SANT’AGATA IN FESTA A CAPUA · Confucio 2 primo piano ACURADIMONS. GIUSEPPECENTORE sabato 4...

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Periodico di Fede, Attualità e Cultura ANNO 8 - n° 5| 4 febbraio 2017 | 1 euro Un Presidio per integrare pagina 6 Speciale comunicazione pagine 8 e 9 Educare alla legalità pagina 14 SANT’AGATA IN FESTA A CAPUA 5 febbraio, festa della Santa Patrona di Capua ricca di eventi di fede arte e cultura

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Page 1: SANT’AGATA IN FESTA A CAPUA · Confucio 2 primo piano ACURADIMONS. GIUSEPPECENTORE sabato 4 febbraio 2017 - Anno 8 n°5 I l 5 febbraio la città di Capua festeggia la sua patrona:

Periodico di Fede, Attualità e Cultura

ANNO 8 - n° 5| 4 febbraio 2017 | 1 euro

Un Presidio per integrarepagina 6

Speciale comunicazione

pagine 8 e 9

Educare

alla legalitàpagina 14

SANT’AGATAIN FESTA A CAPUA

5 febbraio, festa della Santa Patrona di Capua ricca di eventi di fede arte e cultura

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Sul sentiero

dei giorni

Se è vero che le guerre si vincono con icannoni, i carri armati e gli aerei, ogniPace degna di questo nome è una crea-zione dello Spirito.George Bernanos

Dare ogni giorno un colpo di zappa nellastessa direzione, in maniera che quandoa sera, stanchi e sudati, volgiamo indietrolo sguardo ci accorgiamo di aver tracciatouna strada.Anonimo Campano

È necessaria e preziosa la soluzione dellacontraddizione tra il finito e l’infinito euna risposta al problema della vita chesia tale da rendere possibile la vita.Leone Tolstoi

La suprema felicità della vita è il saperedi essere amati per quello che si è, o di es-sere amati a dispetto di quello che si è.Victor Hugo

Ogni grande questione politica dipendeda una fondamentale questione teolo-gica.Juan Danoso Cortés

Il primo mattino della Creazione hascritto le parole che l’ultima alba del giu-dizio finale decifrerà.Omar Kha yyam

Ho sempre considerato la ricerca della“verità delle cose” la qualità che definiscel’uomo.San Giovanni Paolo II

La Chiesa deve sempre rispondere a que-sta domanda: per quale scopo siamonati? Qual è il fine dell’uomo?Thomas S. Eliot

I nostri poveri morti: Noi ce ne siamo an-dati, addio addio, ma loro/non sannostaccarsi da noi/ci seguono con quei lun-ghi occhi dolenti/né mai ci perdono divista/per quanto lontano si vada/sullastrada che sempre cammina.Diego Valeri

Sul cammino spirituale non bisogna cer-care lo straordinario. Lo straordinario ènelle profondità dell’ordinario.K. Graf Durckheim

Colui che ama imparare è molto vicino alsapere.Confucio

2 primo piano

A CURA DI MONS. GIUSEPPE CENTORE

sabato 4 febbraio 2017 - Anno 8 n°5

Il 5 febbraio la città di Capua festeggiala sua patrona: Sant’Agata. Quest’annoci saranno, oltre alle celebrazioni inCattedrale alle 8.30 e 11.30 ci sarannovari eventi artistici e culturali, ma ini-

ziamo col parlare un po’ della protagonista.Nell’antica terra Trinacria, alle pendici dellamontagna di fuoco, Agata, che vuol significarebuona, preziosa come pietra ornamentale,sotto il pro-console siciliano Quinziano, siadorna del martirio prolungato sotto diverseforme: la danza sui carboni ardenti, l’estirpa-zione dei capezzoli, lo stillicidio.Il governatore in nome di Roma a Catania,non appena vide Agata, fu rapito dalla suabellezza, ma i suoi tentativi di seduzione fu-rono vani e respinti da Agata sempre congrande fermezza. Non cedendo alle sedu-zioni, fu sottoposta al martirio. Gli atti delmartirio evidenziano il calore ardente di que-sta giovane catanese, appassionata al cuoretrafitto di Gesù Crocefisso, che muore can-tando, e lodando Dio che accetta la duplicedonazione della verginità e del sangue. Primo segno della sua santità fu il velo, flam-meum, che portava mentre veniva arsa e cheinvece ne uscì intatto. Era il velo, rossofiamma, ricevuto durante la velatio, la suaconsacrazione all’amore per Gesù Cristo. Ilvelo divenne subito una preziosa reliquia diSant’Agata e fu più volte portato in proces-sione di fronte alle colate laviche dell’Etna.Una reliquia del velo è custodita nella BasilicaCattedrale di Capua.Sempre nella Basilica Cattedrale troviamol’opera scultorea a mezzo busto in argento erame dorato di un ignoto argentiere risalentealla prima metà del XVIII secolo; un dipintodi un ignoto pittore napoletano (olio su tela)della metà del XVIII secolo, con S. Stefano inpiedi con infradito e oltre ai classici attributitroviamo il velo in testa (miracolo riferito delVulcano Etna) e lo stesso Vulcano in eruzione.Nell’adiacente Museo Diocesano si trova undipinto (olio su tela di cm101x16) sempre diun ignoto pittore napoletano della secondametà del XVI secolo, con veduta della vecchiaCapua e in lontananza la Basilica Benedettinadi S. Angelo in Formis. (L’attuale Monte Tifatasantangiolese prima ancora di chiamarsi S.Nicola si chiamava, infatti, Monte di S. Agata).Proprio in collegamento con le diverse opered’arte appena citate, il 5 febbraio il Punto In-formativo Capua Sacra presenta ufficial-mente la sua mission per cominciare unlavoro serio e costruttivo che aiuterà a realiz-zare gli obietti di valorizzazione prefissatidalla Curia di Capua, per rendere fruibile laBasilica Cattedrale e i suoi tesori, nonché lechiese succursali, attraverso percorsi di visitatematici.Il primo e principale itinerario, “SAN-T’AGATA E LA CATTEDRALE DI CAPUA. ILRACCONTO”, è centrato proprio sulla Catte-drale e sulla Santa Patrona, prevedendo unasuggestiva visita ai tesori sacri quali il bustoargenteo e la reliquia di Sant’Agata e alla partegià accessibile del Museo Diocesano, soffer-mandosi sulla storia della vergine catanese.

La visita narrata a cura delle Guide Turistichedell’Info Point, che partirà alle ore 10.00 dalPunto Informativo Capua Sacra, sarà un parti-colare itinerario che condurrà a conoscere lastoria di Agata e i suoi miracoli e a scoprire itesori conservati nella Basilica.L’Info Point Capua Sacra fa parte di un pro-cesso di valorizzazione e “promozione” deibeni ecclesiastici del centro storico per ilquale è stata istituita la Commissione CapuaSacra che vede insieme vari soggetti già ope-rativi sul territorio nell’ambito della valorizza-zione dei beni culturali, come ConsorzioCapua Arte e Cultura, Damusa, Artemia,Pro Loco di Capua, Architempo, con l’obiet-tivo di entrare in rete con altre organizzazionipubbliche e private che perseguano i mede-simi scopi turistici e culturali.“Siamo convinti che se vogliamo davvero far

rivivere il passato al giorno d’oggi, dobbiamo

raccontarlo: dobbiamo ricreare vicende che ci

facciano sentire il contatto diretto con la vita

vera dei secoli scorsi, attraverso le opere d’arte

che il passato ci ha lasciato. Perché a noi esseri

umani interessano anzitutto le persone: toc-care con mano il passato non significa per noi

solo toccare una pietra o un oggetto, ma im-

maginare chi ha posato quella pietra e pla-

smato quell’oggetto. E solo attraverso le storie

riusciamo a confrontarci faccia a faccia conchi ci ha preceduto: un confronto sicura-mente virtuale e immaginario, ma non per

questo meno reale. La narrazione, in tutte lesue forme, è lo strumento privilegiato perappassionare i contemporanei al passato efar sì che, attraverso il passato, conoscanomeglio anche il presente.Coinvolgere i visitatori, li fa sentire protagoni-

sti, fa capire loro che il passato li riguarda, che

è parte integrante delle loro stesse vite.”Altro evento sarà la consegna del “PremioSant’Agata”, onorificenza assegnata a Ca-puani che hanno onorato la Città e le hannodato lustro. Quest’anno, giunto alla sesta edi-zione, la cerimonia si svolgerà alle ore 10.00presso la Sala Consiliare ed a consegnare ilpremio sarà il sindaco, gen. Edoardo Centore,che fu il primo a ricevere il premio nel 2012.Per il 2017 l’Associazione “Pro Capua” presie-duta da Camillo Ferrara ha assegnato il pre-mio all’Ambasciatore Paolo Janni. IlDiplomatico, nativo di Sant’Angelo in Formis,è stato editorialista de Il Mattino e Avvenire,docente di Politica Europea alla Catholic Uni-versity of America ed è stato, tra l’altro, viceCapo Missione dell’Ambasciata italiana a Wa-shington e Ambasciatore presso l’Organizza-zione degli Stati Americani.

DI DIB

Ambasciatore Paolo Janni

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chiesa 3

Giullarenon burlesco

DAL VANGELO SECONDOMATTEOMT 5,13-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdeil sapore, con che cosa lo si renderà salato? Anull’altro serve che ad essere gettato via e cal-pestato dalla gente.

Voi siete la luce del mondo; non può restare nascostauna città che sta sopra un monte, né si accende unalampada per metterla sotto il moggio, ma sul can-delabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nellacasa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uo-mini, perché vedano le vostre opere buone e rendanogloria al Padre vostro che è nei cieli»

Dopo le Beatitudini, lette domenicascorsa, prosegue il cosiddetto 'di-scorso della montagna', che raccoglieinsegnamenti di Gesù, riuniti come atracciare il programma della sua suc-

cessiva attività. Nel brano odierno (Matteo 5,13-16)Gesù chiama i suoi discepoli 'sale della terra, lucedel mondo'. Che significa? Forse a qualche lettoretornerà in mente un passo del profeta Isaia (58,7-10), riproposto oggi come prima lettura: se divide-rai il pane con l'affamato, se ospiterai i senzatetto,se darai un vestito a chi non l'ha, allora la tua lucesorgerà come l'aurora; se combatterai l'oppressionee l'empietà, se consolerai l'afflitto di cuore, allorabrillerà fra le tenebre la tua luce. Insomma, agire se-condo giustizia e carità, dice il profeta, e Gesù nonintendeva altro.Essere sale della terra, luce del mondo, significadare sapore, cioè un senso, uno scopo alto, alle re-altà che invece troppi vivono come avvilenti perchésubìte o banali; significa fare luce allo spirito di chiè disperato, di chi è cieco o semplicemente addor-mentato, e perciò non vede il bene esistente intornoa sé, né quello che è possibile realizzare.Il compito che Gesù affida ai suoi discepoli apparegrandioso ed entusiasmante, ma difficile; anzi, chiha coscienza dei propri limiti è tentato di ritenerloimpossibile. Una risposta viene dalla seconda let-tura. L'apostolo Paolo si sentiva anche lui inade-guato ad essere sale e luce del mondo; ma non perquesto si trattenne dal fare quanto era in suo potereper testimoniare Colui che l'aveva mandato. In pro-posito scrisse: "Io, fratelli, quando venni tra voi, nonmi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio conl'eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenniinfatti di non sapere altro in mezzo a voi se nonGesù Cristo, e Cristo crocifisso. Mi presentai a voinella debolezza e con molto timore e trepidazione.La mia parola e la mia predicazione non si basa-rono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sullamanifestazione dello Spirito e della sua potenza,perché la vostra fede non fosse fondata sulla sa-pienza umana, ma sulla potenza di Dio" (1Corinzi

sabato 4 febbraio 2017 - Anno 8 n°5

Giullare non burlescoSenz’altri sonagli Che l’eco altisonanteO fioco dei miei cantiSulla ribalta della vitaNon cambio casaccaOgni mattino, bensìCome il cielo rinnovoAd ogni ora un colore:Ridente, triste, ombrosoO come detta il cuore.Pierrot lunare, intonoUna nenia alle stelleE a specchio del mio fiumeMetto in sintoniaLa sua maliosa voceCon la mia, nel mentre Una lacrima di bistroTacitamente scorre sul mio visoAl pensiero che irremeabileÈ il corso dei miei giorniE sempre più s’accorcia Quello che ne rimane.Indubitato conforto è sapereChe potrò, giunto alla foce,Questo mio corpo affidareAll’abbraccio durevole del Mare.

Giuseppe Centore

2,1-5).Si legge negli Atti degli apostoli (17,16-34) che,prima di giungere a Corinto, Paolo era passatodalla vicina Atene, considerata il principalecentro intellettuale del mondo antico. L'ansiaapostolica che lo pervadeva indusse l'apo-stolo ad annunciare il vangelo anche là, e di-nanzi a un'accolta di filosofi tenne undiscorso sapiente, erudito, ricco degli accor-gimenti retorici che rientravano allora nel ba-gaglio degli oratori; malgrado ciò, egli fecefiasco: tranne pochissimi, gli ascoltatori se neandarono con commenti sarcastici. Paolo im-parò la lezione: passato a Corinto, abbandonòogni sapienza umana e annunciò il vangelo,come poi scrisse loro, con un discorso diretto,presentando le realtà della fede nella loro im-mediata concretezza, pur se poteva appariresconcertante: invitò a seguire uno che era fi-nito sulla croce, vale a dire uno che gli ascol-tatori potevano considerare un fallito?Umanamente sembra, quella dell'apostolo,una condotta poco accorta, quasi autolesio-nistica. Invece, come egli stesso spiega nellalettera, così facendo emerge che in realtà lafede non deriva dai bei discorsi di qualcuno:deriva dalla "potenza di Dio". L'apostolo, ilmissionario, il sacerdote, il catechista, lamamma che insegna le preghiere al suo bam-bino, e chiunque altro cerchi di testimoniareil vangelo con le parole e l'esempio, "deve"avere coscienza di essere debole e affrontarel'impegno "con timore e trepidazione"; questoperò non lo deve trattenere, nell'ancor piùforte coscienza di essere soltanto uno stru-mento nelle mani di Dio: chi sa penetrarenelle menti e nei cuori degli uomini è solo Lui.Dunque, essere sale e luce del mondo è pos-sibile ad ogni cristiano, non per virtù sua, perchissà quali doti o meriti o privilegi, ma per-ché tramite lui chi in realtà opera è Dio.

Tutte le parrocchie interessate

alla pubblicazione

degli orari delle Sante Messe

festive e feriali, possono inviare

i relativi dati all’indirizzo mail

[email protected]

LITURGIAV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Sale della terra luce del mondoDI MONS. ROBERTO BRUNELLI

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4 chiesasabato 4 febbraio 2017 - Anno 8 n°5

Per favore che qual-siasi tipo di buro-crazia non facciaaspettare e ulterior-mente soffrire i ter-

remotati. Papa Francesco alza gli occhidal discorso preparato e dopoaver manifestato la sua vici-nanza a chi sta subendo le sof-ferenze del sisma e delleavverse condizioni atmosferi-che chiede che non vi siano ri-tardi provocati dallaburocrazia. «Vorrei rinnovare lamia vicinanza alle popolazionidell’Italia Centrale che ancorasoffrono le conseguenze delterremoto e delle difficili con-dizioni atmosferiche -ha dettoil Papa- Non manchi a questinostri fratelli e sorelle il co-stante sostegno delle istituzionie la comune solidarietà». Primadell'Angelus Francesco hacommentato il brano delle Bea-titudini evangeliche, da lui de-finite «la “magna charta” delNuovo Testamento» con laquale «Gesù manifesta la vo-lontà di Dio di condurre gli uo-mini alla felicità». Il motivodella beatitudine, cioè della fe-licità, ha spiegato Bergoglio,«non sta nella condizione ri-chiesta – per esempio "poveriin spirito", "afflitti", "affamati di

giustizia", "perseguitati"... – manella successiva promessa, daaccogliere con fede come donodi Dio». Non è dunque «unmeccanismo automatico que-sto, ma un cammino di vita alseguito del Signore, per cui larealtà di disagio e di afflizioneviene vista in una prospettivanuova e sperimentata secondola conversione che si attua.Non si è beati se non si è con-vertiti, in grado di apprezzare evivere i doni di Dio». Francescosi è soffermato sulla prima bea-titudine: «Beati i poveri in spi-rito, perché di essi è il regno deicieli». Il povero in spirito, haspiegato, «è colui che ha as-sunto i sentimenti e l’atteggia-mento di quei poveri che nellaloro condizione non si ribel-lano, ma sanno essere umili,docili, disponibili alla grazia diDio. La felicità dei poveri in spi-rito ha una duplice dimen-sione: nei confronti dei beni enei confronti di Dio. Riguardoai beni materiali essa è so-brietà: non necessariamente ri-nuncia, ma capacità di gustarel’essenziale, di condivisione;capacità di rinnovare ognigiorno lo stupore per la bontàdelle cose, senza appesantirsinell’opacità della consuma-zione vorace».  «Più ho, più vo-glio! - ha aggiunto il Papa abraccio - Questa è la consuma-zione vorace e questa uccide

l'anima, e l'uomo o la donnache ha questo atteggiamentonon è felice e non arriverà allafelicità. Nei confronti di Dio èlode e riconoscimento che ilmondo è benedizione e chealla sua origine sta l’amorecreatore del Padre». Il povero inspirito, ha continuato è il cri-stiano «che non fa affidamentosu sé stesso, sulle sue ricchezzemateriali, non si ostina sulleproprie opinioni, ma ascoltacon rispetto e si rimette volen-tieri alle decisioni altrui. Senelle nostre comunità ci fos-sero più poveri in spirito, ci sa-rebbero meno divisioni,contrasti epolemiche!».  «L’umiltà, comela carità - ha detto Bergoglio - èuna virtù essenziale per la con-vivenza nelle comunità cri-stiane. I poveri, in questo sensoevangelico, appaiono come co-loro che tengono desta la metadel Regno dei cieli, facendo in-travedere che esso viene antici-pato in germe nella comunitàfraterna, che privilegia la con-divisione al possesso. Questovorrei sottolinearlo - ha ag-giunto a braccio - privilegiaresempre l'avere le mani così (fail gesto di tendere la manoaperta, ndr) e non così (tiene lamano chiusa sul petto, ndr),quando il cuore è così (aprenuovamente la mano, ndr), vasulla strada dell'amore».

«Quando una donna si accorge che è incinta, ognigiorno impara a vivere nell’attesa di vedere lo sguardodi quel bambino che verrà. Anche noi dobbiamo im-parare da queste attese umane e vivere nell’attesa diguardare il Signore, di trovare il Signore. Non è facile,ma si impara». Papa Francesco ha fatto ricorso aquesta analogia, proseguendo un ciclo di catechesisulla speranza cristiana all’UdienzaGenerale del mercoledì, ricordandoche san Paolo invitava le prime co-munità a indossare la «speranzadella salvezza» come un «elmo» sulcapo di fronte «ai timori e alle per-plessità», a partire dalla paura di mo-rire che abbiamo tutti: «Mi viene amemoria un vecchietto – ha detto alproposito – che diceva: io non hopaura della morte, ho un po’ di pauradi vederla venire!». Continuando la tematica intrapresanelle scorse catechesi sul tema dellasperanza e rileggendo in questa pro-spettiva alcune pagine dell’AnticoTestamento, il pontefice ha voluto a mettere in lucela portata straordinaria che questa virtù viene ad as-sumere nel Nuovo Testamento, quando «incontra lanovità rappresentata da Gesù Cristo».Ha esordito il Papa argentino, sottolineando: «Noicristiani siamo donne e uomini di speranza». Ha poi incentrato la propria catechesi attorno allaprima lettera di San Paolo alla comunità dei Tessalo-nicesi, alla quale l’apostolo delle genti cerca di farcomprendere «tutti gli effetti e le conseguenze» che larisurrezione di Gesù, avvenuta da poco, «comportaper la storia e per la vita di ciascuno». In particolare,ha ricordato Francesco, «la difficoltà della comunitànon era tanto di riconoscere la risurrezione di Gesù:tutti ci credevano – ma di credere nella risurrezionedei morti. Gesù è risorto, ma i morti…. avevano un po’

di difficoltà». In tal senso, questa lettera si rivelaquanto mai attuale infatti «ogni volta che ci troviamodi fronte alla nostra morte, o a quella di una personacara, sentiamo che la nostra fede viene messa allaprova».Emergono tutti i nostri dubbi, tutta la nostra fragilità.Ci chiediamo: «davvero ci sarà la vita dopo lamorte…? “Potrò ancora vedere e riabbracciare le per-sone che ho amato…?”. Questa domanda me l’ha fatta

una signora pochi giorni fa inun’udienza: incontrerò i miei? Undubbio... Anche noi, nel contesto at-tuale, abbiamo bisogno di ritornarealla radice e alle fondamenta dellanostra fede, così da prendere co-scienza di quanto Dio ha operato pernoi in Cristo Gesù e cosa significa lanostra morte. Tutti abbiamo un po’di paura della morte per questa in-certezza. Mi viene a memoria un vec-chietto, bravo! – ha detto il Papa conun inciso – che diceva io non hopaura della morte, ho un po’ dipaura di vederla venire!». San Paolo, ha proseguito il Papa, «di

fronte ai timori e alle perplessità della comunità, in-vita a tenere salda sul capo come un elmo, soprattuttonelle prove e nei momenti più difficili della nostra vita,“la speranza della salvezza”. È un elmo. Ecco cos’è lasperanza cristiana».Quando si parla di speranza, possiamo essere portatiad intenderla secondo l’accezione comune del ter-mine, vale a dire in riferimento a qualcosa di belloche desideriamo, ma che può realizzarsi oppure no:speriamo… come un desiderio… si dice per esempio:“Spero che domani faccia bel tempo!”, ma sappiamoche il giorno dopo può fare invece brutto tempo… La speranza cristiana non è così. La speranza cristiana è l’attesa di qualcosa che già èstato compiuto: lì c’è la porta, io spero di arrivare allaporta, cosa devo fare? Camminare verso la porta.

La speranza cristiana è avere la certezza che io sto incammino verso qualcosa che c’è, non verso qualcosache io voglio che sia, qualcosa che certamente si rea-lizzerà per ciascuno di noi. Anche la nostra risurre-zione e quella dei cari defunti, quindi, non è una cosache potrà avvenire oppure no, ma è una realtà certa,in quanto radicata nell’evento della risurrezione diCristo. Sperare quindi significa imparare a vivere nell’attesa.«Quando una donna si accorge che è incinta – haesemplificato a braccio Francesco – ogni giorno im-para a vivere nell’attesa di vedere lo sguardo di quelbambino che verrà. Anche noi: dobbiamo imparareda queste attese umane e vivere nell’attesa di guardareil Signore, di trovare il Signore. Questo non è facile, masi impara». Questo però «implica un cuore umile, povero: solo unpovero sa attendere. Chi è già pieno di sé e dei suoiaveri, non sa riporre la propria fiducia in nessun altrose non in sé stesso». Il Papa ha concluso la sua catechesi invitando i fedelipresenti in «aula Paolo VI» a ripetere tre volte a vocealta un’espressione usata da san Paolo sempre ai Tes-salonicesi: «così per sempre saremo con il Signore».Tutto passa, ma dopo la morte per sempre saremocon il Signore», ha chiosato il Papa, «e là, col Signore,ci incontreremo. Dopo la catechesi il Papa ha salutato, in particolare,una delegazione del Movimento cattolico mondialeper il clima, presente all’udienza ringraziando tuttiper l’impegno a curare la nostra casa comune in que-sti tempi di grave crisi socio-ambientale. Inoltre li ha incoraggiati «a continuare a tessere le retiaffinché le chiese locali rispondano con determina-zione al grido della terra e al grido dei poveri». Fran-cesco ha salutato anche gli ufficiali del comandodella Guardia di Finanza di Parma e i membri delCentro di spiritualità della misericordia, con il Ve-scovo di Piazza Armerina, monsignor Rosario Gi-sana, venuti con l’icona della Madre di Misericordiache verrà esposta a San Pietro. 

DI VINCENZO GALLORANO

Sperare significa imparare a vivere nell’attesa

All’Angelus di domenica29 gennaio il Papa manifestala sua vicinanza ai terremotati

Mani e cuore aperti

DI ANTONELLO GAUDINO

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attualità 5

sabato 4 febbraio 2017 - Anno 8 n°5

Violenza domestica ugualevittima donna. E’ l’acco-stamento che viene im-mediato alla menteascoltando queste pa-

role. D’altra parte, la cronaca nera re-gistra, si può dire ogni giorno, episodidi aggressività nei confronti delledonne. Maltrattamenti fisici e psico-logici, stupri, omicidi. Quest’ultimichiamati femminicidi. Tuttavia, stri-sciante e sottovalutato, si delinea il fe-nomeno opposto: uomini vittime diviolenza da parte di compagne emogli. Difficile che arrivino alla cro-naca, incombe il mito dell’uomoforte. Si ha paura di non essere cre-duti o, peggio, essere presi in giro. Ilsito di Adnkronos(www.adnkronos.it), agenzia distampa italiana, nel luglio scorso,pubblicava i dati di un’analisi se-condo la quale “sono circa 3,8 milionigli uomini in Italia che hanno subitoabusi per mano femminile. E per igiovani il dato è allarmante: nel 2014gli abusi hanno riguardato il 39% deiragazzi rispetto al 35% delle coetaneeitaliane”. A occhio e croce, questa cifrarappresenta “il 18,7% del totale dellapopolazione maschile italiana tra i 18e i 70 anni. Come a dire che due ma-schi su dieci nel nostro Paese subi-scono molestie, ma pochi lodenunciano”. Si conferma ciò chel’Università di Siena, realizzando ilprimo e unico studio sul tema, avevaevidenziato già nel 2012. Anche gliuomini vengono tormentati psicolo-gicamente, umiliati, picchiati a suondi schiaffi, pugni, calci, graffi, morsi,capelli strappati e oggetti lanciaticontro. Fino a atti che mettono a ri-schio la persona: compaiono tentatividi folgorazione con la corrente elet-trica, investimenti con l’auto, manischiacciate nelle porte, spinte dallescale. Le percentuali rilevate sono piùbasse di quelle inerenti la violenzamaschile sulle donne, ma non pos-sono rimanere semisconosciute einascoltate. È ora che si guardi in fac-

cia la realtà: una parte del sesso forteè in balia di compagne e mogli vio-lente né più né meno di come accadea molte donne. “Se un uomo in diffi-coltà si guarda intorno cercando unaiuto trova solo centri di assistenzaper uomini violenti, mai, o quasi peruomini che invece, la violenza la su-biscono. E così si ritrova a vivere unasituazione difficile nella più completa

solitudine”, ha detto in un’intervistaSara Pezzuolo, psicologa e una delleautrici dello studio universitario. Ve-rissimo. Attualmente in Italia sonosolo due i centri antiviolenza a lorodedicati, il centro l’Ankyra di Milanoe il Ceav di Vicenza. Forse è venuto ilmomento di istituire campagne disensibilizzazione che smascherinoapertamente l’esistenza di tal feno-

meno, che spingano gli uomini abu-sati a parlare e denunciare compagnee mogli manesche. Al diavolo lo ste-reotipo sociale dell’uomo che nondeve chiedere mai. Se vale per l’uni-verso femminile, vale anche perquello maschile: rompiamo il silen-zio.

DI ORSOLA TREPPICCIONE

Acqua, fonte di vita e be-nessere. Si raccomandadi berne per mantenersiin salute. D’estate comed’inverno, dopo aver fatto

attività fisica o un grande sforzo, op-pure, semplicemente, perché aiu-tiamo il nostro organismo a idratarsi.La regola parla di almeno 2 litri algiorno, i famosi 8 bicchieri. Eppureuna ricerca da poco pubblicata sullarivista PNAS va in controtendenza.Non nega l’importanza del sorseg-giare un bel bicchier d’acqua, ma in-vita a ascoltare il corpo e le sueesigenze. Secondo il dottor MichaelFarrel e i ricercatori della MonashUniversity, in Australia, il nostro cer-vello possiede una sorta di interrut-tore capace di inibire la deglutizionequando si raggiunge la quantità d’ac-qua sufficiente ai bisogni corporei. In

parole semplici, davanti all’ennesimobicchiere mandato giù per rispettarela dose standard giornaliera la gola sichiude. I 20 volontari sono stati divisiin due gruppi. Il primo ha effettuatouna corsa, il secondo ha bevutograndi quantità d’acqua. Poi, è stato

chiesto loro di bere. Coloro che ave-vano corso, avendo una gran sete, sisono “attaccati” alla bottiglia, mentrecoloro che avevano già bevuto ab-bondanti quantità d’acqua hanno tro-vato difficile continuare a farlo, comese il corpo si ribellasse. I ricercatorihanno misurato uno sforzo di deglu-tizione tre volte superiore quellodell’altro gruppo. Confermato dallerisonanze magnetiche che hannomonitorato l’attività cerebrale nei duegruppi. Nei volontari che facevano

più fatica a inghiottire si attivava lacorteccia prefrontale destra come seil cervello si trovasse costretto a inter-venire per rendere possibile l’esecu-zione del compito imposto. Ma allorala regola è da infrangere? Certamenteno. Risalente al 1945, quando la Foodand Nutrition Board, l’organizza-zione USA per la sicurezza nell’am-bito della nutrizione, la impose,questa regola non è stata supportatada dati scientifici autorevoli. Tuttavia,

è indubbio che idratarci è fondamen-tale alle molteplici e vitali funzioni delnostro organismo. Come suggeri-scono gli studiosi australiani a con-clusione della ricerca, sebbenearrivare ai due litri d’acqua al giornonon faccia male, rimane fondamen-tale assecondare l’organismo non im-ponendogli un’eccedenza d’acqua.Perché come poca acqua porta disi-dratazione, l’eccesso porta iponatrie-mia, il pericolo di intossicarsi (nei

casi gravi si va incontro a convulsionie coma). In più, tendiamo a scordareche di non sola acqua idratiamo il no-stro corpo. Lo facciamo quando be-viamo succhi di frutta, latte, caffè, tè etisane. Lo facciamo quando man-giamo. Frutta e verdura principal-mente, ma anche gli altri cibi, chi piùchi meno.

Ascolta il tuo corpo

VIOLENZAE DIGNITÀ

Anche gli uomini sono vittime di maltrattamento

La regola degli otto bicchieri è superata?

La violenza non ha genere

DI ORSOLA TREPPICCIONE

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6 immigrazionesabato 4 febbraio 2017 - Anno 8 n°5

Il 10 febbraio alle ore 11.00 laCaritas di Capua e le Acli pro-vinciali di Caserta, attraverso illoro Patronato, hanno indettouna manifestazione pubblica

di particolare rilievo presso il CentroFernandes di Castel Volturno, perpubblicizzare il progetto nazionaledella Caritas “Presidio”, già in faseavanzata di attuazione, rivolto ai la-voratori immigrati, in particolarequelli stagionali, presenti nell’areadomiziana, in particolare in localitàDestra Volturno e Cancello ed Ar-none. Il “Presidio” agisce anchecome avamposto di contrasto al fe-nomeno del caporalato. Il progetto,in questa prima fase, ha realizzatoun luogo di ascolto, di incontro, dipresa in carico, di orientamento ri-spetto alla situazione giuridica, me-dica e lavorativa degli immigrati,nonché di accompagnamento a ser-vizi di seconda soglia, specifici ri-spetto alle prime necessità

riscontrate nell’accoglienza.

Hanno assicurato la loro parteci-pazione all’iniziativa: Laura Fortini, Assessore Regio-nale alle Politiche Sociali ed al-l’Istruzione, don Gianni Branco, Coordinatoredell’Area Carità dell’Arcidiocesi diCapua,don Raffaele Paolucci, DirettoreCaritas di Capua,Oliviero Forti, Responsabile na-zionale area immigrazione Caritas,Antonio Russo, Presidenza nazio-nale delle Acli con delega al wel-fare, Giovanni Zannini, Consigliere Re-gione Campania,Dimitri Russo, Sindaco di Castel-volturno, Pasqualino Emerito, Sindaco diCancello ed Arnone, Antonio Casale, Direttore CentroFernandes di Castelvolturno,Michele Zannini, Presidente Pro-vinciale Patronato Acli di Caserta.

Si conclude la prima fase del Progetto Presidio di Caritas Italiana

Un Presidio per integrareANTONIO CASALE

Educare alla salvaguardia del creato

in tempo di migrazioni:questo il temadi un Convegno promosso dalla Fon-dazione Migrantes che si svolgerà ilprossimo 7 febbraio alle ore 17,00,

presso il Pontificio Seminario Romano Maggiore diRoma (Piazza San Giovanni in Laterano, 4) duranteil quale saranno presentati due nuove pubblica-zioni. Si tratta di “Senza casa e senza tutela. Ildramma e la speranza dei profughi ambientali” diCarlotta Venturi (Tau editrice) e “Amici della Terra.

Vivere nel rispetto del creato” (MamApulia). Oggi laconsapevolezza nei confronti del problema clima-tico e ambientale cresce e le potenze mondialihanno iniziato a capire che bisogna agire per ri-durre le emissioni di CO2 e che “ognuno deve farela sua parte”. Ma, se aumenta l’interesse politico sulclima, resta un vulnus importante sulla questioneche riguarda le principali vittime del degrado am-bientale e del cambiamento climatico, i poveri e imigranti. Ecco perché occorre collaborare e lavo-rare sulle cause dell’emigrazione e favorire uno svi-luppo dei popoli nei loro Paesi. Le motivazioni chespingono a partire vanno limitate e solo attraversouna sincera e fiduciosa cooperazione si potrannoottenere dei risultati soddisfacenti. La Chiesa pro-muove un cambiamento di mentalità, un nuovostile di vita, una collaborazione sincera in favoredello sviluppo umano integrale - di tutto l’uomo edi ogni uomo - nel rispetto dell’ambiente. Un cam-

bio di mentalità è possibile -si legge nel volume diVenturi - “solo a patto si esca dalla logica del do utdes, del puro utilitarismo, che ci sia un rinnovatointeresse dell’umanità per l’umanità, contro l’indif-ferenza e l’individualismo. A patto, cioè che l’uma-nità riscopra in se stessa capacità di dialogo e diempatia e riconosca nella solidarietà un valore dacoltivare e condividere”. Su questi stessi temi il pro-getto “Amici della Terra. Vivere nel rispetto del

Creato” promosso dalla Migrantes e rivolto ai piùpiccoli e alla loro educazione. Amici della Terra at-traverso l’unione di un edugame e una tradizionaledispensa tematica, si rivolge al tema dell’ambientee del rispetto del Creato a partire dall’EnciclicaLaudato si’ di papa Francesco. L’interesse allenuove forme della mobilità, in un momento storicoin cui la protezione internazionale è la forma di mi-grazione che coinvolge numeri sempre più impor-tanti, diventa imprescindibile- si legge nel testo -per il cammino formativo ed educativo dei piccolicittadini così come fondamentale è renderli prota-gonisti attivi di scelte ponderate di consumo e divita per il loro futuro”. Al Convegno, moderato dalgiornalista Gabriele Moccia, interverranno, dopo isaluti istituzionali, Rocco d’Ambrosio della Ponti-ficia Università Gregoriana; Carlotta Venturi, au-trice del volume “Senza casa e senza tutela”,Daniela Marcheggiani e Mirko Notarangelo, cura-tori del progetto “Amici della Terra”. Durante l’in-contro, che sarà concluso dal direttore Generaledella Fondazione Migrantes, Mons. Gian Carlo Pe-rego, anche la testimonianza di un profugo am- bientale.

DI RAFFELE IARIA

Educare alla salvaguardia del creato in tempo di migrazioniConvegno al Pontificio Seminario Romano Maggiore di Roma

La Fondazione Migrantes presenta due nuove pubblicazioni

Il 10 febbraio Convegno al Centro Fernandes

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sabato 4 febbraio 2017 - Anno 8 n°5

azione cattolica

Nel mese di Ottobre, durante l’incon-tro con i Presidenti parrocchiali, laPresidenza diocesana ha affidatoagli adultissimi di Ac l’impegno direcitare un’Ave Maria al giorno per

il cammino assembleare, perché l’assemblea,parrocchiale o diocesana, è un momento di vitaecclesiale, è uno sforzo ulteriore, un passaggioin avanti delicato ed importante. Alla preghierasi è unito un pellegrinaggio mariano tenutosi Sa-bato 28 Gennaio. Un gruppo di sessantadue per-sone si è recato presso il santuario di MariaSantissima del Buon Consiglio a Torre del Grecoper affidare l’impegno dei nuovi Presidenti eConsigli parrocchiali e il lavoro dell’assembleadiocesana alle mani di Maria. Ci ha accolto donCiro Sorrentino, da sempre vicino alla nostra as-sociazione: ci ha seguito per un anno durante iritiri mensili e gli esercizi spirituali, quest’annoha tenuto la riflessione sull’Amoris laetitia du-rante il Campo Adulti. Il santuario si trova tra ilmare ed il Vesuvio; il fondatore è don RaffaeleScauda che volle quest’opera per onorare ilnome di Maria e aiutare l’infanzia abbandonata.È stato eretto agli inizi del 900, quando don Raf-faele fu invitato a celebrare la Messa presso unacappella gentilizia. Resosi conto che molti fedelirestavano fuori, pensò di costruire un santuariodedicato alla Vergine del Buon Consiglio, pressoil cui quadro, capoletto della sua casa, pregavainsieme alla madre. Fu aiutato nella sua operada Bartolo Longo che gli suggerì di porre accantoalla casa della Madre le perle della sua corona,cioè le opere di carità. Cominciò a dare ospitalitàa 20 bambine orfane e poi ampliò la sua opera.

Durante la SecondaGuerra Mondiale il san-tuario fu distrutto daun’incursione aerea e ri-mase intatta solo la pa-rete su cui era postal’effigie della Madonna, iltabernacolo spalancato ela lampada eucaristicaaccesa. Non si persed’animo e a 71 anni ri-prese a girare i paesi vi-cini per raccogliere ifondi, meritando l’appel-lativo di “facchino dellaMadonna”. Centinaia ecentinaia di orfanelle furono accolte, formate einserite nel mondo del lavoro. Tale realtà è du-rata fino agli inizi degli anni 80. Attualmente ilsantuario si è reso protagonista di numerose ini-ziative culturali, ma il gesto più concreto cheriannoda i fili con l’attività del passato è unamensa per trenta ospiti. Don Ciro afferma checosì si riattiva il secondo polmone del santuario,quello della carità accanto a quello della pre-ghiera. Bello il volto della Madonna poggiato ac-canto a quello del Bambino, la cui manina èposta sul cuore della madre quasi a significareche i pensieri, le intenzioni, le preghiere rivoltea Maria sono esaudite dal Figlio. Lo sguardo dientrambi è rivolto a chi guarda e il quadro, postoai piedi della scala dell’affresco, che rappresentail Paradiso, ci dice che si può raggiungere il Figlioattraverso la Madre. Le parole affettuose di donCiro nei confronti della Madonna hanno sotto-lineato che il Rosario è un’arma che aiuta neimomenti di debolezza. Ci ha confidato che,quando non si trova in tasca una corona, prova

lo stesso disagio di chi sa che è privo di qualcosadi importante. Per lui veramente Maria è unamadre, una confidente, a cui ricorrere in tutti imomenti, soprattutto nel bisogno, perché im-mancabilmente arriva l’aiuto della provvidenza.Don Ciro ci ha esortato a tornare allo specificodella vita cristiana e cioè alla preghiera e alla ca-rità. Spesso ci lasciamo confondere da coloroche fanno tutto: noi abbiamo il nostro specificoe ad esso dobbiamo votarci. Dobbiamo recupe-rare il tempo per Dio e riappropriarci di qual-cosa che è nostro e solo nostro. Dobbiamoessere fedeli a Dio e amabili nei confronti deglialtri, non lamentarci perché il lamento offendeil Signore. Durante l’omelia siamo stati esortatida don Enzo di Lillo, che ci ha accompagnato, arimanere saldi nella fede, a essere beati nono-stante le difficoltà, a “stare” nel bene e a farloanche quando gli altri si comportano diversa-mente o addirittura ci perseguitano. Il lamento,la volubilità nella testimonianza squalificano lanostra identità cristiana.

DI ANNA MARIA GAMMELLA

L’Ac affida a Mariail suo cammino assembleare

Nelle mani

della Madre

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8sabato 4 febbraio 2017 - Anno 8 n°5

9sabato 4 febbraio 2017 - Anno 8 n°5

Offrire gli strumenti necessariper una pastorale organicadella comunicazione e pro-muovere la comunione tra lediocesi campane. Questi gliobiettivi del ciclo di seminariorganizzato dal Settore per la

Cultura e le Comunicazioni Sociali della Confe-renza Episcopale Campana. Mercoledì 1 febbraioa Pompei l’incontro con Gennaro Ferrara, giorna-lista di Tv2000. Monsignor Ciro Miniero e don Va-leriano Pomari, rispettivamente delegatoepiscopale e incaricato regionale per la Cultura ele Comunicazioni sociali della CEC, accolgono irappresentanti diocesani e i giornalisti cattolicicampani. Gennaro Ferrara si presenta. Salernitano, 46 anni.

Racconta tutti i giorni le attività del Santo Padre.Caposervizio, ha un passato da cronista parlamen-tare e ha condotto diversi programmi di Tv2000,dove è arrivato nel 2001 dopo una breve collabo-razione con l’Ansa. È stato responsabile nazionaledei giovani di Azione Cattolica e ha collaborato conla facoltà di Scienze della comunicazione dell’Uni-versità La Sapienza di Roma e con la Pontificia Uni-versità Lateranense. I media cattolici hanno una missione molto impe-gnativa nei confronti della comunicazione sociale:cercare di preservarla da tutto ciò che la stravolge ela piega ad altri fini. Ferrara chiarisce subito il si-gnificato della comunicazione, intesa come curadelle relazioni umane, per cui “diventa indispen-sabile conoscere il contesto che si racconta e l’in-terlocutore a cui ci si rivolge. La prospettiva dellanostra comunicazione è la vita delle persone in unorizzonte d’Eternità”. Dunque altre due parolechiave: trasparenza e carità. “Si comunica prima

di tutto con se stessi. Diceva san Francesco ai suoifrati: Predicate sempre il Vangelo e, se fosse necessa-rio, anche con le parole! Non c’è testimonianzasenza una vita coerente”. Una citazione di don To-nino Bello (Se la fede ci fa essere credenti e la spe-ranza ci fa essere credibili, è solo la carità che ci faessere creduti) per sottolineare l’impegno a colti-vare uno stile di fare comunicazione che deve es-sere sempre PER le persone e mai CONTRO.Ampio spazio alle riflessioni dei presenti che ripor-tano le difficoltà di fare giornalismo serio a frontedi una comunicazione veloce, poco riflessiva emolto parziale. Quindi Ferrara richiama la neces-sità di offrire una lettura e un’interpretazione diquanto accade. Concedersi, cioè, la fatica di rap-presentare la complessità della vita reale evitandoscorciatoie e slogan; promuovere una comunica-zione costruttiva che, nel rifiutare i pregiudizi, fa-vorisca una cultura dell’incontro, per imparare aguardare la realtà con consapevole fiducia. E

speciale comunicazione

quando qualcuno sottolinea quanto la sfida sia piùardua con le giovani generazioni, abituate all’im-mediatezza del web, Ferrara invita a continuare adeducare i più piccoli a verificare le notizie e svilup-pare senso critico. Infine Ferrara mette in guardia dalla tentazione di“fare notizia”. Spesso la comunicazione è sotto-messa alle ideologie oppure lascia spazio ad argo-menti di moda e luoghi comuni. In un sistemacomunicativo che spettacolarizza le “cattive noti-zie” (guerre, scandali e ogni tipo di fallimentoumano) e dove vale la logica che una buona notizianon fa presa (e dunque non è una notizia!), si puòessere tentati di anestetizzare la coscienza o di sci-volare nella paura. Ma, citando papa Francesco, ri-corda che la vita dell’uomo è una storia che attendedi essere raccontata. Per noi cristiani, l’occhialeadeguato per decifrare la realtà è quello dellabuona notizia, a partire dal Vangelo di Gesù. Dun-que scorgere e illuminare la buona notizia presentenella realtà di ogni storia e, anche nelle difficoltà,cercare di mettere in luce le possibili soluzioni, ispi-rando un approccio propositivo e responsabile nellepersone a cui si comunica la notizia.Lasciamo la sede CEC e rubiamo a Ferrara ancoracinque minuti. Ai piedi del Santuario mariano glifacciamo qualche domanda.

Quando ha deciso di fare il giornalista? In realtà non era il mio sogno da bambino, ma du-rante gli anni universitari e grazie all’esperienza diformazione in Azione Cattolica, ho cominciato aconfrontarmi con il mondo della comunicazione.Un’esperienza che mi faceva stare bene, un entusia-smo che riuscivo a trasmettere anche agli altri.

Su Tv2000 conduce Il diario di papa Francescoogni giorno. Dunque la “Voce del papa”: una re-sponsabilità o un privilegio?Un dono prezioso. Ho imparato in questi anni a co-noscere il Santo Padre ascoltandolo attentamente.“Il Diario” è un programma per riflettere a partiredalle parole e dalle iniziative di Francesco, graziealle testimonianze e alle riflessioni di ospiti diversi.Uno spazio importante lo dedichiamo alle omelie diSanta Marta, alle catechesi del mercoledì e a tutti gliappuntamenti principali dell’agenda del Papa. Lostile che cerchiamo di mantenere è quello del dia-logo, arricchito di servizi, reportage e approfondi-menti sui documenti del magistero.

Il lavoro del giornalista è fatto di impegno, sacri-fici, ma anche di soddisfazioni professionali. Cene racconta qualcuna?

Non una in particolare ma tante. Il mio lavoro miregala spesso l’occasione di incontrare persone spe-ciali che con le loro storie e testimonianze trasmet-tono e restituiscono autentiche pagine di Vangelo. Epoi ancora quando qualcuno mi ferma per strada emi dice “Grazie Ferrara, la seguo ogni giorno, mi facompagnia!” ho l’impressione che non fermino ilvolto noto, il giornalista famoso ma piuttosto unamico con cui si è stati capaci di creare una rela-zione attraverso e oltre il mezzo televisivo.

Dunque un lavoro affascinante. Cosa sente didire ad un giovane che vuole intraprendere lacarriera di giornalista?Resistere, resistere, resistere (sorride)! Sicuramente ènecessario formarsi bene e studiare, ma non accon-tentarsi della mera tecnica. Piuttosto appassionarsi,

alzarsi dalla scrivania, incontrare le persone, cono-scere la realtà, fare domande, guardare i fatti daprospettive diverse con coraggio e amore.

Ferrara, ci lascia un trucco del mestiere per i re-dattori del nostro giornale diocesano? Ve ne lascio due, ma li rubo a papa Francesco: Par-resia e Risvegliare le parole. Ciò che fa bene allacomunicazione è in primo luogo la parresia, cioè ilcoraggio di parlare in faccia, con franchezza e li-bertà. Chiarezza nel linguaggio, cercare di esseresemplici e diretti, senza parlare “ecclesialese”. E poiancora risvegliare le parole, ogni parola ha dentrodi sé una scintilla di fuoco, di vita. Risvegliare quellascintilla, perché venga. Risvegliare le parole: ecco ilprimo compito del comunicatore. Questo è il mioaugurio per voi.

Risvegliarele parole

Incontro conGennaro Ferraraorganizzato dal

Settore per la Culturae le Comunicazioni Sociali

della ConferenzaEpiscopale Campana

DI MARIA GAGLIONE

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10sabato 4 febbraio 2017 - Anno 8 n°5

famiglia

Nelle scorse settimane negli Stati Unitisi sono tenute due enormi manife-stazioni popolari a favore di alcunidiritti che molti vedono calpestati. Diuna di esse sappiamo tutto. È andata

in diretta televisiva mondiale, ha coinvolto perso-naggi famosi del calibro di Madonna e di alcunestar di Holliwood. Da noi, giornali e telegiornalipieni ed osannanti. Era la marcia per le donne, laWomen’s march contro il sessismo attribuito daipartecipanti al nuovo presidente degli Stati Uniti ea coloro che la pensano come lui. Un successone.Certo con qualche volgarità di troppo da parte diMadonna ma, si sa, la pop star non brilla per no-biltà di linguaggio.A quasi una settimana di distanza se n’è tenutaun’altra, di altro tenore e a favore di altri diritti. Nonne sapete nulla? Non preoccupatevi. Siete in nu-merosissima compagnia. Da noi, infatti, non se neè parlato. Semplicemente. Non doveva esistere.Stavolta si sfilava a favore della vita dei più deboliin assoluto sulla terra: i feti. Si è marciato control’aborto. Non fa notizia. Come non ha fatto notizia(se si eccettua Avvenire e qualche altro) il fatto chesfilasse il Vice Presidente Mike Pence e neancheche Papa Francesco avesse mandato un messaggiodi “caloroso sostegno” affermando che: “È cosìgrande il valore di una vita umana ed è così inalie-nabile il diritto alla vita del bambino innocente checresce nel seno di sua madre, che in nessun modoè possibile presentare come un diritto sul propriocorpo la possibilità di prendere decisioni nei con-fronti di tale vita, che è un fine in sé stessa e che

non può mai essere oggetto di dominio da parte diun altro essere umano”. Il Papa si è detto “fiduciosoche questo evento, in cui molti cittadini americanimanifestano a favore dei più indifesi dei nostri fra-telli e sorelle, possa contribuire a una mobilita-zione delle coscienze in difesa del diritto alla vita ea misure efficaci per garantire la sua adeguata pro-tezione giuridica”. Ma, si sa, quando parla questalingua, Papa Francesco “perde” molti dei suoi fans.Anche Trump ha manifestato «il pieno sostegnoalla Marcia per la vita, che è così importante» e harincarato la dose affermando che intende andareoltre e tagliare i finanziamenti anche al gruppo Usa

Planned Parenthood, oltre a fare in modo chel’aborto torni ad essere illegale. Come i più attentiricorderanno, otto anni fa, Barack Obama, comeprimo atto del suo mandato, staccò un enorme as-segno proprio a quest’associazione di pianifica-zione familiare che, però, in definitiva, è unabortificio. A proposito, proprio in questi giorni, èstato pubblicato il rapporto finale della Commis-sione d’inchiesta del Congresso americano sul girod’affari intrattenuto dalla Planned Parenthoodavente per oggetto i bambini abortiti o parti di essi.Apprendiamo da esso dettagli agghiaccianti. Ri-sulta un vero e proprio listino prezzi delle varieparti (rivendute) dei corpi dei bimbi abortiti che to-glie il fiato e che, per rispetto del lettore, non ripor-tiamo (ma è facilmente reperibile in rete). E noistiamo qui ancora a parlare di diritti negati agliadulti? Su questo, citiamo gli Atti degli Apostoli, cisentiranno un’altra volta. La prossima giornata perla vita serva da stimolo.

Questo articolo nasceda un messaggio suWhatsapp in cui la re-ferente regionale dipastorale familiare ci-

tava una “strana” presa di posizionedella diocesi di Milano (una dellepiù grandi al mondo) in vista dellacelebrazione della Festa della fami-glia che il calendario ambrosiano“sposta” all’ultima domenica diGennaio. L’autrice del post chiedevadi avviare un confronto su quantoproposto. Pensiamo che possa es-sere utile provocarlo anche tra i let-tori del nostro giornale. Il motivoscatenante della riflessione si trovanella lettera di presentazione dellaGiornata: in essa, infatti, dopo averricordato i principi dell’accoglienzamisericordiosa, si procede, chie-dendo che “Appunto per motivi didelicatezza e rispetto, l’indicazione è

quella di evitare, durante le Messe didomenica prossima, la celebrazionedegli anniversari di matrimonio”. Inaltre parole, se state ancora insiemepotete e dovete ringraziarne il Si-gnore, ma in segreto perché chi nonvive la stessa grazia ci potrebbe ri-manere male. Come se un divorziatonon vivesse già di suo un sentimentodi fallimento legato al naufragiodella propria storia. In quella occa-sione si può anche riproporre la “co-munione spirituale” per coloro che,per vari motivi, non possono acce-dere a quella “completa”. Abbiamogià espresso perplessità su questapratica (della sola diocesi di Milano)in un articolo all’epoca in cui essa fuproposta nella stessa diocesi. Lanuova proposta ha lasciato molteperplessità tanto che il riferimento èsubito scomparso dall’homepagedel sito della diocesi e tanto cheanche il Forum delle associazioni fa-miliari ha avvertito il bisogno di unapresa di distanze in una nota: “Vor-

remmo esprimere il nostro dispiacereper un invito a escludere dalla Festa

della famiglia il ricordo della ricor-

renza degli anniversari di matrimo-nio. Pur comprendendo la

sottolineatura di un’attenzione nei

confronti di tutte le situazioni di sof-ferenza, pensiamo che festeggiare gli

anniversari esprima il desiderio di

voler testimoniare la bellezza dellafamiglia e le gioie che accompa-

gnano la vita coniugale. Non cre-diamo che questa testimonianza di

un valore umano e cristiano possa

essere recepito dai divorziati comeuna mancanza di rispetto o di sensi-

bilità nei loro confronti: siamo certi

invece che anche loro condividano evivano la festa come un valore”. Il fatto suscita molte riflessioni. Vo-gliamo proporne un paio. La prima:è un po’ di tempo che nella Chiesacoloro che si sforzano di vivere se-condo gli insegnamenti di Gesù sisentono in qualche misura fuoriluogo. Lo stesso don Paolo Gentili,

nella foga di un intervento pubblico,ebbe a dire in maniera chiaramenteparadossale: “Se non vivono litigicon la suocera, le famiglie non pos-sono fare pastorale familiare!”. Dun-que, coloro che amano la suocera siritirano? Le frasi sono paradossalima lo spirito che sottendono si stadiffondendo. La seconda riguarda il compito dellaChiesa. Negli Atti degli Apostoli silegge: “Avrete forza dallo SpiritoSanto che scenderà su di voi e mi sa-rete testimoni a Gerusalemme, intutta la Giudea e la Samaria e finoagli estremi confini della terra”. Eccoil punto: vale ancora l’invito a darebuona testimonianza del propriotentativo di vivere in Cristo, soprat-tutto quando questo è corroboratodalla Sua Grazia? Non scriveremopiù le vite dei santi sposati perchépossono offendere la sensibilità dichi, in fondo, è ancora in cammino?La discussione è aperta…

DI PIERO DEL BENE

Testimoniare o non testimoniare?Questo è il problema!

Diritti per alcuni ma non per tutti

Quando marcerà la verità?

DI PIERO DEL BENE

Page 10: SANT’AGATA IN FESTA A CAPUA · Confucio 2 primo piano ACURADIMONS. GIUSEPPECENTORE sabato 4 febbraio 2017 - Anno 8 n°5 I l 5 febbraio la città di Capua festeggia la sua patrona:

foranie 11

sabato 4 febbraio 2017 - Anno 8 n°5

Martedì 24 gennaio 2017, nella magnifica cornice del teatroRicciardi, si è svolta la “Cerimonia di premiazione degli alunnimeritevoli” del Pizzi, che all’esame di maturità 2015-16 hannoconseguito la votazione di 100/100 e 100 con lode e la“Consegna dei diplomi EsaBac” a ben 76 studenti del Liceo

linguistico. È stato un momento molto importante e sentito per il Liceo Pizzi,fiore all’occhiello delle scuole della Campania, e non solo. Dopo l’elogio aglialunni meritevoli per il loro impegno e i risultati conseguiti, il Dirigentescolastico, Prof. Enrico Carafa, ha sottolineato la grande l’importanza delprogetto EsaBac, che consente di conseguire il duplice diploma italianodell’Esame di Stato e francese del Baccalauréat. “Lo studio delle lingue, inquesto caso del francese, e il conseguimento del diploma internazionale“Baccalauréat- ha affermato il Prof. Carafa - sono la porta d’accesso privilegiataall’università italiana ed europea e il mezzo per vincere la sfida della modernitàe il nostro liceo assicura l’impegno e l’attenzione all’internazionalizzazione dellascuola, una dimensione oggi irrinunciabile alla quale lavorano con dedizionee responsabilità i docenti del Pizzi”. Presente alla cerimonia MonsieurChristophe Chillio, addetto alla Cooperazione Linguistica e Educativa pressol’Institut français di Napoli “le Grenoble”, il quale ha consegnato personalmentei diplomi, dopo aver ribadito la valenza e l’apertura culturale di questo titoloe le opportunità che esso può offrire a livello metodologico ed in prospettiva

professionale. Si tratta – ha affermato Monsieur Chillio, riprendendo ildiscorso del Prof. Carafa– di un progetto di eccellenza, di un vero passaportoper la mobilità in Europa e nel mondo, che, consentendo di conseguirecontestualmente il diploma italiano e il  “baccalauréat” francese, offre lapossibilità di iscriversi all'Università in Francia oppure in Italia agli studentiaderenti al percorso scolastico che si svolge negli ultimi tre anni del LiceoLinguistico”. Momenti veramente apprezzati dell’evento le performanceeccezionali ed emozionanti di alunni ed ex-alunni che si sono alternate aimomenti “ufficiali”: l’aria della Carmen di Bizet, “L’amour est un oiseaurebelle”, cantata da Francesca Guzzo; la bellissima coreografia del ballo ispiratoalla fiaba “La bella e la bestia”, sulle dolci note della canzone “E’ una storia sai”,cantata da Roberta Branco; la poesia di Prévert “Pour toi mon amour”, recitatain francese e in italiano da Simona Gagliardi e Nello Floreni; “La vie en rose”,cantata da Francesca Modugno. A chiusura la bellissima e toccante cerimonia,la canzone “Je vais…” cantata dal coro degli studenti dell’Istituto e iringraziamenti del Preside, orgoglioso e visibilmente emozionato, agliinsegnanti del Linguistico, che con passione ed entusiasmo, credono erendono vitale il progetto EsaBac e agli ex studenti, che dimostrano unprofondo senso di appartenenza, perché per loro tornare al Pizzi è come“tornare a casa”. Un grazie particolare è stato rivolto, infine, allo staff che hacurato la cerimonia: Prof. Giovanna Ricciardella, Gabriele Siciliano, CarloFormisano e, soprattutto, alla Prof.ssa Carmela Pacilio, definita dal Dirigente“una forza vitale”, alla quale va il merito di organizzare eventi eccezionali, chetrasmettono forti emozioni.

Sono stati trovati in una discaricatra bombole di gas e ferro vecchio,i 5 cuccioli che ora cercano unacasa. La madre, già anziana, li hapartoriti in un luogo dimenticato

vicino le rive del fiume, nel mezzo della cam-pagna. E li sarebbero forse morti se una pas-sante incuriosita non si fosse accorta di loro.Hanno gli occhi chiari della madre, 4 maschie 1 femminuccia, di taglia media, e ognunodi loro vorrebbe un padrone. Mayra, duemesi e mezzo e occhi color cielo, l’unicofiocco rosa. Sono già stati dotati di docu-menti e microchip, e sono uno dei tanti casidi randagismo, e delle molteplici storie chenon sempre hanno un lieto fine. A Capua ipochi volontari attivi cercano di operare almeglio per affrontare un disagio grande,quello degli abbandoni dei cuccioli. Nonsempre chi di dovere prende a cuore le vitedi questi piccoli esseri, che spesso possonodare gioia a chi cerca amore. Il fenomeno delrandagismo nella nostra città ha raggiunto li-velli seri, per non dire altro. Nel nostro Paese

la tutela agli animali e la lotta al randagismosono principi fondamentali sanciti dal puntodi vista normativo sin dal 1991, quando èstata emanata la Legge quadro 14 agosto1991, n. 281, che enuncia il principio gene-rale secondo il quale “lo Stato promuove edisciplina la tutela degli animali d’affezione,condanna gli atti di crudeltà contro di essi, imaltrattamenti, e il loro abbandono al fine difavorire la corretta convivenza tra l’uomo el’animale e di tutelare la salute pubblica el’ambiente”. E poi succede anche che coloroche sono i primi a dare concretamente soc-corso agli animali con cibo, acqua, interventimedici urgenti ai cuccioli abbandonati o ma-lati e soprattutto randagi, vengono perfinoderisi nel momento in cui si verifica il na-scere di una segnalazione di eventuali prov-vedimenti. Un grazie ai volontari checontinuano il loro lavoro.

Per informazioni in merito all’adozionedei cinque cuccioli, contattare Loredana altel. 335 6576182.

DI FEDERICO LIPARULO

Cerimonia di premiazione dei diplomati meritevolie consegna dei diplomi EsaBac

L’EsaBac è “un ponte per il futuro”: il mezzo per vincere la sfida della modernità

Impegno e attenzione all’internazionalizzazione del Liceo Pizzi

DI ANNAMARIA MEDUGNO

CAPUA

Cinque cuccioli in cerca di casa CAPUA

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foranie

Desidero ringraziare di vero cuore tutticoloro che, acquistando il miele ed ilriso della solidarietà, hanno dimo-strato la loro generosità e sensibilitàper i tanti lebbrosi che ancora sono nel

mondo”. Cosi si è espresso il responsabile per la cittàdi Santa Maria Capua Vetere dell’Associazione ita-liana Amici di Raoul Follereau Rino Pepe domenicascorsa al termine della 64° La Giornata mondiale deimalati di lebbra. Davanti alle chiese dedicate alla Ma-donna Delle Grazie, San Pietro Apostolo e Sant’Ago-stino Vescovo, durante la serata di sabato e per lagiornata di domenica sono allestiti dei banchetti doveoltre che assumere informazioni sull’attività svoltadall’Aifo a favore dei colpiti dal morbo di Hansen èstato possibile acquistare il miele della solidarietà,ormai tradizionale simbolo della giornata, e ancheper la prima volta del riso. I vasetti del miele ed il risononché i sacchetti di iuta che li contenevano prove-nivano dal circuito del commercio equo e solidale. Lagiornata mondiale dei malati di lebbra fu istituita nel1954 da Raoul Follereau, scrittore, poeta e giornalistafrancese che per il suo impegno nella lotta alla lebbrafu definito “apostolo dei lebbrosi”. Ogni anno per lalebbra, secondo i dati diffusi dalla OrganizzazioneMondiale della Sanità, 213.000 persone, tra cui moltibambini, contraggono la lebbra che è una malattiacurabile la cui causa continua ad essere la povertà ela mancanza di assistenza sanitaria. Quanto raccoltoattraverso l’iniziativa di domenica scorsa servirà al-l’Aifo non solo per curare chi si ammala ma anche peraiutare chi guarisce a ritrovare un ruolo nella societàe questo nelle 14 nazioni del mondo tra le più poveredove i volontari di Follereau portano avanti 28 pro-getti di lotta alla lebbra e di rafforzamento della sanitàdi base.

Giornata mondiale dei malati di lebbra

DI GIOVANNI DELLA CORTE

Adistanza di qualche anno torna il cineforum. Qualcosa che sa diantico quando era la parrocchia che consentiva negli anni chefurono, soprattutto ai bambini, di poter vedere le immagini dellepellicole passare su uno schermo grande. E’ l’auditorium stavoltadiventare la sala dove saranno proiettati i film, e ciò avverrà una

domenica al mese, a partire da quella prossima 5 febbraio, dopo la celebra-zione della messa vespertina. In collaborazione con la Pro Loco del PresidenteMichele Buonocore che ha proposto l’iniziativa, Don Peppino ha voluto or-ganizzare un nuovo ciclo di film. Si comincia con la visione della celeberrimaopera di Roberto Benigni “La vita è bella”. Il tema della vita che unisce ideal-mente la giornata della memoria con quella per la vita. Un film che, proprionel luogo dove l’esistenza umana è stata annichilita, finisce per essere un innoall’amore verso la vita. Una pellicola che ogni volta non sa mai di noia. È sem-pre intensa e commovente, come all’epoca della sua prima uscita nel 1997.L’equilibrio tra drammaticità e comicità è perfetto, nello stesso tempo si ridee si piange. L’idea di salvare il proprio figlio dall’orrore facendogli credere chetutto è un gioco, è una denuncia tanto originale quanto forte. In fondo è unatto estremo di non-accettazione della follia nazista, un non-riconoscerla, per-ché la vita è più forte di ogni atrocità umana. E anche quando il padre va in-contro alla morte, ride e scherza perché il figlio deve continuare a credere chela vita è bella. “Ma cosa credete, che non veda il filo spinato, non veda i fornicrematori, non veda il dominio della morte? Sì, ma vedo anche uno spicchiodi cielo, e in questo spicchio di cielo che ho nel cuore io vedo libertà e bellezza.Non ci credete? Invece è così!”. Sono, queste, le parole scritte in quell’infernodi Auschwitz da una giovane donna ebrea-olandese, Etty Hillesum, che con-fermano il messaggio del film di Benigni insignito di plurimi premi a partireda ben 3 Oscar. Che, ancora oggi, a distanza di anni continua a suscitare tuttala sua emozione. Come hanno scritto i Vescovi, in occasione della giornataper la vita, occorre opporsi ad un’economia irresponsabile, che genera guerrae morte, ed educare alla vita: entrare in una rivoluzione civile che guarisce

dalla cultura dello scarto favorendo la difesa di ogni persona umana dallosbocciare della vita fino al suo termine naturale. Vale proprio la pena, dunque,di essere presenti alla proiezione. È un modo per la comunità di ritrovarsi,nella giornata del Signore, a condividere anche questa lodevole iniziativa cheè un’occasione per vedere buoni film ed essere stimolo di riflessione. Pergiunta le visoni delle pellicole sono offerte gratuitamente dalla nostra Chiesa.Una chiesa sempre più viva e aperta ad ogni “buona nuova”, sulle orme chesta tracciando Papa Francesco. Una Chiesa meno bigotta e sempre più credi-bile. Senza pregiudizi e steccati. Come vuole anche Don Peppino. Buona vi-sione a tutti!

Il grande schermo in parrocchiaAl via il cineforum parrocchiale con la proiezione de La vita è bella con la regia di Benigni

DI DOMENICO CUCCARI

VITULAZIO

S. MARIA C.V.

Il miele della solidarietà

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13foraniesabato 4 febbraio 2017 - Anno 8 n°5

Chiamami a testimo-

niare. Questo il titolo

della rappresenta-

zione teatrale, scritta ediretta dalla professo-

ressa Maria Gravina, che i ragazzi

del liceo F. Quercia di Marcianisehanno allestito per ricordare la

Shoah, in occasione della Giornatadella Memoria, venerdì 27 gennaio.

Una storia ispirata a tre grandi film

sull’Olocausto: Il Bambino con il pi-

giama a righe, Il Pianista, Schindle-

r's List. La paura, il dolore, la rabbia:

questi i sentimenti che trapelanodalle parole e dagli sguardi degli in-

terpreti nel ricordo di ciò che è

stato. Gli studenti, attori per ungiorno, raccontano, riflettono, ricor-

dano la sofferenza, il dolore, la disu-manità. Attraverso le parole dei

ragazzi di oggi rivive nelle coscienze

dei presenti l’ingiustizia subita dagliuomini di ieri per costruire il corag-

gio degli uomini di domani. Com-

movente l’intervento dell’attoreMaurizio Casagrande che parla di

paura. Sì, perché - dice Casagrande

- la paura può generare atti mo-

struosi: era presente nei tedeschi nei

confronti di una razza considerata

come un pericolo da eliminare. Oggi

dobbiamo difenderci dal pericolo di

nutrire sentimenti di paura verso chi

è diverso da noi e ci interpella.

Ognuno deve essere giudicato per

quello che è, non per il popolo a cui

appartiene o per le persone che fre-

quenta; non dobbiamo permettere a

nessuno di alimentare la paura e di

decidere per noi chi amare o chi

odiare. Il brano La paura, di Giorgio

Gaber, conclude l’intervento dell’at-tore napoletano. A seguire il grande

musicista Fausto Mesolella, che ha

cantato Benedetta la Sicilia, unastruggente ballata sulle tragedie dei

barconi, simbolo delle modernepersecuzioni. Ha portato la sua te-

stimonianza e lanciato un bellis-

simo messaggio ai giovani presentianche il cardinale Crescenzio Sepe,

arcivescovo di Napoli: Dobbiamo

imparare dalla storia per essere

parte attiva e responsabile nella no-

stra vita, per cercare di dare il nostro

contributo nella società perché

ognuno è portatore di valori. Dob-

biamo imparare ad essere sempre al

servizio dei più deboli e disponibili

verso il prossimo. Siete la forza del

bene che deve ostacolare la strada

delle ingiustizie e del male che, altri-

menti, può travolgere anche noi.

Non fermatevi di fronte alle diffi-

coltà, non fatevi rubare la speranza,

la gioia di vivere e di donarsi agli

altri per costruire un mondo più

bello e autentico. Il Cardinale ha poi

concluso il suo discorso augurando

ai giovani un futuro felice e ricor-dando che è il bene che ci identifica

come persone, fedeli, cristiani e chechiunque salva una vita salva il

mondo intero.

Teatro per ricordare: chiamami a testimoniare

DI MARTINA BRANDELLO

I ragazzi del Liceo Quercia hanno commemorato la Giornata della memoria

Beneficenza e spettacolo insieme per Telethon

Èperfettamente riuscita domenica scorsa la manifestazione pro Te-

lethon svoltasi presso il Ristorante Russo Center di Pastorano. Periniziativa dell’Avis Comunale di Santa Maria Capua Vetere, in col-

laborazione con Associazione Polizia di Stato, Associazione Arma

Aereonautica, Associazione Carabinieri, Avo e CIF si sono ritrovatiper un pranzo di beneficenza quasi duecento persone ben liete di contribuire

alla causa della fondazione che combatte le malattie genetiche. Alla manife-

stazione hanno partecipato, tra gli altri, la presidente del CIF provinciale diCaserta Maria Maddalena Spina, il presidente provinciale dell’Avis di SalernoAmelia Villani, il presidente dell’Avis Agropoli Rosario Capuozzolo, il presi-dente dell’Avis Sant’Anastasia Ciro Fragliasso, il presidente dell’Avis Teano An-

gelo Cafaro. Nel corso dell’iniziativa benefica si è esibito il ballerino diflamenco Francesco Celentano e l’Atelier Basile di Santa Maria Capua Vetereha effettuato una sfilata di abita da sposa e da cerimonia il tutto con l’accom-pagnamento musicale del maestro Cesare Duonnolo. Si è tenuta, inoltre, unatombolata con diversi premi. Al termine del pranzo, sono stati raccolti mille-quattrocento euro. Soddisfatti e raggianti al termine dell’iniziativa il presidente

dell’Avis Umberto Di Gennaro, dell’Associazione Polizia di Stato Michele Ta-vano, dell’Associazione Carabinieri Paolo Andreozzi, del Cif Orsola Bovenzi,della Fondazione “Barbara Vito” Giuseppe Brunasso e il vice presidente del-l’Associazione Arma Aeronautica Giuseppe Carrillo che hanno ricevuto le con-gratulazioni per l’organizzazione e per portare avanti da anni l’iniziativa in

spirito di grande collaborazione e generosità dal Vice Sindaco e Assessore alVolontariato del Comune di Santa Maria Capua Vetere Assunta Amelio, per

altro già partecipante svariate volte alla manifestazione quando era Presidentedell’Avo, la quale ha ribadito la disponibilità dell’Amministrazione Comunaledella Città del Foro a dare visibilità e promuovere sul territorio le associazionidi volontariato veramente attive.

Lotta alle malattie geneticheDI GIOVANNI DELLA CORTE

MARCIANISE

S. MARIA C.V.

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14 foraniesabato 4 febbraio 2017 - Anno 8 n°5

La missione didon Bosco èstata rievocatanella Basilicadi S. Maria

Maggiore a S. Maria CapuaVetere. Il Gruppo delle ca-techiste, insieme a tutti ifanciulli che frequentano

le varie classi di preparazione alla Prima Comu-nione, ha organizzato una rievocazione della vitadel Santo che ha dedicato impegno e forza di vo-lontà all’educazione dei fanciulli. La cerimonia, cuierano presenti anche i genitori, si è concentrata sualcuni momenti della vita di don Bosco con dialo-ghi e musiche alla presenza del vicario parroc-chiale don Mario. L’evento aveva la finalità di farcapire a fanciulli e genitori la concezione dell’in-segnamento nel percorso evolutivo del fanciullo:la formazione scolastica deve affiancare ai classicidella millenaria storia dell’Umanità anche la storiadella Salvezza, mettendo insieme la mente e ilcuore. Questi concetti timidamente accennati, inquesta giornata, costituiscono il seme che adessoviene messo a dimora nei cuori dei fanciulli affin-ché esso possa germogliare e crescere. La manife-stazione egregiamente condotta da Emilia, Maria,Anna, Maria Erminia, Maria, Carmela, Patrizia,Carmelina, Agnese, Ersilia, Emanuela, Liliana con,alla direzione musicale, la signora Capitelli, si èconclusa per procedere alla celebrazione dellaSanta Messa.

DON GIOVANNI BOSCOPRETE E PEDAGOGO

DI TIBERIO GRACCO

Venerdì scorso si èparlato del valoredella legalitànella formazionecivile e scolastica

del fanciullo e delle giovani ge-nerazioni. L’incontro non po-teva non tenersi nella sededella maggiore chiesa di S.Maria Capua Vetere. La testimonianza enunciata dadon Luigi Merola, fondatoredella ONLUS “La voce d’e crea-ture” è stata particolarmentesignificativa ed interessante.Molti si sono chiesti perchéquesto incontro si sia svoltonel tempio cristiano della cittàcon la presenza del SindacoMirra, del capo della Procura,del parroco don Mimì con l’au-torevole intervento del Vicariogenerale della Curia Vescovilee dell’assessore Oscar Bobbio.Il motivo è quello di procla-mare che l’esigenza fonda-mentale della vita sociale è lalegalità. Questo importante

concetto presiede al correttosviluppo dei concreti rapportitra gli uomini, equilibrando leindividuali libertà e orientan-dole verso la giustizia. È impli-cito che le leggi debbanocorrispondere all’ordine mo-rale per giustificare la dignitàdell’uomo ma tutto questo nonbasta se manca l’essenza del-l’uomo cioè il momento difede della creazione. Per que-sto la rivelazione parla di unaderivazione dell’autorità daDio, e di conseguenza del va-lore e del limite delle leggiumane. Gesù ricorda a Pilatoche egli non avrebbe alcun po-tere su di lui se non gli venissedall’alto. San Paolo scrive chenon esiste autorità se non pro-viene da Dio, sicché chi si ri-bella ad essa si contrappone alui. Questa obbedienza siestende anche ai contributi,alle tasse. Per la stessa ragioneuna legge umana può o addi-rittura deve essere contestatase contraddice il suo fonda-mento ultimo, per cui gli apo-

stoli Pietro e Giovanni escla-mano davanti al sinedrio: “Sesia giusto innanzi a Dio obbe-dire a voi più che a lui, giudica-telo voi stessi” (At 4,19).Per questo non è possibile cheil rispetto della legalità sia unmero atto formale perché il ri-spetto deve trovare nell’intimodella persona l’ordine moraleper il proprio agire quotidiano.La presenza nelle coscienze diun effettivo senso dell’Etica faindividuare nella vita umanamotivazione reale alla legalitàed in questo la Chiesa, nellasua opera di evangelizzazioneindicando ai fedeli e nonl’esempio della vita terrena diDio fatto Uomo, trova in Lui lasoluzione ai problemi della co-munità per vivere in pace enella serenità. L’insegnamentodella Chiesa di Cristo non siaccontenta di enunciare e diaffermare gli ideali generali del“vivere civile” ma inseriscenella vita le esigenze etiche chedanno senso alla stessa vita.

L’Associazione degliOratori della provin-cia di Caserta(ANSPI) giusto ilgiorno di san Gio-

vanni Bosco, uno degli inven-tori dell’oratorio come propostaeducativa per ragazzi adole-scenti e giovani, ha organizzatoil loro raduno annuale. C’eranooltre a noi di Castel Volturno,ragazzi di Vitulazio, Caturano,Villa Literno, SantamariaCapua Vetere, Caserta, in-somma una quindicina di asso-ciazioni con quasi 1000partecipanti.Abbiamo avuto solo 15 giorni ditempo per preparare il nostrointervento ed abbiamo puntatosu un messaggio interculturale

di accoglienza con un bel ritmopop-rock molto orecchiabile.Ho già parlato di questa can-zone, che mi interessava so-prattutto per il contenuto diquesta strofa: “Non importa tuda dove vieni, e nemmeno inche città vivrai. Non importa diche razza sei e nemmeno la tuapelle che colore ha. Ciò che im-porta veramente è l’amore chec’è in te”.Naturalmente quando è venutoil nostro turno nel palazzettodello sport di Maddaloni, ab-biamo superato il problemadell’assoluta mancanza di am-plificazione musicale con duecartelloni e un po’ di amplifica-zione messa a disposizione dalgruppo “Alas de Esperanza”. In

tutto il contesto dei ragazzi, ledue sorelle Italo-Nigerianeerano le sole rappresentanti diun mondo giovanile apparente-mente esotico.Tra le 15 associazioni oltre noialtri due o tre oratori sono uscitifuori dal contesto di coreografieregistrate di stampo Nord-Americano. In fin dei conti va-leva la pena esserci e vederetanti ragazzi e ragazze eccitatidalla novità dell’incontro edall’ansia della performance.Di ritorno, nel sotto passaggio,ci siamo incrociati con ragazzialtissimi, più di 1.80m ognuno,dal piglio estremamente atle-tico. Probabilmente la squadragiovanile di Pallacanestro diMaddaloni.

Educare alla legalità

S. MARIA C.V.S. MARIA C.V.

DI TIBERIO GRACCO

DI DON CARLO IADICICCO DA DXVOLTURNO

I BAMBINI DEL CATECHISMONE HANNO RIPERCORSOALCUNI EPISODI DI VITA

Palazzetto dello sport CASTELVOLTURNO

Page 14: SANT’AGATA IN FESTA A CAPUA · Confucio 2 primo piano ACURADIMONS. GIUSEPPECENTORE sabato 4 febbraio 2017 - Anno 8 n°5 I l 5 febbraio la città di Capua festeggia la sua patrona:

orari messe 15sabato 4 febbraio 2017 - Anno 8 n°5

ARCIDIOCESI DI CAPUAA.C.L.I. Progetto San MarcelloC.so Gran Priorato di Malta, 22 81043 Capua (CE)P. Iva: 03234650616Reg. Trib di Santa Maria C.V.n. 764 del 22 Giugno 2010www.kairosnet.it

per contatti e pubblicità+39 338 7740103 - [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILEAntonio Casale

CAPOREDATTOREGiovanna Di Benedetto

GRAFICACoop. Città Irene - Giorgio Netti

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO

mons. Roberto Brunelli –Annamaria MedugnoGiuseppe Centore – Orsola TreppiccioneVincenzo Gallorano – Antonello GaudinoPiero Del Bene – Assunta ScialdoneRaffaele Iaria – Maria GaglioneAnna Maria Gammella – Federico Liparulodon Carlo Iadicicco – Tiberio GraccoGiovanni Della Corte – Domenico CuccariMartina Brandello

STAMPACentro Offset Meridionale

Iscritto a

CITTÀ PARROCCHIA CHIESA ORARI PRE

FESTIVI ORARI FESTIVI

CAPUA CAPUA CENTRO Cattedrale 18.00 8.30 11.30

CAPUA CAPUA CENTRO 17.00 -

CAPUA CAPUA CENTRO Chiesa San Domenico 19.00 -

CAPUA CAPUA CENTRO Chiesa Santi Filippo

e Giacomo - 9.30

CAPUA CAPUA CENTRO Chiesa della

Concezione - 10.30

CAPUA CAPUA CENTRO - 19.00

CAPUA CAPUA CENTRO Cappella ex Ospedale

Civile 8.15 8.45

CAPUA PARROCCHIA SACRO CUORE DI GESÙ - 18.30 9.00 11.00

CAPUA PARROCCHIA SAN GIUSEPPE - 18.00 9.00 11.00 18.30

CAPUA PARROCCHIA SAN PIETRO APOSTOLO - 18.00 9.00 11.30 18.00

CAPUA PARROCCHIA SAN PIETRO APOSTOLO Chiesa di San Lazzaro - 10.30

CAPUA PARROCCHIA SAN ROBERTO BELLARMINO - 18.30 9.30 11.00

PANTULIANO PARROCCHIA SAN GIOVANNI EVANGELISTA Chiesa San Giovanni

Evangelista 18.00 8.00 11.00

PANTULIANO PARROCCHIA SAN GIOVANNI EVANGELISTA Chiesa Santa Maria

Maddalena - 9.30

LEPORANO PARROCCHIA S. MARIA AD ROTAM MONTIUM - 17.00 9.00 17.00

CAMIGLIANO PARROCCHIA SAN NICOLA DI BARI - 18.00 9.00

VITULAZIO PARROCCHIA - 18.00 9.15 11.00 18.00

BELLONA SAN SECONDINO VESCOVO E CONFESSORE - - 7.00 9.00

11.00 18.00

TRIFLISCO PARROCCHIA DEL SS. SALVATORE Cappella SS. della Pietà 18.00 -

TRIFLISCO PARROCCHIA DEL SS. SALVATORE - - 10.00 18.00

S. ANGELO IN F. Suore 17.00 -

S. ANGELO IN F. Chiesa Madonna del

Carmelo - 8.30

S. ANGELO IN F. Chiesa

Padova - 10.00

S. ANGELO IN F. Chiesa San Michele

Arcangelo - 11.30 18.00

CURTI PARROCCHIA DI CURTI Chiesa San Michele

Arcangelo 18.00 8.00 - 11.30

CURTI PARROCCHIA DI CURTI Tempio

dello Spirito Santo - 10.00 18.00

S. MARIA C.V. SANTA MARIA MAGGIORE

E SAN SIMMACO Duomo

8.00 9.00

18.30

8.00 10.00

11.30 18.30

S. MARIA C.V. SAN PIETRO APOSTOLO 19.00 9.00 11.00 19.30

S. MARIA C.V. SAN PAOLO APOSTOLO 19.00 8.00 11.30 19.30

S. MARIA C.V. S 18.30 9.30 11.00 18.30

S. MARIA C.V. 18.30 8.30 10.30

S. MARIA C.V. SAN PAOLINO 18.30 9.00 11.00

S. MARIA C.V. 7.00 19.00 7.30 10.00 19.00

S. MARIA C.V. SANTA MARIA DELLE GRAZIE 7.30 19.00 7.30 10.00

11.30 19.00

S. MARIA C.V. IMMACOLATA CONCEZIONE 8.30 19.00 8.30 10.00

11.30 19.00

S. MARIA C.V. RETTORIA ANGELI CUSTODI 18.00 18.00

S. MARIA C.V. SAN VITALIANO 19.00 10.00 11.30 19.00

S. MARIA C.V. Suore Ancelle

7.15 8.30

S. MARIA C.V. Suore Domenicane

di Pompei 7.15

S. MARIA C.V. Suore Vittime Espiatrici 7.30

S. MARIA C.V.

Suore Ancelle

7.30

CASAGIOVE SAN MICHELE ARCANGELO 19.00 8.00 10.00

11.30 19.00

PORTICO

DI CASERTA SAN PIETRO APOSTOLO 19.00

8.00 10.00

11.30 19.00

MARCIANISE SANTA MARIA DELLA LIBERA 19.00 8.30 10.30 19.00

MARCIANISE SANTISSIMA ANNUNZIATA 19.00 7.00 8.30

10.00 11.30 19.00

MARCIANISE SANTA MARIA DELLA S 18.00 8.00 9.30 11.00

CASAPULLA 8.30 19.00 7.30 9.30

11.30 18.30

CANCELLO

ED ARNONE MARIA SANTISSIMA ASSUNTA IN CIELO 19.00 11.00 19.00

MAZZAFARRO 9.30

SANTA MARIA

LA FOSSA MARIA SANTISSIMA ASSUNTA IN CIELO 17.00 8.00 11.30 17.00

SANTA MARIA

LA FOSSA MARIA SANTISSIMA ASSUNTA IN CIELO

Cappella in via Camino

(Poderi) 10.00

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16 eventisabato 4 febbraio 2017 - Anno 8 n°5

Donne e uomini per la vita nel solcodi Santa Teresa di Calcutta

5 febbraio 2017

Alla scuola di Papa Francesco s’impara a sognare. Spesso nelleudienze fa riferimento ai sogni dei bambini e dei giovani, deimalati e degli anziani, delle famiglie e delle comunità cri-stiane, delle donne e degli uomini di fronte alle scelte im-portanti della vita. Sognare con Dio e con Lui osare e agire!Quando il Papa commenta la Parola di Dio al mattino oquando tiene discorsi nei vari viaggi apostolici, non manca

di incoraggiare a sognare in grande. È nota la sua devozione a san Giuseppe,che considera uomo del “sogno” (Cfr. Mt 1,20.24). Quando si rivolge alle fa-miglie, ricorda loro che il sogno di Dio “continua a realizzarsi nei sogni dimolte coppie che hanno il coraggio di fare della loro vita una famiglia; il co-raggio di sognare con Lui, il coraggio di costruire con Lui, il coraggio di giocarcicon Lui questa storia, di costruire un mondo dove nessuno si senta solo, nes-suno si senta superfluo o senza un posto”. I bambini e i nonni, il futuro e lamemoria Per Papa Francesco il sogno di Dio si realizza nella storia con la curadei bambini e dei nonni. I bambini “sono il futuro, sono la forza, quelli cheportano avanti. Sono quelli in cui riponiamo la speranza”; i nonni “sono lamemoria della famiglia. Sono quelli che ci hanno trasmesso la fede. Avere curadei nonni e avere cura dei bambini è la prova di amore più promettente dellafamiglia, perché promette il futuro. Un popolo che non sa prendersi cura deibambini e dei nonni è un popolo senza futuro, perché non ha la forza e nonha la memoria per andare avanti”. Una tale cura esige lo sforzo di resistere allesirene di un’economia irresponsabile, che genera guerra e morte. Educare allavita significa entrare in una rivoluzione civile che guarisce dalla cultura delloscarto, dalla logica della denatalità, dal crollo demografico, 1 PAPA FRANCE-SCO, Discorso alla festa delle famiglie, Filadelfia 26 settembre 2015. 2 Ibidem.

2 favorendo la difesa di ogni persona umana dallo sbocciare della vita fino alsuo termine naturale. È ciò che ripete ancora oggi Santa Teresa di Calcuttacon il famoso discorso pronunciato in occasione del premio Nobel 1979: “Fac-ciamo che ogni singolo bambino sia desiderato”; è ciò che continua a cantarecon l’inno alla vita: “La vita è bellezza, ammirala. La vita è un’opportunità, co-glila. La vita è beatitudine, assaporala. La vita è un sogno, fanne una realtà. …La vita è la vita, difendila”. Con Madre Teresa La Santa degli ultimi di Calcuttaci insegna ad accogliere il grido di Gesù in croce: “Nel suo ‘Ho sete’ (Gv 19,28)possiamo sentire la voce dei sofferenti, il grido nascosto dei piccoli innocenticui è preclusa la luce di questo mondo, l’accorata supplica dei poveri e dei piùbisognosi di pace”. Gesù è l’Agnello immolato e vittorioso: da Lui sgorga un

“fiume di vita” (Ap 22,1.2), cui attingono le storie di donne e uomini per la vitanel matrimonio, nel sacerdozio o nella vita consacrata religiosa e secolare.Com’è bello sognare con le nuove generazioni una Chiesa e un Paese capacidi apprezzare e sostenere storie di amore esemplari e umanissime, aperte aogni vita, accolta come dono sacro di Dio anche quando al suo tramonto vaincontro ad atroci sofferenze; solchi fecondi e accoglienti verso tutti, residentie immigrati. Un tale stile di vita ha un sapore mariano, vissuto come “parteci-pazione alla feconda opera di Dio, e ciascuno è per l’altro una permanenteprovocazione dello Spirito. I due sono tra loro riflessi dell’amore divino checonforta con la parola, lo sguardo, l’aiuto, la carezza, l’abbraccio”. Roma, 22 ottobre 2016 Memoria di San Giovanni Paolo II

Il coraggio di sognare con Dio