Sabrina Marzi - I.C. Fanelli Marini · caratterizzata da colate di lava molto fluida, che si...

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Sabrina Marzi - I.C. Fanelli Marini

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I vulcani sono fratture della crosta terrestre,

dalle quali fuoriesce il magma proveniente dagli strati più profondi

SERBATOIO

MAGMATICO

Cerro Azul (Galapagos) diametro= 3km

Caldera del vulcano trasformata in un lago caldo che deve il

colore celeste delle sue acque ad una specifica composizione

chimica a base di acido sulfureo.

L'ultima sua eruzione - non particolarmente violenta - risale

al 1952, ma ad incuriosire gli scienziati è piuttosto l'acqua del

laghetto, che continua a cambiare temperatura (dai 25 ai 66°C)

e composizione chimica. Tutta colpa delle fumarole, emanazioni

subacquee di vapore e gas vulcanici, che determinano queste

continue oscillazioni.

(Focus)

Maly Semiachik (Russia)

Il termine è spagnolo e significa "caldaia".

Si forma quando le rocce di un vulcano iniziano a frantumarsi, collassano su se stesse e crollano sotto il proprio peso. Quello che

rimane è una cavità a forma circolare.

Yellowstone (USA) diametro =70 km

Il lahar è una colata di fango composta

di materiale piroclastico e acqua che

scorre lungo le pendici di un vulcano,

specialmente lungo il solco di una

valle fluviale.

Il termine lahar proviene dall'Indonesia

e in giavanese significa lava.

Ercolano fu distrutta circa dodici ore dopo l'eruzione del Vesuvio del 79 d.C:

i materiali eruttivi presero a collassare e, per effetto del vento, un'infernale

mistura di gas roventi, ceneri e vapore acqueo (il cosiddetto flusso piroclastico

o lahar) investì l'area di Ercolano. Coloro che si trovavano all'aperto ebbero forse

miglior sorte, vaporizzati all'istante, di chi trovandosi al riparo ha lasciato tracce

di una morte che, pur rapida, ebbe caratteristiche tremende. Il fenomeno è oggi

conosciuto come "nube ardente" o frane piroclastiche.

Ricostruzione grafica di Ercolano al tempo dell'eruzione Distruzione di Ercolano dopo l'eruzione del Vesuvio

Bolla di gas sul vulcano fangoso presso un

villaggio a nord est di Bucarest (Focus)

FUMAROLE: emanazioni di vapore acqueo a temperature di circa 100°C attraverso piccole fessure del suolo; a contatto con

l'aria il vapore si raffredda e condensa formando dei "fumi" da cui il nome del fenomeno.

SOLFATARE: sono fumarole particolari con emissione di gas contenenti zolfo e vapore acqueo.

Un esempio è la solfatara di Pozzuoli (Napoli)

SOFFIONI BORACIFERI: getti di vapore acqueo e acido borico ad alta temperatura (circa 200°C).

Un esempio sono quelli di Larderello in Toscana che vengono usati per produrre energia elettrica.

GEYSER: potenti getti di vapore e acqua bollente che si presentano con intermittenza (presenti negli USA, Russia, Islanda, Giappone, Nuova

Zelanda). Per formare un geyser è necessaria la presenza di una cavità piena d'acqua nella crosta terrestre e di un condotto; a contatto con

rocce incandescenti, l'acqua si riscalda, entra in ebollizione e, insieme al vapore acqueo, viene espulsa sotto forma di getto; l'acqua poi

ricade nel condotto del geyser e il ciclo si ripete.

SORGENTI TERMALI: acque calde ricche di sali minerali che risalgono in superficie dal sottosuolo; possono derivare dal vapore

acqueo proveniente dal magma e condensatosi, oppure dal riscaldamento di acque sotterranee per contatto con rocce calde.

Hanno proprietà terapeutiche note e sfruttate fin dall'antichità. Le sorgenti termali sono molto diffuse in Italia.

Formazione delle Isole Eolie

La collisione di due placche oceaniche genera una

catena di isole vulcaniche.

L'accumularsi dei materiali vulcanici fa sì che l'isola

"emerga" dal mare.

Hawaii Hawaii

Kilauea (Hawaii)

Sorvegliato speciale è questo vulcano, che lo scorso 2 ottobre,

dopo 24 anni di inattività, è tornato a eruttare fumo e vapore,

preceduto da numerose scosse di terremoto. Ancora negli occhi

degli americani l'ultima eruzione che nel 1980 distrusse in pochi

minuti oltre 700 chilometri quadrati di foresta, creando una

colonna di fumo di 24.000 metri e causando la morte di 57 persone.

St. Helens (stato di Washington - U.S.A.)

Nel suo cratere "bolle" una distesa di lava ampia oltre 200

metri e profonda diversi chilometri. Un lago incandescente

pronto a strabordare da un momento all'altro (in epoca recente

è già successo due volte). Ecco perché il Nyiragongo (3470 metri),

un vulcano della Repubblica Democratica del Congo, è considerato

tra i più pericolosi al mondo. Negli ultimi 150 anni ha eruttato

circa 50 volte e in caso di nuovi risvegli, a farne le spese sarebbe

ancora una volta la vicina città di Goma, a soli 20 chilometri di

distanza, troppo pochi considerando la velocità di scorrimento della

lava che può raggiungere i 100 chilometri orari. Nella foto è ben

visibile il lago infuocato situato all'interno del cratere maggiore.

Nyiragongo

(Repubblica Democratica del Congo)

Galleria bollente

Meglio non avvicinarsi alla bocca

infuocata di questo tunnel

che si snoda all’interno del Kilauea,

il più giovane e irrequieto

vulcano della Grande Isola di Hawaii.

Ha iniziato a eruttare nel 1983,

e da allora non si è più fermato: la sua attività –

caratterizzata da colate di lava molto fluida, che si solidifica a

contatto con l’acqua del mare – continua ancora oggi a

modificare il paesaggio circostante.

Un tunnel di lava è una specie di “tubo” vuoto scavato dal

passaggio di un magma basaltico particolarmente fluido. Così,

durante le eruzioni successive, la lava può scorrere in questa

nuova galleria, formando un “fiume” sotterraneo e incandescente.

Una volta terminato l’evento effusivo, il tunnel gradualmente si

svuota, e risulta percorribile dagli speleologi più coraggiosi.

(Focus)

Quella che si vede nella foto non è neve, ma è la coltre di cenere bianca

che ricoprì nel 1991 le pendici del vulcano Pinatubo, quando nel corso di

una violenta eruzione, dal cratere si alzò una colonna di ceneri alta quasi

35 mila metri. Le polveri salite nella atmosfera, mischiandosi al vapore

si trasformarono in una pioggia di fango. Una poltiglia molto più densa

della neve, che fece crollare sotto al suo peso i tetti di centinaia di case.

(Focus)

Non si quieta l'attività del Merapi (550 chilometri da Giacarta) uno

dei più attivi vulcani indonesiani. Il 26 ottobre scorso la "montagna

di fuoco" - questo il significato del suo nome in lingua indonesiana -

ha iniziato a eruttare ceneri e lava provocando la morte di almeno

190 persone e lo sgombero di circa 340 mila locali (il vulcano si trova

infatti in una delle zone più densamente popolate del paese).

La maggior parte delle eruzioni del Merapi sono costituite da flussi

piroclastici, miscele di particelle solide e gas che si spingono anche

per 13 chilometri dalla sommità (2968 metri) e possono raggiungere

la velocità di 110 chilometri orari.

(Focus)

Merapi (Indonesia)

Pinatubo (Filippine)

Ha sonnecchiato per 20 anni il vulcano sottomarino di Hunga

Ha'Apai, nelle isole Tonga, nel Sud Pacifico. Ma non gli è bastato

visto che a fine marzo 2013 si è risvegliato di pessimo umore.

Sbuffando per diversi giorni con pennacchi di fumo alti anche 7

mila metri.

Gli esperti pensano che la grande quantità di cenere e di lapilli

liberati da questo brontolone a 10 chilometri dalla costa, si siano

già ammucchiati e che a breve si formerà un isolotto. Potrebbe

essere uno in più che si aggiunge a queste 170 isole decisamente

"irrequiete". Le Tonga fanno parte del famigerato "anello di

fuoco" del Pacifico, una zona ad altissimo rischio sismico popolata

da decine di vulcani subacquei (soltanto in quest’area se ne contano 36).

(Focus)

La foto è stata opera degli astronauti della Stazione Spaziale

Internazionale il 12 giugno 2012. Una colonna di ceneri e

vapore si solleva dal vulcano Sarychev nell’isola russa di

Matua,nel corso di una colossale eruzione che secondo gli

esperti,potrebbe avere importanti ripercussioni sul clima

globale.

Polveri roventi (fino a 600 gradi) e piroclasti si sarebbero

spinti per 10-13 chilometri nell’atmosfera, mostrandosi in

tutta la loro potenza dopo aver "bucato" la coltre di nubi

sovrastante.

(Focus)

Hunga Ha'Apai (Isole Tonga)

Sarychev (Russia)

I frammenti vulcanici vengono classificati come ceneri,lapilli e bombe.

Le ceneri sono minuscole particelle di rocce e minerali aventi un diametro inferiore ai 2 mm.

I lapilli hanno dimensioni comprese fra i 2 e i 64 mm di diametro.

Le bombe hanno dimensioni superiori ai 64 mm di diametro e vengono espulse con violenza

durante eruzioni di tipo esplosivo.

La struttura interna della Terra è caratterizzata da una serie di gusci sferici concentrici, di spessore

variabile. La prima immagine che viene alla mente è quella della cipolla: nel caso della Terra, però, non

sono presenti salti improvvisi nelle caratteristiche degli strati, tranne che a tre livelli di profondità. Ci sono,

in sintesi, tre superfici di discontinuità in corrispondenza delle quali le onde sismiche cambiano

improvvisamente velocità di propagazione. Questi cambiamenti di velocità rappresentano variazioni di

composizione chimica o di temperatura e pressione o di stato di aggregazione della materia.

La prima

di queste superfici, detta Mohorovicic o Moho, si trova tra 5 e 70 km di profondità e delimita il sottile

strato iniziale della struttura interna terrestre: quanto si trova al di sopra della Moho si chiama crosta.

La seconda

discontinuità, detta di Gutemberg, si trova a circa 2900 km di profondità. Si chiama mantello quanto si

trova tra la Moho e questa discontinuità. Al di sotto della discontinuità di Gutemberg, e fino al centro della

Terra si trova il nucleo.

La terza

superficie, quella di Lehmann, si trova a circa 5100 km e divide il nucleo in due parti: nucleo esterno e

nucleo interno.

Crosta

È la parte più superficiale dell'interno terrestre; il suo spessore varia da 5 a 10 km in corrispondenza degli

oceani, dove è costituita da rocce basaltiche coperte da sedimenti, e tra 20 e 70 km sotto i continenti, dove

è costituita da rocce essenzialmente granitiche, più leggere dei basalti.

Mantello

È uno strato che si estende da poco sotto la crosta ad oltre la metà del raggio terrestre. In questo spessore,

che costituisce il 67 % della massa e l'83% del volume della Terra, si hanno significative variazioni di

pressione e temperatura. Esse determinano una stratificazione interna al mantello con un passaggio

graduale da uno strato all'altro, il che fa pensare ad una composizione quasi uniforme.

Nucleo

A circa 3000 km di profondità, in corrispondenza della discontinuità di Gutemberg, si osserva un brusco

cambiamento nella velocità delle onde sismiche, segno di mutamento nella composizione chimica. Da

questa profondità inizia il nucleo che si estende fino al centro della Terra. I materiali che lo compongono

hanno densità comprese tra 10 e 16 g/cm3 (da confrontare con 2,7÷ 3,3 della crosta e circa 5,5 g/cm3 come

media su tutto il volume della Terra).

Un modello abbastanza accettato stabilisce che il nucleo è formato da composti del ferro, quasi certamente

mescolato con silicio e nichel.

A circa 5000 km di profondità si osserva una nuova discontinuità (detta di Lehmann), che indica non tanto

una variazione di composizione chimica, quanto una differenza di stato fisico: infatti si pensa che oltre

questo limite il nucleo (detto nucleo interno) sia rigido ed elastico come un solido, mentre al di sopra della

discontinuità (nucleo esterno) sia liquido. Il nucleo esterno è un conduttore di elettricità e questo fatto,

abbinato al moto di rotazione della Terra, produce il campo magnetico terrestre per effetto dinamo. In

questa zona sono presenti moti convettivi che trasportano calore verso il mantello.

La crosta terrestre non ricopre in modo uniforme tutto il globo, ma è suddivisa in blocchi rigidi, chiamati zolle o placche,

che sono trasportati in un continuo e lentissimo movimento dai moti convettivi del mantello.

I movimenti delle placche determinano le strutture della crosta terrestre.

Catene montuose:

placche continentali convergenti Arco vulcanico insulare:

placche oceaniche convergenti

Cordigliera vulcanica: placca continentale e

oceanica convergenti

Faglia trasforme: due placche scivolano l'una di fianco all'altra