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IL VILLAGGIO SANTUARIODI ROMANZESU

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In copertina Romanzesu. La grande vasca gradonata

Fotografie e disegni Maria Ausilia Fadda, Fernando Posi

La ricostruzione grafica alle pagine 14-15 è di Gianluca Locci

Editor Susy Lella

Impaginazione Stefania Marras

ISBN 88-7138-410-5

© Copyright 2006 by Carlo Delfino editore, Via Caniga 29/B, Sassari

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SARDEGNA ARCHEOLOGICA

Guide e Itinerari

Carlo Delfino editore

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Il Villaggio Santuario diROMANZESUMaria Ausilia Fadda

Fernando Posi

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Stralcio della carta stradale della Sardegna con l’ubicazione del complessonuragico di Romanzesu.

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Su un vasto altopiano granitico battuto dai venti, a 800 m s.l.m., inun territorio pascolativo interrotto da boschi di sughere si conserva-no i resti del santuario nuragico Romanzesu (fig. 1). Il sito dista 18km da Bitti e si raggiunge percorrendo la strada 389 Bitti Buddusò.

L’origine del toponimo, riferito ad un vasto areale, si deve alla pre-senza di numerose testimonianze di epoca romana riferibili a inse-diamenti produttivi in villa rustica disposti lungo un’importante stra-da che partiva da Caput, Tirsi in agro di Buddusò, attraversava glialtipiani di Bitti, Orune, Nuoro e raggiungeva la mansio di Sorabilein agro di Fonni, considerata in letteratura come il presidio militarepiù interno della Sardegna. La romanizzazione dell’altopiano bitteseè attestata anche dal ritrovamento nella zona di Sa Patzata di un’epi-grafe funeraria del soldato Decumanus Cniensis, figlio di Cirneco,morto a 32 anni, in servizio nella coorte degli Aquitani dall’età di 17anni (fig. 2). La capillare romanizzazione si affermò gradualmente suuna preesistente fittissima rete di insediamenti preistorici, prevalen-temente di epoca nuragica, posizionati in zone strategiche a marginedell’altopiano per assicurare il controllo di importanti vie di transu-manza che conducevano alla piana del rio Posada, alla piana di Sini-scola e del Sologo verso il territorio delle Baronie. Queste scelte con-dizionarono la tipologia delle architetture nuragiche costruite in sim-biosi totale con un territorio dalla morfologia aspra e con moltevarianti. Gli esempi più significativi sono documentati a Tepilora enel nuraghe Cheddai che dominavano le sottostanti vallate.

Storia dello scavo

Nel 1919 Antonio Taramelli pubblicava la notizia della scoperta diuna fonte nuragica in località Poddi Arvu sull’altopiano di Bitti (A.Taramelli, Fonte preromana in regione Poddi Arvu ed altre antichitànel territorio Bittese, in “Scavi e scoperte. 1918-1921”, III, Delfinoeditore, pag. 252 ss.).

La fonte fu scoperta durante lavori di ricerca d’acqua e la parteanteriore del monumento, in corrispondenza della scala d’accesso,venne demolita per la sistemazione dei tubi in terracotta di produzio-ne francese, di forma cilindrica, strombati su un’estremità nella quale

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Fig. 1. Veduta del villaggio nuragico di Romanzesu sotto una fitta foresta dipiante da sughero prima dello scavo archeologico.

Fig. 2. Iscrizione romana proveniente dalla località Sa Patzata non lontanoda Romanzesu.

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con il cemento veniva fissato il tubo successivo, che portavano l’ac-qua in una piccola vasca rettangolare costruita con lastre di granito,a 45 metri di distanza dalla fonte.

Negli anni ’50 vennero fatte nuove ricerche in profondità, per inca-nalare l’acqua del pozzo nuragico in un canale più grande costruitocon cantonetti di granito con coperture a piattabanda. L’acqua cosìincanalata era raccolta in una profonda cisterna delimitata da unaquadratura di blocchetti di granito tenuti con malta di cemento (fig.3). Dalla cisterna l’acqua veniva condotta in un nuovo abbeveratoioin cemento, ancora in uso, costruito a 52 metri di distanza dal pozzo.

Dopo anni di siccità, nel 1986 una nuova ricerca d’acqua, fatta conmezzi meccanici, ha aperto una profonda buca sul lato destro delpozzo, con l’intento di trovare una nuova vena più abbondante.

Il grave danneggiamento del monumento, già tutelato da un decre-to di vincolo archeologico, ha reso necessario un intervento d’urgen-za, effettuato dalla scrivente con un finanziamento regionale gestitodal Comune di Bitti.

Il villaggio nuragico sorge in un fitto bosco di sughere che nascon-

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Fig. 3. L’area del pozzo nuragico e la cisterna costruita con la canalizzazio-ne degli anni 50 prima dello scavo archeologico.

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Fig. 4. Veduta dell’interno del pozzo sacro con muratura costruita con bloc-chi poliedrici di granito intorno alla roccia affiorante, dalla quale sgorga lavena d’acqua sorgiva.

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de le numerose capanne del villaggio, la cui estensione copre diversiettari.

Il diserbo e la rimozione della terra lasciata dalle ruspe ha eviden-ziato un pozzo di forma circolare (diametro alla base m 3,40 max e3,30 min.; allo svettamento m 1,80 min. e 2,00 max), costruito a fila-ri irregolari di pietre granitiche appena sbozzate di medie dimensio-ni. La struttura si conserva per metri 3,60 di altezza, a partire dall’at-tuale piano di campagna, mentre la vena d’acqua sgorga da una pic-cola apertura rettangolare (cm 38x30) ricavata tra la muratura e laroccia naturale che interrompe la tessitura del muro. La tholos con-serva 19 filari costruiti con blocchi di granito locale di media pezza-tura integrati da diverse zeppe. La circonferenza interna è delimitatada un bancone composto da 4 lastre nel lato sinistro e 8 sul lato destrocon una discontinuità delle lastre dovuta all’affioramento della roccia

Fig. 5. Interno del vano circolare del pozzo sacro con la panchina costruitaalla base del muro sopra la pavimentazione lastricata che tratteneva l’acqua.

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Fig. 6. Veduta dei gradoni costruiti in corrispondenza del secondo vestibolo edel primo bacino.

naturale che in punti diversi è stata inglobata nella muratura stessa(fig. 4). Il lastricato originario (fig. 5), che si conserva sotto alcuniblocchi del bancone, è stato divelto durante la costruzione del canaledi cantonetti in granito. Dell’originaria scala di forma trapezoidale(lungh. m 1,60, largh. max m 1,30, min. m 1) strombata dall’esterno,restano tre pietre d’incastro del muro sul lato sinistro e una sul latodestro. Alcuni blocchi dei filari del vano scala, conservati a un’altez-za di m 1,10 e a m 1,20 dal piano di calpestio, presentano un leggeroaggetto, mentre l’accesso al pozzo presenta un’apertura a ogiva, chein origine era sormontata da un’architrave ad un’altezza di m 1,70 dalprimo gradino dell’ingresso (fig. 6). I gradini originari di granitodivelti durante i lavori di canalizzazione, sono stati integrati recente-mente con gradini di legno; inoltre, è stata integrata la pavimentazio-ne lastricata che anticamente tratteneva l’acqua del pozzo.

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Dopo il diserbo e la quadrettatura dell’area, alcuni saggi effettuatiin punti diversi hanno evidenziato sul lato NE resti di strutture scon-nesse dai lavori di aratura praticati in epoche diverse. Sulla trinceadel lato Nord sono stati evidenziati due betilini in granito nella origi-naria posizione eretta. Un terzo betilino si conserva sul lato Sud inposizione obliqua. Gli scarsi resti ceramici e la mancanza di struttu-re affioranti nell’area circostante il pozzo hanno suggerito l’amplia-mento dello scavo nell’area antistante il monumento. L’esplorazionearcheologica è proseguita sul lato Ovest, lungo l’asse di un profondocanalone aperto all’epoca della costruzione del primo canale eampliato durante i lavori del 1950.

Il grande bacino cerimoniale

Il canale si estende per m 42 a partire dal punto di innesto del vanoscala e raccoglieva in una canaletta di raccolta l’acqua del pozzoquando superava il livello massimo (fig. 10). Seguendo la pendenzanaturale, l’acqua attraversava un doppio vestibolo rettangolare, delquale si conserva solo un breve tratto dell’antica pavimentazionelastricata e una parte della panchina sul lato destro (fig. 7). La rico-struzione grafica (fig. 9) illustra la complessità dell’impianto idrauli-co e il percorso dell’acqua dal vestibolo al grande bacino.

Sul lato Sud del canalone sono affiorate delle strutture in granitosistemate a gradoni, che delimitano un’area ellittica irregolare di m8,50 con 5 filari di gradini riferibili al primo bacino di raccolta del-l’acqua. Al primo bacino s’innesta una seconda struttura semicirco-lare di m 4,50, composta da quattro filari di gradini pertinenti a unsecondo bacino che sviluppa un’altezza di m 1,40 (fig. 8).

Le varie trasformazioni fatte in tempi diversi lungo il canale hannoprobabilmente distrutto i gradini dei due piccoli bacini costruiti nellaparete diametralmente opposta, che attualmente è stata ulteriormentedistrutta dalle radici degli alberi da sughero.

Un muro rettilineo irregolare di m 16 (largh. max m 3,20, min. m2,65), costruito con grossi blocchi di granito, delimita una sorta dilargo corridoio che porta all’interno di un grande bacino di formaoblunga, delimitato da una gradinata che si conserva sul lato Sud con

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5 filari, con 6 filari sul lato Nord e con 4 sul lato Ovest. Il bacino hanel lato NO una forma semicircolare regolare, mentre il lato Sud ècostituito da una gradinata con una leggera curvatura. L’ambiente gra-donato ha una lunghezza di m 11,10, una larghezza max di m 7,10 euna min. di 4,65, mentre la larghezza esterna è di m 14. Il dislivellodal piano di campagna al livello del primo gradino è di m 1,60 (fig.11). Un grosso masso di granito di forma rettangolare (m 2,60x2) deli-mita e separa la grande vasca gradonata dal lungo corridoio che anti-camente era pavimentato con sottili lastre di granito, alcune dellequali sono ancora sistemate in corrispondenza della gradinata semi-circolare sul lato Sud, mentre le altre lastre di grandi dimensioni,affiorate durante l’apertura del canale, sono state usate probabilmenteper la costruzione del primo abbeveratoio. La presenza del lastricato(fig. 12) che tratteneva l’acqua consente di ipotizzare l’uso del bacinoper la pratica di riti lustrali ad immersione, dando credito alla testi-monianza del geografo Solino, vissuto nel III sec d.C. L’autore descri-ve i rituali delle antiche popolazioni della Sardegna che usavano l’ac-

Fig. 8. La grande vasca gradonata come appariva prima dell’intervento discavo archeologico.

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Fig. 9. Ricostruzione grafica del pozzo nuragico e delle abluzioni rituali chesi svolgevano nella grande vasca gradonata. Illustrazione di Gianluca Locci.

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Fig. 10. L’acqua che scorre lungo il canalone e nei diversi bacini gradonatidopo aver superato il livello massimo oltre i gradini della scala del pozzo.

Fig. 11. La grande vasca gradonata eccezionalmente piena d’acqua.

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Fig. 12. Veduta complessiva della grande vasca gradonata predisposta peraccogliere i pellegrini che assistevano alle abluzioni rituali.

qua a scopi terapeutici e per la pratica dei riti ordalici, durante i qualicoloro che venivano accusati di delitti contro la proprietà venivanosottoposti al giudizio divino che si manifestava attraverso l’acqua poi-ché, secondo la credenza, aveva il potere di accecare il colpevole. Arafforzare lo stretto legame degli ambienti gradinati con l’uso dell’ac-qua sacra è la somiglianza del monumento di Bitti con altri siti comeil grande recinto di Funtana Sansa di Bonorva (A. Taramelli, Il recin-to di Funtana Sansa nel piano di S. Lucia, in “Scavi e Scoperte. 1918-1921”, III, Delfino editore, pp. 186-194), costruito in prossimità dellafonte di acque minerali ed esplorato dal Taramelli nel 1919. La perfe-zione del recinto di Funtana Sansa, visibile dai rilievi sommari dell’e-poca, è lontana dallo sviluppo irregolare degli ambienti gradinati diPoddi Arvu, che invece si adattano alla conformazione del terreno

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Fig. 13. Veduta dei gradoni costruiti sopra il secondo vestibolo con uno deibetili che testimoniano la pratica dei riti della fertilità.

senza alcun rispetto per la geometria delle forme planimetriche e lasimmetria delle strutture. L’elemento architettonico che accomuna ilrecinto di Bonorva con l’area cultuale del monumento di Bitti è datodalle gradinate che, oltre ad essere più complesse e articolate, sonopiù profonde e con un’angolatura più accentuata nello sviluppo deidiversi gradoni, per i quali sono stati impiegati blocchi più squadratirispetto alle pietre arrotondate del recinto di Funtana Sansa.

Recenti scavi effettuati nel villaggio nuragico di Sa Sedda’e soscarros di Oliena hanno portato alla luce una fonte sacra, collegata aduna vasca circolare gradonata costruita con blocchi squadrati di basal-to, molto simile a quella di Romanzesu. Gli scavi effettuati nel nura-ghe tempio di Nurdole di Orani e nel santuario nuragico di Gremanua Fonni hanno evidenziato la presenza di grandi vasche, costruite con

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blocchi di basalto lavorato, funzionali alle abluzioni rituali. Per quanto riguarda il pozzo di Bitti, la valenza sacra e rituale è

confermata dalla stretta connessione fra il vano del pozzo e l’interaarea cultuale, ancora più accentuata dalla presenza di tre betili che siergono in prossimità della tholos e sono inglobati nella muratura delvestibolo (fig. 13).

A causa dei vari lavori fatti per la ricerca d’acqua, l’area di scavoesplorata ha restituito pochi resti ceramici, costituiti da frammentid’impasto molto friabile, ricco di inclusi silicei. Nella trincea apertasulla parte superiore della tholos, nel lato NE, è affiorato un fram-mento d’ansa a nastro piatto, decorata nella parte superiore da file dicerchielli alternate a file di piccole tacche oblique, e riferibile ad unagrossa brocca askoide. Sono stati inoltre rinvenuti frammenti di con-tenitori a corpo globulare di forma aperta, con fondo piatto e anseverticali a bastoncello. Alla base della gradinata del lato Nord delrecinto sono affiorati due frammenti di anse a nastro allargate all’im-posta, decorate da file di punti impressi che possono essere riferibilia olle ovoidi con ansa a gomito rovesciato del Bronzo finale.

Ultimato lo scavo della grande vasca gradonata, l’esplorazionearcheologica è proseguita nei vani (1-2) del villaggio posti a montedel pozzo per verificare se il primo impianto dell’antico abitato fossecontemporaneo alla costruzione del pozzo sacro e degli altri edificid’uso cultuale (fig. 14).

Capanna 1

L’ambiente, di uso abitativo, ha la muratura costruita con blocchidi granito locale con una tessitura muraria irregolare che si conservasul lato destro con 6 filari che raggiungono un’altezza di m 1,65 euno spessore di m 1,34 (fig. 15). La capanna, con l’ingresso rivoltoad oriente, ha un diametro interno di m 6,75 con il pavimento lastri-cato il cui forte dislivello rispetto al piano di campagna esterno ori-ginariamente rendeva necessaria la messa in opera di alcuni gradini edella soglia. In corrispondenza dell’ingresso poggia una lunga lastragranitica che poteva essere collocata come architrave. Alla base dellacirconferenza interna si conserva, soprattutto nel settore destro, una

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Fig. 14. Planimetria generale del villaggio santuario nuragico con ubicazio-ne dei monumenti fruibili (le strutture presentate in forma di schizzo plani-metrico sono evidenziate da un semplice contorno). Rilievo F. Posi.

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panchina fatta di blocchi di granito, mentre al centro della capanna èstata scoperta la base del focolare (m 1,50 x 1,50) composto da unalastra granitica delimitata da una ghiera di pietre che doveva conte-nere il fuoco (fig. 16). Lo scavo del deposito archeologico ha resti-tuito negli strati più profondi materiali riferibili alla fase evoluta delBronzo medio (1500-1400 a.C.), documentato da frammenti di tega-mi d’impasto inornati e con decorazione impressa a pettine, ciotolecarenate e una lucernetta a cucchiaio d’impasto poco depurato. Lostrato più recente conteneva soltanto pochi frammenti di olle a col-letto cilindrico riconducibili alle fasi del Bronzo finale (1200 a.C.)

Capanna 2

A poca distanza dal vano 1 è presente un’altra capanna che è resi-dua per un’altezza di m 1,40: l’opera muraria è costituita da blocchi

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Fig. 15. Il vano 1 con pavimentazione lastricata, focolare centrale e il sedileche si sviluppa alla base della circonferenza interna.

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di granito di varia pezzatura, disposti a filari e resi più regolari dal-l’uso di diverse zeppe di rincalzo. Ha l’ingresso rivolto a oriente condue gradini alti 30 cm che coprono il dislivello con il piano di calpe-stio interno (fig. 17). Lo spazio interno ha un diametro di m 6,50 conuna pavimentazione lastricata lacunosa e un sedile conservato par-zialmente con 15 lastre granitiche sul settore sinistro. Al centro dellacapanna un grande focolare (m 1,70x1,50) è stato costruito con unvespaio di piccole pietre per sostenere uno strato di argilla battuta cheera contenuta da una ghiera di 10 pietre più grandi. Le pietre di con-

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Fig. 16. Vano 1. Planimetria.

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tenimento del focolare hanno conservato diversi strati di argilla bru-ciata pertinenti agli strati del battuto che era stato integrato o rinno-vato periodicamente (fig. 18). Lo scavo ha restituito frammenti ditegami inornati d’impasto ricco d’inclusi silicei, olle con orlo ingros-sato, qualche frammento di ciotola carenata, collocabili cronologica-mente nel Bronzo recente (1300 a.C.). I resti di contenitori ceramicierano concentrati intorno al focolare e alla base del muro.

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Fig. 17. Vano 2. Planimetria.

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Dalla tipologia dei materiali provenienti dalle capanne 1 e 2 si puòaffermare che sono state costruite nelle fasi più antiche dell’abitato,collocabili nelle fasi evolute del Bronzo medio, e in una fase prece-dente alla trasformazione dell’abitato in un grande santuario, quandoprobabilmente l’acqua sorgiva veniva già usata per un normaleapprovvigionamento idrico.

L’esplorazione archeologica proseguita per diversi anni ha fornitoulteriori dati sulle strutture abitative che sono illustrate nel testo diFernando Posi.

Megaron A

All’estremità orientale del pozzo sacro, a circa 100 metri di distan-za è stato esplorato un tempio a megaron (lung. max m 2,15 alt. max

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Fig. 18. Vano 2 con tratti residui di battuto pavimentale, con focolare grandecentrale e sedile alla base della circonferenza interna conservato solo sul set-tore sinistro.

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Fig. 19. Megaron A - Veduta laterale del muro perimetrale con panchina dirincalzo e il muro curvilineo del vestibolo costruito nella terza fase edilizia.

Fig. 20. Veduta posteriore del megaron A con il prolungamento dei muri deilati lunghi (doppio “in antis”) costruito nella prima fase edilizia.

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2,15 largh. m 5,40-6,20) con una planimetria di forma rettangolareirregolare la cui parte frontale è composta da muri curvilinei innesta-ti alle strutture più antiche del tempio.

In corrispondenza del vestibolo i muri rettilinei esterni lungo ilperimetro (figg. 19-20) sono segnati da una bassa panchina di rincal-zo ottenuta con blocchi granitici di diverse dimensioni.

Lo scavo ha documentato tre distinte fasi edilizie:

FASE 1Il megaron, costruito con planimetria del tipo doppiamente “in

antis”, è composto da un vestibolo rettangolare e da un unico vanoanch’esso rettangolare (lungh. 5,30 x 3,30 metri), al quale si accedeattraverso un passaggio strombato (lungh. metri 1,20 x 0,89) apertoal centro della parete frontale dell’edificio esposto ad oriente (fig.21). La cella conserva lungo il perimetro degli irregolari banconi etratti di battuto pavimentale in argilla che poggia su un sottile vespaiodi pietrisco sterile. Al centro del vano nello strato più profondo èancora leggibile una fossa circolare che originariamente poteva ser-vire da sostegno per grandi contenitori bronzei o fittili o per allog-giare un basamento di un elemento architettonico funzionale ai ritipurificatori. Lo strato archeologico della fase 1 contiene resti di cera-mica di impasto riferibili a tazze, ciotole carenate, olle di variedimensioni con anse a nastro e a gomito rovesciato; queste ultimesono decorate da file di punti impressi. Lo strato ha restituito ancheframmenti di spilloni, basi di fissaggio di bronzi figurati e colate dipiombo.

FASE 2È documentata da un tamponamento della parte anteriore del tem-

pio, probabilmente per consentire la costruzione di una facciata retti-linea e chiudere l’area della originaria parte “in antis”. La costruzio-ne del muro rettilineo ha dato luogo ad un vestibolo di forma rettan-golare (m 1,50 x 3) con un ingresso centrale (m 0,65 x 0,85) cherisulta in asse con l’ingresso al vano rettangolare della fase 1. All’in-terno del vestibolo vengono costruiti con piccoli blocchi granitici dueallestimenti a sezione di cerchio e collocati in modo simmetrico incorrispondenza degli angoli del muro preesistente del sacello. I due

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Fig. 21. Tempio a megaron A. Planimetria prima dell’intervento e consolida-mento murario.

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allestimenti erano funzionali a mantenere in equilibrio dei grossipithoi che raccoglievano la riserva d’acqua che era usata per le ablu-zioni rituali. In questa fase viene realizzato un battuto pavimentale inargilla per tutta l’estensione del vano. Il deposito archeologico resti-tuisce, in prossimità degli allestimenti, frammenti di tegame, ciotolee tazze carenate, tra cui un frammento con decorazione impressasulla superficie esterna, olle e ollette, collocabili nel Bronzo medio erecente, scarsi frustoli di resti faunistici combusti.

FASE 3In questa fase vengono abbattuti i muri della facciata rettilinea

costruiti nella fase 2, e l’area anteriore del megaron viene delimitatada nuovi muri curvilinei (metri 2,80 x 3) che aumentano sensibil-mente lo spazio utile del precedente vestibolo rettangolare. I murivengono costruiti con l’impiego di pietre più piccole rispetto a quel-le delle fasi più antiche, e con una tessitura muraria più accurata.Nella stessa fase vengono obliterati due allestimenti a sezione di cer-chio e la soglia di ingresso, da un piano di piccole pietre che dove-vano sostenere il nuovo battuto pavimentale. Per quanto riguardaquesta fase, all’interno dell’ambiente con fronte absidata e nell’areaesterna antistante, il deposito archeologico contiene diversi fram-menti di ciotole ad orlo rientrante con anse a bastoncello a maniglia,un frammento di tegame, numerose ciotole carenate con decorazioniplastiche e presine, olle con anse a gomito rovesciato decorate da lar-ghe tacche impresse, un vaso su alto piede, un pestello. I materiali fit-tili erano associati ad un pugnaletto bronzeo a base semplice, unospillone, due colate di piombo con le impronte della base dell’origi-nario bronzetto. Tutti i materiali s’inquadrano nelle fasi del Bronzofinale, epoca in cui il tempio a megaron inizia forse a subire un gra-duale abbandono per una diversa destinazione d’uso, non più esclu-sivamente religioso. Attualmente non ci sono elementi per ipotizzarele cause dell’abbandono del tempio, ma lo scavo del secondo tem-pietto, posto a una distanza di circa 80 metri, ha fornito utili elemen-ti per comprendere meglio quale fosse il rapporto tra i vari megaron,le strutture abitative (fig. 21) circostanti e un grande recinto a piantasub-ellittica usato per le cerimonie religiose (m 18,40 x 16,70) postoad una distanza di 17 metri a sud-est del megaron.

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Area cerimoniale

Al grande recinto si accede attraverso un ingresso volto ad Est, cheintroduce in una struttura costituita da muri concentrici che sembracondurre – con andamento “labirintico” – in un ambiente circolare alcentro (diametro 4,74 metri) (fig. 29). Il vano centrale, con ingressovolto ad oriente, conserva una parte di pavimentazione lastricata sucui poggiava una base circolare formata dall’unione di diversi bloc-chi a forma di cuneo. Questa base sosteneva un elemento architetto-nico funzionale al culto. L’ambiente circolare, che originariamenteera coperto come le altre capanne nuragiche, costituiva una sorta disacello riservato ad un sacerdote sciamano (fig. 30). Il vano era rag-giungibile attraverso un camminamento anulare che probabilmente inorigine era chiuso da una copertura a uno spiovente realizzato conlunghe travi lignee (fig. 31). I materiali ceramici rinvenuti apparten-gono a ollette con collo cilindrico, a ciotole carenate, a grosse ollecon anse a gomito rovesciato, che hanno le stesse caratteristiche diquelle rinvenute nel vicino tempio a megaron. Nell’area cerimoniale,e precisamente nei quadranti in prossimità del vano centrale, sonoaffiorati frammenti relativi a pugnaletti e spade votive di bronzo, a unmodellino fittile di torre nuragica, a una fiasca del pellegrino il cuicollo riproduce con molta precisione la torre di un nuraghe (fig. 32).Un migliaio di ciottoli fluviali di quarzo rossiccio di diverse dimen-sioni, conservati in corrispondenza della capanna centrale, propon-gono una misteriosa variante dei rituali religiosi ampiamente docu-mentati nei megaron di S’Arcu ‘e Is Forros e nel tempietto di Carca-redda di Villagrande Strisaili, nel megaron di Gremanu a Fonni e neltempio di Domu de Orgia di Esterzili.

Megaron C

Nell’area a monte del tempio a pozzo, sotto una serie di muri asecco costruiti dai pastori all’inizio del secolo per delimitare i recin-ti per la custodia degli animali, è stato riportato alla luce un secondotempio a megaron posto ad E-N-E del pozzo sacro (fig. 22). L’edificioha una planimetria rettangolare molto irregolare, con i lati esterni che

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Fig. 22. Tempio a megaron C. Veduta del piccolo temenos costruito nellaseconda fase edilizia.

Fig. 23. Tempio a megaron C. Ingresso laterale con doppio gradino nel qualesono stati inglobati dei menhirs.

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raggiungono una lunghezza massima di m 11,90 ed una minima di m11,20; la larghezza sul lato di fondo misura m 6, mentre nella parteanteriore misura m 5,50. L’intero edificio è costruito con blocchi divarie dimensioni di granito locale arenizzato, messo in opera a filariirregolari livellati da numerose zeppe granitiche, e con un leggeroaggetto apprezzabile nella parte apicale. Un ambiente rettangolareirregolare, lungo m 5,15-4,90 e largo m 1,65-1,60, ha un ingresso sullato sinistro, largo cm 62 e con uno spessore di m 1,75. Tale ingres-so laterale risulta aperto in posizione decentrata (fig. 23) e delimita-to da una soglia sopraelevata rispetto al piano di calpestio. Il sacelloconserva all’interno una pavimentazione di lastre di granito con con-nessure ben aderenti allettate su un battuto di terra di colore chiaro(fig. 24). Sul lato sinistro si conserva un lembo di un largo banconee di una pavimentazione composta da due strati sovrapposti di lastregranitiche che hanno livellato il piano di posa in forte pendenza.All’esterno del megaron, sul lato destro, poggiavano due basamentiper le offerte con resti di colate di piombo e all’interno del megaronlo scavo ha messo in luce ad una profondità di m 1,67; 4 punte di lan-cia (fig. 27) con immanicatura a cannone di diversa grandezza (cm19,3, cm 28,4, cm 18,3, cm 24), 2 puntali di grosse dimensioni (cm20, cm 24) e in ottimo stato di conservazione, pugnaletti a base sem-plice, spilloni, frammenti di lingotto ox-hide. Associati alle armi vierano 2 bottoni conici in bronzo con appendici zoomorfe di colombae di ariete, una parte di busto di figurina bronzea di personaggiomaschile, una piccola protome bovina, alcuni vaghi di collana bico-nici in bronzo, anelli a verga piatta e circolare, bracciali a fascetta acapi sovrapposti a sezione piano convessa, 4 grani in ambra, 3 graniin pasta vitrea. In corrispondenza del recinto sul lato Sud, in unasituazione stratigrafica non integra, sono affiorati pugnaletti a basesemplice frammentari, spilloni, vaghi di collana, braccialetti a fascet-ta, pendenti in bronzo, fibule bronzee ad arco ribassato e a sanguisu-ga frammentarie, anelli, frammenti di lingotto, 131 grani di ambraintegri e numerosissimi frammentari (fig. 26). Uno dei grani conser-vava i resti del filo dell’originaria infilatura. Lo scavo del piccolorecinto ha inoltre restituito materiale ceramico frammentario riferibi-le a ciotole carenate decorate da tacche oblique impresse sul collo,olle a colletto cilindrico con anse a gomito rovesciato, alcune delle

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Fig. 24. Megaron C (heroon): veduta dell’interno del vano con la pavimen-tazione ottenuta con diversi strati di lastre di granito. L’edificio nella secon-da fase edilizia venne trasformato in cenotafio.

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quali sono decorate da grossi punti impressi, brocche piriformi condecorazioni geometriche. Dalla stessa area provengono grani di col-lana in pasta vitrea (fig. 28).

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Fig. 25. Il tempio C prima dell’intervento di consolidamento murario. Plani-metria.

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Il problema dell’ambra

L’esame dei numerosi grani d’ambra ha consentito la definizionedi 13 forme tipologiche di base, all’interno delle quali sono presentidiversi tipi e sottotipi così riassumibili: un grano ad astragalo tipo“tesoro di Tirinto”; grani subcilindrici con scanalature parallele adangolo vivo ed a angolo smussato tipo “Allumiere schiacciato”; granisubrettangolari con scanalature parallele ad angolo vivo ed a angolosmussato tipo “Allumiere”; grano discoidale biconico; grano discoi-dale biconvesso; grano subrettangolare con scanalature alle estre-mità; grano subtrapezoidale con scanalature verticali usato come ele-mento centrale; grano discoidale con quattro appendici e foro tra-sversale tipo Este; un vago asciforme con superfici lisce; un granocilindrico con superfici lisce e foro longitudinale; una placca rettan-golare con incisioni parallele e foro trasversale; un anello a sezionepianoconvessa con superfici lisce e decorate; un grano subcilindricocon estremità arrotondate (fig. 33).

Molte forme sopraelencate trovano numerosi confronti con altreperle d’ambra rinvenute in Sardegna e nell’Italia centro-settentriona-le, mentre le placche con incisioni parallele e i grani discoidali conquattro appendici vengono documentati nell’isola per la prima volta.Il numero complessivo delle ambre provenienti dal santuario diRomanzesu è ulteriormente aumentato col ritrovamento di altri graniprovenienti dagli ambienti che gravitano intorno al terzo tempietto amegaron B che venne trasformato in una sorta di heroon collocato inprossimità del tempio a pozzo. La prevalenza delle ambre di Roman-zesu, comprese quelle rinvenute fuori dagli edifici di uso cultuale,presenta superfici decorate a scanalature parallele che caratterizzanoi grani di tipo “Allumiere”. Diversi grani d’ambra presentano super-fici di colore molto scuro che dovranno essere sottoposte ad analisiper stabilire se si tratta di succinite o simetite; quest’ultima, origina-ria del fiume Simeto in Sicilia, potrebbe essere arrivata nel mercatoisolano attraverso i circuiti commerciali dell’Egeo con il Mediterra-neo e l’Europa occidentale, o attraverso scambi con centri dell’Italiameridionale della cultura dell’Ausonio I e II.

I segni dei contatti della Sardegna con le popolazioni dell’Ausoniosono riscontrabili anche nelle strette analogie tipologiche dei mate-

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Fig. 26. Collane di ambra idealmente ricomposte provenienti dal tempio amegaron C.

Fig. 27. Punte e puntali di lancia in bronzo di età nuragica provenienti daltempio a megaron C.

riali ceramici e nelle forme planimetriche degli ambienti abitativi delBronzo finale, come documentano soprattutto i contesti messi in lucea Lipari, i quali trovano un puntuale corrispettivo con i coevi ambien-ti del santuario di Romanzesu.

La scoperta di numerosi grani d’ambra nel megaron C di Roman-zesu e di altri ritrovamenti fatti recentemente in diverse aree archeo-logiche della provincia di Nuoro rende l’argomento della presenzadell’ambra in Sardegna di grande attualità. Tutti i luoghi di rinveni-mento dell’ambra hanno un elemento in comune poiché nasconocome insediamenti abitativi nella fasi più evolute del Bronzo medio,intorno al 1500 a.C., sui quali, nell’età del Bronzo recente e finale,(1200-900 a.C.), si sono innestati e sviluppati dei grandi santuari fre-quentati anche dagli abitanti dei villaggi limitrofi. Gli insediamenti diuso santuariale più importanti per estensione e per varianti architet-toniche si trovano nelle zone più interne ed impervie dell’isola, dovei costruttori, rifuggendo da omologazioni ai tradizionali canoni archi-tettonici ampiamenti diffusi, hanno realizzato originali edifici dedi-cati alla divinità delle acque, adattandoli di volta in volta alle aspremorfologie dei territori. Questi monumenti religiosi, per citare solo

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quelli che hanno restituito grani d’ambra, sono stati documentati, perquanto riguarda la provincia di Nuoro, nel territorio di Fonni, nel san-tuario di Gremanu, nel territorio di Villagrande Strisaili, nel tempiet-to a megaron di Sa Carcaredda, a Orune nel pozzo sacro di Su Tem-piesu, posto nelle immediate vicinanze del villaggio di Santa Lulla,con l’omonimo nuraghe ed una piccola fonte, a Oliena, nel villaggionuragico di Sa Sedda ’e Sos Carros che conserva all’interno di un

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Fig. 28. Elementi dicollana in pastavitrea dall’area

esterna limitrofa asud (A) e a nord (B)

del tempio C.

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agglomerato di capanne una fonte sacra e nel santuario di Nurdole diOrani. Nella provincia di Sassari si evidenziano i santuari diSant’Antonio di Siligo e il santuario di Serra Niedda di Sorso. I sud-detti santuari sono già noti in bibliografia.

L’abbondante presenza dell’ambra in luoghi così inaccessibilirafforza l’ipotesi sul ruolo fondamentale della Sardegna nei trafficicommerciali con l’occidente ed il mondo egeo orientale, che furonodeterminanti per l’importazione e lo scambio di materie prime comeil rame, lo stagno, il piombo e i prodotti artigianali della metallurgiache forse viaggiavano lungo le stesse vie del commercio dell’ambra.L’uso dell’ambra nei santuari in cui si praticava il culto della divi-nità dell’acqua sorgiva o i riti lustrali praticati con l’acqua raccoltanegli appositi contenitori all’interno dei templi a megaron, confermache la preziosa resina veniva apprezzata sia per il suo elevato valo-re intrinseco, sia per la credenza nei suoi poteri magico-terapeutici,e veniva usata dai nuragici come offerta preziosa da deporre nei luo-ghi del culto. La difficoltà dell’approvvigionamento dell’ambra, chene determinava il conseguente valore aggiunto, può essere interpre-tata come uno dei motivi che hanno indotto i nuragici ad utilizzarlaquasi esclusivamente nei luoghi di culto con una valenza magico-terapeutica ed apotropaica, oltre che come esplicita affermazione diappartenenza ad una privilegiata condizione sociale da parte dell’of-ferente che dimostrava in tal modo di avere i mezzi economici perprocurarsela.

La scoperta dei nuovi grani d’ambra conferma che la diffusionedei vaghi tipo “Tirinto” e “Allumiere” era fortemente radicata anchenelle zone interne dell’isola, dove la composizione delle collanetestimonia delle originali varianti locali. La diversa lavorazione divaghi d’ambra, dopo l’adozione da parte dei nuragici di forme con-solidate giunte dall’esterno, potrebbe essere una prova dell’esistenzadi centri di lavorazione autonomi che interpretavano anche il gustodei consumatori locali. La testimonianza delle strette affinità tipolo-giche nella lavorazione dell’ambra, come documentano i siti archeo-logici extra-insulari, se da un lato contribuiscono a sfatare uno deiluoghi comuni più radicati, che attribuiscono alla Sardegna fenome-ni di isolamento ed attardamento culturale, pongono d’altro cantogrossi interrogativi nella definizione dei vettori di approvvigiona-

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mento dell’ambra, soprattutto per quanto riguarda l’identificazionedelle merci di scambio che i nuragici offrivano per la preziosa resinafossile.

Nei siti del Polesine e soprattutto dell’area tirrenica laziale e del-l’area dell’Egeo orientale, indicati come vettori privilegiati per l’in-troduzione, la lavorazione e la diffusione delle ambre in Sardegna,non ci sono allo stato attuale sufficienti dati di cultura materiale cro-nologicamente compatibili con la datazione dell’ambra nuragica, talida attestare l’uso di merci di scambio di provenienza nuragica certa.In attesa di future testimonianze, non si può escludere tuttavia chel’ambra potesse essere richiesta come controvalore per il diritto d’ap-prodo e per eventuali lunghi soggiorni legati all’attesa dei tempi ido-nei alla navigazione, che probabilmente metteva i nuragici in condi-zioni privilegiate per patteggiare le forme di scambio. Consideratoinoltre che nella Sardegna nuragica l’offerta delle ambre veniva con-testualmente associata all’offerta di numerosi bronzi votivi nei luoghidi culto, si può ipotizzare lo stesso sistema per l’approvvigionamen-to dello stagno, considerato anch’esso una merce di difficile reperi-mento e indispensabile per sostenere l’enorme produzione di mate-riale bronzeo che veniva prodotto nelle officine fusorie nuragiche. Larecente scoperta di un pane di piombo di provenienza sarda a Fratte-sina (Zaghis) induce a considerare il piombo medesimo come mercedi scambio con le popolazioni della penisola centro-settentrionaleche hanno introdotto nella Sardegna nuragica, durante il Bronzorecente e finale, un tipo di perle d’ambra a scanalature parallelemolto diffuse, dal gusto ormai consolidato. Durante la prima età delFerro, l’abbondante importazione dell’ambra nell’isola può esserepiù facilmente spiegata considerandola come merce di scambio conle popolazioni villanoviane, le quali apprezzavano i prodotti artigia-nali della metallurgia nuragica.

I consistenti ritrovamenti dell’ambra vanno inoltre interpretaticome prova del tentativo da parte dei nuragici di entrare in contattocon i mercati esterni per la ricerca di materie prime assenti nell’isola.

Dalla tipologia delle ambre si ritiene opportuno rivalutare i rap-porti della Sardegna con le popolazioni dell’Italia centro-settentrio-nale e ridimensionare prudentemente gli apporti culturali provenien-ti dal mondo egeo orientale. La ricostruzione dei traffici e l’indivi-

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duazione dei possibili mediatori del mercato dell’ambra possonofavorire anche la comprensione delle problematiche legate allametallurgia. Ciò può essere possibile perché gli elementi di informa-zione relativi alle due problematiche sono concentrati proprio neidepositi santuariali, che rispecchiano gli equilibri del mercato inter-no e dei rapporti commerciali con il Mediterraneo e l’Europa occi-dentale.

Megaron B

A circa 100 m di distanza dalla struttura precedente è stato recen-temente esplorato il terzo megaron che risulta inglobato in un com-plesso di trovanti di roccia granitica sui quali si sono adattate le strut-ture che vivono con essi in simbiosi totale (fig. 34). Il megaron ripro-pone la planimetria rettangolare doppiamente “in antis” (lung. m8,80x 2,30). Il tempio si compone di un unico ambiente rettangolaredi m 3,70, i cui muri di largo spessore (m 1,40-1,35) sono realizzaticon blocchi poliedrici di granito disposti a filari più regolari sul latoesterno. Il megaron era circondato da un temenos del quale si con-servano soltanto i blocchi di basamento visibili nel tratto sgombro daitrovanti di roccia. Lo scavo ha documentato due distinte fasi ediliziecosì riassumibili:

FASE 1 Costruzione del megaron doppiamente “in antis” nel periodo del

Bronzo recente che sulla base dei materiali ceramici rinvenuti in stra-to, venne edificato in un momento finale del Bronzo medio nel qualeera ancora in uso la ceramica con la decorazione a pettine impresso:tutto il villaggio infatti restituisce nelle fasi del primo impianto mate-riali ceramici del Bronzo medio evoluto. Lo strato archeologico harestituito numerose ciotole carenate aperte ed ansate, olle a colloingrossato, olle a collo cilindrico, e vasetti emisferici con fori pas-santi usati probabilmente come torce, vasetti miniaturistici.

FASE 2In questa fase il temenos risulta pavimentato con lastre di granito

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Fig. 29. Foto aerea con il recinto cerimoniale in prossimità del tempio amegaron A.

Fig. 30. Il recinto cerimoniale. I muri, con andamento “labirintico”, condu-cono alla capanna centrale con pavimento lastricato e basamento circolare,usato probabilmente da un sacerdote-stregone per riti religiosi.

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Fig. 31. Il recinto cerimoniale. Planimetria.

atte a livellare il piano inclinato dell’ingresso del tempio. Il vestibo-lo del tempio è invece chiuso con un muro a sacco che poggia sopraun battuto di argilla. In corrispondenza del muro è stata rinvenuta unabase per le offerte in porfido con i fori molto irregolari. All’internodel megaron era conservato un dolio di grandi dimensioni che risul-tava appoggiato sul muro di fondo, mentre sul lato destro della cellaè stato rinvenuto un bracciale di bronzo a manetta a larga fascia. Nel-l’area antistante il tempio, ma sempre all’interno del temenos, soprail lastricato era conservata un’abbondante quantità di contenitori

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ceramici integri e frammentari composti da olle a colletto e ad orloleggermente ingrossato, piccole olle con decorazioni plastiche, cioto-le carenate ansate, ciotole emisferiche, ciotoline con piccole preseimpostate sulla carena, vasi con alto piede ad anello, anse di brocchepiriformi. Questa seconda fase del megaron coincide con una sostan-ziale trasformazione dell’impianto planimetrico dei numerosi vanidel villaggio che vede l’abbandono della forma canonica circolare ela costruzione di una serie di capanne di forma ellittica, e rettangola-ri con il lato di fondo absidato. Le capanne di nuova costruzione sonocaratterizzate da una serie di allestimenti realizzati all’interno, a crea-re banconi spiraliformi, circolari o di forme composite, la cui funzio-ne è allo stato attuale delle nostre conoscenze ancora ignota. Senzalanciarsi in interpretazioni azzardate, si può tuttavia ipotizzare che gliallestimenti fossero funzionali all’accoglienza dei pellegrini chevenivano ospitati negli ambienti circostanti dei vari templi a mega-ron. È rilevante che gli ambienti con queste anomale planimetriesiano documentati in contesti del tardo miceneo e a Lipari nel Bron-zo recente in contesti del XIII-XII sec. a.C. e in contesti dell’Italiacentrale tirrenica protovillanoviani del Bronzo finale (XII-X sec.a.C.) e villanoviani dell’età del Ferro (IX-VIII sec. a.C.).

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Fig. 32. Collo d’impasto di un’originariafiasca del pellegrino che riproduce la

torre del nuraghe.

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Fig. 33. Elementi di collana in ambra lavorate a scanalature parallele pro-venienti dal tempio a megaron C.

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Fig. 34. Tempio a megaron B. Veduta del vestibolo lastricato e del temenos.

Fig. 35. Tempio a megaron B. Il monumento con vestibolo lastricato cheintroduce nel piccolo vano rettangolare.

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Dopo l’esplorazione del terzo megaron si può affermare che i treedifici cultuali sono stati edificati nella stessa fase cronologica delBronzo recente, mentre le diverse modifiche planimetriche e struttu-rali sono tutte riconducibili alle fasi successive del Bronzo finale, esolo nel megaron A è documentata una chiara continuità di uso finoall’età del Ferro. Nella tarda età del Ferro l’abitato venne abbando-nato per motivi ancora sconosciuti e senza che vi siano segni che

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Fig. 36. Tempio a megaron B. Planimetria.

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lascino presagire quanto effettivamente accaduto. In attesa di dati che potranno essere acquisiti con i nuovi scavi nel

villaggio, si può ipotizzare che i nuovi apporti culturali arrivati nellaSardegna nuragica attraverso gli scambi commerciali con diversipopoli che si muovevano lungo le rotte del Mediterraneo, possonoessere una delle cause che hanno contribuito a mettere in crisi l’anti-ca organizzazione territoriale nuragica, basata sulle piccole aristocra-zie locali che controllavano l’economia e le strategie difensive degliareali lungo le coste e nell’entroterra. A partire dal Bronzo finale enell’età del Ferro (1200-800 a.C.) si assiste ad un’evidente accelera-zione nei rapporti di scambio con le popolazioni esterne, che tendo-no a creare nell’isola punti di riferimento stabili e ad integrarsi con lepopolazioni locali. Il potere politico molto frammentato probabil-mente non è stato in grado di sostenere e difendere le antiche ideolo-gie politiche e religiose e non ha saputo convertire il vecchio sistemaeconomico. Il mancato adeguamento alle nuove ideologie ha provo-cato l’abbandono dei vecchi santuari e dei villaggi circostanti, men-tre in contesti peninsulari coevi le nuove ideologie favorirono l’evo-luzione dal villaggio agli insediamenti protourbani.

MARIA AUSILIA FADDA

Le strutture abitative

Il tessuto insediativo del villaggio nel suo complesso è l’esito di unlungo e articolato processo di sedimentazione monumentale, che a par-tire dal nucleo originario, e fino al momento dell’abbandono, arriveràa produrre un aggregato di circa 6-6,5 ettari di superficie, attraversovarie direttrici di espansione, trasformazioni nell’organizzazione dellospazio abitato e sovrapposizioni strutturali ancora quasi del tutto inde-finite. Ci si trova pertanto nell’impossibilità di darne una letturaapprofondita; tuttavia, già in questa fase preliminare dell’indaginearcheologica emergono alcuni elementi di grande interesse1.

La straordinaria varietà tipologica che caratterizza l’architetturasacra di Romanzesu sembra riproporsi, almeno parzialmente, ancheper gli edifici a destinazione non cultuale. In effetti, pur nell’esiguità

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della superficie finora indagata, gli interventi di scavo hanno con-sentito di documentare una molteplicità di soluzioni planimetriche(vedi planimetria generale, fig. 14) esemplificate da moduli mono-cellulari a pianta circolare (vani 1, 2, 4, 5, 11), sub-ellittica (vano 13),ellittica (vani 3, 6, 10) ed irregolarmente ellittica (vano 9), da unimpianto bicellulare organizzato su uno schema a “8” (vani 7, 8),infine da un’articolata “capanna a settori”, strutturata a “insula”, contre ambienti aperti su di un cortile comune (vano17a-c) delimitato daun lungo perimetro murario a sviluppo grossomodo ovoidale2.

Le strutture monocellulari possono presentarsi isolate (ad es. vani4, 5, 11) o addossarsi ad uno o più ambienti adiacenti, dando vita adaggregazioni di capanne come nel caso dei vani 9, 10, 12 (immedia-tamente a O/NO del tempio C) o 13, 14, 15, 16=18 (zona a E/SE deltempio a pozzo) ma senza tuttavia proporre ancora, almeno fino adoggi, i complessi raggruppamenti a “insulae” ben documentati inaltri villaggi nuragici (Serra Orrios di Dorgali-NU, Palmavera diAlghero-SS, Su Nuraxi di Barumini-CA, Genna Maria di Villano-vaforru-CA, Serucci di Gonnesa-CA, ecc.).

Al momento, nel settore orientale del villaggio, nell’area prossimaal tempio a megaron A e al grande recinto cultuale, non sembra docu-mentata la presenza delle grandi capanne circolari, diffusamente atte-state, invece, nella zona Ovest, compresa tra il tempio a pozzo ed iltempio C; il modulo planimetrico qui prevalente sembra essere il pic-colo vano circolare (vani 4 e 5) o la struttura a pianta ellittica, testi-moniata dal vano 6 e da analoghe capanne ancora interrate ma benleggibili per alcuni tratti di cresta dei muri perimetrali affioranti dalterreno. Ovviamente soltanto un ulteriore svolgimento dell’indaginepotrà confermare o correggere queste osservazioni di carattere preli-minare. Per altro verso il modulo planimetrico ellittico apparecomunque documentato anche nel settore occidentale del villaggio,dove viene riproposto con qualche leggera variante nel vano 9, eancora più fedelmente (pur nel contesto di pianta più ampio e artico-lato di una “capanna a settori”), nell’ambiente maggiore (c) del vano17. Quest’impianto planimetrico a disegno ellittico-ovoidale, sostan-zialmente inedito per l’architettura domestica del mondo nuragico,sembra trovare interessanti confronti formali (assai meno puntualiper quanto attiene la tecnica costruttiva) nel panorama, grossomodo

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Fig. 37. Planimetria dei vani 7, 8, 9, 10, 12.

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coevo, delle strutture abitative dell’Italia centrale tirrenica dell’etàdel Bronzo finale (XII-X sec. a.C.: ad es. abitati protovillanoviani diLuni sul Mignone, San Giovenale e Sorgenti della Nova-VT) e dellaI età del Ferro (IX-VIII sec. a.C.: villaggi villanoviani di Tarquinia,Veio, ecc., insediamento laziale di Roma-Palatino, ecc.). Un ulterio-re significativo raffronto può essere istituito con strutture (non moltopiù antiche) dell’abitato della tarda età del Bronzo del Castello diLipari, nell’arcipelago eoliano, attribuibile all’orizzonte Ausonio I(XIII-XII sec. a.C.).

Nell’ambito dell’evidente varietà di soluzioni architettoniche adot-tate a Romanzesu, occorre poi sottolineare una notevole diversifica-zione nelle dimensioni delle stesse strutture monocellulari, con dia-metri, al paramento esterno, variabili dai 5 metri del vano 5 ai 9,60metri circa del vano 13; dimensioni che, nel caso dell’articolato vano17, raggiungono la misura davvero considerevole di 18 metri circa dilunghezza. La presenza di un’ampia gamma di allestimenti architet-tonici sia all’interno degli ambienti3 che all’esterno, aderenti al peri-metro murario4, definisce ulteriormente la ricchezza delle esperienzecostruttive a destinazione non cultuale maturate e realizzate nel com-plesso nuragico dell’altopiano bittese.

L’inusuale frequenza della panchina perimetrale, presente alla basedella parete interna in tutti e cinque i grandi vani a pianta circolare esub-ellittica finora riportati in luce a Romanzesu, rappresenta unasorta di moltiplicazione della struttura tradizionalmente definita“capanna delle riunioni” nella letteratura scientifica5, generalmenteattestata una sola volta nel tessuto architettonico di uno stesso inse-diamento; ne troviamo un corrispettivo – ed evidentemente non è uncaso – nel grande villaggio-santuario nuragico di Santa Vittoria diSerri (NU)6. È probabile che proprio la condizione di villaggio-san-tuario, centro cultuale di un vasto territorio di pertinenza e fulcro diuna complessa rete di variegate relazioni (laiche e religiose) tra lediverse comunità, richiedesse dal punto di vista funzionale la com-presenza di più “luoghi di riunione”. Del resto, la presenza di bensette insediamenti genericamente riferibili ad epoca nuragica, in unraggio di soli 3,5 km da Romanzesu, fornisce già di per sé un indizioassai significativo dell’ampiezza del potenziale bacino d’utenza delsantuario.

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La presenza (in associazione o meno con panchine perimetrali epiani rialzati) di peculiari banconi-sedile, realizzati con allineamentidi conci disposti ad ellisse aperta o chiusa e ad andamento spiralifor-me, individua all’interno di alcuni vani specifiche “zone di attività”;le finalità e le destinazioni d’uso di tali allestimenti e degli spazi chene risultano così delimitati, pongono un problema interpretativo tut-tora irrisolto, dato che siamo in assenza di significative differenzia-zioni nelle caratteristiche di strato o nelle frequenze e nella tipologiadei reperti di scavo rispetto a quanto riscontrato nel resto del vano.Tuttavia non è da escludere l’ipotesi che in tali allestimenti, accantoa prevalenti caratteristiche funzionali di bancone-sedile, potesserotalora convivere valenze di tipo cultuale, come nel caso, ad esempio,del bancone spiraliforme (fig. 41) nell’area centrale del vano 9 (quasiuna riproposizione sintetica e miniaturistica del percorso “labirinti-co” del grande recinto cerimoniale) o dell’allestimento ad ellissechiusa del vano 7, dal cui interno proviene una coppa carenata supiede d’impasto tornito (fig. 59.A*), forma verosimilmente nondestinata ad un uso comune.

Due ambienti (vani 1 e 2) conservano, in posizione centrale o appe-na decentrata, la base e le pietre di delimitazione di grandi focolaricircolari; un terzo focolare, del tipo a parete, potrebbe essere identi-ficato nell’allestimento semicircolare addossato al settore Nord delmuro interno del piccolo vano 5. Altri probabili punti di fuoco sonoindiziati da accumuli di lenti di argilla concotta, ceneri e carboninella porzione centrale del vano 7 e nel settore SO del vano 9.

La presenza di nicchie, ricavate negli spessori dei muri perimetralidi alcuni ambienti monocellulari a pianta sia circolare (vani 11 e 13)che ellittica (vani 6 e 9), e di uno dei vani (b) della “capanna a setto-ri” 17, risponde probabilmente all’esigenza di dilatare in modo razio-nale lo spazio interno disponibile, creando piccole superfici aggiun-tive da utilizzare come ripostigli di oggetti, derrate, ecc. Le nove nic-chie esplorate (sulle dieci fino ad ora documentate) presentano pian-ta e dimensioni (e quindi capienze) notevolmente difformi l’una dal-l’altra; negli ambienti che ne sono dotati se ne possono contare una(vani 9 e 11), due (vano 6) o tre (vani 13 e 17b).

Tutte le strutture a destinazione non cultuale di Romanzesu appaio-no realizzate nella tipica tecnica edilizia nuragica “a secco e a sacco”,

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con riempimento intermurario in terra e pietrisco e paramenti a vistaorganizzati su filari più o meno regolari di conci di granito – a con-torno da poligonale a tendenzialmente quadrangolare – messi inopera con discreto uso di zeppe di rincalzo e senza impiego di maltedi coesione; gli spessori murari, all’interno di un’oscillazione com-presa tra valori estremi di m 0,45 (vano 17) e m 2,10 (settore NE delvano 13) restituiscono normalmente misure di m 1-1,35 circa. Ilmateriale lapideo utilizzato in maniera pressoché esclusiva nell’ope-ra muraria è il granito locale, abbondantemente presente, peraltro,all’interno dell’area insediativa e nelle fasce immediatamente circo-stanti con numerosi affioramenti naturali; assai limitato appare l’im-piego di scisto (soglia del vano 8 ed alcuni elementi lastriformi neidepositi di crollo del vano 9), anch’esso reperibile sull’altopiano anon grande distanza dal centro nuragico, mentre piuttosto sporadicaè la presenza di trachiti (un concio utilizzato nel piano rialzato delvano 7, alcune porzioni informi recuperate dai crolli all’interno deivani 7, 8 e 17, nelle aree dei vani 15 e 16=18 e nelle fasce esterne aridosso dei vani 11 e 17).

Condizioni di conservazione tra loro assai diversificate restituisco-no alzati murari ancora in opera (tutti, comunque, svettati) caratteriz-zati da forti oscillazioni nell’altezza dell’elevato residuo, anche incorrispondenza del muro perimetrale di una medesima struttura (ades. da m 2 a m 0,73 nel vano 11); i valori estremi sono compresi tra0,28 metri (per 1 filare) del vano 17 e i 2 metri circa di altezza (per6-7 filari) dei vani 11 e 13; nelle situazioni maggiormente conserva-tive la parete della struttura mostra, almeno nelle parti sommitali, unandamento aggettante, più o meno marcato, verso l’interno (vani 13e, soprattutto, 11).

Le coperture in materiale deperibile non ci sono ovviamente per-venute; in linea generale le ipotesi ricostruttive, accreditate da varistudiosi7, fanno riferimento, almeno per le capanne nuragiche a pian-ta circolare, ad un tetto conico realizzato verosimilmente con un’ar-matura di pali lignei impostati alla sommità del muro perimetrale,disposti a raggiera e convergenti verso il centro. Questi elementi por-tanti potevano poi, utilmente, essere raccordati da una trama di travi-celli orizzontali, con funzione di tiranti, per una più equa distribuzio-ne dei carichi; seguiva all’esterno un rivestimento stramineo amalga-

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mato ed impermeabilizzato con un impasto d’argilla. In presenza divani a pianta allungata (ellittica, rettangolare, ecc.) il tetto conicopoteva essere sostituito da una copertura ad unico o doppio spioven-te8. Nel caso di Romanzesu, indicazioni di scavo emerse nell’indagi-ne del vano 11 sembrerebbero indiziare il possibile utilizzo di lastredi granito locale, di piccole e medie dimensioni, come elementi dicopertura, mentre, per altro verso, l’esplorazione della “capanna asettori” 17a-c ha restituito, al di sotto dei crolli murari, abbondantiframmenti lignei carbonizzati, in larga misura presenti all’internodegli ambienti indagati e probabilmente pertinenti all’originario tettoligneo, distrutto, in apparenza, da un incendio.

Gli ingressi, pur con una leggera prevalenza di esposizioni versomezzogiorno9, possono tuttavia aprirsi indifferentemente, per ragionifunzionali, nei settori N/NE (vani 4, 9, 10, 17a), NE (vano 17), E (vano11), E/SE (vano 13); l’accesso alle strutture è costituito da un brevepassaggio, spesso strombato (con stipiti tagliati obliquamente inmodo da risultare più ampio verso l’interno), di lunghezza pari allospessore murario e di ampiezza esterna variabile da m 0,75 (vano 6)a m 1,50 (vano 13). L’ingresso, originariamente sormontato da un’ar-chitrave10, è quasi sempre segnato da una soglia e, in qualche caso,da uno o più gradini (vani 1, 2, 13) che consentono di superare ildislivello tra l’esterno e il piano di calpestio interno.

I livelli pavimentali antichi documentati mostrano l’utilizzo sia dibattuti in argilla (con lembi residui, sottili ma compatti, osservatiall’interno dei vani 4, 6, 7, 9, 11 e 13) sia, meno frequentemente, dipiani lastricati (vani 1, 8) realizzati con elementi in granito di dimen-sioni per lo più medio-piccole, messi in opera con relativa cura. Tuttele strutture si presentano al visitatore nell’aspetto originale restituitodalle operazioni di scavo; limitati interventi di consolidamento mura-rio hanno interessato esclusivamente il filare di cresta dei vani 4, 5,6, 11 e 13, ed il settore SO del muro perimetrale del vano 5.

Gli ambienti finora esplorati non hanno restituito significativi reper-ti faunistici (resti ossei degli animali consumati durante i pasti), der-rate alimentari o strumenti di produzione (falci, falcetti, coti, ecc.) etrasformazione (macine e pestelli) delle medesime, ad eccezione di undubbio dente di falcetto in ossidiana dal vano 8. Le uniche indicazio-ni indirette sul tipo di alimentazione (e quindi sull’economia primaria)

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degli abitanti di Romanzesu possono essere in qualche modo fornitedai corredi ceramici recuperati all’interno delle capanne (con formeda mensa, per bere o mangiare: scodelle, ciotole e tazze; contenitoriper la cottura dei cibi: tegami e olle di varia foggia e dimensioni; reci-pienti per conservare e stoccare liquidi e solidi: ancora olle e dolii;vasi per contenere e versare liquidi: brocche) e, soprattutto, dal con-fronto con vari insediamenti isolani d’epoca nuragica, per questiaspetti ben più generosi di rinvenimenti (resti di animali domesticimacellati – ovi-capridi e suini sia adulti che immaturi, bovini adulti oin età molto avanzata – e di selvaggina cacciata – cervi, daini, muflo-ni, cinghiali, lepri, conigli, prolagus sardus, mustelidi e uccelli –;valve di molluschi marini e ami in bronzo; grani di cereali e legumi-nose entro contenitori di stoccaggio; “vasi bollilatte” per la produzio-ne di derivati del latte, falci, falcetti, coti, affilatoi, macine, pestelli,ecc.). Essi forniscono un’ampia documentazione sulle attività connes-se con l’allevamento, l’agricoltura, la caccia e la pesca.

L’illustrazione degli edifici a destinazione non cultuale (ad ecce-zione dei vani 1-211, curati nelle pagine precedenti) procede con unaconvenzionale articolazione per grandi plessi topografici (“comples-so di strutture ad ovest del tempio C” – vani 7-10 e 12 –, “comples-so di strutture a sud-est del tempio a pozzo” – vani 11,13-18 –), perpoi concludersi con l’esposizione delle capanne (4, 5, 6) ubicate nelsettore orientale del villaggio-santuario. La numerazione degliambienti conserva quella originaria attribuita in corso d’opera duran-te lo svolgimento delle diverse campagne di scavo e prescinde, quin-di, da una effettiva contiguità di carattere topografico.

Il complesso di strutture ad ovest del tempio C

VANI 7-10, 12Le campagne di scavo del 1998-1999 condotte nell’area immedia-

tamente ad ovest del tempio C, hanno evidenziato a breve distanzadai vani 1 e 2 un agglomerato di ambienti di vario modulo planime-trico (fig. 37), caratterizzato da alcune strutture a pianta ellittica (vani9, 10) e rettangolare (vano 12), tra loro tangenti e disposte a coronarispetto ad un nucleo centrale costituito da una grande capanna cir-

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colare (vano 7) e da un più piccolo ambiente sub-ellittico (vano 8)giustapposti in uno schema a “8”.

Tre ambienti (7-9) sono stati esplorati compiutamente fino ai livel-li basali, mentre l’indagine del vano 10, seppur limitata all’asporta-zione dei crolli superficiali, ha consentito di leggere con relativachiarezza i contorni di pianta della struttura, evidenziando l’adozio-ne di un modulo ellittico allungato (ai paramenti interni lungh. m9,30; largh. max. m 3 circa) con ingresso volto a N. Il vano 12 è statofatto oggetto di un intervento preliminare che ha permesso di isolarealcuni settori del perimetro murario a sviluppo forse rettangolare.

Altri brani murari, infine, emergono per brevi tratti di cresta dallacongerie indistinta dei crolli superficiali, segnalando la presenza distrutture ancora interrate nella fascia compresa tra l’agglomerato e ipercorsi di visita, in direzione dei vani 1, 2 e 3; significativo l’affio-

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Fig. 38. I vani 7 (sulla destra) e 8 (a sinistra) in una veduta d’assieme da est.È ben leggibile la caratteristica pianta a “8” derivata dalla contrapposizio-ne dei due ambienti.

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ramento localizzato subito a N del vano 9 che sembra restituire, anco-ra una volta, una struttura a pianta ellittica.I VANI 7 E 8 (figg. 37-39)

Il perno topografico dell’agglomerato è costituito dalla grandecapanna circolare 7 (fig. 40), caratterizzata da un diametro interno dicirca 5,35 metri (7,75-7,80 metri circa al paramento esterno). Il muroperimetrale (spessore m 1-1,35 circa), con paramenti realizzati comedi consueto a filari più o meno regolari di conci di granito, conservaalla parete interna un elevato di altezza variabile compresa tra m 0,45(per 2 filari, settore S) e m 1,15 (per 5 filari, settore N).

L’ingresso originario12 (largh. m 1,20-1,40 circa; lungh. m 1,35),volto a S/SE, immette all’interno della struttura, che presenta una riccadotazione di allestimenti architettonici. Una panchina perimetrale

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Fig. 39. I vani 8 (in primo piano) e 7 (sullo sfondo in una veduta d’assiemeda sud. In evidenza all’interno del vano 8 la porzione residua del lastricatopavimentale.

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(alt. m 0,10-0,20 per un filare; largh. m 0,30-0,40 circa), costituita daun unico filare di conci di granito con faccia superiore relativamenteregolare ed omogenea, corre alla base della parete interna; ben con-servata, s’interrompe (volutamente o per perdita dei sedili originari)solo in prossimità dello stipite E dell’ingresso. Alla panchina siaddossano, rispettivamente nei settori NE ed O/SO del vano, una sortadi piano rialzato di forma grossomodo triangolare (m 2,80 x 1,40; alt.m 0,10-0,20 per 1 filare) con un raro concio in trachite di riutilizzo,ed un probabile sedile-bancone ad ellisse chiusa (m 3,30 x 2,10; alt.max. m 0,35 per 2 filari). Quest’ultimo, che costituisce forse unavariante del sedile-bancone ad ellisse aperta documentato all’internodi altri ambienti del villaggio (vani 6, 13, 17a-b), appare realizzatocon una serie di singoli conci di granito accostati di testa, dalle super-fici sommitali tendenzialmente piane e regolari, sovrapposti per un

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Fig. 40. Il vano 7 in una veduta da sud. In evidenza gli allestimenti interni ela panchina perimetrale.

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tratto agli elementi della panchina perimetrale. Nella porzione centrale del vano, tra il piano rialzato ed il sedile-

bancone, lo scavo ha documentato la presenza di un probabile foco-lare (privo però delle pietre di delimitazione) evidenziato da un accu-mulo di lenti millimetriche di ceneri, argilla concotta e carboni.L’ambiente era inoltre dotato di un piano pavimentale in battuto d’ar-gilla di cui sono stati osservati consistenti lembi residui nella zonaprospiciente l’ingresso. I rapporti stratigrafici sembrerebbero attesta-re una contemporaneità di realizzazione tra panchina perimetrale epiano pavimentale ed una relativa recenziorità per la messa in operadel piano rialzato e del sedile-bancone.

L’indagine archeologica, al di sotto dei consistenti depositi di crol-lo superficiale e consolidato, ha evidenziato un livello di terreno car-bonioso, ricco di frammenti ceramici, sovrapposto al piano pavimen-tale e, in larga parte, agli altri allestimenti interni. Gli elementi di cul-tura materiale recuperati nell’intervento di scavo, tutti apparente-mente riferibili all’età del Bronzo finale-I età del Ferro, comprendo-no un grano in pasta vitrea, due vaghi in ambra, un frammento di pro-babile anello in bronzo e materiale ceramico d’impasto in quantitàrelativamente abbondante (figg. 58.B, 59.A): porzioni di ciotole care-nate (a volte con pastiglia applicata), lucerne a cucchiaio, scodelle,bacino, olle e ollette (talora a colletto e ad orlo ingrossato), vasi acollo. Tra i reperti cronologicamente significativi rinvenuti a contat-to del battuto pavimentale, si segnalano parte di una brocchetta askoi-de a collo tubolare e, nell’area delimitata dal sedile-bancone, unaporzione di coppa carenata su piede a tromba in ceramica d’impastotornita (fig. 59.A*) ed un frammento di parete (di probabile broc-chetta) con ricca decorazione incisa ed impressa a solcature, motivi azig-zag, puntini, cerchielli concentrici (fig. 71.D). Completano ilquadro dei rinvenimenti due modeste porzioni di conci in trachite,legno carbonizzato (almeno in un caso sughero) proveniente soprat-tutto dall’area del sedile-bancone e scarsissimi frammenti minuti diosso combusto.

La grande capanna circolare è preceduta sulla fronte da un piùmodesto vano (8) a pianta sub-ellittica con asse maggiore E-O (allaparete interna m 4,50 x 3,30 circa), delimitato da un perimetro mura-rio (spess. m 1-1,35 circa; alt. max. m 0,85 per due filari) addossato

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(ma non innestato) al paramento esterno del muro perimetrale dellastruttura maggiore in modo da includerne l’ingresso. L’assenza diincastri murari porterebbe ad escludere una effettiva simultaneità nel-l’edificazione delle due strutture pur in presenza di una loro genericacontemporaneità di utilizzo nell’ambito dell’età del Bronzo finale-Ietà del Ferro (XII-VIII sec. a.C.).

L’ingresso (largh. m 0,85-1 circa; lungh. m 1,05), orientato a SE, èsegnato da una soglia in lastrine di scisto ed immette nell’area inter-na del vano, caratterizzata dalla presenza (settore ovest) di un ampiolembo residuo di lastricato pavimentale. Verso l’esterno l’accesso siapre su di un’area delimitata da due strutture murarie ad andamentoparallelo N-S (vedi planimetria generale, fig. 14), tracciate a partirerispettivamente dai vertici SO e SE dell’attiguo tempio C in direzionedei vani 13 e 17; di tali muri di delimitazione, quello occidentale siaddossa, rifasciandolo in parte, al paramento esterno (settori S e SE)del vano 8 rispettandone la luce dell’ingresso ma, al contempo, chiu-dendo l’angusto spazio libero in precedenza risparmiato tra i corpiedilizi dei vani 7-8 e del tempio C13.

L’esplorazione del vano 8 ha restituito numerosi elementi di cultu-ra materiale (figg. 59.B, 60.A) dai livelli d’interro e crollo superfi-ciali (vaghi di collana in pasta vitrea del tipo “ad occhi”, un lingottodi rame “a panella”, fig. 60.A*, del peso di kg 1,6 circa, ceramicad’impasto14); dal deposito di crollo consolidato (ancora un vago “adocchi” in pasta vitrea, ceramica d’impasto15, alcune porzioni – unacon parte di una grande coppella – di concio in trachite, oltre a scar-si e minuti resti faunistici); dal livello direttamente sovrapposto alpiano pavimentale lastricato (tre elementi di collana in ambra, mate-riale ceramico16, esigui resti faunistici combusti); ed infine, dal pianodi calpestio coerente con il lastricato pavimentale (un vago di colla-na in pasta vitrea, una fusaiola in ceramica d’impasto, un probabiledente di falcetto in ossidiana).

IL VANO 9 (figg. 37, 41-42)La struttura17, edificata immediatamente a N/NO della capanna cir-

colare 7 senza tuttavia risultarne tangente, presenta una planimetriagrossomodo ellittica (con asse maggiore E-O) di dimensioni pari a m6 x 3 circa (al paramento esterno m 7,70 x 4,30); al vano si addossa-

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no, in corrispondenza rispettivamente dei settori E e SO, gli ambienti10 e 12 interessati, per ora, soltanto da limitati interventi prelimina-ri. Il muro perimetrale (spess. m 0,55-1,00 circa), conservato perun’altezza massima di m 1,27, mostra nel paramento interno un’ope-ra muraria non omogenea, con tratti di tessitura a filari di conci dimodeste proporzioni alternati a porzioni di parete in cui risultanoimpiegati elementi lapidei di dimensioni considerevoli (settori E e S).Nel settore SO è ricavata una piccola nicchia a pianta grossomodo tra-pezoidale (largh. m 0,40-0,65; profondità m 0,58).

L’ingresso (largh. m 0,95-1,20; lungh. m 0,80), aperto a N, introdu-ce all’area interna caratterizzata da un piano di calpestio basale arti-colato su quote sfalsate (con una differenza di m 0,20-0,25 circa). Ineffetti, l’intera porzione orientale della struttura, fino allo stipite E

dell’ingresso, presenta una sorta di piano rialzato delimitato da un

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Fig. 41. Il vano 9 in una veduta da est. Ben visibile l’allestimento a sviluppospiraliforme in corrispondenza dell’area centrale della struttura.

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bancone-sedile impostato a livello del piano di calpestio di quotainferiore. Tale panchina (alt. m 0,20-0,25 per un filare; largh. m 0,30-0,40), realizzata con una sequenza di conci accostati di testa e dallesuperfici sommitali piane e regolari, si sviluppa successivamente allabase della parete S del vano per poi piegare in direzione dell’ingres-so, terminando in una sorta di allestimento spiraliforme d’incertafunzione, quasi a circoscrivere la zona interna centrale; del tratto ter-minale (alt. max. m 0,35) sopravvivono solo alcuni conci, quasi tuttisovrapposti ad una zoccolatura di preparazione.

Lembi di un battuto pavimentale in argilla, coerenti con il piano dicalpestio basale, sono stati osservati sia in corrispondenza del “pianorialzato”, presso lo stipite E dell’ingresso, che nella zona a ridosso deltratto S della panchina; un probabile punto di fuoco, infine, sembraindiziato da un modesto accumulo di sottili lenti di ceneri, argilla

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Fig. 42. Il vano 9 in una veduta da nord. In evidenza l’allestimento spira-liforme e l’articolazione del piano di calpestio interno su due distinti livelli.

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cotta, carboni, localizzato nella porzione ovest del vano, all’esternodel sedile-bancone.

La sedimentazione archeologica appariva disturbata in larga partedalle radici di una grande quercia da sughero cresciuta nella porzio-ne centrale della struttura; al di sotto dei livelli d’interro e crollosuperficiali, presentava un crollo consolidato di notevole spessore(allettato da SE a NO e caratterizzato dalla presenza di alcune porzio-ni di grosse lastre di scisto) sovrapposto ad un deposito a prevalentecomponente terrosa, a sua volta impostato direttamente sul piano dicalpestio basale.

I non abbondanti elementi di cultura materiale rinvenuti nell’inter-vento di scavo comprendono tra gli altri, dal crollo consolidato: unvago in pasta vitrea, una porzione di bracciale ad anello in bronzo,parti di un’olla e di un ciotolone ad orlo estroflesso (fig. 60.B) e unframmento di parete decorato da una fitta trama di sottili linee incisein ceramica d’impasto (fig. 71.F); mentre dal livello sovrapposto alpiano di calpestio basale: ancora due vaghi in pasta vitrea (uno deltipo “ad occhi”) e parte di un’ansa verticale a bastoncello in impastobuccheroide, con decorazione a sottili e leggere linee incise e cer-chielli concentrici impressi18 (fig. 71.E). I reperti cronologicamentesignificativi sembrerebbero collocare nel corso della prima età delFerro (IX-VIII sec. a.C.) le fasi di edificazione e di utilizzo del vano.

Il complesso di strutture a sud-est del tempio a pozzo

VANI 11, 13, 14, 15, 16=18, 17Tra l’autunno del 1999 e la primavera del 2000, contestualmente ad

interventi di consolidamento murario finalizzati al restauro conserva-tivo degli edifici sacri di Romanzesu, è stata avviata l’esplorazione diun’area del villaggio localizzata a breve distanza dal tempio a pozzo(poco più di 10 metri circa in direzione E/SE), nella zona delimitata aN dal lungo percorso di visita, grossomodo rettilineo, che collega isettori occidentale ed orientale del complesso nuragico.

L’indagine archeologica ha cominciato ad evidenziare una situazio-ne topograficamente complessa (vedi planimetria generale, fig. 14)comprendente una grande capanna circolare (vano 11) e una serie di

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ambienti di pianta e dimensioni assai diversificate; questi ultimi risul-tano inclusi (vani 16=18, 17) o, quantomeno, affacciati con l’ingresso(vano 13) all’interno di un’area a sviluppo longitudinale N-S, delimi-tata ad E ed O da due lunghe strutture murarie dal tracciato grossomo-do parallelo, edificate a partire dai vertici SO e SE del tempio C.

Tali muri di delimitazione costituiscono verosimilmente l’episodiopiù recente della complessa storia edilizia dell’area, dal momento chequello occidentale, dopo aver rifasciato parzialmente il vano 8, sisovrappone, obliterandole, a due strutture (vani 14 e 15) ormai indisuso, per poi raccordarsi al paramento esterno del vano 16=18,mentre il muro orientale compie una brusca correzione di tracciatoper rispettare l’ingresso e il perimetro murario dal vano 17, eviden-temente preesistente.

Lo stadio preliminare della ricerca rende ancora piuttosto proble-matica una compiuta lettura topografica di quest’area che, a partiredai perimetri murari del tempio C e del vano 8, si estende in modounitario (sebbene oggi appaia spezzata dal sentiero di visita) verso S,per una lunghezza di almeno 45 metri ed una larghezza (ai paramen-ti interni dei muri di delimitazione) di 8 metri circa19; altrettantoincerta ne appare la destinazione funzionale, forse comunitaria, pub-blica, come sembrerebbe indiziare la presenza di sedili-banconiesterni addossati ai vani 13 e 16=18.

Degli ambienti individuati, alcuni (vani 11, 13, “capanna a settori”17) sono stati indagati in profondità, in larga parte ma non compiuta-mente, fino al livello basale; altri (vani 14, 15 e 16=18), con l’aspor-tazione dei soli livelli superficiali, sono stati semplicemente eviden-ziati in corrispondenza di tratti più o meno lunghi dei rispettivi peri-metri murari (peraltro tra loro tangenti) e presentano linee di piantaancora sostanzialmente indistinte. Del vano 16=18, addossato al set-tore N del muro perimetrale del vano 13, è possibile leggere, in par-ticolare, un doppio ingresso aperto a S e marginato lateralmente dasedili-banconi. Le strutture 11 e 13, infine, apparivano interessate daestesi e profondi scassi clandestini.

IL VANO 11 (figg. 43-44)La grande struttura, localizzata ad una distanza di circa 10,50

metri in direzione SE dal tempio a pozzo, presenta pianta circolare

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con diametro pari a metri 6,40-6,60 (al paramento esterno metri8,60-8,80); il muro perimetrale (spessore m 1-1,20 circa), con tessu-ti murari a filari più o meno regolari di conci di granito, conservaalla parete interna un elevato di altezza variabile da m 0,72 (per duefilari) a m 2,00 circa (per 6 filari). Nel settore SE del perimetro mura-

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Fig. 43. Vano 11. Planimetria.

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rio, dove si raggiunge la massima altezza conservata negli alzatimurari residui, la parete mostra in corrispondenza dei filari sommi-tali un andamento visibilmente aggettante verso l’interno.

L’ingresso (largh. m 1,10-1,20; lungh. m 1,05), aperto ad E, immet-te nell’area interna del vano, che appare dotata di una panchina peri-metrale addossata, come di consueto, alla base della parete; il sedileperimetrale (largh. m 0,35-0,45 circa; alt. m 0,15-0,30), abbastanzaben conservato (delle lacune si osservano in prossimità dello stipiteN dell’ingresso e nei settori S e SE), è realizzato con un unico filare diconci di granito dalle superfici sommitali tendenzialmente piane eregolari, accostati di testa e talora impostati su elementi di zoccola-tura. Diversamente da quanto documentato in altri casi, la panchinanon s’interrompe in corrispondenza dell’ingresso. Nel settore SO delmuro perimetrale, in posizione quasi opposta all’ingresso, si apre una

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Fig. 44. Il vano 11 in una veduta da est. All’interno della capanna sono visi-bili parte della panchina perimetrale e la nicchia contrapposta all’ingresso.

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nicchia architravata e segnata da una soglia, a pianta grossomodo tra-pezoidale (alt. m 0,95-1,08; largh. m 0,60-0,77 circa; profondità m0,80), ricavata nello spessore murario. La presenza nel depositoarcheologico del vano, in corrispondenza della porzione inferiore dellivello di crollo consolidato, di una serie di lastre e lastrine di grani-to locale, caratterizzate da particolari condizioni di giacitura (tutteinterrate obliquamente e parzialmente sovrapposte) e con una distri-buzione limitata quasi esclusivamente alla zona centrale della capan-na, potrebbe costituire un interessante indizio del possibile utilizzo dielementi lapidei lastriformi nella copertura dell’ambiente.

Lo scavo, condotto fino alla quota di affioramento di un pianod’uso con esigui lembi residui di un battuto pavimentale in argilla, harestituito abbondante materiale ceramico (figg. 61-63.A), generica-mente riferibile all’età del Bronzo finale-I età del Ferro, sia dallostrato di crollo consolidato, fra cui una porzione di parete con ampiafascia sovradipinta di colore rosso dall’interno della nicchia (fig.62.*), sia, soprattutto, dal livello a contatto con il piano d’uso20.

IL VANO 13 (figg. 45-47)Solo uno stretto passaggio, ancora in gran parte ingombro dei depo-

siti d’interro e di crollo, divide l’ambiente appena descritto dallamonumentale capanna che s’incontra nelle sue immediate adiacenzeprocedendo in direzione SE: il vano 13. La struttura, dalle dimensio-ni davvero considerevoli (m 7,35 x 6 alla parete interna; m 9,50 x 8al paramento esterno), propone al visitatore un’insolita pianta sub-ellittica (asse maggiore SO-NE) definita da un perimetro murario (alt.max. m 2 per 7 filari) che nel settore NE, a ridosso dell’ingresso,mostra un notevole ispessimento (raggiungendo i 2,10 metri circa dispessore contro valori normali di m 1-1,15) ed uno sviluppo quasirettilineo al paramento esterno.

Un ampio ingresso (largh. esterna m 1,50; lungh. m 1-1,20), orien-tato a E/SE, introduce per mezzo di gradini all’interno del vano, chemostra tracce evidenti di un’intensa storia edilizia. Alla base dellaparete corre una panchina perimetrale (alt. m 0,25-0,35; largh. m0,32-0,45) realizzata con un unico filare (talora poggiato su elemen-ti di zoccolatura) di conci di granito addossati di testa e messi inopera con cura notevole; l’impiego di alcuni lunghi blocchi ben sboz-

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zati, a contorno parallelepipedo, ribadisce l’accuratezza di esecuzio-ne dell’allestimento.

Sulla panchina s’imposta, nascondendone brevi tratti, una strutturamuraria trasversale, in cattivo stato di conservazione (alt. max. m0,60 per 4 filari leggibili; largh. max. m 0,70), addossata ai settori Ne S della parete interna e fondata sul più recente dei due piani d’usoevidenziati nell’intervento di scavo; nel muro, dal tracciato irregola-re e apparentemente non unitario21, non è possibile cogliere con suf-ficiente chiarezza la presenza di un varco di collegamento tra le dueporzioni (est e ovest) in cui l’ambiente appare ora suddiviso. Nel set-tore SE del vano, addossato alla panchina perimetrale e al paramentodel tratto S del muro trasversale, si conserva parte di un sedile-ban-

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Fig. 45. Vano 13. Planimetria.

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Fig. 46. Il vano 13 in una veduta da est. In evidenza il monumentale ingres-so, parte del muro trasversale interno e due nicchie.

cone con probabile sviluppo originario ad ellisse aperta. L’allesti-mento (alt. max. m 0,40; largh. max. m 0,45), impostato anch’essosul più recente dei piani pavimentali individuati, è realizzato conunico filare di conci di granito di forma e dimensioni varie accostatidi testa; tra gli elementi in opera si nota, forse in reimpiego, un con-cio (m 0,19x0,33x0,21) con faccia a contorno curvilineo dalla super-ficie perfettamente levigata.

Tre ampie nicchie architravate, ricavate nello spessore del perime-tro murario, interrompono la bella tessitura a filari del paramentointerno del vano in corrispondenza rispettivamente dei settori SO (apianta pentagonale: alt. m 0,77-1,05; largh. max. m 0,85; prof. m0,70), Ovest (a pianta irregolarmente pentagonale: alt. m 0,67/0,98;largh. max. 0,75; prof. m 0,75) e NE (a pianta irregolarmente qua-drangolare: alt. max. m 0,78; largh. max. m 0,90; prof. m 0,95) a

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ridosso dell’ingresso. Sempre nella parete interna, a diverse altezze, si aprono infine tre

probabili stipetti a luce rettangolare o quadrangolare: il primo (m0,30x0,24x0,25) nel settore S, il secondo (m 0,20x0,19x0,30) e ilterzo (m 0,30x0,18x0,40) rispettivamente in quelli NO e N.

All’esterno, a ridosso dello stipite N dell’ingresso, affiora un brevetratto di sedile-bancone a sviluppo rettilineo, addossato al paramentodel muro perimetrale.

Nella porzione N del vano lo scavo è stato condotto fino alla quotadi affioramento del piano d’uso più antico, individuato da ampi lembidi battuto in argilla, mentre, in quella meridionale, l’indagine si èinterrotta al livello pavimentale più recente, segnalato da un radoacciottolato e da qualche elemento lastriforme in connessione con

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Fig. 47. Il vano 13 in una veduta da sud-ovest. Ben visibili, all’interno,un’ampia porzione della panchina perimetrale, parte del muro trasversale ela nicchia presso l’ingresso.

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modesti residui di un secondo battuto in argilla; un livello interme-dio, di 20-23 cm di spessore, separa i due piani pavimentali sovrap-posti. I rapporti di strato sembrano indicare un’apparente contempo-raneità di esecuzione tra panchina perimetrale e battuto pavimentalepiù antico, così come, del resto, tra pavimento più recente, muro tra-sversale e sedile-bancone; il periodo di fruizione della struttura, dallafase d’impianto al momento dell’abbandono, sembra collocabile traetà del Bronzo finale e I età del Ferro.

Tra gli elementi di cultura materiale22 (figg. 63.B, 64, 71.G-I),recuperati nell’intervento, si segnalano: dalla quota superficiale:parte di un fermatrecce in bronzo con decorazione a spina di pesce e“ad occhio di dado”; dal crollo consolidato: un vago di collana inambra, un grano quasi sferico e frammenti di spillone e di un anelloa fascetta in bronzo, oltre ad una lucerna a cucchiaio in ceramicad’impasto (fig. 64); mentre dal livello a contatto con il piano pavi-mentale più recente: elementi di collana in ambra e cristallo di rocca,uno spillone frammentario in bronzo ed un frammento vascolare condecorazione a solcature e tacche oblique (fig. 71.G); infine, dal livel-lo intermedio tra i due piani d’uso: un vago di collana in ambra e por-zioni di due anse ad arco (pertinenti a brocchette askoidi) decoraterispettivamente con motivi a chevrons e cerchielli concentrici in uncaso (fig. 71.I) e a sottili linee incise nell’altro (fig. 71.H).

IL VANO 17A-C (figg. 48-50)Nell’area immediatamente prospiciente l’ingresso del vano 13 (fig.

51) è possibile osservare una monumentale capanna a settori, carat-terizzata da una complessa planimetria a “insula” ad impianto gros-somodo ovoidale, con asse maggiore SO-NE (lungh. m 18; largh. m4,60-12,20).

Il lungo muro perimetrale (spess. m 0,45-1,00 m circa; altezza resi-dua a vista m 0,28-1,18) definisce un ampio spazio interno articolatoin tre ambienti originariamente coperti, di pianta e dimensioni assaivarie (17a, 17b, 17c), affacciati su di un cortile comune, verosimil-mente a cielo aperto. L’insolita tecnica edilizia a lastroni ortostaticiaffiancati (oggi quasi tutti svettati, ma con altezze residue a vistatalora di m 1-1,08), adottata nella realizzazione della gran parte delparamento interno del perimetro murario, oltre ad enfatizzare la

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monumentalità dell’edificio sembrerebbe al contempo rimarcarneuna specificità rispetto alle strutture limitrofe. Non sembra del restocasuale che la capanna a settori, diversamente da quanto documenta-to ad es. per i vani 14 e 15, condizioni la successiva attività edilizianell’area a tal punto da determinare una brusca variazione di traccia-to del lungo muro di delimitazione costruito a partire dal vertice SE

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Fig. 48. Vano 17. Planimetria.

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del tempio C – muro che, di fatto, rifascia il vano 17 rispettandoneappieno lo sviluppo planimetrico.

L’ingresso della complessa struttura, ancora ingombro del depositod’interro e crollo (poiché l’indagine archeologica del vano non ècompletata), si apre nel settore NE del perimetro murario; dall’ester-no era possibile accedere al cortile comune, e da qui all’interno deitre ambienti della capanna a settori.

Il vano “c”, di dimensioni maggiori rispetto agli altri (lungh. m8,10; largh. max. m 3,40 alla parete interna), presenta pianta ellittica(simile a quella del vano 6) con ingresso (largh. m 0,80-1,00; lungh.m 0,90-1,10) volto a SE, segnato da una soglia e preceduto all’ester-

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Fig. 49. Il vano 17. La veduta d’assieme da sud mostra la monumentalecapanna a settori nella sua complessa articolazione interna.

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no da una sorta di probabile portichetto, a pianta grossomodo trape-zoidale (ai paramenti interni m 2,30 x 0,80-1,30), delimitato da lineemurarie (alt. max. m 0,65, per 2 filari) non perfettamente coerenti. Lapresenza di un secondo accesso potrebbe essere indiziata da una lacu-na presente nel tratto NE del muro perimetrale del vano, a ridosso del-l’ingresso esterno della capanna a settori. L’area interna, nella zonaSO, prospiciente l’ingresso, è dotata di un sedile-bancone ad ellisseaperta addossato alla base della parete; l’allestimento (alt. m 0,15-0,28 per un solo filare; largh. m 0,30-0,50) è realizzato come di con-sueto con una serie di conci di granito accostati di testa e dal taglio

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Fig. 50. Il vano 17. La grande capanna a settori in una veduta d’assieme danord-est. In primo piano l’ambiente ellittico C con il bancone-sedile ad ellis-se aperta.

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piuttosto curato nelle superfici sommitali, in modo da garantire unasostanziale uniformità del piano d’appoggio.

Una struttura muraria (alt. max. m 0,70 per 5 filari) di modestospessore (m 0,45-0,55), con tessitura a pietre di piccole dimensio-ni, separa l’ambiente “c” dal contiguo e meno ampio vano “b”, apianta trapezoidale (alla parete interna m 4,40x2-3,90) e con ingres-so decisamente strombato (largh. m 0,80-1,15; lungh. m 0,70) voltoa SE. Un sedile-bancone parzialmente conservato, simile a quellodell’ambiente adiacente, occupa l’intera porzione N del vano; trenicchie, ricavate nello spessore dei muri perimetrali, si aprono, laprima a ridosso dello stipite N dell’ingresso (rialzata di m 0,40 dalpiano di campagna e con pianta trapezoidale, m 0,53x0,35-0,60), lealtre all’intersezione delle pareti S e O (contigue, presentanoentrambe pianta rettangolare: m 0,70x0,53 ed un’altezza di m 0,84l’una; m 0,53x0,37 ed un’altezza di m 0,48 l’altra).

Il terzo ambiente (a), esplorato solo parzialmente, è ubicato all’e-stremità SE della capanna a settori, in una zona appena in rilievo peril lieve scarto di quota, determinato dall’andamento appena obliquodel terreno, che accompagna lo sviluppo di pianta della struttura daSO a NE. Il vano presenta pianta grossomodo triangolare (lungh. m4,50; largh. max. m 2,40 alla parete interna), con uno dei lati a svi-luppo curvilineo, e ingresso (largh. m 0,80-0,90; lungh. m 0,55) aper-to a N/NE. Il deposito archeologico interno, indagato nella sola por-zione superiore, ha restituito accanto a pochi frammenti ceramici nondiagnostici, una notevole quantità di grumi d’argilla concotta, taloradi discrete dimensioni.

Immediatamente ad O del vano “a”, una lunga struttura murariarettilinea (lungh. m 6,50; spess. m 0,50-0,60; alt. max. m 0,27) conandamento E-O, conservata per un unico filare, sembra in qualchemodo definire un’ulteriore partizione degli spazi interni nella por-zione meridionale della grande capanna a settori. Altri modestiingombri murari d’incerta funzione, con alzati ridotti ad un solofilare, si notano a S (lembo residuo di una struttura preesistente?)e a N della linea muraria rettilinea ed inoltre nell’area prospicientel’ingresso del vano “a” e a contatto con il muro perimetrale E delvano “c”.

Lo scavo ha fornito importanti indicazioni sul tipo e sulla distribu-

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zione delle coperture all’interno dell’articolata capanna a settori: inparticolare, l’indagine degli ambienti “b” e “c” ha restituito, al disotto dei livelli di crollo e a contatto con il piano d’uso, notevoliquantità di frammenti lignei carbonizzati pertinenti verosimilmenteall’originario tetto ligneo distrutto da un incendio e collassato all’in-terno dei vani; per converso, l’assenza di legno carbonizzato nell’a-rea del cortile comune sembrerebbe una conferma del fatto che que-sta zona fosse, con ogni probabilità, priva di copertura.

L’indagine del vano 17 e dell’area esterna limitrofa ha consentito ilrecupero di una notevole quantità di elementi di cultura materiale(figg. 65-68, 72-73) documentando, peraltro, una singolare concen-trazione di reperti ceramici23 (fig. 72.1-7,10), oltre ad un pugnalettoa base semplice in bronzo (fig. 68.C), nell’angusta fascia compresatra il muro perimetrale est della capanna a settori e la lunga strutturamuraria edificata a partire dal vertice SE del tempio C.

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Fig. 51. I vani 13 e 17, parzialmente visibili a sinistra del sentiero di visita,tra la fitta vegetazione boschiva, in una veduta aerea.

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Il cortile interno, oltre alla produzione ceramica d’impasto24 (figg.65.A, 72.9, 73.1-4), talora decorata, ha restituito porzioni di pugna-letti a base semplice (fig. 65.C) ed elementi di collana in ambra (unodel tipo “ad astragalo”) e in pasta vitrea (alcuni “ad occhi”) dal depo-sito di crollo consolidato e a contatto con il sottostante piano d’uso,mentre dal piano d’uso vero e proprio, provengono sporadici repertimetallici in bronzo (un vago di collana “ad astragalo” ed uno a sezio-ne di sfera – fig. 65.C –, piccoli frammenti di una spada votiva e diuno spillone) e ceramica figulina tornita (un orlo a fascetta) e condecorazione sovradipinta a vernice rossa e rosso-mattone (frammen-ti di fondo, di orlo svasato e di ansa a nastro, fig. 65.B).

La stessa associazione di materiali è stata documentata all’inter-no degli ambienti “b” (con il rinvenimento, tra l’altro, di un vagoin pasta vitrea “ad occhi”, di un’ansa a gomito rovescio con deco-razione a punti in ceramica d’impasto, di diversi frammenti di unaforma con orlo a fascetta, in ceramica figulina tornita e con verni-ce color mattone coprente sulla parete interna e limitata alla zonadell’orlo su quella esterna, fig. 68.B) e “c”. Quest’ultimo, in parti-colare, accanto al comune repertorio in ceramica d’impasto, tra cuiporzioni di brocchette askoidi – una, quasi interamente ricomponi-bile (fig. 67), a bocca triloba –, di piccolo dolio con orlo forte-mente ingrossato, di coppa su piede e di vasi multipli – in formarispettivamente di scodellone troncoconico e di ciotola carenata –con coppetta/presentatoio sull’orlo (fig. 66), ha restituito, a contat-to con il piano d’uso, parte di una coppa troncoconica in ceramicad’impasto piuttosto depurato con decorazione sovradipinta a ver-nice di colore rosso-scuro (coprente sulla parete interna, con moti-vo a “zig-zag” e bande di vario spessore a sviluppo orizzontale,verticale o curvilineo, su quella esterna), porzione di un’olla abreve collo ed orlo svasato in ceramica depurata tornita, sovradi-pinta con vernice rosso-porpora (stesa uniformemente sulla super-ficie interna e limitata alla zona del labbro e ad un’ampia bandaorizzontale su quella esterna) ed altri frammenti vascolari sovradi-pinti (fig. 68.A), materiali d’importazione e/o d’imitazione di pro-duzioni allogene, tutti di probabile temperie geometrica dipieno/tardo VIII sec. a.C.

Nel complesso, l’impianto e l’utilizzo della grande capanna a settori

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sembrano collocabili nell’ambito del Bronzo finale-I età del Ferro; allostesso orizzonte, peraltro, rimandano alcuni materiali cronologicamen-te significativi rinvenuti nell’area esterna limitrofa compresa tra i vani17 e 13 (anse a gomito rovescio, una parete con decorazione a cer-chielli concentrici impressi, fig. 73.5, una fibula ad arco ribassato asezione romboidale e una porzione di coppa in ceramica relativamen-te depurata, sovradipinta, con copertura uniforme, a vernice rosso-vivo, fig. 68.C) e immediatamente a nord del vano 17 (parte di un’an-sa a bastoncello con motivo decorativo “ad occhio di dado”, fig. 73.6).

Il settore orientale del villaggio-santuario

VANI 4-6Le strutture presentate di seguito sono state riportate alla luce nel

corso delle campagne di scavo del 1996 e del 1998, contestualmenteall’esplorazione dei due grandi edifici cultuali (tempio a megaron A,recinto cerimoniale) presenti in questo settore del complesso nuragi-co (vedi planimetria generale, fig. 14). Tutti e tre i vani, più o menoestesamente, apparivano interessati da gravi episodi di scavo clande-stino, che hanno compromesso la possibilità di una soddisfacente let-tura delle rispettive stratigrafie.

IL VANO 4 (figg. 52-53)La struttura, ubicata a brevissima distanza (m 6,5) dalla fronte del

tempio a megaron A, presenta una pianta circolare (diametro m 3,40-3,45 alla parete interna; m 5,10-5,25 al paramento esterno) delimita-ta da un perimetro murario (spess. m 0,75-0,90; alt. max. m 0,72)realizzato nella consueta tecnica a filari; l’orientamento dell’ingres-so (largh. m 1-1,15) rivolto a N, in direzione della facciata del tem-pio a megaron, sembra documentare un evidente rapporto funziona-le tra il piccolo vano e l’edificio di culto.

L’area interna era dotata di un piano pavimentale in battuto d’ar-gilla, documentato da scarsi lembi residui (osservati nel corso del-l’intervento di scavo) impostati direttamente sulle creste del banco-ne roccioso affiorante.

L’esplorazione del deposito archeologico (peraltro intaccato e

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Fig. 52. Vano 4. Planimetria.

parzialmente rimestato da uno scasso clandestino) ha restituito tral’altro (fig. 69) una porzione di spada votiva in bronzo da quotasuperficiale, una grande ansa a gomito rovescio dal deposito dicrollo, parte di uno spillone in bronzo e una discreta quantità dimateriale ceramico d’impasto (tra cui porzioni di ciotole carenate,una con decorazione incisa “a spina di pesce”, di scodelle ad orlo

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rientrante, di olletta con decorazione plastica a segmenti disposti“a rete”, di anse a gomito rovescio e ad arco, di manico di padella,di lucerna) dal livello a contatto con il piano d’uso. L’impianto el’utilizzo della piccola capanna circolare possono essere generica-mente riferiti all’età del Bronzo finale-I età del Ferro.

IL VANO 5 (figg. 54-55)È ubicato a breve distanza (11 m circa in direzione SE) dal grande

recinto cultuale; interessato da estesi e distruttivi scassi clandestini, èstato parzialmente integrato, in corrispondenza del settore SO delperimetro murario, con un intervento di restauro e consolidamento

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Fig. 53. Il vano 4 in una veduta da sud-ovest. Sullo sfondo, a breve distanza,il tempio a megaron A.

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murario. La struttura presenta pianta circolare (diametro m 3,35-3,50 alla

parete interna; m 5 al paramento esterno) con muro perimetrale

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Fig. 54. Vano 5. Planimetria.

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(spess. m 0,60-0,80; altezza massima residua, nel tratto originale, m0,85 per 3 filari) rifasciato all’esterno da una sorta di zoccolo/ban-cone (largh. m 0,30-0,70; alt. m 0,10-0,32 per un filare) conservatoper poco più della metà del perimetro. L’ingresso, (largh. m 1-1,10)aperto a S, introduce all’interno del vano dove, addossato alla pare-te N, in posizione contrapposta all’accesso, è presente un allesti-mento semicircolare (alt. m 0,20-0,30) costituito da un unico filaredi conci di granito accostati di testa con uso di sporadici elementidi rincalzo, interpretabile forse come focolare parietale25.

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Fig. 55. Il vano 5 in una veduta da sud. È ben ben visibile, addossato al para-mento murario interno e in posizione contrapposta all’ingreso, il prbabilefocolare parietale.

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Il deposito archeologico, sconvolto e rimestato dagli scavi clan-destini, ha restituito manufatti frammentari in bronzo (porzioni dibraccialetti ad anello e a fascetta, di spilloni, di fibuline ad arcoribassato, di anelli, di grano di collana/testa di spillone di formabiconica in filo avvolto a spirale), un vago discoidale in ambra, unelemento di collana biconico in pasta vitrea azzurra e, nella produ-zione ceramica d’impasto (figg. 58.A, 70, 71.A-B), frammentivascolari (pertinenti per lo più a brocchette askoidi) decorati a filedi puntini ovali, con motivi incisi a “spina di pesce”, a “zig-zag”,a solcature e fasci di linee parallele e a cerchielli concentriciimpressi, porzioni di olle e ollette, di ciotole carenate, di vaso mul-tiplo con orlo sormontato da coppetta, di anse a nastro e a baston-cello decorate a punti impressi, di anse a maniglia impostate all’or-lo di scodelle o scodelloni; materiale riferibile all’orizzonte Bron-zo finale-I età del Ferro.

IL VANO 6 (figg. 56-57)È localizzato ad O del grande recinto cultuale (ad una distanza di

circa 22 m), al margine dell’area fittamente alberata su cui insisteun vasto settore del villaggio ancora totalmente inesplorato. Lastruttura presenta pianta ellittica (m 7x4 alla parete interna; m8,80x5,70 al paramento esterno), con asse maggiore O/NO>E/SE,definita da un muro perimetrale (spess. m 0,70-1,10; alt. max. resi-dua m 1,36 per 6 filari) con tessitura a filari di conci di granito nonmolto regolare.

Dall’ingresso (largh. m 0,75) aperto a S/SO si accede all’areainterna, originariamente dotata di un piano pavimentale in battutod’argilla documentato da pochi lembi residui, osservati nel corsodell’intervento di scavo, che apparivano stesi direttamente sull’af-fioramento obliquo della roccia naturale. Nella zona occidentaledel vano, in posizione contrapposta all’ingresso, è presente, addos-sato alla base della parete, un sedile-bancone (alt. m 0,12-0,26;largh. m 0,30-0,45) costituito da 6 grandi conci di granito, di formatendenzialmente parallelepipeda e dalle superfici sommitaliuniformi, accostati di testa e disposti ad ellisse aperta.

Una nicchia architravata, a pianta trapezoidale (largh. m 0,50-0,63;prof. m 0,45; alt. m 0,72) si apre nel settore N/NE della parete; a breve

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Fig. 56. Vano 6. Planimetria.

distanza (m 1,20 in direzione O) da questa si intravede una secondanicchia di dimensioni maggiori (largh. m 1,05), evidenziata da unintervento di consolidamento murario ma non ancora indagata. Treprobabili stipetti, infine, posizionati a diverse altezze, interromponoi paramenti murari in corrispondenza dei settori SE (entrambi a lucerettangolare, misurano m 0,26x0,22x0,30 e m 0,22x0,27x0,30) ed E(a luce trapezoidale, m 0,35x0,23-0,15x0,20).

Gli scarsi elementi significativi di cultura materiale recuperatinell’asportazione dell’originario deposito archeologico, quasicompletamente sconvolto e rovesciato all’esterno da un brutaleintervento di scavo abusivo, comprendono uno spillone in bronzoa verga circolare e capocchia conica, un piccolo frammento di lin-gotto a panella o ox-hide in rame, due piccoli vaghi di pasta vitrea,

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Fig. 57. Il vano 6 in una veduta d’assieme da sud. In evidenza, in posizionequasi contrapposta all’ingresso, il bancone-sedile ad ellisse aperta e una nic-chia ricavata nel settore nord-est del perimetro murario.

un grano frammentario in ambra di forma conica, parte di un’ansaad arco a bastoncello triangolare (pertinente a brocca o broccaaskoide) decorata da una fila centrale di grossi punti impressi alter-nati a leggere solcature orizzontali (fig. 71.C); materiali, anchequesti, riferibili all’orizzonte Bronzo finale-I età del Ferro.

Almeno altre tre strutture di pianta analoga, affioranti dal terre-no per il solo filare di cresta in corrispondenza di tratti più o menolunghi dei rispettivi muri perimetrali, sono parzialmente visibiliimmediatamente a N, O e SO del vano 6; un’ulteriore capanna, anco-ra interrata e in gran parte illeggibile, sembra addossarsi, infine, alsettore E del perimetro murario della struttura indagata.

FERNANDO POSI

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Fig. 58. Materiale ceramico d’impasto dai vani 5 (A) e 7 (B).

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Fig. 59. Materiale ceramico d’impasto dai vani 7 (A) e 8 (B). La coppa care-nata su alto piede a tromba (*), dal vano 7, è in impasto tornito.

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Fig. 60 A. Materiale ceramico d’impasto e lingotto a panella in rame (*) dalvano 8. B. Materiale ceramico d’impasto e porzione di bracciale ad anello inbronzo dal vano 9.

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Fig. 61. Materiale ceramico d’impasto dal vano 11.

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Fig. 62. Materile ceramico d’impasto e con decorazione sovradipinta di colo-re rosso (*) dal vano 11.

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Fig. 63. Materiale ceramico d’impasto dai vani 11(A) e 13 (B). * Scala 1:4.

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Fig. 64. Materiale ceramico d’impasto e porzioni di spilloni in bronzo (*) dalvano 13.

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Fig. 65. Materiale ceramico d’impasto (A), con decorazione sovradipinta dicolore rosso-mattone (B), pugnaletti a base semplice e grani in bronzo (C) dalvano 17.

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Fig. 66. Materiale ceramico d’impasto dal vano 17c.

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Fig. 67. Brocchetta askoide a bocca tribolata in ceramica d’impasto dal vano17c.

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Fig. 68. Materiale ceramico con decorazione sovradipinta di colore rossodagli ambienti “c” (A) e “b” (B) del vano 17. C. Materiale ceramico d’im-pasto, sovradipinto a vernice rossa (*), pugnaletto a base semplice e fibulaad arco ribassato in bronzo dall’area esterna limitrofa al vano 17.

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Fig. 69. Materiale ceramico d’impasto e frammento di spada votiva in bron-zo (*) dal vano 4.

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Fig. 70. Materiale ceramico d’impasto dal vano 5.

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Fig. 71. Materiali ceramici dai vani 5 (A-B), 6 (C), 7 (D), 9 (E-F) e 13 (G-I).

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Fig. 72. Materiali ceramici dal vano 17 (nn. 8-9) e dall’arena esterna limi-trofa.

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Fig. 73. Materiali ceramici dal vano 17 (nn. 1-4) e dall’arena esterna limi-trofa (nn. 5-6).

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Note

1 Oltre agli edifici sacri, le diverse campagne di scavo effettuate fino adoggi nel complesso di Romanzesu, a cura della Soprintendenza per i BeniArcheologici delle Province di Sassari e Nuoro, hanno riportato in luce (inte-gralmente o per la gran parte) 12 vani; altri ambienti (vani 10, 12, 14, 15,16=18) sono stati oggetto di un’indagine preliminare, limitata all’evidenzia-zione di tratti più o meno ampi dei rispettivi muri perimetrali. Nel complesso,i diversi interventi di scavo (peraltro spesso non contigui) hanno coinvolto,approssimativamente, un’area di circa 3500 m2 di estensione su un totale di6/6,5 ettari circa di superficie residua interessata dalla presenza di emergenzearchitettoniche.

2 Gli altri vani (12, 14, 15 e 16=18) presentano una planimetria ancorasostanzialmente indistinta.

3 Panchine perimetrali = vani 1, 2, 7, 11, 13; banconi-sedili con sviluppo“spiraliforme” = vano 9, ad ellisse aperta = vani 6, 13, 17b, 17c, ad ellissechiusa = vano 7; piani rialzati = vani 7 e 9; focolari = vani 1, 2, 5?; nicchie =vani 6, 9, 11, 13, 17b; probabili stipetti = vani 6, 11, 13; un muro trasversale= vano 13.

4 Zoccolo/panchina perimetrale = vano 5; tratti di sedile bancone = vani 8,13 e 16/18.

5 Proprio per la valenza per così dire “pubblica”, “comunitaria” che la pre-senza esclusiva del sedile perimetrale sembrerebbe conferire alla grandecapanna circolare.

6 Qui, oltre alla “curia”, sono presenti diverse grandi strutture circolari conpanchina perimetrale, sia all’interno del cosiddetto “recinto delle feste” che inaltri settori del villaggio (“capanna della bipenne”, capanna 53). Cfr. R.ZUCCA, Il santuario nuragico di Santa Vittoria di Serri, Sardegna Archeolo-gica. Guide e Itinerari, C. Delfino Ed., Roma 1988.

7 Si vedano ad es. M.A. FADDA, Il villaggio, in AA.VV., La civiltà nuragica,Ed. Electa, Milano 1990, p. 102 ss.; A. MORAVETTI, Il complesso nuragico diPalmavera, Sardegna Archeologica. Guide e Itinerari, C. Delfino Ed., Roma1992, figg. 95-98, 100-101.

8 M.A. FADDA, La civiltà…, op. cit., p. 104.9 Presentano un orientamento a S/SE i vani 2, 5, 7, 16=18; a SE i vani 1, 8,

17b, 17c; a S/SO il vano 6.10 Tre probabili elementi architravali, costituiti da cospicui monoliti in gra-

nito, si osservano a terra in giacitura di crollo originaria o secondaria in cor-rispondenza dell’ingresso del vano 1 e nelle zone limitrofe agli accessi deivani 2 e 13.

11 Raggiungibili imboccando il sentiero di visita delimitato da staccionate a

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N del tempio a pozzo.12 Con la giustapposizione del vano 8 l’accesso originario diviene l’ele-

mento di passaggio e di raccordo tra i due ambienti.13 Che tale area sia stata praticata ed utilizzata fino alla occlusione dei pas-

saggi verso N (per la presenza del vano 10) e verso S (con la costruzione delmuro di delimitazione) sembrerebbe documentato dalla presenza di un lembodi bancone (appena evidenziato) addossato al paramento esterno del settore Edel perimetro murario del vano 8.

14 Tra i reperti un’ansa a gomito rovescio decorata a punti impressi, porzio-ni di stretto e alto tegame, di brocchetta, di vaso a collo, ecc.

15 Con porzioni di ansa a gomito rovescio, di brocchette, vaso a collo, sco-dellone, ollette e frammenti di parete decorati rispettivamente a singoli cerchie cerchielli impressi e a fasci di sottili linee incise.

16 Frammenti di ciotole carenate – una con pastiglia applicata –, di vaso acollo con cordone plastico orizzontale, di probabile brocchetta in ceramicad’impasto, una parete in ceramica tornita.

17 È accessibile dal percorso di visita nel tratto compreso tra i vani 1 e 2.18 In particolare, la porzione di ansa decorata (con una sintassi ornamentale

riferibile alla I età del Ferro) è stata recuperata direttamente a contatto con illembo di battuto pavimentale in argilla localizzato a ridosso del tratto S dellapanchina, all’interno della zona delimitata dall’allestimento “spiraliforme”.Dal medesimo livello provengono inoltre frammenti di ciotola carenata, diolle (una ad orlo fortemente ingrossato), di brocchetta, di ansa a gomito rove-scio.

19 Al momento ne rimangono sostanzialmente indefiniti i limiti meridiona-le (oltre il vano 17) e sud-occidentale (al di là del vano 13) come del restorisulta indeterminato per lunghi tratti il reale spessore del muro di delimita-zione occidentale, né, per altro verso, è ancora possibile individuare la pre-senza, peraltro plausibile, di aperture verso l’esterno. Lo scavo, infine, per lagran parte della superficie interessata dall’intervento, si è limitato all’asporta-zione dei livelli superficiali; tra i reperti recuperati si segnala una consistentepresenza di elementi di collana in pasta vitrea, di forma e colori vari e con unasignificativa frequenza di vaghi “ad occhio”, rinvenuti nella zona compresatra il sentiero di visita ed il lato Sud del tempio C.

20 Dal crollo consolidato provengono frammenti di ciotole carenate, di ollee ollette a corpo ovoide e globulare e con orlo svasato, di brocchetta askoide,di scodella ad orlo rientrante, di ansa a gomito rovescio, di ansa a nastro pas-sante a bastoncello con decorazione a cuppelle; dal livello a contatto con ilpiano d’uso porzioni di ciotole carenate – in alcuni casi con decorazione pla-stica applicata a bugnette presso l’orlo, a pastiglie a ridosso della carena, asegmento verticale –, di brocchetta askoide, di olle a breve colletto o ad orlosvasato.

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21 La struttura muraria mostra evidenti incongruenze di tracciato e scarsacoesione edilizia tra le diverse parti in cui sembra, apparentemente, articola-ta; in effetti, procedendo da N a S, si notano un primo tratto curvilineo (diret-to verso l’ingresso), con paramenti ben connessi, cui si raccorda in modo piut-tosto maldestro (fuori allineamento e con una brusca modificazione di trac-ciato) una porzione ad andamento rettilineo N-S conservata nel solo para-mento orientale, e quindi, dopo una lacuna, un breve tratto con orientamentonuovamente variato (NO-SE).

22 Il repertorio di forme ceramiche comprende, dai vari livelli, un piccolodolio ad orlo fortemente ingrossato, scodelle e scodelloni ad orlo rientrante(talora con ansa a maniglia impostata all’orlo), scodelloni lenticolari, ciotolecarenate, vasi a collo, olle e ollette, brocchette askoidi a collo tubolare e non,anse ad arco, a maniglia e a gomito rovescio.

23 Con porzioni di brocchette askoidi, di ciotole carenate talora con pastiglieapplicate, di scodelle e scodelloni ad orlo rientrante, di olle e ollette a collet-to, con orlo estroflesso o appena ingrossato e corpo da globulare a cilindro-ovoide, di anse a gomito rovescio, ad arco e a bastoncello decorate da puntipervi o impervi talora marginati lateralmente da solcature longitudinali o datacche oblique, di anse a maniglia – in un caso con decorazione a “spina dipesce” –, di ansa a nastro con leggere costolature longitudinali, ecc..

24 Dal crollo sovrapposto al piano d’uso provengono porzioni di brocchetteaskoidi a collo tubolare e non, di ciotole carenate, di olle e ollette ad orlo sva-sato con corpo ovoide o globulare, di scodelle e scodelloni ad orlo rientrantee appiattito a volte con ansa a maniglia impostata all’orlo, di anse ad arco –talora con decorazione a punti –, di anse a maniglia, ecc.; mentre il pianod’uso restituisce, oltre alle medesime forme documentate nel deposito di crol-lo, una fusaiola e frammenti vascolari con decorazioni ad occhio di dado, atriplice fila di punti, o dalla complessa sintassi ornamentale incisa e impressa,con motivi lineari, a “zig-zag” e a file di puntini, su registri sovrapposti.

25 Un allestimento simile, interpretato dal Taramelli come focolare, apparedocumentato nel vano “A” del villaggio nuragico di Nuraghe Arvu di CalaGonone-Dorgali (NU). Cfr.: A. TARAMELLI, Dorgali (Nuoro). Esplorazioniarcheologiche nel territorio del Comune, in A. TARAMELLI, Scavi e scoperte(1903-1939), vol. IV, p. 462, Carlo Delfino editore, Sassari 1985.

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FADDA M.A., Oliena. Sa Sedda ’e Sos Carros. Gli architetti dell’acqua sacra,in «Archeologia Viva», maggio-giugno 2005, Giunti Editore, Firenze.

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Glossario

Atrio (o vestibolo) Il primo ingresso di qualunque edificio.

Bancone Lunga “panca” costituita da vari blocchi accostati, che se-(o bancone-sedile) gue, in tutto o in parte, la parete interna del vano (came-

ra del nuraghe o capanna). È presente anche nelle esedredelle tombe di giganti, con la duplice funzione di soste-nere gli ortostati e di costituire un punto d’appoggio perle offerte ai defunti.

Betilo Pietra eretta, spesso lavorata, ritenuta essere “abitazionedel dio”. Il termine è di origine semitica (beth-’el), ma inSardegna è usato sia riferito a manifestazioni delle cultu-re prenuragiche, sia nuragiche e fenicio-puniche.

Commessura Il punto di contatto fra pietra e pietra nella muratura.

Concio Pietra appositamente lavorata per essere messa in operanella muratura. Detta anche ‘pietra concia’. In genere lepietre dei nuraghi, anche se‘conce’, presentano all’esternouna faccia più o meno piana e all’interno del muro un pro-lungamento all’incirca conico che si chiama ‘coda’. Da cui‘concio a coda’.

Corso Fila di pietre disposte orizzontalmente in muratura. Dice-si anche assise o filare.

Falsa cupola Volta a base circolare, costituita da filari di pietre inaggetto usata in Sardegna nelle camere interne dei nura-ghi o nei templi a pozzo.

Fittile Sinonimo di oggetto in terracotta, argilla, etc.

Giunto È il punto in cui le pietre di una muratura combaciano fradi loro.

Incastro Inserimento di una struttura architettonica nuova su di architettonico un’altra precedente legando le stesse con apposite pietre.

Lingotto Fusione di metallo in una forma specifica, utilizzata per ilcommercio. Spesso il suo peso è standard e ne è garantitala purezza. Nella Sardegna nuragica i lingotti di rame pos-sono avere forma piano-convessa, a “panella”, oppure a“pelle di bue” (ox-hide), del tipo così detto cretese-cipriota.

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Megalitica Costruzione a secco con grandi lastre di sostegno disposte (tecnica o architettura) in verticale o a coltello ed altre di copertura poggianti

orizzontalmente sulle prime, come nei dolmen e nelleallées couvertes (corridoi dolmenici). In genere valeanche come costruzione fatta di massi di notevole mole.

Megaron Edificio di pianta rettangolare composto da una cameraprincipale preceduta da un vestibolo. Al centro della salaprincipale si trova un focolare. In Grecia il tipo comparedai tempi del Neolitico; in Sardegna il termine è mutuatodalla Grecia.

Modellino Piccola scultura in pietra o bronzo o altro materiale che di nuraghe ripete in scala minore (da pochi a 70 cm.) il nuraghe sem-

plice o quello complesso (trilobato e quadrilobato).

Ogiva Arco acuto che segue il profilo delle false volte dellecamere e degli anditi dei nuraghi.

Ortostato Larga pietra o lastra, disposta verticalmente.

Panella Sinonimo di lingotto di forma circolare piano-convessa.

Pietra fitta Detto anche menhir. Monolite infitto verticalmente nelterreno, con funzione sacrale o funeraria.

Pozzo o Fonte sacra Edificio di età nuragica destinato al culto delle acque.

Pseudocupola Sinonimo di falsa cupola.

Stratigrafia II sovrapporsi in un sito di depositi naturali o artificiali.L’accumulo di rifiuti, documentato dai resti della culturamateriale o da quelli di pasto, forma uno strato archeolo-gico. Un temporaneo abbandono del sito in questione èdocumentato da terra sterile. Gli strati più bassi sonoquelli più antichi, mentre man mano che si sale ci si avvi-cina sempre più alle epoche attuali.

Strombato Dicesi di ingresso, feritoie, etc. che si allargano progres-sivamente.

Temenos Muro di recinzione (haràm in punico) del tempio, chedelimita l’area sacra dalla zona profana.

Tempietto “in antis” Edificio di culto con pareti laterali che si allungano oltrel’asse trasversale dell’ingresso, creando in tal modo delle“ante”, nel solo prospetto o anche nel retroprospetto: nel-l’ultimo caso abbiamo una costruzione “doppiamente inantis”.

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Tholos Vano o costruzione circolare con copertura a falsa volta ofalsa cupola ottenuta dal restringersi progressivo del cer-chio di ciascun filare di pietre.

Vestibolo Vano, generalmente all’aperto, che precede la scala diaccesso dei templi a pozzo.

Volta ogivale Dicesi della copertura di una cella o di un corridoio, ottenu-o falsa volta ta con l’inclinazione (o ‘aggetto’) progressiva delle pare-

ti interne senza la presenza di una ‘chiave di volta’.

Voltato Coperto a volta o falsa volta.

Zeppe Pietre piccole e scaglie interposte fra blocco e blocco diuna muratura per facilitare la stabilità dei medesimi.

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Sommario

Storia dello scavo 5

Il grande bacino cerimoniale 11

Capanna 1 19

Capanna 2 22

Megaron A 25

Area cerimoniale 30

Megaron C 30

Il problema dell’ambra 35

Megaron B 40

Le strutture abitative 47

Il complesso di strutture ad ovest del tempio C 54Vani 7-10, 12 54I vani 7-8 56Il vano 9 59

Il complesso di strutture a sud-est del tempio a pozzo 62Vani 11, 13, 14, 15, 16=18, 17 62Il vano 11 63Il vano 13 66Il vano 17 (a-c) 70

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Il settore orientale del villaggio-santuario 77Vani 4-6 77Il vano 4 77Il vano 5 79Il vano 6 82

Note 101

Bibliografia di riferimento 104

Glossario 106

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1. C. Tronchetti Nora

2. G.M. Demartis Anghelu Ruju

3. R. Caprara S. Andrea Priu

4. R. Zucca Fordongianus

5. E. Acquaro-C. Finzi Tharros

6. E. Contu Il nuraghe Santu Antine

7. R. Zucca S. Vittoria di Serri

8. M.A. Fadda Su Tempiesu

9. G. Lilliu-R. Zucca Barumini

10. P. Bartoloni Monte Sirai

11. R. Zucca Il tempio di Antas

12. C. Tronchetti S. Antioco

13. G.M. Demartis Puttu Codinu

14. F. Galli Ittireddu

15. P. Melis La Domus dell’Elefante

16. F. Lo Schiavo Il Museo Sanna

17. M.A. Fadda Il Museo di Nuoro

18. F. Galli Padria

19. A. Antona Ruju-M.L. FerrareseCeruti Il nuraghe Albucciu

20. A. Moravetti Il complessonuragico di Palmavera

21. A. Donati-R. ZuccaL’ipogeo di S. Salvatore del Sinis

22. F. Lo Schiavo-M. SangesIl nuraghe Arrubiu di Orroli

23. A. Mastino-C. VismaraTurris Libisonis

24. L.A. Marras Il Museo di Carbonia

25. R. Zucca Antiquarium Arborense

26. A. Moravetti Serra Orrios

27. D. Pulacchini Il Museo di Dorgali

28.A. Moravetti Il complessoprenuragico di Monte Baranta

29.E. Contu L’altare preistorico diMonte d’Accoddi

30.P. Melis La tomba di CampuLontanu nel territorio di Florinas

31.A.M. Colavitti/C. TronchettiGuida archeologica di Cagliari

32.A. MoravettiIl santuario nuragico di S. Cristina

33.V. SantoniIl Nuraghe Losa di Abbasanta

34.E. Atzeni Laconi.Il museo delle statue Menhir

35.P.M. Derudas La necropoli diMesu ’e Montes (Ossi)

36.P.M. Derudas Le necropoliipogeiche di S’Adde ‘e Asile,Noeddale e la Tomba diLittos Longos nel territorio di Ossi

37.A. Antona Il complesso nuragico diLu Brandali e i monumentiarcheologici di Santa TeresaGallura

38.M. Dadea L’anfiteatro romano diCagliari

39.M.A. Fadda Il Villaggio Santuariodi Romanzesu

SARDEGNA ARCHEOLOGICAReprints e nuovi studi sulla Sardegna antica

Collana diretta da Alberto Moravetti

SERIE GUIDE E ITINERARI

Page 113: Sardegna Archeologica Guide E Itinerari - 39 - Il Villaggio Santuario Di Romanzesu (Maria Ausilia Fadda, Fernando Posi)

Finito di stampare nel mese di giugno 2006presso Stampacolor Industria Grafica

Zona Industriale Muros (SS)