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S. Agostino - una vita, un ideale, una Regola - e l’ Ordine delle Adoratrici Perpetue del SS.mo Sacramento fondato da Madre Maria Maddalena dell’ Incarnazione 8

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S. Agostino

- una vita, un ideale,

una Regola -

e l’Ordine

delle Adoratrici Perpetue

del SS.mo Sacramento

fondato da

Madre Maria Maddalena

dell’Incarnazione

8

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© Federazione delle Adoratrici Perpetuedel SS.mo SacramentoAnno dell’Eucaristia 2004-2005

«Il motivo essenziale del vivere insieme èdi abitare nella stessa casa nel comuneproget to d i cercare ins tancabi lmenteDio, avendo un cuor solo e un’anima so-la». (cfr. Reg. S. Agostino, 3)

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SANT’AGOSTINO

- UNA VITA, UN IDEALE, UNA REGOLA -

E LE ADORATRICI PERPETUE DEL

SS. SACRAMENTO

La vita di Agost ino ci è abbastanzanota: egli stesso nelle sue Confessioni cel’ha descritta in modo incomparabile. Nac-que in una famigl ia modesta a Tagaste,nella Numidia dell ’Africa proconsolare (at-tuale Algeria), i l 13 novembre del 354. I lpadre, Patrizio, di professione «curiale» (e-sattore delle tasse), di rel igione pagana edi costumi ri lassati, si convertì al Cristia-nesimo poco prima della morte. La madreMonica, al contrario, era una donna piissi-ma che gli inculcò le prime verità cristianee che con le sue preghiere molto influì perla conversione del f igl io.

L’Africa settentrionale, in quei tempi, es-sendo stata conquistata dai romani, eraterra latina, e i l latino non era solo la l in-gua uff iciale, ma anche la l ingua che Ago-stino parlava in famiglia. Il Cristianesimo pe-rò, benché proclamato da Costantino re-l igione di stato nel grande impero con l’e-ditto del 313, impiegò molto tempo a pe-netrare la cultura pagana.

Agostino, cittadino romano non di san-gue ma di cultura e di educazione, fece i

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primi studi a Tagaste, indi studi di gram-matica a Madaura. Ma le cattive condizio-ni economiche lo costrinsero a tornare infamigl ia. Essendo però di un’ intel l igenzanotevole, i l padre cercò e trovò chi pote-va dargli aiuto per gli studi. A 17 anni po-té così recarsi a Cartagine (al lora grandecittà del Nord-Afr ica), per frequentare i lcorso di retorica. In questo periodo persei l padre e si diede ad una vita piuttostodissoluta e peccaminosa, come testimo-nia lui stesso affermando di aver proferitoin gioventù queste parole: «Signore, dam-mi la castità, ma non adesso» (1). Si legò,senza mat r imon io ma con fede l tà , a l ladonna con la quale convisse per quattor-dici anni, e che gl i diede i l f ig l io Adeo-dato.

Frequentava da due anni i l corso di re-torica, quando conobbe come testo sco-lastico l ’Ortensio di Cicerone, che eser-citò su di lui una profonda impressione:«Quel l ibro, devo ammetterlo, mutò i l miomodo di sentire, mutò le preghiere stes-se che rivolgevo a Te, Signore, suscitò inme nuove aspirazioni e nuovi desideri, svi-l ì d’un tratto ai miei occhi ogni vana spe-ranza e mi fece bramare la sapienza im-mortale con incredibi le ardore di cuore.Così cominciavo ad alzarmi per r i tornarea Te» (2).

1 - Confessioni 8, 7.2 - Ibidem. 3, 4.

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Scoperse così la vocazione dell ’uomo:amare e possedere la sapienza, cioè Dio.Certo, non aveva scoperto ancora la suavocazione rel igiosa, non conosceva allo-ra i consigli evangelici, la via proposta daCristo. Ma si scatenò in lui l ’ inquietudineche lo portò, inconsapevolmente, versoquella meta: «Ci hai fatt i per Te, Signore,e inquieto è i l nostro cuore f inché nonriposa in Te» (3).

I successi scolastici, la carriera, l ’amoredi una donna non lo appagavano più. Co-minciò a staccarsi, prima dal desiderio del-le ricchezze, per possedere solo la sapien-za. Tentò di cercarla nella Bibbia, ma basan-dosi unicamente sulla ragione, senza l’aiu-to della fede e senza alcuna guida, prestoabbandonò anche questa, quasi disgu-stato da certe oscur i tà e contraddiz ionitrovate nei Testi Sacri mal tradotti. Invecedi avvicinarsi al la Chiesa Cattolica, si la-sciò sedurre dalle dottr ine dei manichei,suscitando la contrarietà della madre chenon cessava di «inzuppare la terra con lesue lacrime, dovunque si inginocchiassea pregare» (4). Monica, cercando l’aiuto dipersone pie e ragguardevol i per convin-cere Agostino a tornare sulla retta via, fuassicurata da un vescovo con parole pro-fet iche che « i l f ig l io d i codeste lagr imenon potrà andar perduto» (5).

3 - Confessioni 1, 1.4 - Ibidem 3, 11.5 - Confess. 3, 12.

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Agost ino r imase nel cerchio dei ma-nichei per circa nove anni, ma come udi-tore ( l ’equivalente del catecumeno cristia-no), a differenza degli elett i - i manicheiperfetti -. I l fondatore di questa setta, Mani(sec.I I I ), originario della Persia, si era pre-sentato come apostolo di Cr isto, ma inrealtà la sua dottrina era diretta a scredi-tare la Chiesa Cattolica e a dimostrare lecontraddizioni della Sacra Scrittura. I suoiseguaci predicavano Cristo, ma negava-no l’ Incarnazione; insegnavano la sapien-za, ma senza cominciare dalla fede; pro-fessavano i l moralismo, ma senza ricono-scere la responsabil ità del peccato.

Non si r iesce oggi a capire come Ago-stino, uno spirito così grande, abbia potu-to provare gusto ed ammirare la vita «ca-sta e perfetta» che ostentavano. Tardi siaccorse di quanto fosse falsa questa im-magine. Comunque, non divenne mai unseguace convinto di questa setta, ma ri-mase un pensatore tormentato e un cer-catore della verità, che non riusciva né atrovare la pace interiore né a l iberarsi dailacci della sensualità, ignorando che ciò èdono di Dio.

L’incontro tanto atteso con Fausto, ve-scovo manicheo reputatissimo, invece didissipare i suoi dubbi, gl i provocò un’a-mara delusione che lo portò al distaccograduale dalla setta.

Deluso tanto dal manicheismo quantodal Cristianesimo della madre, rozzo e ir-

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ragionevole, ancor meno lo soddisfacevala sua attività di professore in eloquenzache esercitava a Cartagine. Nel 382 deci-se di trasferirsi a Roma, dove si diede allaf i losof ia scett ica, arr ivando al la conclu-sione di sapere di non sapere (Socrate).

Continuò a insegnare, riscuotendo suc-cesso e att irando l’attenzione di Simma-co, prefetto del la ci t tà. Quest i proposeAgostino per un posto di professore di re-torica a Milano e, con l’appoggio di influen-t i manichei (sebbene si fosse già sgan-ciato da tale religione), nel 384 arrivò a Mi-lano. Era giunto i l tempo della grazia chedoveva spingerlo verso la luce. Difatt i, quiconobbe i l definit ivo disincanto dal mani-cheismo e superò i l suo scetticismo nellaricerca della verità. Attirato dalla fama delvescovo Ambrogio, diventò assiduo ascol-tatore dei suoi discorsi: «Mentre aprivo lamente ad apprezzare quanto bene par-lasse, entrava anche nel cuore con quan-ta verità parlasse» (6).

Si convinse così della falsità delle ac-cuse dei manichei contro la Chiesa Cat-tolica, dell ’ importanza della fede per rag-giungere la sapienza, e mutò radicalmen-te i l suo giudizio sulla Bibbia. Dopo circatredici anni, quanti erano trascorsi dal lalet tura del l ’Ortensio , r iconobbe la metadelle sue ricerche: Gesù Cristo. Mancavafare i l passo decisivo: donarsi tutto.

6 - Confessioni 5, 14.

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«Mi disgustava - scrive - la mia vita nelmondo. Era divenuta un grave fardello perme, ora che non mi s t imolavano p iù asopportare un giogo così duro le passio-ni di un tempo, l ’attesa degli onori e deldenaro. Ormai tutto ciò mi attraeva menodel la tua dolcezza e del la bel lezza del latua casa, che ho amato (Sal 25, 8). Ma erostretto ancora da un legame tenace, ladonna» (7).

Intanto Agostino, che aveva ripreso la let-tura del Vangelo, si trovò davanti al l ’ invitodi Gesù alla castità volontaria per i l Regnodei ciel i. In più, un giorno sentì per casola storia di Antonio e dei suoi monaci, non-ché dell ’esistenza di un monastero a Mi-lano, sotto la guida di Ambrogio, cose tut-te che f in ’a l lora aveva ignorato. Al t r i e-sempi lo trascinavano: due soldati a Trevi-ri, avendo letto la vita di Antonio, deciseroimprovv isamente d i r inunciare a l matr i -monio - erano già f idanzati -, e di consa-crarsi al servizio di Dio.

I l dramma affettivo che viveva tra i dueamori, tra lo spir ito e la carne, è diff ici l-mente immaginabi le. Colu i che dovevaconquistar lo def in i t ivamente a Cr isto fuSan Paolo: dalle Confessioni ci è nota lacelebre scena del giardino, quando, rac-colto in meditazione, udì una voce di fan-c iu l lo che g l i sembrò cantasse: «Tol le,lege! - Prendi, leggi!» (8). Prese le Lettere

7 - Confessioni 8, 1.8 - Ibidem 8, 12.

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dell ’Apostolo che teneva sempre accan-to a sé, aprì a caso e trovò: «Non in mez-zo a gozzovigl ie e ubr iachezze, non fraimpurità e l icenze, non in contese e ge-losie. Rivestitevi invece del Signore GesùCr is to e non segu i te la carne ne i suo idesideri» (9).

I l cuore sbattuto di Agostino non sep-pe più resistere. Rinunciò al matr imonioe, adducendo motivi di salute, abbando-nò anche l’ insegnamento. Si r it irò a Cassi-c iacum con alcuni car i e con la madreche lo aveva raggiunto nel 385. Fece an-cora r itorno a Milano, ma solo per iscri-vers i t ra i bat tezzandi del la successivaPasqua, e per r icevere i l Battesimo dalvescovo Ambrogio insieme al f igl io e agliamic i . Era l ’anno 387, i l t rentaduesimodella sua vita.

«Tardi Ti ho amato, o bellezza antica etanto nuova, tardi Ti ho amato! Ecco, Tueri dentro di me, io stavo al di fuori: e quit i cercavo, e deforme quale ero, mi but-tavo su ques te cose be l le che Tu ha icreato. Tu eri meco, ed io non ero teco,tenuto lontano da Te propr io da quel lecreature che non esisterebbero se nonfossero in Te. Mi chiamasti, gridasti, e vin-cesti la mia sordità; folgorasti i l tuo splen-dore e mettesti in fuga la mia cecità; esa-lasti i l tuo profumo, lo aspirai ed anelo a

9 - Rom 13, 13-14.

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Te; ti degustai, ed ora ho fame e sete; mitoccast i , ed ora brucio di desider io perla tua pace»(10).

D ’ora in po i , Agost ino sarà ser vo d iDio (11).

Il monachesimo si andava diffonden-do in Ital ia e nelle Gall ie. Ma le sue originisi perdono nei deserti lontani dell ’Egitto,della Siria e della Palestina, dove fece lasua prima apparizione verso la f ine del I I Isec. Lo stesso termine «monaco» derivadal la paro la greca monos che s igni f ica«solo». Era uno st i le di v i ta adottato dasolitari, o anacoreti, che seguendo la chia-mata del deserto si erano rit irati dalla so-c ietà per at tendere a l la preghiera, a l lameditazione e al la penitenza. Contr ibui-rono a sv i luppare questo movimento lestesse persecuzioni dei primi secoli del-l ’era cristiana.

Nel corso del sec. IV apparvero in E-gitto due diversi modell i di vita ascetica,ognuno dei qual i ispirò una dist inta tra-dizione monastica.

Uno fu i l model lo del la v i ta eremit icadei solitari, che ebbe come capo Antonio(c.a 251-356), e prese i l suo nome da ere-mos, la parola greca per «deserto».

10 - Confess. 10, 27.11 - Cf. Rom 6, 22.

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L’altro modello fu quello della vita ce-nobitica, che è la vita ascetica praticata al-l’ interno di una comunità organizzata o mo-nastero che i cristiani di l ingua greca chia-mano coenobium, dalla parola koinosche signif ica «comune». L’iniziatore del ce-nobio cristiano fu Pacomio (c.a 292-346), cheper le sue comunità che contavano centi-naia di monaci e di monache scrisse laprima Regola monastica dell ’Oriente.

La vita cenobitica fu poi perfezionata daBasil io (329-379), che come vescovo di Ce-sarea aiutò a portare i l movimento mona-stico sotto la gerarchia della Chiesa, e di-spose che i monaci attendessero anchead opere di carità. Sorsero così nella cer-chia dei monasteri, ospizi, ospedali e col-leg i . La raccol ta d i cons ig l i lasc iat i daS. Basi l io per l ’organizzazione del la co-mun i tà cenob i t ica g l i d iede un grandeprestigio nella Chiesa orientale, dove ven-ne considerato i l padre del monachesi-mo orientale.

La conoscenza del movimento mona-stico, che si era diffusa attraverso le pro-vince orientali dell ’ impero durante i l IV se-colo, venne trasmessa all ’Europa occiden-tale tramite vari canal i. L’ interesse fu r i-svegliato dalla diffusione di testi sui mo-naci del deserto, da migrazioni in Occi-dente di vescovi r ifugiati come Atanasio,di asceti come Cassiano e Girolamo, daracconti portati da pellegrini e viaggiatori.La Vita di Antonio di Atanasio fu l ’opera

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che più di ogni altra provocò un’impres-sione profonda e duratura sui lettori occi-dentali, e che insieme ad altr i testi att ira-rono i l primo flusso di seguaci. Così, nel360 Mart ino d i Tours fondò in Gal l ia i lprimo monastero occidentale.

Agostino fu solo uno dei pr imi di unalunga schiera di crist iani occidental i chedovevano rimanere affascinati dal desertodi Antonio. Dopo i l Battesimo decise ditornare in Africa, insieme ad alcuni amiciche condividevano le sue stesse aspira-z ioni : «Tu che fa i abi tare in una casa icuori unanimi, associast i al la nostra co-mitiva anche Evidio, un giovane nativo delnostro stesso municipio. Agente nell ’am-ministrazione imperiale, si era rivolto a Teprima di noi, aveva r icevuto i l Battesimoe quindi abbandonato i l serviz io del se-colo per porsi al Tuo. Stavamo sempre in-sieme ed avevamo fatto i l santo proposi-to di abitare insieme anche per l ’avveni-re. In cerca anzi di un luogo dove megliooperare servendoti, prendemmo congiun-tamente la v ia de l r i to rno ve rso l ’A f r i -ca» (12).

Durante i l tragitto, a Ostia, quando era-no in procinto di imbarcarsi, avvenne lamorte della madre. Agostino differì la par-tenza e fece una sosta a Roma per circaun anno, onde studiò le consuetudini del-

12 - Confessioni 9, 8.

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la Chiesa Cattolica e conobbe più da vi-cino la vita monastica. Visitò diversi mo-nasteri sia di uomini che di donne, ammi-randone i l modo di vivere, soprattutto l ’e-sercizio della carità, su cui la sua atten-zione si fermò in modo particolare. «Ho vi-sto io stesso - scrive - un cenacolo di san-ti, e non erano pochi, a Milano, di cui erasuperiore un sacerdote, persona ottima edott issima. Pure a Roma ne ho vist i pa-recchi, in ciascuno dei quali è preposto aquell i che vi abitano, vivendo in cristianacarità, santità e l ibertà, uno che spiccasu tutt i per gravi tà, prudenza e scienzadiv ina… Soprat tut to v i s i custodisce lacarità. Tutto viene ordinato ad essa: i l vit-to, i discorsi, l ’abito, i l volto. Ognuno con-corre e coopera per stabil ire l ’unità dellacarità. Violare la carità si r it iene un delit-to, come sarebbe violare Dio stesso; sec’è qualcosa che resiste alla carità vieneestirpato e gettato via, se qualcosa la of-fende non si permette che dur i un sologiorno. Sanno tutt i che la carità è tantoraccomandata da Cristo e dagli Apostol iche dove essa manca tutto è vacuità, do-ve è presente tutto è pienezza» (13).

Ormai tutte le altre vie possibil i, perAgostino si erano unificate in una sola. Tor-nava quindi a Tagaste, da dove era par-tito dodici anni prima come «fanciullo sbal-

13 - De mor. Eccl. cath. 1, 33, 70-73.

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lottato dal le onde e portato qua e là daqualsiasi vento di dottr ina» (14). Come perSan Paolo, anche per lui la via verso Da-masco, verso la luce, era stata lunga, mol-to lunga. Con i l Battesimo aveva ricupe-rato la vista (15) e ora vedeva chiaro. Vede-va Cristo, ed intravedeva anche un mododi amare Lui ed i l prossimo, prima di o-gni altra cosa, insieme ad altr i, «vivendoconcordi nella medesima casa, ed aven-do un’anima sola ed un sol cuore prote-si verso Dio» (16) - è ciò che noi chiamiamooggi l ’ ideale monastico di Agostino, e dicui stava per mettere la prima pietra. E lofece vendendo tutto, una volta tornato al-la casa paterna, e distribuendone i l r ica-vato ai poveri, in tutto fedele al suo mo-del lo di Gerusalemme: «Tutt i coloro cheerano diventati credenti stavano insieme etenevano ogni cosa in comune; chi avevaproprietà e sostanze le vendeva e ne fa-ceva parte a tutt i, secondo i l bisogno diciascuno»(17).

Poi , stabi lendosi fuor i del la c i t tà , «v idimorò circa tre anni e insieme con quel-l i che s’erano a lui unit i viveva per Iddionei digiuni, nelle preghiere e nelle buoneopere, meditando giorno e notte la Leggedel Signore, e delle verità che Dio rivela-

14 - Ef 4, 14.15 - Cf. Att i 9, 18.16 - Cf. Reg. 3.17 - Att i 2, 44-45.

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va al la sua intel l igenza nella meditazionee nel l ’orazione egl i faceva parte ai pre-senti e agl i assenti, ammaestrandoli condiscorsi e con l ibri» (18).

Del piccolo gruppo faceva parte anchei l f ig l io Adeodato, ma per breve tempo,poiché presto morì. Questo loro vivere lon-tano dal mondo, in una solitudine che sa-peva di monachesimo, esercitandosi nel-la v i r tù per renders i s imi l i a Dio, v ienereso da Agostino con l’espressione: «nellat ranqui l l i tà… indiars i» (19). Amava questogenere di vita, vi coinvolgeva altr i e, nellapaura d i veni rne d isto l to - racconta lu istesso - si asteneva dal visitare città pri-ve di vescovi per evitare che venisse pro-posta la nomina della sua persona (20). Masiccome a Tagaste i suoi concittadini, concontinue richieste che lui non sapeva rif iu-tare, disturbavano molto i l raccoglimentoe l’ intensa contemplazione tanto deside-rata, pensò di cercare al t rove un luogopiù adatto dove potesse fondare un mo-nastero e, sul principio del 391 si recò adIppona. Entrato nella Chiesa udì i l vesco-vo Valerio, ormai vecchio, che proponevaal suo popolo la scelta di un sacerdotecapace di accontentar l i , soprattutto perla predicazione. L’arrivo di Agostino non e-ra passato inosservato. I fedeli, che ben

18 - POSSIDIO, Vita di S. Agostino, 3° ed. M. Pel le-grino, Alba 1955, pp. 48-49.

19 - Cf. Ep. 10-2 ed. Città Nuova.20 - Serm. 355, 2.

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sapevano chi fosse, lo af ferrarono e locos t r inse ro ad accet ta re l ’o rd inaz ionesacerdotale. In lacr ime, accettò. «I l ser-vo, dirà più tardi, non deve contraddire i lsuo padrone» (21).

Accettò di essere mandato, inviato, manon r inunc iò d i r imanere con i l S igno-re (22 ) . D i venne apos to l o , ma vo l l e r i -manere monaco. Conoscendo i l suo desi-derio, i l vescovo Valerio gli donò un ortoe, «fatto dunque presbitero, non tardò adistituire presso la chiesa un monastero eprese a vivere con i servi di Dio secon-do la maniera e la regola stabil ita ai tem-pi dei santi Apostoli…; ciò che egli ave-va fatto già prima ritornando d’oltre mareal suo paese» (23).

Questo monastero di laici in cui unì perla prima volta la vita rel igiosa al sacerdo-zio, resterà la miglior espressione del suoideale di vita monastica. Quando nel 397dovette succedere nell ’episcopato a Vale-rio, per non disturbare la vita del mona-stero e poter disporre di una maggiore o-spital i tà soprattutto a favore dei vescovidi passaggio, si r i t i ro nel l ’episcopio chetrasformò in un monastero di chierici.

I l con temp la t i vo Agos t i no gua rde ràsempre con nostalgia al suo monastero,mentre i l vescovo Agostino saprà aggiun-

21 - Serm. 355, 2; POSSIDIO, Vita, 3-4, pp. 48-53.22 - Cf. Mc 3, 14-15.23 - POSSIDIO, op. cit., 5, pp. 52-53.

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gere a l l ’otium sanctum di Tagaste unforte sensus Ecclesiae, che farà di que-sta comunità episcopale i l seminario del-la chiesa d’Afr ica a cui diede numerosichierici e vescovi. Essendo ispirat i dal lostesso ideale e istituendo a loro volta deimonaster i , contr ibu i rono mol to a l l ’un i tàdel la Chiesa, come ci racconta i l pr imobiografo di Agostino, Possidio, anche luiproveniente da questo monastero prima didiventare vescovo di Guelma.

Col tempo fondò anche monaster i d ivita rel igiosa femminile, tra i quali quello diIppona dove fu superiora sua sorella. «So-no solito godere di voi - scrive loro -, e fratan t i scanda l i , d i cu i abbonda ques tomondo, trovo in voi di che consolarmi: pen-sando al vostro grande numero, e alla vo-stra unione, al casto amore… il mio cuo-re, scosso da molte tempeste, prodotteda tanti mali, trova un qualche riposo» (24).

I l monachesimo agostiniano si di f fuserapidamente in Africa, contando alla mor-te del suo fondatore circa 46 monasteri.A questi anni, dopo i l 396, appartiene lamaggiore attività di Agostino sia come ve-scovo che come scrittore, che durò sinoalla f ine della vita, e per cui la Chiesa lo ri-conosce come i l maggiore dei padri e i lprimo dei quattro grandi dottori dell ’Occi-dente. Per quasi quarant’anni combattecontro tutti gl i avversari della Chiesa e l i

24 - Ep. 211, 2-3.

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vinse - manicheismo, donatismo, pelagia-nesimo, arianesimo -, aff idando i l suo de-siderio di unità alle comunità che fondò, af-f inché la vivessero profondamente.

Ci lasciò moltissimi scritt i dei quali l ’o-pera più ampia e profonda è i l trattato DeTrinitate, scritto fra i l 399 e i l 419. Ago-st ino ha sv iscerato questo mistero perquanto è possibile ad intell igenza umana,e dopo di lui niente di nuovo è stato ag-giunto. Ma le due opere più note sono leConfessiones, terminate verso i l 400 - piùche un’autobiograf ia, un lungo col loquiocon Dio, scritto da un santo -, e De ci-vitate Dei, f inita nel 426, che è una teo-logia della storia temporale ed eterna del-l ’umanità ( le due città).

Verso la f ine della sua vita, Agostino fucontristato dai mali che si erano abbattutisulla sua patria - i vandali invasero l’Africae assediarono Ippona -, e visse profon-damente quel dramma: «Nel terzo mesedell ’assedio, oppresso dal dolore più chedagli anni, morì i l 28 agosto del 430, te-nendo fisso lo sguardo in quella città ce-leste di cui aveva scritto la storia mera-vigl iosa» (25).

I l suo corpo riposa nella chiesa agostinia-na di San Pietro in Ciel d’oro, a Pavia.

«Quanto vi sarà grande quella fel icità incui non vi sarà nessun male, non man-cherà nessun bene e si loderà Dio, che

25 - P.G. FRANCESCHINI, Manuale di Patrologia, Mi-lano 1919, pp. 414.

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sarà tutto in tutt i… Là r iposeremo e ve-dremo, vedremo ed ameremo, ameremo eloderemo. Ecco ciò che sarà, nella fine sen-za fine» (26).

La Regola di Agostino è ritenuta la piùantica dell ’Occidente. In Africa, dopo unprimo periodo in cui f iorì la vita eremitica,sorsero nel IV sec. i primi cenobi di uomi-ni e di donne, che pur seguendo certenorme, non avevano però una vera e pro-pria Regola. Fu Agostino i l primo a pre-parar la, eserc i tando cos ì non poca in-f luenza sul lo svi luppo del monachesimooccidentale.

Si è molto discusso sull ’autenticità del-la sua Regola, sulla data di composizio-ne e su chi fossero i suoi primi destinata-ri. Oggi i pareri sono unanimi nell ’ammet-tere la sua autent ic i tà, col locandone ladata di composizione attorno al 397-400.Riguardo ai primi destinatari, cioè al testooriginale, si dà la priorità al la Regola di-retta ai monaci (Regula ad servos Dei), enon alla variante femminile della medesi-ma, contenuta nella Lettera 211 rivolta daAgostino alle monache di Ippona.

Secondo i l Van Bavel (27), la Regola dàl’ impressione di essere come il sommario

26 - De civ. Dei 22, 30, n.1 e 5.27 - Cf. The Rule of St. Augustine – with Introduction

and Comm. by T.J. VAN BAVEL, O.S.A. – Darton, Long-man & Todd, London, 1984.

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di conferenze orali tenute da Agostino aisuoi monaci, offrendo alcuni principi es-senzial i cui ispirare tutta la vita rel igiosa,senza particolari spiegazioni e senza fis-sare un regolamento della giornata.

Un altro punto che ha suscitato diver-genze di pareri è un documento antichis-simo chiamato Ordo (o disciplina) mona-steri. La tradizione manoscritta lo fa pre-cedere la Regola che di per sé suppo-ne, ma non contiene un regolamento mo-nastico. L’Ordo unito così al la Regola è uncomplemento necessario in quanto con-t iene brevi disposiz ioni l i turgiche per larecita del divino uff icio, l ’orario per la let-tura e i l lavoro e altr i vari precetti intornoalla vita comune.

Oggi non ha più valore pratico, pur ri-manendo un documento venerando. Nonsappiamo con precisione se è stato scrit-to da Agostino e nemmeno se egl i l ’ab-b ia conosc iu to ed approvato . Cer to èche le pr ime parole del l ’Ordo che sonorestate nel testo della Regola esprimonolo spirito e i l pensiero di Agostino, e ci di-cono quale posto occupa per lui la cari-tà nella vita monastica: «Prima di ogni al-tra cosa, fratel l i carissimi, amiamo Dio eamiamo il prossimo, perché sono questi ip r inc ipa l i comandament i da t ic i da l S i -gnore»(28).

28 - Reg. 1.

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La Regola è breve, ma vuole sostenereun grande ideale, frutto di una lunga e-sperienza di vita. I l bisogno di trovare labellezza, la sapienza, vivendo in amiciziavera e profonda, portò Agostino lungo glianni a riconoscere nella vita rel igiosa la viadelle sue ricerche, l iberandosi da ciò cheè terreno per potersi dedicare allo studio,a l la contemplaz ione, a l la lode di quel la«bel lezza tanto antica e tanto nuova» (29),che fu « la passione più profonda e piùcostante dell ’animo agostiniano, perduta-mente invaghito in essa fin dall ’età di di-ciannove anni»(30).

Questo amò e propose ai suoi di ama-re, attraverso una vita contemplativa ce-nobitica (o comune) piuttosto che in un’al-tra forma di vita rel igiosa, e vediamo per-ché: «Ma Ti domando perché desideri chegl i uomini che Tu ami v ivano ins ieme aTe? - Per cercare insieme le anime nostree Dio. Così sarà faci le, a chi ha trovatoper primo la verità, condurvi gl i altr i senzafatica… Io non amo per se stessa se nonla sapienza: tutto i l resto - la vita, la quie-te, gl i amici - voglio averlo o non averlo inrelazione al la sapienza. Ma quale misuramai potrà avere l’amore di questa bellez-za, del cui possesso non sono affatto ge-loso, ma anzi cerco molti che assieme ame la desiderino, la bramino, la posseg-

29 - Confess. 10, 27.30 - Cf. TRAPE’, La Regola - Ed. Ancora, 1971, Cap. I.

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gano e insieme a me ne godano, certoche mi saranno tanto p iù amic i quantopiù l’amata ci diventerà comune?» (31).

«L’amore di questa bel lezza» necessi-tava però una Regola di vita, e nello scri-ver la Agost ino s i è basato su l le cono-scenze attinte nei monasteri di Roma e diMilano, sull ’esperienza di circa dieci annidi vita monastica, sulla meditazione delleScritture che al imentarono i l suo mondospirituale e i suoi desideri. Soprattutto pe-rò lo ispirò quel passo degli Atti degli A-postoli che ci descrive la prima comunitàcristiana di Gerusalemme(32), e da cui pre-se tre principi: l ’unione dei cuori nell ’amo-re, la comunione delle cose e la distribu-zione dei beni a ciascuno secondo i l pro-prio bisogno.

Non sappiamo quando cominciò a fis-sare lo sguardo su questo passo, ma èben ch ia ro che esso d iventò i l fonda-mento della vita monastica agostiniana edella Regola che comanda fin dall ’ inizio:«La prima cosa per la quale vi siete insie-me riunit i è che viviate unanimi nella me-desima casa e che abbiate un’anima solaed un sol cuore protesi verso Dio» (33). Que-sto primo precetto contiene in sé tutte leprescr iz ion i che seguono, poiché Ago-st ino «sapeva molto bene che i l propo-

31 - Soli l. 1, 12,20 - 13,22 . (6) - Att i 4, 32.32 - Reg. 3.33 - Cf. TRAPE’, op. cit., Cap. I I .

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si to di abitare insieme in santa concor-dia ha per sorgente la carità, per f ine lacar i tà, per eserc iz io quot id iano la car i -tà»(34).

I l Dottore del la car i tà così assume lasua Regola: «Ti v iene imposto un breveprecetto: Ama e fa quel che vuoi. Seconservi i l si lenzio, conservalo per amo-re; se gridi, alza la voce per amore; se cor-reggi qualcuno, correggilo per amore; seperdon i , perdona per amore. Abb i ne lcuore la radice del l ’amore, e da questarad ice non po t rà p rocedere se non i lbene» (35).

È sempre nel nome della carità che havoluto chiudere la Regola, unif icando mo-derazione e rigore, interiorità e fraternità,autorità e amicizia sotto l ’arco di questavirtù che diventa così la prima e l ’ult imaparola del suo ideale di bel lezza: «I l Si-gnore vi conceda di osservare questa re-gola con amore, qual i innamorate del label lezza spir i tuale, esalant i i l buon pro-fumo di Cristo» (36).

Agostino voleva che questo profumo ri-empisse tutta la casa (37) diventando pro-fezia, Corpo mistico, Chiesa, e così fu, poi-ché la sua spiritualità fece sorgere in o-gn i tempo de l le fo rme d i v i ta re l ig iosache si r ichiamano a lui, e unif icò sotto la

34 - Commento al la prima lettera di Gv, 7, 8.35 - Reg. 48.36 - Cf. Gv 12, 3.

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stessa Regola centinaia di Ordini e Con-gregaz ion i . Ancor oggi , o l t re ag l i Ago-s t in ian i , fo rse un 20.000 re l i g ios i se-guono fondamentalmente la sua Regola,e molte più sono le ist i tuz ioni femmini l iche si r ifanno a lui come a Padre.

«Questo dolce suono, questa soave me-lodia - è soave nel canto ed è soave nel-l ’ intel l igenza - ha generato anche i mo-nasteri. Risuonò per tutta la terra, e quel-l i che erano d iv is i s i sono r iun i t i… Perprimi abitarono insieme quell i che (a Ge-rusalemme) vendevano tutto ciò che ave-vano e ne davano i l prezzo agli Apostoli,come si legge negli Att i degli Apostol i…Dunque loro furono i pr imi ad ascoltare(queste parole): Ecco com’è bello, co-me giocondo, il convivere di tanti fra-telli insieme (Ps 132, 1): i primi ma non isol i . Infatt i non giunse solo a loro que-st’amore e questa unità dei fratel l i : que-sta carità esultante giunse anche ai po-steri…»(37).

* * *

37 - Enarr. in ps.132, 6.

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Le Adoratrici Perpetue del Ss.Sacramento , come numerosi altr i Ordi-ni, hanno adottato la Regola di Agostino.Tale regola ha subìto, lungo i secoli, di-verse modif iche con l ’aggiunta di normeprovenienti da altre regole monastiche, lequali, sorgendo numerose, creavano spes-so confusioni.

Nel 1215 la Chiesa mise f ine a que-sta creat iv i tà, stabi lendo quattro Regolefondamentali, e cioè le Regole di Basil io(per l 'Oriente), Agostino, Benedetto e Fran-cesco. Dopo questo primo ricupero, la Re-gola di Agostino riacquistò definit ivamen-te i l suo vigore nel 1256, quando sotto diessa si unirono diversi nuclei di eremit iformando così un unico grande Ordinedetto Agostiniano.

Madre Mar ia Maddalena del l ' Incarna-zione scelse la stessa Regola per le A-doratrici e fu scelta non facile. Da Isabel-la Baldeschi, una delle giovani che ave-vano seguito la Madre a Roma per la fon-dazione dell 'Ordine, sappiamo che le suo-re confondatr ic i, provenendo dal le fran-cescane, desideravano la Regola di Fran-cesco, mentre per suggerimento di PapaPio VII, benedettino, fu proposta invece laRegola di Benedetto. La Madre però le e-scluse tutte e due, a motivo delle molte pe-nitenze prescritte, che avrebbero aggra-vato di troppo una vita di adorazione diur-na e notturna.

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Difatti, nelle Costituzioni del 1818 tro-viamo: «Non vi sono in questo Istituto a-spre e rigorose penitenze, né pratiche dipart icolare auster i tà. Si persuadano pe-rò le rel igiose Adoratrici che una peniten-za assai gradita a Dio e molto giovevoleper le anime loro sarà la prontezza ed e-sattezza nell 'adempiere tutto ciò che vie-ne prescritto nel Santo Istituto (1)».

Per le Adoratrici del Sacramento dell 'A-more, la Madre scelse la Regola di Ago-stino, perché basata non tanto sugli sfor-zi ascetici del corpo, quanto sull 'asceticadell 'amore di Dio e del prossimo: «...( le A-doratrici) - scrive lei - devono unicamen-te bramare di piacere a Gesù Cristo loroSposo, amandolo con tutto i l cuore, contu t ta l ' an ima, con tu t te le fo rze , ed i lprossimo come loro stesse (2)».

Ta le preferenza fu favor i ta anche dalfat to che i l vescovo Barto lomeo Meno-chio, Sagrista e Confessore del Papa eSuperiore delle Adoratrici quasi dagli ini-zi della fondazione, era agostiniano. Co-sì, nel 1808 venivano stampate le primeCostituzioni sotto questo t i tolo: «La Re-gola d i Sant 'Agost ino e le Cost i tuz ion idel le Rel igiose del Ss. Sacramento sot-to la protezione di Maria Santissima Ad-dolorata - Composte dalla Rev.da Madre

1 - Cfr. Costituzioni 1818, pag. 392 - Cfr. Ibidem, pag. 39

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Mar ia Madda lena de l l ' I nca rnaz ione lo-ro fondatrice».

Infat t i , ad un attento confronto t ra laRegola(3), le Costituzioni e gl i altr i scr i t t idel la Madre, si nota come quanto Ago-stino dice circa gli aspetti principali dellavita monastica - e cioè vita comune, po-vertà, cast i tà, obbedienza -, è anche i lpensiero di Madre Mar ia Maddalena, laquale, pur con espressioni proprie a lei ealla sua cultura, giunge alle stesse conclu-sioni.

Un tema tanto caro ad Agostino, quel-lo dell 'unità nella carità, quello del cor u-num, può essere esemplif icativo. Affermala Regola: « I I f ine per cui vi siete riunite èche viviate concordi nella medesima casae abbiate un’anima sola ed un sol cuo-re protesi verso Dio (4)» e, spiegando i l no-me di monaco, Agostino completa i l suopensiero sull ’essere «uno» della comunità:«Monos - scrive Agostino - vuol dire uno,ma non uno in quals ias i modo; poichéanche nel la massa uno è uno, ma, es-sendo egl i ins ieme a mol t i , s i può di reche è uno, ma non si può dire che è so-lo, cioè monos: monos infatti signif ica u-no solo. Dunque coloro che vivono insie-me in modo da formare un solo uomo, inmodo che di loro si possa dire ciò che è

3 - Cfr. Serie Oro n. 3, pp. 47-95.4 - Reg. 3

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scritto: avevano un 'anima sola e un cuo-re solo; che sono c ioè mol t i corpi , manon mol te an ime, mo l t i corp i , ma nonmolt i cuori, giustamente si possono diremonos, cioè uno solo... Ecce quam bo-num et quam iucundum, abitare fra-tres in unum (5)». Promuovere l’unità dellaChiesa fu una del le maggiori aspirazionidel santo dottore, pr ima come monaco,poi soprat tut to come vescovo. Questosuo ideale così bene espresso nei test isopra riportati, trova una fel ice corrispon-denza nel carisma della Madre, la qualeafferma: « I I Ss.mo Sagramento dell ’Altare,di cui Voi dovete essere nella Chiesa le a-doratr ici perpetue, per ist i tuto part icola-re, è un Sagramento di unità (6)».

A differenza degli altr i Ordini, la vita co-mune delle Adoratrici ha le sue radici nel-l ’adorazione di questo Sacramento di uni-tà, che le rende come un solo corpo mi-st ico: «Si può dire anche che in questoS. Istituto ciascheduna rel igiosa venga afare in qualche maniera una perpetua A-dorazione a Gesù nel Ss. Sagramento, ben-ché sia fuori del suo Turno, mentre a diredi S. Giovanni Crisostomo, la carità, ch’èuna virtù unit iva, di molte persone che a-mano, ne forma una persona sola; cosic-

5 - Enarr. in ps. 132, 2.6 - Direttorio 1814, pp. 6

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ché, essendosi tutte unite insieme per u-na santa mozione, e pio affetto, che le tra-sporta verso questo mistero, di adorare i lS ignore senza in termiss ione, esse nonaltro sono, che un corpo mistico, ed unasola persona ai piedi del Sacro Altare, dimaniera che in qualunque degli uff izi si tro-vino le Consorelle Religiose, el le possonostare pur contente sul r if lesso che una diloro sta davanti al Signore, che lo adora,lo ama, e che sta pregandolo per loro, eche esse stesse in qualche modo stannoa pregarlo insieme con lei, ad adorarlo, ead amarlo (7)».

Da queste paro le s i cap isce qua l èl 'eccel lenza del la vita comune in questoOrdine: proprio in virtù del loro essere A-doratrici Perpetue, sia che esse lavorino,o cantino, o facciano qualunque altra co-sa, sono in perpetua adorazione ai piedidel Sacro Altare!

Così la loro comunità «nasce e si co-struisce attorno all 'Eucaristia, sacramen-to dell’amore, segno di unità e vinco-lo di carità (S. Agostino); si edif ica nell 'a-scolto della Parola, nella preghiera e nellacomunione f ra te rna, ad esempio e su lmodello della chiesa apostolica (8)».

Ancora nel Direttorio (pag. 32), la Madrespiega come l’unità del corpo mistico at-

7 - Direttorio 1814, pp. 30.8 - Costituzioni, Art. 70

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torno al l ’Eucar ist ia comprende non solola «comunità militante», ma anche la «co-munità trionfante»: «Siccome poi la Ca-rità è quella che ci unisce fra noi, e nonpotendosi essa togliere con la morte, cheanzi si perfeziona in cielo, così avendo leSpose del Ss. Sacramento adorato nellaloro Chiesa Gesù Cristo ricoperto agli oc-chi loro, lo adoreranno poi svelatamentein Paradiso... né mancheranno di prega-re per le loro Consorel le Adoratr ici, chesono qui in terra, e di domandare in gra-z ia a Cr isto Gesù, che come el le, cosìancora le altre abbiano la stessa sorte digoder lo ne l la sua g lo r ia dopo che permolto tempo lo avranno adorato, lodatoed amato nel mondo».

Questa comunione, che nasce attornoall 'Eucaristia e trascende lo spazio, i l tem-po e la morte, è tale da coinvolgere nonsolo quanti si vogliono bene in Cristo maanche le loro cose, tanto che, prescrivela Regola di Agostino: le loro vesti sta-ranno insieme nello stesso armadio (9).Anche la Madre escogi ta p iccol i espe-dient i per a l imentare i l senso del la v i tacomune. Sono soprattutto i suoi Avverti-menti di perfezione, ma anche altr i scritt i,che ci offrono singolari esempi come: sa-lutare per prima la sorella, trattarla con sin-cerità e piacevolezza, giudicarla secondola car i tà, perdonar la pr ima di entrare in

9 - Regola 30

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coro ecc... La vita comune è tutto que-sto, ma nello stesso tempo non può fer-marsi solo a questo, c'è una comunità benpiù grande che le mura del monasterovorrebbero contenere: l ' intera comunità u-mana, che Gesù innalzato nel cuore delMonastero, vuole attirare a sé (10). Infatt i:«Se amate quell i che vi amano, quale me-r i to ne avete? Non fanno cos ì anche ipubblicani? E se date i l saluto soltanto aivostr i f ratel l i , che cosa fate di straordi-nar io? Non fanno così anche i pagani?Siate voi dunque perfetti come è perfettoi l Padre vostro celeste (11)».

Così anche i tre tocchi di campana chescandiscono i turni di adorazione, sonoun piccolo ma eloquente segnale r ivoltonon solo al la comunità monastica, ma atutti quell i che i l Signore vuole chiamare araccolta attorno al suo altare.

Agost ino e la Madre, che avevano inloro g l i s tess i sent iment i che furono inCr isto Gesù(12), hanno condiv iso la suastessa ansia, che «tutti siano una so-la cosa, come Tu, Padre, sei in Mee Io in Te, siano anch'essi in noiuna cosa sola (13)». E basterebbe ricor-dare gli ult imi quarant’anni della vita di A-

10 - Cfr. Gv. 12, 32.11 - Cfr. Mt. 5, 46-48.12 - Cfr. Fi l . 2, 5.13 - Cfr. Gv. 17, 21.

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gostino, nel corso dei quali ha combattu-to per vivere in comunione con gli ereti-c i , pe r conosce re quan to a cuo re g l istesse l'unità della Chiesa.

In questo senso è interessante notarecome la stessa Adorazione del Ss. Sa-cramento, insieme alla Solennità del Cor-pus Domini, è sorta come arma di difesadella Chiesa contro l'eresia di Berengariodi Tours (sec. XI ) che non r iconosceva lapresenza reale di Gesù sotto le specieeucar ist iche, minando l ’uni tà del la fededella Chiesa!

Da parte sua, Madre Maria Maddalenaha combattuto la stessa «buona batta-gl ia»: «Oh! Fede santa - d ice nel l 'Esor-tazione al le sue Figl ie -, occupa i nostr icuori, fa’ che siano tutti accesi di f iammatale, che anelino in tutt i i momenti di unir-si a questo Bene inf inito, nostra gioia enostro vero riposo; e rimanga pur anchein voi viva sempre la brama di veder pre-senti a questa nostra Adorazione unit i inuno stesso spirito di fede e comunione cat-to l ica, ed accesi del Santo Amore tut t icoloro [... ] che fuori del la nostra Catto-l ica Religione vivono immersi nella cecitàe nell 'empietà.

«Come può trovarsi anima vivente, chenon sappia r iconoscere che questo suoCreatore ha voluto per tutti patire e mo-rire, e per nostro conforto in questa val-le piena di fango rimanersene vivo e vero

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come sta glorioso in Cielo, sotto gli acci-denti di pane e di vino! Oh! amore, amo-re, si i da tutti conosciuto, adorato e rin-graz iato ogni momento in cotesto d iv i -nissimo Sagramento».

Questa dimensione porta alla comunio-ne generata dal Sacramento di Unità, enon per nulla la Madre ha voluto questosegno della campana che chiama all ’uni-tas caritatis, che «si darà non solo nelgiorno ma anche nella notte», perché an-che « l e pe rsone de l seco lo» i n tenda-no(14).

La comunità umana ha sempre dimo-strato di sentire questa con-vocazione e,facendo i suoi sforzi per interpretarla, hapensato piuttosto ad un'unità di t ipo na-z ionale, economico, cul tura le, s in dal laprima città costruita da Caino e la torre diBabele, e f ino ad esempi più recenti…:«Venite - hanno detto gli uomini -, costruia-moci una ci t tà e una torre, la cui c imatocchi i l Cielo e facciamoci un nome, pernon disperderci su tutta la terra (15)». Come,del resto, si devono capire l ' Imperial ismoe la pax romana; lo Stato napoleonico conil suo motto: l ibertè, égalité, fraternità; l 'U-nione Sovietica e la ideale società comu-nista; l 'ONU e la Dichiarazione dei dir i tt i

14 - Cfr. Costituzioni 1818, Cap. XI I15 - Gen. 11, 4.

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dell 'uomo; i l G8 e l ' immaginario vi l laggioglobale, se non come altrettanti tentatividel l 'umanità dispersa a causa del pec-cato, di r iuni rs i in una perfetta v i ta co-mune, attorno a un bene comune, ma igno-rando, talvolta, sia la causa della sua di-spersione, sia la natura di quest'attrazio-ne?

Lo stesso hanno cercato anche Ago-stino e la Madre, insieme ai loro contem-poranei, non basandosi però su una « leg-ge fatta di prescrizioni e di decreti (16)», masull 'ordo amoris, e consapevoli che « laordinatissima e concordissima società dicoloro che godono di Dio e mutuamentedi se stessi in Dio (17)» (4) non è una cittàdell 'utopia, ma è una realtà, benché nonappartenente a questo mondo. I l suo mi-stero cont inuamente sfugge agl i uominipur attraendoli: ogni sforzo e tentativo perimpossessarsene «sa rà sempre qu i i nterra un abbozzo, un inizio, vorremmo di-re un tentativo (18)».

In questa luce cos'altro può essere lanostra v i ta comune se non un comunepellegrinaggio? Per questa ragione, dopoaver detto «abbiate un'anima sola ed unsol cuore», Agost ino aggiunge: «protesiverso Dio», perché - dice lui - « i l mondo in

16 - Ef. 2, 15.17 - De Civ. Dei 19, 13.18 - Cfr. TRAPÈ, op. cit., Cap I I .

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cui sei entrato è solo un viaggio. Sei ve-nuto per uscire, non per restarvi (19)».

Nel l ibro del profeta Zaccaria (20) si nar-ra di un uomo con una cordicella in ma-no che vuo l p rende re l e m isu re de l l aCittà di Dio per rubarne i l segreto ed edi-f icarla in terra, se fosse possibile. Ma pro-prio quando sta per incominciare, un an-ge lo lo ferma. Stupore: «Gerusa lemmesarà priva di mura»!

Con altrettanto stupore si fermerà ungiorno la stessa nostra storia al le porte diGerusalemme, quando saranno compiuti ipassi del suo vagare (21). Ma fino allora, ec-co che tocca a no i oggi d i suonare lastessa campana, avere in noi gl i stessisentimenti, e continuare lo stesso pelle-grinaggio.

A questo punto Agostino direbbe: «Mafo r se m i vo r r e s t i domanda re , pe rchéGerusalemme sarà pr iva di mura? Ti r i -spondo: perché la misura per l 'amore diDio è amare senza misura».

Papa Paolo VI diceva alle monache: «Lemura del le vostre case diventano di cr i-stallo (22)», ma per quanto papale sia la clau-sura, secondo le misure prese da Ago-

19 - Commento al Vangelo di Gv, 40, 1020 - Cfr. Zc. 2, 5+.21 - Cfr. Sal. 55, 9.22 - Cfr. Discorso al le Monache, 28 ottobre 1966.

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stino, i monasteri che nascono e si co-struiscono attorno al Sacramento del l 'A-more di Dio saranno proprio così: mona-steri privi di mura.

Si potrebbero scoprire molte altre con-cordanze sul piano del la v i ta comune edell 'unitas caritatis, tra Agostino e laMadre. I l fatto che siano arrivati al le stes-se conclusioni può sembrare ai nostri oc-chi una scelta premeditata, umana. Ma sulpiano superiore della storia, quello di cuici parlano gli evangelisti (23) e dove tutto ègià pronto, le cose stanno diversamen-te.

Agostino, nella sua «Città di Dio», mo-stra i l cont inuo intervento del la Provv i-denza divina nella storia dell 'umanità, chedopo la caduta di Adamo si è div isa indue città, scaturite da due amori diversie contrapposti. Su questo sfondo di con-t inuo conf l i t to, solo l ’amore di Dio puòsa lvare la c i t tà quando soccombe perquelle grandi r ibell ioni dell 'uomo che han-no tutte un solo nome: peccato origina-le, cioè amore di sé che giunge fino al di-sprezzo di Dio.

Così fu ai tempi di Agostino, quando leeresie minacciavano di frantumare l'unitàdella Chiesa e del suo insegnamento, l ' im-

23 - Cfr. Mc.14,15.

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pero romano si andava sfaldando sotto lapressione dei vicini popoli invasori, scom-pigliando razze, istituzioni, leggi e costu-mi; quando i Goti saccheggiavano Romanel 410 e Girolamo si chiedeva: «Se Ro-ma può perire, che cosa può esservi disicuro?». E così fu anche ai tempi del laMadre quando i l suo Ordine sorgeva qua-si tra i piedi dei r ivoluzionari francesi chenel 1808 invadevano Roma, diretti controla Chiesa.

Ora, per tornare al piano superiore, c'èqualcosa nella storia più grande della sto-ria, con cui Dio la salva.

Molti hanno cercato un punto d'appog-gio per i l mondo. Tra altr i, Archimede cer-cava per mezzo della sapienza umana unpunto d'appoggio per reggere la terra. Aloro però non fu dato di trovarlo. Ma a noiDio lo ha r ivelato per mezzo del lo Spir i-to(24), perché in realtà un punto d'appog-gio c'è, nel cuore della città, custodito gior-no e notte nelle nostre Chiese: è l'Euca-ristia l 'Amore con cui Dio salva la storia.E questo non è un amore platonico, né idil-l iaco, ma un amore pasquale. E non vie-ne né dalla Regola di Agostino, né dal ca-risma della Madre, perché nessuno pos-sa vantarsene (25). Invece «in questo stal ’amore: non s iamo stat i no i ad a-

24 - Cfr. 1Cor. 2, 10.25 - Cfr. Ef. 2, 8-9.

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mare Dio, ma è Lui che ha amato noie ha mandato il suo Figlio come vit-t ima di espiazione per i nostri pec-cati (26)».

I cinquanta giust i non salveranno maila città terrena, non rifaranno mai la pacecon la città eterna, ma i l Giusto - «Egli in-fatt i è la nostra pace, colui che ha fattode i due un popolo so lo, abbat tendo i lmuro di separazione che era frammezzo,cioè l ' in imic iz ia, annul lando, per mezzodella sua carne, la legge fatta di prescri-zioni e di decreti, per creare in Se stesso,dei due, un solo uomo nuovo, facendo lapace, e per r iconci l iare tutt i e due conDio in un so lo corpo, per mezzo de l laCroce, distruggendo in Se stesso l' inimi-cizia. Egli è venuto perciò ad annunziarepace a voi che eravate lontani e pace acoloro che erano vicini. Per mezzo di Luipossiamo presentarci, gl i uni e gli altr i, alPadre in un solo Spirito (27)».

Questa è la testimonianza delle Adora-trici, e la loro testimonianza è vera (28), af-f inché «tutti gli uomini conoscano Te,Via, Verità e Vita, e diventino un solopopolo adunato nell'unità del Padre,

26 - 1Gv. 4, 10.27 - Ef. 2, 14-18.28 - Cfr. Gv. 1, 19+.

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29 - Preghiera al l ’ iniz io del l ’Adorazione.

del Figlio e dello Spirito Santo, aman-dosi gli uni gli altri come Tu ci ami, oSignore. Amen (29)».

F I N I T O D I S TA M PA R E I L 26 GI U G N O 2005

- G I O R N O A N N I V E R S A R I O D E L L A P R O M U L G A Z I O N E

D E L DE C R E T O D I A L L A R G A M E N T O D E L L A FE D E R A Z I O N E

A I MO N A S T E R I SPA G N O L I (1985) -

C O I T I P I D E L L A T I P OL I T O G R A F I A

NAZIONALE SAI D I V I G E VA N O