SAGGIO SULL'INTELLIGENZA UMANA -...

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John Locke Titolo dell'edizione originale Essay concerning human Understanding Nei con una Traduzione di Camillo Pellizzi « Classici della filosofia moderna , prima edizione l95l Nella « Universale » prima edizione 1972 Introduzione di Carlo Augusto Viano SAGGIO SULL'INTELLIGENZA UMANA libro terzo Proprietà letteraria riservata Casa editrice Gius. Laterza & Figli, Bari, via Dante, 51 Editori Laterza 1972

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John Locke

Titolo dell'edizione originaleEssay concerning human Understanding

Nei

con una

Traduzione diCamillo Pellizzi

« Classici della filosofia moderna ,prima edizione l95lNella « Universale »prima edizione 1972

Introduzione di Carlo Augusto Viano

SAGGIOSULL'INTELLIGENZA UMANA

libro terzo

Proprietà letteraria riservataCasa editrice Gius. Laterza & Figli, Bari, via Dante, 51

Editori Laterza 1972

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DELLE PAROLE

Finito di s.ampare nell,agosto 1972nello stabilimento d'arti grafiche Gius. Laterza &

cL 20_0411_8Figli, Bari

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Ceprrolo I.

DELLE PAROLE, O DEL LINGUAGGIO IN GENERALE

1.-Dio, avendo inteso che I'uomo avesse ad essere unacreatura socievole, Io ha fatto, non soltanto con l'inclina-zione, e dominato da una necessità, di accompagnarsi aglialtri esseri della specie sua, ma Io ha anche fornito dellinguaggio, destinato ad essere il grande strumento e il co-mune legame della società. L'uomo, perciò, da natura haavuto gli organi suoi foggiati in tal modo da esser atti a

formare suoni articolati, che chiamiamo parole. I\Ia questonon bastava a produrre il linguaggio; poichè i pappagalli,e vari altri uccelli, potranno venire istruiti a emettere suoniarticolati abbastanza distinti, benchè tali animali non sianoin alcun modo capaci di linguaggio.

2. -

Oltre i suoni articolati, perciò, era ancor neces-sario che egli fosse in grado di servirsi di tali suoni comesegni di concezioni interiori, e di Iìssarli come contrassegnidelle idee contenute nella sua mente: contrassegni me-diante i quali esse potcssero venir notificate ad altri, e ipensieri della mente degli uomini trasmessi dall'uno al-l'altro.

3. - NIa nemmeno questo bastava a dare alle parole tuttaI'utilità che dovevano avere. Non basta, per la perfe-zione del linguaggio, che i suoni vengano presi come se-gni delle idee, ove di tali segni non si possa far uso tale

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I

Librò terzo

da comprendere in essi varie cose particolari: poichè lamoltiplicazione delle parole ne avrebbe I'eso I' impiegopieno di perplessità, se ogrli cosa particolare avesse avuto

bisogno di un nome distinto con cui significarla. [Per porrc

rimedio a questo inconveniente, iI linguaggio ottenne an-

cora un altro miglioramento nell'uso d'ei terminÌ generali'

coi quali fu fatta una sola parola a contrassegnare una mol-

titudine di esistenze particolari; e cluesto uso cosi vantag-

gioso dei suoni fu ottenuto soltanto mediante la dillerenza

delle idee delle quali essi vennero presi come segni: di-ventando generali quei nomi cui è stato dato da significare

idee gcnerali, e rimanendo particolari quelli che sono usati

per idee particolari'.)

4, -

Ottre questi nomi che rappresentano delle idee, vi

sono altre parole di cui gli uomini fanno uso, non per si-

gnilicare alcuna idea, ma la mancanza o assenza di certe

idee, semplici o complesse, o delle idee tutte quante; talisono nihil in latino, e, in italiano, ignoranza e slerilifti (in

ingl. barrenness)' E non si puo dire di tutte queste parole

negative o privative che propriamente non appartengano a

qualche idea o non ne significhino alcuna: poichè in tal caso

sarebbero suoni perfettamente insignificanti; ma si riferi-scono a idee positive, e ne significano I'assenza.

5. - Ci aiuterà anche un poco a intendere l'origine di

tutte le nostre nozioni e di ogni conoscenza I'osservare

quanto sia grande la dipendenza delle nostre parole dalle

idec sensibili conruni; e come quelle di cui si fa uso perchè

rappresentino azioni e nozioni del tutto remote dal senso,

abbiano da quello il loro nascimento, e da idee sensibili

ovvie siano trasferite a signilìcati più astrusi, e portate a

rappresentare idee che non cadono sotto la cognizione dei

nostri sensi; ad es.' immaginare, apprend.ete, comprendere,

l. Delle parole, o del tinguaggio in generale 5

aderire, concepite, instillarc, disgustarc, turbamento, tran'quillità, ccc., sono tutte parole tolte dalle operazioni dicose sensibili, e applicate a certi modi del pensiero. Spi-rilo, nel suo senso primario, è il respiro; angelo è un mes-

saggero; e io non dubito che, se potessimo riportarli alleloro fonti, in tutti i linguaggi troveremmo che i nomi espri-menti cose che norr cadono sotto i nostri sensi hanno avutola loro prima origine da idee sensibili. Dal che possiamoin qualche modo congetturare di quale specie fossero lenozioni, e donde tratte, che riempirono di sè le menti dicoloro che furono i primi iniziatori dei linguaggi, e come

inconsapevolmente la natura, già nel nominar delle cose,

suggerisse agli uomini le origini e i principi di tutta Ia

loro conoscenza; poichè, per dare nomi che potessero ren-der note ad altri quelle operazioni, quali che fossero,.cheessi sentivano in se stessi, o qualunque altra idea che noncadesse sotto i loro sensi, furon costretti a prendere inprestito parole dalle idee di sensazione comunemente co-

nosciute, per ottenere che, in tal modo, gli altri concepis-sero piu facilmente quelle operazioni di cui facevano espe-

rienza in se stessi, ma che non davano di sè alcuna mani-festazione esteriore sensibile. E allora, quando avevano ot-tenuto che certi nomi fossero noti e concordati, a signifi-care quelle operazioni interne delle loro menti, erano or-mai abbastanza provvisti per rendere note con parole tuttele altre idee loro; poichè queste non potevano consisterein altro che nelle percezioni sensibili esteriori, o nelleoperazioni interiori delle loro menti intorno a quelle: in-fatti, come si è dimostrato, noi non abbiamo alcuna ideache non ci sia venuta originalmente dagli oggetti sensibiliche son fuori di noi, o da ciò che sentiamo dentro noistessi, dall'interiore operare del nostro spirito, di cuisiamo interiormente consapevoli di fronte a noi stessi.

6. - Ma per meglio intendere l'uso e la forza del lin-

guaggio, in quanto serve all'istruzione e alla conoscenza,sarà opportuno considerare:I Aggiunto nella seconda edizione.

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i

I

li

I

I

I

Libro terzo

In primo luogo, c che cosa siano immediatamente appli-cati i nomi nell'uso del linguaggio.

In secondo luogo, poichè tutti i nomi (tranne quellipropri) sono generali, e quindi non rappresentano parti-

colarmente questa o quella cosa singola, bensl specie e

categorie di cose, sarà necessario considerare, successiva-

mente, che cosa siano queste categorie e tipi, o, se prefe-

rite i nomi latini, cfte cosa siano le specie e i generi delle

cose, in che consislano, e come uengano ad esset formati'Quando questi argomenti siano stati ben considerati (come

è necessario), ci troveremo in posizione migliore per venira scoprire il retto uso delle parole, i naturali vantaggi e

difetti del linguaggio, e i rimedi che dovrebbero essere

usati ad evitare gli inconvenienti dell'oscurità e dell'incer-tezza ne| significato delle parole: senza di che è impossi-

bile discorrere intorno alla conoscenza con alcuna chia-

rezza o alcun ordine; poichè la conoscenza, riferendosisenlpre a proposizioni, ed essendo, gueste, le piir comuni

e universali, avviene che essa sia piir connessa alle parole

di quanto forse non si sosPetti.

Queste considerazioni, perciò, forniranno la materia ai

seguenti capitoli.

Ceprror,o IL

DEL SIGNIFICATO DELLE PAROLE

1. - Benchè l'uomo abbia una grande varietà di pen-

sieri, e tali che da essi potrebbero trarre profitto e dilctto

altri come lui stesso, essi stanno tuttavia dentro il suo

petto, invisibili e nascosti agli altri, nè si potrebbe ottenere

che di per se stessi apparissero. E poichè non si potrebbero

avere i piaceri e i vantaggi della società senza comunica-

zione dei pensieri, fu necessario che l'uomo scoprisse qual-

che segno sensibile esterno, mediante il quale guelle idee

invisibili, di cui son costruiti i suoi pensieri, potessero ve-

nir rese note ad altri. Nulla era pirì adatto a tale scopo, sia

per abbondanza che per rapidità, di quei suoni articolatiche in modo cosi facile e vario I'uomo si trovò ad esser

capace di produrre, In tal modo possiamo concepire come

le parole, che di natura loro erano così adattate a quello

scopo, venissero ad essere impiegate dagli uomini come

segni delle loro idee: non per alcuna connessione natu-

rale che vi sia tra particolari suoni articolati e certe idee,

poichè in tal caso non ci sarebbe fra gli uomini che un

solo linguaggio, ma per una imposizione volontaria', me-

diante la quale una data parola viene assunta arbitraria-mente a contrassegno di una tale idea. Perciò, lo scopo

delle parole è di essere segni sensibili delle idee; e le idee

t Il Coste: imais pat une institution atbitrafie ». (N'd'T')'

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8 Libro terzo

cire esse rapiii'esentano sono iI loro signilìcato proprio ed

immediato.

2. -

Poichè gli uomini usano questi segni o per regi-strare i loro pensieri, onde assistere la loro memoria, o,

per dir cosi, metter fuori le loro idee, esporle agli occhidegli altri, le parole, nel loro significato primario o imme-

diato, altro non rappresentano c}'e le idee che sono nellamente di chi le usa, per quanto imperfettamente o negligen-

temente tali idee possano essere raccolte dalle cose che

dovrebbero rappresentare. Quando un uomo parla ad un

altro, ìo faper esser capito: e il fine del parlare è che queisuoni, come segni, possano render note Ie sue idce all'ascol-tatore. Dunque, ciò di cui le parole sono i segni sono leidee di chi parla; nè alcuno può applicarle immediata-mente, come segni, arl alcuna cosa che non siano le idee

che egli stcsso ha: poiche questo significherebbc farne deisegni delle sue concezioni, e tuttavia appÌicarli ad altreidee; ossia, farne dei segni e dei non-segni delle sue idee

al tempo medesimo; e cosi, in effetti, ridurle a non avere

alcun significato. Poichè le parole sono segni volontari,non possono essere segni volontari imposti da lui a cose

che egli non conosce. Questo significherebbe farne dei

segni di nulla, suoni senza significato. Uno non può fareche le sue parole siano segni di qualità che si trovano nellecose, o di concezioni che si trovano nella mente di un

aÌtro, se nclla mente sua non abbia alcuna idea di tali qua-

lità e di tali concezioni. Finchè egli non abbia qualche

idea in proprio, non può supporre che esse corrispondanoalle concezioni di un altro; nè può usare per esse alcunsegno: poichè in tal modo sarebbero i segni di cosa che

egli non sa che cosa sia; il che, in verità, vorrebbe direessere segni di nulla; ma quando egli rappresenta a se

stesso le idee di altri mediante qualche idea sua propria.se a queste egli acconsenta a dare gli stessi nomi che danno

loro gli altri, egli li dà pur sempre alle sue proprie idee:ossia a idee che egli ha. e non a idee che egli non ha.

II. Del significato delle Parole 9

3. - Questo è così necessario dell'impiego del linguag'gio, che, per questo rispetto, chi conosce e chi non conosce,

il dotto e l'indotto, tutti usano allo stesso modo le parole che

dicono (quando le dicono con qualche significato)' Le pa-

role, nella bocca di ognuno, stanno per le idee che egli ha'

e ohe intende esprimere con esse. Un bambrno. non avendo

notato altro, nel metallo che egli sente chiamare oro, se

non iI colore giallo scintillante e vivace, applica la parola

oro soltanto alla sua propria idea di quel colore, e nien-

t'altro; e perciò lo stesso colore, visto nella coda di un

pavone, lo chiama oro. Un altro, che'ha meglio osservato

Ia cosa, al giallo lucente aggiunge il grande peso: e allorail suono oro, quando egli lo usa, rappresenta un'idea com-plessa del giallo lucente e di una sostanza pesantissima. Un

terzo aggiunge a queste qualità quella della fusibilità: e

allora, per lui, la parola oro significa un corpo brillante,giallo, fusibile e pesantissimo. Un altro ancora aggiunge la

malleabilità, Ciascuna di queste persone usa egualmente

la parola oro, quando ha occasione di esprimere I'ideache ha applicata ad esso; nè può prenderla a segno di una

idea complessa che per avventura non abbia.

4. -

tr[a sebbene le parole, quali sono usate dagli uomini,propriamente e immediatamente non possano significarealtro dalle idee che sono nella mente di chi parla, questi,

tuttavia, nei suoi pensieri attribuisce loro un segreto rife-rimento a due altre cose.

Primo, egli suppone che le sue parole sìano il segno diidee che si trouano anche nella mente di altri coi quali

comunica: poichè altrimenti parlerebbe invano e non po-

trebbe esser capito, se i suoni da lui applicati a una dataidea fossero tali che I'ascoltatore li applicasse ad un'altra;il che significa parlare due lingue diverse. Ma, a questop1'oposito, gli uomini non son soliti fermarsi a riflettere se

per avventura l'idea che essi hanno, e I'idea che hannoin mente coloro con cui parlano, sia la medesima: ma pen-

sano che basti usare la parola, com'essi immaginano, nella

Ie"

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10 Libro terzo

comune accezione di quella lingua; col che suppongonoche l'idea di cui fanno segno quella data parola sia preci-samente Ia stessa cui l'uomo comprensivo appartenente allostesso paese applica quel nome.

5, - In secondo luogo, poichè gli uomini non amereb-

bero che si pensasse che essi parlino unicamente di ciòche è nell'immaginazione loro, bensi anche di cose qualisono realmente, spesso suppongono che le parole stianoaltresì per la realtà delle cose. X{a poichè questo si riferiscepiir particolarmente alle sostanze e ai loro nomi, mentreforse il primo caso si riferisce alle idee semplici e ai modi.parleremo piu ampiamente di queste due diverse manieredi applicar le parole quando verremo a trattare dei nomidei modi misti e delle sostanze in particolare; ma conce-detemi qui di aggiungere che si perverte I'uso delle parole,e si porta inevitabile oscurità e confusione nei loro signi-ficati, ogni volta che pretendiamo esse rappresentino cosa

alcuna che non siano quelle idee che noi stessi abbiamonella mente.

6. - Riguardo le parole, bisogna ancor considerare:

Primo, che essendo esse immediatamente i segni delleidee degli uomini, e, per ta1 modo, gli strumenti coi qualigli uomini comunicano i loro concetti, e si esprimono I'unI'altro quei pensieri e immaginazioni che hanno nel loropetto, per I'uso costante viene ad esistere un tal rapportofra certi suoni e le idee che essi rappresentano, che i nomiuditi suscitano certe idee non meno prontamente che se

di fatto ci colpissero i sensi quegli oggetti che sono atti a

produrre le idee medesime. Il che appare manifestamentein tutte le qualità sensibili ovvie, e in tutte le sostanze chericorrono nella nostra esperienza in modo frequente e fa-miliare.

II. Del signifcato delle Parole 11

7. - Secondo, che, sebbene il significato proprio e im-

mediato delle parole siano idee nella mente di chi parla,

tuttavia, poichè per I'uso familiare fin dalla culla veniamoad apprendere in modo perfettissimo certi suoni articolati,e prontamente ci vengono alle labbra' e sempre sono a tirodi mano nella memoria, benchè poi non abbiamo sempre

cura di esaminare o stabilire in modo perfetto il loro si-gnificato, spesso accade che gli uomini, anche quando vor-rebbero dedicarsi ad un'attenta considerazione, di fattoapplicano i loro pensieri piu alle parole che alle cose ''Anzi, molte parole essendo apprese prima che si conoscanole idee che rappresentano, accade che certuni, non solo

bambini, ma uomini, usino molte parole non diversamentedai preconcetti, solo perchè le hanno imparate, e si sono

abituati a quei suoni. XIa, di quanto le parole abbiano un

uso e un significato, di tanto vi sarà una connessione co-

stante fra il suono e l'idea, e traccia del fatto che I'unosta per I'altra: mancando il qual modo di applicarle, altroesse non sono che insignilìcante rumore.

8. - Le parole, per uso lungo e familiare, come si è

detto, vengono a suscitare certe idee in noi in modo cosìcostante e pronto, che siamo portati a supporre un rap-porto naturale fra parole e idee. I\[a che esse soltanto signi-fichino le peculiari idee degli uomini, e le rappresentinoper un'imposiziÒne perfettamente arbitraria, è cosa evi-dente, in quanto spesso esse non riescono a suscitare inaltri (anche tra coloro che usano lo stesso linguaggio) le

stesse idee di cui assumiamo esse siano il segno; e ogniuomo ha una così inviolabile libertà di far che le parolestiano per le idee che a lui piacciono, che nessuno ha ilpotere di far si che altri abbiano nella mente le stesse ideeche ha lui, quando pur usino le stesse parole che egli usa.

E perciò anche il grande Augusto, che pur aveva in mano

1 Il Coste agglunge: (ln se stesse», (N.d.T.l.

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t2 Libro terzo

quel potere che dominava il mondo, riconobbe che nonavrebbe potuto fabbricare una nuova parola latina; il cheveniva a dire che non poteva arbitrariamente assegnareI'idea di crri un qualunque suono dovesse essere il segnosulle labbra e nel comune linguaggio dei suoi sudditi. È

ben vero che l'uso comune, per tacito consenso, attribuiscecerti suoni a certe idee in tutte le lingue, il che tanto lirnitaiI significato di quel suono, che, oye uno non I'applichialla stessa idea, non parla propriamcnte; e lasciatenri ag.

giungere che, ove le parole di un uomo non suscitino, nel-l'ascoltatore, Ie stesse idee che egli intendc esse rappresen-tino nel suo parlare, allora egli non parlerà intelÌigibilmente.lla quale che sia la conseguenza dcl fatto che un uomoqualsiasi usi delle parole in modo diverso, o dal loro signi-Iicato generale, o dal senso particolare della persona cuiegli Ie rivolge, questo è certo, che iI loro significato, nelsuo impiego di quelle parole, è limitato alle sue idee, e leparole non possono essere il segno di nient'altro.

Cnprror,o IIL

DEI TERMINI GENERALI

1. - Poichè tutte le cose ehe esistono sono particolari'

potrebbe forse giudicarsi ragionevole che le parole, che

dovrebbero esser conformi alle cose, siano particolari an-

ch'esse, - voglio dire, nel loro significato. Invece, troviamo

proprio il contrario. Di gran lunga la maggior parte delleparole che costituiscono tutte le lingue sono termini gene-

rali: iI che non è stato effetto di negligenza o del caso,

bensi di ragione e necessità.

2. - Anzitutto, è impossibile che ogni cosa particolare

abbia un nome peculiare e distinto. Poichè, dipendendo ilsenso e I'uso delle parole dal rapporto che la menle pone

tra le sue idee, e i suoni che usa come loro segni, è neces-

sario, nell'applicazione dei nomi alle cose, che la mente

abbia idee distinte delle cose, e ritenga anche il nome par-

ticolare che appartiene a ciascuna, con la sua peculiareapplicazione a quell'idea. Ma sarebbe superiore ad ognicapacità umana foggiare e ritenere idee distinte di tutte lecose particolari che incontriamo: ogni uccello o altro ani-male visto, ogni pianticella ed ogni albero che abbia col-pito i sensi, non potrebbe trovare un posto nemmeno nel-I'inteltetto piir capace. Se deve considerarsi come esempiodi una memoria prodigiosa il fatto che certi generali ab-

bian saputo chiamare ogui soldato del loro esercito col suo

nome, facilmente vedremo la ragione per cui gli uomini

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t4 Libro terzo

non abbiano mai tentato di dare un nome a ciascuna pe-cora del proprio gregge, o a ciascuna cornacchia che volasulla loro testa; e meno ancora di chiamare con un nomeparticolare'ogni foglia degli alberi o granello di sabbiache si sia trovato sul loro cammino.

3. - In secondo luogo, se fosse possibile, sarebbe tut-

tavia inutile, poiche non servirebbe allo scopo principaledel linguaggio. Gli uomini accumulercbbero invano tantinomi di cose particolari, che non servirebbero loro a- co-municare i loro pensieri, Gli uomini imparano i nomi, e

li usano nel parlare con gli altri, solo perchè siano capiti:il che avviene soltanto quando, per uso o consenso, il suonoche io produco cogli organi del linguaggio suscita nellamente di un altro, che lo ode, I'idea cui io riferisco quelsuono nella mente mia quando lo produco. Questo non puòottenersi con dei nomi applicati a cose particolari; dellequali, io solo avendo qualche idea nella mia mente, i Ioronomi non potrebbero essere significanti o intelligibili perun altro, che non avesse fatto conoscenza di tutte quellecose particolarissime che fossero cadute sotto la mia osser-vazione.

4. - NIa, in terzo luogo, pur immaginando che ciò fossepossibile (che non credo), tuttavia, un nome distinto perogni cosa particolare non sarebbe di alcun uso notevoleper il miglioramento della conoscenza: la quale, sebbeneabbia fondamento nelle cose particolari, si estende- me-diante le vedute generali; al che giovano propriamcnte lecose ridotte a categorie, sotto nomi generali..Queste cate-gorie, coi nomi che loro appartengono, vengono a chiu-dersi entro certi limiti, e non si moltiplicano a ogni istanteoltre ciò che la mente possa contenere, o ciò che l'uso ri-chicda. E perciò gli uomini per lo più si sono fermati aquesti termini generali: ma non fino al punto di trattenersidal distinguere cose particolari mediante nomi appropriati,quando la cosa sia sembrata loro conveniente. E perciò,

IlI. Dei tertnini generali

nell'ambito delle specie, delle quali per lo piir hanno da

servirsi, e dentro le quali hanno spesso occasione di no-

minare persone particolari, essi fanno uso di nomi propri;

e qui, individui distinti hanno distinte denominazioni'

5. - Oltre le persone, anche i paesi, le città, i fiumi,

le montagnc e altre simili distinzioni di luogo, solitamente,

hanno trovato dei nomi peculiari, e, anche questo, per

Ìa stessa ragione: trattandosi di cose che gli uomini hanno

spesso occasione di contrassegnare particolarmente, e, per

dir cosi, mettere davanti agli occhi degli altri quando con

essi discorrono. E non dubito che, se avessimo ragione dinominare certi particolari cavalli così spesso come I'ab-

biamo di nominare particolari uomini, avremmo nomi pro-

pri per quelli, e altrettanto familiari quanto ne abbiamo

per questi, e Bucefalo sarebbe una parola altrcttanto fre-quente nell'uso quanto Alessandro. Perciò vediamo che,

tra i fantini, i cavalli hanno i loro nomi propfi coi quali

possono essere indicati e distinti, altrettanto comunemente

quanto i loro servitori: perchè, fra di essi, c' è spesso oc-

casione di nominare questo o quel cavallo particolarequando esso si trova lontano dalla vista.

(3rl- f,u cosa che deve essere ora considerata è - come

.'engano ad esser formate le parole generali. Poichè, tutteie cose che esistono essendo soltanto dei particolari, inqual modo veniamo a incontrare i termini generali? E

dove troviamo quelle nature generali che si suppone essi

rappresentino? Le parole diventano generali per il fattoche ne facciamo i segni di idee generali; e le idee diven-tano generali mediante la separazione da esse delle circo-stanze di tempo e di luogo, e di qualunque altra idea che

nossa determinarle nel senso di questa o quella esistenza

particolare. Con questo mezzo dell'astrazione esse vcngono

rese capaci di rappresentare piu individui, ognuno deiquali, avendo in sè una conformità con quell'idea astratta'è (come noi diciamo) di quella specie.

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16 Libro tetzo

7. - I,Ia, per dedurre questo punto in rnodo un po, piùdistinto, non sarà forse male seguire le nostre nozioni e

i nostri nomi lìno dal loro principio, e osservare per qualigradi procediamo, e con quali passi amplifichiamo le nostreidee lìno dalla prima infanzia. Nulla è piir evidente delfatto che le idee delle persone colle quali i bambini (perprendere solo questi ad esempio) hanno commercio, sono,come Ie persone stesse, soltanto delle idee particolari.L'idea deÌla bambinaia e della madre sono ben formate nelloro spirito; e, come se fossero là dentro dei ritratti diquelle persone, rappresentano soltanto quegli individui. Inomi che.fin da principio cssi dettero loro sono limitatia quegli individui; e i nomi d,i tata e rnamma, che il l:am-bino usa, si riferiscono unicamente a quelle persone. piritardi, quando il tempo e una conoscenza piit vasta hannofatto loro osservare che ci sono tante altre cose nel mondo,le quali in certe comuni concordanze di forma, e in moltealtre qualità, rassomigliano al loro babbo e alla loro mamma,e a quelle persone che hanno avuto I'abitudine di frequen-tare da principio, essi vengono a formarsi un, idea, dellaquale trovano che partecipano quei molti particolari; e aquest'idea, conformemente ad altre persone, essi dannoper esempio il nome d,i uomo. E cosi veugono ad avereun nome generale, e un'idea generale. Col che non fab-bricano niente di nuovo, ma soltanto lasciano fuori dal-l'idea complessa che si son fatta di pietro e di Giacomo,di trfaria e di Giovanna, ciò che è particolare a ciascuna,e ritengono soltanto ciò che è comune a tutte.

8. - Nello stesso modo col quale essi raggiungono ilnome e l'idea generaìe di uomo, essi facilmente procedonoa piu generali nomi e nozioni. Poichè, osservando chemolte cose che dilTeriscono dalla loro idea di uomo, e nonpossono perciò esser comprese sotto quel nome, hanno tut-tavia certe qualità nelle quali concordano con l,uomo, rite-nendo solo quelle qualità, 'e riunendole in un'unica idea,hanno ancora un'altra idea, più generale. E avendo dato

lll. Dei telfiini generali 17

a quet;ta un nome, foggiano un termine di estensione piu

comprensiva: la quale idea nuova viene fatta, non con

aÌcuna nuova aggiunta, ma soltanto, come prima' lasciando

luori la forma e qualche altra proprietà significata dal

nome uomo, e ritenendo soltanto le idee di un corpo do-

tato di vita, senso e' moto spontaneo' comprese sotto ilnome di animale.

9. - Che questo sia il modo nel guale dapprima gli

rionrini formarono le idee generali, e i loro nomi generali,

cl'edo sia cosi evidente, che non mi occorre altra prova

e basti che un uomo consideri se stesso, o gli altri', e iprocedimenti ordinari della loro mente nella ricerca della

conoscenza. E chi ritenga che le nature, o nozioni generali,

siano altra cosa da tali idee astratte e parziali di idce piu

complesse, inizialme nte tratte dalle esisterze particolari'temo che si troverà perso quando dovrà poi andarie a

trovare. Rifletta infatti chi vuole, e poi mi dica, in chc

dillerisca la sua idea di uonro, da guella di Pietro e Paolo,

o Ia sua irlea di cauallo da quella tJi Bucef alo, se non nel

fatlo di aver lasciato fuori qualcosa che è peculiare a cia-

scun individuo, e avere invece ritenuto tutte guelle idce

complesse particoìari di molte particolari esistenze in cuisi trova che queste concordano. Prendendo poi le idee

complessc significate dai nomi uomo e cauallo, Iasciandoiuori solialtto quei particolari in cui esse differiscono, e

ritenentlo solo quelli in cui concordano, e di questi ia-iendo una nuova idea complessa distinta, e dandole il:rome anr'rnale, si avrà un termiue piu gencrale, che com-prcnde con i'uomo molte altre creature. Lasciate fuoridall' idea d,i animale iI senso e il moto spontaneo, e I'ideacomplessa che rimane, costituita dalte rimanenti idee sem'

plici di corpo, vita e nutrimento, diventa un'idea piu ge-

rerale, sotto il termine piu comprensivo di uiuenle. Ii, per

r Il Coste: «Ciò che facciamo noi stessl, o ciò che gli altri fanno».\. d. T.).

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Libro terzo

non indugiare ancor piri su cJuesto particolare, cosi evi-dentc in se stesso, allo stesso modo la mente procede a

corpo, soslanza, e finalmente a essere, cosa, c altrettali ter-mini universali, che possono stare per ogni idea nostra,quale essa sia. Per concludcre: tutto questo mistcro tleigeneri e delle specie, di cui tanto parlarc si fa nclle scuole,e, giustamente, tanto poco è invece considerato fuori daesse, non consiste in altro che in itlee astralte, piir o nreuocomprcnsive, allc quali sono attribuiti dei nomi. E in tuttociò v'e una cosa costante e invariabile, ed. è che ognitermine piu generale sta per un'idea sillatta, e non è cheuna parte di una qualunque delle idee contcnute sotto diessa.

10, - Questo ci può dimostrare la ragione per cui, neldefinir Ie parole, che altro non è se non un dichiarare illoro significato, facciamo uso del gencre, ossia della pa-rola generalc succcssiva che conrprende Ia parola da de-finirc. Il che non avviene pcr neccssità, ma solo pcr rispar-miarci Ia fatica di cnumerare le molte idee semplici rap-plescntate dalla successiva parola generale, ossia gencrc;o forse, a volte, per Ia vergogna di non poter farc qucstaenumcrazione. l\Ia sebbene la dclìuizione mcdiante il gcrrrrse la dilferenlia (mi si pcrdoni se uso questi terrnini delmesticre, sebbene siano originalmente latini, dappoichèrispondono ncl modo più proprio a quelle nozioni cui siapplicano)', sebbene, dico, Ia dcIìnizione mediantc il genussia la via piu brevc, tuttavia crcdo si possa mettere indubbio se sia anche la migliore. Di qucsto son certo, chenon è la sola, e perciò non è assolutamente neccssaria.Poicltè, Ia dclìnizione altro non essendo che un modo difar intendere ad altri, con parole, quale idea rappresentiil tcrmine deIìnito, il migÌior modo di farc una dcfinizioneè quello di enumcrara lc idce semplici che vcngono a com-

I Il Coslc traduce ln francese Oenus e dilferenrja, e sostituisce l'ln-ciso con Ia frase scontme parlcnt les looiciens ». (N.d.T.).

iII. Dei terruttti generali

binarsi nel signifìcato del termine definito; e se, invece ditale euumerazionc, gli uomini si sono abituati ad usare ilternrine generale successivo, questo non è avvenuto per

necessità, o pcr ottenere una maggior chiarezza, ma aijìni della rapidità e speditczza, Poichè ritcugo che a chi'r-olesse sapere quale idea rappresenti la parola uomo' se

gli venisse detto che I'uomo è una sostanza estesa solida,

dotata di vita, senso, moto spontaueo e dclla facoltà diragionare, non ho alcun dubbio che il significato del ter-

rnine uomo sarebbc altrettanto ben capito, e I' idea chc rap-prcsenta sarebbc fatta conoscere almcno coll altrcttantachiarezza, di quando csso vieue defìnito cotne un auimalerazionale: il che, pcr le varie tlefinizioni di animule, ui-

uente e corpo, si risolve in quclle idce che comportanoun'enumerazione. Qui, ncllo spiegare il ternrinc ttomo, ho

seguito la dcfinizione ordinaria dclle scuolc; la quale, seb-

bene non sia forse la piu esatta, set've però abbastanza bene

al nrio scopo prcscute. E, in questo caso, si può vedcre che

cosa abbia dato occasione alla rcgola, che una delìnizionedete esscre composta di gcnus e diffc.rentiu; e basta a «li-

rnostrarci quanta poca necessità vi sia di tale rcgola, e

quanto poco vantaggio possa dcrivare dalla sua strcttaosservanza. Poichè le dcfinizioni, cornc è stato detto, es-

sendo soltanto spicgazioni di uua parola tncdiante nroltealtre, così che il scnso o idea che cssa rapprcscnta possa

essere conosciuta con ccrlezza, lc linguc notl sotìo setrprecosi costruitc secondo Ic regole dclla Iogica, che ogni tcr-nine possa avcre il suo signifìcato esattamcnte e chiara.nentc csprcsso da altri due. L'csperienza ci dà su{Iìcicrltiiagioni pcr ritcnere il contrario; oppure, coloro che ltanttofatto qucsta regola hanno avuto poi il torto di darci ben

nocire dclìniziorri che vi si attcncsscro. ÀIa, delle delìni-zioni, altro si dirà nel capitoÌo scguente.

11.-Per tornare alle parolc generali: ò chiaro, da cioihe si è dctto, che il gcttcrule e l'uttiucrsule non appartcu-3ono all'esistenza gcnerale delle cose, ma sono iuvenzioni

t918

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20 Libro terzo

e creature dell'inteÌletto, fatte da esso, per iI suo uso,e riguardano soltanto dei segni, siano essi parole o idee.Le parole sono generali, come si è detto, quando sonousate come segni di i_{99 _g_gn_e1ati, e in tal modo possonovenir applicate indifferentemente a molte cose particolari;e le idee sono generali, quando vcngono poste a rappre_sentare molte cose particolari: ma l,universalità non ap-particne alle cose stesse, che sono tutte particolari nellaloro esistenza, non eccettuate quelle parole e idee che nelIoro signilicato sono generali. Quando perciò abbandoniamoi particolari, i generali che rimangono non sono altro checrcature di fabbricazione nostra, la loro natura generalealtro non essendo se non la capacità loro conferita, dal-l'intelletto, di significare o rappresentare molti particolari.Poiche il significato che essi hanno altro non è che unrapporto che, dalla mente dell'uomo, viene loro aggiunto.

12.-Perciò, la cosa che bisogna ora considelare è:quale sia la specie di significato che posscggono le parolegenerali. Poichè, essendo evidente che esse non significanosenrplicemente una data cosa particolare, poiche in talcaso non sarebbero termini generali, bensì nomi propri;cosi, dall'altro lato, è altrettanto evidentc che esse nonsignilicano una pluralità, poichè in tal caso uomo e uontiniavrcbbero lo stesso significato; e la distinzione dei nu-meri (come Ii chiamano i grammatici) sarebbe superfluaed inutile. Dunque, ciò che le parole generali significanoe una sorla di cose; e ciascuno di questi termini raggiungetale elletto per il fatto di essere il seguo di un'idca astrattache e nel.la mente; e via via che si trova che le cose esi-stepti concordano con quell, idea, di pari passo vengonoad essere classificate sotto quel nome, o, che viene al me-dcsimo, ad appartcnere a quella sorta di cose. Dal che èevidente che le esscnze delle sorte, o, se piace meglio ilnornc latino, spccie, di cose, altro non sono che queste ideeastratte. Poiche, I'avere l,essenza di una qualunquc speciee ciò che fa si che una cosa data sia di quella specie; e la

III. Dei termini generali 2l

conformità all'idea cui è annesso il nome essendo ciò chedà diritto a quel nome; avere l'essenza, e avete quella con-formità, necessariamente saranno la medesima cosa: poi-chè, appartenere a una specie, e aver diritto al nome diqueÌla specie, sono due cose che vengono al medesimo. Cosi,per esempio, essere Dn uomo, o essere dclla specie uomo,e aver diritto al nome di uomo, è sempre la medesimacosa. Ancora, essere un uomo, o della specie uomo, e averel'essenza di un uomo, è la stessa cosa. Ora, poichè nullapuò essere un uomo, o aver diritto al nome di uomo, senon ciò che ha conformità con I'idea astratta che il nomerappresenta, ne alcuna cosa può essere un uomo, o averdiritto di appartenenza alla specie uomo, se non ciò cheha I'essenza di tale specie, ne segue che l, idea astrltta cheil nome rappresenta, e l'essenza della specie, sono unasola e medesima cosa. Dal che è facile giungere all,osser-vazione che Ie essenze delle specie di cose, e, di conse-gnenza, la riduzione a specie delle cose, è opera deII, in-telletto che astrae e produce quelle idee generali..

13.-Non vorrei si credesse che io qui dimentichi, e

molto meno neghi, che la natura, nella produzione dellecose, ne fa molte che sono simili: nulla è piu ovvio, spe-cialmente nella razza degli animali, e in tutte le coseche si perpetuano mediante il seme. Ma tuttavia penso sipossa dire che il trasceglierle e unirle solto certi nomi è

opera dell'intelletto, prendendo esso occasione dalla somi-glianza clte osserua fra le cose per produile idee generaliastratte, e fissarle nella mente, coi nomi loro annessi, comemodelli o forme (poichè, in tal senso, la parola forma haun signilìcato appropriatissimo); e via via che le cose par-ticolari esistenti si trovano concordare con quei modelli,senz'altro vengono ad essere di quella specie, hanno quelladenominazione, o sono poste in quella cla.sse. poichèquando diciamo che questo è un uomo, quello è un cavallo;questa giustizia, quella crudeltà; questo un oriuolo, quelloutr girarrosto; che altro facciamo se non classificare le

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Libro terzo

cose sotlo divcrsi nomi specifici, come concordanti conguelle idce astratte, di cui abbiamo voluto che quei nomifossero i segni? E che sono le essenze di quelle specie fis-sate e contrassegnate dai nomi, se non appunto quelleidee astrattò dclla mentc? Le quali, per dir così, sono ilegami tra le cose particolari che esistono, da un lato, e,

dall'altro, i nonri sotto i quali le cose stesse dovranno venircatalogalc. E quando i nomi generali hanno un gualunquerapporto con le cose particolari, queste idce astratte sonol'intermediario che Ii unisce: per cui Ie essenze deÌle spe-cie, cosi come ycngono distinte e denominate da noi, altronon sono nò possono cssere se non quellc precise ideeastratte che abbiamo noi nella mcnte. E perciò le presunteessclìze reali dclle sostanze, se sono diverse dalle nostreidce astratte, non possono essere le essenze delle speciedentro le quali noi cataloghiamo le cose. Poiclìè due speciepotranno esscre una sola altrettanto razionalmente comeduc essenze diversc potranno csscre I'esscnza tli una solaspecie: io dornando quali siano le modificazioni che po-trarrno o non potranno cssere apportate a un cauallo, o nelpiontbo, scnza far sÌ che I'uno o I'altro yengano ad esseredi un'altra specie. Ncl determinare le spccie delle cose me-diante le noslre idee astratte, ìa quistione è facile da risol-vere; ma se alcuno voglia regolarsi in questa materia sullabase di presunte essenze reali, pcnso che si.lroverà a malpartito: e non sarà mai in grado di sapere quando preci-sametrte una data cosa cessi di essere della specie del ca-uallo o del piontbo.

14. - Nè alcuno si meraviglierà di scntirmi dire chequeste essenze, o idce astratte (che sono lc misure dcl nomee i limiti dclla specie), sono opera dell'intelìctto, se siconsideri che almeno quelle complesse sono sposso, inmolti uomini, diverse raccolte di idee semplici; e pcrtanto,ciò che è auorizia per uno, non sarà tale per un altro.Anzi, anche nclle sostanze, dove senrbra che Ie loro ideeastratte siano tolte dalle cose mcdesime, le idee non souo

Dei termtni generali

:ostantemente le stesse; no, nemmeno in quella specie che:i è piu farniliare, e di cui abbiamo Ia conosceriza piir-::tima: essendo stato messo piir d'una volta in dubbio se

-'; feto nato da una donna fosse un uomo, fino al punto:he si ò discusso se lo si dovesse nutrire e battezzare; il:he non sarebbe avvenuto certo se l'idca astratta, o es-

s:nza, cui appartcncva iI nome {osse stata opera di natura,; non invcce quella incerta e varia raccolta di idce sem-

;ìici che l'intelletto mette assieme e cui poi, astraendola,:: assegnato un nomc. Pcr cui, in verità, ogni idea astrattajistinta è un'essenza dist.inta; e i nomi che rappresentano:-:i; idce distinte sono nomi di cose essenzialmente divcrse.,l:si un circolo è altrcttanto cssenzialmcnte diverso da un1.iìe quanto una pccora da uua capra; e la pioggia e esscn-

:-,:lmente diversa dalla neve, quanto I'acqua dalla terra:=sscndo impossib.ile comunicarc all'una qucll' idca astratta

-::c è I'cssenza dell'altra. E così ogni coppia di idec astratte,-::e in una parte qualunque si diversifichino fra loro, e

-:. siano stati assegnati nomi distinti, costituisce due sorte:-stintc, o, se preferitc, distinte spccic, non mcno esscn-:-:lnrcnte diverse di qualunque altra coppia, per quanto:=:ilota o oppo§ta essa sia,

15. - [Ia poichè si ritiene da alcuni (e non scnza ra-

;,:rc) che le csscnze dclle cose siano del tutto sconosciute,: : sarà forse fuori di luogo considerare i diversi signi-

:',i dclla parola essen:o.

-\nzitutto, si potrà prendere I'esscnza nel senso dcll'es-,.=:e stesso di alcuna cosa', per cui essa è ciò che è. E--si la costituzione intcrna c rcale, ma generalmcnte (nellc:,.tanze) sconosciuta, deÌle cose, dalle quali dipendono le,:t qualità tìiscopribili, può esser chiamata ia loro es-

..::za. Questo è il significato originale proprio della parola,--:re è evidente dalla sua formazionc; essenlia, nella sua

- \el tcsto: «the ùctg: t::nce de cltaquc clrcse

bcing of angthing »; nel Coste: «la ptopreD. (N. d. 1'.).

2)

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24 Librc teruo

notazione primaria, significando propriamente l,essere. Ein tal senso la parola è ancora usata, quando parliamodell'essenza delle cose particolari, senza dar loro alcunnome.

In secondo luogo, poichè la dottrina e la dialettica dellescuole si sono tanto date da f:rre intorno al genus e allaspecies, la parola essenzd ha quasi perso la sua significa-zione primaria: e, anzichè alla costituzione delle cose, èstata qusi interamente applicata alla costituzione artili,:ialedel genas e della specie, È ben vero che si suppone ordina-riamente esistere una costituzione reale delle specie tiellecose; e non v'è alcun dubbio che debba esistere unaqualche costituzione reale, da cui deve dipendere qua-lunque collezione di idee semplici coesistenti. l\[a, essendoevidente che le cose sono classificate, sotto i nomi, insorte o specie, solo in quanto concordano con certe ideeastratte, alle quali abbiamo attribuito quei nomi, l,essenzadi ciascun genus, o sorta, viene a non esser altro da quel-l'idea astratta che è rappresentata dal nome generale, o« sortale >> (se mi si consenta di chiamarlo cosi, da sorta,come forma « generale > da « genere »). E troveremo chequesto è ciò che signi{ìca la parola essenza nel suo usopiir familiare.

Queste due specie di essenze, suppongo, non sarebberomal designate coi nomi d.i essenza reale l,ana, e nominalel'altra.

16. -Fra l'essenza nominale e il nome c, è una connes-

sione così stretta, che il nome di qualunque specie di cosenon può venir attribuito ad alcun essere particolare cheper avventura non abbia la medesima essenza, mediantela quale risponde a quell'idea astratta di cui il nome è

il segno.

17. -Intorno alle essenze reali delle sostanze corporee(per parlar solo di queste) vi sono, se io non mi sbaglio,due opinioni, Una è l'opinione di coloro che, usando la

^.1. Dei tenntni generali 25

;afola essenza senza saper cosa possa signifìcare, suppon-

;:no I'esistenza di un certo numero di quelle essenze, se-

:,ndo le quali tutte le cose naturali sarebbero formate, e

ieile quali ciascuna di esse parteciperebbe in modo esatto,:-si venendo a far parte di questa o quella specie. L'altra,.: piu razionale, opinione è di coloro che considerano tutte-: cose rraturali avere una costituzione reale, ma scono-:::uta, delle loro parti insensibili; dalla quale discendono;elle qualità sensibili che ci servono a distinguerle fra-::0. via via che abbiamo occasione di classificarle nelle

;ecie, sotto comuni denominazioni. La prima di queste

:::nioni, che suppone queste essenze siano un certo nu-

-ero di forme o incalchi, in cui siano state gettate tutter€ cose naturali che esistono, e di cui egualmente esse par-:i:ipino, penso abbia molto contribuito a confondere la:::oscenza delle cose naturali. Il frequente apparire dei--siri, in tutte le specie di animali, e di deficienti, e altric--:ni prodotti de[a fecondità umana, porta con sè delle; -=ì:oltà che non è possibile far concordare con questa

,::iesi; essendo altrettanto impossibile che due cose che

;,:iecipino esattamente della stessa essenza reale abbiano:::prietà differenti, guanto che due figure che partecipano::-'a stessa essenza reale di un circolo abbiano dilferenti;::prietà. Ma se anche non vi fossero altre ragioni controg"::sta ipotesi, in ogni caso il supporre essenze inconosci-r--. e farne tuttavia ciò che distingue le specie delle cose,* :- procedimento cosi totalgnente inutile e privo di alcun,r-:aggio .per alcuna parte della nostra conoscenza, cher"::sto fatto solo dovrebbe bastare a farci metter da parte' -::,tesi stessa, contentandoci di quelle essenze delle sortel s;ecie di cose che cadono entro il raggio della nostra:i.:scenza: e quando queste siano seriamente considerates, :oserà, come ho detto, che esse altro non sono se nono'tr':--e idee complesse astratte cui abbiamo assegnato nomiSr:,-ali distinti.

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26 Libro terzo

18. -Avendo

così distinto le essenzc in nominali e reali,possiamo ancora osseryare che, nelle specie delle idec sem-plici e dei modi esse sono sempre le stesse, mc ttelle so-

stanze sono sempre del tutto diverse. Cosi, una figura che

include uno spazio fra tre linee è I'essenza reale nonchènominale di un triangolo: essendc essa, non soltanto unaidea astratta cui si attribuisce il nome generale, ma Ia verae propria essenlia, o esserc, della cosa stessa; ossia queì

fondamento da cui discendono lutte le sue proprietà, e

cui esse sono tutte inseparabilmente unite. lla la cosa è

ben diversa quando si tratta di cluclla particella di ma-

ieria che forrna I'anello al mio dito: nella quale queste

due essenze sono visibilmente diverse. È infatti dalla costi-tuzione reale delle sue parti insensihili che dipendono tuttequelle proprietà di colore, pcso, fusibilità, fissità. ecc., che

si trovano nell'oggetto; costituzione che noi non conosciamo,e della quale, non avendone alcuna idea particolare, nonabbiamo nemmeno un nome che ne sia il segno. E tuttavia,sono il suo colore, peso, fusibilità, fissità, ecc., che fannosÌ chc esso sia oro, o che gli diano diritto a quel nome,

iI quale è pertanto la sua essenza nominale' Poichè nullapuò esser chiamato oro, se non ciò che possicde una con-formità di qualità con quell'idea complcssa astratta cui è

annesso qucl nome. I\la avrcmo occasione di trattare inmodo più ampio di qucsta distinzione dellc essenze, che

appartengono particolarmente alle sostanze, quando ver-remo a trattare dei nomi delle sostanze stesse.

19.-Che quelle idee astratte che posseggono dei nomi.

di cui siamo andati parlando, siano esscnze, può risultareanche dal fatto che ci vien detto, delle essenze, che esse

sono tutte ingenerabili e incorruttibili, Il che non può es-

sere yero della costituziouc reale delle cose, che cominciae pcrisce con essc. Tutte le cose che esistono, ecccttuatoil loro Autore, sono soggette a mutamento; specialmentequelle cosc di cui noi abbiamo conoscenza' e che abbiamoschierate sotto nomi o insegne distinte. Cosi, quello che

-il. Dei termni generali 27

oggi è erba domani è carne di pecora; e, pochi giornidcpo, viene a far parte di un uomo: e in tutti guesti e altri::agoli cambiamenti, è evidente che I'essenza reale delle'ose

- ossia, quella costituzione da cui dipcndevano le;roprietà di queste cose diverse

- è distrutta, e perisce

:an loro. I\Ia assumendosi le essenze come idee stabilite:eila mente, con nomi annessi a ciascuna, si suppone cheesse rimangano costantemente le stesse, quali che siano-e mutazioni cui vanno soggette Ie sostanze particolari. In-i:tii, checchè accada di Alessondro e di Bucefalo, si sup-

: cauallo rimangano le stesse; e cosi vengono preservate'-tere ed intatte le essenze di quelle specie, quali che siano, cambiamenti cui vanno soggetti alcuni o tutti gli indi-rdui di quclle specie. Con tal mezzo rimane salva ed in--- I'essenza di una specie, anche senza l'esistcnza di unr:lo individuo di quella spccie. Poichè, se anche oggi nonr: fosse un solo circolo esistente in alcun luogo nel mondo::ne probabilmente quella figura non esiste in alcun luogo

"sattamentc disegnata), tuttavia I'idca annessa a quel nome::: cesscrebbe di essere quella che è; nè cesserebbe di.s:siere come modello per determinare quale dellc figure::.:ticolari che noi incontriamo abbia o non abbia dirittot- nome di circoltt, e per dimostrare cosi quale di esse,

_:e: il fatto di avcr tale essenza, è di quclla spccie. E an-:'e se non ci fossero ora, e non fosscro mai esistiti ina:::lra, un animale come I'rrnicotno, o un pesce come lat':na, luttavia, supponendo che qucsti nomi rappresen-:*:r idee astratte complesse che non contengano in sè al-:'::a incoerenza', I'cssenza di unn sirena è altrettanto in-.le :5ibile quanto quella di un uomo; e I'idea di un unicorno: :.ltrettanto ccrta, Iissa e permanente, quanto quella di un:sr:llo. Da ciò che si è detto è evidente che la dottrinai:re--'immutabilità delle essenze dimostra che esse sono sol-:r-lo idee astratte; è fondata sul rapporto staLrilito fra

§el tcsto ! « inconsistencq »; nel Coste: « impossilrilird ». (N, d. T.).

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28 Libro terzo

quelle idee e certi suoni come loro segni; e sarà.semprevera {intanto che lo stesso nome possa avere lo stesso si-gnilÌcato.

20. -

Per concludere, questo è, in breve, quello che iodirei: che tutto il gran discutere di geneta e species, e

loro essenze, non si riduce ad altro che a questo, ossia, chegli uomini, poichè lormano certe idee astratte, e le lìssano

nella loro mente con nomi ad esse assegnati, con ciò sipongono in condizione di considerare le cose' e parlarne,per dir cosi, a fasci, per accrescere e comunicarsi tra lorola loro conoscenza in modo piir facile e pronto; poichè

la loro conoscenza non potrebbe che avere un progresso

assai lento se le loro parole e i loro pensieri fossero lirni-tati soltanto ai particolari.

Caprror,o IV.

DEI NOI\{I DELLE IDEE SEMPLICI

1. -

Sebbene tutte le parole, come ho dimostrato, im-uediatamente non significhino nient'altro che le idee che siT':raDo nella mente di chi parla, tuttavia, a un esame piirrcef,to, troveremo che i nomi d,elle idee semplici, d'ei mod.i

'il: (fra i quali comprendo anche i rapporti) e delle so-

s.r::e naturali hanno, ciascuno, qualcosa di peculiare e

ù-re:so dagli altri. Per esempio:

a -

Primo, i nomi d,elle idee semplici e delle sostanze,

xn guelìe idee astratte che sono nella mente e che essim-ediatamente significano, suggeriscono anche una qual-'qp esistenza reale, da cui è stato derivato il loro modellor":é:rale. IIa i nomi dei modi misli hanno per limite l'idea:ne é nella mente, e non portano i nostri pensieri pirì avantini :asi; come vedremo più ampiamente nel capitolo cheGls€-

,1"-Secondo, i nomi delle idee semplici ed i modi si-aul,iano sempre I'essenza reale oltre che nominale delle]m: specie. NIa i nomi delle sostanze naturali significanoFsr raramente, e forse mai, cosa alcuna che non siano le,wz.le nominali di quelle specie, e solo queste; come di-ùilrlreremo nel capitolo che traita in particolare dei nomie,llle sostanze.

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,130

4.-Terzo, i nomi delle idee semplici non sono suscet-tibili di alcuna definizione; lo sono invece i nomi di tuttele idee complesse. Che io sappia, non è stato {ìnora osscr-vato da alcuno quali parole siano suscettibili di venir dcfi-nite, e quali no; e sono inctine a ritenere che sia stataIa rnancanza di tale deiìnizionc a dare origine a tante di-spute e a tanta oscurità nei discorsi della gcnte, poichèalcuni vorrcbbero delle definizioni di termini chc nonpossono esscre definiti, e altri non pcnsano di doversi con-tcntare di una spiegazione ottcnuta mediante una parolapiu gcncrale, e con la restrizione dcl suo significato (perdirla nei tcrmini dcll'arte, mediante un gencre e una dille-renza), quando, anche dopo tale definizione, fatta in per-fetta regola, nrolto spesso coloro che la ascoltano non hanno,dcl significato di quclla parola, un concetto piu chiaro diquello che avessero prima. Almeno questo pcnso, che nonsarà dcl tutto fuori del nostro prcscnte proposito dimo-strare quali parole siano susccttibili di definizione e qualino, e in che consista una buona definizione; e che questosia per darci tanta luce intorno alla natura di questi segnie intorno alle nostre idce, da mcritare una pitr particolareconsiderazione.

5. - Qui non mi darò Ia pena di dimostrare che nontutti i tcrmini sono definibili, poiche mi basta ricordarequel progrcsso in infiniturn cui la cosa evidcntentcnte ciportcreblte, se conccdessimo che tutti i nonri possono es-serc dcliniti. Poichò, se i tcrmini di una data dcfinizionedovessero esser definiti ancora da un'altra, dove ntai potremmo fermarci alla finc? Bcnsi, in base alla natura «lcllenostrc idce e al significato dclle nostre parole, dimostreropercltè alcuni noni po.ssono esserc defuùti ed allri no, equali siano glì uni e gli altri.

6. - Si riconosce da tutti, credo, clte ana de/iniriontaltro non è clre il far conoscere il signi/icalo di una parolcmcdictttlc uari allri ternini non sinonimi, poichè il signi

Libro te?zo l, Dei nomi delle idee semqlici

-:::c delle parole è soltanto quell'idea di cui chi usa

:,:.i..ìna parola inteDdc che cssa sia il segno, il significator- ;::rlunque parola sarà marìifesto, la parola sarà definita,

;:::do, con altre parolc, l'idea di cui essa è fatta segno,

: :::'r'a anncssa, nella nrcnte di chi parla, è per dir cosÌ::--:j:esentata, o csposta alla vista, di un'altra pcrsona; e

-: :.1 modo viene determinato il suo significato. Questo è

--:-:l uso e {ine dclle definizioni; e, pertanto, Ia sola mi-r;--- di ciò che sia, o non sia, una buona dclìnizione.

;.-Ciò premcsso, dico che i notni dcllc idee scmplici,: ;.::iii soli, nort sono susccllibili di cssere dcfinili. E la::;..-:e di ciò è qucsta, chc, gli svariati terrnini di unal:- --zione signilicando idee svariate, presi tutti insicme::-- possono in alcun modo rapprcseutare un'idca non: "":::l composita: e perciò una dcfiuizionc, la quale, pro-:-::-ente, altro non è che Ia spiegazione del signilìcato dil:.;. .-l:ta parola mediante varic altre, ciascuna delle quali:,- significa la stcssa cosa, nei nomi delle idee semplici:-- può avere alcun luogo.

i- - Per non aver osservato qucsta dilTcrcnza che si':-: : fra le nostre idcc, e i norni con cui Ie esprimiamo,

- : 1:odotto quel grandc e futilc dibattere nclle scuolc,r ::: tanto facilnrcnte si nota il rillcsso nclle definizioni:: ::se ci danno di alcune di queste idec sernplici. Poichè,

;: :-- che riguarda la nraggior partc di esse, persino quei:;::::i di defìnizioni furon costrctti a lasciarlc non defi-: : .enpliccnrcnle per l'intpossibilità che tlovarono nel-'' :.::csa. Quale esprcssione di gergo pitr culiosa e rallì-:.: , -- quclla contcnuta nella seguentc definizionc avrebbe: -:- invcntarc mai i'ingegno unrano? « L'atto di un es-

r-: -:: potenza, in quanto in potcnza.>> Essa mcttcrebbe: ."-:aiazzo qualunquc uomo razionalc, cui già non fosse: ì.: ;.i' la sua famosa assur<Iità, ove egli dovessc indovi-r;.-::: chc parola si possa inrmaginar nrti che voglia cs-rs: -: spiegazione. Se Ciccronc, domandando a un olan-

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32 Libro terzo

dese che cosa significasse beweeginge, avesse ricevutoquesta spiegazione nel suo stcsso linguaggio, e cioè chesignilica «actus entis ìn potentia quatenus in polentia»,m! domando se si possa immaginare che in tal modo egliavrebbe capito ciò che significa la paroÌa beweeginge', o

avrebbe indovinato guale idea abbia normalmente nellatesta un olandese, e significhi ad un altro, quando usa quelsuono.

9. - Nè i filosofi moderni, che hanno cercato di libe-rarsi dal gergo delle scuole e di parlare intelligibilmente,sono riusciti molto meglio a definire le idee semplici, o conlo spiegare le loro cause, o in qualunque altro modo, Gliatomisti, che deIìniscono iI moto come <( un passaggio daun posto ad un altro », che altro fanno se non mettere unsinonimo per un altro? Infatti, che altro è passal1gio se

non mouimento? E se fosse loro chiesto di dire cosa siail passaggio, come potrebbcro definirlo meglio chc con laparola movimento? Poichè, non è per lo meno altrettantoproprio e significante dire << il passaggio è un movimentoda un posto ad un altro >), quanto dire « il movimento e unpassaggio ecc.? ». Questo è un tradurre, e non un definire.quando scambiamo l'una per l'altra due parole dello stesso

signilìcato; delle guali, quando una sia meglio compresadell'altra, può servire a scoprire quale idea rappresenti laparola sconosciuta; ma ciò è ben lontano dall'essere unadeIìnizione, a mcno che non si voglia dire che ogni parolainglese nel dizionario è la dcfinizione della parola latinacui corrispoude, e che movimento è una definizione dimotus. Ne, quando Ia si esamini bene, Ia dcfinizionc che iCartesiani ci danno, ossia « la successiva applicazione delleparti della superficie di un corpo a quclle di un altro >.

si dimostrerà una molto rniglior definizione del moto.

1' Dei nomi delle idee semqlici

1ù. - « L'atto del perspicuo, in guanto perspicuo », è

:-,':ltra delìnizione peripatetica di un'idea senrplice; la:::-e. sebbcne non piu assurda di quella citata dcl moto,:::::via rivela in modo piu eviderrte la sua inutilità e insi-

$:--:-:anza. Poichc l'espcricnza facilmcnte convincerà chiun-r:: che essa non può far si che il significato della parola;:: (che pretcnde dclìnirc) sia in alcun modo contpresor-i::Ì cicco; ma la dclìnizionc del moto a prima vista non

:,n::!r'a cosi inutile, poiche sfugge a questo mezzo di met-:,::-" alla prola. Qucst'idea semplice venendo a noi per'

r:::o del tatto oltre che della vista, è impossibile dare::r:=-pio di una persona che non abbia altra maniera per

l.::urarsi I'idea dcl moto, tranne quella sola della defini-l:-e di quel nolne. Coloro che ci dicono che la luce è

u: g:ande numcro di piccoli globuli, i guali tanno a col-

-l :: r'ivaccmente il fondo dell'occhio, parlano in modo piu:::-i.igibile che non le Scuole: e tuttavia, qucstc parolc, pertru::io perfettamente compt'ese, non rendcrebbero megliol:r-: l'idea che Ia parola lrrce rapprcsenta a chi già non Ia:r:-sse, che se uno gli diccsse che la luce altro non è che

m: .ompagnia di piccole palle da tennis, che certe fate,mr-::te tutto il giorno, colpiscono con racchettc scaglian-8..: contro Ia fronte di certi uomini, mentre non lo fannor:r :ltri. Poiche, supponendo che questa spiegazione dclla: :rsi sia vcra, purtuttavia I'idea della causa della luce.rLn: ::e se la possetlcssimo in modo esattissimo, non ci da-*t:-e I'idea della luce di per se stcssa, guale si prcsenta,ril ::- con una cosi particolare percczione, più che I'ideaou:.: ::gura e tlcl moto di un pezzo d'acciaio allìlato non:: :::cbl;e l'idea del dolore che guell'acciaio è in gradorr r:::"rminarc in noi. Poichè Ia causa di qualunquc sensa-r:::- e la scnsazione di per se stessa, in tutte le idcemlr:-l:i di un dcterminato senso, sono due idee divcrse,* ::s: differcnti e distanti I'una dall'altra, che non sarcbbe;r,r':-,:le trovarne altre due cosÌ diversc fra Ioro. E pcrciò,ùr:':. se i globuli di Descartes continuassero a colpire Ia"n*: -:. di un uomo chc fosse cieco a causa di wa guLta

)3

r « llovimento » ln olandese.

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34 Libro terzo

setena' egli con ciò non avrebbe mai un'idea della luce,o di cosa alcuna che ad essa si avvicini, pur comprendendoperfettamente che cosa siano dei piccoli globuli, e che cosasigni{ichi colpire un altro corpo. E perciò i Cartesianipongono grande attenzione a dislinguere tra guella luceche è Ia causa di quella sensazione in noi, e I'idea cheè prodotta in noi da essa, e che è ciò che propriamentesi chiarna la luce.

11.-Le idee semplici, come si è già visto, si possonoottenere soltanto mediante quelle impressioni che gli og-getti stessi fanno sulla nostra mente, mediante le vie diaccesso appropriate e destinate a ciascuna specie. Se nonsono ricevute in questo modo, tutte Ie parole di questo

mondo, di cui si faccia uso a spiegare o definire uno qua-lunque dei loro nomi, non saranno mai al caso di produrrein noi l'idea che quel nome rappresenta. Poichè le parole,essendo dei suoni, in noi non possono produrre idee sem-plici che non siano le idee di cluegli stessi suoni; nè susci-tare alcuna idea in noi, se non per quella volontaria con-nessione che si sa esistere fra quei dati suoni e le ideesemplici di cui l'uso comune li ha assunti a segni. E chiIa pensa diversamente, provi a vedere se alcuna parola puòdargli il sapore di un ananasso, e fargli avere l'idea veri-dica del gusto di quel frutto famoso per il suo sapore. Chè

se gli verrà detto che quel sapore somiglia in alcun modoad altri sapori di cui egli ha già I'idea nella memoria.impressavi da oggetti sensibili non scorlosciuti al suo pa-

lato, di quel tanto egli potrà avvicinarsi all'idea cercata.secondo il grado di quella somiglianza. trIa ciò non signi-fica darci quell'idea mediante una definizione, bensì susci-tando in noi altre idee semplici mcdiante i loro norni co.nosciuti: il che sarà ancora ben diverso dal vero saporedi quel frutto medesimo. Per la luce e i colori, e tutte lealtre idee semplici, è la stessa cosa: poichè il significatoilei suoni non è naturale, ma soltanto imposto e arbitrario.E nessuna delinizione della luce o della rossezza è più

-; )ei nomi delle idee semplici 35

i:::::. o capace, di produrre in noi l'una o l'altra idea, che

:-- io possa fare di per sè il srtono luce o rosso. E infatti,::- sperasse di produrre un'idea di luce o di colore me-

:-:::e un suono, comunque formato, dimostrerebbe di at-

:.-:::'rsi che i suoni siano visibili, o i colori udibili' e di'-,=.e. che le orecchie as§olvessero all'uflicio di tutti gli: ---- sensi. Il che è come dire che potremmo gustare, odo-

:;:. e vedere con le orecchie: specie di lìlosofia degna

":-- di Sancho Panga, che aveva la facoltà di vedere Duì-r-:=: per sentito dire. E perciò, chi già non abbia ricevutol:--' mente, attraverso I'accesso appropriato, I'idea sem-

;---e cire una data parola rappresenta, non verrà mai a

i;;::e il significato di <Iuella parola mediante alcun'altra:-::la o suono quale che sia, messi assiemc secondo qua-

---=ire regola di definizione si possa immaginare, II solo

::::o eIlìcace sarà guello di applicare ai suoi scnsi l'og-

{:::r appropriato, e cosi produrre in lui quell'idea di cui

'-i ;:à appreso il nome. Un cieco studioso, che si era moltoel.:-cato la mente intorno agli oggetti visibili, e aveva

i:::, uso delle spiegazioni date dai suoi libri e dai suoi

r:--:i per intendere quei nomi della luce e dei colori che

i.:-: cosi spesso uditi, si vantava un giorno di avere

-:=:i capito che cosa significasse scarlatto, AI che, avendo'::sio un amico suo che cosa fosse lo scarlatto, il cieco--.::-se che era come il suono di una tromba. Chi speri diri,::-.re la comprensione del nome di qualunque altra ideai:---;.icc, che egli abbia, soltanto per definizione, mcdiante: := altre parole usate a spicgarlo, otterrà una compren-r:-= di quel nome dello stesso genere di questa.

:2.-Il caso è tutto diverso quando si tratta delle idee:;:_:lassc. Poichè qucste consistono di varie idce semplici,: Ì:'-:x nella possibilità delle parole che rappresentano Ie'.;:-: idce semplici che formano quclla composizione l'im-Ìr ::rc idce complesse nella mentc, idee che mai vi eranor::: prima, e così far comprendere i loro nomi. In tali-:::lte di idee che vanno sotto un solo nome, ha luogo

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)6 Librc tetzo

la definizione, o I'insegnamento del significato di una pa-

rola mediante varie altre, e questo può farci capire i nomidi cose che non sono mai venute a tiro dei nostri sensi,e può foggiare ,idcc confacenti a queile cose nclla mentedi altri, quando usan'o quei nomi: sempre che nessuno deiterrnini dclla delìnizione rappresenti una qualche ideasemplice che non sia rnai prima di allora entrata nel pcn-siero della persona cui la spiegazione è fatta. Così, a uncieco, si potrà spiegarc la parola slalrra mediante altre pa-

role, rna non Io si potrà fare per pittura, poichè i suoiscnsi gli hanno dato I'idea della figura ma non quella dcicolori: la quale, perciò, non può essere suscitata in luidalle parole. E questo fece vincere la scommessa al pit-tore contro lo scultore: quando ciascuno dei due sostencvaI'ecccllcnza dell'arte propria, e lo scultore pretendcva chela sua fosse da preferire, perchè si spinge piri lontano,e anche coloro che hanno perso la vista possono percepirneI'ecccllenza. II pittore accettò di sottoporsi al giudizio diun cieco; il quale, condotto là dove era una statua fattadal primo, e un quadro dal secondo, venne fatto prima av-vicinare alla statua, della quale seguì con le mani tutti iliueamenti del volto e dcl corpo, e con grande amrnira-zione applaudi I'abiiità delì'artelice. I\Ia essendo con«lottopoi davanti al quadro, e avendovi posto sopra le mani, glivennc dctto che ora toccava il capo, e poi la fronte, gliocchi, il naso ecc., via via che le srrc mani si muor'eyanosulle parti dclla pittura sul canovaccio, senza che egliavvcrtisse Ia pur rninima dilTerenza: per il che esclanrò

clte questa doteva esser davvelo opera divina, se potevarapprescntar loro tutte quelle paiti, dove egli non potcvanò seutire nè percepire alcuna cosa.

13.-Chi usasse la parola arcobaleno parlando con

uno che couoscesse tutti quei colori, lna non avcsse maivisto il fettorncno, enumerando la figura, Io spessore, !a

posizione c I'ordine dei colori dcfinirchbc tanto bcne qucllaparola, che essa potrebbe esser perfettamente capita. E

ii )et nomi delle idee semplici )7

::--:;!a quella definizione, per guanto complessa e per-:':"- essa fosse, mai farebbe si che un cieco la potesse:r;-:e: poiche molte delle idee semplici che formano quel--' .:ea complessa essendo nell'ordine delle idee da lui mai:::::uie mcdiante la sensazione e I'espcrienza, nessuna pa--,ri potrebbe essere in grado di suscitargliele nello spirito.

11.-Le idee semplici, come si è dimostrato, possono*r:e:e ottenute solo per esperienza, da quegli oggetti che!t:.: r appropriati a produrre in noi quclle percezioni.

-,:.i:do, con guesto rnezzo, la nostra mente è ben fornitaG- .sse, e ne conosciamo i nomi, allora siamo in condi-: ::: di delinire, e mediante la definizione capire, i nomi[rr:.: idec complcsse chc di esse si compongono. Ma quandour :ermine sta per un'idea semplice che uno non ha mair'-:- iinora nella mente, è impossibile, con qualunque pa-rr,-r- fargliene sapere il significato. Quando un tcrminenl:,'::rque rappresenta un'idea che uno conosce già, malgr -:r. che quel termine sia il segno di quell' idea, alloram :,:ro nome della stessa idea, col quale egli abbia con-ru.e::1ine, può fargliene capire il significato. Ma in nessun

=s: =ai un qualunque nome di una qualunque idea sem-3u:e è suscettibile di definizione.

15.-In quarto luogo, sebbene i nomi delle idee sem-ui:- :on possano aver l'aiuto della definizione per deter-reniri.--e il loro significato, questo però non impedisce che*:ue; s:ano generalmente meno dubbì ed incerti di quellile -odi misti e delle sostanze: e questo perchè essi,mmrg:=sentando soltanto una percezione semplice, Ia gente,r -: piu, concorda circa iI Ioro signilìcato in modo fa-'i.e: i:erfetto; e, intorno aI loro signilìcato, poco c'è da'vmm:l:-dere e da disputare. Chi apprenda una volta che la\!ln:.?zza è il nome del colore che ha osservato nella&r.-? : nel latte, dillìcilmente applicherà quella parola in@nr[: e-rato, Iìntanto che ritenga I'idea; e quando egliFmnrn's 6lsl tutto perduta, non è facile che ne sbagli il signi-

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,8 Libro terzo

Iìcato, ma si accorgerà di non capirla' Qui non c'è quella

molteplicità di idee semplici da mettere assieme, che de-

termina I'incertezza nei nomi dei modi misti; nè una pre-

sunta, ma sconosciuta, essenza reale, con proprietà che ne

dipendano, il preciso numero delle quali è anch'esso ignoto;

e tutto ciò è causa della dillicoltà nei nomi delle sostanze'

Ma, al contrario, nelle idee semplici I'intero significatodel nome è conosciuto subito, e non consiste di parti, per

cui, a metterne assieme piir o meno, l'idea possa variare,

e così il significato del nome essere oscuro, o incerto.

16.-In quinto luogo, ancor questo si potrà osservare

delle idee semplici e dei loro nomi, che esse hanno ben

pochi ascendenti in linea preadicamentali (come la chia-

mano), dalla specie piu bassa al summttm genus' E la ra-

gione di questo è che, la specie piir bassa non essendo

altro che una data 'idea semplice, nulla si puo toglier da

questa, così che, essendo stata tolta la dilferenza' essa possa

concordare con qualche altra cosa in una determinata idea

che sia comune ad entrambe: la quale, avendo un solo

nome, sarà il genere delle altre due: per es., non c' è niente

che possa esser lasciato fuori dall'idea di bianco e rosso

per farle concordare in una data apparenza comune' e

cosi avere un solo nome generale; al nrodo come, se si

Iascia la razionalità fuori dall'idea complessa di uomo'

questo la fa concordare con I'idea del bruto, nelf idea e

nel nome piir generale dell'animale' E perciò, quando, ad

evitare fastidiose enumerazioni, si voglion contprendere

tanto il bianco che il rosso, e molte altre idee semplici

dello stesso tipo, sotto un solo nome generale, si è costretti

a farlo mediante una parola che denota soltanto la maniera

cou la quale tali idee entrano nella mente. Poichè quando

il bianco, il rosso e il giallo vengono tutti compresi sotto

il genere o nome di colore, questo non significa nient'altroche quelle idee che son prodotte nella mente solo dalle

vista, e vi entrano solo attraverso gli occhi. E quando sr

voglia foggiare un termine ancor piu generale, che com-

l; )ei nomi delle idee semplici 39

a-:-da tanto i colori che i suoni, e altre simili idee sem-: -::. Io si fa mediante una parola che significa tutto ciò::: i'iene nella mente solo mediante un dato senso. E cosÌ

::::rine gcnerale d,i qualità' nella sua accezione ordi-lr:-:. comprende i colori, i suoni, i sapori, gli odori e leryu-:tà tangibili, per distinguerli dall'estensione, dal nu-ure--:. dal moto, dal piacere e dalla pena, che operanoor:--: impressioni sulla mente, e introducono le loro idee,uc,':ante più di un senso.

ii. -

In sesto luogo, i nomi delle idee semplici, delle§ir§;--::ze e dei modi misti hanno anchc fra loro questaci.i::enza: che quclli d,ei modi misli rappresentano idce:er:'ittamente arbitrarie; di quelli dclle soslanze non siIrr: dire esattamente lo stesso, poichè si riferiscono a unur:,:i-iio, sebbene con una certa latitudine; e quelli dellew:: semplici sono presi in modo perfctto dall'esistenza!s*: cose, e non sono afatto arbitrari. E qual differenza::,: ::ccia nel signilicato dei loro nomi, lo vedremo neiirF-::li scguenti.

I no:ni dei modi semplici poco differiscono da quellirre:+ idee semplici.

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Ceprr:or.o V.

DEI NO}II DEI MODI IIIISTI E DEI RAPPORTI

l.-Poichè i nomi dei modi misli sono generali, essi

rappresentano, come si è dimostrato, sorta o spccie di cose'

ciascuna delle quali ha la sua essenza peculiare. Anche le

essenze di queste specie, come pure si è visto, altro non

sono che le idee astratte che abbiamo nella mente, cui è

connesso il nome. Fin qui, i nomi e le essenze dci modi

misti nulla contengono se non ciò che hanno in comune

con altre idee; ma se li esamilriamo un poco pitr da vicino.trovcremo che essi hanno qualcosa di particolare, che forsepuò meritare la nostra attenzione.

2.-La prima particolarità che osserverò in loro è che

le idce astratte, o, se preferitc, le essenze, delle varie specie

di modi misti sono prodotte dall' intelletto, nel che dilferi-scono da quelle dclle idee scmplici, poichè in quest'ultimz

specie la mente non ha il potere di produrre alcuna ideama solo riceve quelle che le sono offerte dall'esistenza realr

delle cose che operano sopra di essa.

3. - In secondo luogo, queste essenze delle specie dei

modi misti, non soltanto son fatte dalla mente, ma soDo

fatte in modo molto arbitrurio, scnza modellì e senza rif*rimcnlo ad alcuna esistenza reole. Nel che diffcriscono

dalle irlee delle sostanze, che portano con sè la supposi

zione di un qualche essere reale, da cui sono tratte, e cu

-,' ):; nomi dei modi misti e. dei rupporti 4l

r:::, conformi. Ì!Ia, nelle sue idee complesse dei modin-.:--:. la mente prende la libertà di non seguire cÒn esat-.c--'l'esistenza delle cose. Essa unisce e ritiene certe:;-::icni' come altrettante idee specifiche distinte; men-":r :ilre, che ricorrono in natura altrettanto spesso, ven-4r:r: neglette, e non ricevolo particolari nomi o specifi-:*-':li. Nè lo spirito, in queste idee dei modi misti, comer.É--e idee complesse delle sostanze, li esamina con riferi-me:-io all'esistenza reale delle cose; nè li riscontra su mo-le ' che contengano quelle date composizioni particolari:l =:tura. Per sapere se la sua idea dell'adrrllerio o del--'-::eslo sia giusta, forse che un uomo I'andrà a cercare.:r Jcun luogo fra le cose esistenti? O forse che I'idea ènr:: perchè qualcuno è stato testimonio di una simile

'-:-c? No: qui basta che gli uomini abbiano messo as-§.É=e una collezione di idee simili formandone un'idea:'r,rJlessa, la quale costituisce I'archetipo e l'idea specifica,s:, che una tale azione sia stata, o meno, comntessa in-::::n natura.

4.-Per ben comprendere questo, dobbiamo conside-

-- in che consista questo fare le idee complesse; che non: -' iare una qualunque idea nuova, bensi mettere assiemeurr,*--e che già Ia mente possiede. E in tale occasione la:re-ie fa le seguenti tre cose: primo, sceglie un certo nu-nerr di idee; secondo, pone un certo legame fra di esse.: -:- fa un'idea sola; terzo, le lega assieme con un nor.!e.5r esaminiamo come procede la mente nei riguandi dirm.,rsle idee, e quale libertà si prendc con esse, facilmentcilm"-.:1'eremo come queste essenze dclle sptcie dci modiu---: siano fabbricazioni della mente; e di conseguenza,:rc.e Ie specie stesse siano di fattura umana.

5. - Nessuno può dubitare che queste idee dei rnodiuilr: siano fatte mediante una raccolta volontaria di idee,

- il Coste : « combinazioni o collezioni ». (N. d. T.).

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42 Libro terzo

messe assieme nella mente, indipendentemente da qualun-

que modello originale in natura, se si rifletta soltanto che

questa specie di idee complesse può venir prodotta, astratta'

puo ricevere dei nomi, e così venir costituita una specie,

prima che un qualunque individuo di tale specie sia mai

esistito. Chi puo dubitare che le idee di sactilegio o adul'ferio potrebbero venir foggiate nello spirito degli uomini'e ricever dei nomi, e così venir costituite queste specie

di modi misti, prima che I'una o I'altra azione venisse mai

commessa? E dell'idea si potrebbe parlare benissimo, e

ragionarne, e scclprire sul conto suo certe verità, mentre

ancora essa non avrebbe alcuna esistenza se nou nell'in-telletto, così come se ne può parlare e discorrere ora'

quando entrambe quelle idee hanno un'esistenza reale an-

che troppo frequente. Dal che appare chiaro di quanto le

varie specie dei modi misti siano creature dell' intelletto,

dove hanno un'esistenza in quanto sono ancillari a tuttii fini della verità e della conoscenza reale, allo stesso modo

di quando le cose esistono realmente. E non possiamo du-

bitare che i lcgislatori spesso abbiano fatto leggi intorno

a specie di azioni che erano soltanto creature del loro

intelletto: esseri che non avevano altra esistenza se non

nella loro mente. E penso che nessuno possa negare che

la resurrezione fu una specie dei modi misti della mente

prima di essere realmente esistita.

6. - Per vedere con quanto arbitrio la mente produca

queste essenze dei modi misti non abbiamo che da esami-

nare ulla qualunque di esse. Anche un breve esame ci con-

vincerà essere la mente quella che combina varie idee

indipendenti e sparse a formarne una sola complessa; e'

mediante il nome comune che essa dà loro' ne fa I'essenza

di una certa specie, senza regolarsi sulla base di alcuna

connessione che esse abbiano in natura. E infatti, in na-

tura, forse che l'idea dell'uomo, piu che queÌla di una pe-

cora, ha rapporto coll'uccidere, per cui dell'uccidere si fauna particolare specie di azione, significata dalla parola

-,- Dei nomi dei modi misti e dei rapporti

.:ricidio, e con I'altra no? O quale legame esiste in naturai:a I'idea del rapporto tra il padre e l,uccidere, piuttosto:-.e non tra quest'ultima e l'idea di un figlio o di un vi-::-o. mentre quelle due prime vengono combinate a for--.re l'idea complessa, e in tal modo se ne fa I'essenza:.la specie distinta parricidio, mentre l,altra non dà luogo

r-isolutamente ad alcuna specie distinta? Eppure, sebbene1:il'uccidere il padre o la madre si sia fatta una specie''siinta dall'uccidere il proprio figlio o figlia, tuttavia, in:erii altri casi, anche il figlio e la fìglia sonrt considerati,::! meno del padre e della madre: e sono tutti egual--erte compresi in una stessa specie, come in quella del--':.tcesto. Così la mente, nei modi misti, unisce arbitraria-=3ìrte, a formare idee complesse, ciò che le conviene;-eltre altre idee semplici, che, tutto sommato, hanno fra.::o altrettanta unione in natura, vengono lasciate disperse,e ::ai combinate a formare una sola idea, perchè in quei::si gli uomini non hanno bisogno di un solo nome. Èrrldente dunque che l, intelletto, di sua libera scelta, pone

- collegamento fra un certo numero di idee, le guali inì"iura non son piu unite fra loro di guanto lo siano altre,:-.e esso invece lascia fuori. Altrimenti, perchè mai si sa-

-bbe contrassegnata la parte deìl'arma con la quale viene

=ierto il principio di una ferita, per formare quella specied-tinta che è detta stubbing 1, mentre si è trascurato di-:ordare il disegno e la sostanza dell,arma? Non dico che;esto sia fatto senza ragione, come vedremo meglio in se-4r:to; ma questo dico, che è fatto per una libera sceltalelia mente, nel perseguimento dei propri fini; e che per-:;l queste specie di modi misti sono una fahbricazioner,*-l'intelletto. E nulla è piir evidente del fatto che, per lo;::. nel foggiar queste idee, la mente non cerca I suoi mo-deÌii in natura, nè riferisce le idee che foggia all'esistenza

: ktteralmente, nel senso giuridlco della parola al tempo dell'A,.( =ipire a morte con arma dl punta ». lìicorda il Coste in una nota5É la legge inglese puniva pit:l severamente in questo caso'che nonrÉr €so di omicidio ellettuato con un colpo dl iaglio. (N. d..I.).

43

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Libro terzo-, Dei nomi dei modi misti e dei ruppotti 45

: l:ile madre, e cosÌ foggiano una specie distinta dall'ucci-r--:e del Iìglio o del vicino di una persona, questo è dovutoi--: diversa odiosità del crimine, e alla punizionc distinta:': si deve infliggere per I'uccisione del padre e della::l:e, diversa da quella che dev'esser inflitta per l'ucci-s-::e di un Iìglio o di un vicino; e perciò provano che

: :!-.essario indicarla con un nome distinto, il che costi-::-s:e lo scopo di quella distinta combinazione. l\la sebbene

-::,jee di madre e di figlia siano trattate così diversamente,:::- riferimento all'idea dell'uccidere, che la prima vicne::-,:a a questa per formare un'idca astratta e distinta che

:: i.l:l nome, e costituisce in tal modo una specie distinta,: -':ltra no, tuttavia, nel rispetto della conoscenza carnale,::-::nbe sono incluse nel nome di inceslo: e questo, an-

:-::! per la stessa opportunità di esprimcre con un solo::r:e, e riconoscere come di una sola specie, quelle sconce.:.-::i che, ben piu di altre, hanno una loro peculiare tur-;.^:dine; e questo, onde evitare circonlocuzioni e tediosei,:::lizioni.

3. -

Basta avere una conoscenza anche modesta di di-

"l-e lingue per convincersi della verità di questo, cssendo

::-o- facile osscrvare in una data lingua un gran numeroL;:iole le quali non ne hanno nessuna che risponda loro-.- .:::'altra. Il che dimostra chiaramente che gli abitanti di.lr- dato paese, per i loro costumi e modo di vita, hanno:--.- :.to occasione di foggiare varie idee complesse, e hanno:-:'-: loro dei nomi, benchè altri mai le abbiano riunitc a

l.:=arc idce specilìche. Questo non avrebbe potuto acca-

i::: se tali specic fossero un prodotto costante dclla natura,r ::r raccolte fatte ed astratte dalla mente, allo scopo diri:r un nome a qunlcosa e per la comodità della comtrni-:::-:ne. I termini della nostra lcgge, che non sono suoni--: - l:. diliìcilrnente troveratrno parole corrispoudenti in-s::::ruolo o italiano, che pure non sono lingue davvero:,:- È:e; e assai meno facilmente ancora, penso, essi po-

::-lero venir tradotti nei linguaggi dei Caraibi o dei

reale delle cose, bensi pone assieme guelle idee che meglio

servano ai suoi scopi, senza vincolarsi ad una precisa imi-

tazione di cosa alcuna che realmente esista'

7. - Ma sebbene queste idee complesse, o essenze di

modi misti, dipendano dalÌa mente, e siano da essa prodotte

con grande libertà, tuttavia non son fatte a casaccio' e

messe assieme alla rinfusa senza ragione alcuna' Ilcnchè

gueste idee complesse non siano sempre copiate dalla na-

tura, sono tuttavia sempre acconce al fine per cui sono

fatte le idee astratte; e benchè siano combihazioni ottcnute

con idee di per sè abbastanza disunite, altrettanto poco

collcgate fra loro, in se stesse, quanto molte altre cui lo

spirito mai assegna un rapporto che le combini a fortnarne

un, sola idea, tuttavia esse vengono semprc formate per la

comodità della comunicazione, che è iI principale scopo

dcl linguaggio. Il linguaggio serve a significare, con brcvi

suoni, e con facilità e prontezza, concezioni generali' nelle

quali si può contcnere' non solo una grande abbondanza

di particolari, ma anche una gran varietà di idee indipen-

denti,raccoÌteaformarneunasolacomplessa'Perciò'nellaformazione delle specie dei motli misti, gli uomini si sono

prcoccupati soltanto di quelle combinazioui che al'evano

occasionc di menzionare gli uni agli altri' Queste essi halìno

combinate in idee complesse distinte, e han dato loro dei

nomi; mentre altrc, che in natura hanno fra ìoro un colle-

gamento altrettanto stretto, vengon lasciate disciolte e non

sono considerate. Poichè, per tenersi soltanto alle stesse

azioni umane, se si dovessero fare delle idee astratte di-

stinte di tutte le varietà che possono venire osservatc in

quelle, il numero ne dovrebbe essere infinito, e la mcmoria

verrelrbeconfusadallaloroabbondanza'oltrechesovrac.caricata con assai poco utile. È suflìciente che gli uomini

foggino e diano un nome a tante idee complesse di questi

mdrìi misti, per quante, nel corso ordinario dei loro affari'

trovano di aver motivo di usare, e perciò indicare con

nomi. Se uniscono all' idea dell'uccidere I'idea del padre

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46 Libro terzo

Westoe: ela uersura 'dei Rornani, o il corban ' dcgìi Ebrei'non hanno parole in altre lingue che rispondano ad essi:

del che la ragione è evidente, da ciò che si è detto. Anzi,se esaminiamo un po'piu attentanrente la que§tione, e con-

frontiamo con esattezza diverse lingue, troveremo che, seb-

bene esse abbiano parole che, nelle lraduzioni e nei dizio-nari, sono trattate come se fossero corrispondenti I'una al-l'altra, tuttavia dillicilmente se ne troverir una su dieci,scelte di tra i nomi dclle idee complesse, e special-mcnte dei modi misti, che rappresenti la stessa idea pre-

cisa che rappresenta la parola con cui i dizionari Ia ren-

dono. Non vi sono idee piu comuni e meno composite delle

misure di tempo, di estensione e di peso; e i nomi latini,hora, pes, libra, senza riillìcoltà vengono tradotti coi nomiinglesi che stanno per ora, piede e libbra: tuttavia, nullaè piu evidente del fatto che le idee che il Romano annet-

teva a questi nomi latini erano molto diverse da quelle

che un inglese esprime con le parole inglesi' E sc I'uno o

I'altro di costoro dovesse far uso delle misure che i par-

lanti I'altra lingua designarono con quei nomi, si trovc-rebbe del tutto in errore nei suoi conti. Queste sono prove

troppo sostanziose perchè §e re possa dubitare; e trove-remo che la cosa sta nello stesso modo, tanto maggior-mente, nel caso dei nomi di idee piir astratte e composite,

come sono la maggior parte di quelli che vengonrr a costi-

tuire i discorsi dclla morale: i quali nomi, quando si abbia

Ia curiosità di confrontarli con quelli coi quali vengono

tradotti in altre lingue, se ne troveranno ben pochi che

corrispondano esattantente per tutta I'estensioue del lorosignilicato.

9. - Se mi fermo in modo così particolare su questo

punto, è perchè non ci si abbia a ingannare intorno ai

t Pagamento mediante prestito. (N. d. Fraser).2 Costrrnrc ebraico di interdire all'uso comune un oggctto consacrato.

(N. d. Fraser)'

)a tomi dei modi misti e dei rapporti 41

;'"--.:a e alle species, c alle loto essenze, come se fossero,:- regolarmente e costantemente fatte da natura, e aves-;::- ::n'esistenza reale nelle cose; laddove, a un piir acuto

":;=e, si rivelano come nient'altro che artifici dell'intel-È:-:. :ler la piu facile signiiìcazione di quelle collezioni di::: :he esso può avere frequente occasione di comunicare

:::-:;rte un solo termine generale: sotto il quale possono.i-i:--: comprese diverse cose particolari, per quel tant<l:-i,: isse concordano con quell'idea astratta. Che se il si-

;;-'::to alquanto dubbio della parola specie può far si:-r,: : ;nolti appaia piuttosto ostico quello che io dico, che,e ;::ie dei modi misti sono « fatte dall'intelletto », credo::r::-.:a nessuno possa negare che è la mente a foggiare:l- :iee complesse astratte, cui sono assegnati nomi spe-:--: ::- E se sia vero, come è, che la mente forma i modelli;*-; :--.5cegliere e nominare le cose', lascio a chiunque con-iix::::e chi mai segni i confini di ciascuna sorta o specie:r :'=. per me, species e sorta non hanno fra loro altral.l.:--=:za che quella di essere un nome latino l'una, ita-L,-: -'aitra.

:".-Lo stretto rapporto che c'è fra specie, essenze,, -::: ttomi generali, almeno nei modi misti, apparirà*: :: -egiio quando si consideri essere appunto il nome:-:, , :he sembra preservare quelle essenze, e dar lorol;-: r ::::ta continuativa. Poichè, il legame tra le parti di-m i-;. i: quelle idee complesse essendo opera della mente,::.,-.:: '::ione, che non ha alcun particolare fondamento-: ::--:1. cesserebbe di nuovo se non ci fosse qualcosar.::: -.: dir cosi, la tiene assieme, e impedisce alle parti;:l 1 .:: =:dersi. Perciò, sebbene sia la mente che fa la rac-'::rili- : il nome qucllo che, diciamo cosi, rappresenta ilffr,l- rr8 tiene strette assieme le parti. Quale grande va-r*:-r. r- :dee diverse non tiene assieme la parola lilumplrus,

::ste: «per ridurre le cose ln ispecle, e dar loro dci nomi»

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Libro teno

dandocele come una sola specie! Se questo nome non fossestato mai foggiato, o frtsse andato perduto del tutto, senzadubbio avremmo potuto avere delle descrizioni «ii ciò cheaccadeva in guclle solennità: ma sempre, pcnso, ciò chetiene assieme queìle divcrse parti, ncll,unità di una solaidea conrplessa, è proprio quclla parola che vi è conncssa;senza la quale, ìc varic parti dell,idca conrplessa non ver-rebbero mai pensate comc costitucr-rti una cosa sola, piùche ciò non accada di qualunque altro spettacolo, che, nonesscndo stato mai fatto piu di una volta, non sia statomai nemmcno riunito in una sola idea contplessa, sottouna sola denominazione. Pcrciò, quanto nci modi nristi['unità nccessaria a una qualunque essenza dipcnda dallamentc, e quanto la continuazionc e dcterminazione di qucl-l'unità dipcnda dal nome che Ie è aunesso nell'uso comune,Iascio considcrare a coloro che cr:edono Ic essenzc e lc spe-cie siano cose reali e fondate nclla natura.

11.-E, analogamente, troviamo che gli uomini, par-lando dci modi misti, rararnente immaginano o scambianoqualunque altra idea complessa con una specic di qucsti,trannc quellc che sono distinte da un nome: poichè qucstespecie, essendo csclusivanrente di umana fattura, allo scopodi dare un nomc a qualcosa, di tali specie non si prcndenotizia, e nemmeno si supponc che esistano, ove ad essenon sia Icgato un notne cotne segno del fatto che I'uonroha conrbinato in una sola idea varie altre idee prima sciolte;e con quel nome ha dato unità durevolc alle parti che,altrimcnti, avrcltltero cessato rli avcrnc una, non apperìaIa nrcnte avcsse lasciato da parte quell'idca astratta, c ces-sato di pensarla attualmente. 1\la una volta che ad essa èstato annesso un nonle, ncl qualc Ie parti di qucll'ideacomplessa trovano un'unità sistcmata e permanentc, allrtra,per dir così, è stabilita I'csscnza, e si guarda alla speciecornc a cosa complcta. Poichè, a che scolto la mcmoria siincarichere bbc di farc tali composizioni, sc qucslo n()n av-venissc per via d'astrazione, onde renderle generati? E a

-,'. Dei nomi dei modi misti e dei rappotti 49

::È scopo farle generali, ove per avventura esse non po-

::i.sero aver nomi generali per comodità del discorso e della-:=unicazione? Così vediamo che l'uccidere un uomo con

:-l stocco, o invece con una scure, sono due cose viste:-Ie due specie di azione non distinte; ma se la punta::iia spada entra per prima nel corpo, il fatto passa per

:-e specie distinta, là dove ha un nome distinto, come ini-:hilterra, nella cui lingua è chiamato stabbing; ma in uni---:o paese, dove non sia accaduto clle la cosa sia stata spe-

:-1.ìcata sotto un nome peculiare, essa non passa per una

-.!ecie distinta. trIa nelle specie delle sostanze corporee,:eachè sia la mellte quella che costruisce I'essenza nomi--.Ie, tuttavia, poichè quelle idee che in essa son combinate

-.: suppone abbiano un'unità in natura, sia che I'uomo Ie

::unisca tra loro o meno, ne deriva che questc sono consi-{erate come specie distinte, senza alcuna operazione della

-ente, che consista o nell'astrarre, o nel dare un nome a

irell'idea complessa.

12.-Anche, in conformità con ciò che si è detto circa

-'essenza delle specie dei modi misti, che sono creature del-

:' intelletto piuttosto che opera di natura, - conformemente'

i-co, a guesto, -

troviamo che i loro nomi conducono i-lstri pensieri all'intelletto, e non piir in là. Quando par-

-.amo di gÌustizia o di gratitttdine, non ci foggiamo alcuna

-=maginazione di cosa che esista, e che noi cerchiamo di::ncepire; ma i nostri pertsieri hanno termine nelle idee,stratte di quelle virtri, e non cercano oltre: come invece

ianno quando parlianro di un cauallo, o del ferro, le cui;dee specilìche non consideriamo esistano puramcnte nelloseirito, bensì nelle cose stesse che lorniscono i modelli:"riginali di quelle idee. I\Ia nei modi misti, o altneno nellaparte piu notevole di essi, che sono entità moraìi, conside-:iamo i modelli originali come cose che sono nello spirito;e a quelli ci riferiamo per distinguere gli esscri partico-lsri sotto nomi distinti. Da cio, penso, deriva che queste

esscnze delle specie dei modi misti, con un nome piu par-

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,0 Librc terzo

ticolare, siano dette nozioni; come cose che, per un pecu-liare diritto, appartengono all'intelletto.

13, - Da ciò, analogamente, possiamo renderci contodel perchè quelle idee complesse dci modi rnisti siano co-munemente e piri spesso composte e decomposte ' che nonquclle delle sostanze naturali. Poiche, essendo fabbrica-zione dell'intelletto, il quale in esse persegue solo i propriIìni, e la con-renienza di esprimere in brevc le idec chevuol render note ad altri, esso con grandc libertà spessouniscc in una sola idea astratta cose che, nellu natura loro,non hanno alcuna coerenza; e cosi sotto un termine solo,mette in fascio una gran varietà di idee conrposte e decom-poste. Si prenda il nome d,i processionet chc gran mesco-lanza di idee indipendenti di pcrsone, abiti, addobbi, or-dini, movimenti, suoni, non si contiene mai in quell'ideacomplessa, che arbitrariamente lo spirito dcll'uonro ha messainsieme, onde esprimere tutto ciò con un nome solo? irlen-tre, al contrario, le idce complesse dclle specie di sostanze,di solito, son formate soltanto di un piccolo numero di ideesemplici; e nelle specie degli animali, comunemente, tuttaquanta I'essenza nominale si compone soltanto di questedue: la forma e la voce.

14. - Un'altra cosa possiamo osseÌ'vare da cio che si

è dctto, ed è che i nomi dci nrodi misti sempre signiiicano(quaudo abbiano un qualunque significato dctcrrninato)I'esscnza rcale rJella loro spccie. Poichè, queste idce astratteessendo opera dell'uomo, e non rif ercndosi all'e sistcnzareale dcllc cose, non v'è alcuna supposizione chc quclnome possa significare qualcosa di piu, oltre quell'ideaconrplessa che Ia mente stessa ha formato, e chc ò tuttociò che essa intendc esprimer con quclla; ed è ciò da cuidipendono tuttc le proprictà della spccie, e da cui sol-tanto, tutte, dcrivano: e cosi, in queste, I'essenza reale e

',- Dei nomi dei nodi misti e dei rupporti 5l

;::-ìla nominale sono una sola e mcdcsima. Qualc impor-:::za abbia ciò pcr Ia couoscenza certa della verità gene-

:- e, Io Ycdremo in seguito.

15.-Qucsto ci puo anche dimostrare Ia ragione per

-::. per lo piu, i nomi dei nrodi misti sono appresi prima

:': siano pclfettamente conosciute Ic idee da cssi rappre-

-::irte. Poichè, d'ordinario, tlon cssendovi spccie di qucsti

--Ci di cui si prcnda notizia, chc non siano quelle che

'::::ro nouti, e quelle specie, o piuttosto le loro csscnze'

:sendo iclec cornplesse astratte, prodotte arbitrariarncnte:--lo spirito, è convcuicnte' se non neccssario, conoscere

- :-;ni prima che uno si sforzi di foggiare a se stcsso quelle

-::e conrplesse; a mcno chc uno non voglia ricmpirsi la

:.sia di un gran tlutnero di idee contplcsse astrattc, pcr le;:::ìi gli altri non hanno dei nomi, c delle quali non potrà

;:::tli far nulla, se non nlettcrle da parte e ricacciarle-.-i'cblio. Riconosco che, all'inizio dellc linguc, fu Iteces-

;;:;o avcre l'idea prima che le si dcssc il norne; c così è

i-:or oggi quatrdo, Ioggiando una nuova idca complessa,

-:::ro, col darlc un nuoYo nomc, forma una nuova parola.

M- qucsto non riguarda i linguaggi già stabiliti, chc gcne-

::-=ente hanno provvedtrto in tÌìodo assai anlpio a foggiar

:::lle idce che gli uomini hanno frcqucnte occasione di

;:-sare e conrunicarc; c, a proposito di tali i«Iee, domando

:.È ;Ìon sia qttcsto il mctodo oldir-rario col qualc i bamllini::larano i nonri dci modi nristi prima di avcrnc lc idcc.

i::se una persona su millc foggcrà mai le idec astratte di

;.::!a e antbizionc, prima di avcrnc intesi i nonri. Rico-::s:o che Ia cosa sta divcrsantcntc qunndo si tratta di idee

re-:plici c dellc sostattzc: poichò qucste, csscudo idcc che--:io una reale csistcnza e trliità in natura, arviene che

-r idee siano ottcnute prima dci nomi.

16.-Quello che si ò dctto qui d'ci mcdi mis/i, con assai

:,::he dill'erenze, è anchc applicabilc ai rullltorli: il che'

:ssendo cosa chc ognuno può osservare per suo conto, nrir Qui, e poco oltre, il Coste omette « decomposte », (N, d. T.).

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52 Libro terzo

risparmierò la fatica di indugiarmici. E questo tanto pirìse si pensa che cio che qui ho detto nei riguardi delleParole, in questo Terzo Libro, forse alcuni giudicherannoessere nrolto piu di quanto richiedesse un argomento dicosì lieve impoitanza. Riconosco che la materia avrebbepotuto essere racchiusa in uno spazio pitr breve; ma de-sideravo fermare iI mio lettore sopra un argomento chesembra a me nuovo c un po' fuori dtlle strade battute (certo,è un argomento cui non pensavo quando cominciai a scri-vere); cosicche, studiandolo fino in fondo, e rivoltandoloda ogni parte. I'una parte o I'altra di esso potesse venireincontro ai pensieri di ognuno, e dare occasione ancheai piu ostili o negligenti di riflettere sopra un dilluso frain-tendimento, che, sebbene sia di gran conseguenza, vienetuttavia assai poco avvertito. Quando si pensi quanto chiassoe confusione si faccia intorno alle essenze, e quanto, tuttele specie di conoscenza, discorso e conversazione, sianoalllitte e messe in disordine dall'impiego e applicazionenegligente e confusa delle parole, si vedrà forse che va-leva la pena di chiarire questa materia fino in fondo. Fl

pertanto mi si perdonerà se mi sono indugiato a lungosu un argomento che ritengo abbia bisogno di essere incul-cato, poiche gli errori in cui solitarnente incorrono gliuomini in questo genere di cose non sono soltanto i mag-giori ostacoli alla vera conoscenza, ma hanno anche tantareputazione da venire scambiati per la conoscenza stessa.Spesso gli uomini vedrebbero quale modesto nutrimento diragioue e verità (anzi forse, nessuno) sia commisto a quellept'esuntuose opinioni in cui si pavoncggiano, se soltantoguardassero un poco oltre quei suoni che vanno di moda.e.osservassero quali fdee siano o non siano comprese sottoquclle parole dclle quali essi vanno talmente armati in ognioccasione, e con Ie quali tanto Iiduciosamente si arrabat-tano. Pcnserò di aver reso qualche servizio alla verità allaface ed al saperc se, indugiandomi un poco su questo argo-mento, potrò far si che gli uomini rillettano sull'uso chefanno dcl linguaggio, e darò loro motivo di sospettare che.

-,-. Dei nomi dei modi misti e dei rapporti 5)

::sendo cosa frequente in altri, sia forse anche possibile^- ioro, aver talvolta nel loro parlare e nel loro scrivere ot-:--e ed approvate parole, che posseggono tuttavia signifi_:::o inccrto, scarso, o addirittura nullo. E perciò non è::sa irragionevole che essi facciano un esame interiore per::-to proprio, e sian disposti a tollerare che quelle parolere:gano esgminate da altri. Con questo intento, perciò,;:rcederò a quello che ancora ho da dire su questa materia.

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Caprror,o VI.

DEI NO}II DELLE SOSTANZB

1. -

I nomi comuni delle sostanze, noncl.rè altri ter-

mini gcnerali, rapprescr-rtano delle sorle o specie: il che

altro nou vuol dirc sc non chc vcngotlo prcsi conlc scgni

«li quclle iclee cornplesse in cui cottcordallo, o potrebbero

coitcordare, varie sostanze particolari: in grazia di clte

esse sono suscettillili di venir comprcse in una sola con-

cezione conìurle, c signilìcate con un solo notne' Dico che

concordano, o potrebl;ero concordare: poichè, sebbene non

esista chc tttt unico solc tlcl mondo, tuttavia, I' iiica di esso

esscndo astratta, per cui piu d'una sostlnza (se ve ne fos-

sero varic) potrcbbe singolarmeute concortlare con questa'

il sole vicne ad csscre utlx specie, quasi come sc vi fos-

scro altrettanti soli quante vi sono stcllc. Ne mancano di

buonc ragioni coloro che pcnsarlo che in realtà moìti soli

vi siatro, e cire ciascuna stclla lìssa corrisponda all'ideache il nome di sole rapprescnta, per chi si troli alla di-

stanza neccssaria: il che, sia detto di passata, può anche

tlinrostrarci di qrranto le sortc, o, sc prcleritc, i gencri e

lc spccic dclle cose (poiche questi tcrnrini latini' pcr me'

non hanno altro signilìcato da quello dclla parola inglesr

sorl), dipendano da quclÌe collezioni di idee che pcr a§-

vcntura gli uornini hanno fatte, e non dalla natura reale

dcllc cosc; poiche nou è impossibilc chc, parlando pro-

priamcrttc, possa essere sole per uno quello che è stcll:pcr un altro.

Dei nomi delle sostarze

2.-La misura e il confine di ciascuna sorta o specie,:-: costituiscono quella sorta partìcolare, e la distinguono::--e altre, è quella che chiamiamo la sua essenza, la qua.lei,::l non è che quell'idea astratta cui va connesso il nome;.:: cui tutto ciò che è contenuto in quell' idea è essen-: -:-e a quella sorta. E sebbene questa sia tutta I'essenza:.--e sostanze naturali che noi conosciamo, o mediante la;:.le le distinguiamo in tante specie, tuttavia io la chiamerò,

;-::la dalla reale r:ostituzione delle sostanze, dalla quale:::'sia essenza nominale dipende, assieme a tutte Ie pro-::-:ii di quella data specie; la quale perciò (ossia Ia costi_--.:-:ne delle sostanze), come è stato detto, potrà esser chia-::.:t l'essenza realc. Ad es., l,essenza nominale dcll,oro èr-::-.'idea complcssa che è rappresentata dalla parola oro;:.-:. per esempio, un corpo giallo, di un certo peso, mal_:::-le, fusibile e fisso. I\Ia I'esscnza reale ò la costituzionel:--: parti insensibili di qrrel corpo, da cui dipendono quellel--:-:;à e tutte Ie altre proprietà deII'oro. Apparirà evi_ri.:::s a prima vista quanto siano diverse queste due cose,.iit::eae entrambe siano chiamate essenze.

i.-Infatti, benchè forse il moto volontario, col senso* :::i Ia ragione, uniii a un corpo di una certa forma,ri:t l'idea complessa cui io ed altri annettiamo il nome't* --lno, e sia perciò I'essenza nominale della specie chia-:;:: in quel modo, nessuno pero dirà che quell,idea com_: :..": sia l'essenza reale e la fonte di tutte le operazionir.:É :- possollo trovare in ciascun individuo di tale specie.

,tr :-:damento di tutte quelle qualità che sono gli ingre_r*r::- della nostra idca complessa è qualcosa di ben di_ì:-:-: e se noi avessimo una tale conoscenza di quella':.i"-::zione dcll'uomo da cui dcrivano le sue facoltà di= -i:. sensazionc, ragionamento ed all.ri poteri, e da cuiu:'::je quella sua Iìgura cosi regolare, come è possibile':rr ;uesta conosccnza) l,abbiano gli angeli, e come è certo:c -'ha il suo Creatore, avremmo della sua essenza una

,5

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5756 Libro terzo

idea ben diversa da quella che ora si contiene nella nostra

deIìnizione di quella specie, quale che essa sia; e Ia nostra

idea di un qualunque singolo uomo sarebbe altrettanto di-versa da quella che è ora, quanto lo è Ia conoscenza di chi

sia informato di tutte Ie molle, le ruote e gli altri con-

gegni che si trovano nel famoso orologio di Strasburgo,

dalla conoscenza che ne ha un contadino che lo contempla:il quale si limita a vedere iI moto della sfera, sente battere

la soneria, e osserva soltanto alcune delle cose che appaiono

esternamente.

4.-Che l'essenza, nell'uso ordinario della parola, si

riferisca alle specie, e che negli esseri particolari non

venga considerata se non in quanto essi sono ordinati nelle

specie, appare da questo: che, sol che si tolgano via le

idee astratte mediante le quali riuniamo gli individui nelle

specie e ii classilichiamo sotto nomi comuni, immediata-

mente svanisce il pensiero di alcuna cosa che sia essen-

ziale ad alcuno di essi; non abbiano nessuna nozione del-

I'una cosa senza l'altra ', il che dimostra in modo evidente

il rapporto fra loro. È necessario per me essere quaÌe sono:

Dio e la natura mi hanno fatto cosi; ma non c'è nulla che

io abbia e che sia essenziale a me. Un accidente o una

malattia può alterare molto profondamente il mio colore

o la mia forma; una febbre o una caduta puo togliermi Ìa

ragione o Ia memoria, o tutte e due; e un colpo apo'

plettico può non lasciarmi nè i sensi, nè I'intelletto e'

addirittr-rra, nemmeno la vita' Altre creaturc della mi:forma posscut() essef fatte con facoltà piir numerose e mi-

gliori, oppure meno numerose e peggiori' delle mie; eialtre possono averc ragione e senso in una forma e in u:corpo molto cliversi dai miei' Nessuna di queste cose iessenziale a me o a loro, oad un individuo quale che sia, lìn;

a tanto che la mente non le riferisca ad una qualche sorta :

r ossia, dell'essenza della cosa(N. d. T.).

- Dei nomi delle sostanze

.:::le di cose; ma subito, allora, in conforrnità coll,idear.-:-ita di quclla spccie, si trova qualcosa che e essenzinle.:.-::ini chi vuole i propri pensieri, e troverà che, non;:-:::la egli supponga qualcosa di essenziale, o ne parli,;-- r'i.rà nella mcnte la considerazione di qualche specie,, -- :dea complessa significata da un qualche nome gene--.i:: e con riferimento a cio si dirà che questa o quella:-.--:a è csscnziale. Per cui, ove si domandi se sia essen-:-:-: a me o ad alcun altro essere corporeo particoiare iì: -...:der la ragione, io dirò che no, non lo è piu di quanto: -: sia essenziale a questa cosa bianca sulla quale scrivo: :'..i'e delle parole scritte sopra di essa. Ma se quell'es-*:-: particolare tlebba venir classificato come apparte-Ì1--:: alla specie uomo, e se gli si deve dare il nome di: :,. la ragione gli sarà allora essenziale: supponendo:r -: ragione faccia parte dell,idea complessa rappre-

n--::a dal nome di uomo, come è essenziale per questa',." su cui scrivo di contenere parole, se vorrò darle il

: := di tratiato, e classificarlo sotto quella specie. E percio.':"=...::zlale e il non essenziale si riferiscono soltanto allc: ::--= idee astratte, e ai nomi che vanno connessi a quelle;: -:= r'iene a dire soltanto questo, che, una qualunquc.," particolare la quale non abbia in sè quelle qualita:: -.- contengono .nell' idea astratta rappresentata cla un

t"- - :<rmine generale, non può venire classificata sottoi:r -: sitecie, nè essere chiamata con quel nome, poiche::r -'-dea astratta è l'essenza stessa di quella specie.

i - Ciò posto, se, per certuni, l,idea di corpo non sia.:r: :-raa estensione o spazio, allora la sotidità non è cssen.lr;: -:i corpo; se per altri l, idea cui danno iI nome di":: sia quella deÌÌa solidità e dell,estensione, allora larliii . :- r sarà essenziale al corpo. Di conseguenza, quello,r r-:-- , soltanto, che fa parte dcll,idea complessa rappre-nr::;-,:. dal nome di una specie, è considerato come essen-

senza di esso nessuna cosa particolare può venires--iuta come appartenente a quella specie, nè ar.er

senza idca astratta, o noE

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59,8 Libro tefto

diritto a quel nome. Se si trovasse una particella di materiache avesse tutte le altre qualità che sono nel ferro, ma

non obbedisse alla calamita, non ne fosse attratta e non ne

subisse I'orientamento, forse che qualcuno domarderebbese a quell'oggetto manchi qualcosa di essenziale? Sarebbe

assurdo chiedere se una cosa che esiste realmente manchidi qualcosa che è essenziale ad essa. O si potrebbe forse

domandare se questo costituirebbe una diflerenza essen-

ziale o speciliea, oppure no, dal momento che noi non ab-

biamo alcun'altra misura dell'essenzinle e dello specifico

se non Ie nostre idee astratte? E d'altronde, parlare didiflerenze specilìche nella nalurd, senza riferimento alle

idee generali che si contengono nei nomi, significa parlarc

in modo inintelligibile. Poichè, io chiedo a chiunque, che

cosa basterà a porre una differenza essenziale in naturafra due quaìunque esseri particolari, se non si tenga alcun

conto di una qualche idea astratta, considerata come es-

senza e tipo di una data specic? Se si lasciano del tuttoda parte tutti questi modelli e tipi, si troverà che per tutUgìi esseri particolari, considerati puramente in se stessi.

tutte Ie ìoro qualità sono egualmente essenziali, e tutto.

in ciascun individuo, gli sarà essenziale; oppure' ciò che

pitr importa, nulla gli sarà essenziale aflatto. Poichè, scb-

bene possa esser ragionevole domandare se sia essenziale

al ferro I'obbedienza alla calamita, io penso tuttavia che

sia dcl tutto inappropriato e irrilevante domandare se ci:sia essenziale a quel particolare pezr.etlo di materia cc-

quale taglio ìa mia penna, senza considcrarlo sotto il nrm:d,i ferro, o come appartenente ad una ccrta specie. E se.

come si c detto, le nosire idee astratte, cui vanno alìnesi

dei nomi, sono i con{ìni delle specie, nulla può esse:r

essenziale se non cio che è contenuto in quell'idea.

6. - È ben vero che spesso ho fatto parola di u:r

essenza reale, distinta nelle sostanze da quelle loro idr*astratte, che chiamo Ia loro essenza nominale. Con quesz

essenza reale intendo quella reale costituzione di alcu:r

Dei nomi delle sostanze

:-::, che è il fondamento di tutte Ie proprietà che si com-j-:::, in essa, e che costantemente si trovano coesistere::: i'essenza nominale; queìla particolare costituzione cire:::- cosa ha entro se stcssa, senza alcun rapporto coni --:! cosa che sia fuori. NIa I'essenza, anchc in questo

":-..:. si riferisce ad una soila, e suppone una specic,i,--::è, tlattandosi di quella costituzione reale da cui di-:,.--::no le proprietà, essa necessariamente suppone una,",--: di cose, poichè le proprietà appartengono soltantoi :. specie, e non agli individui: ad es., supponendo che:::s=::za nominalc dell'oro sia un corpo di queÌ peculiare

"- .-. e peso, con malleabilità e fusibiiità, l,essenza reale, ::=lia costituzione delle parti dclla materia, da cui di-;,:-l:no queste qualità e la loro unione; ed essa è anchc

'-:damento della sua solubilità in acquaragia, e delle-. -:;roprietà che vanno con quella idea complessa. eueste:, i I Éss€uZ€ e proprietà, ma tutte fondate sulla supposi_:: --: di una specie di idea astratta generale, che i. coìrsi,1.-.:: immutabile; ma non c'è nessuna particeÌla inclivi,t-:-= di nrateria cui una qualunque di queste qualiià sia- - :-:te connessa da esserle essenziale o esserne insepa.-:: -:. Ciò che è essenziale appartiene alla cosa come con_!r : -:e, subordinatamente alla qualc ta cosa appaltiene ai-,: -r:.1 o quclla sorta; ma ccssate di considerarla come

.: da classi{ìcare sotto il nome di una qualche itlea-..---:i:. e allola non c'è pidr nulla chc le sia ncccssario,: - . :he sia da essa inseparabile. È ben vero cire, per:',-::: riguarda le essenze reali delle sostanze, l'csscr loro: -- supponiamo soltanto, senza sapere prccisamente che

,: s-:;ro; ma ciò che tuttavia le riconnettc alle spccie,I i:a:.nza nominale, di cui esse sono fondamento e causal *: , ---:i.

- - Si dovrà ora considerare guali siano, fra tali es-

tllr,-:.- cuclle mediante le quali lc sostanze vcngono deter_rm.:::: in sorte o spccie; e ciò, è evidente, si fa mediante'' :*.:.:::.1 nourinale. Poichò è dessa la sola che ii nome, che

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-i

60 Libro terzo

è il contrassegno della sorta, significa. È dunque impossi-bile che alcuna cosa determini le specie delle cose, che

noi classifichiamo sotto nomi generali, se non quell'ideadi cui quel dato nome è designato come contrassegno: che

è, come abbiamo dimostrato, ciò che chiamiamo essenza

nominale. Perchè diciamo che questo è un cavallo e quelloè un mulo, questo un animale e quella una pianta? Come

fa una cosa particolare ad essere di questa o di quellaspecie, se non per il fatto di avere quell'essenza nominale?Oppure, che viene al medesimo, per il fatto di concordarecon quell'idea astratta, cui va connesso quel nomè? Edio vorrei che ognuno riflettesse per conto suo, quando usa

o sente usare da altri uno qualunque di questi nomi disostanze, o altri nomi, per decidere quali specie di essenze

essi signilichino.

8. - E che per noi le specie delle cose null'altro siano

che il classificarle sotto nomi distinti, secondo le ideecomplesse che sono in nof e non secondo essenze precise,

distinte e reali, che siano in loro, risulta chiaro da ciòlche tloviamo molti di quegli individui che vengon classi-Iicati come una specie sola, chiamati con un nome comune.e cosi riconosciuti come apparte.nenti ad una sola specie.

i quali tuttavia hanno qualità, dipendenti dalla loro costi-tuzione reale, altrettanto differenti I'uno dall'altro quanto

da altri individui da cui si considera che essi differiscanospecificamente. È ben facile che ciò venga osservato da

tutti color:o che si occupano di corpi naturali, e in parti-colare i chimici se ne debbono spesso convincere, per

triste esperienza, quando, e talvolta invano, vanno a cer-

carg in una data particella di zolfo, di antimonio o divetriolo Ie stesse qualità che hanno trovato in altre. Poiche-

sebbcne siano corpi della medesima specie, che hanno la

stessa esscnza nominale sotto lo stesso nome, tuttavia, assespdsso, ad un esame più rigoroso, rivelano qualità cosi di-verse le une dalle altre da frustrare I'aspettativa e le fatichtdei chimici anche pitr attenti. Ma se le cose fossero distinte

:-. Dei nomi delle sostattze 6L

-- :specie secondo le loro essenze reali, sarcbbe altrettanto.::rrssiltilc trovare proprietà «Iiyerse in due sostanze indi--r.;ali della stessa specie, quanto lo è il trovare proprieta

: .:se in duc circoli, o in due triangoli equilateri. È pro----::lentc l'essenza, rluale appare a nor, quella chc assegna::,i oggeito particolare a questa o quclla classl.s; o, che-:e al mcdesinto, a questo o quel nome gcneralc: e che

i :,r può esscr ciò, se norì quell,idca astratta cui va con_--::: ) eLì€l rlorne, e chc pcrtanto ha, invero, un riferimcnto,: :- tanto all'esscle tleìle cose particolari, quanto allc loroi : :-i-riìli denominazioni?

.. - Nè invcro possiamo classilicare e catalogare le cose,. :- conseguenza (che è lo scopo deì classifìcarc) denomi-:-::-e secondo le loro essenzc rcali: perchè non le cono--. ::r.o. I-e nostre facoltà, ncìla conosccnza e nella distin-: :r deìle sostanzc, non ci portano oltre una collezione dir-.-.e itlee sensibili che osseruiamo in loro; la quale, anchec,,tta con la maggior diligcnza ed esattezza di cui siamo:: -'.:i. resta scmpre tuttavia piu lontana tlalla vera costi_

:::..,:re interna onde lali cJualità derivano, di quanto non. r, -ùme ho detto, l'idea di un contadino intorno al mec-::-slo interuo di qucl famoso oroìogio tli Strasburgo, dii :-gli vcde soltanto i moti, c la fìgura, estcriori. Non' : ;ianta o animale, anche il piir sprcgevolc, che non:: -rda il piu vasto intelletto. E sebl_rene l,uso familiarei, :,rcciamo delle.cosc intorno a noi logori e uccida la

: :-:tr meraviglia, non perciò esso ci guarisce dclla nostra.i:r -::itzx. Quando r.cnianro ad esaminale lc pictrc su cui--::-:nianto, o il ferro che maneggiamo ogni giorno, su-

: - i:oviamo chc non sappiamo coure sian fatti; e non;": -,.,:no dare alcuna ragione delle qualità diverse che:-: -::ro in loro. lì evidcnte che la costituzione interna,:-- .:: dipendono le loro proprictrì, ci e ignota: poichò,ii.:. -:' a .r'oler prcndere, di tali qualitrì, la piir grossolanar ' :: che si possa imntaginare, <:he cos'e quel tessutole-. = :arti, quell'esscnza reale, che rcnde fusibili fra loro

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62 Libro terzo

il piombo e l'antimonio, e non il legno e le pietrc? Che

cosa rcnde malleabili il piombo e il ferro, e non l'anti-monio e Ie pietre? Eppure, quale distanza infinita ci sia

lra queste proprietà grossolane e i sottili congegni e Ie

inconccpibili essenze reali detle piante o degli animali, è

cosa che tutti sanno. L'arte creatrice di Dio, onniscielìtee onnipotente, nella gran fabbrica dell'universo e di ogniparte sua cccedc la capacità e la comprensione dcll'uomopiu indagatore e intelligente, assai piti che la rniglioreinvenzione del piir ingegnoso fra gli uomini non ecceda Ie

concezioni delle più ignoranti fra le creature razionali.Invano perciò pretendiamo ordinare le cose in ispecie, e

disporle in certc classi sotto certi nomi, in base alle loroessenze reali, che sono cosi lontane dalla nostra capacitàdi seopcrta o di comprensione. Un cieco potrà piir facil-mente trascegliere degli oggetti secondo i loro colori, e

chi ha perso I'odorato distinguere un giglio da una rosa

in base al loro odore, che non mediante quclle costituzioniinterne che egli non conosce. Chi crcde di potcr distin-guere le pecore dalle capre dalle loro essenze reali, che gli

sono seonosciute, potrà compia'cersi di mettere alla prolale sue capacità su quelle specie che si chiamano il cassieuario e il quereclinclio', e, dalle loro essenze reali in-

tcrne, determinare i confini di quelle specie, senza sapere

qual sia l'idea complessa delle qualità sensibili che cia-

scuno di quei nomi rappresenta nei paesi dove si trovanltali animali.

10,-Percio, guelli cui è stato insegnato che lc var-*

specie dclle sostanze avrebbero le loro distinte forme sestanziali interue, e che sarebbero queste forme a deterc-'nare la distinzione delle sostanze nelle loro vere spccie rnei gcncri, sono stati portati ancor piir lontani dal vero, r

I Il cassiovarlo, DiÌr volte citato dal L" è un ucccllo che ll Bu:Edlce csscrc stato portato da Giava in Europa dagli Olandcsi; I'altuanimale è una specie di lepre che si trova nel CiIe. (N. d. trrascr).

'.',. Deì notni delle sostafize 6)

- -::-o spiriti sono stati avviati pcr la vana riccrca deller -- :rìe sostanziali »: dcl tutto inintelligibili, e dellc quali:;.ì rnolto sc a.l.rbiatno una qualche oscura o confusa con_::--;nc in generale.

11.-Che il nostro classificare e distinguere Ie sostanze:::::ali nellc specie consista nelle esscnze nominali crcate: .; spirito, e non nellc esscnze rcali chc si trovano nelle:-::= stesse, è dirnostrato ancora dalle nostre idee degli" --ii. Poiche la mcnte otticnc qucllc idcc scmplici chci,:-;uisce agli spiriti solo ri.{ìettcnrlo sulle suc propric' _:-tzioni, essa nol.t ha, ne può averc, altra nozione di uno, ,---:o se non attri.ltuendo tutte quellc opcrazioni che trova: :3 stessa ad una specic di esseri, scnza considcrare la:--::ia. E anche I'idca piu perfetta che abltiamo di Dio non: ---: I'aitribuzione dclle stcsse i<Iee sernplici che abbiamo; .:::ute dalla riflessioue su ciò che tloviamo in noi stessi,: :---. concepianro posscggano maggior pcrfczione di quella:: si avrebbc ove csse mancassero, _ I'attribuzionc, dico,

r :"ellc idce sernplici, in grado illimitato, a Lui. Così,i =: -l,t ottcnuto dalla rillcssione sopra noi stessi I, idea. ,::islcnza, dclla conosccnza, dclla potcnza e dcl pia_

i :--: chc malìcarne, e quanto piu abbiamo di ciascuna- ' _ :r:cglio

- 1111srìd6 assicme tutte qucste idee, c aggiun-; : -: a ciascuna l,attributo dell, infinità, ottcniamo l, irlea' "-.:ssa di un esscre cterno, onniscicnte, onnipotentc,.: : -,.:mcnte saggio c felice. E sebbene ci si dica che vi:tl : : ':ir-erse spccie di angcli, non srppianro tuttavia come-*.::li idec spccilìchc distinte di essi: non ccrto perchè.ii,i. -- -:ionga che I'csistcnza di piu di una specie di spiriti,ir : _:.possibile; ma pcrchè, non avcndo altrc idec scm_iri :- ::è csscndo capaci di foggiarnc) applicabili a tali,r,:.,:--. trtnnc quelle poche che possianro ricavare da noiri: -- e da.lle azioni dcl.la nostr.a ntcntc ncl pensare, nelil]{r -r':- c ncl muovere lc varic parti rlcl nostro corpo, nonur]lir::J alcun altro modo per distinguere nellc nostre con_

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u Libro terzo

cezioni, l'una dall'altra, le varie specie di spiriti' se non

guello che consiste nell'attribuir loro le operazioni e ipoteri che troviamo in noi stessi, in un grado piu alto o

piu basso; e così non abbiarno idee specifiche molto di-stinte degli spiriti, bensi solamente di Dio, aI quaìe attri-buiamo sia Ia durata che tutte quelle altre idee, assieme

all'inlinità, invece, agli altri spiriti Ie attribuiemo con una

Iimitazione. Nè, a quanto io intendo nella mia umiltà, ac-

cade che noi poniamo una difl'erenza fra Dio c quegli altrispiriti, nelle nostre idee, mediante un qualunque numero

di itlce semplici che abbiamo dell'uno e non dcgli altri.all'infuori dell'idea dell'infinità. Poichè tutte Ie idee par-

ticolari di esistcnza, conoscenza, volontà, potere, moto' ecc-

sono derivate dalle operazioni della nostra mente, noi Ie

attril-ruiarno tutte a tutte le specie di spiriti, soltauto con

una dillerenza di gradii e ci spingiamo fino all'cstremodelìa nostra possibile immaginazione, che raggiunge per-

sino l'inlinità, quando vogliamo foggiare quanto meglio spossa un'idea dell'Essere Primo': il quale tuttavia, è cosa

certa, è inIìnitamente piu remoto, nell'ecccllenza reale della

sua natura, dal piu alto e piu perfetto di tutti gli esse;creati, di quanto I'uomo piir grande, anzi, il piu puro ser*fino, Io sia dalla pih spiegcvole parte della materia; e, Èconseguenza, deve eccedere all'infinito i limiti di ciò cb't

il nostro limitato intelletto può pensare di Lui.

12.-Non è impossibile concepire, e non ripugna alirragione, che possano esservi molte specie di spiriti, altrertanto separati e diversi{icati I'uno dall'altro da proprierdistinte di cui non abbiamo alcuna idea, quanto sono &verse l'una dall'altra, per effetto di proprietà che cor^:-

sciamo e osserviamo in loro, le specie dclle cose sensib:: ,

Che vi sia un maggior numero di specie di creature intea-

1 Il Coste: «con lapossiamo immaginare, e

gliamo formarc un'idea

sola diffcrenza del grado, flno al più alto aarit.lirittura fino all'inlìnito, quando ci w

ccc, >>, (N. d. T.).

-;-. Dei nomi delle sostanze 65

-::ir sopra di noi, che non di creature sensibili e matcriali:.::o di noi, a me sembra probabile da questo: chc, in':::l il mondo corporco visibile, non vcdiamo inter.r,alli- -::une. La discesa, a cominciare proprio da noi, avviene:.: distacciri Iievi, e attraverso una serie continuata rIi-.r-. che, in ciascun passaggio, diffcriscono assai poco. --: dall'altra. Vi sono pcsci chc hanno aÌi, c che non. -t stranieri nella regione dcll'aria; c vi son certi uccclli"---. abitàno I'acqua, il cui sangue è freddo comc qucllo:=- pesci, e Ia loro carne cosÌ similc a quella dei pcsci ncl-:: ie, che si permette alla gcntc scrupolosa di mangiarne*: - gionri di magro. Vi sono animali cosi vicini, nclla::i-re, tanto agli uccclli che alle belt.c terrestri, che stanno" :-:ii tra i due; gli auirnali anfibi collegano fra loro quelli-:::!.stri c quelli acquatici; le foclie vivono per telra e nel-'::e. e i nrarsuini hanno il sangue caldo e ìc intcriora del- --:ie: pcr non dire di ciò chc vien riferito, ottimistica-:: -::e', delle sircne o degli uomini dcl marc. Vi sono certi:--:: che scmbrano avcre altrettanta conoscenza e ragione:'-::lo ccrtuni che son chiamati uomini; e i regni anirnale: -":3etale sono fra loro cosi strettarnente uniti che, se:-::diate il piu basso csserc tlcll,uno e il piir alto del_: -.,r, fra loro diIIìcilmentc si potrà percepirc una grande: I::etrza; e cosi via, finchò si arriva alle parti dclla ma_,--: che sono piu bassc c piu inorganicltc, e tlovunque----:-:emo che Ie larìe specie sono collegatc tra Ioro, e:., dilìeriscono se non pcr grarìi quasi insensibili. E:-::do consitleriamo Ia pr.rtenza e la saggczza infinita del-.-:::rre, altbiamo ragione di pcnsare chc sia cosa confa_r -:: a.lla magnilica ar.monia dell'unit.crso, c al grandc di-ii-: e all' inlìnita ltontà dc!l'Architetto, che le specie dclle..:::uie, pcr gradi licvissimi, asccndano altrcsi cla noi-:.-:: Ia Sua infinita pcrfczione, conte vediamo clte gra_

i -:--::ente disccndono sotto di noi: il chc, sc sia cosa

§.1 tcsto « cortlldcnllg »,ia:t: si dornanda, iu nota. se

chc il Costc non traducc, mcntrc llI'acccrrno lon sia sarcastico. (N. d. T.),

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6 Libro tetzo

probabile, avremo allora qualche ragione di persuaderci

chr: vi siano molte piu specie di creature sopta di noi diquante non r'e ne solto sotto; essendo noi, nel grado della

nostra perfezione, molto piu lontani dall'essere infinito di

Dio di quanto non lo siamo dal piu basso stato dcll'essere,

e da queilo che piir si avvicina al nulla. Eppure, di tutte

quelle specie distinte, per le ragioni dette sopra, non ab-

biamo idee chiare e distinte.

13,-[Ia torniamo alle specie de]le sostanze corporee'

Ove io chiedessi ad alcuno se il ghiaccio e l'acqua siano

due specie distinte di cose, non dubito che mi si rispon-

derebbe per l'alfermativa: e non si può negare che chi

dice che sono due specie distinte abbia ragionc. lla se un

inglcse cresciuto nella Giamaioa, il quale forse non avrà

mai visto il ghiaccio nè sentitone parlare, vcnendo in In-ghilterra d'inverno, trova che l'acqua che ha posta nella

sua catinella alla sera è in gran parte ghiacciata alla mat-

tina, e, noil conoscendo nessun nome peculiare della cosa,

la chiami acqua indurita, io chiedo allora se questa sa-

rebbe per lui una specie nuova, diversa dall'ac(ua' E credo

che qui si rispondercbbe che per Iui non sarebbe una

nuova specie, come una gelatina di carne rappresa' quando

è fredda, non è una specie distinta dalla stessa gelatina

quando è fluida e calda; o piu che l'oro liquido nella

fornace non sia una specie distinta dall'oro solido nelle

mani di un artelìce. E se la cosa sta cosi, è chiaro che

le nostrc specic distinte altro non sono che dislinte idee

complesse, con distittti nomi chc ui uanno conne ssi' È vero

che ogni sostanza che esista ha Ia sua costituzione parti-

colare. da cui dipendono quelle qualità e potenze sensibili

che osserviamo in essa; ma la classificazione delle cose

in ispecie (che altro non è se noll un trasceglierle e rag-

grupparle sotto titoli diversi) è fatta da noi secondo le

irlce che noi ne abbiamo: il che, sebbene basti a distin-gucrle con dei nomi, in modo che noi possiamo discor-

rerne quando non le abbiamo presenti davanti a noi' tut-

',';. Dei nomi delle sostanze 67

::-.'ia. se supponiamo che ciò sia fatto in base aìla loro:,slituzione interna e reale, e che Ìe cose esistenti siano--s'linte da natura, in tantc specie, per mezzo delle essenze:=-.-i. allo stesso modo comc noi le distinguiamo in ispecie-ediante i nomi, ci esponiamo a cadere in grantli er.rori.

11.-Per distinguere in ispecie gli esseri sostanziali;,::-ndo l'ipotesi consueta, che vi siano certc precise es_j.:---ze o forme delle cose, mediante Ie guali, da natura, tutti;-- :rdividui esistenti sarebbero distinti in ispecie, sono:::essarie le condizioui scguenti:

15. -Anzitutto, bisognerebbe esser certi che la natura,

::--.: produzione delle cose, sempre Ie foggia in morlo che:;--:ecipino di certe essenze regolate e staltilite, che do-":::bero essere i modelÌi di tutte Ie cose dcstinatc a esser:: jrtte. Questo, uel senso grezzo in cui viene usualnrente:-,::sio. richiederebbe una qualchc migliore spiegazione;:--a che vi si potesse consentire appieno.

Itì.-In secondo luogo, sarcbbe necessario sapere se.rr :-1tura sempre raggiunga, nella produzione rlelle cose,r-:--'r-ssenza che si propone. La nascita di csscri iregolari::-:struosi che è stata osservata in diverse spccie di ani-::::--. ci darà sempre motivo di dubitare di una di quester-: -potesi, o di entranrbe.

1i.-In tcrzo luogo, occorrerebbe precisare se quelli:-:: :hiamiamo nrostri siano realntente una specie distinta,,e:-:do Ia nozione scolastica dclla parola specie; cssendo"r-:, che tutto ciò che esistc ha Ia sua costituzionc parti-' ::e. E tuttavia troviamo che alcuni di questi plotlotti:;:::-:osi hanno poche o ncssuna di quclle qualità chc si,i,r:: _:ìe dcrir.ino dall'essenza delle specie da cui traggono* ::-:ini i mostri, o chc si acconlpaguano a quelle specie,rlLi: ::.raÌi, in ragior:e della loro discendcnza, i mostri stessiMr::::no appartenere.

Iil

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6968 Librc terzo

18.-In qtlarto ltrogo, lc esscnze reali di qrreìle cose

chc rroi distinguiarno in ispecie, e che, cosi distintc, nomi-niamo, dovrcbbcro cssere conosciute: ossia, noi dovrcmmoayernc le itlec. 1\la poichò sianio nell'ignoranza pcr ciò

che riguarda qucsti quattro punti, le presuutc essenze realirlcllc cosc non ci aiutatro in alcun modo a distinguere lc

sostanze in tartte spccic.

19. - In quinto luogo, il solo aiuto immaginabile in

questo caso verrcbllc dal fatto che, avendo fornlato delle

idec conrplesse perfettc di quelle proprictà delle cose clte

dcrivano tlalle loro divcrse essenze reali, in basc a taliidcc conrplcsse rtoi distirlgucssimo le cose stesse in tante

specie. Ma Ircmnretro questo si puo fare. Perchè, ignorandonoi I'esscuza rclle in sc stcssa, ci ò irnpossibile cotloscere

tutte quclle proprictà chc ne derivano, e che all'esscnza

rcale souo talmcntc colllìessc, da far sì che, utta qualunqrte

di esse nrancatrtlt>, potrcmtno con certezza concludcre che

là non si trovl quelln data essellza' e che perciò la cosa

non è di quclla spccie. Notl potrcnto mai sapere quale sia

il nunrcro preciso delle proprictà ctre dipendono dall'es-

senza reale dell'oro, ntaucntldo tlnn qLtalttnque delle qtrali.

I'cssenza rcale «lcll'oro, e di conscgucnza l'oro, non vi sa-

rebbc,-a meno chtt non conosccssimo I'cssenza realc del-

I'oro di pcr se stcssr, e in basc a qrtesta determinassimo

la specie in qttestit>ne. Con la parola oro, qtti, si deve in-

tenrlcrc che tlcsigtro ult pczzo particolare di materia: ad es'.

I'trltirua ghitrca che ò stata coniata. Poichè. se la parola in

qucsto clso I'apprcscntassc, ttel sutl significato orrlinalio'qucll' itlea complessa che io, o chiunque altri, chiama oro'

ossia l'esscnza ttomitrnlc dcll'oro, qttcsto sarelllle tttr par-

larc. a casa,:cio. 'l'arrto ò dillicilc illustrurc il vario sigttifi-

cato c lc nroltcltlici irnpcr[ezioni dcllc parole, quando nor

a.l-rbiam«r altro che parolc per farlo!

Dei nomi delle sostanze

2U.-.Da tutto cio appare chiaro che noi distinguianro-: sostanze in ispccie mediantc i n<-rmi, scnza che ciò sia-: :lcuu modo fondato sulle loro cssenze rcali; nò possiarno

;::[endere di ordinarlc e dctermitrarlc csattamente nclle-.;:ie, sccondo dill'crenze internc cssenziali.

21.-lIa poichò, come si è osscrvato, abbiamo bisogno:- parole gencruli, sebbenc non conosciamo lc cssenze reali:.--e cose, tutto ciò che possiamo farc è raccogliere quel:-::rcro di jdce semplici chc, all'csame, troviamo unite as-;-:::e nelle cose csistcnti, e di esse fale una sola idca com-: :'ssa. E scbbene qucsta non sia I'essenza rcale di una---:-unque sostanz:r cìre esista, è tuttavia l'cssenza speci---: cui appartiene il nostro nomc, e lc duc cose souo per-:-.-::bili tra loro; e con ciò possiamo almeno mettcre alla:---;a le verità di queste csscnze nontinali. Pcr eseurpio,: ;- chi dice che I'essenza del corpo è l'cslcnsione. Se la:,::i sta cosi, non potremo rnai comtnettere errorc nel so-i:--::irc l'cssenza di una cosa qualunqtrc alla cosa stcssa..-- -.ra, neI discorso, mettiamo I'cstensione aI posto del: -:-:lo. e quando dot'remmo dire che il corpo si nruove,:---:;no chc I'cstensionc si muove: e vcdrerno come la cosai_-;:ia mal detta. Chi dicesse che un'cstcnsione, con l'im-:--sl, nuovc un'altra estensionc, già soltanto con qucsto:- - l-l di esprinrersi dimostrcrel-rbc l'assur.tlità di quclla no-:.-::. L'esscnza di una data cosa rispctto a noi e tutta:--:Ll l'idea complessa comprcsa e contrasscgnnta da quel:-::.e: e dellc sostanzc, oltre lc idee sentplici distinte e

::--:eplici chc Ie formano, I'a sempre parte I'idca confusa:-:,stanza, ossia di un sostcgno e causa sconosciuta della:-, unit-lnc; e pcrciò I'esscnza dcl corpo non ò la nrrda

:: -:sione, ma una cosa solida cstcsa; e pcrciò ancora ilr,-:- che urìa cosa solida estesa si nruor.c, o ne spinge::-:-lra, fa tutt'uno col dirc chc un corpo si nluo\-e o:. :_:e, cd ò altrettauto intelligibilc. Analoganrcntc, dirc che::: ::: irnalc razionalc è capace di cont'crsazionc fa tutt'uno'-- dire chc ne e capace un uomo; ma nessutìo dirà che

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70 ljbrc terzo

la razionalità è capace di conversazione, poichè essa noncostituisce tutta quanta l'essenza cui diamo il nome diuomo.

22.-Vi sono delle creature nel mondo che hanno unaforma simile alla nostra, ma sono vcllose, e mancano loroil l.inguaggio e la ragione. Vi sono degli idioti fra noi chehanno in modo perfetto la nostra forma, ma non hanno laragione, e alcuni nemmeno iI linguaggio. Vi sono dellecreature, a quanto si dice (sit fides penes authorem, ma nonsembra contradittorio che ve ne siano di tali) le quali, conlinguaggio, ragione e forma chc, in ogni altra cosa, con-cordano con i nostri, hanno code pelose, altre presso lequali i maschi non hanno barba, c altre in cui Ie femminel'hanno. Se si domandasse se tutti questi siano uomini ono, cioè tutti della specie umana, è chiaro che la domandasi riferirebbe unicamente all'essenza nominale: poichèguelli tra di essi cui la definizione della parola uomo, ol'idea complessa signifìcata da quel nome, si conviene,saranno uomini, e gli altri no. I\Ia se I'indagine verte sullapresunta essenza reale, e sul punto se la costituzione in-terna e la forma di queste diverse creature siano specifi_camente differcnti, per noi è assolutamente impossibilerisponderc, poichè nessuna partc di quella costituzionc eforma intcrna cntra nella nostra idca specifica; abbiamosolo ragione di pensare che, dove c,è tanta dillerenza trale facoltà o la forrna esteriorc, la costituzione interna nonsia esattamente la stcssa. I\Ia vano è chiedere quale diffe_renza nella costituzione interna reale faccia una differenzaspecifica, fintanto che Ia nostra misura delle specie sia,quale è, soltanto quella delle nostre idee astratte, quali noile conosciamo, e non quclla costituzione interna, che non faparte dclle idee stesse. Forse che solo Ia dillerenza delpelame sulla pclle contrassegnerà una diversa costituzionespecilica intcrna tra un idiota e un babbuino, quando essihanno Ia stessa forma, e mancano entrambi di ragione edi linguaggio? E forse che la mancanza di ragione e di

Dei nomi delle sostanze

---5uaggio non sarà per noi il segno di diverse costitu-:--:ri e specie reali tra un idiota e un uomo ragionevole?:::si per tutto il resto, se pretendiamo che Ia distinzione:.-:e specie, o dclle sorte, sia stabilita in modo Iìsso dalla'-::na reale e dalle segrete costituzioni delle cose.

23. - E non si dica che la presunta specie reale venga---::rtenuta distinta ed integra dal potere della propaga-::-:e delle specic stesse, con I'unione del maschio e della-.::::ìina negli animali, e coi seme nclle piante. Poichè,::: concedendo che ciò fosse vero, nella distinzione della:;.-:ie delle cose non ci porterebbe oltre Ie tribu degli,:-=ali e dei vcgetali. E che faremo per il resto? XIa

:.:-he in quel riguardo il principio non è sulliciente: poi-::,i. se la storia non mente, delle donne hanno concepitorl c:pera di scimmie; e quale specie reale, secondo questo:---terio, verrebbe a rappresentare in natura un tale pro-: -:io. sarà una nuova questione : e abbiamo motivo di::=dere che questo non sia impossibile, poichè sono così::.quenti nel mondo i muli e i jumart, i primi dovuti al-

- -::crocio dell'asino con Ia cavalla, gli altri da quello del:rr-r con la cavalla. Io vidi una volta una creatura che::sreva dall'incrocio di un gatto con un topo, e prescntava:--lenti in sè le tracce di entrambi; nel che sembrava che: ::rtura non avcssc seguito il modello nè solo dell'una.:-e nè solo dcll'altra, ma le avesse confuse assierne.: :Ìri aggiungcrà a questo i prodotti mostruosi che tanto

:: =sso si incrontrano in natura, troverà che è bcn diilicile.: ::e solo nelle razze degli animali determinare mediantei ;eerazione da quale specie ciascun animalc ciiscenda;: :,:r saprà dove batterc il capo pcr quanto riguarda l'cs-ì":r-23 rcale, sc egli la ritenga ccrtamente determinata dallal:::-razione, e tale che essa sola abbia diritto al nome spe-

-o. ìla, inoltre, se le specie degli anirnali e delle pianter':-:jono distinguersi soltanto dalla generazione, dovro ioi-::re nelle Indie pcr vedere i duc generanti r:li quel datoi--,=ale, e la pianta da cui fu raccolto il seme r:ire ha pro-

7L

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72

II

Libro terzo

dotto quella data pianta, per sapere se il primo sia unatigre, e la seconda sia una pianta di tè?,1

24. -

Tutto considerato, è evidcnte che gli uomini for-mano le essenze delle /oro varie specie di sostanze con IeIoro collezioni di qualità sensibili, e che Ie strutture in-terne reaii delle sostanze stesse non sono considerate dallamaggior parte degli uomini nel classi{ìcarle. Meno ancora,se non da coloro che in questa parte del mondo ltannoimparato iI linguaggio dcllc scuole, si è mai pensato alleformc sostanziali, e tuttavia quegli ignoranti, che aon pre-teudono di avere alcuna pcnetrazione nelle essenze reali,nè si danno pcnsiero delle for.me sostanziali, ma si con-tentano di riconoscere le cose I'una dall'altra dalle loroqualità sensibili, spesso nc conoscono assai megtio le dif-fercrtze, possono piu esattamente distinguerle dai loro usi,e sanno assai mcglio che cosa attendersi da ciascuna, chenon quci sapienti dottori sottili, che tanto profondamenteIe scrutano, e pallano con tanta fiducia di qualcosa chesi troverebbe in esse, più nascosto e piu essenziale,.

25. -

[Ia supponcndo che le essenze rcali delìe sostanzefosscro discopribili da coloro che si applicassero con se-verità. a tale indagine, non potremmo tuttavia ragionevol-mente pensare che la classificazione delle cose sotto nomigencrali sia stata rcgolata secondo quclle costituzioni realiintcrne, o secondo altro che non fosscro le loro apparenzeouur'e: poichò, lc lingue, in tutti i paesi, si sono formateassni prima dclle scienze. E pcrciò non sono stati dei Iìlo-solÌ o dci logici, o gcnte chc si sia prcoccupata delle formee delle essenze, coloro che hanno formato i nonri gcneraliche si trovano in uso fra Ie diverse nazioni; invecc, queitermini piu o meno qomprensivi, per Io più, e in tutte le

r Aggirìntc nella seconda cdizionc.2 Aggiungc il Costc: «di quclle qualità scnsibili che tutfl posson

vedcre nclle cosc scnza fatica ». (N. d.1'.).

, - )ei nomi delle sostanze 7)

-:5-:e. hanno avuto nascita e significato ad opera di gente

-::-:::lte e ilì.:t[g121n, che ha trascelto e denonrinato Ie::=.::n base alle qualità sensibili che in esse trovava, onde..: --:- modo significarlc, quando non eran presenti, ad altri,L.-i :ce avessero occasione di menzionare una specic op-r::: una cosa particolare.

-:'--Essendo dunque evidente che noi scegliamo e no-[..:-:=o le sostanzc dal]e loro essenze nominali e non darrr:--= reali, ciò che si doYlà ora considerare è come, e

tri ::^i. vengano ad esser prodotte queste esscnze. Quanto.r..-. --::no quesito, è evidente che esse sono fatte dallaEÈ:-::. e non dalla natura: poichè, sc fosscro opera dellar:----:. non potrebbero essere cosi varie e diversc nei di-'l-:- uomini come I'espericnza ci dimostra che sono. In-r.:. ,- se esamineremo la cosa, non troveremo che I'essenza:.:,::ìe di alcuna spccie di sostanze sia la stcssa in tutti*... --:::ini; anzi, ncmmeno di quella della quale, fra tutte,ri.L:,::::l una conoscenza piu itrtima. Non sarebbe possibile-:e -' :dea astratta cui è dato il norne di rrorno fossc di--,"",: -;r dilcrsi ucrmip!, se fosse stata prodotta tlalia na-L, i : che per uno essa sia quella di animul raltonale, e

:, - -: rÌLro, antntrtl implurr,c bipcs lutis unguil.us. Chi li-. ::: il nome di uonro arl un'idea complcssa, composta

:u ]:,-,sl e moto spontanco, uniti ad uu corpo di quellal .:. -::;na ha con ciò una certa essenza della specieur. :: - - . chi, dopo un esame ulteriorc, aggiunge Ia raziona-

--: un'altra esscnza dclla spccie chc chiamo uomo:;r,r:,- -he lo stesso inclividuo si trovcrà ad essere un vcroilu:i: l:r I'uno, e non per.l'altro. Credo che non vi sia..-Ll :-.ssuno il quale conccda che questa 1ìgura cretta, così

)trul: : -:rsciuta, sia Ia dilfcrenza esscnziale dclla spcciexrur.,:: : e tuttavia, e ben visibilc quanto Ia gente dctermini,,urL :;::-e dcgli aninrali piuttosto dalla loro forma che nontrl i.i --:o ascendenza: poichò spesso si è discusso se certiurr :=:;:i dovcsscro essere preservati o ammessi al ltat-&u;!,i=:. cppure no, solo a causa della diflerenza della loro

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74 Librc terzo

configurazione esterna dalla forma ordinaria dei bambini,senza saìrere se essi non fossero altrettanto capaci di ra-gione quanto certi infanti nati con altra forma: alcuni deiquali, sebbene abbiano la forma comunemente approvata,non si dimostrano mai capaci, in tutta la loro vita, uem-meno di quella parvenza di ragione che si trova in unascimmia o in un elefante, e mai danno alcun segno di es-

sere determinati da un'anima razionale. Dal che è cvidcnteche Ia ligura esteriore, che in quei casi si era trovata im-perfetta, e non Ia facoltà della ragione, di cui nessuno po-trebbe dire se, nella stagione sua propria, sarà presente o

no, è stata considcrata come essenziale alla specie unrana.Il dotto sacerdote e il giurista, in tali casi, debbono rinun-ziare alla loro deIìnizione consacrala d,i animal rationale,e sostituirvi qualche altra essenza della specie ulnana.[Monsieur l\Ienage ci fornisce un esempio di cui vaie lapena di prender nota in questa occasione: « Quando » eglidice, << nacque I'abate di Saint llartin, aveva tanto pocola figura di un uomo, che somigliava piuttosto ad un mo-stro. Si rimase url certo tempo a discutere se dovesse esserbatlezzato o meno. Tuttavia venne battezzato, e dichiaratoprovvisoriamente un uomo >), (cioe, fino a tanto che iltempo non avesse fatto conoscere ciò che veramcnte era).« La natura lo aveva foggiato in modo così sciagurato, cheper tutta la vita fu chiamato l'Abbe nlalotru; ossia, deforme.Era di Caen >> (ùIenagiana, tomo I, p. 278 detl'edizione olan-dese, 1694). Come si vede, per poco questo bambino nonvenne escluso dalla specie dell'uorno unicarnente per lasua forma. Così com'era, la scampo per poco; ed è certoche una figura un poco piu contrallatta ne lo avrebbeescluso, ed egli sarebbe stato giustiziato, come cosa cuinon si dovesse permettere di passare per un uomo. E tut-tavia, non si può darc nessuna ragione per cui, se i linea-menti del suo volto fossero stati un poco alterati, no:avesse potuto risiedere in lui un'anima razionale. Perchèmai un volto un poco piu lungo, o un naso piu piatto, c

una bocca piu larga, nou avrebbero potuto consistere, allc

- )ei nomi delle sostarrze 75

§i:-:so modo come tutto il resto della sua figura, con quel-

-::::la e quelle altre parti della persona che fecero di:-,- per deforme che fosse, un individuo capace di diven-r-: un dignitario della Chiesa?'l

ii.-In che dunque, vorrei sapere, consistono i con-j:- irnmutabili di quella specie? Se esaminiamo la que-.r.,:e. è evidente che non esiste una cosa simile fatta dallax.:.::::. e da lei stabilita fra gli uomini. È evidente che noi:,:: :onosciamo I'essenza reale di quella o cli alcun'altrar.:-e di sostanze; e pcrciò siamo così indeterminati neller-:::e essenze nominali, che noi stessi facciamo, che, se

:, -::errogassero vari uomini circa un feto di forma strana,l -: :.opena questo fosse nato, per sapere se sia un rromo

:-. non c'è dubbio che ci troveremmo davanti a lisposte::se. Il che non potrebbe accadere se le essenze nomi-

=ediante le quali limitiamo e distinguiamo le speciesostanze, non fossero fatte dall'uomo con una certa-r. ma fossero invece esattamente copiate da limiti

:-s: posti da natura, mediante i quali essa aycsse di-:: tra Ìoro, a formare le specie, tutte le sostanze. Chi:-::derebbe a decidere a quale specie appartenesse queÌ

.::; di cui parla il Liceto', che aveva testa d'uomo e

- : di maiale? O quegli altri, che con corpi di uomor'-:::o teste di animali, collre cani, cavalli ecc.? Se una;:.i -:que di queste creature avesse potuto vivere, e par-.":-:. ::ò avrebbe accresciuto la diliìcoltà. Se la parte supe-'- -:- llno al mezz,o, avesse avuto forma umana, e tutto:::",:.-: che veniva piir giu suina, sarebbe stato omicidio,ili:----:arla? O si sarebbe dovuto consultare il vescovo, perilrui,::: se era abbastanza un uomo per ammetterlo, o rneno,rur :-:e i-rattesimale? Come mi è stato detto che accadde

-.-::i!nto nclla quarta cdizione,::::unato Liceto, medico c {ilosofo aristotelico italiano (1577-

lri- --- i3tto è citato dal De ùlonstrorum Cdusis (lib. I, c. 3). (N. deln.ILlE- _

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76 Libro terzo

in Francia alcuni anni fa, in un caso alquanto similc. Tantos«-rno incerti pcr noi i conlìni dclle specie degli animali,i quali tton hauno altre misurc se non le idcc complcsseda noi stessi mcsse assieme; e tanto lontani noi siamo dalcorìoscere con certeZza cosa sia un uonlo, scbbcne forsc sisia pronti a considerare grande ignoranza l'csprcssionc diun qualunque dubbio su questo punto! E tuttavia credo dipoter dire che i confini certi di quella specie sono tantolontani dall'essere detcrminati, e il prcciso numero dclleidee semplici che ne formano I'esscnza nominalc c tantolontano dall'cssere stabilito e pcrfettamente conosciuto, cheaucora su questo punto possono sorgere dubbi molto gravi.Iìd io irnmagino che nessuna dclle definizioni dclla p:rrolauomo che a tutt'oggi abbiamo, e nessuna dclle descrizionidi quella specic di animali, sia tanto pcrfetta ed esatta dasoddisfare una persona di buon senso c capace di un csamepenctrante, e ancor meno da ottenere un conscnso gencrale,e <Ia esser tale che ad essa, e in ogni luogo, la gcnte vor-rebbe aderire in nrodo consistentc nclla dccisioue di casicontrovcrsi, nel dcternrinare questioni di vita o di morte,o di batiesinro o non battesimo, ogni volta che il problcmasi prcseutasse.

28.-1\Ia sebbene qneste cssenze nominali delle sostanzesiano opera dclìa mcntc, csse nou sono tuttavia costruitein rnodo cosi arbitrario come quelle dci modi misti. Performare una qualunquc esscnza nominale è neccssario.prinro, che le idce di cui cssa consiste abbiano tra Iorouna talc unità da costituire un'idea sola, per quanto com-posita essa sia; secondo, chc Ic idcc particolari così unitesiano esattamente lc stessc, nc piu nò nreno. Poichò se

duc idce conrplesse astratte dilleriscono o ncl numcro c,

nclla sorta dcllc loro parti componenti, esse formano dueesscnze dìr'crse, e non un'cssenza sola c idcntica, Nel primodi qùesti casi, la mcntc, ncl formare lc sue idee complessrdelle sostanzc, seguc soltanto Ia natura, c non unisce freloro idee di cui non si supponga che abbiano un legarne

, - )ei norni d.elle sostaflze 77

-..: :atura. Nessuno unirà Ia voce di una pecora alla forma

l.' :::l cavallo, nè il colore del piombo al peso c alla fìssità

lr--'c:o, per farne delle idee complesse di rtna qualunque

n;:'-::lza reale; sempre che egli non intenda riempirsi il:-r;: di chimere, e il suo discorso di parole inintelligibili'-:sc-rrando certe qualità che vanuo sempre unite ed csi-

r.:: assieme, gli ttontini hanno in ciò copiato Ia natura,

: i: iriee cosi unite, hanno fatto le loro idce comllicssc

m:--e sostanze. Poichè, sebbene gli uomini possano fare

r,:r le idce complcsse che loro piacciano, e dar loro il::: che vogliouo, tuttavia, se vogliono esser contl;rcsi

rr:,:rlo purlano di cose realmenle esislenli, in qualclle

rr s::a debbono conformare le loro idee alle cose di cuilr:::don parlare, altrimenti il linguaggio degli uornitti sa-

-.::e come qrrello di Babele, e le parole di ognuno cssendo

.n:e-liSibili soltanto a Iui, non servirebbero pi[r alla con-,:-:zione e agli aftari ordiuari <Iclia vita, ol'e le itlce chc

:s-- i3pprescntano non rispondesscro' in qualche misura,

r!-g epparenze comuni e alla couformità delle sostanze

ry:i- esistono nella realtà,

1;1. -In secondo luogo, sebbene lo spirito dell'uomo, nel

1r: i.e suc idee conlplesse delle sostanze' non ne metta

u;- issieme che nou coesistano nella rcaltà, o di cui non

s" :::-lponga clle coesistallo - e con ciò veramente esso

lrn:,.1e in prcstito quell'unionc dalla natura-tuttavi:r iIrru=::o di idee che esso volta a volta combina dipcnder; .: diversa cura, indrtstria o fautasia di chi foggia Ie

.r,r.rrr'l stesse. In generalc gli uomini si coutcutano di alcuttc

lrlr:1: e ovvie qualità settsibili, e spesso, se lloll scnlpre'

rc -:scian fuori altre, non mcno inrportanti e saldantettie

m-:: fra loro tli quelle che essi scelgono. Vi sono due

rrn*::e di sostanze sensibili: una ò quella dci corpi orga-

l.::.:i, che sono perpettrati dal semc; e, in questi, ia

,,u-::: è ciò chc per noi costituisce la qualità che ci guida,

urr::-è ìa partc piir caratteristica chc determina la specic.

E :.e--ciò, nci vcgetali e negli animali, uua sostauza solida

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estesa dotata di quella tale lìgura, di solito, serve alloscopo; poiche, sebbene certi uomini sembrino fare un granconto della Ioro deIìnizione di animal rationale, tuttavia, sesi trovasse una creatura doiata di linguaggio e ragionc,ma che non partecipasse della foggia consueta dcrl'uorno,credo che diilìcilmente passerebbe per un uomo, per quantoanimal rationale essa fosse. E se l,asina di Balaam avesscdiscorso tutta la sua vita altrettanto razionalmente quantoIo fece in quella certa occasione col suo padrone, io dubitoancora che qualcuno l,avrebbe giudicata degna del norneumano, o I'avrebbe riconosciuta come appartenente allasua stessa specie. Comc nei vegetaii e negli animaìi è laforma, così nella nraggior parte degli altri corpi, non pro_dotti dal seme, la cosa su cui piu ci fissiamo, e da cui piùsiamo guidati, è il colote. Così, dove troviamo il coloredell'oro, siamo inclini a immaginare che vi siano anchetutte le altre qualità comprese nella nostra idea complessa;e comunemente prendiamo queste due qualità ovvie, dellaforma e del colore, come idee presuntive così probabihdelle varie specie, che in un buon quadro siamo pronti adire: questo è un lcone, e guella è una rosa; questa è unacoppa d'oro e quella d,argento; unicamente per le diverselìgure e colori rappresentati all,occhio dal pennello.

30. - Ma sebbene questo serva abbastanza l:ene per con-

cezioni grossolane e confuse, e per modi non accurati diparlare e di pensare, gli uomini tuttavia sorro assai lontanìdall'essersi ntessi d'accortlo sul nutneto preciso .detle ideescmplici o qualitir. che appartengono a quolunque specie dicose, sigtti/icata dal suo nome. Nè ciò fa rneraviglia, poichèsi richicdc molto ternpo, fatica e abilità, una rigorosa inrla-gine, e un Iungo esame, a scoprire quali e quante siano leidee semplici che stanno costantemente ed inseparabil-mente unite in natura, e si trovano sempre assieme nelmedcsimo soggetto. La maggior parte degli uornini, man_cando loro il tempo, o I'inclinazione, o industria suIIÌ_ciente a far ciò, anche soltanto in grado passabile. si con_

Libto terzo - )ei nomi delle sostanze

:É:--r;1o di alcune poche ovvie ed esteriori apparenze delle' ::i.. onde facilmente distinguere con esse' e classificare,

É r-se stesse per le faccende comuni della vita: e cosi,

r-:' ulteriore esame, danno loro dei nomi, oppure accol-

{.-r i nomi già in uso. I quali, sebbene nella convcrsa-

:::: comune passino per essere assai chiaramente i segni

L .i:une poche e ovvie qualità coesistenti, sono pero ben

.x;.:rni dal comprendere, in un signilìcato Iìsso, un llumero

T,::-iso di idec semplici, e molto meno tutte quelle che sono

ur-:. in natura. Chi consideri, dopo tanto rumore ' che si

::::io iutorno ai generi e alle specie, e tanto parlare speso

.:E--::no alle di{ferenze specifiche, quanto siano poche tut-

ì,r,'-:le parole di cui possediamo delle definizioni ben

r*--iite, potrà immaginar con ragione che quelle /orme

"tr.-::ro alle quali si è fatto tanto rumore altro non siano

'i: -:n chimere, che non ci danno alcuna luce intorno alla

u:-a specifica delle cose. E chi consideri quanto siano

rr:i:i i nomi dclle sostanze dall'avere significatj nei quali

::r:crdino tutti coloro che Ii usano, avrà motivo di con-

:I::ere che, sebbene si supponga che tutte le essenze no-

a--.ii delle sostanze siano copiate dalla natura, malgrado

:!,: Ésse sono tutte, o quasi tutte, imperfettissime' In realtà,

.lr :::nposizione di quelle idee complesse è molto diversa

.m liversi uomiui; e perciò, questi confini delle specie

r:r: quali li fanno gli uomini, e non la natura; almeno,

s ;; siano in natura simili confini prefissi' È vero che

u.,: -:e sostanze particolari sono fatte datla natur:r in tal

n:,:t. da concordare e somigliare I'una all'altra' e così

rfu--:i un fondamento per classi{ìcarle in diverse specie' i\Ia

1,:-::è Ia divisione delle cose in ispecie da parte nostra,

r -r iormazione di specie determinate, avviene allo scopo

u -:minare e comprendere quelle cose sotto termini ge-

r.*r-i-i. non riesco a vedcre come si possa dirc propriarnente

::r la natura stabilisce i con{ìni delle specie delle cose;

r re anche ciò sia, i nostri conlìni delle specie notr si con-'ilri=:no certo esattamentc a quelli che sono in natura'

&-:hò noi, avendo bisoguo di nomi generali per i nostri

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t8180 Libro terzo )a nomi delle sostanze

'-;ersi uomini, lasciando fuori, o includendo, varie idee

i::.--:lici in rnodo diverso da altri, secondo le loro diverse

::,5:ni, capacità, o la diversa osservazione compiuta di; -:--'oggetto, eonoscono una diversa cssenza dcll'oro: la

r,=-e deve esser perciò di fattura loro, e non della natura'

:2. - Se il numero delle idee semplici che costituiscono.::s<:lza nominale delle spccie piu basse, ossia Ia prima

,:i.-ficazione, dcgli individui, dipentle dalla mente del-

.-:o, che in vario modo accoglie quelle idee' sarà tanto

:-: etidente che lo stesso accade per le classi piu com-

::::sive, le quali, dai maestri di logica, son dctte l7encri.

-,::sii sono idee complesse che, di proposito, sono fatte

:;:rfette. Ed è evidente a prima vista che molte di quelle

;--:-ità che si trovano nelle cose stesse vengotr lasciate

':::i di proposito dalle idee generiche. Poichè, come Io,;-::to, per far sì che le idee gcnerali comprendalìo pa-

-:::iii particolari, lascia fuori le idce di tempo e di lttogo'

: :-:re simiii, che rendono quclle idee incomunicabili a

:,- ,li un solo individuo; cosi, per costruirc altre idee

i-:-:,r piu generali, che possano comprendere specie di--::se. esso lascia fuori quelle qualità che le distinguono,r -aìla sua nuova collezione pone solianto quellc idee che

..:; comuni a diverse specie, La stcssa convctliettza che-- :':sse gli uomini ad esprintere molte particclle di materiag.:,-lr provenicnti dalla Guinea e dal Pcru sotto un solo

:,::e. li induce altresì a farc uu nome solo che possa cotn-

::.:rrlere in sè tanto I'oro che l'argento, e qualche altro-:po tli specie diversa. Il che si ottienc lasciando fuori

1-=-ie qualità che sono pcculiari a ciascuira specie, c ri-::=lrlo un'idea complessa costituita di quclle che sono'-::uni a tutte Ie specie. E quando a ciò sia stato cotrncsso

:-rme di mclallo, si è costituito ull gencre; I'cssenza dclq-:ie essendo quell'idea astratta chc contiene soltanto la:-.-reabitità e la fusibilità, con ccrti gradi di peso c di fis-

:-::. nclla quale ccrti corpi di specic diversa cottcortlalto,*-.a lascia fuori il colore ed altre qualità pcculiari del-

usi immcdiati, non inrlugiamo a ccrcare tutte quantc legualità chc mclllio ci farcbbcro vcdere lc diffcrenzc e con-corrlanze piir inrportanti dcllc cose stesse; invece, noi stessidividianro tra loro lc cosc, in base a certc apparcnze ovvie,in tante spccie, jlt nrodo dn potcr contunicarc i nostri pcn_sieri intorno ad essc con mnggiorc facilità, facendo uso dinonri gcncrali. poicltò, non avcndo uoi aìtra conosccnzadi una sostanza quarsiasi crrc non sia conosccnza dcileidee semplici chc si lr'or.ano in essa riunilc; c osscrvanrloche varie cose particolari concor«lano con altrc itr alcunedi quclle idee semplici; di quella collezione di irlee sem_plici facc.ianro Ia nostra idea specifica, e Ie diarno un nomegenerale, aflìnchè, nel tencr nota dci nostri pensieri, e neldiscorrere con altri, con una sola breve parola ci sia ltos-sibile dcsignare tutti gli indivirìui cÌre concordano in qucl_l'idea complcssa, senza cnumerarc le idee semplici che Iacompongono, e pcrciò scnzfl sprecarc tempo e fiato in te_diosc dcscrizioni: conre .r,cdiarno che son costretti a fare,invece, coloro che voglion parlarc di una qualche nuovaspecic di cose per la quale non hanno ancora un nome.

31.-l\Ia sebbene questc specie dclle sostanze possanoandare abbastanza bene nclla convcrstzione ordinaria, ècvidcntc chc questa irìea complcssa, nclla quale gli uominiosscrvauo che vari individui concortlano, .r,icnc ottenutaben divcrsarnente dalle diversc p...ona, rìt alcuni inmodo piu accurato, da altri nrcno. pcr certuni, quest, idcacomplessa contienc uu magg.ior numero di qualità, per altriun rìunìcro rninorc; e insornnra, cssa è evidentcntcnte qualcil pensicro la fa. II colorc giallo splcndcntc coslituisccI'oro pcr i bambini; altri aggiungono il pcso, Ia nralleabi_Iità e la fusibilità; c altri ancor.a altrc qrrtit,i, chc trovanounitc a qucl colore giallo in modo altrcttanto c«_lstanteguanto il suo pcso c la sua fusibitità. poichè, in tuttegucste c altrc siutili qualità, I'una ar.rà un altrcttcnto buondilitto ad cssere inclusa ncll'idca complessa tli quella so_stanza, iu cui tutte sono riunitc, quanto un,altra. E perciò

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82 Libro tetzo

l'oro e dell'argento, ed alle altre specie comprese sotto ilnome di metallo. Dal che appare chiaro che gli uomini nonseguono esattamente i modelli proposti loro dalla natura,quando costruiscono Ie ìoro idee generali delle sostanze:poiche non è reperibile nessun corpo che abbia in sè uni-camente malleabilità e fusibilità, senza altre qualità altret-tanto inseparabili quanto queste. Ma poiche gli uomini,nel fare le loro idee generali, cercano piu la convenienzadel linguaggio, e la speditezza, mediante segni brevi e com-prensivi, che non la vera e precisa natura delle cose cosicome esistono, nel foggiare le loro idee astratte essi hannoperseguito principalraente quel fine: che era quello di pror.-vedersi di un repertorio di nomi generali e variamentecomprensivi. Per cui, in tutta questa faccenda dei generie delle specie, il genere, ossia l, idea piir comprensiva, nonè che una concezione parziale di ciò che sta nelle specie.e la specie non é che un'idea parziale di ciò che si trovain ciascun individuo. Se dunque alcuno pensi che un uomo.e un cavallo, e un animale. e una pianta, ecc., siano distinlida essenze reali fatte dalla natura, egli deve ritenere cheIa natura sia davvero assai liberale nel produrre questeessenze reali, facendone una per il corpo, un,altra per unanimale, e un'altra ancora per un cavallo; e che liberalmente conferisca tutte queste essenze a Bucefalo. Ma sevorremo correttamente considerare che cosa si verilìchi intutti questi generi e specie, o sorte, troveremo che in essinon vien fatto nulla di nuovo, tranne che dei segni più omeno comprensivi, mediante i quali ci mettiamo in gradodi esprimere con poche sillabe un gran numero di coseparticolari, per quei tanto che esse concortlano in conce-zioni piu o meno generali, da noi costruite a quello scopo-E in tutto ciò possiamo osservare che il termine più gene-rale è sempre il nome di un'idea meno complessa, e checiascun genere non è che una concezione parziale dellespecie comprese sotto di esso. Per cui, se queste idee gene-rali astratte vengono ritenute complete, questo può avveniresolo relativamente ad un certo rapporto stabilito tra esse

, - )ei nomi delle sost4nze 8)

1 r.::i nomi che sono usati per significarÌe, e non relati-'i,:::te ad alcuna cosa che esista. così come è fatta da

; l. - Questo corrisponde al vero fine del linguaggio, che

;:.-ìo di essere la maniera piu facile e breve di comu--:i:e le nostre nozioni. Poichè, in tal modo, chi voglia: ;---.: delle cose in quanto esse concordano nellc idee com-....-oe di estensione e solidità, non ha bisogno di usarerir'r- rhe la parola corpo pel. denotare tutto ciò. Chi a que-

{. :. vogìia aggiungere altre significate dalle parole vita,k.:i: e moto spontaneo, non ha bisogno di usare altro che

r.;i ::: rla animale per significare tutto ciò che partecipa di*,- -dee; e chi si sia formata un'idea complessa di unr: r dotato di vita, senso e moto, con la facoltà di ragio-

: i:.. e. unita a ciò, una certa forma, non ha che da usarer ::;re bisillabo uomo per esprimere tutti i particolari:.e :,spondono a quell'idea complessa.. Questo è il veror- -ro del genere e della specie : e guesto fanno gli

:-.::-:i, senza in alcun modo preoccuparsi dell'essenza

"s;-: o delle forme sostanziali, che non cadono entro il-4i-.-r della nostra conoscenza quando pensiamo a quelle;;e- rè entro iI significato delle nostre parole quando di-

,ù ::.amo cOn altri.

i:. - Dovendo io parlare con qualcuno di una sorta diu.:::'-i che recentemente ho visto nel Parco di San Gia-'r,r::. aìti circa tre o quattro piedi, coperti di qualcosa che

m:u i:a le penne e il pelo, di un color marrone cupo, senza

uxi. =a aventi, al posto di queste, due o tre piccole bran-1r: :he discendono come ramoscelli di ginestra spagnuola,

:rm 5randi gambe lunghe, piedi che hanno soltanto treur"r::e. e senza coda, io ne potrò fare questa descrizione e,r[LÉ::ie cosi che altri mi comprenda. NIa quando mi vienur:: che il nome di quell'uccello è cassouario, posso al-irr'r lsare quella parola alIìnchè, nel discorso, essa rap-

=;::ti tutta la mia idea complessa ricordata in quella

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85u Libro terzo

descrizione; però, da guelÌa parola, che ora è diventatrun nome specifico, delìa reale essenza e costituzione diquella specie di animali io non apprendo piu di quantone sapcssi prima; e probabilmente sapevo altrettanto circala natura di quella specic di ucceili prirna di apprenderneiì nomc, quanto ne sanno molti inglesi dei cigni o degliaironi, che sono nomi specifici, molto ben noti, di certesorte d'uccclli comuni in Inghilterra.

35. -_ Da quanto si è detto, è evidente che sono glittomini a fare Ie specie delle cose. poichè, esscndo soltantr,Ie diverse essenze quclle clìe fanno specie diverse, è evi-dcnte che coloro che foggiano le idee astratte, che sono leessenze nominali, con ciò stcsso fanno le specie, o sorte.Se si trovasse un corpo dotaio di tutte le altre qualità del-l'oro, eccetto la malleabilita, senza rtubbio sorgerebbe laquestione se fosse oro o no; ossia, se fosse di quclla spccie-Questo problema non potrebbe venire risolto che medianteI'idea astratta cui ognuno annette il nome di oro; e perciòsarebbe vero oro, e apparterrebbe a quella specie, per chinon includesse Ia maÌleabilità nella sua essenza nominale.signifìcata dal suono di oro; e, dall'altro lato, non sarebbevero oro, ossia non apparterrebbe a quella specie, per ch;includesse la malleabilità nella sua i<Iea specifica. E, d+mando, chi mai fdggia queste specie diverse, persino sottoutr unico e solo nome, se non gli uomini che fanno due di_verse idee astratte, che non consistono esattamente dellastessa collezione di qualità? Ne si può dire che sia unasenrplice supposizione immaginare che possa esistere ulcorpo in cui le altre quaÌità evidenti dell'oro si trovinoscornpagnate dalla malleabilità, poichò è certo che l,orcstessÒ è talvolta così « agro >> (come lo chiamano gli arte-fici), che sopportcrà il martello altrettanto poco quanto iìvetro. Quel che si è dctto circa I'inclusione o l,esclusionedclia nrallcabilità dall'idea cornplessa cui da ognuno è at-tribuito il nonrc di oro si potrà .ripeterc per il suo pesoparticolarc, pcr la fissità e per varie altre qualità sirrrili:

)z nomi delle sostanze

i,rr-r:. tutto ciò che viene lasciato fuori, o messo dentro,

i !::-ra quell'idea complessa cui e attribuito il nonre che

:::--= la specie; e pcr il fatto che una data particella di:;'::-a risponde a quell'idea, perciò stesso le appartieneìr.::.::ìente quel nome, ed essa è di quelìa specie. E così,

li-r. ::sa data sarà vero oro, sarà pcrfetto metallo. E tutte

rr,::--: determinazioni delle spccie, è evidente, dipendouo

r,i,- ::ielletto dell'uomo, che foggia questa o quella idea

: r.; -essa.

i-'.-In breve, questo è dunque il caso: Ia natura faa:'.:. case purticolari, che concordano I'una con l'àltra in:;,:. qualità sensibili, e probabilmente anclìe nella loror-:--::.1 struttura e costituzione' 1\Ia non è questa essenza*r.r-: che le distingue in ispecie; sono gli uomini che,

rr::-:endo occasione dalle qualità che trova unite in esse,

r -:--e quali spesso osservano che diversi individui con-

::::::o, le ordinano in ispecie, allo scopo di dar lororir :::ile, per avere Ia comodità di segni comprensivi; e

*:i:: questi nomi, gli individui, secondo Ia loro conformitàr. ;::sia o quella idea astratta, vengono ad essere ordinati.r: sotto altrettante insegne: per cui questo sarà del

-:{i-=ento blu, quello del rosso; questo è un uomo, quello

tri scimmia. E in questo, penso, consiste tutta la fac-

!:r. del genere e della specie,

:I.-Non dico che la natura, nella costante produzione

r.- ::seri particolari, li faccia sempre nuovi e svariati; Iii -:i'ece simillimi e amni gli uni agli altri; ma credo non-

lr-:--:::to sia vero che i confini tra le specie, mediante

;:.ìi gli uomini classilìcano gli esseri particolari, sono

;: :- dagli uomini stessi: poichè le essenze delle specie,

r*::-:le da nomi diversi, solto, come si è dimostrato' di fat-

&n-: rmana, e raramente conformi all'interna natura delle-':s: da cui sono tratte. Per cui si può dire con verità che

rLÉ raniera di ridurre a specie le cose è opera dell'uomo.

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86 Libo terzo

38, .- Una cosa che, son certo, non potrà non sembr.arestranissima in questa dottrina è che, da quanto si e detto.segue che ogni idea astratta, che abbia un nome, forma unaspecie distinta, Ma che ci possiamo fare, se la verità kresige? Poichè la cosa deve rimanere in questi termini fin-chè qualcuno ci possa dimostrare che le specie delle cosesono delimitate e distinte da qualcos'altro, e farci vedereche i termini generali non significano Ie nostre idee astratte.ma qualcosa che è diverso da esse. Vorrei proprio sapereperche un barbone e un levriero non siano specie altret-tanto distinte quanto un cane spagnuolo e un elefante. Delladiversa essenza di un elefante e di uno spagnuolo nonabbiamo altra idea da quella che abbiamo della diversaessenza di un barbone da un levriero; poichè tutta la dif-ferenza essenziale, mediante la quale li conosciamo e di-stinguiamo I'uno dall,altro, consiste sol{2116 nella diversacollezione di idee semplici cui abbiamo dato quei diversinomi.

39. - Quanto la formazione dclla specie e dei gener:avvenga in ordine ai nomi generali, e quanto siano neces-sari i nomi generali, se non all'essere, almeno al completa-mento di una specie, e a farla passare per tale, apparirà.oltre che da quanto .si è detto sopra circa il ghiaccio eI'acqua, da un esernpio molto familiare. Un orologio silen-zioso e un orologio che suona le ore costituiscono unaspecie sola per coloro che hanno un nome solo a desi-gnarli; ma chi abbia il nome orologio per I'uno, e pen-dolo per l'altro, e idee complesse distinte cui rluei duenomi appartengono, sarà una persona per la quale si trattadi due specie diverse. Si dirà forse che l, interiore ingegnre costituzione è diverso nei due, e che di essi I'orologiairha un'idea chiara. Eppure è evidente che essi costitui_scono una sola specie per tui, quando egli non abbia cheun solo nome a designarli. E infatti, che cosa basterà, ne-meccanismo interno, a fare una nuova specie? Certi orolog:sono fatti con quattro ruote, altri con cinque; è quesli

- )et nomi delle sostanze 87

r:: i.rrtÀ dillerenza specifica per l'artefice? Alcuni hanno

::e e fusi; alcuni hanno il bilanciere libero, altri rego-

. . - da una molla a spirale, e altri ancora da setole di.-,.e. Alcune di queste cose' o tutte, bastano forse a co-

::-:e una dilierenza specifica per I'artefice, che conosce

:;-.rna di queste differenti strutture, e varie altre, del

.--:.Sno interno degli orologi? È certo che ciascuna dir -r.:e ha una differenza rea,le dalle altre; ma se si trattiI i:]a di{Ierenza essenziale, specifica' o no, è cosa che

r . =-,1e soltanto dall' idea complessa cui è dato il nome di-- - - -:io : linchè tutte queste cose sono concordanti conj1, r'he quel nome rappresenta, e quel nome, come norne

-:::::co, non comprende in sè specie diverse' esse non

."-: nè essenzialmente nè specifìcamente diverse. Ma se

: , i - -'ino voglia f are distinzioni piu minute, secondo lel 5::enze che sa esistere nella struttura interna degli oro-

€ - e a tali idee complesse cosi determinate dare nomi

:* .;evaÌgano nell'uso, allora avremo di fronte a noi delle

: ,: - -. e specie, che saranno tali per coloro che abbiano

; :,= -. idee e conoscano i loro nomi, e che possano' me-

, i:-:r quelle differenze, distinguere gli orologi in queste

:'.:se sorte; e allora, anche, orologio sarà un nome ge-

: '::- : -,. Tuttavia, a chi ignorasse il f unzionamento e la.-':::'-Ìra interiore degli orologi, quelle non apparirebbero.,= specie diStinte, ove si trattasse di persona che non

:::r altra idea se non della forma e dimensione esterna

'r,:-'' :l<etto, con la sfera che segna le ore. Poichè, per

=:::. tutti quegli altri nomi non sarebbero che termini: :,::li per la stessa idea, e non signilicherebbero piu,

:E :-:iù. che un orologio. Proprio lo stesso, penso' accade

:r.::ose naturali. Nessuno dubiterà che le ruote o molle

,: --si posso dire) interne siano diverse in un uomo ra'.:,'.::e e in un ldiofa, come non dubiterà che vi sia una

r.'-i.:tnza di struttura tra uno scimmione e un idiofd. Ma

r --a di queste dilferenze, o entrambe, siano essenziali

!;.rilìche, è cosa che potremo conoscere soltanto dal. -- :he esse concordino o discordino dall'idea complessa

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88 Libro terzo

chc il nome uomo rappresenta; poichè solo da ciò si potràdeterminare se uno solo di quegli oggetti, o entrambi, oncssuno dei due, sia un uomo,

40. - Da ciò che è stato detto fin qui possiamo vedereIa ragione per cui nelle specie delle cose artificiali è ge-neralnrente minor confusione ed incertezza che nelle na_turali. Infatti, una cosa artificial.e essendo un prodotto del_I'uomo, che I'artefice ha inteso fare, e di cui perciò benconosce I'idea, si suppone che il suo nome non rappre_senti alcun'altra idea ne implichi alcun,altra essenza, daquclla che si potrà conoscere con cerlezza, e apprenderecon abl_rastanza facilità. poichc, l,idea o essenza delle variespecie di cosc artificiali consistendo, pel Io pirì, di nien-t'altro che della {ìgura dcterminata di parti sensibili, e tal_volta dipendendo da ciò il moto, che I'artefice ottiene nellamateria, secondo l,esigenza del suo proponimento, noll ec-ccde le nostre facoltà iI poter raggiungere una certa ideadi tutto questo, e in tar modo iìssare il significato dei nornicon cui sono distintc le specie delle cose artificiali, conminor dubbio, oscurità e ambiguità di quelte che potrannoesserci nelle cose naturali, le cui differenze e opcrazionidipendono da meccanismi che stanno oltre il punto cuipossiamo giungere con le nostre scoperte.

41. -_ l\Ii si deve qui scusare se penso che le cose arti-ficiali siano di specie distinte quanto quelle naturali: poi_chè lc trovo altrettanto evidcntcmente e ordinatamenteclassificatc in ispecie, mediante diverse idee astratte, coiIoro nomi generali connessi, e altrettanto distinte l,unadaìl'alira, quanto quelle delle sostanze naturali. E infatti.perche non dovremmo pensare che un orologio e una pi_stola siano specie altrettanto distinte l,una dali'altra quantoun cavallo ed un cane? In realtà, esse sono espresse nellanostra mente da idec distinte, e vengono espresse ad aiirimediante appellativi distinti.

. - Dei nomi delle so§tanze 89

12. - Si tleve ancora osservare' a proposito delle so-

iilze, che esse sole, di tutte le nostre molteplici specie

'' :dee, hanno nomi particolari o propri, mediante i quali

: s:3nilìcata una sola cosa particolare. Poichè, nelle idee

;e-plici, nei modi e rapporti, raramente accade che gli

::-ini abbiano occasione di ricordare questa o quella idea

;:::icolare quando è assente. Inoltre, la maggior parte dei

-:di misti, essendo azioni che muoiono col loro stesso

:;.j:ere, non sono suscettibili di una lunga durata, come

: sono invece le sostanze, che ne sono gli agenti' e nelle

;::-i le idee semptici che costituiscono Ie idee complesse

-s-gnate dal nome hanno un'unione durevole'

13.-Debbo chieder perdono al mio lettore per essermi

- i:rgiato tanto a lungo su questo argomento, e forse con

;::1che oscurità. l\Ia vorrei che si considerasse quanto sia

' i.cile condurre altri, con parole, al pensiero di certe

:-se, che siano denudate di quelle difierenze specifiche

:'-e noi diamo loro: le quali cose' se io non le nomino, non

'':o nulla; e se invece le nomino, con ciò stesso le clas-

si:o in una od altra specie, e suggerisco alla mente la

::'sueta idea astratta di quella specie; e con ciò vado

r:-tro proprio al mio intento. Poichè il parlare d'un

:::ro e, al tempo stesso, lasciar da parte un significato

::iinario del nome di uomo, che è la nostra idea complcssa

:.:--tamente connessa a quel nome, e pregare iI lettore di

::-siderare I'uomo quale è in se stesso' e quale è in realtà

::siinto da altri esseri nella sua costituzione interna o

:-.senza reale (ossia, da qualcosa che egli non conosce), dri

--::npressione che uno scherzi: eppure' questo è proprio

:-i che si deve fare se si vuol parlare deìle presunte es-

!Élze e specie reali delle cose come si ritiene che sian

-':.::e da natura; non foss'altro per fare intendere che

;:ella data cosa, che sarebbe significata dai nomi generali

'' cui ci si serve per indicare Ie sostanze, non esiste in

'::un luogo. Ma poichè è dillicile far qucsto mediante nomi

ir=iliari conosciuti, mi si consenta di rendere un po'pirì

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r90 Libro terzo

chiara la diversa maniera che lo spirito ha di considerarei nomi specifici e le idee mediante un esempio, e di dimo-strare come le idee complesse dei modi vengano talvoltareferite ad archetipi che si trovano nella mente di altri es_seri intelligenti, o, che viene al medesimo, al significato-attribuito da altri ai nomi di cui ci si serve più comu-nemente a questo scopo; e, certe volte, a nessun archetipo.Concedetemi ariche di dimostrare come Io spirito riferis,casempre le sue idee delle sostanze, o alle sostanze stesse,o al significato di loro nomi, come ad archetipi; ed anche-di mettere in chiaro la natura delle specie o classificazionidelle cose, quale essa è appresa e usata da noi, e delle es-senze che appartengono a quelle specie: il che forse è piuimportante, se vogliamo scoprire l,estensione e la certezzadella nostra conoscenza, di quanto a tutta prima non im-maginiamo.

44. -

Supponiamo che Adamo, allo stato di uomo fatto,dotato di un buon intelletto, sia però in un paese straniero,dove tutte le cose intorno a lui siano nuove e sconosciute,e dove egli non abbia altre facoltà per ottenere la cono-scenza di quelle cose fuori da quella che ha oggi un uomodi quest'epoca. Egli osserva che Lamech è piu malinconicodel consueto, e immagina che ciò sia dovuto a un sospettoche egli ha concepito sul conto di sua moglie Adah (da luiardentissimamente amata), temendo che ella abbia troppaamicizia per un altro uomo. Adamo discorre di questi suoipensieri con Eva, e le esprime il desiderio che prenda curaallinchè Adah non commetta follie: e, in questi discorsicon Eva, fa uso delle due nuove parole kinneah e niouph.Col tempo, risulta che Adamo si è sbagliato, poichè scopreche il turbamento di Lamech derivava dall,aver egli uccisoun uomo: tuttavia, i due nomi kinneah e niouph (il primodei quali rappresenta il sospetto che un marito ha dell, in_fedeltà di sua moglie, e, I'altro, l,atto del commettere l, in_fedeltà) non hanno perso i loro significati distinti. È chiaro,allora, che qui vi sono state due tlistinte idee complesse

','1. Dei nomi delle sostlrrze

di modi misti, coi relativi nomi, due distinte specie diazioni essenzialmente diflerenti. Domando: in che è con-

sistita I'essenza di queste due distinte specie di azioni? È

:hiaro intanto che essa è consistita in una precisa combi--azione di idee semplici, differente nelle due. Ma domando

f,rcora, se l'idea complessa che era nella mente d'Adamo,e che egli chiamava kinneah, fosse o no adeguata. Ed è

:-hiaro che lo era; poichè, essendo essa una combinazioneii idee semplici, che egli, senza alcuna considerazione di:-u qualunque archetipo, senza riguardo per alcuna cosa

-'he avesse presa come modello, volontariamente aveva po-

sia assieme, astratta, e nominata kinneah, ad esprimere ad

s-ltri in modo breve, con quell'unico suono, tutte le idee

semplici contenute .e unite in guell' idea complessa, ne deve

seguire necessariamente che era un'idea adeguata '' Poichè

li sua scella aveva fatto quella combinazione, essa aveva insè tutto ciò che egli intendeva avesse, e perciò non poteva

essere che perfetta, non poteva non essere a-deguata, non

;-iferendosi a nessun altro archetipo che l'idea dovesse

rappresentare.

45. - Queste parole, kìnneah e nìouph, gradualmente,

iorono introdotte nell'uso comune, e allora il caso divenneaù po' differente. I figli di Adamo avevano le stesse sue fa-

:oltà, e perciò la stèssa capacità di cui egli era dotato, difare nel proprio spirito le idee complesse di modi mistj

:he loro piacessero; di astrarle, e formare a loro piaci-

:aento i suoni che dovevano esserne i segni: ma poichè

lo scopo dei nomi è di render note 4d altri le idee che

elno dentro di noi, questo non si può fare se non quando

-o stesso segno rappresenta la stessa idea in due persone

:be intendano comunicarsi i loro pensieri e discorrer fralaro. E perciò, quelli tra i fiSli di Adamo che trovaronoqueste due parole, kinneuh e niouph, nell'uso familiare,:on potevano prenderle per dei suoni insignificanti, ma

9l

Il Coste traduce « ddeguate » con << complète »' (N'd'f')'

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Libro terzo

dovevano necessariamente concludere che esse rappresen_tavano qualcosa: certe idee, e jdee astratte, trattandosi dinomi generali; le quali idee astratte eralto le essenzc dellespecie distiute da quei nomi. perciò, se volevano usareeuelle parole come nomi di specie già stabiliti e ricono-sciuti, eran costretti a conformare nelle loro mcnti le ideesignificate da questi nomi alle idee che essi rapprescnta_vano nclla mente degli altri, in quanto ai loro modelli edarchetipi; e allora, veramente, Ie loro idee di questi modicomplessi andavano soggette ad essere inadeguate, potendoesse assai facilmente (specie nel caso di quelle che consi_stcvano di combinazioni di molte idee semplici) non risul_tare esattamente conformi alle idee che erano nella mentedi altri, i quali usavano gli stessi nomi. Sebbene, per que_sto, vi sia di solito a tiro di mano un rimedio, che con_siste ncl domandare il significato di una parola, quaudonon la comprendiamo, a chi la usa: essendo altrettanto im_possibile sapere con certezza che cosa rapprcsentano nellamente di un altro le parole gelosia e adulterio (che pcnsosiano la traduzione di liirutetth e di niouph), quando io di[ali cose parlo con 1ui, quanto impossibile fu, all'originedel linguaggio. sapere che cosa significassero kinneah eniouph nella mente di un altro, senza spiegazioni: poichènell'un caso come nell'altro si tratta di segni volontari.

46. - Consideriamo ora altrcsì, allo stesso modo, i nomi

delle sostanzc nelÌa loro prima applicazione. Uno tlei liglidi Adamo, vagando per le montagnc, s, imbatte in una so-stanza scintillante che gli appare gradevole all,occhio. Laporta a casa ad Adarno, iI quale, esaminandola, trova che èdura, che ha un vivo colore giallo, e un grandissimo peso.Forse, da principio, queste sono tutte le qualità che cglinota; e, astraendo questa idea complessa, che consiste inuna sostanza che ha quclla particolare giallczza vivace, eun'peso grandissirno in proporzione alla mole, le dà ilnome di zaltab, per denominare e contrassegnare tutte lesostanze che hanno in sè queste qualità sensibili. È ora

Dei nomi delle sostanze

:rdente che, in questo caso, Adamo agisce in modo del-::: diverso da come ha agito prima, nel forrnare quclle-:*e di modi misti cui ha dato i norni di kinneah e niouph.?:.:hè là egli ha messo assieme dclle idee soltanto con-:. sua immaginazione, senza ricavarle dall'esistenza di al-:::a cosa; e ha dato loro dei norni p'er denominare tutte;:lle cose che per avventura concordasscro con quelle sue-::e astratte, senza considerare se cose simili esistessero::l: in quel caso, il modello era interamente fatto da lui.1(" nel formare la sua idea di questa nuova sostanza, eglile;:e una strada del tutto contraria; egli ha un nrodellol-a::: da natura; e perciò, dovendo rappresentarselo con-:iea che ne ha, anche quando esso sia assentc, nella sua:,::e complessa egli non inserisce nessuna idea semplicer-'infuori di quelle di cui ha Ia percezione dalla cosarls:a. Egli ha cura che Ia sua idea sia conforme a questo:--:aetipo, e intende che il nome rappresenti un'idea chen ' allo stesso modo conforme.

47.-Questo pezzo d,i materia, cosi dcnòminato zahabr"r -{damo, essendo del tutto diverso da qualunque altro;g;elto da lui visto prima, credo nessuno negherà cher.r. una specie distinta, e abbia la sua essenza particolarcl: ::e il nome di zahob sia il contrassegno della specie, e

§i-r un nome che appartiene a tutte le cose che partecipanor iale essenza- Ma qui è chiaro che l'essenza che Adanroùr 'i-oluto fosse rappresentata dal nome d,i zahab altro nontr'a che un corpo duro, scintillante, giallo, e pesantisslmo.1[,:. i'intelletto curioso dell'uomo, non conteuto dclla c«ruo-r:*'za di queste che posso chiamare qualità superficiali,q--ge Adamo ad un ulteriore esamc dclla quest.ione. Pcr-:!:. egli urta e colpisce I'oggetto con dei selci, pcr vcdere::É cosa si possa scoprire dentro di esso: e trova che ceder-:olpi, ma non si divide facilmente in tanti pezzi; trova-i-e si piega scnza spezzarsi. Non si dovrà dunquc ora ag-g ":gere la duttilità alla sua idea precedcntc, perchè facciau--;e dell'essenza della specie rapprcsentata dal nome di

9)

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zahab| Esperienze successive scopriranno la fusibilità e lafissità. E queste ancora, per la stessa ragione che valevaper le altre, non saranno forse qualità da aggiungere al-l'idea complessa significata dal nome d,i zahab? Altrimenti,quale ragione si potrà addurre per accettar I'una e nont'altra? E se si devono accogliere queste, allora, per lastessa ragione, dovranno entrare a far parte degli ingre-dienti dell'idea complessa rappresentata dal nome di zahaDtutte le altre proprietà che ogni esperimento ulteriore sco-prirà in questa materia, e verranno cosi ad esser I'essenzadella specie contrassegnata da quel nome. Le quali pro-prietà essendo infinite, è chiaro che I'idea ottenuta in que-

sta maniera, sopra questo archetipo, sarà sempre inade-guata.

48. -

Ma questo non è tutto. Ne seguirà ancora che inomi delle sostanze, non solo avranno, come hanno di fatto,ma anche si supporrà che abbiano, significati diversi, se-

condo che siano usate da diverse persone, il che renderàmolto confuso I'impiego del linguaggio. Poichè se doves-simo supporre che ogni qualità distinta che venisse sco-perta in qualunquc oggetto da una persona facessero parte,necessariamente, dell'idea complessa significata da unnome comune che gli vien dato, ne seguirehbe che gliuomini dovrebbero supporre che la stessa parola significhicose diverse nella bocca di parlanti diversi: poichè nonpotrebbero dubitare del fatto che diverse persone avesseroscoperto, nelle sostanze che hanno la stessa denominazione.varie qualità di cui altri nulla sanno.

49, - Ad evitare questo, perciò, essi hanno suppostc,che a ciascuna specie appartenesse un'essenza reale, dallaquale discenderebbero tutte queste proprietà, e hanno pre-

teso che il loro nome della specie rappresentasse quell'es-senza reale. Ma poichè essi non hanno alcuna idea di taleessenza reale che sarebbe nelle sostanze, e Ie loro parolealtro non significano se non le idee che essi posseggonc.

Liblo telzo - Dei nomi delle sostanze

,-:' che si ottiene con guesto tentativo è soltanto di met-'::e il nome, o suono, in luogo e vece della cosa che ha:-::ll'essenza reale, senza sapere che cosa sia l,essenza realeì.-.ssa; e questo è ciò che fanno gli uomini quando parlano::--.a specie delle cose, come supponendo che esse sian fattej. natura, e distinte da essenze reali.

50. - Si consideri infatti che, quando affermiamo che':::io I'oro è fisso », questo, o signilìca che la fissità fa_::::e della definizione, ossia, fa parte dell,essenza nomi_:-i-e rappresentata dalla parola oro, e in tal caso questaria:::aazione, « tutto l'oro è fisso >>, non contiene nient,altro:: il significato del termine oro; oppure significa che la

r <siià. non facendo parte della definizione dell'oro, è una:r::rietà di quella sostanza stessa: nel qual caso è chiaror': la parola oro sta in luogo di una sostanza, che ha'lssenza reale di una specie di cose fatte da natura. Ma ses; :ccetta questa sostituzione, la parola ha un signilìcato:si confuso ed incerto che, anche se questa proposizione

- < l'oro è fisso y - 5ia in quel senso un,affermazione di

tr:.ì,:osa di reale, tuttavia si tratta di una verità che cir::5girà sempre nella sua particolare applicazione, e per-;E::3 non avrà per noi alcuna utilità o certezza reale. poi-:::. cer quanto vero sia che tutto I'oro, ossia tutto cio cheur l'essenza reale dell'oro, è fisso, a che ci serve questo,i":.-,rto che non sappiamo, in questo senso, cfte cosa sia o7,: r sra oro? Poichè, se non conosciamo I'essenza reale del-.':r:. è impossibile che sappiamo altresi quale altra parti_'"'= di materia abbia quell'essenza, e quindi, se essa siarE-t: oro o non lo sia.

51. - Per concludere: la libertà che Adamo ebbe inrn:-:ipio, di foggiare idee complesse di modi misli sen-: r-=o modello che non fossero i suoi pensieri, l, hannor,':-" identica tutti gli uomini sempre dipoi. E la stessar*:essità di conformare le sue idee delle sostanze alle:s; esterne a lui, come ad archetipi fatti da natufa (se

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96 Libro terzo

non voleva di proposito ingannare se stesso), come I'avevaAdamo, cosi I'hanno al'uta tutti gli uomini dopo di Iui,E anche quella libertà che aveva Adanto, di attribuire unqualunque nome nuovo a qualunque idea, l'ha identicaognuno arlcor oggi (specialrnente coloro che danno prin-cipio alle lingue, se possiamo immaginare tali persone);ma solo con questa differenza, che, in quei luoghi dovegli uomini in società hanno già stabilito tra loro un lin-guaggio, i signifìcati delle parole possono essere modifìcatisolo con molta cautela e parsimonia. Poichè gli uonrini,esscndo già provvisli di nomi a esprimere le loro idee, e

I'uso conrune avendo asscgnato nomi conosciuti a ccrteidee, sarebbc un'affettazioue molto ridicola quella di chivolesse usarli in modo errato. Forse, chi ha nozioni nuovesi arrischicrà qualche volta a coniare nuovi tcrrnini peresprimerle; ma già qucsto fatto è considerato troppo ar-dito, ed è incerto se I'uso comune finirà mai a farli dive-nire nomi correnti. Ila, nella comunicazione con gli altri,ò necessario che noi manteniamo la conformità tra le idceche rappresentiamo con lc parole ordinarie di qualunquelingua e i Ioro significati propri conosciuti (come ho già

ampiamcnte spiegato), o altrimcnti rendiamo noto il signilìcato nuovo che ad csse attribuiamo.

Ceprroro VII.

DELLE PARTICELLE

1. - Oltre le parole che sono nomi di idee nella mente,rr,:-:e altre vengono usate a significare il legame che lau,e-ie attribuisce alle idee, o alle proposizioni, I'una con'r-::a. La mente, nel conrunicare ad altri i suoi pensieri,r.L::. ha solo bisogno di segni per le idee che in guel mo-ue-:o ha davanti a sè, ma anche di altri, intesi a dimo-§:"--e o suggerire una qualche sua particolare operazione:ue- ia quel momento, si riferisce a quelle idee. E questolr '- rari modi, come è e non è sono i segni generali usatinr -z mente per alTermare o negare. trIa oltre la forma-a'tEe e la negazione, senza le quali non esiste verità o fal-sm :elle parole, la mente, nel dichiarare ad altri i suoi:rcn-'rg1ll, non solo connette fra loro le parti delle propo-ur:-i. ma anche intere proposizioni l,una alì'altra, con'rrl: : loro diversi rapporti e dipendenze, onde farne untiL:r:::so coerente.

a - Le parole con cui la mente significa il legame che,rffir :Jne tra varie allermazioni e negazioni, che essa uni_rfrrjÉ :- un continuato ragionamento, o narrazione, sono ge-u r--ente dette parlicelle: e la chiarezza e bellezza di unru:ri stile consistono più particolarmente nel retto uso dirn,"s;e particelle. Per pensar bcne, non basta che uno abbiaoes :hiare e distiute nei suoi pensieri, nè che osservi lamim.:::danza o sconcordanza esistente fra alcune di esse;

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a

-

I

+

I

I

I

-

{--a

i

Cep. I. Delle parole, o del linguaggio in generale 3

1. L'uomo è organizzato per formare suoni articolati'-' 2' lf:nir.d "Ji

t.ti ."roni iotntfitgti delle idee; -.3' per farne.dei

il;;is;.;;il,-- 4' per far "loro significare l'assenza di idee

oositive - ). ln ."gI;;,-i; parole "deriva.no

.tutte da--parole

iili".ìirlnJ*J"ia.."..,itiuiti - 6' Distribuzione degli argo-

menti da tlattare

Cep. II. Del significato delle parole 7

'l . l,e oarole sono sempre segni sensibilj' necessari alla comu-

ii.#"I.:-àrl-lJJ --i. N;iioro siq.nificato immediato le pa-

;;il;;;; i seeni sensibii-delle idee éi thi lt usa - 3' Esempì -

;:'É;;;s; -le

fiarole sono segretamente -riferite: primo' a rdee

.t. ii-titi.". .i.no-;'.iI"-Étnte di.. altri -. 5' Secondo' alla

i.A,a- a.ifì cose - 6. L'impiego *lle parole suscita pronta'

il;; l'ìJ;" a.i to.o ossetto :-Z' §p'§o Ie parole sono usate'r'.*,

.iÉnin."to; . i.t-.Ì'"J - 8' Il.significato aeue,-11oie^;.-{;]tutto afoitrario, non è efietto di una connesslone naturare

Cep. III. Dei termini generali 1)

1. La maggior parte delle -parole è costituita da termini-gene-

i^ti -- 2n i-lpottitìÈ .É. tgni cosa. .particolare abbia un

nronrio nome - f .'É,- tt ancÉe possibiie-' sarebbe inutile -

i:i5.,i"J,I.;i.tiii"i.' oe"i cosa pa-rtic-olare non-gioverebbe

;ù"-;;;;i;";-i;k .'";;';Aza - 5'- Quali .cose abbiano nomi

;;p;i;';;;;ht - a'-C;;; ;';gono fìtte.le parole generali -

i. it .t.'ri ,ede iui modo iÀ cui amplifichiamo le nostre

ia..'.àòr..tè-aàl;inr'"'i' in poi -. 8' E,ancor pitr esten-

àì;il-i;';;;;. ld*-ttÀptisse lascia'.'do fuori sempre piìr

;;;;-t";; piopti.ta &t ti'totttngono in esse - 9 Le nature

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174 Indice

generali alffo non sono riir ruii paìzlall ed astratte di ideepiù complesse - l0-._pT.chè di solito, ".11.

,l.finizioni-ri-i;uso...del._genere - 11. II generale e

'l'univeriaie-;à;;' "p.;;dell'intelletto, e non appàrtengono all,esirt.rrru ."u1. É.11à

cose - 12. Le idee astràtte sorio essenze dei genàii ; d;ii;specie - 13. Sono opera dell'intellemo, ma hannl il toro iàn_damento nella somiglianza delle .or. _ 14. Og.i la.r-rrt*ìlàdistinta è un'essenzà distinta - 1r. C,è t,.ri.riàrru ,"a1. e u.raessenza nominale 16. C,è una connessione cortarrt. fru linome e l'essenza nominale - 17. L,ipotesi .h. t. ,f..i. -riu""distinte dalle loro essenze reali è inutile _ iS. ftri.r,ru .;"iàe quella nominale sono una stessa cosa nelle idee o ".i -odìsemplici, ma sono diverse nelle sostanze 19. Le .rranr.sono ingenerabili e incorruttibili _ 20. Ricapitolazione

---- ---

Cep. IV. Dei nomi delle idee semplici 29

1. I nomi delle idee semplici, dei modi e delle sostanze hannociascuno qualcosa di peculiare - 2. I nomi delle idee ;.;;il;ìq .4.1t.. sostanze suggeriscono un'esistenza ;*i; _ ;. ì;;;delle tdee-_sempÌici e dei_modi significano sempre essenze realie nominali insieme - 4. I nomi delle idee semplici iÀ"" i.à.-finibili - 5. Se tutti i nomj fossero a.nniUiti, quesro processoa,ndrebbe alf infinito - 6. Che cosa sia una dehnizion. -'7.-É.;chè.le idee.semplicì non sono definibili _-A. Er.rnpi, a&"ì_zronr scolasttche del moto - 9. Definizioni moderne-de1 movi_mento - 10. Definizioni della luce _ 11. Ulteriore ,pi"grriÀn.del perchè Ie idee semplici siano indefinibiii - f Z. Si aiÀortàil contrario per Ie idee ìomplesse, con gti esempi dail^;trt";e dell'arcobaleno - 11. I cojori sono iridefinibiii p..-.É f,r-ì,cecità al colore - 14. Le idee complesse son definibiii ioloquando ie.idee semplici di cui consiitono ,ono ,r^,. orrenutemedlarte l'esperienza - 15. euarto: i nomi del1e idee sem_p.rlcr hanno un senso meno dubbio di quelli dei modi mistie delle sostanze - 16. Le idee_semplici hannò assai po.f,i"i..i_denti,.in linea praedic_amentali - iz. S.rto,-ino-ì d.U" id..sempli_ci non sono arbitrari, bensì uatti dalla esistenza del1ecose. I modi semplici

Cep. V. Dei nomi dei modi misti e dei rapporti 40

l. I. modi misti rappresentano idee asrrarte, come sli altrinomi generali - 2. Primo_: le idee astratte if,. .rri ";;p;;;:sentano sono formate dall,intelletto _ ] secondo: ,o"o-i.o-dotte arbitrariamente, e senza modelli - +.-t" qrài màà; ;;;

Indice 175

pono fatte - 5. sono evidentemente arbitrarie, in. quanto f idea

ii"..i.-to..t" l;.ri.t.nr" - 6. Esempir I'assassinio, I'incesto'

ià"ìiiùui'[i.-'-l' M, ton" tuttavia subordinate al fine del lin-

;;;;;i". n'on fotmrt. ^ .rto - 8. Di ciò sono prova l.e parole

i",ì?lriiÉìii-a"ti" urti. lingue - 9' Ciò dimostra che-le.specie

"à""""o ioiti,rrit. ai fit-à.iia comunicazione - 10-11' Nei modi

;ifi; ;i-;;;.- iÀe tie" legata la combinazione delle idee

'"Àiii.ì.';;'i; ,tu tp..i. 1P. L. origini dei nostri modi

;i;'[-;"1; ....hir-o'altrove che nella mente: e anche gue-

r,o -àiÀotti"

.h. tono opera delf intelletto, - 1l' L'esser fatte

i.ff i.l.ff.,t", senza moàelli, ci fornisce la .ragione. del loro

;;;;;;p"t;" in quel modo - 14' I nomi dei modi misti si;;iÉ;r;;i.-pre 1.-loro essenze reali - 15' Perchè di solito si

;;;;;;;;; i'loro no-i prima delf idea - 16' Perchè mi sono

tanto diffuso su questo argomento

C,lp. VI. Dei nomi delle sostanze 54

1. I nomi comuni delle sostanze rappresentano delle specie -

,. L';;r" di ciascuna sorta di ioìtanza è la nostra idea

t.,À,i", cui è connesso il nome - l' C'è diversità tra I'essenza

"".i"ài.. q.ella reale - 4. Nulla è ess,enziale agli individui.

i. i. ,ol. "ìr.rr. .Àà percepiamo nelle sostanze individuali

,à"I'r. ir^iia .h. .o"tà"tonà loro di ricevere i loro nomi -

à. È..r;.,à l. .ssenre reali di sostanze individuali implicano

ip..i. Éti.trirli - 7.-L;.rt.tza nominale determina per noi la

;;;;i; :i. i; natura delle. specie è.quale noi la formiamo;

i'. non è l'essenza reale, o il rèssuto delle parti, che non cono-

sciamo; 10. nè Ia forma sostanziale' che.conosclamo anche

;.;; f 11. Le nostre idee degli spiriti finiti e r1i Dio provano

uÀ.ÀL .*u che l'essenza .,o-it ul. è la sola rnediante la quale

;ìtfig;;; i. ,p.ci. delle sostanze - 12' Probabilmente esi-

stcno rnnumerl specie di spiriti finiti, in una continua serie

" É.àaàìi.". - 1l'. Che l'esienza delle--specie sia ,quella nomi-

nri. "i.n dimostrato con l'esempio dell'acqua e del ghiaccio -

ii.-Oim-ttl inerenti alf ipotesi di un certo numero di essenze

,*fi" i:. Ùn'ipotesi groùolana - 16'-I mostri - 17' I mostri

iono delle specie disiinte? l8' Gli uomini non possono

;;;. ;i;;;" idea deÌle essenze - 19' Le nostre essenze nomi-

nuii d.11. sostanze non sono raccolte perfette 4e11e proprietà

.À. Jit..ta.." dalle loro essenze reali - 20' Ne deriva che inomi sono indipendenti dalle essenze reali, 2l' ma rappre-

.."Jno-i*... quelia raccolta di sostanze semplici.a esprimer

i. q""ii rUUir.o fatto il nome - 22' I'e lostre idee astratte

;;;;;.-;;i ia -is,-,ra delle specie..che formiamo Esempio

;;ù;"à;o '2). Le specie non sòno distinte dalla generazione'

i+. "a JAf. forme iostanziali - 25' I-e essenze speci{iche co-

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176 Indice

fi'l;[:['" ifi liì otlul, l?,T i]1, ;,r,u.;,i :";, T.ji "- ^ : :l,o *,,snatide,esostanze_^particot;'-;;;'r;;.a1];.rf

,".rri;.,ii,,l"Ti-rura e variano perciò col u^.iur. a."ji'Ioi,n, _ 2g. Ma nonsono così arbitrarie .o.n. i-Àoii;ir,i"l'29. Di soriro, Iecssenze nominali g6n5isrsn6_ ai lf.rn.",poche qualità ovvie:,ì'..:'jj;.§,j:. cose 10. r,r.,-à".i,.-..à,iirp.*rài,., .,.*t,àf.

_.i.rr" ."lr"jrc comune - 11. Le essenz" 6s11s sf.tià,.J*iàr) ÒJ ;,#i § r:$i:*:$",.0'i;

;,n., i:, * ::,i ",siu l,;tanto più sono iniemptg* .-p^rrlti'r"iiì tì,r. ciò è adatrato3l.1f

"ffi"':::1,'§,t'' ' l+"rl.,"pi' i'ì è"u*ouu.io - lr. Le

essere rrascelr. 1"'t,.l3T -determinate d-agli uomrnr,- e possono

eti** 'à?ià'':"'il";:':,T"9"" ^i1:

La natura i^ [--'iri:modo di .t.rriÀ1r..'-:,.-

)t' .La l]alura la cose simili, ma il

i,.,,:f ';i1"9.%io:'*"'Tr"Ìfl "'n'J':oi,:o:f

l:'*!:':.i:i-e le specie .on tr'Tillll ':-?9.'

l" che^rapporto q''n-o i. g;;;i".,;h.ià'rì"ro*"'r

ra,cCnorìrflazrone - 40' Le specie d.llJ.o'..

i#?,il:",Ti1r':''i-:["1'.'J']:,,,i1'J':11;tì"iì.;:::4J. È difficile .ona,.ll^*19.4i

idee, hanno a.i ,o.,I'!ràpri"-.f,. .i.n-à.iri#,;lrrr. alrrr, con parole. al p.nri.ro -Ji.-..44-4i. Esempi a, l!ru,t'*.id9e

astratte éh. loro attribuiaÀa"ì+e-iz. Èràrfii il loo' mrsti chiamati kinneab . ;;r:;;; -48' Le idee u"',,,inf i'ltcie^'di -sostanze

chiamata zoh'ab.^p...ia'aìu.À.':i; jÉi:';:i';,f;i jìT,r"'.,r,J,:.f :ffiff ':.',:JH',",?f; ,r"i'r'i't'la',Ì35tii,lilà;i"-I;i;,il;;

Cap. VII. Delle parricelle 97

1. Le particelle con

H,il',;,:l;li:r.i',rryj.tii:fjtf lij,i:*ti:+::{1IEl:. ll, i suoi pensieri _ +. 'arr. ,àr"',ril"ìi,sesno di qual_

;::,,:.',','^':. ;, :,"j?liT'to cella -À" t' -":' Esempio detta

;JÈ,;;:'ll1à',;;.#.,:.jilif .flTj.ldp..TnXìl.i.rÈù;ii:

-.itce

-,rp. IX. Dell'imperfezione delle parole

l. p. X. Dell'abuso delle Parole

1. Le parole sono usate per-registrare e comunicare ] ,"itl];n".rrierì - 2. Oualunque parola può servire a reglstrare I plr.lieri - L La òomunicazione mediante parole puo avere scopl

.irìii " niàt"n.i-'-'+.-tGp.rfezione àelle .pàtole.è la dub-

ii'iir^"o ìÀ[iÀri,a del loro^significato, che dèriva dalla specie

;i-id;. .t. .ippt"t.ntano - 5". Cause naturali della loro im-

;ri;;";;- r-fr.'ial,n.nt. in quelle che rappresenrano modi

;*ì";']. ii* àJt. ,ost^nré - 6. I nomi dei modi misti

rono auUUi, anzitutto, perchè le idee che rappresentano sono

;;;i.;;;t; ' 7. l; iecondo luogo, perchè. non hanno mo-

à.iii i"'iri.ià - 8. L'uso comune, o pioprietà del.linguaggio'

;; J'il.J; suficiente - 9. La maniera con--la-quale si

,ì"r."a.r. o"esti nomi contribuisce anch'essa alla. loro dub-

ÉIJ;':-i'o. òi-qui t;in.uitabile oscurità- de-gli antichi autori -

ii."ii t.;;; a.iliorni delle sostanze è dubbio, poichè le idee

;h;;r;-t^ppt*.nt^to ti riferiscono alla realtà de1le cose -

ir. i-;;i ielle sostanze si riferiscono: I' A. essenze reali

che non possono essere ionosciute - 13' II' 4- eualità che

;;.";;i.'ilp.*"iàÀ.nt. conosciute - 14' III' A. qualità

.à".ir,.ti, -t"ià

*t. imperfettamente - 15' Pur.-così imper-

iàt,i. o".Jti nomi possono servire per-l'uso.civile' ma non

;ì;;"ì,;;;"";'""i;,Jo -nlà'.fico - l6 Esempio -della

patola

l:)'iiàà"'-"ti.-'er.'npio-aài. parola oto-- ia' t nomi delle

ii'.. s.-plici sono i -eno dubbi - 19' Dopo gyeste vengono

['td;'à:i^ilai';;;]i;i-- 20. I "o-i più du6bi sono-quelri

à".iìàaì--i"i--àii" composti, e delle sostanze - 21' Perchè

;i^dà;il; ;;;;1. i; colpa ài questa imperfezione.- 22 Questo

dovrebbe insegnarci qualche moderazione quando vorremmo

r-;;;;;-ri aliri la nòstra interpretazione dèi vecchi autori -

i;: S;.i"i'n;;ì;;.;-.it che iiguarda il Vecchio e Nuovo

Testamento

t77

104

t23

Cap. VIII. Dei termini asmatti e concreti 101l. I_ termini astrati non sono predicabili I,uno dell,altro, ei,ìi:Ìà;2. Essi manifesrano Ia iie.r.*" .hl'".,e"t.u I. no_

1. Deplorevoli abusi delle parole - 2' Primo: ci si serve di

oarole che ,ron ao.rranlorro na"un' idea, o nessun'idea

Irrii*, ii-i""oA".ono -pitole

che non portano con sè idee

iiiiril'g-,i ali-1"t.-piiilipio - 3. Alre parole, cui dapprima

il; ;.;;;.-a.tt.'ia.., vengono poi usate senza significati

distinti - 4. Ciò dipende dal fatto che si appren-dono 1 noml

"tì-ì'ai ^u.À-i. ià'...rri ino*i appatttngoÀò-- 5' In secondo

irà"". l;ir.ài*nzaìell'applicazioné -delle parole : 6' In terzo

il;E;; 1;;È;ilion. -aìli'à'.rrità,

come tra i Peripatetici e

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17t4 Indtre

altre sette filosofiche _ !.L^ logica,e Ie dispute hanno moltocontribuiro a quesro "uulo

_ "§.'ìt'.hì='i,iH:

erroneamenrechiamato sottiglìezza .

taggio aua ;;:i;ì;-: rB 8."';ì"dìl[ff: ;,id,,|,i*#.[1i;conoscenza e della comunicazione _ ii. É "iili,-.,,; ;;ii;quanto lo sarebbe il

.confondere L,ori ia#resentati dallelettere deil,atfabeto - 12. a;;;àé H'ilfJrt" anche Ie no_rioni di religione e di. giustizia, rr. . ,on à.ìe essere scam-brata per it sapere _ ,1:"Il,d;,; lrù;;i.àì.nao Ie parotepcr cose - I5..Esempio gellà parola iilt[rà'-l 16-.- È ff;;;che perpetua gli errori _ 17. Q;into: ;;;;;;ì. a indicare coseche non possono raopresenraie _ lg Ad-;;mpio, usandoliper le essenze reali delle sosranze _ 19.

-pe;; crediamo cheun cambiamento delle nostre^ idee Àrrpf...."a.ne sostanzenon ne cambi Ia soeci4 - 20. .euesto ;É;;;;r.. dal supporreche la natura oo.ii ...p.. in m-odo regolare, e metta limiririgidi atle speciè _ 21. euesto .br;-;i"i;;ja su due falsesupposizioni - 22. sesto: supponendo ihe-lJ*parore da noiusate abbiano un senso

"*I{iq.';;i;rì;, .ir". ,rttri

,,on por-sono non capire _ 23. I fini del lind;ÀÀi;; ;;irn", comunicarele nosrre idee - 24. Secondo, f^..ì-a ii._ojo rapido _ 25. Interzo Iuogo, comunicare. con esso l, .o;;r;;r;; delle cose _

^r"u:,.C:T,: l. parole farrisiano ;i-.;;pì;; ràI'il tutti qu.,ricasr: prrmot quando sono usate senza idee - 27 S.c;;;;

lyanjo alle idee complesse ";; ;;;; .Jin.rri dei nomi _28. Terzo, quando lo 'stesso segno_ non ,ri.rr."_ar.o p.. l^sressa jdea - 29. Ouarto, c3a1do l.--p;-j;^r;;gono deviaredal loro ,rn .o.unì 30^a;ì;;,'irilà;'r"'r:'nomi di im_maginazioni fantastiche _ lrì S..ir"'ri.']"i)]"è.*. possonofallire al loro compito I. prror."quìnào ,'ripà.n,ano dellesostanze - 3J. Che cosa acèada ,.i i^ro a.i-Iràài à-'a.i i#

BLll,--- 34. Settimo, ,p.rro .i' ,À"rà-a.rìà"'rireia cot partarllgurato

-rdrce t79

applicare le parole a quelle idee cui le ha collegate I'uso comune - 12. Quarto rimedio: dichiarare il senio in cui leusiamo - 13. E questo si può fare in tre modi - 14. Nel1e ideesemplici, o mediante sinonimi, o mosrrando esempi - 15. Neimodi misti, mediante la definizione - 16. La morale è suscel-tibile di dimostrazioni 17. Le definizioni possono renderechiari i discorsi di rnorale - 18. E solo per questa via puòvenir fatto conoscete il significato dei modi misti - i9. Nelcaso delle sostanze, 1a definizione si ottiene sia mostràndo lacosa che definendo il nome - 20. I1 miglior modo di daref idea delle qualità diretrici delle sostanze è quello di mo-strarle - 21. E sarà ben dificile darla altrimenti - 22. L'ideadei poteri delle sostanze la si ottiene meglio mediante Ja de-finizione - 21. Riflessione sulla conoscenza de1le cose corporeeda parte di spiriti incorporei - 24. Le idee delle sostanze deb-bono anche essere conformi alle cose - 25. Ma non è facilerenderle tah - 26. Quinto rimedio: usare una parola costan-temente nello stesso senso - 27. Quando non sia usata cost,la vatiazione dev'essere spiegata

Cep. XI. Dei rimedi alle predette imperfezioni e abusidelle parole I_1

1. Vale Ia pena di cercare dei rimedi _ 2. Ma non son facilida trovare ). Ma sono .necessari " .f,i .i.!r.u la verità -4. II cattivo uso delle.parol.;;;;;"-.r*u àì'.rro.i _ 5. Essoha. reso.gli uomini pi,: ;;;;,;,T;;i'. #il# _ 6. Li ha resipiù inclini a cavillarè iniorno ai suonl _ ì.'Ér.rnpl, pipistrelloe uccello - 8. Rimedi. p.;mo ,imeii-o',^.,o., ,iuì. alcuna parolasenza che vi sia connessa un, ia.a _ S"§L..nào ,i_.aio: con_netrere alle parole irlee disdrue 1 j.,.";ì;;i, specialmenrenei modi miiti - I0..h, avere idee disrinte e conformi allecose quando le parole esprimono *"""r.'-^ ir.'Terzo rimedio: