: “Ha svuota-to la sua vita”, cioè: ha versato, vuotato se stes-so. Il significato sarebbe: ha abbandonato la vitasulla croce. Ma poiché di croce si parla solo alv. 8, sembra preferibile la prima interpretazione.

Servo (doùlos) (v. 7b)Per i greci, la dignità dell’uomo è nella sua

libertà personale. Ora, il doùlos per natura nonappartiene a sé, ma ad un altro. Per i greci, è unacondizione spregevole.

Nella LXX doùlos traduce l’ebr. ébed, che portanel suo significato il ricordo della schiavitù inEgitto. Lo schiavo ebreo era a disposizione soloper il lavoro, la sua persona era intoccabile.Quello pagano, acquistato a circa 10 euro, eraproprietà del padrone e considerato meno di uncane. Chi si definisce doùlos, riconosce qualcu-no sopra di sé. Rispetto a un grande, era un tito-lo onorifico. Viene usata anche nei confronti diDio: Mosè, Davide, i profeti erano chiamati“servi di Dio”.

Nel Nuovo Testamento., l’uso di doùlos e derivatiè assai frequente. Noi eravamo schiavi del peccato(Rm 12,11; ecc.), Paolo è servo di Cristo Gesù(Rm 1,1; ecc.), si è fatto schiavo di tutti (1 Cor 9,9).Il Signore stesso è definito doùlos (Fil 2,7b).Assumendo la condizione di schiavo, Cristo sirende pienamente solidale con l’umanità schiavadel peccato, della legge e della morte.

Divenendo simile agli uomini(homòio-ma) (7c)

Homòio-ma, somiglianza, è frequente nel

Nuovo Testamento. Rm 8,3 afferma che Dio hamandato “il suo Figlio in una carne simile aquella del peccato e in vista del peccato” (lett.:“in figura simile alla carne del peccato”). È ilmistero dell’incarnazione, che appare anche inFil 2,7: Cristo ha preso la figura di uomo, èdiventato uguale all’uomo. I Doceti ritenneroquesta somiglianza solo apparente. Come inRm 8,3, qui si afferma che Cristo ha preso in séuna figura umana, unica nella storia e indivi-duale. Così Eb dirà che Cristo doveva rendersiin tutto simile ai fratelli (2,17), provato in ognicosa a somiglianza di noi (4,15). “Uomini”,come anche “uomo” in 7d, non evidenzia l’es-sere maschio di Cristo, ma la sua umanità. Iltermine usato infatti è ànthro-pos, che significaessere umano (uomo/donna).

Nell’aspetto (schéma) (v. 7d)Il termine schéma viene dal verbo avere (ècho-),

inteso come stato (presenza) e come attività(comportamento). Il sostantivo appare solo duevolte nel Nuovo Tetsamento, in Paolo. In Fil2,7d, si riferisce alla forma umana concreta diGesù, così come ognuno la poteva vedere (“tro-vato”). Il senso che Paolo dà a questo termineappare chiaro in 1 Cor 7,31: “…passa la scena diquesto mondo!”: non è la forma o l’aspetto este-riore del mondo a passare, ma la sua sostanza.

Umiliò (etapèino-sen) (v. 8a)Nella letteratura greca, l’aggettivo tapeinòs

originariamente aveva il significato locale di“essere situato in basso”, significato presente intutti i sensi traslati: a) socialmente in basso,povero, privo di potere e di posizione sociale,impotente, insignificante; b) servile, non libero;c) scoraggiato, abbattuto. Il termine ha in gene-re un carattere negativo, è l’estremo oppostodella hybris (orgoglio) e va parimenti evitato.Talvolta ha valore positivo, quando significamodesto, ubbidiente alle leggi degli dei.

Il verbo relativo tapeinòo- ha similmente ilsignificato di abbassare, livellare, umiliare, dan-neggiare, rendere inferiore, in senso sociale, poli-tico, economico; scoraggiare (il soggetto è spes-so la sorte, la vita); indurre a ubbidienza, a mode-stia; sottomettersi a un ordinamento. La formariflessiva “abbassarsi, umiliarsi” ha generalmen-te un significato negativo. Alcuni autori tuttaviaesortano a risollevare coloro che si abbattono eparlano del coprirsi il capo davanti agli deidurante il culto per esprimere umiliazione. Ingenerale comunque, nel mondo greco la condi-zione di inferiorità è una vergogna da evitare.

Nella Bibbia invece questa famiglia di voca-boli esprime ciò che permette un adeguato rap-porto con Dio e con i propri simili. Nella LXX,il termine traduce soprattutto l’ebraico anàh =essere piegato, abbassato (da cui anawìm). Ilsignificato prevalente è connesso con la confes-sione di fede in JHWH: Dio abbatte i superbi eelegge e redime gli umiliati. È il messaggiogenerale dei profeti (cf. Am 2,7; Is 2,9ss; Sof2,3), dei racconti della storia d’Israele, deiSalmi (Sal 10; 25; 31; 34; 38; ecc) e deiSapienziali in genere. In Is 53,8, la LXX tradu-ce interpretando: “Per la sua umiliazione (tapèi-nosis) è stato tolto (dal Signore, sott.) il giudiziosu di lui”. Anche negli scritti dei rabbini l’umil-tà aveva un posto di primo piano: ma Gesùpolemizzerà contro il loro orgoglio pratico.

Nel Nuovo Testamento., questa famiglia ditermini appare 34 volte: 4 volte in Mt e il restoin Lc-At e Paolo, Gc e 1Pt. In Mt e Lc. L’uso diquesti termini è legato all’annuncio dell’irru-zione escatologica della signoria regale di Dio.Maria loda la grandezza del Signore, che “haguardato l’umiltà della sua serva” e “ha innal-zato gli umili” (ove “serva” suggerisce il signi-ficato di “umiltà”: cf. v. 38). Giovanni Battistachiede che per la venuta del Signore “ognimonte e ogni colle sia abbassato (tapeino-thése-tai)” ( Lc 3,5), come scritto in Is 40,3ss. Gesùinvita a imparare da lui che è “mite e umile dicuore” (Mt 11,29). In Fil 2,6-11, l’“umiliò sestesso” del v. 8a è definito dal cammino percor-so da Gesù, diventato obbediente fino allamorte e una morte vergognosa come quella dicroce, senz’altro sostegno che la promessadella fedeltà di Dio. La sua autoumiliazionefonda e rende possibile la nuova vita (“con tuttaumiltà - tapeinophrosyne- : avere pensieri umili- ”: 2,3)5 . “Umiliò” (v. (8) indica assunzionedella “casualità e limitatezza del vivere umanoin tutta la sua dipendenza e il suo condiziona-mento, nella sua provvisorietà e frammentarie-tà” (Georgi). Così Paolo ha imparato a vivere inumili condizioni (a patire la fame, la povertà, leprivazioni, ecc.)6; ha imparato ad “abbassare sestesso” con il lavoro corporale7 e descrivendo lasua esistenza, dice: “Ho servito il Signore contutta umiltà, tra le lacrime e tra le prove che mihanno procurato le insidie dei Giudei” (At20,19). Egli nutre la speranza che il Signore“trasfigurerà il nostro misero corpo (lett. ilcorpo della nostra tapèinosis) per conformarloal suo corpo glorioso” (Fil 3,21). La connessio-ne dell’umiltà con la venuta imminente delRegno si affievolisce nei Padri, ove l’umiltà èridotta a atteggiamento penitenziale.

L’Anno Paolino

San Camillo Oggi 4 - 20075

S.Camillo oggi 29-11-2007 16:49 Pagina 5

L’Anno Paolino

Obbediente (hupékoos) (v. 8b)Il verbo hupakòuo- è un composto dalla prepo-

sizione “sotto” e da ascoltare (akòuo-), allo stes-so modo del corrispondente latino oboedire: ob-audire, alla lettera: stare sotto l’ascolto. Il signi-ficato specifico nel mondo greco è aprire rispon-dendo a chi domanda il permesso di entrare.

Nella LXX, il verbo traduce l’ebraico sham-màh, che significa ascoltare-obbedire. Perl’ebreo, il vero ascolto mette in moto tutto l’es-sere, porta a un impegno concreto, all’obbe-dienza, che diventa piena risposta alla rivela-zione. L’obbedienza suppone dunque l’ascolto.Anche Dio ascolta l’uomo e gli obbedisce (cf.Is 65,24: “Prima che mi invochino, io risponde-rò; mentre ancora stanno parlando, io già liavrò ascoltati”). Il Nuovo Testamento rivelache, grazie all’obbedienza di Gesù, le moltitu-dini sono giustificate (Rm 5,9). Per Paolo, lafede è obbedienza: Rm 10,16; 2 Ts 1,8.“L’obbedienza non indica primariamente uncomportamento morale, ma la nuova condizio-ne del cristiano, un atteggiamento positivo diaccoglienza della parola” (B. Marconcini).Anche ai Filippesi è dunque chiesto di essereobbedienti (2,12).

Sopra-innalzato (hyper-hypsòo-) (v. 9a)Ypsòo- ha alla sua radice il sostantivo hypsos

che significa in origine in greco l’estensioneverso l’alto, l’altezza (di cose, non di persone);in senso traslato significa superiorità, elevatez-za di una cosa o di una persona; nel caso di per-sone può avere il senso negativo di “orgoglio”.Il suo opposto è la tapéino-sis.8

Nei LXX hypsòo- appare 150 volte e hyper-hypsòo- 50 volte, col significato fondamentaledi elevare (Sal 18,49; 27,5.6; 30,2…), innalza-re (Es 15,2; Sal 57, 6.12; 108,6…), essere/dive-nire alto (Sal 89,14). Per l’A.T., elevare l’uomoè prerogativa esclusiva di Dio: Dio eleva i giu-

sti, cioè coloro, spesso oppressi, che gridano alui (problematica sociologica). L’uomo però èesposto al pericolo di montare in superbia,innalzandosi da solo. Così in alcuni passi hyp-sòo- significa essere orgoglioso (Sal 37,20).L’esaltazione di Dio è il rendergli omaggio daparte del singolo e della comunità, professandola sua fede in JHWH Signore del cosmo e dellastoria. In sostanza, l’A.T. desume il concetto dielevazione dal mondo circostante, ma lo demi-tizza, così che esso diventa espressione del-l’azione salvifica di Dio nella realtà mondana(o, in senso contrario, espressione del peccatodell’uomo) e testimonianza della gratitudine,che si manifesta nella lode e nell’adorazione. Ilverbo levare o sollevare può indicare anche ilgesto con il quale il padre riconosce il figlio.

Nel N.T., il verbo hypsòo- appare 20 volte esignifica render grande, elevare, esaltare9. Persette volte Gesù ne è il destinatario10. Nelleprime asserzioni cristologiche, la risurrezione el’elevazione di Gesù sono ancora consideratecome un tutt’uno, secondo il modello della vitadel giusto com’era concepita in Israele. Nelnostro inno l’elevazione di Gesù appare comeuna conseguenza della sua ubbidienza nellasofferenza e consiste nell’investitura della suafunzione di Signore da esercitare non solo nellacomunità, ma sul cosmo intero (Cf. Rm 1,4; 1Tm 3,1611). In quest’elevazione “Gesù vienedimostrato come giusto” (Schweizer).

Il Nome (hònoma) (v. 9b): Signore (Kyrios)Il Nome per eccellenza per l’ebreo è quello

impronunciabile: JHWH. Il titolo di Signore,dato a Dio, diventa anche il nome di Cristo (cf.Ap. 19,16). “L’invocazione liturgica di Gesùcome Signore è una delle confessioni più anti-che, se non la più antica, della fede cristiana.Con essa, la Chiesa si sottopone al suo Signore,professando anche il suo dominio sul mondo

(cf. Fil 2,11). Per la fede giudaica contempora-nea, le diverse sfere del mondo, naturali e sto-riche, sono rette da potenze angeliche. Daquando Gesù è stato innalzato a Kyrios, tutte lepotenze devono essere sottomesse a lui e ser-virlo (Col 2,6-16; Ef 1,20s) (H. Bietenhard).L’espressione “nel Signore” è frequente inFilippesi (cf. 2,24.29; 3,1; 4,1).

Ogni lingua confessi (v. 11a)Nel Nuovo Testamento il verbo “confessare”

significa dichiarare liberamente, professarepubblicamente. La homologhìa è la professionedi fede cristiana (2 Cor 9,13). “Ogni lingua”che professa ad una voce richiama la dispersio-ne delle lingue, dopo il tentativo di auto-innal-zamento di Babele: “Il Signore confuse la lin-gua di tutta la terra e di là il Signore li dispersesu tutta la terra” (Gen 11,9b). Così, Fil 2,6-11presenta il tema della riunificazione caro agliinni paolini (cf. Ef 1,10; 2,16; Col 1,20).

A gloria (dòxa) (v. 11c)Uno dei significati di dòxa nel mondo greco è

fama, considerazione. Nella LXX questo termi-ne esprime gloria, magnificenza e indica l’ap-parizione di una persona, sottolineando l’im-pressione da essa provocata. Doxa traducel’ebraico kabòd, che, riferito a Dio, ne indicanon l’essenza, ma il modo di manifestarsi, intutto il suo splendore, nella creazione, nella sto-ria o nel tempio. In generale, la gloria è unaproprietà esclusiva di Dio. Si attende alla finedei tempi un’ultima apparizione del kabòd, cheha come scopo la salvezza d’Israele e dei paga-ni (Is 60,1s; Sal 96,3ss).

Nel Nuovo Testamento, il termine assumemaggiormente una prospettiva escatologica: laredenzione consiste in definitiva nel fatto chel’uomo e la creazione saranno partecipi dellamaniera di essere di Dio.

5 L’umiltà si traduce in servizio: cf. anche Rm 12,16: “Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invecea quelle umili. Non fatevi un’idea troppo alta di voi stessi”; Ef 4,2; Col 3,12. 6 “Ho imparato ad essere povero”, trad,. CEI di Fil 4,12; Il termine è il verbo tapeinòo.7 “Ho forse commesso una colpa abbassando me stesso per esaltare voi, quando vi ho annunziato gratuitamente il vangelo di Dio?” (2Cor 11,7).8 Spesso nei miti dell’ambiente religioso circostante l’AT si parla di elevazione di dei o uomini dopo loro imprese sulla terra: ad esempio, il dio babilonicoMarduk lotta contro gli dei del caos (il drago marino Tiamat e l’usurpatore della signoria divina Kingu) e li vince. Con le due metà di Tiamat forma ilmondo e con il sangue di Kindu forma l’uomo. Per questo egli viene elevato nell’assemblea degli dei a dominatore universale. A sua volta egli eleva il suorappresentante terreno Hammurabi, lo investe cioè del dominio sugli uomini. In un mito egiziano del XIV sec. a. C., il faraone Tutmosi III viene elevato daldio solare Ra nel mondo della luce, dove viene incoronato e dichiarato suo figlio. In tutti questi casi, l’iniziativa è degli dei. Altri miti babilonici raccontanolo sforzo di auto-elevazione al cielo di uomini, ma i loro tentativi falliscono. Ad es. Etana tenta invano di raggiungere, su un’aquila, il trono della dea Ishtar,per ottenere l’immortalità senza passare dalla morte, ma fallisce.9 Su elevazione in contrasto con umiliazione, cf. Gc 1,9.10 Cf. Gv 3,14; 8,28; 12,32.34; At 2,33; 5,31. Cf. anche 2 Re,11; e At 1,11: “Colui che è stato assunto (= tolto)”. Gesù è “levato” ed “elevato”: la stessa paro-la esprime due facce opposte di un’unica realtà, vista rispettivamente come azione dell’uomo e come azione di Dio. 11 Da D. Müller, Dizionario dei Concetti Biblici del N.T., p. 85.

SO

MM

AR

IO

San Camillo Oggi 4 - 2007 6

S.Camillo oggi 29-11-2007 16:49 Pagina 6

L’Anno Paolino 3

42° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 7

La comunione fra Africa ed Europa 8

Speciale Migrantes - 20° Anniversario 10

20° Anniversario del Camillianum 19

Il Vangelo di Marta e Maria 28

Giornata del Malato a Bucchianico 30

La Grande Famiglia di San Camillo...oggi 32

Gli auguri del rettore 42

EDITOREProvincia Romana O. CC. RR.

Ministri degli InfermiL.go O. Respighi, 6 - 00135 Roma

Iscrizione Tribunale Chietin. 5 del 31 maggio 2005

DIRETTORE RESPONSABILEDr. Fernanda Santobuono

DIREZIONEP. Cristoforo Trebski, M. I.

IMPAGINAZIONE E STAMPABrandolini - Sambuceto (CH)

IN COPERTINA: Il Battesimo del piccolo Claudio Kazungu nella chiesadi S. Urbano a Bucchianico, nella XVII domenica del T.O. Con lui, ilpapà Joseph, cattolico del Kenya, e la mamma Nicoletta Lupascu, rume-na, di religione ortodossa. Il Vangelo di Luca (11, 1-13) ci ricorda laPreghiera del Padre Nostro con la quale il Signore ci riveste di ogni benese abbiamo fede nella Sua potenza (Col 2, 12-14). I genitori del piccoloClaudio hanno dimostrato questa loro fede, scegliendo in questo giorno“la parte migliore che non vi sarà tolta” (Lc 10, 38-42).

Associato all’USPIUnione Stampa

Periodica ItalianaSpedito il 06/12/2007

Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

mondo non è solo economico, ma anche di tipoinformativo. Allora, uno degli aspetti di servizioalla verità, cui giornalisti e operatori dell’infor-mazione sono chiamati, è dar voce a popoli epaesi meno fortunati per disponibilità economi-che e tecnologie informatiche. Siamo dunque albivio tra protagonismo e servizio. “Qui è il veroproblema - ha ricordato il Presidente delPontificio consiglio delle comunicazioni sociali- Il rischio è che i mezzi di comunicazionedivengano referenziali a se stessi e non più stru-menti al servizio della verità da comunicare”.

Fernanda Santobuono

"Imezzi di comunicazione sociale: albivio fra protagonismo e servizio.Cercare la Verità per condividerla". È

questo il tema, reso noto il 30 ottobre 2007, perla 42ª Giornata mondiale delle comunicazionisociali, che sarà celebrata il 4 maggio 2008. Asceglierlo è stato Benedetto XVI, su propostadel Pontificio Consiglio delle ComunicazioniSociali. La Giornata - l'unica a livello mondialestabilita dal Concilio Vaticano II nel documento"Inter mirifica” del 1963 - viene celebrata ognianno nella domenica che precede la solennitàdella Pentecoste. Il messaggio del Papa vienetradizionalmente pubblicato il 24 gennaio inoccasione della festa di san Francesco di Sales,patrono dei giornalisti.

Il tema è stato annunciato alla vigilia del 1°corso residenziale Anicec, svoltosi a Romapresso il Salesianum dal 31 ottobre al 5 novem-bre 2007 ed organizzato dalla FondazioneComunicazione e Cultura della Cei, dallaPontificia Università Lateranense edall’Università Cattolica del Sacro Cuore diMilano. Il corso, nazionale, unico nel suo gene-

re e primo tra le iniziative della Chiesa in que-sto campo, ha avuto la durata di un anno, prepa-rando circa 200 animatori della comunicazionee della cultura delle varie diocesi italiane.

Domenica 5 novembre, i corsisti hanno parte-cipato alla santa messa nella Basilica di SanPietro, presieduta dall’Arcivescovo ClaudioMaria Celli, Presidente del Pontificio Consigliodelle Comunicazioni Sociali. Poi, tutti in piazzaper l’Angelus del Papa. “Per un giornalista,andare in pellegrinaggio alla tomba di Pietro -ha detto il Presule durante l’omelia – significaribadire che i migliori comunicatori sono coloroche testimoniano il Vangelo”. E come Pietro,devono rispondere a Gesù: “Maestro, lo sai cheio ti amo”. “Per questo, - ha aggiuntoMonsignor Celli - non abbiate paura di annun-ciare il messaggio di Gesù nella cultura di oggi.Abbiate fiducia, sempre, anche quando si parladi dialogo interreligioso, di cammino ecumeni-co etc., perché nulla è impossibile a Dio”.

Nel tema scelto dal Papa c’è tutto il suo magi-stero petrino: la ricerca della verità. SecondoBenedetto XVI, il divario tra nord e sud del

SO

MM

AR

IO

Benedetto XVI pone la questione delle verità al centro dell’informazione

Il 4 maggio 2008 la 42a Giornata Mondiale delle Comunicazioni SocialiAA ddiicceemmbbrree ssii ccoonncclluuddee iill 11°° CCoorrssoo nnaazziioonnaallee AAnniicceecc ddeellllaa CCeeii

San Camillo Oggi 4 - 20077

S.Camillo oggi 29-11-2007 16:49 Pagina 7

In questo particolare periodo dell’AnnoLiturgico, che va dal Natale alla Pasqua,vogliamo proporVi una riflessione dei

Vescovi d’Africa e d’Europa sulla povertà esull’ ingiustizia nel mondo, nella consapevolez-za che la “rivoluzione del cristianesimo” sradi-ca ogni forma di schiavitù.

Molte persone inEuropa e in Africacontinuano ad esse-re schiave dellapovertà, dell’ingiu-stizia per la nonequa distribuzionedelle risorse del pia-neta. Altrettanto

preoccupante è la schizofrenia tra una secola-rizzazione che tende a relegare Dio nella merasfera privata dell’esistenza umana e un crescen-te fondamentalismo religioso che vuole impor-si con la forza.

A queste sfide intendono rispondere insieme iVescovi d’Africa e d’Europa che, a conclusio-ne del seminario di Cape Coast, in Uganda,promosso dal Consiglio delle Conferenze epi-scopali d’Europa (CCEE) e dal Simposio delleConferenze episcopali d’Africa e Madagascar(SECAM), vogliono rafforzare la comunionetra le Chiese dei due continenti per una comu-ne missione di evangelizzazione e di promozio-ne umana, nel II° centenario della fine dellaschiavitù in Africa.

Entrambi i Cardinali Peter Kodwo AppiahTurkson, per l’Africa, e Josip Bozanic, perl’Europa, hanno affrontato il tema della schia-vitù in un contesto storico-biblico-teologico. Ilcardinale Turkson è partito dalla condizione diIsraele descritta nell’Esodo, condizione cheDio vedeva e conosceva. Quando Mosè arrivò,incaricato da Dio, con il messaggio della libe-razione del popolo, quest’ultimo lo accolse eMosè ebbe successo. “Dio dunque – rivela ilporporato – deve essere il centro di tutti glisforzi e di tutte le strategie per liberare l’uma-nità dalla schiavitù in qualunque forma essa simanifesti”.

L’esperienza di Israele in Egitto ritrae chiara-mente “l’anatomia della schiavitù e dell’asser-vimento”, e insegna che c’è sempre una moti-

vazione per giustificare e sostenere il tratta-mento crudele e subumano dell’altro gruppo.

“L’Esodo è prototipo della liberazione e basedi un’etica di liberazione, ed offre un linguag-gio e delle immagini per la comprensione el’espressione dei successivi atti di salvezza,incluso quello definitivo di liberazione e di sal-vezza in Cristo. Studiando peraltro l’istituzionedell’anno di liberazione e del giubileo per ilpopolo di Dio nel Vecchio Testamento, la pre-valenza di ingiustizie ed abusi sui poveri – rile-va il cardinale Turkson – risulta inquietante”.Di qui l’interrogativo: “Il giubileo era forse una

visione integrale, un programma completo digiustizia ed equità sociale, un modello di giu-stizia sociale e di armonia, creato per il popolodi Dio, ma che quel popolo nella debolezzadella sua condizione umana non riuscì a com-prendere e a realizzare? Oppure fu un tentativogoffo di esprimere la verità spirituale del regnodi Dio, giunto nel mondo attraverso GesùCristo?”.

Dal canto suo il cardinale Bozanic ha ricor-dato il progetto di collaborazione CCEE -SECAM per il triennio 2007-2010 volto a“difendere e ad accrescere l’integrità della fededell’universale famiglia dei popoli”. Ed hainvitato a proiettare il seminario sul Sinodo perl’Africa convocato per il 2009.

Dall’antica Grecia ai giorni nostri, il porpora-

to ha poi compiuto un excursus sulla schiavitù,accettato e giustificato anche da filosofi comePlatone e Aristotele, e praticato da tutti i popo-li antichi. Nell’antico Israele la schiavitù avevaun doppio regime: gli schiavi stranieri restava-no tali per tutta la vita, pur venendo ammessi,una volta circoncisi, al culto. Gli israeliti dove-vano essere liberati invece dopo sei anni.Tuttavia, l’esperienza della fede in Dio, l’ideadella fratellanza universale e l’esperienzadell’Egitto e dell’esodo introdussero importan-ti novità, e tutto l’Antico Testamento “è percor-so da un messaggio di liberazione”. Ne furonoportatori i profeti.

Con il cristianesimo, l’incarnazione del Figliocompie la storia di liberazione vissuta dalpopolo d’Israele con una novità assoluta. Gesùlibera l’umanità dalla schiavitù divenendo Luistesso schiavo, fino alla morte in croce. DalCristo crocifisso possiamo imparare i passi dapercorrere per essere, con Lui, protagonisti diliberazione. E il suo amore vince anche lamorte.

Il cardinale Bozanicarriva quindi all’Euro-pa attuale, “sfidata inmodo nuovo dalla glo-balizzazione e dallaquestione antropologi-ca posta dallo sviluppodelle scienze e dellatecnica, nuove dram-

matiche schiavitù, che calpestano la dignitàdella persona umana, si sono affacciate all’oriz-zonte”. In questa situazione i cristiani sonochiamati ancora una volta ad essere testimoni eprotagonisti di liberazione.

“Di fronte alla caduta del senso della vita ealla tentazione della rinuncia a porsi la doman-da sul senso, che induce a cadere nella più com-pleta indifferenza verso la dignità non negozia-bile della vita e della persona umana, i creden-ti sono chiamati anzitutto a porre al centro dellaloro vita e del loro pensiero il Dio di GesùCristo, qualificandosi come suoi discepoli,appassionati alla Sua Verità, che solo libera esalva. C’è bisogno di cristiani adulti, convintidella loro fede, esperti della vita secondo loSpirito”.

San Camillo Oggi 4 - 2007 8

La comunione tra Africa ed Europa

Turkson

Bozanic

S.Camillo oggi 29-11-2007 16:49 Pagina 8

Card. Peter Kodwo Appiah Turkson

Il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson èl’unico porporato titolare di una diocesi africa-na ad aver partecipato al Sinodo dei vescovisull’Eucaristia nel 2005. Arcivescovo di CapeCoast in Ghana dal 1992, il cardinale Turkson,con i suoi 57 anni compiuti proprio durante ilSinodo, è tra i più giovani componenti delSacro Collegio. Creato cardinale nelConcistoro del 2003, il porporato è membrodella Congregazione per il culto divino, delPontificio Consiglio per la promozione del-l’unità dei cristiani e della Commissione per ibeni culturali della Chiesa.

Card. Josip Bozanic

Sesto cardinale nella storia della Chiesa dellaCroazia, Josip Bozanic (21 ottobre 2004), diFiume, si distingue dall’orientamento dellamaggioranza dell’episcopato del proprio Paese:non ha mai fatto dichiarazioni politiche. Natonel 1949 in una povera famiglia di Rijeka(Fiume) e cresciuto nell'isola di Krk, in unambiente che ha sempre considerato come unvalore la tolleranza e la coabitazione con lealtre nazioni, Bozanic ha sempre avversato glieccessi nazionalistici praticati comunemente dauna parte del clero croato. A Fatima, in occasio-ne dell’Assemblea Plenaria del CCEE (3-7ottobre 2007), ha illustrato ai Presidenti delleConferenze episcopali il progetto di collabora-zione CCEE-SECAM per il triennio 2007-2010, che è stato molto ben accolto daiVescovi. Si tratta, ha sottolineato il CardinaleBozanic, di “un cammino di cooperazione tra inostri due continenti volto a conservare, difen-dere e accrescere l'integrità della fede dell’uni-versale famiglia dei popoli”. “Guardo oraanche al prossimo Sinodo per l’Africa che ilSanto Padre ha voluto convocare per il 2009.Sono certo che questo seminario e la nostra col-laborazione costituiscono momenti privilegiatidi riflessione e di scambio in vista di questoprossimo importante appuntamento” ha dichia-rato il Vicepresidente della CCEE.

L’Arcivescovo di Zagabria è membro dellaCongregazione per il Culto Divino e laDisciplina dei Sacramenti; del PontificioConsiglio per i Laici; del Consiglio Specialeper l'Europa della Segreteria Generale delSinodo dei Vescovi.

La comunione tra Africa ed Europa

“Inoltre i cristiani oggisono chiamati più che maia farsi servi per amore,vivendo l’esodo da sésenza ritorno, nella seque-la del Cristo Crocifissoche vive l’Abbandonosulla croce, costruendo lavia in comunione, solidalispecialmente con i più deboli e i più poveri.Chiamati – sottolinea il cardinale Bozanic – adaiutarci, africani ed europei, unendo gli sforzinella lotta contro la “cultura della morte”, afavore di una “cultura della vita”, che ha rispet-to della dignità dell’uomo e che promuove ildialogo, la solidarietà e l’amore. “Come rap-presentanti dei cristiani che vivono in Europa –conclude – siamo venuti qui in Africa per impa-rare da voi cristiani di queste terre, per cono-scere più in profondità la vostra immane trage-dia della schiavitù, per chiedere perdono per lenostre responsabilità come europei e soprattut-to per assumerci la comune responsabilitàdavanti alle nuove tragiche schiavitù”.

Il cammino finora compiuto dalle due Chiesesorelle d’Africa e d’Europa è iniziato nel 1994con il primo Sinodo continentale per l’Africa.L’idea di realizzare un simposio fra vescoviafricani ed europei fu presentata nel 2003 alConsiglio delle Conferenze episcopalid’Europa. I vari presidenti espressero l’urgenzadi un tale incontro, precisando che il temadoveva essere la comune responsabilità nelcampo dell’evangelizzazione. Il decimo anni-versario del Sinodo speciale per l’Africa (1994-2004) apparve un’occasione opportuna per rea-lizzare questo progetto, che fu una vera espe-rienza di comunione, sulla base della fraternitàsacramentale. Il simposio contribuì a superareun rapporto troppo spesso condizionato mera-mente dalla dimensione economica, nella con-vinzione che la fraternità ha il primato sullequestioni finanziarie. Un secondo obiettivo fu

quello di approfondire la responsabilità comu-ne per l’evangelizzazione, la missione, lapastorale in un mondo globalizzato e secolariz-zato. Fu realizzata inoltre una riflessione difondo sulla concezione dell’uomo, sulla visio-ne dei rapporti sociali, sulla situazione del-l’evangelizzazione, sul modo di comprendere evivere la fede. Si cercarono nuove vie di colla-borazione, aiuto reciproco dinanzi alle nuovesfide: migrazioni, povertà, famiglia, rapportocon l’Islam, solidarietà economica, Aids. IVescovi misero a confronto la visione di unuomo “illuminato” e “solo” che si è affermatain Europa con quella più comunitaria e socialepresente in Africa. Riguardo l’evangelizzazio-ne, è avvenuto uno scambio profondo sullasituazione dell’Africa che è in gran parte con-frontata con la prima evangelizzazione e sullasituazione dell’Europa che – pur nella diversitàtra Est e Ovest – cerca la strada per vivere il cri-stianesimo in un contesto secolarizzato esegnato da un paganesimo post-cristiano. Epoi: l’Africa sarà lasciata ai margini del giocopolitico-economico mondiale che potrà averecome protagonisti esclusivi Stati Uniti, Europae Cina?

Il simposio offrì segni di speranza e impulsiper una Chiesa che decide di camminare sem-pre più insieme. Si concluse il 13 novembre2004, in coincidenza del 1650° anniversariodella nascita di Sant’Agostino, vescovo “afri-cano” ed “europeo”. Ancora una volta il Cieloci ricorda la comune responsabilità perl’Africa, l’Europa e il mondo intero.

San Camillo Oggi 4 - 20079

DA SAPERE

S.Camillo oggi 29-11-2007 16:49 Pagina 9

a cura di Fernanda Santobuono

San Camillo Oggi 4 - 2007 10

Ipartecipanti al Convegno nazionale pro-mosso dalla Fondazione Migrantes dellaCei, sono venuti in pellegrinaggio al

Santuario San Camillo de Lellis nelle prime oredel pomeriggio del 26 settembre 2007, per pro-seguire poi verso il “Volto Santo” diManoppello. Il Convegno ha visto riuniti idirettori diocesani a Montesilvano (PE), pressol’hotel Adriatico dal 24 al 27 settembre, perriflettere sul tema “La persona: una storiasacra”,

Il tema s’ispirava al Prologo di Giovanni:“Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hannoaccolto. A quanti però l’hanno accolto, ha datopotere di diventare figli di Dio” (Gv 1,11-12).É un invito a riflettere sui fondamenti dellapastorale della mobilità umana in un mondoglobalizzato, multiculturale e, si spera, inter-culturale.

Personalità di rilievo del mondo cattolicohanno partecipato al congresso in qualità direlatori: monsignor Domenico Sigalini, vesco-vo di Palestrina e segretario della CEMI -Commissione per le Migrazioni dellaConferenza episcopale italiana; monsignorPiergiorgio Saviola, direttore generaleMigrantes; don Giuseppe Bellia della Facoltàteologica di Sicilia (Palermo); Cristina

Simonelli della Facoltà teologica di Milano;don Michele Morando, direttore diocesanoMigrantes di Verona.

A Bucchianico, circa 150 congressisti sonostati accolti dal Padre Arcivescovo monsignorBruno Forte, accompagnato dal segretario donDomenico Spagnoli e dal Vescovo di Trivento,monsignor Domenico Angelo Scotti, che aManoppello, alle 19, ha presieduto la celebrazio-ne eucaristica. La messa è stata preceduta da unmomento di preghiera, sul sagrato della Basilica,in ricordo dei martiri di Marcinelle. A dare ilbenvenuto nella patria di San Camillo, c’erano ilRettore del Santuario ed il Parroco P. VincenzoCastaldo. Tra i convenuti, c’era anche donEnrico D’Antonio, parroco a Casalincontrada(CH), assistente della Caritas diocesana e diret-tore dell’Ufficio pastorale per i pellegrinaggi.

Nel suo saluto, il Vescovo ha tenuto unariflessione geo-teologica, come Lui stesso l’hadefinita, con tre messaggi che si rifanno allapresenza sul territorio abruzzese del prezioso“Velo”, custodito a Manoppello, e di due figu-re eminenti della Chiesa: Padre AlessandroValignani, gesuita, nato a Chieti nel 1539,evangelizzatore delle Indie, del Giappone edella Cina, dove è sepolto nella città di Macao;

e il nostro San Camillo de Lellis, nato aBucchianico, pioniere della moderna sanità ita-liana, e non solo.

Nel primo messaggio, “il Valignani ci ricor-da con la sua opera che la cultura dell’Altro varispettata”, ha precisato il presule. Uomo difede, grande studioso, osservatore arguto e per-spicace, fine diplomatico, il Valignani, unita-mente al suo allievo prediletto, Padre MatteoRicci, è stato il pioniere della missione in Cina. “Similmente, San Camillo - ha aggiunto ilPresule nel secondo messaggio - ci insegna ilvalore infinito della persona umana e l’atten-zione verso ogni fratello. Così facendo si iniziail cammino di conoscenza verso Dio: il Tuttocristiano abita nel frammento. Il suo modo diagire fu simile “all’amore di una madre versoil suo unico figlio infermo”.

Nel terzo ed ultimo messaggio, “il VoltoSanto - ha concluso il Presule – ci riportaall’Incarnazione del Figlio di Dio e quindi adogni persona, creata ad immagine di Dio”. Nona caso, in ebraico, il “volto di Dio” si dice conil termine plurare “Panim”, che sta ad indicareil volto dei volti di Dio nei fratelli.

Dal rispetto della cultura al servizio della per-sona, dunque, per essere cercatori di Dio.

La Fondazione Migrantes della Cei a Bucchianico e al Volto Santo di Manoppello

UN PELLEGRINAGGIO, DUE DESTINAZIONI, TRE OBIETTIVIMMoonnssiiggnnoorr BBrruunnoo FFoorrttee ttiieennee uunnaa rriifflleessssiioonnee ggeeoo--tteeoollooggiiccaa

Speciale Migrantes - Anniversario20°S.Camillo oggi 29-11-2007 16:49 Pagina 10

San Camillo Oggi 4 - 200711

180 cingalesi in pellegrinaggio a Bucchianico e al Volto Santo di Manoppello

UN INCONTRO FRA CIVILTÀ NELLA COMUNIONE DI FEDE

Centottanta pellegrini dello SriLanka, la cosiddetta lacrimadell’India per la sua forma partico-

lare e per la vicinanza al continente asiatico,sono giunti al Santuario domenica 11novembre 2007. Il gruppo, residente aRoma, era accompagnato da don Neville JoePerera, della diocesi di Lugano, al suo secon-do mandato della Cei quale coordinatoredella Pastorale delle Comunità cattolichesrilankesi in Italia e responsabile della

comunità di S. Maria dei pellegrini di Roma.I cingalesi in Italia sono circa 80 mila, di

cui il 75% sono di religione cattolica. NelLazio vivono da circa 10-15 anni; a tutt’oggise ne contano 12 mila, di cui 6223 a Roma,secondo l’ultimo Dossier immigrazioneCaritas-Migrantes 2007. I buddisti, che rap-presentano il 75% della popolazione delloSri Lanka, sono emigrati in Germania,Svizzera, Inghilterra, Canada. NellaCapitale, vivono quasi tutti con la propriafamiglia, ben integrati nel tessuto sociale purconservando la propria identità. Sono distri-buiti in due Municipi del Comune: a CasalMorena, nel X Municipio, e ad Infernetto,nel XIII Municipio, dove prestano serviziocome domestici, badanti e giardinieri.

Per don Neville questa è la seconda visitaal Santuario: la prima volta è stato il 26 set-tembre, in occasione del convegno nazionaledella Fondazione Migrantes a Montesil-vano. Anche questa volta, il numeroso grup-po, dopo aver visitato il Santuario e resoomaggio al Santo, ha raggiunto il VoltoSanto, dove don Neville ha celebrato lasanta messa in lingua autoctona, insieme ad

un altro Sacerdote cingalese. Entrando, lapresenza di due grandi poster, collocati sulledue navate laterali, ricorda la visita delSanto Padre del 1° settembre 2006.

Anche tra i Camilliani c’è un Religioso cin-galese, Padre Massimiliano Ranatunga,ordinato sacerdote il 15 luglio 2004 insiemeal Confratello nigeriano Padre Peter Opara.Svolge il servizio di Cappellano a Roma.Padre Massimiliano è il primo e finora l’uni-co cingalese che ha scelto di seguire il cari-sma di San Camillo.

In questo itinerario verso la trascendenza,molti si recano in un “luogo santo”, dove “pen-sano di vivere un’esperienza del divino, unincontro con il loro Signore e Dio”.

Questo “viaggio nella fede” è il pellegrinag-gio, e molto spesso i pellegrini superano i con-fini della loro Nazione per raggiungere la lorometa. “Per i cattolici, la destinazione di solito èun santuario dedicato alla Madonna o a unSanto patrono”. “Prosaicamente, questa potreb-be essere considerata un’espressione di “turi-smo religioso”, ha commentato il segretario delDicastero vaticano.

“La Chiesa cattolica, ha proseguito il presule,ha istituzionalizzato con un’intuizione profeti-ca la cura pastorale della mobilità umana, cheinclude turismo e pellegrinaggi, più di cinquan-t’anni fa, affidandola al Pontificio Consigliodella Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Ci

E’quanto sostiene l’ArcivescovoAgostino Marchetto, Segretario delPontificio Consiglio della Pastorale

per i Migranti e gli Itineranti.“I pellegrinaggi sono stati un fattore che ha

portato all’integrazione in Europa”, ha afferma-to il Presule nel suo intervento alla ConferenzaInternazionale su Turismo, Religioni e Dialogotra Culture, che si è tenuta a Córdoba (Spagna)dal 29 al 31 ottobre 2007. Il Vescovo ha anchesottolineato che “ogni persona umana portadentro di sé un marchio di fabbrica, posto dalCreatore”, “un’apertura infinita al pulchrum,bonum, verum et unum (bello, buono, vero euno), vale a dire al Trascendente con la T maiu-scola”. Questo “sigillo” la porta a “guardareall’Assoluto, nelle sue varie forme ed espres-sioni, negli aspetti e negli eventi contingenti erelativi della sua esistenza”.

consideriamo un think-tank e uno stimolo,soprattutto per le Conferenze Episcopali dellaChiesa cattolica nel mondo, nell’animare que-sta cura pastorale – ha affermato Marchetto –.Riconoscendo la tendenza a formare gruppicontinentali, abbiamo pensato di organizzareanche incontri di formazione continua perDirettori di Pellegrinaggi e Rettori di Santuari”.

Quest’anno, ha ricordato, ne sono stati orga-nizzati due: uno per l’Europa, a Lourdes(Francia), e uno per l’Asia, a Nagasaki(Giappone), rispettivamente sui temi “Pellegri-naggi e Santuari: itinerari di pace, spazi dimisericordia” e “Pellegrinaggi e Santuari: luo-ghi di speranza”. In Asia i cattolici non sonomolti. La loro presenza, se si eccettua il prover-biale caso delle Filippine, è “schiacciata” dallademografia, anche spirituale, di Paesi come laCina e l’India che portano ai loro templi centi-

I pellegrinaggi, contributo all’integrazione europea

Speciale Migrantes - Anniversario20°S.Camillo oggi 29-11-2007 16:51 Pagina 11

San Camillo Oggi 4 - 2007 12

lusione l’arcivescovo, il Santuario può favorirerelazioni e dialogo tra diverse culture, tradizionie anche religioni. Un’affermazione tutt’altro cheutopica, se si guarda alla consuetudine di questiluoghi sacri al cristianesimo asiatico.

In India, uno dei Santuari più celebri è quellodi Vailankanni. Lì - ma non è l’unico caso - èscena consueta vedere riuniti insieme in preghie-ra cattolici, indù e musulmani. Nelle grandiricorrenze, ha ricordato monsignor Marchetto,l’affluenza supera il milione di pellegrini, i quali- durante la Quaresima - non esitano ad affronta-re 4-500 chilometri a piedi, in segno di peniten-za. Dunque, è in questi luoghi che la speranzamette radici profonde. C’è un orizzonte che sispalanca, allora, anche per noi occidentali, per iquali Terra Santa, Lourdes o Fatima sono gliimmediati sinonimi di un viaggio della fede:

naia di milioni di persone di altri culti. Eppure,in questa geografia fatta di piccole comunitàecclesiali - spesso socialmente osteggiate,quando non fisicamente colpite - vi sono alcu-ni punti di riferimento che fanno brillare la pre-senza del Vangelo in Estremo Oriente. Questi“poli” della fede cattolica in Asia sono iSantuari. Nomi semisconosciuti ai più sul ver-sante occidentale, ma che ogni anno attirano inpreghiera folle ragguardevoli. I più celebri sonoLa Vang in Vietnam, Mariambad in Pakistan,Nostra Signora del Buon Soccorso a Bombay ola tomba di San Francesco Saverio a Goa,entrambi in India. O il Santuario di Pudong, inCina, o quello dei Martiri di Nagasaki, inGiappone, teatro del Congresso.

“In un’epoca segnata da crescenti violenze esanguinosi conflitti”, ha osservato nella sua pro-

l’orizzonte è che si “organizzino pellegrinaggipure verso i Santuari dei Paesi dell’Asia”, dove- è stato l’auspicio finale di monsignorMarchetto - il cristianesimo è ancora “un picco-lo seme nel grande campo di questo continente”.

In entrambi gli incontri, dunque, è stato rile-vato “l’importante elemento del dialogo, ecu-menico, interreligioso, interculturale e anchetra civiltà. Questa cura pastorale, infatti, è“un’opportunità per il dialogo tra le culture”,perché “pone davanti ai viaggiatori le ricchez-ze specifiche che distinguono una civiltà dal-l’altra e favorisce lo scambio di queste ricchez-ze tra i popoli. Parte di questo compito è ancheil dialogo ecumenico e interreligioso”. Il presu-le ha quindi sottolineato l’importanza dellapace nel mondo, “condizione indispensabileper il turismo”.

Si va consolidando la tradizione di un con-vegno biennale tra i Direttori diocesanidella Fondazione Migrantes della Cei,

mentre per i direttori regionali l’incontro èannuale. Quest’anno è stato celebrato inAbruzzo, regione scelta quale epicentro per lemanifestazioni della Giornata mondiale dellemigrazioni. 174 i partecipanti tra direttori e col-laboratori. Fra questi 82 sacerdoti, 21 religio-si/e, 9 diaconi, 57 laici in buona parte donne. Ilconvegno è stato occasione di incontro anchecon 5 Vescovi.

Il convegno si è articolato in tre momenti fon-damentali: il confronto con la Parola di Dio (ilprologo di Giovanni, vv. 11–12), la figura delDirettore diocesano (quale voce di chi non havoce e quale promotore della pastorale d’insie-me) e la lettura in chiave migratoria delConvegno Ecclesiale di Verona. Notevole spa-zio è stato riservato ai lavori di gruppo, di cuisono state riferite in aula dettagliate sintesi.

Oltre che dalle relazioni, sono giunti stimolan-ti input anche da diversi altri interventi. IlPresidente del PCPMI, il Cardinale RaffaeleMartino nell’augurare un lavoro fecondo ecoraggioso, ha ricordato il dramma della nonaccoglienza, dell’umanità non riconosciuta ecalpestata nella propria dignità, e la missionedella Chiesa di essere vicino a queste personesvantaggiate.

Il Segretario generale della Cei, MonsignorGiuseppe Betori, con riferimento alle prime

relazioni impostate sul messaggio biblico, haricordato che “la Parola di Dio anche sul temadella mobilità umana, nella misura in cui ci siespone in atteggiamento di fede, offre semprenuovi e sorprendenti messaggi”. Egli ha esorta-to a tenere nel debito conto anche i molteplicidocumenti della Chiesa, fra i quali gli“Orientamenti pastorali per il primo decenniodel 2000” e l’ultima Nota pastorale a seguito delConvegno Ecclesiale di Verona. Da parte sua ilDirettore Generale della Migrantes ha ricordatoche “nel mondo esiste continuamente il rischioche Gesù, quando si presenta, non venga rico-nosciuto, se si manifesta attraverso le personeche indirettamente ci parlano di Lui: il prossi-mo, lo straniero, il marittimo, il fierante, l’im-migrato, lo zingaro”. É compito della comunitàdei credenti accompagnare queste persone nelloro cammino”. Il Direttore Generale haaggiunto che “non deve mai sfuggire che ilfenomeno della mobilità umana in Italia si fasempre più stabile e strutturale, occupa spazisempre più vasti, è destinato a penetrare semprepiù profondamente in tutte le pieghe della vitasociale. Sarebbe assurdo - ha ancora osservato -se tale fenomeno non diventasse, come espres-samente indicava Giovanni Paolo II, una dellepriorità pastorali e non interpellasse ogni aspet-to della vita ecclesiale”.

Il Presidente della Migrantes/Cmei, monsi-gnor Lino Belotti, si è compiaciuto con i presen-ti alla fine dei lavori. “Avete volato ad alta

quota e non siete scesi a quota più bassa nem-meno quando vi siete fermati a riflettere sullavostra identità di direttori diocesani”. “Non è dapoco questo vostro ruolo di Direttori Migrantes- egli ha proseguito - anche per il fatto che spes-so c’è da affrontare la dura tentazione dell’indif-ferenza e della scarsa collaborazione nei vostriconfronti e nei confronti del campo di lavoroche vi è affidato. Sul piano della fede diventaesaltante e prezioso il vostro servizio nellaChiesa locale: aiutarla ad essere coerente con ilVangelo, assumere quel fondamentale atteggia-mento di accoglienza che per il cristiano è impe-rativo categorico”. Monsignor Belotti ha con-cluso raccomandando di andare sempre al di làdei fatti negativi che spesso incontriamo e di fartesoro delle “buone prassi” che pure non man-cano. Questo il suo pensiero: “Credo che ovun-que noi incontriamo tanto di positivo ed inco-raggiante anche nel nostro campo specifico.Non lasciamoci prendere da atteggiamenti trop-po o solo lamentosi, che potrebbero compro-mettere la carica di energia che c’è dentro dinoi. Non solo il male, ma anche il bene, soprat-tutto il bene è contagioso. Lasciamoci contagia-re, cerchiamo di contagiare anche gli altri”.

Anche il Vescovo di Pescara, MonsignorTommaso Valentinetti, ha voluto personalmenteportare un saluto e l’augurio che il nostro impe-gno ecclesiale contribuisca ad una “maggioreattenzione verso l’altro” da parte della nostrasocietà che è quasi ingessata ed incapace di uno

LA PERSONA, UNA STORIA SACRA - CONVEGNO MIGRANTESMMoonntteessiillvvaannoo ((PPeessccaarraa)),, 2244--2277 sseetttteemmbbrree 22000077

Speciale Migrantes - Anniversario20°S.Camillo oggi 29-11-2007 16:51 Pagina 12

San Camillo Oggi 4 - 200713

sguardo benevolo verso chi bussa alle nostreporte.

Meritano di essere segnalati due momenti“extra”, che non hanno portato fuori tema, anzivi si sono inseriti in modo puntuale e forte comeun messaggio. Il primo è stata la proiezione delfilm “Mineurs” che racconta la storia dell’emi-grazione italiana in Belgio vista attraverso losguardo dei bambini. La storia è ambientata inBasilicata agli inizi degli anni ’60 e vede prota-gonisti quattro adolescenti che vivono in unpaese dove è forte la presenza migratoria inBelgio.

Il secondo momento ha visto il pellegrinaggioal Santuario di Bucchianico e a Manoppello perla concelebrazione presieduta da monsignorDomenico Scotti, per ricordare la tragedia diMarcinelle, in Belgio, durante la quale perserola vita 136 italiani di cui 23 di Manoppello.

Tra le testimonianze portate al convegno, anche quelle di due operatoripastorali a fianco di Rom e Sinti. “La presenza dei Rom in mezzo a noiè uno stimolo - ha detto padre Agostino Rota Martir - per comprenderepiù in profondità il Vangelo, e per accogliere la novità sempre scandalo-sa e impegnativa della pietra scartata”. Per padre Rota, che vive nelcampo Rom di Coltano (Pi), il Dio della Bibbia quando costruisce qual-cosa parte dagli “scarti”, a “differenza della società che quando progetta

qualcosa, spesso crea nuove esclusioni. Ma chi è “sostanzialmente” ilRom? E’ una persona - ha detto ancora il religioso - “scartata”, è un“fuori luogo teologico” attraverso il quale “Dio forse oggi sta costruen-do qualcosa”. I Rom sono “Cristi occultati”, e apparentemente inesisten-ti. Tuttavia, sono rivelazioni del Dio unico e vero che attraverso loSpirito Santo, libero di soffiare dove vuole, desidera che conosciamo suoFiglio incarnato nella carne di ciascuno, anche delle persone escluse”.

La Fondazione Migrantes, l’organismodella Conferenza Episcopale Italiana chesi occupa della Pastorale Migratoria,

compie 20 anni. Nasce, infatti, nell’ottobre 1987dalla naturale evoluzione di altri organismi cheper circa un secolo hanno testimoniato la mater-na attiva presenza della Chiesa tra i migranti.

Nel 1946 nasceva a Roma il “Comitato nazio-nale cattolico per l’emigrazione”, trasformatosil’anno seguente in “Giunta cattolica italiana perl’emigrazione”. Molto attive risultavano a queltempo anche in campo emigratorio la PontificiaOpera Assistenza (Poa), l’Azione Cattolica, leAcli, l’Onarmo e diversi altri organismi. Nel1953 fu istituita anche la “Direzione Nazionaledelle Opere di Emigrazione” per un’azione piùstrettamente pastorale, col compito ad esempiodi seguire le centinaia di Missioni CattolicheItaliane tra gli emigrati all’estero e di organizza-re annualmente la Giornata Nazionale delleMigrazioni, che da qualche anno è diventataGiornata Mondiale. Nel 1965 la Santa Sede tra-sferì alla Conferenza Episcopale Italiana appenaistituita la competenza di quanto riguardava iproblemi della Chiesa in Italia, compreso quellomigratorio.

Nasce così la Commissione Episcopale perl’Emigrazione e “il suo organismo esecutivo”,l’Ufficio Centrale per l’Emigrazione Italiana(Ucei). Nei due decenni successivi in seno allaCei maturò l’idea di far confluire in un unicoorganismo la competenza su tutte le forme dimobilità umana che, oltre l’emigrazione italianaverso l’estero, comprendeva anche il mondo deirom e sinti, dello spettacolo viaggiante e deimarittimi e aeroportuali. Inoltre, proprio in que-gli anni l’immigrazione “extracomunitaria” daiPaesi in via di sviluppo cominciava a configurar-si in modo sempre più consistente come fenome-

no di massa, verso il quale si erano già mobilita-te con una fitta rete di servizi tante forze di ispi-razione cristiana.

Nel 1987 nasce la Migrantes come Fondazioneche oggi ha cinque direttori, uno ciascuno per gliaccennati settori, un direttore generale, mons.Piergiorgio Saviola, e un presidente nella perso-na di Monsignor Lino Belotti, presidente anchedella Commissione Episcopale della Cei per leMigrazioni.

Alla Migrantes nazionale fanno riferimentonelle singole diocesi e regioni ecclesiastiche ilCentro Regionale e il Centro DiocesanoMigrantes con un proprio direttore. “Ha comesua missione specifica – spiega il direttore gene-rale, Monsignor Saviola - l’evangelizzazionenel mondo dei migranti e in particolare la curapastorale specifica dei cattolici. Allo scopo, essasoprattutto promuove la loro aggregazione incomunità di fede e di culto secondo la diversalingua, cultura, tradizione e rito dei migranti, conattenzione a promuovere allo stesso tempo laloro piena comunione nella Chiesa locale e in viaordinaria anche la loro progressiva integrazionenelle sue strutture territoriali, evitando comun-que il formarsi di chiese parallele. La Migrantesinoltre è impegnata a mettere in evidenza i valo-ri positivi delle migrazioni quale risorsa ancheper il paese di accoglienza e ad operare in strettaintesa e collaborazione con le altre forze attive avario titolo tra i migranti, nello spirito di unaeffettiva pastorale d’insieme”.

“In pari misura – sottolinea monsignorSaviola, riferendosi allo Statuto dellaMigrantes - essa si rivolge alle nostre comunitàcristiane perché assumano atteggiamenti edopere di fraterna accoglienza e solidarietà,offrendo anche alla società civile un modello dipacifica convivenza”.

LLaa FFoonnddaazziioonnee MMIIGGRRAANNTTEESS ccoommppiiee 2200 aannnnii

VVOOCCII DDAALL MMOONNDDOO DDEEII RROOMM

Speciale Migrantes - Anniversario20°

94° Giornata Mondialedel Migrante e del

Rifugiato

“GIOVANI MIGRANTI”13 gennaio 2008

Il Papa: “Preparatevi acostruire una societàpiù giusta e fraterna”

S.Camillo oggi 29-11-2007 16:51 Pagina 13

San Camillo Oggi 4 - 2007 14

DOSSIER STATISTICO IMMIGRAZIONE 2007IImmmmiiggrraazziioonnee,, aassppeettttoo iinnnnoovvaattiivvoo ee qquuaalliiffiiccaannttee ddeellllaa ssoocciieettàà iittaalliiaannaa

Paesi con la più alta incidenza di presenzestraniere, oltre 10 milioni". Per quanto riguar-da gli ingressi nel nostro paese, nel 2006 ilmaggior numero di domande proviene dallaRomania con oltre 130.000 domande.Riguardo all'incremento annuale, Italia eSpagna sono primatisti in Europa.

In Abruzzo, il Dossier è stato presentato aPescara il 30 ottobre 2007 dall’Arcivescovomonsignor Tommaso Valentinetti. Sono circa60mila gli immigrati, mentre in Molise sonocirca 6.700. La loro incidenza sulla popolazio-ne regionale (4 per cento) è largamente al disopra della media del Mezzogiorno, anche se èinferiore a quella italiana. Nel dettaglio ilmaggior numero di presenze si registra aL’Aquila (19mila unità). Poi ci sono Teramo(17mila unità), Chieti (12.600 unità) e Pescara(10.700 unità). La nazionalità più numerosa èquella albanese, seguita dalle comunità di

E’quanto emerge dalla presentazionedel 17.mo Dossier StatisticoImmigrazione 2007, effettuata da

monsignor Vittorio Nozza, direttore dellaCaritas Italiana, da monsignor PiergiorgioSaviola, direttore Fondazione Migrantes e damonsignor Guerino Di Tora, della Caritas diRoma. Alla presentazione sono intervenutiGiuliano Amato, ministro dell'Interno, ilvescovo monsignor Vincenzo Paglia, presiden-te della Commissione ecumenismo e dialogodella Cei, e Otto Bitjoka, imprenditore e presi-dente della Fondazione Ethnoland. Il Dossier,giunto nel 2007 alla diciassettesima edizionemette in luce che sono 3.690.000 gli immigratiregolarmente soggiornanti in Italia, il 6,2 percento della popolazione, e di fatto in propor-zione superiore alla media europea che èferma al 5,6 per cento. Secondo i relatori "fra20 o 30 anni diventeremo, nel mondo, uno dei

rumeni, macedoni, marocchini, ucraini, cinesie polacchi. I minori sono il 18 per cento.Nell’anno scolastico 2007/2008 tale presenzanelle scuole italiane ha raggiunto quota501.494 (il 5,6% del totale).

In Abruzzo l´incidenza degli alunni con cit-tadinanza non italiana sul totale degli alunniabruzzesi per ogni ordine scolastico è di circail 4%, oltre il triplo della media delle regionidel sud, ferma allo 0,2%. La scuola è chiamatadunque a rispondere alle esigenze di un’utenzasempre più multietnica e a ristrutturarsi performare nuove generazioni nel segno del dia-logo, dell’arricchimento culturale reciproco edella pace, il che richiede una ridefinizione deiprogrammi scolastici ed una rivisitazione dellediscipline curricolari, per superare la visioneetnocentrica delle discipline scolastiche nonpiù in linea con i bisogni formativi di unasocietà globale.

E SAN CAMILLO VA IN ROMANIAdei Camilliani), ha invitato il M° Direttored’Orchestra Ezio Monti, l’Autore, e 3 nostrisolisti: Soprano: Emanuela De Santis Salucci;il Mezzo-soprano: (rumena) Antonella Barnat;il tenore: Ivano Costantino; il Barito-no:Maurizio Zanchetti, per eseguire l’Oratorio conl’Orchestra rumena di 60 elementi: FilarmonicaBrasov; il Coro rumeno, compo-sto da due formazioni: Coro G.Dima di Brasov, DirettoreAssistente Ciprian Tutu e CoroPolifonico dell’Università Emanueldi Oradea, diretto dal MaestroNicolae Bica, dal quale siamostati accolti con eccellenteospitalità e calore umano.

E’ stato un grande successodella figura di San Camillo, pococonosciuto in Romania.

La stampa e la televisione hannoriportato interviste, mettendo inrisalto l’ecumenicità dell’evento,che ha visto un Santo cattolicorivolgersi a tutti, senza distinzionedi razza e di religione: l’uomosofferente, bisognoso di aiuto e

Se i rumeni rappresentano insieme aglialbanesi la percentuale maggiore degliimmigrati nella nostra regione, è pur

vero che il nostro San Camillo è presente anchein Romania. L’8 novembre 2007, nella città diBrasov, nella bellissima chiesa Cattolica dedi-cata ai Santi Pietro e Paolo, è stato eseguitol’Oratorio Sacro: “S. Camillo de Lellis, - UnSanto vicino ai Sofferenti”, per Soli, Coro eOrchestra Sinfonica. Testo e musica delCamilliano Padre Carlo Colafranceschi, diret-to dal Maestro Concertatore e Direttored’Orchestra Ezio Monti.

La città di Brasov (400.000 abitanti) è situatasui Monti Carpazi. E’ un bellissimo centromedievale di architettura germanica, con ampispazi e grandi piazze. E’ famosa la chiesa nerae la chiesa di S. Nicola di Schei. E’ una cittàviva per la cultura in genere e soprattutto per lasensibilità musicale. E’ anche famosa per ilturismo orientale e occidentale e per gli sportinvernali.

Il Maestro del Coro dell’Università Emanueldi Oradea: Nicolae Bica, (coro, che già avevaeseguito l’Oratorio a Roma e ad Albano inoccasione della chiusura del Capitolo Generale

di solidarietà. Uscirà al più presto il DVD del-l’esecuzione. Al termine, il pubblico, compostooltre che da cattolici, per la maggior parte daortodossi ed evangelici, ha battuto le mani aoltranza, per cui è stato necessario fare il bis delfinale, cosa inconsueta per le esecuzioni inRomania.

BrasovPadre Carloaccanto al programmadel concerto

Speciale Migrantes - Anniversario20°S.Camillo oggi 29-11-2007 16:51 Pagina 14

San Camillo Oggi 4 - 200715

IL FENOMENO DELL’IMMIGRAZIONE

Il fenomeno dell'immigrazione oggi, comenel passato, è oggetto di discussioni relati-ve sia alla politica interna sia alla politica

estera di tutti i Paesi europei, al fine di noncreare margini sociali tra gli Stati membri.

Gli immigrati, però, non sono solo causa didisagio sociale ma possono essere considerati,anche, come un ulteriore elemento di slanciodell’economia di un Paese. Basta solo far inmodo che l’ immigrazione sia gestita in modoefficiente e organizzata.

Le popolazioni hanno, in ogni tempo, occupa-to le aree che offrivano loro le migliori condi-zioni morfologiche e climatiche per la vita.

A tal proposito l'Europa presenta caratteri bendefiniti, determinati da comuni radici storiche,culturali e religiose, che la differenziano deci-samente dagli altri continenti.

Tra questi, innanzitutto, ricordiamo il proces-so di identificazione europea, che ha fatto delcontinente un insieme unitario; la qualità dellavita che determina un allungamento della stes-sa (risultato di corrette alimentazioni, stili divita, abitudini igieniche, di un sistema sanitarioefficace, di una società organizzata ed attentaalla salute dei suoi membri); il reddito pro capi-te ed il tasso di scolarizzazione, che individua-no la possibilità di avere risorse per un livellodi vita dignitoso e di accedere a conoscenza einformazione. Ne è risultato che grazie alla sueparticolari caratteristiche, l'Europa ha sempre

attirato l'insediamento umano e, attraverso isecoli della sua lunga storia, ha costruito unafitta rete insediativa, corrispondente oggi aun'alta densità di popolamento.

L'enorme crescita produttiva e demograficadelle grandi città industriali, l'espansioneincontrollata di quartieri periferici, la posizioneaccentratrice delle capitali rispetto al resto delterritorio, l'aumento irrazionale dei movimentipendolari hanno portato, nel corso del secoloscorso, le autorità di alcuni Paesi europei adassumere atteggiamenti di intolleranza nei con-fronti degli immigrati, soprattutto attraversopolitiche di blocco e con forti controlli sugliinteressi illegali.

Non è stato semplice trovare un accordo suiprovvedimenti concreti e su una normativacomune, specialmente perché le politiche sul-l'immigrazione rimangono di stretta competen-za dei singoli Stati, che si comportano in modimolto diversi, ma che uniformemente concor-dano sul fatto che per invertire la tendenza del-l'aumento dei flussi migratori occorre disincen-tivare la fuga, causata dalla disoccupazione edal sottosviluppo, dai Paesi più poveri, aiutan-doli nella strada dello sviluppo economico.

Eppure, anche in presenza di un reale svilup-po economico, la mobilità verso l'esteropotrebbe continuare ugualmente ed anzi inten-sificarsi, come forma di avanzamento sociale eprofessionale.

...E C’È ANCHE L’ESERCITO DEGLI INVISIBILI

Fanno parte dell’esercito degli “invisibili”:sono centinaia di milioni di persone chenascono, vivono e muoiono senza che vi

sia traccia della loro esistenza perché nei loroPaesi non esistono, o sono carenti, i servizi ana-grafici e demografici. E’ quanto denuncia larivista The Lancet nel numero speciale 'WhoCounts'?, Chi conta?, presentato a Pechino.Quello degli invisibili - si legge nel dossier - èun esercito che potrebbe arrivare a contare oltrei due terzi della popolazione mondiale. E’ unasituazione allarmante perché vivere nell’anoni-mato spesso spalanca le porte a povertà, abban-dono e sfruttamento. Si tratta di un fenomeno

che riguarda milioni di bambini. Si stima chenei Paesi più poveri, 3 nascite su 4 non vengo-no mai registrate. “Solo poco meno di un terzodella popolazione mondiale - denuncia inoltreil direttore della rivista, Richard Horton - ècoperto da dati accurati su nascite e morti. Ilfatto che milioni di esseri umani nascano emuoiano senza lasciare traccia della loro esi-stenza ha ripercussioni gravissime anche dalpunto di vista sanitario: non disporre di causenei certificati di decesso non consente spesso divalutare malattie o fattori di rischio in un datoPaese, rendendo così difficile una programma-zione degli interventi prioritari.

Dove invece si promuovono campagne di regi-strazione, si possono assicurare diritti e difen-dere la vita più efficacemente. In India, adesempio, il monitoraggio accurato delle nasciteha permesso di smascherare la turpe praticadegli aborti dei feti di sesso femminile.Servono donatori e partner globali - sottolineail direttore della rivista The Lancet - per pro-muovere e supportare sistemi di registrazionenei Paesi in ritardo. Una campagna di questotipo - conclude - deve servire per mettere afuoco “quanto ciascuno di noi valuti la vita diogni altro essere umano: è un test per la nostraumanità”.

IILL RRUUOOLLOO DDEELLLLAACCAARRIITTAASS IITTAALLIIAANNAA

L'Italia, negli ultimi tre decenni, havisto crescere il suo ruolo di paese diimmigrazione passando da una pre-

senza di poco meno di 300 mila immigrati adoltre 3 milioni. Caritas Italiana sin dall'inizio hatentato di dare risposte a questo complessofenomeno attraverso un'opera di indirizzo ecoordinamento delle Caritas diocesane impe-gnate quotidianamente a sostegno dei cittadiniimmigrati.

L'istituzione, nel 1995, di un UfficioImmigrazione ha permesso di operare più effi-cacemente su alcuni ambiti come la tratta diessere umani e la condizione dei rifugiati erichiedenti asilo. Inoltre, un particolare impe-gno è stato profuso in questi ultimi anni nellasperimentazione di buone prassi riguardantil'integrazione dei cittadini immigrati.

Attraverso i suoi Coordinamenti tematici(immigrazione, tratta e asilo), vuole sosteneregli sforzi delle Caritas locali. Tali sforzi inten-dono rispondere con strumenti sempre più ade-guati alle sollecitazioni che vengono dal mondodell'immigrazione, in sinergia con altri ufficipastorali della Cei, primo fra tutti laFondazione Migrantes, con la quale pubblical’annuario Dossier Statistico Immigrazione,oltre all’elaborazione di altri studi e ricerchesull’immigrazione.

Speciale Migrantes - Anniversario20°S.Camillo oggi 29-11-2007 16:51 Pagina 15

di Agostino Marchetto*

San Camillo Oggi 4 - 2007 16

EUROPA IMMIGRAZIONE FUTURO

zione illegale dovrebbe però essere parte di unastrategia più ampia. I Paesi dovrebbero fornireveri e propri canali per 1’immigrazione legale, ecercare di coglierne i benefici nella salvaguar-dia dei diritti umani fondamentali degli emigra-ti. Gestire l’immigrazione non é soltanto unaquestione di porte aperte e di unione di forze alivello internazionale. Richiede anche che cia-scun Paese faccia di più per integrare i nuoviarrivati. Gli immigrati devono adattarsi allenuove società e le società devono adattarsi aloro volta. Soltanto una strategia creativa diintegrazione garantirà ai vari Paesi che gliimmigrati arricchiscano la società ospite più diquanto la disorientino. Gli immigrati sono partedella soluzione, non parte del problema.In questo ventunesimo secolo, gli emigranti

hanno bisogno dell’Europa. Ma anche l’Europaha bisogno degli emigranti. Un’Europa chiusasarebbe un’Europa più mediocre, più povera,più debole, più vecchia. Un’Europa aperta saràun’Europa più equa, più ricca, più forte, più gio-vane, purché sia un’Europa che gestisce benel’immigrazione”. Qui sta il futuro di speranza edi pace che intravedo, e che troviamo anchenella nostra Istruzione Erga migrantes caritasChristi ( n. 101-103).

In effetti il nuovo volto dell'umanità, oggi, hai colori della globalizzazione, e i problemi chenascono sono ormai tutti planetari. NessunaNazione, per quanto potente, è in grado adesempio, di garantire la pace, di risolvereappunto il problema delle migrazioni e delleminoranze etniche, di salvare l'equilibrio del-l'ecosistema, compromesso dallo sfruttamentoinsensato delle risorse naturali, ecc.

Sul tema della pace Giovanni Paolo II harichiamato più volte l'attenzione. Nel Messaggioper la Giornata della Pace 2001 così disse:"All'inizio del nuovo millennio, più viva si fa lasperanza che i rapporti tra gli uomini siano,sempre più, ispirati all'ideale di una fraternitàveramente universale. Senza la condivisione diquesto ideale la pace non potrà essere assicuratain modo stabile". E proseguì: “ciò è esigito,come mai prima d'ora, dal processo di globaliz-zazione che unisce in modo crescente i destinidell'economia, della cultura e della società”.

In un mondo sempre più globalizzato, il Papa

Con richiamoalla 9ª sin-fonia di

Beethoven, un pub-blicista ha denomi-nata la “Pacem inTerris” la “sinfoniadella pace”. Infatti si

nota in essa un tema fondamentale, 4 movimen-ti ed un finale. Il tema torna per 9 volte, come unleitmotiv: la pace fra tutti i popoli esige la veri-tà come fondamento, la giustizia come regola,l’amore come motore, la libertà come clima. Iltema accompagna ciascuna delle 4 parti, cheformano come i 4 movimenti della sinfonia: lapace nell’armonia delle persone tra loro; tra lepersone e le comunità politiche; tra le diversecomunità politiche; tra le persone e i gruppipolitici con le comunità umane.

Ebbene i migranti in Europa, in prospettiva difuturo, li vorrei anzitutto presentare come fatto-re di pace fra le persone, i popoli e le nazioni,in favore dello sviluppo integrale. In effetti il I°Forum Mondiale sulle migrazioni, tenutosiquest’anno a Bruxelles, aveva come tema“Migrazioni e Sviluppo”. Questo abbinamento,tale binomio, fino a 2-3 anni fa era impensabi-le. E ora, giustamente, non lo è più anche per-ché “La sfida dell’immigrazione e il modo incui verrà gestita è uno dei test più importantiper l’Unione Europea allargata negli anni e neidecenni futuri. Se le società europee sarannoall’altezza di questa sfida, l’immigrazione learricchirà e le rafforzerà. In caso contrario, ilrisultato potrà essere una riduzione dei livelli divita e divisione sociale”.

È affermazione, di fine Gennaio 2004, dell’al-lora Segretario Generale delle Nazioni UniteKofi Annan, che aggiungeva: “Tutti i Paesihanno il diritto di decidere se ammettere omeno gli immigrati volontari (contrapposti airifugiati bona fide, che in base alla legge inter-nazionale hanno diritto di protezione). Machiudere le porte sarebbe insensato per glieuropei. Spingerebbe anche sempre più gente atentare di entrare dalla porta di servizio”.

L’immigrazione illegale é un problema reale, egli Stati hanno bisogno di collaborare nei rispet-tivi sforzi per fermarla. Combattere l’immigra-

indicava poi il fenomeno migratorio come un fat-tore capace di assicurare la pace nel mondo e l'in-contro delle culture: “Non meno pericoloso per ilfuturo della pace sarebbe l'incapacità di affronta-re con saggezza i problemi posti dal nuovo asset-to che l'umanità, in molti Paesi, va assumendo acausa dell'accelerazione dei processi migratori edella convivenza inedita che ne scaturisce tra per-sone di diverse culture e civiltà".

Unità e diversità in Europa, di fronte allemigrazioni

Naturalmente si può dire che ogni Paesed’Europa ha i suoi immigrati, dove sono ripar-titi inegualmente. In valori assoluti, laGermania è in testa (7.300.000, ovvero l’8,9%della popolazione totale), seguita dalla Francia(7%), poi dal Regno Unito. Le proporzionisono a volte più forti in Paesi più piccoli. Peresempio, il 30% nel Lussemburgo e il 19% inSvizzera. Ogni Paese ha un po’ i suoi immigra-ti, frutto dell’eredità coloniale, dei legami stori-ci o della vicinanza geografica.

La caduta del Muro di Berlino, nel 1989, el’accelerazione della globalizzazione fannocomparire naturalmente nuovi poli di migrazio-ne nell’Europa dell’Est e in Asia. I nuovi arrivinon sono più solamente lavoratori poco qualifi-cati, che aspirano a contratti a tempo indetermi-nato, ma membri delle classi medie istruiti, stu-denti, turisti, stagionali, donne o bambini isola-ti, rifugiati, “clandestini”, persone che arrivanoper ricongiungimento familiare (la maggioran-za degli ingressi) con una moltiplicazione deicanali utilizzati.

Dagli anni ‘90, le politiche d’ingresso e di sog-giorno dei Paesi europei oscillano tra l’ammis-sione selettiva (si comincia a rendersi conto chel’Europa ha bisogno di lavoratori qualificati), larepressione degli ingressi illegali e la regolariz-zazione. Durante gli ultimi 25 anni la Francia, ilBelgio, la Grecia, l’Italia (quattro volte), ilLussemburgo, il Portogallo (due volte), il RegnoUnito e la Spagna (tre volte) hanno regolarizza-to 4 milioni d’immigrati, grazie a 20 programmidi regolarizzazione. Ma ovunque sono messeall’opera legislazioni dissuasive. I Paesid’Euopa hanno anche modi diversi di fronteg-giare i problemi del « vivere insieme », ponen-

*Intervento del Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, in occasione di un panel tenutosi il 22 ottobre 2007 nel con-

testo dell'Incontro Internazionale per la Pace ospitato dalla città di Napoli e promosso dalla Comunità di Sant'Egidio.

Speciale Migrantes - Anniversario20°S.Camillo oggi 29-11-2007 16:51 Pagina 16

San Camillo Oggi 4 - 200717

ca dell'islam. Così, infatti, rinforzeremmo glistessi integralisti che vogliono apparire comecoscienza di tutto il mondo musulmano.

I "passi" verso la pace"Le migrazioni - afferma ancora il PapaGiovanni Paolo II nel citato discorso - possonocostituire una opportunità se le differenze cul-turali vengono accolte come occasione diincontro e di dialogo e se la ripartizione disu-guale delle risorse mondiali provoca una nuovacoscienza della necessaria solidarietà che deveunire la famiglia umana". In questa affermazio-ne possiamo vedere le coordinate sulle quali èpossibile tracciare un ideale "itinerario" versola pace, oggi, anche in ambiente migratorio.

Il dialogo, anzituttoQuesta parola peraltro è diventata una delle

accezioni maggiormente soggette a usura: qual-cuno la confonde addirittura con una sempliceconversazione. Dialogo è invece, soprattutto,confronto, interazione, capacità di ascoltare e dientrare nella visione dell'altro, disponibilità adaccoglierlo, senza semplicismi e superficialità.E tutto questo non meramente a livello intellet-tuale, ma soprattutto in quello di vita vissuta. Ilvero incontro infatti non avviene tra culture matra persone concrete, che pure hanno la loro cul-tura e la loro religione: parte dal vissuto dellepersone stesse, dalla loro esperienza quotidiananella famiglia, nel lavoro, nella scuola. In que-sto modo è possibile colmare quel deficit di cit-tadinanza e di coscienza mondiale, di responsa-bilità collettiva, che è alla base, oggi, di alcunimovimenti di violenza considerata come unicasoluzione di inveterati problemi.

"Lo scontro di civiltà - afferma Huntington -avviene perché il confronto e il mescolarsi delleidentità si sviluppano all'interno di fasce cultura-li e di minoranze che confliggono contro le mag-gioranze ed esigono una maggiore visibilità".

La tolleranzaAnche tolleranza è un'altra parola un po’

erosa dall'uso, ma ancora molto importante. Sista diffondendo oggi, di fatto, l'immagine del-l'islam come "monolito intollerante", una reli-gione di conquista, mentre la maggioranza deimusulmani si sente e si proclama tollerante. E'questa contrapposizione che rischia di compro-mettere gli sforzi di dialogo e provoca una rea-zione che può diventare esplosiva. Da una partesi lascia spazio al razzismo, dall'altra si spingeal ripiegamento su se stessi. Entrambe le reli-

do più o meno l’accento sull’integrazione degliindividui o su quella delle comunità.

Verso l’europeizzazioneLa politica dell’immigrazione è sempre più

chiamata a europeizzarsi. Il 1985 ha vistol’adozione, negli Stati membri della ComunitàEconomica Europea, dell’Atto Unico che defi-nisce uno spazio comunitario europeo senzafrontiere. Lo stesso anno, sono firmati da uncerto numero di Paesi gli Accordi di Schengen.Essi sono integrati nell’Unione Europea nel1997 con il Trattato di Amsterdam. I suoi prin-cipali strumenti sono l’adozione di un vistounico di tre mesi per gli extra-comunitari chevogliono entrare e circolare nello SpazioSchengen, la libertà di circolazione all’internodelle frontiere europee per gli Europei e per idetentori di un visto Schengen, la solidarietàdei Paesi europei nei controlli alle frontiereesterne dell’Unione. Il Trattato di Amsterdamprevede tuttavia l’attuazione di una politicacomune sull’immigrazione e si potrà vedere lacreazione di una polizia delle frontiere europee.Riguardo ai Paesi d’emigrazione non europei,la comune politica sull’immigrazione rischia dirimanere tra le più restrittive.

Il fattore islamDa qualche tempo un altro fattore caratterizza

non solo il movimento migratorio, ma la storiastessa del mondo contemporaneo, destandopreoccupazione e paura in molte persone. Ilfatto, cioè, che non pochi immigrati sonomusulmani e ciò fa temere addirittura una"invasione" dell'islam e della sua cultura.

Le complicazioni della storia recente e presen-te hanno acuito non poco la percezione per moltidi una opposizione radicale o di una frattura insa-nabile tra "mondo cristiano" e "mondo islamico".Tenuto conto che questo conflitto, in realtà,maschera spesso contenuti di altra natura (soprat-tutto economica e politica), oggi è più che mainecessario cercare un confronto sereno, lucido epacato tra i membri delle due religioni, senzaperò superficialità e con richiesta di reciprocità.

Dunque, se alcuni Paesi islamici, grazie alleloro risorse, sostengono di fatto movimentiintegralisti, che giungono a forme di terrorismomotivato da fanatiche considerazioni (nellequali si mescolano citazioni del Corano edespressioni di vendetta per "secolari soprusisubiti dai colonizzatori e sfruttatori occidenta-li"), non dovremmo commettere l'errore di con-siderare l'integralismo come espressione univo-

gioni, quella cristiana e quella musulmana,hanno invece alla loro base una tradizione diospitalità e di accoglienza, "mutatis mutandis".

A proposito del dialogo e della tolleranza, con-siderati come fattori principali della pace nelmondo, Giovanni Paolo II affermò ancora: "Lostile e la cultura del dialogo sono particolarmen-te significativi rispetto alla complessa proble-matica delle migrazioni. L'esodo di grandimasse da una regione all'altra del pianeta, checostituisce sovente una drammatica odisseaumana per quanti vi sono coinvolti, ha comeconseguenza la mescolanza di tradizioni e di usidifferenti, con ripercussioni notevoli nei variPaesi di origine e in quelli di arrivo.L'accoglienza riservata ai migranti e la lorocapacità di integrarsi nel nuovo ambiente umanorappresentano altrettanti metri di valutazionedella qualità del dialogo tra differenti culture".

Accoglienza e ospitalitàDove lo straniero diventa ospite e viene

accolto, si smonta infatti gradualmente la pos-sibilità di vedere l'altro come un nemico.L'ospitalità come fratellanza, invece, è un con-cetto purtroppo trascurato dal lessico politicocontemporaneo, che tende a privilegiare l'ugua-glianza e la libertà, le quali possono poggiaresu un fondamento individualista.

Accogliere lo straniero, per il cristianesimo,significa accogliere Dio stesso. Insistendo conla categoria della ospitalità, i testi biblici, ineffetti, dell'Antico e del Nuovo Testamento,pongono le basi per la costruzione di una fratel-lanza proprio universale.

Anche il mondo islamico ha una tradizione diospitalità che si ritrova nel Corano: in partico-lare nel mondo della medina, la città "illumina-ta", che nasce pluralista e porta agli altri. Latradizione alla apertura è quindi alla base puredella religione islamica, che però conosce oggifrange, anche assai consistenti, purtroppo,estremiste e violente, che rigettano quantoviene dall'esterno. Il compito dei musulmani, anostro parere, è quello di individuare nuoviprocessi educativi, capaci di arginare questiestremismi, di isolarli e far prevalere il dialogovero, autentico, rispettoso della reciprocità.

La stessa chiave di lettura universalistaLa tradizione cristiana e quella musulmana

hanno quindi una matrice culturale e religiosauniversalista, che costituisce una chiave di let-tura - e anche una fonte di contrasto - con cuileggere le nuove sfide e che contribuisce a crea-

Speciale Migrantes - Anniversario20°S.Camillo oggi 29-11-2007 16:51 Pagina 17

San Camillo Oggi 4 - 2007 18

gio, che per noi è la Rivelazione di Dio.Desidero chiudere con l'osservazione che la

ricerca di un equilibrio soddisfacente tra uncodice comune di convivenza e l'istanza dellamolteplicità culturale pone problemi delicati edi grossissimo spessore. Non dobbiamonasconderci che le domande identitarie incuto-no sempre paura in coloro ai quali esse vengo-no rivolte. Talora, queste paure prendono la viadell'annientamento o negazione dell'identitàdell'altro; talaltra, esse conducono all'adozionedi pratiche meramente assistenziali, che umilia-no coloro che ne sono i destinatari perchéannullano la stima che essi hanno di sé. Eppure,come ci ricorda Giovanni Paolo II nel già cita-to messaggio: "il dialogo tra le culture... emer-ge come un' esigenza intrinseca alla natura stes-sa dell'uomo e della cultura" (n. 10). Il compitoda assolvere è allora quello di gettare sul tavo-lo del dibattito la proposta di una via capace discongiurare la Scilla dell'imperialismo cultura-le, che porta all'assimilazione delle culturediverse rispetto a quella dominante, e il Cariddidel relativismo culturale, che conduce alla bal-canizzazione della società.

Il modello di integrazione interculturale di cuiho detto brevemente è fondato sull'idea del

re una maggiore serenità nelle relazioni interna-zionali, a cominciare dall’Europa. L'11Settembre è stato però sicuramente uno spartiac-que, una "rivelazione" che ha evidenziato gran-di contraddizioni nel ruolo delle religioni nellacostruzione della pace. Questa "rivelazione"comporta la necessità di un salto di qualità nel-l'incontro interreligioso: siamo tutti invitati adascoltare e a metterci in gioco per l'altro.

Se è vero che il tema dello scontro passaall'interno di ogni singola comunità, è altrettan-to vero che vi sono molte persone che questoscontro non vogliono, che praticano la convi-venza, che si riconoscono nei valori della per-sona, della pace, dei diritti umani, della coesi-stenza, del pluralismo. Chi dunque vi si ricono-sce è chiamato a lavorare insieme e a testimo-niare concretamente la sua opposizione legitti-ma a ogni forma di violenza, fatte le debitedistinzioni.

Qualcuno ha chiamato questa disponibilità la"riscoperta della piazza". Piazza intesa comepunto d'incontro, di scambio di idee, come luogodi composizione di una vera democrazia, in cuitutti godano piena cittadinanza e in cui tutti pos-sano far sentire la propria voce. Papa Giovanniparlava poi della fontana della piazza del villag-

riconoscimento del grado di verità presente inogni visione del mondo, un'idea che consentedi fare stare assieme il principio di eguaglianzainterculturale (che è declinato sui diritti univer-sali) con il principio di differenza culturale (chesi applica ai modi di traduzione nella prassigiuridica di quei diritti). L'approccio del rico-noscimento veritativo, non ha altra condizionese non la "ragionevolezza civica" di cui parlaW. Galston: tutti coloro che chiedono di parte-cipare al progetto interculturale devono poterfornire ragioni per le loro richieste politiche;nessuno è autorizzato a limitarsi ad affermareciò che preferisce o, peggio, a fare minacce.Non solo, ma queste ragioni devono averecarattere pubblico - in ciò sta la "civicità" -, nelsenso che devono essere giustificate mediantetermini che le persone di differente fede o cul-tura possono comprendere e accogliere comeragionevoli, e dunque tollerare, anche se nonpienamente rispettabili o condivisibili. Solocosì - penso - le differenze identitarie possonoessere sottratte al conflitto e alla regressione.Per concludere, dopo aver parlato di stranieri acasa nostra, in Europa, come rappresentazionedi un’utopia, nel senso positivo della parola,vorrei leggervi una bella poesia il cui titolo è:

IMMIGRAZIONE IERI E OGGI

L’immigrazione è uno dei fenomeni checaratterizza l’Unione Europea e che, datempo, ha fatto divenire l’Europa un con-

tinente multiculturale. I movimenti migratorihanno sempre accompagnato e ritmato la storia diogni civiltà. Da sempre il territorio europeo èstato teatro di imponenti spostamenti di popola-zione da e per il nostro continente. Dopo le sco-perte geografiche e le successive conquiste colo-niali, molti Europei si sono spostati verso lenuove terre, all’insegna di una visione eurocentri-ca, che li induceva a considerare le popolazionilocali come esseri di specie inferiore, da sfruttarebrutalmente.Sin dall'antichità, i popoli europei, dunque, sisono spostati alla ricerca di nuovi territori checonsentissero migliori condizioni di vita, e leconquiste geografiche diedero l'avvio alle migra-zioni oltreoceano: migliaia e migliaia di europeisi spostarono in Australia, America, Sudafrica.Nel corso dell’Ottocento e della prima metà delNovecento, le migrazioni si sono fatte sempre piùconsistenti, a causa della crescita demografica inEuropa, della sovrabbondanza di mano d’operaagricola e delle tensioni sociali causate dallaindustrializzazione in atto in molti paesi europei.Nel secondo dopoguerra si verifica, invece, unfenomeno nuovo nella storia del continente, l'ini-

zio di un'inversione di tendenza: i flussi, infatti,sono andati in direzione opposta, tramutandol’Europa in un’area di ingresso.Negli anni della ricostruzione, prima, e dellaripresa economica, poi, gli Stati europei più indu-strializzati cominciarono a richiamare lavoratoriin Germania, Gran Bretagna, Belgio, Lussem-burgo, Paesi Bassi. Nell'ultimo decennio, infine,e, precisamente, alla fine degli anni ottanta eall’inizio degli anni novanta, nel panorama euro-peo delle migrazioni sono comparsi nuovi ele-menti: in particolare si è verificato l'aumento del-l'immigrazione dall'Africa verso i paesidell'Europa mediterranea. In questo periodo,l’immigrazione incomincia a dipendere sempremeno dalla domanda di lavoro nei paesi di ingres-so e sempre più da forze espulsive presenti neipaesi di esodo. Ecco che diventano sempre piùnumerosi i richiedenti asilo politico e i rifugiatiche fuggono da guerre e carestie.Oggi siamo in presenza di una fase nuova di que-sto movimento millenario le cui cause vannoricercate anzitutto nell'interdipendenza del siste-ma economico mondiale, marcata dallo sviluppoineguale, dalla gerarchizzazione, dallo sfrutta-mento, dalla dominazione dell'Occidente e dal-l'esportazione dei suoi valori, in primo luogoquelli del mercato e del consumo.

A causa del grembo materno diverso,o perché i racconti della tua infanziati hanno forgiato in un’altra lingua,

non chiamarmi straniero.Il tuo grano è simile al mio grano,

la tua mano, simile alla mia,il tuo fuoco, simile al mio fuoco,

e tu mi chiami straniero!Perché in un altro popolo sono nato,

perché altri mari conosco,perché un altro porto, un giorno, ho lasciato,

non chiamarmi stranieroE’ lo stesso grido che noi portiamoè la stessa fatica che trasciniamo,

quella che sfianca l’uomo dalla notte dei tempi,quando non esisteva nessuna frontiera,

prima che arrivassero quelliche dividono e uccidono,

quelli che rubano, quelli là, gli inventoridi questa parola: straniero.

Triste parola ghiacciata, tanfo d’oblio e d’esilio.Non chiamarmi straniero.

Guardami bene negli occhi,ben al di là dell’odio,

dell’egoismo e della paurae vedrai che sono un uomo.

No, non posso essere straniero!

NON CHIAMARMIS T R A N I E R O

Speciale Migrantes - Anniversario20°S.Camillo oggi 29-11-2007 16:51 Pagina 18

San Camillo Oggi 4 - 200719

Anniversario del Camillianum

Pierre Auguste Pican, dal rettore della Basilicadi Lisieux, monsignor Bernanrd Lagoutte, e dalcarmelitano padre Antonio Sangalli. Dinanziall’urna, Papa Benedetto ha pregato.

Di Lei scrive il Cardinale Martini: “Nel buiotunnel della fede Teresa scoprì di non esseresola. L’esperienza della lacerazione interiore,da lei indicata con queste parole: “nebbie chemi circondano, penetrano nell’anima”, “tor-mento che raddoppia”, “non voglio continuarea scriverne: temerei di bestemmiare”, “tenebresempre più fitte”, “lotta e tormento non perqualche giorno, non per qualche settimana”,sono la sofferenza di chi si sente unito a Dio, e

non può mettere in discussione questo vincolo.Nello stesso tempo, Teresa si sente solidale conl’uomo, con i propri fratelli, con le persone dicui condivide fino in fondo la sorte, le speran-ze, le angosce. Vive irresistibilmente attrattaverso la Patria luminosa e insieme tutta avvoltadalle tenebre di una terra opaca e afflitta danebbie impenetrabili. Anzi, l’immagine che usaè quella di sentirsi seduta alla tavola colma diamarezza a cui mangiano i peccatori, gli incre-duli. Dunque, lacerazione di solidarietà con ipiù abbandonati, con i più sofferenti e fedeltàassoluta, a occhi chiusi, senza riserve, a Dio,alla sua Verità, alla sua Santità. E’ la lacerazio-ne che prova Gesù e di cui parla il capitolo 14del Vangelo di Marco; è il mistero di Gesù nel-l’orto, la sofferenza del Figlio di Dio, alla qualeTeresa partecipa in maniera mistica; è il miste-ro di Gesù abbandonato pienamente al Padrementre sulla croce condivide la sorte dell’uomopeccatore per non lasciarsi separare in nulladall’esperienza del dolore più tragico. Ma illasciarsi coinvolgere nella dinamica che com-

L’Istituto Internazionale di TeologiaPastorale Sanitaria dell’OrdineCamilliano compie vent’anni.

L’evento è stato celebrato il 9 novembre 2007 inoccasione dell’apertura del nuovo anno accade-mico, alla presenza del Moderatore, il superioregenerale Padre Renato Salvatore, dell’Arcive-scovo monsignor Bruno Forte, del preside PadreLuciano Sandrin, del sottosegretario delPontificio Consiglio della Pastorale della Salute,il Camilliano Padre Felice Ruffini, del presidedella Pontificia Facoltà Teologica “Teresianum”,Padre Benito Goya, di docenti, studenti, religiosi,sacerdoti, e del direttore dell’Ufficio nazionaledella Cei per la Pastorale della Sanità, donAndrea Manto. La lezione magistrale di monsi-gnor Forte è stata preceduta dalla solenne conce-lebrazione eucaristica nella Chiesa di Villa SacraFamiglia, presieduta dal Padre Generale.

Il 9 novembre è un giorno caro alla memoriastorica della Diocesi di Roma poiché ricorda ladedicazione della Basilica di San Giovanni inLaterano. Ma in questo stesso giorno, nella “cittàeterna” sono giunte le Reliquie di Santa Teresa diLisieux, in occasione di quattro significativianniversari: 120 anni fa Teresa si recò da LeoneXIII per chiedere di entrare nel Carmelo a 15anni (novembre 1887); 110 anni fa moriva gio-vanissima (1897); 80 anni fa avvenne la sua pro-clamazione a patrona delle missioni (1927) e 10anni fa veniva dichiarata Dottore della Chiesa.

Così, mentre monsignor Forte illustrava “IlVangelo della sofferenza di Dio”, che per i“discepoli di Emmaus” è il “Vangelo dellacomunione in Dio”, le sacre spoglie della misti-ca Carmelitana del Bambin Gesù sono stateaccolte nella chiesa di sant’Antonioall’Esquilino, in cui è stato tenuto un Molebencon omelia dell’arcivescovo Claudio MariaCelli, presidente del Pontificio Consiglio delleComunicazioni Sociali. Il 10 novembre l'urna èstata trasferita nella Cappella del PontificioCollegio Russicum, che Pio XI mise sotto laprotezione della santa, e dove il cardinaleTomás Spidlík, S.I., maestro di spiritualità delcristianesimo orientale, ha presieduto la santamessa. Il 14 novembre, le sacre reliquie hannoraggiunto la cappella privata del Papa, scortatedal vescovo di Bayeux e Lisieux, monsignor

prende, da una parte Dio e la sua Assolutezza edall’altra la storia e tutto ciò che essa ci richie-de, è l’anima di ogni vocazione cristiana e ciòspiega la modernità e l’attualità della santa diLisieux. Non c’è vocazione senza questa ten-sione accettata e vissuta come partecipazionealla croce di Gesù”. Il nostro Servo di DioNicola D’Onofrio lo aveva capito bene nellasua lacerante sofferenza, seguendo nella suaspiritualità la “piccola via” di Teresa: “Nontutto dipende da noi. Siamo chiamati ad affida-re le nostre vite alle mani amorevoli di Dio,fiduciosi che le innalzerà”.

“Non c’è vocazione religiosa o sacerdotale –

scrive ancora il Cardinale Martini – se nonuscendo da sé per una fedeltà totale al mistero diDio e al mistero dell’uomo. Teresa è santa per-ché ha accettato questa lacerazione interiorevivendola nella certezza che essa, nel Cristomorto sulla Croce, si sarebbe ricomposta inunità. Ella scriveva: “Attiraci, Gesù, nel fuocodel tuo Amore, uniscici a te così strettamente chein noi viva e agisca tu stesso. Quanto più il fuocodell’amore infiammerà il mio cuore, quanto piùdirò “attirami”, tanto più le anime che si avvici-neranno a me correranno anch’esse verso di Te,perché un’anima infiammata d’amore non sarimanere inattiva” (tratto da “I miei pensieri”. Lastoria di un’anima. Teresa di Lisieux, Dottoredella Chiesa - Mimep-Docete, 1996).

Questa breve riflessione del CardinaleMartini ben si inserisce nella lezione magistra-le del nostro Arcivescovo. Nella comunione deiSanti ogni persona con il suo agire è partecipedella vita in Dio. E’ dunque necessario restitui-re alla vita la sua regale dignità, la pace, la giu-stizia affinché Dio sia in tutti e tutti in Dio.

L’Istituto Internazionale di Teologia Pastorale Sanitaria di Roma compie vent’anni

SIAMO CHIAMATI A FARE COMPAGNIA A DIO NEL SUO DOLOREMonsignor Bruno Forte inaugura l’anno accademico 2007-2008

di F. Santobuono 20°S.Camillo oggi 29-11-2007 16:51 Pagina 19

San Camillo Oggi 4 - 2007 20

E’p a s s a t ocirca unanno dalla

visita del Santo Padreal Volto Santo diManoppello (1 set-tembre 2006) e dallaPeregrinatio delle

Reliquie di Santa Teresina (3 novembre 2006).Nel frattempo, la comunione spirituale tra i dueSantuari è divenuta sempre più forte. Durantela visita, il Papa ha ricordato la figura di SanCamillo e della Santa di Lisieux. Riferendosi aLei, in particolare, disse che era necessarioavere: “Mani innocenti, cioè esistenze illumi-nate dalla verità dell'Amore che vince l'indiffe-renza, il dubbio, la menzogna e l'egoismo; maniinnocenti e cuori puri sono necessari, ci dice lapiccola Teresa di Lisieux”, Patrona della pros-

sima Giornata Mondiale della Gioventù diSidney del 2008.

Sulle orme di questi due Santi, molti pellegri-ni vengono a pregare nei due Santuari, come èaccaduto per la Comunità di Castellammare diStabia e di Como, dove l’8 novembre 2007, aMaslianico, una piccola frazione alle porte delcapoluogo, sono stateaccolte in Italia le Reliquiedella mistica Carmelitana,nella Chiesa a lei dedicata.Il 9 novembre, da Como èpartito un gruppo diretto alnostro Santuario e al VoltoSanto di Manoppello, men-tre le Reliquie raggiunge-vano Roma. A Castellam-mare di Stabia, in provinciadi Napoli, le Reliquie

hanno visitato varie Comunità dal 4 al 10novembre 2006, dopo aver lasciato il VoltoSanto di Manoppello il 3 novembre. Nove mesidopo, la Comunità della diocesi sorrentina èvenuta in pellegrinaggio a Bucchianico e alVolto Santo di Manoppello.Ecco le due cronache.

TTeerreessaa ddii LLiissiieeuuxx èè ttrraa nnooii “IO SARÒ L’AMORE”

Matteo: “Andate, io sono con voi”. Il program-ma s’inserisce nel cammino della Chiesa deli-neato dagli Orientamenti pastorali “Comuni-care il Vangelo in un mondo che cambia”edavrà un importante momento di verifica e dirilancio nel documento che i Vescovi italiani siaccingono a pubblicare dopo il IV Convegnoecclesiale nazionale di Verona. Anche la cele-brazione delle Settimane sociali dei cattoliciitaliani, dedicate nel 2007 ad un tema di granderilevanza, nella particolare ricorrenza del cen-tenario, “Il bene comune oggi: un impegno cheviene da lontano”, offre ulteriori elementi diattenzione e corresponsabilità. Nel 2008,

L’Azione Cattolica Adulti “Mons. A.Zama” di Castellammare di Stabia(NA) ha vissuto nel Santuario il

campo scuola estivo sul tema “Essere testimo-ni di speranza: in questo tempo segnato da unprofondo disorientamento, i laici adulti posso-no testimoniare l’amore di Dio con la propriavita, purché illuminati e sostenuti dalla Parola edall’Eucaristia”.

Dal convegno ecclesiale di Verona alConsiglio nazionale delle Presidenze, le nuovelinee programmatiche per l’anno associativo2007-2008 dell’Azione Cattolica Italianaavranno come tema di riflessione il Vangelo di

l’Azione Cattolica celebra il suo 140° anniver-sario di nascita.

L’Associazione campana opera nell’arcidio-cesi di Sorrento-Castellammare di Stabia, natanel 1986 dalla fusione dell’arcidiocesi diSorrento e della diocesi di Castellammare diStabia, entrambe molto antiche. Dal 1989, èguidata dall’arcivescovo Felice Cece. I patronidella locale Chiesa sono sant’Antonino (14 feb-braio) e san Catello (19 gennaio).

Castellammare di Stabia è terra dal cuore anti-co, luogo di delizie millenarie, sepolta insiemead Ercolano e Pompei dall’eruzione del Vesuviodel 79 d.C. E’ oggi una città ridente, moderna,attiva, uno dei più importanti centri dellaCampania, posta ai piedi del monte Faito. Qui,nel corso dei secoli, i re di Napoli venivano avilleggiare a Villa di Quisisana. Di essa disseCicerone in una lettera ad un suo amico: “Beatote che da Pompei puoi guardare lo stupendospettacolo di Stabia”. Il luogo è deputato allabellezza, con le sue atmosfere, le sue spiagge, lesue passeggiate, ed il clima ad un tempo marinotemperato, boschivo e di montagna.

Il gruppo era accompagnato dall’assistentediocesano di AC monsignor Aniello dello Ioio,parroco a Lettere e a Casola di Napoli, la città di

L’Azione Cattolica Adulti di Castellammare di Stabia a Bucchianico

“SIAMO TESTIMONI DI SPERANZA”

Anniversario del Camillianum20°S.Camillo oggi 29-11-2007 16:52 Pagina 20

San Camillo Oggi 4 - 200721

conversione, proprio a Napoli, al gioco dellecarte perse tutto, anche la camicia, riducendosialla miseria estrema.

Il campo scuola ha avuto carattere itinerante,interessando diverse località dell’Abruzzo, conunico punto fermo al Volto Santo diManoppello, dove i componenti del grupposono stati ospitati presso l’albergo delSantuario. Gli obiettivi da raggiungere erano:realizzare il passaggio dal dubbio alla fiducia inDio; verificare la centralità della Parola di Dionella vita; riscoprire i segni straordinari che ilSignore dona per imparare a vedere le traccedella sua presenza nella quotidianità; confron-tarsi con esperienze significative di impegno;conoscere i progetti proposti dall’AzioneCattolica e il cammino associativo offerto per ilprossimo anno.

Per questo, il 9 agosto 2007, il gruppo si èrecato alla Cattedrale di S. Tommaso ad Ortona,dove presso la tomba dell’ “apostolo dell’incre-

Raffaele Iozzino, l’agente di Polizia di Statodella scorta dell’on. Aldo Moro, ucciso dalleBrigate Rosse il 16 marzo 1978. Don Aniello èconosciuto per il suo impegno contro il giocod’azzardo, un fenomeno in silenziosa e crescen-te diffusione. In una nota del SIR del 7 febbraio2007, il Sacerdote dichiara: “Insieme agli altriparroci abbiamo lanciato una campagna di sen-sibilizzazione nelle scuole medie. Il problema,infatti, parte già da quell’età, anche per le pub-blicità in televisione sul lotto e altri giochi, incui il messaggio è che giocando si trova la feli-cità”. “Nella nostra unità pastorale di Casola eLettere - aggiunge - su 10.000 abitanti una deci-na di famiglie si sono rovinate per il gioco.Perciò, con le famiglie dei bambini del catechi-smo abbiamo organizzato una serie di riunioninelle quali abbiamo spiegato che decidere dinon giocare d’azzardo è anche una scelta di fedeperché i soldi non sono tutto”. La stessa cosapuò dire il nostro San Camillo, che prima della

dulità” hanno partecipato alla celebrazioneeucaristica. Il 10 agosto, nella Cattedrale diChieti. monsignor Bruno Forte, ha presentato laLettera pastorale “La Parola per vivere”. Sabato11 agosto, il campo scuola ha visto come metadi riflessione il “Miracolo Eucaristico” diLanciano, segno imprescindibile della carità delSignore. Domenica 12 agosto, nel nostroSantuario, il gruppo ha partecipato alla Liturgiadella XIX domenica del Tempo Ordinario, pre-sieduta da don Aniello. “Da questo altare dedi-cato a San Camillo – ha chiesto al Signore ilcelebrante – facci avere il cuore pieno di speran-za per essere Tuoi testimoni”. Mentre, allaPreghiera dei Fedeli: “Una fede ricca di memo-ria [biblica] ci dà una speranza incrollabile”, èsecondo don Aniello la chiave di lettura peressere attenti e vigilanti alla venuta del Signore,che ci libera da ogni schiavitù. “Non possiamonon credere al Signore dopo che ci ha donatosuo Figlio, risorto per noi”.

cia di Avellino, dove si venera il Santo Patronodelle Mamme e dei bambini. Lunedì 12, il pelle-grinaggio si è concluso in Abruzzo con l’omag-gio al Santo Patrono dei malati e al Volto Santodi Manoppello, dove la signora Lucchini ha giàorganizzato altri pellegrinaggi l’anno scorso,dopo la visita del Santo Padre.

A Bucchianico, il gruppo è stato accolto dalrettore per la visita guidata e la celebrazione

L’Agenzia viaggi Tielle di Cabiate, a20 Km da Como, ha organizzato perla prima volta un pellegrinaggio al

Santuario San Camillo de Lellis lunedì 12novembre 2007. Il gruppo, composto da circa30 pellegrini, provenienti da diverse città dell’-hinterland milanese e comasco (Meda, Seveso,Saronno e Cabiate) era guidato dalla signoraTeresina Lucchini, titolare dell’Agenzia, moltodevota di Padre Pio e di Santa Teresa di Lieseux,di cui porta il nome. Il giorno prima della par-tenza, l’8 novembre, a Maslianico, come abbia-mo già ricordato, sono giunte le Reliquie dellaSanta francese, nella chiesa a Lei dedicata. Quiil Vescovo di Como, monsignor Diego Colettiha celebrato l’Eucaristia. Poi, le sacre spogliehanno proseguito alla volta di Roma.

Il lungo itinerario dello spirito dei nostri pelle-grini è iniziato il 9 novembre con la visita allaSanta Casa di Loreto. Il 10 novembre, il grupposi è diretto al Santuario della Madonna delleGrazie di San Giovanni Rotondo e a quellodell’Arcangelo Michele a Monte Sant’Angelo.Poi, l’11 novembre, è stata la volta del Santuariodi San Gerardo Maiella, sulla collina diMaterdomini, sull’Alta Valle del Sele, in provin-

della santa messa. Significativo è stato l’omag-gio alla tomba del Servo di Dio NicolaD’Onofrio, molto devoto di Santa Teresa delBambin Gesù e del Volto Santo. “Torneremonuovamente a giugno - ha detto la signora Teresaal momento del congedo - poiché desidero farconoscere a tante altre persone la figura deinostri Santi italiani”.

La Chiesa è davvero Madre di Santi!

UN PELLEGRINAGGIO BENEDETTO DA SANTA TERESADa Como a Bucchianico e al Volto Santo di Manoppello

Anniversario del Camillianum20°S.Camillo oggi 29-11-2007 16:53 Pagina 21

San Camillo Oggi 4 - 2007 22

cità di amare e di soffrire: è la soluzione dellameditazione del Buddha, che oggi sembrasuscitare un singolare fascino anche nei paesidell’Occidente secolarizzato; soluzione, cheperò riduce la storia umana a vuota imperma-nenza, e la vita alla fuga verso un “nirvana”, chelascia intatte le lacerazioni e le piaghe della sof-ferenza del mondo.

Di fronte all’incompiutezza di queste propo-ste sta l’annuncio cristiano di salvezza nel Diocrocifisso: che senso ha l’evento della Croceper la sofferenza umana? Che cosa è accadutoin quel Venerdì Santo per la storia del mondo?E quale esperienza del dolore umano ha avutoin generale il Figlio di Dio venuto nella carnedegli uomini? Si sono presentati nella storia diGesù di Nazaret l’oscurità dell’avvenire e ildolore del negativo, che diffondono un odore dimorte su tutta la vita? o, in forza della condizio-ne divina, il Nazareno non ha sperimentato lafatica di vivere, il peso dell’ostilità delle cose edegli uomini, la resistenza interiore di frontealla tenebra e alla prova? Per rispondere a que-ste domande occorre parlare, con la discrezionee il pudore doverosi di fronte a ogni finitudinee tanto più necessari davanti alla Sua, del Suocammino verso la Croce, dell’ora oscura dellaSua morte, e di ciò che essa rivela riguardo allastoria di Dio e a quella degli uomini. È ilVangelo della sofferenza di Dio1.

1. Il Vangelo delle sofferenze

Si può dire che tutta la vita di Gesù è stataorientata alla croce: le stesse narrazioni evan-geliche si presentano come “storie della passio-ne, con un introduzione particolareggiata”(Martin Kähler). I “giorni della sua carne” (cf.Eb 5,7) stanno sotto il segno grave e dolorosodella croce: “Tutta la vita di Cristo fu croce emartirio” (Imitazione di Cristo, l. II, cap. 12). Èperciò che la comunità delle origini ha potutoriconoscere nel Cristo “l’uomo dei dolori” dicui parla il Profeta (cf. Is 53,3): “Come unapecora fu condotto al macello e come un agnel-lo senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli nonaprì la sua bocca. Nella sua umiliazione il giu-dizio gli è stato negato...” (At 8,32-33). Gesù èil Servo, l’Innocente che soffre per amore sottoil peso dell’ingiustizia del mondo!

È giustificata una simile lettura delle opere e

La domanda del dolore ci interroga tutti: èattraverso il dolore che la storia sembra avanza-re, nei conflitti di interessi, di classi, di indivi-dui e di popoli. Si potrebbe parlare della storiacome “storia delle sofferenze del mondo”. Ildolore è veramente la categoria universale, incui tutti si trovano accomunati: “Gli uomini sidistinguono gli uni dagli altri nel possesso masono solidali nella povertà” (J. Moltmann). Dalprofondo di questa “historia passionis” si levala domanda angosciosa sul senso di essa el’aspirazione alla giustizia, la cui assenza enostalgia è causa e pungolo del dolore. Perchéil male che devasta la terra? Perché il dolore?Perché la sofferenza innocente? Inseparabile daqueste domande si affaccia il problema di Dio:“Si Deus iustus, unde malum?”, se c’è un Diogiusto, perché c’è il male? e se c’è il male,come potrà esserci un Dio giusto? Dalle piaghedella storia nasce così il rifiuto o l’invocazionedel totalmente Altro.

Alcuni, dinanzi all’inconciliabilità di Dio e delmale, sopprimono il primo dei due termini: è lasoluzione dell’ateismo tragico. “Per Dio la solascusa è che non esiste” (Stendhal e Nietzsche).“Gli occhi che hanno visto Auschwitz eHiroshima, non potranno più contemplare Dio”(Hemingway). In realtà, però, ridurre tutto a que-sto mondo e alle sue leggi, significa implicita-mente arrendersi di fronte al dolore e alla morte.Altri risolvono il conflitto attraverso il ricorso aun Dio che tutto regola in vista del bene, secon-do disegni che la mente umana non può capire: èla soluzione degli interlocutori di Giobbe, cuiegli oppone la struggente, inestinguibile attesa diuna giustizia futura: “Io lo so che il mioVendicatore è vivo e che, ultimo, si ergerà sullapolvere! Dopo che questa mia pelle sarà distrut-ta, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, iostesso, e i miei occhi lo contempleranno non dastraniero” (Gb 19,2527). Bisogna riconoscere che una fede in Dio, che giustifichila sofferenza e l’ingiustizia del mondo senza pro-testare contro di esse, rischia di essere “disuma-na e di produrre frutti satanici” (J. Moltmann).La rassegnazione è abdicazione di fronte alcompito di cambiare l’ingiustizia del mondo.Altri, infine, identificando nella sete di giustiziala radice ultima del dolore di fronte al male delmondo, tracciano un sentiero di rinunce, cheporti ad estinguere ogni sete e perciò ogni capa-

dei giorni di Gesù di Nazaret? I Vangeli sonomolto discreti su questo punto: la loro testimo-nianza non ha niente di emotivo o di patetico.Essa consente tuttavia di intravedere nellavicenda del Figlio dell’uomo almeno tre livellidell’esperienza umana del dolore: il livellodella finitudine fisica, quello della finitudinepsicologica ed infine il livello della sofferenzamorale e spirituale. Gli Evangelisti non nascon-dono gli aspetti umanissimi della finitudine fisi-ca di Gesù: la sua fame (cf. Mt 4,2: “Gesù ...ebbe fame”; Lc 4,2), la sua sete (cf. Gv 19,28:“Ho sete”), il sonno (cf. Mc 4,38 e par.: “Gesùse ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva”). Ilgrido di Gesù morente (cf. Mc 15,34) è peraltrosegno di una straziante sofferenza anche sulpiano fisico. Questi rilievi – all’apparenza mar-ginali - non lo sono affatto: contro ogni tentati-vo di salvaguardare la divinità del Figlio dimi-nuendo la consistenza della sua umanità, laChiesa sin dalle sue origini ha voluto sottoli-neare con forza la verità dell’Incarnazione,quella per la quale alla nostra carne è offerta epromessa la salvezza nella carne del Redentoredell’uomo. Non a caso grandi mistici e santihanno messo al centro delle loro attenzioni lafisicità di Gesù, con tutta la verità dei suoi con-dizionamenti e dei suoi limiti: dall’amore allepiaghe del Signore, venerate tanto appassiona-tamente da San Francesco da riceverle nellapropria carne, alle invocazioni di Sant’Ignazio(“Corpo di Cristo, salvami. Sangue di Cristo,inebriami. Acqua del costato di Cristo, lava-mi...”), al riconoscere nell’ammalato la carne diCristo, come è stato per San Camillo de Lellis,alla tenerezza verso il Bambino appena nato,cantata da Sant’Alfonso de Liguori.Veramente, il cristianesimo non è la religione

della salvezza dalla storia, ma della salvezzadella storia: nessuna forma di spiritualismodisincarnato è giustificata per i discepoli diColui, che l’alto Medio Evo amava designare“Dominus humanissimus”...

La discrezione dei Vangeli rispetta ancor piùil silenzio sulla finitudine interiore sperimenta-ta da Gesù, interrompendolo appena con segnie richiami improvvisi, rivelatori di una Suafamiliarità con i limiti della condizione umanae con il dolore. Emerge, così, qualche trattodell’esperienza da lui fatta della finitudine psi-cologica: Gesù cresce “in sapienza, età e grazia

Lezione Magistrale di Monsignor Bruno Forte al Camillianum di Roma

“IL VANGELO DELLA SOFFERENZA DI DIO”

Anniversario del Camillianum20°S.Camillo oggi 29-11-2007 16:53 Pagina 22

San Camillo Oggi 4 - 200723

14,34), d’una tristezza che rivela il suo attacca-mento alla vita e che fu ed è di conforto a innu-merevoli ore di tristezza umana (si pensi solo aSan Tommaso Moro, che in attesa della morteingiustamente subita trova forza scrivendo un“De tristitia animae Christi”!). Sullo sfondo diquesta continua discrezione appare ancora piùviolento il forte grido della croce: “Mio Dio,Mio Dio, perché mi hai abbandonato?” (Mc15,34): segno dell’abisso di un infinito dolore?Gesù, in realtà, ha sentito la soglia impondera-bile e amara della morte: ed è questa interioreesperienza di finitudine che lo apre alla com-prensione reale del patire umano. La compas-sione per la folla (cf. ad esempio Mt 9,36;15,32), il commuoversi davanti agli infelici e aisofferenti (cf. Mc 1,41; Mt 20,34; Lc 7,13;ecc.), rivelano una sensibilità all’altrui dolore,che solo chi del dolore ha fatto esperienza rie-sce ad avere. Il Sofferente, che comprende eama, dà ristoro e forza a chi è oppresso dal pati-re: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati eoppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogosopra di voi e imparate da me, che sono mite eumile di cuore, e troverete ristoro per le vostreanime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio cari-co è leggero” (Mt 11,28-30).

All’esperienza dell’interiore finitudine e allacompassione che ne deriva per l’altrui soffrire,si aggiunge nella vita di Gesù l’impatto durissi-mo col dolore provocatogli dagli uomini: con-siderato un esaltato dai suoi (“È fuori di sé”:Mc 3,21), accusato di essere un indemoniatodagli scribi (cf. Mc 3,22 e par.), definito unimpostore dai potenti (cf. Mt 27,63), egli sentetutto il peso dell’ostilità che si accumula neisuoi confronti. Non è rattristato per le accuse,ma per la durezza dei cuori, da cui esse proven-gono (cf. Mc 3,5). Gli avversari non si stanche-ranno di attaccarlo in tutti i modi: la sua inau-dita pretesa li irrita (cf. Mc 6,2-3; 11,27-28; Gv7,15; ecc.), la sua popolarità li spaventa (cf. Mc11,18; Gv 11,48; ecc.). Gesù mette in discus-sione le loro certezze, e, col suo successo fra ilpopolo, rischia di scuotere dalle fondamenta ilprecario ordine esistente. Ma egli è troppo libe-ro per fermarsi sotto il condizionamento dellapaura: continua perciò per la sua strada, nellafedeltà al “sì” radicale detto al Padre. Si fa, èvero, accorto: riesce a sfuggire ai tentativi dilapidazione e di arresto (cf. Lc 4,30; Gv 8,59;10,39); evita occasioni di scontro (cf. Mc 7,24;8,13; ecc.). Gesù non ha nulla dell’eroe roman-tico, un po’ esaltato e un po’ incosciente. Eglisa e mette a fuoco nel crogiuolo di questa sof-ferenza la scelta, che segnerà la svolta dei Suoi

davanti a Dio e davanti agli uomini” (Lc 2,52),passando dunque da un livello presente, maimplicito, ad un livello sempre più esplicitodella Sua coscienza umana di Figlio. Questa“messa in parentesi” della conoscenza divina èun aspetto della più generale “kénosi” a cui loha spinto liberamente il Suo amore per gliuomini (cf. Fil 2,6ss), e spiega come nel cam-mino della Sua autocoscienza di uomo ci sianozone d’ombra, su cui egli sente il bisogno di fargiungere continuamente la luce e il conforto deldialogo col Padre nella preghiera. Il peso cheegli avverte dinanzi al suo futuro di dolore e dimorte, si lascia intravedere nei segni di quellache Origene chiamava con amoroso pudorel’“ignorantia Christi”: così, mentre mostra diignorare il giorno del giudizio (cf. Mc 13,32 eMt 24,36), Gesù nel Getsemani prega perchégli sia risparmiato il calice della passione (cf.Lc 22,42). La sua anima è “turbata” (Gv12,27): è “in preda all’angoscia ... e il suo sudo-re come gocce di sangue che cadevano a terra”(Lc 22,44), pur essendo il suo cuore totalmenteconsegnato al Padre.

L’uomo Gesù insomma - non diversamente daquanto avviene per ogni essere umano - crescealla scuola del dolore, come ci assicural’Autore della Lettera agli Ebrei: “Nei giornidella sua carne egli offrì preghiere e supplichecon forti grida e lacrime a colui che potevaliberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà;pur essendo Figlio, imparò tuttavia l’obbedien-za dalle cose che patì” (5,7s). Tutto questonulla toglie alla conoscenza straordinaria e pro-fetica di cui in tanti momenti appare dotato(così ad esempio in Gv 6,71 e 13,11 in riferi-mento al tradimento di Giuda o in Mc 2,6-8 inrapporto ai pensieri nascosti degli Scribi): neitratti umanissimi in cui si mostra l’esperienzadi una certa finitudine psicologica si rivela,però, in maniera peculiare la partecipazionereale del Cristo alla nostra condizione umana, ilSuo essere veramente compagno del nostrodolore, tante volte legato all’esperienza del-l’oscurità davanti al domani e al mistero del-l’altrui sofferenza. È proprio per aver conosciu-to questa condizione che egli può venirci inaiuto come “causa di salvezza eterna per tutticoloro che gli obbediscono” (Eb 5,9).

Gesù conosce infine l’esperienza della soffe-renza sul piano morale e spirituale: di frontealla morte dell’amico non trattiene il pianto (cf.Gv 11,35), manifestando il dolore che solol’amore conosce: “Vedete come lo amava!”(11,36). Al pensiero dell’avvicinarsi della fine,la sua anima è “triste fino alla morte” (Mc

giorni terreni: il viaggio decisivo aGerusalemme, “la città del gran Re” (Mt 5,35),il luogo dove i destini d Israele e dei profetidevono compiersi (cf. Lc 13,33).

Con l’andata a Gerusalemme si entra in pienonella storia della passione. Gesù vi si dirige“decisamente” (Lc 9,51: letteralmente: “indurìla faccia per andarvi”), camminando avanti aisuoi, che lo seguono sconcertati (cf. Mc 10,32).Nella città di Davide lo scontro raggiunge ilsuo apice: sono ormai coinvolti da vicino ilSinedrio e la nobiltà laica e sacerdotale cheesso rappresenta. Gesù è consapevole dell’ini-quità che sta per consumarsi riguardo a lui, mal’affronta con la ricchezza di senso di chi vedela morte ingiustamente subita come una volon-taria donazione, vissuta in obbedienza al Padree feconda di vita: ne sono prova i raccontidell’Ultima Cena, nei quali il Servo affida aisuoi il memoriale dell’alleanza nuova nel suosangue. In questo quadro di finitudine, fonte disofferenza liberamente accolta, viene a situarsianche la vicenda del processo di Gesù: è l’oradegli avversari, “l’impero delle tenebre” (Lc22,53). Per quali motivi è stato condannatoGesù? Agli occhi del Sinedrio egli è il bestem-miatore (cf. Mc 14,53-65 par.), che con la suapretesa e la sua azione (soprattutto la “scanda-losa” purificazione del tempio: cf. Mc 11,15-18e par.) ha meritato la morte secondo la Legge(cf. Dt 17,12). E tuttavia Gesù non ha subito lapena riservata ai bestemmiatori, la lapidazione(cf. Lv 24,14): egli è stato giustiziato daglioccupanti romani, subendo la pena inflitta aglischiavi disertori e ai sobillatori contro l’impe-ro, l’ignominiosa morte di croce. La sua è statauna condanna politica, come attesta il “tituluscrucis”, la scritta con la motivazione della sen-tenza posta sul palo della vergogna: “GesùNazareno Re dei Giudei” (Gv 19,19). La suamorte è per la Legge il giorno in cui muore ilbestemmiatore e per il potere il giorno in cuimuore il sovversivo. La fede pasquale vi rico-noscerà il giorno in cui, nell’Innocente chemuore, è il Figlio di Dio che si è consegnatoalla morte per noi.

Meditando su questo “Vangelo delle sofferen-ze” non possiamo non interrogarci su come noiviviamo la nostra quotidiana esperienza dellimite e l’inevitabile incontro col dolore, chesegna la vita nostra ed altrui. Sappiamo che ildiscepolo non è da più del Maestro: se lui hasofferto, come potremmo noi evitare la via deldolore? Paolo arriva a dire: “Sono lieto dellesofferenze che sopporto per voi e completonella mia carne quello che manca ai patimenti di

Anniversario del Camillianum20°S.Camillo oggi 29-11-2007 16:53 Pagina 23

San Camillo Oggi 4 - 2007 24

segnò perché fosse crocifisso” (“parédoken tònIesoún”: Mc 15,15). Abbandonato dai suoi, rite-nuto un bestemmiatore dai signori della Legge eun sovversivo dal rappresentante del potere,Gesù va incontro alla morte: se tutto si fermassequi, la sua sarebbe una delle tante ingiuste mortidella storia, dove un innocente rantola nel suofallimento di fronte all’ingiustizia del mondo.La fede della Chiesa nascente sa, però, che nonè così: per questo essa ci parla di altre tre miste-riose consegne.

La prima è quella che il Figlio fa di se stesso:l’ha espressa con evidenza Paolo: “Questa vitanella carne, io la vivo nella fede del Figlio diDio, che mi ha amato e ha consegnato se stessoper me” (“paradóntos eautón ypèr emoú”: Gal2,20; cf. Ef 5,2). Il Figlio si consegna al Padreper amore nostro e al nostro posto: “Nessuno haamore più grande di questo: dare la vita per ipropri amici. Voi siete miei amici...” (Gv15,13). Attraverso questa consegna ilCrocefisso prende su di sé il carico del dolore edel peccato del mondo, entra nell’esilio da Dioper assumere quest’esilio dei peccatori nell’of-ferta e nella riconciliazione pasquale: “Cristo ciha riscattati dalla maledizione della legge,diventando lui stesso maledizione per noi, comesta scritto: Maledetto chi pende dal legno, per-ché in Cristo Gesù la benedizione di Abramopassasse alle genti e noi ricevessimo la promes-sa dello Spirito mediante la fede” (Gal 3,13s). Ilgrido di Gesù morente è il segno dell’abisso didolore e di esilio che il Figlio ha voluto assume-re per entrare nel più profondo della sofferenzadel mondo e portarlo alla riconciliazione colPadre: “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abban-donato?” (Mc 15,34; cf. Mt 27,46).

Alla consegna che il Figlio fa di sé, corrispon-de la consegna del Padre: essa traspare dalle for-mule del cosiddetto “passivo divino”: “Il Figliodell’uomo sta per essere consegnato nelle manidegli uomini e lo uccideranno” (Mc 9,31 e par.;cf. 10,33.45 e par.; Mc 14,41s. = Mt 26,45b-46).A consegnarlo non saranno gli uomini, nelle cuimani sarà consegnato, né sarà lui solo a conse-gnare se stesso, perché il verbo è al passivo. Chilo consegnerà sarà Dio, suo Padre: “Egli... nonha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha conse-gnato per tutti noi” (Rm 8,32). È in questa con-segna che il Padre fa del proprio Figlio che sirivela la profondità del suo amore per gli uomi-ni: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dareil suo Figlio unigenito, perché chiunque crede inlui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv3,16). “In questo sta l’amore: non siamo statinoi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e

Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa”(Col 1,24). Il timore e tremore delle nostre pos-sibili risposte può essere superato con l’unicacertezza sulla quale è possibile rischiare tutto: lacertezza della fede. Il Maestro dà ciò che chiedee mai prova senza offrire la via d’uscita: egli èentrato nel tragico della condizione umana eproprio così è con noi nell’ora del dolore e ciaiuta a sopportare ed offrire le nostre sofferen-ze. La certezza di questa fedeltà divina ci è datadalla Croce, il vangelo della sofferenza di Dio,luogo dell’amore crocifisso e vittorioso.

2. La Croce, dove il dolore rivelal’ infinito amore

Nella tradizione occidentale la Trinità è stataspesso rappresentata mediante l’immagine delCrocefisso sostenuto dalle mani del Padre,mentre la colomba dello Spirito separa e unisceal tempo stesso l’Abbandonante el’Abbandonato (cf. ad esempio la Trinità diMasaccio in Santa Maria Novella a Firenze e ilmotivo del “Trono delle Grazie” -“Gnadenstuhl” nella tradizione germanica).Questa immagine è la traduzione iconograficadella profonda idea teologica che vede nellaCroce il luogo della rivelazione della Trinità:che la Croce sia storia trinitaria la fede dellaChiesa nascente lo ha intuito molto presto,come dimostra non solo il grande spazio dato alracconto della passione nell’annuncio delle ori-gini, ma anche la struttura teologica che soggia-ce alle narrazioni della passione. Questa strut-tura può essere colta attraverso il ritornocostante, certamente non casuale, del verbo“consegnare” (“paradídomi”): attraverso lericorrenze di questo verbo è possibile distin-guere due gruppi di consegne.

Il primo gruppo è costituito dal succedersidelle “consegne” umane del Figlio dell’uomo: iltradimento dell’amore lo consegna agli avversa-ri: “Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, sirecò dai sommi sacerdoti, per consegnare loroGesù” (“ína autón paradói”: Mc 14,10). IlSinedrio, custode e rappresentante della Legge,consegna Colui che considera il bestemmiatoreal rappresentante di Cesare: “Al mattino i sommisacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto ilsinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero incatene Gesù, lo condussero e lo consegnarono aPilato” (“parédokan Piláto”: Mc 15,1). Questi,pur convinto dell’innocenza del Prigioniero -“Che male ha fatto?” (Mc 15,14) - cedendo allapressione della folla, sobillata dai capi (cf.15,11), “dopo aver fatto flagellare Gesù, lo con-

ha mandato il suo Figlio come vittima di espia-zione per i nostri peccati” (1Gv 4,10; cf. Rm5,6-11). La Croce rivela che “Dio (il Padre) èamore” (1Gv 4,8-16)!

Alla sofferenza del Figlio, fa dunque riscontrouna sofferenza del Padre: Dio soffre sulla Crocecome Padre, che offre, come Figlio, che si offre,come Spirito, che è l’amore promanante dal loroamore sofferente. La Croce è storia dell’amoretrinitario di Dio per il mondo: un amore che nonsubisce la sofferenza, ma la sceglie. Diversa-mente dalla mentalità greco-occidentale, chenon sa concepire altro che una sofferenza passi-va, subita e dunque imperfetta, e perciò postulaun’astratta impassibilità di Dio, il Dio cristianorivela un dolore attivo, liberamente scelto, per-fetto della perfezione dell’amore: “Nessuno haun amore più grande di questo: dare la vita per ipropri amici” (Gv 15,13). Il Dio di Gesù non èfuori della sofferenza del mondo, spettatoreimpassibile di essa dall’alto della sua immutabi-le perfezione: egli è nel senso più profondo ilDio con noi, che soffre con chi soffre e intervie-ne in nostro favore con la prossimità dellaCroce del Figlio. Questa è la rivelazione delcuore di Dio: il Padre è colui che soffre perchéper amore ci ha creati, esponendosi volontaria-mente al rischio della nostra libertà, ed amaanche i peccatori nell’Unigenito, che si è fattosolidale con loro. Proprio così, egli è il Dio“compassionato” di cui parlava l’Italiano delTrecento, il Padre che soffre con chi soffre,custodia misteriosa del senso del dolore umanonell’abisso del Suo amore.

Storia del Figlio, storia del Padre, la Croce èparimenti storia dello Spirito: l’atto supremodella consegna è l’offerta sacrificale delloSpirito, come ha colto l’evangelista Giovanni:“Chinato il capo, consegnò lo Spirito” (“paré-doken tò pnéuma”: Gv 19,30). Il Crocifissoconsegna al Padre nell’ora della Croce loSpirito che il Padre gli aveva donato, e che glisarà dato in pienezza nel giorno della resurre-zione: il Venerdì Santo, giorno della consegnache il Figlio fa di sé al Padre e che il Padre fadel Figlio alla morte per i peccatori, è il giornoin cui lo Spirito è consegnato dal Figlio alPadre suo, perché il Crocifisso resti abbando-nato, nella lontananza da Dio, in compagnia deipeccatori. Come l’esilio fu per Israele il tempoin cui gli venne sottratto lo Spirito, così la con-segna che Gesù crocifisso fa dello Spirito alPadre lo introduce nell’esilio dei senza Dio; ecome la patria messianica sarà per i profetiquella in cui lo Spirito verrà effuso su ognicarne (cf. Gl 3,1ss), così l’effusione pasquale

Anniversario del Camillianum20°S.Camillo oggi 29-11-2007 16:53 Pagina 24

San Camillo Oggi 4 - 200725

Croce è il mistero del dolore di Dio e del suoamore per gli uomini. L’un aspetto esige l’altro:il Dio cristiano soffre perché ama ed ama inquanto soffre. Egli è il Dio che patisce con noie per noi, che si dona fino al punto di usciretotalmente da sé nell’alienazione della morte,per accoglierci pienamente in sé nel dono dellavita. Nella morte di Croce il Figlio è entratonella “fine” dell’uomo, nell’abisso della suapovertà, del suo dolore, della sua solitudine,della sua oscurità. E soltanto lì, bevendo l’ama-ro calice, ha fatto fino in fondo l’esperienzadella nostra condizione umana: sulla via deldolore è diventato uomo fino alla possibilitàestrema. Ma proprio così anche il Padre haconosciuto il dolore: nell’ora della Croce, men-tre il Figlio si offriva in incondizionata obbe-dienza a Lui e in solidarietà con i peccatori,anche il Padre ha fatto storia! Egli ha soffertoper l’Innocente consegnato ingiustamente allamorte: e tuttavia ha scelto di offrirlo, perchénell’umiltà e nell’ignominia della Croce si rive-lasse agli uomini l’amore trinitario di Dio perloro e la possibilità di divenirne partecipi. E loSpirito, consegnato da Gesù morente al Padresuo, non è stato meno presente nel nascondi-mento di quell’ora: Spirito dell’estremo silen-zio, egli è stato lo spazio divino della lacerazio-ne dolorosa e amante, che si è consumata fra ilSignore del cielo e della terra e Colui che si èfatto peccato per noi, in modo che un varco siaprisse nell’abisso e ai poveri si schiudesse lavia del Povero verso la pienezza della vita.

Questa morte in Dio non significa in alcunmodo la morte di Dio che l’“uomo folle” diNietzsche va gridando sulle piazze del mondo:non esiste né mai esisterà un tempio dove sipossa cantare nella verità il “Requiem aeternamDeo”! L’amore che lega l’Abbandonanteall’Abbandonato, e in questi al mondo, vinceràla morte, nonostante l’apparente trionfo di que-sta. La sorprendente identità del Crocifisso edel Risorto mostra apertamente quanto sullaCroce è rivelato “sub contrario” e garantisceche quella fine è un nuovo inizio: il calice dellapassione di Dio si è colmato di una bevanda divita, che sgorga e zampilla in eterno (cf. Gv7,3739). Il frutto dell’albero amaro della Croce è la gioiosa notizia di Pasqua: il Consolatoredel Crocifisso viene effuso su ogni carne peressere il Consolatore di tutti i crocefissi dellastoria e per rivelare nell’umiltà e nell’ignomi-nia della Croce, di tutte le croci della storia, lapresenza corroborante e trasformante del Diocristiano. In questo senso, la sofferenza divinarivelata sulla Croce è veramente la buona

dello Spirito sul Figlio (cf. Rm 1,4) consentiràai peccatori ai quali egli si è fatto solidale dientrare con lui nella comunione della vita eter-na di Dio. Nella luce della consegna delloSpirito la Croce ci appare in tutta la sua radica-lità di evento trinitario e salvifico: “Colui chenon aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò dapeccato in nostro favore, perché noi potessimodiventare per mezzo di lui giustizia di Dio” (2Cor 5,21; cf. Rm 8,3).

Storia del Figlio, del Padre e dello Spirito, laCroce è dunque storia trinitaria di Dio: peramore la Trinità fa suo l’esilio del mondo sot-toposto al peccato, perché questo esilio entri aPasqua nella patria della comunione trinitaria.Proprio così un mistero di sofferenza si lasciascrutare nell’abisso della divinità: come affer-ma l’Enciclica Dominum et vivificantem diGiovanni Paolo II, “il Libro sacro... sembraintravvedere un dolore, inconcepibile e inespri-mibile nelle profondità di Dio e, in un certosenso, nel cuore stesso dell’ineffabile Trinità...Nelle profondità di Dio c’è un amore di Padreche, dinanzi al peccato dell’uomo, secondo illinguaggio biblico, reagisce fino al punto didire: Sono pentito di aver fatto l’uomo ... Si hacosì un paradossale mistero d’amore: in Cristosoffre un Dio rifiutato dalla propria creatura...ma, nello stesso tempo, dal profondo di questasofferenza lo Spirito trae una nuova misura deldono fatto all’uomo e alla creazione fin dal-l’inizio. Nel profondo del mistero della Croceagisce l’amore” (nn. 39 e 41). La sofferenzadivina non è, dunque, segno di debolezza o dilimite come la sofferenza passiva, che si subi-sce perché non è possibile farne a meno: rife-rendosi a questo tipo di sofferenza, segno diimperfezione e di limite, il Catechismo di Pio Xafferma che come Dio Gesù non poteva soffri-re. Nelle profondità divine, però, c è una soffe-renza di tipo diverso, attiva, liberamente sceltaper amore: la Trinità fa suo l’esilio del mondosottoposto al peccato, perché questo esilio entria Pasqua nella patria della comunione trinitaria.La croce è storia nostra perché è storia trinita-ria di Dio: sulla croce la “patria” entra nell’esi-lio, perché grazie alla resurrezione l’esilio entrinella “patria”.

3. Il Vangelo della sofferenza divina: unappello alla sequela

La Croce è dunque il luogo in cui Dio parlanel silenzio: quel silenzio della finitudineumana, che è diventata per amore la Sua finitu-dine! Il mistero nascosto nelle tenebre della

novella: “Se gli uomini sapessero... - scriveJacques Maritain - che Dio ‘soffre’ con noi emolto più di noi di tutto il male che devasta laterra, molte cose cambierebbero senza dubbio,e molte anime sarebbero liberate”.

La “parola della Croce” (1 Cor 1,18) chiamacosì in maniera sorprendente il discepolo allasequela: è sulla via della Croce - nella povertà,nella debolezza, nel dolore e nella riprovazionedel mondo - che troveremo Dio. Non gli splen-dori delle perfezioni terrene, ma precisamenteil loro contrario, la piccolezza e l’ignominia,sono il luogo privilegiato della Sua presenza franoi, il deserto fiorito dove Egli parla al nostrocuore. La perfezione del Dio cristiano si mani-festa proprio nelle sofferenze, che per amorenostro Egli assume: la finitudine del patire, lalacerazione del morire, la debolezza dellapovertà, la fatica e l’oscurità del domani, sonoaltrettanti luoghi, dove Egli mostra il suoamore, perfetto fino alla consumazione totale.Nella vita di ogni creatura umana può ormaiessere riconosciuta la Croce del Dio vivo: nelsoffrire diventa possibile aprirsi al Dio presen-te, che si offre con noi e per noi, e trasformareil dolore in amore, il soffrire in offrire. LoSpirito del Crocifisso opera il miracolo di que-sta rivelazione salvifica: egli è il Consolatoredella passione del mondo, Colui che proclamala verità della storia dei vinti, confondendo lastoria dei vincitori. Egli vive con noi e in noi leagonie della vita, facendo presente nel nostropatire il patire del Figlio, e perciò aprendoviun’aurora di vita, rivelazione e dono del miste-ro di Dio. La “kènosi” dello Spirito nelle tene-bre del tempo degli uomini non è che il fruttodella “kènosi” del Verbo nella storia della pas-sione e morte di Gesù di Nazaret, l’estremaconseguenza del più grande amore, che havinto e vincerà la morte.

La Chiesa e i singoli discepoli del Dio trinita-rio, che soffre per amore nostro, vengono alloraa configurarsi come il popolo della “sequela cru-cis”, la comunità e il singolo sotto la Croce: pre-ceduti da Cristo nell’abisso della prova, attraver-so cui si apre la via della vita, i cristiani sanno didover vivere nel segno della Croce le opere e igiorni del loro cammino. “Sono stato crocifissocon Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristovive in me. Questa vita nella carne io la vivonella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato eha dato se stesso per me” (Gal 2,20). Nulla è piùlontano dall’immagine del discepolo delCrocifisso che una Chiesa tranquilla e sicura,forte dei propri mezzi e delle proprie influenze:“La cristianità stabilita dove tutti sono cristiani,

Anniversario del Camillianum20°S.Camillo oggi 29-11-2007 16:53 Pagina 25

San Camillo Oggi 4 - 2007 26

nome” (Mc 10,16.22; cf. 16ss).La Chiesa sotto la Croce diventa così, per la

sua stessa fame e sete del mondo nuovo di Dioe per la grazia di cui è strumento, il popolo cheaiuta a portare la croce e che combatte le causeinique delle croci di tutti gli oppressi: essa siconfronta con le prigionie di ogni sorta diLegge e con le schiavitù di ogni sorta di potere,e, come il suo Signore, si pone in alternativaumile e coraggiosa nei loro confronti. IlCrocefisso non esita ad identificarsi con tutti icrocefissi della storia, fino al punto di poterriconoscere nell’altro bisognoso d’amore e dicura il sacramento di Lui, il “sacramento delfratello”: “Avevo fame e mi deste da mangiare;avevo sete e mi deste da bere; ero forestiero emi ospitaste; nudo e mi vestiste, malato e mivisitaste, carcerato e veniste a trovarmi... Ognivolta che avete fatto queste cose a uno solo diquesti miei fratelli più piccoli, l’avete fatto ame” (Mt 25,3536.40). Chi ama il Crocefisso elo segue, non può non sentirsi chiamato a leni-

re le croci di tutti coloro che soffrono e adabbatterne le cause inique con la parola e con lavita. La croce della liberazione dal peccato edalla morte esige la liberazione da tutte le crocifrutto di morte e di peccato: l’“imitatio Christicrucifixi” non potrà mai essere accettazionepassiva del male presente! Essa si consumerà,al contrario, nell’attiva dedizione alla causa delRegno che viene, che è anche impegno operosoe vigilante per fare del Calvario della terra unluogo di resurrezione, di giustizia e di vitapiena. La compassione verso il Crocefisso sitraduce nella compassione operosa verso lemembra del suo corpo nella storia: per unaChiesa, che si dibatte nel problema del rappor-to fra la sua identità e la sua rilevanza, fra lafedeltà e la creatività audace, questo significa ilriconoscimento della possibilità risolutrice. LaChiesa si ritroverà perdendosi, porrà la suaidentità esattamente nel metterla al serviziodegli altri, per ritrovarla all’unico livello degnodei seguaci del Crocifisso: l’amore.

Essere cristiani, allora, non vorrà dire soltantoandare da Dio perché Lui ci faccia compagnianella nostra solitudine, cercando in Lui consola-zione e pace: il cristiano va dal Dio sofferenteanche per fargli compagnia nel Suo dolore. Èquello che hanno insegnato i mistici e che, ad

ma in interiorità segreta, non somiglia alla Chiesamilitante più che il silenzio della morte all’elo-quenza della passione” (Kierkegaard). La Chiesasotto la Croce è il popolo di coloro che, conCristo e nel suo Spirito, si sforzano di uscire dasé e di entrare nella via dolorosa dell’amore: unacomunità di discepoli del Dio Crocifisso al servi-zio dei poveri, capace di confutare con la vita ifalsi sapienti e potenti di questa terra. Una Chiesasotto la Croce dice anche una comunità fecondanel dolore dei suoi membri: la sequela delNazareno, fonte di vita che vince la morte, esigedi percorrere con Lui l’oscuro cammino dellapassione: “Chi non prende la sua croce e non misegue, non è degno di me” (Mt 10,38 e Lc 14,27).

Il discepolo dovrà dunque “completare nellasua carne quello che manca ai patimenti delCristo” (Col 1,24): lo farà se riuscirà a portarela più pesante di tutte le croci, la croce del pre-sente a cui il Padre lo chiama, credendo anchesenza vedere, lottando e sperando, anche senzaavvertire la germinazione dei frutti, nella soli-darietà con tutti coloro che soffrono (cf. 1 Cor15,26), nella comunione a Cristo, compagno esostegno del patire umano, e nell’oblazione alPadre, che valorizza ogni nostro dolore. Questacroce del presente è il travaglio della fedeltà edinsieme l’esperienza della persecuzione messain atto dai “nemici della Croce di Cristo” (Fil3,18). La “via crucis” della fedeltà è fatta dallalotta interiore e dalle agonie silenziose deimomenti di prova, di solitudine e di dubbio, edè sostenuta dalla preghiera perseverante e tena-ce di una povertà che aspetta la misericordiadel Padre: la stessa “via crucis” della fedeltà diGesù, con la differenza che egli fu solo a per-correrla, mentre noi siamo preceduti e accom-pagnati da Lui. Questa prossimità del Signorecrocifisso ai sofferenti - specialmente a quelliche si trovano nella fragilità della malattia - è labuona novella che come discepoli siamo chia-mati ad annunciare a tutti e sempre. La crocedella persecuzione è invece la conseguenza del-l’amore per la giustizia e della relativizzazionedi ogni presunto assoluto mondano da parte deidiscepoli del Crocifisso: la loro speranza nelRegno che viene li fa inquietanti verso le mio-pie di tutti i vincitori e i dominatori della storia.“Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ailupi... E sarete odiati da tutti a causa del mio

esempio, ha testimoniato Dietrich Bonhoeffer,morto martire della barbarie nazista, con questeparole scritte nel carcere di Tegel: “Uominivanno a Dio nella loro tribolazione / piangonoper aiuto, chiedono felicità e pane, / salvezzadalla malattia, dalla colpa, dalla morte. / Cosìfanno tutti, tutti, cristiani e pagani. / Uominivanno a Dio nella sua tribolazione, / lo trovanopovero, oltraggiato, senza tetto né pane, / lovedono consunto da peccati, debolezza e morte./ I cristiani stanno vicino a Dio nella sua soffe-renza”(Cristiani e pagani. Poesia, in Resistenzae resa, Milano 1988, 427). Al discepolo, cha facompagnia al Suo Signore schiacciato sotto ilpeso della croce, è rivolta però la parola dellapromessa, dischiusa nella resurrezione, contrad-dizione di tutte le croci della storia: parola diconsolazione e di impegno, che ha sostenuto giàla vita, il dolore e la morte di tutti quanti cihanno preceduto nel combattimento della fede.“Infatti, come abbondano le sofferenze di Cristoin noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anchela nostra consolazione” (2 Cor 1,5). “Siamo tri-bolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamosconvolti, ma non disperati; perseguitati, manon abbandonati; colpiti, ma non uccisi; portan-do sempre e dovunque nel nostro corpo la mortedi Gesù, perché anche la vita di Gesù si manife-sti nel nostro corpo” (2 Cor 4,810). In colui chesi sforza di vivere così, la Croce di Cristo non èstata resa vana (cf. 1Cor 1,17): in lui si manife-sterà anche la vittoria dell’Umile, che ha vinto ilmondo (cf. Gv 16,33), quella vittoria promessadal Vangelo della sofferenza di Dio, sorgente diforza cui si appella e potrà sempre appellarsil’invocazione della fede pellegrina nel tempo.Come quella di cui sono eco queste parole, trat-te da una preghiera medioevale francese: GesùCrocifisso! / Sempre Ti porto con me, / a tuttoTi preferisco. / Quando cado, Tu mi risollevi. /Quando piango, Tu mi consoli. / Quando sof-fro, Tu mi guarisci. / Quando Ti chiamo, Tu mirispondi. / Tu sei la luce che mi illumina, / ilsole che mi scalda, / l’alimento che mi nutre, /la fonte che mi disseta, / la dolcezza che mi ine-bria, / il balsamo che mi ristora, / la bellezzache mi incanta. / Gesù Crocifisso! / Sii Tu miadifesa in vita, / mio conforto e fiducia / nellamia agonia. / E riposa sul mio cuore / quandosarà la mia ultima ora. / Amen!

1 Il tema della “sofferenza di Dio” è presente nel mondo dei Padri, sia in singoli Autori, sia in testi magisteriali, anche in reazione a posizioni gnostiche e docete: cf. ad esem-pio J. Chéné, Unus de Trinitate passus est, in Recherches de Science Religieuse 53(1965) 545-588. In varie forme si trova in Autori spirituali: un esempio per tutti è il Journaldi Raïssa Maritain, che conquistò il Marito all’idea: cf. J. Maritain, Quelques réflexions sur le savoir théologique, in Revue Thoniste 69(1969) 5-27. La teologia sotto l’in-fluenza aristotelica esorcizzò il tema: in tal senso si spiega la posizione del Catechismo di Pio XII sulla sofferenza solo umana di Gesù, pensata nell’ottica di un’ermeneuti-ca puramente scolastica. In teologia il dibattito si è riaperto nella metà del secolo scorso col libro del giapponese K. Kitamori, Teologia del dolore di Dio, Brescia 1975. J.Moltmann, E. Jüngel, J. Galot, F. Varillon ed altri lo assumono positivamente. È Giovanni Paolo II che non esita a dare al tema autorevolezza magisteriale in tempi recenti:cf. Dominum et vivificantem (1986), nn. 39 e 41. Rimando per un’inquadramento teologico generale della questione a B. Forte, Gesù di Nazaret, storia di Dio, Dio della sto-ria. Saggio di una cristologia come storia, San Paolo, Milano 1981. 200710, e Id., Trinità come storia. Saggio sul Dio cristiano, ib., 1985; 20027.

Anniversario del Camillianum20°S.Camillo oggi 29-11-2007 16:53 Pagina 26

San Camillo Oggi 4 - 200727

in voi – ha detto il Celebrante all’assemblea. Lastoria viene cambiata non da una moltitudine dipersone ma da piccoli gruppi come voi”.

E gli studenti, durante la Preghiera dei Fedeli,hanno chiesto a Dio Padre, per intercessione diSan Camillo, di accogliere e di saper rispondereal messaggio di carità con la stessa forza ed ilmedesimo dinamismo del Santo Maestro, cheesercitava l’amore per il prossimo con cuore dimadre. “San Camillo sosteneva che per riforma-re la sanità non basta solo costruire ospedali maoccorre cambiare il cuore dell’uomo”, ha dettoancora P. Arnaldo sottolineando la passione chaanimava il ministero apostolico di San Camillo.

In un clima intimo e familiare, è stata cele-brata il 23 giugno 2007, nella Cripta delSantuario, la messa di ringraziamento per

la conclusione dell’anno accademico del“Camillianum” di Roma. La solenne concele-brazione è stata presieduta da Padre ArnaldoPangrazzi, docente di Teologia Pastorale, chein questo luogo caro alla memoria camillianaha voluto commemorare il 33° anniversario diordinazione sacerdotale (22 giugno 1974) e diPrima Messa (23 giugno 1974). Trentatré sonoanche gli anni che Cristo ha donato all’umanitàperché si compisse la volontà del Padre.

Circa 50 studenti, tra laici, religiosi e sacerdo-ti, del 1° e 2° anno del Corso di Teologia

Pastorale Sanitaria hanno partecipato al pelle-grinaggio “Sulle orme di San Camillo”. Oltre alSantuario e alla Casa natale del Santo, il grup-po ha visitato il “Volto Santo” di Manoppelloed il “Miracolo Eucaristico” di Lanciano.

“Ho voluto accompagnare i miei studenti inquesti luoghi – ha detto P. Arnaldo durantel’omelia – perché il Volto di Gesù ha cambiatocosì radicalmente la vita di San Camillo alpunto da condurlo sulla strada della donazionetotale di sé al Corpo e Sangue di Cristo, presen-te nella persona del malato, così come abbiamoletto nella Liturgia della Parola del MessaleCamilliano. Mi auguro che ora questi mieiallievi diano i loro frutti al termine di questoprimo biennio, sull’esempio del BuonSamaritano, sulla strada da Gerusalemme aGerico, e di San Camillo, sulla strada daBucchianico a Roma”.

“D’ora in poi, dopo aver caricato le batterie inquesti luoghi, osate la speranza, l’amore che è

Nel concludere la Preghiera comunitaria, ilCelebrante ha ricordato con gioia l’ordinazionesacerdotale di don Riccardo, suo amico, consa-cratosi a Dio proprio in quel giorno, il 23 giu-gno. Un pensiero particolare poi è andato a tuttii Confratelli malati.

Dopo la “pausa pranzo” presso il Centro diSpiritualità “Nicola D’Onofrio”, lo specialissi-mo gruppo di pellegrini è stato guidato dal ret-tore nella visita ai “luoghi della carità”.

GLI STUDENTI DEL CAMILLIANUM SULLE ORME DISAN CAMILLO DA BUCCHIANICO A ROMA

Anniversario del Camillianum20°S.Camillo oggi 29-11-2007 16:53 Pagina 27

Il Vangelo di Marta e Maria

San Camillo Oggi 4 - 2007 28

MARTA E MARIA NELLA SPIRITUALITÀ DI SAN CAMILLO“Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Mariasi è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta” (Lc 10,38-42)

di Giuseppe Cinà, M.I.

causare al “far profitto nello spirito”, disponeche si andasse a prestar servizio agli infermi“un giorno sì et un altro no da ciascuno…Il chenon fu altro – commenta il suo primo biografo(Sanzio Cicatelli) – conforme diceva lui cheassegnare un giorno à Marta, e l’altro àMaddalena, volendo esso che i suoi religiosinel giorno che li toccava restare in casa lo spen-dessero tutto nelle sante lettioni, orazioni, emeditazioni pigliando forza e spirito per spen-dere bene e con perfezione il giorno seguentene gli Hospedali”2 (Vms.,114).

Camillo interpretava il noto testo evangelicodi “Marta e Maria” conforme alla mentalità delsuo tempo, che vedeva una sorte di contrastotra i due comportamenti. Di qui la drastica solu-zione dell’ “un giorno a…e un giorno a…”.Che poi veniva puntualmente disattesa quandosi presentavano le esigenze dei malati.

La situazione attualeSappiamo quanto anche oggi il binomio “azio-

ne-contemplazione” sia uno dei punti caldi dellavita spirituale non solo dei religiosi e delle reli-giose, né solo dei sacerdoti, ma di ogni cristia-no. Non si contano più gli interventi sia delMagistero della Chiesa e sia di eminenti teologie spiritualisti, che richiamano alla necessitàurgente che il credente dia spazio all’incontro

Problema antico e sempre nuovo, nellaspiritualità cristiana, è stato e resta quel-lo del bilanciamento tra “azione e con-

templazione”. Il binomio scaturisce dal centrodella fede biblica e cristiana: l’amore a Dio el’amore al prossimo. Il vangelo di Luca combi-na il noto testo del Deuteronomio che prescrivedi amare Dio “con tutto il tuo cuore, con tuttala tua anima, con tutta la tua forza”, aggiun-gendovi il comandamento dell’amore del pros-simo e ne precisa il modo: “come te stesso” (Lc10,27).

Come coniugare “azione e contemplazione”?Nella tradizione cristiana l’espressione classi-

ca che esprime il rapporto tra i due comporta-menti, fu formulata da san Benedetto nella com-binazione “ora et labora”. Quando, nell’epocamoderna, in seguito al Concilio di Trento, nac-quero Ordini e Congregazione religiose dediteanche al ministero attivo e ad opere sociali, laquestione si pose in modo nuovo: in che manie-ra il religioso avrebbe ora coniugato l’intimitàdel rapporto con Dio con il servizio anche socia-le e caritativo verso il prossimo?

Per Camillo e i suoi giovani religiosi il proble-ma diveniva ancora più complesso, perché essivedevano la loro missione come dedizione tota-le e assoluta alla cura e all’assistenza dei malati.

Venne però il momento in cui il tema s’impo-se anche a Camillo e ai suoi figli. “Tra il 1590e il 1591 Roma fu duramente provata dallacarestia e dalla pestilenza. La crociata di caritàaveva impegnato la nascente Congregazionesopra le sue forze. Camillo si era lanciato perprimo su tutti i campi, dall’ospedale alle termedi Diocleziano, dalle grotte ai fornici delColosseo, dalle stalle all’ospizio di S. Sisto,dalle strade alle soffitte. Dietro di lui i suoi reli-giosi. Una quindicina vi lasciarono la vita, altri,a cominciare dal Fondatore, ne uscirono mal-conci. Qualcuno si disanimò. Camillo, primaperplesso poi angustiato per la sorte dei disani-mati, temette…che ‘le fatiche non ripartitesiano causa di non far profitto nello spirito’1.

E’ di quell’anno, infatti, una lettera scritta dasan Camillo al padre Oppertis superiore dellacomunità di Napoli nella quale, per ovviare aldanno che l’eccessiva attività avrebbe potuto

intimo, profondo, prolungato con il Signore econ la sua Parola. Oggi forse più che mai, in unasocietà frenetica e scriteriata, è urgente il richia-mo alla dimensione contemplativa della vita cri-stiana. E’ nota l’asserzione di un noto teologodel nostro tempo: “Il cristiano del 2000 o saràun mistico o non sarà cristiano” (K. Rahner).

Ma forse vale la pena rileggere il brano evan-gelico dal quale è nata quella formulazione edarne un breve commento:

“Mentre erano in cammino, entrò in un villag-gio e una donna, di nome Marta, l’accolse nellasua casa. Aveva una sorella, di nome Maria, laquale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la suaparola; Marta invece era tutta presa dai moltiservizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: Signore,non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola aservire? Dille dunque che mi aiuti! Ma Gesù lerispose: Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agitiper molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’èbisogno. Maria s’è scelta la parte migliore, chenon le sarà tolta” (Lc 10, 38-42).

L’episodio è inserito nella sezione centrale delvangelo di Luca, che narra la salita di Gesù aGerusalemme. Lungo il cammino, c’è chi acco-glie Gesù e chi lo rifiuta, come è accaduto conil primo villaggio dei samaritani incontratoall’inizio di questo viaggio. Nel contesto imme-diato, il nostro brano è collocato tra la parabola

Marta e Maria, Giovanni da Milano, Firenze, Chiesa di Santa Croce

S.Camillo oggi 29-11-2007 16:53 Pagina 28

Il Vangelo di Marta e Maria

San Camillo Oggi 4 - 200729

ti sta soddisfacendo se stessa, cioè il suo prepo-tente bisogno di “fare” e addirittura di “farequalcosa per il Signore”!...

Con questo Gesù non vuol dire che il discepo-lo non deve “fare” o “servire”: la parabola del“buon Samaritano” che precede immediata-mente il nostro brano, ha detto chiaramente ildovere di “servire” l’altro: “Va’ e anche tu fa lostesso”. Dunque il cristiano deve “fare”, nondeve amare ”a parole né con la lingua, ma coifatti e nella verità (1 Gv ,18). Non c’è perciònessun contrasto tra il “fare” e il “contemplare”o “ascoltare la parola”. Tutt’e due gli atteggia-menti vanno coltivati e vissuti.

Il giusto rapporto tra l’ascolto della parolae l’azione

C’è però una gerarchia, dove prioritario efondante è l’ascolto, la comprensione dellaparola di Gesù e la contemplazione del suovolto, l’amore da ricevere e da restituire nel-l’intimità di un rapporto di preghiera. Il “fare”e il “servire” nascono dallo “stare con Gesù”,ne sono il frutto. Scriveva Balthasar qualcheanno fa: “tutto ciò che è fecondo socialmente,in ultima istanza scaturisce dalla solitudinedella persona in Dio e con l’interesse che Dionutre per il mondo”. Solo nello “stare ai piedidi Gesù” si comprende “l’interesse che Dionutre per il mondo” e allora si può servire ilmondo animati da quell’interesse divino, e nondalle molteplici motivazioni ambigue che pul-lulano nel fondo di se stessi. Quanto facilmen-

del “buon Samaritano” e l’insegnamento sullapreghiera dei discepoli. Si capisce così chel’evangelista vuole chiarire proprio il senso delrapporto tra il “fare” e la “preghiera”.

Tuttavia, il tema principale del brano è quellodell’accoglienza: come accogliere Gesù? SiaMarta che Maria accolgono Gesù. Ma inmaniera differente. Marta svolge un ruolo che èquello della padrona di casa, della massaia ches’adopra perché l’ospite sia ben servito e sitrovi a suo agio; Maria in pratica non fa nulla,piuttosto si siede “ai piedi” di Gesù e, sottoli-nea l’evangelista, “ascoltava la sua parola”.L’accoglie quindi come discepola, che ascolta,medita, assimila il messaggio (Lc 2, 19.51).

E’ poi Marta che a un centro punto, provocaGesù, perché ritiene che la sorella stia sbaglian-do. Anzi, pretende che sia Gesù stesso a scolla-re Maria dalla sua passività, perché anch’essa sidia da fare per onorare l’ospite!

E Gesù risponde. La reazione di Gesù deveessere stata una doccia fredda per Marta. IlMaestro la richiama a rivedere il senso e ilmotivo del suo comportamento. Questo, sia purfatto con le migliori intenzioni, è sbagliato.

L’errore di MartaPerché è sbagliato? Cosa intende dire Gesù

con quel severo rimprovero? Per due volteGesù ripete il nome di Marta: “Marta,Marta!...”. Che, stando alla tradizione biblica,è segno d’una chiamata urgente, o di una “ri-chiamata” perché il destinatario già era stato“chiamato” a esser profeta o discepolo, ma pareche lo abbia dimenticato…

In effetti, Marta non si sta comportando da“discepola”, ma da signora della casa, cheintende servire Gesù…. L’errore però non è nel“servire” in se stesso, ma nel modo di accoglie-re Gesù. Il Signore qui è entrato chiaramente investe di “Maestro”. Ma lei, “presa dai moltiservizi”, non si ricorda più di essere innanzitut-to e fondamentalmente “discepola”. Agiscecome se a lei toccasse “fare qualcosa perGesù”. Non si rende conto che è Gesù che èvenuto per “fare qualcosa per lei” di cui lei haassoluto bisogno, perché “senza di me nonpotete far nulla” (Gv 15,5). Ha perso di vistaquello che è essenziale per il/la discepolo/a:“ricevere” il dono gratuito della presenza delMaestro e Salvatore, accogliere la sua parola, lasua presenza. E’ Gesù che salva, non il discepo-lo che è il salvato! Marta è malata di “protago-nismo”: crede di servire Gesù, mentre in effet-

te chiamiamo “opere di Dio” o “opere fatte perIddio” quello che è solo smania di appagamen-to della nostra autoaffermazione.

Non è facile discernere le opere che il cristia-no è pur chiamato a compiere, dei servizi chedeve pure rendere, specialmente ai bisognosi.Ciò non è facile perché difficile è “ascoltare”.Soprattutto ascoltare la parola di Dio. E questoè paradossale, perché a noi sembra la cosa piùsemplice di questo mondo: ascoltare e tanto più,per un credente, ascoltare Dio che mi parla!

E invece dovrebbe farci riflettere l’insistenzacon cui Gesù, riallacciandosi all’antica tradi-zione profetica, lamenta la nostra pervicaceresistenza ad ascoltare e comprendere la suaparola. Dovremmo ogni tanto rimeditare certipassi del vangelo di Luca. Come per esempio,la parabola del seminatore, con la sottolineatu-ra di Gesù rivolta proprio ai discepoli: “fateattenzione a come ascoltate!” (Lc 8,14).Del resto, perché Marta comprendesse bene ilsenso del rapporto tra azione e contemplazione,Gesù aggiunse: “Maria ha scelto la partemigliore che non le sarà tolta”: passa, infatti, ildarsi da fare per le “molte cose”, che generapreoccupazione e agitazione, e proprio per que-sto rischia di far perdere di vista l’essenziale.Ciò che resta e che “non sarà tolto” è non sem-plicemente l’amore contemplativo della vitaeterna, ma questo amore contemplativo qualeanima e criterio di discernimento di tutto l’ope-rare, di tutto il ministero apostolico, di qualun-que genere sia.

Preghiera

Insegnaci o Signoread ascoltare ogni giorno la tua Parola

e a seguirti come veri discepoli.

Aiuta ciascuno di noi ad amare i più poveri,a comunicare il Vangelo a tuttie a portare la gioia e la pace.

Tu che sei l’amico buono di ogni uomolibera il mondo dal male.

Amen

Marta e Maria, due sorelle: due modi d'incontrare, duemodi d'amare, due modi di pregare, due modi di vivere.

Li distingue Gesù

S.Camillo oggi 29-11-2007 16:53 Pagina 29

Giornata del Malato a Bucchianico

San Camillo Oggi 4 - 2007 30

Sono stati i Malati, questa volta, a dare la“buona notizia”. Domenica 21 ottobre2007, nel paese natale di San Camillo de

Lellis, Franco Cirulli, del gruppo di Atessadella Sottosezione di Chieti-Vasto dell’Uni-talsi, ha annunciato che a Schiavi d’Abruzzo,nella Diocesi di Trivento, sono iniziati i lavoriper la costruzione della Grotta di Massabiellein contrada Taverna, nei pressi dell’areaarcheologica dei Templi italici.

L’iniziativa nasce da una lunga storia dimalattia e di guarigioni inspiegabili, iniziatanel 1993, di cui sono protagonisti FrancoCirulli e sua moglie Anna Lucia Di Carlo, que-st’ultima guarita da una grave forma di tumoreal seno. Durante un pellegrinaggio a Lourdesnel 1995, organizzato da don AngeloNicodemo, Parroco a Trivento, la Madonnaavrebbe detto in sogno al signor Cirulli “Vogliovenire con te in terra d’Abruzzo”. Il signorFranco allora acquista un’ immagine dellaMadonna e la porta con sé a Schiavid’Abruzzo, collocandola in un primo momentonella Parrocchia di Maria SS. del Carmelo.Dopo vari tentativi, finalmente si decide dovecostruire la Grotta: a pochi metri dagli antichi

Templi italici. Nel dare inizio ai lavori di scavo,una mattina, Cirulli, insieme agli operai siaccorge che in quel luogo “ormai benedetto”c’è una sorgente d’acqua. Ora, più che mai, vaavanti nonostante i lunghi e difficili iter buro-cratici. Nel frattempo, nasce un Comitato “ProErigenda Grotta di Lourdes”, che porta avantiquesta bella iniziativa, che gode del patrociniospeciale della Vergine Maria e del consensodella Curia. Tutte le fasi dei lavori possonoessere seguite sul sito web http://www.grottadi-lourdes.com Per coloro che vogliono sostenerel’iniziativa, è possibile inviare il proprio contri-buito sul c/c postale n. 81567943 intestato aComitato pro erigenda Grotta di Lourdes. Perulteriori informazioni, è possibile scrivere [email protected] o telefonare aiseguenti numeri: 0873/976113; 0873/970121.

Intanto, il Vescovo di Tarbes e Lourdes, mon-signor Jacques Perrier, ha annunciato nel corsodi una conferenza stampa in Vaticano il 13novembre 2007, per la presentazione dellecelebrazioni in onore del 150 anniversario delleApparizioni della Vergine Immacolata alla pic-cola Bernardette. che «La visita del Papa aLourdes è cosa certa». «Benedetto XVI - hadetto il vescovo - mi ha scritto una lettera auto-grafa il 15 luglio 2007 nella quale esprime lapropria intenzione di partecipare a un cosìsignificativo evento dell'anno giubilare».L'anno si aprirà uffi-cialmente l'8 dicembre.Tra gli eventi importan-ti da segnalare la festi-vità natalizia per«Vivere il Natale aLourdes» sul tema«Non restate soli perNatale: Maria vi atten-de». A seguire, la festadi Capodanno rivoltasoprattutto ai giovanicon spettacoli e musi-che, messa a mezzanot-te nella Grotta. A segui-re: adorazione, canti efraternità.

Altre date importanti:

l'11 febbraio, memoria della prima apparizione,giornata mondiale del malato; il 14 febbraio,giorno della seconda apparizione; e il 18 feb-braio, memoria della terza apparizione di Mariaa Bernardette. Per ulteriori informazioni con-tatta il sito www.lourdes2008.com

Alla Giornata del Malato, organizzatadall’Unitalsi in collaborazione con la

Celebrata a Bucchianico la Giornata del Malato organizzata dall’Unitalsi

LA MADONNA DI LOURDES:”VOGLIO VENIRE IN ABRUZZO”Nella città dei Pirenei la prossima Giornata Mondiale del Malato dell’11 febbraio 2008 nel 150° anni-versario dell’Apparizione. A Schiavi d’Abruzzo è in costruzione la Grotta di Massabielle

FrancoCirulli,

presidentedel

Comitato

Schiavi d’ Abruzzo (CH) - La Grotta di Lourdes

S.Camillo oggi 29-11-2007 16:53 Pagina 30

Giornata del Malato a Bucchianico

San Camillo Oggi 4 - 200731

Parrocchia San Michele Arcangelo diBucchianico, i gruppi ed i movimenti ivi esi-stenti, hanno partecipato circa 200 fedeli, tramalati e personale volontario. Quattro semina-risti della 1ª e 2ª Teologia del PontificioSeminario Regionale di Chieti hanno servito laLiturgia assieme al Gruppo dei Ministranti. Icanti e le musiche sono stati curati dalla cate-chista Patrizia Buracchio e da Luca Buccione,al pianoforte.

Attualmente l’Unitalsi conta 12 gruppi, spar-si sul territorio diocesano: Chieti, Vasto,Pollutri, Casalbordino, Bucchianico, Paglieta,Atessa, Francavilla al Mare, Guardiagrele,Orsogna, San Salvo, Torino di Sangro; è presi-dente la signora Alessandra Bascelli, presentealla Giornata.

Alle 9 del mattino, i Malati sono stati accoltinel Santuario, dove è stata esposta l’antica sta-tua di San Camillo, detta “La Taumaturga”, peressere venerata da coloro che portano nella pro-pria carne le sofferente del Signore; alle 10.30,

insieme a 20 carrozzelle, hanno raggiunto laChiesa abbaziale di S. Urbano per parteciparealla santa messa. La solenne celebrazione, della29ª domenica del Tempo Ordinario, è stata pre-sieduta dal Parroco, nel giorno in cui la Chiesacelebra la Giornata Missionaria Mondiale,nella quale il Vangelo di Luca (18,1-8) ci ricor-da che pregare è obbligatorio non solo per lanostra salute ma soprattutto per la nostra sal-vezza. Con Padre Castaldo ha concelebratoPadre Laurent Zoungrana, del Burkina Faso,giunto a Bucchianico il 15 ottobre 2007 perricoprire l’incarico di Superiore del Centro diSpiritualità Nicola D’Onofrio.Padre Zoungrana è stato Consultore generale

dell’Ordine negli anni 1995-2001. In questoperiodo, ha aperto la Casa religiosa “PadreEnrico Rebuschini” a Roma, per i Confratelliche da ogni parte del mondo giungono nellaCapitale per completare gli studi nelle discipli-ne specifiche. E’ un Maestro di formazione spi-rituale e vocazionale.

La Giornata è proseguita nei locali delComune per la pausa-pranzo offerta dallaComunità di Bucchianico ed animata da musi-che e canti popolari, sulle cui note hanno presovita simpatiche danze.

Nel pomeriggio, i Malati hanno partecipatoalla recita del Santo Rosario dinanzi alSantissimo Sacramento, esposto nella Chiesaparrocchiale di San Michele Arcangelo; al ter-mine, hanno ricevuto la benedizione solenne edun piccolo dono: una penna con cui scrivere ilproprio diario.

PadreZoungrana

durantel’Eucarestia

ai malati

Padre Vincenzo Castaldo, parroco

S.Camillo oggi 29-11-2007 16:54 Pagina 31

La Grande Famiglia diSan Camillo...oggi

Iconiugi Sandro Lobina, di Roma, eSandra Di Renzo, di Bucchianico, con lepiccole Sofia ed Elena, di 4 e 2 anni. La

coppia vive nella Svizzera centrale, nelCanton di Zugo, e il 20 giugno ha compiutola visita al Santuario per chiedere la prote-zione di San Camillo per i due “tesori” dibambine.

La regione è famosa per la produzione dellatte, avendo una delle fabbriche dellaNestlé, e per il Kirschwasser, una grappa

ricavata dalla fermentazione delleciliegie. La popolazione parla il tede-sco ed è di religione cattolica. Nel1845 Zugo prese parte alSonderbund, la lega separatista creatatra sette cantoni cattolici e conserva-tori per difendere i propri interessicontro i piani di centralizzazione delpotere messi in atto dallaConfederazione elvetica e daiCantoni radicali e liberali.

Domenica 17 giugno 2007, 115 pellegrinidella Comunità Parrocchiale “SS. MariaAddolorata” di Bari, nella Diocesi di Bari-

Bitonto, affidata alle cure pastorali di monsignorFrancesco Cacucci, hanno visitato i luoghi della“memoria camilliana”, alle cui radici è natol’Ordine dei Ministri degli Infermi.

Il gruppo, composto da bambini, giovani, adulti,anziani e… malati, era accompagnato dal Parroco,don Santino Maisano, della Congregazione dei“Servi della Carità”, dell’Opera del Beato LuigiGuanella, e dalle Suore “Figlie di S. Maria dellaProvvidenza”, della medesima Opera. Prima diarrivare al Santuario, i pellegrini si sono fermati al“Volto Santo” di Manoppello, dove hanno parteci-pato alla santa messa celebrata da don Santino.Consumato il pranzo al sacco, il gruppo è poivenuto al Santuario, dove è stato accolto dalRettore. Nell’illustrare la vita di San Camillo e lasua conversione, il Rettore ha sottolineato l’impor-

tanza della preghiera nella vita di ogni battezzato.Una preghiera che deve basarsi su un vero e pro-prio “dialogo d’amore” con Dio Padre, se si vuolcomprendere il fine della propria esistenza.Dinanzi alla Tomba del Servo di Dio NicolaD’Onofrio, P. Cristoforo ha aggiunto che oggi, piùche mai, è necessario che i giovani dedichino gli

anni più belli della giovinezza al Signore, cercan-do di capire a quale vocazione si sentono chiama-ti. Ovvero, “Ama e fa quel che vuoi”, diceva S.Agostino. Così si legge nel diario del giovaneNicola D’Onofrio. E così abbiamo letto nellaLiturgia della Parola della XI domenica del TempoOrdinario.

K amil Pietrasik, medico chirurgo pressol’ospedale universitario di Varsavia, èvenuto a visitare il paese natale di San

Camillo lunedì 18 giugno 2007, insieme allamoglie Barbara, infermiera e psicologa, e al dr.Katto, di Roma, fisioterapeuta. Il suo cuore loha portato fino a Bucchianico per due motivi.Conoscere i luoghi dell’infanzia del “Gigantedella carità”, di cui porta il nome Kamil; e pene-trare sino in fondo la sua spiritualità, essendoPatrono dei Malati. E’ per lui singolare, ma allostesso tempo un privilegio, portare questonome, poco utilizzato in Polonia. Una sorta dipredestinazione.

E così, dopo aver visitato il 23 settembre 2006la Casa Generalizia di Roma, con la Chiesa di S.Maria Maddalena, dove riposa il corpo di S.Camillo, dopo poco meno di un anno è tornato aRoma, sua seconda città per la fede nel battesimo,raggiungendo il Santuario di Bucchianico per

pregare il “suo Santo” alle radici dell’esistenza.La Madonna Nera di Czestochowa, Regina dellaPolonia, accompagna questo suo pellegrinare,pregare, meditare. Sempre nel 2006, il dottor

Pietrasik ha partecipato all’Udienza Generaledel Papa in piazza San Pietro, portando con sél’immagine della Madonna. Durante i saluti,Papa Benedetto si è soffermato dinanzi al qua-dro impartendo la sua benedizione apostolica.

Nel venire in Italia, Kamil è solito fermarsianche al Santuario della Mentorella, vicinoRoma, nella Valle del Giovenzano, dedicato a S.Maria delle Grazie, un luogo santo, amato daiPontefici, ed in particolar modo da KarolVojtyla. In Abruzzo, oltre al Santuario di SanCamillo, il piccolo gruppo ha visitato il VoltoSanto di Manoppello ed il Miracolo Eucaristicodi Lanciano.

Nel congedarsi dopo la visita guidata delRettore, il medico polacco si è ripromesso ditornare a Bucchianico per pregare. Per lui, ladimensione spirituale è molto importante. Enon potrebbe essere diversamente per un medi-co del corpo e… dell’anima.

� VARSAVIA Kamil Pietrasik, medico polacco, alle radici della sua esistenza

� SVIZZERA Dal Canton di Zugo per chiedere la protezione di San Camillo

� BARI I Guanelliani e l’importanza della preghiera

Il D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el

San Camillo Oggi 4 - 2007 32

S.Camillo oggi 29-11-2007 16:54 Pagina 32

Si rinnova nella fede dei pellegrini la comu-nione spirituale tra il Santuario SanCamillo de Lellis ed il Volto Santo di

Manoppello. Eh già, mercoledì 6 giugno 2007,le parrocchie dei Santi Giovanni Battista eLeonardo di Tarquinia, e di S. Maria Assunta diAllumiere, nella Diocesi di Civitavecchia-Tarqinia, retta da monsignor Carlo Chenis e sog-getta direttamente alla Santa Sede, hanno com-piuto un cammino di rinnovata conversione

sulle orme di San Camillo, chiedendo la guari-gione delle loro infermità, per ripresentarsidinanzi al Volto Santo di Gesù con la biancaveste battesimale. I 45 pellegrini erano accom-pagnati dai rispettivi Parroci, don Cono Firringae don Augusto Baldini. A loro si è unito P. PietroPrestininzi, Superiore di Comunità dell’Ordinedei Frati Minori Conventuali presso la Chiesa“SS. Concezione” di Civitavecchia.

A Tarquinia, la Diocesi promuove la carità con

l’Associazione “Semi di Pace”, una onlus cheattualmente porta avanti il progetto “La cittadel-la dei giovani” con il suo “Gruppo sorriso”, com-posto da ragazzi diversamente abili per i quali sista realizzando una casa famiglia per il “dopo dinoi”, quando i genitori non ci saranno più.

Giunti nel Santuario, i pellegrini sono statiaccolti dal Rettore, che li ha guidati nella visitaai luoghi della fede, illustrando la vita di SanCamillo e quella “breve” del Servo di NicolaD’Onofrio. Poi, don Cono Firringa ha celebratola messa insieme ai due Sacerdoti, chiedendo alSanto Patrono un’intercessione particolare per imalati presenti. La celebrazione era quella pro-pria del Messale Camilliano. Sull’altare è stataposta una preziosa reliquia del Santo, con laquale il Celebrante ha benedetto i fedeli, invi-tandoli, al termine della messa, a venerarla conil bacio o “la carezza del cuore”. Il “rito dell’ac-coglienza” è un momento importante della vitadel Santuario perché ricorda e rinnova i gesticompiuti da San Camillo. Questi gesti erano iparamenti e gli strumenti della sua liturgia. Dilui si è detto: “Idoneum fecit illum Dominumministrum novi testamenti.

Lunedì 11 giugno 2007, alla vigilia delTransito del Servo di Dio NicolaD’Onofrio, nel giorno in cui si celebra la

festa della Madonna dei Miracoli nel Santuariodi Miracoli di Casalbordino (CH), la Comunitàdi Bagnoli del Trigno, nella Diocesi di Trivento,in Molise, è giunta nel Santuario per chiedere aDio Padre, tramite l’intercessione di SanCamillo e di Nicolino, la salvezza del piccoloMarco, investito da una macchina proprio aRoma, dove vive con la sua famiglia, trasferitasinella Capitale per motivi di lavoro alcuni fa.

Bagnoli del Trigno è una piccola comunità inprovincia di Isernia. Attualmente conta 800 abi-tanti, dei circa 5000 di qualche anno fa, che inesodo hanno lasciato il paese per andare a vive-re a Roma, dove in più di 2000 svolgono il ser-vizio cittadino di taxi. Significativa e carica disperanza è stata la preghiera che il Parroco, donMauro Di Domenica, ha rivolto al Signore, altermine della messa celebrata nel Santuario,unendola spiritualmente a quella del “memoria-

le” del 12 giugno, dove il sacrificio della vitadel Servo di Dio ha lasciato il posto alla gioiadella risurrezione. La stessa preghiera donMauro ha rivolto alla Madre di Dio, quando nelpomeriggio il gruppo ha proseguito perMiracoli per partecipare alla Processione dellaMadonna. Nello stesso giorno, in mattinata,l’Arcivescovo Padre Bruno ha celebrato nelSantuario mariano la Messa solenne. Durante lavisita alla “Casa Natale” di S. Camillo, donMauro ci ha confidato di aver conosciuto Fr.atelEttore Boschini alcuni anni, in una particolarecircostanza. Nel condurre a Colle Spaccato unsuo fedele, alle 5 del mattino, come gli avevadetto Fr. Ettore, nell’arrivare al Rifugio “NostraSignora di Loreto” gli si è presentata una scenache non dimenticherà mai: tutti gli “ospiti”della casa erano in preghiera insieme a Fr.Ettore, in ginocchio, davanti alla casa e dalcielo azzurro dell’aurora cadevano giù le stelle.“A quel punto ho pensato: davvero costui è unuomo giusto.

Martedì 12 giugno 2007, nel giornodella memoria del Transito del Servodi Dio Nicola D’Onofrio, 35 pelle-

grini di Roma, dell’Associazione Volontari“Opera Ospedaliera S. Vincenzo de’ Paoli”, cheha la sua sede nazionale presso la Basilica SanCamillo de Lellis, sono venuti in visita alSantuario, accompagnati dall’assistente eccle-siastico, il Camilliano Padre Mario Agasantis.Tra loro, c’erano la Presidente Lucia Di Chio e

Delphine Ouedraogo, sorella del Camilliano P.Jean Baptiste, Cappellano all’Ospedale S.Giovanni in Laterano. L’Associazione, che siispira agli ideali di carità di “MonsieurVincent”, ha tra i suoi Protettori anche il nostroSan Camillo de Lellis. Giunti nel Santuario, iPellegrini sono stati accolti dal rettore, che li haguidati nella visita ai luoghi sacri. NelSantuario, Padre Mario ha celebrato la “messadi ringraziamento” per l’anno associativo.L’Opera conta circa 90 iscritti.

� CIVITAVECCHIA - TARQUINIA Sulle orme del Patrono dei Malati

� BAGNOLI DEL TRIGNO Fratel Ettore Boschini, un uomo giusto

� ROMA Opera Ospedaliera San Vincenzo de’ Paoli

Il D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el

San Camillo Oggi 4 - 200733

S.Camillo oggi 29-11-2007 16:54 Pagina 33

Giovedì 21 giugno 2007, quarantotto pelle-grini della Parrocchia “S. Onofrio” di SanGiovanni Rotondo, nella Diocesi di

Manfredonia Vieste San Giovanni Rotondo, rettada Monsignor Domenico D’Ambrosio, hannocelebrato nel Santuario i Vespr, nel giorno in cui sifa memoria di San Luigi Gongaza (1568-1591),religioso gesuita, contemporaneo di San Camillo,proclamato da Pio XI, nel 1926, “Patrono della

gioventù cattolica”, come ha ricordato lo stessoPapa Benedetto durante l’udienza generale di mer-coledì 19 giugno. “Luigi Gonzaga, assieme aCamillo de Lellis ed alcuni confratelli, si impegnòa supportare i contagiati dalle conseguenze del-l'epidemia”. Malato da tempo, dovette dedicarsisolo ai casi non contagiosi, ma, trovato in strada unappestato, se lo caricò in spalla e lo portò in ospe-dale. Pochi giorni dopo morì all'età di soli 23 anni”.Il suo corpo riposa nella chiesa di S. Ignazio aRoma.

Il gruppo, guidato da Antonio Gemma, aveva consé un illustre ospite: S. Ecc. Monsignor AntonioSantucci, Vescovo Emerito della Diocesi diTrivento, oggi residente nella città garganica di San

Pio, dove ha ricevuto la cittadinanza onoraria. “Nelgiorno della memoria di San Luigi Gonzaga, figliodel marchese di Mantova, che rinunciò ai beni e aititoli nobiliari per dedicarsi completamente aipoveri e agli ammalati - ha detto il Presule all’ini-zio della celebrazione dei Vespri - abbiamo riper-corso le orme di alcuni Santi per imparare adamare di più Gesù e chiedere l’intercessione di SanCamillo per ottenere la grazia di riversare questoamore sul prossimo. I Santi, infatti, sebbene diver-si tra loro per le opere compiute, sono simili perl’amore che hanno nutrito per Nostro Signore”.

Il gruppo era di ritorno dal Santuario dellaMadonna di Loreto, la Madre di tutte le Grazie, eda quello di Isola del Gran Sasso, in provincia diTeramo, dove riposa il corpo di San Gabrieledell’Addolorata, il Santo della “gioia cristiana”,come lo definì Giovanni Paolo II durante la visitaal Santuario teramano nel 1985. San Gabriele fuproclamato compatrono della gioventù cattolicanel 1926 da Pio XI ed insieme a San Camillo è

patrono dell’Abruzzo.Al termine della celebrazione dei Vespri, i pelle-

grini hanno baciato la Reliquia di San Camillo.Poi, il gruppo è stato accompagnato a visitare lacripta e a rendere omaggio alle spoglie del Servo diDio Nicola D’Onofrio. Dinanzi alla sua tomba, ilVescovo Santucci si è fermato in preghiera.

I coniugi Almerinda Russovanno e MarioFabiani, di Roma, hanno compiuto la lorovisita, programmata ed attesa da tempo, al

Santuario San Camillo de Lellis, martedì 19giugno 2007, durante il soggiorno estivo a SanVito Chietino, in provincia di Chieti, la cittàdell’eremo d’annunziano, sulla costa frentanadel mare Adriatico, la cosiddetta “costa dei tra-bocchi”. Qui, Gabriele D’Annunzio (1863-1938) fu diverse volte ospite e visse per unperiodo di tempo sull’eremo, scrivendo nellafase superomistica della sua vita la famosaopera “Il trionfo della Morte”, dove, iinfluenza-to dal pensiero di Nietzsche, diede molto rilievoal rifiuto del conformismo borghese e dei prin-cìpi egualitari, all’esaltazione dello spirito “dio-nisiaco”, al vitalismo pieno e libero dai limitiimposti dalla morale tradizionale, al rifiuto del-

l’etica della pietà, dell’altruismo, all’esaltazionedello spirito della lotta e dell’affermazione di sé. La visita era attesa e programmata da tempoperché la coppia fa parte della comunità parroc-chiale “San Camillo de Lellis”, di Roma, doveè Parroco Padre Luigi Secchi, PostulatoreGenerale dell’Ordine e 1° Consigliere dellaProvincia Romana. Questa loro appartenenzacostituisce una sorta di “imprinting” che li haportati a visitare il paese natale del Santo dellaCarità e il Santuario, la cui costruzione fu ini-ziata proprio nell’anno del Transito del Santo, il1614. Durante la permanenza in Abruzzo, lacoppia ha visitato anche altri luoghi come lavicina Abbazia cistercense di San Giovanni inVenere, del XIII secolo, e la città di Chieti, conil suo Museo Archeologico e la Cattedrale diSan Giustino, del IX secolo.

� ROMA Dall’eremo dannunziano i coniugi Russovanno

� SAN GIOVANNI ROTONDO Il Vescovo Santucci celebra nel Santuario la memoria di San Luigi Gonzaga

Il D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el

San Camillo Oggi 4 - 2007 34

S.Camillo oggi 29-11-2007 16:55 Pagina 34

Trentasei pellegrini di Bolzano sono giuntial Santuario giovedì 28 giugno 2007,durante le loro vacanze estive presso

l’Hotel San Marco di Francavilla al Mare. Ilmotivo è presto detto. Il 29 giugno ricorrono dueimportanti anniversari della vita di San Camillo,nel giorno della memoria dei Principi degliApostoli, i Santi Pietro e Paolo: la Canoniz-zazione, proclamata da Papa Benedetto XIV il29 giugno 1746, e la prima visita in San Pietrodi San Camillo vestito con la “croce rossa”,

dopo che Papa Sisto V aveva la sua approvazio-ne con il Breve “Cum Nos nuper” (26 giugno1586). Con questo suo andare nella Chiesa delVaticano, vestito con il “segno di nostra reden-zione”, San Camillo volle fare l’offerta alSignore di sé e di tutti i suoi figli, anche futuri,memore del sogno della Madre, che si avveròsecondo il progetto di Dio.

Il gruppo era accompagnato dalla guida turisti-ca dell’hotel, Marta Di Carlo, e da PellegrinoTarantino, di Bolzano, organizzatore del viaggio.

Prima di arrivare aBucchianico, i turistialto atesini hannovisitato la città diChieti, recandosipresso la Cattedraledi San Giustino, ilMuseo Barbella ed ilTeatro Marrucino.Tra loro c’era il fra-tello Camillo di SuorValeria Casera, delleFiglie di San Camillo, e dei Camilliani PadreDomenico e Antonio Casera. Suor Valeria, inparticolare, ha svolto il suo ministero camillianodi assistenza domiciliare ai malati di Bucchiani-co per 12 anni circa, dal 1992 al 2005, e per 40in Germania, in collaborazione con la Caritas.Per questo suo prendersi cura dei malati secon-do il carisma di San Camillo, “in anima ecorpo”, tutti la ricordano con affetto e stima.Oggi Suor Valeria ha 82 anni e vive presso laCasa di Trento della Congregazione femminiledell’Ordine Camilliano. Padre DomenicoCasera, invece, è tornato alla Casa del Padre il21 agosto 2007, all’età di 86 anni, dopo essererimasto vittima di un incidente stradale nel qualeriportò un grave trauma cranio-encefalico chiu-so: fu travolto da una macchina sulle striscepedonali, davanti alla casa di riposo “OvidioCerreti”, a Capriate San Gervasio, dove era rico-verato da qualche tempo. Padre Domenico fuuno dei pionieri del Camillianum di Roma, rive-stendo l’incarico di primo Preside nella storiadell’Istituto.

� BOLZANO In ricordo di Padre Domenico Casera

Ha ormai superato il 1° anno di vita l’ap-puntamento mensile della Comunità par-rocchiale “San Biagio” di Vacri, che ogni

1° giovedì del mese si riunisce nel Santuario perla messa di guarigione integrale. Il tema dell’in-contro del 7 giugno 2007 è stato: “Lasciamociguarire da Gesù”, come recitava una locandinaposta dinanzi all’altare, in concomitanza dellaricorrente festa del Corpus Domini.

Significativa è stata la partecipazione dei gio-vani cresimandi, presentati dal parroco donClaudio Cieri e dalla catechista AntoniettaMariani. “Nella loro preparazione - ha detto laMariani, del movimento RnS -, non abbiamomai tralasciato il mondo della sofferenza perchéi giovani, alla luce dell’insegnamento di SanCamillo, possano crescere con una particolaresensibilità verso chi soffre”. Alcuni di essihanno servito la Liturgia, presieduta dal rettore;altri, invece, si sono fatti portavoce della “pre-ghiera dei fedeli”, durante la quale hanno ricor-dato anche la memoria del giovane Servo di DioNicola D’Onofrio, scelto da Dio a dare testimo-nianza della sua fede nella sofferenza. I cantisono stati accompagnati al pianoforte daLorenzo Luigi Fosco, di Vacri.

Al momento dell’offertorio, i cresimandihanno distribuito un fiore bianco, che i fedelihanno posto dinanzi all’altare come segno di unrinnovato cammino di fede.

La celebrazione si è conclusa con la testimo-nianza di alcune persone sulla propria “guari-gione”, fisica o spirituale, iniziata durante que-sto primo anno di cammino di conversione.

� VACRI 1° anniversario della “messa di guarigione”

Il D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el

San Camillo Oggi 4 - 200735

S.Camillo oggi 29-11-2007 16:55 Pagina 35

Un piccolo gruppo di 17 pellegrini dellaComunità “S. Matteo Apostolo” diPoggiofiorito, nella Diocesi di Lanciano-

Ortona, affidata alle cure pastorali di MonsignorCarlo Ghidelli, Presidente della ConferenzaEpiscopale Abruzzese-Molisana, è venuto alSantuario il 30 giugno 2007.

Il gruppo fa parte del Centro Sociale “don Marini”,di aggregazione e socializzazione per gli anziani, edera accompagnato da Loredana Carafone, dipenden-te comunale con mansioni di autista.

Per gli anziani, il Comune organizza e sponsoriz-za ogni anno viaggi culturali e religiosi; tra questiultimi ha inserito anche il nostro Santuario. Moltidei pellegrini, infatti, non tornavano a Bucchianicoda parecchi anni e ben volentieri hanno accettatodi ripercorrere i passi della giovenezza per rinfran-carsi alle sorgenti della carità.

Giunti al Santuario, sono stati accolti familiar-mente dal rettore, che li ha guidati a visitare laChiesa e la casa natale di San Camillo. “Sentirsi acasa” è una, se non la principale aspettativa del pel-legrino. Parola di Camillo de Lellis! Che di carità èun vero Angelo!

Cinquanta pellegrini provenienti da Salemi,in provincia di Trapani, sono venuti alSantuario venerdì 6 luglio 2007, accom-

pagnati dal Parroco don Salvatore Cipri, dellaChiesa Matrice di San Nicola di Bari, nellaDiocesi di Mazaro del Vallo, dove è Vescovomonsignor Domenico Mogavero.

La città di Salemi è stata per un giornoCapitale d’Italia, quando il 13 maggio 1860Giuseppe Garibaldi vi piantò la bandiera italia-na, chiamando alla riscossa il popolo italiano.

Il pellegrinaggio in terra d’Abruzzo è statoorganizzato dall’Agenzia “Montalbano Viaggi”di Salemi. “Ogni anno – ha spiegato il titolare

Salvatore Pecorella - partecipiamo al workshopsul turismo religioso di Lanciano e all’“EcoTour” di Montesilvano, la BorsaInternazionale del Turismo Ecoambientale,entrambi organizzati da “InFiera” s.r.l., la socie-tà del sistema Confesercenti Abruzzo, diretta daLorella De Luca. L’agenzia ha aderito ad unpacchetto turistico comprendente dal 3 al 4

luglio 2007 la visita ai Santuari di San GiovanniRotondo e Monte Sant’Angelo, e la casa nataledi San Pio a Pietrelcina; dal 5 al 7 luglio inAbruzzo il gruppo ha compiuto la “via dellospirito”, con la visita del Miracolo Eucaristicodi Lanciano, del Santuario della Madonna deiMiracoli di Casalbordino, del Volto Santo diManoppello, della Cattedrale di Ortona, checustodisce le spoglie di S. Tommaso Apostolo,e del nostro Santuario. Durante il tour, il grup-po ha soggiornato presso la residenza alberghie-ra “Levante” di Fossacesia Marina, usufruendodella guida turistica di Mariella Sforza,dell’Agenzia “NatourArte” di Sulmona.

Nella “tre giorni” abruzzese, ha partecipato allavisita didattica del “Trabocco” di Rocca SanGiovanni e al “Mercatino del gusto” di San VitoChietino. La visita dei trabocchi rientra nellamanifestazione “Cala Lenta”, ideata dalla “SlowFood” di Lanciano e dedicata alla cultura mari-nara abruzzese e alla scoperta delle meravigliedella costa, nel quale l’uomo e la natura convivo-no da secoli in rispettoso e precario equilibrio.

Tra i pellegrini c’era anche una famiglia diSalemi emigrata a Toronto, in Canada, chevolentieri ha partecipato a questo “viaggio dellamemoria” nel “Bel Paese”.

Durante la sosta a Bucchianico, il gruppo havisitato il Santuario e la casa natale di SanCamillo. Prima del congedo, il Parroco ha cele-brato la messa. Molti si sono dichiarati soddisfat-ti della visita, affermando di aver visto davveroun “bel luogo”, carico di pace, e di aver conosciu-to un Santo, che in Sicilia, a Palermo, nel 1601pose la prima pietra della Chiesa di “S. Ninfa”.

� SALEMI 50 pellegrini per il workshop sul turismo religioso e l’EcoTour

� POGGIOFIORITO Sui passi della gioventù per rinfrancarsialle sorgenti delle carità

Il D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el

San Camillo Oggi 4 - 2007 36

S.Camillo oggi 29-11-2007 16:55 Pagina 36

Quarantadue studenti del Corso di Laureain “Infermieristica” di Roma, intitolatoalla memoria di “Padre Luigi Tezza”,

sono venuti per la prima volta in pellegrinaggioal Santuario il 21 luglio 2007. Il motivo è pre-sto detto: ringraziare il Maestro della Carità altermine degli studi del proprio anno accademi-co, in occasione della ricorrenza della memorialiturgica del Santo. Appena giunti nel Santuario,infatti, hanno partecipato alla messa celebratadal rettore, allietandola con canti sul messaggiodi San Camillo: “Perché a far la carità non sisbaglia mai”.

Gli allievi, del 1°, 2° e 3° anno accademico,erano accompagnati dalle Coordinatrici delCorso Rita Megliorin e Suor FilomenaPiscitelli, delle Figlie di San Camillo, e dalleSuore Camilliane Anna Ucci, Helen Dowamba,e Anila Karottathottathil.

Padre Luigi Tezza è stato insieme a MadreGiuseppina Vannini fondatore dellaCongregazione delle Figlie di San Camillo,l’Istituto religioso femminile che si ispira alcarisma camilliano, nato il 2 febbraio 1892, set-tantatrè anni dopo il primo Istituto femminile,quello delle Ministre degli Infermi, fondato daMaria Domenica Brun Barbantini il 23 gennaio1829. L’Istituto oggi conta 93 case e quasi 900religiose, con noviziati in Italia, Argentina,Brasile, Perù, Colombia, India, Benin, BurkinaFaso, Isole Filippine. Opera in quattro continen-ti: Europa (Italia, Germania, Polonia, Spagna,Portogallo, Georgia, Ungheria), in AmericaLatina (Argentina, Brasile, Perù, Colombia,Cile), in Africa Occidentale (Benin, BurkinaFaso, Costa d’Avorio), in Asia (India e Isole

Filippine). I campi di attività sono: ospedali,ambulatori, dispensari, case per anziani, struttu-re per bambine con handicap fisici e mentali,assistenza a domicilio, lebbrosari e missioni.

Allo scopo di preparare operatori e operatricisanitarie, le Figlie di San Camillo dirigono variescuole infermieristiche con seria formazione cli-nica, umana e spirituale. In queste scuole,l’Istituto intende trasmettere a chiunque vogliaoperare nel mondo della salute quello spirito dicarità evangelica che il Figlio di Dio col suoesempio ha insegnato. Uno di questi è appunto ilCorso “Padre Luigi Tezza” per il conseguimen-to del Diploma universitario per Infermiere, che

ha sede presso l’Ospedale di Zona “MadreGiuseppina Vannini” di Roma.

L’Ospedale ha iniziato la sua attività nel 1912come Casa di Cura per anziani. Nel 1950 è statotrasformato in Casa di Cura Chirurgica "Figlie diSan Camillo", e nel 1980 in Ospedale Generaledi Zona (classificato con delibera della GiuntaRegionale del Lazio n 6252 del 14/12/1979. Nel1993 ha assunto il nome attuale di OspedaleMadre Giuseppina Vannini. L’edificio si svilup-pa su otto piani, 3 interrati e 5 al di sopra delsuolo, e comprende 255 posti letto, divisi in 8Dipartimenti. E’ provvisto di una bella e ampiaCappella dedicata al Sacro Cuore di Gesù.

Nacque a Cone-gliano Veneto(Treviso) il 1°

novembre 1841, daAugusto, medico ap-prezzato anche per la suasensibilità sociale, e daCaterina Nedwiedt,donna nobile e di grandepietà. A quindici annientrò come postulantenell’Ordine dei Ministri degli Infermi, aVerona. La madre, dopo aver ceduto i suoi beniai poveri, professò nel Monastero dellaVisitazione di S. Maria a Padova, dove morì nel1880 in concetto di santità.

Il giovane Luigi, accolto e guidato da PadreLuigi Artini (1808-1872), sacerdote e formatoreautorevole, emise la prima professione dei votireligiosi l’8 dicembre 1858. Fin da giovanissimofu stimato per la sua maturità umana e spiritua-le, distinguendosi per spirito di pietà, obbedien-za, diligenza nei suoi doveri, tale da essere con-siderato “eminentissimo”. Fu ordinato sacerdoteil 21 maggio 1864 dal vescovo di Verona.

Soffrì tre soppressioni: due in Italia e una in

Francia. La legge civile di soppressione dellecorporazioni religiose del 1866 a Verona glipermise di assecondare il suo anelito missiona-rio, ma vi rinunziò in virtù dell’obbedienza eper restare fedele alla sua vocazione camilliana.Il 10 agosto 1871 fu inviato in Francia, dovericoprì diversi uffici di responsabilità, qualiMaestro dei novizi, Fondatore della casa diLille,Vice Provinciale, Superiore Provinciale. Il18 settembre 1889, il Capitolo dell’Ordine loelesse Consultore, Procuratore e Vicario gene-rale e per tale motivo ritornò a Roma. In questacittà il 17 dicembre 1891 incontrò la BeataGiuseppina Vannini: con lei poté realizzare lamissione alla quale si sentiva ispirato da tempoe che fu la sua opera maggiore: la fondazionedella Congregazione “Figlie di San Camillo”.

Il 3 maggio 1900 ricevette l’ordine di partire peril Perù con il compito di riformare la comunitàcamilliana di Lima, staccata dall’Ordine nel1832. A Lima per 23 anni svolse un apostolatointenso: si dedicò all’assistenza dei malati spe-cialmente poveri e bisognosi nelle case private,negli ospedali, nel lazzaretto e nelle carceri, fuconfessore e direttore spirituale in diverseCongregazioni religiose, e il suo confessionale fu

cattedra di misericordia e spiritualità. FuConsultore nell’Assemblea Episcopale di Lima,consigliere del Delegato Apostolico MonsignorPietro Gasparri, futuro Segretario di Stato, e iNunzi apostolici che gli succedettero e le personepiù autorevoli lo ebbero come padre spirituale.

La sua azione discreta ma continua, intelligen-te, carica di amore e di compassione, accompa-gnata da autorevolezza, da dolcezza e pazienzafinì per farne un personaggio conosciuto eamato. Si spense serenamente il 26 settembre1923, mentre tutta la città lo proclamava “l’apo-stolo e il santo di Lima”.

Padre Tezza, imitatore fedele di Cristo buonSamaritano e discepolo di San Camillo, haattuato le parole pronunciate da Gesù:“Eromalato e mi avete visitato… L’avete fatto ame”. Egli ha versato e continua a versare, attra-verso la Congregazione delle Figlie di SanCamillo, sulla persona di Cristo presente neimalati, l’unguento prezioso della carità miseri-cordiosa; egli insegna ad ogni cristiano il mododi porsi di fronte alla sofferenza, come curarla evalorizzarla a beneficio della propria santifica-zione e dell’altrui redenzione. E’ stato beatifica-to da Giovanni Paolo II il 4 novembre 2001.

� ROMA La scuola infermieristica “Padre Luigi Tezza”:“A far la carità non si sbaglia mai”

PADRE LUIGI TEZZA, L’APOSTOLO DI LIMA

Il D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el

San Camillo Oggi 4 - 200737

S.Camillo oggi 29-11-2007 16:55 Pagina 37

Trentotto pellegrini, tra operatori sanitari,volontari e ausiliari dell’ospedale “DonoSvizzero” di Formia, in provincia di

Latina, sono venuti per la prima volta in visita alSantuario il 28 luglio 2007, accompagnati daalcuni parenti e dal Cappellano don LuigiRuggiero. Quest’ultimo frequenta il 2° anno delCorso di Teologia Pastorale Sanitaria delCamillianum di Roma e collabora con laPastorale Sanitaria dell’Arcidiocesi di Gaeta,dove è Vescovo monsignor Fabio BernardoD’Onorio. Il personale ospedaliero appartiene adiverse associazioni, quali l’Avo, l’Acos el’Unitalsi, e compito del Cappellano è riunirequeste figure in un unico gruppo di lavoro cheha come suo Santo Protettore e Maestro Camillode Lellis. Il pellegrinaggio nella patria del Santodei malati ha visto altre due mete: il Volto Santodi Manoppello ed il Miracolo Eucaristico diLanciano. In tutte e tre i luoghi, il gruppo haripercorso le origini della Chiesa, che si fonda sutre pilastri: la Risurrezione di Cristo,l’Eucaristia, la Comunione dei Santi.

La pausa pranzo presso il Centro di Spiritualità“Nicola D’Onofrio” ha interrotto solo tempora-neamente il “pellegrinaggio della fede”, soprat-tutto per quel che riguarda la pagina di storia chequesti abitanti laziali hanno scritto nel Librodella Vita.

A loro, come sempre, è stata riservata la mas-sima accoglienza, secondo l’insegnamento delPadrone di Casa. Ad attenderli, c’era il Rettore,che li ha guidati nella visita ai luoghi della“memoria camilliana”. In particolare, dinanzi alSimulacro di San Camillo Padre Cristoforo haspiegato l’importanza dell’assistenza integralealla persona, in una società globalizzata e multi-culturale che fa del Santo uno dei maestri del-l’attuale psicologia sociale.

Oggi, infatti, non basta parlare solo di… malati.L’assistenza travalica i confini dei luoghi di curaed assume valore sociologico. L’uomo del XXIsecolo vive in un’epoca caratterizzata da conflittiinterculturali. Per costruire una politica di svilup-po e di pace è necessario quindi individuare queivalori che hanno carattere condiviso insieme allerisorse e alle prospettive condivisibili, per costrui-re un destino comune. La sfida è creare legami diprosperità e di giustizia con “l’altro distante”, farsì che avvengano interazioni a livello locale e glo-

bale, promuovendo obiettivi comuni attraversoaggregazioni sovraordinate.

Il pluralismo che attualmente caratterizza loscenario mondiale richiede la validazione di unlivello d’intesa “meta culturale”, opportunamen-te rappresentato da organismi o istituzionisovranazionali, affinché nelle situazioni di con-flitto si possa approdare ad una soluzione accet-tabile per tutti; una sorta di coscienza comuneche sappia conciliare relativismo e universali-smo, dove la psicologia sociale funga da perno.Se l'incontro tra le differenze è naturalmentegeneratore di conflitti, ciò che è accaduto neisecoli scorsi è stato davvero un processo di sof-ferenza ad escalation. Basti guardare alla città diFormia e alla sua storia. Essa è adagiata al cen-tro del Golfo di Gaeta. Il suo nome deriva dalgreco hormiai, che vuol dire approdo, per indi-care la tranquillità del riparo fornito dal golfo.La città ha origini che si perdono nel mito e siriallacciano alla leggenda di Troia e al peregri-nare di Ulisse sulla via del ritorno. Tutta la miti-ca tradizione ricorda questa zona come terra deiLestrigoni, popoli rudi e primitivi; alla città diquesti giganti cannibali vi approdarono le navidi Ulisse, dalla quale solo la sua riuscì a salvar-si. Di formazione preitalica e aurunca comedimostra la lunga e poderosa cinta di mura poli-gonali, in buona parte conservata lungo la costae nel quartiere di Castellone, Formia è stata unalocalità turistica molto apprezzata in epocaromana come testimoniano i numerosi resti diville, tra le quali celebri erano quelle diMamurra e Mecenate. Su questo tratto del golfovenne a realizzare una delle sue predilette casedi campagna anche Cicerone.

Proprio a Formia, Cicerone ebbe la morte daisicari di Antonio nel dicembre 43 a.C. mentretentava di fuggire alle proscrizioni. La città èricordata anche per aver dato i natali a VitruvioPollione, vissuto all'età di Tito, autore di unpoderoso e apprezzato trattato sull'architettura.

Con la caduta dell'impero romano, la città fudepredata ed i suoi abitanti dopo la calata deibarbari e la guerra greco-gotica, fuggirono sullevicine colline dividendosi in due nuclei, divenu-ti poi sobborghi di Gaeta: quello marittimo di

Mola, che prendeva nome dai mulini che vierano in attività, e nella zona collinare quello diCastellone. Il nome Castellone deriva dal castel-lo costruito da Onorato I Caetani, conte di Fondi,attorno alla seconda metà del XIV secolo.

La città, durante il secondo conflitto mondiale,ha subìto pesantissimi danni, in quanto posta aimargini della famigerata “Linea Gustav”, notasoprattutto per i drammatici eventi della distru-zione di Montecassino e per le sanguinose batta-glie tra le montagne di Mignano Monte Lungo.Gran parte del patrimonio storico ed artistico ècosì andato perduto; pur tuttavia quanto rimasto èdegno di nota. Il Castellone medievale mantieneinalterato il fascino di un tempo, nonostante abbiaperduto la turrita cinta muraria. Sulle rovine delTeatro romano, nel settecento fu edificata unacasa. Il luogo, molto suggestivo, è quello dove,secondo la leggenda popolare, fu perpetrato ilmartirio, durante le feroci persecuzioni cristiane,del Vescovo Erasmo di Antiochia, il 2 giugno del303 d.C. La sua storia - “La Passio S. Erasmi” - èstata scritta, tra il 1078 ed il 1088, da un monacobenedettino dell’abbazia di Montecassino, dive-nuto papa col nome di Gelasio II.

Dopo sette giorni di evangelizzazione del ter-ritorio formiano, il Vescovo fu imprigionato daisicari di Massimiano e Diocleziano e torturatofino alla morte. Subì un feroce martirio per “evi-scerazione” nei locali del Teatro. Fondamentali iritrovamenti archeologici nel sottosuolo dellachiesa ex-cattedrale di S. Erasmo, che hannopermesso di convalidare molti momenti del rac-conto gelasiano e della tradizione.

Alla morte del Santo, gli fu data degna sepoltu-ra da parte del Vescovo cristiano di Formia, Probo(anch’egli fatto Santo alla sua morte) e, in seguitoalla “liberalizzazione” del culto cristiano conl’editto di Milano del 313 d.C., fu edificata unachiesetta sulla tomba del martire.Successivamente, in epoca paleocristiana, fucostruita una chiesa più grande, ampliata intornoall’anno mille, che divenne Cattedrale della dioce-si di Formia, fino a quando il clero e le massimecariche cittadine non fuggirono nella vicina equasi inespugnabile Gaeta per scampare alle inva-sioni turche e mettere in salvo le reliquie dei Santi.

� FORMIA Dai conflitti religiosi ai valori condivisi per un destino comune

Il D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el

San Camillo Oggi 4 - 2007 38

S.Camillo oggi 29-11-2007 16:55 Pagina 38

Tre Suore dell’Istituto “Sorelle dellaMisericordia” della Diocesi di Veronahanno compiuto un breve pellegrinag-

gio al Santuario, lunedì 6 agosto 2007, nelgiorno in cui Papa Benedetto XVI ha ricordatola memoria del suo predecessore Papa PaoloVI (Concesio, 26 settembre 1897 - CastelGandolfo, 6 agosto 1978).

Il piccolo gruppo era composto da Sr.Laureta Poli, Superiora della Scuoladell’Infanzia di Francavilla al mare, da Sr. M.Gaetanina De Carli, della Casa di Riposo perSuore Anziane di Cologna Veneta, e da Sr.Teresa Gironda, della Casa per Anziani diVerona. Le Religiose erano accompagnate dadue infermieri dell’Ospedale Clinicizzato diChieti: Giuseppina De Iuliis e Mario Marusco,quest’ultimo di Bucchianico. Sr. Gaetanina, inparticolare, è stata caposala per diversi annipresso la Cardiologia dell’ex ospedale SanCamillo di Chieti.

L’Istituto è stato fondato a Verona il 2 novem-bre 1840, dove c’è la Casa Generalizia, grazieall'esperienza intima e profonda della misericor-dia di Dio di don Carlo Steeb e madre VincenzaM. Poloni e alla loro urgenza di soccorrere ealleviare le sofferenze dei poveri, dei bisognosi,degli ammalati e degli orfani. Oggi, le oltremille sorelle presenti in 116 comunità, in Italia,in Europa e negli altri continenti, cercano, con lagrazia del Signore e l'intercessione deiFondatori, di farsi segno della tenerezza di DioPadre e speranza per ogni uomo. La loro identi-tà carismatica è: “Onorare nostro Signor GesùCristo come sorgente e modello della vera cari-tà, servendolo corporalmente e spiritualmentenella persona dei poveri, siano essi malati, fan-ciulli, od altri che arrossiscono di manifestare laloro povertà pubblicamente”. L'Istituto, ancoraoggi, si caratterizza per il servizio infermieristi-co e l'assistenza ai malati, in forme particolari didisagio come l'Aids e la tossicodipendenza.

Don Carlo Steeb fu beatificato da Papa Paolo

VI il 6 luglio 1975: “Egli viene dalla Germania,e precisamente da Tubinga, nel Württenberg,celebre centro rappresentativo di studi superio-

ri universitari, cattolici in origine, protestantipoi al tempo della Riforma, rinomato anzi per lesue dissolventi correnti filosofiche, teologiche ebibliche variamente liberali, valorosamente ori-ginate in parte almeno da affermazioni di altopensiero cattolico. Lo Steeb non frequentòl'università di Tubinga, ma non poté non respi-rarne l'atmosfera spiccatamente protestante, dicui l'ambiente familiare era saldamente convin-to e profondamente imbevuto. Venuto a Veronaper integrare la sua formazione professionale,malgrado le domestiche raccomandazioni, inbuona fede certamente, ma fortemente contra-rie, si fece cattolico. Questo è il primo e notevo-le episodio della sua vita spirituale, che dovre-mo tutti studiare e comprendere; esso segnal'orientamento religioso della vita dello Steeb,orientamento libero, meditato, decisivo, nonpolemico a riguardo della religiosità, assorbitadurante la prima educazione fieramente lutera-na, ma logico, quasi un ritorno, un recupero, uninserimento naturale nella fede autentica e tra-dizionale. Certo, fu questa scelta un atto eroico,che dovette costare un sacrificio enorme,potremmo dire totale, come quello della para-bola evangelica circa l'uomo ricercatore di pie-tre preziose, che ne trova una di grande valore eper procurarsela vende tutto il suo avere. CosìCarlo Steeb. Non sarà forse mai abbastanzavalutato il dramma giovanile della sua conver-sione al cattolicesimo, che gli costò la perditadei rapporti familiari, affetti e vantaggi, e lolasciò povero e solo, orfano quasi, sopra unnuovo ed impervio sentiero della vita. Qui eglicertamente fu un eroe dello spirito”. Sono leparole di Papa Paolo VI. Che aggiunge.

“Questo processo spirituale è un paradigma,su cui noi dovremo riflettere in questo nostroperiodo di ecumenismo, per penetrare qualeforza di animo, quale spirito di rinuncia e disacrificio siano a noi necessari per preferire adogni cosa la verità della divina chiamata (Cfr.Matth. 19, 27), e per saper attendere e prepara-

re con umile, paziente bontà, con non mai d'elu-sa fiducia, l'ora ignota della mutua ricomposi-zione della perfetta unità cristiana con i fratellituttora da noi separati (Cfr. Unitatis Redin-tegratio, 7 et 9; Eph. 4, l-3). Il Beato CarloSteeb non ebbe la gioia di vedere spuntarelungo il corso della sua lunga vita terrena quel-l'ora benedetta, ma certamente, e forse per noi,la preparò”.

“La sua storia che sembra uniforme e monoto-na – conclude nell’omelia il Pontefice -, è comequella di un medico, sempre tesa, sempre nuova;bisogna averne una visione esatta per applicarlaal nostro tempo, per convincersi di quanto siaingiustificata la problematica, oggi purtroppodiffusa, circa la cosiddetta «identità» delSacerdote, quasi che l'instabilità sociologica chetalvolta crea la solitudine intorno al Prete arrivafino a insinuare nel suo animo il dubbio circa lapropria ragion d'essere; basta infatti ch'egli con-servi il genio del suo ministero ed abbia occhioe cuore per l'umanità, che, volere o no, lo circon-da, per accorgersi della premente e privilegiatanecessità dell'opera sua, oggi tanto più reclama-ta quanto minore è il numero dei ministri diCristo «dispensatori dei misteri di Dio» (1 Cor.4, 1 ), e quanto più varia e refrattaria è la psico-logia delle folle lontane dal Vangelo. Il BeatoCarlo Steeb insegna ed assiste”.

Sostenuto da una tenerissima fiducia nellaMadonna, lavorò indefessamente per far fronteai mali materiali e morali causati dalla guerra edalle ideologie rivoluzionarie del suo tempo:Organizzò missioni al popolo, esercizi spiritua-li, istruzioni catechistiche. Si adoperò con zeloe discrezione per ricondurre alla Chiesa i fratel-li di altre confessioni cristiane. Si accostò contenerezza materna ai feriti e ai malati nelLazzaretto e nell'Ospedale, agli anziani nelRicovero e ai giovani nella scuole e nel semina-rio. Fu appunto nel Lazzaretto e negli Ospedalimilitari che egli concepì l'idea di fondare unIstituto di religiose ospedaliere.

� VERONA Le Sorelle della Misericordia e la conversione dello Steeb

Il D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el

San Camillo Oggi 4 - 200739

S.Camillo oggi 29-11-2007 16:55 Pagina 39

Sabato 4 agosto 2007, le Sorelle Benedetta eMaria Celeste Perfetti sono venute per laprima volta in visita al Santuario, accompa-

gnate dal nipote Domenico Dragone. Entrambe

sono consacrate: la prima fa parte delle ReligioseMissionarie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, diSan Vito Marina (CH), dove l’Istituto ha la Casaper Anziani “Ciro Ciampoli” e una scuola mater-

na; la seconda è da 29 anni in Tanzaniacome Suora Missionaria dellaConsolata.La Congregazione dei Sacri Cuori diGesù e Maria nasce a Napoli nel luglio1871 per iniziativa del Vescovo diCastellammare di Stabia, monsignorFrancesco Saverio Petagna, del quale èin corso il Processo di Beatificazione.Nelle regole di vita, le Religiose hannocome fondamento quello “di correredovunque sono chiamate dall'ardentezelo del cuore di Gesù, perché non esi-sta povero, infermo, afflitto sia dicorpo che di spirito che non abbia asperimentare la carità delle Religiosedei Sacri Cuori di Gesù e Maria”. LaDiocesi che le ha generate è quindi

quella di Sorrento-Castellammare di Stabia, chenel 1544 ha dato i natali al poeta Torquato Tasso.Nella Basilica di Pozzano, una piccola frazionealle porte di Castellammare, San Francesco diPaola si prostrò diverse vote dinanzi al quadrodella Madonna, trovato miracolosamente infondo al pozzo, come la stessa Santa Madre rive-lò al popolo di quel luogo.

Le Missionarie della Consolata sono una fami-glia di Consacrate a Dio, fondata dal BeatoGiuseppe Allamano il 29 gennaio 1910.Svolgono il loro apostolato in Comunità interna-zionali dell’America, dell’Africa e dell’Europa. Prima di partire per la Tanzania, Suor MariaCeleste ha prestato servizio per sette anni pressol’ospedale San Camillo di Roma insieme aiReligiosi Camilliani. Con altre otto Suore, è statamembro dell’Associazione Fiaccola della Carità,del Camilliano Padre Ercole Meschini. Oggi, adistanza di tanti anni, Suor Maria Celeste, tro-vandosi in Italia, è venuta a rendere omaggio aSan Camillo.

Nel giorno in cui si fa memoria del PadrePastore, Vescovo d’Ippona Sant’Agostino(13 novembre 354 - 28 agosto 430), Suor

Sebastiana Kulandais Wamy f.b.s., dellaCongregazione indiana delle Suore Francescane“Madonna del Buon Soccorso”, è venuta in pelle-grinaggio al Santuario insieme alla Madre GeneraleSr. Lourdu Mary f.b.s., ed alla Consigliera generaleSr. Leema Rose Jeyaseel f.b.s.

La Congregazione è nata in India il 17 settem-bre 1858 ed il 17 settembre scorso ha apertol’anno celebrativo per il 150° anniversario difondazione da parte del gesuita P. JulienCharles Legode. Le Suore sono circa 800 e sono

presenti nel Nord dell’India e in Italia, dovehanno 3 Comunità nell’Arcidiocesi di Chieti-Vasto: a Caramanico Terme, con la Casa diRiposo “S. Olivieri”, dove Suor Sebastiana èSuperiora; a Vasto, dove collaborano nelle atti-vità pastorali della Parrocchia di Santa MariaMaggiore; e a Monteodorisio, nella Comunitàmontana Medio Vastese, presso il Santuariodella Madonna delle Grazie.

Complessivamente, l’Istituto ha 120 Case. Ilsuo motto è “Dio in tutti e tutti in Dio”. Per que-sto, “prestiamo assistenza, protezione e recupe-ro ai bambini abbandonati, orfani o malati - hadetto la Madre Generale durante la visita – alle

vedove e agli anziani. Alla basse di tutto c’è ungrande amore verso i bisognosi e i diseredati”.

L’Azione Cattolica Ragazzi dellaParrocchia S. Pietro Apostolo diTermoli, nell’omonima Diocesi di

Termoli-Larino, affidata alle cure pastorali dimonsignor Gianfranco De Luca, ha vissuto nelSantuario la prima di “una tre giorni” di minicampo-scuola a Pretoro, dal 28 al 30 agosto 2007,sul tema: “La bellezza non svanirà”.

La città di Pretoro è una rinomata località scii-stica della Comunità Montana della Maielletta, inprovincia di Chieti, alle sorgenti del fiume Foro.Per le sue bellezze naturalistiche è chiamata laSaint Moritz del Sud. Le sue prime notizie risal-gono al XII secolo per la presenza di scaviarcheologici. Del passato conserva i resti delCastello, il Santuario della Madonna della Mazza(XIII sec.) nonché il gruppo della Pietà (XVI sec.)della Chiesa di S. Nicola.

Quella del 28 agosto è stata la “prima visita” alSantuario per gli undici ragazzi acierrini termole-si, accompagnati dal Parroco don Sergio Carafa,direttore dell’Ufficio Pastorale Giovanile della

Diocesi, dalle catechiste Donatella Servillo eAntonella Annacchini, e dal Seminarista DanielePavone, iscritto al 2° anno di Teologia presso ilPontificio Seminario Regionale di Chieti.Dopo la visita guidata del Rettore, i ragazzi hanno

consumato il pasto in allegria nella “sala del pel-legrino”. Poi, hanno fatto un breve giro escursio-nistico per le vie ed i borghi medioevali del paese,giungendo fino al Centro di Spiritualità “NicolaD’Onofrio”, dove nel campetto di calcio hannodisputato una mini-partita. La giornata è prose-guita con la celebrazione della santa messa, pre-sieduta da don Sergio nel Santuario. Nell’omelia,il Sacerdote, facendo riferimento alle Letture, haricordato ai ragazzi che per amare Dio bisognavoler bene ai fratelli.

E ha indicato Sant’Agostino, di cui si celebravala memoria, e San Camillo come due figure diSanti che, dopo avere conosciuto Dio, hannolasciato tutto per seguirLo nella predicazione,negli scritti e nell’amore al prossimo.

Nel tornare a casa, i catechisti hanno subitoripreso il cammino verso Loreto per l’Agorà deiGiovani con il Papa, il 2 settembre. Ad accompa-gnare i 150 giovani di ACG c’era il Vescovo el’equìpe di Pastorale giovanile, guidata da donSergio.

� TERMOLI Il campo scuola dell’ Acr: “La bellezza non svanirà”

� CARAMANICO TERME Le suore indiane “Madonna del Buon Soccorso”celebrano i 150 anni di fondazione

� SAN VITO CHIETINO Le Missionarie dei Sacri Cuori di Gesù

Il D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el

San Camillo Oggi 4 - 2007 40

S.Camillo oggi 29-11-2007 16:55 Pagina 40

Cinquantaquattro pellegrini della comunitàparrocchiale San Pietro Apostolo diManfredonia, nella omonima Diocesi di

Manfredonia-S. Giovanni Rotondo-Vieste, retta damonsignor Dome-nico D’Ambrosio,sono venuti per laprima volta in visi-ta al Santuario ealla casa natale diSan Camillo, il 9settembre 2007. Ilgruppo era accom-pagnato dal Parro-

co don Antonio Di Candia ed era di ritorno dalVolto Santo di Manoppello e dalla visita alla tombadi Monsignor Vincenzo D’Addario, già Vescovoprima di Cerignola-Ascoli Satriano, poi diManfredonia, e, da ultimo, di Teramo-Atri, dove èprematuramente tornato alla Casa del Padre il 30novembre 2005, all’età di 63 anni, all’indomanidell’incontro a Roma con il Santo Padre BenedettoXVI insieme ai giovani della diocesi aprutina.Segretario della Conferenza Episcopale d’Abruzzoe Molise, fu Pastore saggio, prudente, intriso dispiritualità. “Pascere il gregge del Signore è unimpegno d’amore” era il suo motto episcopale, cheriprendeva una frase di S. Agostino. Fu figlio spi-rituale di Monsignor Antonio Iannucci, Vescovoemerito di Pescara-Penne. Le sue spoglie riposano

nel Cimitero di Pianella, suo paese natale, in pro-vincia di Pescara.

Ad accogliere i pellegrini nel Santuario c’eraPadre Alfredo Buracchio, che li ha guidati nellavisita ai luoghi cari alla “memoria camilliana”.

La Chiesa locale di Manfredonia custodisce nelsuo grembo materno la conversione di SanCamillo, avvenuta proprio in questi luoghi, il 2febbraio 1575, lungo la strada che congiunge S.Giovanni Rotondo alla città fondata da Manfredi.Essa diede “porto sicuro” al cuore travagliato diCamillo, facendolo lavorare come manovale nellaFabbrica dei Cappuccini. Era l’anno 1574, addì 30novembre, due mesi prima della conversione,

quando Camillo si ridusse a chiedere l’elemosinadavanti alla chiesa di San Domenico. Oggi a Luisono intitolati molti luoghi, come la ParrocchiaSan Camillo de Lellis, vicino all’omonimo ospeda-le, ed eretti diversi monumenti. Dal 1587 al 1600fu Vescovo della città il Cardinale DomenicoGinnasi, “antico conoscente et affetionato diCamillo”, eletto nel 1606 Protettore del nascenteOrdine. Fu Lui ad accettare la rinuncia delGeneralato da parte di Camillo il 5 ottobre 1607. Secondo alcune fonti storiche, nella vicina città diSiponto, alle porte di Manfredonia, l’apostoloPietro ha consacrato Vescovo San Giustino, a cui èintitolata la Cattedrale di Chieti.

Quarantaquattro pellegrini di Montenerodi Bisaccia, in provincia diCampobasso e nella diocesi di

Termoli-Larino, sono venuti per la prima voltain visita al Santuario il 13 settembre 2007. Ilgruppo era di ritorno dalla festa in onore delBeato Angelo da Furci, dove, nella mattinata,l’Arcivescovo Padre Bruno ha celebratol’Eucaristia nel Santuario che custodisce le spo-glie del Religioso agostiniano.

Furci è un paese della Comunità montanamedio-vastese, posto su un ameno colle tra glialvei dei fiumi Treste e Sinello, a circa 20 Kmda Vasto. Gode di uno splendido panorama chespazia dal massiccio della Majella alle IsoleTremiti, tanto da poter essere definito una “ter-razza” sull’Adriatico. Deve la sua notorietà allanascita del Beato Angelo, vissuto tra il XIII edil XIV secolo, il cui culto è radicato non solo inAbruzzo ma anche nel vicino Molise, richia-mando ogni anno migliaia di pellegrini, speciein occasione della festività del 13 settembre.

Il gruppo fa parte delle Parrocchie S. Matteo eS. Paolo Apostolo, affidate alle cure pastorali didon Claudio D’Ascenzo e don GiovanniZappitelli. Entrambe le Comunità fanno partedel Vicariato di Montenero di Bisaccia, nellaDiocesi di Termoli-Larino. Questo paese ha ori-gini antiche e conta circa 6654 abitanti. E’ untipico centro collinare a ridosso del mare, con

un’altitudine di 273 metri sul livello del mare.Ha dato i natali ad Antonio Di Pietro, il magi-strato del pool di “mani pulite”, attuale ministrodelle infrastrutture. Degno di nota è il PresepeVivente che viene allestito nelle grotte arenarie,un evento che attira da oltre venti anni tanti visi-tatori da tutta Italia. Il Patrono del paese è SanMatteo, che viene celebrato il 21 settembre.

Giunti nel Santuario, i monteneresi sono statiaccolti da Padre Vincenzo Castaldo, che oltre adillustrare la vita di San Camillo ha fatto da guida

durante la visita. Il gruppo si è congedato davan-ti alla casa natale del Santo Concittadino, doveanche qui, da alcuni anni, viene allestita la scenadella Natività del Presepe Vivente che anima il 6gennaio il borgo antico di Bucchianico.

Sebbene questa fosse la loro prima visita,

molti di questi pellegrini sono devoti di SanCamillo. Una signora ci ha confidato che lamamma, oggi novantenne, non fa altro chericordarle di pregare il Santo Patrono deiMalati.

Un’altra, invece, ci ha detto che il figlio, pri-mario medico di Ginecologia presso l’ospedaledi Campobasso, da sempre le ha spiegato cheSan Camillo è molto amato dai malati, tanto chela sua immagine viene posta sotto il cuscino,nelle corsie degli ospedali. Un’altra signora,

che ha il marito malato, ci ha riferito che attra-verso l’emittente televisiva Trsp di Vasto parte-cipa alla preghiera comunitaria per SanCamillo. Un’altra, infine, ha affidato il propriofiglio alla misericordia del Santo affinché possaconvertirsi alla religione cattolica.

� MONTENERO DI BISACCIA La devozione al Beato Angelo da Furci richiama i pellegrini molisani sulle orme di San Camillo

� MANFREDONIA In ricordo di Monsignor Vincenzo D’Addario

Il D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el C

uore

- I

l D

iari

o d

el

San Camillo Oggi 4 - 200741

S.Camillo oggi 29-11-2007 16:58 Pagina 41

Gli auguri del Rettore

E gli auguri di una Mamma

Sono la mamma di Dario, il ragazzo di 16anni che ha inviato una piccola offerta alSantuario e ha ricevuto in seguito, da parte

del rettore, delle immagini e delle bellissimeparole. Questo gesto ha commosso tutta la fami-glia. La ringraziamo infinitamente, soprattuttodelle preghiere che reciterà per lui e per tutti noi.

Dario, più di un anno fa, esattamente il 14luglio 2006, ha avuto un terribile incidente conil suo motorino. È stato in coma sedici giorni,riportando una contusione polmonare, la frattu-ra della clavicola, della scapola e del bacino. Iomi trovavo lì con lui quando è successo. Infattisono stata la prima a trovarlo. Ha fatto un volodi 31 metri, finendo in un fosso. Poco dopo cisiamo accorti che sembrava fosse stato preso epoggiato lì sull’erba, come su di un letto.Intorno c’erano tantissimi punti pericolosi…Disperata mi sono inginocchiata davanti a lui,rassicuratami che respirasse, ho incominciato apregare, a chiedere aiuto a Dio, alla Madonna ea Padre Pio al quale sono devota. Quel giornonon sapevo quale Santo ricorresse. Arrivati inospedale, i medici scuotevano la testa e conti-nuavano a dirmi: “Signora deve avere coraggio”.

Io però sentivo dentro di me che solo Dio pote-va aiutarmi. Nel frattempo, è arrivato il nostrosacerdote che avevo chiamato con il cellulare,affinché mi aiutasse con la preghiera a chiederea Dio di lasciarmi mio figlio. Non ero pronta aperderlo e mi sentivo responsabile perché nonlo avevo protetto abbastanza. Il dolore che pro-vavo era talmente forte che mi sembrava dimorire. Insieme, davanti alla Madonnina delPronto Soccorso abbiamo pregato affinchéintercedesse per salvare la vita di Dario.

È stato in rianimazione, in coma, per novelunghissimi giorni e successivamente trasferitoall’ospedale San Camillo di Roma per essereoperato al bacino. Lì si è svegliato ed è ritorna-to alla vita il 30 luglio 2006. Aveva un’emipare-si sul lato destro, perso l’uso della parola e 20chili. Dopo una settimana, è stato trasferito alreparto di Ortopedia in attesa del trasferimentoal centro di riabilitazione. In ottobre è statodimesso per continuare le visite in day- hospitalper altri sei mesi. Tre volte alla settimana avevauna terapia neuro-motoria, cognitiva e logope-dia. Ora sta bene. Rimangono piccole difficoltàche il tempo e le cure dovrebbero migliorare.

Mario è un ragazzo sereno, ottimista. Ha sem-pre affrontato tutto con grande serenità, maturi-tà e coraggio, che spesso ha trasmesso a noi.

Ringrazio Dio per aver ascoltato le nostre pre-ghiere e lasciatami la grande gioia del sorriso diDario, dei suoi abbracci, della sua voce chechiama: “Mamma”. Ringrazio tutti i Santi, chesono stati invocati dalle tantissime personesparse in tutta Italia, unite alla nostra preghiera.Ringrazio la Madonna che mi ha guidato e par-lato al cuore, come solo una mamma sa fare.Ringrazio San Camillo de Lellis, che ha volutoche il 14 luglio 2007, un anno dopo l’incidente,per una serie di coincidenze, ci trovassimo tuttala famiglia al suo Santuario a fare la visita ailuoghi dove è vissuto. Abbiamo lasciato unafoto e un ringraziamento sul grande libro, che sitrova nella cripta del Santuario.

Ho voluto raccontarle questa storia, cometestimonianza di come a volte, da lassù, tantiaiuti ci arrivano senza nemmeno renderceneconto. Noi siamo sicuri che San Camillo abbiaprotetto Dario quel giorno e ha desiderato che il14 luglio di un anno dopo fossimo lì per cono-scerlo meglio. (B.I.)

CARI AMICI DEL SANTUARIO, BUON ANNO A TUTTI

La parola chiave dei nostri gior-ni è l’accoglienza. La capacitàdi accogliere è collegata ine-

quivocabilmente con il prendersi curadell’altro. Gesù Bambino è accoltocon immenso amore dalla Madonna,che si è preso cura di lui come faogni madre che ama suo figlio.Colgo l’occasione per condividerecon voi le riflessioni che sono natedalla lettura di una lettera arrivatamiqualche giorno fa da una mammache si è presa cura del suo figlio, inpericolo di vita. Questa lettera esprime l’amore diuna mamma verso il suo figlio infer-mo. Proprio quest’amore ci insegnail nostro San Camillo, che spronavai suoi religiosi a prendersi cura delmalato come fa una mamma verso ilsuo unico figlio infermo.La capacità di accogliere e di pren-dersi cura sono tuttora molto impor-tanti nella nostra società, oggi anco-ra di più rispetto il passato, perchél’immigrazione, la povertà e la giu-stizia costituiscono le nuove sfidedel ventunesimo secolo. Come ci

insegna la storia, la grandezza diuna società e dei suoi membri simisura valutando la capacità diaccogliere il “diverso”, la maniera incui la società si prende cura dei suoimembri più deboli, dei malati men-tali, degli emarginati, dei poveri edei “diversamenti abili”.Proprio questa capacità di accoglierel’Altro spicca nella figura di SanCamillo. La sua forza interiore e lasantità scaturiscono dal contattovivo e incessante con Gesù presentenei Sacramenti, nella Sacra Scritturae nella Chiesa. Nutrito da questapresenza di Dio nei misteri dellafede, egli era in grado di riconoscereGesù sofferente nei malati a talpunto che chiedeva loro il perdonodei propri peccati e di una vita nonspesa per le opere di misericordia.Le testimonianze storiche del suocontemporaneo e biografo SanzioCicatelli parlano della sua viva com-mozione quando si rivolgeva aimalati: “Erano gli occhi suoi tantoabbagliati dallo splendore di queipoveri, che nelle facce loro esso non

mirava altro che il proprio volto delsuo Signore. Una volta dicendogliun infermo: Padre vi prego di rifareil mio letto, egli stette quasi per adi-rarsi, come gli avesse fatta grandeingiuria ad aver usato quel terminedi pregarlo, rispondendoli così: Diovi perdoni fratello, voi pregate me?Non sapete ancora, che mi potetecomandare, essendo io vostro servoe schiavo?”. Un’altra testimonianzastorica parla di un malato con il can-cro nella bocca che nessuno volevacurare a causa del cattivo odore cheemanava. Fu proprio San Camilloche con amore e pazienza si presecura di lui e gli parlava con grandeaffetto.Qualcuno dice che oggi non abbia-mo bisogno di tanto eroismo perchésembra che i casi disperati ormainon esistono più, ma la realtà ciconvince del contrario. Esistonoancora le persone affamate diamore, i sofferenti lontani dagliocchi della gente, le persone debolie indifese senza nessuno accantoche gli dà una mano.

È sorprendente che l’ideale di SanCamillo è conosciuto in vari paesidel mondo tramite le opere deiMinistri degli Infermi (Camilliani) ele Congregazioni femminili che siriferiscono alla sua spiritualità.Anche nei luoghi dove non esistonoancora le comunità dei Camilliani,la sua idea della cura totale (olistica)della persona è molto apprezzata.Ultimamente, abbiamo appreso lanotizia che gli ideali di San Camillopossono essere “incarnati” anchenell’ambiente universitario inSlovacchia. L’approccio di SanCamillo verso le persone sofferentiha suscitato un vivo interesse delladottoressa Maria Smidova, che inse-gna ai giovani studenti slovacchicome prendersi cura delle personehandicappate . Nell’approccio didat-tico, il concetto dell’accoglienzasenza dei pregiudizi , che cerca dipromuovere il benessere fisico, spi-rituale e sociale dell’individuo ha unvalore fondamentale .

Cristoforo Trebski M.I.

1 Smidova M., Pristup k detom s telesnym postihnutim, Dispense, Trnavska Universita - Fakolta Zdravotnictva a socialnej prace, Slovak Academic Press,Trnava 2005.2 Smidova M., Filozofia vychovy a vzdelania v specialnych skolach v Kanade, in:Efeta, 2/1996, p. 19-20.3Smidova M., Pristup k detom s telesnym postihnutim, op.cit. p.59.

Grazie San Camillo

San Camillo Oggi 4 - 2007 42

S.Camillo oggi 29-11-2007 17:55 Pagina 42

LA VITA È UN DONO CHE VA RESTITUITOComastri: La povertà vocazionale è un problema sociale

La povertà vocazio-nale nei giovani èun problema che

colpisce tutta la società enon solo il mondo clericale.Così ha detto l’Arcipretedella Patriarcale BasilicaVaticana, Angelo Comastri,

creato Cardinale da Papa Benedetto nelConcistoro del 24 novembre. L’occasione èstata la presentazione presso la “RadioVaticana” del Dizionario Biblico dellaVocazione, curato dal Centro InternazionaleVocazionale Rogate. Esso si compone di 160Voci scritte da 70 biblisti (tra cui 8 donne) ecostituisce un utile sussidio biblico-teologico ingrado di fornire una visione unitaria e integratadell'azione pastorale per le vocazioni.

Nel suo discorso, Comastri ha rivelato di averstudiato molto da vicino il fenomeno dei giova-ni che tiravano i sassi dai cavalcavia in Italia,fino a pochi anni fa, leggendo anche gli attiprocessuali. A questo proposito ha detto che “lapovertà vocazionale non è un problema cheriguarda soltanto noi, non è un problema cleri-cale. E' un problema che sta prima, perché è incrisi la vocazione alla vita. E' un problema ditutta la società perché giovani così sono undramma, un pericolo, una mina per tutti”.“Senza vocazione non si può vivere. Perché lavita decade, non ha più senso, non ha più valo-re. Quando si è vuoti di Dio non c'è niente cheti riempie”, ha continuato.

Successivamente, ha ricordato un suo incon-tro avvenuto nel 2001, a Loreto, quando al ter-mine di una processione in piazza, scendendodal sagrato per andare incontro agli ammalati,

rimase colpito nel vedere una culla. Subito siaccorse che lì dentro vi era una giovane donnaaffetta da osteogenesi imperfetta, di nomeMaria Respigo, scomparsa in seguito all'età di39 anni e che è stata ospite presso l'Istituto donGnocchi a Pavia.

La storia della sua vita è stata una storia diabbandoni: abbandonata dal padre appena siaccorse della sua deformità, rifiutata dai fratel-li e dalle sorelle, ha perso la madre a soli treanni. Eppure, ha raccontato in quella occasioneal presule, “a un certo punto ho capito che nonsono stata abbandonata da Dio e che anch'io houna vocazione”. Sotto il cuscino conservavatrentatrè fogli con sopra scritto: “MariaRespigo, felice di vivere”. Comastri ha quindicitato a memoria alcuni passaggi di quel diarioin cui la Respigo scriveva: “Io esisto per grida-re a tutti coloro che hanno la salute che nonpossono tenerla stretta in mano, perché la salu-te è un dono e se non lo ridoneranno ad altriesso marcirà nelle loro mani”.

“Io esisto per gridare a tutti quelli che si anno-iano che le ore trascorse nella noia mancano aqualcuno e se non le regaleranno a qualcuno,quelle ore non li renderanno felici ma marci-ranno nelle loro mani”, ha continuato.“Io esisto per gridare a tutti coloro che la nottevanno da una discoteca all’altra, che quellenotti mancano a qualcuno ed esse non li rende-ranno felici finché non le regaleranno a coloroa cui appartengono”, ha aggiunto.“Padre, ma non è bella la mia vocazione?”, glichiese poi la donna. Quando morì venne depo-sta in una culletta del presepio. “Felice di vivere, perché aveva una vocazione”,ha concluso Comastri.

DIZIONARIOBIBLICO DELLAVOCAZIONE

La titolarità delProgetto è del CentroI n t e r n a z i o n a l e

Vocazionale Rogate di Roma, Organismoculturale e pastorale della Congregazionedei Padri Rogazionisti. Il Curatore scien-tifico è Giuseppe De Virgilio, direttore delCentro Regionale Vocazioni dell’Abruzzoe Molise, referente per l’Italia dellaFederazione Biblica Cattolica per l’A.B.I.– C.E.I., docente di Sacra Scrittura eTeologia Biblica presso l’IstitutoTeologico Abruzzese-Molisano di Chietie presso la Pontificia Università dellaSanta Croce in Roma.

Sergio Palumbo nasce aNapoli e fino all’età di17 anni vive a SanGiorgio a Cremano,paese del miticoMassimo Troisi.

Entra tra i Camillianidopo un’esperienza fattadurante un campo scuola

e inizia il suo percorso vocazionale proprionella cittadella partenopea dove i religiosi disan Camillo de Lellis sono presenti da lunghis-simi anni. Nel 1989, con Madre Teresa diCalcutta, Sergio, sperimenta cosa significamettersi al servizio di coloro che tra i poverisono i più poveri. Trascorrono otto mesi,periodo durante il quale lavora tra le povertàmateriali e spirituali di quella città, dellagente, dei poveri, dei malati, ma ha anche l’op-portunità di crescere umanamente e spiritual-

mente svolgendo attività assistenziali presso ivari centri delle “Missionarie della Carità”,accanto ai malati di lebbra. Il suo rapporto conMadre Teresa, oltre che personale, diventa perlui una base solida che gli consentirà di affron-tare con coraggio il cammino intrapreso eorientarsi verso una scelta definitiva.Quell’esperienza forte lo segnerà fino ad oggi.In quel periodo comincia a dare sfogo alla suavena compositiva e scrive alcune canzoni cherispecchiano il vissuto di quei mesi.

Una serie di vicissitudini lo costringono arientrare in Italia. Il distacco dalla “piccola”suora e da Calcutta non fu facile. Ma anche inquella vicenda c’era un disegno superiore…

Dopo gli studi di filosofia e teologia a Romaviene ordinato sacerdote nella capitale nel1999. Attualmente vive a Roma presso lo stu-dentato della Provincia Romana come respon-sabile della casa di formazione.

Da sempre amante della musica comincia ascrivere canzoni da giovanissimo, “strimpel-lando” la sua chitarra. Testi e musiche mesco-lati al suo istinto mediterraneo sono il frutto diquesta autoproduzione. Una formula, se nonoriginale, comunque sempre piacevole e diret-ta: il linguaggio musicale, linguaggio univer-sale. Un modo per veicolare un Messaggio,non solo con le parole, ma attraverso le note,quelle che nascono appunto, da “sentimenti”ed “emozioni” vissuti e poi raccontati.

“La danza dei sentimenti”, il suo primomaxi-singolo contiene tre brani, un’anteprimadel CD previsto per la prossima primavera.

Per richiedere il maxi-singolo scrivere a [email protected]. Per ascoltare il brano “Ladanza dei sentimenti”, visitare il blogwww.myspace.com/sergiopalumbo

Il primo singolo di Sergio Palumbo, consigliere per la formazione

S.Camillo oggi 29-11-2007 16:59 Pagina 43

"L'immigrazione è un fenomenotutt'altro che marginale

e si configura come un aspettoinnovativo e qualificantedella società italiana che

si va costruendo,maggiormente imperniata

sull'equilibrio delle differenze,delle quali l'Anno europeodel dialogo interculturale

sprona a occuparci”.

S.Camillo oggi 29-11-2007 16:59 Pagina 44