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Il Natale nelle tradizioni popolari

Collegato alle pratiche culturali di matrice precristiana dedicate al solstizio d’inver-no, il Natale del divino bambino, con tu�a la ritualità che ne connota l’intero periodo - dal 13 dicembre al 6 gennaio - rappresen-tava per la cultura agro pastorale, il rinno-varsi del tempo, la simbiosi tra uomo, na-tura e divinità, ideale ponte di transito tra elementi terreni e la sfera soprannaturale. L’eccezionale no�e dell’Avvento, “magica” per eccellenza, è deputata ai pronostici ed alle divinazioni, alla trasmissione di formu-le e scongiuri, interde�a alle stregonerie ed ai malefici.Il fuoco ne costituisce l’elemento sacrale, simbolicamente associato al ritorno della luce “rinnovata” e santificata dalla nascita del Redentore. Per questo in diversi centri abruzzesi vengono accesi imponenti falò, dove sostano i fedeli in a�esa della messa di mezzano�e rallegrati dal suono di zam-pogne e ciaramelle, mentre le famiglie del-l’Abruzzo contadino si ritrovano accanto al focolare, illuminato dalla brace de “lu tec-chie”, il grande e nodoso tronco che bruce-rà fino all’Epifania.La ciclica ripetizione degli eventi, arcaica risorsa del “pensiero magico universale” accomuna, da sempre, le aspirazioni e le incertezze della quotidiana sopravvivenza nella varietà delle culture umane. (Adriana Gandolfi - Antropologa)

I canti e i balli

I canti e i balli della tradizione popolare abruzzese erano i canti e i balli della cultura agropastorale; sopra�u�o contadina lungo le coste e nella fascia collinare, più propria-mente pastorale nelle zone interne della re-gione. Quando ancora reperibili sono perciò testimonianze arcaiche, oppure testimonia-no le trasformazioni della civiltà contadina. Ciò vuol dire che essi sono in parte scom-parsi assieme alle funzioni cui erano legati: ciclo della vita (ninna nanne, canti di par-tenza per la sposa, lamenti funebri), ritualità (canti di argomento religioso), ciclo annuale (canti di questua come il Sant’Antonio, la Pasque�a).

Christmas in popular traditions

Christmas, linked to the cultural practices of pre-Christian matrix dedicated to the winter solstice, with the rituality of the whole period – from 13th December to 6th January – rep-resented for the pastoral world, the renewal of time, the symbiosis between man, nature and divinity, an ideal bridge of passage be-tween earth elements and the supernatural world.The extraordinary night of the Advent, “magic” for excellence, is dedicated to the prognostics and divinations, to the transmis-sion of magic spells, forbidden to the witch-cra�s and sorceries.The fire is a sacral element of it, symboli-cally associated to the coming back of the “renewed” light and sanctified by the birth of the Redeemer. It is for this reason that in several places of Abruzzo they light bonfires, where believers wait for the Midnight Mass rejoiced by the sound of bagpipes and ciara-melle, while families belonging to the Abruz-zo rural world meet by the fireplace, lighted up by embers of “lu tecchie”, that is the big and kno�y trunk that will burn until Epiph-any. The cyclic repetition of events, archaic resource of the “universal magic thinking” always unites the aspirations and doubts of the daily survival in the varieties of human cultures. (Adriana Gandolfi - Anthropologist )

The songs and the dances

The songs and the dances of the popular tra-ditions of Abruzzo were shepherds’ songs and dances; overall of the rural tradition along the coasts and in the hill area, most said pastoral in the inner areas of the region.When still surviving, they represent old proof or they witness the changing of the rural world. This means they are partly dis-appeared together with the functions they were linked to: lifecycle (lullabies, farewell songs for the bride, mournful songs), ritu-ality (songs of religious argument), annual cycle (begging songs as il Sant’Antonio, la Pasque�a).These are some of the reasons that make their knowledge precious: for a memory of what we were and perhaps what we partly

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Questi sono alcuni dei motivi che rendono preziosa la loro conoscenza: per una memo-ria di ciò che eravamo, e forse in parte an-cora siamo. A partire da fine ‘800, a questo repertorio si è affiancato, fino a sovrapporsi ad esso, un altro repertorio ispirato al mon-do contadino, ma costituito da canti rielabo-rati o dire�amente scri�i da autori. Uno dei primi musicisti, probabilmente l’antecedente illustre, ad ispirarsi ai canti della tradizione contadina fu Francesco P. Tosti con Canti popolari abruzzesi (Ricordi 1880). Da allora abbiamo nella nostra regione un vastissimo e diffusissimo repertorio di canti che potrem-mo chiamare ‘popolari d’autore’, popolari sia nell’accezione più italiana di creazione del popolo che nell’accezione anglosassone di ‘popular music’, cioè musica acce�ata e con-sumata da larghi strati di popolazione anche grazie alla diffusione ad opera dei media, con connotazioni quindi non legate in modo par-ticolare a classi sociali, età, ecc..

I Canti

J’Abbruzzu (C. Perrone, N. De Angelis)In questo canto, tra i più conosciuti del re-pertorio corale, la regione viene descri�a a�raverso le bellezze dei suoi monti. Da no-tare la differenza di diale�o tra questo canto ed i canti successivi, qui il testo è scri�o con alcune cara�eristiche del diale�o ‘aquilano’ come la finale /u/ e la palatalizzazione di /l/ davanti a /i/ ed /u/, negli altri è usato il dialet-to ‘abruzzese orientale’ parlato nella provin-cia di Pescara ed in parte della provincia di Chieti. Tra i canti che seguono c’è una ninna nanna (Fa scì la lune) mentre negli altri si de-scrive la vita semplice di paese, con una ve-nata malinconia per ciò che si può facilmente perdere (la bellezza, la giovinezza); e questo in contrasto con la giocosità delle musiche.Questa malinconia è più esplicita nel secondo brano Paese belle me dove si parla di uno dei grandi problemi della nostra terra fino a po-chi anni fa: l’emigrazione.Abbruzze me (Actis, D’Onofrio, Martinicchio) - Paese belle me (C. Raspa) - Fa scì la lune (ano-nimo) ninna nanna - All’orte (anonimo)La gioventù ed il corteggiamento sono inve-ce gli argomenti principali di quest’ultimo canto che possiamo definire ‘semi-colto’ cioè

still are. Starting from the end of the 19th century, another repertory has got closed, until to overlap to it, that one inspired to the rural world, but made up of songs revised of directly wri�en by authors. One of the first musicians, probably the famous antecedent, who inspired himself to the songs of rural tra-dition, was Francesco Paolo Tosti with Canti popolari abruzzesi (Ricorsi, 1880). Since then we have in our region a widespread reperto-ry of songs we could call “popolari d’autore”, popular both with the meaning of creation of the community and with the anglosaxon meaning of “popular music”, that is music accepted and consumed by the most part of the people even thanking to the spread made by the media, with connotations not linked particularly to social classes, ages, etc.

The Songs

J’Abbruzzu (C. Perrone, N. De Angelis)In this song, among the most known of the choral repertory, the region is described through the beauty of its mountains. It is important to note the difference of dialect between this song and the following ones; here the the text is wri�en with some charac-teristics of the dialect of L’Aquila such as the final /u/ and the palatalization of /l/ before /i/ and /u/; in the other songs you see the use of the eastern dialect of Abruzzo spoken in the province of Pescara and partly in the prov-ince of Chieti.Among the songs that follow, there is a lulla-by (Fa scì la lune) while in the other ones the simple life of the villages is described with a wave of melancholy for what you can eas-ily lose (the beauty, the youth); and this is in contrast with the playfulness of the music.This melancholy is more explicit in the sec-ond song Paese belle me that talks about the great problem our land had up to a few years ago: emigration.Abbruzze me (Actis, D’Onofrio, Martinicchio) - Paese belle me (C. Raspa) - Fa scì la lune (anonimo) ninna nanna - All’orte (anonimo)The youth and the courtship are instead the principal topics of this last song that can be defined as “half-literate”, that is revised on the themes of the popular tradition. To-day it is also well known and appears in the

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rielaborato su temi della tradizione popolare. Anche esso è oggi molto conosciuto e compa-re nel repertorio di quasi tu�e le corali abruz-zesi. La descrizione viene portata avanti at-traverso l’iterazione di elementi del testo (un fiore, una pianta) secondo modelli comuni nella tradizione popolare.Ninnananne dill’angilille (F. D’Annunzio, L. Di Tullio). Con questo canto entriamo in atmo-sfera natalizia, gli angeli cantano una ninna nanna per il bambin Gesù.

Il Natale

Il Natale era uno dei momenti dell’anno particolarmente legato alla sacralità e alla ri-tualità ciclica. Con il Natale nelle case degli abruzzesi arrivavano gli zampognari, arriva-vano probabilmente da zone dell’interno. Da moltissimi anni purtroppo non si hanno più testimonianze di questa tradizione musicale entro i confini regionali, per cui non sappia-mo quanto e dove la zampogna fosse presen-te in Abruzzo. E’ tu�ora presente lungo tu�o l’arco delle aree che confinano con noi: l’alta Sabina, la valle dell’Aniene, la valle del Liri, la provincia di Isernia.La zampogna e la ciaramella eseguivano, nel periodo che ci avvicina al Natale, il reperto-rio legato alla Novena della Madonna Imma-colata (dal 29 novembre al 7 dicembre) e alla Novena di Natale (dal 16 al 24 dicembre). In queste occasioni gli zampognari si recavano nelle chiese e, a richiesta, nelle case private.Per la Novena dell’Immacolata vengono ese-guiti brani tra�i dal repertorio tradizionale mariano: Quando nell’ombra cade la sera, E’ l’ora che pia la squilla fedelPer la Novena di Natale :La Pastorale, ‘è no�e di Natale è no�e santa’, canto della tradizione popolare originaria-mente per voce accompagnata da zampogna e ciaramella.Alla fredda tua capanna (S. Zimarino) - In not-te placida (F. Couperin) - Tu scendi dalle stelle (Alfonso M. de’ Liguori) - Questi ultimi tre brani sono d’autore, in essi rivive il mistero della nascita di Gesù. La tradizione popolare li ha assimilati con innumerevoli trascrizioni ed armonizzazioni a seconda dell’organico di volta in volta a disposizione. Essi rappre-sentano anche un esempio della continua

repertory of all the chorals of Abruzzo. The description is made through the interaction of elements of the text (a flower, a plant) ac-cording to common pa�erns in the popular tradition.Ninnananne dill’angilille (F. D’Annunzio, L. Di Tullio). With this song we get into the Christmas atmosphere, the angels sing a lull-aby for Jesus Child.

Christmas

Christmas was one of the moments of the year particularly linked to sacredness and cyclic rituality. With Christmas the zampog-nari (bagpipers) arrive in the houses of the Abruzzo inhabitants.Unfortunately it has been a lot of years since we haven’t had any evidence of this musical tradition within Abruzzo; so we don’t know how much and where the bagpipe was in use. It is still in use throughout the bordering areas: the high Sabina, the Aniene valley, the Liri valley and the province of Isernia.The bagpipe and the “Ciaramella” per-formed, during the period close to Christmas time, the repertory linked to the Novena of Mary the Immaculate (from the 29th No-vember to the 7th December”. In these oc-casions the pipers went to churches and, on request, to private houses. For the “Novena dell’Immacolata” songs were performed tak-en from the traditional repertory dedicate to Mary the Immaculate:Quando nell’ombra cade la sera - E’ l’ora che pia la squilla fedel For the Novena di Natale: The pastoral “E’ no�e di Natale è no�e santa’, song of the popu-lar tradition originally accompanied by the bag pipe and the “ciaramella”. Alla fredda tua capanna (S. Zimarino) - In no�e placida (F. Couperin) - Tu scendi dalle stelle (Al-fonso M. de’ Liguori)These last three songs are of genuine au-thors; the mistery of the birth of Jesus lives again in it. The popular tradition has assimilated them to the innumerable transcriptions and har-monizations according to the number of peo-ple from time to time available.They also represent an example of the con-tinuous osmosis between popular world an

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osmosi tra mondo popolare e mondo colto, sopra�u�o in momenti rituali particolar-mente densi di simboli e di significati come il Natale.Jingle bells , è oggi la canzone simbolo del Natale globale, realmente ‘popular’ secon-do quanto de�o all’inizio. Scri�a da J. Pier-point nel 1857, non è prote�a da copyright e, quindi, ne esistono infinite versioni.

I Balli

E’ ancora possibile raccogliere i balli tradi-zionali della cultura contadina. Tra questi la saltarella è certamente la più conosciuta, ma ve ne sono altri che testimoniano i pro-cessi di ‘contaminazione’ o di scambio da sempre presenti nella storia delle culture diventandone una ricchezza. In particolare l’Italia per la sua posizione geografica è da sempre luogo di incontro e quindi anche luogo ricchissimo di tradizioni. Tra questi balli ricordiamo: la spallata diffusa nell’inte-ra area appenninica centro-meridionale, di probabile ascendenza italica. La co�a, ballo di origine spagnola arrivato in Abruzzo con la dominazione aragonese (XVI e XVII sec.). Lu scio�e, derivata dalla sco�ish diffusasi nelle sale da ballo a�orno al 1830 e poi negli ambienti artigianali/popolari.La saltarella è il ballo tradizionale proba-bilmente più diffuso in tu�o l’Abruzzo ed appartiene alla più ampia famiglia del sal-tarello dell’Italia centrale (Lazio, Abruzzo, Marche, Umbria). E’ un ballo molto arcaico e l’etnocoreologia (lo studio delle ‘danze etniche’) ipotizza un sua derivazione da antiche danze italiche, mentre etimologica-mente saltarello deriverebbe dalla saltatio di epoca romana. A�orno al XIV/XV secolo il saltarello diviene uno dei modi della dan-za di corte italiana (bassadanza, saltarello, quaternaria, piva) per poi scomparire dagli ambienti della musica colta e rimanere pre-sente solo in ambito popolare.La quadriglia: danza nata nel nord Europa a�orno alla fine del 1700, poi ampiamente diffusa a livello popolare. Prevede varie fi-gure comandate in francese, spesso dialet-tizzato.(Domenico Di Virgilio - Etnomusicologo).

literate world, overall in ritual moments par-ticularly full of symbols and meanings like Christmas.Jingle bells is today the emblem song of the global Christmas, truly “popular” according to what said at the beginning.It is wri�en by J. Pierpoint in 1857 and it is not covered by copyrights and therefore there are endless versions of it.

The dances

It is still possible to collect the traditional dances of the rural culture.Among them, the Saltarella is the most known, but there are others that witness the contamination or exchange always present in the history of the cultures and that have be-come a richness. Particularly, Italy, thanking to its geographical position, has always been a meeting place and so even a very rich place of traditions. Among these dances there are: the spallata, widespread in the whole central-southern appenninic area, probably coming from the Italic history. The co�a, dance of Spanish origin arrived in Abruzzo with the Aragonese domination (XVI and XVII cen-turies). Lu Scio�e, coming from the Sco�ish, widespread in tha ballrooms around 1830 and then in the popular/handicra� environ-ments. The Saltarella is the most traditional dance in the whole Abruzzo. It belongs to the wide family of saltarello of the centre of Italy (Lazio, Abruzzo, Marche, Umbria). It is a very archaic dance and the study of the eth-nic dances says it could derive from the old Italic dances, while, according to an etymo-logical point of view, it would come from the saltatio of the Roman period. Around the XIV/XV century the saltarello becomes one of the ways of the Italian court dance (bassadanza, saltarello, quaternaria, piva) till to disappear from the environments of literate music and to remain used in popu-lar area.The Quadriglia: dance born in the Northern Europe at the end of 1700, then wide known at popular level.It is made up of different forms in French, of-ten in dialect .(Domenico Di Virgilio - Ethnomusicologist).

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