SANCHEZ S-I Papi e La Scienza Nell’Epoca Contemporanea

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    INDICE

    Prefazione, di Nicola Cabibbo XIII

    Prefazione, di Mary Ann Glendon XV

    Introduzione, di S.E. Monsignor Marcelo Snchez Sorondo XVII

    DISCORSI DI SUA SANTITPAPA BENEDETTO XV 1

    Profilo di Benedetto XV (1914-1922) 3

    1917, 1 agosto (Nota ai Capi dei popoli belligeranti) 7

    DISCORSI DI SUA SANTITPAPA PIO XI 11

    Profilo di Pio XI (1922-1939) 13

    1923, 16 dicembre: I fasti della scienza che conduce a Dio 171924, 14 dicembre: La misteriosa mutua appartenenza tra il Bene

    e la Verit 191925, 27 dicembre: La Verit come benefica Carit 211926, 19 dicembre: Il contributo della Chiesa Cattolica alla Verit 231927, 18 dicembre: La scienza d ordine alla vita 241928, 16 dicembre: Limportanza dellAccademia

    e della Specola Vaticana 261929, 29 dicembre: Intelligenza e Fede 28

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    1930, 21 dicembre: La struttura delluniverso illustralinfinita sapienza del Legislatore 30

    1931, 19 aprile: Scienza e Fede provengono dallo stesso Autore 331931, 20 dicembre: Le conquiste della scienza moderna

    dimostrano larmonia tra scienza e fede 351932, 18 dicembre: I risultati dellAccademia 371933, 17 dicembre: La crescita della Verit porta alla crescita

    della Carit 391936, 12 gennaio: LAccademia il Senato scientifico della Chiesa 411937, 1 giugno: Discorso del Segretario di Stato, Cardinal

    Eugenio Pacelli, a nome di Sua Santit Papa Pio XI 45

    1938, 30 gennaio: Le parole di Cristo Voi siete la luce del mondopossono essere applicate agli Accademici 49

    1938, 18 dicembre: Il complesso oggetto della scienza la realtdelluniverso creato che riflette la perfezione del Dio Uno e Trino 56

    DISCORSI DI SUA SANTITSERVO DI DIO PAPA PIO XII 63

    Profilo del Servo di Dio Pio XII (1939-1958) 65

    1939, 3 dicembre: Luomo sale a Dio per la scala delluniverso 711941, 30 novembre: Dio, unico Comandante e Legislatore

    delluniverso 811943, 21 febbraio: Le leggi che governano il mondo 891948, 8 febbraio: Linvariabilit della legge naturale e il supremo

    governo di Dio nel mondo 99

    1949, 7 giugno: Il problema biologico del cancro 1091949, 18 dicembre: Discorso in San Pietro per linaugurazionedel monumento al Sommo Pontefice Pio XI 112

    1951, 22 novembre: Le prove dellesistenza di Dio alla lucedelle moderne scienze naturali 118

    1955, 24 aprile: La struttura della materia e il mondo creatocome manifestazione della sapienza e della bont di Dio 130

    1957, 20 maggio: Il problema delle popolazioni stellari 137

    DISCORSI DI SUA SANTITBEATO PAPA GIOVANNI XXIII 143

    Profilo del Beato Giovanni XXIII (1958-1963) 145

    VIII

    Indice

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    Indice

    1961, 30 ottobre: Il problema delle macromolecole di interessebiologico con speciale riferimento alle nucleoproteine 149

    1962, 5 ottobre: Il problema dellirradiazione cosmicanello spazio interplanetario 151

    DISCORSI DI SUA SANTITSERVO DI DIO PAPA PAOLO VI 153

    Profilo del Servo di Dio Paolo VI (1963-1978) 155

    1963, 13 ottobre: Il compito dellanalisi econometricanella formulazione dei piani di sviluppo 1611964, 3 ottobre: Cervello ed esperienza cosciente 1641966, 23 aprile: Le forze molecolari 1671968, 27 aprile: Materia organica e fertilit del suolo 1721970, 18 aprile: I nuclei delle galassie 1771972, 15 aprile: Limpiego dei fertilizzanti per lincremento

    dei raccolti in rapporto alla qualit e alleconomia 1821975, 19 aprile: Le membrane biologiche artificiali

    e la desalinizzazione dellacqua 1881976, 23 ottobre: I prodotti naturali e la protezione delle piante 1901977, 22 ottobre: Il ruolo dellimmunit non specifica

    nella prevenzione e nel trattamento del cancro 193

    DISCORSI DI SUA SANTITSERVO DI DIO PAPA GIOVANNI PAOLO II

    ALLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE 195

    Profilo del Servo di Dio Giovanni Paolo II (1978-2005) 197

    1979, 31 marzo: Discorso ai membri alla European Physical Society 2151979, 10 novembre: Commemorazione della nascita

    di Albert Einstein 2201980, 14 novembre: Umanit ed energia: bisogni risorse

    speranze 226

    1981, 25 febbraio: Discorso agli scienziati e ai rappresentantidelle Universit delle Nazioni Unite 230

    1981, 3 ottobre: Cosmologia e fisica fondamentale,Prospettive di immunizzazione nella malattie parassitarie

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    e Dichiarazione sulle conseguenze delluso di armi nucleari 2381982, 23 ottobre: La moderna sperimentazione biologica 2421983, 12 novembre: La scienza al servizio della pace, Eventi

    chimici nellatmosfera e loro impatto sullambientee La specificit nelle interazioni biologiche 246

    1984, 1 giugno: Immunologia, epidemiologia e aspetti socialidella lebbra 253

    1984, 2 ottobre: Limpatto dellesplorazione dello spaziosul genere umano 256

    1985, 21 ottobre: Il prolungamento artificiale della vitae lesatta determinazione del momento della morte e

    Linterazione tra malattie parassitarie e alimentazione 2601986, 20 giugno: Telerilevamento e sua incidenza sui Paesi

    in via di sviluppo 2641986, 26 settembre: Persistenti anomalie e teleconnessioni

    meteo-oceanografiche 2661986, 23 ottobre: Meccanismi molecolari dellattivit carcinogenica

    e antitumorale 2681986, 28 ottobre: Discorso nel cinquantesimo della rifondazione

    della Pontificia Accademia delle Scienze 2691987, 6 novembre: Un moderno approccio alla tutela

    dellambiente 2771988, 1 giugno: Lettera al Reverendo George V. Coyne,

    Direttore della Specola Vaticana 2801988, 31 ottobre: Lagricoltura e la qualit della vita

    e La struttura e le funzioni del cervello 2891989, 27 ottobre: Societ per lo Sviluppo in un contesto

    di solidariet 294

    1989, 14 dicembre: Determinazione del momento della morte 2991990, 18 maggio: Le foreste tropicali e la conservazione

    delle specie 3041990, 29 ottobre: La scienza nel contesto della cultura umana I 3071991, 4 ottobre: La scienza nel contesto della cultura umana II 3131991, 22 novembre: Risorse e popolazione 3181992, 31 ottobre: Lemergere della complessit in matematica,

    in fisica, in chimica e in biologia 323

    1993, 22 ottobre: Rischi chimici nei Paesi in via di sviluppo 3311993, 20 novembre: Aspetti legali ed etici del Progetto GenomaUmano 335

    1994, 28 ottobre: Genoma umano, fonti alternative di energiaper i Paesi in via di sviluppo, principi fondamentaliin matematica e Intelligenza Artificiale 340

    1994, 18 novembre: su Basi scientifiche della regolazione

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    naturale della fertilit e problemi ad essa relativi 3461995, 12 maggio: Lallattamento naturale: scienza e societ 3491996, 22 ottobre: Lorigine e liniziale evoluzione della vita 3521996, 29 novembre: Lemergere della struttura nelluniverso

    a livello delle galassie 3571998, 27 ottobre: Cambiamenti concernenti il concetto di natura 3591999, 12 marzo: La scienza per la sopravvivenza e lo sviluppo

    sostenibile 3632000, 13 novembre: La scienza ed il futuro dellumanit 3672002, 11 novembre: I valori culturali della scienza 3712003, 10 novembre: Mente, cervello ed educazione

    e La cellula staminale Tecnologia e altre terapie innovative 3742004, 8 novembre: Scienza e creativit 377

    DISCORSI DI SUA SANTITSERVO DI DIO PAPA GIOVANNI PAOLO II

    ALLA PONTIFICIA ACCADEMIADELLE SCIENZE SOCIALI 381

    1994, 25 novembre: Lo studio delle tensioni tra uguaglianza umanae disuguaglianze sociali dalla prospettiva delle varie scienze sociali 383

    1996, 22 marzo: Il futuro del lavoro e il lavoro nel futuro 3891997, 25 aprile: Il diritto al lavoro: verso la piena occupazione 3931998, 23 aprile: Democrazia Alcuni problemi scottanti 3981999, 6 marzo: Verso la riduzione della disoccupazione 4002000, 23 febbraio: Democrazia Realt e Responsabilit 4052001, 27 aprile: Globalizzazione: implicazioni etiche e istituzionali 408

    2002, 11 aprile: La solidariet intergenerazionale 4122003, 2 maggio: Il governo della globalizzazione 4152004, 30 aprile: La solidariet intergenerazionale 417

    DISCORSI DI SUA SANTITPAPA BENEDETTO XVI

    ALLA PONTIFICIA ACCADEMIADELLE SCIENZE 421

    Profilo di Benedetto XVI (2005-) 423

    2006, 8 settembre: I segni della morte 4772006, 6 novembre: La prevedibilit nella scienza: accuratezza

    e limiti 4782008, 28 gennaio: Lidentit mutevole dellindividuo 481

    XI

    Indice

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    2008, 31 ottobre: Comprensione scientifica dellevoluzionedelluniverso e della vita 484

    DISCORSI DI SUA SANTITPAPA BENEDETTO XVI ALLA PONTIFICIA

    ACCADEMIA DELLE SCIENZE SOCIALI 487

    2005, 21 novembre: Il concetto di persona nelle scienze sociali 4892006, 27 aprile: Giovent che scompare? Solidariet

    con i bambini ed i ragazzi in unepoca turbolenta 4912007, 28 aprile: Carit e giustizia nei rapporti fra Popoli e Nazioni 494

    2008, 3 maggio: Perseguire il bene comune: come solidariete sussidiariet possono operare insieme 498

    Indice analitico 503

    XII

    Indice

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    Con la fondazione nel 1936 della Pontificia Accademia delle Scienze, laChiesa si munita di uno strumento essenziale per il dialogo con il mondo dellaricerca scientifica. Da circolo di studiosi, principalmente italiani, e in massimaparte attivi nei ristretti confini dellantico Stato Pontificio, che erano i Nuovi

    Lincei allinizio del secolo scorso, lAccademia fu trasformata in quello che PioXI defin Senato scientifico della Chiesa, raccogliendo i migliori rappresen-tanti di tutte le discipline scientifiche, indipendentemente dalla loro affiliazio-ne religiosa. Attualmente lAccademia conta ottanta membri provenienti damolti paesi dei cinque continenti, scelti in primo luogo per il valore dei lorocontributi al progresso delle scienze.

    Nel 2003 la Pontificia Accademia delle Scienze ha pubblicato un volumeche metteva a disposizione della comunit internazionale, in lingua inglese, unacollezione dei discorsi tenuti da sei Pontefici in occasione delle udienze con-

    cesse agli accademici: Benedetto XV, Pio XI, Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI eGiovanni Paolo II. Nel presente volume questi testi sono ora offerti in italiano,e la collezione arricchita da due discorsi di Giovanni Paolo II nel 2003 e 2004,e tre di Benedetto XVI, sino a quello pronunciato in occasione della Sessioneplenaria dellAccademia il 31 ottobre 2008. Il volume raccoglie anche i discor-si tenuti da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI alla consorella Pontificia Acca-demia delle Scienze Sociali, e comprende una introduzione dettagliata, i profi-li dei Pontefici ed un indice che permette di guidare gli studiosi attraverso il

    vasto materiale presentato.Ci auguriamo che questa raccolta possa offrire al lettore una nuova ed auto-revole prospettiva sui rapporti sempre pi stretti tra il mondo della ricercascientifica e la Chiesa nel corso di quasi un secolo, sviluppo in un certo sensoculminato nel 1992 con la solenne revisione del caso di Galileo Galilei, che con-cludeva un lungo lavoro di approfondimento lanciato da Giovanni Paolo II inoccasione della commemorazione di Einstein, il 10 novembre 1979. Molte delle

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    PREFAZIONE

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    allocuzioni pontificie qui presentate hanno assunto una dimensione storica, etra le tante, troppe per citarle tutte, voglio segnalare la prima denuncia sui peri-coli delle armi nucleari, emessa nel 1939 da Pio XII, a questo stimolato da unalettera del grande fisico tedesco Max Planck, il padre della fisica quantistica, etra i primi membri della rinnovata Accademia.

    Tra i temi ricorrenti negli studi dellAccademia, e nei discorsi papali qui rac-colti, molti guardano agli sviluppi delle scienze della vita che hanno visto negliultimi decenni uno sviluppo prodigioso. Lanalisi genetica ha aperto nuove pro-spettive sullo sviluppo e levoluzione della vita sulla Terra, ed ha aperto nuoviproblemi di natura teologica, discussi da Giovanni Paolo II il 22 ottobre 1996 eda Benedetto XVI il 31 ottobre 2008. In questambito lAccademia ha voluto

    esaminare anche temi eticamente sensibili come le ricerche sul genoma umanoo sulle cellule staminali, o il problema della morte cerebrale.

    Un tema ricorrente nei lavori dellAccademia e nei discorsi papali qui rac-colti quello del sottosviluppo che affligge gran parte dellumanit, un temache si unisce alle preoccupazioni relative al degrado dellambiente naturale,cambiamenti climatici, ma non solo, temi su cui la Chiesa, con la sua indiscus-sa autorit morale, ha un ruolo importante da svolgere.

    Nel presentare, tramite le parole dei Papi, le attivit svolte in oltre ses-

    santanni, lAccademia si augura che questa pubblicazione possa risultare utileagli studiosi, e guarda con fiducia alle molte sfide che il continuo affinarsi delleconoscenze scientifiche prefigura per gli anni a venire.

    Nicola Cabibbo

    Presidente, Pontificia Accademia delle Scienze

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    Nicola Cabibbo

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    Questa raccolta di discorsi pronunciati da Giovanni Paolo II e Benedetto XVIalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali offre al lettore uno scorcio rarosullorientamento che due grandi ed eruditi pontefici hanno saputo imprimeread uno dei Senati scientifici della Santa Sede. Nella loro brevit, questi mes-

    saggi forniscono una variet di spunti sui temi che hanno coinvolto i loro auto-ri duranti gli anni turbolenti dal 1994 al 2008. In quel lasso di tempo, il ritmoaccelerato della globalizzazione, i cambiamenti profondi nel mondo del lavoro,le ambiguit del processo di democratizzazione e le mutazioni nei rapporti tragenerazioni hanno rappresentato una sfida straordinaria per il magistero socia-le della Chiesa. Da queste pagine si ottiene un punto di vista privilegiato sucome i principi del magistero sociale della Chiesa, sempre antico, semprenuovo, vengano adattati a circostanze nuove e mutevoli.

    Per la Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, fondata quasi quattro seco-

    li dopo la Pontificia Accademia delle Scienze, sua sorella maggiore, questidiscorsi hanno un significato speciale. quasi il caso di dire che hanno un signi-ficato costituzionale, dal momento che amplificano la breve descrizione degliscopi dellAccademia contenuta nello statuto fondante del 1994 (che si limita adaffermare che lAccademia deve fornire alla Chiesa gli elementi che essa pu uti-lizzare nello sviluppo della sua dottrina sociale e per promuovere lo studio dellescienze sociali, economiche, politiche e giuridiche). stato principalmente attra-verso questi discorsi annuali di Papa Giovanni Paolo II, fondatore del-

    lAccademia, e del suo successore, Papa Benedetto XVI, che la giovane accade-mia ha acquisito un senso sempre pi pieno della sua missione particolare.Nel suo primo discorso allassemblea, Papa Giovanni Paolo II ha esortato i

    membri a riunire tutti i granelli di verit presenti nei vari orientamenti intel-lettuali ed empirici, e a portare la saggezza delle scienze sociali ad influire sullerealt umane a scopo di trovare soluzioni, basate sulla giustizia sociale, ai pro-blemi concreti della gente. Nei discorsi successivi ha sottolineato che il rap-

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    PREFAZIONE

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    porto tra il pensiero sociale cattolico e le scienze sociali devessere una strada adoppio senso: il dialogo della Chiesa con le discipline attinenti alla personaumana dovrebbe puntare non solo ad arricchire la sua dottrina sociale, maanche ad assistere le scienze sociali ad aprirsi ad un orizzonte pi vasto. Haesortato gli Accademici a continuare ad accertarsi che le dottrine sociali nonignorino lessere spirituale delluomo, il suo desiderio profondo di felicit e ilsuo divenire soprannaturale, trascendendo gli aspetti biologici e sociali dellesi-stenza.

    Incoraggiata da Papa Benedetto XVI, lAccademia ha continuato ad avanza-re su questa linea, espandendo la sua portata fino ad includere un esame criti-co di alcuni concetti che sono affiorati nelle scienze sociali contemporanee

    una nozione impoverita della persona umana e posizioni relativistiche nei con-fronti delle norme morali. Allo stesso tempo, le deliberazioni dellAccademiasono state guidate e grandemente assistite dal pensiero e dai suggerimenti diPapa Benedetto XVI sui diritti umani, sulla dignit e sul rapporto tra carit e giu-stizia a tutti i livelli della societ.

    Nel raccogliere questo prezioso materiale e dotandolo di unesaurienteintroduzione, Sua Eccellenza Monsignor Marcelo Snchez Sorondo, Cancellieredi entrambe le Accademie, ha svolto un servizio di assoluta rilevanza per la

    Chiesa e per tutti coloro che sono interessati a conoscerne il magistero sociale.

    Mary Ann Glendon

    Presidente, Pontificia Accademia delle Scienze Sociali

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    Mary Ann Glendon

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    Nellanno 2009 si celebra sia il quarto anniversario del papato di BenedettoXVI sia il quattrocentesimo anniversario delluso del cannocchiale per losserva-zione astrofisica da parte di Galileo Galilei. Due ricorrenze che si possonounire idealmente nelle parole stesse del Papa Benedetto XVI, che bene ha osser-vato durante il suo recente discorso allAccademia limportanza del nuovoapproccio del grande scienziato linceano: Galileo vedeva la natura come unlibro il cui autore Dio cos come lo delle Scritture. un libro la cui storia,la cui evoluzione, la cui scrittura e il cui significato leggiamo secondo i diver-si approcci delle scienze, presupponendo per tutto il tempo la presenza fonda-mentale dellautore che vi si voluto rivelare. Questa immagine ci aiuta a com-prendere che il mondo, lungi dallessere stato originato dal caos, assomiglia aun libro ordinato. un cosmo. Nonostante elementi irrazionali, caotici edistruttivi nei lunghi processi di cambiamento del cosmo, la materia in quanto

    tale leggibile. Possiede una matematica innata (Discorso del 30 ottobre2008). In qualit di Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e delleScienze Sociali per me un piacere ed un grande onore presentare questo volu-me che raccoglie i discorsi che i Papi dellera scientifica contemporanea hannotenuto presso queste istituzioni negli ultimi cento anni. Nelle pagine che seguo-no il lettore trover le opinioni e la dottrina di Benedetto XV, di Pio XI, delServo di Dio Pio XII, del Beato Giovanni XXIII, del Servo di Dio Paolo VI, delServo di Dio Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI sulla condizione scientifica

    delluomo contemporaneo e sul valore della scienza, sul rapporto tra fede eragione, sullimportanza centrale della persona umana e del bene comune, sulruolo della Chiesa Cattolica nel mondo della scienza e della tecnologia, nonchlopinione, espressa da Pio XI e dai suoi successori, secondo cui lAccademia il Senato scientifico della Chiesa e partecipa del Ministero petrino. I discor-si hanno un interesse sia per il lettore comune sia per gli specialisti, e fornisco-no un quadro chiaro dellevolversi del rapporto tra la Chiesa Cattolica e uno dei

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    INTRODUZIONE

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    principali campi della ricerca umana, tramite cui, in un costante dialogo con gliscienziati, essa fornisce risposte ai nuovi bisogni e alle nuove sfide del mondocontemporaneo. I discorsi che seguono offrono momenti di riflessione impor-tanti non solo sulla responsabilit etica e morale dellattivit scientifica degliAccademici, ma anche sul significato stesso della ricerca scientifica, sulla sualotta per la verit e a favore di una conoscenza sempre pi profonda della realt.Naturalmente, con il passare dei decenni, sono cambiate le forme linguisticheimpiegate, mentre una diversa enfasi stata posta sui vari problemi e sulle mol-teplici questioni. Tuttavia ci che resta immutata lattenzione riservata al lavo-ro scientifico e alle dimensioni teologiche, filosofiche, etiche, politiche, cultura-li e, in definitiva, antropologiche che tale attivit implica. Inoltre, il lettore

    rester colpito da quanto spesso i Sommi Pontefici abbiano precorso i tempi,percependo pericoli e proponendo iniziative in maniera profetica. Oltre ai testisottoindicati, il presente volume contiene anche una breve biografia di ciascunodi questi successori di san Pietro, specialmente di Papa Benedetto XVI felice-mente regnante, per permettere al lettore di comprendere meglio le personalitche hanno ispirato i discorsi e i documenti contenuti in questopera.

    LAccademia come Senato scientifico della Santa Sede

    Il primo Papa che prendiamo qui in considerazione, Benedetto XV, sulla sciadella sua famosa lettera del 1917 ai capi dei governi belligeranti (contenentelappello ad una pace giusta e duratura e ad una soluzione della questioneeconomica), con grande lungimiranza riteneva che lAccademia potesse avereun ruolo importante nel favorire la causa del progresso e della pace dopo i disa-stri della Prima Guerra Mondiale. Da grande giurista riuscito a offrire unmessaggio perennemente valido ai belligeranti di allora e di tutti i tempi: alla

    forza delle armi deve subentrare la forza del diritto. Il suo successore, Pio XI,durante il suo pontificato prest grande attenzione allAccademia e alla scien-za, convinto che linsegnamento della verit della natura, prerogativa degliscienziati, fosse parte integrante della missione petrina. Egli riteneva che lascienza moderna potesse rappresentare un percorso provvidenziale per avvici-narsi a Dio e che lAccademia potesse diventare sorgente sempre pi ricca diquella benefica carit che la Verit (Discorso del 27 dicembre 1925). Fu pro-prio lui ad assegnare allAccademia la sua nuova sede nel 1923 e a rifondare la

    Pontificia Accademia nel 1936. A quel tempo questa istituzione era conosciutacome Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei e discendeva dellantica Accade-mia dei Lincei, fondata con il patrocinio di Papa Aldobrandini Clemente VIII nel 1603 dallerudito principe romano Federico Cesi, e guidata dal rinomatoscienziato Galileo Galilei. Pio XI, con il suo Motu ProprioIn multis solaciis (28ottobre 1936), istitu la Pontificia Academia Scientiarum con la motivata spe-ranza che gli Accademici Pontifici, anche grazie a questo Nostro e loro Istituto

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    Marcelo Snchez Sorondo

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    di ricerca, procedano sempre pi ampiamente ad incrementare lavanzamentodelle scienze. E aggiunse: nullaltro chiediamo se non che con questo esimioproposito e con leccellenza dellimpegno risplenda la dedizione di coloro cheservono la verit, che a loro stessi domandiamo. Ne defin il ruolo assegnan-dole il titolo di Senato scientifico (Senatus Scientificus) della Santa Sede, edispose che i suoi membri venissero scelti senza discriminazione di razza oreligione. Pio XI le confer inoltre piena autonomia di ricerca e presenzi per-sonalmente alla maggior parte degli incontri scientifici. Le sue opinioni suscienza e fede, e le sue speranze connesse al futuro dellAccademia, furonoespresse dettagliatamente nel seguente Motu Proprio:

    Fra le molte consolazioni con le quali la benignit divina ha accompagna-to il corso del Nostro Pontificato, Ci piace annoverare anche questa: cioche abbiamo potuto constatare come non pochi, tra coloro che indaganosperimentalmente i segreti della natura, hanno cambiato cos profondamen-te la loro posizione mentale per quanto concerne la religione, da risultarecompletamente rinnovati. La scienza, quando sia vera conoscenza del reale,non contrasta mai con le verit della fede cristiana; al contrario, anzi comenon potr che confermare chi abbia consultato gli annali delle scienze , i

    Romani Pontefici, insieme a tutta la Chiesa, hanno sempre favorito la ricer-ca degli scienziati anche nelle materie sperimentali, cosicch a loro voltaqueste discipline hanno consolidato la via per difendere il tesoro della veritceleste, a favore della Chiesa stessa. Da parte Nostra c inoltre la moti-vata speranza che gli Accademici Pontifici, anche grazie a questo Nostro eloro Istituto di ricerca, procedano sempre pi ampiamente ad incrementarelavanzamento delle scienze; e nullaltro chiediamo se non che con questoesimio proposito e con leccellenza dellimpegno risplenda la dedizione dicoloro che servono la verit, che a loro stessi domandiamo (AAS 28, 1936,

    p. 421, 427; tr. it. nostra).

    tuttora commovente leggere questi discorsi di Pio XI, pronunciati conconvinzione, segnati da una grande e profonda intuizione, e intrisi sia della suaesperienza personale di alpinista sia di citazioni tratte da Dante, Manzoni e altripoeti milanesi.

    Sua Santit Servo di Dio Papa Pio XII, che aveva collaborato con il suo pre-decessore nel rifondare lAccademia e che, al tempo della sua solenne inaugura-

    zione, lo aveva rappresentato in veste di suo inviato personale, nel parteciparealle ufficiali sedute accademiche non si limit ad esprimere nobili sentimenti, matenne discorsi di grande rilevanza scientifica. In aggiunta, diede prova della suasoddisfazione per loperato dellistituzione concedendo il titolo di Eccellenzaai membri dellAccademia tramite il Breve apostolico del 25 novembre 1940.

    Quarantanni dopo Giovanni Paolo II, nel rivolgersi per la prima volta agliAccademici il 10 novembre 1979 per commemorare il centenario della nascita

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    Introduzione

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    di Albert Einstein, sottoline nuovamente il ruolo e gli obiettivi dellAcca-demia:

    Lesistenza di questa Pontificia Accademia delle Scienze, di cui nella suapi antica ascendenza fu socio Galileo e di cui oggi fanno parte eminentiscienziati, senza alcuna forma di discriminazione etnica o religiosa, unsegno visibile, elevato tra i popoli, dellarmonia profonda che pu esisteretra le verit della scienza e le verit della fede la Chiesa di Roma insiemea tutte le Chiese sparse nel mondo, attribuisce una grande importanza allafunzione della Pontificia Accademia delle Scienze.

    Fu questo il discorso in cui Giovanni Paolo II rivolse un formale appello astorici, teologi e scienziati affinch riesaminassero approfonditamente il casoGalileo, e, chiedendo loro di farlo nel leale riconoscimento dei torti, da qua-lunque parte provengano, rimuovano le diffidenze che quel caso tuttora frap-pone, nella mente di molti, alla fruttuosa concordia tra scienza e fede. Oc-corre sottolineare che Galileo divenne uno dei primi membri dellAccademianellanno 1610, ed era cos fiero della sua appartenenza a questa istituzioneche firmava tutti i suoi libri e documenti con la dicitura Galileo Galilei lin-

    ceano.

    Ragione e fede

    I discorsi tenuti da questi sette Papi alla Pontificia Accademia delle Scienzein occasione delle sessioni plenarie, delle settimane di studio e dei gruppi dilavoro, compongono un esteso discorso spirituale, la cui ricchezza pu essereapplicata anche alla nostra contemporaneit, e che rivela al livello pi alto il rap-

    porto che deve esistere tra ragione e fede, scienza e religione, persona umana ebene comune e, pi in generale, tra tecnologia e morale. Questi Pontefici hannoosservato, innanzitutto, che, a livello di principio, le due verit della fede e dellascienza non possono mai contraddirsi, e hanno messo in rilievo che, anche lad-dove ci accada, questo il risultato di una lettura erronea del Libro dellaNatura o del Libro della Rivelazione Divina. Stando alla tradizione biblica,patristica e teologica che lo stesso Galileo ancora abbracciava, lunico e lo stes-so Dio garantisce sia lintelligibilit e la razionalit dellordine naturale delle

    cose che costituiscono loggetto della ricerca condotta dagli scienziati, sia lin-telligibilit della fede, che costituisce loggetto dellinvestigazione della teologiacristiana. Questo Dio, che ha creato il Libro della Natura, si rivelato qualePadre di Nostro Signore Ges Cristo e, in lui, di tutti gli uomini. In questa pro-spettiva Giovanni Paolo II ha osservato pi dettagliatamente che scienza e fedesono complementari e che il loro rapporto meglio inteso come un cerchio:fede e ragione sono come due ali sulle quali lo spirito umano si innalza alla con-

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    templazione della verit. La scienza, da parte sua, pu purificare la religionedagli errori e dalla superstizione; la fede, a sua volta, pu purificare la scienzadallidolatria e dai falsi assoluti. Scienza e fede possono spronarsi a vicenda egiungere in un mondo pi aperto, un mondo in cui entrambe hanno un ruoloattivo e sinergico. Per questa ragione, lhabitus della fede, quando presente inuna mente illuminata e creativa, pu agire per dare vita ad una ricerca scienti-fica positiva, verit questa dimostrata dal fatto che la moderna scienza galileia-na nata in un clima cristiano caratterizzato dalla crescente assimilazione delmessaggio di libert posto nel cuore delluomo da Ges Cristo. Galileo sentenella sua ricerca scientifica, dichiar Giovanni Paolo II nel primo dei suoidiscorsi allAccademia, la presenza del Creatore che lo stimola, che previene e

    aiuta le sue intuizioni, operando nel profondo del suo spirito (Discorso del 10novembre 1979).

    Al fine di superare le antiche incomprensioni che hanno portato ad unaseparazione tra scienza e fede durante let moderna (definita un dramma daPaolo VI), Giovanni Paolo II pronunci, durante la Sessione plenaria dellaPontificia Accademia delle Scienze, un discorso nel quale annunciava limpor-tante decisione di formare una commissione di storici, scienziati e teologi, cheavrebbe riesaminato il caso Galileo, presentando allopinione pubblica una

    chiara analisi dei fatti cos come erano realmente accaduti. Lobiettivo non eraquello di riconoscere in senso storico linopportunit della condanna dellelio-centrismo espressa quattro secoli prima dal SantUffizio (cosa che era gi statadeterminata nel 1757 con la rimozione delle opere in questione dalla lista deilibri proibiti), ma piuttosto di accertarsi che il contesto storico-filosofico diquellepisodio, ed anche le sue implicazioni culturali, fossero maggiormentedivulgati, chiarendo quindi, in modo pubblico e comprensibile a tutti, quelloche era gi evidente ad una cerchia ristretta di intellettuali ed esperti. Tredicianni dopo, durante lassemblea dellAccademia del 31 ottobre 1992, il Cardinale

    Paul Poupard, alla presenza del Santo Padre, present la relazione scritta dallasuddetta commissione e comment il lavoro da essa svolto. La relazione rispon-deva al desiderio del Santo Padre di fornire un quadro chiaro e preciso dellin-tero episodio di Galileo e, forse, ha costituito loccasione pi importante deinostri tempi per ristabilire un nuovo e corretto rapporto di cooperazione trafede e ragione scientifica.

    possibile affermare che una delle pi recenti espressioni della dottrinacirca il rapporto tra ragione scientifica e fede sono quelle presenti nel discorso

    che Giovanni Paolo II pronunci il 28 ottobre 1986 in occasione del cinquan-tesimo anniversario dellAccademia. Affrontando il tema della verit rivelata ele verit scoperte empiricamente, osserv che non c contraddizione tra lascienza e la religione, sebbene occorra che la scienza sia in armonia con la sag-gezza e letica. Galileo stesso escludeva una reale contraddizione tra la scien-za e la fede; entrambe provengono dalla stessa fonte, e devono essere riferitealla Verit prima. Se emergono delle divergenze tra la Chiesa e la scienza, il

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    Introduzione

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    motivo va cercato nel limite della nostra ragione, ristretta nella sua estensione equindi esposta allerrore. E aggiunse:

    I cristiani sono stati invitati a rileggere la Bibbia senza cercare in essa unsistema cosmologico scientifico. E gli scienziati stessi sono stati invitati arestare aperti allassoluto di Dio e al senso della creazione. Ogni aspetto puessere scientificamente sondato proprio perch esso rispetta lessere umano;sono piuttosto le metodologie che costringono gli scienziati ad alcune astra-zioni e delimitazioni.

    Il Papa inoltre osserv che la scienza deve abbandonare lestrema specializ-

    zazione e tornare ad una visione pi globale. Dichiar poi che un nuovo tipodi dialogo si ormai instaurato tra la Chiesa e il mondo scientifico. Nella suaricerca della verit, la scienza deve essere al servizio della cultura e delluomo;la frammentariet devessere evitata e gli scienziati, i pensatori e i teologi devo-no unirsi in uno sforzo comune:

    La scienza non pu trascurare le questioni fondamentali sul suo ruolo esulla sua finalit; essa non pu fermarsi alluniversale n alla conoscenzadegli insiemi, n allAssoluto, anche se essa non in grado di rispondere alla

    questione del senso. Forse difficile chiedere a tutti gli specialisti di oggi di farsi filosofi, mai bisogni della cultura contemporanea sollecitano fortemente a portareunindispensabile partecipazione alle ricerche interdisciplinari, nelle qualigli scienziati, i pensatori e i teologi devono collaborare.

    Tuttavia, il Papa sottoline che motivo di grande preoccupazione erano [i]pericoli nei quali lumanit pu incorrere se usa inconsideratamente la potenzache le viene dalla scienza. Riferendosi specificamente alla scoperta dellener-gia nucleare, afferm che i ricercatori sono stati da parte loro allorigine di unacrisi morale senza pari nella storia [che pu essere superata] alleando lacoscienza alla scienza, facendo rispettare il primato delletica. Mettendo inrisalto lesigenza della pace tra i popoli, il Papa menzion inoltre la necessit diun rapporto armonioso tra luomo e la natura come elemento basilare dellacivilt, e sottoline limportanza della scienza nel campo dellecologia per pro-teggere lambiente e migliorare la qualit della vita. Il Papa concluse con un elo-gio dellAccademia, che testimonia larmonia tra la Chiesa e gli uomini di

    scienza (Discorso del 28 ottobre 1986).E proprio il rapporto tra scienza e fede uno degli aspetti centrali anche del

    magistero di Benedetto XVI che ha proposto una sintesi tra questi due aspettifondamentali dellesperienza umana, come diciamo a proposito del Suo profilonella presentazione ai suoi Discorsi.

    Nel discorso ai partecipanti intervenuti alla Sessione plenaria sullevoluzio-ne organizzata dallAccademia, ha affermato:

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    Galileo vedeva la natura come un libro il cui autore Dio cos come lo delle Scritture. un libro la cui storia, la cui evoluzione, la cui scrittura eil cui significato leggiamo secondo i diversi approcci delle scienze. Lamateria in quanto tale leggibile. Possiede una matematica innata. Lamente umana, quindi, pu impegnarsi non solo in una cosmografia chestudia fenomeni misurabili, ma anche in una cosmologia che discerne lalogica interna visibile del cosmo. Allinizio potremmo non riuscire a vederen larmonia del tutto n delle relazioni fra le parti individuali n il loro rap-porto con il tutto. Tuttavia, resta sempre unampia gamma di eventi intelle-gibili, e il processo razionale poich rivela un ordine di corrispondenzeevidenti e finalit innegabili: nel mondo inorganico fra microstruttura e

    macrostruttura, nel mondo animale e organico fra struttura e funzione, e nelmondo spirituale fra conoscenza della verit e aspirazione alla libert.Lindagine filosofica e sperimentale scopre gradualmente questi ordini.Percepisce che operano per mantenersi in essere, difendendosi dagli squili-bri e superando ostacoli (31 ottobre 2008).

    I valori culturali della scienza

    Durante la Sessione plenaria dell8-11 novembre 2002 su The CulturalValues of Science, la Pontificia Accademia delle Scienze affront il tema, sug-gerito dallAccademico W. Arber, dei molti contributi dati alla cultura dellu-manit dallattivit e dalla formazione scientifica. Gli antropologi concordanonellaffermare che la cultura debba essere considerata come un insieme dimodelli di comportamento e di adattamento che vengono acquisiti, invece diuna serie di modelli ereditati o istintivi. Nel suo discorso allONU del 2 ottobre1979, Giovanni Paolo II fece riferimento allidea di Aristotele secondo il quale

    mentre gli animali vivono con immagini sensibili e con ricordi, e poco parte-cipano dellesperienza, il genere umano vive, invece, anche darte e di ragiona-menti (Genus humanum arte et ratione vivit)1. La cultura una caratteristicatipica delluomo, il quale non rigidamente guidato da leggi deterministicheche lo inquadrano in una struttura prestabilita. Al contrario, un animale chesa autointerpretarsi, un essere autoformato, che non smette mai di esprimersi edarsi un nome. Tale capacit di sviluppo, al centro del quale si trova la libertdelluomo, si chiama cultura, che differente dalla natura. Quando avve-

    nuta questa transizione della cultura verso la scienza? Se per scienza intendia-mo le conoscenze di base acquisite attraverso lo studio della natura nella formadi una ricerca disinteressata della verit, allora possibile definire lanticaGrecia come la prima casa della scienza. La prassi teoretica dei Greci sophoi,

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    Introduzione

    1 Metaph., I, 1, 980 b 21.

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    successivamente sviluppata dai metodi di Galileo e dei suoi eredi, costituisceuna dimensione fondamentale della cultura umana. A partire da quellepoca,tale dimensione ha plasmato la storia umana ed ora parte irreversibile deldestino dellumanit. In occasione della stessa Sessione plenaria, durante il suoincontro con gli Accademici, Giovanni Paolo II osserv che

    anche prima di parlare dei valori culturali della scienza, potremmo affer-mare che la scienza stessa un valore per la conoscenza e per le comunitumane. infatti grazie alla scienza che oggi possediamo una comprensionepi ampia del posto occupato dalluomo nelluniverso, delle connessioni frala storia umana e la storia del cosmo, della coesione strutturale e della sim-

    metria degli elementi di cui la materia composta, della notevole comples-sit e, al contempo, del coordinamento sorprendente dei processi vitali stes-si. grazie alla scienza che siamo in grado di apprezzare ancor di pi ci cheun membro di questa Accademia ha definito la meraviglia di essere uomo.

    Il Papa inoltre ricord che la scienza contribuir a unire menti e cuori, pro-muovendo il dialogo non solo fra singoli ricercatori in diverse parti del mondo,ma anche fra nazioni e culture, offrendo un contributo inestimabile alla pace e

    allarmonia fra i popoli (Discorso dell11 novembre 2002).LAccademia aveva gi affrontato il tema della Responsabilit della scien-za2 durante la Sessione plenaria del 1988. Ricordando le parole dei suoi pre-decessori, Giovanni Paolo II afferm che lAccademia deve contribuire a ope-rare la verit in conformit con il pensiero di san Giovanni, chi opera la veritviene alla luce3, invitando gli studiosi ad esaminare i risultati delle loro ricerchealla luce delle altre scienze. Infine, concluse affermando che la Chiesa contasui vostri studi per affrontare i gravi problemi tecnici, culturali e spirituali cheriguardano lavvenire della societ umana (Discorso del 31 ottobre 1988).

    LAccademia ha anche trattato il tema La scienza nel contesto della cultu-ra umana4 durante un incontro diviso in due parti tenutesi nel 1990 e nel 1991.Nella prima di queste occasioni, Giovanni Paolo II sottoline limportanza dellascienza, insistendo al contempo sulla necessit di una riflessione epistemolo-gica sul significato della scienza. Il Papa afferm anche che la difesa dellaragione lesigenza prima di ogni cultura. E gli scienziati non troveranno, inquesta lotta, un alleato migliore della Chiesa, sottolineando che

    questo il momento di sollecitare unalleanza tra tutti gli individui e igruppi di buona volont. Dobbiamo unire le forze vitali della scienza e della

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    2 Scripta Varia, 80, XIX-299, Vatican City 1990.3 Gv 3,21.4 Scripta Varia, 85, XV-503, Vatican City 1994.

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    religione per preparare gli uomini del nostro tempo a raccogliere la grandesfida dello sviluppo integrale, che richiede competenze e qualit al tempostesso intellettuali e tecniche, morali e spirituali (Discorso del 29 ottobre1990).

    Rivolgendosi ai partecipanti durante la seconda parte dellincontro5, nel-lottobre 1991, Giovanni Paolo II li invit a superare la frammentazione delleconoscenze originata dalleccessiva specializzazione del sapere, che impediscespesso di contemplare lessere umano nella sua unit ontologica e di coglierelarmoniosa complessit delle sue facolt. Gli scienziati possono evitare que-sto rischio sviluppando un approccio universale nel quale religione e scienza

    sono elementi costitutivi della cultura e rispondere davanti a Dio e davantiallumanit di quanto avranno tentato per lintegrazione della cultura umana(Discorso del 4 ottobre 1991).

    Le vie della scoperta

    I membri della Pontificia Accademia delle Scienze coprono i vari ambiti

    delle scienze naturali, con non poche ramificazioni nelle Scienze Sociali. Ingenerale, nelle sue sessioni plenarie lAccademia intende approfondire temi cheincontrino il maggiore interesse possibile da parte di tutti i suoi membri, ognu-no con i suoi vari interessi specifici. Il tema Paths of Discovery (Le vie dellascoperta)6, scelto per la Sessione plenaria del 2004, risponde bene a questesi-genza. Esiste, infatti, una profonda e comune logica interna al processo di sco-perta. Generalmente, le scoperte sono il frutto di intense ricerche. Tali scoper-te offrono gradualmente, piccole o grandi aggiunte o modificazioni alla cono-scenza scientifica di base di cui la comunit scientifica consapevole. Perci

    Giovanni Paolo II nel suo ultimo incontro con gli Accademici ha sostenuto:

    La creativit che ispira il progresso scientifico, si esprime soprattutto nellacapacit di affrontare e risolvere questioni e problemi sempre nuovi, moltidei quali hanno ripercussioni planetarie. Uomini e donne di scienza sonosfidati a porre questa creativit sempre pi al servizio della famiglia umana,operando per migliorare la qualit della vita sul nostro pianeta e promuo-vendo lo sviluppo integrale della persona umana, sia materialmente sia spi-

    ritualmente.Questa creativit umana mostra che alle tendenze relativistiche, nichilistiche

    e fondamentaliste di certe correnti allinterno della modernit, che sono state

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    Introduzione

    5 Scripta Varia, 86, XLIII-349, Vatican City 1993.6 Paths of Discovery, ed. by M. Snchez Sorondo, Vatican City 2006, pp. LXVIII-300.

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    denunciate da Benedetto XVI e dai Suoi predecessori con crescente vigore, fariscontro un nuovo senso di realismo e un progressivo ritorno alle questioni difondo. Cos Giovanni Paolo II ha potuto sostenere quasi come suo testamentospirituale per lAccademia:

    Gli scienziati si avvicinano alla natura sapendo di affrontare una realt chenon hanno creato, ma ricevuto, una realt che lentamente si rivela alla loropaziente indagine. Essi percepiscono, spesso solo implicitamente, che lanatura contiene unLogos che invita al dialogo. Lo scienziato cerca di porrele giuste domande alla natura, mantenendo al contempo di fronte ad essa unatteggiamento di umile ricettivit e perfino di contemplazione.

    Ancor di pi, il Papa dimostra, come la meraviglia provata dalluomo alli-nizio del suo percorso conoscitivo, tuttora lo stimolo che muove la ricerca:

    Lo stupore che ha dato vita alla prima riflessione filosofica sulla natura ealla scienza stessa, non viene assolutamente meno con le nuove scoperte.Infatti, aumenta costantemente e spesso suscita un timore reverenziale perla distanza che separa la nostra conoscenza della creazione dalla pienezza

    del suo mistero e della sua grandezza.Gli scienziati contemporanei, di fronte allesplosione di nuovo sapere e di

    nuove scoperte, percepiscono spesso di trovarsi al cospetto di un orizzontevasto e infinito. Per Giovanni Paolo II questa generosit inesauribile dellanatura, con le sue promesse di scoperte sempre nuove, indica, al di l di se stes-sa, il Creatore che ce lha data come un dono i cui segreti restano da esplora-re. Nel tentativo di comprendere questo dono e di utilizzarlo saggiamente ebene, la scienza si imbatte costantemente in una realt che gli esseri umani tro-

    vano. In ogni fase della scoperta scientifica, la natura qualcosa di dato. Perquesto motivo, Giovanni Paolo II, nelle sue parole conclusive sostiene che lacreativit e il cammino lungo delle vie della scoperta, cos come tutti gli sforziumani, vanno visti definitivamente sullo sfondo del mistero della creazione stes-sa (Discorso dell8 novembre 2004).

    Questo nuovo senso positivo del mistero della creazione biblica sfida lesse-re umano a cercare ancora nuove risposte e ammonisce luomo che la vita ter-rena ha una fine ed vicino il Regno di Dio7. Un richiamo in questa direzio-

    ne fu opportunamente indicato nellomelia tenuta nella Messa celebrata laDomenica durante questa Sessione plenaria e presieduta dal Card. Ratzinger8,ancora illustre membro della Pontificia Accademia, appena un anno prima didiventare Benedetto XVI.

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    7 Lc 21,31.8 Paths of Discovery, ed. cit., p. LIX.

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    La prevedibilit nella scienza: accuratezza e limiti

    La Sessione plenaria del 2006 ha avuto per tema La prevedibilit nellascienza: accuratezza e limiti9, e faceva riferimento a una caratteristica distinti-va della scienza moderna. La prevedibilit, in effetti, una delle ragioni princi-pali del prestigio di cui gode la scienza nella societ contemporanea.Listituzione del metodo scientifico ha dato alle scienze la capacit di prevede-re i fenomeni, di studiarne lo sviluppo e, quindi, di controllare lambiente in cuiluomo vive. Pur riconoscendo questa capacit della scienza Benedetto XVIdurante lincontro con i partecipanti si richiama tuttavia alla necessit di unapproccio interdisciplinare:

    La crescente avanzata della scienza, e specialmente la sua capacit di con-trollare la natura attraverso la tecnologia, talvolta stata collegata a una cor-rispondente ritirata della filosofia, della religione e perfino della fede cri-stiana. In effetti, alcuni hanno visto nel progresso della scienza e della tec-nologia moderna una delle principali cause della secolarizzazione e delmaterialismo: perch invocare il controllo di Dio su questi fenomeni quan-do la scienza si dimostrata capace di fare lo stesso?.

    Il Papa fa suo il riconoscimento del Concilio Vaticano che collaiuto dellascienza e della tecnica, [luomo] ha dilatato e continuamente dilata il suo domi-nio su quasi tutta intera la natura e che pertanto molti beni, che un tempoluomo si aspettava dalle forze superiori, oggi ormai se li procura con la sua ini-ziativa e con le sue forze10. Al contempo, per Benedetto XVI il cristianesimonon presuppone un conflitto inevitabile tra la fede soprannaturale e il pro-gresso scientifico. Il punto di partenza stesso della rivelazione biblica laffer-mazione che Dio ha creato gli esseri umani, dotati di ragione, e li ha posti al di

    sopra di tutte le creature della terra. In questo modo luomo diventato coluiche amministra la creazione e laiutante di Dio. Anzi, Benedetto XVI affer-ma che il lavoro di prevedere, controllare e governare la natura, che la scien-za oggi rende pi attuabile rispetto al passato, di per se stesso parte del pianodel Creatore. Tuttavia: La scienza, pur donando generosamente, d solo ciche deve donare. Luomo non pu riporre nella scienza e nella tecnologia unafiducia talmente radicale e incondizionata da credere che il progresso scienti-fico e tecnologico possa spiegare qualsiasi cosa e rispondere pienamente a tutti

    i suoi bisogni esistenziali e spirituali. La scienza non pu sostituire la filosofiae la rivelazione rispondendo in mondo esaustivo alle domande pi radicali del-luomo.

    XXVII

    Introduzione

    9 Predictability in Science: Accuracy and Limitations, ed. by W. Arber, N. Cabibbo, M. SnchezSorondo, Vatican City 2008, pp. XLII-278.10 Gaudium et spes, n. 33.

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    Vi unultima riflessione che il tema della Sessione plenaria suggerisce alPapa Benedetto XVI. Come hanno evidenziato alcune delle relazioni presentatedurante la sessione, il metodo scientifico stesso, nel suo raccogliere dati, nelle-laborarli e nellutilizzarli nelle sue proiezioni, ha dei limiti intrinseci che neces-sariamente restringono la prevedibilit scientifica a contesti ed approcci speci-fici. La scienza, pertanto, per Benedetto XVI

    non pu pretendere di fornire una rappresentazione completa, determini-stica, del nostro futuro e dello sviluppo di ogni fenomeno da essa studiato.La filosofia e la teologia potrebbero dare un importante contributo a questaquestione fondamentalmente epistemologica, per esempio aiutando le

    scienze empiriche a riconoscere la differenza tra lincapacit matematica diprevedere determinati eventi e la validit del principio di causalit, o tra lin-determinismo o la contingenza (casualit) scientifici e la causalit a livellofilosofico o, pi radicalmente, tra levoluzione come origine ultima di unasuccessione nello spazio e nel tempo e la creazione come prima origine del-lessere partecipato nellEssere essenziale.

    La dignit assoluta della persona umana

    I discorsi e documenti pontifici di Benedetto XV, Pio XI, del Servo di DioPio XII, del Beato Giovanni XXIII, del Servo di Dio Paolo VI, Giovanni Paolo IIe Benedetto XVI raccolti in questo volume esprimono, in aggiunta a quantodetto, la necessit per la scienza e la tecnologia di essere costantemente dipen-denti e connessi al rispetto della persona umana, alla sua dignit e ai suoi dirit-ti fondamentali, in quanto ogni uomo ed ogni donna sono creati da Dio a Suaimmagine e somiglianza e tutti sono persone per le quali Cristo morto11. Ne

    consegue quindi che le forme pi avanzate di ricerca scientifica e tutte le possi-bili applicazioni pratiche della scienza devono essere al servizio delluomo, cheha creato la scienza per proseguire lopera creatrice di Dio e non per andar con-tro luomo che ne stato il creatore: la scienza non basta a se stessa: essa non un fine in s. La scienza non esiste se non grazie e a favore delluomo: essadeve uscire dal circolo chiuso della ricerca e andare verso luomo, e dunqueverso la societ e la storia stessa (Paolo VI, Discorso del 23 aprile 1966).

    Questi Papi, esperti di umanit e considerati dai cristiani e dagli uomini

    e dalle donne di buona volont come i sommi custodi del significato dei valorifondamentali della vita umana e delle loro conseguenze morali, hanno espressonei loro discorsi alla Pontificia Accademia delle Scienze quelle linee guida chescaturiscono dalla ragione umana illuminata dalla saggezza divina. Tali linee

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    11 Rm 15,16.

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    guida devono essere rispettate dalla scienza e dalla tecnologia al fine di pro-muovere la dimensione specificamente umana delluomo, il benessere dellasociet, e un atteggiamento responsabile nei confronti dellambiente, per il benecomune delle attuali e delle future generazioni.

    Gli anni 50 e 60 del secolo scorso hanno visto una crescita e uno sviluppoesponenziali della scienza connessa allelettronica e alla conquista dello spazio.Ci ha fornito un nuovo impulso allindustria e ai progressi della tecnologia, maanche agli armamenti nucleari. In astrofisica, la scoperta di nuovi sensori e losviluppo della radioastronomia hanno aperto luniverso a nuove interpretazio-ni. La biologia si rivolta verso lo studio molecolare della genetica. Nel 1961,la Pontificia Accademia delle Scienze organizz una settimana di studio su

    The Macromolecules of Interest to Biology (Le macromolecole e la biologia)e in particolare sulle nucleoproteine12, un argomento che, a quel tempo, eradella massima rilevanza per la ricerca internazionale. In quelloccasione, duran-te il suo incontro con gli Accademici, il Beato Giovanni XXIII riafferm la mis-sione educativa e culturale della Chiesa e il ruolo del progresso scientifico inrelazione al positivo apprezzamento della persona umana. Il Papa ricord inol-tre come la scienza debba essere diretta soprattutto allo sviluppo e alla crescitadella personalit delluomo e alla glorificazione di Dio Creatore:

    In effetti, ben lungi dal temere le pi audaci scoperte umane, la Chiesa ritie-ne invece che ogni progresso nel possesso della verit comporti uno svilup-po della persona umana, e sia parte di un cammino vero la verit prima e laglorificazione dellopera creatrice di Dio (Discorso del 30 ottobre 1961).

    Il 1967 fu contrassegnato dalla pubblicazione dellEnciclica Populorum pro-gressio, nella quale Paolo VI portava allattenzione del mondo tutti i principaliproblemi inerenti allo sviluppo del Terzo Mondo. Questo documento contene-

    va inoltre un appello ad impegnarsi nella cooperazione scientifica internazio-nale in modo che essa potesse in tutte le sue forme favorire i paesi in via di svi-luppo. Papa Paolo VI introdusse lidea che i progressi e i miglioramenti scienti-fici debbano essere guidati da un umanesimo nuovo, che permetta alluomomoderno di ritrovare se stesso, assumendo i valori superiori di amore, di ami-cizia, di preghiera e di contemplazione (n. 20). Nel 1966 Paolo VI aveva gifatto riferimento a tali questioni nel suo discorso allAccademia, dichiarando:Nellinteresse delluomo, la Chiesa vuol salvare a qualunque prezzo queste

    capacit di contemplazione e di ammirazione che una civilizzazione puramen-te tecnica rischierebbe di deprezzare (Discorso del 23 aprile 1966).Conformemente a questi suoi desideri, lAccademia ritenne necessario

    aprirsi ulteriormente al lavoro degli scienziati del Terzo Mondo e, nel 1968,

    XXIX

    Introduzione

    12 Cfr. Scripta Varia, 22, XLIII-478, Vatican City 1962.

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    tenne una settimana di studio su Organic Matter and Soil Fertility13, un temaconcernente le applicazioni della scienza alla produzione agricola e alla solu-

    zione dei problemi della fame nel mondo. In quelloccasione, Paolo VI affermche lAccademia era stata fondata anche per

    Rendere la terra feconda, farle produrre pane per tutti i suoi abitanti, lot-tare contro la sterilit delle zone desertiche, moltiplicare ovunque i fruttidelle colture agricole, ottenere dalla fatica delluomo risultati pi facili e piabbondanti, rendere possibile la vittoria sulla fame, che ancora oggi affliggeintere popolazioni, dare speranza e mezzi di sostentamento a generazioni diuomini che incessantemente aumentano: ecco la vostra conquista, ecco la vo-

    stra arte, la vostra missione, la vostra corona (Discorso del 27 aprile 1968).

    Riferendosi al pensiero di Tommaso dAquino secondo cui la verit il finedi tutto luniverso (finis totius universi est veritas), Giovanni Paolo II, dal cantosuo, nel Discorso che tenne alla Pontificia Accademia delle Scienze il 28 ottobre1986, fece una serie di rilevanti affermazioni sul ruolo della ricerca scientifica adifesa e miglioramento della persona umana. Tre di queste asserzioni sono suffi-cienti a spiegare lo spirito che anima gli incontri ed i dibattiti dellAccademia, gli

    obiettivi che si prefigge e i precedenti che si ritiene stabilisca:

    Questa libera ricerca della verit per se stessa una delle pi nobili carat-teristiche delluomo. La scienza devia se cessa di seguire la sua finalit ulti-ma che il servizio della cultura e quindi delluomo; essa va in crisi quandola si riduce a un modello puramente utilitario; si corrompe quando diventauno strumento tecnico di dominio e di manipolazione per dei fini economi-ci o politici. C quindi lurgenza di difendere una scienza autentica, apertaalla domanda del senso delluomo e alla ricerca della verit integrale, unascienza libera, e dipendente unicamente dalla verit. Inoltre luomo discienza chiamato in modo nuovo a una apertura. Rispettando le esigenzemetodologiche dellastrazione e dellanalisi specializzata, non bisogna maitrascurare lorientamento unitario del sapere (Discorso del 28 ottobre 1986).

    Nellottobre del 1989 la Pontificia Accademia delle Scienze ha organizzatouna settimana di studio su Science for the Development in a Solidarity Frame-

    work14. NellEnciclica Sollicitudo rei socialis, Papa Giovanni Paolo II espresse

    la speranza che i responsabili del bene sociale si rendano pienamente contodellurgente necessit di un cambiamento degli atteggiamenti spirituali, chedefiniscono i rapporti di ogni uomo con se stesso, col prossimo, con le comu-

    XXX

    Marcelo Snchez Sorondo

    13 Cfr. Scripta Varia, 32, XIII-1017, Vatican City 1968.14 Scripta Varia, 82, LVI-200, Vatican City 1992.

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    nit umane, anche le pi lontane, e con la natura (n. 38). Parafrasando il mottodi Pio XII, Opus iustitiae pax, sugger con la stessa precisione e con lo stessocoraggio ispirato dalla Bibbia15: Opus solidaritatis pax. Al contempo, siamooggi consapevoli che i quattro quinti dellumanit non godono delle risorse ndei benefici del restante quinto, e ci non n giusto n etico. Pertanto, ogniprevisione di scenari futuri dovrebbe tener conto non solo delle leggi delleco-nomia ma anche dei principi della giustizia e delletica, in uno spirito di solida-riet che sottolinei linterdipendenza di tutte le persone del nostro mondo. Ilruolo della scienza potrebbe essere fondamentale in questo contesto per supe-rare le difficolt tecniche, per proteggere la fertilit del terreno dallerosione,per controllare o debellare le malattie endemiche e per trovare la soluzione a

    realt economiche difficili, quali il debito estero o il finanziamento di nuovipiani di sviluppo. Infatti, nel suo incontro con i partecipanti, Giovanni Paolo IIosserv che la solidariet un grave obbligo morale, sia per le nazioni che pergli individui. Andando oltre le interpretazioni meramente politiche o econo-miche della situazione contemporanea, ed operando una lettura teologica deisuoi meccanismi e dei suoi processi, il Papa menzion alcune strutture di pec-cato, spiegando che

    Due fattori in particolare hanno contribuito a creare, promuovere e raffor-zare queste strutture, mettendole cos in grado di condizionare ancora dipi la condotta umana: il desiderio esclusivo di profitto e la sete di potereche tende ad imporre agli altri la propria volont.

    Per il Papa, gli studi scientifici possono individuare i mezzi concreti grazieai quali realizzare tale nuova solidariet:

    Il loro obiettivo quello di analizzare e studiare in modo pi approfondi-

    to servendosi di un approccio interdisciplinare e scientificamente testato le cause culturali, economiche e politiche del sottosviluppo; di identifica-re con unanalisi precisa e rigorosa i processi che perpetuano il sottosvilup-po; e di suggerire modelli di sviluppo che possano essere considerati realiz-zabili nelle presenti circostanze storiche. Una tale analisi cerca di indicare imodi e i tempi opportuni per intervenire, le condizioni, i mezzi e gli stru-menti necessari per passare dal sottosviluppo ad uno sviluppo equilibrato,vale a dire, uno sviluppo in un contesto di solidariet.

    Sua Santit fece particolare riferimento al problema del debito internazio-nale, che grava pesantemente sui paesi in via di sviluppo, e fece un appello pergiungere ad una sua equa soluzione, osservando:

    XXXI

    Introduzione

    15 Cfr. Is 32,17; Gc 3,18.

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    Ho sottolineato limportanza di questo problema perch, una volta affron-tato con equilibrio, competenza e in uno spirito di autentica solidariet, essoha il potenziale per diventare un simbolo e un modello genuino di soluzio-ne creativa ed efficace dinanzi agli altri complessi e pressanti problemi dellosviluppo internazionale. Le soluzioni a questi problemi non sono n sem-plici n a portata di mano; eppure, una volta affrontati con saggezza e corag-gio, essi promuovono la speranza in un mondo in cui la solidariet non siapi semplicemente una parola, ma un compito urgente ed una convinzioneche d i suoi frutti nellazione. La virt della solidariet, praticata ad unlivello autentico e profondo, esiger da tutte le parti sia la disponibilit afarsi coinvolgere, che il profondo rispetto per gli altri. Solo in questo modo

    le grandi risorse potenziali dei paesi in via di sviluppo potranno trasformar-si in una realt concreta che ha molto da offrire al mondo intero (Discorsodel 27 ottobre 1989).

    Papa Giovanni Paolo II continu ad esporre la visione del Magistero dellaChiesa in merito alla dignit della persona umana e lordine sociale anche nei suoidiscorsi rivolti alla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, che ha fondato nel1994. La serie completa di questi discorsi pubblicata nel presente volume.

    A conferma della centralit della persona umana nel Magistero di GiovanniPaolo II, nella solenne inaugurazione di un Suo busto bronzeo, posto nellAulaMagna della Casina Pio IV, affiancato da due epigrafi che commemorano la Suacostante dedizione nei confronti dellAccademia delle Scienze e dellAccademiadelle Scienze Sociali, Benedetto XVI ha potuto dire: In un certo qual modo, ilsuo contributo indiscusso al pensiero cristiano pu essere compreso qualemeditazione profonda sulla persona. Ha arricchito e ampliato tale concetto nellesue Encicliche e in altri scritti (Discorso del 21 novembre 2005).

    Una priorit moderna: la scienza per la pace

    La Pontificia Accademia delle Scienze ha dimostrato un particolare interes-se per le questioni relative alla pace. Benedetto XV, nei primi decenni del ven-tesimo secolo, fece notare che la pace doveva essere una delle principali preoc-cupazioni dellAccademia, con la famosa frase: la scienza deve impegnarsi per

    la pace. Perci Egli additava ai popoli belligeranti: il punto fondamentaledeve essere che sopravvenga alla forza materiale delle armi la forza morale deldiritto (Discorso del 1 agosto 1917). Durante il Novecento, i Sommi Ponte-fici hanno promosso un cospicuo numero di iniziative a favore della pace, di cuilAccademia o alcuni dei suoi membri sono stati i protagonisti. questo il caso,ad esempio, dellAccademico Max Planck, il quale, nel 1943, si rivolse diretta-mente a Pio XII (che conosceva bene fin dai tempi in cui Pacelli era ancora

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    Cardinale e membro dellAccademia) assumendosi il compito di avvisare ilmondo dei rischi di una guerra nella quale sarebbero state impiegate armi basa-te sulla fissione nucleare.

    Si deve al Servo di Dio Giovanni XXIII la pubblicazione dellEnciclica forsepi impegnativa sulla pace, chiamata significativamente Pacem in terris (11aprile 1963). Tale Enciclica, rivolgendosi a tutta lumanit, individuava nel rico-noscimento dei diritti e dei doveri delluomo il fondamento della pace mondia-le e, operando una distinzione tra lideologia marxista e le aspirazioni dei regimicomunisti, spingeva per la pacifica coesistenza tra lOccidente e lOriente comu-nista. Questultima affermazione dest molto scalpore, in particolare nel bloccosovietico, e port alla sua udienza con il genero di Nikita Chruy/v nella prima-

    vera del 1963. Rappresent anche un passo fondamentale nellinaugurazione, daparte della Santa Sede, di una politica pi aperta nei confronti dei paesi orien-tali. Durante la crisi missilistica di Cuba del 1962, Giovanni XXIII esort pubbli-camente sia gli USA che lURSS ad agire con prudenza, guadagnandosi il rispettosia di N. Chruy/v che di John F. Kennedy. Lanno successivo fu insignito delPremio Balzan per la Pace. I Suoi due Discorsi allAccademia riflettono que-sta originaria preoccupazione della scienza per la pace.

    stato cos che i Papi, e in particolare Papa Giovanni Paolo II, negli ultimi

    decenni del secolo scorso segnati dal crescente pericolo di un conflitto mon-diale, hanno conferito alto prestigio alle iniziative dellAccademia e, in linea conesse, hanno rivolto numerosi appelli ai governanti affinch collaborassero effi-cacemente per scongiurare il pericolo di una nuova guerra.

    Nellaprile del 1980 lAccademia organizz un gruppo di lavoro formato daAccademici ed esperti esterni per studiare il problema delle armi nucleari.Venne redatto un documento che stabiliva alcuni punti chiave riguardanti lostato attuale delle armi nucleari e i pericoli che esse rappresentavano. Il grup-po venne ricevuto in udienza da Giovanni Paolo II che si compliment per il

    lavoro svolto e parl individualmente con ogni partecipante nel corso di unatavola rotonda sui principali aspetti della relazione. I discorsi tenuti da Gio-vanni Paolo II allUNESCO nel giugno 1980 e ad Hiroshima nel febbraio 1981furono in parte basati sui dati contenuti in quella relazione. LAccademia siimpegn per instaurare una collaborazione con la comunit scientifica mondia-le nel rimarcare le conseguenze di una guerra nucleare. Lattacco contro il SantoPadre nel maggio del 1981 rese necessario posporre fino allottobre dello stes-so anno la riunione di un gruppo di lavoro composto da Accademici e da altri

    esperti, tra i quali anche pi di uno scienziato sovietico. Al termine di questoincontro, fu redatta una Dichiarazione sulle conseguenze delluso delle arminucleari16. Tale documento fu inviato al Santo Padre, il quale decise che fosse

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    Introduzione

    16 Dclaration sur les consquences de lemploi des armes nuclaires, Documenta, 3, pp. 15,Vatican City 1981.

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    importante fare appello non solo alla coscienza e al senso di responsabilit deicapi di quegli Stati che possedevano arsenali atomici, ma anche a quelli dellealtre nazioni. Infatti, il Santo Padre, ricevendo i partecipanti, menzion ladichiarazione del 25 febbraio 1981 su Hiroshima, nella quale si affermava chelo studio pluri-disciplinare che voi vi apprestate a compiere non potr noncostituire per i Capi di Stato un richiamo alle loro immense responsabilit esusciter nellumanit intera un desiderio sempre pi ardente di concordia e dipace. Nel 1982 lAccademia oper a livello internazionale per promuovere lapace tramite la pubblicazione di una dichiarazione sulle armi nucleari17 ededic la successiva Sessione plenaria al tema Science for Peace18. In occa-sione di quellevento, Giovanni Paolo II fece un appello ai membri di governo

    affinch operassero efficacemente per scongiurare il pericolo di una nuovaguerra, ed invit gli Stati a impegnarsi a favore del disarmo nucleare (ScientificKnowledge Should Build Peace, 12 novembre 1983).

    possibile affermare che limpegno della scienza a sostegno della pace hatrovato la sua massima espressione nel discorso pronunciato da Giovanni PaoloII nel novembre del 1983, dinanzi agli scienziati riuniti in occasione dellaSessione plenaria sul tema Science for Peace. Il Papa sottoline con le seguen-ti parole limportanza del ruolo della scienza nella costruzione della pace:

    Verit, libert, giustizia, amore siano, signori, i fondamentali capisaldi dellavostra generosa scelta di una scienza che edifica la pace. Questi quattrovalori, capisaldi della scienza e della civile convivenza, debbono essere allabase di quelluniversale appello di scienziati, uomini di cultura, cittadini delmondo, che la Pontificia Accademia delle Scienze, con la mia piena e con-vinta approvazione, vuole lanciare al mondo per la riconciliazione dei popo-li, per il successo dellunica guerra che devessere combattuta, quella controla fame, la malattia, la morte di milioni di esseri umani che potrebbero esse-

    re soccorsi e promossi a qualit e dignit di vita col 7 per cento delle speseche ogni anno si fanno per un incessante minaccioso riarmo delle nazionipi ricche.

    Giovanni Paolo II invit quindi lAccademia a prendere parte a questim-presa:

    compito insurrogabile della comunit scientifica vagliare, come nelle

    vostre intenzioni, signor presidente della Pontificia Accademia delle Scien-ze, affinch le scoperte della scienza non siano messe a servizio della guer-ra, della tirannia e del terrore. La ferma volont di indirizzare la scienza alla

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    17 Cfr.Declaration on the Prevention of Nuclear War, Documenta, 4, pp. 29, September 1982.18 Cfr. Documenta, 15, Vatican City 1983 e Scripta Varia, 65, Vatican City 1986.

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    promozione della giustizia e della pace esige un grande amore allumanit.Ogni umana virt una forma di amore: lo la giustizia, che amore versoil prossimo, individui e popoli. Solo chi ama vuole che laltro abbia giusti-zia. Chi non ama cerca soltanto di ottenere giustizia per se stesso (Discorsodel 13 novembre 1983).

    Questo documento, e lappello ad esso connesso, ebbero una forte risonan-za sia negli Stati Uniti dAmerica sia in Unione Sovietica. Giovanni Paolo II, checontribu in maniera decisiva al cambiamento della geografia politicadellEuropa Centrale ed Orientale e dellAmerica Latina, continu anche inseguito a battersi per il raggiungimento della pace mondiale e per la prevenzio-

    ne dei conflitti armati. Naturalmente, il mantenimento della pace tra i popolidel mondo assolutamente fondamentale. Per questa ragione la PontificiaAccademia delle Scienze, che si auspica fortemente di continuare a cooperarecon il Santo Padre in questo campo (soprattutto dopo gli eventi dell11 set-tembre 2001), spera che la testimonianza dei molti leader religiosi, riunitisi inpreghiera gi due volte ad Assisi durante gli incontri promossi da GiovanniPaolo II, a suo modo contribuisca a stabilire la pace, che anchessa un donodi Dio.

    Le nuove cosmologie e il tema dellevoluzione

    La Pontificia Accademia ha dedicato parte della sua attivit anche alla que-stione sempre attuale delle nuove cosmologie e al tema dellevoluzione. Lostretto rapporto tra Pio XII e Georges Lematre (in seguito Presidente dellAc-cademia dal 19 marzo 1960 al 20 giugno 1966) permise a Papa Pacelli di avereuna conoscenza pi diretta, agli inizi degli anni 50 del secolo scorso, dei nuovi

    modelli cosmologici che a quel tempo iniziavano a diffondersi nel mondo scien-tifico, e delle questioni filosofiche, o persino teologiche, che, a prima vista, sem-bravano essere implicate. Nei discorsi di Pio XII possibile avvertire limpattodel pensiero di questo scienziato e della sua nuova cosmologia. A tale proposi-to, doveroso riferirsi in modo specifico al discorso intitolato Le prove dellaesistenza di Dio alla luce delle moderne scienze naturali. Quando Pio XIIapprese che i risultati pi recenti della ricerca cosmologica presupponevano le-sistenza di un evento iniziale (il cosiddetto Big Bang) che spiegava la formazio-

    ne delluniverso, dichiar:

    Sembra qui proficuo riesaminare sulla base delle nuove scoperte scientifi-che le classiche prove dellAngelico, specialmente quelle desunte dal motoe dallordine delluniverso; ricercare, cio, se e quanto la pi profonda cono-scenza della struttura del macrocosmo e del microcosmo contribuisca arafforzare gli argomenti filosofici.

    XXXV

    Introduzione

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    Per Papa Pio XII, grazie alle nuove scoperte della scienza, linizio della sto-ria non era opera della cieca evoluzione delluniverso o di qualche altra forza,ma derivava direttamente da una causa suprema e indipendente:

    Per mezzo di indagini esatte e particolareggiate nel macrocosmo e nelmicrocosmo, essa [la scienza] ha allargato e approfondito considerevol-mente il fondamento empirico su cui quellargomento si basa, e dal quale siconclude alla esistenza di un Essere per essenza (Ipsum Esse per essentiam),per sua natura immutabile. Inoltre essa ha seguito il corso e la direzionedegli sviluppi cosmici, e come ne ha intravisto il termine fatale, cos ha addi-tato il loro inizio in un tempo di circa 5 miliardi di anni fa, confermando,

    con la concretezza propria delle prove fisiche, la contingenza delluniversoe la fondata deduzione che verso quellepoca il cosmo sia uscito dalla manodel Creatore. La creazione nel tempo, quindi; e perci un Creatore; dunqueDio! questa la voce, bench non esplicita n compiuta, che Noi chiede-vamo alla scienza, e che la presente generazione umana attende da essa. voce erompente dalla matura e serena considerazione di un solo aspetto del-luniverso, vale a dire della sua mutevolezza; ma gi sufficiente perch lin-tiera umanit, apice ed espressione razionale del macrocosmo e del micro-

    cosmo, prendendo coscienza del suo alto fattore, si senta cosa sua, nello spa-zio e nel tempo, e, cadendo in ginocchio dinanzi alla sua sovrana Maest,cominci ad invocarne il nome: Rerum, Deus, tenax vigor, immotus in te

    permanens lucis diurnae tempora , successibus determinans (Discorso del22 novembre 1951).

    Anche Paolo VI fece notare che lo studio scientifico delluniverso conduce-va verso linvisibile, che la sorgente del visibile. Tale osservazione elevavaluomo e conferiva senso alla sua esistenza, avvicinandolo maggiormente a Dio.

    Il volo dellApollo 13 era stato parte di questo processo:

    Voi tutti avete certamente seguito, con apprensione e poi con gioia, lo svol-gimento di questa straordinaria impresa. E senza dubbio avrete a cuore disalutare calorosamente con noi i valorosi astronauti che sono sfuggiti ai peri-coli di questo grande volo e di rendere omaggio a tutti coloro che con i lorostudi, la loro opera, la loro autorit hanno ancora un volta manifestato agliocchi del mondo la potenza illimitata delle scienze e della tecnica moderna.

    Insieme a noi, voi innalzerete anche un inno di riconoscenza a Dio, creato-re delluniverso e padre degli uomini, che anche per queste strade vuol esse-re cercato e trovato dalluomo, e da lui adorato e amato (Discorso del 18aprile 1970).

    Giovanni Paolo II scelse ancora una volta la Pontificia Accademia delleScienze quale qualificato interlocutore al fine di esporre importanti riflessioni

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    sulla teoria dellevoluzione. Ritornando e sviluppando alcune osservazioni fattedal suo predecessore Pio XII nellEnciclica Humani generis, aggiunse che nuo-ve conoscenze conducono a non considerare pi la teoria dellevoluzione unamera ipotesi, riconoscendo quindi che degno di nota il fatto che questa teo-ria si sia progressivamente imposta allattenzione dei ricercatori, a seguito diuna serie di scoperte fatte nelle diverse discipline del sapere, imponendosianche allattenzione dei teologi e degli esperti biblici (Discorso del 22 ottobre1996).

    Il tema dellevoluzione presente in varie forme nella riflessione di J.Ratzinger prima ancora di salire al soglio papale. Unimpostazione decisamen-

    te metafisica, ad esempio, quella che Benedetto XVI propone nel Discorso aipartecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze sul temaComprensione scientifica dellevoluzione delluniverso e della vita (31 otto-bre 2008). Qui sostiene che la confusione da evitare risiede nei due sensi che possibile assegnare al termine di origine: quello fisico naturalista della deri-vazione genetica od orizzontale, e quello invece metafisico della fondazioneontologica o verticale. Luno fa riferimento allorigine delluniverso e della vitanella successione dello spazio e del tempo a partire da un dato gi originato,

    laltro invece si pone domande sullapparire dellessere partecipato a partiredallEssere per essenza. Benedetto XVI afferma: Agli inizi la filosofia ha pro-posto immagini per spiegare lorigine del cosmo sulla base di uno o pi ele-menti del mondo materiale. Questa genesi non era considerata come una crea-zione, quanto piuttosto come una mutazione o trasformazione. Implicava unainterpretazione in qualche modo orizzontale dellorigine del mondo. A questopunto, Egli evidenzia che c un altro significato di origine, ossia quello metafi-sico o verticale: Un progresso decisivo nella comprensione dellorigine delcosmo stato la considerazione dellessere in quanto essere e linteresse della

    metafisica per la questione fondamentale dellorigine prima e trascendente del-lessere partecipato. Infatti, Egli cos pu concludere: Per svilupparsi edevolversi il mondo deve prima essere, e quindi essere passato dal nulla allesse-re. Deve essere creato, in altre parole, dal primo Essere che tale per essenza.La creazione dellessere dal nulla sta nel fondamento od origine verticale deldivenire, quindi del corso degli eventi, della storia, e pertanto anche nel fonda-mento dellevoluzione. Si deve alla filosofia cristiana il merito di avere appro-fondito questa origine verticale: Tommaso dAquino ha insegnato che la

    nozione di creazione deve trascendere lorigine orizzontale del dispiegamentodegli eventi, ossia della storia, e di conseguenza tutti i nostri modi meramentenaturalistici di pensare e di parlare dellevoluzione del mondo. Tommaso haosservato che la creazione non n un movimento n una mutazione. piut-tosto il rapporto fondazionale e costante che lega le creature al Creatore poichEgli la causa di tutti gli esseri e di tutto il divenire (cfr. Summa Theologiae, I,q. 45, a. 3) (Discorso del 31 ottobre 2008). Per Benedetto XVI, in senso stret-

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    Introduzione

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    to, Dio non ha creato il mondo, bens lo crea continuamente: la creazione sallorigine di tutto, ma anche continua e si attua lungo lintero arco del dive-nire cosmico, fino alla fine dei tempi (Angelus, 30 novembre 2008). Sar gra-zie a questa concezione della creazione che la teologia e la filosofia potrannoimpostare la nozione di creazione continua, di conservazione dellessere e diprovvidenza, che sono relativi ai fini del rapporto tra Dio e la natura alla lucedella scienza moderna.

    Cervello, esperienza cosciente ed educazione

    Nel corso di questa introduzione, non possiamo esimerci dal menzionarelincontro su Brain and Conscious Experience, tenutosi presso lAccademianel 1964 e organizzato dallAccademico e Premio Nobel Prof. John Eccles. GliAtti di quellincontro sono stati pubblicati e sono una pietra miliare nella lette-ratura relativa a questo campo di indagine19. I partecipanti alla settimana di stu-dio si ispirarono e furono guidati dalla ricerca della verit, e le parole chePaolo VI rivolse agli Accademici ne sono la conferma:

    Ma come non vedere la stretta connessione esistente tra i meccanismi cere-brali, quali risultano dai dati della sperimentazione, e i processi superiori,che interessano lattivit propriamente spirituale dellanima? lanimadello scienziato di oggi si apre pi facilmente ai valori religiosi e intravvede,al di l delle prodigiose acquisizioni della scienza nel dominio della materia,i misteri del mondo spirituale e gli splendori della trascendenza divina. domande che trascendono lambito scientifico e in tutti i tempi si sono postealla coscienza umana: le domande sullorigine e sul destino delluomo e delmondo.

    Paolo VI infatti riconobbe subito la rilevanza dellargomento brain andconscious experience (la mente e lesperienza cosciente): sufficiente vedereassociati questi due termini, per comprendere che voi trattate qui ci che nel-luomo pi specificamente umano, ci che si avvicina di pi ai meccanismidella sua psicologia, ai problemi della sua anima. Il Papa concluse con unacommovente offerta di cooperazione:

    [La Chiesa] accanto a voi nei vostri lavori, cari signori, siatene certi, sempre pronta a offrirvi i lumi di cui custode, quando le vostre ricerchescientifiche vi porteranno sulla soglia delle gravi domande che trascendonolambito scientifico (Discorso del 3 ottobre 1964).

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    19 Cerveau et exprience consciente, Scripta Varia, 30, XLVII-885, Vatican City 1965.

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    Da allora la Pontificia Accademia delle Scienze ha continuato a promuove-re la ricerca e lo scambio di opinioni e conoscenze in vari settori delle neuro-scienze, organizzando incontri su: cellule nervose, neurotrasmettitori e com-portamento, meccanismi di riconoscimento dei modelli, neurobiologia dellosviluppo dei mammiferi, ritardo mentale, prolungamento artificiale della vita edeterminazione del momento esatto della morte, principi di struttura e funzio-ni del cervello, la ricerca sul cervello e il problema mente-corpo, questioni epi-stemologiche e metafisiche.

    LAccademia, seguendo la linea di ricerca sul cervello, organizz una setti-mana di studio su The Principles of Design and Operation of the Brain20

    (Principi di struttura e funzioni del cervello) nellottobre del 1988. Giovanni

    Paolo II si rivolse ai partecipanti per sottolineare limportanza di questo campodi ricerca scientifica e aggiunse:

    Le ricerche permettono di conoscere meglio, oggi, le strutture e i processiorganici che servono di base alle operazioni cognitive ed affettive dellesse-re umano. Ma al di l dellosservazione empirica, appare il mistero dello spi-rito, irriducibile ai supporti biologici messi in azione nel comportamentodellessere intelligente aperto alla trascendenza. Davanti a quello che cono-

    sciamo oggi, il credente non pu dimenticare le parole del libro dellaGenesi: Dio plasm luomo con polvere del suolo e soffi nelle sue nariciun alito di vita e luomo divenne un essere vivente (Gn 2,7). Con terminiantropomorfici, lantico racconto della creazione evoca bene lintimo legaletra lorganismo e lo spirito delluomo. Era quindi giusto che gli scienziaticonfrontassero i risultati delle loro ricerche sperimentali con la riflessionedei filosofi e dei teologi sul rapporto tra il cervello e lo spirito.

    Giovanni Paolo II prosegu affermando che, nello studio del cervello

    umano, gli scienziati devono collaborare con i filosofi e i teologi per studiare ilrapporto tra cervello e spirito. La Chiesa incoraggia la ricerca scientifica, mala scienza non esaustiva nello studio della realt: rimane, infatti il mondo dellospirito, dei valori morali e spirituali. Occorre perci una paziente ricomposi-zione delle conoscenze. Il Papa quindi osserv:

    Al di l del visibile e del sensibile, esiste unaltra dimensione del reale, cheviene attestata dalla nostra esperienza pi profonda: il mondo dello spiri-to, dei valori morali e spirituali. Al di sopra di tutto, c lordine della carit,che ci unisce gli uni con gli altri e con Dio, il cui nome amore e verit.Pur nella fragilit della sua condizione di creatura, luomo conserva il segnodellunit divina originale, nella quale tutte le ricchezze sono unite senzaconfusione. Nel mondo sensibile queste ricchezze sembrano disperse e rim-

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    Introduzione

    20 Cfr. Scripta Varia, 78, XIV-589, Vatican City 1990.

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    picciolite, ma tuttavia richiamano, soprattutto nelluomo, limmagine dellavera unit del Creatore. Questa immagine quella stessa della verit.Queste sono le caratteristiche della sintesi globale che stabilisce lunit delsapere e che ispira, per conseguenza, lunit e la coerenza del comporta-mento. Si tratta di una unit sempre da costruire, per le caratteristiche dina-miche della vita (Discorso del 31 ottobre 1988).

    La Pontificia Accademia delle Scienze, facendo seguito al desiderio deiPapi, ha studiato e continuer a farlo i vari argomenti connessi alle neuro-scienze, che sicuramente sono in stretta relazione con la nostra parte pi miste-riosa eppure pi prossima, ossia il cervello.

    In particolare, dalle scienze neuronali ci si attende che cerchino a livello cor-ticale la correlazione tra le strutture osservabili e le funzioni di cui quelle strut-ture sono le basi, i supporti, la materia nervosa, o come la vogliamo chiamare.Lo scienziato osserva in primo luogo i cambiamenti quantitativi e qualitativi, legerarchie sempre pi complesse di fenomeni osservabili; ma il senso della fun-zione corrispondente alla struttura compreso solo dal soggetto riflettente eparlante che dice che egli percepisce, che egli immagina, che egli si ricorda, che

    egli pensa, che egli ama, che egli capace di scegliere. Questa affermazione deidue differenti livelli oggettivi del conoscere che si fanno presenti allessereumano, ossia quello esterno naturalista proprio della scienza e quello internodel conosci te stesso proprio della filosofia e della teologia, pu offrire unarisposta di riconciliazione e di pacificazione alla questione posta dallo statutodellessere umano nel campo neurologico, a meno che lideologia positivistanon pretenda di abolire la frontiera tra le scienze della natura e le scienze del-luomo e di annettere le seconde alle prime. Giovanni Paolo II nel Suo discor-so al gruppo di studio su Mente, cervello ed educazione, organizzato della

    Pontificia Accademia delle Scienze21, afferma che il tema: attira la nostraattenzione sulla complessit della vita umana e la sua preminenza sulle altreforme di vita. La neuroscienza e la neurofisiologia, attraverso lo studio dei pro-cessi chimici e biologici del cervello, contribuiscono molto alla comprensionedel suo funzionamento. Il Papa tuttavia osserva la pluralit di livelli nellaconoscenza dellessere umano e la necessit di allargare la conoscenza pura-mente empirica: lo studio della mente umana comprende molto pi che i sem-plici dati osservabili, propri delle scienze neurologiche. La conoscenza della

    persona umana non deriva solo dal livello dellosservazione e dellanalisi scien-tifica, ma anche dallinterconnessione tra lo studio empirico e la comprensioneriflessiva. Gli stessi scienziati per il Papa percepiscono, nello studio della

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    21 The Educated Brain (Essay in Neuroeducation), ed. by A.M. Battro, K.W. Fischer, P.J. Lna,Pontifical Academy of Sciences and Cambridge University Press, Cambridge 2008, pp. 256.

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    mente umana, il mistero di una dimensione spirituale che trascende la fisiolo-gia cerebrale e sembra guidare tutte le nostre attivit come esseri liberi e auto-nomi, capaci di responsabilit e di amore, e caratterizzati dalla dignit. PerGiovanni Paolo II lapertura alla dimensione spirituale da parte degli scienziativiene dimostrata dal fatto che hanno deciso di allargare la ricerca fino adincludervi gli aspetti dellapprendimento e delleducazione, che sono attivitspecificamente umane. Un corollario importante per il Papa che: Gli scien-ziati, oggi, spesso riconoscono la necessit di mantenere una distinzione tra lamente e il cervello, o tra la persona che agisce con libero arbitrio e i fattori bio-logici che sostengono il suo intelletto e la sua capacit di apprendere. In questadistinzione, che non deve necessariamente significare una separazione, possia-

    mo vedere le fondamenta di quella dimensione spirituale propria della personaumana che la Rivelazione biblica indica come rapporto speciale con Dio Crea-tore (cfr. Gn 2,7), a immagine e somiglianza del quale fatto ogni uomo e ognidonna (Gn 1,26-27) (Discorso del 10 novembre 2003). I bisogni derivantidalla condizione dell