Salomone prese il posto di Davide, e il suo regno divenne prospero e … · 2017. 2. 17. ·...

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Salomone prese il posto di Davide, e il suo regno divenne prospero e potente, perché il Signore era con lui.

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Salomone prese il posto di Davide, e il suo regno divenne

prospero e potente, perché il Signore era con lui.

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Salomone consacrato Re

Il re Davide si era fatto molto vecchio, e il suo figlio maggiore, Adonia, pensò di approfittarne per proclamarsi re. I personaggi principali del regno erano dalla sua parte, e così molti del popolo. Già da lungo tempo, però, re Davide aveva deciso che alla sua morte il suo posto doveva essere preso da un altro figlio, Salomone. Il profeta Natan allora mandò la madre di Salomone da Davide a ricordargli la promessa e a rivelargli i progetti di Adonia. Al sentire di Adonia, Davide chiamò il profeta Natan, il sacerdote Sadoc e Benaià e disse loro: «Prendete subito la mia guardia, fate salire Salomone sulla mia mula e scendete alla fonte di Ghicon: là consacrerete Salomone come re; poi farete suonare le trombe, e griderete: Viva il re Salomone!». Allora fecero montare Salomone sulla mula di Davide e il sacerdote Sadoc con Benaià e le guardie del Re lo accompagnarono alla fonte di Ghicon. Qui Sadoc prese il corno con l’olio dell’unzione e consacrò Salomone Re d’Israele. Le trombe squillarono a festa e tutti quelli che erano presenti acclamarono « Viva il Re Salomone! Viva il Re Salomone!». Poi al suono dei flauti e facendo risuonare i luoghi di grida e gioia, ripresero la strada per Gerusalemme, condussero Salomone alla reggia e lo fecero sedere sul trono che era stato di Davide affinché tutti vedessero che aveva preso il suo posto. Quando Davide sentì che la morte poteva giungergli da un momento all’altro, chiamò Salomone e lo consigliò sul modo di governare Israele. « Figlio, - disse – io sto per andare con i miei padri. Tu sii forte e mostrati uomo. Osserva la legge del Signore tuo Dio, affinché Egli possa mantenere la promessa che mi ha fatto: se i tuoi figli vivranno davanti a me con lealtà, su Israele regnerà sempre uno di loro. Agisci con saggezza; sii buono con coloro che mi hanno soccorso nelle mie sventure e sii giusto con chi ha ucciso gli innocenti ». Davide, il Re-Profeta, morì dopo quarant’anni di regno e fu sepolto nella «Città di Davide. Salomone prese il suo posto, e il suo regno divenne prospero e potente, perché il Signore era con lui.

1 Re 1-2

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La donna il cui figlio era vivo si rivolse al re e disse:

«Perdona, mio signore! Date a lei il bimbo vivo; non dovete

farlo morire!». L’altra disse: «Non sia né mio né tuo;

tagliate!». Presa la parola, il re disse: «Date alla prima il

bimbo vivo; non dovete farlo morire. Quella è sua madre».

Tutti gli Israeliti seppero della sentenza pronunciata dal re

e provarono un profondo rispetto per il re e lodarono Dio

per la sapienza data a Salomone.

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Dio dona a Salomone la saggezza.

Il re Salomone si recò a Gàbaon, ad offrire un grande sacrificio

di ringraziamento al Signore. E il Signore quella notte gli

apparve in sogno e gli disse: «Chiedimi quello che desideri da

me». Salomone rispose: «Tu, mio Signore, sei stato tanto

buono con me da farmi divenire re al posto di mio padre

Davide. Ma io sono come un ragazzo, privo di esperienza per

governare bene il tuo popolo. Concedimi di essere saggio.» Al Signore piacque

questa richiesta, e rispose a Salomone: «Tu non mi hai chiesto una lunga vita, né la

ricchezza, né la sconfitta dei tuoi nemici, ma mi hai chiesto la saggezza per

governare degnamente il mio popolo: ecco, io ti dono un cuore saggio e intelligente,

e ti dono anche quello che non hai chiesto. Ti dono, insieme con la saggezza, la

ricchezza e la gloria e una lunga vita». Salomone si svegliò, tornò a Gerusalemme e si

recò davanti all'Arca dell'Alleanza, alla presenza del Signore. Offrì altri sacrifici al

Signore, e il Signore mantenne le sue promesse: Salomone regnò per quaranta anni,

e il suo regno fu saggio, ricco e glorioso.

Un giorno vennero dal re due donne e si presentarono innanzi a lui. Una delle due

disse: «Perdona, mio signore! Io e questa donna abitiamo nella stessa casa; io ho

partorito mentre lei era in casa. Tre giorni dopo il mio parto, anche questa donna ha

partorito; noi stiamo insieme e non c’è nessun estraneo in casa fuori di noi due. Il

figlio di questa donna è morto durante la notte, perché lei gli si era coricata sopra.

Ella si è alzata nel cuore della notte, ha preso il mio figlio dal mio fianco, mentre la

tua schiava dormiva, e se lo è messo in seno e sul mio seno ha messo il suo figlio

morto. Al mattino mi sono alzata per allattare mio figlio, ma ecco, era morto. L’ho

osservato bene al mattino; ecco, non era il figlio che avevo partorito io». L’altra

donna disse: «Non è così! Mio figlio è quello vivo, il tuo è quello morto». E quella, al

contrario, diceva: «Non è così! Quello morto è tuo figlio, il mio è quello vivo».

Discutevano così alla presenza del re. Il re disse: «Costei dice: “Mio figlio è quello

vivo, il tuo è quello morto”, mentre quella dice: “Non è così! Tuo figlio è quello

morto e il mio è quello vivo”». Allora il re ordinò: «Andate a prendermi una spada!».

Portarono una spada davanti al re. Quindi il re aggiunse: «Tagliate in due il bambino

vivo e datene una metà all’una e una metà all’altra». La donna il cui figlio era vivo si

rivolse al re e disse: «Perdona, mio signore! Date a lei il bimbo vivo; non dovete farlo

morire!». L’altra disse: «Non sia né mio né tuo; tagliate!». Presa la parola, il re disse:

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«Date alla prima il bimbo vivo; non dovete farlo morire. Quella è sua madre». Tutti

gli Israeliti seppero della sentenza pronunciata dal re e provarono un profondo

rispetto per il re e lodarono Dio per la sapienza data a Salomone.

1Re 3

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Salomone poi si pose presso l'altare, e davanti a tutto il

popolo innalzò una preghiera al Signore. Disse: «Signore,

ascoltaci quando verremo in questo luogo a pregarti. Tu,

dal cielo, ascolta le nostre suppliche e perdona i nostri

peccati». Poi Salomone offrì un sacrificio al Signore e

benedisse il popolo.

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Salomone fa costruire il regno di Dio In quel tempo c’era in Gerusalemme tanta ricchezza perché da tutto Israele e dai paesi che erano stati assoggettati venivano pagati grossi tributi al Re. Salomone li usava per fortificare la città e costruire il tempio e la reggia. Spesso invitava al palazzo reale i suoi ministri e la gente del popolo, e offriva loro buone pietanze e vini inebrianti, e intanto li istruiva con i suoi saggi proverbi. La fama della sua sapienza e delle sue ricchezze varcò i confini d’Israele e giunse al Re d’Egitto, il quale fu molto felice di dare sua figlia in sposa a Salomone. Salomone fece anche alleanza con il Re di Tiro e gli scrisse che voleva edificare un tempio grande e bellissimo al Signore Dio d’Israele e una reggia per sé e per la sua famiglia. Perciò lo pregava di mandargli un uomo che sapesse lavorare l’oro e l’argento, e di fargli avere legno dei famosi cedri e abeti del Libano. Gli uomini di Tiro e d’Israele tagliarono molti di quegli alberi giganteschi e, facendoli rotolare lungo le pendici del monte, li portarono fino al mare, li caricarono sulle zattere e li trasportarono a Giaffa. Da qui Salomone li fece portare in città. Salomone sottomise al lavoro obbligatorio e pesante richiesto per la costruzione del tempio del Signore, tutti gli uomini che erano nel suo territorio ma che non appartenevano al popolo di Israele. Egli volle che il tempio fosse innalzato sul Moria, sull’aia che Davide aveva comperato da Ornan. Il disegno era quello stesso sul quale Mosè aveva eretto il Santuario nel deserto. Ma questo era tutto di legno e drappi; il tempio, invece, fu costruito con pietre pregiate e rivestito di legno di cedro e d’oro finissimo. Tutti gli oggetti per il culto del Signore erano d’oro e di bronzo e rifiniti con molta cura, perché il Re voleva che Dio fosse onorato degnamente. Dopo sette anni il tempio era terminato. Il grande tempio costruito da Salomone sul monte Sion, a Gerusalemme, era pronto: solenne, magnifico nella sua costruzione e nei suoi arredi. Era pronto, ma mancava l'essenziale per cui era stato costruito: l'Arca dell'Alleanza, su cui era l'invisibile presenza di Dio. Dal tempo del re Davide, l'Arca dell'Alleanza si trovava con la sua tenda a Gerusalemme. Il re Salomone, quando il tempio fu terminato, convocò gli anziani del popolo, i principi e i capi, e con grande solennità fece trasportare l'Arca dell’Alleanza nel tempio. I sacerdoti e i leviti la sollevarono, e con gran tripudio generale l'Arca fu trasportata nella parte più interna del tempio, il Santo dei Santi. Appena essi ne furono usciti, la gloria del Signore, sotto forma di una nube, riempì il tempio: il Signore prendeva possesso della sua dimora tra gli uomini. Il re poi si pose presso l'altare, e davanti a tutto il popolo innalzò una preghiera al Signore. Disse: «Signore, ascoltaci quando verremo in questo luogo a pregarti. Tu, dal cielo, ascolta le nostre suppliche e perdona i nostri peccati». Poi Salomone offrì un sacrificio al Signore e benedisse il popolo.

1 Re 6-9

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Dovunque abitassero, anche molto lontano da Gerusalemme, gli Israeliti avevano come loro più grande desiderio di recarsi nella città santa, nel tempio del Signore dove si trovava l'Arca dell'Alleanza. Che cosa poteva esserci di più desiderabile? Ecco che allora tra il popolo di Israele era stato composto questo canto:

Salmo 84(83)

« Quanto sono amabili le tue dimore, Signore Dio dell'universo! L'anima mia è triste perché è lontana dal tuo tempio. Anche il passero trova la casa e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli là, vicino al tuo altare, o Signore, mio re e mio Dio. Beato chi abita la tua casa: sempre canta le tue lodi! Beato chi trova in te la forza di compiere il santo viaggio. Lungo il cammino cresce il suo vigore finché compare davanti a te. Per me un giorno nel tuo tempio è più che mille giorni altrove.» Il viaggio di cui parla questo canto è quello che gli Israeliti compivano per Pasqua e nelle altre feste principali, recandosi a Gerusalemme, sul colle di Sion dove sorgeva il tempio del Signore.

I pellegrini che si recavano a Gerusalemme lungo il cammino usavano pregare con alcuni salmi. «Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l'aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore che ha fatto il cielo e la terra.» Salmo 121(120) Così pregavano i pellegrini, per chiedere soccorso nelle difficoltà del cammino. Per presentarsi davanti al Signore bisogna essere pentiti dei propri peccati; è quello che i pellegrini chiedevano con questo salmo: «Dal profondo a te grido, Signore; Signore, ascolta la mia voce. Se consideri le nostre colpe, chi potrà stare davanti a te? Ma presso di te è il perdono! Io spero nel Signore; la mia anima lo attende più di quanto le sentinelle attendano l'aurora.» Salmo 130(129) Dopo avere ottenuto il perdono, i pellegrini ringraziavano il Signore con questo salmo: «Se il Signore non fosse stato con noi, le acque ci avrebbero travolti, un torrente ci avrebbe sommersi.

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Noi siamo stati liberati come un passero dal laccio dei cacciatori: il laccio si è spezzato, e noi siamo volati via!» Salmo 124(123)

I pellegrini che andavano a Gerusalemme viaggiavano in gruppo, ed era bello ritrovarsi con chi aveva la stessa fede: era bello e gradevole come la rugiada che scende dal monte Ermon: «Ecco quanto è buono e quanto è soave, che i fratelli vivano insieme! E come rugiada dell'Ermon che scende sui monti di Sion ». Salmo 133 (132) L'Ermon è il monte più alto del territorio di Israele, e le sue nevi erano simbolo di refrigerio per gli abitanti di quel paese assolato. Dopo i giorni trascorsi presso il tempio, i pellegrini si preparavano alla partenza. Prima, però, chiedevano ai sacerdoti, che avevano la fortuna di restare nel tempio di Gerusalemme, di continuare a pregare per loro: «Ecco, benedite il Signore, voi tutti, servi del Signore; voi che state nella casa del Signore durante le notti. Alzate le mani verso il tempio e benedite il Signore. » In risposta, i pellegrini che partivano ricevevano dai sacerdoti un'ultima benedizione: «Da Sion ti benedica il Signore che ha fatto cielo e terra ». Salmo 134(133)

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Attirata dalla fama di Salomone venne un giorno a fargli

visita a Gerusalemme una regina di un regno d'Arabia, la

regina di Saba. Ella partì dal suo paese con una lunga

carovana di cammelli carichi di doni davvero degni di un

re: oro, pietre preziose, aromi e profumi che intendeva

donare a Salomone.

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Salomone e la Regina di Saba

Re Salomone superava per ricchezza e saggezza tutti i re della terra. Da ogni parte della terra si desiderava avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio gli aveva messo nel cuore. Attirata dalla fama di Salomone venne un giorno a fargli visita a Gerusalemme una regina di un regno d'Arabia, la regina di Saba. Ella partì dal suo paese con una lunga carovana di cammelli carichi di doni davvero degni di un re: oro, pietre preziose, aromi e profumi che intendeva donare a Salomone. Partita dal suo regno d'Arabia, dopo un lungo viaggio la regina di Saba arrivò a Gerusalemme. Ella si presentò al re Salomone e gli offrì i suoi doni. Poi volle mettere alla prova la sua saggezza: per questo, come si usava tra i sovrani orientali, gli pose molte domande difficili, e Salomone a tutte rispose. La regina di Saba rimase molto ammirata. Poi Salomone mostrò alla regina il tempio del Signore che aveva costruito e la reggia che aveva abbellito; le spiegò le leggi che erano state stabilite nel suo regno e l'attività dei suoi ministri. Quando la regina di Saba ebbe ammirato tutta la saggezza di Salomone e ciò che egli aveva costruito, rimase senza fiato. Allora disse al re: «Era vero, dunque, quanto avevo sentito nel mio paese sul tuo conto e sulla tua saggezza! Io non avevo voluto credere a quanto si diceva finché non sono venuta qui e i miei occhi non hanno visto: ebbene, non me ne era stata riferita neppure la metà! Beati i tuoi ministri, che ascoltano la tua saggezza; beato il tuo popolo, governato da te; benedetto il tuo Dio, che ti ha fatto re!». Dopo di ciò Salomone offrì anche egli molti doni alla regina di Saba, ed ella tornò nel suo regno.

1 Re 10

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Salomone fece quello che è male agli occhi del Signore. Per

questo il Signore gli disse: «Tu non ti sei comportato come

tuo padre Davide; tu non hai osservato l'alleanza con me.

Perciò dovrei toglierti il regno che ti ho dato. Ma per amore

di Davide lascerò una parte del regno ai tuoi discendenti».

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La divisione del Regno Salomone regnò per quarant'anni con saggezza e gloria. Non però negli ultimi anni, quando si allontanò dal Signore: le sue mogli straniere lo attirarono verso i loro dèi, e Salomone fece quello che è male agli occhi del Signore. Per questo il Signore gli disse: «Tu non ti sei comportato come tuo padre Davide; tu non hai osservato l'alleanza con me. Perciò dovrei toglierti il regno che ti ho dato. Ma per amore di Davide lascerò una parte del regno ai tuoi discendenti». Un giorno Geroboamo mentre era al servizio del re Salomone alzò la mano contro il Re e uscito da Gerusalemme, incontrò per strada il profeta Achia.

Achia afferrò il

mantello nuovo che indossava e lo divise in dodici pezzi dicendo: « Ecco, dieci pezzi sono per te, perché Dio dice: Farò a pezzi il regno di Salomone perché Egli non ha obbedito ai miei comandi. A te darò dieci tribù e tu sarai re d’Israele. Questo avverrà durante il regno del figlio del re, che regnerà solo sulle tribù di Giuda e di Beniamino ». Infatti, iniziando il regno, Roboamo, figlio del re, volle imporre agli Israeliti lavori faticosi; allora il popolo si ribellò e proclamò Geroboamo re di dieci tribù, dando inizio al regno d’Israele. Geroboamo si stabilì in Sichem, e perché le sue tribù non andassero a Gerusalemme per celebrare le feste del Signore fece fondere due vitelli d’oro e li collocò uno al nord, nella città di Dan, e l’altro a Betel, sulla via per Gerusalemme. Istituì un giorno di festa e andò a sacrificare davanti al vitello che era in Betel, e disse: « Ecco, o Israele, il tuo dio, quello che ti ha fatto uscire dall’Egitto! ». Egli dimenticava che doveva obbedire a Dio se voleva che il suo regno durasse, e stava conducendo il popolo lontano dal Signore. E questo era il peccato più grave. Un giorno, mentre il Re offriva un sacrificio, si udì una voce gridare: «Così dice il Signore: verrà un discendente di Davide che brucerà su questo altare coloro che celebreranno il culto contro il Signore. Eccone la prova: l’altare si spaccherà ». «Prendete quell’uomo! – gridò il Re – Prendetelo! ». E con la mano indicava colui che aveva parlato. Ma quando volle ritirare il braccio, Geroboamo si accorse che era rimasto paralizzato. In quel momento l’altare andò a pezzi. Allora Geroboamo pregò l’uomo di Dio di chiedere al Signore che gli guarisse la mano. L’uomo pregò e la mano del re diventò sana. Come Dio gli aveva comandato, quell’uomo partì senza prendere né cibo, né bevanda in quel luogo. Ma un vecchio profeta lo invitò a casa sua e lo tentò, dicendogli che Dio gli aveva parlato e voleva che mangiasse e bevesse alla sua tavola. Allora quell’uomo tornò indietro, entrò in casa del profeta e mangiò e bevve. Là il Signore manifestò il suo peccato. Sulla via del ritorno un leone lo uccise. Il profeta riconobbe che quello era un uomo di Dio, venne a prenderne il cadavere e lo seppellì lontano dai suoi e fuori della sua terra. Così si compiva la parola del Signore sull’uomo che aveva disobbedito al suo comando.

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In quel tempio Abia, figlio di Geroboamo, si ammalò. La malattia fu subito grave e il re se ne preoccupò. Allora chiamò la moglie e le disse: « Togliti le vesti e gli ornamenti regali, vèstiti come le altre donne ebree affinché nessuno ti riconosca. Prendi del pane, delle focacce e un vaso di miele e va’ a Silo dal profeta Achia affinché ti dica che cosa ne sarà di nostro figlio ». La moglie di Geroboamo obbedì: depose le vesti e gli ornamenti di regina, pose in un cestello i doni per il profeta e partì, addolorata per la malattia del figlio ma sperando che il profeta intercedesse per lui. Il Signore intanto annunciava ad Achia che la moglie di Geroboamo, travestita da contadina, stava giungendo a casa sua. Achia era cieco, ma sentendo dei passi, disse: « Entra, moglie di Geroboamo. Perché ti sei travestita? Io sono stato incaricato di annunciarti una dura notizia. Su, riferisci a Geroboamo: Io ti ho dato il regno che ho tolto a Davide, ma tu non sei stato fedele ai miei comandi: hai fatto delle immagini ed eretto altare agli dei. Per questo distruggerò la tua casa; dei tuoi figli solo Abia avrà un sepolcro. Anzi, farò scomparire Israele e lo disperderò ». Con queste minacce del Signore la regina partì e appena mise piede in casa, il figlio morì.

1 Re 11-14