SABATO 26 E DOMENICA 27 NOVEMBRE VISITA GUIDATA … · paesaggio, confrontando il linguaggio nuovo...

4
SABATO 26 E DOMENICA 27 NOVEMBRE VISITA GUIDATA ALLE MOSTRE DI TREVISO E A ODERZO In autunno Treviso ospita tre importanti mostre realizzate dall’agenzia Linea d’Ombra in occasione dei suoi 20 anni di attività. Si tratta di “Storie dell’Impressionismo”, “Tiziano, Rubens e Rembrandt” “Da Guttuso a Vedova a Schifano”. In concomitanza sarà possibile visitare il Museo Archeologico di Santa Caterina. Il programma si completa con una tipica cittadina veneta: Oderzo, già Opitergium in epoca romana. Qui, oltre a quanto resta della città antica, si apprezza la caratteristica urbanistica in stile veneziano e con il maggior numero di strade porticate dopo Padova, e molte altre caratteristiche ne fanno un altro gioiello veneto. STORIE DELL’IMPRESSIONISMO La mostra racconta in 140 opere e sei sezioni quel mezzo secolo che va dalla metà dell’Ottocento fino ai primissimi anni del Novecento, ovvero quanto la pittura in Francia aveva prodotto, dall’avvento di Ingres a inizio Ottocento, con un rinnovato classicismo e da Delacroix, entro i termini di una forma di romanticismo, fino a Van Gogh, con tutte le innovazioni di questo artista. Il percorso mette in evidenza quanto preceda l’impressionismo − e lo prepari anche come senso di reazione rispetto a una nuova idea della pittura − e quanto da quell’esperienza rivoluzionaria, e dalla sua crisi negli anni ottanta, nasca e si sviluppi, soprattutto con il magistero dell’ultimo Cézanne. Le sezioni della mostra si sviluppano sui grandi argomenti del ritratto, della figura, della natura morta e del paesaggio, confrontando il linguaggio nuovo dei giovani impressionisti con la pittura accademica, quale contrappunto. TIZIANO RUBENS REMBRANDT L’immagine femminile tra Cinquecento e Seicento. Tre capolavori dalla Scottish National Gallery di Edimburgo Nell’Annunciazione, dipinta da Tiziano attorno al 1520 per il duomo di Treviso su commissione del canonico Malchiostro, la Madonna si dispone quasi timorosa, compresa nel segreto dell’anima, davanti all’angelo annunciante. Da qui parte un racconto sull’immagine femminile nella pittura prima degli impressionisti e con pittori che per gli impressionisti abbiano avuto un senso. Ecco il confronto con il dipinto di Tiziano al museo di Edimburgo: la Venere che sorge dal mare, realizzato negli stessi momenti in cui il canonico Broccardo Malchiostro gli commissionava l’Annunciazione del Duomo di Treviso. Le due opere legano, nella visione tizianesca del mondo femminile, l’immagine sacra e spirituale di Maria con l’altra immagine, quella di Venere Van Gogh Pisarro Renoir Manet Monet

Transcript of SABATO 26 E DOMENICA 27 NOVEMBRE VISITA GUIDATA … · paesaggio, confrontando il linguaggio nuovo...

SABATO 26 E DOMENICA 27 NOVEMBRE VISITA GUIDATA ALLE MOSTRE DI TREVISO E A ODERZO In autunno Treviso ospita tre importanti mostre realizzate dall’agenzia Linea d’Ombra in occasione dei suoi 20 anni di attività. Si tratta di

“Storie dell’Impressionismo”, “Tiziano, Rubens e Rembrandt” “Da Guttuso a Vedova a Schifano”.

In concomitanza sarà possibile visitare il Museo Archeologico di Santa Caterina. Il programma si completa con una tipica cittadina veneta: Oderzo, già Opitergium in epoca romana. Qui, oltre a quanto resta della città antica, si apprezza la caratteristica urbanistica in stile veneziano e con il maggior numero di strade porticate dopo Padova, e molte altre caratteristiche ne fanno un altro gioiello veneto.

STORIE DELL’IMPRESSIONISMO La mostra racconta in 140 opere e sei sezioni quel mezzo secolo che va dalla metà dell’Ottocento fino ai primissimi anni del Novecento, ovvero quanto la pittura in Francia aveva prodotto, dall’avvento di Ingres a inizio Ottocento, con un rinnovato classicismo e da Delacroix, entro i termini di una forma di romanticismo, fino a Van Gogh, con tutte le innovazioni di questo artista. Il percorso mette in evidenza quanto preceda l’impressionismo − e lo prepari anche come senso di reazione rispetto a una nuova idea della pittura − e quanto da quell’esperienza rivoluzionaria, e dalla sua crisi negli anni ottanta, nasca e si sviluppi, soprattutto con il magistero dell’ultimo Cézanne. Le sezioni della mostra si sviluppano sui grandi argomenti del ritratto, della figura, della natura morta e del paesaggio, confrontando il linguaggio nuovo dei giovani impressionisti con la pittura accademica, quale contrappunto.

TIZIANO RUBENS REMBRANDT L’immagine femminile tra Cinquecento e Seicento. Tre capolavori dalla Scottish National Gallery di Edimburgo Nell’Annunciazione, dipinta da Tiziano attorno al 1520 per il duomo di Treviso su commissione del canonico Malchiostro, la Madonna si dispone quasi timorosa, compresa nel segreto dell’anima, davanti all’angelo annunciante. Da qui parte un racconto sull’immagine femminile nella pittura prima degli impressionisti e con pittori che per gli impressionisti abbiano avuto un senso. Ecco il confronto con il dipinto di Tiziano al museo di Edimburgo: la Venere che sorge dal mare, realizzato negli stessi momenti in cui il canonico Broccardo Malchiostro gli commissionava

l’Annunciazione del Duomo di Treviso. Le due opere legano, nella visione tizianesca del mondo femminile, l’immagine sacra e spirituale di Maria con l’altra immagine, quella di Venere

Van Gogh

Pisarro

Renoir Manet Monet

che sorge dall’acqua entro i confini di una bellezza diversa. La storia prosegue con il Banchetto di Erode (1635/1638) di Rubens e Una donna nel letto (1647) di Rembrandt. Il percorso espone così, come “capolavori ospiti”, tre dipinti celeberrimi nell’intera storia dell’arte, ma anche, e soprattutto, comprende i moti di anticipazione del ritratto femminile degli impressionisti, da Manet a Renoir a Fantin-Latour e a Van Gogh. Ritratto femminile appunto compreso nella grande mostra sulla Storia dell’impressionismo. A cominciare infatti da Tiziano − e il quadro con la Venere che sorge dal mare lo esprime con tutta la chiarezza possibile − grande fu l’influenza di questi artisti sui pittori francesi del XIX secolo, nel momento in cui si trovarono a dipingere ritratti e figure. Sarà quindi, questa piccola ed esaltante mostra dossier, l’occasione per approfondire una questione affascinanti della pittura di tutti i tempi.

DA GUTTUSO A VEDOVA A SCHIFANO, Il filo della pittura in Italia nel secondo Novecento

La selezione di una cinquantina di autori importanti – racconta il percorso della pittura italiana dagli anni che seguono la chiusura della Seconda guerra mondiale per giungere alla conclusione del Novecento, scegliendo artisti nati tra la fine del primo decennio del XX secolo e la fine degli anni trenta. Quanto a dire due generazioni di pittori, che vanno da Afro e Guttuso fino a Novelli e Schifano, presentando la ricchezza straordinaria che la pittura italiana ha avuto in quei decenni. In quegli anni incontriamo l’opera di Guttuso, di Afro, di Music, di Turcato, di Zigaina, di Tancredi, di Ferroni, di Vedova, di Schifano, di Morlotti a Scialoja, da Birolli a Pizzinat e altri ancora. Il percorso si sviluppa come una sorta di tavola sinottica dal 1946 all’anno 2000, per ognuno di questi anni, ecco un artista che con una sua opera importante. Alla fine a uscirne sarà fino in fondo un racconto che illustrerà il mezzo secolo considerato.

Musei Civici: il complesso di Santa Caterina I Musei di Santa Caterina, che ospitano le mostre di Linea d‘ombra, sono

rinomati per la Collezione archeologica e la Pinacoteca. Questa offre una panoramica della grande arte d’ambiente veneto, con opere di Giovanni Bellini,

Gentile da Fabriano, Cima da Conegliano, Bordon, Tiziano, Lorenzo Lotto, Jacopo Bassano, Pordenone, Giambattista Tiepolo, Pietro Longhi, Antonio

Canova, Francesco Hayez. La Collezione d’Arte moderna illustra l’opera dei trevigiani Gino Rossi e Arturo Martini.

La sezione archeologica rappresenta un emozionante viaggio attraverso i 300

mila anni di presenza e di attività umana documentati nel territorio tra le Prealpi, il Piave e il Sile fino alla formazione del centro urbano di Treviso.

Spiccano per l’età preistorica e protostorica le spade di bronzo, rinvenute in gran numero nelle cave aperte tra fine Ottocento e primo Novecento lungo il Sile

e il Piave, un'importante testimonianza

dell'uso di deporre queste armi sia nelle sepolture sia come offerta votiva. Per la

protostoria i materiali della necropoli di Montebelluna (importanti manufatti

figurati in lamina di bronzo sbalzata e

rifinita a bulino). Seguono le testimonianze dal centro storico della Città, in un arco

compreso tra l'Età del Bronzo Recente e l'epoca romana.

Resurrezione Paris Bordon, olio su tela

Santa Cecilia e angeli musicanti (la Musica) Antiveduto Grammatica, olio su tela (1619)

Pizzinato Afro Music

ODERZO

Tra i due fiumi Piave e Livenza si stende un territorio pianeggiante dai colori e paesaggi originali, coltivato a seminativo e vigneto e percorso nel mezzo da un terzo fiume: il Monticano. Qui sorge la città di Oderzo, dalle antiche origini paleovenete e municipio di grande importanza in epoca romana. Il nome della città deriva dal latino Opitergium. Oderzo è dopo Verona, la seconda città veneta per importanza di reperti archeologici di età romana. I negozi prestigiosi, gli istituti scolastici, il notevole mercato settimanale (ogni mercoledì) del bestiame e di merci e la crescita industriale, confermano nel tempo il ruolo di centro commerciale e di servizi. La città si sviluppa attorno a Piazza Vittorio Emanuele II, dove si trovano i principali monumenti, il Duomo di San Giovanni Battista, gia’ sede vescovile nei primi secoli del cristianesimo.

Fra i principali monumenti, si ricordano l’antica loggia comunale, il Torresin, e Palazzo Ottoboni, affrescato sull’esterno. La cittadina si estende attraverso un originale tessuto urbano, con strade sormontate da portici e palazzi, che costeggiano i corsi d’acqua, con affascinanti vicoli, detti Contrade, come la Contrada Rossa e la Contrada del Cristo. La più importante arteria è il Corso Umberto I, su cui si affacciano case e

palazzetti del ’400 – ’500. E’ importante Palazzo Foscolo, sede della civica Pinacoteca Parte dei reperti archeologici sono conservati nel Museo Civico. Altri resti di edificazioni romana vanno a costituire un itinerario archeologico che conduce al Foro romano tra via Roma e via Mazzini con resti di una basilica e botteghe; alle fondamenta di mura, palazzi e ville pavimentate con altri mirabili mosaici. Si possono in oltre ammirare le terme del I secolo d.C. in via Savonarola e in via Spinè le necropoli. Piazza Grande Già Piazza Vittorio Emanuele II, è una delle più famose piazze del Veneto per la sua particolare forma a palcoscenico, e fa da sfondo a numerose iniziative di carattere culturale. Nella parte orientale della piazza è tracciata una curva a forma di otto: comunemente chiamata “la meridiana”, si tratta di un grande analemma, che funge da calendario grazie all’ombra del pinnacolo centrale del Duomo. Su Piazza Grande si affacciano il Duomo di san Giovanni Battista, il Torresin, l’antica Loggia Comunale, il Torresòn e altri edifici storici. Duomo di San Giovanni Battista Iniziato intorno all’XI secolo e consacrato nel 1535 a san Giovanni Battista, secondo la tradizione locale è stato costruito sulle rovine di un antico tempio di Marte. L’aspetto originale, in stile romanico-gotico, è stato pesantemente compromesso dai lavori eseguiti nei secoli. L’ultimo grande restauro risale agli anni venti, ed ha contribuito a ripristinare per quanto possibile l’antica conformazione dell’edificio. All’interno sono conservate alcune pregevoli opere di Pomponio Amalteo, una delle quali copia di un originale esposto alla Pinacoteca di Brera a Milano. Il campanile è stato edificato nel Cinquecento sulla base di una torre della vecchia cinta muraria, e presenta una pendenza di 98 centimetri. IL MUSEO ARCHEOLOGICO ENO BELLIS

Istituito nel 1876, il Museo Archeologico Eno Bellis ha sede nella Barchessa di Palazzo Foscolo. Vi sono raccolte le testimonianze archeologiche più significative dell'antica Opitergium, importante centro economico e amministrativo durante l'età veneta antica e romana, il cui impianto urbano ebbe origine già alla fine del X secolo a.C. e perdurò, senza soluzione di continuità, fino al VII secolo d.C.. L'esposizione segue un ordine cronologico e prende l'avvio al primo piano con i reperti di epoca preromana provenienti dalla città e dal territorio circostante. Notevoli sono in particolar modo due elementi decorativi zoomorfi in terracotta, i bronzetti di guerrieri in assalto e le testimonianze di scrittura venetica.

Sempre al primo piano si continua con la ricostruzione in scala reale di alcuni drenaggi di anfore di età romana e con la tipologia dei principali tipi anforacei testimoniati a Oderzo.

Viene raccontata l’evoluzione del centro urbano, la cultura materiale dell’insediamento, i riti funebri, la religione, le testimonianze epigrafiche. Il percorso relativo al periodo romano presenta numerose stele funerarie, molte delle quali con i busti dei defunti, manufatti riferibili alla vita quotidiana dei Romani, la collezione di monete e di statuine in bronzo,

alcune pregevoli teste ritratto e i famosi mosaici di età tardoantica, i cosiddetti mosaici "della caccia", "di Romanus" e "del coppiere".

Un cavallo paleo veneto e la sua bardatura Una peculiarità del museo è l’esposizione della sepoltura paleoveneta di un cavallo, con lo scheletro dell'animale e la sua bardatura. La tomba del cavallo veneto è stata rinvenuta nel marzo del 2005, lungo la via Postumia, a pochi passi dal Museo stesso. Presso i Veneti antichi la centralità del cavallo è un dato inequivocabile, ribadito dalle fonti letterarie, dai manufatti e dalle immagini relative ai cavalli. I cavalli veneti erano apprezzatissimi nelle corse e quindi, una

merce pregiata ben conosciuta ai Greci, e che doveva costituire una fonte di ricchezza competitiva nel quadro

degli scambi commerciali. Certamente i Veneti erano agevolati nell'allevamento equino, grazie alle ampie estensioni di pianura che ben si adattano a questo scopo. Ma l'aspetto primario del forte legame tra Veneti e cavalli, quello cioè del ritrovamento di sepolture equine in diverse località della regione (Adria, Altino, Este, Padova), viene illuminato da Strabone quando racconta che i Veneti sacrificavano un cavallo bianco a Diomede, eroe divino, domatore di cavalli. Non c'è da stupirsi del resto che alla centralità economica dell'attività allevatoria corrispondesse una centralità ideologica, così ben espressa nella sfera del sacro, i cui riflessi

ricadono sia nel culto religioso che nel rituale funerario. La Pinacoteca Martini Nel 1970, l'Amministrazione Comunale istituisce ufficialmente la Pinacoteca Alberto Martini che trova sede provvisoria presso il Municipio con le opere donate da questo artista. Altri lasciti piuttosto cospicui contribuiscono quindi a incrementare la collezione che oggi conta 700 opere, mentre vengono promosse nuove pubblicazioni e si arricchisce la bibliografia martiniana e si organizzano mostre monografiche sull'artista.

Contemporaneamente vengono acquisite anche opere di altri pittori (tra cui Giuseppe ed Enrico Vizzotto Alberti, Giulio Erler, Ciro ed Eugenio Cristofoletti, Armando Buso, Gina Roma) che daranno vita alla Galleria dei pittori opitergini. Dal 2008, in seguito ad un ulteriore arricchimento di opere, la sezione si trasforma nell'attuale GAMCO - Galleria Arte Moderna e Contemporanea Oderzo.

Stefano Tomiato