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SABATO 11 MAGGIO 2011 ANNO III - N. 12 diretto da Giovanni De Cicco

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SABATO 11 MAGGIO 2011 ANNO III - N. 12 diretto da Giovanni De Cicco

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MOSAICO11 GIUGNO 2011

ASORIA - Il nuovo sindaco Enzo Carfora è stato al Comune la scorsa settimana. Ha incontrato il commissario prefettizio

per rendersi conto della situazione, soprattutto di bilancio, e dei problemi sul tappeto da affrontare con urgenza in modo da definire l’agenda di governo. Si entra adesso nel vivo. In questa settimana c’è stata la proclamazione

degli eletti. In pochi giorni, il primo cittadino formalizzerà pure la nomina della nuova giunta. Della sua prima giunta. I criteri sono stati già stabiliti. “Grande rispetto – spiega Carfora – per le indicazioni che arriveranno dai partiti. Ogni forza politica fornirà una rosa di nomi ed io sceglierò quelli che reputo più adatti a ricoprire l’incarico di assessore. Li sceglierò su criteri di autorevolezza, competenza e trasparenza”. Ha le idee chiare. Si sta godendo il brillante risultato elettorale. Ha stravinto al ballottaggio contro l’accozzaglia di Massimo Iodice. Ha battuto i poteri forti guidati dagli afragolesi, i quali volevano mettere le mani sul Municipio di Casoria. “Sono felice perché la vittoria l’avevo messa in conto – spiega Carfora – ma non con una misura plebiscitaria. L’affetto dei casoriani ha sorpreso anche me. Una bella e lieta sorpresa. Tenterò di ripagarlo con l’impegno ed i risultati”. Poi un passaggio sull’opposizione: “Privilegerò il dialogo con quella parte di opposizione costruttiva. Che penserà innanzitutto agli interessi collettivi”. I giorni passano ed arrivano nuovi dettagli sui criteri individuati per la composizione della giunta. Insomma, c’è tanta attesa in città

per conoscere e vedere all’opera la nuova amministrazione. Innanzitutto, anche i partiti, seguendo il consiglio del primo cittadino, stanno puntando ad una giunta di qualità e di alto profilo. Tant’è che vogliono affidare la delega all’Urbanistica ad un docente universitario esperto della materia. Spazio pure alle donne ed ai giovani, mettendo da

parte la pratica degenerativa, che pure ha trovato diritto di cittadinanza a Casoria negli anni scorsi, che prevede nell’esecutivo familiari dei consiglieri comunali di maggioranza. La quarta città della Campania non merita ulteriori mortificazioni. Pure perché la situazione è davvero drammatica. In tutti i settori. “Sono sei anni che il paese non è amministrato - dichiara Giosué De Rosa, ex sindaco e leader del Pd -. La delegazione dei partiti di maggioranza incontrerà il sindaco Carfora e ribadirà che il primo obiettivo è quello di una giunta di alto profilo, per garantire un indice elevato della qualità dell’amministrazione, con un occhio particolare alla trasparenza ed alla legalità”. Poi si sbilancia sulla formazione dell’esecutivo con particolare riferimento all’urbanistica. Agli atti c’è un Puc da attuare, vecchio di anni, eppure il Municipio ha già rilasciato circa mille concessioni edilizie. Uno scandalo. “Presenteremo una rosa di nomi ed il sindaco sceglierà rispetto all’idea di città che intende realizzare –

continua De Rosa -. Spazio alle donne, ai giovani e pure a qualche docente universitario che nell’urbanistica deve garantire a Casoria il salto di qualità. Serve impegno e sacrificio. Una delle priorità è il riassetto della macchina amministrativa”. Giosuè De Rosa ha ragione. Al Municipio mancano figure chiavi ed elementari per il corretto funzionamento dell’Ente: un segretario comunale, un comandante dei vigili urbani e persino dirigenti in diversi settori. Il paese è fermo e degradato. La questione spinosa di “Casoria ambiente”, una raccolta dei rifiuti da sistemare e la differenziata da attuare. Per non parlare dei lavori pubblici: il palazzetto dello sport è chiuso, i semafori sono spenti, le strade dissestate, le scuole chiuse e degradate, la

videosorveglianza che non funziona. Devono trasformare Casoria in poco tempo in un grande cantiere. La sfida è questa. Altrimenti resterà sempre la periferia della periferia di Napoli. Una sfida ambiziosa, da vincere a tutti i costi. Lo ha promesso il sindaco, lo ha ribadito Giosuè De Rosa. La formazione della nuova giunta il primo vero banco di prova. Che farà capire subito qual è l’itinerario che il centrosinistra vuole seguire. Come detto, in città le speranze dei cittadini sono davvero tante. E’ l’ultima occasione.

Sissy Cantalupo

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NZO NESPOLI. GLI ATTI GIUDIZIARI NEI CASORIA • INIZIA IL NUOVO CORSO CON DUE PRIORITA’

Comune di Casoria

La promessa del sindaco Enzo Carfora e del leader del Pd Giosué De Rosa: “Si riparte dall’efficienza amministrativa, dalla legalità e dalle migliori energie del territorio”

Giunta di alto profilo ed un docente universitario all’urbanisticaC

Enzo Carfora

Giosuè De Rosa

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MOSAICO11 GIUGNO 2011

ASORIA - La chiamano resa dei conti. Ma non è così. Si tratta di un semplice tentativo di portare a compimento quello

che hanno iniziato prima della campagna elettorale: la distruzione del centrodestra a Casoria. La riunione prevista e convocata per il 6 giugno, in via Macello, al comitato utilizzato durante le elezioni da Massimo Iodice, tra Vincenzo Nespoli, Gennaro Nocera e Luigi Cesaro, per stabilire la linea del Pdl, è andata deserta. O meglio, Luigi Cesaro non si è presentato ed ha lasciato Nespoli e Nocera soli. A leccarsi le ferite, a fare i conti con un’altra sconfitta eclatante. Il motivo? Non hanno invitato Stefano Ferrara perché lo vogliono fare fuori. Da indiscrezioni trapelate, infatti, Nespoli vorrebbe convincere Cesaro a commissariare il partito. Un modo “elegante” per “silurare” l’ex sindaco di centrodestra, l’unico che sia riuscito a portare al governo del paese il Pdl. Il carisma, la forza, i consensi, hanno fatto capire a Nespoli che Stefano Ferrara rappresentava e rappresenta un pericolo. Per la sua leadership. Quindi, doveva e deve affondarlo. La solita strategia che ha utilizzato in tutti i comuni dell’area a nord di Napoli: distruggere il centrodestra perché dev’essere l’unico a comandare. L’unico interlocutore. Poi, che si tratti di un interlocutore perdente è un’altra storia. “Dividi et impera”. Luigi Cesaro, un semplice burattino. Ha fallito alla guida del partito. Ha perso ovunque. Anche in quelle che erano considerate delle roccaforti.

Da presidente della Provincia si è fatto notare sulle reti “Mediaset” solo ed esclusivamente per le sue “gaffe” e per il suo pessimo rapporto con la lingua italiana. A Casoria sta dando un contributo determinante affinché si distrugga definitivamente il Popolo delle libertà. Sta

dando un contributo determinante al progetto di Nespoli. Lo ha capito all’ultimo secondo. Una telefonata al sindaco di Afragola per disdire l’appuntamento di Casoria. Non ci è andato

alla riunione perché non vuole essere tirato per la giacca. Non vuole mettere la sua firma sulla sconfitta di Casoria. Pure perché, se volesse nascondere la verità, e tutelare Nespoli, Nocera e tutti quelli che hanno tradito il Pdl, sarebbe davvero difficile farlo con una motivazione logica e plausibile. I fatti sono chiari. Nella quarta città della Campania che esprime un consigliere regionale, Gennaro Nocera, ed un senatore di area, Vincenzo Nespoli, e con un sindaco uscente ben voluto dalla popolazione e con un valore aggiunto rilevante in termini elettorali, Stefano Ferrara appunto, la sconfitta alle elezioni dovrebbe essere analizzata nei dettagli. Ed i colpevoli della disfatta, ossia Nespoli e Nocera, dovrebbero pagarla caro e amaro. Cesaro perde tempo, non si schiera, anche se l’assenza alla riunione convocata dallo sponsor di Massimo Iodice è un primo segnale di apertura nei confronti del gruppo di Stefano Ferrara, nei confronti dei rappresentanti del Pdl. “Era assurdo ed inconcepibile che Cesaro fosse arrivato in città – spiega Ferrara – a fare una riunione in un comitato di liste civiche sponsorizzato da Nespoli e Nocera, snobba l’unica sezione del Pdl locale e soprattutto legittimando chi ha tradito il partito, i valori, il simbolo, il programma e gli elettori del Pdl. Faccio politica in modo trasparente, senza interessi personali. E’ evidente chi sono i responsabili della sconfitta. Ed è altrettanto evidente che se tutti avessero remato nella stessa direzione, senza avallare la degenerazione afragolese, il centrodestra avrebbe di nuovo vinto. Resto nel Pdl, a garanzia di chi come me ha creduto in una battaglia di libertà e di valori”. Stefano Ferrara ha ragione. Il

suo ragionamento è coerente e preciso. Nespoli, Nocera e Cesaro. A Casoria lo chiamano il “trio delle meraviglie”. Sono riusciti a perdere le elezioni avendo il Pdl la maggioranza di voti e consensi. Una premiata ditta che ha affondato il partito di Berlusconi a Casoria. I militanti sono delusi. Bisognerà ripartire da quanto di buono emerso in questi anni sul territorio. E non c’è scelta. Si riparte da Stefano Ferrara. Se, invece, dovessero prevalere disegni affaristici, allora non ci sarà spazio. Né per Ferrara, né per i militanti, né per chi crede nell’ideologia. Si formerebbe un altro comitato d’affari. Tocca a Luigi Cesaro e Nicola Cosentino scegliere da che parte stare, E, nell’ambito della valutazione non deve passare inosservato il reale motivo di questa faida interna. L’unico vero motivo: Stefano Ferrara alle Regionali ha votato i candidati di Nicola Cosentino. Nespoli gliel’ha fatta pagare spaccandogli la coalizione ed evitando che potesse essere riconfermato sindaco. Adesso vuole cacciarlo pure dal partito. Un partito che rischia di fare a meno delle persone per bene. Ecco perché Nicola Cosentino non ha scelta. La faida non è tra Ferrara e Nespoli, ma tra Nespoli e Cosentino. Il sindaco di Afragola vuole dimostrare sul territorio a nord di Napoli che comanda lui, che è lui l’unico leader incontrastato e guai a mettersi contro. Il senatore di Afragola vuole dare una lezione a Ferrara ed a Cosentino che sia da esempio per tutti quelli che stanno nel Pdl e ci vogliono stare lontano dai disegni del senatore. Inspomma, ne vuole picchiare uno per educarne cento. E la punizione dev’essere esemplare. E poi si lamentano ceh nel partito di Berlusconi trovano solo spazio i collusi e gli affaristi. Non dimentichiamoo: Enzo Nespoli dovrebbe essere agli arresti domiciliari. Non bisogna aggiungere null’altro...

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C

Cesaro snobba i “traditori” del Pdl e diserta la riunioneAl summit voluto da Nespoli sul comitato elettorale di Massimo Iodice, il coordinatore provinciale non si presenta. Stefano Ferrara: “Sono loro i colpevoli della sconfitta”

CASORIA - ALTRA FIGURACCIA DEL “TRIO” NEPOLI-NOCERA-IODICE

Massimo Iodice

Stefano Ferrara

On. Luigi Cesario

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AFRAGOLA • SCANDALI ED INCOMPETENZA

Vogliono portare i morti in Il cimitero al collasso. Non ci sono più fosse per seppellire i defunProposta shock di Aniello Baia: “Riesumare le salme dopo p

FRAGOLA – L’ultima idea è davvero bizzarra, ma rischia di trasformarsi in una necessità a causa della mancanza di programmazione al Municipio. L’am-

ministrazione ha deciso di portare i morti in vacanza, a Castelvolturno. Non è uno scher-zo, né una battuta. Si tratta di uno scenario verosimile, alle porte. Un’ipotesi reale. Il mo-tivo? Elementare. Nel cimitero di zona “Can-tariello” non ci sono più fosse. Sei, sette, al massimo dieci, proprio per essere ottimisti. Il camposanto è saturo. In due anni e mezzo di amministrazione nessuno ci ha pensato. Il sindaco-senatore, i consiglieri comunali e gli assessori del Pdl hanno pensato a dividersi i posti di lavoro, a macinare clientele, a tutelare interessi personali, a costruire case , villette, parchi. Hanno dimenticato il cimitero. Han-no dimenticato il camposanto. Adesso torna-no sulla terra e si accorgono che non ci sono più posti. Non c’è più lo spazio per la sepol-tura delle salme. E allora sapete cosa stanno pensando per fronteggiare questa vergognosa emergenza? Di portare i morti di Afragola a Castelvolturno. Proprio così, hanno scelto per i morti di Afragola una località marina, ma-gari nei pressi della spiaggia, così potranno respirare un po’ di aria di mare, e gustarsi il maestrale. Meglio sdrammatizzare. La notizia, però, è certa. Il Municipio ha chiesto aiuto al Comu-ne di Castelvolturno per fronteggiare l’emer-genza scoppiata ad Afragola. E nessuno dica che si tratta di una cosa improvvisa. I cittadini non sono stupidi, non hanno l’anello al naso. L’allarme è stato lanciato negli anni scorsi mentre il primo cittadino, Enzo Nespoli, sem-pre lui, bollava le richieste dell’opposizione come un “polverone”. Adesso, alla prova dei fatti, è stato costretto a gettare la maschera ed ammettere l’ennesimo fallimento.

Un’altra notizia che conferma, ove mai ce ne fosse bisogno, l’i-nefficienza e l’inca-pacità degli ammini-stratori. Agli atti del Comune, da anni, c’è il progetto di ampliamen-to del cimitero firmato dall’ingegnere Marco Deviato. Vincenzo Ne-spoli non lo ha preso nemmeno in conside-razione. Lui pensa ai progetti faraonici che muovono soldi e sul camposanto l’ha spa-rata davvero grossa: l’ammodernamento e l’ampliamento della “terra santa”, secondo i calcoli ed i progetti del sindaco-senatore, doveva costare 60 milioni di euro. Avete ca-pito bene. Non bastava il progetto, perfetto di Deviato, ma ce ne voleva uno, imponente per spendere ben 60 milioni di euro. Anche il ci-mitero doveva diventare un business. Proprio com’è successo con la storia della lampade votive che Mosaico ha scoperto e raccontato un mese fa. Il primo cittadino pensa ai proget-ti faraonici, pensa a come macinare e spen-dere soldi, l’inefficienza della sua squadra, invece non riesce nemmeno a garantire l’or-dinario. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Nel camposanto di Afragola non ci sono po-sti. Adesso, attenti a morire, perché chi passa a miglior vita rischia di farsi le vacanze e pas-sare qualche anno a Castelvolturno: Almeno fino a quando Nespoli non decide di dare l’ok al progetto di Deviato ed iniziare i lavori. In maggioranza non si rendono conto dei disagi

della popolazione. Se la ridono e fanno pure bat-tute: “Portiamo i morti al mare”. Prendono in giro la città e la popolazione mentre al Municipio si spartiscono, come detto, posti di lavoro, assunzio-ni, consulenze e persino gli scrutatori. L’assesso-re al ramo, Aniello Baia, ha addirittura pensato ad un provvedimento straordinario. Di cosa si tratta? Di una “ge-nialata”. Riesumare le salme dopo pochi mesi. Non vogliono rispettare nemmeno i morti. Una scelta di basso profilo,

senza un filo logico, senza contegno. Da boc-ciare. Anzi, da non prendere nemmeno in considerazione. Sarebbe uno spettacolo in-decoroso pure per i familiari. Uno spettacolo indecoroso ai limiti del macabro e contro ogni norma dello Stato. Assurdo.Lasciamo il camposanto e passiamo all’infer-no. Proprio così. All’inferno. Nell’inferno del rione “Salicelle”. Un quartiere degradato di periferia, sempre più abbandonato al suo de-stino tra il disinteresse generale. Dodicimila persona dimenticate nel degrado di una zona che il centrodestra considera solo quando ci sono le elezioni. Una serie infinite di palazzi-ne. Palazzine senza ascensori. O meglio, gli ascensori ci sono. Ma non funzionano. Dal gennaio 2011 la manutenzione resta un sogno e così chi abita ai piani alti, giovani, anziani o disabili che siano, sono costretti a salire le scale. In un modo o in un altro. Non c’è un regolare servizio di manutenzio-ne. Il “trucchetto” c’è. C’è e si vede. Lo sanno tutti. Basta farsi un giro nel quartiere, parlare con i residenti. Svelano una realtà amara, con-fermata pure da alcuni consiglieri comunali. Nessuno, però, vuole assumersi la responsa-bilità di una denuncia che avrebbe del clamo-roso. Di cosa si tratta? Di un’altra vergogna del sistema. Abiti nel rione “Salicelle”? Sei al quinto pia-no, l’ascensore è rotto e non sai come fare per ripararlo? Benissimo. Il tuo destino è nelle mani della sezione elettorale. E’ nelle mani del tuo voto. Ossia, se alle ultime Ammini-strative hai votato un candidato del Pdl, la riparazione si può fare. Altrimenti nulla. Hai voglia di sollecitare il Municipio e di bestem-miare. Nessuno ti darà ascolto. Se, invece, hai la “maniglia” giusta, pochi giorni e risolvi il problema. Come? Ti rivolgi al referente poli-

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Maggio 2011 - Afragola ancora invasa dai rifiuti

Cimitero di Afragola

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tico, ovviamente un fedelissimo di Nespoli, ed il disagio sparisce come per magia in po-chissime ore. E’ lo stesso dirigente dell’Utc Nunzio Boccia che telefona ai responsabili della ditta “Di Madero”. Comunica il disagio e le coordinate precise della palazzina. Biso-gna risolvere quel problema e basta. Un’altra

dimostrazione di forza sul territorio, un’altra dimostrazione di forza in un quartiere dove lo Stato non esiste. Un quartiere che rappre-senta un serbatoio di voti proprio per il cen-trodestra. Ecco perché chi non si allinea, chi non vota deve restare isolato e pure senza ascensore. Non a caso, la manutenzione degli ascensori non è stata inserita nemmeno nel piano triennale delle opere pubbliche elabo-rato dalla giunta ed approvato dalla maggio-ranza nel civico consesso tra le polemiche di un’opposizione infastidita dalla “dimentican-za” del primo cittadino. Ma se non c’è un di-sciplinare per la manutenzione degli ascenso-ri, chi paga la telefonata di Boccia? O meglio, chi paga gli interventi predisposti da Nunzio Boccia a voce? E perché si sceglie sempre la stessa ditta e non si procede a regolarizzare la posizione? Cosa c’è dietro?Eppure quella degli ascensori non funzionanti è uno dei pro-blemi, di sicuro non l’unico, che contribuisce al degrado del rione. Servirebbe un Piano di recupero. La gara non è stata bandita e, quindi, agli atti non ci sono nemmeno i progetti esecutivi. Stanno cercando un “escamotage” per tentare di garantire l’appalto ad imprese di fiducia. Ecco perché stan-no perdendo tempo. Parlano

dell’offerta economicamente più vantaggio-sa, con un’ampia discrezionalità di scelta as-segnata ai dirigenti. A quei dirigenti che co-stituiscono l’ossatura del sistema e rappresen-tano il “braccio operativo” della politica. O meglio, del sindaco e dell’amministrazione. Ma la mediocrità dell’amministrazione si mi-

sura rispetto anche ad al-tri provvedimenti, come quello della gestione del verde attrezzato in cit-tà, per il quale sono stati previsti gli stessi servizi in due diverse gare, cioè il comune dovrebbe pa-gare due volte lo stesso servizio. Tutto regolare, ma nel frattempo tene-tevi l’erbaccia alta e le piazzette incolte. Altro fronte caldo quello della nettezza urbana c’è da registrare una città nuo-vamente al collasso e una gara bandita tra mille ambiguità, una su tutte: il responsabile del procedi-

mento è cambiato per ben tre volte, dapprima l’esperto dotto Aniello Castaldo già dirigento del settore rifiuti, poi il dott. Turturiello ed infine la neo assunta al Comune dottoressa Iroso. Non si compren-de il motivo di tali rifiuti, di tali rinunce, ma soprattutto non si comprende l’accettazione dell’incarico da parte della dottoressa Iroso che di rufiuti dovrebbe capire ben poco. Ma D’altra parte le denunce, anche scritte del dottore Aniello Castaldo non spaventano nes-suno. La gara per nove anni in qualche modo si deve completare. Ci penserà il buon De Luca. Nel frattempo niente isola ecologica, città sporca e nuove assunzioni di parenti di consiglieri. L’ultimo in ordine di tempo il co-gnato di un consigliere di maggioranza.

Nunzio Boccia, il dirigente dell’Utc, ha scritto una lettera all’ufficio Condono con la quale dispone che a decorrere dal ricevimento della presente l’ufficio condono avvii le procedure di rigetto delle istanze di condono presentate per le tipologie immobiliari di nuova costruzione non residenziali, cioè i capannoni. Ha semplicemente chiesto di rigettare tutte le concessioni in sanatoria che riguardano la costruzione di capannoni. A questo punto una considerazione è obbligata. Che fine faranno i capannoni abusivi, e nei quali gli imprenditori continuano ad esercitare come se nulla fosse le loro attività, alcuni dei quali riconducibili direttamente a consiglieri comunali. Il primo cittadino Enzo Nespoli, da un lato, per tenersi buoni i consiglieri e non perdere i numeri in Assise, ha promesso agli interessati che avrebbe risolto tutto, senza problemi. Dall’altro, invece, attraverso Nunzio Boccia, attraverso il suo dirigente di fiducia, mette le carte a posto ed annuncia la linea dura contro gli abusivi e chi non rispetta la legge. Pure perché in città alcuni capannoni sono stati sequestrati. Altri no. Si fa finta di non vedere. Qual è la linea dell’amministrazione? Il “doppiopesismo”, la linea dura, la linea morbida, oppure semplicemente Nespoli sta prendendo in giro alcuni imprenditori per salvare la sua poltrona e rinviare a data da destinarsi la spinosa questione? Il tempo sarà galantuomo.

Boccia vuole abbattere i capannoni che il sindaco dice di voler salvare.

Fanno il gioco delle tre carte

Giugno 2011 - Benvenuti ad Afragola

Maggio 2011 - Afragola: ingresso del Municipio a via Pigna

ti. L’amministrazione chiede aiuto al Comune di Castelvolturno.ochi mesi” e intanto la città soffoca tra i rifiuti e le erbacce.

vacanza a Castelvolturno

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AFRAGOLA • ANTIPASTO, PACCHERI, RISOTTO E GRIGLIATA

Il neodirigente finanziario del Comune Marco Chiauzzi, assunto a tempo indeterminato, porta a pranzo la FRAGOLA – Un po’ di bicarbonato. Una settimana a dieta. C’era da digerire la cena di “ringraziamento” offerta da

Nunzio Boccia per il concorso di dirigente vinto al Municipio e poi si torna al ristorante. Proprio come annunciato sullo scorso numero di “Mosaico”. Questa volta tocca a Marco Chiauzzi mettere mano al portafogli. Boccia e Chiauzzi. Due dirigenti che rappresentano il pilastro del “sistema Nespoli”. Hanno ottenuto il posto di lavoro, il primo all’Utc ed il secondo nel settore finanziario. Un posto di lavoro a tempo indeterminato grazie a dei concorsi “su misura”, i cui nomi dei vincitori sono stati resi noti prima ancora che il bando fosse varato. Erano sulla bocca di tutti: consiglieri comunali, dipendenti, giornalisti. Ma questa è una polemica che, ormai, non appassiona più. Anzi, chi l’ha sollevata, vedi i consiglieri comunali di opposizione, sono stati puniti. Non li hanno invitati alle cene di ringraziamento. I due fortunati vincitori delle selezioni hanno festeggiato con il sindaco, gli assessori ed i consiglieri della maggioranza. Come da copione afragolese. In fondo, come detto per Boccia, lo stesso discorso vale per Chiauzzi. Si festeggia con gli amici e con chi si è impegnato nell’operazione. Perché far sedere a tavola gente che ha tentato di mettere a rischio l’assunzione? Perché invitare i consiglieri “inciucioni” che volevano garantire maggiore legalità e meritocrazia? Se ne stiano a casa. Possibilmente digiuni.Torniamo all’aspetto più interessante della giornata. Non della serata. Si badi bene. Il primo cittadino, Enzo Nespoli, quel giorno, di sera, era impegnato altrove. Ecco allora che Marco Chiauzzi cambia programma. Tutti a pranzo da “Zi Teresa”. Ore 13.30 al borgo Marinaio di Napoli. L’allegra compagnia è molto più numerosa rispetto a quella che ha brindato con Nunzio Boccia. Chiauzzi ha fatto le cose in grande. La prima chicca che ha iniziato a suscitare qualche sorriso è l’arrivo degli invitati. Il solito duetto, inseparabile: i consiglieri Cristina Acri e Raffaele Fusco. Arrivano in una mercedes scura, inseparabili quando

si tratta di appuntamenti goliardici e culinari legati alla politica, arrivano tra gli applausi degli altri consiglieri. Ed iniziano a fioccare battute di ogni tipo. Si annuncia un pomeriggio esilarante. A tavola non poteva mancare l’onorevole Pina Castiello, parlamentare del Pdl, coordinatrice – invisibile – della sezione locale di Afragola del partito di Berlusconi.

Le battute che hanno caratterizzato l’arrivo di Acri e Fusco lasciano spazio, con la Castiello, a qualche considerazione più concreta: “Alle riunioni non viene mai. Ma quando c’è da mangiare o da divertirsi è sempre in prima linea”. Altro che sorrisi, i musi iniziano a diventare lunghi. Attenzione. Colpo di scena. Si rompe il giacchio. Cin cin per l’amico Marco. Prosit. Si aprono le danze. Un ricco antipasto di pesce. Marinato ed addirittura molluschi crudi. Per carità. Non potevano farsi mancare nulla. Un posto di lavoro fisso, il sogno di una vita. La spesa questa volta rappresenta un ottimo investimento. Cin cin per Marco. Auguri. Un applauso. Ed il secondo bicchiere di falanghina scende giù come fosse acqua. Insieme ai polipetti, alle alici. Alle ostriche. E’ ancora il “duetto” tra Cristina Acri e Raffaele Fusco a tenere banco. La consigliera non gradisce i frutti di mare crudi e, con grande cortesia, chiede al suo accompagnatore se gradisce pure la sua parte. Ovviamente Fusco accetta. Di questi tempi, non si rifiuta nulla. Un pizzico di limone e manda giù anche un’altra ostrica. Tutti in piedi, cin cin per Marco. Auguri. Ci sono i dirigenti. C’è l’architetto Pino De Luca, assente alla cena del collega Boccia. La tavola

è davvero ricca di personaggi di spicco. Ci sono i componenti del nucleo di valutazione: Valeria Casizzone, accompagnata da Marco Mansueto, consigliere comunale del Pdl a Napoli, Gaetano Longobardi e Mario Esti. Il nucleo di valutazione è l’organismo che valuta l’operato dei dirigenti e, a fine anno, distribuisce i premi di produzione. Tutti

seduti allo stesso tavolo. Che sarà mai? Arrivano i paccheri al pesce. Hanno annullato una gara d’appalto? Che ce ne frega. Il premio di fine anno ai dirigenti lo si garantisce sempre. Tutti in piedi. Cin cin per Marco e per tutti i dirigenti. Auguri. Il premio di fine anno è garantito. Soldi che fioccano. Cin cin. Il Tar annulla le gare, i rilievi della Corte dei conti e dell’Autorità di vigilanza sui lavori e sui concorsi, gli errori pacchiani, alcuni da asini, che hanno portato a ripetere le procedure, i bilanci approvati dalla maggioranza col parere negativo dei revisori dei conti. Chi se ne frega! Il premio in denaro per l’attività a fine anno, ai dirigenti, è

garantito dal nucleo di valutazione. Ci mancherebbe. Sono soldi pubblici. Si spende e si spande. Tanto paga Pantalone. Sono o non sono amici, parte dello stesso sistema? Cin cin per Marco. Auguri. Via il pacchero, arriva il risotto alla pescatora. Iniziano a sentirsi gonfi. Una bella sensazione. Si discute, si ragiona, tentano persino di fare gli “statisti” parlando del governo, di Berlusconi, della Regione e delle elezioni a Casoria. Anzi, no. Si accorgono di aver superato il limite. Meglio stare zitti. L’ultimo argomento è indigesto al sindaco Nespoli. Giusto e opportuno cambiare discorso. Potrebbe cacciare qualcuno dal ristorante. O punirlo sottraendogli qualche portata. Ed il risotto? Mangiato. Buon appetito, piatto pulito. Semplicemente delizioso. Alla faccia di quei consiglieri comunali di opposizione che non volevano garantire la meritocrazia e la legalità. Alla faccia di quei consiglieri che hanno anticipato il nome del vincitore prima ancora che il bando fosse presentato. Loro a casa. Il sistema, a gran completo, a tavola. Con un bel risotto fumante. Cin cin per Marco. Auguri per il posto fisso. La falanghina a fiumi. E pure il risotto è archiviato. Nemmeno il tempo di fare quattro passi, una sana sigaretta tutta da respirare guardando

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Cin cin per Marco. Il “sistema” torna a tav ola da “Zi Teresa”: ostriche ed assunzioni

L’allegra compagnia a tavola per Nunzio Boccia

maggioranza, colleghi e consulenti. La minoranza a casa. Così impara ad anticipare i nomi dei vincitori

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il borgo e si torna sul campo di battaglia. Non è finita qui. Tavola imbandita di nuove prelibatezze. Cin cin per Marco. Auguri. E’ arrivata la grigliata di pesce. Intanto, il fotoreporter di Mosaico è all’opera. Viva il pranzo del ringraziamento, e speriamo affinché le fotografie del “ringraziamento” vengano pubblicate sul giornale. La prima

foto scattata? Ovviamente Cristina Acri e Raffaele Fusco a tavola. Chi è rimasto a casa, senza invito ed a bocca asciutta, adesso starà pensando: “Mannaggia, si sono proprio divertiti. Ma chi me lo ha fatto fare? A cosa è servito alzare un polverone annunciando i nomi dei vincitori dei concorsi prima che si svolgesse la selezione? Il

risultato? Ho perso una cena, un pranzo e tante risate…”. Qualche invitato ci scherza pure su: “Se quelli dell’opposizione avrebbero fatto gli uomini li avremmo invitati”. Risate a go-go. Ma si tratta di una pausa flash. La grigliata merita. E pure il vino. Cin cin per Marco. Auguri. Sotto con la frutta. E poi si chiude con un tocco di classe. Dolci misti: caprese,

babà e crostatine. Cin cin per Marco. Auguri. Si sono “abbuffati”. Tutti a casa? Nemmeno per idea. Bisogna digerire. Come si torna a casa in queste condizioni? Arriva la “genialata”. E’ il giorno della chiusura della campagna elettorale a Napoli. C’è Silvio Berlusconi all’hotel Vesuvio. Guarda che caso. Proprio di fronte al ristorante “Zi Teresa”. E allora, quale posto migliore per digerire? Tutti davanti all’albergo ad incontrare zio Silvio. D’altronde sono di Afragola, sono i consiglieri di Afragola, gli assessori di Afragola, tutti del Pdl. Mica gente comune. E’ gente importante. Basta guardare la comitiva: onorevoli, consiglieri, assessori, dirigenti, consulenti. Insomma, gente che conta. Sempre lei. Cristina Acri. Vuole salutare il presidente del Consiglio. Per quello che ha dimostrato ad Afragola, per le sue doti, per la sua competenza e per la dialettica mostrata in aula, per la sua coerenza, il premio è più

che meritato. Viene assecondata. La comitiva si sposta davanti al Vesuvio: in prima fila. Acri, l’inseparabile Fusco, Mario Carnevale e Antonio Lanzano. Passano due ore. Sono ancora lì, davanti all’ingresso. Arriva il momento. Esce la security e fa allontanare i consiglieri comunali di Afragola. Che si arrabbiano, resistono. E si qualificano. Cosa credevano gli agenti della security. Che avessero a che fare con gente qualunque? “Siamo i consiglieri comunali del Pdl di Afragola”. Lo ripetono ad alta voce una, due, tre, quattro, cinque volte. Solo per stile, i vigilanti non hanno probabilmente risposto con una pernacchia: “Abbiamo capito, ma dovete andare via, deve uscire il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi”.Brutta digestione. Ma come, sono i consiglieri comunali ad Afragola e non contano nulla a Napoli? Se ne fanno una ragione sotto gli occhi dell’onorevole Pina Castiello che, durante l’allegra scenetta, se la ride sotto i baffi. Li guarda e sorride. Anche se ci sarebbe da piangere. Ma non ora, vi prego. E’ finita la giornata. Cin cin per Marco. Auguri. Non roviniamogli la festa. L’unico assente da entrambi i momenti gastronomici il segretario comunale di Afragola. Che si diede anche indisponibile a presiedere le commissioni concorsuali.

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AFRAGOLA • ANTIPASTO, PACCHERI, RISOTTO E GRIGLIATA

Cin cin per Marco. Il “sistema” torna a tav ola da “Zi Teresa”: ostriche ed assunzioni

L’allegra compagnia a tavola per Marco Chiauzzi da Zi Teresa

I consiglieri Acri e Fusco nel loro dolce desinare

maggioranza, colleghi e consulenti. La minoranza a casa. Così impara ad anticipare i nomi dei vincitori

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MOSAICO11 GIUGNO 20118

AFRAGOLA • IL COMANDANTE DEI VIGILI SMENTISCE CASILLO

L’ex assessore, sul caso della difesa dell’ulivo di via Nenni, che Nespoli vuole abbattere, ha denunciato un’aggressione del capo dei caschi bianchi. Arvonio: “Non fa parte del mio stile. Non ho risposto alle provocazioni”

FRAGOLA – La denuncia dell’ex assessore Aldo Casillo, su presunti

“maltrattamenti” subiti al comando di polizia municipale, non trova riscontro nella versione ufficiale del Comando. Anzi, il comandante dei caschi bianchi, Michele Arvonio, ci mette la faccia per tutelare la sua figura e l’autorevolezza del corpo che dirige. E nessuno pensi che le ultime vicende giudiziarie possano minare la credibilità dei caschi bianchi. Si tratta di casi che l’autorità giudiziaria deve approfondire, e qualora dovessero emergere riscontri concreti, si tratterebbero pur sempre di casi isolati e personali.Quella divisa rappresenta l’istituzione e la legalità. L’istituzione più vicina al cittadino. E una storia, una brutta storia, per quanto grave, non può oscurare il lavoro di decine di agenti, di un comandante e del suo vice che hanno speso una vita al servizio dello Stato e della comunità. Alla luce dell’inchiesta giudiziaria, anche il racconto di Aldo Casillo su un’altra brutta storia in merito alla vicenda dell’ulivo di via Nenni, ai sequestri ed alla mobilitazione dei caschi bianchi, assume un significato particolare. Non si tratta di uno scontro tra l’avvocato e leader di “Società aperta” e il

comandante Arvonio; uno scontro che magari supera di poco il limite della dialettica politica. E’ qualcosa di più. Ecco perché Michele Arvonio non ha lasciato che l’episodio cadesse nel dimenticatoio. Vuole fare chiarezza sia per evitare che la politica possa scontrarsi mettendo i vigili urbani al centro della contesa, sia per tutelare, come detto, l’autorevolezza di un’istituzione che non si discute. “Il racconto

formulato da Aldo Casillo in merito ad un presunto scontro avvenuto nel comando vigili urbani è fazioso e bugiardo – spiega Arvonio -. Per questo voglio ricostruirlo spiegando esclusivamente i fatti e lasciando ai lettori ed all’opinione pubblica la valutazione del caso”. Così il comandante, seduto dietro la sua scrivania, ripercorre quei momenti. “Siamo stati informati da cittadini che c’era in atto una manifestazione non autorizzata – spiega il comandante dei caschi bianchi -. Quando siamo giunti sul posto abbiamo trovato in una parte di suolo pubblico, precisamente nell’aiuola dell’ulivo, una catena ed una serie di cartelli. Tutti prelevati dagli agenti e portati al comando vigili urbani. Così come prevede la legge. Ad un certo punto è arrivato l’ex assessore Aldo Casillo che ha iniziato a lanciare una serie di provocazioni indirizzate alla mia persona. Alle quali non ho risposto. Ho tentato esclusivamente

di chiarire la situazione e di spiegargli il nostro comportamento. Ossequioso della legge. Lui se n’è andato continuando a sbraitare e ad offendermi nel corridoio. Non riesco a capire come sia possibile che una persona come me faccia il proprio lavoro, si sacrifichi per la comunità e dev’essere mortificata fin dentro al comando e per di più

passare anche per quella che ha sbagliato. Per stile, per educazione e per comportamento, non avrei mai potuto replicare alle mortificazioni ed alle offese di Casillo perché è una persona adulta, anziana, e per rispetto non avrei mai osato, ripeto per mia formazione, alzare la voce oppure offenderlo in qualsiasi modo. Le faccio solo un esempio: ad una mia precisa domanda sugli autori della manifestazione Casillo ha risposto sempre allo stesso modo. . Un’altra provocazione”. Un chiarimento doveroso. A questo punto, il comandante non lo dice, ma sarebbe un gesto carino e responsabile per chiudere la “querelle”. Arvonio non lo dice, ma sarebbe un gesto da signore. Un solo gesto: le scuse di Aldo Casillo. In questo momento aiuterebbero i vigili urbani ad evitare strumentalizzazioni ed a superare la fase più delicata della loro storia. L’opposizione scende in campo. “L’episodio tra Casillo e Arvonio spero si chiuda con una stretta di mano perché i vigili urbani ed il comandante – spiega il consigliere Gennaro Giustino - stanno svolgendo un ottimo lavoro. Ci sono stati pure diversi punti di vista, legittimi, su alcune situazioni. Il problema, però, è giusto ribadirlo, non sono i caschi bianchi ma la guida amministrativa. L’unico colpevole di queste è l’assessore Domenico Polito del Pdl. Si deve dimettere. Non ha avuto nemmeno la prontezza e la faccia di difendere il corpo di polizia municipale dopo i provvedimenti restrittivi attuati ai danni di alcuni vigili urbani. Grande fiducia nella magistratura, ma allo stesso tempo bisogna stare vicino agli agenti per tutelare tutti quelli che ogni giorno rischiano la vita per garantirci sicurezza ed affermare la legalità sul territorio.Il marcio sta nella politica. Polito dovrebbe dimettersi perché anche in questo caso ha dimostrato la sua incompetenza ed incapacità”. Come al solito Polito ha fatto come le tre scimmiette: non vedo, non sento non parlo. Che vergogna!

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E sul caso dell’Ulivo, Arvonio difende i caschi bianchi

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MOSAICO11 GIUGNO 2011

FRAGOLA – Alla fine ce l’ha fatta. Enzo Nespoli ha esternalizzato alcuni servizi

come la riscossione dei tributi, affidata – in modo piuttosto ambiguo – alla ditta “Gesett”, e la gestione delle strisce blu. E subito scoppia il primo scandalo. Anche se si tratta di un aspetto che, a livello locale, fa parte della normalità. Una brutta e vergognosa normalità. Ma pur sempre normalità. A cosa mi riferisco? All’assunzione del personale da impiegare. Una premessa. Doverosa. A scanso di equivoci. I servizi sono stati esternalizzati. Quindi, affidati a ditte che possono selezionare ed assumere chi vogliono e come vogliono. C’è, però, un aspetto. E’ possibile che ad Afragola hanno imposto un circuito vizioso al punto che possono lavorare solo i parenti dei politici o i raccomandati del sistema? Se la condanna non è penale, anche se un’inchiesta sugli appalti e su tutto il circuito che ruota attorno ai business comunali non guasterebbe, c’è almeno quella etica e morale. Popolare. Torniamo ai fatti. La “Gesett”, dopo aver vinto l’appalto, (Mosaico approfondirà questo aspetto in tutte le sue intrigate questioni) ha organizzato un corso di formazione finalizzato all’assunzione per il nuovo personale da impiegare. Indovinate un chi sono i giovani meritevoli di attenzioni? Alcuni nomi. Il figlio di dipendente comunale con un ruolo strategico nell’ufficio del Comune “Gare e contratti”. Imparentato, tra l’altro con un consigliere comunale. E’ normale che una società vince un appalto per il Municipio, si aggiudica la gestione di un servizio ed assume il figlio di un dipendente comunale che, guarda caso, lavora proprio all’ufficio “Gare e contratti”? Nessuno si pone domande. Nessuno si scandalizza. Nessuno pone il problema. Può darsi che sia un caso. Si difendono così. Un caso. Un semplice caso voluto dal destino. Lasciamo i giudizi e restiamo ai fatti. Una ditta vince un appalto al Municipio ed il figlio di un dipendente che lavora nel settore “gare e appalti” viene assunto dall’impresa che ha vinto. Chi pensa che sia tutto normale, alzi la mano. Andiamo avanti. C’è spazio pure per il genero di un altro dipendente comunale, nonché genero di un altro consigliere – sempre rigorosamente di maggioranza – infatti consigliere comunale del Pdl. E’ finita qui? Nemmeno per sogno. Al corso di formazione, tra i fortunati, c’è spazio pure per la sorella

di un altro consigliere comunale – sempre organico al sistema Nespoli – In questo caso, però, da indiscrezioni trapelate, pare che la sorella del consigliere comunale abbia rifiutato addirittura l’impiego. Perché? Probabilmente per lo stipendio basso. Giustamente, col

fratello consigliere, dalla politica e magari dal senatore Nespoli ci si aspetta qualcosa di più. Molto di più. Se queste sono le regole d’ingaggio, l’aspirazione è più che legittima. Magari un posticino in qualche comune vicino. Anche perché se il fratello in aula alza il braccio, vota il bilancio col parere negativo dei revisori dei conti, se garantisce i numeri al primo cittadino per restare in sella al Municipio, perché, in una maggioranza dove vige il criterio della “trattativa privata”, del “do ut des”, la sorella del consigliere in questione non dovrebbe aspettarsi un bel posto di lavoro, ben remunerato e senza compiere troppi sforzi? Come detto, giusto e legittimo.Non sono, per fortuna questa volta del sindaco-senatore, tutti così ambiziosi. C’è pure chi si accontenta di poco. Del minimo indispensabile. Un lavoro umile, basta che a fine mese arrivi lo stipendio. Si prenda ad esempio il consigliere comunale Vincenzo De Stefano. Altra colonna portante del sistema. Il cognato è stato assunto dalla ditta che si occupa in città della raccolta dei rifiuti solidi urbani. Una prassi consolidata che in questi anni non ha escluso nessuno.

Consiglieri ed assessori. Al netto del personale raccomandato e selezionato su criteri clientelari. Posti di lavoro e stipendi in cambio del voto. De Stefano si era messo in una posizione critica. Lunghe settimane di assenza, dal Municipio e dal Consiglio.

Pensava addirittura a firmare la sfiducia al sindaco. Poi, la svolta. “Et voilà”. Arriva il posto nella Nu ad un suo parente, e lui torna in aula, torna al Municipio a sostegno di Vincenzo Nespoli. Un altro caso. Un altro caso voluto dal destino. L’ennesima coincidenza. La domanda è sempre la stessa: chi ci crede alzi la mano. Adesso aspettiamo gli assunti nelle “strisce blu”, ci saranno, certo che ci saranno.“Non ci sono più parole per qualificare la tenuta morale, etica e legale della coalizione di governo - dichiara Biagio Montefusco, coordinatore di Futuro e libertà -. I fatti sono chiari, inequivocabili, sotto gli occhi di tutta la popolazione. Continuano a mortificare la meritocrazia, non è possibile che la classe dirigente trasmetta il messaggio ai giovani afragolesi che per un posto di lavoro non serva studiare, non serva essere bravi, non serva imparare un mestiere o una professione, ma bisogna avere semplicemente santi in paradiso, bisogna rivolgersi agli assessori, al sindaco oppure ai consiglieri del Pdl. Né può passare il messaggio che chi fa politica lo fa per

tutelare interessi personali. La gente è matura e riesce a distinguere chi è nelle istituzioni per garantire l’interesse collettivo e chi sono, invece, i colpevoli di una degenerazione senza precedenti. Questa amministrazione, a livello di scandali, inchieste giudiziarie, interventi della Procura e per la cattiva gestione del Comune, ha superato in soli due anni, due brutti anni, le amministrazioni sciolte per infiltrazioni della camorra. Ma dov’è la Prefettura? Sta passando il messaggio che di fronte ad un sindaco-senatore, di fronte al potente di turno, anche la lotta alle infiltrazioni ed al malaffare passi in secondo piano. Serve una rivolta delle coscienze. Il dopo-Nespoli sarà un periodo difficile. Si ripartirà dalle macerie, bisognerà ricostruire un tessuto valoriale, legale e democratico dalle fondamenta”.Intanto il sindaco-senatore accelera sulle procedure concorsuali al Comune di Afragola per la copertura di ingegneri, architetti, contabili e vigili urbani. Chissà chi saranno i vincitori, e speriamo che almeno questo volta i “le malelingue” non indovinano ancora con grande anticipo i nomi. Staremo a vedere.

MOSAICO6 NOVEMBRE 2010 9

AFRAGOLA • NON PERDONO IL VIZIO DELLE SEGNALAZIONI

Esternalizzati i servizi. I posti di lavoro? Ai parenti dei consiglieriLa riscossione dei tributi alla “GESETT” che organizza i corsi di formazione per il nuovo personale. Alcuni nomi: i figli di dipendenti del Comune, sorelle e cognati di consiglieri comunali

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Il consigliere Antonio Lanzano

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MOSAICO11 GIUGNO 20116 NOVEMBRE 201010

L’alternativa al sistema Caso prende sempre più corpo. La Dc e i GpF chiamano l’Udc

Il presidente del “gonfalone” Michele Pellino: “Alleanza ampia e condivisa, ma senza giochetti di Palazzo”

Nella sede dei “Popolari” affollata iniziativa: ecco la democrazia partecipata

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MOSAICO11 GIUGNO 2011

di Gennaro Giustino*FRAGOLA - Continua a collezionare fallimenti politico-amministrativo il sindaco-senatore di Afragola.

All’interno del PDL se continua di questo passo presto lo nomineranno ministro della Repubblica. Istituiranno il Ministro ai Fallimenti, proprio per lui il senatore Nespoli Vincenzo.Gli ultimi “successi fallimentari” in ordine di tempo sono la mancata elezione del suo riferimento al consiglio comunale di Napoli, tale dottore Maurizio Matacena, (indagato con lui nello scandalo della bancarotta fraudolenta e riciclaggio di denaro nell’ambito dell’inchiesta della SEAN immobiliare), che ha collezionato per l’elezione al consiglio comunale di Napoli poco più di un migliaio di voti, ma, soprattutto pesa la disfatta dell’intero centro destra nella vicina Casoria. Procediamo con ordine: dopo essere stato eletto circa tre anni fa sindaco di Afragola sull’onda lunga della vittoria del Presidente Silvio Berlusconi, (totalizzando meno voti delle sue liste e fermandosi appena al 38 per cento al primo turno) in qualità di sindaco, senatore, e soprattutto vice coordinatore provinciale del PDL comincia ad inanellare una serie di “insuccessi” senza precedenti nell’intera area a nord di Napoli, di cui risulta essere indiscusso ras politico. Cominciamo con Cardito: polo allo sbando e città consegnata nelle mani di Giuseppe Barra del centro sinistra, solo perché Nespoli spaccò il centro destra, e non totalizzò nemmeno il consigliere comunale. Conseguenze politiche: nessuna. Dopo Cardito è stata la volta di Acerra e Casalnuovo, anche nelle vicine cittadine il senatore ha l’arroganza e la forza di imporre i nomi dei candidati a sindaco: due fallimenti di quelli che non si scordano. Poi è la volta della vicina Caivano: dopo aver massacrato il sindaco Pippo Papaccioli si va alle elezioni con un polo in frantumi, e così il senatore totalizza un’altra sonante sconfitta. Tutto regolare. Tutto previsto. La sconfitta è il suo pane quotidiano. Nel frattempo nella confinante Casoria il sindaco del PDL va in crisi senza che Nespoli e il suo consigliere regionale Nocera spendano una parola per salvarlo. Intanto la piccola Crispano al voto: un caso patologico. Il senatore Nespoli non riesce nemmeno a far presentare la lista, città consegnata al sindaco del centro sinistra Carlo Esposito che usciva addirittura da uno scioglimento per condizionamenti

camorristici. Idem la ridente Frattaggiore, stravince il sindaco uscente del centro sinistra, Francesco Russo, al primo turno perché Nespoli – spaccando anche qui il polo – candidò un ex comunista sotto le insegne del PDL, tale Granata Michele che incassò una clamorosa sconfitta, superato anche dal cartello delle civiche di Luigi Grimaldi. La storia dei fallimenti politico-elettorali continua con i comuni di Frattaminore e Grumo Nevano dove il nostro “Mandrake” ha la capacità di far sparire migliaia di voti che alle politiche votano Berlusconi e alle amministrative esprimono tutto il loro sdegno per i rappresentati locali del partito del presidente. Intanto a Casoria il sindaco del PDL che non si è piegato alla logica di Nespoli e dei suoi condizionamenti, viene mandato a casa e alle ultime elezioni Nespoli, il sindaco-senatore afragolese nonché vice coordinatore provinciale del Partito non vota il candidato ufficiale del PDL ma un suo uomo sintesi di un cartello di civiche appoggiato da qual contenitore eterogeneo e variopinto dell’UDC casoriano, che nel frattempo aveva azzerato il PDL locale. Risultato: a Casoria centro destra polverizzato. Vince Enzo Carfora. Una persona per bene contro gli ambulanti, i mercenari e i pirati della politica. A casa il colonizzatore Nespoli.Da segnalare ancora il fallimento dei suoi riferimenti politici candidati alle ultime elezioni regionali, entrati in consiglio solo grazie alle dimissioni di Carfagna e di Mussolini, nonché il fallimento totale del suo candidato alla provincia nel collegio di Afragola, il geometra Biagio Castaldo sonoramente trombato dagli elettori afragolesi.Infine, ma non in ultimo, il fallimento della sua azione amministrativa nella città dove – nei ritagli di tempi – svolge la funzione di sindaco: Afragola. Il sindaco-senatore è a capo di una compagine amministrativa che sta collezionando una serie di fallimenti clamorosi: azione di governo condannata dalla cittadinanza e dalle istituzioni di controllo: la Corte dei Conti, l’Autorità di Vigilanza sui contratti e sui Lavori, Il Tar Campania-Napoli, il collegio dei revisori dei conti hanno tutti, più volte, espresso note critiche e soprattutto di censura all’attività posta in essere dal Nespoli e da quello che ormai viene definita la sua “cricca”. Ma tutto regolare. Dirigenti, assessori e consiglieri comunali vanno avanti determinati, e soprattutto incoscienti di quello che gli aspetta.

Naturalmente è inutile parlare dei fallimenti morali e legali incarnati dall’attuale centro destra afragolese. Consiglieri arrestati, consiglieri indagati, assessori processati, lo stesso sindaco che dovrebbe stare agli arresti da oltre undici mesi, con l’aggravante di una condanna sul groppone a due anni e sei mesi per tentata concussione. Ancora consiglieri inquinati, consiglieri collusi, frequentazioni ambigue, insomma il fallimento della politica quella vera, quella autentica. Non va perso di vista il dato che tutto si sta svolgendo nella cornice del fallimento commerciale delle società riconducibili al sindaco che in qualche modo influiscono sulla già pessima azione amministrativa del nostro Mandrake.Una sola parola può rappresentare in sintesi di quanto raccontato: fallimento. Come detto, sotto tutti i punti di vista. E allora al di la delle condanne legali e morali e giudiziarie, non è assolutamente giustificabile che la politica, il partito, i consiglieri comunali, non siano capaci di prendere, ognuno per il ruolo che esercita, provvedimenti nei confronti di quest’uomo capace solo di totalizzare fallimenti. Si ha la sensazione che ormai sia solo questione di giorni. La città aspetta di chiudere questa ingloriosa pagina di storia con l’ultimo crack: il fallimento del sistema Nespoli.

*consigliere comunale di Afragola

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AFRAGOLA - L’EDITORIALE DI GENNARO GIUSTINO

S’inventeranno un ministero per far felice Nespoli: ai fallimenti...Sul piano politico, locale e nazionale, etico, morale, legale ed imprenditoriale, ha collezionato solo scandali ed insuccessi. I fallimenti di Casoria, Cardito, Acerra, Casalnuovo, Crispano, Grumo Nevano, Frattaminore, Frattamaggiore, Caivano e… delle imprese di famiglia.

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MOSAICO11 GIUGNO 201112

CARDITO • PENSANO GIA’ ALLE ELEZIONI

Enzo Mormile si candida a sindaco. Il Pd a congresso per la leadership del centrosinistraL’avvocato penalista chiede una reazione alla città: “Ripristiniamo i sani valori”. Giuseppe Cirillo, invece, prepara due giorni di dibattito sui problemi del paese e punta a rafforzare la coalizione di governo

ARDITO - Il primo colpo di scena in vista delle prossime Amministrative è destinato a fare rumore. In realtà, si tratta di una notizia trapelata già qualche

mese fa ma solo la scorsa settimana è arrivata l’ufficialità grazie al portale d’informazione www.napolimetropoli.it. Vincenzo Mormile si candida a sindaco di Cardito. Lo spiega proprio il diretto interessato con una dichiarazione. “I miei amici e tantissimi cittadini – spiega Mormile - mi hanno chiesto di metterci la faccia, di fare qualcosa per il mio paese, delusi da quanto si è verificato negli ultimi anni. Non potevo e non posso tirarmi indietro. Mi candido a sindaco tentando di interpretare quella voglia di rinascere, quella voglia di partecipare, quella voglia di riscatto percepibile nella popolazione. Per questi motivi punto ad uno schieramento che parta dal basso, fuori dagli schemi tradizionali, espressione di liste civiche, con l’obiettivo di ripristinare il primato della politica partecipata e dei valori sani e positivi che negli ultimi anni non hanno trovato diritto di cittadinanza a Cardito. Lancio un appello a tutte le persone perbene, a tutti gli uomini liberi e a tutte le donne libere che intendano rimboccarsi le maniche e partecipare ad un progetto tutto da costruire, giorno dopo giorno, col sacrificio e la consapevolezza che si tratta di una sfida di libertà, indispensabile per restituire dignità alle istituzioni e per rimettere al centro dell’agenda amministrativa i reali problemi del paese e della popolazione. Intesi come interesse collettivo e non individuale”. L’avvocato Vincenzo Mormile, quindi, decide di scendere in campo e di metterci la faccia. Punta ad aggregare il dissenso nei confronti dell’amministrazione Barra attraverso uno schema che prevede la composizione di liste civiche ed aperto a quelle forze che hanno preso le distanze dalla maggioranza. Al momento all’opposizione c’è solo Rocco Saviano dei “Socialisti e moderati”. Con altri due consiglieri comunali: Giuseppe Nuzzo e Andrea Russo. “La candidatura di Mormile è una candidatura autorevole come lo sono quelle di altri soggetti autorevoli di Cardito – dichiara Saviano -. Siamo attenti a monitorare ogni movimento che parta dalla società civile per restituire rappresentanza alla città e rimettere in moto lo sviluppo del paese ripristinando la politica ed i valori positivi”. Insomma, oltre Vincenzo Mormile e Rocco Saviano all’opposizione della maggioranza non c’è più nessuno. Quindi, se la maggioranza di governo non dovesse scoppiare a causa dell’Idv, gli schieramenti sono già belli e fatti. Potrebbe uscire un’altra novità, il movimento “Oltre” guidato da Marco Mazza. Ma è poco più di un’idea. Il dibattito politico resta concentrato sulla

tenuta della coalizione di governo. La partita è tutta lì. Una maggioranza che ruota attorno al Pd e all’Api. Con l’Idv a traino.“Il mio gruppo la scelta l’ha fatta – continua Saviano -. Se dovesse scoppiare la maggioranza, i socialisti non faranno da ruota di scorta a nessuno. Ci sarebbe una sola cosa da fare: andare a casa e restituire la parola agli elettori. Pensiamo al futuro. I giochi li vedo aperti”. Saviano ha chiarito la sua posizione, ove mai ce ne fosse ancora bisogno. Il rapporto con questa maggioranza è chiuso. Se si rompe l’asse Pd-Api, il leader dei socialisti ribadisce che come alternativa c’è solo lo scioglimento anticipato dell’Assise. Mentre per il futuro, in una situazione di azzeramento totale e anticipato, è evidente che tutti tenteranno di formare coalizioni omogenee sul piano politico e programmatico. Tutti tenteranno, in estrema chiarezza, di giocarsi le proprie carte. In casa Pd, invece, si sta preparando in “pompa magna” un importante congresso. Lo slogan è stato coniato e pubblicizzato grazie ad una massiccia e brillante campagna di comunicazione studiata a tavolino: “Insieme è già futuro”. Il Partito democratico, guidato dal coordinatore Giuseppe Cirillo, prepara l’appuntamento di fine giugno senza lasciare nulla al caso. Due giorni di dibattito, di discussione politica e sui programmi. Una valutazione attenta sulle priorità, Puc e Gollandia, che riguardano l’amministrazione in carica, ed un’analisi dettagliata del futuro. Soprattutto in vista delle prossime

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ARDITO – Un’altra notizia destinata a lasciare il segno in vista delle prossime Amministrative. E’ il giorno

dell’Api. E’ il giorno delle donne dell’Api, il partito del primo cittadino Giuseppe Barra che si contenderà la nomination della forza politica più votata in paese con il Pd. Il movimento femminile dell’Alleanza per l’Italia presenterà una lista tutta rosa. Lo ha annunciato il portavoce Anna Del Prete. Ha comunicato la decisione proprio al sindaco Barra con una telefonata. Dieci sono già pronte a firmare la candidatura mentre 25 donne hanno già comunicato l’adesione ed il sostegno al progetto. Stanno lavorando sul territorio per aggregare e garantire al “fiorellino” una rappresentanza femminile non solo alle elezioni ma pure in Assise. Il loro obiettivo è quello di raggiungere il quorum che consenta di far scattare almeno un consigliere comunale. Puntando ovviamente a dare un contributo affinché la coalizione di appartenenza possa vincere

le elezioni. Si badi bene. Non si tratta di una “lista su misura”. E nessuno pensi che sia un “giochetto” per garantire a tavolino l’elezione dell’attuale assessore dell’Api. Assolutamente no. La lista femminile nasce dal basso, dalla voglia di partecipare di un gruppo di donne che già da adolescenti hanno partecipato alle campagne elettorali al seguito di Giuseppe Barra. Le chiamavano “Barra girls”. Adesso sono cresciute, maturate, hanno concluso brillantemente il percorso degli studi. Molte stanno mietendo successi nella professione. In questi dieci anni sono state scavalcate dalle “mezze tacche” che puntualmente hanno tirato il sindaco per la giacca. A caccia di incarichi e poltrone senza dare nulla al paese. A loro, alle donne dell’Api invece, non servono prebende. Non hanno avuto nulla. Vogliono solo conquistarsi sul campo quello che meritano. Un altro tassello che si aggiunge al mosaico per fare fuori le “mezze tacche” ed i “tengo famiglia”. Una novità importante, piacevole, che arricchisce la partecipazione e la

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elezioni Amministrative. Due le certezze: la conferma di Giuseppe Cirillo alla guida della sezione locale e la determinazione di far prevalere quello che naturalmente è un dato di fatto. La leadership della coalizione di centrosinistra che si presenterà l’anno prossimo davanti agli elettori per essere giudicata. Il Pd vuole aggregare attorno ad un programma ambizioso, un’idea di città che intende arricchire non solo in fase di discussione politica, ma pure coinvolgendo la popolazione. In embrione c’è l’idea del programma partecipato. Una proposta

C’è spazio per le donne. L’Api si tinge di rosa ed annuncia una lista al femminile

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MOSAICO11 GIUGNO 2011

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Enzo Mormile si candida a sindaco. Il Pd a congresso per la leadership del centrosinistraL’avvocato penalista chiede una reazione alla città: “Ripristiniamo i sani valori”. Giuseppe Cirillo, invece, prepara due giorni di dibattito sui problemi del paese e punta a rafforzare la coalizione di governo

L’appello alla coalizione di governo: non riducete la scelta del candidato a sindaco ad una questione personale. Si commetterebbe l’errore di questi dieci anni. Si concederebbe spazio, anche per il futuro, alle “mezze tacche” ed ai qualunquisti. Pronti a concedere, al miglior offerente, la loro candidatura ed il loro pacchetto di voti. Non consensi. Ma voti. Familiari e clientelari. Il progetto durerebbe un mese. Giusto il tempo della campagna elettorale. Poi, dopo cederebbe il passo ad una degenerazione che rischia di essere peggiore di quella del “decennio”. Non fosse altro per l’assenza in prima persona di Giuseppe Barra. Allora come fare per evitare che ciò avvenga? Fare politica sul serio e dare la parola ai partiti. Non bisogna ridurre la scelta del candidato a sindaco ad una disputa interna tra una cerchia ristretta di soggetti. E’ mortificante e non servirebbe a nulla. E’ come se tre persone si siedono attorno ad un tavolo per mettersi d’accordo. Trovano la sintesi non si sa su cosa e poi la impongono a pseudo partiti ed alla città. Non funziona così. O, almeno, non dovrebbe funzionare così. Il discorso è un altro. Pasquale Barra, ad esempio, si autocandida. E, nella sua ottica, lo può fare. Legittimo. Non ha un partito organizzato e nell’Italia dei valori si trova per caso. La sua presenza nell’Idv è stata funzionale e sarà funzionale per tenere bloccato uno “stagnariello”, soprattutto nell’ottica di un centrosinistra unito. Lo sanno, però, tutti: l’Idv, intesa come partito organizzato e radicato, non esiste. Pasquale Barra non ha nemmeno la tessera della forza politica che rappresenta. Non ha gli ideali del partito di Pietro. Non si è mai distinto per una battaglia a sostegno della questione morale, etica e legale. Non è un “giustizialista”. E’ il capo del gruppo “loschiano” al quale garantisce prebende. Non deve dare conto del suo operato a nessuno. Quindi, visto comunque che si tratta di una delle migliori energie della coalizione di governo, è giusto che si autocandidi ed aspiri alla successione di Peppe Barra. Con l’aiuto di Andrea Losco. Giusto e legittimo. Ma il ragionamento non è politico. Francesco Pisano. Avvocato con uno stile forte, una personalità libera. Per certi aspetti fuori dagli schemi. Sta nell’Api. E’ il nipote di Giuseppe Barra. Il “fiorellino” non è un partito storico e radicato. Si tratta di un gruppo che a Cardito vive di luce riflessa del sindaco Barra. Senza Barra l’Api non esiste. Dove si sposta il sindaco, si sposta il suo gruppo. Indipendentemente dal simbolo e dalla coalizione. Quindi, se il primo cittadino ha dato il via libera, pure Francesco Pisano può autocandidarsi a sindaco. Legittimo. E’ un giovane preparato. Un professionista. Ed ha un’ottima esperienza amministrativa alle spalle. Ha le carte in regola per aspirare alla successione dello zio. Il progetto casca quando si dovranno confrontare col Pd. Il Pd non esprime nessuna autocandidatura e non sarà certo una sintesi tra poche persone ad imporre la linea al primo ed unico partito organizzato in città. I “democratici” andranno a fine mese a congresso per l’elezione del gruppo dirigente e stabilire la linea politica. Il Pd ragiona sui programmi e su schemi esclusivamente politici. Altro che autocandidature o personalismi. Il Pd è la forza che rappresenta la maggioranza relativa nel civico consesso. Senza il Pd si andrebbe a casa. Il Pd, con l’ingresso in maggioranza, ha dato una connotazione politica forte di centrosinistra alla coalizione di governo. Senza Peppe Barra non esiste il terzo Polo. Senza il Pd non esiste il centrosinistra. Inoltre, il partito guidato da Giuseppe Cirillo è risultato, fino all’ultima competizione elettorale, la forza più votata in città. La linea del congresso è trapelata. Leadership del centrosinistra e programma partecipato. Sul piano amministrativo due priorità da presentare come punti del nuovo corso: Gollandia e Puc. A settembre un documento politico per ufficializzare programma e candidato a sindaco. Se si materializzano queste ipotesi, il discorso diventa politico e non serve la sintesi tra due autocandidature, quelle di Pisano e Pasquale Barra, per chiudere il cerchio. Il leader della coalizione lo sceglierà il Pd, d’accordo con gli alleati, ma sui nomi non si discute. Una figura autorevole e rappresentativa. Che porti a termine il ricambio generazionale e sia espressione del progetto. Il Pd il nome ce l’ha. Ed è espressione di tutto il partito. L’itinerario è tracciato. Se non ci sono queste condizioni è inutile continuare. La coalizione di governo non avrebbe motivo di esistere. Ed un’altra maggioranza, senza il Pd, con consiglieri raccattati a destra e a manca con incarichi e prebende a pochi mesi dal voto, non avrebbe senso. Servirebbe a chiudere in maniera ingloriosa il “decennio”. E, presumo, che nessuno vuole questo. Ecco perché si lasci spazio alla politica ed ai partiti. Alla selezione della classe dirigente su criteri meritocratici per mandare a casa “pagnottisti”, mezze tacche, affaristi e “tengo famiglia”. C’è un solo partito organizzato. Un solo vero partito. Il Partito democratico. Che non deve commettere l’errore di farsi imbrigliare nella rete di chi vuole mettere tutto il discorso nelle mani di poche persone. Il futuro del paese non è una questione personale né familiare. I valori negativi del “decennio” devono essere archiviati e la nuova classe dirigente affermarsi per le sue qualità. In piena autonomia. Primo punto: normalizzare il paese. In bocca al lupo.

Non riducete la scelta del candidato a sindaco ad una partita personale tra singoli soggetti

proposta politica da mettere in campo. La lista femminile, un vero movimento femminile, non c’era mai stato in città. E rappresenta un’occasione da prendere al volo, un passo avanti, soprattutto perché si tratta di una lista autorevole. Il portavoce delle donne dell’Api, Anna Del Prete, ha promesso una lunga intervista al portale www.napolimetropoli.it con la quale presenterà, nei prossimi giorni, i componenti del movimento e gli obiettivi della lista. Ovviamente il primo ad essere felice è il sindaco Giuseppe Barra. Ha lavorato per anni affinché questa ipotesi si materializzasse. L’ha sbandierata ai quattro venti quando nessuno ci credeva. Manca un anno alle elezioni. Ha vinto un’altra scommessa. Le donne dell’Api faranno una lista nuova di zecca. E la faranno di qualità. Di sicuro non mancheranno i denigratori. Ma chi distrugge perde tempo prezioso. Ma perché non lo impegnano a fare una lista? Ci provassero e poi ne riparliamo…

innovativa che, da sola, testimonia quanto sia forte e radicata la proposta di governo. Da lanciare appena si firmerà il documento politico dell’alleanza e si ufficializzerà il candidato a sindaco. Al massimo dagli inizi di novembre, appena composto il mosaico, il nuovo pretendente alla poltrona di primo cittadino inizierà a dialogare col paese ed a coinvolgere la popolazione sulla nuova piattaforma elaborata dal centrosinistra. “Sul piano amministrativo e politico – spiega Giuseppe Cirillo – siamo in un momento cruciale. Ed il Pd sente forte il peso della responsabilità. Abbiamo una classe dirigente di spessore, competente, il giusto mix tra il valore dell’esperienza e l’entusiasmo dei giovani, di gente che vuole rimboccarsi le maniche per governare il proprio paese e migliorare le condizioni di vita della comunità di appartenenza. Il congresso sarà caratterizzato da due giorni di intenso confronto, un dibattito costruttivo per mettere in discussione ed eventualmente ribadire o modificare la linea politica. Non ci sono preclusioni. Massimo spazio alla rappresentanza ed alla democrazia. Si cresce così. Guardandosi in faccia e dicendosi le cose come stanno. Quelle buone e soprattutto quelle da migliorare. Un grande partito funziona così. Il centrosinistra rappresenta un punto fermo, con l’apertura della coalizione ai centristi che condividano ed arricchiscano il programma, nonché a tutta la gente di buona volontà che ha deciso di condividere con noi un percorso di governo con l’obiettivo di proiettare Cardito in un’epoca di sviluppo e progresso”.

Il corsivo

C’è spazio per le donne. L’Api si tinge di rosa ed annuncia una lista al femminile

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MOSAICO11 GIUGNO 2011

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MOSAICO11 GIUGNO 2011

ARDITO – I “Giovani democratici”, movimento giovanile del Partito democratico, escono allo scoperto in

maniera imponente. Si tratta dell’iniziativa più importante a conclusione di un anno di duro lavoro. Una serie di iniziative sui temi di attualità e la pubblicazione di un giornale locale, “Impressioni democratiche”, per dare un contributo di sostanza al dibattito politico, e non solo, della città. Prima di congedarsi per le meritate vacanze, i “Giovani democratici” hanno elaborato e messo in pratica un progetto di grande respiro. La testimonianza che c’è fermento, che le nuove generazioni vogliono riprendersi il loro paese ed essere protagonisti del futuro. “Vivi la villa”. Il titolo non nasce a caso. Hanno scelto il “Parco Taglia”, il fiore all’occhiello di Cardito. Un mega polmone di verde attrezzato in via Kennedy a disposizione di tutti i residenti della provincia di Napoli. L’iniziativa, patrocinata dal Comune, si svolgerà in 3 appuntamenti consecutivi, le ultime due domeniche di giugno e la prima di luglio: 19 e 26 giugno e il 3 luglio, per la precisione. Il progetto “Vivi la villa” pone come suoi obiettivi primari l’individuazione di un punto d’inizio della collaborazione di tutte le forze sociali locali e la valorizzazione, la pubblicizzazione e la difesa delle ricchezze

strutturali e socio-economiche del territorio. Inoltre, rappresenterà una ghiotta occasione per tutte le associazioni attive nell’area per la promozione delle proprie iniziative, in modo da dare un segnale forte a tutte le fasce di età, affinché si risalti l’importanza del contributo alla società offerto dall’impegno delle associazioni. I responsabili dell’evento sono: per la gestione e amministrazione, Giosuè Marano; per il settore artistico, Pasquale Setola, per la comunicazione Pierpaolo Garofalo e per lo sport e le attività Salvatore Bencivenga.La manifestazione prevede nelle 3 domeniche le seguenti attività: animazione per bambini (0-16 anni) con personaggi in maschera e stand

con giochi a premi; intrattenimento musicale e recitato con artisti di ballate napoletane del 700’; gazebo di promozione delle attività delle associazioni, con interazione e giochi di ruolo con i bambini e i personaggi in maschera dell’animazione; svolgimento di attività sportive, partecipazione gratuita, di beach volley aperta a tutte le età, e triagolari di calcetto (maggiori dettagli e per adesioni allo stand informazioni domenica 12/06 in villa). “Vivi la villa” rappresenta un progetto all’insegna dell’animazione e dell’aggregazione sociale per il rilancio del territorio carditese. “Siamo giovani – spiega il presidente dei Giovani democratici Pierpaolo

Garofalo - e vogliamo credere in una Cardito vivibile anche di giorno e non solo un dormitorio. Siamo orgogliosi della nostra città, delle nostre piazze, delle scuole in cui tutti siamo cresciuti e delle strutture come il Parco Taglia, che tutti ci invidiano. Non restiamo impassibili all’assenza di iniziative. I giovani devono rimboccarsi le maniche”. Parallelamente alla manifestazione sarà

pubblicizzato il progetto “Proteggi ciò che è tuo” per sensibilizzare la cittadinanza sulla cura e la difesa del patrimonio strutturale territoriale. Saranno raccolti fondi per ripulire e ridipingere l’anfiteatro del Parco Taglia ormai martorizzato da inciviltà e vandalismi. Tutto lo staff e i collaboratori di “Vivi la Villa” si impegnano ad offrire gratuitamente la loro partecipazione concreta all’opera di recupero. La partecipazione è garantita. Così come il successo dell’iniziativa. Cardito riparte dai “Giovani democratici”. In bocca al lupo. Umberto Basilica

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CARDITO • FINALMENTE I GIOVANI DEMOCRATICI

Il movimento giovanile del Pd organizza un evento per consentire ai cittadini di svolgere attività nel “Parco taglia”. Il presidente dei Gd Pierpaolo Garofalo: “Non restiamo impassibili all’assenza di iniziative. I giovani devono rimboccarsi le maniche”

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“Vivi la villa”, le nuove generazioni si riprendono la città

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RATTAMINORE – Salvatore Barbato, leader dei moderati in città e presidente dei “Popolari”, avverte la necessità di

sgombrare il campo dagli equivoci. E riparte da un asse forte, saldo, storico: l’alleanza tra i popolari e gli ex Ds. Insomma, tra i moderati e gli esponenti della sinistra di governo. Rimarca la storia, la lealtà che ha caratterizzato sempre la sua azione politica e di governo. Non a caso l’Ulivo a Frattaminore nacque proprio grazie al suo impegno. Pure grazie al suo impegno. Fu il promotore, dell’area popolare, dell’asse con i Ds. Da quell’esperienza nacque un esperimento politico ben riuscito. E Salvatore Barbato vuole tentare di ripetere quell’esperienza, prendere la parte migliore e valorizzarla. Con un valore aggiunto: i moderati. PLo chiede il paese. Lo prevede la logica dell’alternanza in una coalizione di governo stabile e duratura rappresenta un elemento fondamentale di democrazia e partecipazione. L’ennesima dimostrazione che non ci sono preclusioni ma si ha di fronte un’alleanza che nasce su presupposti politici e programmatici indissolubili.Presidente Barbato, il paese è in fermento. Incluso il “Forum delle opposizioni”. Che ne pensa?“Che il paese sia in fermento è sicuramente un valore positivo perché significa che il degrado degli ultimi anni non ha ammazzato la speranza nei cittadini di un futuro migliore. E, come ho sempre detto, gli elettori sapranno distinguere alle prossime elezioni chi ha amministrato ed è stato autore del fallimento, da chi dall’opposizione ha tentato di controllare e tutelare gli interessi collettivi. Sul <Forum> invece il fermento è tutto rivolto a come trasformare un’alleanza di opposizione in un progetto e in una coalizione che sappia interpretare le esigenze ed il fermento della città”.In che modo?“Una cosa sono le frizioni, giuste, doverose. In una grande famiglia come la nostra è indispensabile che ci sia confronto, anche aspro. L’importante è che alla base ci sia lealtà e soprattutto si privilegi sempre il paese. Il confronto aiuta a crescere e migliorarsi. Altra cosa sono gli inciuci messi in giro, ad arte, per destabilizzare il progetto politico del Forum. Inciuci e tentativi di dividerci che da soli dimostrano quanto sia temuto il centrosinistra da chi non segue i nostri stessi obiettivi”. Non mi ha detto, però, da dove iniziare?“Non serve la scienza. Basta appellarsi alla storia: l’asse Pd-Popolari è la garanzia del successo. Sul piano politico, sul piano elettorale, sul piano programmatico, sul piano della qualità della classe dirigente, sul piano della lealtà, sul piano dell’affidabilità, sul piano della coerenza. Ripartiamo dalla migliore tradizione del territorio, quella tradizione che ha visto crescere il paese con le amministrazioni di centrosinistra. Quella tradizione di buon governo che trova radici nell’Ulivo. L’alleanza tra gli ex Ds ed i

Popolari ha sempre fatto la differenza ed i cittadini lo sanno. Un asse che non si è mai rotto. Anzi, nessuno dimentichi alle ultime Regionali i Popolari hanno votato il Pd ed abbiamo contribuito all’elezione in Consiglio dell’onorevole Mario Casillo. Siamo la parte moderata del centrosinistra alleata naturalmente col Pd”.E gli altri?“Per carità, tutti hanno diritto di cittadinanza. Basta condividere progetto programmatico e valori. Tutti sono importanti: i socialisti, la sinistra radicale. Altre forze che vogliano con noi condividere il percorso come l’Udeur sono bene accette. Però nessuno può mettere in dubbio che l’asse portante sia formato dal Pd e dai moderati di tradizione popolare. Col partito di Bersani abbiamo un rapporto indissolubile, abbiamo condiviso momenti felici e meno belli. Ma tutti intensi, vissuti, come dicevo, con lealtà e passione. Un rapporto che non può essere messo in discussione perché abbiamo le stesse idee e c’è un’affinità personale enorme. Ed a livello locale la compatibilità tra le persone fa la differenza. E’ inutile nascondersi dietro al dito. Chi dice il contrario, fa solo demagogia”.Belle parole. Servono, adesso, i fatti. Trasformare il “Forum delle opposizioni” in un’alleanza di governo…“Prepareremo un documento politico da condividere con tutti e soprattutto che sia espressione delle esigenze di tutti i partiti. Esigenze, ovviamente, riconducibili ad un solo filo conduttore. Una serie di regole e punti fermi dai quali non si prescinde. In corso d’opera, l’alleanza potrà essere ampliata, ma i punti fermi non si mettono in discussione. E’ questa la nostra forza. Far capire all’elettorato chi siamo e cosa vogliamo fare. Far capire agli elettori che non siamo contro nessuno, non siamo nati per distruggere ma per aggregare, per costruire, per aprire una nuova fase in città”.Ci dica qualche punto importante per i Popolari.“Innanzitutto si parte dal centrosinistra. Da quei partiti che per 5 anni, cinque lunghi anni, sono stati all’opposizione, guidati dal professore Geppino Firmani. Una persona di grandi doti umane e politiche. Se il Forum oggi può aspirare a presentarsi come forza di governo è grazie soprattutto a Firmani. Sarebbe stato un ottimo sindaco, non fosse altro per la sua caratura etica e morale. Per la sua preparazione e moderazione. Ricordo che anche in quell’occasione, Firmani ha preferito dialogare solo e sempre con la parte sana del paese. Senza scendere a compromessi e senza mettere in discussione i sani valori che rappresentava e rappresenta. Ha perso, anzi perdemmo una battaglia, ma vincerà e vinceremo la guerra. Se i moderati si sono avvicinati ai Popolari e se il centrosinistra, il Pd, i socialisti, la sinistra, come cartello oggi è maggioritario in paese lo dobbiamo innanzitutto a Geppino Firmani. Ecco perché

dico che si riparte dal centrosinistra e poi è giusto aprire la coalizione a tutte quelle forze omogenee che intendano condividere il progetto di fondo ed arricchirlo. Ma nell’opinione pubblica dev’essere chiaro che rappresentiamo i 5 anni di opposizione”.E con l’Udeur come la mettiamo. Il “Campanile” ha espresso per anni il vice di Enzo Caso…“Se da un alto questa considerazione è vera, non si può smentire, dall’altro, però, bisogna ricordare che l’Udeur ha lasciato in tempo utile la maggioranza e le poltrone per condividere con noi un percorso di alternativa. Il <Campanile> rappresenta i moderati alleati col Pdl. Ma se a Frattaminore, così come sta succedendo, i vertici del partito di Mastella vogliono contribuire ad ampliare la piattaforma politica e programmatica del centrosinistra, dando maggiore peso alla parte moderata, non può che farci piacere. Anzi, proprio l’atteggiamento dell’Udeur è il chiaro segnale che la città ha capito le nostre ragioni, che nei 5 anni di opposizione abbiamo seminato bene e non ci resta che raccogliere i frutti di un lavoro intenso, fatto di impegno e sacrificio. Di solito, a Frattaminore i consiglieri ed i partiti, ammesso che ce ne siano in giro, preferiscono cambiare posizione per le poltrone. L’Udeur, invece, ha rinunciato alle poltrone preferendo il paese. Questo lo si deve riconoscere con altrettanta chiarezza”.Sulle priorità, però, presidente Barbato non si è espresso su uno degli argomenti più importanti: la leadership della coalizione. Va bene il programma, va bene l’alleanza di centrosinistra aperta ai moderati, ma non ci dice nulla sul candidato a sindaco?“Nessun problema. Come detto, siamo trasparenti e leali. Metteremo la nostra posizione sul tavolo, al vaglio degli alleati. Chiediamo che la leadership della coalizione sia riconosciuta ad un moderato. Nell’ottica dell’alternanza, nell’ottica di dare una marcata connotazione politica moderata al progetto di centrosinistra e soprattutto per rimarcare che la leadership dev’essere l’interpretazione pura di 5 anni di opposizione e portatrice di un valore aggiunto e concreto. Dev’essere il simbolo dell’alternativa al sistema Caso. Un’alternativa di metodo, di classe dirigente e di soluzioni ai problemi della città. Spero che gli alleati, tutti gli alleati, ed in particolare i nostri cugini del Pd, non abbiano difficoltà. Consapevoli che non sarà il candidato a sindaco a mandare in crisi l’alleanza. Non sono in discussione i nomi. Tutti validi. Le regole sull’individuazione del leader della coalizione saranno scelte da tutti i partiti. In sintonia. Consapevoli chi siamo. Leali, trasparenti e soprattutto gente abituata a mantenere gli impegni: coi partiti e con la popolazione. L’affidabilità non è in discussione. Ripartiamo dall’Ulivo e restituiamo la speranza al popolo di centrosinistra ed alla città. Ci credo che questo progetto ambizioso si possa realizzare. Basta volerlo per davvero”.

FRATTAMINORE - INTERVISTA A SALVATORE BARBATO

Il presidente del “Gonfalone” e leader dei moderati sancisce un “patto di ferro” con il partito di Bersani: “Rappresentiamo la storia. Nessuna possibilità di dividerci, chi ci teme si metta l’anima in pace”

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“L’asse Pd-Popolari non è in discussione: ripartiamo dall’Ulivo”

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MOSAICO11 GIUGNO 2011 17

RATTAMINORE - Dicembre 2010. Sui tabelloni destinati all’affissione di manifesti appare un tazebao enorme.

Scritto a caratteri cubitali. Un annuncio importante. Una comunicazione che attira l’attenzione dei cittadini. La notizia è di quelle che fanno rumore in una piccola comunità. Un titolo enorme, che risalta agli occhi pure degli automobilisti: “La scelta”. E sotto queste due parole un altro segnale inequivocabile: “Il passaggio all’opposizione è un atto dovuto”. Infine, un’articolata analisi del quadro politico e amministrativo. “Più volte ho chiesto chiarimenti sulle feste natalizie del 2009 e non ho mai avuto risposta. In qualità di capogruppo dell’Idv votai favorevolmente all’istituzione della commissione d’inchiesta (proposta dalla minoranza) per far luce sulle spese natalizie del 2009 (avvolte ancora oggi in un alone di mistero) e né il consigliere del mio gruppo né la maggioranza votarono in accordo col sottoscritto senza darne spiegazioni. Ho votato contro il bilancio consuntivo del 2009 in quanto in esso mancava circa un milione e 400mila euro di entrate derivanti da accertamenti Tarsu, Ici, oneri concessori ( e soprattutto mancano i soldi incassati dalla vendita delle cartelle effettuate nel mese di dicembre 2009, di cui non si ha traccia nelle reversali dell’Ente e l’assessore alle Finanze non dava alcuna risposta in merito). (…) Tutto questo associato ad una mancanza di pluralismo democratico e di una maggioranza retta da una logica del non fare”.Insomma, un atto d’accusa forte e circostanziato di una persona che conosce alla perfezione come vanno le cose al Municipio ed in maggioranza. Si tratta di accuse che, se lette con attenzione, nascondono i presupposti di una denuncia penale e contabile. Su casi, che se dovessero essere certificati, più che su un manifesto dovrebbero essere oggetto di una articolata denuncia alla Procura della repubblica ed alla Corte dei conti. Come detto, siamo nel dicembre 2010. Ricordate chi era il firmatario di quel manifesto? Ricordate qual era la firma sotto quel tazebao? Bravissimi. Maurizio Parolisi. Il consigliere Maurizio Parolisi. Perché serve ricordarlo? Lo spiego subito. Partendo dai fatti.L’altra settimana il sindaco Enzo Caso ha portato il bilancio in aula. Lo ha portato senza maggioranza. E lo sanno tutti. Pure i bambini. Il documento di programmazione economica e finanziaria è l’atto principe

di ogni coalizione di governo. Senza maggioranza, senza approvazione, il primo cittadino si fa la valigia e se ne va a casa insieme ai consiglieri comunali ed agli assessori. Ebbene, sapete perché è passato in aula nonostante non ci fosse una maggioranza politica e numerica? Perché lo ha votato Maurizio Parolisi dall’opposizione. Proprio

così. Maurizio Parolisi ha votato il bilancio al primo cittadino. E la giustificazione fa davvero ridere: “Sono stato preso in giro dall’opposizione”. Che cosa significa? Che qualcuno lo ha preso in giro e lui per ripicca ha votato il bilancio del Comune? Assurdo. Incomprensibile. Da brividi. Ovviamente Parolisi non fa i nomi. Spara nel mucchio per giustificare quello che sul piano dell’etica, della morale e della politica, quella vera, non si può giustificare. Due le ipotesi. Parolisi, prima di votare il bilancio, ha ricevuto ogni tipo di risposta agli interrogativi sollevati dal manifesto. Ha trovato persino i soldi della “tombolata di Natale”, i soldi derivanti dalla vendita delle cartelle che non riusciva a capire, solo pochi mesi fa, dov’erano finiti. Si è accorto, contemporaneamente, che la logica della maggioranza, sempre negli ultimi mesi, è cambiata. Non più quella del “non fare” di dicembre scorso. Ma adesso, Parolisi ha capito che al Comune c’è una maggioranza nuova di zecca che in pochi mesi farà quello che non è riuscita a fare in 5 anni. Parolisi nel bilancio si è accorto che le sue accuse in merito al consuntivo erano semplici “baggianate”. Ed ha trovato pure il milione e 400mila euro che, sempre a suo dire, a dicembre scorso mancavano nel bilancio. Soldi derivanti “da accertamenti Tarsu, Ici e oneri concessori”. Lo ha scritto lui. Sul manifesto. E allora, se

è successo questo, se i conti sono a posto, se ha ritrovato una maggioranza che vuole fare, perché accusare l’opposizione? La seconda ipotesi. Non ha trovato nulla di tutto questo. Le sue denunce erano e sono fondate. Ma se n’è fregato. Il sindaco Caso, in difficoltà e senza numeri, lo ha chiamato ed ha trattato la resa di Parolisi. Su quali

basi? Non è dato saperlo. E allora quale modo migliore per passare dalla minoranza alla maggioranza accusando i partiti di opposizione? La cosa più semplice da fare. Da destra a sinistra, da sinistra a destra, dalla maggioranza all’opposizione, dalle denunce al sostegno incondizionato senza che cambi nulla. La colpa è sempre degli altri. La politica defunta, sepolta da tempo. Gli interessi del paese inesistenti, messi da parte. Un paese sventrato e mortificato. Saccheggiato e devastato. La politica è caduta sotto i colpi della “trattativa privata”, degli interessi personali, del familismo di un’oligarchia che ha bloccato lo sviluppo di Frattaminore ed è interessata solo allo sperpero di denaro pubblico, a fini clientelari, ed all’edilizia privata. Tutto qui. Una maggioranza senza colore politico, con

continui cambi di casacca e caratterizzata da un qualunquismo esasperato. E l’approvazione dell’ultimo bilancio è la sintesi di 5 anni di governo. Il sindaco Enzo Caso, infatti, come detto, supera lo scoglio ed evita lo scioglimento del consiglio comunale anticipato, a pochi mesi dalle nuove elezioni Amministrative, grazie al salvagente che arriva dai “doppiogiochisti”. I quali, hanno un solo obiettivo: non perdere la poltrona. Caso supera lo scoglio con una maggioranza che cambia ancora volto e composizione. Ma questo è un dettaglio che passa inosservato. A Frattaminore è una prassi, una brutta prassi, rientrata ormai nella normalità.Dall’opposizione consiliare, quella vera, non arrivano reazioni all’atteggiamento di Parolisi. Qualcuno lo liquida con un sorriso ironico, altri non si soffermano su una dinamica che si commenta da sola. Il loro obiettivo è un altro. Non vogliono perdere tempo a parlare di questioni che non interessano nessuno, che non servono al paese e che saranno oggetto di discussione durante la prossima campagna elettorale. Sarà in quel momento che Frattaminore presenterà il conto ai “voltagabbana” ed a chi si è disinteressato del paese per coltivare interessi personali. Il centrosinistra ne è convinto. Sarà un conto salato, molto salato.

FRATTAMINORE - MAGGIORANZA A “TRATTATIVA PRIVATA”

Enzo Caso si salva grazie al “voltagabbana” di turnoIl sindaco arriva in aula senza maggioranza e porta il bilancio. Evita lo scioglimento dell’Assise grazie al voto di Maurizio Parolisi che a dicembre affisse un manifesto di denuncia contro l’amministrazione

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CAIVANO – Lunedì 6 giugno si è rotto ufficialmente il tavolo per far tornare in maggioranza

l’Mpa. Ciò che resta della coalizione di governo, guidata da un sindaco solo e senza autorevolezza, si è chiusa a riccio. I partiti hanno abdicato al ruolo che gli spetta, lasciando la scena agli assessori. Impegnati su un solo punto: difendere la poltrona e lo stipendio. Ma partiamo dall’inizio per arrivare all’appuntamento della scorsa settimana che ha messo fine alla telenovela.Due settimane fa il primo approccio deciso. Il sindaco Tonino Falco convoca la riunione ma è costretto a rinviarla. Proprio il suo partito, l’Udc, ed il gruppo che fa capo al tandem Serrao-Sivo, non si sono presentati all’appuntamento. Facendo fare una figuraccia al primo cittadino nei confronti dell’Mpa. Falco ha chiesto alla “colomba” di rientrare nella coalizione di governo, di ricomporre l’alleanza che ha

vinto le elezioni. Se ne discute, in verità, da un mese ma i consiglieri comunali preferiscono che i numeri restino risicati per poter ricattare il primo cittadino in modo da barattare il voto in Assise con prebende personali. Il solito scenario squallido che da ormai vent’anni domina la scena politica ed amministrativa della città. Lunedì 6 giugno Falco ci ha riprovato nonostante Alessio Vanacore sia stato sempre chiarissimo: “Ho chiesto l’azzeramento della giunta – spiega Vanacore – in quanto il primo anno di amministrazione è stato fallimentare sotto tutti i punti di vista. L’ho detto pure ai partiti ed agli assessori: hanno fallito. Le loro dimissioni, le dimissioni dell’esecutivo sono fondamentali per ricomporre e rilanciare la coalizione che

i caivanesi hanno voluto al governo della città. L’ho detto anche al sindaco. Tonino Falco non si rende conto che ormai non ha più una maggioranza. Vive costantemente sotto ricatto ed ogni consigliere, la mattina, gli porta la . E se non viene esaudita, il sindaco si ritrova senza numeri in aula. Le nostre condizioni le abbiamo messe sul tavolo. Sapete qual è stata la risposta? L’Udc, proprio il partito del primo cittadino, ha disertato la riunione e non si sono presentati. E lo stesso hanno fatto i reduci dei . Ecco perché la riunione è stata rinviata a stasera. Il sindaco ha chiesto un altro po’ di tempo. Siamo di fronte ad una involuzione ulteriore del quadro politico altro che evoluzione. Lo stesso Del Gaudio, sul bilancio del primo anno di amministrazione mi ha detto: . Normale che il vicesindaco dica queste cose: non vive il territorio, esce di mattina presto e torna a sera inoltrata in città. Quindi non conosce i problemi e le condizioni di degrado del

paese. Si facesse un giro per la città. Basta chiedere a qualsiasi cittadino. Caivano merita altro”. Vanacore, come al solito, è schietto, diretto, le cose non le manda certo a dire. Ed il suo gruppo si è dimostrato compatto e leale. Non interessato alle prebende, agli stipendi ed alle poltrone. Sono stati cacciati dalla maggioranza. Nonostante siano stati determinanti per la vittoria di Falco. Al netto dell’inchiesta sulla presunta compravendita dei voti che continua a ritmo serrato.

Adesso, col sindaco in difficoltà, potevano trattare il rientro in maggioranza chiedendo poltrone ed incarichi. Hanno, al contrario, rinunciato alle poltrone e posto problemi seri, sul piano politico e programmatico. Chi non si è dimostrato all’altezza della situazione, soprattutto tra gli assessori, è giusto che passi la mano. Una maggioranza “chiacchierata”, senza volto e senza identità. Vittima dei suoi stessi conflitti di interesse. Per il momento li chiamano così. Ma lo sanno tutti come stanno le cose. A partire dalle lottizzazioni delle famiglie degli assessori, Un mega business che garantirà a Caivano una massiccia colata di cemento. Cemento, degrado e scandali. Ecco il bilancio del primo anno di amministrazione Falco. Il sindaco, però,

fa finta di non vedere. Anzi, alla riunione di lunedì 6 giugno, quella, come detto, che ha chiuso la partita, si è arrivati al colmo. Alcuni elementi utili per capire cosa succede nel Castello. All’incontro sono invitati i segretari di partito. Invece no. Si presentano gli assessori. La notte prima non hanno dormito pensando di dover lanciare poltrona e stipendio. I socialisti arrivano con una delegazione. Ovviamente guidata dall’assessore e vicesindaco Raffaele Del Gaudio. Il quale rompe subito il ghiaccio. Guarda Vanacore e sgombra il campo da ogni dubbio: “Non vado al protocollo. Non mi dimetto”. L’Udc fa peggio. Il partito del sindaco si presenta senza segretario. Arriva Alessandro Ummarino. Il quale riesce a smentire ed a modificare di 360 gradi al posizione che lo “scudocrociato” ha espresso nelle precedenti riunioni. Falco resta muto, in silenzio ed è costretto a tenersi assessori che lui stesso, in Consiglio, ha bollato come “incapaci”. Alessio Vanacore si stufa e prima di andare via ribadisce la ricetta: “Non siamo interessati alle poltrone, non vogliamo poltrone, ma le dimissioni degli assessori sono indispensabili per aprire un dialogo con l’Mpa. Siamo interessati ai programmi, all’interesse collettivo ed all’efficienza dell’amministrazione. Se non si dimettono gli assessori, perché non si dimette il sindaco?”. A domanda risposta: non vogliono perdere lo stipendio e le poltrone. Ricordate? Lottizzazioni e cemento. In termini pratici significa fior di quattrini. Altro giro, altra corsa. Adesso il sindaco ci proverà col Pd.

CAIVANO - LA MAGGIORANZA PERDE LA FACCIA

L’Udc tradisce il sindaco e blinda gli assessori incapaciIl segretario dello “scudocrociato” diserta la riunione ed Alessandro Ummarino fa l’opposto di quanto dichiarato dalla dirigenza nelle precedenti riunioni. Del Gaudio alza la voce: “Non vado al protocollo”. L’Mpa se ne va

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Tonino Falco - Sindaco di Caivano

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MOSAICO11 GIUGNO 201120

RISPANO – Il centrosinistra ed il Pd hanno perso un’altra occasione per tentare un rilancio e

sgombrare il campo dagli equivoci. Ed il consigliere Enzo Cennamo, consigliere comunale e leader del partito di Bersani, dopo settimane di silenzio e dopo le sue dimissioni dalla giunta esce allo scoperto mostrando tata amarezza e delusione. “Purtroppo i fatti mi stanno dando

ragione – spiega Enzo Cennamo -. Le mie dimissioni dall’esecutivo dovevano essere interpretate per quelle che sono: un atto per rafforzare il sindaco e la maggioranza. Un atto per aprire una discussione franca, chiara, netta, tesa ad eliminare tutte quelle imbarazzanti situazioni che hanno impedito alla giunta di garantire il salto di qualità. Invece, dopo 15 giorni dalle mie dimissioni non è stato riunito né il partito né il gruppo consiliare per affrontare e risolvere i problemi con trasparenza e partecipazione. Ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti, Probabilmente, se si fosse fatta chiarezza avremmo evitato anche le dimissioni di Nunzio Cennamo, un altro segnale del malessere che c’è nel popolo di centrosinistra. Le dimissioni servivano ad accendere la spia, a far scattare il campanello d’allarme ed evitare la deriva dell’esecutivo che, puntualmente, c’è stata. Spero che i vertici del Pd capiscano la fase delicata e siano consapevoli che le questioni serie vanno affrontate e non risolte con incarichi e poltrone. La politica è una cosa, la gestione un’altra”. Un’analisi lucida, dettagliata, precisa,

di chi ha una storia politica alle spalle ed è stato abituato alla scuola di partito. Regole e valori che non valgono in questo momento a Crispano. Gli obiettivi sono altri. Pure perché Carlo Esposito sa bene che se toglie Frezza, Capasso e Antonio Barra dall’esecutivo rischia di non avere la maggioranza in Consiglio. Il sindaco lo ha ripetuto sempre. “Purtroppo a Crispano – ha sempre dichiarato il sindaco Carlo Esposito – i consiglieri sono pure assessori e se li tolgo dalla giunta rischio di finire a casa”. Onesto e chiaro come non mai. Non ha fiducia dei suoi assessori, non li stima sul piano politico ed amministrativo. Ma li difende a costo di finire di nuovo sotto i colpi dell’Antimafia pur di tenersi stretto la poltrona. Vive alla giornata, costantemente sotto ricatto. Ha perso autorevolezza e lucidità. E’ rimasto solo. Attorniato da un gruppetto di interessati.Nunzio Cennamo, due gironi prima di presentare le dimissioni, ha annunciato la sua decisione al portale www.napolimetropoli.it. E le sue parole non hanno bisogno di commenti. “Da tempo sto pensando di dimettermi addirittura dal consiglio comunale – ha spiegato Nunzio Cennamo - perché non condivido quello che sta succedendo. Non posso, però, abbandonare a questo punto il mio paese. Ecco perché ho deciso di rassegnare le dimissioni dall’esecutivo, di rimettere il mandato nelle mani del sindaco, del mio partito e del coordinamento in quanto c’è bisogno di una svolta rapida. Enzo Cennamo si è dimesso dalla giunta ponendo argomentazioni serie che devono essere discusse, affrontate e risolte. In un conteso come quello di Crispano, che nel 2005 ha conosciuto l’onta dello scioglimento per camorra, si deve stare molto più attenti rispetto a quanto succede in un contesto normale. Per uscire da questo tunnel è indispensabile che si faccia, sul piano amministrativo, una verifica per valorizzare chi ha lavorato bene e chi si è dimostrato inefficiente. Sul piano politico, invece, urge un confronto perché bisogna ripartire con un nuovo governo, senza macchie e senza ombre. Solo così torneremo alla normalità e restituiremo una speranza al paese”. Ancora: “Non ho scelta. Mi sono smazzato, ho lavorato per la comunità, mi sono sacrificato e non posso correre il rischio di essere

paragonato agli altri. E nessuno si permetta di strumentalizzare il caso che ha coinvolto mio zio Biagio (denunciato alla Procura dai carabinieri per abusi edilizi commessi su un lotto della zona Pip, ndr) e metterlo in relazione con le mie dimissioni. La mia è una scelta per sgombrare il campo dagli equivoci e tentare di rilanciare seriamente il centrosinistra e l’amministrazione. Così non si può più andare avanti. Su mio zio posso solo ripetere quello che ho sempre detto. La responsabilità penale è soggettiva. Se ha commesso degli errori è giusto che paghi. Un concetto che ho ribadito in passato, negando il sostegno al sindaco sulle querele ai giornalisti. Chi si sente diffamato quereli pure. Personalmente sono stato sempre elogiato e non posso querelare chi ha scritto in positivo del mio operato. Serve un rilancio serio, di metodo, di mentalità, di uomini e di valori”. Lo stato d’animo dell’esponente di “Libera democrazia” due giorni prima della lettera di dimissioni dalla giunta era questo. Sfiduciato e demoralizzato. Poi, nella lettera di dimissioni ha sollevato un altro caso: gli esposti anonimi. E nessuno pensi all’opposizione. Si tratta di esposti anonimi che partono dalla pancia della coalizione di governo per colpire i dissidenti. Durante una riunione di maggioranza, alcuni mesi fa, si è discusso di questo. Di una lettera anonima e dei presunti colpevoli. Tutto questo davanti al sindaco Carlo Esposito. Ovviamente, non fanno trapelare nulla. Su questi argomenti sono omertosi. I panni sporchi si lavano in famiglia.

CRISPANO - IL PD DIVENTA UN PARTITO VIRTUALE

Nunzio Cennamo denuncia: “Regia occulta che scrive esposti anonimi. Lascio per tutelare la mia dignità di uomo e di politico”

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La “lumaca” torna libera e democratica

Nunzio Cennamo

Carlo Esposito

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MOSAICO11 GIUGNO 2011 21

RISPANO – Le dimissioni di Nunzio Cennamo dalla giunta hanno messo definitivamente in crisi il centrosinistra.

E’ il secondo assessore, dopo Enzo Cennamo, che nel giro di pochi giorni alza i tacchi, sbatte la porta e se ne va. Lo schema è saltato. Carlo Esposito si incolla alla poltrona e non vuole aprire nessuna verifica di maggioranza per non essere messo di fronte ad una realtà da brividi. Un fallimento annunciato che si arricchisce ogni settimana di un nuovo scandalo o di una nuova polemica. Il sindaco, con la complicità dei dirigenti dell’Ente comunale, in particolare Salvatore Cennamo, ha sterilizzato il Pd. Salvatore Cennamo, superdirigente dell’Ente locale e del Pd. La cui figlia, Marina, siede tra i banchi della maggioranza di governo. Quindi, hanno tutto l’interesse a portare avanti la baracca. Costi quel che costi. Il Pd, infatti, ha riunito tuti i partiti della coalizione senza nemmeno convocare un direttivo per analizzare la crisi, discutere dei problemi e tentare di individuare una soluzione. Hanno escluso tutti dal dibattito politico. Il loro obiettivo è quello di trovare altre due persone disponibili ad entrare in una giunta zeppa di conflitti di interesse e situazioni equivoche. Il sindaco vuole, a questo punto, Enrico Mazzara dell’Idv in amministrazione. Prima lo ha candidato con la promessa di portarlo in giunta, poi lo ha tradito ed adesso, nel momento di difficoltà, come se nulla fosse successo, va da Mazzara e gli offre una poltrona nell’esecutivo. E le richieste pressanti di verifica avanzate dal leader del partito di Di Pietro nei mesi scorsi? Tutti i suoi ragionamenti sulla questione morale e sull’inefficienza degli assessori? Archiviate appena si è aperto lo spiraglio di entrare a pieno titolo nella gestione. E la mortificazione subita dall’Italia dei valori ad opera del sindaco appena dopo le elezioni? La sua esclusione immotivata dalla prima giunta? L’hanno dimenticata. A Crispano funziona così. Nemmeno le dimissioni di due assessori del calibro di Nunzio Cennamo ed Enzo Cennamo riescono ad aprire una verifica seria che parta dall’azzeramento dell’esecutivo e metta al centro della discussione la questione etica, morale e legale. Eppure, le questioni sul tavolo sono davvero spinose: conflitti di interesse, pessima conduzione dell’Utc, scandali legati ad un circuito oliato di licenze, tecnici e studi professionali legati all’amministrazione, parentele scomode ed equivoche, mobilitazione di soggetti legati alla criminalità, affarismo, clientelismo, condanne di dirigenti dell’Ente locale riconfermati in posti di comando con super-deleghe. Insomma, il quadro ideale per un altro scioglimento anticipato degli organi elettivi per infiltrazione della criminalità

organizzata. Il sindaco vuole comporre il mosaico e ricostruire, adesso, nei minimi particolari, la stessa amministrazione caduta sotto i colpi, nel 2005, dell’Antimafia. Una sfida allo Stato in un contesto nettamente peggiorato rispetto agli anni bui. Enrico Mazzara ha perso la parola. Fino a qualche settimana fa lanciava fuoco e fiamme contro gli assessori, il sindaco, il sistema di potere che ruota attorno all’edilizia ed alla gestione. Adesso, come detto, pensa solo di strappare un posto in amministrazione. Addirittura, l’aspetto più grave, è che Enrico Mazzara, dopo una settimana caratterizzata da dimissioni e polemiche, non sappia nulla. Quasi coem se vivesse su Marte. “Non so cosa stia accadendo al Municipio – spiega Mazzara -. Vedrò di informarmi e capire quali sono gli ultimi eventi. Poi, solo dopo la riunione tra tutti i partiti, vedremo casa fare. Un mio ingresso in giunta? Non voglio esprimermi”. Viene sollecitato pure sulla battaglie che il suo gruppo “Valori sociali”, del quale fa parte pure Michele Vitale, ha portato avanti in dissenso con l’amministrazione in carica. In particolare, in merito all’asse Casaburi-Crispano per le libertà affinché si realizzino in città i centri commerciali. Mazzara ne ha fatto una questione di principio nei mesi scorsi. Arrivando a “sfiduciare” l’assessore e la giunta. Ha dimenticato tutto. “Non voglio esprimermi – continua Mazzara – perché non so nulla di concreto. Vedremo nei prossimi giorni cosa accadrà”. Fa il consigliere comunale, è leader di un partito importante come l’Italia dei valori che dovrebbe fare della questione morale, etica e legale, la sua bandiera. Invece no. Fa politica ma non sa cosa succede al Municipio. Evita di prendere posizione perché non vuole bruciarsi l’opportunità di entrare in giunta. E vivere il suo momento di gloria. Sacrificando valori, ideali e mortificando quelle che fino ad oggi erano battaglie di trasparenza ed efficienza. Non hanno avuto nemmeno il coraggio di salvare la faccia e chiedere l’azzeramento dell’esecutivo. Nulla di tutto questo. Si tratta esclusivamente di una questione di poltrone. Carlo Esposito gioca sul “tallone d’Achille”. Ha capito il punto debole dei suoi e tenta di sfruttarlo con incarichi e prebende. Il mercato delle vacche. In maggioranza e pure con settori dell’opposizione. Su quest’ultimo caso, all’orizzonte si profila un altro scandalo in via di approfondimento che smaschererà il consociativismo strisciante tra la maggioranza e parte della minoranza. Ed il Pd? Le accuse al vetriolo che lo stesso coordinatore del Pd Salvatore Esposito ha lanciato qualche mese fa nei confronti della giunta, del sindaco e della maggioranza? Nessuna traccia. Hanno “calmato” pure il

segretario del partito con la promessa di un posto in Consiglio. Come? Facile, facile. Angelo Gallo, primo dei non eletti nella lista del partito di Bersani, diessino storico, ha avuto uno scontro appena dopo il verdetto dell’urna col primo cittadino. Gallo tornerebbe in gioco se Nunzio Cennamo, così come scritto nella sua lettera di dimissioni da assessore, dopo il bilancio si dimetterà pure dall’Assise. Carlo Esposito ha già confessato ai suoi che Gallo non vuole più sapere nulla e si dimetterà a sua volta dal Consiglio. E sapete chi c’è dietro Gallo? Salvatore Esposito. Ecco giustificato il suo silenzio. Ma, come spesso capita, hanno fatto male i conti. “Dopo le elezioni il sindaco ed i vertici del Pd non si sono fatti più sentire – spiega Angelo Gallo -. Sono in un momento di riflessione ma le idee ce l’ho chiare. Non mi dimetterò dal Consiglio, semmai dovessi rientrare, e non lascerò mai il Pd. Sono un diessino storico, un uomo di sinistra quindi non potrò mai lasciare il mio partito. Per diversi motivi e diverse situazioni, fino ad oggi Carlo Esposito non è riuscito a fare niente. Ecco perché il mio auspicio sarà quello di far continuare l’amministrazione sperando, però, che si riesca a fare qualcosa per Crispano”. Salvatore Esposito, quindi, può toglierci il pensiero. Pure perché Nunzio Cennamo deve riflettere e tornare sui suoi passi. Non può tradire l’elettorato, non può tradire chi ha creduto in lui e lasciare il paese nelle mani di chi intende macinare affari sulla pelle dei cittadini. E la “Crispano che vogliamo”? Chi porterà avanti quel progetto? I parenti dei camorristi? I tecnici interessati alle licenze, alle speculazioni ed ai business? Gli affaristi che vogliono portare in città, sui propri terreni, i centri commerciali per macinare denaro in operazioni che storicamente vedono in prima fila la criminalità organizzata? I dirigenti condannati e responsabili dello scioglimento per camorra del 2005? Nunzio Cennamo deve restare in Consiglio ed affermare i sani valori del progetto di “Libera democrazia”. Con le sue dimissioni ha smentito la critica ed i più scettici. Ha dimostrato di non essere attaccato alla poltrona ed allo stipendio. Deve dimostrare, però, coraggio ed amore per la propria terra. Deve restare in Consiglio senza lasciare spazio a “mezze tacche” funzionali al disegno di chi sta riportando Crispano negli anni bui. Proprio come nel 2005. Stesso sindaco, stessa giunta, stessa maggioranza, inquinando pure settori dell’opposizione. Se Nunzio Cennamo va via dall’Assise è il chiaro segno che la “Città che vogliamo” è fallita. A questo punto non dovrebbe dimettersi l’esponente di “Libera democrazia” ma il primo cittadino. Carlo Esposito. Ovviamente non lo farà. I motivi li conoscono tutti.

CRISPANO • IL MERCATO DELLE VACCHE DEL SINDACO

L’Idv pronta a svendersi per un posto in giuntaIl leader del partito di Di Pietro sulle dimissioni di due assessori: “Non so nulla”. Enrico Mazzara pronto ad entrare in quell’amministrazione che ha bocciato solo qualche mese fa

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MOSAICO11 GIUGNO 201122

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MOSAICO11 GIUGNO 2011

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SATIRA

Voce ‘e popolo voce ‘e Dio...Na zefira e ‘ vient

MOSAICO

‘O pesce fète d’à capa…Cari amici eccomi quà…a narrar le gesta e Sua Maestà, “Cenzino à…rresta”…! Gesù Gesù in città non si vive più…! Ogni juorno è na guerra, cu ferite e muorte ‘nterra. Oramai ‘o RE non è più sereno, per lui è…sul tuosseco e veleno. Infatti, da un poco di tempo a questa par-te, non c’è più gloria se manca la vittoria, ma solo offese per l’ardimentoso eroe di mille imprese…chill’ommo ‘e valo-re s’è coperto e disonore…sic! E così, dopo l’ultimo scaccione per mano d’ “ò Barone”, senza battere ciglio, ò RE…si piega al giusto consiglio:<< Maestà…a sconfitta avimma rispettà >>. E fù così che l’allegra brigata se la battè in ritirata..hi..hi..hi.! Eccoli là, un fruscìo a malapena, il silen-zio di tant’è anema ‘mpena; embè, sapete, la paura è forte, a corte…l’aspettano maz-zate e morte…! Facendo anema e coraggio, la truppa iniziò il triste viaggio. Davanti a tutti… “Gennarino ò scugnat”, ò puvuriello me pare nù stunàt, brutta è stata à mazzìat…sic! Al passo e a capochino, seguono “ò Ciappett”, “Chiusì” e “ò Bambino”. più lontana, invece, una coppia strana…? “Totonno e bee..he” e la solita anema

scura, Gesù ca paura…”à Crapa”; il guer-riero p’eccellenza, di lui basta la presenza pè dà calore a Sua Eminenza…sic! Giunti alla fine del plotone, che impres-sione: “Giulillo ò brugliòne”, tutto af-franto dalla disperazione…’a pèrz vitto e pensione…sic! Nel frattempo a palazzo continua il sollaz-zo, e non si bada ‘a spesa…cucina donna Teresa…sic! Pronto l’ennesimo banchet-to, premiato un altro giovane cadetto: ”Marcuccio ò contabile”; così come per “Nunziell ò panzaruttar”, anche di lui si raccontano strane gesta, entrambi sono l’orgoglio di “Cenzino à…rresta”. Ospi-te d’onore à “Signurin e quagliarell”, che una volta all’anno…lassa ‘a paglia-rell pe’ se godè ‘a passerell.! Eppure la buonanima di nonno “Filippo” ogni qualvolta che posava gli occhi sulla bella damigella, mi ripeteva sempre la stessa storiella:<< Giggin bello d’ò nonno ricordati…’a bona mercanzia trova pri-èsto a ghji pe’ n’àutra via.Nel contempo dall’altro della città, qual-cuno se stà ‘a lamentà…sic! “ò Mino-tauro”, animale assai fureste e brutto comm’à peste, in preda alla frennesia per l’ingiusta scortesia….sic! ‘Int ‘a sta taran-tella, chi s’è fatt’à mappatella è “Tonino ò

pullecenèlla”, a lui molto vicino da quan-do era bambino..hi..hi..hi.!Ed anche questa volta, p’ò bene ‘e stu paese c’è penza “Ninì ò livornese” che, apparso all’improvviso cù ddoje schioc-che rosse in viso, rivolto all’amico suojo di un tempo oramai perduto, se’consente l’ultimo contributo: Due rane, abbandonato il pantano dove abitavano, perché nell’estate s’era pro-sciugato, andavano cercandone un altro. Capitarono presso un profondo pozzo, e una di esse, quando lo vide, disse all’al-tra:<< Ehi, tu! Scendiamo giù insieme in questo pozzo >>. Ma l’altra le rispo-se:<< e se poi l’acqua secca anche qui, come faremo ad uscirne fuori? >>. Morale della favola: la storia mostra che non bisogna mai avventurarsi imprudente-mente in un impresa.E con l’ennesima saggia novella, volge al termine la nostra consueta puntatel-la.Riuscirà il cavaliere senza paura a sconfiggere la sventura…? Ciò lo sco-prirete nella prossima puntata, che Giggin già la tiene bella e preparata, perché se parlano tutti allora…parlo pure io.

L’editore, il direttore, la redazione partecipano al dolore che ha colpito l’amico Pasquale

Castaldo per la perdita della cara mamma.

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