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In piazza per la salute In piazza per la salute Supplemento di ricerca infermieristica All’interno, pagg. 19/30 Napoli “Salute e sicurezza sui luoghi di lavoro” a pagina 32 Luigi Lembo Benevento Infermieri candidati Lusinghiere affermazioni a pagina 34 Andrea Della Ratta Organo Ufficiale Ipasvi di Napoli Anno XXII n°2 Sped. Abb. Post. art. 2 Comma 20/c legge 662/96 Filiale di Napoli SC N ursing

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In piazza perla saluteIn piazza perla salute

Supplemento di ricerca infermieristica

All’interno, pagg. 19/30

Napoli“Salute e sicurezza

sui luoghi di lavoro”

a pagina 32 Luigi Lembo

BeneventoInfermieri candidati

Lusinghiere affermazioni

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3Giugno 2016

Piani ospedalierie le nozze coi fichi secchi

L’Editorialedi Ciro Carbone

Non sappiamo ancora quale giudiziodaranno i ministeri competenti Mef eSanità sul nuovo piano sanitario della

Campania. Le notizie apparse sui giornali, le in-discrezioni che anche noi pubblichiamo perinformare i nostri iscritti, nonmi sembrano unabase seria e sufficiente per esprimere un giudiziodi merito. Aspetteremo la versione ufficiale,quella liquidata daRoma, perdire la nostra.Delresto, alCommissario JosephPolimeni abbiamogià detto cosa sta a cuore agli infermieri. Glie loabbiamo detto, conmodi garbati, ma fermi, nelcorso dell’ultimo incontro a Palazzo SantaLucia.Forti del nostro sapere, che è frutto di un con-

fronto continuo, serrato, giornaliero con gli am-malati, siamo stati chiari e non abbiamotergiversato. Nessun libro dei sogni, né liste deidesideri.Poche cose.Ma in cimaa tutto abbiamomesso

il lavoro. La sanità campana deve costare dimeno, deve essere di qualità e offrire servizi ade-guati alle richieste dell’utenza. Proprio come ac-cade nelle regioni benchmark. Ma ha bisognosoprattutto del lavoro di giovani infermieri perrispondere alle esigenze dei cittadini. La sanitàcampana ha un urgente bisogno di infermieri edi infermiere pediatriche. C’è penuria negliospedali, dove si va avanti con colleghi anziani eprovati da anni e anni di turnimassacranti e conrari innesti di giovani precari mandati allo sba-raglio.Quando non si può assumere nemmeno per

via interinale, si preferisce chiudere interi re-parti, rinviare o bloccare le attività di elezione,far allungare le liste d’attesa fino a far scapparei pazienti nelle regioni del nord. Anche quelligravi e con urgente bisogno di cure. I nodi cru-ciali della sanità campana sono questi.Nel piano ospedaliero, come ovvio, non si fa

alcun riferimento alle risorse umane. Siamo ri-

masti all’annuncio delle famose 1200 assunzionidovute allo sblocco totale del turn over per il2015.Manon si conoscono né numeri, né tempi.Qualsiasi rivoluzione sia stata disegnata per ilfuturo nel nuovo piano ospedaliero deve partiredal lavoro. Altrimenti, più che fare una rivolu-zione, si vuole andare a nozze coi fichi secchi.La sanità campana ha bisogno di infermieri

negli ospedali, ma anche sul territorio: per lacontinuità di cura, per non ingolfare i prontosoccorso, per assistere gli ammalati gravi a do-micilio. E’ora che accanto agli ammalati ci sianogli infermieri che servono. Per fare questo biso-gna innanzitutto stabilizzare il precariato storicoe quello nuovo (interinali, co.co.pro, infermieri aprogetto). Qualcosa si è fatto, ma non basta.Bisogna mettere mano alla mobilità interre-

gionale per far rientrare i tanti colleghi emigratial nord, per farli riavvicinare alle loro famiglie,alle loro case. E poi i concorsi. La sanità cam-pana ha bisogno di un rapido ritorno alla nor-malità nelle assunzioni e nel reclutamento delpersonale. Del resto, lo stessoministro Lorenzinlo ha detto: LaCampania “non ha bisogno di ri-sparmiare”, “La Campania ora non ha questoproblema perché è sostanzialmente in equilibriodi bilancio”. Gli infermieri della Regione Cam-pania sono stati i tra i protagonisti del risana-mento dei conti. Insieme con i cittadini e con lealtre professioni sanitarie. Conpiena assunzionedi responsabilità, di impegno e dedizione hannosostenuto carichi di lavoro pressanti in condi-zioni di scarsità di risorse per garantire ai citta-dini un’adeguata qualità di cure ed assistenza asalvaguardia della dignità della persona e dellafamiglia. E allora bisogna pensare di offrire lagiusta, doverosa e qualificata assistenza agli am-malati e servizi adeguati ai cittadini. Perché, lodice un recente studio condotto in Inghilterra:dove ci sono più infermieri si guarisce meglio eprima.

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Supplemento di NapolisanaRivista periodica di:aggiornamenti professionali, attualità e cultura

Organo ufficiale dei Collegi Ipasvidi Napoli e BeneventoANNO XXII- N. 2 - GIUGNO 2016AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE DI NAPOLI N. 4681 DEL 27/9/1995Spedizione in abb. pos. /art. 2, comma 20/c, L. 662/96 Filiale di Napoli

Direttore editorialeCiro CarboneDirettore responsabilePino De Martino

Comitato scientificoMargherita Ascione, Francesco Attena, Angela Basile,Florinda Carcarino, Francesco Catapano,Giuseppe De Falco, Andrea Della Ratta, Maria RosariaEsposito, Assunta Guillari, Eva Lieto,Nicola Scarpato, Carlo Vigorito, Americo Zotti.

Segreteria scientificaFranca Sarracino

Hanno collaborato a questo numeroSabrina Bindo, Giuseppina Borriello, Anna BuonocoreDario De Martino, Andrea Della Ratta, Anna De Vita,Maria Rosaria Esposito, Assunta Guillari,Alfredo La Monica, Luigi Lembo, Sharon Magliaro,Miriam Napolitano, Rita Nardone, Ilaria Rossi,Chiara Sepe, Pippo Trio.

Editore, direzione e redazione:Collegio Ipasvi NapoliVia Costantinopoli, n 27, Cap. 80138, Napoli,Tel. 081 440140, Fax 081 440217e-mail: [email protected] web: www.ipasvinapoli.org

LA RIVISTA VIENE INVIATA GRATUITAMENTE AGLI ISCRITTI

RESP. GRAFICA, IMPAGINAZIONE E STAMPA

QUORUM - NUOVA POGGIOREALE 8 - 80143 NAPOLILa riproduzione e la ristampa anche parziali di articoli e immagini del giornalesono formalmente vietate senza la debita autorizzazione dell’editore.

In questo numero:L’EditorialePiani ospedalierie le nozze coni fichi secchidi Ciro Carbone

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ResponsabilitàprofessionaleCittadini e infermieri,in piazza per la saluteServizi a cura di Dario De Martino

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Qui NapoliIl CollegioIpasvi di Napoliincontra i neolaureati

In questo NUMERO

PoliticaSanitaria

Turni light e territorio,mancano 47mila infermieriLa Federazione Nazionale del Collegi Ipasvi hareso pubblico il fabbisogno di risorse umaneche occorrerebbe inserire negli ospedali enelle strutture territoriali.

di Pippo Trio

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Qui NapoliGli Infermieri

protagonistiall'Isola della Salute

di Ilaria Rossi

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PoliticaSanitariaProfessioni sanitarie:Ordini, ad un passodalla meta

Con l’approvazione al Senato del Ddl Lorenzin ilprocesso di riforma ordinistica nella sanità com-pie un importante passo in avanti. Ora la parolaalla Camera. Oltre un milione gli operatori inte-ressati. Forse entro quest’anno la legge.

di Pino De Martino

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Politica SanitariaMef e Sanitàstudiano ilPiano Campaniadi Pino De Martino

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NSC NursingSupplementodi ricercainfermieristica

all’interno, pagg.19/30

16

Dentro la professioneLe “Sindromi

Culturalmente Determinate”a cura di Sharon Magliaro, Anna De Vita

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Dentrola professione

L’ambulatoriodiabetologicoa cura di Giuseppina Borriello, Alfredo La Monica

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Qui BeneventoInfermieri candidatiLusinghiere affermazioni

di Andrea Della Ratta

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Dentrola professioneIl ruolo dell’infermierenella promozione dellasicurezza a domicilioa cura di Rita Nardone Anna De Vita

37

Politica SanitariaVia i commissari

I vertici della sanità linomina il Governatore

di Anna Buonocore

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Ospedali e territorioMastectomia preventivae mutazioni genetichedi Chiara Sepe

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6 Giugno 2016

di Dario De Martino

“Saremo in piazza per offrire ai cit-tadini le nostre competenze e il no-stro impegno sociale, umano e

professionale a favore di una sanità soli-dale, universalistica e di qualità. Essere afianco dei cittadini è parte del nostro patri-monio culturale e professionale. Lo testi-moniamo oggi 12 maggio, cosi come lopratichiamo ogni giorno con il nostro la-voro”. Sono le parole con le quali CiroCarbone, presidente del Collegio Ipasvi diNapoli, ha presentato le iniziative promossedalla professione nell’occasione del 12maggio, giornata internazionale dell’infer-miere. “Abbiamo scelto la piazza e non unluogo chiuso perché vogliamo sottolineareil nostro legame con la cittadinanza. Ci ac-compagnano da sempre valori morali e ci-vili che legano la nostra professione conl’impegno sociale”, ha spiegato Carbone inun comunicato diffuso alla stampa.“Ci bat-tiamo per una sanità migliore, soprattuttoal Sud dove maggiori sono le carenze del-l’offerta di salute e dove maggiormente icittadini pagano di più per un serviziomenoefficiente che altrove. Ma anche per un si-stema sanitario più equo e sostenibile. Gliinfermieri sono la soluzione ai nuovi biso-gni di salute della popolazione. La nostraprofessione è portatrice di un modelloavanzato e innovativo dell’assistenza. Unmodello che guarda alle condizioni epide-miologiche della popolazione e al soddi-sfacimento reale dei suoi bisogni,soprattutto di quelli emergenti, legati al-l’età, alla cronicità e alla non autosuffi-cienza. Per questo il 12 maggio di

quest’anno deve rappresentare l’afferma-zione della nostra professione perché i cit-tadini e i pazienti sappiano, così come dicelo slogan adottato dalla Federazione na-zionale, che gli infermieri non li abbando-nano mai”.Su questi principi è stata organizzata la

giornata dell’infermiere a Napoli que-st’anno. “Musica & Salute” con il Colle-gio Ipasvi di Napoli per un giorno in piazzadel Gesù Nuovo con grandi artisti e impor-tanti associazioni di volontariato messi in-sieme da Vincenzo De Falco, grandeanimatore della kermesse.Una giornata celebrata tra la gente: pro-

muovendo la prevenzione, ma anche di-chiarando i valori umani e sociali dellaprofessione. Cosi, accanto ai gazebo per of-frire prestazioni sanitarie e infermieristichegratuite ai cittadini, anche iniziative cultu-rali come musica, poesia, teatro. Un suc-cesso di pubblico,ma anchemediatico vistal’attenzione dedicata dai media all’inizia-tiva. Nonostante la pioggia battente, le ottotende allestite in collaborazione con l’A-zienda ospedaliera Universitaria Sun eranoaffollate. Otto stand presidiati per offrireinformazioni e semplici prestazioni di pre-venzione.L’Unità Operativa Complessa di “Diete-

tica e Medicina dello Sport” della Sun, di-retta dal prof. Marcellino Monda, è statapresente con uno stand dedicato alla pro-mozione del benessere, partendo da una va-lutazione del peso corporeo. Misurazioniantropometriche e determinazioni dell’in-dice di massa corporeo sono state eseguite“in piazza” sui visitatori interessati in unarco temporale di 5 ore, ottenendo un cam-

pione di circa 400 persone.Molto frequentato anche il gazebo alle-

stito dal Gruppo degli Specialisti ORLdellaSeconda Università, diretta dal Prof. Gae-tano Motta. Lo stand era provvisto di unapostazione audiometrica di screening , conla presenza di personalemedico e di tecniciaudio-protesisti. “Si è trattato di un incon-tro con la cittadinanza – spiega il prof.D’Errico - per una sensibilizzazione edinformazione sulle problematiche riguar-danti l’udito”.Tra gli stand, anche quello dell’’Associa-

zione “L’isola che c’è”, una Onlus fondatada un gruppo di medici e professionisti, tracui pediatri che, lavorando per anni con

Straordinario successo di pubblico, sui social e attraversoi media per l’iniziativa “Musica & Salute” messa in campo dalCollegio Ipasvi di Napoli. Otto stand per celebrare con laprevenzione, l’informazione e la cultura la giornata dedicataall’assistenza infermieristica. Carbone: “Rinnovato il nostro im-pegno sociale, umano e professionale”. Feconda collaborazio-ne con la II Università di Napoli e leAssociazioni di volontariato.

Cittadini e infermieri, in piazza

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7Giugno 2016

bambini affetti da vari tipi di handicap e conle loro mamme. Il loro impegno è di orga-nizzare qualcosa che in Italia ancora nonesiste: un centro dove tutti i pomeriggi bam-bini sani e bambini portatori di handicappossano condividere in maniera integrataattività ludiche e didattiche (ippoterapia,casa sull’albero, laboratori di integrazione,percorsi per non vedenti, realizzazione diorti, scuola di cucina, artigianato, musica,teatro ecc.). L’invito a scendere in piazzacon gli infermieri è stato accolto anche daglistudenti del Corso di Laurea Infermieristicadella Sun, sede dell’Istituto Nazionale Tu-mori G. Pascale, coordinati dalla prof. Ma-riarosaria Esposito. I ragazzi hanno

inscenato un flash mob tutto incentrato sullavaggio delle mani “Molti studi, ci spiegala Esposito, hanno dimostrato che quandol’adesione alla corretta igiene delle mani èelevata, si riduce il rischio di infezioni cor-relate all’assistenza.

Molto sentita e apprezzata anche le pre-senze dell’Associazione V.O.L.A. (unaOnlus di volontari che svolge da anni sulterritorio attività finalizzate alla Preven-zione delle Malattie Sessualmente Tra-smesse (MST) e dell’Associazione “CodiceRosa”, che ha voluto essere in Piazza conun flash mob contro la violenza di genere.“Codice Rosa” è un’associazione che si oc-cupa di violenza di genere creata da un’in-

fermiera , Anna Maria Iannicelli, attualePresidente, che insieme a tanti altri infer-mieri e non solo, cerca di fare non solo pre-venzione ma anche di dare una mano a chi,come sempre, non riesce a denunciare.

Salute si, ma nella giornata dedicata agliinfermieri si è voluto dare anche spazio allacura dello spirito, dello stare insieme. Dopouna mattinata dedicata alla prevenzione, lachitarra di Antonio Onorato, i drums diTony Esposito e un recital di Peppe Lan-zetta hanno concluso degnamente una gior-nata dedicata all’assistenza infermieristica.L’intera manifestazione è stata seguita in di-retta dalla piazza da parte di Gigio Rosa diRadio Marte Stereo.

per la salute

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8 Giugno 2016

L’associazioneV.O.L.A., è un’associa-zione onlus di volontari che svolge daanni sul territorio attività finalizzate

alla prevenzione dellemalattie sessualmente tra-smesse (MST). Nasce nel dicembre 2004, dallavolontà ed iniziativa di alcuni infermieri chequotidianamente si confrontano con una realtàche li vede costretti ad assistere a scene ai limitidella credibilità, si parla di persone affette dalvirus HIV/AIDS, senza fissa dimora, di tossi-codipendenti spesso abbandonati anche dalleloro famiglie. Presieduta dal dott. Vincenzo DeFalco, collabora con il Presidio Sanitario D.Co-tugno dove ha sede, facente parte dell’A.O. deiColli. Promuove assistenza psicologica ai pa-zienti sieropositivi e alle loro famiglie, la quali-ficazione professionale e l’aggiornamento,organizza manifestazioni ed eventi a scopo so-ciale e promulgativi.Costituita da infermieri ospedalieri impegnati

nell’assistenza delle persone affette da HIV enella prevenzione della diffusione del virus at-traverso intense campagne di comunicazione ben radicate sul ter-ritorio napoletano, sulla base dell’esperienza maturata sianell’ambito professionale dei singoli soci, sia nell’ambito dell’or-ganizzazione di eventi di promozione dell’uso del preservativo,intende realizzare nelle scuole un progetto che, con l’utilizzo didiversi strumenti, sappia dare un contributo più variegato e dura-turo alla promozione del divertimento sano e responsabile fra igiovani studenti dellescuole medie superiori,scoraggiando inmodo par-ticolare l’assunzione didroghe che, oltre a costi-tuire di per sé una condottaillegale, diventa spessocausa di comportamentisessuali non protetti equindi a rischio di contagioHIV. Inoltre, consapevolidel fatto che il ricorso allesostanze stupefacenti rap-presenta non solo un mal-costume giovanile semprepiù diffuso, ma è spesso unsintomo di più radicati eprofondi disagi ascrivibilia dinamiche psico-sociali

disfunzionali alla crescita del giovane adolescente, i soci dell’as-sociazione si pongono anche come più generale e ambiziosoobiettivo quello di favorire l’empowerment dei ragazzi: em-powerment è un processo che permette ai singoli e ai gruppi diaccrescere le proprie capacità di controllare attivamente la propriavita. La prevenzione del disagio e il potenziamento dell’em-powerment saranno perseguiti attraverso la promozione delle ca-

pacità creative all’internodi un percorso ludico-for-mativo, che sarà occasioneper i giovani studenti diesperire le proprie poten-zialità e competenze, alfine di rafforzare capacitàche li rendano “soggetti at-tivi”in grado di esprimereed esercitare una volontà,sia nei confronti di se stessisia nei confronti del pro-prio ambiente sociale, chetroppo spesso offre scenaridesolanti impregnati dibullismo, modelli compor-tamentali delinquenziali,abuso di sostanze stupefa-centi, indifferenza.

Vola, un fronte alle malattiesessualmente trasmesse

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9Giugno 2016

“L’Isola che c’è”L’impegno per l’infanzia

“L’isola che c’è” è unaOnlus fondata da un gruppo dime-dici e professionisti, tra cui pediatri che, lavorando peranni con bambini affetti da vari tipi di handicap e con le

loro mamme, hanno maturato sempre più forte la convinzione diquanto possa essere bello e al tempo stesso necessario organizzarequalcosa che in Italia ancora non esiste: un centro dove tutti i po-meriggi bambini sani e bambini portatori di handicap possanocondividere in maniera integrata attività ludiche e didattiche (ip-poterapia, casa sull’albero, laboratori di integrazione, percorsi pernon vedenti, realizzazione di orti, scuola di cucina, artigianato,musica, teatro ecc.), anche attraverso il metodo Montessori. Giàdecine di associazioni si occupano infatti quotidianamente di so-stenere i bambini sia sani sia portatori di handicap,ma nessuna an-cora lavora inmaniera strutturata emirata sulla loro integrazione.Inoltre in Italia non è prevista nessuna “cura” per le mamme deibambini portatori di handicap. L’Associazione ha come missionquella di: favorire l’integrazione di bambini sani con i bambiniportatori di handicap; prendersi cura a titolo gratuito dellemammedei bambini portatori di handicap (estetica,massaggi, yoga, relax,biblioteca, internet). Grazie all’aiuto di persone sensibili, l’asso-ciazione dispone di un’area all’aperto di oltre 2000metri quadrati,dove poter iniziare il nostro progetto che comprende tra l’altro lacreazione di un orto didattico, con inoltre un ampio vigneto edagrumeto. Il progetto portato avanti dall’Associazione è patroci-nato dall’Unicef e dal Garante per l’infanzia e l’adolescenza. Perraccogliere adesioni e pareri è stato aperto un gruppo su Face-book, al quale ognuno può chiedere d’iscriversi (attualmentesiamo più di 850), oltre ad un sito web: www.lisolacheceonlus.it.Tra i sostenitori figurano: Ikea, Deutsche Bank, Medmar, Bit-Brotherweb designer, RoadTv, l’attoreDuilioA.Vaccari e RaffoArt.In questo periodo c’è la possibilità di devolvere il 5 permille,il Codice Fiscale dell’Associazione è 95225160639, mentre peruna donazione l’IBAN è IT02T0335901600100000142245.

Codice rosa, controla violenza di genereCentosettantasette femminicidi in Italia nel 2014; 137 nel

2015; 3624 le violenze sessuali tra il marzo 2014 e il2015; 4.607 nel 2013 , già 20 femminicidi dall’inizio di

quest’anno. Il mondo è pieno di violenza: subdola, strisciante, im-prevedibile. Ci coglie di sorpresa. In ogni istante può rappresentareil sottofondo della nostra vita quotidiana. Essa è all’ordine delgiorno. E, devo dire, non esiste una parola ugualmente rilevante nelvocabolario dell’attualità. La violenza rappresenta la sconfitta del-l’etica, l’attentato alla convivenza civile, una ferita alla dignitàumana.Se ne parla, la si condanna, la si stigmatizza politicamente,viene sanzionata giuridicamente.Ma continuiamo a captare segni,indizi gravi ed inequivocabili di una recrudescenza che tiene colfiato sospeso. Ecco perché, nella Giornata Internazionale dell’in-fermiere, l’Associazione “CodiceRosa”, ha voluto essere in Piazzacon un flash mob contro la violenza di genere. “Codice Rosa” èun’Associazione che si occupa di violenza di genere creata da un’in-fermiera,Anna Maria Iannicelli, attuale Presidente, che insieme atanti altri infermieri e non solo, cerca di fare non solo prevenzionema anche di dare una mano a chi, come sempre, non riesce a de-nunciare.“La nostra ragione sociale – dice la Presidente - è quelladi riuscire non solo a sviluppare una consapevolezza diffusa delproblema e la capacità di riconoscere i segni indicatori di possibilisituazioni di violenza, ma anche di mettere in luce quello che è giu-sto fare in determinati momenti, quali sono gli accorgimenti da

prendere se ci si trova davanti una donna, un minore, un omoses-suale vittima di abusi, dove indirizzarli e fornire un’assistenza in-fermieristica adeguata”. Questo perché, in primo luogo,professionalmente è importante che l’infermiere non si faccia tro-vare impreparato di fronte a coloro che hanno subito una violenza.E in secondo luogo, da un punto di vista etico, come dice la sto-riella allegorica, di un autore anonimo, che introduce numerosi libridi etica infermieristica di Fedrigotti “Un infermiere se vuole essereeticamente rilevante deve fare la differenza per ciascuno dei suoipazienti 1.”

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10 Giugno 2016

Dietetica e Medicinadello Sport, per

promuovere il benessere

In occasione della Giornata Internazionale dell’In-fermiere del 12 maggio scorso, l’Unità OperativaComplessa di “Dietetica e Medicina dello Sport”

della Sun, diretta dal prof. Marcellino Monda, è statapresente con uno stand in Piazza del GesùNuovo di Na-poli. Un presidiodedicato alla promozione del benessere,partendo da una valutazione del peso corporeo dei visi-tatori, sono state effettuate “in piazza” misurazioni an-tropometriche e determinazioni dell’indice di massacorporeo sui visitatori interessati in un arco temporale di5 ore, ottenendo un campione di circa 400 persone. Laprevalenza di eccesso ponderale è risultata di circa il 53%nella popolazione analizzata, confermando i dati allar-manti derivati da altre indagini epidemiologiche, chepongono la Campania al primo posto in Italia per la pre-

valenza di obesità, sia per gliadulti sia per i bambini.La valutazione ponderale è

stata di spunto per attrarre l’at-tenzione dei visitatori sulmate-riale espositivo statico(cartelloni, ecc.) e dinamico(video brevi, spots, ecc.). Tuttoquesto per promuovere la sanaalimentazione e l’adeguatoesercizio fisico quali colonneportanti del benessere. La ma-nifestazione ha permesso di farconoscere una “singolare”struttura universitaria (nella dif-ficile realtà del Centro Storicodi Napoli, sede del Policlinicodella Sun), che coniuga com-petenze nutrizionali con quelleriguardanti l’attività motoria.

“Abbiamo voluto portare inpiazza del Gesù Nuovo unastrategia educativa promossa

dall’Oms per sottolineare il ruolo cheda sempre gli infermieri si impegnanoa sostenere per la sicurezza del pa-ziente, ma anche come intervento pe-dagogico che ha saputo coniugare idue aspetti:musica e promozione dellasalute, rivolto a tutta la popolazione persensibilizzare alle cure igieniche. Ilsemplice gesto di lavaggiomani, salvavite umane”. Cosi la dottoressa Ma-riarosaria Esposito, coordinatore in-fermieristico del CIO, (Comitatoinfezioni ospedaliere), ha spiegatol’impegno degli studenti della Sun a favoredel lavaggio delle mani e la loro apprezzataperformance in piazza del Gesù Nuovo inoccasione della giornata internazionale del-l’Infermiere. L’intervento formativo è statorappresentato dagli studenti sotto forma diun ballo in cui veniva simulato il corretto la-vaggio delle mani con la soluzione alcolicae con l’interpretazione da parte degli studentidella canzone di E. De Crescenzo “LeMani”. Bisogna ricordare che quest’anno gli

studenti del Corso di Laurea Infermieristicadella Sun, sede dell’Istituto Nazionale Tu-mori G. Pascale, hanno aderito alla Campa-gna promossa dall’Oms per coinvolgere glioperatori sanitari, pazienti e visitatori al cor-retto lavaggio delle mani. “Il programmaeducativo, promosso dalla Direzione Sani-taria dell’Istituto - spiega la Esposito - haprevisto la disseminazione di dispenser conil prodotto idroalcolico per l’igiene dellemani, la diffusione di locandine illustrative

e la formazione sui 5 momenti del-l’igiene delle mani (prima del con-tatto del paziente, dopo il contatto,prima di procedure asettiche, dopoil contatto con fluidi biologici, dopoil contatto con l’ambiente circo-stante il paziente” (vedi figura 1).Il 5maggio l’Oms promuove e so-

stiene l’impegno nei confronti dellacampagna “SAVE LIVES: CleanYour Hands” (Salvate vite: lavatevile mani), dedicata alla GiornataMondiale sull’igiene delle mani.Tale data è stata scelta per ricordarenon solo la locandina dei 5momentifondamentali della promozione del-

l’igiene delle mani nelle attività sanitarie eassistenziali, ma anche perché è il quintogiorno del quinto mese dell’anno. Un ap-puntamento annuale che si ripete per riba-dire e sensibilizzare tutti sul ruolo chiavedell’igiene delle mani, riconosciuta comeuna pratica centrale per proteggere i pazientidalla trasmissione di infezioni. Molti studihanno dimostrato che quando l’adesione allacorretta igiene dellemani è elevata, si riduceil rischio di infezioni correlate al’assistenza.

Gli studenti della SunUna campagna per l’igiene delle mani

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11Giugno 2016

Anche l’Associazione Nazionale Cives, Nucleo di Napoli, ha dato il proprio con-tributo, in occasione della celebrazione della GiornataMondiale dell’Infermieredel 12 Maggio, con una campagna di sensibilizzazione di rilievo nazionale per

diffondere un messaggio di utilità sociale nei confronti dei cittadini, favorendo la cono-scenza delmondo infermieristico ed in particolare di quello dell’infermieristica di ProtezioneCivile. Il Presidente Cives di Napoli, il Consigliere Guido Amato ce ne spiega il senso.“Questa campagna viene ripetuta ogni anno e i temi sono e saranno sempre due. Que-st’anno, il primo è legato alla professione infermieristica, definito tema Ipasvi”: gli infer-mieri Cives hanno effettuato la rilevazione dei parametri vitali (pressione arteriosa, glicemia,saturimetria), e la compilazione di un questionario da parte del cittadino, il “Questionariodella salute”, da inviare alla Direzione Nazionale Cives per fini statistici e di ricerca. Inol-tre, con la super visione di Istruttori esperti e qualificati sono state effettuate dimostrazioniriguardanti lemanovre di rianimazione cardiopolmonare, lemanovre di disostruzione dellevie aeree, l’utilizzo del defibrillatore. “Il secondo tema, definito temaCives, - spiegaAmato- è legato al mondo della Protezione Civile ed è dedicato prevalentemente ai bambini, con

il gioco educativo “Il miokit d’emergenza” in cui ibambini attraverso ilgioco, impareranno l’im-portanza della prevenzionein emergenza e un per-corso alla scoperta delposto più sicuro dovemet-tersi in salvo in caso di ca-lamità”.Valore aggiunto del Nu-

cleo Cives Napoli è l’ac-creditamento presso laRegione Campania comeente formatore per i corsidi BLSD e quindi l’ ap-partenenza alla rete forma-tiva della nota SocietàScientifica IRC “ItalianResuscitation Council”,gruppo Italiano per la Ria-nimazione Cardiopolmo-

nare, con lo scopo primario di diffondere la cultura e l’organizzazione della rianimazionecardiopolmonare in Italia, inoltre, la loro attività si integra in modo particolare con quelladell’European Resuscitation Council. Il mondo infermieristico, è da sempre per propriacultura, attento e sensibile al tema della solidarietà e dell’aiuto alle fasce deboli ed alle po-polazioni vittime di disastri e calamità ed è noto che le associazioni di volontariato traggonoil loro sostentamento soprattutto dalla disponibilità dei soci e dal sostegno di coloro che, pursenza essere parte dell’associazione, ne condividono gli scopi e gli obiettivi. Hanno presoparte alla giornata del 12: Infermieri:CapassoCarmen,CuomoMartina,GiordanoRita,Guadagno Giovanna, Langella Federica, Loffredo Jacopo, Piluso Pietro, Russo Si-mona, Saviano Rocco, Schettino Vittoria, Strazzulli Angela, Strazzulli Margherita,Villani Carla. Istruttori/ Infermieri: Del Prete Antonio, Del Prete Luigi, PalladinoCiro, PiscopoAgrippino, Salinas Fabiana, Salinas Salvatore.

Uno standper lo screeningaudiologicoLa giornata dedicata agli Infermieri ha

visto la partecipazione del Gruppo degliSpecialisti ORL della Seconda Univer-sità, diretta dal Prof. Gaetano Motta ecoordinati per l’occasione dal prof.D’Errico. Per l’occasione è stato alle-stito uno stand provvisto di una posta-zione audiometrica di screening, con lapresenza di personalemedico e di tecniciaudio-protesisti. “Si è trattato di un in-contro con la cittadinanza per una sen-sibilizzazione ed informazione sulleproblematiche riguardanti l’udito”,spiega D’Errico. “Bisogna dire subitoche gli anziani sono stati maggiormenteattratti da tale iniziativa.Molti hanno ri-chiesto una valutazione audiometrica,preoccupati da una oggettiva difficoltànella quotidianità e nei rapporti sociali.Sono state effettuate decine di misura-zioni audiometriche di screening e neicasi in cui veniva riscontrato un deficitsignificativo, le persone interessate ve-nivano invitate a recarsi presso in nostropresidio al Secondo Policlinico, Edificio17 - terzo piano, per sottoporsi ad ulte-riori indagini, più precise ed approfon-dite”. In definitiva una giornata utile,considerata la scarsa conoscenza dimo-strata dalla popolazione sui gravissimiproblemi che possono derivare dalla per-dita dell’udito, nei giovanissimi per i di-sturbi dell’apprendimento e sugli anzianiriguardo al loro isolamento.

Cives Napoli, professionistinella Protezione civile

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12 Giugno 2016

PoliticaSanitaria

di Pino De Martino

La tanto attesa riforma ordinistica insanità è a un passo dallameta. Conl’approvazione da parte del Senato

del disegno di legge 1324 “Norme varie inmateria sanitaria”, più noto come Ddl Lo-renzin, le professioni sanitarie tutte hannoraggiunto un importante traguardo che con-ferma il ruolo che viene loro attribuito perl’evoluzione e lo sviluppo del Servizio sani-tario nazionale e dell'intero sistema salute delPaese. Infermieri, soprattutto.Maancheoste-

triche, tecnici di radiologia. Tutti insieme glioperatori delle 22 professioni sanitarie sonooltre un milione e 100mila. Ora, dopo quasitre anni dalla primapresentazione (il premierera ancora Enrico Letta), il Ddl lascia il Se-nato e approda alla Camera. Ed entro l’annopotrebbe diventare legge dello Stato.Una riforma attesa da decenni (la norma-

tiva risale al 1934), che ha l'obiettivo di tute-lare contemporaneamente la dignitàprofessionale degli operatori e gli stessi assi-stiti. Con il provvedimento si stabilisce chegli Ordini sono enti di diritto pubblico non

economico che svolgonofunzioni sussidiarie delloStato e si procede a unanetta separazione tra fun-zione giudicante e istrutto-ria, inmodo da aumentarela trasparenza nelle fun-zioni di vigilanza. La tra-sformazione degli attualiCollegi e delle relative Fe-derazioni è un passo fon-damentale non solo perunamigliore e più correttagestione dei professionistidedicati all’assistenza sa-nitaria, ma per la tutelastessa della professione.Anche perché il riconosci-mento ormai acquisito euniversalmente affermatodella professione d’infer-miere nonpuòprescindereda quello di un’organizza-zione esattamente analogaa quella delle altre profes-sioni intellettuali. La diffe-renza poi la faranno icodici deontologici, cheanche grazie alla nuovalegge, una volta approvata

definitivamente, acquisteranno maggiore ri-levanza anche per il peso e le potenzialità chei nuovi Ordini avranno.Ora bisogna solo sperare che laCamera sia

altrettanto veloce quanto lo è stato il Senatonell’approvazione definitiva della legge.Troppe volte in questi anni l’abbiamo vistaarrivare in vista del traguardo e poi rimaneresospesa permille ragioni, politiche, tecnicheo anche organizzative.Ma cosa succederà aivecchi collegi quando il ddl Lorenzin saràtrasformato in legge? Dalla Federazione ar-rivano concetti chiari. La differenza la faràl’organizzazione a livello locale che la leggerende elastica in funzione della dimensionedei nuovi enti e in base alle necessità del ter-ritorio.. In questo senso, l’orientamento dellaFederazione è per ora quello di lasciare liberigli attuali Collegi di costituire coordinamentiregionali per garantire attività che riguardano

Professioni sanitarie: Ordini, adCon l’approvazione al Senato del Ddl Lorenzin il processo diriforma ordinistica nella sanità compie un importante passo inavanti. Ora la parola alla Camera. Oltre un milione gli operato-ri interessati. Forse entro quest’anno la legge.

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PoliticaSanitaria

Giugno 2016

Mangiacavalli: “Alla Camerasiano veloci come al SenatoSilvestro: "I nuovi Ordini afavore dei cittadini-pazienti"Sia la PresidenteMangiacavalli, sia la Senatrice Silvestro, ciascuno per le proprie

competenze, hanno giocato un ruolo da protagoniste in questa partita che trasformerài collegi in ordini professionali. Ed entrambe esprimono la soddisfazione per questoprimo importante successo. "Ora dobbiamo sperare che la Camera approvi veloce-mente e in via definitiva la legge", dice la Mangiacavalli. E poi: “L’elemento fortedella presenza degli Ordini è la tutela dell’assistito che si ottiene vigilando affinché l’i-scritto abbia titolo al contatto diretto con lui, anche in caso con l’esercizio della ma-gistratura interna.Quindi il controllo sui comportamenti deontologici e professionali:si lavora per una sorta di accreditamento periodico anche in termini di competenza deiprofessionisti. Non basta essere iscritto all’Ordine se poi l’iscrizione diventa un merotitolo di cui fregiarsi senza rivedere preparazione, formazione e competenza. Va in-trodotto un percorso di accreditamento periodico professionale e continuativo che gliOrdini posso a pieno titolo verificare. E in questo senso ci auguriamo che alla Ca-

mera non ci si fermi difronte alle mille istanze delle tante figure cheoperano a vario titolo anche legittimamente nell’assistenza sani-taria, ma che si chiuda in fretta la partita ormai giunta al suo “se-condo tempo” della riforma ordinistica, senza “tempisupplementari” che rischiano ancora una volta di farla finire in unnulla di fatto. L’organizzazione che dovrà essere data successiva-mente ai nuovi Ordini con i decreti applicativi e gli accordi con leRegioni consentirà anche di andare incontro alle altre, tanteistanze che si dimostreranno legittime, ma che ora non possono enon devono frenare un’evoluzione professionale e normativa chegià adesso è attesa e voluta con forza da oltre 1.100.000 operatorisanitari”.Per la senatrice Silvestro "Gli Ordini sono un grande obiettivo,

un impegno a favore della società per combattere abusivismo, opa-cità fiscale e amministrativa e autoreferenzialità. E per garantire

qualità professionale al sistema e ai cittadini. Le professioni sanitarie attraverso i loroOrdini e i Collegi hanno da sempre fatto una scelta di campo a favore del cittadino,sostenendo un Ssn pubblico, equo, solidale e universale a cui chiedevano fosse corre-lato un impianto ordinisticomoderno, con norme adeguate all’attuale contesto socialee nei rapporti con le istituzioni, i cittadini e i professionisti.Agli Ordini viene, infatti, chiesto di svolgere un ulteriore e peculiare ruolo a favore

dei cittadini-pazienti fornendo dati e informazioni in generale e specificamente sullecompetenze e sul comportamento deontologico dei professionisti iscritti ai loro Albioltre che per la garanzia sulla loro professionalità. Quello degli ordini e dei profes-sionisti loro iscritti è, quindi, un impegno a favore della società, che potrà contare susolidi e attenti alleati non solo per combattere l'abusivismo professionale, l'opacità fi-scale ed amministrativa e l'autoreferenzialità professionale, ma anche per sostenere everificare il costante aggiornamento delle competenze professionali e lamanutenzionedelle conoscenze e delle abilità attraverso il contributo fornito alle istituzioni per la de-finizione del fabbisogno e dei contenuti formativi”.

un passo dalla meta

l’ambito locale su cui insi-stono, mentre la capillaritàdella presenza a livello lo-cale è stata mantenuta perconsentire di affrontare piùda vicino le necessità delterritorio, la sua epidemiologia e i bisogni as-sistenziali di cittadini che spesso, specie nelleRegioni più grandi, possono essere diversianche da una città all'altra, tra paesi perfinovicini.Non si può e non si vuole assolutamente

rischiare di penalizzare con forzature orga-nizzative il lavoro che da anni questi Collegihanno svolto nel loro rapporto con i cittadini,proprio perché conoscono le esigenze localie con i professionisti che da loro dipendonoe che da loro aspettano risposte legate all'or-ganizzazione del territorio, se non della sin-gola struttura.

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Giugno 201614

di Pippo Trio

La Federazione Nazionale del Collegi Ipasvi ha reso pub-blico il fabbisogno di risorse umane che occorrerebbe in-serire negli ospedali e nelle strutture territoriali a livello

nazionale: servono subito almeno 17mila infermieri per soddisfarela normaUe sui riposi e i turni di lavoro e altri 30mila per far frontealle necessità del territorio dove non autosufficienza e cronicità au-mentano di pari passo con la crescita dell’età della popolazione. Eanche per queste ragioni da qui a cinque anni il numero del fabbi-sogno cresce e raggiunge quota 60mila, fino ad arrivare nel giro di10 anni a 90mila nuovi infermieri. L’analisi del fabbisogno, ma

anche di come questo può essere correttamentedeterminato e di come si possono gestire i nuovinumeri , l’ha fatta la Federazione nazionale deiCollegi Ipasvi in occasione del convegno su “Ilfabbisogno dei professionisti sanitari nei prossimi20 anni: l’esperienza italiana nell’ambito del pro-getto europeo” presso il ministero della Salute erappresenta l’evento finale italiano del progettoeuropeo Health Workforce Planning and Foreca-sting. Il lavoro messo a punto dalla Federazionenon si limita a denunciare la carenza di personale.Nella relazione dellaVicepresidente vengono nonsolo individuati gli ambiti d’intervento, ma anchele possibili strade da seguire.

MariaAdele Schirru, vicepresidente della Fe-derazione Ipasvi, ha evidenziato all’incontro la ne-cessità di incrementare il numero di infermieriattivi dal 6,1 per mille abitanti a 6,5 per mille abi-tanti (subito al 6,3 permille, a fronte di unamediaOcse superiore al 9,1 permille). L’arco temporaleper raggiungere il parametro indicato è, in questaprima fase, ipotizzabile in cinque anni con pro-gressivo aumento delle risorse professionali sino araggiungere il 7 per mille entro dieci anni. “Inquesto scenario – ha detto la Schirru – sono pos-sibili alcune azioni per aumentare produttività eperformance; migliorare lo skill mix, cioè il cam-biamento nella combinazione di figure professio-nali richieste per le attività sanitarie,l’elaborazione di percorsi diagnostico terapeuticoassistenziali che si basino, fin dalla loro progetta-zione, anche sulla revisione delle competenze pro-fessionali e delle responsabilità da attivare;impegnare i professionisti sanitari nelle aree sottoservite”.Il primo intervento riguarda le strutture di rico-

vero, dove c’èurgente necessità di una integra-zione degli organici per duemotivi: ripristinare livelli di organico piùsicuri per il paziente e in grado dimantenere l’erogazione di un’as-sistenza di qualità, rispettosa dei criteri internazionali di buona pra-tica; rispettare i parametriUe inmateria di orario di lavoro. L’ipotesiè quella di prevedere incentivi per favorire il ricambio generazionale:al pensionando volontariamente disponibile alla trasformazione delcontratto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale con una ridu-zione dell’orario di lavoro del 50% delle ore contrattualmente do-vute, è mantenuta l’integrazione contributiva derivante da uncontratto di lavoro a tempo pieno sino allamaturazione dei requisitipensionistici. Questa figura potrebbe assumere anche una funzionedi tutor dei più giovani per tenere alto il livello di qualità dei servizi.La nuova suddivisione delle funzioni per ottimizzare il lavoro e i

La Federazione Nazionale del Collegi Ipasviha reso pubblico il fabbisogno di risorseumane che occorrerebbe inserire negliospedali e nelle strutture territoriali a livellonazionale: servono subito almeno 17milainfermieri per soddisfare la norma Ue suiriposi e i turni di lavoro. Altri 30mila perfar fronte alle necessità del territorio dovenon autosufficienza e cronicità aumentanodi pari passo con la crescita dell’etàdella popolazione.

Turni light e territorio, mancanoPolitica

Sanitaria

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Giugno 2016 15

servizi sarebbe determinata poi anche grazie alle nuove competenzespecialistiche in via di approvazione in Stato-Regioni. Con i risparmidi spesa legati alla riduzione dell’orario di lavoro dei pensionandidella stessa azienda o struttura sanitaria, il datore di lavoro assume,con contratto di lavoro a tempo indeterminato, uno o più assumibilia tempo parziale ovvero a tempo pieno. Alla maturazione dei re-quisiti pensionistici dei pensionabili, il contratto di lavoro a tempoparziale può essere trasformato in contratto di lavoro a tempo pieno.Il secondo intervento riguarda l’assistenza territoriale dove la figuradell’infermiere è centrale per garantire continuità delle cure, diven-tando parte attiva del passaggio dalla cosiddetta medicina d’attesaa quella di iniziativa. In questo senso l’Ipasvi sottolinea, tra le nuovecompetenze degli infermieri, quella delle cure primarie e servizi ter-ritoriali/distrettuali. In molte Regioni questa figura è stata già atti-

vata, anche con il nomedi ”infermiere di famiglia” ed è utilizzata so-prattutto per i non autosufficienti e i malati cronici, che richiedonoal di là della diagnosi e della prescrizione della terapia, un’assistenzapressoché costante e, soprattutto, di qualità professionalmente ga-rantita, per non aprire la porta a soluzioni fai-da-te (parenti, amici,badanti ecc., che lo stesso infermiere potrebbe educare a eseguire in-terventi semplici, possibili senza specifica preparazione e di routineper agevolare il benessere delmalato) che altro non fanno se non ac-crescere poi il ricorso al pronto soccorso per mettere riparo a ulte-riori danni arrecati alla salute. Gli italiani interessati a questo tipo diassistenza sono, secondo gli attuali indici di non autosufficienza e dicronicità, circa 16 milioni e l’Ipasvi calcola la necessità di almenoun infermiere ogni 500 assistiti (l’assistenza è continua) , circa30mila in tutto.

47mila infermieriPolitica

Sanitaria

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16 Giugno 2016

PoliticaSanitaria

di Pino De Martino

Il nuovoPiano ospedaliero dellaCam-pania è già a Roma per una valuta-zione di merito e di sostenibilità

economica. E a Beatrice Lorenzin non di-spiace (Vedi altro servizio nelle pagine suc-cessive, ndr). Il Ministro della salute haespresso un primo sommario giudizio nelcorso dell’ultimo incontro a Napoli con ilCommissario Joseph Polimeni, estensoredel progetto. A differenza dei precedenti, ilnuovo piano ospedaliero non è frutto del la-voro del Consiglio regionale, ma solo dellastruttura commissariale. Naturalmente, lafirma in calce al piano è del Governatore DeLuca, che ha lavorato gomito a gomito conPolimeni. La filosofia di fondo è semplice.Nelle 194 pagine si dice di voler aumentarein assoluto i posti letto, abbassando quelliper gli acuti e incrementando quelli per lelungodegenze: 19.628 nel complesso inCampania a fronte dei 18204 attuali: un in-cremento di 1424 letti. Di questi, 16486 sa-ranno destinati ai ricoveri per acuti e 3142per quelli in fase “post acuzie”, lungode-genza e riabilitazione. E poi, chiudere lestrutture insicure, (ma poi di tagli quasi nes-suno); trasferire gli ammalati nei reparti at-trezzati per le terapie in base alle patologie,anche nei Policlinici; concentrare le cure on-cologiche; prevedere la radioterapia anche inprovincia.Queste le priorità.Altro capitolo èdedicato al rafforzamento dell’assistenza ter-ritoriale, con una significativa apertura verso

le strutture private accreditate che entrerannoa pieno titolo nel nuovo assetto dell’offertadi salute regionale, a partire dalla nascenterete contro ictus e infarto. In ogni caso, quelloinviato a Roma, e che qui cerchiamo di sin-tetizzare, è comunque solo una bozza.Moltosarà da rivedere e da limare anche in base aigiudizi che daranno i ministeri dell’econo-mia e delle finanze e della Sanità. Comun-que l’impianto c’è. Ed è ispirato al modellolombardo.

Napoli, con un’utenza di oltre 3milioni dipersone, la città capoluogo avrà come pre-sidi di frontiera gli ospedali Cardarelli, SanGiovanniBosco, SanPaolo, Pellegrini e Lo-retoMare che saranno integrati nelle rete perinfarto, ictus e traumi.All’ospedalePellegrinie al Loreto mare saranno annessi rispettiva-mente gli Incurabili e l’Ascalesi, l’uno comepolo chirurgico e l’altro come polo oncolo-gico. Al Loreto mare resta la ginecologia,

unica offerta aNapoli 1 in collegamento conVillaBetania, che insieme all’ospedale Fate-benefratelli è integrato nella rete cardiologica(spoke). Funzione che sarà svolta anche dallaclinica Mediterranea ma con una maggiorecomplessità (hub di 1° livello). L’Ospedaledel Mare (quando naturalmente sarà attivo)sarà sede di un’emergenza completa. Il Poli-clinicoFederico II e l’Azienda deiColli (conl’ospedale Monaldi) sono individuati comecentri di riferimento (Hub) nella rete cardio-logica. Il Policlinico anche per l’Ictus, men-tre il Cto coopera con la rete Ictus etraumatologica avendo come centro di riferi-mento il Cardarelli.In provincia: l’ospedale di Pozzuoli di-

venta decisivo per trattare ictus e trauma eper la cardiologia.ATorre delGreco il «Ma-resca» viene potenziato; a Boscotrecasechiude l’ostetricia e ginecologia. Un’atten-zione particolare è dedicata all’ assistenza

Il Piano ospedaliero regionaleal vaglio dei ministeri.Il progetto targato Polimeniprevede una rete unica perl’emergenza; incrementodi 1424 letti. Il ruolostrategico delle clinicheprivate accreditate.Le Case di cura entrano nellarete ictus e infarto.

Mef e Sanità studiano il

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sulle isole: potenziamento per il «Rizzoli» dilschia; mentre a Procida è previsto un presi-dio di primo intervento, con 4 posti di osser-vazione, e la chirurgia ambulatoriale.ACapriil «Capilupi» conquista unposto in più, passaa 20 letti, ma tutti dedicati alla medicina intema: chiudono infatti chirurgia generale epediatria, nido e punto nascite.Avellino e Benevento sono accorpate in

una macro area funzionale.Nel nuovo piano, a Benevento il Rummo

diventa centrale per rete cardiologica, ictused emorragie digestive, di sostegno per tera-pia del dolore e rete pediatrica.Anche il Fa-tebenefratelli rientra nella rete cardiologica etraumatologica. Sonoduegli altri pronto soc-corso previsti nel Sannio: Fatebenefratelli eSant’Agata deiGoti. In quest’ultima strutturaarriva anche la pediatria. Invece, i presidiSanta Maria delle Grazie di Cerreto Sannitae SanBartolomeo inGaldo sono riconvertiti

per la lungodegenza e le cure primarie.ABi-saccia è previsto, tra l’altro, un hospice.Con-fermata la «Maugeri» di Telese per lariabilitazione e comecentro di riferimento re-gionale per i pazienti celebrolesi.AdAvellino il «Moscati» è centrale per la

traumatologia, la rete cardiologica, l’ictus, laterapia del dolore e la rete pediatrica. Sonotre i pronto soccorso nel resto dell’Irpinia:Solofra,Ariano eSant’Angelo deiLombardi.In quest’ultimo ospedale viene rafforzatal’attività di ortopedia e resta lamedicina, l’as-sistenza per l’infarto; confermata la strutturadi riabilitazione, dove opera la fondazionedonGnocchi. La clinicaMontevergine rien-tra nella rete cardiochirurgia e cardiologia in-terventistica. Resta, inoltre, il punto nascitaadAriano Irpino.Caserta.Otto i pronto soccorso program-

mati. Naturalmente, l’ospedale di Casertaguida le cure per ictus, infarto e traumi eviene dotato di una unità spinale con neuro-riabilitazione. Gli altri pronto soccorso sonoadAversa, (in aggiunta neurologia, oculisticae urologia) allaClinicaPinetaGrande e aCa-stel Volturno. E poi a Sessa Aurunca, SantaMaria Capua Vetere, Piedimonte Matese(con possibilità di elisoccorso),Maddaloni eMarcianise.Mentre laClnica SanMichele diMaddaloni, già dotata di emodinamica, entranella rete cuore e ictus. I presidi di Teano eCapua vengono invece riconvertiti in ospe-dali di comunità.Salerno - II Ruggì è il riferimento per

ictus, infarto e trauma. Potenziato, nel nuovopiano, il centro trapianti, prevista un’unitàspinale e la neuro-riabilitazione.AMercato San Severino si trasferisce psi-

chiatria. Il presidio di Vallo della Lucaniaentra nelle rete per le cure palliative e leemergenze digestive e guadagna 20 posti perla riabilitazione. Nelle rete del 118 ci sonoanche Sarno (trauma e cardiologia), Polla(ictus, infarto e trauma). Confermato ilpronto soccorso a uliveto Citra (dove vienepotenziata la psichiatria e arriva la riabilita-zione), a Battipaglia, a Eboli, e nelle sedi di-sagiate di Castiglione di Ravello, aRoccadaspide eAgropoli.

17Giugno 2016

Lorenzin:Campania

come al Nord«Il piano porta alla riorganizza-

zione della sanità in Campania comequella delleRegioni delNord». Paroladi Beatrice Lorenzin, ministro dellaSalute, parlandodel Piano ospedalieroregionale predisposto dal commissa-rio di governo per la Sanità in Cam-pania, Joseph Polimeni. «Quando siva verso una riorganizzazione dellestrutture – ha detto il Ministro - nonsi va verso una chiusura delle strut-ture stesse,ma verso un sistema che lefaccia funzionare e chemetta in gradoi pazienti di avere il massimo dellecure possibili portando così la Cam-pania ad uno stato di normalità e nondi anormalità». «Questo è l’obiettivo,lamission che hanno i commissari chenon è quella di risparmiare - aggiunge- La Campania ora non ha questoproblemaperché è sostanzialmente inequilibrio di bilancio». «Adesso la ne-cessità per la Campania - prosegue - èdi avere una rete ospedaliera che lepermetta di stare esattamente comestanno le altreRegioni che non sono inpiano di rientro». Sul fronte dei Lea, ilivelli essenziali di assistenza, il mini-stro aggiunge che «per aumentare lecure, i servizi che vengono offerti aicittadini, ci sonodelle griglie e laCam-pania deve ancora salire». «È unobiettivo da raggiungere - conclude -ed è questo l’obiettivo del commissa-riamento, per salire devi erogare ser-vizi di qualità».

Piano Campania

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18 Giugno 2016

di Anna Buonocore

“Non ho alcuna intenzione di accumulare potere di nomina.E’l’esatto contrario: non voglio più nominare o prorogarecommissari, vogliamo rientrare nell’ordinario e garantire il

livello di assistenza sanitaria di che i campani chiedono da troppianni”. Così il Presidente Vincenzo De Luca nel corso del suo in-tervento in Consiglio Regionale che ha approvato la nuova legge diriforma della nomina dei direttori generali della Sanità. “I commis-sari da noi nominati fino ad oggi sono tutti dirigenti regionali,quindi totale indipendenza.Una cosa è la trasparenza - ha rimarcato-, l’altra è l’ipocrisia sulla trasparenza. La nomina dei direttori av-verrà nel massimo rispetto della competenza, della professionalità,del merito, nell’assoluto interesse dei cittadini della Campania peruna sanità di qualità”. Quanto alla procedura d’urgenza adottatasul provvedimento, “la Campania – ha detto De Luca - è chiamataad attuare le norme del nuovo piano ospedaliero, scelte strategichefondamentali per segnare la svolta nella sanità campana e per lequali è necessario avere direttori generali nella pienezza dei poterie delle responsabilità”.Addio alle rose di candidati per le poltrone di direttori generali

delle aziende sanitarie e ospedaliere. D’ora in avanti a scegliere imanager sarà direttamente la politica, nella fattispecie il governatoreVincenzoDe Luca. È ciò che prevede il disegno di legge approvatoamaggioranza dal Consiglio regionale della Campania. L’albo saràun elenco di 495 nomi con l’aggiunta di circa 300 nuovi aspiranti.Sarà pronto entro giugno. Poi in autunno l’identificazione di diret-tori sanitari e amministrativi, anch’essi pescati da appositi albi manominati dai neodirettori, destinati a formare il governo strategicodiAsl e ospedali e deputati a innestare quella marcia in più per l’at-tuazione delle riforme da un anno invocata dal governatoreDeLuca.I contratti saranno triennali e puntano a dare stabilità nell’attuazionedelle scelte di programmazione della Regione e della struttura com-missariale, realizzando una cinghia di trasmissione diretta tra Pa-lazzo Santa Lucia e i vertici sanitari. In Campania ai vertici diAsl eospedali oltre che di aziende ospedaliere universitarie dell’Istituto diricerca Pascale attualmente siedono tutti commissari e sub com-missari. Fa eccezioneAntonio Giordano, direttore generale dell’a-zienda dei Colli e Anna Maria Minicucci manager al Santobonoil cui mandato scade a metà del 2017. “Non possiamo continuarecon i commissari e i subcommissari. precisa Raffaele Topo presi-dente della Quinta Commissione Sanità - allo stato attuale le Asl ele aziende ospedaliere sono commissariate dall’ottobre 2014. Lasanità campana, alle prese con una molteplicità di emergenze, nonpuò più permetterselo”. Un’accelerazione che comunque dovrà farei conti con la incombente riforma governativa della pubblica am-

ministrazione (firmata dal ministro Madia) che entro l’anno do-vrebbe giungere alla definitiva approvazione. Il provvedimentopunta a cambiare per sempre la sanità pubblica in direzione delme-rito e della trasparenza nelle nomine delle poltrone. Sul provvedi-mento il parere del Consiglio di Stato che ha chiesto unrafforzamento delle misure finalizzate a eliminare l’ingerenza deipartiti e della politica dalle nomine dei vertici delle aziende del Ssn.Palazzo Spada ha raccomandato la creazione di una cabina di regia(Stato, Regioni, soggetti pubblici in dipendenti) per dare ritmo e ga-ranzie a quella rivoluzione del merito di cui la sanità pubblica haurgente bisogno. Ricordiamo che il decreto in 9 articoli istituiscel’albo dei manager presso il ministero della Salute. L’elenco saràaggiornato ogni due anni. Per la formazione sarà nominata la Com-missione, i cui componenti resteranno in carica il tempo necessarioper completare l’Albo e non possono essere nominati per più di unavolta.Gli aspirantiDg non potranno superare i 65 anni,ma dovrannoinvece avere esperienza dirigenziale in formazione inmateria di sa-nità pubblica.Non potrà accedere all’albo chi sia già stato dichiaratodecaduto da un precedente incarico o per violazione degli obblighidi trasparenza.

PoliticaSanitariaVia i commissari

I vertici della sanità li nominail Governatore

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Supplemento di ricerca infermieristica

SCNursing

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20 Giugno 2016

ABSTRACTIntroduzione: Il linfedema secondario rappresenta

una potenziale complicanza della linfadenectomiaascellare per il cancro della mammella.Il linfedemacorrelato al cancro dellamammella, richiede interventimirati basati sullemigliori evidenze scientifiche al finedi stimolare le pazienti all’osservazione di comporta-mentiatti a ridurne il rischio.Scopo dello studio èquello distrutturare un intervento educativo e valutarele conoscenze delle pazienti linfadenectomizzate intema di prevenzione del linfedema.Materiale e metodo: Studio di coorte prospet-

tico,condottotramaggio e agosto 2014,su pazienti sot-topostead intervento dilinfadenectomia ascellare percancro della mammella.Le pazienti sono state suddi-vise in tre coorti, il primo gruppo ha ricevuto l’inter-vento educativo, il secondo gruppo ha ricevuto leinformazioni di routine mentre il terzo gruppo era co-stituito da pazienti in trattamentoper linfedema.Risultati: il campione è costituito da 45pazienti, il

57.8% del campione conosce lemisure preventive dellinfedema; il 13,3%delle pazienti non ha ricevuto nes-suna informazione; oltre il 20% del campione identi-fica l’infermiere come principale fonte diinformazioni.Discussione: Il gruppo delle pazienti cui è stato for-

nito l’intervento educativo, iniziato nel preoperato-rio,hanno maggiori conoscenze in tema diprevenzione, sono maggiormente consapevoli dei ri-schi rispetto al gruppo che ha ricevuto l’informazionedi routinementre hanno buone conoscenze le pazientiin trattamento per linfedema.Conclusione:La capacità di gestione delle pazienti

migliora sensibilmente con l’aumento del grado diinformazioni ricevute. L’intervento educativo inizianella fase peri-operatoria,gli infermieri devono favo-rire il processo di autocura dei pazienti migliorando leconoscenze e le abilità nella prevenzione del linfe-dema.PAROLE CHIAVE: linfedema, linfadenectomia, pre-

venzione, intervento educativo, cancro mammario

a cura di Sabrina Bindo*, Maria Rosaria Esposito**, Assunta Guillari***

BACKGROUNDIl carcinoma della mammella è la

neoplasia più frequente nel sesso fem-minile e, secondo le indagini più recenti,il trend è in continuo aumento1. L’inci-denza del carcinoma mammario è di-rettamente proporzionale al grado dioccidentalizzazione di un Paese, inteso non solo come industrializzazione,ma anche come abitudini di vita (soprattutto dietetiche), con differenzefino a 810 volte tra Paesi come gli Stati Uniti, Paesi africani ed orientali2.Per diversi tipi di tumore, a scopo diagnostico vengono escissi anche ilinfonodi; questo può determinare un aumento considerevole del rischiodi sviluppare linfedemi, anche a distanza di anni. Il linfedema è una con-dizione patologica caratterizzata da un accumulo di liquido ad elevata con-centrazione proteica nello spazio extracellulare e interstiziale. È daconsiderarsi una patologia evolutiva con progressivo peggioramento neltempo, fino ad arrivare alla formazione di fibrosi del tessuto, ossia un au-mento della consistenza e del volume fino a 2-3 volte la norma con con-seguenti deficit funzionali e articolari per l’alta concentrazione delleproteine presenti nel liquido (figura 1). Il 20%delle donne sottoposte a lin-fadenectomia ascellare, sviluppa il linfedema3ma sono stati riportati tassidi linfedema che vanno dal 6% al 70% tra i pazienti con cancromamma-rio, dato determinato anche dalla variabilità di misurazione dello stesso4.Tra i fattori di rischio, noti alla comunità scientifica, associati a tale in-sorgenza, vi sono: il numero dei linfonodi e tessuto mammario rimossochirurgicamente, i vasi linfatici ostruiti o danneggiati, le cicatrici indottedalle radiazioni, la fibrosi delle strutture linfatiche e dei tessuti circostanti,le infezioni postoperatorie e fattori individuali come l’obesità5 e l’iper-tensione arteriosa6. L’avvento della chirurgia conservativa, il migliora-mento delle tecniche chirurgichee radioterapiche, hamigliorato laQualitàdi Vita (QoL) nelle pazienti sottoposte a tali trattamenti. Tuttavia l'inci-denza è direttamente correlata alla dissezione ascellare dei linfonodi ed èfortemente influenzata dall’associazione della radioterapia.Le ripercus-sioni psicofisiche, generate dalla convivenza con questa disfunzione, odalla sola paura che questa possa sopraggiungere, sono innumerevoli ecoinvolgono sia il piano sociale (familiare, relazionale e lavorativa) chequello economico della vita del paziente. Il linfedema è, infatti, una pa-tologia cronica e irreversibile che influenza negativamente la vita del pa-ziente, sia perché ne altera la percezionedell’immagine corporea sia perchédeterminacomporta problemi funzionali e fisici come il dolore, pesantezzadel braccio, senso di oppressione e diminuzione deimovimenti della spallaomolaterale7, tutto questo con un impatto negativo sulla QoL8.

Prevenzione del LinfedemaRicercainfermieristica

Progetto infermieristico educativo delle pazienticon carcinoma mammario: studio di coorte

figura 1

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secondario

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21Giugno 2016

Per tali ragioni è riconosciuto, da qualche tempodalle istituzioni scientifiche, il ruolo dell’educa-zione alla prevenzione del linfedema nelle nei pa-zienti sottoposte alla dissezione ascellare percancro della mammella9. Tuttavia, in quanto con-dizione non letale, la particolare gestione di que-sta complicanza ha ricevuto negli anni ridottiinvestimenti di ricerca e scarsa attenzione della let-teratura. Le ricerche sul linfedema hanno teso aconcentrarsi sull’incidenza, sulla prevalenza, fat-tori di rischio e trattamenti insieme con le suemor-bilità10 senza prestare troppa attenzione al grado diconoscenza dei pazienti di comportamenti pre-ventivi11. La sua gestione è stata ampiamente sot-tovalutata, con conseguente scarsa preparazionedegli operatori sanitari sia nel fornire informazioniadeguate sia nel suo trattamento12 con conseguentescarsa sensibilizzazione dei pazienti ad attuarecomportamenti preventivi13.

Dalla revisione della letteratura è emerso cheesistono delle valide “Raccomandazioni” per indirizzare i pazienticolpiti dal cancro della mammella, atti a ridurre il rischio di insor-genza del linfedema. L’importanza della prevenzione post interventodi linfadenectomia ascellare sembra confermata da tutti gli studi, al-cuni dei quali vanno ad individuare percentuali interessanti (53%)sulla riduzione della sintomatologia del linfedema in nelle pazienticui è stato fornito un intervento educativi14.

Nello schema 1 sono riportate le Raccomandazioni, costituite daindicazioni igienico-comportamentalida fornire nell’intervento edu-cativo4.

Schema 1 Raccomandazioni per la prevenzione del linfedema• Evitare gli ambienti caldi e le fonti di calore.• Evitare l’esposizione prolungata e ripetuta ai raggi del sole nelle

ore più calde• Usare creme protettive ad alto fattore di protezione.• Immergere il braccio in acqua fresca per 5/10 minuti nelle gior-

nate afose• Indossare abiti leggeri di fibre naturali ed evitare i colori scuri.• Evitare i bagni caldi (bagno domestico, acque termali calde,

saune).• È preferibile la doccia al bagno per l’igiene del corpo• Evitare di rimanere a lungo fermi con il braccio “penzoloni”.•Durante i viaggi lunghi, utilizzare i braccioli dei sedili emuovere

il braccio frequentemente.• Durante la notte, evitare di tenere il braccio sopra la testa o di

dormire sul fianco con il braccio sotto il peso del corpo.• Se c’è un linfedema, può giovare poggiare l’arto su un cuscino

posto al lato del corpo.• È consigliato l’uso di un reggiseno che non lasci segni né sul to-

race, né sulla spalla, senza stecche.• Le borse a mano o a tracolla vanno portate dal lato opposto.• Orologio, bracciali, anelli, maniche strette non devono stringere

il braccio.• Non consentire controlli della pressione sanguigna né prelievi o

iniezioni al braccio interessato.• Sono sconsigliate tutte le attività che comportino sforzi musco-

lari intensi, nonché quelle che implichinomovimenti ripetitivi e pro-lungati con le braccia, anche se non faticosi (es. usare il mouse,lavorare a maglia/uncinetto).

• Nelle attività svolte in cucina va posta particolare attenzione perevitare di ferirsi

• Mantenere il peso sotto controllo seguendo una corretta ali-mentazione.

• Evitare ferite da graffio o da morso di animali domestici;• Usare opportuni repellenti contro le punture d’insetto• Durante i viaggi aerei indossate indumenti compressivi.• La depilazione deve essere effettuata solo con metodi delicati,

evitando cerette o rasoi.• Disinfettare ed applicare una crema antibiotica su ogni ferita,

anche minima, o puntura di insetto. Infezioni micotiche od eczemivanno curati meticolosamente.

Tuttavia emerge la carenza di un programma educativo struttu-rato emultidisciplinare degli interventi da attuare per la prevenzionedel linfedema. Pertanto è sembrato interessante indagare la strutturadi un programma educativo efficace e valutare le conoscenze intema di prevenzione del linfedema.

ObiettiviL’obiettivo dello studio è quello di:• valutare le conoscenze sulla prevenzione del linfedema nelle pa-

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22 Giugno 2016

zienti sottoposte a linfadenectomia ascel-lare per il cancro della mammella;• valutare l’intervento educativo nel

gruppo selezionato rispetto sia al gruppoche ha ricevuto informazioni di routineche nel gruppo che non ha ricevuto nes-suna informazione/intervento educativo;

Obiettivo secondario• fornire un esempio di pianificazione

assistenziale valido per implementare unintervento educativo

MATERIALI E METODIStudio di coorte prospettico. Sono state

arruolate le pazienti ricoverate in un re-parto di Senologia di un istituto oncolo-gico della Campania. Il campione diconvenienza è costituito da pazienti sot-toposte ad intervento di linfadenectomiaascellare per cancro della mammella.Sono state incluse le pazienti che afferi-vano alla Struttura per follow-up del-l’ambulatorio di riabilitazione. Sono stateescluse le pazienti con cancro della mammella non sottoposte adintervento di linfadenectomia. Lo studio è stato effettuatotra mag-gio e agosto 2014.Atutte le pazienti è stato chiesto il consenso infor-mato per la partecipazione all’indagine e la libera accettazione allostudio, previa autorizzazione dei Responsabili del Reparto e ambu-latorio di riabilitazione.Per il raggiungimento degli obiettivi è stato necessario suddividere

le pazienti in tre gruppi.Il primo gruppo, definito “Intervento educativo”, è costituito dalle

pazienti cui è stato fornito l’intervento educativo sulla prevenzionedel linfedema. Le informazioninel periodo pre-operatorio hanno in-teressato in particolare: lamobilizzazione precoce dell’arto interes-sato, la possibilità di avere in un drenaggio insitu, per la necessariaaspirazione della linfa del cavo ascellare, la possibilità di essere sot-toposti a controlli per la riabilitazione dell’arto, etc.L’intervento edu-cativo è stato rafforzato nel post-operatorio e prima della dimissione,per gli esercizi dell’arto superiore da praticarein modo graduale. Èstato utilizzato, inoltre, l’opuscolo dell’AIMaC (Associazione Ita-lianaMalati di Cancro) “Il linfedema” n.12 della Collana del Gira-sole, per facilitare, attraverso le immagini del libretto, icomportamenti che favoriscono una ripresa delle attività quotidianeaccompagnate da una breve spiegazione del linfedema e del suo ri-conoscimento precoce. Le conoscenze sono state valutate alla primavisita del follow-up di riabilitazione, dopo 2 mesi dall’intervento-chirurgico (come da percorso assistenziale adottato dalla Struttura).Il secondo gruppo, definito “Informazioni di routine”, include pa-zienti già sottoposte all’intervento di linfadenectomia che non ma-nifestano segni e sintomi di linfedema, afferenti al reparto per altreterapie oncologichedel cancro della mammella.

Il terzo gruppo, identificato “Con linfedema”, è riferito alle pa-

zienti con linfedema clinicamente diagnosticato, arruolate nell’am-bulatorio di follow-up riabilitativo per il suo trattamento.

Strumento utilizzatoIl questionario è stato strutturato a seguito di una estesa revisione

della letteratura. Gli items sono stati definiti per valutare le cono-scenze nella prevenzione del linfedema e le fonti di informazione ac-quisite. Il questionario è stato diviso in tre sezioni, A-B-C. Inparticolare, la sezioneAcon domande a risposta chiusa, è volta a co-noscere le caratteristiche socio-demografiche (età, sesso, tipologiad’intervento), mentre le informazioni ricevute sul rischio e preven-zione del linfedema nel peri-operatorio, sono state indagate con ri-sposta dicotomica si/no, al fine di facilitarne la compilazione deipartecipanti. La sezione B, valutava le conoscenze,con la descri-zione sintetica delleraccomandazioni chele pazienti devono avercompreso e adottare, indagate con risposta a tre punti (Si, No, Nonso). La sezione C, infine, valutavale fonti di informazione acqui-site, l’utilità dell’opuscolo informativo ed il bisogno di ulterioriinformazioni in tema prevenzione del linfedema; gli items di que-st’ultima sezione sono stati formulati a risposta chiusa.Per alleggerire la compilazione del questionario è stata scelta una

grafica meno aggressiva e più accattivante, accompagnando le ri-sposte sulle conoscenze delle raccomandazioni con faccine smile. Ilquestionario è stato somministrato in forma anonima secondoquanto previsto dalla normativa in materia di tutela della privacy.

Analisi dei datiTerminata l’indagine, i questionari sono stati organizzati con un

numero di protocollo e inseriti in un data base. Ogni voce di ognisessione è stata codificata al fine di agevolare l’immissione dei datiin un file Excel per l’opportuna raccolta dei dati. L’analisi statisticaè stata eseguita mediante il pacchetto statistico Stata 10.0 e artico-

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23Giugno 2016

lata in due momenti: trasporto dei dati da Excel al data base e,suc-cessivamente, l’analisi descrittiva.

RISULTATIIl campione è costituito da 45 pazienti di sesso femminile, unifor-

memente distribuito in tre coorti di 15 pazienti. L’etàmedia è di 53.2anni in un intervallo compreso tra 31 e 75 anni. Il 73.3% del cam-pione è stato sottoposto adintervento di quadrantectomiamentre il26.7%ad una mastectomia radicale, entrambi gli interventi hannointeressato la dissezione ascellare dei linfonodi. In generale il62.2%del campione riferisce di avere ricevuto informazioni sul rischio diinsorgenza del linfedema, solo il 57.8% è stato informato sulle mi-sure di prevenzione. Nella tabella 3 sono riportati i risultati ripartitiper coorte, solo il 33.3%del gruppo che ha ricevuto informazioni diroutine è stato informato sul rischio e poco più dellametà, il 53.3%,ha ricevuto informazioni sulle misure di prevenzione, anche nelgruppo con linfedema si è rilevata la scarsa informazione, 26.7% e46.7% rispettivamente per gli items indagati. La Tabella 1 sinte-tizza i risultati delle conoscenze generali del campione sulle princi-pali “Raccomandazioni” per la prevenzione del linfedema. NellaTabella 2 sono riportati i risultati del confronto delle conoscenzedei rispondenti sulle diverseRaccomandazioni delle rispettive coorti(“Intervento educativo”, “Informazioni di routine” e “Con linfe-dema”). Sono state prese in considerazione solo le risposte corrette.Nella Tabella 3 sono sintetizzate le risposte delle tre coorti di ri-

spondenti circa le informazioni ricevute nel periodo peri-operatorio,sul rischio di linfedema e sulle norme igienico-comportamentali daadottare.I risultati dell’indagine sulle fonti da cui le pazienti riferi-scono di aver ricevuto informazioni sul rischio e la prevenzione dellinfedemamostrano che, per il 42.2% l’infermiere è stata la princi-pale fonte, per il 15.6% lo è stato ilMedico di famiglia, il 13.3%, in-vece, non ha ricevuto nessuna informazione, il 13.3% ha ricevutoinformazioni dal Fisiatra mente l’8.9%, rispettivamente ricevonoinformazioni dal proprio medico Oncologo e Chirurgo e solo il4.4%ha consultato internet (Grafico 1).

DiscussioneInformare i pazienti sul linfedema può contri-

buire a diminuire il loro rischio di sviluppare talecomplicanza, o tra quelli già colpiti, evitare che progredisca ulte-riormente.Relativamente alla sezioneAdel questionario è emerso che sono

state fornite scarse informazioni alle pazienti sul rischio di insor-genza e informazioni per la prevenzione del linfedema, nelle duecoorti che non hanno ricevuto l’intervento educativo. Lamancanzadi un percorso assistenziale strutturato potrebbe spiegare tale dato.Tuttavia i limiti dello studio non permettono di analizzare a tale ri-sultato. I risultati della coorte dipazienti dell’“Intervento educativo”,valutati al follow-up, mostra in generale che le informazioni e l’e-ducazione effettuata per la prevenzione del linfedema sono state ac-quisite e trattenute dalle pazienti. Un’attenta analisi dei risultati dellaprima tabella mostra in generale quali Raccomandazioni sono piùnote e quali invece richiedono un rinforzo educativo, infatti, il ca-lore eccessivo all’arto, lemisure di barriera come indossare i guantinelle faccende domestiche ed i movimenti dell’arto interessato neilunghi viaggi, rappresentano dei fattori di rischio. Risultati, di ana-loghi items, si sono avuti in un’indagine retrospettiva11 sull’inten-zione, delle donne sopravvissute al cancro della mammella, diattuare i comportamenti preventivi. Nella seconda tabella, si ana-lizzano più nello specifico le conoscenze delle pazienti divise neitre gruppi di osservazione (“Intervento educativo”, “Informazionidi routine” e “Con linfedema”). Tale confrontomostra unamiglioreconoscenza nelle pazienti cui è stato attuato l’intervento educativo,rispettoal gruppo che ha ricevuto informazioni di routine mentresono sovrapponibili, i risultati delle conoscenze con il gruppo dellepazienti che hanno ricevuto informazioni a seguito del trattamentoper linfedema. Questo dato è in linea a quanto emerge dalla lettera-tura, i pazienti che ricevono informazioni partecipanomaggiormenteal processo decisionale, hanno unamigliore preparazione nelle pro-ceduremediche, hanno un’elevata soddisfazione per le scelte di trat-tamento e interazioni con gli operatori sanitari, maggiore controllodi coping,migliore capacità di far fronte allo stress della diagnosi du-

rante e dopo il trattamento15.

In questo studio emerge che l’infermiereviene riconosciuto dal 42.2% delle pazienticome la principale fonte di informazioni.Tuttavia questo dato è spiegato dall’inter-vento educativo attuato nel periodo dello stu-dio e si sottolineache il 13.3% delle pazientinon ha ricevuto alcun tipo di informazionesul rischio di linfedema. Il gruppo di pazienticui è stato fornito il materiale cartaceo e leinformazioni nel peri-operatoriohannomag-giori conoscenze sui rischie sulle raccoman-dazioni, valutate a distanza di 2 mesi alfollow-up. Nondimeno è doveroso precisareche, tali conoscenze dovrebbero essere riva-lutate a distanza di tempo, per capire se l’in-tervento è stato realmente efficace, se lepazienti aderiscono ai comportamenti attesi e

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24 Giugno 2016

Ricercainfermieristica

se si necessita di ulteriori interventi educativi per rafforzare le co-noscenze in tema di linfedema. Si evidenzia, comunque, l’impor-tanza del ruolo educativo dell’infermiere nella fase peri-operatoriadel carcinomamammario,nell’applicare un programma educativo,al fine di indirizzare le pazienti all’adesione di comportamenti attia ridurre il rischio di comparsa del linfedema e gestirne la proble-matica. Si è consapevoli dei limiti di questo studio, in primis rap-presentato dal ridotto campionamento e dalla mancata valutazionedelle variabili che intervengono nelle diverse fasi della progetta-zione dello studio. Ciò nonostante questo lavoro rappresenta unprimo tentativo di applicazione nella pratica clinica di quanto ri-portato in letteratura. Forti della convinzione che un programmaeducativo strutturato possa ridurre gli eventi negativi, come la com-parsa del linfedema, ci si ritiene soddisfatti per poter suggerire qual-che intervento nella pianificazione del processo infermieristico nellepazienti con linfadenectomia ascellare per cancro della mammella.CONCLUSIONECon la crescente popolazione di sopravvissuti del cancro dellamammella, aumentare la consapevolezza del paziente, l'educazionesui rischi linfedema e la cura nel primo periodo dopo la diagnosi dicancro, risulta necessario se si vuole garantire ilmiglioramento dellaqualità di vita.La capacità di gestione dei pazienti migliora sensi-bilmente con l’aumento del grado di informazioni ed educazionericevuta. In alcuni studi emerge che l’associazione tra l’opuscoloinformativo accompagnato dall’informazione verbale16 migliorasensibilmente la capacità di autocura. Emerge anche che la moda-lità di somministrazione delle informazioni, ovvero il momento incui esse vengono date e la capacità di trasmetterle in modo ade-guato, risultano determinanti per il successo terapeutico.Dalla letteratura risulta chevi è una scarsa attenzione nella piani-ficazione infermieristica di interventi educativi indirizzati ai pa-zienti, nel fornire indicazioni igienico-comportamentalimirate allaprevenzionedel linfedema correlato al cancro mammario. La pre-venzione del linfedema, tuttavia, investe tutti gli operatori sanitariche prendono in carico i pazienti. Pertanto l’approccio vincente dellecure è quello multidisciplinare, con un percorso diagnostico-tera-peutico-assistenziale, come lo è già per il cancro della mammella,in cui si traccia anche il percorso preventivo-riabilitativo del linfe-dema. Gli infermieri possono contribuire a ridurne il rischio attra-verso l’integrazione multidisciplinare nel fornire sostegno efficacealle pazienti linfadenectomizzate. Il rischio è quello che l’infermierepotrebbe sottovalutare non solo il bisogno di informazione, inman-canza di intervento educativo, ma anche le ripercussioni psico-fisi-che, piuttosto invalidanti, a cui le paziente possono andare incontro.Appare, infine, superfluo evidenziare che nessun opuscolo infor-mativo può sostituire il ruolo dell’infermiere come educatore inquanto, la comunicazione e la relazione che si instaura tra pazientee infermiere, permettono di esaurire qualsiasi dubbio o incertezzadel paziente, che nessuno opuscolo o qualsiasi materiale informa-tivo può sostituire o soddisfare da solo.

*Infermiera.**Coordinatore Infermieristico CIO, INT G. Pascale-Napoli

***Coordinatore Infermieristico, AOU Federico II- Napoli

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25Giugno 2016

Ricercainfermieristica

ABSTRACTIntroduzione: In commercio vi sono

svariate tipologie di medicazioni avanzateutilizzate per il trattamento delle ferite chi-rurgiche e per il contenimento delle com-plicanze correlate. Tuttavia non è chiaroquale sia quella più appropriata in relazionealla tipologia di ferita. A tale scopo è stataeffettuata una ricerca bibliografica per re-perire evidenze in letteratura sul correttoutilizzo delle medicazioni al fine di favo-rire il processo di guarigione della feritachirurgica.

Metodi:E’stata effettuata una ricerca bi-bliografica che ha previsto la consultazionedelle banche dati The Cochrane Library,PubMed eCINAHL. Sono state consultatele linee guida NICE e documenti reperitida Google Scholar.

Risultati: Sono stati selezionati articolicon un campione di pazienti adulti sotto-posti a qualsiasi intervento chirurgico. L’u-tilizzo delle medicazioni avanzate haridotto, prevalentemente, l’incidenza dicomplicanze quali infezioni, vesciche, sie-romi e dolore.

Conclusioni: I risultati mostrano che lemedicazioni avanzate sono indicate neltrattamento delle ferite che guariscono perchiusura primaria ritardata, per seconda in-tenzione, per ferite sporche o infette. Lemedicazioni tradizionali sono, invece, in-dicate per le ferite che guariscono perprima intenzione.

PAROLE-CHIAVE: medicazione, feritachirurgica, medicazioni avanzate, medi-cazioni tradizionali, prevenzione dell’in-fezione.

BACKGROUNDLe ferite chirurgiche sono una forma particolare di lesioni acute,

definite come soluzioni di continuo della cute, prodotte da unagente meccanico, a comparsa programmata, create secondo lepiù rigorose norme di asepsi, con obiettivi diagnostico-terapeu-tici, che dovrebbero andare incontro a guarigione senza compli-cazioni, in un intervallo di tempo definito1.La ferita chirurgica può guarire per chiusura primaria, chiusura

primaria ritardata o per chiusura secondaria. Nel primo caso ilembi della ferita sono avvicinati e tenuti insieme da suture, graffemetalliche e cerotti adesivi. La chiusura primaria ritardata è uti-lizzata quando c’è una notevole contaminazione batterica, gli or-gani e le cavità sono chiusi e gli strati cutanei e profondi vengonolasciati aperti per drenaremateriale purulento. La chiusura secon-daria è adoperata per le ferite che comportano una grande perditadi sostanza, nelle quali non si possono suturare i margini2.Una percentuale significativa delle ferite chirurgiche, dal 17 al

22%3-4, è gravata da complicanze quali infezione superficiale delsito chirurgico (SSI); cellulite o deiscenza fasciale, con un’inci-denza che va dallo 0.25% al 3% nelle laparotomie, dall’ 1.6% al42.3% nelle incisioni post-cesareo, dallo 0.5% al 2.5% nelle inci-sioni sternali, sieromi o ematomi che, portano ad un ritardato oalterato processo di guarigione. Inoltre il fallimento della chiusuraprimaria della ferita chirurgica, determina alti costi nel post ope-ratorio5.In base alla definizione proposta dai CDCper infezione del sito

chirurgico (Surgical Site Infection, SSI), si intende qualsiasi stato

morboso caratterizzato da segni locali e/o generali di infezione in-sorto entro 30 giorni (o entro un anno se sono state utilizzate pro-tesi) da un intervento chirurgico6.La deiscenza, invece, è intesa come apertura totale o parziale

della ferita chirurgica per prima intenzione; può coinvolgere alcunistrati dermici, fino alla fasciamuscolare, attraversandola ed espo-nendo i visceri sottostanti. Può essere definita anche come il fal-limento meccanico della guarigione della ferita stessa.Il trattamento della ferita deve permettere la restitutio ad inte-

grum: una riparazione tessutale efficace è possibile se la feritaviene messa nelle condizioni di esprimere al meglio il suo poten-ziale biochimico con il solo ausilio di medicazioni.Negli ultimi anni sono state sviluppate diverse tipologie di me-

dicazione, ma ai fini di una maggiore comprensione, verrannosuddivise in due categorie:medicazioni tradizionali emedicazioniavanzate. Per medicazione tradizionale si intende un materialeposto a diretto contatto con la sola funzione di emostasi, coperturae protezione,mentre quella avanzata ha come scopimantenere unmicroambiente umido e una temperatura costante, rimuovere es-sudati e materiale necrotico, proteggere da infezioni esogene, es-sere permeabile all’ossigeno e ridurre i traumi al cambio7.All’interno della classe dellemedicazioni avanzate, quelle prin-

cipali sono gli alginati, gli idrocolloidi, le idrofibre e le schiume dipoliuretano.Gli alginati a base di calcio e/o sodio, interagiscono con l’essu-

dato della lesione e formano un gel morbido chemantiene umidol’ambiente di cicatrizzazione della lesione. Possono essere impie-gati comemedicazioni primarie nel caso di lesioni drenanti a spes-

La gestione della ferita chirurgica,medicazione tradizionale o avanzata?Una revisione della letteratura

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a cura di Miriam Napolitano* e Maria Rosaria Esposito**

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26 Giugno 2016

Ricercainfermieristica

sore parziale o a tutto spessore, di lesioni con un essudato da mo-derato ad abbondante, di lesioni a tunnel, di lesioni infette o noninfette, e di lesioni “umide” rosse e gialle.Gli idrocolloidi sonomedicazioni semiocclusive, presenti in una

serie di forme, dimensioni, proprietà adesive e formati, compren-denti adesivi, paste e polveri. Sono impermeabili ai batteri e adaltre contaminazioni, possono favorire il debridement autolitico,a causa della loro scarsa permeabilità. Possono essere usati nellemedicazioni primarie osecondarie di lesionicon presenza di necrosio escara con lieve oscarso essudato.Le idrofibre (car-

bossilmetilcellulosa)sono fibre di carbossil-metilcellulosa sodicain grado di assorbire rapidamente e di trattenere liquidi. Lamedi-cazione interagisce subito con l’essudato grazie alla sua trasfor-mazione in gel coesivo che crea un ambiente umido. Sonomedicazioni primarie e/o secondarie in base all’abbinamento conl’alginato e con prodotti di copertura come le schiume. Sono in-dicate per le lesioni da moderatamente a fortemente essudanti,anche in fase di granulazione.I film di poliuretano sono pellicole trasparenti costituite da una

membrana in poliuretano adesiva e semipermeabile che variano inspessore e dimensione. Esse sono impermeabili all’acqua, ai bat-teri e agli agenti contaminanti in genere; tuttavia permettono alvapore acqueo di attraversare la barriera.Questemedicazioniman-tengono un ambiente umido favorendo la formazione di tessuto digranulazione e l’autolisi del tessuto necrotico. Non hanno potereassorbente.Le medicazioni a base di schiume di poliuretano sono assor-

benti, possono essere di vario spessore ed essendo antiaderenti

non comportano nessun trauma durante la loro rimozione. Essesono impiegate comemedicazioni primarie e secondarie per le le-sioni a spessore parziale o a tutto spessore con un drenaggio lieve,moderato o abbondante e possono anche essere usate per assorbireil drenaggio attorno ai tubi e alle cannule tracheostomiche8.Un’altra variante delle medicazioni avanzate è quella antimi-

crobica che presenta, all’interno della struttura, anche un antiset-tico locale (i più comunemente utilizzati sono lo iodio, l’argentoe il Poliesametilen Bioguanide PHMB) particolarmente indicate

nelle ferite con mode-rata o elevata produ-zione di essudato.Gli elementi chiave

della cura delle feritepost-operatorie inclu-dono tempestivo rie-same della ferita,appropriata deter-

sione/antisepsi e medicazione, così come il riconoscimento pre-coce e il trattamento attivo di complicazioni della ferita. Tuttaviala vasta disponibilità dellemedicazioni presenti in commercio pos-sono generare confusione e mancata appropriatezza degli opera-tori sanitari nella scelta della medicazione rispetto alla feritachirurgica o sua complicanza.ObiettiviObiettivo della revisione è quello di reperire evidenze scientifi-

che sull’appropriata medicazione rispetto alla tipologia di com-plicanza della ferita chirurgica al fine di favorire il processo diguarigione.Al fine di formulare una valida strategia di ricerca, per un’effi-

cace interrogazione delle banche dati biomediche e per un otti-male reperimento delle citazioni pertinenti l’argomentoconsiderato nello studio è stato sviluppato un quesito clinico se-guendo la metodologia PICO (patient, intervention, comparison,outcome)9 nella tabella 1.

continua da pagina 25

MATERIALI EMETODILa ricerca bibliografica è stata eseguita nel

mese di giugno 2015 che ha previsto la con-sultazione delle banche dati quali The Co-chrane Library, PubMed e Cinahl. Inoltresono state consultate le linee guida NICE eGoogle Scholar.Nelle varie ricerche si è fatto uso di parole

chiavi utilizzando termini Mesh ed even-tualmente i loro sinonimi (Entry Terms) e leparole a testo libero. La strategia di ricerca haprevisto l’utilizzo di termini sia controllatisia liberi combinati con gli operatori boo-leani “AND”, “OR” e “NOT” (Tabella 2)senza porre limiti alla lingua di pubblica-zione e all’impostazione dello studio, ad ec-cezione di quelli temporali pari agli ultimicinque anni in modo da escludere citazioni

precedenti già oggetto di revisioni.Per essere considerati pertinenti, e quindi

eleggibili per la revisione, gli articoli dove-vano riguardare la strutturazione del quesitoclinico, in riferimento al PICO. Sono stati in-clusi tutti i tipi di studio, comparativi e non,randomizzati controllati e non randomizzati,studi retrospettivi, revisioni sistematiche,studi caso-controllo, su persone di età adulta(>19 anni), sottoposti a qualsiasi tipo di in-tervento che prevedesse un incisione chirur-gica. Sono stati selezionati studi e revisionisull’utilizzo delle medicazioni avanzate etradizionali che avessero come outcome laguarigione della ferita chirurgica e la ridu-zione delle complicanze. Nella flowchartviene rappresentata la selezione degli arti-coli.

RISULTATIGli articoli congruenti al quesito clinico

sono risultati 15. Nella figura 3 è rappre-sentato il processo di selezione e valutazionedella letteratura presa in esame.I contenuti dei singoli studi considerati

nella revisione sono riportati inmaniera sin-tetica nella tabella 1.DISCUSSIONEDalla revisione della letteratura è emerso

che l’impiego dimedicazioni avanzate si ac-compagna ad una serie di vantaggi sia in ter-mini di prevenzione delle complicanze chedi qualità di vita.Per garantire un completo ripristino del-

l’integrità della cute, le linee guida NICEoltre a fornire una buona delucidazione sullefasi che precedono l’utilizzo della medica-

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zione, quali detersione ed antisepsi (non de-vono essere utilizzate le soluzioni coloratecome ad esempio il mercurio cromo, lafuxina, il violetto di genziana, la tintura rubradi Castellani in quanto esplicano una ridottaazione antisettica, non permettono la valu-tazione della ferita per es. favorendo l’oc-cultamento di arrossamenti e sonosconsigliati dalle principali linee guida in-ternazionali. Anche gli antibiotici topici in

tutte le forme non devono essere applicatiperché provocano la formazione di ceppibatterici resistenti, possono essere allergiz-zanti e sono sconsigliati dalle principali lineeguida), indicano quali medicazioni sono uti-lizzate per la gestione della ferita che guari-sce per seconda intenzione, quelleinterattive, e quali non devono essere usate,EUSOL® e garza, garza di cotone umido.

Per quel che concerne il tasso delle infe-zioni del sito chirurgico lemedicazioni idrocolloidi equelle argentiche rispetto allegarze antiaderenti e alle idro-fibre determinano una riepi-telizzazione di più brevedurata e una minore inci-denza di infezioni (Brol-mann e Schwartz). Un casoa parte è rappresentato dallamedicazione Aquacel Ag®che, rispetto alla tradizionale,non ha prodotto una supe-riore significatività statisticanel ridurre le infezioni dellaferita (Biffi).

Un nuovo approccio altrattamento delle ferite chi-rurgiche è la VAC, l’impiegodella terapia a pressione ne-gativa, che trova il suocampo di applicazione nelleferite che guariscono per se-conda intenzione, in quellelaparotomiche ed ortopedi-che (COI). Sebbene mo-strino una riduzione delleinfezioni del sito chirurgicorispetto alla medicazione ste-rile standard e una minore in-cidenza di complicanze qualisieromi o ematomi, rimaneincerto se l’utilizzo dellaNPWT possa essere appli-cato a tutte le ferite chiuse.

Una questione che ri-

chiede particolare zelo in tale contesto, è laspesa sanitaria. I costi legati alla gestionedelle ferite chirurgiche in caso di lesioni cu-tanee maligne, assorbono impegno econo-mico significativo quando non vi è laguarigione delle medesime rispetto ad uncompleto ripristino delle funzioni cutaneenel post-operatorio10.

CONCLUSIONINonostante siano scarse le raccomanda-

zioni circa l’uso dei diversi tipi di medica-zioni in relazione alla ferita chirurgica inesame, appare evidente che le medicazioniavanzate rappresentino un’ottima strategiaper la risoluzione della ferita e per il conte-nimento delle complicanze correlate al sitochirurgico. I

n seguito all’utilizzo delle stesse è stato ri-levato un maggiore comfort da parte del pa-ziente sia in termini di diminuzione deldolore al cambio della medicazione che diun tasso di infezioni ridotto anche se stati-sticamente non significativo. Tuttavia l’altocosto sostenuto nelle cure post operatorie perferite chirurgiche complicate, impone aglioperatori sanitari un’adeguata appropria-tezza nel loro utilizzo anche al fine di favo-rire la riparazione tessutale e migliorare gliesisti assistenziali dei pazienti chirurgici.

Implicazioni per la praticaLe ferite chirurgiche che guariscono per

prima intenzione vanno trattate con medica-zioni sterili standard utilizzando nelle prime24-48 ore solo acqua sterile.

Non è possibile raccomandare, al mo-mento, l’uso di una medicazione specificarispetto alla garza sterile. Probabilmente larimozione della medicazione da ferite puliteo pulite-contaminate prima delle 48 ore dal-l’intervento chirurgico non aumenta il ri-schio di infezione. Tuttavia sono necessariealtre prove a sostegno11. Per le ferite che gua-riscono per chiusura primaria ritardata sonocontroindicate le garze iodoformiche perchénon promuovono un ambiente umido, pro-vocano dolore alla rimozione e possono cau-sare un’intossicazione da assorbimentosistemico di iodio.

Le ferite chirurgiche che guariscono perseconda intenzione possono essere trattatecon schiume di poliuretano e medicazioniinterattive, ma sono controindicate dallelinee guida NICE, Eusol® e garza, o garza dicotone umido o soluzioni antisettiche di

Figura 3: Flowchart della selezione degli articoli

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29Giugno 2016

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moorthy, Brian R Davidson, Kurinchi Selvan Gurusamy. Earlyversus delayed dressing removal after primary closure of clean andclean-contaminated surgical wounds. Editorial Group: CochraneWounds Group. 2015.12. NICE “Surgical site infections: prevention and treat-

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mercurio12. Risulta interessante lo studiocondotto presso iDipartimenti dellaCharité-Universitäts medizin a Berlino dove è stataregistrata una più rapida guarigione delle fe-rite (che guariscono per seconda intenzione)utilizzando il seguente trattamento sequen-ziale13: Promo Gran Plus®, Tielle®, Servi-cel®.Per la gestione delle ferite post-artropla-

stica al ginocchio e all’anca sono racco-mandate medicazioni che combinanoidrofibre e un film semipermeabile in poliu-retano poiché riducono i tassi di infezione edi formazione di vesciche. Nel caso di infe-zione ossea profonda, in pazienti con feriteortopediche, sembra rappresentare una va-lida alternativa allemedicazioni tradizionali,il trattamento con KytoCel® e SorbXtra®,specie nella gestione dell’essudato e nel con-trollo degli odori14.Le ferite sporche giovano delle medica-

zioni non occlusive come lamedicazione in

cellulosa ossidata rigenerata.In caso di ferite infette, dovrebbero essere

utilizzatemedicazioni avanzate che abbianoall’interno della struttura anche un antiset-tico locale (i più comunemente utilizzatisono lo iodio, l’argento e il Poli EsaMetilenBioguanide (PHMB): tale antisettico, in ag-giunta ad una antibiotico-terapia sistemica,permette di risolvere il quadro infettivo inatto. Non vanno utilizzate medicazioni oc-clusive come idrocolloidi e schiume di po-liuretano.Per quel che concerne la complicanza

della deiscenza non sono stati trovati articoliche indicassero il tipo di medicazione chepotesse prevenirla. Se la deiscenza è piccolapossono essere impiegati idrogel e idrofibre.Un nuovo approccio, nell’ambito delle

medicazioni avanzate, è il trattamento delleferite chirurgiche che guariscono per se-conda intenzione o di esiti di deiscenza conuna medicazione a pressione negativa15:consiste nell’applicazione di una medica-zione (in garza o in schiuma di poliuretano)

a contatto con il letto della ferita, coperta conun film trasparente e collegata a una pompad’aspirazione; tale dispositivo permette dicreare una pressione negativa, drenandol’essudato in eccesso. Sebbene talemetodicasia utilizzata a livello internazionale da più diun decennio, non è ancora del tutto chiara lasua efficacia.L’utilizzo abituale, pertanto, non può es-

sere raccomandato anche per gli alti costi dasostenere, è risultatamaggiormente efficace,invece, nel trattamento delle ferite chirurgi-che toraciche e laparotomiche. Altra zonagrigia da chiarire, infatti, è se la sua applica-zione possa essere esteso anche a tutte le fe-rite chiuse. Le evidenze scientifiche, inmerito alla riduzione del dolore durante ilcambio, sostengono l’utilizzo di medica-zioni idrofibre e lipocolloidi flessibili specienel trattamento della chirurgia della mano.

*Infermiera**Coordinatore Infermieristico CIO,

INT G. Pascale Napoli

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NORME EDITORIALI“Napolisana” pubblica articoli inediti di inte-resse infermieristico, medico, sanitarioprevia approvazione del ComitatoScientifico. L’articolo è sotto la re-sponsabilità dell’autore o degli au-tori, che, nel rispetto delle vigentileggi sulla privacy, devono di-chiarare: nome, cognome,qualifica professionale, entedi appartenenza, recapitopostale e telefonico, emaildell’autore a cui si deveindirizzare la corrispon-denza. Il contenuto non ri-flette necessariamente leopinioni del ComitatoScientifico, del giornale,dell’Editore , e in caso dinecessità, sarà cura delComitato Scientifico rive-dere il riassunto/abstract.

Gli articoliTutti i testi da pubblicare,devono essere inviati in“Word” e strutturati secondo ilseguente schema: 1) rias-sunto/abstract; 2) parole chiave(max 6) ; 3) introduzione; 4)obiettivi; 5) materiali e metodi; 6)risultati; 7) eventuali discus-sioni; 8) conclusioni; 9) biblio-grafia. Gli articoli vannoaccompagnati da un abstractin italiano (max 170 parole)articolato in maniera daesporre complessivamente ilcontenuto. La lunghezza deltesto non deve superare i 15.000caratteri, spazi e bibliografia inclusa.Per una corretta interpretazionedei parametri sui testi, e per ilconteggio delle battute biso-gna prendere a riferimentoil conteggio dei caratterie non delle parole,perchè nei caratterisono indicate ecomprese siale battute dit e s t oche gli

spazi necessari fra una parola e l'altra, per cui:E) l'Abstract dovrà contenere max 1.000 caratteriF) l'Introduzione dovrà contenere max 1.300 caratteriG) l'articolo dovrà contenere max 10.000 caratteriH) la bibliografia dovrà contenere max 1.500 caratteri

Citazioni bibliograficheIn bibliografia vanno riportati solo gli articoli citati nel testo (max 30 voci bibliografiche). La bibliografia dovrà essere re-datta secondo le norme riportate nel Vancouver Style: la listadelle voce bibliografiche deve essere presentata nell’ordinein cui le singole voci vengono citate nel testo, con numera-zione araba senza parentesi.Quando gli autori sono più di 6, vanno citati i primi 6, et al.

Figure, grafici e tabelleLe figure, le tabelle e i grafici devono essere scelti secondocriteri di chiarezza e semplicità. Saranno numerate pro-gressivamente in cifre arabe e saranno accompagnante dabrevi ma esaurienti didascalie. Nel testo deve essere chia-ramente indicata la posizione d’inserimento. Diagrammi eillustrazioni dovranno essere sottoposti alla redazione investe grafica accurata, tale da permetterne la riproduzionesenzamodificazioni. Vanno inviate in file separati, in formatoJPEG o TIFF a risoluzione alta. Se le immagini ritraggonopazienti o persone, gli autori devono presentare un’autoriz-zazione o liberatoria, firmata dagli stessi che ne autorizzi lapubblicazione, oppure le immagini devono essere modifi-cate per evitare il riconoscimento delle persone ritratte. Ognitabella deve avere un titolo. Non saranno pubblicati graficie tabelle pubblicati sul web. Grafici e tabelle riprodotti daaltre fonti devono riportare l’indicazione della fonte e il per-messo scritto di riproduzione da parte del possessore deidiritti deve essere inviato insieme al manoscritto. L’autoredel manoscritto è responsabile per l’ottenimento dei per-messi di riproduzione di materiale i cui diritti sono possedutida terzi.

Abbreviazioni, acronimi e maiuscoleLimitarsi alle abbreviazioni e agli acronimi più note e so-prattutto evitare l’uso di parole tutte in maiuscolo quandonon strettamente necessario.

Date e numeriLe date vanno sempre scritte per esteso, per evitare in-comprensioni nella lettura.Ad es. lunedì 28 luglio 2006 e 1°gennaio (non I gennaio o 1 gennaio). I giorni e i mesi hannosempre la prima lettera minuscola. I numeri da uno a diecivanno scritti in lettere (tranne che nelle date!). Per tutti glialtri, l’importante è separare sempre con un punto i gruppidi tre cifre. Per le grosse cifre “tonde”, usare “mila”, “milioni”e “miliardi” invece di “000”, “000.000”, “000.000.000”.

Parole straniereLe parole straniere vanno sempre indicate in corsivo, so-prattutto se non sono ancora entrate nell’uso comune ita-liano. Se si decide di usare un termine straniero, è benericordare che non si declina mai (ad es. i computer e non icomputers). È sempre gradita una traduzione in italianodel termine utilizzato in inglese.

Modalità e terminiper l’invio dei lavoriTutto il materiale (una copia in formato elet-tronico, oppure su cd rom) deve essere in-viato al Comitato Scientifico. Ulterioriinformazioni sulle norme editoriali quisinteticamente illustrate, potranno es-sere acquisite, contattando la segre-teria del comitato al seguenteindirizzo e-mail:[email protected].

PUBBLICAZIONE DI ARTICOLI ACARATTERE SCIENTIFICO

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31Giugno 2016

I Collegidella Campaniainformano QUI NAPOLI

Oltre cento neolaureati hannoaffollato la sala delle conferenzedell’Hotel Oriente per prendere

parte all’incontro organizzato anche que-st’anno dal Collegio Ipasvi di Napoli con lenuove leve della professione. “L’autonomiae le responsabilità dell’infermiere nell’eser-cizio della libera professione” è stato il temascelto per quest’anno. Lo scopo dell'inter-vento formativo è stato quello di offrireun'occasione di confronto e riflessione sultema della libera professione infermieristica.L'ottica è quella dell'impatto che i compor-tamenti, le competenze, le responsabilitàdell'infermiere libero professionista hannosulla tutela della salute e il benessere dellapersona assistita e la sua famiglia. Il nuovo“Vademecum della libera professione infer-mieristica – 2014” è stato uno degli stru-menti di riflessione della giornata formativa.Ai lavori ha preso parte il Presidente delCollegio Ipasvi di Napoli, Ciro Carboneche ha annunciato l’arrivo del bollino di qua-lità che certificherà le competenze del pro-fessionista sul mercato del lavoro nazionalee comunitario.“Gli infermieri con partita iva sono sem-

pre più numerosi e strategici per il sistemadicure italiano e non solo”, ha detto Carbone.“La Federazione Ipasvi ne è consapevole.Occorre lavorare sulle Università per for-mare infermieri preparati sulla libera pro-fessione e sulle istituzioni perché creino lecondizioni per uno sviluppo dell’attività li-bero professionale degli infermieri”.Un riconoscimento necessario soprattutto

dopo l'avvento della Tessera professionaleeuropea che consente la circolazione deiprofessionisti tra gli Stati membri e di cui sifaranno in un certe senso garanti i Collegiche rilasceranno il bollino. La libera profes-sione cresce a vista d’occhio.

I dati parlano di oltre 69mila posizioniiscritte all‘ente di previdenza, praticamenteraddoppiate negli ultimi due anni. Analiz-zando le diverse posizioni in base all‘etàanagrafica, i liberi professionisti contribuenti(quelli cioè che dalla libera professione per-cepiscono reddito) sono soprattutto nellefasce di età inferiori a 30 anni e dai 41 ai 50,mentre quelli della gestione separata e quellinon contribuenti si concentrano nella fascia41-50. La maggioranza dei liberi professio-nisti è in Lombardia, Lazio e Piemonte ecirca 13mila posizioni riguardano iscrittistranieri. Sul tema sono intervenuti AndreaGuandalini, Presidente Collegio Ipasvi diMantova (Infermiere libero professionista“Studio Associato Infermieristico Manto-vano”) e Gaetano Pitoia, Consigliere Col-

legio Ipasvi diVarese (infermiere libero pro-fessionista “StudioAssociato InfermieristicoPitoia e Associati”) soffermandosi, nellaprima sessione, sulle modalità per lo svi-luppo della libera professione: in forma sin-gola, in forma associata, in società fraprofessionisti; adempimenti necessari periniziare e mantenere l'esercizio libero pro-fessionale; l'esercizio professionale nelleRsae sanità privata; la responsabilità giuridica edeontologica e il ruolo del Collegio Ipasvi;gestione della relazione con il cliente: la do-manda, l'offerta, la valutazione del servizioofferto. Nella seconda parte, invece si è par-lato di pubblicità sanitaria; l'informazione ela comunicazione; il consenso informato alleattività infermieristiche; infermiere di fami-glia; infermiere in farmacia.

Libera ProfessioneL’autonomia e le responsabilità dell’InfermiereIl Collegio Ipasvi di Napoli incontra i neolaureati

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32 Giugno 2016

di Luigi Lembo

Con lo scopo di offrire agli iscritti sempre maggiori e utiliservizi, il Consiglio direttivo delCollegio Ipasvi diNapoliha istituito una Commissione di lavoro ad hoc su “salute

e alla sicurezza sui luoghi di lavoro”. Compito della commissionesarà quello di reperire e diffondere agli iscritti notizie, informa-zioni, aggiornamenti relative alla normativa di interesse professio-nale, nonché sulla salute e sulla sicurezza sui luoghi di lavoro efornire consulenze gratuite in merito a specifiche problematicheposte dai colleghi che ne faranno richiesta.Ogni infermiere ha il diritto dovere di essere adeguatamente infor-

mato e pienemante consapevole circa la valutazione dei rischi deri-vanti dall’esercizio professionale, degli adempimenti, degli obblighie delle “norme vigenti in materia di salute e sicurezza delle lavo-ratrici e dei lavoratori nei luoghi di lavoro” cosi come stabilito dalDLgs. n°81/08. E’illuminante a questo riguardo una sentenza delTar(Tribunale amministrativo regionale) siciliano, che pur se abba-stanza datata, è ancora attualissima. Potremmo cosi sintetizzarla: Illavoratore che chiede di avere una copia del documento sulla valu-tazione dei rischi ha diritto ad ottenerla. Ovvero la legge sulla tra-sparenza prevale sul decreto sulla sicurezza.

E’questo il principio affermato dalTribunaleAmministrativo per

la Sicilia, con una sentenza depositata il 13 maggio 2003. I giudiciamministrativi hanno accolto un ricorso presentato da una docente,che si era vista rifiutare una domanda di accesso agli atti, riguar-dante la documentazione che viene predisposta dal dirigente scola-stico per valutare i rischi, secondo quanto previsto dal DecretoLegislativo n.626 del 1994 [oggiD.Lgs.81/08] sulla sicurezza sul la-voro.La stessa norma, peraltro, prevede che la pubblicità del docu-

mento dei rischi possa essere soddisfatta anche affiggendone al-l’albo una parte. Ma il Tribunale Amministrativo ha ritenuto chequesta prescrizione non possa annullare gli effetti della legge sullatrasparenza amministrativa, che dispone la facoltà di accedere agliatti amministrativi da parte di tutti i soggetti portatori di interessegiuridico qualificato. Come, per esempio, il lavoratore in servizionell’unità produttiva a cui si riferisce il documento.Componenti la commissione sono iConsiglieri Luigi Lembo, con

funzione di presidente,Gennaro Sanges, Giovanni De Rosa. I col-leghiCatania Maria, Papi Giuseppe e Calignano Prisco. Notizie,aggiornamenti, approfondimenti, risposte ad eventuali questioniposte dagli iscritti sui temi della sicurezza, saranno pubblicati sullarivista Napolisana e sul sito del Collegio Ipasvi di Napoli. Per ri-volgersi alla Commissione via posta elettronica è possibile utiliz-zare il seguente indirizzo: [email protected]

QUI NAPOLI“Salute e sicurezza sui luoghi di lavoro”

Una Commissione al servizio degli iscritti

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di Ilaria Rossi

Tre giorni di prevenzione, informa-zioni e promozione della salute. Siè svolto con un bagno di folla e

uno speciale impegno degli infermieri diNapoli “LaGiornata Nazionale della Previ-denza e del Lavoro”. Un evento dedicato almondo delle pensioni e delwelfare,ma dovegli infermieri hanno agito da protagonisti. IlCollegio Ipasvi diNapoli ha partecipato conil proprio know how e le proprie risorse,mettendo a disposizione dei cittadini un am-bulatorio presidiato dai volontari del gruppoCives. Qui, gli infermieri della protezionecivile hanno effettuato vari interventi.Quello più apprezzato, anche dagli organiz-zatori, le manovre di rianimazione cardio-polmonare, di disostruzione delle vie aeree,l’utilizzo del defibrillatore. Una specialitàtargata Cives, ovvero i volontari della pro-tezione civile. Gli infermieri di Napoli sonostati il motore trainante dell’Isola della sa-lute. Grazie alla professionalità e all'entu-siasmo con cui hanno partecipato e che ha

contagiato tutta l’Isola hanno significativa-mente contribuito al successo della manife-stazione ed al raggiungimento degli obiettiviche l’organizzazione si era prefissata: sensi-bilizzare e spronare più visitatori possibile aprendersi cura del proprio organismo attra-verso una corretta alimentazione, un sanostile di vita e un’efficace piano di preven-zione personale, nonché formare i visitatoriattraverso dimostrazioni per il primo soc-corsi.Nel corso della tre giorni si è svolto il Fe-

stival Salute&Benessere, un vero e proprioevento nell'evento, che ha avuto l’obiettivodi informare e avvicinare tutti i visitatoridellamanifestazione alle buone pratiche perun’efficace piano di prevenzione personale,primo step per un welfare attivo in materiadi sanità e salute, nonché il primo passo perridurre l’impatto sulla spesa sanitaria sia na-zionale sia familiare. I visitatori hanno avutol’opportunità di informarsi sulle campagnedi prevenzione attive; di partecipare a in-contri mirati a specifiche problematiche; disottoporsi a un check-up sanitario. Presso gli

stand dell’isola della salute si sono potutisottoporre a esami di primo livello, visitespecialistiche e consulti, tutto ciò gratuita-mente. Un ringraziamento speciale vaquindi tutti gli infermieri volontari del Civesche per tre giorni hanno vissuto e si sono de-dicati con competenza e passione allamani-festazione, rispettando l’impegno che gliinfermieri hanno assunto nei confronti deicittadini;: “essere sempre al loro fianco”!

Gli Infermieri protagonistiall'Isola della Salute

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34 Giugno 2016

I Collegidella Campaniainformano QUI BENEVENTO

di Andrea Della Ratta

Nella città di Benevento e in moltiComuni della Provincia sannita, il5 giugno scorso si sono tenute le

elezioni per il rinnovo dei Consigli Comu-nali. Il Collegio provinciale IpasvI di Bene-vento, pur nella consapevolezza che lepolitiche sanitarie sono disciplinate e gover-nate a livello centrale dallaRegione, rimarcala centralità rivestita dalle Comunità locali,sui temi della “salute”, intesi come mante-nimento, promozione e tutela della stessa,prevenzione della malattia e diritto dell’ac-cesso alle cure ed ai servizi, così come san-cito dall’articolo 32 della Costituzione.Consideriamo quindi un segno di ulterioreimpegno sociale e civile da parte degli in-fermieri il fatto che diversi iscritti al Colle-gio Provinciale di Benevento siano staticandidati in schieramenti politici diversi, inliste civiche, come consiglieri e in qualchecomune comeSindaco.Al di la e nel rispettodelle diverse fedi politiche, ci onora il fattoche la professione infermieristica venga ri-conosciuta dai cittadini come portatrice dialti valori morali e sociali, di serietà e di im-pegno. Soprattutto se, come difatti è suc-cesso,molti dei candidati infermieri abbianoottenuto importanti e lusinghiere affermazioni.Ad essi va il nostroin bocca al lupo per l’importante, responsabile e oneroso compito alquale saranno chiamati.Ai cittadini elettori il nostro ringraziamentoper aver sostenuto i nostri candidati ed per aver accolto con tantoslancio il nostro appello al voto. Siamo convinti che i valori che de-vono ispirare l’azione politica

all’interno di una comunità debbano essere quelli della compe-tenza, dell’onestà, della professionalità, di un profondo senso civicoe rispetto per la persona. Sono i valori che guidano l’agire degli in-fermieri ogni giorno sul posto di lavoro.

E sono certo sono gli stessi che hanno ispirato l’impegno politicodei nostri iscritti. Vista la centralità dell’Infermiere nel mondo dellasalute e della sanità, le competenze specifiche nella pianificazione,gestione e valutazione delle attività assistenziali, siamo certi che i

candidati eletti sapranno perseguire politiche di buona gestione e diintegrazione nel sociale e nel sanitario, nell’interesse di tutta la cit-tadinanza e del territorio.

QUESTI I VOTI RIPORTATI DAI NOSTRI ISCRITTI.

FUCCI Nunzia - lista insieme - Voti 13;CALLARO Patrizia - lista con Mastella sindaco - Voti 221;ANNESE Giovanna - San Giorgio del Sannio - lista Ricci -Voti 400 prima eletta nella minoranza;FALATO SILVANA - Lista Mov.5 stelle - Voti 104;TADDEOANNUNZIATA - Lista Alleanza riformista - Voti 394 Eletta;PALUMBO EMILIA - Lista Democratici lealtà per Benevento - Voti 14

Infermieri candidatiLusinghiere affermazioni

PALUMBO EmiliaTADDEO AnnunziataFALATO Silvana

ANNESE GiovannaCALLARO PatriziaFUCCI Nunzia

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35Giugno 2016

di Giuseppina Borriello*, Alfredo La Monica**

ABSTRACTIl diabete è una malattia epidemica che ha conseguenze notevoli

sull’assistenza sanitaria di tutti i Paesi. Il piede diabetico è la com-plicanza più grave e colpisce circa il 15% dei soggetti affetti da talepatologia. Anche all'interno del Piano Nazionale Diabete vengonodate indicazioni per l’assistenza integrata e la presa in carico da partedel team multidisciplinare dei casi complessi, che presentano dellegravi complicanze. Ciò per permettere la stadiazione tempestiva delpaziente che orienterà per una bassa, media o alta intensità di cura:i tre livelli trovano la loro collocazione negli ambulatori di diabeto-logia e nel centro specialistico per la cura del piede diabetico. Il Cen-tro di Diabetologia e Malattie metaboliche si occupa in regimeambulatoriale della diagnosi, della cura e della prevenzione del dia-bete mellito, anche attraverso l'educazione terapeutica. Tale centroè una realtà innovativa, che affronta la patologia con un’ottica a tuttotondo, prendendo in esame non solo lo scompenso glicemico, maanche le patologie da esso generate.

PAROLE CHIAVE: diabete, piede diabetico, prevenzione, am-bulatorio diabetologico, educazione terapeutica, assistenza, auto-cura.

INTRODUZIONEEntro il 2025, secondo il rapporto dell’Oms., il numero dei dia-

betici arriverà a 380 milioni. L’interesse della medicina e della ri-cerca scientifica verso questa patologia ha portato a notevoliprogressi nella sua cura, tanto da arrivare ad un aumento dell'aspet-tativa di vita dei soggetti colpiti. Ciò nonostante, il diabete mellitorimane una delle patologie più invalidanti con numerose compli-canze. Anche nel Piano Nazionale Diabete si evidenzia come l'af-fezione diabetica ha un impatto sociale, economico e sanitarionotevole ed impone la ricerca di tragitti organizzativi in grado disminuire il più possibile l’incidenza degli eventi acuti o delle com-plicanze invalidanti che comportano costi elevatissimi, diretti e in-diretti. Per rispondere ai bisogni globali dei pazienti e garantire lemigliori prestazioni possibili, sono sorti su tutto il territorio nazio-nale degli ambulatori, presso i quali i diabetici possono consultaretutti gli specialisti in grado di affrontare le loro patologie. In talistrutture gli operatori sanitari per assistere gli utenti, utilizzano letecniche dell'educazione terapeutica che è un'attività sanitaria che èentrata a far parte della gestione dei pazienti affetti da malattie cro-niche. L'educazione del paziente è importante non solo nella pre-venzione delle complicanze della malattia, ma riflette anche unanuova interpretazione del ruolo dell'utente, che diventa il medico disé stesso per un periodo di tempo concordato con il curante. L'ideanon è recente, in quanto già da molto tempo l'educazione sanitariaasseriva il principio che ogni persona è il principale responsabiledella propria salute.Malgrado ciò, l'educazione del paziente, al con-trario dell'educazione sanitaria, si rivolge, per definizione, ad unma-lato cronico per il quale l'apprendimento delle competenze e deicomportamenti da osservare è fondamentale per vivere. In effetti, la

loro applicazione può ritar-dare le complicanze dellama-lattia e ridurre lo stato didipendenza del paziente, con-sentendogli di governare ilproprio handicap nella vita diogni giorno. Il punto di vistadel malato, il suo grado di ac-cettazione della patologia, lesue competenze e capacità, in-fluenzano la sua motivazionead apprendere. Per tutti questimotivi, il paziente cronico èun discente particolare che habisogno di una formazione adeguata. Per meglio impostare il pro-gramma educativo, preliminarmente, bisogna cercare di capire cosasa il paziente della propria malattia, per identificare le concezionisbagliate, le lacune, gli errori di ragionamento, l'incapacità di com-piere alcuni gesti. E' importante capire come ha organizzato le sueconoscenze sulla patologia da cui è affetto e come prende le deci-sioni inmerito ad essa. E', inoltre, essenziale valutare le capacità in-tellettuali e culturali, la padronanza della lingua, della lettura e dellascrittura. In sintesi è proprio negli ambulatori di diabetologia che sipotrà organizzare un percorso del genere, tenendo presente che ilprogetto educativo citato si rivolge a persone affette da una patolo-gia cronica e che tra l'altro, si provvede all’inquadramento generaleclinico metabolico del paziente, alla cura dei casi più semplici ed auna prima valutazione delle lesioni al piede, inviando i casi più com-plessi presso centri specializzati nella cura del piede diabetico.

La terapia del diabete richiede competenze diverse, perciò i pa-zienti in questi ambulatori sono seguiti da un team diabetologico,multidisciplinare. Il teamdiabetologico non è un’espressione vuota.Esso è formato da una componente medica e dagli operatori sani-tari e tutti lavorano per lo stesso fine, ossia prevenire il prima pos-sibile le complicanze del diabete e fornire servizi efficaci perfacilitare la promozione della salute dei pazienti diabetici. Infatti, se-condo il protocollo raccomandato dall’American Diabetes Asso-ciation (ADA), una delle tattiche preventive nella cura del diabeteè l'approccio multidisciplinare. Il team multidisciplinare riduce itassi di amputazione del 50 – 85 %, prevenendo le complicanze deldiabete e riducendo i costi. Nel team gli infermieri hanno un ruolodeterminante nella prevenzione delle ulcere del piede e amputazionedegli arti inferiori attraverso interventi educativi e screening di per-sone ad alto rischio. Inoltre, possono facilitare la partecipazione at-tiva dei pazienti e dei loro familiari nella cura e possono insegnareloro, ad esempio, l'importanza delle visite periodiche, degli esamidel sangue a intervalli specificati e dell’osservanza del percorso te-rapeutico dei pazienti. In occasione delle visite di controllo, si potràanche fare il punto della situazione sul livello di adesione al pro-getto educativo, verificando lo stato delle conoscenze e la manieracon cui vengono applicate. In talmodo si potranno apportare, even-tualmente, delle variazioni e si potrà continuare ad educare i pa-

L’ambulatorio diabetologico

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Dentrola professione

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Giugno 201636

zienti. Il team degli ambulatori diabetologici dunque si occupa didiagnosticare, prevenire, e curare lamalattia diabetica e le sue com-plicanze con lo scopo precipuo di assicurare la continuità assisten-ziale del paziente evitando inutili frammentazioni del percorsoclinico-terapeutico con la funzione di raccordo ambulatoriale tra ili diversi settori interni al distretto di riferimento.

IL SISTEMA OPERATIVO DEGLI AMBULATORIGli ambulatori utilizzano una logica unitaria di sistema che crei

uniformità di trattamento, garantendo l’uso di buone pratiche inmodo da facilitare o ridurre gli accessi, snellendo le procedure, in-tegrando emettendo in comunicazione le varie funzioni specialisti-che con riduzione di tempo delle prestazioni erogate, migliorandosia l’informazione che l’educazione al paziente e al familiare.Tali attività si articolano in due macro - obiettivi:1. accoglienza con presa in carico del paziente che si espleta anche

grazie al supporto dei servizi sia sanitari che amministrativi e nelpotenziamento dell'adesione al percorso di cura;

2. attività di informazione ed educazione terapeutica strutturata,svolte in sintonia al piano di cura definito dal team diabetologicomultidisciplinare.

Per ottenere tutto ciò, occorre:• analisi e lettura del bisogno, anche non espresso;• educazione strutturata individuale e di gruppo per target di pa-

zienti al fine di rafforzare la capacità di autogestione della malattia;• costruzione e somministrazione di questionari pre e post sedute

educazionali utili a fornire indicazioni sull’efficacia dell’interventoe a costruire ipotesi sulle rappresentazioni che i pazienti hanno dellamalattia e del suo trattamento.Il Teamper la cura del piede diabetico dell'ambulatorio è formato

da unMMG, un infermiere, un educatore, un podologo, un tecnicoortopedico e alcuni consulenti come: chirurgo vascolare, speciali-sta ortopedico, dietista e dietologo.Le attività svolte dall'ambulatorio sono la diagnosi e la cura delle

lesioni attive e delle condizioni pre - ulcerative, la correzione dellealterazioni dell'appoggio plantare, in collaborazione con un labora-torio di tecnica ortopedica, la prevenzione delle recidive, l'educa-zione dei pazienti a rischio di lesioni.Anche se tutti i membri del team contribuiscono alla riduzione

dell'incidenza di ulcere del piede e amputazione, il ruolo di infer-miere e podologo è centrale.Gli infermieri combinano scienza e arte per fornire servizi sani-

tari ottimali e si prefiggono di eliminare ostacoli emotivi, mentalialla guarigione, tenendo anche conto delle esigenze fisiche, sociali,culturali e spirituali del paziente.In effetti il miglioramento dei servizi di cura e salute del paziente

è una delle sfide più importanti del terzomillennio e, secondo l'Or-ganizzazioneMondiale della Sanità, sono proprio gli infermieri, tragli operatori della salute, uno dei gruppi professionali più coinvoltinell'assicurare tale miglioramento.

CONCLUSIONIPer cercare di arginare la crescente diffusione del diabete, alla

base dell’assistenza devono esserci dei programmi di educazione, diprevenzione e cura da effettuare negli ambulatori diabetologici.D'altronde anche nell'ultimo Piano Nazionale Diabete tra gli

obiettivi precipui vi sono l'educazione della persona all'autogestione

consapevole della ma-lattia e del percorso dicura; una comunica-zione efficace tra i varilivelli organizzativi perrealizzare concreta-mente la continuità assi-stenziale; definire ruoli,competenze, attività erisultati attesi degli ope-ratori impegnati nellacura della persona con diabete in tutti i livelli assistenziali; l'alloca-zione di risorse idonee all'ottenimento dei risultati. Per realizzaretutto questo il team multidisciplinare, tra l'altro, deve frequentarecorsi di formazione continua per utilizzare i nuovi approcci nellacura di tale patologia, in particolare per il piede diabetico, una com-plicanza che provoca grave disabilità e invalidità.Avendo avuto unpercorso formativomirato, l'equipe assistenziale sarà in grado di ri-spondere nel modo più efficace e completo possibile ai bisogni dicura del paziente. Inoltre, diversi studi suggeriscono che anche l'e-ducazione terapeutica del paziente, circa la cura del piede, è effi-cace nella prevenzione delle ulcere del piede diabetico. In tal senso,risultano fondamentali le competenze educative dell’infermiere cheracchiudono conoscenza, perizia, capacità comunicativa e di adat-tamento alle risorse psicologiche, sociali economiche e familiari delpaziente. Compreso in tale intento vi è la promozione dell'educa-zione del paziente all'auto-cura che costituisce uno degli sviluppipiù importanti per questo malato. Essa rappresenta una necessitàsotto diversi aspetti, da quello economico a quello etico e si pro-pone di offrire all'utente le conoscenze e le competenze per gestireinsieme all'infermiere la propria malattia.

BIBLIOGRAFIA1)AalaaM. et al. Nurses’role in diabetic foot prevention and care;

a review. J Diabetes Metab Disord. 2012; 11(24): 1-6. Doi:10.1186/2251-6581-11-24.2) LeilaYazdanpanah et al. Literature review on the management

of diabetic foot ulcer.World J Diabetes. 2015 Feb 15; 6(1): 37–53.3)L.Monge.L’Assistenza integrale nel piedediabetico: il percorso

diagnostico-terapeutico. G. It. Diabetol. Metab. 2009; 29:197-206.4)Walter De Bigontina. Verifica del processo di educazione tera-

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dell’adulto. Documento di indirizzo. Roma: Il Pensiero ScientificoEditore gennaio 2008. http://www.epicentro.iss.it/igea/doc_indi-rizzo.asp6) C.Caligiore. Il piede diabetico: competenze infermieristiche.

Fonte: SIAPAV -XXVI Congresso Nazionale –Messina 2004.7) Piano Nazionale Diabete. Ministero della Salute. Supplemento

ordinario n. 9 alla Gazzetta Ufficiale del 07/02/2013.*Infermiera libero-professionista; [email protected]

** Docente di Infermieristicaalla SUN ed alla Federico II di Napoli;Coordinatore infermieristico

A.O. “G. Rummo” Benevento.

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37Giugno 2016

Dentrola professione

a cura di Rita Nardone* Anna De Vita**

Gli incidenti domestici rappresentano unproblema di salute pubblica rilevante, sia intermini di vite umane e di invalidità perma-nenti sia in termini di costi socio-sanitari.Fino a pochi anni orsono, non c’era la pos-sibilità di monitorizzare il fenomeno a li-vello Nazionale e, quindi, non si disponevadi un sufficiente grado di completezza del-l’informazione che permettesse la formula-zione di strategie di intervento.Questo vuotoè stato colmato con la Legge 03/12/1999 n°493, che ha istituito il Sistema InformativoNazionale sugli Infortuni in Am-bienti di Civile Abitazione (SI-NIACA), presso il Dipartimentodi Ambiente e Connessa Preven-zione Primaria dell’Istituto Supe-riore di Sanità, cui tutti gliOsservatori epidemiologici sonotenuti a inviare i loro dati di com-petenza. Questo sistema raccogliei dati provenienti dai Pronto Soc-corso e permette di classificare gliincidenti domestici secondo nu-merose variabili di tipo ambientalee sanitario. Le casalinghe, conquasi 4 incidenti su 10, sono ungruppo di popolazione particolar-mente esposta. A rischio sonoanche gli anziani (> 64 anni) e ibambini più piccoli (< 6 anni).Ogni anno in Italia, secondo le in-dagini Istat, si verificano più di 3 milioni dicasi d’incidente domestico. Circa 1 milionee 700mila dei soggetti coinvolti richiede as-sistenza di pronto soccorso (PS) e, secondole stime dell’Istituto Superiore di Sanità(ISS) del 2010, circa 130.000 sono stati ri-coverati e 5.500muoiono. I fattori di rischiopossono essere classificati in tre grandi ca-tegorie:

1. fattori ambientali;2. fattori individuali;3. fattori comportamentali.Per quanto riguarda i fattori di rischio am-

bientali, l’ambiente domestico dovrebbe es-sere progettato e arredato al fine di evitare o

almeno ridurre il rischio d’incidente dome-stico.Per i fattori di rischio individuale, statisti-

camente anziani e bambini sono le categoriemaggiormente a rischio d’infortunio in am-biente domestico insieme a soggetti che pre-sentano determinate patologie o disabilità.Nell’ambito dei cosiddetti fattori di rischiocomportamentali possiamo individuarequelli relativi ai modi d’uso dei luoghi edegli oggetti, quali il disordine, la fretta e ilcattivo uso delle attrezzature.La vita tra le mura domestiche è caratte-

rizzata dallo svolgersi di una serie di attività,

che danno per scontato che vi sia capacità,da parte di un soggetto, di muoversi e di in-teragire con l’ambiente inmodo coretto e si-curo. Spesso però, tra i soggetti che abitanoin una casa, si trovano persone che non pos-siedono completamente queste facoltà, poi-ché presentano alterazioni o limitazioni delmovimento e delle capacità cognitive tali dacostituire dei fattori di rischio per gli inci-denti domestici. Si tratta di persone che percaratteristiche fisiologiche o patologichenon sono in grado di svolgere in tutta sicu-rezza le attività quotidiane: bambini, anziani,disabili. La caduta è l’incidente che più siverifica a casa del paziente e vede coinvolte

diverse categorie (donne, bambini e an-ziani). In particolare si manifesta nella cate-goria degli anziani fragili che sono queisoggetti di età avanzata, affetti cronicamenteda più patologie, con stato di salute instabile,frequentemente disabili, in cui gli effetti del-l’invecchiamento e delle malattie sonospesso complicati da problematiche di tiposocio-economico. Le cadute degli anzianirappresentano una priorità per la sanità pub-blica a causa della loro frequenza, del ri-corso all’istituzionalizzazione che èassociata ai suoi esiti, dell’elevata probabi-lità di causare o aggravare disabilità e del-

l’elevatamortalità. Non va peraltrosottovalutato l’aspetto sociale le-gato all’impatto psicologico chequesto tipo di infortuni ha sulla po-polazione anziana infatti può com-portare una riduzione della qualitàdi vita per la paura di cadere e laperdita di sicurezza con un declinodella funzionalità, depressione eisolamento sociale. Oltre agli an-ziani, ai bambini e ai disabili, anchele donne sono a rischio di incidentedomestico. Il lavoro svolto in casa,come casalinga, collaboratrice do-mestica o come assistente ad an-ziani o persone malate, puòcomportare dei rischi a causa di di-strazione, fretta, eccessiva sicu-rezza di sé o per mancanza dialcune informazioni necessarie

come l’utilizzo corretto di elettrodomesticio la corretta postura durante le attività quo-tidiane. Per questomotivo, quando si lavorain casa è bene prestare attenzione a come sisvolgono le attività, all’ambiente in cui ci sitrova, alle sostanze usate o presenti in casa ealle possibili malattie da cui possono essereaffette le persone che si assistono.Alla lucedi quanto esposto ci si chiede come si col-loca l’infermiere nel ruolo della sicurezza adomicilio. La professione infermieristica èsempre più catapultata sul territorio per cuil’infermiere ha maggiori occasioni per co-noscere la casa del paziente ed eventuali pe-ricoli presenti e con interventi mirati di

I rischi domestici: il ruolo dell’infermierenella promozione della sicurezza a domicilio

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38 Giugno 2016

educazione sanitaria può promuovere l’ac-quisizione di comportamenti cosiddetti “si-curi”. La sicurezza è uno dei bisognifondamentali dell’uomo secondo la ben notateoria “Piramide dei bisogni” elaborata daA.Maslow nel 1954. L’infermiere fornisceun prezioso e competente aiuto per preve-nire l’accadimento di un incidente dome-stico declinando attivamente una delle suefunzioni peculiari: la prevenzione. Preven-zione deriva dal latino prae- venire ed indical’azione di “arrivare prima”, “ precedere”,“ anticipare”, provvedere in anticipo comese fosse una sfida contro qualcosa-qualcunoche si conosce, che va affrontata ed evitata.Prevede interventi finalizzati alla correzionedi comportamenti a rischio:

1. dare avvertimenti (pre-avvisare);2. guidare nella corsia giusta (pre-vista);3. nel tentativo di arrivare prima di una

loromanifestazione distruttiva (pre- venire).È noto che abitudini consolidate, il sotto-

valutare il rischio, la cattiva presa di co-scienza del pericoloma soprattutto gli erroridi comportamento, possono generarel’infortunio, ed è proprio qui che entra ingioco la promozione della sicurezza. Perconsentire l’acquisizione di consapevolezzadei rischi, l’infermiere, deve tener contodelle esperienze di ciascun componente a ri-schio della famiglia rispetto agli incidentidomestici, e a partire da questo, fornireinformazioni ed indicazioni sui comporta-menti da adottare per ridurre il rischio o in-tervenire in maniera efficace in caso diincidente. In questo modo, le informazionie le indicazioni fornite non sono recepitecome informazioni estranee alla propriarealtà,ma vengono inglobate nell’esperienzapersonale. Sulla sicurezza domestica pesafortemente l’impossibilità di istituire formedi controllo: non si possono imporre all’in-dividuo le stesse verifiche previste altrove,per questo la principale strategia preventivaparte dal far leva sui comportamenti dellasingola persona , rilevare i fattori di rischioe suggerirne la rimozione. Spesso le abita-zioni non garantiscono i criteri necessari allasicurezza né tanto meno quelli per il movi-mento fisiologico delle persone che vi abi-tano, soprattutto anziani, bambini e disabili.Gli spazi infatti, dovrebbero essere sempresufficientemente ampi in modo da permet-tere non solo gli spostamenti senza il supe-ramento degli ostacoli o dell’ingombro del

mobilio ma anche lo spazio di manovra diun ausilio ingombrante come una carrozzinao altri ausili (bastone, tripode, deambula-tori). Alcune stanze dovrebbero essere pen-sate in funzione del loro arredamento comeil bagno e la cucina, ad esempio: in cucinanon dovrebbero esserci intralci nello spaziotra i fornelli e i piani adiacenti in modo dapoter manovrare e spostare gli oggetti bol-lenti senza rischio di farli cadere. In bagno èopportuno evitare le superfici scivolose, in-stallare maniglioni in corrispondenza dellatazza WC e nella doccia/vasca per forniremaggiore sostegno , porre nella vasca bagnoe in doccia un sistema di chiamata facil-mente raggiungibile anche dalla posizionesdraiata. Anche la presenza di animali do-mestici può costituire una situazione di pe-ricolo, specie se sono di piccola taglia,poiché possono presentare un rischio d’in-ciampo per le persone più anziane. Impor-tante è l’illuminazione che deve essereadeguata, continua, in maniera da garantirel’assenza di zone d’ombra o fenomeni di ab-bagliamento.Anche per i tappeti ci sono re-gole da rispettare, infatti, devono esserefissati al pavimento da reti antiscivolo, avereuna buona rigidità ed essere privi di frange.L’infermiere è in grado di valutare i poten-ziali fattori di rischio e di stabilire gli obiet-tivi da raggiungere insieme al paziente alfine di migliorare la sicurezza nella propriacasa, di far conoscere e saper gestire in ma-niera efficace le proprie componenti emo-tive e razionali di fronte ad un rischio o ad unpericolo e di rendere le persone capaci diadottare atteggiamenti e comportamenti si-curi ed adeguati in una situazione di peri-colo. In questo modo si aumentano lepossibilità delle persone di esercitare unmaggior controllo sulla propria salute e sui

propri ambienti operandoscelte favorevoli. Alla luce diciò diventa prioritario l’analisidel contesto socioculturale nelquale l’infermiere, insieme adaltre figure professionali, sitrovano ad agire. La funzioneeducativa è strettamente legataa quella assistenziale, educareil paziente alla sicurezza vuoldire renderlo autonomo e aiu-tarlo a trasformare l’ambientepoco sicuro in un nuovo am-biente confortevole e privo dirischi. È importante che il pa-

ziente si adatti all’ambiente fisico che lo cir-conda grazie ai consigli che l’infermierefornisce in tal senso. Per concludere pos-siamo affermare che un obiettivo fonda-mentale dell’infermiere a domicilio è lasensibilizzazione alla percezione del rischioed all’importanza della prevenzione, nel-l’intento di diffondere una cultura della si-curezza anche in ambiente domestico.

* Infermiera neo laureata presso la “II Università degli Studi di Napoli”

** Direttore del corso di laureain Infermieristica Polo DidatticoA.O. “G. Rummo” di Benevento

BIBLIOGRAFIA:1.C.Aguzzoli, F.Aizza,A.R. Bianchi,M.

Bovenzi, et al. Infortuni nelle abitazioni,Manuale tecnico per gli operatori della pre-venzione. Ministero della Salute.2. M. Natali, M. Palazzi, A. Ballarini, M.

Bartoli, et al. Casa salvi tutti: pratiche di pre-venzione degli incidenti domestici in Emi-lia Romagna. Servizio Sanitario RegionaleEmilia Romagna.3.A. Piatti, R. Salvadori. Bambini e sicu-

rezza, raccomandazioni per prevenire gli in-cidenti domestici. Regione Veneto aziendaULSS n. 6 “VICENZA” servizio per l’edu-cazione e la promozione della salute.4. A. Bavazzano, E. Badiani, S. Bandi-

nelli, F.Benvenuti, et all. La fragilità del-l’anziano. Linea guida Consiglio SanitarioRegionale. Regione Toscana.5.A.De Santi, P. Zuccaro, F. Filipponi,A.

Minutillo, R. Guerra. Rapporti ISTISAN10/3. La promozione della salute nellescuole, prevenzione degli incidenti stradalie domestici. Istituto Superiore di Sanità.

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39Giugno 2016

Dentrola professione

a cura di Sharon Magliaro*, Anna De Vita**

“Prendersi cura degli esseri umani è un fenomeno universale,ma lemodalità, i processi e i modelli variano da una culturaall’altra”. Così teorizzava fin dalla metà del secolo scorso

Madleine Leninger, fondatrice dell’assistenza transculturale, unasfaccettatura del nursing che analizza e compara le diverse cultureconsiderando valori,credenze e pratiche infermieristiche, gettando lebasi del nursing trans culturale con ilModello del “Sole Nascente”.Tale modello, riconosciuto universalmente, ha assunto un’impor-tanza sempremaggiore nella formazione infermieristica italiana, peril forte cambiamento di fisionomia dell’utenza della sanità, conno-tata dall’incontro di persone provenienti da Paesi diversi a causa deiforti flussi migratori degli ultimi anni. Questo ha portato i profes-sionisti del settore e anche gli in-fermieri, a interagire con i variproblemi culturali di utenti prove-nienti da etnie diverse. Il “Mo-dello del sole nascente” offreun’immagine visiva, o megliounamappa concettuale, che serveda guida per l’esplorazione dellacultura, permettendo all’infer-miere di muoversi sistematica-mente attraverso i principifondamentali della teoria con l’o-biettivo di fornire un’assistenzaculturalmente competente. Il mo-dello permette, attraverso la sen-sibilizzazione degli infermiericostantemente impegnati nella ri-cerca di differenze e similitudininelle diverse culture ,di costruireun atteggiamento di aperturaverso i pazienti stranieri che necessitano di cure. Esso può essererecepito all’interno della cartella infermieristica per pianificare l’as-sistenza, tenendo conto di taluni aspetti molte volte tralasciati: cre-denze, religione, consuetudini. La sua utilità può essere inoltresupportata da un’altra motivazione: l’interesse primario dellaScienza Infermieristica, che pone al centro la persona, consideratadal punto di vista del continuum salute–malattia, e olisticamente in-tesa nelle dimensioni: biofisiologica, psicologica e socio-culturale.L’implementazione del nursing transculturale ha dunque lo scopo dimigliorare la visione completa del paziente/persona, considerandoche l’assenza di assistenza culturalmente congruente, la mancataconoscenza e padronanza delle pratiche e delle culture in manieraapprofondita, possono comportare non rispondenza, tensione epreoccupazione eticomorale. L’infermiere, oltre alla formazione di

base, può attrezzarsi per l’incontro con la persona “altra” mediantela formazione continua in medicina, approfondendo lo studio delleprincipali culture con cui si trova ad interagire. Di pari passo con icambiamenti culturali della società in cui si trova ad operare, l’in-fermiere ha bisogno di conoscere le diverse modalità di approccioalle varie culture, di rinnovare continuamente le sue competenze re-lazionali aumentando quelle in ambito culturale. Sappiamo quantosia complesso pervenire ad un'unica definizione del concetto di cul-turama quella che ci sembra più rispondente al nostro tema così re-cita: “Cultura o civiltà, intesa nel suo ampio senso etnografico, èquell’insieme complesso che include le conoscenze, le credenze,l’arte, lamorale, il diritto, il costume e qualunque altra capacità e abi-tudine acquisita dall’uomo in quantomembro di una società”. Allaluce di ciò, tra le varie abitudini in uso in alcuni Paesi della fascia

africana molto si è discusso ri-guardo le pratiche di mutilazionegenitale femminile (MGF); sitratta di interventi che comportanola rimozione non terapeutica, par-ziale o totale degli organi genitalifemminili. Questa pratica riguardapiù di 125milioni di donne e bam-bine. Nonostante la recente Riso-luzione dell’ONU del 20Dicembre 2012, che mette albando le MGF come violazionedei diritti umani, la maggioranzadelle donne che vivono nei Paesia tradizione escissoria continua anon abbandonare tale pratica. Essainfatti rappresenta una “norma so-ciale” rilevante per la cultura dellacomunità, e contribuisce simboli-camente alla costruzione dell’i-

dentità di genere e al processo di socializzazione e di accettazionedelle bambine nella vita adulta. Una mancata adesione alla “normasociale” può comportare disapprovazione e discriminazione. Se-condo tale prospettiva, le donne si vedono costrette a sottostare atale pratica per evitare l’isolamento sociale e ilmancatomatrimonio.Proprio a causa dei flussimigratori di donne straniere provenienti daiPaesi africani possiamo frequentemente trovarci ad interagire conqueste realtà culturali. Molto meno conosciuti, invece, sono gliaspetti che riguardano la percezione della malattia di popolazioniche vivono in alcuni Paesi lontani da noi, definiti Paesi “esotici”.Tali aspetti proprio per la loro ricaduta sociale sono stati oggetto distudio da parte di antropologi e psichiatri; si tratta delle “culturebounde syndrome”. Il termine può essere tradotto con “sindromeculturalmente determinata” ed indica un insieme eterogeneo di di-

Un aspetto dell’assistenza multietnica:Le “Sindromi Culturalmente Determinate”

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40 Giugno 2016

Dentrola professione

sturbi cognitivi e comportamentali, cosiddette sindromi, diffuse ge-neralmente in specifici contesti geografici. È interessante descriverele più frequenti, per cercare di comprendere il meccanismo psico-logico che le determina. Tra queste:• l’Amok: si tratta di un improvviso attacco omicida che colpisce

in particolare giovani uomini. L’individuo affetto inizia a correre ar-mato e colpisce chiunque incontri sul suo cammino. Tale crisi siconclude con l’uccisione o la cattura dell’uomo che nel caso in cuisopravviva non ricorda nulla dell’accaduto.Questa sindrome è stataidentificata nell’Asia Sud-Orientale, Indonesia, Thailandia.• Nella regione della Groenlandia, in Alaska e nell’artico cana-

dese è stato identificato il “Pibloqtoq”, caratterizzato da una smaniaincontrollabile di lasciare il proprio rifugio, strapparsi di dosso i ve-stiti ed esporsi all’inverno artico.•Presso alcune tribù amerindiane si crede che esista il Withigo,

un gigantesco spirito cannibale fatto di ghiaccio. Sono frequenti le“psicosi daWithigo”, caratterizzate da un forte stato d’ansia e dallapaura di trasformarsi inWithigo, e di poter mettere in atto compor-tamenti cannibalici.• Tra i giovani uomini del Sud-Est asiatico e attualmente anche in

alcuni Paesi africani è stata osservata la sindrome del “Koro”. Que-sta comporta la convinzione delirante che il proprio pene si stia ri-traendo nell’addome e che, a ritrazione completata, sopraggiungeràla morte. Tentativi dettati dal panico di impedire al pene di ritrarsipossono provocare gravi danni fisici.• Tra le donne Malaysiane, è riscontrabile il “Latah”. È caratte-

rizzato da un comportamento incontrollabile, che si discosta daquello abituale per la persona, ad esempio utilizzare un linguaggioosceno. Queste sindromi sono associate ad un insieme di stress in-dividuali unitamente alle rappresentazioni del benessere ed agliideali che ispirano quelle stesse culture. Infatti, l’abitante dellaMa-lesia è incoraggiato dalla stessa società a mettere in atto tale com-portamento nel momento in cui si trova a sperimentare unasensazione di malessere ed umiliazione, come ad esempio essereesposto ripetutamente ad insulti, vivere un’esperienza di scacco par-ticolarmente frustrante, o avere la sensazione di condurre un’esi-stenza priva di significato. Quanto più un individuo è mortificato,tanto più deve essere plateale la risposta che porta al riscatto. Comegià detto, alcuni antropologi e psichiatri hanno studiato queste sin-dromi in una prospettiva epidemiologica, classificando le categoriepopolari delle malattie di particolari società, per cercarne la corri-spondenza con la diversità culturale. Secondo ilmodello da loro co-struito in base alla cultura, gli individui selezionano alcuni sintomiassociati ad una condizione di malattia e ne mettono in ombra altri:ogni società distingue comportamenti normali e patologici inmodopeculiare. Di conseguenza anche il disagio prodotto da ogni culturaè unico e non confrontabile con il disagio prodotto da altre culture.Dunque le sindromi culturali sono espressioni “culturalmente ela-borate” di fenomeni neuropsicologici o psicopatologici. Una sin-drome legata alla cultura è espressione di costrutti specifici dellastessa e non può essere appresa in modo acontestualizzato. Quantodescritto può sembrare lontano dalla nostra realtà quotidiana, pur

tuttavia non possiamo ignorare tali aspetti, proprio perché viviamoin un contesto dai molteplici colori. In una societàmultietnica è ne-cessario ricercare ed adottare approcci che tengano conto della di-versità culturale e che rendano possibile anche il trattamento delle“psicopatologie dell’immigrazione”. È importante nel nostro Paesepredisporre spazi di cura ed assistenza dotati dimaggiore sensibilitàculturale. D’altro canto è specularmente importante tenere contonella pratica clinica che proprio i flussimigratori, la globalizzazione,favoriscono lo sviluppo di un processo di omogeneizzazione delleculture. Esiste la possibilità che persone appartenenti ad orizzonticulturali differenti si incontrino e procedano ad un interscambio diusi, costumi, credenze ed abitudini, mettendo pesantemente in crisil’idea che possano esistere culture separate, immobili, legate ad unsolo contesto.Cosi come abbiamo iniziato, ci piace concludere conuna frase diMadleine Leninger, la cui teoria è più chemai attuale eapplicabile anche nel nostro contesto nazionale:“Questa è l’era della consapevolezza culturale con il bisogno cri-

tico di capire e lavorare con persone con diversi stili di vita e di di-verse parti del mondo. Oggi tutto il personale sanitario ha bisognodi venire a conoscenza delle diversità culturali e delle variabili tra lediverse culture, con lo scopo di essere terapeutico e di aiuto ai clientiche parlano una lingua diversa e che hanno differenti bisogni di sa-lute”.

*Infermiera neo laureata presso “Seconda Università di Napoli”**Direttore corso di Laurea Infermieristica. “A.O. G. Rummo (BN)

BIBLIOGRAFIA

• Carr, J.(1978). Ethnobehaviorism and the culture-bound syn-dromes, in “Culture, medicine and psychiatry”. II: (269-293).• Mantovani, G. (1998). Tra negazione ed affermazione delle di-

versità: scontri ed incontri multiculturali. Giunti Editore• Cozzi, D., Nigris, D. (1996). Gesti di cura: elementi di metodo-

logia della ricerca etnografica e analisi socioantropologica per ilnursing. Colibrì Edizioni.• Diversità e universalità dell'assistenza culturale. Una teoria del

nursingLeininger Madeleine, 2005, Piccin-Nuova Libraria a cura di

Riolfi R.; Filippi N.

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41Giugno 2016

Ospedalie territorio

di Chiara Sepe

Il tumore della mammella colpisce ildodici per cento delle donne. Datoche supera il 45 per cento nelle donne

portatrici di mutazione BRCA2 , mentre inpresenza di unamutazione del geneBRCA1il rischio aumenta al 60 per cento: in en-trambi i casi entro i 70 anni di vita.Meno ri-schioso,ma comunque rilevante, è il tumoredell’ovaio che colpisce 1,3 per cento delledonne. Rischio che passs al 17 per cento indonne portatrici di mutazioneBRCA2 e al40% in quelle portatrici di mutazioneBRCA1 entro i 70 anni di età. Sono questi idati diffusi nel corso del convegno organiz-zato da Celeste Condorelli, AmministratoreDelegato della clinicaMediterranea. Un ap-puntamento di indiscusso interesse nel corsodel quale si sono sviluppati una serie di acuteosservazioni e interrogativi: Mastectomiapreventiva, asportazione di utero, ovaie etube di falloppio in donne portatrici di mu-tazioni genetiche, rappresentano un nuovometodo di prevenzione? I nuovi test sono at-tendibili? In quali strutture si possono prati-care? Qual è la posizione del SSN? Nelmerito sono intervenuti importanti profes-sionisti del mondo scientifico. Nicola Nor-manno, oncologo, ematologo, Direttorebiologia cellulare e bioterapie, Direttore di-partimento di ricerca e componente del co-mitato tecnico scientifico presso laFondazione Pacale di Napoli definisce ac-curatamente gli aspetti genetici del cancro,precisando che, occorrono ben quattro mu-tazioni genetiche presenti, perché si possasviluppare il cancro. Interviene anche Ste-fania Boccia, responsabile della sezione diigiene dell’Istituto di Sanità Pubblica dellafacoltà diMedicina eChirurgia dell’Univer-sità Cattolica del Sacro Cuore di Roma,membro esperto del gruppo di lavoro in ge-nomica di sanità pubblica del Consiglio Su-periore di Sanità, Ministero della Salute chesottolinea i dati epidemiologici della proble-matica. Il 2%delle donne è portatrice della

mutazione BRCA, e quindi a rischio di svi-luppare tumore della mammella o dell’o-vaio. Ma pone soprattutto una domanda diestremo interesse collettivo: come identifi-care le donne portatrici dimutazioni? Rapi-damente informa che il Ssn si staorganizzando per offrire entro il 2018 unprogrammagratuito per intercettare le donneportatrici dimutazioni.Aggiunge inoltre cheattualmente il test genetico è gratuito solo inalcune regioni italiane (Emilia Romagna eLombardia) e conclude sottolineando conforza l’importanza della prevenzione.Al dibattito interviene anche Francesco

De Falco, impegnato nella psicoterapia inoncologia presso l’istituto dei tumori Pascaledi Napoli, evidenzia fortemente l’impattopsicologico assolutamente non trascurabileche la paziente subisce rispetto alla praticadella chirurgia preventiva, al fine di evitarel’insorgenza del tumore in un soggetto sano.I dati epidemiologici sono senz’altro da nonsottovalutare. Ecco perché negli Stati Unitialcuni casi vengono trattati rimuovendopreventivamente i tessuti che possono svi-luppare patologia tumorale. Resta quindi dachiedersi: le donne hanno una concreta per-cezione dalla problematica?Una donna sanaè disposta veramente a sottoporsi ad un in-tervento tanto invasivo soprattutto sotto ilprofilo psicologico, solo a scopo preventivo?E’dunque necessario che le istituzioni orga-nizzano percorsi specifici per consentire disfruttare in modo eticamente corretto l’in-novazione scientifica e tecnologica al fine dimigliorare la salute dei cittadini senza peròcreare allarmismi o false speranze.

Mastectomia preventivae mutazioni genetiche

Alzheimer,da Napoli arrivauna speranzaNAPOLI- Da una cellula presente

nell'intestino arriva una nuova speranzanella lotta contro la malattia di Alzhei-mer. E' quanto emerge da uno studiocondotto da ricercatori delDipartimentodi Medicina Clinica e Chirurgia dell'U-niversità Federico II di Napoli e del Di-partimento di Fisiologia Umana eFarmacologia «V. Erspamer» dell'Uni-versità La sapienza di Roma e pubbli-cato sulla rivista Nature ScientificReports. Con la ricerca, condotta e coor-dinata da Giovanni Sarnelli della Fede-rico II e Giuseppe Esposito de LaSapienza, hanno infatti dimostrato chele cellule gliali isolate dall'intestinome-diante un semplice intervento di appen-dicectomia, quando trapiantate nelcervello di ratti con gravi alterazioninervose, hanno la capacità di «ripulire»il cervello dallaBeta-amiloide, una delleprincipali proteine coinvolte nel pro-cesso di degenerazione alla base dellademenza diAlzheimer.Dallo studio, finanziato in parte da

fondi della Regione Campania e dalMiur, si è documentata nei ratti sottopo-sti al trattamento una significativa ridu-zione dell'infiammazione cerebrale eduna stimolazione del processo di «neu-rogenesi» con il conseguente migliora-mento sia della memoria, che delcomportamento degli animali trattati.Lo studio, sottolineano i ricercatori,oltre ad avere importanti ripercussionisulla conoscenza dei meccanismi dibase dellamalattia diAlzheimer, apre lastrada a nuovi approcci terapeutici nelcampo dellamedicina rigenerativa e deitrapianti e, per la prima volta, individuanel sistema nervoso dell'intestino unafonte di facile accesso a cui attingere peril trattamento di gravi patologie neuro-degenerative, tra le quali la malattia diAlzheimer è quella più frequente, inte-ressando almeno 600.000 pazienti soloin Italia.

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42 Giugno 2016

Ospedalie territorio

San Gennaropatrono

dei pazientianticoagulati

NAPOLI—Mai patrono fu più indo-vinato trattandosi di sangue e di pazientianticoagulati. Il Santo Patrono diNapoliè diventato il protettore della Fipa, la Fe-derazione Italiana Pazienti Anticoagu-lati, con sede a Pavia. L’ordinanza è statafirmata dal cardinale Crescenzio Sepe il30 aprile scorso. «Sono certo - ha sotto-lineato il Presule - che la testimonianzadi San Gennaro, la sua intercessione e ilsuo patrocinio, saranno di sprone per unimpegno sempre maggiore a favore diquanti sono provati dallamalattia e dallasofferenza». La Feder-Aipa, l’organismodi volontariato che rappresenta questipazienti (circa unmilione in Italia), aiutaquesti ammalati nel trattamento con an-ticoagulanti orali ad affrontare la lorocondizione a rischio con un’adeguata especifica assistenza medica e psicolo-gica.

Stato vegetativo, eccol`unità di accoglienzaCASERTA - Entro il 31 dicembre l'Asl di Ca-

serta avrà la sua Suap, vale a dire la SpecialeUnitàdiAccoglienza Permanente, dedicata ai pazienti instato vegetativo e in stato diminima coscienza.Adannunciarlo è il commissario straordinario dell'Asl,Giuseppe Matarazzo, che il 30 marzo ha firmatola delibera che in pratica risponde alla linea pro-gettuale 4, ovvero quella dedicata al piano finan-ziario economico per la specifica assistenza aipazienti che si trovano in stato vegetativo. La de-libera è in effetti la manifestazione d'interesse daparte dell'Asl che ha individuato nella strutturaospedaliera di PiedimonteMatese sei posti letto da sfruttare per la Suap. Il commissariostraordinario precisa come «in questomomento soltanto quel nosocomio presenta le ca-ratteristiche logistiche più adeguate per instaurare la speciale unità». Per il momento, ilDipartimento della Salute della Regione Campania ha erogato all'Asl di Caserta487.424,30 euro a fronte dei 773.689,37 euro complessivi per l'attivazione di dieci postiletto. «Adesso sono sei - continua Matarazzo - gli altri quattro posti letto verranno atti-vati con il finanziamento negli anni successivi. L'importante è che questo tipo di assi-stenza venga fornita anche dal pubblico».Aoggi, infatti, i pazienti in stato vegetativo ein stato di minima coscienza, vale a dire coloro la cui condizione di incoscienza diventacronica e acuta a seguito di una degenza in rianimazione o di un forte impatto trauma-tico, sono stati assistiti in strutture private. Per la Speciale Unità diAccoglienza perma-nente di PiedimonteMatese, , non solo verrà nominato un responsabile di unità operativama verranno anche assegnate una serie di figure professionali di assistenza quali infer-mieri, psicologi, Oss, fisioterapisti e logopedisti.

Raccolta fondi per ilSantobono/PausilliponNAPOLI -Un concerto di beneficenza e una raccolta di fondi per

regalare un macchinario all'ospedale pediatrico Santobono-Pau-silYpon. L’iinovativa attrezzatura servirà per la riabilitazione deibambini con malattie neurologiche, ortopediche o con gravi pro-blemi di obesità. Si chiama "Alter G". E sarà operativo presso l’o-spedale pediatrico del Vomero grazie ad una donazione di 50 milaeuro e a un concerto di beneficenza voluto dalla Banca di creditocooperativo. Nel corso dell'Assemblea annuale dei soci, sono statiraccolti i fondi da destinare all'ospedale.AmedeoManzo, presidentedellaBcc, ha consegnato al direttore del Santobono,AnnamariaMi-nicucci, una targa commemorativa della donazione, alla presenzadel ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. "Siamo riusciti a rea-lizzare questo progetto in pochissimo tempo - ha affermatoManzo- La nostra banca è sempre attenta alla crescita e al miglioramentodella qualità della vita per la città di Napoli". Dal canto suo, la di-rettriceMinicucci ha spiegato che ilmacchinario "può essere utiliz-zato anche dai grandi obesi". "Abbiamo un ragazzino di 14 anni chepesa 160 chili - ha sottolineato -Utilizzando ilmacchinario può fare

riabilitazione senza pesare sulla schiena".Al concerto hanno presoparte Poppino di Capri, Gigi Finizio e Valentina Stella condotto daLino D'Angiò. Presenti naturalmente erano i vertici nazionali delCredito cooperativo, che ha organizzato l’evento,AugustoDell'Erbae Sergio Gatti. Il cardinale Sepe, che ha sottolineato «l'importanzadi una banca che lavora anche per i più deboli della città».

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43Giugno 2016

Ospedalie territorio

L`ospedale di Capri accorpatocon il Loreto Mare

CAPRI - Capilupi e Loreto Mare, ora c'è l'integrazione. Ilcommissario straordinario dell'Azienda sanitaria Napoli 1 Re-nato Pizzuti ha disposto l'accorpamento funzionale dell'ospe-dale di Capri all'ospedaleLoreto Mare di Napoli.Direttore sanitario del Ca-

pilupi sarà il dottor MicheleFerrara, mentre direttore am-ministrativo sarà la dotto-ressa Elisabetta Lacona.Entrambi già ricoprono lostesso incarico al LoretoMare.Le funzioni di direzione

sanitaria e direzione ammini-

strativa dei due presidi saranno dunque integrate e accorpate.Nello stesso tempo sarà integrata anche l'attività dei reparti deidue ospedali e verranno attribuite le nuove funzioni agli opera-tori. Nella nota inviata ai vertici aziendali e ospedalieri, Pizzutiha comunicato che, a causa delle gravi carenze di organico delCapilupi e delle difficoltà incontrate nell'organizzazione deiturni di servizio nel presidio ospedaliero isolano e per miglio-

rare l'efficienza e l'assistenzaall'utenza, si è reso necessa-rio avviare un profondo pro-cesso di riorganizzazionetenendo conto che in zoneparticolarmente disagiate èpossibile prevedere l'integra-zione tra strutture per garan-tire la sicurezza delleprestazioni e il mantenimentodelle competenze professio-nali.

NAPOLI - Il Gruppo Novartis, tra i lea-der mondiali nei farmaci, con un fatturatoglobale a quota 49,4 miliardi di dollari e in-vestimenti in ricerca per 8,9mld ha deciso dipuntare sull’Italia investendo 40 milioni dieuro tra il 2016 e 2017 nello stabilimento diTorre Annunziata (Napoli). «Un sito alta-mente tecnologico - spiega una nota di Far-mindustria - che produce farmaci destinatial mercato mondiale. E che da poco ha av-viato la produzione di un medicinale inno-vativo per lo scompenso cardiaco che andràin 110 paesi a beneficio di 25 milioni di pa-zienti». «Napoli e laCampania, dicono i ver-tici di Farmindustria, hanno le potenzialitàper attrarre risorse e contribuire sempre dipiù allo sviluppo del settore farmaceutico equindi del Paese». Quello di Torre Annun-ziata è uno dei maggiori poli industriali No-vartis a livello internazionale. Vi siproducono farmaci in forma solida (com-presse, confetti e granulati) destinati al mer-cato mondiale. I dipendenti sono 450, conun indotto di oltre 150 persone. Nel 2015, laproduzione ha raggiunto 101milioni di con-fezioni, destinate a circa 115 paesi. A fine2015 è iniziata la produzione di un farmacoinnovativo per lo scompenso cardiaco; ne

saranno prodotti 35 milioni di confezionientro il 2020, da esportare in 110 paesi, a be-neficio di 25milioni di pazienti. Per il 2015-17 sono previsti investimenti per circa 40milioni di euro. «Si tratta del fiore all'oc-chiello di un territorio - continua Farmindu-stria - capace di attirare investimenti delleimprese. Napoli infatti rientra nella top ten

dei poli hi tech del nostro Paese, secondo ilmonitor dei distretti finanziari di Intesa San-Paolo. E già ora con 3.300 addetti totali, tradiretti (900) e l'indotto, l'industria farmaceu-tica rappresenta un valore importante per laCampania. Regione che può contare su unexport farmaceutico pari all'8% del totalemanifatturiero e al 40% di quello hi tech».

Novartis investe 40 mln a Torre Annunziata“Campania punta di diamante, può attrarre risorse”

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44 Giugno 2016

Ospedalie territorio

BENEVENTIO- Ristrutturazione dei pa-diglioni e dell'area d'ingresso dell'ospedale,nuovi parcheggi e impianti a energia zero: èil programma delle opere pubbliche previ-

ste per ammodernare l’ospedale Rummo diBenevento e previsti per il triennio com-preso tra il 2016 e il 2018. C'è il provvedi-mento del commissario straordinario,

GiampieroMaria Berruti, a ufficializzare larealizzazione dei lavori e a individuare il di-rigente dell'areaTecnico -Manutentiva dell'azienda ospedaliera, Filippo Serino, qualeresponsabile dell'attuazione del programma.L'importo complessivo delle opere è di 47

milioni di euro.Questi fondi, nell'arco di un triennio, sa-

ranno dunque spesi permigliorare il funzio-namento della struttura e dei servizi erogati,allo scopo di rendere l'ospedale più sicuro,confortevole e idoneo alle esigenze dei pa-zienti e delle loro famiglie, rispondendo, nelcontempo, pienamente, alle norme di ade-guamento energetico e dei servizi, previstodalla normativa. Saranno così ristrutturati eadeguati, tutti quei padiglioni più datati chehanno bisogno di interventi sia strutturaliche di riqualificazione per rispondere aglistandards richiesti. Per rifare i padiglionisono previsti 6 milioni di euro; 4.400.000euro la somma destinata ai lavori di manu-tenzione ordinaria e straordinaria dei variplessi ospedalieri. Previste anche nuove areedi sosta per le auto di personale e visitatoriimpianto per la generazione di energia elet-trica, alimentato da centrale fotovoltaica, perun importo complessivo di pocomeno di seimilioni di euro.

Malati terminali, in arrivo l`HospiceBENEVENTO -Tutto è pronto per la

realizzazione di un Hospice per le curepalliative, al secondo piano della strut-tura polifunzionale per la salute del co-mune di Cerreto Sannita.C'è già l'aggiudicazione della gara

d'appalto alla ditta Elettra di Morcone,su 40 imprese partecipanti. L'importodei lavori, 465.000 euro, trova disponi-bilità con i fondi assegnati all’Asl dallaGiunta Regionale. Lo scopo è quello diraccogliere l'utenza dell'interaValle Te-lesina, permigliorare le condizioni di vita dei residenti delle zone rurali, aggregandome-dici di medicina generale, specialisti, pediatri, infermieri e personale sociale chegarantissero assistenza sanitaria di base e diagnostica di primo livello, per un periodo ditempo, stabilito in 12 ore al giorno. In tempi brevi, la struttura di Cerreto si arricchiràanche dell'hospice, ovvero di un centro che consentirà un ricovero temporaneo o per-manente per pazienti che necessitano della terapia del dolore, ormai ritenuta indispen-sabile per alcune patologie e, in special modo, per i malati terminali. Le cure palliativeracchiudono l'insieme di terapie che non intervengono nella regressione della malattia,ma servono ad alleviarne i sintomi fisici, quali il dolore, le difficoltà respiratorie, la nau-sea. O quelli psicologici, come ansia, paura, depressione, in una struttura protetta, fattaa misura per accogliere il malato e i suoi familiari.

Rummo, lavori per 47 milioni

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45Giugno 2016

Ospedalie territorio

Lotta al cancro,torna in funzionel`apparecchioper le chemioin ospedaleGRAGNANO - È stata potenziata la

cura anti-cancro all'ospedale Santa Mariadi Casa Scola. Solo da poco è infatti in fun-zione il secondo «isolatore permiscele che-mioterapiche», da otto anni fermo eabbandonato all'interno della struttura di viaMarianna Spagnuolo per motivi burocra-tici. La svolta, tanto attesa soprattutto da pa-zienti e centinaia di famiglie, è arrivata altermine di un proficuo confronto tra i ver-tici dell'Asl Na 3 Sud e la RegioneCampa-nia. «Si tratta di un risultato importante nelcampo della sanità – ha dettoAlfonsoLon-gobardi, vicepresidente della commissioneregionale Bilancio e incaricato dal gover-natore De Luca al confronto con l'Asl inquesta vicenda - Dopo aver raccolto nellescorse settimane le istanze di pazienti eme-dici, per le produzioni dei protocolli che-mioterapici e dei cocktail di farmaci perpazienti oncologici, ho sollecitato lamessa

in funzione di un secondo "isolatore".Ï tutto - continua - al fine di risolvere

tempestivamente questo problema checreava enormi disagi a pazienti sofferenti,come quelli oncologici, oltre a rallentare in-credibilmente le procedure lavorative dimedici e operatori sanitari». La messa infunzione del nuovo macchinario garantiràinfatti l'aumento delle produzioni (quasiraddoppiate) di medicinali chemioterapici.E ciò comporterà la riduzione dei tempi diattesa dei pazienti, oltre ad offriremaggioreserenità alle famiglie dei cittadini sofferenti

ed in cura oncologica. Una svolta impor-tante dunque per l'ospedale di Gragnano,considerato «hub» (ovvero punti di riferi-mento) delle cure anti-cancro di tutta l'AsINapoli Sud. Sui Lattari infatti ogni giornisi preparano i farmaci chemioterapici, chevengono poi distribuiti in tutti gli ospedalidel territorio (Sorrento,Noia, PollenaTroc-chia, Torre del Greco e Castellammare diStabia). Il fermo del macchinario ripristi-nato nei giorni scorsi impediva di rispon-dere in maniera tempestiva ed adeguata alcomplessivo fabbisogno dei pazienti sotto-posti a cure anti cancro. «Con la messa infunzione del secondo isolatore - concludeLongobardi - collocato in continuità conquello già in funzione in un reparto com-pletamente dedicato alle cure oncologiche,si risponde meglio e più rapidamente alladomanda di farmaci chemioterapici neces-sari ai pazienti in cura negli ospedale dicompetenza dell'Asl Napoli 3 sud, che loricordo è la più grande d'Europa per i citta-dini assistititi, ovvero oltre un milione».L'oncologia della struttura ospedaliera gra-gnanese rappresenta dunque un'eccellenzasanitaria regionale, diventando centro di ri-ferimento per il vasto bacino d'utenza del-l'area stabiese, penisola sorrentina eVesuviano.

S.Giovanni di Dio, riapre il pronto soccorsoPresente al taglio del nastro anche il governatoreDe Luca: l'inaugurazione dopo 6 mesiFRATTAMAGGIORE - Sono stati inaugurati il pronto soccorso

ed il reparto di radiologia dell'ospedale SanGiovanni di Dio, chiusidopo l'allagamento del 29 ottobre 2015. A tagliare il nastro dellanuova struttura è stato il presidente della Giunta Regionale dellaCampania Vincenzo De Luca, accompagnato dal commissariostraordinario dell "Asl Napoli 2 Nord Antonio D'Amore. Il com-missario ha fatto visitare una struttura ammodernata che è stata og-getto di ben tre lunghimesi di lavori di ristrutturazione necessari daoltre quindici anni. Presenti alla riapertura del pronto soccorso edella radiologia.Alla riapertura hanno assistito anche i medici ed ilpersonale infermieristico e sanitario del presidio ospedaliere. Unmomento di festa importante per una struttura restituita ad un terri-torio che vanta oltre 500mila abitanti, che in questi mesi, in caso diemergenza, hanno dovuto spostarsi presso i presidi ospedalieri diNapoli, Poz- zuoli, Giugliano e Aversa. Al pronto soccorso dell'o-spedale SanGiovanni diDio, prima della chiusura, arrivavano circa230 emergenze al giorno, per circa 83mila emergenze annuali, dai

quattordici comuni dell'area nord di Napoli. Il presidente De Luca,sollecitato sull'attivazione del reparto di rianimazione che renderà ilpresidio ospedaliere di livello superiore, ha affermato che entro duemesi la rianimazione sarà aperta, e sarà aumentato il personale inforza alla struttura.

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46 Giugno 2016

BOLOGNA - Gli infermieri dell'Emilia-Romagna potranno essere impiegati anchein ambulanza, sulla base di procedure omo-genee su tutto il territorio regionale, senzainvasioni di campo rispetto alle competenzedeimedici, ai quali spetterà l'ultima parola incaso di margini di dubbio. La Giunta regio-nale scende in campo con una delibera sullefunzioni “avanzate” degli infermieri diemergenza-urgenza, che sono già costate lasospensione da parte dell'Ordine dei medicianche a dirigenti del 118 di Bologna. Con ladelibera, la Giunta dell'Emilia-Romagna hadeciso di istituire linee guida valide in tuttala regione, delineando ora indirizzi generalimentre i contenuti saranno definiti da unospecifico Gruppo regionale di validazione,già operativo e composto da professionistiitaliani e internazionali esperti inmetodolo-gie avanzate nel campo degli interventi diemergenza. «Stiamo cercando di fare inmodo - sottolinea l'assessore regionale alla

sanità, Sergio Venturi - che i medici, gli in-fermieri e tutti gli altri professionisti del si-stema sanitario lavorino insieme, convinticome siamo che la sempremaggiore qualitàdella nostra sanità dipenda dalla collabora-zione fra coloro che vi lavorano e operanoquotidianamente e non dalla contrapposi-zione». La decisione, spiega la Regione inuna nota, è improntata alla necessità di farechiarezza in un ambito delicato, «con unaconsapevolezza: la professione degli infer-mieri è oggi molto cambiata. Gli infermierinon sono più figure professionali ausiliarierispetto ai medici, ma professionisti dotatidi autonomia, con proprie e specifiche com-petenze. E tutto questo deve essere valoriz-zato - sostiene la Regione con ilprovvedimento oggi adottato - anche sullascorta di altre esperienze in campo interna-zionale, che hanno dimostrato l'importanzadell'intervento dell'infermiere per aumentarele possibilità di vita dei pazienti».

Ospedalie territorio

Diabete, in Campaniaindividuati 18 centri

per la curaNAPOLI - Con decreto della struttura

commissariale della RegioneCampania,sono stati finalmente stabiliti e certificatii fabbisogni per tutte le Asl della Cam-pania relativi alle patologie legate al dia-bete: la definizione del fabbisognosull'intero territorio campano, - fa sapereuna nota - che mancava da anni, con-sente di assegnare in tempi brevi, trapubblico e privato, altri 18 nuovi centridiabetologici. «Ci siamo battuti - ha di-chiarato il presidenteVincenzo De Luca- per approdare alla definizione dei fab-bisogni per il diabete, una gravissimaemergenza sanitaria e sociale nella no-stra regione. Il governatore ricorda che«per raggiungere questi obiettivi servonodirettori generali pienamente insediatiperché i commissari sono in una situa-zione di pre carietà.

Il Consiglio di Stato:“La sede Asl

a Frattamaggiore”

NAPOLI - Il Consiglio di Stato ha de-ciso: la sede legale dell'Asl Napoli 2Nord resterà a Frattamaggiore. La sen-tenza della terza sezione ha dunque ri-gettato il ricorso presentato dal Comuneflegreo contro quanto stabilito dalla Re-gioneCampania con la delibera di giuntanumero 30 del febbraio 2014.Afavore di Pozzuoli si era espresso in

un primomomento ilTar,ma tutto è statopoi ribaltato nel 2015 da Palazzo Spada.Inutile l'ultimo ricorso: via la sede legaledell'azienda sanitaria daMonterusciello.Pozzuoli dovrà anche rifondere 5milaeuro a ciascuna delle parti: RegioneCampania,AslNapoli 2Nord eComunedi Frattamaggiore.

Infermieri in ambulanza senza medico

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