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Sant Sadhu Ram Ji Programma di Meditazione Maggio 2006 Acton, Stati Uniti

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Sant Sadhu Ram Ji

Programma di Meditazione Maggio 2006

Acton, Stati Uniti

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Sant Sadhu Ram Ji Discorso della Meditazione 1

Acton, Stati Uniti

- Rif. MS 1674 -

Milioni di reverenze ai piedi di loto di Sawan Singh Maharaj, Kirpal Singh Maharaj e del Satguru Ajaib Singh. Il Pati Harbans Singh ha appena cantato un inno scritto da Sant Ajaib Singh Ji, in cui Egli dice: «Coloro che ricordano il Beneamato Kirpal non andranno all’inferno». Dio Onnipotente viene dal quarto piano, e una volta venuto qui fa in modo che gli amati ripetano il Naam. Nel destino delle anime, secondo i loro karma pralabdha, è già scritto quali anime sono pronte per ritornare a Dio Onnipotente, e i Maestri vengono dal quarto piano, danno loro il Naam e le liberano. Sant Ji soleva dire che senza il Maestro non possiamo ottenere il Naam, e senza il Naam uno non può essere liberato. La ripetizione del Naam è ciò che ci libera. L’attenzione e i pensieri del Maestro sono sempre diretti a Dio Onnipotente. Egli dice ai Suoi discepoli di dirigere sempre i loro pensieri verso Dio Onnipotente, di ripetere ad ogni istante il Simran dato dal Maestro. Sant Ji dice che il vero discepolo del Maestro fa capire alla sua mente. Se abbiamo un buon destino andiamo al Satsang, se abbiamo un destino migliore riceviamo l’iniziazione, e se

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abbiamo un destino ancora migliore facciamo la devozione del Naam. Sant Ji dice che le anime ottengono la nascita umana dopo essere passate attraverso gli ottantaquattro lakhs, dopo essere nate e morte nei diversi tipi di vita degli ottantaquattro lakhs. Dopo che l’anima è passata attraverso tutto questo, Dio Onnipotente le dona il corpo umano. In India c’era un re chiamato Janack. Egli aveva un grande desiderio di incontrare Dio Onnipotente. Egli fece fare un annunzio che diceva: «Prenderò come mio Maestro colui che sia in grado di darmi la conoscenza di Dio Onnipotente». Egli invitò un grande gruppo di Mahatma dell’epoca, ma quei Mahatma, quelle persone, riuscirono a dargli soltanto la conoscenza dei libri. Allora il re Janack fece un altro annunzio in cui diceva: «Voglio incontrare un Santo che mi possa dare la conoscenza per andare nell’intimo. E se lo incontrerò sono disposto a fare tutto ciò che mi dirà di fare». Furono chiamati tutti i Santi e i devoti del regno. «Nessuno di loro fu in grado di dargli la conoscenza interiore». Il corpo di Ashtavakra, che era un Maestro Perfetto di quel tempo, aveva otto gobbe.

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Il re riunì tutti, mise un trono nel centro e disse: «Colui che riuscirà a darmi la conoscenza interiore diventerà il mio Maestro, verrà e si siederà su questo trono». Quando Ashtavakra arrivò e si sedette sul trono, tutti i Mahatma e le persone riunite lì cominciarono a ridere. Ashtavakra disse: «Queste persone che hai chiamato e riunito qui non sono in grado di riconoscere un vero Maestro. Un vero Maestro non si riconosce dal corpo, ma dalla Sua ricchezza del Naam, dalla Sua capacità di andare interiormente e di portare gli altri nell’intimo». Ashtavakra disse: «Tutte queste persone che hai invitato stanno guardando soltanto il mio corpo, la mia pelle, loro non hanno la capacità di riconoscere un Santo». Il calzolaio lavora con la pelle. Egli si interessa soltanto alla pelle e sa dire se la pelle è di buona qualità o meno. Ma soltanto un Santo può riconoscere un altro Santo. Il Gurbani riporta che prendere in giro qualcuno, criticare qualcuno, è una questione che ci porta perdite e problemi. Il re chiese ad Ashtavakra: «Puoi darmi la conoscenza?». Ashtavakra rispose: «Si, io posso darti la conoscenza, ma tu devi offrire qualcosa al Maestro». Il re rispose: «Ti darò tutto ciò che è nelle mie possibilità». Anche Ashtavakra disse: «Ti chiederò soltanto ciò che sarai in grado di dare». Ci sono tre cose al mondo che possediamo e che si possono vedere, e queste sono la mente, il corpo e la ricchezza.

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Ashtavakra disse al re: «Voglio che tu mi dia queste tre cose». La mente è quell’ostacolo che si presenta nel nostro cammino quando seguiamo la Sant Mat. In quell’epoca non esisteva in India l’usanza di mettere gli accordi per iscritto. Allora il re si mise un po’ d’acqua nella mano e disse: «Prometto di dare il mio corpo, la mia mente e la mia ricchezza al mio Maestro». Ashtavakra disse al re di sedersi dalla parte in cui si trovavano le scarpe di tutte le persone presenti, e di prostrarsi davanti a tutti. Nel momento in cui egli si prostrò davanti a tutti, il suo ego, l’orgoglio di essere re, sparì. Poi gli fu detto di sedersi e fare il Simran. Ashtavakra Ji diede al re le cinque parole caricate e gli disse di cominciare a ripetere il Simran. Il re aveva detto ad Ashtavakra che voleva che gli desse la conoscenza per andare nell’intimo nello stesso tempo che si impiega a salire sul cavallo. Quando fu detto al re di fare il Simran, la mente lo portò dalle cose che possedeva e da altre cose del mondo. In quel momento Ashtavakra gli disse: «La tua mente non ti appartiene più, l’hai data a me». Ashtavakra disse al re: «Siccome mi hai già dato la tua mente, allora non puoi lasciarla andare da un’altra parte».

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La mente del re andò verso i suoi palazzi. Gli fu detto: «La mente non deve andare da nessun’altra parte, tu devi sederti e fare il Simran». Il re capì quello che Ashtavakra gli stava dicendo, che più niente gli apparteneva. Quando la sua mente cominciò a fare il Simran e si unì con il Simran, la sua anima cominciò a viaggiare nei piani superiori. Poi Ashtavakra disse alle persone lì presenti di chiamare il re Janack, o di chiedergli se era ancora lì. Quando la mente si attacca al Simran e i propri pensieri si interiorizzano, uno non sente i suoni esteriori. In quel momento la sua mente, i suoi pensieri, erano stati ritirati dall’esterno e si erano attaccati al Simran. Ashtavakra gli permise di fare il Simran per il tempo che considerò appropriato, dopodiché con i suoi poteri riportò la mente giù, nel corpo del re. Il Mahatma gli chiese: «Hai ottenuto la conoscenza?». Il re rispose: «Sì Maestro, ho ottenuto la conoscenza». Il Maestro chiese: «Hai qualche dubbio?». Il re disse: «No, non ho alcun dubbio». Sant Ji soleva dire che anche quando ci sediamo a fare la meditazione la nostra mente va in giro e comincia a pianificare diverse cose.

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Sant Ji soleva dire: «Amati, dobbiamo dedicare un’ora alla meditazione, e in quel momento dobbiamo dire alla nostra mente: “Abbiamo un lavoro importante da fare, per favore non crearci problemi e non portarci fuori in altri affari”». Il re ebbe la conoscenza perché considerò il suo corpo, la sua mente e la sua ricchezza come appartenenti al Maestro e non a se stesso. Guru Nanak Dev Ji dice: «Potremo andare interiormente e incontrare il Maestro soltanto dopo che avremo offerto al Maestro la nostra mente, il nostro corpo e la nostra ricchezza, e che avremo vissuto la nostra vita in accordo ai Suoi ordini. La mente si calma con il Simran e soltanto una mente calma può fare il Simran. È giunto il momento di fare la pratica del Simran per un’ora.

Sant Sadhu Ram Ji Discorso della Meditazione 2

Acton, Stati Uniti

- Rif. MS 1674 -

Milioni di reverenze ai piedi di loto di Sawan Singh Maharaj, Kirpal Singh Maharaj e del Satguru Ajaib Singh. Sant Ji soleva dire che il tempo della mattina presto è il tempo del nettare. Questo è il momento di fare la devozione del Naam, perché il Naam stesso è il nettare.

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Questo è il momento in cui la nostra mente e la nostra anima sono appena rientrate nel corpo. Sant Ji soleva dire: «Quando ci sediamo a meditare, essere sconfitti non è così grave come accettare la sconfitta». Guru Gobind Singh Ji dice: «Io da solo combatto contro centoventicinquemila, e perciò mi chiamano Guru Gobind Singh». Abbiamo dieci organi, ognuno di essi ha la forza di diecimila elefanti, e la mente ha la forza di venticinquemila elefanti. Allora il potere che hanno insieme la mente e gli organi è equivalente alla forza di centoventicinquemila elefanti. L’anima è un uccellino d’oro e il Maestro la fa combattere contro la mente. Sant Ji soleva dire che quando ci sediamo a meditare, di solito la nostra mente vagabonda nelle cose esteriori, ma noi dobbiamo fare in modo che essa si unisca con lo Shabd. La sete interminabile della mente non si soddisfa con nessuna cosa di questo mondo. Essa si soddisferà soltanto assaggiando il Naam. Guru Arjan Dev Ji dice anche che il Maestro si presenta alla decima porta e ci dà il nettare del Naam. La mente si calma con il Simran, e soltanto una mente calma riesce a fare la meditazione. Adesso è giunto il momento di fare la pratica del Simran per un’ora, e tutti dobbiamo farla con molto amore.

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Sant Sadhu Ram Ji Discorso della Meditazione 3

Acton, Stati Uniti

- Rif. MS 1674 -

Milioni di reverenze ai piedi di loto di Sawan Singh Maharaj, Kirpal Singh Maharaj e del Satguru Ajaib Singh. Il Pati Harbans Singh ha cantato un inno scritto da Sant Ajaib Singh Ji e tratto dal libro “Canti dei Maestri”. In quest’inno Sant Ajaib Singh Ji dice: «Kirpal si preoccupa per te, perché ti preoccupi?». Le parole dei Maestri riportano: «Il mio Dio Onnipotente innalza il più basso. Egli si preoccupa per te, perché ti preoccupi? Kirpal si preoccupa per te, perché ti preoccupi? Egli venne e protesse Ajaib. Perché ti preoccupi? Kirpal si preoccupa per te, perché ti preoccupi?». Sant Ji soleva dire: «Si riporta nel Gurbani che il nostro pralabdha, il nostro destino, viene scritto in anticipo, prima che nasciamo, prima di venire in questo mondo». Si decide in anticipo quale Maestro verrà in questo mondo in un certo momento, e quali anime prenderà con Sé per liberarle. Sant Ji soleva dire: «I discepoli non possono creare i Maestri, sono i Maestri che fanno i discepoli». I Maestri hanno la ricchezza del Naam; Essi raccolgono le anime che si trovano lontano e vicino, e fanno loro ripetere il Naam.

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Sant Ji soleva dire che i Santi e i Mahatma non impartiscono l’iniziazione dopo aver letto le parole da un libro. È il potere del loro Maestro a ricaricarli, è il potere del loro Maestro che fa le cose. Loro hanno fatto dei sacrifici per guadagnare la ricchezza del Naam. Loro danno il Naam soltanto dopo aver guadagnato quello stesso Naam. Sant Ji fu il Possessore di tutto, l’Artefice di tutto, Dio Onnipotente, che venne nella forma umana per liberare le anime. Egli fece ripetere il Naam alle anime. Oggi siamo tutti riuniti qui nel Suo ricordo. Il Possessore di tutto, Dio Onnipotente venne nella forma umana. Egli era la forma stessa di Dio Onnipotente. Sant Ji soleva dire che chiunque abbia letto questo libro alto un metro e ottanta, riferendosi a colui che è andato interiormente e ha progredito nell’intimo, può considerare di aver letto tutti i libri religiosi. Quando Sant Kirpal Singh Ji venne da Sant Ajaib Singh Ji e lo fece sedere in meditazione, questi disse: «Tanti Santi sono venuti da me, cantarono le proprie lodi e se ne andarono. Adesso il mio ospite Santo è arrivato». È giunto il momento di fare la pratica del Simran per un’ora, e tutti devono farla con amore.

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Sant Sadhu Ram Ji Discorso della Meditazione 4

Acton, Stati Uniti

- Rif. MS 1674 -

Milioni di reverenze ai piedi di loto di Sawan Singh Maharaj, Kirpal Singh Maharaj e del Satguru Ajaib Singh. Sant Ji soleva dire che le ore del mattino presto sono le ore del nettare, il momento per fare la ripetizione del Simran. Con la ripetizione del Simran dobbiamo calmare la nostra mente. Adesso dobbiamo sederci per un’ora e fare la ripetizione del Simran.

Sant Sadhu Ram Ji Discorso della Meditazione 5

Acton, Stati Uniti

- Rif. MS 1674 -

Milioni di reverenze ai piedi di loto di Sawan Singh Maharaj, Kirpal Singh Maharaj e del Satguru Ajaib Singh. Sant Ji soleva dire che facendo la ripetizione del Simran otteniamo la felicità assoluta. Ai tempi di Guru Nanak Dev Ji esistevano sessantotto importanti luoghi sacri in India, ed Egli dice che se nelle

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nostre case facciamo la devozione del Maestro, otterremo il beneficio di aver visitato quei sessantotto luoghi sacri. Kabir Sahib dice: «Quando diventeremo i discepoli del Maestro, i figli del Maestro, i sevadar del Maestro, avremo la felicità assoluta». Sant Ji dice: «Colui che ripeté il Naam ebbe la felicità». Il Naam che il Maestro ci ha concesso ha un grande potere. La mente si calma facendo la ripetizione del Simran che il Maestro ci ha dato. È giunto il momento di fare la pratica del Simran per un’ora, e tutti dobbiamo farla amorevolmente.

Sant Sadhu Ram Ji Discorso della Meditazione 6

Acton, Stati Uniti

- Rif. MS 1674 -

NOTA: PURTROPPO LA REGISTRAZIONE NON COMINCIA DALL’INIZIO DEL DISCORSO DEL MAESTRO, MA DALLA FRASE SEGUENTE:

Sant Ji soleva dire che il Naam ha una grandissima forza. Coloro che diventarono devoti del Naam, che ripeterono il Naam, ottennero la felicità assoluta. Il Naam è il Possessore di tutto, Dio Onnipotente. La felicità assoluta risiede nel Naam.

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Nell’epoca di Guru Nanak Dev Ji esistevano sessantotto luoghi sacri importanti, che le persone erano solite andare a visitare. Guru Nanak Dev Ji dice che se facciamo una pratica mondana come la ripetizione di una parola, digiuni, pellegrinaggi o adorazioni, avremo il beneficio di aver visitato uno di questi luoghi. Egli dice: «Ma se fate la devozione del Maestro mentre siete a casa, potrete ricevere il beneficio di aver visitato i sessantotto luoghi sacri». La nostra mente è un agente del potere negativo, ed è un ostacolo quando facciamo la devozione del Maestro. La mente è l’ostacolo nel Sentiero della devozione del Maestro. Guru Nanak Dev Ji dice: «Dobbiamo amorevolmente fare in modo che la mente faccia il suo lavoro». Il Simran che viene fatto con amore è buono. Il Simran si deve fare dopo aver fatto in modo che la mente abbia capito e si sia convinta. Dopo che siamo diventati i discepoli del Maestro, i portavoce del Maestro, allora colui che è un vero discepolo del Maestro fa in modo attraverso l’amore e il Simran che la sua mente capisca. Kabir Sahib dice che con il Simran diventiamo felici e le sofferenze si allontanano.

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Kabir Sahib dice che dopo essere diventati satsanghi otterremo la felicità assoluta dalla devozione del Maestro. Guru Nanak Dev Ji dice: «Se abbandonando tutti gli altri desideri facciamo il Simran solo con il desiderio del Maestro, allora otterremo tantissimo dal Maestro e avremo più esperienze interiori». Nel momento in cui ci sediamo a fare il Simran la mente apre il suo libro, e ci crea tanti pensieri. Nel momento di fare il Simran la mente ci fa pensare a tutte quelle cose che avevamo dimenticato da tanti anni. Baba Ji soleva dire che dobbiamo spiegare alla mente: «Per la prossima ora devo compiere un lavoro molto importante, ti prego di non disturbarmi, non aprire il tuo libro e permettimi di fare il Simran, di fare questo lavoro importante per un’ora». Adesso è giunto il momento di fare la pratica del Simran per un’ora e tutti gli amati devono farlo con amore.

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Sant Sadhu Ram Ji Domande e Risposte (SESSIONE DEL PERDONO)

Acton, Stati Uniti

- Rif. MS 1672 -

NOTA: NELLA REGISTRAZIONE ORIGINALE MANCA L’INIZIO. COMINCIA CON LA TRADUZIONE DI BALDEV.

…la persona che desidera l’iniziazione non dovrà cucinare, servire né offrire cibo non vegetariano, e anche per quanto riguarda se stessa, dovrà essere vegetariana. Se qualcuno mangia carne o cibi di origine animale o prende degli intossicanti, allora, come è riportato nel Gurbani, questa persona dovrà ripagare per avere commesso queste azioni. Si riporta nel Gurbani che le sette generazioni future di colui che prende bevande alcoliche andranno all’inferno. Centouno generazioni future di colui che fuma tabacco andranno all’inferno. Guru Nanak Dev Ji dice: «Siamo noi stessi a seminare e a raccogliere ciò che abbiamo seminato». Guru Arjan Dev Ji dice: «Se piantiamo un albero di acacia otterremo il frutto di quest’albero, e se piantiamo un mango otterremo dei mango». Sant Ji dice che qualunque cosa noi facciamo, è la nostra mente che dall’intimo ci convince a fare quella cosa specifica, ma l’impressione che abbiamo noi, la scusa, è

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che qualcuno ci stia forzando a fare quella determinata cosa. Dobbiamo ringraziare il Maestro e rimanere sempre dentro i limiti in cui Lui ci ha posto, dobbiamo seguire la disciplina che il Maestro desidera che noi seguiamo. È la nostra mente che ci crea delle scuse per farci fare delle cattive azioni. Se il discepolo del Maestro rimane nella disciplina imposta dal Maestro, nessuno potrà fargli del male. Se non seguiamo la disciplina impostaci dal Maestro, se non osserviamo le limitazioni e le restrizioni imposteci dal Maestro, allora come possiamo aspettarci che il Maestro ci aiuti? Prima di tutto vorrei scusarmi con il Maestro e con il Sangat per dover toccare questo tema assai complicato. La tua sposa è qui? No. Lei dovrebbe essere presente, in modo che il Maestro possa parlare con tutti e due. Se il Maestro lo desidera posso chiamarla. Sì. Il mio figliastro è iniziato ma nonostante ciò continua a bere tantissimo alcool ed è difficile relazionarsi con Lui. Mia moglie ed io litighiamo spesso per colpa sua. Come possiamo sistemare questa difficile situazione?

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Che una persona sia iniziata o no, qualunque azione faccia dovrà pagare per averla fatta. Dal momento in cui il Maestro inizia un’anima, Egli è responsabile per quell’anima e le farà avere la disciplina che Egli vuole che essa abbia. Noi dobbiamo eseguire le responsabilità che il Maestro ci ha dato. Chiedere perdono è una buona cosa, così come è buono anche perdonare. Sant Ji soleva dire che ambedue, lo sposo e la sposa, dovrebbero vivere come se fossero un’unica luce. Noi abbiamo la tendenza ad insultarci a vicenda, davanti agli altri. Dobbiamo convivere con amore. Dobbiamo rispettarci a vicenda. Dobbiamo considerare gli altri come persone migliori di noi. In questo modo potremo sviluppare più amore verso il Maestro. Baldev dice: Le coppie che vogliono sposarsi e chiedono la benedizione del Maestro, possono venire davanti. Sedetevi insieme, ogni coppia. Volete sposarvi?

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Sì. Da quanto tempo state insieme? Da un anno. Vi conoscete bene, siete contenti l’uno dell’altro? Sì. Vi amate? Vi piacete? Allora abbiamo due coppie, in cui lo sposo e la sposa si uniscono perché si piacciono. Vi perdonerete i piccoli errori che capiteranno nell’ambito familiare? Sì. Dovete mantenere l’amore che avete adesso, in modo da mantenere così una vita equilibrata. Siete tutti iniziati? Tutti tranne uno. Guru Nanak Dev Ji dice: «Sono riconoscente con quella coppia che pur essendo in due corpi, vive come un’unica luce». Anche tu, che non sei iniziata, perdonerai gli sbagli che dovesse commettere il tuo sposo? Sì.

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Vivrai come lui desidera vivere? Sì. Bene. Quanto tempo dedicano al Simran gli altri tre amati che sono iniziati? Meno di un’ora. Dovete aumentare il tempo che dedicate al Simran di un minuto ogni giorno. Un minuto al giorno è poco. Quando siete stati iniziati? Nel 1996. Allora se fai il calcolo, quanto tempo mediteresti se avessi aumentato di un minuto ogni giorno? Ti siederesti a meditare per lungo tempo. Se soltanto in un anno aumentiamo un minuto al giorno, è tanto tempo. Dobbiamo aumentare il tempo che dedichiamo al Simran di un minuto al giorno. In questo modo la mente avrà esperienze e svilupperà amore per il Simran. Kabir Sahib dice: «Mentre lavoriamo con le nostre mani, dobbiamo fare il Simran con i nostri pensieri».

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Dobbiamo lavorare con le nostre estremità, e con la nostra mente dobbiamo ripetere il Simran. Non è così difficile come crediamo. Coloro che hanno ripetuto il Simran lo considerano una cosa facile. Quando desideriamo fare qualunque lavoro del mondo, possiamo farlo senza problemi. Il Maestro soleva dire che, nello stesso modo, quando ripetiamo il Simran, non dovremmo considerarlo come un peso, come una pressione su di noi. Sant Ji soleva dire che colui che non ripete il Simran si sta tagliando la propria gola con un coltello. Ripetere il Simran non è un obbligo che abbiamo nei confronti di qualcun altro. Quando ripetiamo il Simran, stiamo facendo il nostro lavoro. Avete qualche domanda? Bene, per favore vivete in amore e armonia. Bene. Per favore potete sedervi. Baldev dice: «Gli amati che hanno raccontato le loro esperienze a qualcuno, e che in seguito a questo non ne hanno più avute, e che vogliano perciò chiedere al Maestro perdono, sono pregati di alzarsi».

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In nome del Maestro vi è concesso il perdono. Per favore sedetevi. Una volta fu dato ad una signora un diario. Tempo dopo, il Maestro chiese a questa signora se avesse compilato il diario oppure no. La signora rispose a Sant Ajaib Singh Ji: «Ho conservato il diario in una scatola, e tutti i giorni metto dell’incenso e venero quella scatola». Sant Ji disse: «Come riusciranno persone come queste a riformare le loro vite? Il diario è stato dato per riformare la vita delle persone». Questa è la ragione per cui, se commettiamo uno sbaglio, anche se soltanto una volta, questo può avere come conseguenza che tutta la nostra vita diventi arida. Shah Mastana Ji dice: «Quando sei venuto in questo mondo hai ricevuto una coperta che non aveva macchie, ma tu l’hai riempita di macchie». Perché se non abbiamo il Naam del Maestro, macchieremo costantemente questa coperta. Se amiamo il Simran e facciamo la ripetizione del Simran che il Maestro ci ha dato, allora potremo capire da soli quali sono i nostri sbagli. La nostra mente ci fa sbagliare e poi ci rimprovera dicendo: «Ti ho fatto sbagliare!».

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Baldev dice: «Se ci sono altri amati che desiderano chiedere perdono al Maestro per qualsiasi altra ragione, sono pregati di alzarsi». Va bene, in nome del Maestro vi è concesso il perdono. Sedetevi per favore. Sant Ji soleva dire che Dio Onnipotente manda il Suo amato figlio in questo mondo per elargire il perdono agli amati. Egli può portare le anime con Sé soltanto dopo averle perdonate. Le anime stanno già soffrendo e hanno dei problemi dovuti alle azioni da loro commesse in passato e alle reazioni di quei karma. Sant Ji era solito dire: «Nel dominio del potere negativo prevale la legge, e nel dominio dei Maestri, di Dio Onnipotente, prevale il perdono». Il Naam è manifesto nel Maestro, ed è quel Naam che dispensa il perdono. Bulleh Shah dice al Suo Maestro: «Maestro, se non ci fossero stati sbagli ed errori dentro di me, allora chi avresti perdonato?». Se lo straccio è pulito non c’è bisogno di lavarlo, soltanto uno straccio sporco ha bisogno di essere lavato per essere pulito. Sant Ajaib Singh Ji soleva dire che i Santi fanno Loro stessi la meditazione del Naam e inducono gli amati a fare la medesima cosa.

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Il Naam distrugge tutti i peccati. Kabir Sahib dice che quando una piccola particella di fuoco cade su un mucchio di ramoscelli secchi, questi immediatamente prendono fuoco. In modo simile, il Naam dato dal Maestro distrugge tutti i peccati commessi dagli esseri umani. Se una scintilla di fuoco cade su un mucchio di erba secca, quella scintilla consumerà tutta quell’erba. Si riporta nel Gurbani che dobbiamo considerare un Maestro Perfetto colui che ci permette di vedere la nostra dimora eterna dentro questo corpo. Nel nostro intimo riecheggiano i suoni dei cinque Shabd. Praticando il Simran andiamo interiormente e li sperimentiamo. I nostri peccati saranno rimossi soltanto se andiamo interiormente e otteniamo il darshan del Maestro o la luce interiore. Alcuni peccati vengono distrutti in questo mondo mentre facciamo il Simran concesso dal Maestro. Se l’acqua è sporca, se non è pulita, allora non potremo avere un chiaro riflesso del nostro viso in quell’acqua. Ma se l’acqua è pulita, allora potremo avere un riflesso molto chiaro del nostro viso. Il Gurbani riporta che se i nostri vestiti si sporcano, potremo lavarli con acqua e sapone.

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Il nostro intelletto si è sporcato con i nostri peccati, solo il Naam potrà pulirlo. Caro Maestro, vedo demoni quando medito; se ripeto il Simran essi spariscono. Come posso ripagare Ajaib Singh? Baldev dice: «Amato, potresti alzarti per favore?». Kabir Sahib dice che quando ripetiamo il Naam dato dal Maestro, allora le varie forze che possono venire e disturbarci si allontanano da noi. Quando la nostra mente si coinvolge con i cinque demoni… …se essi prendono forme diverse, allora la mente si separa da loro. Il Gurbani riporta: «La mia mente ha il forte desiderio, la necessità di incontrare, di avere il darshan del mio Maestro». Sant Ajaib Singh Ji soleva dire che quando la bambina è piccola gioca con le bambole, ma quando cresce lascia le bambole da parte. Dopo che siamo andati al Satsang, che abbiamo incontrato il Maestro, che abbiamo ricevuto l’iniziazione, dobbiamo abbandonare le cose mondane. Dobbiamo abbandonare la lussuria, l’ira, l’avidità, l’ego e l’attaccamento. Progrediremo nella nostra meditazione se ci teniamo lontani da queste cose.

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Allora, ti sei coinvolto in queste cinque cose dopo aver ricevuto l’iniziazione? Sì. In futuro non dovresti avere amicizia con queste cose. Va bene, Maestro. Kabir Sahib dice: «Coloro che sono coinvolti nell’ira, nella lussuria e nell’avidità non possono fare la devozione. Soltanto un essere coraggioso riesce a fare la devozione, andando al di là delle distinzioni, delle differenze di casta, credo, nome, eccetera». Sant Ji soleva dire che con i pensieri lussuriosi la nostra anima cade e non riusciamo a progredire interiormente. Se abbiamo ira dentro di noi non potremo focalizzare i nostri pensieri e questi saranno dispersi. Se siamo avidi non potremo intraprendere questo Sentiero. Al livello del mondo, quando ci ammaliamo andiamo dal dottore, facciamo il trattamento e seguiamo qualsiasi restrizione egli ci imponga, facciamo ciò che egli ci dice. Le restrizioni che ci impone il dottore riguardano per esempio il tipo di cibo che possiamo mangiare, ci toglie forse i dolci o i cibi acidi, e ci spiega che se mangiamo queste cose può essere dannoso per la nostra salute e potremo rischiare anche di morire. Quando il dottore della spiritualità, il Maestro, ci inizia, ci dice: «Adesso abbandona queste cinque cose».

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Kabir Sahib ha detto anche che dopo che ci siamo sposati, dovremmo trattare tutte le altre persone diversamente dal nostro compagno, che siano uomini o donne, con il dovuto rispetto a seconda della loro età, come se fossero parenti. Il rapporto che la donna ha con qualsiasi altro uomo che non sia il suo sposo, dovrebbe essere, per esempio, quello di un fratello, se l’uomo è più giovane. Ugualmente, a seconda dell’età, le donne dovrebbero essere trattate come la sorella, la madre, la zia, eccetera. Sant Ji soleva dire: «Il Sentiero della Sant Mat ci insegna a vivere una vita pura». Il metodo è quello di purificare i pensieri della mente. La mente si pulisce soltanto se partecipa al Satsang. Brahmanand Ji dice anche: «La compagnia dei Santi è l’essenza per coloro che desiderano seguire il Sentiero della Sant Mat. Uno può andare e fare il bagno nelle acque sacre di Kashi, Mathura e Haridwar, uno può andare nelle quattro direzioni e fare penitenze, ma con tutto ciò la nostra mente non si riformerà». Kabir Sahib dice: «Dio Onnipotente risiede in un luogo elevato e da lì osserva ognuna delle nostre azioni, e ci dà la ricompensa a seconda delle nostre azioni». Quando Ram Swaroop, Baghirat e Gurjant erano soliti andare da Sant Ajaib Singh Ji, Egli soleva dar loro il benvenuto e dir loro: «Siete persone molto buone! Mi piacete tanto!». Quando i Santi dicono queste cose hanno come proposito che noi ci accorgiamo delle nostre manchevolezze. Perché

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quando ci dicono che siamo buoni, allora noi cercheremo di diventare persone buone, abbandoneremo le nostre debolezze e manchevolezze. Noi siamo consapevoli di ciò che veramente siamo. Sant Ji diceva che quando il Maestro utilizza delle parole dure nei nostri confronti, quelle parole saranno dolci per noi. Perché il Maestro ci dirà parole dure soltanto se abbiamo commesso qualche errore. Se il Maestro ci elogia, allora dobbiamo capire che il nostro lavoro è compiuto. Sant Ji soleva dire che Dio Onnipotente è l’Artefice di questa creazione, Egli creò il cielo, la terra, le diverse cose come le montagne, i fiumi, i mari, e tutto ciò che abbiamo in questo mondo. Adesso il nostro destino addormentato si è risvegliato. L’uomo, gli animali, gli uccelli e le diverse forme di vita devono vivere la vita secondo ciò che è scritto nel loro destino. Entrambi, gli animali e gli esseri umani, hanno figli. Sant Ji soleva dire: «Il mio buon destino si è risvegliato e Tu mi hai concesso questa nascita nella forma umana, Ti devo ringraziare, è la Tua grazia». Swami Ji Maharaj dice: «Questi cinque: l’ira, la lussuria, l’avidità, l’ego e l’attaccamento, hanno circondato, hanno teso una rete intorno alle anime».

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Kabir Sahib dice: «L’ira è un elemento della pazzia». Swami Ji Maharaj dice: «Quando questi cinque ti sottomettono, ti fanno fare qualsiasi cosa, qualsiasi lavoro essi desiderino, e controllano le tue azioni». Sant Ji dice: «Amato, vivi la vita secondo gli insegnamenti del Maestro, fai la devozione così come il Maestro ti indica di fare, e così questi cinque saranno sotto controllo, non ti forzeranno a fare qualcosa, saranno sotto il tuo controllo e tu potrai utilizzarli». Kabir Sahib dice: «Questi cinque che fanno ballare il mondo intero sono gli schiavi del devoto». Perché il devoto non li utilizza. Dopo aver ottenuto il Maestro e aver ricevuto l’iniziazione, diventiamo i figli del Maestro, siamo i discepoli del Maestro». Allora dovremmo seguire il Maestro, e non fare ciò che il Maestro ci dice di non fare. Kabir Sahib dice: «In questo mondo nessuno ci appartiene, in questo mondo soltanto il Maestro è nostro». Sant Ji dice: «In questo mondo non conosco nessuno tranne Sawan e Kirpal. Nessuno mi appartiene ed io non appartengo a nessuno». Durante i tempi di Baba Sawan Singh Ji c’era un prete cristiano che era solito visitare il Maestro. Una volta questo prete chiese al Maestro: «Chi è il più grande, Guru Nanak o Kabir Sahib?».

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Sawan Singh Ji Maharaj rispose: «Bene, nel Satsang non si critica nessuno, e tutti i Santi vengono dallo stesso luogo». E aggiunse: «Io ho visto il mio Maestro, e a me sembra che Egli sia il più elevato... …se riesci a portare questi due personaggi davanti a me, potrò dirti qual è il più grande». Noi non siamo in grado di portare Kabir Sahib e Guru Nanak Sahib davanti a qualcuno. Perché noi siamo pieni di parole, siamo in grado soltanto di parlare, ma non di fare. Bene.

Sant Sadhu Ram Ji Domande e Risposte

3 maggio 2006

Acton, Stati Uniti - Rif. MS 1673 -

NOTA: PURTROPPO LA REGISTRAZIONE NON COMINCIA DALL’INIZIO DEL DISCORSO DEL MAESTRO, MA DALLA FRASE SEGUENTE:

Kabir Sahib dice che tutto ciò che vediamo nel mondo ci appare molto dolce, questi frutti ci attraggono, ma nonostante sembrino attraenti e dolci in realtà sono molto velenosi e dannosi. Guru Nanak Dev Ji dice che i piaceri del mondo, che siano degli occhi, cioè di vedere le cose, o del gusto, cioè della lingua, o dell’olfatto, dell’udito o della lussuria, tutti

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sembrano essere buoni, ma in realtà sono malattie, sono guai. I Santi e i Mahatma hanno riferito ciò che hanno mangiato durante la loro vita. Kabir Sahib mangiava solitamente kicheri, che è fatto di riso e lenticchie. Sant Ji trascorse una parte della Sua vita bevendo soltanto acqua, poi per un po’ prese del brodo di verdure, e verso la fine della Sua vita prese ciapati con lenticchie o vegetali, nient’altro. Sant Ji disse anche che non dobbiamo dare al nostro corpo né cibi troppo buoni né troppo cattivi, dobbiamo dare al nostro corpo cibo bilanciato, cioè cibo satvico, puro, che è favorevole per vivere la vita sul Sentiero della Sant Mat. Guru Ram Das Ji Maharaj dice: «A questi occhi piace guardare le belle cose, e se ci saranno intorno cose più belle, allora i pensieri si rivolgeranno a queste». La stessa cosa capita con l’udito. Alle orecchie piace ascoltare la bella musica, e mentre ascoltano qualcosa, se sentono qualche altra melodia più bella, avranno sempre la tentazione di andare a sentire quella. La mente soddisfa i suoi piaceri ricevendo impressioni dalle nove porte che sono aperte verso l’esterno. Queste nove porte sono gli occhi, le orecchie, le narici, la bocca e le due inferiori. La mente gode dei piaceri che riceve da questi nove organi. Il Simran, che è il frutto, il cibo dell’anima, si trova al di sopra degli occhi.

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Sant Ji diceva: «Se la nostra mente desidera dei cibi migliori, staremo allora facendo la devozione del Maestro?». Sant Ji dice: «Vado dove Tu mi porti, mangio ciò che Tu mi dai». Sì? Qualche volta in meditazione sento Sant Ji ripetere il Simran, altre volte, quando non riesco a collegarmi, cerco con tutti i mezzi possibili di sentirLo. È corretto fare così? Vedere soltanto i Suoi occhi può essere considerata un’esperienza interiore? Se interiormente vediamo i Suoi occhi, o sentiamo il Simran, o abbiamo qualsiasi tipo di esperienza, è il Maestro che ci dà quelle esperienze interiori. Il nostro sforzo deve essere quello di continuare a fare il Simran. La madre è sempre vicina al figlio, in modo che il figlio sappia che lei è lì, per proteggerlo in ogni momento e per soddisfare tutte le sue necessità. Quindi la prima a dare amore al figlio è la madre, è l’amore della madre che lo aiuta a crescere. Dovremmo amare il Simran, il Maestro e anche il corpo del Maestro. All’inizio abbiamo amore verso il corpo del Maestro, ma dopo, quando ripetiamo il Simran, a poco a poco quell’amore diventa amore verso il Simran e verso la forma dello Shabd del Maestro. Quando questo accade, il ciclo della nostra devozione è completo. Quando Sant Ji stava costruendo un ashram, il primo, mentre lo costruiva pensava in continuazione: «Dio

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Onnipotente verrà in questo luogo, si siederà in questo posto», eccetera. Per tutto il tempo, mentre costruiva la casa, ricordava Dio Onnipotente, il Maestro. Il nostro Gurjant Singh ebbe tanto amore per il Maestro, e il Maestro gli disse che poteva tenere un Satsang a casa sua una volta al mese. Siccome egli aveva tanto amore per il Maestro, costruì una stanza per Lui e anche delle scale che portavano a quella stanza, e in qualsiasi luogo si trovasse, perfino in bagno, pensava tutto il tempo alle dimensioni e alla distribuzione della stanza, alle scale e alla loro altezza, a come tutti i dettagli dovevano essere, e passava fino a due ore seduto in bagno pensando alla stanza e alla scala per il Maestro. Spesso sua moglie, Draupati, pensava: «Chi sa che cosa gli è successo, è andato in bagno due ore fa e non è ancora tornato!». Quando gli veniva chiesto che cosa aveva fatto egli rispondeva: «Sono stato a pensare a come costruire la stanza e a come mettere le scale!». Sant Ji soleva dire che sia che ti trovi in bagno, o che tu stia facendo qualche lavoro, o dovunque tu sia, dovresti fare il Simran del Maestro tutto il tempo, perché ogni minuto trascorso nel Simran sarà tenuto in conto. Il Gurbani riporta che il Maestro fa tutti i nostri lavori. Egli ci ha dato il Simran e noi non dovremmo dimenticarlo in nessun momento del giorno o della notte, dovremmo ripeterlo ad ogni istante. Sant Ji soleva dire che quando una persona ha un animale, si preoccupa di dargli da mangiare, di portarlo al sole o

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all’ombra, di dargli da bere e di soddisfare qualsiasi altra sua necessità. Sant Ji dice: «Perché ti preoccupi? Kirpal si preoccupa per te! Puoi anche preoccuparti milioni di volte, ma ciò non risolverà il problema, il Maestro si preoccupa per te, il Maestro si prende cura di te, allora non preoccuparti». Se ripetiamo il Simran che il Maestro ci ha dato, allora il Maestro si preoccupa per noi e si prende cura di noi. Quando ripetiamo il Simran delle cinque parole caricate che il Maestro ci ha dato, allora questi cinque demoni, l’ira, la lussuria, l’avidità, l’ego e l’attaccamento, ad uno ad uno si calmano, ci abbandonano e non ci creano più problemi. Kabir Sahib dice che questi cinque demoni sono dentro di noi in una forma umana, e quando ci lasciano ci fanno sapere che se ne stanno andando. Sì? Caro Maestro, mio marito non è iniziato e beve alcool tutti i giorni. Io gli cucino e gli servo pesce e carne tutti i giorni. Mi è permesso fare così? Amati, prima di darci l’iniziazione il Maestro ci chiede se siamo pronti a rinunciare a mangiare cibo non vegetariano e a bere alcool, eccetera. Il Maestro ci impedisce di fare tutte queste cose. Nella sessione di questa mattina ho risposto a questa domanda, ma nonostante ciò, visto che la domanda è stata fatta, risponderò ancora una volta.

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Sant Ajaib Singh Ji soleva dire che se la persona cattiva non rinuncia alle sue cattive abitudini, allora perché la persona buona dovrebbe abbandonare le sue buone abitudini? Il Maestro diventa responsabile dei peccati che commettiamo dopo che siamo stati iniziati. Ma chi sarà responsabile per le azioni di colui che non è iniziato? Dovremmo rispondere a quella persona in modo fermo e chiarire: «È meglio che tu venga sul Sentiero giusto, altrimenti sei libero di fare ciò che vuoi, ma io non farò cose sbagliate, io non farò ciò che il mio Maestro mi ha proibito di fare». Non dovremmo fare le cose a metà, dovremmo dare una risposta ferma e diretta, dicendo che questo ci è stato proibito dal nostro Maestro e che non lo faremo, a qualsiasi costo. In modo molto chiaro si riporta nel Gurbani che colui che ha ricevuto l’iniziazione del Maestro ha un Maestro, e Lui è responsabile per quella persona, ma dove potrà andare colui che non ha un Maestro? Colui che dimentica il Maestro non potrà mai essere felice. Tutti i problemi e le sofferenze ci arrivano quando ci dimentichiamo del Maestro. Molto spesso le persone sembrano felici, con una vita senza preoccupazioni, ma quando andranno a rendere conto al Signore della morte verranno a sapere quanto devono pagare come conseguenza delle loro azioni.

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I non iniziati ricevono in questa vita la ricompensa per tutte le loro buone azioni, trovandosi alla fine con un conto senza buone azioni. Loro non sanno quale corpo avranno dopo questa vita, se diventeranno un cane, un gatto, un asino o qualsiasi altra specie inferiore di vita. Questa è la ragione per cui dovremmo vivere la vita secondo le parole del Maestro e seguire la disciplina che il Maestro ci ha imposto. Sant Ji soleva dire: «L’illusione ha creato una rete. Gli esseri umani sono venuti in questo mondo per fare la devozione del Naam». La nostra famiglia, le persone con cui ci relazioniamo, tutto ciò che è intorno a noi è parte della rete dell’illusione. Se il nostro amore è rivolto a loro, allora finiremo all’inferno. La nostra prossima nascita dipenderà dal posto in cui abbiamo rivolto le nostre speranze, i nostri desideri, il nostro amore, il nostro attaccamento. Potete leggere gli inni che il Maestro scrisse a questo riguardo, e vedere voi stessi. Il Maestro dice: «Sono dolci imbroglioni. Ti ingannano». Soltanto colui che vive una vita limpida e pura secondo le parole del Maestro si potrà salvare da questo mondo di ingannatori.

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Si racconta la storia di un uomo d’affari che voleva acquistare della merce, e disse: «Vorrei vedere i campioni dei diversi tipi di vita che uno può vivere». Prima gli furono fatte vedere le persone buone, i Santi, che erano seduti a fare la meditazione del Maestro, e gli fu detto: «Questa è una delle forme di vita che puoi avere». Dopo gli fu fatto vedere un altro tipo di vita che si può avere, quella delle persone che godevano, che ballavano e bevevano, che mangiavano cibo non vegetariano e che erano felici in questo mondo. L’uomo disse: «Questo sì che è un buon modo di vivere la vita, alla fine della giornata, quando si è stanchi, ci si può sedere e prendere un po’ di alcool!». E mentre si prende l’alcool, si mangia anche un po’ di cibo non vegetariano. E poi uno ama trascorrere il tempo godendo la buona musica e ballando. E poi arriva la lussuria e uno desidera indulgere nei piaceri del mondo. E abbiamo relazioni soltanto per il piacere degli organi. Se non ci asteniamo delle cattive azioni, allora che ricompensa ci darà Dio Onnipotente? Se fai le cose che il potere negativo vuole che tu faccia, allora egli verrà e ti darà dei problemi. I Santi e i Mahatma fecero la devozione del Maestro perché avevano paura del potere negativo.

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Kabir Sahib fa un commento sulle persone della religione musulmana. Loro hanno un periodo in cui fanno digiuno in alcune ore specifiche della giornata, chiamato Ramadan. Durante il giorno fanno digiuno e di sera ammazzano le mucche e mangiano cibo non vegetariano. Ma quale ricompensa ti darà Dio Onnipotente se fai a pezzi un animale e lo mangi? Vedendo questo Kabir Sahib dice: «O uomo, nel tuo piatto c’è un cimitero, c’e un obitorio». La carne che mangi è di un animale morto, e mettendo questo sul tuo piatto, il piatto diventa un obitorio. Kabir Sahib dice che quando le persone vanno alla cremazione di un corpo, al rientro si fanno il bagno e si lavano le mani anche se non hanno neanche toccato il cadavere. Kabir Sahib parla della capra a cui viene tolta la pelle, e mentre la spellano questa dice: «Io stavo soltanto mangiando dell’erba e mi stanno scuoiando, che cosa dovranno sopportare coloro che mangiano la carne degli animali?». Gli angeli della morte, che si trovano alla nostra destra e sinistra, stanno registrando ogni cosa che facciamo ad ogni istante. Quando gli esseri umani abbandonano il corpo, vedono chiaramente quali cose buone o cattive hanno fatto, dopodiché sono portati alla vita seguente.

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Non sappiamo neanche in quale forma di vita rinasceremo. Dove ci porterà il potere negativo trascinandoci per un orecchio. Madre, padre, fratelli, sorelle, membri della famiglia e conoscenti potranno soltanto guardare, non potranno fare niente per noi, non ci saranno d’aiuto. Nessuno ci potrà salvare, né proteggere, né aiutare. Si racconta un avvenimento dell’epoca di Baba Sawan Singh Ji. C’era una satsanghi che aveva tantissima fede nel Maestro, e disse: «Tra otto giorni il Maestro verrà per me ed io lascerò il corpo». Vicino alla sua casa abitavano tante persone che non erano iniziate. Loro chiesero: «Questa signora pratica yoga? Ha delle abilità speciali per sapere quanto tempo le rimane?». Sant Ji dice che se il nostro velo interiore è sollevato, allora il discepolo potrà parlare interiormente con il Maestro nello stesso modo in cui parliamo col Maestro in questo corpo fisico. I vicini di casa e le persone della zona cominciarono a fare il conto alla rovescia dei giorni che le rimanevano, otto, sette, sei e così via, fino al giorno stabilito, in cui il Maestro venne e portò via l’anima. Vedendo questo, i vicini di casa andarono dal Maestro e gli dissero che volevano ricevere l’iniziazione. Il Maestro

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rispose: «Va bene, prima dovete diventare più forti in questo Sentiero, dopodiché potrete essere iniziati». Il Maestro fa in modo che le anime facciano il Simran con amore, e poi le porta a Sach Khand. Il macellaio non fa alcuna concessione, egli non risparmia alcun animale, ammazza la capra, la gallina o qualsiasi altro animale. Che tipo di vita deve vivere un discepolo? È una domanda molto buona. Tutti i Santi e Mahatma hanno detto che quando ci sposiamo prendiamo un compagno, e dobbiamo rimanere con quella persona nei buoni momenti così come in quelli brutti. Il matrimonio dovrebbe essere soltanto uno nella vita. Dobbiamo essere consapevoli della ragione per cui ci sposiamo. Sant Ji raccontava la storia di una persona chiamata Ekham Das. Il Maestro soleva dire che dobbiamo sposarci solo quando abbiamo l’età appropriata. E aggiungeva che la mente non dovrebbe dominarci, perché una volta che la mente ha dominato qualcuno gli fa fare ciò che desidera. Quando Ekham Das arrivò ai sessant’anni, disse agli amati: «Vorrei sposarmi».

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Coloro che si trovavano con lui comprarono una donna per cinquecento rupie e la portarono da lui. Quella donna non rimase con lui, lo abbandonò. Le persone che avevano venduto la donna se la ripresero indietro. Allora egli portò un’altra donna. Ella aveva un cuore forte e idee ferme. Egli diventò molto debole, si era sposato a sessant’anni. Dopo tutto questo egli disse a Sant Ajaib Singh Ji: «Ajaib Singh, ho già detto anche agli altri che uno non si dovrebbe sposare a quest’età, e lo dico anche a Te, che uno non si dovrebbe sposare così». Sant Ji disse: «Ekham Das, hai dimenticato, non è che uno non si dovrebbe sposare in assoluto, ma nessuno si dovrebbe sposare così come lo hai fatto tu. Nessuno dovrebbe agire come hai fatto tu». La sua condizione diventò talmente penosa che finì per lavare i piatti in un ristorante, e lì morì. Bhilni, una donna di casta bassa, abitava nel bosco di Pampasur. Lei aveva fatto una richiesta a Dio Onnipotente: «Non voglio la bellezza, fammi diventare una con cui nessuno voglia sposarsi». In quell’epoca in India la sposa si copriva il viso. Lei si sposò con il viso coperto.

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Dopo il matrimonio, nel viaggio verso casa, si fermarono in un bosco per riposarsi, e ad un certo punto, mentre lei dormiva, la comitiva dello sposo vide il suo brutto viso e subito la lasciò lì nel bosco, se ne andò e non la portò con sé. Quando il Signore Rama venne a Pampasur, andò direttamente a casa di Bhilni. Mentre aspettava il Signore, ella, anche se non possedeva niente, voleva offrirgli delle prugne dolci, e allora assaggiò ogni prugna per essere sicura che fosse dolce, in modo da offrirgli soltanto quelle dolci. Bhilni offrì delle prugne a coloro che viaggiavano con il Signore Rama, e tutti le mangiarono, ma Lakshman, il fratello del Signore Rama, si rifiutò di mangiare le prugne dicendo: «Sono state assaggiate, non sono buone, non le mangerò». Durante la lotta fra il Signore Rama e Ravana, Lakshman stava lottando con il figlio di Ravana, Meghnat; questi lo colpì con un particolare tipo di freccia e Lakshman cadde per terra. Alla fine dovettero portare lo stesso albero di prugne, per farle mangiare a Lakshman in modo che tornasse in vita. L’acqua di uno stagno della zona si era inquinata e i Rishi e Muni di quella zona chiesero al Signore Rama di purificare l’acqua. Il Signore Rama disse ai Rishi e Muni: «Voi siete grandi meditatori, se mettete i vostri piedi nell’acqua allora questa dovrà purificarsi».

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Ma nonostante tutti facessero del loro meglio, l’acqua non si pulì. I Rishi e Muni dissero al Signore Rama: «O Signore, forse se tu metti il tuo piede nell’acqua, questa si purificherà». Il Signore Rama mise il suo piede nell’acqua, ma l’acqua non diventò pura. Il Signore disse: «Ho un’idea! Forse se Bhilni mette il suo piede nell’acqua, questa diventerà pura e pulita». Nel momento in cui Bhilni mise il suo piede nell’acqua, questa diventò pura. Abbiamo ricevuto questa vita soltanto per fare la devozione del Maestro. Una volta, un amato chiese a Sant Ji se sposarsi era una buona cosa oppure no. Sant Ji rispose: «Non c’è niente di male se tu riesci a vivere senza sposarti, ma se non riesci a vivere senza sposarti, allora sposati nell’età giusta, piuttosto che aspettare di diventare vecchio per indulgere nei piaceri e dare una cattiva reputazione al Maestro e a te stesso». Tutti noi abbiamo dimenticato la disciplina e i requisiti con cui si deve vivere la vita matrimoniale. Sant Ji soleva dire: «Per quale scopo ci sposiamo?». Non dobbiamo sposarci per godere dei piaceri del mondo. Sawan Singh Ji Maharaj dice: «Dopo che avete ottenuto un figlio, non dovete indulgere nella lussuria».

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Il Gurbani riporta: «Se indulgi nel piacere della lussuria e negli altri piaceri del mondo ti ammalerai». Sant Ji era solito dire: «Amati, adesso che avete il Maestro, che siete andati al Satsang e che avete ricevuto il Naam, allora dovete ascoltare attentamente il Satsang, perché lì, nel Satsang, vi vengono descritte le debolezze e le manchevolezze della mente». Una volta che siamo divenuti satsanghi dovremmo proteggerci dai cattivi pensieri. Nella nostra mente non dovremmo avere pensieri impuri nei confronti di nessuno. Soltanto se frequentiamo il Satsang potremo diventare puri, limpidi e umili. Sì? Se facciamo il Simran tutto il giorno che effetto avrà su di noi? Se ripetiamo il Simran giorno e notte, allora i nostri pensieri non si spargeranno nel mondo e quando ci siederemo a fare il Simran, velocemente saremo in grado di focalizzare la nostra attenzione verso il Simran. Qualunque tempo trascorriamo facendo il Simran, i nostri pensieri rimarranno limpidi e puri. Per quanto riguarda il tenere un Satsang, Sant Ji soleva dire che se qualcuno desidera tenere un piccolo Satsang da qualche parte, allora quell’amato dovrebbe meditare da sei

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a otto ore al giorno, in modo che i suoi pensieri siano puri e puliti. Questo è per proteggervi, per fare in modo che la vostra mente non vi porti verso pensieri impuri e cattive azioni. I Santi e i Mahatma hanno guadagnato la loro ricchezza attraverso molte vite. Per questo motivo i Santi e i Mahatma ci consigliano di fare il Simran ventiquattr’ore al giorno. Guru Arjan Dev Ji Maharaj dice che se lasciamo passare un minuto senza fare il Simran è come se ci allontanassimo dal Maestro per cinquant’anni. Così come un pesce non viaggia per la strada, e così come noi non sappiamo dove l’uccello abbia cominciato il suo volo, nessuno saprà che mentre facciamo i nostri lavori stiamo facendo il Simran. Soltanto il Simran può pulire delle persone come noi, che si sono sporcate con le loro cattive abitudini e i loro cattivi pensieri. Per questa ragione dovremmo astenerci dal commettere cattive azioni. Se ci asteniamo dal commettere cattive azioni, allora il Maestro ci aiuterà. Sant Ji soleva dire: «Noi siamo i tipi di persone che non vogliono fare niente da sole, e vogliamo dire al Maestro, come una persona che deve trasportare qualcosa: «Dammi l’asino, dammi il carico da metterci su e trasportalo pure! Fai tutto tu, e io non farò niente».

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Sant Ji soleva dire: «Amati, il Maestro ha diviso i compiti fra Lui e il discepolo». Il dovere del discepolo è quello di ritirare i pensieri sparsi nel mondo attraverso le nove aperture e centrarli interiormente. Questo è il dovere del discepolo. La nostra mente ha dimenticato la sua vera forma, il suo cibo e la sua realtà. Kabir Sahib dice anche: «Il pesce grande mangia quello piccolo, i leoni mangiano gli animali più piccoli, i predatori mangiano gli uccelli e gli uccelli mangiano le formiche». Potremo salvarci soltanto se facciamo Simran tutto il tempo, se andiamo interiormente e se il Maestro ci dà il nettare del Naam. Soltanto allora il desiderio di soddisfare i gusti e i piaceri del mondo ci abbandonerà. Anche quando ci sediamo a fare il Simran, la nostra mente va in giro e comincia a pensare al mondo e alle cose del mondo. Dobbiamo fare in modo che la nostra mente risieda nella sua vera dimora. Anche Sant Kirpal Singh Ji disse: «Uomo, conosci te stesso… …guarda dentro di te». Soltanto quando focalizziamo la nostra attenzione al terzo occhio potremo essere consapevoli di ciò che siamo. Nel Sentiero della Sant Mat l’ostacolo è la mente.

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La nostra mente non risiede nella sua vera casa, va in giro in continuazione, e non smette di crearci diversi pensieri e preoccupazioni. È per questo che il vero seguace del Maestro riporta la mente alla sua vera casa, ed egli stesso dimora dentro il suo corpo, cioè non pensa in continuazione al mondo e alle cose del mondo. Ed è protetto dai problemi del mondo e dalle sofferenze mondane. Ed è liberato dal ciclo degli ottantaquattro lakhs di forme di vita. Noi dobbiamo sforzarci, il resto è compito del Maestro. Sant Kirpal Singh Ji soleva fare il Simran per tutta la notte. Anche Sant Ajaib Singh dedicò moltissimo tempo alla pratica del Simran. Egli fece il Simran in una stanza sotterranea per diciotto anni. Poi, dopo aver incontrato il Maestro e in accordo alle Sue istruzioni, Egli continuò a fare il Simran. Sant Ji soleva dire che noi ci sediamo a fare il Simran per un’ora e dobbiamo dire alla nostra mente: «Per quest’ora in cui farò il Simran per favore non andare in giro, devo fare un lavoro molto importante, non interferire». Guru Nanak Dev Ji dice: «Se abbandonando tutti i desideri del mondo ci sediamo a fare il Simran, allora anche un

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breve tempo trascorso nel Simran sarà molto benefico e ci darà risultati molto buoni». Kabir Sahib dice: «Se eliminiamo i nostri desideri uccideremo la nostra mente». Se riusciamo a disfarci dei nostri desideri, allora la nostra mente raggiungerà la sua dimora eterna. Allora potrà cominciare a bere il nettare del Naam. Mira Bhai dice: «Colui che non ha un Maestro, arriva assetato e se ne va assetato». Colui che incontra il Maestro, che partecipa al Satsang e che riceve l’iniziazione, beve il nettare del Naam. Kabir Sahib dà l’esempio dell’uccello della pioggia che beve soltanto l’acqua che cade dal cielo sotto forma di pioggia, non beve l’acqua di nessun’altra sorgente come laghi, stagni, mare o fiumi. Anche se è circondato da acqua non la berrà, a meno che non venga dal cielo. Egli dice: «Porterò disonore alla mia specie se bevo qualche altro tipo di acqua». Sant Ji soleva dire: «Amati, proteggetevi da queste cose, evitate queste cose». Il Maestro ci fa evitare queste cose. Soltanto colui che vive seguendo la disciplina stabilita dal Maestro potrà essere protetto.

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La nostra mente pensa a tante cose in continuazione, e così ci tiene occupati. Anche quando ci sediamo in meditazione in questo corpo fisico, ci fa pensare a varie cose. Quando andremo in una forma più sottile avremo ancora più pensieri. Soltanto con la misericordia e la grazia del Maestro potremo fare la meditazione e andare interiormente. Per questa ragione dovremo fare la devozione del Maestro giorno e notte, e così portare a termine il nostro lavoro. È più facile farlo adesso.

Sant Sadhu Ram Ji Darshan dei Sevadar

4 maggio 2006

Acton, Stati Uniti - Rif. MS 1675 -

Milioni di reverenze ai piedi di loto di Sawan Singh Maharaj, Kirpal Singh Maharaj e del Satguru Ajaib Singh. Il Pati Harbans Singh ha appena cantato un inno preso dal Gurbani e tratto dalla raccolta di Sant Ji, in cui si dice: «Senza la meditazione uno non può essere liberato». Facendo il Simran dato dal Maestro i nostri desideri e le nostre speranze mondane finiscono.

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Sant Ajaib Singh Ji dice: «Ajaib, abbandona tutte le preoccupazioni, Dio si preoccuperà per te». Kabir Sahib dice: «Le preoccupazioni stanno uccidendo tutti, ma colui che elimina tutte le preoccupazioni diventa un vero satsanghi». Sant Ajaib Singh Ji dice: «La nostra unica preoccupazione deve essere quella di incontrare il Maestro. Dopo che abbiamo incontrato il Maestro, che abbiamo assistito al Satsang, che siamo stati iniziati, allora il nostro dovere è soltanto quello di fare il Simran, andare interiormente ed incontrare il Maestro nell’intimo». Tutti i desideri esteriori che abbiamo sono il risultato del lavoro della mente. Sant Kirpal Singh Ji dice che se a casa abbiamo cento lavori in sospeso, anche se normalmente non ne abbiamo così tanti, ma se anche ci fossero, dobbiamo abbandonarli e andare al Satsang. Non possiamo avere mille lavori in sospeso a casa, ma anche se ci fossero, dobbiamo abbandonarli e dedicare tempo al Simran. Dimmi. «Baba Ji, in te vedo il mio Beneamato Kirpal, che ebbe misericordia di me e mi diede la sacra iniziazione. Vedo anche il mio Beneamato Sant Ji, che mi benedì con tante opportunità di fare seva. Allora, caro Baba Ji, voglio dirti che mi pento profondamente per tutto ciò che ho detto e fatto e che ti ha causato sofferenza e dolore. Grazie per avere pietà di me. Connie Brown».

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È una domanda molto buona. Tutto ciò che sta accadendo, accade nella volontà di Sant Ajaib Singh Ji. Io non ero nulla. Fu Lui che ebbe pietà di me e mi fece fare la devozione del Naam. È tutto per la Sua grazia, per la Sua misericordia, e tutto sta succedendo secondo la Sua volontà. Sì? Le domande sono: «Sono stato iniziato nel 2005, che altri sforzi devo fare oltre a quello di fare quattro ore o più di Simran?». L’altra è: «Il mio progresso spirituale dipende da me, oppure da Dio, dal Satguru? O invece è una combinazione di tutte e due le cose?». È una domanda molto buona. Dopo che il Maestro ci inizia, Egli, nella forma dello Shabd, viene a risiedere dentro di noi. Il Maestro non vuole che noi consideriamo il Simran come una sorta di obbligo o di pressione, Egli ha diviso i compiti fra il discepolo e il Maestro, e noi dobbiamo compiere la nostra parte di lavoro. Ci viene chiesto di concentrare i nostri pensieri, di concentrarci al centro dell’occhio, di raggiungere il terzo occhio, di incontrare il Maestro e di ricevere lì la felicità che Egli ci dà. Il Naam non risiede nelle nove aperture che si aprono verso il mondo, esso si trova alla decima porta.

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Le piante si nutrono dalla terra che si trova sotto di esse. L’anima prende il suo alimento da Dio Onnipotente, che si trova in alto. È attraverso il Simran che l’anima si alimenta. Sant Ji soleva dire che quando noi siamo in compagnia, se vediamo un amato meditare due ore avremo anche noi il desiderio di sederci a meditare, e mediteremo per due ore. Il colore del melone cambia a seconda del colore dei meloni che ha intorno. Alla fine delle meditazioni chiedo riguardo alle esperienze soltanto perché così, guardando gli altri, anche noi avremo l’ispirazione e il desiderio di fare il Simran di più e meglio. Quando meditiamo abbiamo esperienze interiori. Il Maestro è compiaciuto del fatto che almeno un certo numero di amati stiano facendo la meditazione nel modo in cui deve essere fatta, e che stiano facendo progressi interiori. Anche il professore è compiaciuto quando gli studenti fanno dei progressi, se loro migliorano il professore sarà molto felice. Dovremmo fare il Simran il più possibile, e dovremmo avere per il Maestro più amore possibile. Anche adesso è stato letto l’inno in cui si dice: «Senza la meditazione non potrai essere liberato. Potrai vivere anche mille anni, ma la realizzazione di qualsiasi altra pratica non ti libererà. L’unica cosa che ti aiuterà è la meditazione». Guru Nanak Dev Ji dice: «I Santi si riuniscono e cantano le lodi di Dio, e così terminano con le sofferenze di diverse vite passate».

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Il Gurbani riporta che se vogliamo avere successo in questa vita dovremo leggere il bani del Satguru e ascoltare la voce interiore. Bulleh Shah fu un coraggioso Santo della comunità musulmana. Per quarant’ anni Bulleh Shah era stato prete in una moschea. Qualcuno incontrandolo gli chiese: «Perché stai sprecando il tuo tempo qui? Vai da Inayat Shah, prendi l’iniziazione e fai dei progressi interiori». Bulleh Shah aveva amore per Dio Onnipotente, aveva il forte desiderio di incontrarLo. Egli prese l’iniziazione, le cinque parole caricate da Inayat Shah, e siccome aveva amore fece la meditazione e gli fu rimosso il velo interiore. Quando il suo velo interiore fu rimosso egli smise di fare le pratiche esteriori, i riti e rituali che faceva in precedenza. Tutte le persone del suo credo vennero da lui per lamentarsi dicendo: «Perché sei cambiato?». Bulleh Shah disse loro: «Ho una domanda e vi prego di rispondermi». Bulleh Shah disse a coloro che erano venuti da lui: «Se qualcuno vi promette di darvi qualcosa e poi con una o un’altra scusa continua a posporre e non vi dà nulla, allora che cosa gli dovrebbe essere fatto?». Coloro che erano venuti a trovarlo dissero: «Quella persona dovrebbe essere bruciata viva».

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Bulleh Shah disse: «Tutti gli scritti sacri dicono che possiamo incontrare Dio. Io ho letto questi libri per quarant’anni, ma non ho visto la luce interiore. Non ho visto la luce né ho sentito il suono interiore. Dopo aver incontrato il mio Maestro, Inayat Shah, ho potuto vedere tutto interiormente». Egli disse: «Il mio velo interiore è stato rimosso… …con la grazia e la misericordia del Maestro». Tutti coloro che erano venuti ad interrogarlo se ne andarono. Bulleh Shah dice: «Quando incontrai il mio Maestro, Inayat Shah, Egli mi disse: “Bulleh Shah, puoi distruggere un tempio o una moschea, puoi distruggere i libri sacri, ma non ferire il cuore di un essere umano, perché Dio Onnipotente risiede lì”». Si racconta la storia di un re che un giorno aveva sete. Egli guardò dentro il recipiente che aveva vicino e dove solitamente si teneva dell’acqua, ma vide che non ce n’era. Non c’era neanche nessuno intorno che potesse portargli l’acqua. Il re pensò: «Il pozzo non è lontano, posso sempre tirar fuori dell’acqua dal pozzo e berla». Egli andò al pozzo, prese la corda e il secchio che voleva utilizzare per tirar fuori l’acqua.

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Una volta lì, buttò nel pozzo il secchio e si mise a guardare dentro per vedere fin dove arrivava l’acqua, fino a che la sua testa colpì il muro del pozzo, e a quel punto egli disse: «Grazie, grazie, tante tante grazie». Il re disse: «Dio Onnipotente mi fece re, ed io non so neanche come tirar fuori l’acqua dal pozzo, devo ringraziarLo per avermi fatto re». Sant Ji era solito dire che una persona intelligente non può incontrare Dio. Dio Onnipotente non incontra le persone intelligenti. Guru Nanak Dev Ji dice: «Nessuno riesce ad ottenerLo attraverso la sua intelligenza o la sua furbizia». Sant Ji soleva dire: «Dio Onnipotente va in giro con le persone innocenti». Sant Ji diceva che un devoto è come un bambino di quaranta giorni. Un bambino di quaranta giorni non riesce a fare nulla. Il bambino farà soltanto ciò che Dio Onnipotente desidera. Si? Baldev dice: Se in questa sala ci sono degli amati che desiderano chiedere perdono al Maestro e che per qualsiasi motivo non erano presenti alla sessione di ieri, sono pregati di alzarsi. Da parte del Maestro vi è concesso il perdono. Sedetevi per favore.

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Sant Ji soleva dire che fintantoché la nostra mente non si attaccherà al Simran, continuerà a fare i propri piani, continuerà a criticare, a fare dei pettegolezzi maliziosi, e dedicherà meno tempo al Simran. Sant Ji soleva dire che se noi incrementiamo il tempo che dedichiamo al Simran anche soltanto un pochino ogni giorno, allora in breve tempo riusciremo a dedicare più tempo al Simran e potremo fare il viaggio interiore. Noi vogliamo di colpo cominciare a fare tanto Simran per lungo tempo, oppure allentiamo del tutto la corda fino al punto che non dedichiamo praticamente alcun tempo al Simran. Facendo così non progrediremo interiormente. Perciò se noi aumentiamo il tempo che dedichiamo alla pratica del Simran di un minuto al giorno, in un mese, che ha trenta giorni, potremo aumentare di trenta minuti, e un minuto non è molto tempo. Vediamo, da quanto tempo siamo stati iniziati? Nel momento dell’iniziazione il Maestro ci fece sedere per un’ora, e se guardiamo, adesso non meditiamo neanche un’ora o abbiamo aumentato ma di poco. Non abbiamo aumentato così tanto come avremmo dovuto. Sant Ji soleva dire: «In qualsiasi momento verrete, sarò molto compiaciuto se avete aumentato il tempo che dedicate al Simran, e se potete venire a dirmi che avete fatto tanto Simran allora sarò molto contento». Kabir Sahib dà l’esempio dell’albero di mango, Egli dice che quando l’albero fiorisce ci sono tanti fiori.

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Soltanto alcuni fiori diventano frutti. Mentre i frutti crescono, gli uccelli iniziano a mangiarli e ne rovinano tanti. All’agricoltore, che ha seminato l’albero, rimangono soltanto pochi frutti. Sì? Baldev dice: «Il Maestro chiede se ci sono domande, ed e io Gli ho detto che tanti di noi hanno una stessa domanda, ed è che ci sono sempre litigi fra marito e moglie, il marito dice una cosa e la moglie ne dice un’altra, e non riusciamo a capirci, e non sappiamo che cosa fare, oppure una persona ha perso il suo compagno per un motivo o un altro, e allora che cosa dovrebbe fare?». Il mio amico avvocato ha fatto una domanda molto buona. L’uomo desidera una sposa e in quel momento dice: «Non ho una moglie, vorrei sposarmi». E dopo, quando la persona ottiene la sposa, non perde opportunità per litigare con lei. Amorevolmente, Sant Ji ci spiegava che gli sposi sono come le ruote di un veicolo. E l’amore è quell’asse che le fa girare. Se convivono in amore, è necessario perdonarsi gli errori a vicenda. Se Dio Onnipotente ci ha dato la felicità, se ci ha dato un coniuge, dobbiamo tenere presente che Dio risiede dentro quella persona, e non dobbiamo litigare.

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Baba Sawan Singh Ji Maharaj dice: «Amato, eri da solo, hai chiesto una sposa e l’hai ottenuta, hai chiesto dei figli e li hai avuti, se tu adesso non convivi amorevolmente con loro non ti porterò a Sach Khand. Ti è stata data la felicità, ti sono state date tutte le comodità nella vita, ma tutto questo non ti è stato dato per danneggiare la tua vita; non dovresti rovinarla, dovresti vivere una vita limpida e pura e saper utilizzare bene il tuo tempo». Se ognuno di noi capisse che Dio Onnipotente si trova dentro tutti, allora potremmo litigare con un’altra persona? È il Maestro, la forma dello Shabd di Dio Onnipotente, che ci ha dato la felicità e tutte le comodità. Kabir Sahib dice: «Se Tu, Dio Onnipotente, non mi avessi dato questa vita nella forma umana o se non mi avessi concesso tutte le comodità che ho, allora io, che non ho nessun controllo su di Te, non avrei potuto fare niente al riguardo». L’uomo normalmente non riesce a cucinarsi il cibo, le verdure e i ciapati da solo, senza la moglie. Quando una persona celibe va da qualcuno, non gli permettono di entrare in casa. Se una persona ha un compagno e dei figli, allora dovrebbe vivere una vita decorosa. Dobbiamo unirci nell’amore e vivere insieme una vita buona.

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Dobbiamo modellare le nostre vite secondo gli insegnamenti del Maestro. L’ira, l’ego e la gelosia sono elementi del potere negativo e della follia. Dovremmo diventare i seguaci del Maestro o i seguaci del potere negativo? Indifferentemente, sia che abbiamo commesso o no un errore, dobbiamo chiedere perdono per gli sbagli. Una volta Bhagirat ebbe una lite con i vicini di casa, e allora andò da Sant Ajaib Singh Ji. Sant Ajaib Singh Ji disse a Bhagirat: «È stato il tuo vicino a sbagliare, ma tu dovrai accettare come se fossi stato tu a sbagliare». È molto difficile accettare uno sbaglio che non abbiamo commesso. È complicato dire che non abbiamo ragione anche se ce l’abbiamo. Bhagirat era andato dal Maestro pensando che raccontandogli il suo problema il Maestro lo avrebbe aiutato. E quello che il Maestro disse a Bhagirat era di andare dal vicino di casa e chiedergli perdono. La parola del Maestro è definitiva, eterna e immutabile. Bhagirat rimase in silenzio, non si lamentò più di niente, e così i vicini alla fine ebbero delle perdite, soffrirono.

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Il Gurbani riporta che dobbiamo essere umili e parlare dolcemente. Nel Gurbani si spiega come l’acqua fluisce verso il basso. Anche Dio Onnipotente va da coloro che sono umili, che si considerano meno degli altri, che hanno sradicato l’ego dalla loro mente, perché Dio va soltanto da coloro che non hanno ego. Sant Ji soleva dire che i Santi e le persone di Santità guadagnano rimanendo in silenzio. Colui che resta in silenzio, alla fine ci guadagna. Tante coppie hanno problemi e litigi fra di loro perché noi ascoltiamo il Satsang ma non lo capiamo, non ci ricordiamo di ciò che il Maestro dice nel Satsang. Il mio amico avvocato ha deciso che siccome al momento dell’iniziazione ci viene detto di meditare per un’ora, allora la prima cosa è meditare un’ora. Se nella coppia uno dei due si arrabbia o commette un errore non avendo seguito ciò che il Maestro ci dice, allora quella persona dovrebbe essere punita, e fare la solita ora più un’altra di punizione, e sedersi a meditare quel giorno per due ore. E se commette ancora un altro errore, dovrebbe sedersi ancora per altre due ore, cioè per quattro ore in totale. Dopo questo, quella persona non sbaglierà più perché saprà che di conseguenza dovrà meditare di più.

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Perché noi viviamo nel regno del potere negativo e abbiamo la mente come compagna. La mente risiede in Trikuti ed è un agente del potere negativo. Per questa ragione dobbiamo far sì che la mente capisca le cose, e amorevolmente dobbiamo far sì che funzioni come il nostro Maestro ci dice di vivere. Se cerchiamo di forzare o mettere la mente sotto pressione ella non ci asseconderà, ma invece amorevolmente possiamo farla comportare e agire nel modo che il Maestro desidera. Se qualcuno fa un lavoro per noi con amore, oppure noi lavoriamo amorevolmente per un altro, le cose riusciranno in modo migliore. Perché Dio Onnipotente è amore. Il Maestro è amore. Se lavoriamo con amore, non importa che lavoro facciamo, questo ci riuscirà meglio, perché il Maestro sarà responsabile. Se abbiamo amore il Maestro sarà già lì. Una volta, i discepoli chiesero a Guru Nanak Dev Ji: «Maestro, patiamo tante sofferenze». Guru Nanak Dev Ji rispose: «Quando dimentichiamo il Maestro e il Simran, allora le sofferenze arrivano e ci circondano». Le sofferenze si possono fermare ed eliminare.

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Quando fu chiesto al Maestro: «Si possono fermare le sofferenze?», il Maestro rispose: «Sì, si possono fermare». All’inizio, quando riceviamo l’iniziazione, la mente ha più amore nei confronti del Maestro. Se in quel momento dedichiamo più tempo al Simran e ci attacchiamo allo Shabd, allora l’ira abbandonerà il nostro intimo, non ci considereremo diversi dagli altri e saremo consapevoli della presenza del Maestro dentro tutti. Il Naam è la medicina per tutte le malattie. Noi andiamo dal dottore, lui ha tante medicine, ma analizzando il nostro problema ci darà la medicina adeguata. Se facciamo il Simran con amore, allora le nostre malattie guariranno, saremo sereni. Questa è la ragione per cui dobbiamo fare il Simran con amore. Guru Nanak Dev Ji dice che se facciamo il Simran con amore, senza desideri, allora anche se dedichiamo poco tempo al Simran questo tempo conterà molto. Sant Ji soleva dire che la lussuria e il Naam sono nemici. Come possiamo proteggerci dai pensieri lussuriosi? Se facciamo più Simran riusciremo a proteggerci dai pensieri lussuriosi.

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Guru Nanak Dev Ji dice: «Se diamo del piombo a un topo, questo non morirà ma neanche si muoverà, rimarrà fermo». Dare il cibo del Simran all’anima è come darle il nettare del Naam. Quando facciamo il Simran è come se dessimo il piombo al topo e i cinque ladri, l’ira, la lussuria, l’ego, l’attaccamento e l’avidità, a poco a poco moriranno. Il Maestro ci ha spiegato che fare il Simran e avere amore per tutti è l’unico metodo per salvarci e proteggerci dalle malattie di questo mondo. Se abbiamo fede nel Maestro e facciamo il Simran con amore, allora il Maestro ci aiuterà interiormente ed esteriormente.

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INDICE

Programma di Meditazione Maggio 2006

Acton - Stati Uniti

- Rif. Banitalia B9 -

DISCORSO DELLA MEDITAZIONE 1 PAG. 2 (CD 1) DISCORSO DELLA MEDITAZIONE 2 PAG. 7 (CD 1) DISCORSO DELLA MEDITAZIONE 3 PAG. 9 (CD 1) DISCORSO DELLA MEDITAZIONE 4 PAG. 11 (CD 1) DISCORSO DELLA MEDITAZIONE 5 PAG. 11 (CD 2) DISCORSO DELLA MEDITAZIONE 6 PAG. 12 (CD 2) DOMANDE E RISPOSTE (SESSIONE DEL PERDONO) PAG. 15 (CD 2) DOMANDE E RISPOSTE PAG. 29 (CD 1) DARSHAN DEI SEVADAR PAG. 48 (CD 2)

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