Santa Maria De Mattias

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Santa Maria De Mattias Una vita riuscita Santa Maria De Mattias ANNA MARIA VISSANI E EMILIA SALVI 3,50 1- Vallecorsa (FR). Maria Matilde De Mattias nasce il 4 febbraio 1805. Nel 1822, durante una missione popolare, è colpita dalla predicazione di don Gaspare del Bufalo e comincia a farsi largo in lei il desiderio di offrire la sua vita al Signore. Due anni più tardi si affida alla direzione spirituale di don Giovanni Merlini. Maria progetta la fondazione di un nuovo Istituto di vita consacrata. 2- Acuto (FR). Il 2 marzo 1834 giunge ad Acuto, chiamata dal Vescovo per un posto di maestra di scuola. Nel paese, due giorni dopo, fonda la Congregazione delle Adoratrici del Preziosissimo Sangue di Gesù, che presto si espanderà in Italia e all’estero. 3- Roma. Consumata dalle fatiche, ma felice di aver donato la sua vita a Dio, Madre Maria De Mattias muore il 20 agosto 1866. Nel 1950 Pio XII la proclama Beata e il 18 maggio 2003 è canonizzata da Giovanni Paolo II. Cop Santa Maria De Mattias :Copertina 26-04-2011 10:01 Pagina 1

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RACCONTI DELLA VITA DI SANTA MARIA DE MATTIAS - una vita riuscita- fondatrice delle Suore adoratrici del Sangue di Cristo

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Santa MariaDe Mattias

Una vita riuscita

Santa

Maria

De

Mattias

ANNA MARIA VISSANIE EMILIA SALVI

€ 3,50

1 - Vallecorsa (FR).Maria Matilde De Mattias nasce il 4 febbraio 1805.Nel 1822, durante una missione popolare,è colpita dalla predicazione di don Gasparedel Bufalo e comincia a farsi largo in leiil desiderio di offrire la sua vita al Signore.Due anni più tardi si affida alla direzionespirituale di don Giovanni Merlini.Maria progetta la fondazione di un nuovoIstituto di vita consacrata.

2 - Acuto (FR).Il 2 marzo 1834 giunge ad Acuto, chiamatadal Vescovo per un posto di maestra di scuola.Nel paese, due giorni dopo, fonda laCongregazione delle Adoratrici delPreziosissimo Sangue di Gesù, che prestosi espanderà in Italia e all’estero.

3 - Roma.Consumata dalle fatiche, ma felice di averdonato la sua vita a Dio, Madre Maria De Mattiasmuore il 20 agosto 1866.Nel 1950 Pio XII la proclama Beata e il 18 maggio2003 è canonizzata da Giovanni Paolo II.

Cop Santa Maria De Mattias :Copertina 26-04-2011 10:01 Pagina 1

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Anna Maria Vissani e Emilia Salvi

Santa Maria De MattiasUna vita riuscita

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TesTi

Anna Maria Vissani e Emilia Salvi

impaginazione

Patrizia Cesareni

FoTograFie

Archivio Velar Archivio Istituto Suore Adoratrici del Sangue di Cristo

CoperTina

Augusto Maraffa

© 2011 Editrice VElar24020 Gorle, Bgwww.velar.itISBN 978-88-7135-649-5

Esclusiva per la distribuzione in libreriaElledici10098 Cascine Vica, Towww.elledici.orgISBN 978-88-01-04862-9

Tutti i diritti di traduzione e riproduzionedel testo e delle immagini, eseguiti con qualsiasi mezzo, sono riservati in tutti i Paesi.

I.V.A. assolta dall’Editore ai sensi dell’art. 74, 1° comma, lettera C, D.P.R. 633/72 e D.M. 09/04/93.

Finito di stampare nel mese di maggio 2011

In copertina.In primo piano: ritratto di Santa Maria De Mattias. Sullo sfondo: Vallecorsa (Fr). acuto (Fr), Casa Madre, facciata.

anna Maria Vissani e Emilia Salvi, adoratrici del Sangue di Cristo, sono figlie spirituali di Santa Maria De Mattias. Esperte in teologia spirituale e cultura contemporanea, hanno approfondito e scritto molto su Santa Maria De Mattias e il carisma dell’Istituto. Dedicano questo libro a tutti i giovani che incontrano ogni giorno, perché risveglino l’entusiasmo di donare se stessi per progetti di vita “alti” e duraturi. Vogliono far conoscere questa donna, pienamente riuscita, a tutti coloro che non smettono di sognare un futuro pieno di luce e di pace nella forza del Sangue di Cristo.

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Presentazione

Accolgo con gioia la pubblicazione di questo piccolo li-bro, che si propone di far conoscere una donna speciale

come è Santa Maria De Mattias. La storia che viene narrata, ci riporta ad un’epoca in cui la Provvidenza aveva stabilito di far conoscere al mondo, in modo più chiaro ed esperien-ziale, l’amore di Dio, che è stato crocifisso per dare la vita a tutti. Maria, infatti, non ha fatto altro, lungo l’arco della sua esistenza, che correre ad annunciare l’amore di Gesù, che le aveva rubato il cuore e l’aveva resa libera di amare e procla-mare le meraviglie del Signore.

Lo Spirito Santo, nella Chiesa, si è servito di questa santa, per entrare nelle “viscere” delle persone e depositarvi l’amo-re di Dio, mediante la generosità di un cuore di donna e la parola illuminante di una madre che ama i suoi figli. Dalla contemplazione del Sangue prezioso di Cristo, in ginocchio, ai piedi della Croce, Maria ha attinto la forza per realizzare il progetto che aveva sognato all’inizio della sua avventura apo-stolica: quello di “portare anime a Dio”, perché ogni essere umano trovasse in Lui la felicità che andava e va cercando.

La Congregazione, che Maria De Mattias ha fondato, ha camminato e continua a camminare nella storia, seguendo le sue orme su questo stesso sentiero. Ancora oggi, attraver-so le Adoratrici sparse nel mondo, propone a tutti, come Maria nel suo tempo, uno stile di vita evangelicamente cen-trato sui valori del mistero pasquale e del Sangue di Cristo.

L’invito che rivolgo al lettore è di accogliere l’esperienza di Santa Maria De Mattias, qui raccontata, come una chia-mata ad allargare lo spazio del cuore perché l’amore di Cri-sto, entrandovi più liberamente, tocchi la vita di ciascuno e abiliti a costruire un futuro più umano, in cui vivere come amici, fratelli e sorelle in Cristo Gesù.

Ad ogni costo.Suor Bernarda Krištic, asc

Superiora Generale

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Introduzione

Una serie di racconti

abbiamo raccolto in nove storie la vicenda di Maria De Mattias.

Narrare l’esistenza di una persona come lei permette di emozionarsi e di sentirsi coinvolti. Se poi si tratta di una vita toccata dal “divi-no” se ne coglie anche il segreto come eco del Mistero.

Messaggi

Il racconto è l’arte di comunicare le verità più profonde e perciò inesprimibili. Gli avve-nimenti della vita colti nella loro trama inte-riore parlano più di ogni concetto. E parlano al cuore.

afferma rabbi Nahaman di Bratislava: “Dio ha creato l’uomo perché gli piac-ciono le storie”. Dunque dalla vita emerge sempre un messaggio di Dio che sta a noi cogliere.

Una vita riuscita

Sembra difficile oggi trovare una vita riuscita. Emergono in noi gli aspetti difficili, a volte contraddittori, oppure gli errori, tanto che ci siamo rassegnati alla nostra mediocrità. Ci incantiamo davanti ai personaggi che i mass-media rendono “perfetti” illudendoci che siano realtà. E così

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non apprezziamo noi stessi. la riuscita di una vita – di ogni creatura – passa sempre attra-verso difficoltà e prove che mirabilmente fanno trasparire la forza interiore, dono dall’alto.

“Ad ogni costo” ripeteva Maria De Mattias di fronte alla sua responsabilità nei confronti della storia.

Fai così anche tu!

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Vallecorsa.Panorama.

Profilo della vita di Santa Maria De Mattias

Figlia di Giovanni e Ottavia De Angelis, Maria Matilde De Mattias è l’ottava di

dieci figli, sei dei quali morti in tenera età. Maria nasce il 4 febbraio 1805 a Valle-

corsa, in provincia di Frosinone. Eredita dalla sua gente un carattere forte e voliti-vo. Vivace e irrequieta, viene spesso rim-proverata dalla mamma che la vorrebbe più quieta e assennata.

Il babbo, accanto al focolare, nelle lun-ghe serate d’inverno, le racconta episodi della Sacra Scrittura, che la bambina ascol-ta avidamente.

A otto anni circa, il giorno di Pasqua, sente parlare in chiesa, dell’Agnello pa-squale e ne chiede il significato al padre. È questo il primo approccio al mistero della redenzione. Da allora avverte più vi-vamente di essere attratta dall’amore per Gesù.

Vallecorsa (FR).Chiesa di San Martino.Battistero dove fu battezzata la santa.

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Come le altre ragazze del tempo, an-che lei ama curare la sua persona e ador-narsi in maniera piacevole, prendere par-te a qualche festicciola, ma tutto ciò non la lascia soddisfatta.

Davanti all’immagine della Madonna si trattiene volentieri, ripetendo la pre-ghiera insegnatale dal babbo: “Maria San-tissima, datemi lume”.

La Vergine non delude le sue attese e le pone davanti Gesù, “il suo caro Figlio e il desiderio che Egli ha di farsi amare dalle anime da lui ricomprate col suo Prezioso Sangue”.

È l’inizio di una graduale conversione che la condurrà alla rinuncia di tutto ciò che non è Gesù e la sua croce. Spesso si ri-volge alla Vergine: “Maria aiutatemi, fatemi ardere dell’amore di Gesù e di Voi; ditemi che ho da fare per piacere al vostro Figlio”. Ingag-

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Vallecorsa.Casa De Mattias.

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gia una dura battaglia per vincere il suo egoismo, con alterne vittorie e sconfitte. Gesù, però, “con l’amabilità infinita la tira-va a sé”.

Vinta da questo amore e fiduciosa nell’aiuto di Maria Santissima, fa “una to-tale offerta a Dio con un perfetto abbandono al Divin volere” e sente il cuore cambiato e pieno di coraggio.

Si trova in quest’alternarsi di speranza e sconforto, quando la grazia di Dio le vie-ne incontro, nel marzo 1822, con l’arrivo a Vallecorsa di Gaspare del Bufalo, sacer-dote romano e fondatore dei Missionari del Preziosissimo Sangue, e dei suoi com-pagni, per la predicazione di una missio-ne popolare.

Ella accorre puntualmente a tutte le prediche, seguendo ogni parola. Un gior-no ha l’impressione che Gaspare le rivol-ga “uno sguardo penetrante”, indicandole il crocifisso che ha in mano. Si sveglia in lei

Vallecorsa.Chiesa di San Michele.Pulpito dal quale parlò San Gaspare; sul frontone l’immagine dell’agnello.a destra: ritratto di San Gaspare del Bufalo.

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la brama di imitare i Missionari e di colla-borare con il Signore per la salvezza delle anime.

Intensificando la vita di penitenza e di preghiera, divenuta ormai colloquio con il Signore, in cui comprendere me-glio la sua volontà, comincia a ricercare e gustare la solitudine della sua cameretta. Ma vive nel timore di essere ingannata e “che le fosse impossibile durare in quello stato di vita nel quale sentivasi fortemente chiamata”.

Nel maggio dello stesso 1822, arriva a Vallecorsa un altro Mis-sionario del Preziosissimo San-gue, don Turribio Lenta, per trattare della fondazione di una casa di missione e per predica-re il mese mariano. Maria, pro-fondamente bisognosa di luce, ricorre a lui per consiglio. Il sacerdote intuisce, nella giova-ne, la chiamata ad una vita di totale donazione e, come primo distacco, la esorta a rinunciare agli orna-menti che indossa. Ella obbedisce pron-

Vallecorsa.Casa natale dove visse Maria De Mattias.

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Vallecorsa.Santuario della Madonna della Civita.

tamente, provocando i rimproveri della mamma e le dicerie della gente; ma

nel cuore sperimenta una grande consolazione che l’aiuta a non re-trocedere.

Quando in seguito don Gaspare del Bufalo torna di nuovo a Valle-corsa, gli espone la sua titubanza

nell’abbracciare una vita dedita alle attività apostoliche, di cui però avverte l’urgenza, senten-

dosi più attratta dalla vita clau-strale.

Egli la dissuade dall’entrare in clausu-ra, assicurandole che si può diventare san-ti ovunque; la esorta a recitare l’Ufficio della Beata Vergine e a leggere il testo del Padre gesuita Alfonso Rodriguez Esercizio di perfezione e di cristiane virtù; le suggerisce inoltre di consigliarsi con qualche perso-na dotta e saggia. Così Maria sale al San-tuario della Civita, non molto lontano da casa sua, dove vive “un gran servo di Dio”, il quale dopo averla ascoltata, le assicura

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“che il pensiero di occuparsi della salvez-za delle anime era da Dio”, e le ingiunge di mandarlo quanto prima ad esecuzione.

Maria sente il bisogno di una direzione spirituale, per portare avanti il discerni-mento e l’impegno di una vita totalmente nuova. Provvidenzialmente, nel 1824 arri-va a Vallecorsa don Giovanni Merlini, Mis-sionario del Preziosissimo Sangue, per la predicazione del quaresimale. Maria, assi-dua alle sue prediche, prova fin dall’inizio il desiderio di esporgli quanto aveva nel cuore e chiede al Missionario di potergli parlare. Manifesta, così, con semplicità tutto il suo intimo.

Giovanni Merlini intravede in questa giovane la disponi-bilità a lasciarsi plasmare dalla grazia di Dio e, dopo previo consenso di don Gaspare del Bufalo, diventa direttore spiri-tuale della ragazza e s’impegna ad aiutarla a percorrere il sen-tiero della vita spirituale con assiduità e profondità. Così ha inizio la direzione spirituale alla quale, come dice lo stesso Merlini, ella “fu così costante, che soleva poi dire, che se un angelo le avesse suggerito l’opposto di quel-lo che le diceva la guida, non gli avrebbe affatto creduto, perché Id-dio le aveva data questa per farle conoscere la sua volontà. E diceva ancora che era certa di averla rice-vuta da Dio, perché vi aveva tro-vato sempre spine, chiodi e croci”.

Mentre attende qualche oc-casione favorevole per realizza-re concretamente la chiamata

Don Giovanni Merlini.

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regole manoscritte dalla santa.

di Dio e darsi tutta a tutti, imitando i Mis-sionari del Preziosissimo Sangue, comin-cia a riunire in casa le giovani del paese, “per istruirle e animarle a far vita devota”.

Non mancano nel frattempo richie-ste dai vescovi dello Stato Pontificio che cercano maestre per le scuole comunali soggette alla loro giurisdizione, ma le vi-cissitudini della storia non permettono l’immediata realizzazione dei progetti.

Soltanto nel 1833 il Vescovo di Feren-tino, Mons. Giuseppe Maria Lais, scrive a Maria per proporle un posto di maestra nella scuola di Santo Stefano o in quella di Acuto. Maria sceglie Acuto. Risponde a Mons. Lais con semplicità filiale: “Dopo che vi avrà fatto un poco di orazione, se si sente ispirato a mandarmici, ci andrò volentieri”.

In quella lettera Maria espone il pro-getto che ha in mente: la creazio-ne di un “Pio Istituto”, del quale indica il titolo, “Preziosissimo San-gue”, e il vestiario. Definisce con precisione le finalità e le manife-sta con chiarezza: “le regole presso a poco le medesime delle Maestre Pie, per ciò che riguarda la vita di spirito e la scuola, con questo di più di pro-muovere la dottrina cristiana nelle figliole, e nelle più grandi l’orazione mentale nella medesima Scuola Pia. Inoltre vi è luogo alle Convittrici, ov-vero figliole che volessero essere rite-nute alla Scuola Pia anche la notte, onde dar loro più soda educazione, tanto civile che morale, ed infine se vi è comodo, si ritengano per 10 gior-ni in casa quelle donne che amassero stare un poco ritirate, ed applicarsi un poco allo spirito”.

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Vallecorsa.la medioevale porta Missoria dalla quale passò la santa per recarsi ad acuto.

Consapevole dell’arditezza di questo programma, ella stessa rassicura il vesco-vo: “Da ciò V.S. rev.ma rileva che l’impresa sembra un poco troppo complessa, ma ciò vorrà dire che si andrà facendo quel che si potrà, e crescendo i mezzi, crescendo ancora il numero delle Maestre, si farebbe quel di più che non si potrà fare da una o da due”.

Ed ecco la chiave del suo ardimento: “Io confido tanto in Dio, che se è sua Volontà, che faccia questo bene nel modo accennato, mi darà tutti i mez-zi necessari al fine”.

È il primo giorno del mese di marzo del 1834, quando Maria, dopo aver ottenuto la benedizione del padre e di Gaspare del Bufalo, parte alla volta di Acuto.

Arrivata al paese, fa le visite di convenienza alle autorità e viene ospitata in casa del priore Antonio Longo.

“accomodò la scuola come meglio poté, e nel dì seguente 4 di marzo e pri-mo della Novena del patrocinio di San France-sco Saverio Protettore del novello Istituto, diede incominciamento all’opera di Dio. E fu questo il giorno natalizio dell’Istituto delle adoratrici del Preziosissimo Sangue” (giovanni merlini, Compendio della vita di Maria De Mattias).

In Acuto si susseguono alterne vicen-de, anche dure, per trovare una sede sta-bile alla nuova opera e il sostentamento per la scuola.

Quando nel 1835 arriva in aiuto una maestra di Albano, Anna Farotti, Maria

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vede che può realizzarsi quel pro-getto per il quale è partita da casa.

Il 5 luglio 1835 Maria De Mat-tias e Anna Farotti si riuniscono: “Dopo aver invocato l’aiuto del Padre de’ lumi ed aver innalzato fervide preghiere al Cielo, la prima Maestra Maria De Mattias venne a comuni-care i propri sentimenti sopra la Fon-dazione dell’Istituto all’altra Maestra compagna anna Farotti. Qui le fece conoscere il vantaggio, che sarebbe per riportarsi all’anime dall’ideato Istitu-to a gloria grande di Dio; giacché si vedeva questo onor di Dio vilipeso, e che molte anime correvano la via del-

la perdizione. Per riparare sì l’uno, che l’altro gran male, solo questo Istituto avrebbe potuto far argine alla corrente precipitosa dei vizi. Si unì la Farotti a tali Santi pensieri, e si venne alla risoluzione scambievole di fondare questo pio Istituto sotto lo stendardo del Divin San-gue, giacché al fine di questo bagno salutare si unisce il fine dell’Istituto. Da tali pensieri e risoluzioni, si venne anche all’altra del Titolo,

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Acuto (FR).Casa Madre.Quadro raffigurante il miracolo della luce, in cantina.Sotto: Panorama di acuto.

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Acuto.Orto con un leccio nella Casa Madre.

che dovevano prendere e dare all’Istituto, e fu dato il nome: ‘Istituto delle adoratrici del Di-vin Sangue’”.

Qualche mese dopo, alcune ragazze di Acuto chiedono e ottengono di essere ammesse nel nuovo Istituto. Con il passa-re del tempo, a queste ne seguono altre, provenienti dalle zone limitro-fe, e le Adoratrici diventano un gruppo in crescita. Maria le for-ma alla vita religiosa e le prepara perché diventino abili maestre. Nel 1840, su invito del comune di Vallecorsa, che chiede suore insegnanti per la locale scuola femminile, la fondatrice apre una comunità in questo paese.

La seconda, dopo quella di Acuto. La buona fama che le religiose si guadagnano, contri-buisce a far conoscere l’Istituto in varie parti del Centro Italia, e diversi vescovi chiedono di po-ter avere le suore come maestre anche nelle loro diocesi. Quan-do ha suore ben preparate, Ma-ria apre altre comunità e alla sua

Acuto.Casa Pilozzi, prima sede dell’Istituto fondato dalla santa.

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morte se ne contano sessanta, in Italia e all’estero.

Dovendo discernere quali richieste accogliere tra le molteplici, non potendo accontentare tutti, ella preferisce fonda-zioni nei paesi più isolati, spesso miseri, dove più urgente è il bisogno.

Nelle scuole, le suore impartiscono alle ragazze poche nozioni elementari, ma in compenso danno loro una solida formazione religiosa, basata soprattutto sulla pratica della preghiera e delle virtù cristiane. Esse continuano l’opera delle associazioni, istituite di solito dai Mis-sionari del Preziosissimo Sangue nelle missioni popolari, e le istruzioni e i ritiri spirituali per le donne, che la Fondatrice stessa inizia ad Acuto.

Quando Maria si reca nei vari paesi per dare inizio a una nuova opera o per incoraggiare le suore, si ferma alcune settimane e svolge il mini-stero apostolico diretto col popo-lo. Così don Giovanni Merlini la descrive nell’omelia, mai pronun-ciata, scritta per il suo funerale: “È un angelo che parla, con semplicità sì, ma tutta ripiena di amor di Dio. Gli argomenti che tratta sono per lo più della Passione di Gesù Cristo, di Ma-ria SS. o di qualche massima eterna, e se ne investe totalmente che l’udienza commuove, la fa lacrimare, e cercare un confessore... E notate che non par-la alla rinfusa, ma con ordine e come si trattasse di cose imparate a memo-ria, e pur non erano che sentimenti li quali le uscivano dal cuore, e direste quasi che avesse il dono della parola... Non parla di rado, ma talvolta fino a

Acuto.Casa Frasca in vicolo Gaudente.

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Acuto.Casa Madre, la facciata, oggi.

tre volte in un dì; né per pochi istanti, perché spesso la dura fino ad un’ora, ed anche di più. Non sa saziarsi, e tutto il suo contento è parlare di Dio”.

Il Merlini va avanti e dice ancora: “È consumata dalle fatiche, ed è contenta di dar per Iddio anche il sangue, la vita”.

Maria si spegne il 20 agosto 1866 a Roma, in Via Rasella.

Nel 1936, Pio XI proclama solenne-mente le virtù eroiche di Maria De Mat-tias. Nel 1950, viene proclamata Beata da Pio XII. Nel 2003 Giovanni Paolo II la proclama Santa.

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Acuto.Casa Madre. Camera di Maria De Mattias, il Crocifisso della santa.

L’Agnello

Ci sono delle parole che tutti sentono e ripetono e che ti rimangono miste-

riose finché non hai il coraggio di chiede-re: “Che significa?”.

La fortuna è quando trovi una persona saggia che ti sappia rispondere.

Era la mattina di Pasqua e Giovanni De Mattias stava tornando a casa dalla Messa solenne. Naturalmente sua figlia Maria era con lui. “Ma che significa – gli chiese improvvisamente – quando il sacerdote parla dell’Agnello Pasquale?”. Lì per lì Giovanni rimase in un certo imbarazzo. Perché questa domanda? Era solo curiosi-tà? Possibile che la sua Maria non sapesse cosa significava? E rispose deciso: “Si trat-ta di Gesù Cristo, il quale come Agnello

mansueto fu condotto alla morte, dan-do così il suo Sangue e la vita per la nostra salvezza”. Mentre diceva queste cose, vide che Maria si faceva straordi-nariamente attenta, come se le parole che lui aveva detto avessero toccato la sensibilità più profonda della bambi-na. Ne seguì un silenzio attonito.

Poi la conversazione proseguì. O meglio, Giovanni continuava a ricor-darle quanto, più volte, le aveva rac-contato la sera attorno al fuoco. Le narrava di Abele, ucciso dal fratello come si uccide una pecora troppo buona... E poi, “Ricordi? – le diceva – quando ti ho raccontato di Giusep-pe, anche lui venduto dai fratelli per

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invidia? Venne rinchiuso in una cisterna, venduto ai mercanti... e non si ribellava, finché giunse in Egitto e lì divenne sal-vatore dei suoi fratelli, accorsi là a causa della carestia che infuriava nel loro pae-se”. E Maria riascoltava volentieri queste storie. Ma quella del sacrificio di Isacco la riempiva ancora di commozione. Quando il padre arrivò a raccontare la domanda di Isacco: “Dov’è l’agnello per l’olocausto?” e la risposta di Abramo: “Sul monte il Signo-re provvede, figlio mio!”, questa volta si commosse e pianse. Il padre, che la cono-sceva bene, sapeva della sua profonda at-tenzione, ma non poteva immaginare che quanto stava dicendo la toccasse così for-temente. Non le chiese alcuna spiegazio-ne. Comprese che l’immagine dell’Agnel-lo Gesù era la più forte per la sua Maria.

Giunsero a casa per il pranzo di Pasqua e Maria era particolarmente esuberante, come fosse avvolta da un’intuizione fortis-sima.

A sera sul letto, davanti all’immagi-ne del Crocifisso, le venne da dire que-sta semplice preghiera: “Gesù mio caro, quanti colpi crudeli al tuo cuore...!”. E si addormentò con il desiderio di divenire anch’essa capace di dare anche il suo san-gue per i peccatori, senza ribellarsi. Mite come agnella.

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Vallecorsa.Cameretta di Maria De Mattias.

Lo specchio

Una stanza, una ragazza... uno spec-chio! Tre protagonisti di una storia

forse lontana, ma non per questo meno reale. Quindici anni, d’altra parte, è un’età universale; la voglia di vivere scop-pia dentro con tale prepotenza che nean-che si riesce a contenerla.

Maria De Mattias, che nel 1820 aveva appunto 15 anni, essendo nata a Vallecor-sa (FR) nel 1805, in fatto di vitalità non era da meno dei suoi coetanei. Correre in una distesa senza orizzonti o fare una gita, andare ad una festa o stare con le amiche erano i desideri più ricorrenti quando, nelle ore di solitudine, sognava ad occhi aperti. A volte passava pomeriggi interi chiusa nella sua stanza. Non perché fosse in castigo, ma semplicemente perché al-lora non si usava che le ragazze andassero troppo in giro. D’altra parte i tempi erano

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così poco raccomandabili che mettere il naso fuori di casa poteva persino costare la pelle. Quella stanza era diventata il suo mondo, anche perché conteneva quel-lo che sentiva più suo: il suo letto, i suoi vestiti, i suoi sogni, le sue speranze... e uno specchio ovale sopra il comò, gran-de quanto basta perché il suo faccino da adolescente vi entrasse tutto, senza sforzo. Era l’unico interlocutore della sua solitu-dine.

Un giorno, stufa di stare sdraiata sul letto, prese una sedia e vi si piazzò davan-ti. Guardò di sfuggita l’immagine che lo specchio le rimandava: non le piaceva per niente. Non che fosse una novità, poiché avrebbe voluto essere più bella e invece... Disfece piano piano la treccia e lasciò che i capelli scendessero lungo le spal-le. Dopo averli pettinati accuratamente, li sistemò come facevano le ragazze alla moda. Si guardò di nuovo. Ora, dentro lo specchio, non c’era più la Ma-ria di prima, ma una ragazza molto più bella, di quelle che possiedono tanti vestiti, colla-ne, bracciali, che vanno spesso alle feste e magari hanno un fidanzato su misura.

Un bel sogno insomma! Bruscamente interrotto dalla voce della mamma che la chia-mava.

Questo gioco diventò ben presto una specie di rito, ripe-tuto spesso, specialmente nei lunghi pomeriggi d’inverno. Tuttavia, passando il tempo, il sogno dello specchio si scon-trava con una realtà sempre

lo specchio nella cameretta di Maria.

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Acuto.Casa Madre. Maria della Divina Maternità; l’immagine è stata restaurata di recente da Suor lucia D’andrea, aSC.

più dura e difficile. Le domande che Ma-ria aveva in testa erano sempre lì, senza risposta: perché la vita faceva soffrire così tanto? Cosa avrebbe riservato il futuro? C’era qualcosa per cui valesse la pena vi-vere?

Sentiva tutto il peso e la precarietà di quello che stava vivendo. Chi poteva aiutarla? In uno dei momenti più critici accadde qualcosa di molto importante. Aveva appena avuto un’accesa discussio-ne con la mamma; divergenze di opinio-ni su ciò che può essere permesso ai figli. Lei aveva lottato come una leonessa per ottenere qualche concessione, ma aven-do avuto la peggio si era ritirata nella sua stanza a curarsi le ferite. Lo sfogo iniziale lasciò il posto ad un sottile senso di impo-tenza. Aveva una voglia matta di scappar via. Ormai colma abbastanza, si avvicinò allo specchio e si guardò. Era la faccia più spaventosa che avesse mai visto. Quasi

d’istinto, in preda alla rab-bia, afferrò il primo oggetto pesante a portata di mano e stava per sferrare il colpo che lo avrebbe mandato in frantumi, quando, qualco-sa, da dentro lo specchio, attirò la sua attenzione. Cos’era quel quadro sospe-so al muro? Si avvicinò di più aguzzando gli occhi per vedere meglio, ma non riu-scì ad identificarlo. Si voltò lentamente verso la parete bianca che aveva alle spal-le. Ecco cos’era: il quadro della Madonna! Pareva non l’avesse mai visto prima, ep-

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pure era lì da un sacco di tempo. In un baleno saltò sul letto e lo ebbe subito davanti. Un volto pallido e sorridente di donna la fissava. Avvertì tutta la dolcezza di quello sguardo posato su di lei; nean-che sua madre l’aveva mai guardata così. Si sentiva come afferrata nell’intimo. For-se la Madre di Gesù poteva fare qualcosa per lei. Senza quasi pensarci si ritrovò in ginocchio sul letto. Le sue labbra mor-morarono piano: Vergine Santa, aiutami! Sembrò come se l’immagine si animasse all’improvviso. “Non avere paura, ti aiute-rò”, si sentì rispondere.

Quella voce interiore la scosse non poco. Ebbe la certezza di non essere più sola: qualcuno la conosceva meglio di se stessa e l’amava così com’era. Nel fondo del cuore provò una pace che non avreb-be mai saputo spiegare con le parole. Da-vanti a quell’immagine di giovane donna dallo sguardo dolce, era pronta a fare la domanda più decisiva, quella che, incon-sapevolmente, la stava tormentando: che cosa vuoi che io faccia della mia vita?

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Tina Tempesta, interprete del film “Maria De Mattias: una vita un confronto”.

La sedia

Quando una ragazza con una gran vo-glia di vivere ha il coraggio di dirti:

“Mi piacerebbe proprio andare in Africa come missionaria per insegnare, per rac-contare di Gesù...”, senti che è giunto nel suo cuore il forte desiderio di dare la vita. Attende solo di maturare. L’adolescente sogna anche avventure impossibili. Ma è proprio dell’amore non fare calcoli, come invece fanno gli adulti. Anche un deside-rio impossibile, se trova spazio per cresce-re, diventa realtà.

Maria De Mattias, dalla sua casa di Vallecorsa, si chiedeva spesso: “Come po-trò contenere nel cuore tanta passione d’amore per il mio Signore? Che cosa po-trò fare perché tutti, proprio tutti, cono-scano che Dio ci ama fino a dare la sua vita per noi?”.

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Mentre stava pensando e un po’ so-gnando... ecco nella sua chiesa la predi-cazione di una missione popolare. Pre-dicatore: don Gaspare del Bufalo. Lo ascoltava con entusiamo e più passavano i giorni e più cresceva in lei quel de-siderio di essere mis-sionaria. “Non si può stare – pensava – senza che tutti, proprio tutti, sappiano quanto sangue Gesù ha sparso per salvarci”. E non poteva trattenere per sé questo desiderio. Era infatti una ragazza dotata di una straordinaria comunicativa e di un bisogno incolmabile di incontra-re gli altri. Pur giovanissima era diventata centro di attrazione per le sue compagne; la sua casa era ormai il luogo di incontri, di piccole conferenze e di momenti di preghiera.

Prendeva una sedia, la mette-va in mezzo alla sala e la faceva diventare un altare. Sopra, su una tovaglia, vi adagiava un Gesù Bambino. “Ora mettiamoci a pre-gare” diceva, invitando le compa-gne a raccogliersi in silenzio e poi ad effondere il loro amore per Lui. Le invitava ad ascoltare la voce di Dio, di Colui che si è fatto piccolo come noi ed è morto per amore nostro.

Invenzione di ragazza pia e chiusa in paese sperduto della Ciociaria? No! Arditezza di una donna missionaria, capace di tra-scinare le folle, perché innamora-ta del suo Signore Gesù Crocifis-so e della salvezza dell’umanità!

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la croce appartenuta a San Gaspare del Bufalo.

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Immaginetta di Santa Maria De Mattias.

Diventata suora sviluppò grandemen-te quel medesimo coraggio nella carità e quello spirito profetico d’iniziativa che ne avevano caratterizzato la gioventù: viaggia-va, incontrava ogni categoria di persone; alla sera stava con i pastori per fare loro un po’ di catechismo; cercava di risolvere problemi di case e di scuole; scriveva lette-re in continuazione...

Tutto questo in un’epoca, a dir poco, diffidente verso le donne.

Le scuole che organizzava erano so-prattutto un mezzo per incontrare fan-ciulle, giovani e famiglie e iniziarle alla vita cristiana. Appena terminata la scuola, infatti, liberava i locali e li metteva a di-sposizione di tutti perché s’incontrassero e si istruissero. Al centro sempre il Croci-fisso e il Vangelo.

Non si accontentava di parlare a ragaz-zette e a donne. Voleva il popo-lo. “Potessi avere una chieset-ta, dove radunare tanta gente, soprattutto i pastori!”, pensava ogni tanto Maria la sera, prima di coricarsi. Aveva adocchiato una chiesa attigua alla casa, in Acuto. Ottenutala, vi fece aprire un passaggio tra la navata e la casa, in modo da poter radunare contemporaneamente le donne nell’oratorio, e gli uomini nella chiesa. E lei, ritta, con una sedia davanti alla quale si appoggiava, oppure salendovi addirittura so-pra, predicava il mese mariano o il mese dedicato al Preziosissimo Sangue. In quel luogo si molti-plicavano gli incontri, le novene, i ritiri e gli esercizi spirituali.

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Acuto.Cappella di Maria De Mattias, mosaico.

Non si era mai visto nulla di simile in Acuto, né in altri luoghi vicini. Ad ascol-tarla c’erano persino preti e frati. C’era gente cenciosa, povera e sfinita dalla fati-ca, ma anche il clero che, sottomesso alle idee napoleoniche, era ridotto ad una vita superficiale e mondana.

Ben presto la meraviglia passò alla Cu-ria, e poi al Vescovo in persona. Questi volle mandare in Acuto un Padre Gesuita con l’impegno di ascoltare di nascosto e poi di riferire. “Parla meglio di un prete – riferì il sacerdote –; annuncia con tanta passione l’amore che Gesù ha per tutti noi fino allo spargimento del Suo Sangue!”. Il Vescovo dovette lasciarla predicare.

Ma un giorno, in quella amata chie-setta di Acuto, quand’era tutto pronto per iniziare la sua predicazione, un altro sacerdote del luogo le ingiunse di non aprire bocca. Ella sorrise tra sé e tacque in quel momento! Ma il giorno dopo ri-cominciò a parlare, tanto era l’ardore che portava dentro. Era come un fiume in pie-na che non sa trattenersi.

Il coraggio apostolico e missionario non trova ostacoli se il cuore è colmo di fede, tanto è stato afferrato dal Signore che dona la vita.

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Il mulo

Da sempre il viaggio ha segnato la sto-ria di quanti vogliono uscire dalla

massa dei mediocri e conquistare i valori più alti della vita.

1° marzo 1834: tutto era pronto per la partenza da Vallecorsa. La giovane Maria aveva sistemato i suoi bagagli; ora il suo animo era rassicurato dalla benedizio-ne di papà Giovanni, mentre il mulo era pronto per questo viaggio attraverso bo-schi insidiosi e sentieri impervi. Destina-zione: Acuto. Non per fare scuola soltan-to, ma per fondare un Istituto di donne animate dalla forza del Sangue prezioso di Cristo.

La prima partenza ha delle caratteri-stiche particolari. “Quanta strada dovrò fare?”, mormorava Maria nel suo cuore. Anche il mulo non conosceva il percorso, ma certamente era un buon compagno di

Tina Tempesta, interprete del film “Maria De Mattias: una vita un confronto”.

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viaggio per questa ragazza diversa da tut-te le altre. Docile lei e docile anche lui. Quando si accostò troppo ai rovi del bo-sco, Maria si ferì all’occhio; uscì una goc-cia di sangue, e lei pensò subito: “Il primo sangue versato per il mio Amato Gesù, che mi chiama a dare anche la vita”.

Anni dopo, quando l’Istituto era già stato fondato ed era una realtà diffusa in diverse regioni del Centro Italia, e molte case e scuole erano state aperte, le ormai numerose suore la chiamavano da un pa-ese all’altro per sciogliere conflitti e rap-pacificare gli animi. Maria andava appena possibile. I suoi viaggi furono numerosi e sempre più difficili.

Il mulo, che lei cavalcava, era spettato-re delle tante difficoltà – alcune non pic-cole – in quegli spostamenti, pieni di spe-ranze e di attese. Certo, erano tempi duri!

Spesso doveva attraversare montagne dove avvenivano continuamente episodi di violenza. “Dio ci condurrà là dove ci attendono fatiche e speranze di bene”, ri-peteva spesso all’inserviente che viaggiava con lei.

2 novembre 1841! Maria si mise in viaggio con altre quattro compagne per recarsi a Morino, sempre con il suo mulo! Ad un certo punto il sentiero non fu più visibile. La notte era buia e il bosco pie-no di rovi. Non poteva andare né avanti né indietro. Mancò poco che una di loro precipitasse in un burrone. Il mulo si ac-casciò per stanchezza o forse per fame. Tutto rendeva impossibile quel viaggio! “Come fare? Chi ci aiuterà ad uscire da qui?”, affermò Maria con voce tremante. Le altre compagne, ricordando le esorta-zioni della Madre in tempi difficili, ripete-

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vano: “Dio ci aiuterà e ci condurrà fuori da questo buio pericoloso.

Confidiamo in Lui”. E si misero a pregare la Ma-donna, perché le aiutasse

a ritrovare il sentiero. “Non possia-mo passare la notte in questo bosco pieno di pericoli e di soldati”, mor-morò Maria.

Molto spaventata, cercava con ansia una luce dall’alto che le gui-dasse. Anche il mulo era irrequieto e sembrava non voler riprendere il

cammino. Tuttavia incoraggiato ri-prese a trottare spedito in quel grovi-

glio di alberi e fratte spinose. Improvvisamente un fanciullo, da

lontano, le chiamò invitandole a seguir-lo e a fidarsi di lui. Maria, raggiante di

gioia, si affidò a quella voce. Alcuni sol-dati, nascosti nel bosco, si fecero avanti. Le ingiunsero di non fidarsi del bambino e di non proseguire perché il bosco era troppo pericoloso! “Non possiamo tor-nare indietro – affermò Maria con voce decisa, per incoraggiare le sue compagne – dobbiamo raggiungere quel paese, dove ci attendono. Il Sangue di Gesù ci spinge ad andare oltre. Dio è con noi”. Anche il mulo percepì la sua decisione e continuò ad andare dietro a quel fanciullo.

Finalmente erano fuori da quella be-nedetta fratta che impediva di scorgere la strada giusta! Ferite dai rovi si ritrovarono dopo poco al di là del fossato, mentre la luce del mattino rendeva più forte il cuo-re di Maria. Tante volte aveva detto alle sue suore che occorreva fidarsi di Dio nelle situazioni impossibili della vita. Ora era lei ad essere messa alla prova! La sua fiducia

Il Crocifisso dell’antico Seminario.

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illimitata venne ripagata – come altre vol-te – dalla gioia di aver ritrovato il sentiero della sua missione. Da quella notte in poi, in pochi giorni percorse oltre cento miglia a piedi e a cavallo del suo mulo.

Non è mai troppa la distanza e la fati-ca per chi corre con il pensiero e desidera raggiungere tutto il mondo per portare l’annuncio di salvezza e di speranza. È suf-ficiente un mulo da cavalcare.

Una volta, avendo bisogno di una ca-valcatura, Maria ne comprò uno. All’ap-parenza sembrava buono, ma poi rivelò un comportamento singolare: si lasciava cavalcare solo da lei. Al contrario, quando qualche suora provava a salirvi, l’animale si imbizzarriva e rischiava di farle male. Fu costretta a venderlo.

Come San Francesco, anche questa santa trasmetteva amore a tutte le creatu-re. Era fratello mulo a portare sulla sua groppa quella donna coraggiosa, là dove i poveri bussavano per la fame, dove i gio-vani attendevano l’istruzione per vivere in società, dove le folle si assiepavano per ascoltare almeno una parola della predi-catrice di Acuto, dove le suore gemevano per le fatiche quotidiane della carità e dell’insegnamento!

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Quando una donna ama non trattiene nulla per sé. È la generosità della ma-

dre, pronta a dare anche la vita per i suoi figli. È la generosità dei santi, che solo nella nudità si sentono felici, perché più somiglianti all’Amore. Gesù aveva detto: “A chi vuole toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello” (Mt 5,40).

E Maria De Mattias serbava nel suo cuore questa grande Parola. Chi entrava nella sua piccola camera si accorgeva che non c’erano indumenti personali. Perfi-no la coperta era stata tagliata a metà.

Le sue suore spesso le rimproveravano la generosità senza limiti. Maria sorrideva e con poche dolci parole, faceva loro capi-re che i poveri hanno bisogno di ciò che si possiede, anche della nostra vita.

“Non posso agire diversamente! – ripe-teva spesso – Gesù ha dato tutto per noi, fino allo spargimento del suo sangue”.

Le scarpe

Vallecorsa. registro delle cresime dove è stata registrata Santa Maria De Mattias.

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La coperta, le scarpe, i suoi vestiti: tutto quanto aveva lo donava a chi era più po-vero di lei.

Incontrò un giorno una poveretta ir-rigidita dal freddo. Veniva scalza, dalle nude rocce dei monti Lepini, e Maria non poté trattenere il suo impeto di carità: si tolse le scarpe che indossava e con un ge-sto delicato le diede alla poveretta. “Lei ha più biosgno di me! – disse tra sé Ma-ria – Da parte mia posso sperimentare la nudità e la privazione. Tutto per dar gusto al mio Gesù”. Una suora la vide con i pie-di scalzi e subito commentò con le altre: “La nostra fondatrice è sempre esagerata! Non trattiene nulla per sé. Come farà a camminare tanto senza le sue scarpe? I suoi piedi, poi, sono così provati dalla fati-ca che non può indossare qualsiasi cosa!”.

Quelle scarpe, infatti, avevano percor-so tanta strada ed erano consumate dai sassi dei sentieri impervi delle montagne che dividevano un paese dall’altro. Ma-ria era spesso costretta a scendere dal suo mulo per fare il cammino a piedi. Anche se sfinita e spes-so ammalata, non poteva re-stare lontana dalle sue figlie che avevano problemi da ri-solvere. Lei doveva andare, doveva insegnare a servire i poveri, a tenere le porte aperte a chiunque avesse avuto bisogno di una paro-la, di un vestito, delle scar-pe, anche dell’unica coperta che si aveva sul proprio letto.

Graffiata dai sassi appuntiti e dai rovi dei viottoli di campa-gna, il sangue le usciva come segno

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visibile di amore. Quell’amore che, sof-frendo, sana le piaghe dell’umanità de-turpata dall’angoscia e dal male.

Mentre i briganti, che a quel tempo infestavano le montagne della Ciociaria, percorrevano gli stessi sentieri per sfuggi-re all’arresto e per commettere ogni sorta di violenze sui viaggiatori, Maria si affati-cava per arrivare là dove era necessario consolare, aprire scuole e oratori a favore di giovani e famiglie in ricerca di un senso più profondo della vita.

“Chissà dove pretende di andare que-sta donna! – gridò un giorno uno di loro, appollaiato dietro un cespuglio della montagna – Il sentiero è così pericoloso!”. Ella ascoltò e non si lasciò intimorire; il Sangue di Cristo era la sua unica forza.

L’ansia della salvezza dell’umanità tra-sportava Maria là dove qualcuno attende-va di conoscere il Cristo. Anche lei, come donna grande e spoglia di sé, poteva do-nare tutto ciò che era ed aveva. Nella nu-dità del cuore e nella povertà di vita, dava gloria all’Amore infinito di Dio, reso visi-bile nel Sangue Prezioso di Gesù.

Briganti, incisione di Bartolomeo Pinelli.

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Acuto.altare della Cappella di Maria De Mattias.

Le lacrime

Quando si è innamorati e innamorati sul serio, il cuore non trova più pace

finché non riposa in quello dell’ama-to. Che sia inondato di gioia o la piena dell’angoscia lo travolga, le lacrime diven-tano un dolce prezzo da pagare all’amore.

Maria era innamorata di Gesù Crocifis-so. Da quando si era lasciata prendere da Lui, le era penetrato così profondamente dentro da non riuscire più a cacciarlo via neanche a volerlo.

“Tutto il giorno vado spasimando per trovare Gesù – scriveva un giorno alla sua guida spirituale –. Questa mia ricerca ap-passionata non mi toglie la pace del cuo-re. Anzi, all’occasione, canto, rido, suono l’organo con serenità!”.

Lo andava cercando in ogni luogo. Lo intravedeva nei volti scarni e stanchi de-

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Santa Maria De Mattias davanti al Crocifisso.

gli anziani, lo riconosceva nel sorriso allegro dei bambini, lo leggeva nello sguardo sereno delle sue suo-re. Lo sentiva palpitare persino dentro le cose.

A notte fonda, in un silenzio quasi irreale, rot-to soltanto da un latrare

di cani, un’ombra furtiva scivolava giù per le scale fino alla cappella della casa. In quel luogo avve-

niva l’incontro più atteso della giornata. Qui, alla luce

flebile di una candela, diritta davanti al Crocifisso, Maria si sentiva libera di espri-mere al Signore il suo grande desiderio di amarlo.

Una sottile angoscia si accompagna-va talvolta alla paura di non arrivare a pos-sederlo: così, immersa nel timore e nell’amore, dava sfogo a tutti i suoi sentimenti. Gli occhi le si riempivano di lacri-me mentre diceva: “Mio Gesù, io sto qui ai tuoi piedi. Anche se tu mi cacciassi con la spada della giustizia, io voglio sempre sperare in te che sei il mio Salvatore”.

Una notte rimase due ore in questo sta-to. Aveva avuto una giornata carica di ten-sioni poiché questioni urgenti ed importanti

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le erano piombate addosso all’improvvi-so. Mai prima di allora si era sentita così impotente di fronte alla vita! Appena fu davanti a Lui, in un’ora molto tarda, sentì come se un grido prorompente le si fa-cesse strada dentro il petto: “Ho bisogno di Te e dell’unica forza del Tuo Sangue Prezioso”, bisbigliò allora, quasi soffocata dall’emozione. Ai piedi di Gesù Crocifisso le pareva di essere uno dei tanti poveri del Vangelo e mentre diceva: “Figlio di David, abbi pietà di me!”, scoppiò in un pianto dirotto. Non seppe mai spiegare cosa le fosse successo in quel momento. Le sem-brò di sentire il suo Gesù entrarle dentro, ferirle il cuore con una tale dolcezza da non poter fare a meno di amarlo e di vo-lerlo trattenere in sé. Una sottile paura di perderlo la fece piangere e pregare a lungo finché gustò una profonda pace interiore.

Dopo quella notte Maria ver-sò molte altre lacrime per ot-tenere la grazia di dare gusto a Gesù e ripeteva spesso tra sé: “Sì, Gesù solo, solo Gesù voglio nel mio cuore e niente più”. Erano lacrime di una donna totalmente aperta all’amore che vive in profonda comunione con il suo Signore.

La pace e la consolazio-ne sono doni di Dio che si esprimono fortemente at-traverso le lacrime, fiumi che fecondano la terra arida della violenza uomina. Come le ac-que del grembo di una madre che custodiscono e nutrono la vita.

Stemma della Congregazione delle adoratrici del Sangue di Cristo.

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Monumento a Santa Maria De Mattias.

La pietra

I primi tempi, si sa, sono duri per tutti quando si vuole realizzare qualcosa di

grande e di importante. Lo scoraggiamen-to è sempre in agguato. Maria aveva pas-sato molti momenti difficili, ma l’ostina-zione del carattere e la convinzione che il Signore volesse proprio quello per cui stava lottando, l’avevano resa testarda e risoluta a continuare l’opera. Scarsità di mezzi, inesperienza, contrasti, erano sta-ti ed erano ancora all’ordine del giorno. “Adesso ci mancava anche lo sfratto” pen-sò, mentre si distendeva sul letto, a tarda notte, con le ossa rotte per la fatica. “For-tuna che non sono sola!”. Tornando con la mente alla giornata trascorsa le ven-ne spontaneo ringraziare il Signore per

quanto andava facen-do. Il suo sogno

di veder sorge-re un Istitu-to di suore all’insegna

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del Sangue di Cristo, tutto dedito alla cari-tà verso i più poveri, stava ormai diventan-do realtà. Provava una specie di stupore mentre ci pensava. Da sola che era, all’ini-zio, si ritrovava con un discreto numero di compagne. Insieme a loro stava costruen-do il futuro. Le passò in rassegna una per una: erano ragazze di paese, abituate alla fatica e al sacrificio, innamorate della vita e del Sangue di Cristo. Ottime pietre vive nelle mani di Dio.

“Già, le pietre!”, sospirò prima di chiu-dere gli occhi.

Al mattino ci si vedeva appena quan-do un folto gruppo di uomini e donne di Acuto partirono diretti verso la montagna, dove andavano a prendere le pietre per la ristrutturazione del vecchio ospedale che doveva diventare la casa delle suore. In fila indiana una processione silenziosa di uomini, donne e bambini, saliva per i di-rupi scoscesi, fino alla cava. Era una scena che si ripeteva ormai da qualche giorno. In testa c’era sempre Maria, con un basto-ne per appoggio in una mano e il rosario nell’altra. Il fiato grosso non le impediva di animare tutta quella moltitudine: “Il Signore ricompenserà a tempo debito la vostra generosità. Il monastero che stia-mo costruendo sarà anche una bella scuo-la per i vostri figli. Vedrete quanto bene si farà per questo paese di Acuto e per il mondo!”. La gente era entusiasta. Quella donna sapeva come prendere le persone. La sentivano una di loro in quel suo non risparmiarsi mai nelle fatiche e nella vici-nanza che tante volte aveva dimostrato a quanti si trovavano nel dolore. Per Maria, trasportare sassi insieme agli altri e per lo stesso scopo, era il segno più chiaro che

39Santa Maria De Mattias

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il Signore stava costruendo un bell’edifi-cio spirituale. La gioia che ne provava le impediva persino di sentire il dolore delle mani ferite. Da una piccola sbucciatura il sangue colava verso il braccio. “Non è lavoro per una maestra questo”, disse un robusto giovanotto che gli camminava ac-canto. Maria sorrise. “Ci sono abituata – rispose – l’ho fatto al mio paese quando ero più giovane; ricostruivamo la casa che poi ha ospitato i Missionari del Preziosissi-mo Sangue. Hanno fatto del bene anche loro!”. Associò mentalmente quel traspor-tare pietre di allora con quello di adesso. Per un attimo le venne da ridere. Chissà quante altre volte, nel futuro, avrebbe dovuto fare quel lavoro così faticoso! Ma faticoso o no, se glielo avesse chiesto il Si-gnore, lo avrebbe fatto senza pensarci due volte. E si lanciò di nuovo lungo il sentie-ro, con più baldanza di prima.

Acuto.Chiesetta dell’Immacolata.altare Maggiore.

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Lo scalpello

Il caldo di quell’estate del 1866 era ve-ramente afoso. E per Maria De Mattias

lo era ancora di più perché dal 30 aprile non s’era più rialzata dal letto per i tanti malanni. Ricordava bene quella data: era la festa della sua Santa Caterina.

Forte era, ormai da tanti giorni, la sua calma interiore quanto confusa e piena

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Siena.Basilica di San Domenico.Santa Caterina e una devota, 1330 circa, andrea Vanni.

di conflitti la situazione politica. Nella sua giovinezza Maria si sareb-be ribellata e avrebbe fatto qual-cosa; ora non faceva che ripetere: “Non più sangue, Gesù mio, non più sangue!”. E ripiegava la testa sul cuscino bagnato di sudore.

Sembrava come una pietra im-mobile, infossata nel letto del fiu-me, levigata dall’acqua che scorre continuamente. O meglio, pensando a tutta la sua vicenda, più d’una delle sue suore la paragonava ad una pietra, tratta dalla montagna, grezza e senza for-ma, che la storia ormai aveva ben model-lato. Si poteva collocarla al suo posto nella costruzione del Regno di Dio.

Dio era stato per lei come quello scal-pellino che stava lavorando sotto la sua finestra da diversi giorni. Batti e ribatti, ogni pietra è pronta per fare la casa.

“Vuole che lo facciamo smettere?”, chiese premurosa una suora. “No, no, lui deve pur lavorare per la sua famiglia – ri-spondeva la Madre –. Per me è come una parabola che il Signore, sentendo questo rumore, racconterebbe così: Il Regno dei cieli è simile a un uomo che tutte le mat-tine esce di casa per fare il suo lavoro di scalpellino. Siede davanti ad un mucchio di pietre senza forma e con martello e scalpello le fa diventare un piccolo pezzo di casa. Così Dio fa con i suoi figli, pie-tre vive su Cristo, la pietra posta a fonda-mento. Io sto per essere definitivamente collocata al mio posto. La calcina che mi unisce a Lui e a tutte voi è il Sangue pre-zioso di Cristo”.

Diceva questo con affanno, ma con pace. E le sue figlie ascoltavano attente,

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quasi scorgendo sul volto della loro Ma-dre il volto di Cristo.

Qualcuna di loro l’aveva conosciuta in altri momenti, quando manifestava tutto il suo vigore e la sua intraprendenza, a volte anche durezza. Vedevano in lei ora un capolavoro dello Spirito che con lo scalpello della Croce l’aveva ben model-lata.

Sul letto di morte Maria benediceva il Padre anche per averle dato una guida spi-rituale – don Giovanni – che non si era ar-reso di fronte alle sue durezze. “Le parole di lui – raccontava – erano per me come

spine o come chiodi o addirittura come cro-ci”. Da don Giovanni, dai suoi consigli, aveva appreso a conoscere e a fare la volontà di Dio, ad ogni costo.

Batte e ribatte lo scalpello sulla pietra.

Maria ormai senza più voce, senza più for-za, si immergeva nel canto delle sue suore: “O Crux, ave spes uni-ca”. E si lasciò come sgretolare nel fiume che la portava al Padre.

Morì come aveva sempre vissuto: con la croce sulle spalle e un canto di grazie nel cuo-re, per i tanti segni di redenzione che aveva visto operare dal suo Signore Crocifisso e Ri-sorto.

Acuto.Cappella di Maria De Mattias.Il reliquiario.

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La lettera

Maria De Mattias ha scritto tantissime let-tere: al suo direttore spirituale, a vescovi,

sacerdoti, sindaci e anche al Papa. la maggior parte, come quella che possiamo leggere qui di seguito, sono indirizzate alle sue suore.

Viva il Sangue di Gesù CristoCarissima figliuola in GesùViene Maria, la sua buona Madre e So-

rella. Auguro a tutte, ma in specie a Lei un amor grande a Gesù Crocifisso, onde possa accendere l’altre di sì dolce amore, ed un totale distacco da tutti e da tutto, che la faccia vivere della vita santissima di Gesù…

Preghi assai per me… Dica a Maria Fortunata, ed a Maria Leonora che in ap-presso ci scriverò; ma prima aspetto che mi scrivano loro. Iddio le benedica tutte. Sono in Gesù Crocifisso.

acuto 21 aprile 1851

Sua ServaMaria De Mattias

della Croce

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Indice

Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4

Profilo della vita di Santa Maria De Mattias . . . . . . . . . . . . . . . 6

L’Agnello . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18

Lo specchio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20

La sedia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24

Il mulo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28

Le scarpe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32

Le lacrime . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35

La pietra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38

Lo scalpello . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42

La lettera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45

Per saperne di più:www.asc.pcn.net

www.adoratrici-asc.orgwww.ascitalia.org

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Tel. 06 70450974