Santa Maria Del Soccorso

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Filomena Stancati Nicotera Santa Maria del Soccorso

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L’umile lavoretto, così come lo definisce l'autore la Professoressa Filomena Stancati Nicotera, vuole essere un omaggio devoto e filiale alla grande Madre Celeste, per lo stesso motivo la stampa del presente lavoro è stata offerta dai fratelli Gigliotti, titolari della tipografia La Modernissima in via XX Settembre, 89 - LameziaTerme.

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Filomena Stancati Nicotera

Santa Maria del Soccorso

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Filomena Stancati Nicotera

Santa Maria del Soccorso

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In copertina: Veduta panoramica della facciata della Chiesa.

In quarta di copertina: Acquasantiera composta da un’urna in blocco monolitico di pietra verde del Reventino incassata in parte nel muro, su cui spiccauna “tarsia marmorea” con disegno sormontato da una croce.

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PRESENTAZIONE

Sono contento di presentare lo studio sulla chiesa dedicataalla Beata Vergine del Soccorso in Lamezia Terme Nicastro, cu-rato della professoressa Filomena Stancati Nicotera.

Apprezzo lo sforzo di paziente ricerca storica per far cono-scere alcuni aspe�i del patrimonio delle nostre radici cristiane,cara�erizzate dalla presenza della Madre di Dio. Il culto ma-riano costituisce infa�i un'espressione significativa del senti-mento religioso della nostra terra e dell'anelito sincero verso leverità divine.

Esso è un ingrediente importante della nostra cultura e diquella sapienza popolare capace di dare un nuovo impulsoanche a questa generazione, talvolta distra�a, dimentica delpassato e disorientata perché vuole costruire un umanesimosenza Dio.

Ma, «l'umanesimo che esclude Dio è un umanesimo disumano.Solo un umanesimo aperto all'Assoluto può guidarci nella pro-mozione e realizzazione di forme di vita sociale e civile... sal-vaguardandoci dal rischio di cadere prigionieri delle mode delmomento» (Caritas in Veritate, n° 78).

E la devozione alla Vergine Maria, se animata evangelica-mente, apre i nostri orizzonti alla Verità che non tramonta,Gesù Cristo Signore nostro.

Lamezia Terme, giugno 2010

+ Luigi Antonio CantaforaVescovo di Lamezia Terme

Mons. Luigi CantaforaVescovo di Lamezia Terme

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Statua della Madonna del Soccorso.

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PREFAZIONE

Scoprire quanto costituisce il nostro patrimonio culturale efarlo conoscere è soprattutto un modo di amarlo ed appuntol’amore per la terra natia, la consueta passione e l’ardente de-siderio di fare luce sulle vicende vicine e lontane che hannocaratterizzato la storia della nostra città, hanno guidato la no-stra umile fatica, che questa volta mira a soddisfare il deside-rio di approfondire le nostre conoscenze sulla chiesa dellaBeata Vergine del Soccorso.È un altro tassello da aggiungere al mosaico della nostra seco-lare storia locale.

Per portare a termine il nostro assunto abbiamo fatto riferi-mento ad una ricerca storica di Don Pietro Bonacci (1915-2007),Sacerdote di squisita bontà e di grande cultura, Parroco dellaParrocchia di S. Teodoro per lunghissimi anni, insegnante diReligione negli istituti superiori della nostra città, bibliotecariodell’Archivio Diocesano, da lui pazientemente riordinato ereso efficiente.

Le sue tante ricerche storiche e le sue pubblicazioni sono ilchiaro documento della sua feconda attività di storico dellanostra diocesi. In questa occasione non possiamo non ricor-dare,con animo grato, la precisione e la meticolosità di DonPietro Bonacci che hanno insegnato a quanti hanno preso lapenna in mano dopo di lui, che la storia va studiata sui docu-menti e sulle fonti certe e di sicuro affidamento.La ricerca storica che ci ha fatto da guida in questo nostro la-voretto è stata pubblicata dal Prof. Don Pietro Bonacci nel suovolume ”Scritti storici lametini” Fratelli Gigliotti Editori - La-mezia Terme 1993 - pag. 268 e seguenti.

Le delibere comunali sono state da noi consultate pressol’Archivio Storico del Comune di Lamezia Terme.

Le notizie attinte da ”Relazioni ad limina” o da “Visite Pasto-

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rali” delle Autorità ecclesiastiche sono state fornite dall’Archi-vio Diocesano.

Per quanto è stato possibile realizzare esprimiamo i nostriringraziamenti al personale dell’Archivio Diocesano, a quellodell’Archivio Storico del Comune di Lamezia Terme ed in par-ticolare al prof. Lucio Leone per la sua preziosa collaborazionee a Don Antonio Marghella per la sua squisita disponibilità.

L’umile lavoretto vuole essere un omaggio devoto e filialealla grande Madre Celeste, per lo stesso motivo la stampa delpresente lavoro è stata offerta dai fratelli Gigliotti, titolari dellaTipografia La Modernissima in via XX Settembre, 89 - Lame-zia Terme.

Filomena Stancati NicoteraLamezia Terme, 28 giugno 2010

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Chiesa della Madonna del Soccorso prima dei restauri.

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LA MADONNA DEL SOCCORSOTRA STORIA E LEGGENDA

Su una verdeggiante collina che domina la nostra città e siaffaccia sulla piana di S. Eufemia, nel punto più panoramico, èsituata la Chiesa della Madonna del Soccorso. La presenza diquesta chiesa, dove si venera la Beata Vergine del Soccorso, hapoi dato il nome all’intera zona, per gli abitanti del luogo e pergli anziani nicastresi infatti, è l’intera contrada che chiamano “‘u Succursu“, ma in effetti si tratta della contrada Magolà.

E a proposito del nome “Magolà” riportiamo quanto ci halasciato il prof. Pietro Ardito ( 1833 - 1889 ) nelle sue “Spigola-ture storiche sulla città di Nicastro“ (pag. 43): “Magolà, contradasopra il Soccorso, è corruzione di Immacolata. Nel Bollario 2° dellaCuria Vescovile, foglio 1785, tra le chiese “extra moenia“ è segnataSanta Maria del Soccorso sopra la selva dei P.P. Cappuccini, ove di-cesi Immacolata, vulgo Magolà“. Verso la metà del Settecento lacittà di Nicastro aveva quattro chiese “extra moenia“:S. Maria della Sanità, che apparteneva ai padri Agostiniani.S. Maria la Bella.S. Maria della Pietà.S. Maria del Soccorso.

Chi prima di noi, e molto prima, si è interessato alla chiesadella Madonna del Soccorso è stato il Sac. Don Pietro Bonacciche, durante la sua lunga esperienza di archivista diocesano,ha avuto modo di conoscere e di mettere a frutto la documen-tazione dell’Archivio Vescovile e ci ha lasciato pregevoli lavoriche costituiscono il prezioso recupero di un grande patrimoniostoriografico.Nella sua ricerca storica, che ci ha fatto da guida nella nostrapresente pubblicazione, il prof. Bonacci racconta che antica è ladevozione alla Madonna del Soccorso a Nicastro, praticata

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anche dai Padri Riformati di S. Francesco di Assisi in tempimolto remoti.

Tale devozione anticamente era in uso anche nella parroc-chia di S. Lucia, che fino alla metà del Settecento ebbe il titolodi “Parrocchia di S. Maria del Soccorso“, ma un tale titolo passòinfine e definitivamente a designare l’attuale chiesa costruita incontrada Magolà nel 1740.

Apprendiamo da Don Pietro Bonacci che, facendo un viag-gio a ritroso nel tempo, all’inizio del culto si incontrano anchedelle leggende che, come sappiamo, diventano sempre facileed inconsapevole preda delle persone incolte e in buona fede.Ne riportiamo qualcuna.

LEGGENDE:

È sempre Don Pietro che racconta che Frà Serafino Monto-rio nel libro “Lo Zodiaco di Maria” pubblicato nel 1715, interes-sandosi della Madonna del Soccorso dice che i Padri Riformatidi S. Francesco conservavano “con grande decoro“ una miraco-losa immagine della Vergine che secondo il popolo era statadipinta da S. Luca e portata da Gerusalemme da un frate fran-cescano il quale, approdato a S.Eufemia, si ammalò grave-mente e morì presso i Padri Riformati di Nicastro. Questa im-magine, continua Frà Serafino Montorio nel suo racconto, ètenuta in grande venerazione presso il popolo nicastrese per lesue continue grazie.

Questo dice Fra Serafino, ma nel convento dei Padri Fran-cescani di Nicastro non si è trovata alcuna traccia di questa im-magine.

Secondo un’altra leggenda la devozione alla Madonna delSoccorso ebbe inizio nella contrada Magolà dopo il ritrova-mento di un quadro della Vergine smarrito dai Francesi (gliAngioini), che verso il 1265 erano venuti nelle nostre contradeper combattere contro gli Svevi.

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Dice Don Bonacci che questo episodio diede origine ad uncanto popolare, una lauda che alcune persone anziane canta-vano il giorno della festa durante la processione.Trascriviamo la lauda che ricorda l’ipotetico ritrovamento:

Jesu,Madonna mia di u Suncursu,riparu di sta vita sbinturata,

Vua,Madonna mia,dàtini aiutu,ca li sanati Vua l’infirmitati.

O bisugnusi,chi bisuagnu avitiViniti a Magulà, ca mi truvati;ccà c’è na conicella chi è pulita,c’è la Madonna,chi va visitata.

Ccà i Francesi l’avianu pirdutae nua laudamu Diu ca s’ha truvata.

Era tutta di spini cuvirutae mo’ è tutta di stilli attorniata.

Ni calamu ‘n terra e dicimu ‘n’ Avi Maria,ccu l’Angilu Gabriele ci cantamu.U’ mpiarnu si conturba d’ogni via

sintiandu a Rigina salutari.

La lauda sopra riportata ricorda la “conicella” che diede ori-gine alla particolare devozione alla Madonna del Soccorso eaccenna anche alla immagine sacra smarrita dai Francesi e ri-trovata in un groviglio di spine.

Ma lasciamo ora da parte le leggende che abbiamo ripor-tato solo a titolo di completezza ed occupiamoci di quella chefu la vera storia della chiesa di Magolà.

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STORIA

LE ORIGINI:

Un’antica “conicella” in quella zona era preesistente allachiesa, se ne trova traccia nell’Archivio diocesano, come anchedella chiesa.

I documenti ci dicono che nel 1719 la “conicella” era stataeretta da un chierico coniugato, Giacomo Gatto e dal fratelloMario, nella loro proprietà in contrada Magolà per devozionee perché, dice il documento, la Madonna era stata prodiga digrazie e di miracoli verso quelle persone che con viva fedeerano ricorse a Lei.

Per approfondire le nostre conoscenze sulle origini dellachiesa di S. Maria del Soccorso, pur lasciandoci guidare dallapreziosa ricerca storica di Don Pietro Bonacci, al lavoro delprof. Bonacci abbiamo aggiunto la nostra personale indaginedi archivio, che ci ha consentito di aggiungere dei particolariche hanno arricchito la nostra pubblicazione.

Presso l’Archivio di Stato - Sezione di Lamezia Terme -Fondo Notarile - abbiamo trovato e consultato in originale idocumenti che riportiamo in sintesi, non tralasciando le partipiù salienti, che ci hanno fatto luce su come si è giunti alla co-struzione della chiesa. Nel fondo Notarile del Notaio Mastro-ianni Antonio di Nicastro - B.172 - Anno 1740 - si conserval’atto di donazione dei F.lli Gatto del terreno occorrente per co-struire la chiesa.

Il 5 febbraio 1740 si sono costituiti: il chierico coniugato Gia-como Gatto e il fratello Mario (Mario e non Bruno come erro-neamente letto da Don Bonacci), figli ed eredi del fu FrancescoGatto ed eredi del fu Don Mario Gatto; e il Canonico Sig. DonGiuseppe Sacco, delegato e procuratore eletto dall’Ill.mo e St.moDon Achille Puglia, Vescovo di Nicastro.

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Il chierico Giacomo e suo fratello Mario asseriscono che perla loro particolare devozione, che hanno avuto e al presentehanno, verso la Gloriosissima Vergine Maria sotto il titolo delSoccorso, esso Giacomo nell’anno 1719 aveva costruito una “co-nicella” con l’immagine della Vergine nella sua proprietà in co-mune con suo fratello, posta nel territorio di Magolà, confi-nante con i beni degli eredi di Domenico Pesce. Ciò perché lasacra Immagine aveva concesso diversi miracoli alle personeche si erano rivolte a Lei con fede, e non solo a Nicastro, maanche in altri paesi, dove si era diffusa la notizia di questa mi-racolosa immagine, pertanto i fratelli Gatto offrivano gratui-tamente parte del loro terreno per la costruzione di una chiesacomoda, per accrescerne la devozione.

I fratelli Gatto offrirono “palmi sessanta di lunghezza e palmitrentacinque di larghezza, con tutta la terra avanti,ove verrà la portadella chiesa, di là insino abascio” e alla donazione i Gatto preteseroche si aggiungesse anche una condizione, e cioè che il cappel-lano della erigenda chiesa fosse scelto uno dei membri della lorofamiglia avviato al sacerdozio. Il Vescovo di Nicastro, Mons. Pu-glia, anche per la sua particolare devozione alla Vergine, avevaaderito alla richiesta dei fratelli Gatto, compresa la condizioneche fu messa a verbale e fa parte dell’atto notarile. Seguono lefirme dei testimoni e delle parti che si erano costituite.

La chiesa fu edificata in poco tempo, in circa un anno, infattiun altro atto pubblico del Notaio Mastroianni Antonio,datato18 nov. 1740, parla della strada di accesso alla “chiesa già ulti-mata”.Riportiamo qualche brano del documento notarile:

Oggi, 18 novembre 1740 ,presso il Notaio MastroianniAntonio, si costituiscono:Can. Don Giuseppe Sacco, Procuratore della chiesa dellaBeata Vergine del Soccorso eretta nella proprietà di Gia-como, Mario e Suor Serafica Gatto e Procuratore dele-gato di Mons. Achille Puglia, vescovo di Nicastro,e i fratelli Giacomo, Mario e Ludovica Gatto.

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Le parti asseriscono che, poiché per l’acceso alla chiesa già co-struita è necessaria la strada, i fratelli Gatto si dichiarano sem-pre disposti a cedere il terreno di loro proprietà necessario percostruire la strada di accesso al sacro edificio, ma questa voltadietro un compenso in denaro.

Di comune accordo le parti interessate incaricarono dueesperti chiamati “Pubblici estimatori”, Domenico di Audino eMario Leone, i quali sono incaricati di tracciare la strada e de-terminarne la misura “di dodici palmi di larghezza” che dovevainiziare “dal pontone del muro del bosco dei Padri Cappuccini diquesta città” ed arrivare alla chiesa di nuova costruzione, pre-cisando che “sotto la cona, detta strada deve essere di palmi 14”.

I periti ne stabiliscono anche il prezzo in ducati 40 a favoredei fratelli Gatto e precisamente 35 per Giacomo e Mario Gattoe 5 ducati per Suor Ludovica Gatto,loro sorella, in quanto lastrada include anche un poco di proprietà di Suor Ludovica,checonfina con la via pubblica che porta al casale di Zangarona. Se-guono le firme.

A proposito di questa strada di accesso alla chiesa della Ma-donna del Soccorso occorre fare una precisazione: All’epoca incui fu costruita la chiesa (1740) l’attuale strada che da Nicastroporta a Soveria Mannelli non esisteva, fu infatti costruita un se-colo dopo,negli anni della Unità d’Italia, l’unica strada che con-duceva verso la montagna era una mulattiera che passava at-traverso il colle di S.Antonio.

Di quanto abbiamo finora riferito relativamente ai due attinotarili consultati nell’Archivio di Stato - Sezione di LameziaTerme, avevamo già trovato cenno nella ricerca storica di DonP. Bonacci, ma all’atto notarile datato 18 novembre 1740 nesegue un altro a brevissima distanza, cioè nel giorno succes-sivo, il 19 novembre 1740, non citato da Don Bonacci. È un do-cumento importante che ci informa con quanta precisione ilCan. Don Giuseppe Sacco, il Vescovo Mons. Puglia e il NotaioMastroianni procedevano con grande attenzione nel legaliz-zare i vari passi da essi fatti a favore della Chiesa della Ma-donna del Soccorso.

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Dal documento stilato il 19 novembre 1740 (Archivio diStato - Sez. di Lamezia Terme - B.172 - Anno 1740) appren-diamo che il Canonico Giuseppe Sacco mette al corrente il Ve-scovo che, per coltivarsi la devozione verso la sacra Immagine,è necessario acquistare il terreno per la strada d’accesso den-tro la proprietà di Giacomo e Mario Gatto, per potere como-damente andare alla “cona” e nella nuova chiesa.

Riferisce al Vescovo che da due esperti della città era statafatta la stima della strada che ascende al prezzo di 40 ducati equindi il can. Sacco chiede l’assenso del Vescovo e l’autorizza-zione a procedere. Il Vescovo Mons. Puglia non solo concedel’assenso “senza tentennamenti”, ma emana un “Decreto” col suobeneplacito e la sua firma. In questo consiste l’importanza deldocumento.

Negli anni successivi alla costruzione la Chiesa si arricchi-sce di piccole proprietà contigue acquistate sempre con attipubblici presso il Notaio Mastroianni. Riportiamo l’atto di ven-dita datato 8 marzo 1743:

Presso il Notaio Mastroianni Antonio si costituiscono:il Sig. Giovanni Pesce di Nicastro e il Canonico Don Giuseppe Sacco, procuratore dellachiesa del Soccorso.

Il Maestro Giovanni Pesce asserisce di essere possessore di3 tomolate di terreno, in parte boscoso e in parte alberato diquerce, situato nel territorio di Magolà proprio al confine conla chiesa e che ha intenzione di vendere tale proprietà allachiesa della Madonna del Soccorso tramite il suo procuratoreDon Giuseppe Sacco, per ducati 42, secondo la stima fatta daiperiti scelti di comune accordo, Marco Leone e Domenico diAudino.

Abbiamo motivo di credere che nella famiglia Gatto moltosentita doveva essere la devozione verso la Beata Vergine delSoccorso, e la nostra deduzione è attestata da un atto notarileche abbiamo consultato presso l’Archivio di Stato - Sez. di La-

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mezia Terme – Fondo Notarile - Notaio Mastroianni - B.174 -anno 1751.

Il documento dice testualmente:“Il 10 dicembre 1751 si costituiscono presso il NotaioMastroianni Antonio:Suor Ludovica Gatto di Nicastro,Vergine in capillis, fi-glia legittima e naturale del fu Francesco Gatto, di etàmaggiore e il Canonico Don Nicolò Colelli, Procuratore della ve-nerabile chiesa della S.S. Vergine del Soccorso.”

Suor Ludovica vende alla chiesa del Soccorso tramite il suoProcuratore un uliveto di circa 2 tomolate del valore di 76 du-cati. La vendita viene concordata per 56 ducati, perché SuorLudovica Gatto lascia 20 ducati per devozione alla Beata Ver-gine del Soccorso. Il Procuratore Don Nicolò Colelli consegnail prezzo in monete di argento e oro correnti nel Regno di Na-poli e Suor Ludovica rilascia ricevuta. Seguono le firme, com-presa quella del notaio.

Dal documento sopra riportato abbiamo appreso che nel-l’anno 1751 il Procuratore della chiesa della Madonna del Soc-corso non era più Don Giuseppe Sacco ma il canonico Don Ni-colò Colelli, appartenente a ben nota famiglia nicastrese.

La chiesa dedicata alla Beata Vergine del Soccorso fu co-struita, dunque, per devozione, che presto si incrementò per-ché frequentata dagli abitanti delle contrade vicine e special-mente da quelli del villaggio Fronti.

Racconta Don Pietro Bonacci che all’epoca a Fronti non vierano chiese e gli abitanti di quella frazione che in gran parteesercitavano il mestiere di cestai, ogni mattina di domenica,allora giorno di mercato, si recavano a Nicastro per vendere leloro ceste e i panieri, scendevano dai colli molto presto e si fer-mavano al Soccorso per ascoltare la Messa festiva.

Nell’Archivio Diocesano dal volume che raccoglie le “VisitePastorali” di Mons. Paolino Pace (1769 - foglio 61) ricaviamo

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che in data 6 marzo 1769 la Chiesa ricevette la visita del Vica-rio Apostolico Mons. Paolino Pace, che la trovò in piena effi-cienza e mantenuta decorosamente, infatti nella descrizionedella chiesa si parla di un altare maggiore con l’immagine dellaB.M.V Miseris Succurrentis “decenter ornatum”, di un secondoaltare del S.S. Crocefisso e dell’altare di S. Giobbe.

Una descrizione dettagliata della chiesa è contenuta nel se-guente documento che riportiamo testualmente e che abbiamorinvenuto nell’Archivio di Stato di Catanzaro - Cassa Sacra -Libro di carico dell’Amministratore Barone D. Nicola Maria Ni-cotera per il Distretto di Nicastro - Anno 1790 - vol. 24 - pag. 665:

“Nicastro - Chiesa rurale di S.Maria del Soccorso n. fa-briche 2 - Chiesa e Romitorio, queste fabriche esistono incampagna nella parte superiore della città di Nicastro,ed in distanza di essa circa un miglio e propriamentenella Contrada detta Magolà. Nella chiesa ci sono trealtari con rispettivi quadri e pochi ornamenti. Al disopra della porta vi è il Coretto di legname coll’ingressodella parte del romitorio. Vi è similm.te una stanza aman sinistra di essa p(er) uso di sagrestia, la quale in-troduce nel Romitorio anzid.o. Questo poi contiene novepiccole celle oltre d’un’altra p(er)uso cucina, ed in essoromitorio solevano albergare molti romiti in corpo p(er)custodia, e culto della Chiesa med.a.E finalm.te vi assiste una campana piccola e molti ma-teriali descritti nell’inventario”.

Molto probabilmente la Chiesa della Madonna del Soccorsosi mantenne bene fino ad oltre la fine del Settecento, nono-stante il grave evento sismico del 1783 che, oltre a turbare ilnormale equilibrio degli uomini e dei loro averi, turbò enor-memente l’equilibrio ecclesiastico con le drastiche disposizionidella Cassa Sacra, che incamerò i beni della chiesa per venireincontro ai terremotati.

Triste conseguenza fu che, con la confisca dei beni ecclesia-

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stici, vennero meno i fondi per pagare il Cappellano del Soc-corso, ecco perché nella “ Relatio ad Simina “ di Mons. GabrielePapa,Vescovo della Diocesi di Nicastro dal 1819 al 1824, con-sultata nell’Archivio Diocesano (1823 - pag 53), il Vescovo diceche nell’anno 1823 la Chiesa rurale della Beata Vergine del Soc-corso, a causa della carenza di dote, era mantenuta dalla pietàdei fedeli e quindi era molto povera.

Un cenno alla Chiesa del Soccorso si trova pure nel “Pianochiesastico del Marchese di Fuscaldo” redatto in data 30 settembre1797. Infatti, soppressa nel 1776 la Cassa Sacra, che con le suedisposizioni aveva creato un grande caos amministrativo,tanto da provocare le proteste di molti parroci, le cui entratenon erano sufficienti per continuare a vivere, il Governo bor-bonico incaricò il Marchese Spinelli di Fuscaldo perché riordi-nasse i benefici e ripartisse meglio le risorse disponibili .

Il Visitatore Generale Governativo, resosi conto della pre-caria situazione, il 30 settembre 1797 emanò il “Piano chiesa-stico” nel quale sono nominate le parrocchie e le chiese minorie tra queste anche S. Maria del Soccorso “distante circa un mi-glio dalla città e necessaria per gli abitanti del villaggio detto Fronti”.

Tra i criteri adottati il Marchese di Fuscaldo ordinava chele chiese minori, e quindi anche S. Maria del Soccorso, fosseromantenute dai Cappellani Corali, i quali avevano l’obbligo di“celebrare la messa tutti i giorni festivi e nei detti giorni, il dopopranzo, fare la spiega della Dottrina cristiana”. Erano inoltre ob-bligati “copulativamente con i Parrochi di assistere alli moribondidei rispettivi quartieri”. Il Marchese dispose anche un sussidio di60 ducati annui ai sei Cappellani Corali per il mantenimentodelle chiese periferiche loro assegnate.

La Chiesa del Soccorso pertanto, doveva avere 10 ducatiannui per il fabbisogno di olio, di cera e di tutto quanto occor-reva per il buon mantenimento dell’edificio sacro.

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NELL’OTTOCENTO

La chiesa del Soccorso nell’Ottocento visse tristi giorni ditribolazione, specialmente nella seconda metà del secolo. Que-sta volta apprendiamo le notizie dai verbali del Consiglio Co-munale, dalla Giunta Municipale di Nicastro e dall’Archivio diStato di Catanzaro.

Nel novembre 1855 il colera,che era penetrato nella nostracittà attraverso l’approdo di Sant’Eufemia, in quanto il mag-giore pericolo di contagio veniva proprio dagli scali marittimi,aveva provocato molte vittime tra la popolazione. Alla datadel 23 novembre 1855, risultava che i casi in città erano 59, frai quali 25 erano già morti (Archivio di Stato di Catanzaro - In-tendenza Sanità - B.7 - fase 157). I mezzi sanitari non furonosempre adeguati, sorse anche il problema della sepoltura diun numero inconsueto di cadaveri, per cui in un momento diemergenza molti furono seppelliti nella chiesetta del Soccorsoche,poiché si trovava ad una certa distanza dall’abitato, ri-spondeva ai requesiti della legge vigente1.

Dal verbale della Giunta Municipale riunitasi il 20 agosto1884 apprendiamo che il romitaggio del soccorso fu adibito dalMunicipio allo “isolamento e curazione degli individui vaiuolosi”,perché sito il luogo ventilato e lontano dal centro cittadino. Equesta specie di lazzaretto venne riutilizzato ancora dal 9 al 23ottobre e dal 27 ottobre al 12 novembre 1890 per ricoverare ivaiuolosi sprovvisti di mezzi per curarsi, quando la malattiamanifestò una preoccupante recrudescenza.

Tanto apprendiamo dalle delibere della Giunta Municipalen° 710 e n° 714 del 14 novembre 19902. Due delibere del consi-glio comunale del 13 e 17 novembre 1886 - Reg. 53 - ci infor-mano che su proposta del sindaco pro-tempore, Avvocato Giu-seppe Amendola, fu impiantato nell’eremo del Soccorso,nell’unico vano disponibile, un ospedale provvisorio per sole

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donne, si trattava di ammalate povere e sprovviste di mezziper curarsi.Dice testualmente il Sindaco Amendola nella delibera:

“Per provvedere… all’assistenza delle ammalate, pen-sai di ricoverarle nel locale del Soccorso, dove ho im-piantato un piccolo ospedale provvisorio, servendomi di5 letti che il Comune teneva inoperosi nell’Asilo diMendicità e provvedendo il locale di vari oggetti esi-stenti nel magazzino di deposito del Comune stesso…Quanto al servizio interno, per l’assistenza delle am-malate è stata adibita una infermiera e ogni due giorniun medico condotto della città; il vitto viene giornal-mente somministrato dall’Ospedale Civile, come per gliammalati dell’ospedale stesso…”3.

All’epoca nell’Ospedale Civile, trasferito proprio nel 1886 inuna zona del convento dei Padri Cappuccini sul colle di S.An-tonio, messa a disposizione dal Vescovo Berlingieri, Vescovo diNicastro dal 1825 al 1854, erano ammessi i soli uomini.

Per quanto riguarda l’operato del Sindaco Amendola, sitrattò di una disposizione provvisoria, modificata dopo appenaun anno, durante il quale, ci racconta una delibera della giuntamunicipale – Reg. 55 – si verificò un violento temporale e sullachiesa del Soccorso cadde un fulmine “che mandò in frantumicampana, organo, vetri, porta d’ingresso ed altro ancora”. (ArchivioStorico del Comune di Lamezia Terme - delibera della GiuntaMunicipale n°698 del 27 ottobre 1887 - Reg. 55).

Mons. Giuseppe Candido, Vescovo di Nicastro dal 1881 al1888, avvertendo il bisogno della presenza di un sacerdote perassistere alle cure spirituali della numerosa popolazione dellecontrade collinari della città, tentò di elevare a parrocchia laChiesa della Madonna del Soccorso e nel 1884 chiese al Capi-tolo di esprimere il proprio parere in proposito.

Il Capitolo, riconoscendo la necessità e l’utilità di provve-dere alla cura della anime di tanta gente sparsa nelle campa-

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gne, diede parere favorevole, così anche il Regio EconomatoGenerale dei Benefici Vacanti di Napoli, al quale il Vescovo siera rivolto per lo stesso motivo, ma la pratica si arenò pressoil Procuratore Generale di Catanzaro, il quale, pur dichiaratosidisponibile, pretendeva dal Vescovo una Bolla di erezione, cheMons.Candido non potè mandare, in quanto non fu in gradodi costituire la dote richiesta dal Ministero. Fallì così il tenta-tivo del Vescovo,Mons.Candido, che per il momento per laChiesa del Soccorso nominò un Rettore.

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1 Cfr. L. Leone - F. Stancati: “Nicastro ed il territorio lamentino nel tempo - Profilo storico”Gigliotti Editori - Lamezia Terme 2009 - pag 192

2 Cfr. L. Leone - F. Stancati: Op. cit. pag 236

3 Cfr. L. Leone - F. Stancati: Op. cit. pag 262

Ulivo con cona.

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NEL NOVECENTO

Intanto col trascorre del tempo e con l’impegno fattivo dipersone di buona volontà, furono realizzate importanti operepubbliche nella nostra città, come il completamento del-l’Ospedale Civile portato a termine dopo il primo conflittomondiale. Nell’intervallo tra le due guerre, la Chiesa del Soc-corso, intesa come edificio sacro e luogo di frequenza e di de-vozione dei fedeli, certamente continuò a funzionare. Ne fafede quanto a noi è pervenuto attraverso la stampa dell’epoca.

Pertanto siamo in grado di aggiungere qualche particolareappreso da un giornale locale,”La Nuova Stampa, giornale fon-dato a Nicastro nel 1888 dal Cav. Vittorio Nicotera, da luistesso diretto e stampato nella tipografia di sua proprietà. “LaNuova Stampa” a tiratura settimanale, caratterizzò per moltianni, almeno fino al 1930, la vita politica e amministrativa diNicastro, fornendo una informazione adeguata a tutti i livelliculturali della città.

Dal n°16 Anno 34° del 25 giugno 1921, in seconda pagina,un articolo emanato dal Comune di Nicastro ha per titolo:“Fiera in occasione della festa di Maria S.S. del Soccorso” (che ri-portiamo testualmente nella pagina a fianco).

Tanto è sufficiente per farci comprendere l’entità e l’impor-tanza che si dava alla festa della Madonna del Soccorso, pre-parando una fiera “di derrate alimentari, di animali ovini, suini,bovini ed equini e di quanto altro si praticava nel commercio”… “inuna località ricca di pascoli e di abbondante acqua potabile”.

Di questa fiera parla anche Don Antonio Marghella, già Di-rettore responsabile del giornale “Senza Titolo” pubblicato dal-l’oratorio della Cattedrale negli anni in cui Don Antonio Mar-ghella era parroco nella nostra chiesa Cattedrale.

Per non sminuire l’efficacia riportiamo testualmente le sueparole pubblicate nel n°7 - 8 Anno 2 luglio-agosto 1990 nel-

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l’articolo dal titolo “Tra devozione e folklore. La festa del Soccorsonel passato”: “ …Giovedì,venerdì e sabato erano i giorni della fierae per questo la festa della Madonna era stata fissata alla terza dome-nica di luglio, proprio per la fiera che aveva grande importanza: Vi sivendeva di tutto, dagli animali grossi e minuti, e dagli utensili per alcucina e dagli arnesi per il lavoro, alle ceste e ai panieri di vimini edi canne che i cestai di Fronti preparavano con arte, dagli indumentiai cappelli di paglia per i contadini, dalle cibarie varie alle prime an-gurie di stagione, ma primeggiavano in grandi tinozze ricolme dighiaccio le spumeggianti gassose. La mattina di sabato arrivavanopuntuali i venditori di “mostaccioli di Conflenti “ che per una spe-cie di parentela tra la Madonna di Conflenti e questa del Soccorso, sisentivano autorizzati a prendere posto davanti alla chiesa. . . “. Que-sti i ricordi di Don Antonio Marghella, attento osservatore.

Ora la fiera non si fa più, non sappiamo quando e perché èstata soppressa, ma siamo sicuri della sua esistenza per le au-torevoli citazioni che abbiamo riportato.

Nel 1923 l’Amministrazione Comunale di Nicastro, venutaa conoscenza che la Direzione Generale dei Benefici Vacanti diNapoli intendeva disfarsi dell’eremo del Soccorso e delle sueadiacenze,deliberò di acquistarlo per adibirlo a locale di isola-mento per malattie infettive, ed inoltrata la richiesta che venneaccolta, il R. Economato dei Benefici Vacanti di Napoli auto-rizzò la vendita per il prezzo complessivo di £ 2700.

Tanto ci dice la delibera della Giunta Municipale n. 138 del22 marzo 1923.

L’eremo venne acquistato dal Comune nel 1923, restauratoed ampliato grazie ad un mutuo agevolato e messo a disposi-zione dell’Autorità sanitaria.4

Nel secondo dopoguerra, e precisamente nel 1946, Mons.Francesco Maiolo, allora parroco della Cattedrale, manifestòil desiderio di fondare la “Casa di Carità “ per l’educazione el’assistenza dei ragazzi orfani e bisognosi e per tale scopochiese al Comune di Nicastro la vendita dei ruderi dell’eremodel Soccorso e di un piccolo terreno adiacente.

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Il Consiglio Comunale, nella seduta del 7 novembre 1946,accolse la richiesta di “concedere la vendita alla Diocesi di Nicastroper la somma di £ 10.000 dei ruderi dell’eremo del Soccorso, addos-sati al lato est della Chiesa e di un piccolo spazio di terreno piantatodi agrumi, adiacente agli stessi ruderi della dimensione di m. 4,30 x6 da destinarsi alla costruzione di un fabbricato da servire esclusi-vamente a casa di Carità “.

Mons. Maiolo vi costruì un grande salone, ma ben prestoabbandonò il progetto originario della costruzione di altri lo-cali perché nel frattempo ebbe la possibilità di comprare unvecchio edificio molto grande e più adatto alla realizzazionedell’opera che egli desiderava attuare.

In epoca più vicina a noi la Chiesa del Soccorso, rimasta fi-liale della Cattedrale, ha goduto delle cure del Parroco dellaChiesa principale.

Ci racconta Don Pietro Bonacci che dal 1970 in poi, essendoParroco della cattedrale Don Antonio Marghella, ha fatto ese-guire importanti lavori di ampliamento e di restauro allaChiesa di Magolà, ha ristrutturato il salone fatto costruire daMons. Maiolo e sul salone sono stati edificati altri locali chehanno ospitato l’Asilo e le Scuole elementari fino al 2009.

Nel corso degli anni è stato rifatto il tetto, l’impianto elet-trico, l’antiporta in legno con vetrata, restaurato l’interno dellachiesa e fatta rivestire di marmo la gradinata esterna di ac-cesso, tutto per interessamento di Don Antonio Marghella econ le offerte dei devoti.

Il recente sviluppo edilizio della zona e l’incremento dellapopolazione hanno reso necessaria la elevazione a parrocchia,avvenuta il 15 luglio 1995 con decreto del Vescovo pro-tem-pore Mons. Vincenzo Rimedio.Se ne riporta il decreto.

4 Cfr. - L. Leone F. Stancati - Op. cit. pag 316

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LA FESTA

In tempi da noi ormai lontani la festa della Madonna delSoccorso era molto sentita e assumeva carattere di solennitànon solo come festa religiosa, ma anche come manifestazioniesterne, soprattutto per la fiera che si protraeva per tre giorniconsecutivi, giovedì, venerdì e sabato precedenti alla dome-nica dedicata esclusivamente alle funzioni liturgiche e alla pro-cessione.

Nel passato era una ricorrenza molto attesa specialmentedai popolani, che non conoscevano vacanze estive, ma che nonmancavano a due importanti appuntamenti che ricorrevanonei giorni più caldi dell’estate: la festa della Madonna del Soc-corso la terza domenica di luglio e la festa della Madonna diDipodi il 15 agosto.

Due feste in piena estate per un motivo importante, infattiè consuetudine di tutti i piccoli centri festeggiare quando rien-trano per una breve vacanza estiva i paesani emigrati, special-mente giovani che sono stati costretti a cercare lavoro lontanodalle loro contrade e dalle loro famiglie, ma che sono semprerimasti legati alle tradizioni, alle usanze e ai riti della terranatia.

Alla festa usavano banchettare insieme con gli amici e i pa-renti o raggiungere il luogo sacro con l’intera famiglia e , cari-chi di cibi e bevande preparati a casa, trascorrere una giornatain buona compagnia, come una scampagnata.

Oggi la festa della Madonna del Soccorso ha perso quel ca-rattere “popolare” che, tra devozione, consuetudini e folklore,caratterizzava la ricorrenza di diversi anni fa.

Inizia sempre con un novenario di preghiere e ricorre ognianno la terza domenica di luglio. Sopravvive una particolareconsuetudine che affonda le radici in tempi lontani, cioè qual-che giorno prima della festa, per devozione, o anche per voto,

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si usa fare la “giornata “alla Madonna, cioè si trascorre una in-tera giornata in chiesa in compagnia della Madonna,pregandoe cantando. Ecco un canto religioso rivolto alla Vergine Santail venerdì o il sabato precedenti alla festa, durante la vegliadella “ giornata“ :

O Madonna di lu SuncurzuChi si ‘ Mamma di carità,aiutatimi e succurritimi

alla mia nicissità.Madonna mia ppi carità

Madonna mia ppi carità. . .

Per i festeggiamenti provvede un apposito Comitato che,prima dell’inizio della “novena“ pubblica il programma dellafesta.

Nelle ore pomeridiane della domenica, il simulacro dellaBeata Vergine viene portato in processione, con l’interventodella popolazione della contrada e di tanti altri devoti prove-nienti dalla città e dalle zone vicine. La processione percorre lestrade della parrocchia e quei tratti di strada panoramica chesi affaccia sulla città e sulla pianura chiusa in lontananza dalmare. Anche la Madonna si affaccia da quella “balconata“, ab-braccia con il suo dolce sguardo materno la città e la benedice,ritorna quindi in chiesa tra le acclamazioni della folla e glispari di fuochi di artificio che concludono i festeggiamenti.

Oggi, dunque, la festa è ridimensionata nella forma, spo-gliata da manifestazioni paganeggianti, perché l’ambientedove si svolge è diverso e il popolo, che non attende più l’estateper divertirsi, ha cambiato tenore di vita.

Gli antichi pascoli e gli uliveti hanno ceduto il posto astrade e ville circondate di verde e di giardini fioriti, la Co-munità, in continua crescita, non è più composta da contadiniche ogni mattina, con gli arnesi sulla spalla si recavano aicampi, ma da persone di altro ceto che prendono l’automobileper raggiungere il posto di lavoro.

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Anche la Chiesa ha cambiato aspetto, si è adeguata ai tempi,dal 1995 è diventata Parrocchia e tale elevazione ha segnato ungrande passo avanti nell’organizzazione della Comunità par-rocchiale e nei rapporti di fede e di solidarietà tra i fedeli.

Oggi la Parrocchia del Soccorso ha il suo Pastore che cura lesue “pecorelle“ nella casa comune con la preghiera e la celebra-zione dei divini misteri e li avvia ad una sempre più elevatapartecipazione alla vita dello spirito.

Oggi la Comunità di Magolà si stringe intorno al suo Par-roco, per il quale invoca dal Signore ogni benedizione.

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Altare maggiore

Altare di sinistra: Tela dell’Addolorata con la iscrizione: F.P.D.D.S. Don Ferdinando Gualtieri di Giovanni Autore ignoto.

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Altare di destra: Tela rappresentante S. Francesco di Paola dipinta per devozione di DonAntonio Mologna nipote del Signor D. Antonio De Blasi, Cantore dellaCa�edrale di Nicastro A.D. 1891 Autore ignoto.

Altare di destra

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Sull’architrave dei presbiterio: Tela originale della Madonna del Soccorso dipinta per devozione del Sig. Don Domenico De Piro A.D. 1861 Autore ignoto.

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Particolare dell’Altare Maggiore.

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BIBLIOGRAFIA

Archivio Diocesano di Lamezia Terme.

Archivio storico del Comune di Lamezia Terme.

Archivio di Stato di Catanzaro.

Archivio di Stato - sezione di Lamezia Terme.

P. Ardito: Spigolature storiche sulla città di Nicastro - Ristampaanastatica dell’ediz. 1889 - F.lli Gigliotti Editori - LameziaTerme 1989

P. Bonacci: Scritti storici lametini - F.lli Gigliotti Editori - Lame-zia Terme 1993.

L. Leone - F. Stancati: Nicastro e il territorio lametino nel tempo- Profilo storico - F.lli Gigliotti Editori - Lamezia Terme 2009.

P. Franc. Russo: La diocesi di Nicastro - Ed. C.A.M. - Napoli 1958

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Filomena Stancati Nicotera

Santa Maria del Soccorso

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