Sarca 493

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Concorso di restauro 2011 Quarta edizione Relazione sugli interventi di restauro Radio S.A.R.C.A. Modello 493

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Concorso di restauro A.I.R.E. Sarca modello 493

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Concorso di restauro 2011Quarta edizione

Relazione sugli interventi di restauro

Radio S.A.R.C.A. Modello 493

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S.A.R.C.A. ed il miracolo economico

Dalle macerie della seconda guerra mondiale, l'Italia imboccava la via di un grande sviluppo industriale e conseguentemente un progressivo miglioramento delle condizioni economiche delle famiglie.Lasciate ormai alle spalle le tragedie del conflitto, gli Italiani avevano il desiderio di ritrovare serenità e spensieratezza e la radio, con il suo carico di musica, informazione ed intrattenimento, assolveva pienamente a questo compito.

A partire dalla fine degli anni '40 ed ancora di più durante gli anni '50 e '60, la produzione di apparecchi radio conobbe uno sviluppo impetuoso.

Accanto ai marchi storici della radio, attivi anche prima della guerra, cominciarono ad apparire una miriade di piccoli e medi produttori, attirati da un settore produttivo molto florido.

Della S.A.R.C.A. (Società Apparecchiature Radio Costruzioni Affini), costruttrice del ricevitore oggetto di questo restauro, si sa veramente poco, dalle informazioni che sono riuscito a reperire, grazie al prezioso aiuto di altri tecnici ed appassionati, dovrebbe aver iniziato l'attività verso la fine degli anni '40 a Milano; dalla consultazione di un annuario dell'industria e commercio radio-tv del 1958-59, risulta che la ditta fosse di proprietà del Sig. Tibaldi Camillo, con sede in Piazza VI Febbraio, 12.

La produzione dovrebbe essere durata per circa 25 anni, dalla fine degli anni '40 alla metà dei '70, risulta traccia di una serie di apparecchi destinati all'esportazione in Germania e marchiati SARKA, oltre alle radio vennero prodotte anche alcune fonovaligie e registratori a nastro in bobine.

A rendere ancora più difficile il reperimento delle informazioni sulla produzione concorre il fatto che questo fabbricante non è mai comparso negli annuari ANIE.

Come per molti altri piccoli produttori, la componentistica veniva acquistata dai grossi fabbricanti di parti radio come Geloso, Ducati ecc. ed il progetto ricalcava abbastanza fedelmente gli schemi elettrici approntati dai grossi costruttori.

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Il restauro

La radio è arrivata dentro un grande scatolone, con all'interno una notevole quantità di materiale assorbente (polistirolo e pluriball), purtroppo, nonostante tutte queste accortezze, il corriere è riuscito comunque a far rompere la preziosa scala parlante della radio, oltre che ad incrinare in un paio di punti il mobile in legno.

Lo chassis interno presentava segni di ruggine in vari punti ma complessivamente appariva in buone condizioni e con tutte le valvole presenti e apparentemente integre.Il mobile presentava alcuni rigonfiamenti nella impiallacciatura superiore e lungo il bordo della parte frontale, chiaro segno che il legno è stato esposto, in passato, ad infiltrazioni d'acqua.Come spesso accade, il cavo di rete ed il pannello posteriore erano mancanti.

La targhetta in alluminio posta sullo chassis riporta, oltre alla marca, il modello che in questo caso è 493, curiosamente lo spazio destinato al numero di serie è vuoto.Le dimensioni della radio sono:larghezza 63 cm, altezza 34 e profondità 25.Le bande di ricezione sono quattro e precisamente due onde medie, onde corte e cortissime.Sul frontale, da sinistra a destra, troviamo le manopole del volume/interruttore, tono, selezione gamma e sintonia.La tela sulla sinistra appare macchiata e leggermente lacerata nei pressi delle tre astine in ottone, forse a causa dell'azione dell'ossido presente su questi fregi di protezione.

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Primo intervento: la scala parlante

Dopo aver estratto lo chassis dal mobile ed aver recuperato i vari pezzi della scala parlante, ho deciso di iniziare subito da quest'ultima dato che a prima vista risultava essere l'intervento più lungo da attuare.Quando si è nella necessità di dover sostituire una scala danneggiata, si può optare principalmente tra due possibilità: cercarne una integra nei mercatini o in internet oppure effettuarne una copia.In questo caso, data la scarsa diffusione del marchio Sarca, la scelta obbligata è stata di procedere alla ricostruzione.Per prima cosa ho unito, con del nastro adesivo trasparente, tutte le varie parti della scala per poter passare alla fase di scansione ed acquisizione dell'immagine con il computer.

Al fine di ottenere una buona risoluzione conviene scansionare a non meno di 300 dpi (dot per inch- punti per pollice), io ho scelto la risoluzione di 400 dpi.Una volta ottenuta la copia digitale della scala è iniziata la fase più lunga della ricostruzione: il fotoritocco.Queste operazioni hanno richiesto molte

ore di lavoro per eliminare il disturbo digitale sull'immagine, eliminare i segni delle crepe sul vetro, ricostruire alcune parti delle scritte dei nomi delle città, migliorare l'intensità del nero e sostituire le varie cornici a specchio con una colorazione grigio chiaro.Tutte queste operazioni sono state fatte per ottenere una copia il più possibile realistica della scala originale, maggiore sarà il tempo dedicato a queste operazioni e migliore sarà il risultato finale.Per ricostruire fisicamente la scala in vetro ci sono alcune alternative:affidarsi ad alcuni artigiani in grado di riprodurre con la tecnica della serigrafia su singola lastra di vetro, ottenendo un risultato estremamente vicino all'originaleoppure ci si può far preparare da un vetraio due vetri della stessa dimensione della scala originale tra i quali andremo ad inserire la stampa su lucido della nostra scala parlante.Io ho scelto la seconda soluzione anche perchè l'avevo già sperimentata in passato con buoni risultati.La stampa su lucido deve essere fatta con una stampante al laser.Le due lastre di vetro sono state preparate da un vetraio, dato che dovevano essere realizzati anche i quattro fori per far passare i perni delle manopole, è stato necessario utilizzare uno spessore di 4 mm per ogni lastra dato che con sezione inferiore, durante la foratura si rompeva il vetro.Dato che guardando in controluce la stampa sul lucido, le parti in nero apparivano troppo sbiadite, ho deciso di stampare due copie della scala su due lucidi da sovrapporre con precisione per ottenere un nero molto coprente.

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Dopo aver perfettamente pulito una faccia del vetro, avero sovrapposto i due fogli stampati ed aver aggiunto il vetro superiore, ho tagliato a filo, con l'aiuto di un taglierino, i bordi sporgenti del lucido.Per tenere fermo questo “sandwich” mi sono aiutato con un peso, ho passato sul bordo esterno dei due vetri un collante abbastanza denso ed ho aspettato qualche ora la completa asciugatura.Per completare il lavoro, sempre con l'aiuto di un taglierino a lama sottile, ho ritagliato il lucido nei punti dove sono stati fatti i fori per le manopole.Il risultato finale è stato complessivamente soddisfacente, un occhio esperto potrà riconoscere che non è l'originale ma direi che è più che accettabile.

Lo spessore complessivo della nuova scala è di alcuni millimetri superiore rispetto all'originale ma per fortuna le staffe che la fissano al mobile permettono ugualmente di montarla senza particolari difficoltà.

Restauro elettrico

Dopo essermi tolto il pensiero della ricostruzione della scala in vetro, mi sono dedicato alla sistemazione del circuito.Lo chassis è realizzato con una lamiera in ferro verniciata di verde/grigio, nella parte frontale, dovendo fare da sfondo per la scala parlante, è stata invece colorata di bianco.Sulla parte superiore del telaio sono montate le cinque valvole della serie Rimlock, i cui zoccoli sono fissati alla lamiera attraverso delle placchette di alluminio, questo perchè in origine questo telaio era stato progettato per ospitare dei tubi con zoccolo grande, probabilmente degli octal, ma con l'arrivo della “nuova” generazione di valvole, per non sprecare i telai che erano rimasti in magazzino, il costruttore ha approntato questa modifica.La lamiera ha varie tracce di ruggine, in particolare nella parte frontale dove la funicella è rotta e l'indice staccato.

Le lampadine della scala sono presenti ed ancora integre.

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Nella parte inferiore il telaio ha, come sempre nelle radio di questo periodo, tutti i componenti montati in aria, complessivamente la disposizione è abbastanza ordinata, anche grazie all'uso di una basetta di backelite per ancorare buona parte dei componenti più piccoli.

I condensatori elettrolitici di filtro mostravano di aver perso parte dell'elettrolita ed allora ho deciso di procedere subito alla loro sostituzione.Il primo condensatore è un 16 uF, il secondo, visibile nella parte superiore dell'immagine è invece da 8 uF, entrambi della Ducati.

Per mantenere l'estetica originale, li ho svuotati del contenuto ed all'interno ho inserito alcuni condensatori in serie per raggiungere la corretta tensione (500V) e capacità nominali.

Nella fase si svuotamento del condensatore, la cartina esterna si era rovinata ed allora l'ho rifatta con il computer e la stampante.Successivamente ho sostituito il cavo di rete, fortunatamente ne avevo uno su un vecchio telaio in demolizione ed allora ho potuto recuperare anche in questo caso l'estetica originale.Nel montarlo ho aggiunto un gommino passacavo per proteggerlo da possibili tagli a contatto con la lamiera dello chassis.

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Dopo aver verificato visivamente che non ci fossero cavi spellati o altri componenti danneggiati sulla linea di alimentazione ed aver dato una veloce pulita agli zoccoli delle valvole, ho provato ad alimentare il circuito.La radio dispone di un trasformatore separatore in grado di funzionare con tensioni di rete da 110 a 280 volt, sul secondario troviamo gli avvolgimenti per alimentare i filamenti delle valvole a 6,3 volt, l'uscita a 4 volt per il filamento della valvola raddrizzatrice a riscaldamento diretto AZ41 e l'avvolgimento ad alta tensione con presa centrale per la tensione anodica.Dopo essere stata raddrizzata dalla AZ41, la tensione anodica viene filtrata dal condensatore da 16 uF, attraversa la bobina di campo dell'altoparlante ed infine arriva sul secondo condensatore da 8 uF, anch'esso precedentemente ricostruito.I collegamenti alla bobina di campo ed al trasformatore d'uscita, montati sull'altoparlante, avvengono attraverso un connettore multipolare sul fianco destro del telaio.Per la prima accensione ho deciso di lasciare scollegato il connettore e conseguentemente tutto il carico dal

circuito, ed ho inserito il voltmetro ai capi del primo condensatore di filtro.Misurando i contatti dell'interruttore montato sul potenziometro del volume, ho notato che la chiusura era incerta dato che si misuravano alcune decine di ohm con contatto chiuso.Per prova ho allora cortocircuitato l'interruttore.Dopo aver dato tensione al circuito ed aver notato la regolare accensione del filamento della raddrizzatrice e delle altre valvole, ho rilevato che la tensione ai capi del condensatore era molto bassa ed immediatamente ho visto che la resistenza di chiusura verso massa della presa centrale del secondario dell'anodica iniziava a fumare ed ho immediatamente spento tutto.Ho pensato che ci fosse qualche cortocircuito nella valvola AZ41, mi sono procurato lo schema dei terminali della valvola ed ho iniziato a fare delle verifiche.La AZ41 è una valvola doppio diodo a riscaldamento diretto, dove il filamento dunque svolge anche la funzione di catodo e da dove viene prelevata la tensione raddrizzata.

La tensione alternata viene applicata alle due placche attraverso un secondario con presa centrale collegata a massa.Mentre facevo delle misure sullo zoccolo della raddrizzatrice, mi sono accorto che

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invece dei 4 piedini che dovrebbero essere utilizzati (2 di filamento/catodo e 2 relativi alle placche), sullo zoccolo erano saldati i cavi su cinque piedini.Seguendo il circuito ho trovato i pin 2 e 6 connessi al trasformatore ed i piedini 7 e 8 all'avvolgimento a 4 volt per il filamento e fin qui tutto regolare ma l'uscita raddrizzata invece che essere prelevata su uno dei pin del catodo/filamento, era connessa al piedino n.1 che teoricamente, seguendo il datasheet del tubo, non dovrebbe essere connesso internamente.In realtà nella AZ41 montata il pin 1 è collegato ad una delle placche (precisamente quella del pin 2) e dunque sul primo condensatore di filtro circolava direttamente la corrente alternata del trasformatore e da qui si spiega l'elevato assorbimento di corrente ed il conseguente surriscaldamento della resistenza da 60 ohm di chiusura del circuito verso massa.

Inizialmente pensavo che qualche tecnico improvvisato, avesse tentato una riparazione maldestra, saldando un filo nel posto sbagliato ma le saldature sullo zoccolo apparivano assolutamente

originali.Cercando su internet, mi sono imbattuto, su un forum tedesco, in una discussione dove si trattava proprio della AZ41 e del vezzo di alcuni costruttori di utilizzare alcuni pin teoricamente liberi, per delle connessioni interne.Il pin 1, in alcuni casi, sembra che venisse collegato al centro del filamento per tenerlo teso, in altri casi veniva invece connesso alla placca.Quando la radio è stata prodotta, il costruttore aveva una partita di tubi con il pin 1 connesso al filamento e dunque hanno pensato, invece di collegare un secondo filo su uno dei capi del filamento, di sfruttare il pin 1 per raggiungere lo scopo ed avere una filatura interna più ordinata.Sostituendo la valvola con una di altra marca, è successo che il pin 1, internamente, fosse invece connesso alla placca e per questo creasse questo problema.

Dopo aver saldato il cavo dell'uscita anodica al pin 8, alla successiva riaccensione, misurando sul primo condensatore, ho trovato la corretta

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tensione di circa 310 Volt.Adesso eventuali successive sostituzioni del tubo raddrizzatore non daranno più problemi.Prima di ricollegare il connettore della bobina di campo, ho sostituito un condensatore in carta metallizzata da 50 KpF perchè evidentemente interrotto.

Con delicatezza sono riuscito ad estrarre le parti del vecchio condensatore, liberare i due reofori ed introdurre un nuovo condensatore moderno, così da mantenere l'aspetto originale del condensatore Ducati.

Non avendo notato altri problemi ai componenti interni, ho potuto finalmente dare tensione al circuito per provare il funzionamento.Dopo che si sono scaldare le valvole, in altoparlante ho cominciato a sentire qualche rumore, muovendo la manopola di cambio gamma, sono riuscito a captare qualche disturbo, azionando poi a mano il condensatore variabile (la funicella è ancora rotta), sono riuscito a ricevere qualche suono dalle onde medie.

Il passaggio da una banda all'altra appariva incerto perchè il commutatore non aveva lo scatto in prossimità di ogni singola posizione e questo rendeva difficile sintonizzare le varie bande.Guardando da vicino il meccanismo, ho notato che mancava l'elemento che doveva fare da fermo durante la rotazione del perno del commutatore.Ho allora deciso di smontare il gruppo A.F. per cercare di ripararlo.

Mi sono accorto che mancava una parte che doveva permettere di fermare il commutatore in prossimità di ogni serie di contatti. Con della lamiera d'acciaio, tagliata a misura e sagomata, ho realizzato la parte mancante indicata nella foto dalla freccia e l'ho fissata ai fori laterali presenti nel commutatore.Dopo aver ben pulito tutti i contatti fissati sulla parte interna che esterna del disco in bachelite del commutatore, l'ho assemblato e rimontato al suo posto nel telaio.

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Le bande si riuscivano a commutare con maggior precisione e così ho potuto testare meglio la ricezione.Mi sono accorto che il volume, anche con il potenziometro ruotato completamente a sinistra, rimaneva comunque abbastanza alto pur se uno dei capi del potenziometro era regolarmente saldato a massa.Misurando tra i due capi, ho trovato resistenza infinita, mentre tra il polo centrale e l'altro laterale, si riusciva a misurare la resistenza.

Dopo aver smontato il potenziometro, ho individuato il problema: una crepa sul materiale resistivo dove è fissato il contatto.

Per ripristinare il contatto ho utilizzato una vernice conduttiva con argento che di solito si usa per ricostruire piste interrotte sui circuiti stampati o riparare l'elemento riscaldante dei lunotti termici nelle auto.

Mentre si asciugava la vernice, ne ho approfittato per disossidare l'interruttore di accensione con l'aiuto di un piccolo spazzolino con le setole in metallo e dello spray.

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Successivamente, dopo aver ri-assemblato il potenziometro del volume, ho staccato dal telaio anche il potenziometro del tono per pulirlo ed il perno della manopola di sintonia.Con il frontale del telaio sgombro dai potenziometri e dopo aver staccato le lampadine della scala e i perni dove scorre la funicella, ho mascherato con del nastro in carta da carrozziere tutti i fori rimasti e la parte posteriore del telaio per prepararlo alla colorazione in bianco del frontale.Dopo la verniciatura ho rimontato tutti gli elementi precedentemente smontati ed ho montato la nuova funicella di sintonia.

La radio è dotata di valvola indicatrice di sintonia tipo EM4 con zoccolo a vaschetta, che andava fissata nella parte superiore dello chassis, in corrispondenza di alcuni fori realizzati su una parte della lamiera tagliata e piegata allo scopo in modo un poco grossolano, forse perchè era una modifica al circuito che veniva fatta successivamente per dotare alcuni modelli dell'occhio magico.Nelle ricerche su internet ho infatti trovato la foto di un modello con mobile molto simile, stesso telaio ma privo della valvola indicatrice.

Durante il funzionamento la zona fluorescente si illuminava pochissimo, era necessario un buio quasi completo per vedere debolmente la luce verde.Inizialmente pensavo ad un forte esaurimento del tubo, come spesso succede dopo molti anni di utilizzo ed invece la causa della scarsissima illuminazione era un resistore da 1 Mohm montato direttamente sullo zoccolo e che risultava interrotto.Rimaneva solamente da fissare lo zoccolo alla lamiera dello chassis, dato che era arrivato già staccato, ho supposto che inizialmente fosse avvitato utilizzando

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semplicemente uno dei buchi di ancoraggio dello zoccolo.Dato che erano entrambi rotti, invece che sostituire lo zoccolo ho provato a ricostruire la piccola parte di zoccolo mancante con della resina bi-componente, successivamente smussata e verniciata per adattarsi allo zoccolo.

Dopo aver applicato la resina

Zoccolo pronto per il montaggio

La parte posteriore del telaio è verniciata in un colore grigio/verde, in alcuni punti erano presenti vari segni di ruggine, data la difficoltà per smontare gli zoccoli, i connettori d'antenna e fono, tutti fissati al telaio metallico con dei piccoli rivetti, ho preferito non riverniciare questa parte ma comunque pulirla a fondo, grattare con spazzolino metallico le ghiere degli zoccoli, pulire le lamine del condensatore variabile e depositare un leggero strato di cera trasparente sulla superficie dello chassis per impedire che le tracce di ruggine possano allargarsi.L'altoparlante è stato ripulito dalla polvere, eliminate le tracce di ruggine con della paglietta metallica e passato con della pasta lucidante micacea silver.

Complessivamente la ricezione è apparsa abbastanza buona, in particolare nelle

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bande delle onde medie, con una potenza d'uscita sostenuta, si può considerare che le valvole abbiano una resa ancora adeguata.Data la scarsità di informazioni sulla marca e la mancanza di uno schema specifico di questo modello, riporto l'elenco delle valvole montate nella radio nel caso potesse servire ad altri che dovessero imbattersi nel restauro di questo tipo di ricevitore.

Elenco valvole impiegate:

ECH42EF41EBC41EL41AZ41EM4

Per lo schema elettrico, non essendo disponibile quello della Sarca, si può fare riferimento ad uno molto simile: modello G134 della Geloso.

Restauro del mobile

Dopo aver pulito per bene il mobile con un panno leggermente inumidito per togliere la polvere e lo sporco è stato possibile verificare gli interventi necessari per un adeguato restauro.Il contatto con l'acqua ha causato il rigonfiamento di parte dell'impiallaccio nella parte superiore del mobile e lungo il bordo del frontale.Il traumatico viaggio della radio, oltre alla rottura della scala parlante, ha causato alcune crepe nel mobile ed il distacco di uno dei listelli di rinforzo nella parte laterale posteriore.

Per primo ho provveduto a stabilizzare la struttura del mobile re-incollando con del vinavil e con l'aiuto di morsetti per il fissaggio, tutte le parti in legno distaccate.Negli strati distaccati nel bordo del mobile ho usato sempre della colla vinilica ma maggiormente diluita con acqua per permetterle di penetrare meglio

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negli spazi esigui tra uno strato e l'altro.Dopo aver atteso la completa asciugatura della colla è iniziata la fase più delicata del restauro del mobile: il fissaggio dell'impiallacciatura.

Per spianare le forti ondulazioni sulla parte superiore del mobile, ho inizialmente inumidito, con un panno leggermente imbevuto d'acqua, la zona interessata per permettere alle fibre del legno di ammorbidirsi e ritornare elastiche, poi con l'aiuto di un taglierino a lama sottile ho effettuato un taglio longitudinale su tutta la lunghezza del rigonfiamento e vi ho depositato sopra una buona quantità di vinavil molto diluito.Con continui movimenti delle dita sulla superficie ho permesso alla colla di penetrare all'interno della fessura che avevo creato.

Dopo alcuni minuti di questo trattamento, ho cominciato a pressare con le mani la parte della superficie da incollare, poi

dopo aver eliminato la colla in eccesso dalla superficie, dopo aver sovrapposto un foglio di giornale sopra, ho pressato il tutto con l'aiuto di due assicelle ed un paio di morsetti da legno.Questa operazione l'ho replicata in tutti i punti dove la superficie risultava rialzata.Il fissaggio del legno sul bordo del frontale ha richiesto ancora più tempo e pazienza.Ho proceduto ad ammorbidire l'impiallaccio con il solito panno inumidito, procedendo di 3-4 cm alla volta ed introducendo nella fessura la colla vinilica diluita ma in questo caso ho dovuto pressare solo con le dita dato che il bordo arrotondato non permetteva di usare altri sistemi di fissaggio.Questo intervento ha richiesto più giorni per essere completato dato che occorreva attendere prudentemente anche i tempi di essiccazione prima di procedere oltre.

Nei punti del bordo dove mancavano dei piccoli pezzi di impiallacciatura, ho riempito il vuoto con della cera in stick del colore del legno, che ho lasciato asciugare per qualche minuto e poi ho asportato la parte in eccesso con lo sfregamento di un panno di lana.

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Dopo aver asportato la cornice in legno che ospita la tela dell'altoparlante, smontate le tre barrette in ottone poste a protezione, ho tentato la pulizia della stoffa ma con scarsi risultati.La tela era ormai scolorita ed in alcuni punti era anche lacerata.Mi sono deciso a sostituirla con quella più simile che ho trovato cercando in internet.Nel frattempo ho pulito e lucidato con pasta abrasiva molto fine, le parti in ottone (barrette e cornice rotonda dell'occhio magico).

Ed ho rimontato il tutto sulla cornice di legno.Per terminare la fase di recupero del mobile ho passato su tutta la superficie della paglietta metallica finissima, così da togliere lo strato più esterno della vecchia cera, successivamente, dopo aver abbondantemente spolverato, ho passato una cera colorata marrone per ridare intensità alla tinta del legno ed infine ho dato una cera lucidante.In questo modo ho preservato il più possibile la patina originale, dando contemporaneamente una nuova lucentezza al mobile.

A questo punto ho rimontato la cornice con la tela nuova e la scala parlante precedentemente ricostruita.Le manopole, di chiara produzione Geloso, sono state semplicemente sgrassate a fondo, i feltri rotondi sotto la manopola sono stati lavati.

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Per completare il restauro della radio, non rimaneva che rifare il pannello posteriore mancante.

Purtroppo non sono riuscito a trovare foto del posteriore di questo modello, ho allora preso a riferimento le foto di altri pannelli dello stesso costruttore.Ho preso le misure direttamente sul mobile servendomi di un grosso foglio di cartoncino, ho misurato le distanze per fare le aperture per i connettori d'antenna e fono.Su un foglio di masonite ho riportato il disegno ed ho eseguito il taglio servendomi di un seghetto alternativo impostato alla massima velocità e con una lama da metalli, decisamente più adatta per tagliare l'impasto denso di questo legno pressato.Per finire ho realizzato tagli per i connettori, per l'aerazione della radio, il foro per il cordone di alimentazione ed infine gli scansi dove andranno gli occhielli di chiusura del coperchio.Anche per questa parte ho passato della cera colorata marrone sulla superficie per meglio armonizzarla con il resto del mobile.

In conclusione, considerando le condizioni in cui era arrivata la radio, in particolar modo la scala parlante, posso ritenermi soddisfatto del risultato ottenuto.

Pablo Javier Villegas

Grazie a:Federico Mantovani per i suggerimentiGino Brizioli e Sandro Zucchet per le ricerche sul marchio Sarca e naturalmente grazie all'A.I.R.E per l'organizzazione del concorso.

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