San Giovanni Paolo II nell'esortazione apostolica

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Transcript of San Giovanni Paolo II nell'esortazione apostolica

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Cari sposi e care famiglie, San Giovanni Paolo II nell'esortazione apostolica

Familiaris Consortio al n.59 scriveva: “La preghiera familiare ha come contenuto originale la

stessa vita di famiglia, che in tutte le sue diverse circostanze viene

interpretata come vocazione di Dio e attuata come risposta filiale

al suo appello: gioie, dolori, speranze e tristezze, nascite e

compleanni, anniversari delle nozze dei genitori, partenze,

lontananze e ritorni, scelte importanti e decisive, la morte di

persone care, ecc. segnano l'intervento dell'amore di Dio nella

storia della Famiglia, così come devono segnare il momento

favorevole per il rendimento di grazie, per l'implorazione, per

l'abbandono fiducioso della famiglia al comune Padre che sta nei

cieli”. Attraverso questa semplice scheda l'Ufficio diocesano per

la pastorale della Famiglia desidera entrare nelle famiglie, dove

quotidianamente si sperimenta la carità attraverso gesti e parole. Con questo strumento vogliamo, oggi, festeggiare e

ricordare tutti i papà. Vi suggeriamo qualche momento di

riflessione e di preghiera per vivere in famiglia tale dono.

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FESTA DEL PAPÀ (V domenica di Quaresima)

Domenica 22 marzo 2014

Dalla lettera pastorale “Rimanete nel mio amore”

Mons. Andrea Bruno Mazzoccato

44. «L'anno della Carità sia occasione per riscoprire quell'armonia tra fede e opere che Gesù indica con la parabola della vite e dei tralci. Il punto di partenza è sempre il nostro rapporto con Gesù perché l'amore viene da Dio e noi lo riceviamo incontrando Gesù nella Chiesa, nella sua Parola e nei sacramenti. Lui è la vite e noi siamo solo i tralci che non producono linfa ma la ricevano. Se, con umiltà, torniamo sempre a Gesù, la linfa della sua Carità ci rende fecondi. Portiamo gli stessi frutti che portò Gesù tra gli uomini: “chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre”. Dà una gioia intensa il riconoscere che, pur senza nostro merito, assomigliamo a Gesù nei comportamenti e nelle scelte. Ci sentiamo persone degne di stima. Chi, poi, può godere delle nostre opere di amore, sente crescere nel cuore un grazie semplice e sincero. Per questo Gesù conclude la parabola della vite e dei tralci con la promessa: “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”».

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Lettera Enciclica “Deus Caritas Est”

Papa Emerito Benedetto XVI

«L'amore – caritas – sarà sempre necessario, anche nella società più giusta. Non c'è nessun ordinamento statale giusto che possa rendere superfluo il servizio dell'amore. Ci sarà sempre sofferenza che necessita di consolazione e di aiuto. Sempre ci sarà solitudine. Sempre ci saranno anche situazioni di necessità materiale nelle quali è indispensabile un aiuto nella linea di un concreto amore per il prossimo. Lo Stato che vuole provvedere a tutto, che assorbe tutto in sé, diventa in definitiva un'istanza burocratica che non può assicurare l'essenziale di cui l'uomo sofferente – ogni uomo – ha bisogno: l'amorevole dedizione personale. Non uno Stato che regoli e domini tutto è ciò che ci occorre, ma invece uno Stato che generosamente riconosca e sostenga, nella linea del principio di sussidiarietà, le iniziative che sorgono dalle diverse forze sociali e uniscono spontaneità e vicinanza agli uomini bisognosi di aiuto. La Chiesa è una di queste forze vive: in essa pulsa la dinamica dell'amore suscitato dallo Spirito di Cristo. Questo amore non offre agli uomini solamente un aiuto materiale, ma anche ristoro e cura dell'anima, un aiuto spesso più necessario del sostegno materiale. L'affermazione secondo la quale le strutture giuste renderebbero superflue le opere di carità di fatto nasconde una concezione materialistica dell'uomo: il pregiudizio secondo cui l'uomo vivrebbe “di solo pane” convinzione che umilia l'uomo e disconosce proprio ciò che è più specificamente umano»...

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Testimonianza di carità di un papà accogliente e generoso

«Desidero condividere con voi la mia storia e quella della mia famiglia. Mi chiamo Daniele Picco e di mestiere faccio il pilota. Sono stato un Ufficiale dell'Aeronautica Militare e mi sono occupato, per 20 anni, della Difesa Aerea di questo Paese. Sono anche un papà, divorziato, di due bellissimi bimbi: Asya e Alex. Asya, la maggiore, è affetta da una rara forma di delezione cromosomica e vive su una carrozzina dalla nascita. È stata affidata a me, con l'aiuto dei miei genitori. A causa del suo problema, Asya è rimasta, nelle capacità psicomotorie, come una bimba di pochi mesi di vita. Non parla, non cammina, non è capace di alimentarsi da sola e mangia solo cibi omogeneizzati. Deve essere assistita in tutto, anche nei bisognini quotidiani. Oltre a questo, purtroppo, non vede e soffre di attacchi epilettici. Sono aiutato da altri due angeli, i miei Genitori, che mi hanno consentito di assistere Asya fino ad oggi. Dalla separazione dalla mia ex-moglie, rientrata negli USA con il figlio più piccolo, Asya ha vissuto presso la casa dei miei genitori e oggi vive con me nell'abitazione che ho costruito secondo le sue necessità. Ho lasciato l’Aeronautica Militare nel 2008 per un lavoro da pilota civile presso una piccola compagnia del nord-est, per dare ad Asya quella condizione di vita stabile senza la quale non potrebbe sopravvivere: una casa senza barriere architettoniche, un'organizzazione scolastica per bimbi con handicap gravi e, non ultimo, l'aiuto della mia famiglia. Tutte condizioni che non posso trovare altrove e che non avrei potuto garantirle come Ufficiale “in carriera” dell’Aeronautica Militare. Una scelta che rifarei ogni nuovo giorno della mia vita. Tuttavia oggi noi rappresentiamo una famiglia in difficoltà. La compagnia aerea presso cui volavo ha deciso di mettere in cassa integrazione e successivamente in mobilità parte del suo personale, tra cui il sottoscritto. La "flessibilità" del lavoro di cui quotidianamente sentiamo parlare è, sfortunatamente, incompatibile con l'handicap grave. Purtroppo la Legge104 che tutela l’handicap, non protegge dalla perdita del lavoro. Le aziende hanno pertanto la facoltà di privare una famiglia dell'unica fonte di reddito,

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anche in una situazione di oggettiva difficoltà, pur riconosciuta dalla legge come “grave”. Un Paese che non tuteli queste famiglie, assicurandosi che un'azienda che continua a operare sul mercato non privi il genitore del proprio lavoro (unica fonte di reddito), non è un Paese degno di essere considerato Civile. Di fronte a questa iniquità ho intrapreso una lunga battaglia istituzionale, rivolgendomi a tutte le più Alte Cariche dello Stato, per modificare questa legge. Pur sapendo che la lungaggine dell’iter legislativo potrebbe non consentire la tutela della mia famiglia dalla perdita del mio lavoro ho ritenuto giusto, per rispetto nei confronti di Asya e di tutte le famiglie in difficoltà che non hanno i mezzi per affrontare questa impresa, di combattere comunque questa battaglia. Credo sia questo il messaggio più importante che un padre possa trasmettere ai propri figli: che l’amore non si esaurisce tra le mura della propria casa ma deve aprirsi a tutti coloro che ci vivono accanto, anche quando non ne conosci il nome, ma con i quali condividi le sofferenze quotidiane ma sopra ogni altra cosa le gioie del crescere assieme in famiglia». Daniele Picco

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Trovate un momento della giornata dove poter raccontare questa storia ai vostri bambini

per valorizzare la presenza educativa del papà.

Storia: “Ridi, papà! Sei a casa!”

da “La vita secondo l'aurora” di Bruno Ferrero

Un padre di tre bambini, molto impegnato nel lavoro, quasi non aveva tempo per i figli. “E la coscienza mi rimordeva: hai troppo poco tempo per i tuoi ragazzi, mi dicevo”. Così si era preso del tempo una volta alla settimana. “Tornavo a casa prima per dedicarmi totalmente a loro. E che è successo? Il caos più totale! Facevano il diavolo a quattro, finché non sono andato in bestia e ho urlato: “Adesso basta! La prossima settimana rimango al lavoro!” Al che Leonardo, il maggiore, ha risposto: “Grazie a Dio! Tu rompi solo le scatole, papà!” Era rimasto di stucco, senza parole, impotente. Più tardi, però, aveva discusso la situazione con i figli. E Daniele, il mezzano, gli aveva aperto gli occhi. “Papà, quando stai con noi, con la testa sei ancora al lavoro. Hai un'aria così severa, non ci vedi nemmeno, non ridi mai. Rimani sempre il capo!” E quando il padre gli aveva domandato che cosa avrebbe dovuto cambiare, Daniele gli aveva risposto di getto: “Ridi, papà. Fai lo scemo, qualche volta!” E, insieme, avevano elaborato una strategia. Adesso quando lui sta con loro, per prima cosa ognuno racconta una barzelletta. Questo alleggerisce l'atmosfera: “Ridere insieme rilassa, allenta la tensione!”, e si ripercuote sull'intera vita familiare.

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Quando se ne sta immerso nei suoi pensieri, ancora preso dal lavoro, uno dei figli gli dice: “Ridi, papà! Sei a casa!”. Vi invitiamo a vivere il seguente momento di preghiera in famiglia quando i componenti si

riuniscono accendendo una candela con nel cuore un papà che vive un momento di

difficoltà.

Preghiera

tratta da: “Un presepe in ogni stanza”, coniugi Oreglia

Figli:

Che bello, Signore, comunicare con te! Il tuo telefono e il tuo PC sono sempre liberi, non danno mai l'occupato e la linea non è mai intasata. Genitori:

È il tuo Spirito, Signore, che ci mette in comunicazione con il Padre. È il tuo Spirito che ci sorprende nelle pieghe dei nostri giorni. È il tuo Spirito che manda messaggi e chiamate speciali per ciascuno di noi. E quando arriva tutto il nostro essere sussulta di gioia. Nulla in noi può tacere. Nulla in noi può stare fermo e così diventiamo capaci di lode e ringraziamento, diventiamo intrepidi camminatori per arrivare là dove ci ispiri di andare.

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Tutti:

E allora, Signore e Dio nostro, concedici la Sapienza per non lasciare cadere invano le tue chiamate speciali. Donaci la Prudenza per non tagliare i fili che tu hai connesso con noi. Donaci l'Intelletto per far uso dei tuoi suggerimenti in modo tale da farci prossimo gli uni per gli altri. Amen.

Inno alla Carità – San Paolo

… La carità è paziente è benigna la carità; la carità non invidia, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, ma si compiace della verità; tutto tollera, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. ...

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