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Ruggiti cronache di epidemia numero 0 – aprile 2020 Editoriale L’esigenza di diffondere racconti e riflessioni sulla situazione creatasi attorno alla pandemia di coronavirus nasce dall’incontro di persone che vivono sulle propria pelle e in svariati modi le ripercussioni sociali dell’instaurazione di uno stato maggiore di condotta (stato di controllo militare e poliziesco), imposto col pretesto dell’emergenza sanitaria. Crediamo sia importante analizzare il contesto attuale, riportando spunti di riflessione, critiche, proposte e spazi di confronto. Inoltre, piace pensare che la distribuzione diretta del bollettino, durante questo periodo di destabilizzazione della quotidianità, possa avvicinare a delle proposte di lettura a cui abitualmente per vari motivi non si avrebbe accesso. Le persone attive nel progetto hanno provenienze, esperienze ed estrazioni sociali eterogenee, vale a dire: sessismo, razzismo e classismo sono forme di autorità che influenzano le nostre prospettive individuali, in alcuni casi ci forniscono vantaggi e in altri limitano la nostra libertà. Il contenuto degli articoli riflette questi vari posizionamenti, per cui ogni testo rispecchia la visione personale di chi l’ha scritta. Quello che ci accomuna sono pensieri e pratiche antiautoritarie: condividiamo una tensione verso un mondo senza gerarchie né oppressione, con la convinzione che solo attraverso un ribaltamento radicale dell’organizzazione sociale e del sistema economico in cui viviamo, e di conseguenza del modo in cui trattiamo il pianeta e gli animali, si trovi la via per un’autentica liberazione. Sul linguaggio: Con la consapevolezza che il linguaggio declinato all’universale maschile rispecchi la cultura e la società maschilista in cui viviamo e con la volontà di non dividere i generi nel binomio classico maschile/ femminile perché crediamo esistano infiniti generi, abbiamo cercato, ognun* a suo modo, di scrivere nel modo più neutro ci sia riuscito (con l’uso di asterischi, ics, troncamento delle parole, ecc). L’intento è, nel limite del possibile, di utilizzare il linguaggio come mezzo per esprimere il nostro dissenso verso il dominio patriarcale. In tempi di crisi ed emergenze imposte… noi ruggiamo contro ogni forma di autorità. Indice Fu tardi quando ci accorgemmo che in fondo eravamo già morti Vecchi, restate a casa! Obbedienza e repressione come antidoto al virus La scia razzista della pandemia Nuovo governo della paura… Daje all’untore; tra eliminazione, pulizia e disinfezione Il virus sulla città contaminata Rivolte e Resistenze Echi dal mondo · Scatenarsi nella rovina · Fermo nella notte Memorie dal sottosuolo 2 4 5 6 9 10 15 16 20 21 22

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Ruggiticronache di epidemianumero 0 – aprile 2020

EditorialeL’esigenza di diffondere racconti e riflessioni sulla

situazione creatasi attorno alla pandemia dicoronavirus nasce dall’incontro di persone che vivonosulle propria pelle e in svariati modi le ripercussionisociali dell’instaurazione di uno stato maggiore dicondotta (stato di controllo militare e poliziesco),imposto col pretesto dell’emergenza sanitaria.

Crediamo sia importante analizzare il contestoattuale, riportando spunti di riflessione,critiche, proposte e spazi di confronto. Inoltre, piacepensare che la distribuzione diretta del bollettino,durante questo periodo di destabilizzazione dellaquotidianità, possa avvicinare a delle proposte dilettura a cui abitualmente per vari motivi non siavrebbe accesso.

Le persone attive nel progetto hanno provenienze,esperienze ed estrazioni sociali eterogenee, vale a dire:sessismo, razzismo e classismo sono forme di autoritàche influenzano le nostre prospettive individuali, inalcuni casi ci forniscono vantaggi e in altri limitano lanostra libertà. Il contenuto degli articoli riflettequesti vari posizionamenti, per cui ogni testorispecchia la visione personale di chi l’ha scritta.

Quello che ci accomuna sono pensieri e praticheantiautoritarie: condividiamo una tensione verso unmondo senza gerarchie né oppressione, con laconvinzione che solo attraverso un ribaltamentoradicale dell’organizzazione sociale e del sistemaeconomico in cui viviamo, e di conseguenza delmodo in cui trattiamo il pianeta e gli animali, si trovila via per un’autentica liberazione.

Sul linguaggio:

Con la consapevolezza che il linguaggio declinatoall’universale maschile rispecchi la cultura e la societàmaschilista in cui viviamo e con la volontà di nondividere i generi nel binomio classico maschile/femminile perché crediamo esistano infiniti generi,abbiamo cercato, ognun* a suo modo, di scrivere nelmodo più neutro ci sia riuscito (con l’uso diasterischi, ics, troncamento delle parole, ecc).L’intento è, nel limite del possibile, di utilizzare illinguaggio come mezzo per esprimere il nostrodissenso verso il dominio patriarcale.

In tempi di crisi ed emergenze imposte… noiruggiamo contro ogni forma di autorità.

IndiceFu tardi quando ci accorgemmo che in fondo eravamo già mortiVecchi, restate a casa!Obbedienza e repressione come antidoto al virusLa scia razzista della pandemiaNuovo governo della paura…Daje all’untore; tra eliminazione, pulizia e disinfezioneIl virus sulla città contaminataRivolte e ResistenzeEchi dal mondo· Scatenarsi nella rovina· Fermo nella notteMemorie dal sottosuolo

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Fu tardi quando ci accorgemmo che infondo eravamo già morti

Il motivo tra i tanti che spinge a scrivere questispunti di riflessione deriva dall’affermazione ormaiovvia che non si muore DI coronavirus bensì COLcoronavirus. Questo esserino visto oggi come ilpeggiore dei mali da combattere si può considerareletale? O letale è il nostro stile di vita? Sarebbe comevedere un corpo dilaniato da coltellate con un lividoin faccia e affermare che la persona ritrovata è mortaper un pugno. Certo, dopo aver subito numeroseferite potrebbe anche essere stato il pugno la mazzatafinale a dare il colpo di grazia. Senza quelle però, unpugno non avrebbe lasciato altro che un livido perpochi giorni, sarebbe stato solo un dolore superficialee un brutto ricordo. Un banale paragone peresprimere alcuni ragionamenti.

Ci invitano a proteggere chi ha un sistemaimmunitario più vulnerabile certo, ma non sarà forseun po’ tardi? Non ci sarebbe da chiedersi cosa rendealcune persone più vulnerabili di altre? Fa più paurala potenza di questo virus o spaventa il nostro stile divita? Pensando per esempio alle zone più colpite,emerge subito che sono zone urbane e moltoindustrializzate, dove la qualità dell’aria cherespiriamo, dell’acqua e della vita in generale digrandi quantità di persone ammassate nello stessoluogo sono senza dubbio peggiori. I polmoni e ilsistema immunitario delle persone che abitano questezone saranno sicuramente più deboli di gente che vivein zone meno inquinate, basti pensare all’esempio piùlampante, ovvero l’enormità di casi di tumore dovutiall’esposizione alle nocività (aria e acqua inquinate,esposizione a onde elettromagnetiche, esposizione amateriali cancerogeni nelle fabbriche e nei cantieriecc..).

Oppure pensiamo semplicemente alle personeanziane. Si viene spremut* fino all’osso nel nome dellaproduzione, l’età di pensionamento viene spinta semprepiù in là e quando poi non si è più utili al mercato dellavoro si viene dimenticat* nelle case di riposo, in attesadella fine. Se per tutta la vita siamo dispost* a sacrificarei nostri corpi in nome della produzione, accettandol’esposizione alle nocività e ai pericoli di una vita alavorare in maniera sfrenata, allo stesso tempoaccettiamo che i nostri cari più in avanti con l’etàvengano stipati in centri (dove ad esempio l’epidemia sipropaga molto più facilmente), perché noi, a nostravolta, siamo troppo occupat* nella produzione e nonabbiamo forze e tempo per starci vicino.

Un cane che si morde la coda, una spirale che senon viene interrotta in qualche maniera, continuerà ariprodursi, spremendoci, rendendoci più deboli, sol* eegoist* mentre il pianeta che ci ospita si dirige verso ilcollasso. Ci vuole un ragionamento piuttostoelementare per collegare questi fattori. La domandada porsi è perciò: un virus di questo tipo avrebbeintaccato sulle nostre vite nel caso in cui vivessimo inmaniera un po’ più sana?

Il sistema economico capitalista, il cui scopo è laricchezza di pochi e non il benestare comune èsicuramente la causa principale di morte nel mondo,sia riferendoci a questo benedetto virus, sia pensandoalla devastazione ambientale perpetrata, la fame, leguerre, i decessi durante i sempre più rischiosi eillegalizzati percorsi migratori e molti dei problemiche affliggono questo pianeta.

I morti sono molti, quotidiani, sempre e ovunque,se il covid 19 sta mietendo decine di migliaia divittime in alcuni mesi, alcuni dati trovati sul webparlano di 24000 persone morte di fame al giorno1.

Questo virus però, quello del capitalismo edell’avidità, nonostante sia evidentemente molto piùletale, non si combatte in alcuna maniera.

Siamo pront* a morire piano piano senza fiatare,lavorando espost* alle nocività, prendendoci ilrischio, perché siamo convint* che non ci siaalternativa. Ora invece, quando la paura bussa allenostre porte e la minaccia sembra imminente, siamodispost* a rinunciare alla nostra libertà, a tutte lecomodità e all’enorme quantità di beni “nonessenziali” (sì, perché la maggior parte di quelli checonsumiamo non lo sono), pur di limitare i danni.Ora si grida alla solidarietà eppure fino a ieri imotivetti più ripetuti da politicanti vari e massmedia, miravano a scatenare la guerra fra poveri, uneterno “mors tua vita mea”, dove ad essere additatesono sempre le persone che lo stato vorrebbeescludere.

Non viene mai colpit* chi sta al potere ed è causaprincipale di tutto ciò.

Dove sta la tanto millantata responsabilitàindividuale, quando si sente parlare di decine e centi-

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naia di persone che perdono la vita in mezzo al mare,sapendo che le cause delle migrazioni partono da casanostra, dalla devastazione ambientale dovuta alladelocalizzazione neocolonialista e ai nostri standarddi vita così alti e dipendenti dalle risorse di altre zonedel mondo?

Più che la solidarietà, il motore checontraddistingue il nostro presente sembra essere lapaura. Infatti, finché le morti sono lontane, nienteriesce a fermare la “megamacchina” capitalista.

Tutt’ a un tratto, quando il cupo mietitore si rendepiù presente alle nostre latitudini, siamo pront* amettere in discussione tutto, sembra che tra i più, suisocial network, si cominci addirittura a dubitare delcosiddetto intoccabile “progresso tecnologicoindustriale”.

Anche le reazioni del mondo “non umano” sono unindicatore tanto esplicito quanto sbalorditivo per lavelocità dei tempi. Già solo dopo poche settimane,ovunque ci sia stata una diminuzione dell’attivitàumana, il mondo animale ha ripreso a popolare zoneimpensabili (delfini sulle coste, lepri in città, pesci neicanali in cui non erano più stati avvistati ecc..) e laqualità dell’aria è nettamente migliorata.

C’è voluta una pandemia, la paura della morte, perfermare i meccanismi che di morte ne creanoquotidianamente. Non potevamo arrivarci prima? Ilnostro pianeta ci ha mandato infiniti campanellid’allarme eppure se non viene messa in pericolo lanostra stessa pelle non riusciamo mai a fermarci.

Perché si tratterebbe soltanto di quello per aiutarciun po’ tutt*, esseri umani e non, fermarsi. Fermarsiper riflettere, per aiutarsi, per inquinare meno, perprenderci cura l’un l’altra, per leggere un buon libro ofarsi una passeggiata in montagna e riscoprire che dimolto di ciò che consumiamo in realtà non neabbiamo bisogno. Fermarsi, bloccare tutto e ripartirecon altri valori.

Tutte suggestioni che il movimento anarchicoconsiderato radicale, rivendica da sempre. Se ilpensiero anarchico si fonda sulla responsabilitàindividuale, sulla solidarietà e sul mutuo appoggio giàdai suoi albori, i movimenti più contemporanei (degliultimi decenni) oltretutto ciò, hanno criticato ecombattuto il mostro della globalizzazione, lamacchina tecnologica industriale e le sue nocività.

Oggi, trovandosi in pericolo, tutto il mondooccidentale cerca di riproporre questi principi esperiamo ci si accorga di quanto invece, nella vita ditutti giorni, essi non vengono mai presi inconsiderazione, anzi spesso e volentieri vengonocalpestati.

Mi chiedo se riusciremo a vedere la mostruosaradicalità del sistema economico in cui viviamo. Michiedo ancora se c’era bisogno di tutto questo perfermarsi un attimo. Mi chiedo se riusciremo, quandoquesta storia sarà finita, a trarne delle lezioni oppureci rimetteremo i paraocchi e ripartiremo in quartanell’alienante vita che ci viene imposta. Mi chiedo secapteremo i segnali positivi che il pianeta ci stamandando con la cessazione delle nostre attività. Michiedo se cominceremo a tendere l’orecchio verso“quell* estremist*” che gridano alla libertà, allasolidarietà e all’ecologismo, iniziando a dubitare e acontrastare chi, in nome della ricchezza e del potere,questi valori li calpesta ogni giorno.

Mi chiedo se capiremo che in fondo, secontinuiamo così, siamo già morti.

Fermare tutto e riprendere a vivere, insieme, piùserenamente, per il bene di tutte e tutti, in difesa diquesto fantastico pianeta e scopriremo che un virusdel genere forse non si propagherebbe allo stessomodo, oppure saremmo in grado di affrontarlo comeogni altra influenza o meglio saremmo talmente viv*da saper affrontare anche la morte con calma eserenità.

Contro l’epidemia del virus più letale, ilcapitalismo, per il contagio della libertà edell’anarchia.

Anonim*________________________________________

1: www.lonweb.org/hunger/hung-ita-eng.htm

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Vecchi, restate a casa!Più ci penso e più m’arrabbio.Ora non potrei nemmeno più recarmi a fare la

spesa… è il colmo!

Questo asserito riguardo i vecchi (come me) è unacavolata ipocrita, discriminatoria e immorale. Inrealtà, i vecchi sono meno in pericolo che il pericolo!Dietro il paravento di voler proteggere la nostraobiettiva fragilità, si nasconde (male) la volontà dinon intasare le camere di rianimazione degli ospedali.E perché mai non dovrebbero intasarsi? Per nondover togliere spazio ad eventuali pazienti più giovani(quindi, sottinteso, più validi, più degni d’essererianimati). Come se, in una tale evenienza, non fossecomunque chiaro che i medici darebbero –comprensibilmente – la preferenza al giovane! Adogni modo, visto come stanno le cose, mi sa che lecamere di rianimazione saranno presto tutteoccupate, prevalentemente con persone anziane (inbarba alle assurde restrizioni), ma ovviamente anchecon qualcuna di mezz’età o giovane, e quindi lanecessità di dover scegliere si presenterà fatalmente.Ma dov’è il problema? Siamo in guerra, cara gente,vogliamo rendercene conto o no? In una guerrastrana, senza fucili, carri armati e bombardieri, anzi,in una guerra i cui proiettili sono addiritturainvisibili, ma altrettanto micidiali! E in guerra, sulpiano sanitario vigono decisioni e comportamentiparticolari, perché l’emergenza è la regola: i medici diMSF e di altre ONG in Afghanistan, in Siria o inYemen sono giornalmente confrontati con lanecessità di occuparsi di feriti probabilmente salvabilie lasciar morire quelli senza speranza…

La regola vale anche per la nostra guerra: chepiaccia o no, che sembri contrario al nostro concettodi progresso, al nostro stato di gente fortunata, dellepersone moriranno per mancanza di cure adeguate(detto per inciso: quante se la cavano grazie allaventilazione e quante periscono lo stesso?). Ho giàdetto che, in quel caso, moriranno soprattuttoanziani, sia perché più numerosi fra gli infetti, sia perscelta dei medici. Bene, io sono vecchio e sonod’accordo: la mia esistenza è dietro di me, mentre ungiovane ce l’ha davanti. Ma per favore, nonnascondiamo questo fatto nell’ipocrisia e nonilludiamoci che imprigionando i vecchi fra le mura dicasa si potrà evitare il collasso degli ospedali! (O sipensa forse che, se muoiono in casa, il fatto fa menodiscutere, passa più in sordina?)

Le drastiche limitazioni di movimento imposte aivecchi sono inoltre discriminatorie. È evidente cheuna persona anziana (comunque meno attiva, menomobile, con meno obblighi sociali e lavorativi), se vain giro, è un più grande fattore di rischio per sé stessache per gli altri, mentre la circolazione del resto dellapopolazione è più problematica nei due sensi.

Dunque, sebbene non sia certo un partitario deidecreti calati dall’alto, l’unica cosa coerente da faresarebbe stata quella di obbligare tutti/e a stare incasa! (L’hanno fatto i cinesi a Wuhan, città di 11milioni di abitanti, non di 300’000 come il Ticino:divieto di uscire di casa, le strade vuote, salvo ilpersonale appositamente equipaggiato per ilrifornimento di viveri, medicine ecc!). Non si vuolearrivare a ciò? Ebbene, allora alla Migros, alla Coop,al Denner1 voglio poterci andare anch’io e… se nelcaso, lasciatemi morire, che il mondo non finisce perquesto! (Per quanto mi riguarda, ho in tasca e sultavolo di cucina uno scritto in cui preciso che, in casodi ricovero d’emergenza, non voglio finire in cureintense).

Inoltre, le imposizioni vigenti per gli anziani sonoanche immorali. Le autorità comunali organizzanoun servizio di volontari che si offrono di fare la spesaper me. Ma cavolo, con quale faccia tosta osereiesporre al contagio un’altra persona, magari padre omadre di famiglia, solo perché mi si vieta di decidereio stesso se voglio o meno assumerlo personalmentequesto rischio? La cosa, a titolo privato, m’è capitataproprio questa mattina: la vicina di casa mi haspontaneamente detto di essere disposta a fare lecompere per me; basterebbe che le metta in buca unbiglietto indicante ciò che mi occorre. Gentile, lasignora… però so che ha due figli adolescenti, quindil’ho ringraziata ma ho rifiutato l’offerta. Per ora hoabbastanza provviste. Vedremo, fra qualche tempo, semi faranno entrare in negozio … o mi imporranno dimorire di fame.

Alberto Tognola, [email protected]

1. Qui mi vengono in mente almeno due osservazioni: leautorità dicono che possono rimanere aperti solo farmacie enegozi di alimentari. Ora, se vado al supermercato, possocomperare ogni articolo in vendita, oltre al pane ed alla verdura,mentre al piccolo coltivatore d’insalata, cipolle e cavoli non sipermette di recarsi al mercato a vendere la sua roba – che piùalimentare di così! –la quale rimane quindi a marcire nei campi.Mentre il mercato è all’aperto e vi si potrebbe benissimoorganizzare l’accesso contingentato con un minimo diaccorgimenti infrastrutturali e qualche securitas… Due pesi edue misure, anche qui?

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Obbedienza e repressione come antidoto alvirus

In una società che semina morte ogni giorno con lesue frontiere e le sue guerre, che devasta interiecosistemi, che si alimenta di un commerciocapitalista basato interamente sullo sfruttamento, cheimpone un avanzamento tecnologico sempre piùinvasivo, un nuovo nemico da combattere è arrivato:invisibile, microscopico, il nuovo virus che si diffondevelocemente e indiscriminatamente terrorizzandotutti. Un nemico perfetto per permettere ai governidi varare uno stato d’emergenza fatto di misurerestrittive, di ulteriore militarizzazione dei territori edi allarmismo mediatico. La democrazia hafinalmente smascherato il suo vero volto: untotalitarismo scientifico e tecnologico, dove lamedicina in questo caso assume un ruolo primariocon un’equipe di tecnici ed esperti che elargisconosoluzioni indiscusse.

Poco cambia da dove e come si è sviluppato questovirus, se da un esperimento di laboratorio, se damisure di contro-insorgenza o dal pipistrello; ciò chesicuramente ci cambia è l’irruzione forte e chiara nellenostre vite di divieti fortemente limitativi e il senso diobbedienza che si origina. Senso di obbedienza che fasi che acriticamente si accettino le restrizioni e sicollabori con questo stato di polizia.

Quale modo migliore per il sistema capitalista diavere in pugno un esercito di sudditi se nonscaricando su di loro la responsabilità, già impauritidal contagio o dal diffondere il virus? Dopo il lavoro,tutti a casa obbedienti al “buon senso” e ai divietipena la multa, la denuncia o l’arresto. Tutti a casaobbedienti se non si vuole essere tacciati comeincoscienti che propagano il virus. Bel modo diinvertire le responsabilità. Bel modo di creareconfusione nell’individuare i veri responsabili diquesta società che va in cancrena già di per sé. Perchésì, dei responsabili veri, in carne ed ossa ci sono, econtinuano a produrre, inquinare, uccidere,saccheggiare. Sono sempre loro: aziendefarmaceutiche che approfittano delle malattie createda questo sistema industriale e da tutte le nocività perpoi brevettare farmaci per fornire una cura per ognitipo di malessere (fisico, psichico, ecc),multinazionali dell’agro-business che inquinano leterre, miniere che ingoiano ecosistemi per estrarremateriali utili ai nostri gingilli tecnologici, centralielettriche che alimentano tutto questo. Ed è ovvio

che accanto a questi mostri ce ne stanno degli altri:carceri per chi non obbedisce alle leggi imposte,centri che rinchiudo chi è senza documenti, polizia emilitari che mantengono l’ordine precostituito. Tuttociò in nome del controllo sociale, della dipendenza edel profitto.

Lo stato d’emergenza inasprisce quindi untotalitarismo già presente prima, permettendo all’élitedi creare alternative per poter ristrutturare emantenere il suo potere.

Mentre a noi ci impongono l’isolamento, ci tolgonoancora più agibilità, vogliamo continuare a delegarele nostre vite a questi mostri responsabili?Vogliamo ancora affidarci alle loro soluzioniall’avanguardia, che impongono l’utilizzo massicciodelle tecnologie con una fede nel progresso?

Crediamo davvero che la soluzione a quest’ epidemiasia l’obbedienza a tutti i suddetti divieti o possiamocomprendere che questa società è in contrastoperenne con una vita libera?

Ciò che ora è emergenza, dopo potrà diventarepermanente. E lo stato d’emergenza può ancherappresentare un buon momento per sbizzarrirsianche con interventi incisivi e radicali, cercando diriprendere al più presto la propria vita nelle propriemani al di fuori della delega e del riformismo.

Anonim*

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La scia razzista della pandemiaLa diffusione delle prime notizie sull’epidemia

causata dal nuovo coronavirus in Cina è stata subitoaccompagnata da un rigurgito di discorsi razzisti anti-cinesi ed anti-asiatici. L’idea di fondo latentenell’immaginario comune occidentale è statasintetizzata senza mezzi termini dal presidenteleghista della Regione Veneto Luca Zaia. A finefebbraio, vantandosi della buona gestione della crisinella sua regione e facendo un confronto tra il“popolo” cinese e quello italiano, il governatore hasuggerito che le cause del coronavirus sarebberodovute ad un fattore culturale: la mentalità che ha ilnostro popolo a livello di igiene è quella di farsi ladoccia, di lavarsi spesso le mani. L’alimentazione, ilfrigorifero, le scadenze degli alimenti sono un fattoculturale, ha affermato Zaia nel corso di un’intervistaall’emittente Antenna Tre-Nord Est. Secondo Zaia,la Cina ha pagato un grande conto di questa epidemiache ha avuto perché li abbiamo visti tutti mangiare itopi vivi1…

I pregiudizi ed il razzismo dell’Occidente contro laCina ed i suoi abitanti hanno origini ben più antichedella SARS e del coronavirus. L’idea secondo cui i/lecinesi fossero “sporchx” o non avessero una buonaigiene erano già diffuse durante le cosiddette Guerredell’Oppio nell’1800, tra l’Impero Britannico e laCina, periodo in cui quest’ultima era chiamata thesick man of East Asia. Purtroppo, i danni alla saluteerano provocati proprio dai mercanti britannici conl’introduzione massiccia dell’oppio ad uso ricreativoin Cina a livelli mai visti prima, con le conseguentiricadute sanitarie e sociali.

CINESE? NO! NO! NO!

Manifesto a favoredel Chinese Exclu-sion Act, legge fede-rale razzista cheentrò in vigore nel1882 per limitarel’immigrazione cine-se negli USA.

Questa stigmatizzazione prese un’altra dimensionecon l’immigrazione cinese negli Stati Uniti alla finedel XIX secolo, quando i/le immigratx cinesivenivano associatx ad una scarsa igiene e consideratxportatori/trici di malattie.

Non è un caso che proprio qualche settimana fa iltitolo di un articolo del Wall Street Journal abbiacausato scandalo in Cina e altrove per la suaconnotazione razzista e l’evidente richiamo storico:China is the real sick man of Asia.

In Canada, nello stesso periodo, erano parecchiodiffusi i ristoranti gestiti da bianchi che si facevanopubblicità affermando di non impiegare manodoperacinese. Uno di questi ristoranti, nella città di Victoriadichiarava: lo stomaco di una persona dai gustiraffinati dovrebbe rivoltarsi alla sola idea che il propriopasto sia stato cucinato da un cinese2. Questa percezionedei/delle cinesi quali antigienici/che spesso derivavadalla reali condizioni di vita nelle Chinatowns. I/leimmigratx cinesi vivevano in condizioni di povertà esovraffollamento: migliorare le condizioni di vita diquesto bacino di manodopera a basso costo non erauna priorità delle autorità. Ed è proprio a causa dellapovertà che queste comunità erano confrontate conun tasso di malattie contagiose elevato, inclusa latubercolosi.

Viene attribuito al Kaiser Guglielmo II l’invenzionedel termine dispregiativo “formicaio asiatico”. Il Kaiser faceva parte della lega europea contro laCina (1900), creata nel tentativo di creare un fronteunito di tutte le potenze coloniali europee conpossedimenti in Asia nel tentativo di fermare lacrescita del Giappone e della Cina, definita “pericologiallo”. Tra i governanti europei c’era l’ossessione percui i popoli dell’Asia potessero superare i bianchi ediventare i nuovi padroni del mondo, capovolgendola visione dominante in Occidente e ribaltando ilruolo di colonizzato e colonizzatore. Questa paranoiacolonialista si è poi espressa nella cultura e nellaletteratura per tutto il XX secolo fino ai giorni nostri,e con l’emergenza della Cina come potenzaeconomica non è certo scomparsa dall’inconsciocollettivo occidentale.

Questi sono solo alcuni esempi del retroterra in cuisi inseriscono gli attuali discorsi sul coronavirus e incui trova terreno fertile una retorica razzista controtutto ciò che da un punto di vista eurocentrico viene

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considerato “asiatico” o “cinese”, usando questitermini in maniera indifferenziata e dimenticandosiche l’Asia è un continente con centinaia di culturediverse e decine di nazioni. Ma senza dubbio la storiadel colonialismo europeo in Asia dal XVI al XX se-colo è ben più lunga e complessa ed esula dallo scopodi questo breve testo (oltre alle già citate Guerredell’Oppio, l’Inghilterra in India, la Francia nell’allora“Indocina” in Vietnam, le forze internazionali tra cuigli italiani in Cina agli inizi del ‘900…). Come nonpensare inoltre al periodo della guerra fredda conHiroshima e Nagasaki e poi la guerra del Vietnam…

Chi pensa che la storia non abbia nulla da insegnaresul presente dovrebbe chiedersi come mai in questesettimane in varie parti del mondo il virus delrazzismo anti-cinese ed anti-asiatico si sia ravvivatoseguendo passo a passo il SARS-covid19. DonaldTrump che parla del “virus cinese”, la prima pagina delquotidiano francese Le Courrier Picard che acaratteri cubitali titola “Allerta gialla” (con titoloalternativo “Nuovo pericolo giallo” sulla sua versioneonline), le decine di aggressioni fisiche e verbali instrada in Europa, Stati Uniti, Australia e altre partidel mondo contro gruppi o individui etichettati come“cinesi” o “asiatici” e un clima generale di xenofobia eparanoia diffusa hanno provocato ovunqueun’impennata dei sentimenti nazionalisti. Come giàin moltx hanno scritto altrove, la paura del virus, e dichi nell’immaginario comune lo incarna, ha seguitouna dinamica simile ad altri tipi di stigmatizzaionecontro altri gruppi sociali come nell’esempiodell’islamofobia fomentata dalla retorica imperialistadella “guerra al terrorismo”. Un segno viene usato perclassificare (burka, occhi “a mandorla”, mascherina?) eper stigmatizzare un insieme di esseri umaniconsiderati diversi dall’ “universale uomo bianco” equindi una minaccia, portatori di malattie etradizioni diverse che potrebbero infettare le nazionie i corpi dell’Europa.

Cosa ancora più assurda è il fatto che si stiaparlando di un virus, per sua natura incontrollabile, ea cui non intressano né bandiere, né frontiere, néculture, né classi sociali. Ma si sa che fomentare l’odioper un nemico esterno e la guerra tra poveri sonoarmi infallibili che lo Stato usa per garantire ordineed obbedienza tra i propri sudditi, specie nellesituazioni critiche. E la cronaca di queste settimane cifornisce parecchi esempi, tra inni nazionali cantatialle finestre, tricolori al vento, militari nelle strade eappelli all’unità della Patria…

Corona-virus Fatto in CinaCopertina della rivista tedesca Der Spiegel, 01/02/2020.

ALLERTA GIALLA.Prima pagina del quotidiano francese Courrier Picard,

26.01.2020.

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In Italia, Francia, Stati Uniti ed altre parti del mondodiverse persone cinesi o di altri paesi asiatici, siaimmigrate che di seconda generazione, hanno presola parola con varie iniziative per prendere posizionecontro il razzismo diffuso nei loro confronti. InFrancia, è stata creata online la pagina “je ne suis pasun virus” (“non sono un virus”), che denuncia [...] ilprocesso di razzializzazione che viene fatto su questovirus, ma sappiamo bene che il virus non hanazionalità[...] Il testo è stato scritto da una personaadottata che ha preferito rimanere anonima perevitare di essere presa ulteriormente di mira dalrazzismo anti-asiatico: [...] ho l’impressione che inmaniera generale, anche negli ambienti militantidecoloniali, il razzismo anti-asiatico spesso vengaminimizzato, o addirittura non venga preso inconsiderazione. Le persone asiatiche non sono dellepersone bianche, contrariamente a quello che mi è statodetto e contrariamente a ciò che questa crisi starivelando. La storia coloniale ha un impatto ancoraoggi sul vissuto delle persone asiatiche e “asiatizzate”.Ed il mito della comunità modello permette anche alpotere bianco di creare divisioni tra le comunità3.

Un aspetto ancora più eclatante in questo caso èstato osservare che nel corso delle settimane, manmano che si diffondeva il virus, leghisti e razzisti diogni tipo hanno dato una dimostrazione da manualedell’assurdità e del ridicolo delle loro tesi cardine, nonche ce ne fosse bisogno in realtà… Quando i casi dicoronavirus erano emersi solo in Cina, in Europa enel resto del mondo l’appestatx era qualsiasi personadi aspetto “cinese” o “asiatico”, quando è arrivato aCodogno, tuttx avevano paura dei e delle abitanti delpaese del Basso Lodigiano, poi quando è stato ilturno della Lombardia intera, nel resto d’Italia peruna volta gli stereotipi ed il razzismo Nord-Sud sisono ribaltati, gli sporchi ed infetti erano i“polentoni” e non più i “terroni”.

Anche in Ticino si è venuta a creare una situazionequasi tragicomica. Chi invocava la chiusura dellefrontiere con l’Italia si è ben presto resx conto che

senza i tanto odiati “frontalieri” non ci sarebberostate abbastanza braccia per far funzionare gliospedali, le case anziane e le cure a domicilio per “inos vecc…”. E quindi subito a precisare che lefrontiere sarebbero rimaste aperte “solo a chi ha unpermesso di lavoro valido, nel settore della sanità”…del tipo: se ci servi bene se no vai a quel paese…

Ancora più ridicola la frase dello striscione appeso daun gruppo di ultras dell’Hockey Club Lugano, iRagazzi della Nord (RdN), che diceva “medici edinfermieri, onore di questa nazione”, quando tuttxsanno che moltx medicx ed infermierx che lavoranoin Ticino sono italianx, presx di mira settimanalmen-te dalle invettive del fascioleghismo nostrano daventanni a questa parte… chissà se attaccato ad unrespiratore e accudito da unx infermiere “frontalierx”uno di questi energumeni non si renderebbe conto diavere torto… Nel frattempo, con i primi casi dicontagio in Ticino, qualcuno a nord delle Alpiipotizzava addirittura la chiusura del Gottardo e inun’università in Svizzera tedesca degli studentifacevano girare sui social media messaggi di dubbiogusto a favore del divieto di accesso alle mense aglistudenti (ti)cinesi.

Invece di seguire acriticamente le parole dei capi diStato che ci vogliono arruolare nella guerra contro il“nemico invisibile”, è importante ragionare econfrontarsi collettivamente per capire in che modo inostri di nemici, i nemici di chi vuole un mondolibero per tuttx, in questo momento, si stannomuovendo, e come stanno approfittando della pauradella gente per far passare qualsiasi misura tesa arafforzare il dominio ed il controllo. Il razzismo, lapaura e l’odio del “diverso”, il rafforzamento dellefrontiere, sono solo alcuni aspetti del problema.

Spetta a noi trovare i modi e la forza per nonlasciarci contagiare dall’obbedienza e dalla delegadella nostre responsabilità in quanto esseri umani adun sistema che ogni giorno con le sue bombe, le suenocività e cosidetto progresso tecnologico, le suepolitiche economiche e la devastazione ambientalecausa più morti umane ed animali di qualsiasi virusmai nato sulla terra.

LM

1: https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2020/02/29/zaia-i-cinesi-mangiano-topi-vivi-lira-dellambascia ta10.html2: https://www.aljazeera.com/indepth/opinion/sinophobia-won-save-coronavirus-200208165854849.html3: twitter.com/hashtag/JeNeSuisPasUnVirus

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Nuovo governo della paura…Così ci proteggiamo:

RESTANDO UMANI!

Il corona virus si diffonde attraverso il contatto trale persone e allo stesso modo ci permetterà diimmunizzarci. Guerre, razzismo, devastazioniambientali e femminicidi fanno e faranno ancoramolti più morti del COVID-19, per sbarazzarci diquesti flagelli dovremo prima o poi fare i conti con levere responsabilità collettive. Mantenersi umanisignifica superare questo momento come persone,perché di tutto si può morire, ma probabilmente sec’è un solo motivo per il quale vale la pena vivere èquello di potersi riconoscere nella dignità di individuiliber* ed egual*.

CON SOLIDARIETÀPandemia, stato di eccezione, clima di guerra,

catastrofe naturale… indipendentemente dai flagellistereotipati chiamati in causa da politici, scienziati egiornalisti, la solidarietà rimane una valida arma pervivere e riconoscersi. Isolamento, alienazione,diffidenza, paura dell’untore e del diverso sonomalattie ben più gravi e durature del coronavirus. Laformidabile e invisibile paura del morbo non può enon deve fermare il sostegno alle lotte locali einternazionali.

CON CONFLITTUALITÀ

Quelli che oggi ci chiamano al rispetto dei buonicomportamenti e ci invitano a restare chius* in casa,sono gli stessi personaggi che fino a poco tempo fainvocavano i muri alle frontiere, gli stati di polizia, lecensure sui posti di lavoro, le differenziazioni salarialie di genere. Il coronavirus passerà, come ogni altramalattia, ma, a meno di rivoluzioni sociali, alla fine ditutto questo i ricchi saranno ancora più ricchi e ipoveri sempre più poveri. Rinunciare allaconflittualità in nome di un governo di salutepubblica ci porterà al fascismo, malattia per la qualeconosciamo i vaccini e che dobbiamo sempre essere ingrado di contrastare (in buona come in cattivasalute).

CON RESPONSABILITÀ COLLETTIVAFar fronte a un’emergenza sanitaria significa fare i

conti con la nostra responsabilità collettiva: pensarci

ancora come individui sociali, in grado di risponderecollettivamente ai bisogni di ciascun*, senzadifferenze di classe, di genere o di razza. Laresponsabilità collettiva che politici e giornalistivorrebbero dispensarci dall’alto della loro rinnovataverginità umanitaria, in realtà serve loro a cavalcareuna situazione che hanno deliberatemene creato,distruggendo la sanità pubblica a vantaggio degliinteressi privati, liberalizzando il lavoro a vantaggiodei profitti, devastando gli ecosistemi vicini o lontanie spargendo guerre per il pianeta. Ristabiliamo dalbasso il senso di una nuova responsabilità collettiva esbarazziamoci degli irresponsabili della governancesecuritaria.

CON LIBERTÀ INDIVIDUALERinunciare a un po’ di libertà individuale per il

bene comune è una buona intenzione. Ma anche qui,se quelli che ci chiedono di rinunciare alla libertà deinostri gesti quotidiani (amarci, muoverci, spostarci,sostenerci, riconoscerci) sono quegli stessi personaggiche fino a ieri invocavano il linciaggio e l’esclusioneper ogni forma di dissenso e di “non conformità”,allora queste buone intenzioni dei politici valgonoesattamente quanto le buone azioni degli speculatori:da comprare o da vendere, a seconda del mercato.Non acquistiamo buone azioni dai personaggiconosciuti!

CON PENSIERO CRITICOMantenere autonomo il proprio pensiero critico è

un esercizio fondamentale per rafforzare il sistemaimmunitario in tempi di pensiero comune euniformizzato dalle ammorbanti sirene del controllo.Soprattutto quando all’orizzonte mediatico sembrascomparire ogni voce dissidente. Mettere in fila glieventi e la geopolitica degli ultimi 20 anni (e forsepiu’) è un valido rimedio, con effetti immediati sullalucidità. L’isolamento sociale è una possibilecontroindicazione del pensiero critico ma, in questocaso, generalmente lo si tollera più volentieri,soprattutto in comprovata presenza solidale.

Contro le paure e la tristezza provocate da questasituazione complessa e drammatica, si consiglia lasomministrazione di solidarietà collettiva e il vecchiodetto: “ribellarsi è giusto… Chi è schiavo, chi è banalepuò chiamarti criminale, però è giusto!”

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Daje all’untore; tra eliminazione, pulizia e disinfezione

untóre s. m. [dal lat. unctor -oris, der. Di ungĕre«ungere», part. pass. unctus]. – Chi unge,ungitore. In partic. si chiamarono untori coloro chenella peste di Milano del 1630 furono sospettati didiffondere il contagio ungendo persone e cose (peres., le porte delle case, le panche delle chiese) conunguenti malefici; contro di essi si scatenò spessol’ira popolare, e si dette anche corso a persecuzionigiudiziarie

In questo periodo a livello mediatico si è assistito aduna proliferazione di notizie riguardanti leconseguenze sociali ed economiche dell’odiernapandemia di coronavirus, o COVID-19. Inparticolare questo tipo di situazione ad altasecurizzazione, nella quale viviamo attualmente, staportando a reazioni sociali di paura e sospetto,soprattutto verso i cosiddetti presunti untori che, allenostre latitudini, sono stati in un primo momentoindividuati nelle persone di origine cinese,successivamente nelle persone provenienti dallavicina regione italiana, prima di passare, infine, ad unsospetto generalizzato per ogni persona che osi tirarefuori un fazzoletto dalla tasca o che accenni ad unminimo colpo di tosse. Tuttavia, la caccia all’untorenon si limita alla specie umana ma si riversa, con esitimolto più violenti e drammatici, anche sulle specieanimali non umane.

Ma cosa si intende con coronavirus2?

Il coronavirus, COVID-19, è una malattia infettivarespiratoria virale3 prodotta dal virus SARS-CoV-2.Non si tratta del primo ceppo virale appartenente allasottofamiglia dei coronavirus ad aver infettato l’essereumano; il SARS-CoV-2 segue infatti il SARS-CoV eil MERS-CoV (2 virus che hanno dato luogo,rispettivamente nel 2002/3 e 2012, ad epidemie adalta mortalità) ma anche il HCov-OC43 e il HCoV-229E, responsabili del comune raffreddore stagionaleche conosciamo tutt*. I virus sono dei parassitiintracellulari; si riproducono attaccando la celluladell’organismo ospite, sfruttandola per riprodurre ilproprio codice genetico (Nel caso del SARS-CoV-2l’acido ribonucleico o RNA) permettendo dunque laproduzione di nuovi virioni4 e il prosperare del ceppovirale. L’origine di questi microorganismi biologici èincerta, tuttavia si sospetta che siano presenti sin

dall’evoluzione delle prime cellule viventi, tra i 3 e i3,5 miliardi di anni fa. La loro presenza costante sindall’antichità ne spiega la grande diversità; sino adora ne sono stati classificati sui 5000 ma se ne stimaun numero 1000 volte superiore5. La differenza travirus a DNA e virus a RNA sta nelle modalità direplicazione del codice genetico, modalità chemutano sia la contagiosità che gli effettisull’organismo ospite.

La sopravvivenza di questo tipo di virus a RNAcome il SARS-CoV-2, si basa sulla possibilità diestendere la portata del contagio ad altre specie equesto tipo di “salto” interspecie è detto “spillover”.David Quammen, giornalista scientifico nord-americano, nel suo “Spillover”6 (edito da Adelphi nel2014) tratta di questa interessante dinamica dicontagio in una prospettiva biocentrica attraverso unacritica dell’espansione demografica umanasproporzionata oltre che ad altre pratiche quali ladeforestazione, eccessiva urbanizzazione, allevamentiintensivi, caccia e tratta di animali selvatici per usoalimentare.

Le zoonosi sono malattie infettive che possonoessere trasmesse all’essere umano tramite un contattocon una specie animale non umana e viceversa. Latrasmissione virale dalle specie animali non umaneall’essere umano è la conseguenza dell’interazione di3 attori principali; gli agenti patogeni7 (in questo casoi virus), le specie “serbatoio” e l’essere umano. FrankMacfarlane Burnet, scienziato australiano, descrive gliagenti patogeni come piccoli predatori che si nutronodi predatori più grandi dall’interno. Il sistemaimmunitario è il sistema di riconoscimento del self edel not-self che permette la difesa dell’organismo nelconflitto interno che, in un ambiente costante, puòtramutarsi in coabitazione, come dimostrato in molti

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casi di animali portatori sani di alcuni agentipatogeni per altre specie. Spesso, infatti, i viruszoonotici vivono indisturbati per anni o addiritturamillenni all’interno di alcune specie animali“serbatoio”, prima di prendere contatto con l’uomo8.

Parliamo delle cause dell’aumento di zoonosi a livelloglobale…

Negli ultimi 30 anni si è verificato un constanteaumento di zoonosi; tra le cause di questo progressivoincremento virale vi è l’impronta umana sugliecosistemi e la crisi climatica9. Si è parlato molto dellaCina, del mercato di Wuhan così come di altri luoghie abitudini di alcuni gruppi culturali di commerciaree vendere animali selvatici morti o vivi stipati incondizioni di forte promiscuità e scarsità igienica(per non aprire altri aspetti riguardanti la crudeltàriservata agli animali presenti in questi mercati)tuttavia si dimentica quanto anche i “moderni”sistemi occidentali fungano da enormi focolai dicontagio attraverso le misure di allevamento intensivo(altrettanto atroci) e quindi di assembramentomassiccio di animali selezionati artificialmente,pratica che rende disponibili per i microrganismigrandi popolazioni di animali molto spessoomogenee dal punto di vista genetico e che in alcunicasi, non essendo mai venute a contatto con imicrorganismi, non sono in grado di reagirerapidamente nei loro confronti10.L’addomesticamento di alcune specie animali e lavicinanza con i sapiens ha portato allo sviluppo dimolti ceppi virali e al loro conseguente spillover versol’essere umano. Inoltre, la deforestazione massiccia stadiminuendo lo spazio per le specie selvatiche, fattoche, accompagnato alla forte urbanizzazioneprogressiva, sta portando molti animali non umani adavvicinarsi alle città e alle zone abitate eprogressivamente ad abituarsi all’ambiente cittadinoe ad installarcisi alla ricerca di cibo (questo fenomenoè chiamato inurbamento della fauna).

«L’inurbamento è un dato di fatto. In questa zona,nei pressi del nostro Istituto, si trova un nido di falcopellegrino (…) e attualmente è in aumento a Roma ilnumero dei gabbiani reali. Se ci avete fatto caso ilnumero dei gabbiani negli ultimi anni è fortementeaumentato. Il merlo si è completamente inurbato ed èpiù facile trovare un merlo in città che non incampagna. Nei dintorni di Roma ci sono le volpi chevanno a frugare nella spazzatura e nei cassonetti.Qualche tempo fa ho visto una donnola nella zona diVilla Borghese. Esiste quindi l’inurbamento di diver-

se specie di animali (…) la diffusione di sporcizia e difeci di cane o di piccione viene considerato unproblema sanitario. Questo problema è in evoluzioneperché l’urbanizzazione spinta in corso è unfenomeno abbastanza nuovo che influenza sia lapopolazione umana sia le popolazioni animali, lequali possono o adeguarsi o rifuggirla. In certe zone cisono addirittura dei caprioli che si sono adattati aquel determinato ambiente urbano. Si tratta di unfattore in evoluzione con cui le generazioni piùgiovani dovranno fare i conti; oggi ne stiamovedendo l’inizio, in futuro queste specie animalidovranno o scomparire, come temiamo stiasuccedendo per i pipistrelli, oppure adeguarsi, come èsuccesso per i merli»11

Qualche esempio del collegamento tra zoonosi esfruttamento animale

La BSE (encefalopatia spongiforme bovina), notacome “sindrome della mucca pazza”, segnalata nel1985 in alcuni bovini in Gran Bretagna, è unamalattia degenerativa del sistema nervoso. Essaorigina dalla scrapie delle pecore, una malattia moltopiù antica e meno problematica finché essa non haeffettuato il salto di specie. Ciò, secondo la teoria piùaccreditata, è avvenuto all’inizio degli anni’80 poichéin Inghilterra è stata apportata una modifica delprocesso di produzione delle farine animali utilizzatein zootecnia e i bovini sono stati alimentati con farinecontenenti scarti di pecore ammalate di scrapie. Ilvirus ha potuto quindi compiere il primo salto dispecie dalle pecore ai bovini e successivamente ancheall’essere umano. La trasmissione della BSE èalimentare e avviene tramite l’ingestione di organiprovenienti da bovini infetti.12

Un altro esempio del ruolo degli allevamentiintensivi all’interno dell’incremento delle situazionidi contagio è la peste suina africana (ASF). Scopertain agosto 2019 per la prima volta su territorio cinese(i più grandi allevatori di suini al mondo) inun’azienda agricola di Liaoning, si è propagata moltovelocemente con casi di contaminazione a distanza di1000 km di distanza.13 Le autorità cinesi hannoucciso più di 38000 maiali, sepolti vivi o bruciatidentro a fosse scavate appositamente.

Nel 1998 in Malesia, nella località di Nipah, 105persone morirono per un’infiammazione celebrale.Dopo varie ricerche la causa venne individuata nelvirus ribattezzato Nipah (Niv) virus che l’essereumano ha contratto dai suini. I maiali tuttavia non

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erano che ospiti “di amplificazione” del virus (ovverospecie di incubazione intermedia prima del passaggiodi specie successivo), l’ospite originario vennericonosciuto nei pipistrelli della frutta. L’emergeredel contagio viene ricondotto alla fortedeforestazione delle zone di habitat naturale di questipipistrelli per creare terreni per l’allevamentointensivo dei maiali che probabilmente sono venuti acontatto con gli escrementi o cibo infetto deipipistrelli vista la sovrapposizione degli ecosistemi.14

Il tasso di mortalità della Nipah è tra il 40 e il 75%(range che varia a dipendenza della capacità del Paesedi gestire l’epidemia a livello sanitario). Oltre al virusNipah anche la SARS e l’Ebola sono da ricondurre avirus provenienti dai pipistrelli, sia cacciati checonviventi con l’essere umano nelle aree urbane.15

Nonostante quindi lo spillover (salto di specie) siasempre possibile, esso viene altamente favorito datutte quelle pratiche e attività umane svolte allamassimizzazione del profitto e al circolo capitalista.Deforestazione, allevamento intensivo, commercio dianimali selvatici morti o vivi, monoculture e pratichedi impoverimento del suolo, sono tutte pratiche digrande devastazione dell’ecosistema che portano alladiminuzione drastica delle specie e al loroindebolimento che, tramite la continua selezioneartificiale delle specie addomesticate e cosiddette dareddito, mischiandosi con esemplari selvatici, va amettere in serio pericolo l’equilibrio e l’adattabilità diqueste specie al territorio.

Eclatante è il caso del cinghiale Sus scrofameridionalis, presente attualmente solo in Sardegna, edi dimensioni molto minori rispetto a quellocosiddetto ibrido presente nel resto d’Italia. Neldopoguerra vennero, infatti, introdotte, a scopovenatorio, specie alloctone16 di cinghiali provenientidall’est Europa. Questi cinghiali sono moltoimponenti e quindi più redditizi in quantopermettono un maggiore approvvigionamento diquantità di carne. La fuga di alcuni esemplari dallerecinzioni permise il mescolamento delle specie conla successiva formazione di esemplari molto voraci econ una grande velocità riproduttiva. Ciò provoca,ancora oggi, il saccheggio di moltissime risorse dicibo per gli altri animali del bosco oltre che ladistruzione delle colture agricole datol’avvicinamento di questi animali alle zone abitate acausa della scarsità di cibo nei boschi. Questo, oltrealla decimazione dei predatori naturali (come i lupi)da parte dei sapiens, porta ancora una volta alegittimare a livello scientifico e tecnico la manipola-

zione umana di controllo delle specie e didecimazione di questi animali, che prima si trovavanoin uno stato di progressivo adattamento delle lorofisionomie con l’ambiente e con la presenza dipredatori naturali nel territorio.

Controllo, disinfezione ed eliminazione

L’impatto dello stile di vita dell’essere umanosull’ecosistema sta portando negli ultimi anni amodifiche consistenti anche sul clima favorendo laproliferazione di alcune specie, cosiddette “vettore”17,che stanno diventando sempre più numerose epresenti lungo l’arco stagionale e geografico. Ilcambiamento climatico è, infatti, «un incubatoreperfetto per le uova delle zanzare anofeli, che siriproducono oggi a ritmi impressionanti,colonizzando regioni che mai avevano conosciutoprima i deliri della malaria. Lo stesso accade conl’Aedes aegypti, la zanzara che trasmette dengue efebbre gialla, che, già da qualche anno, si spinge fino aoltre i 1300 metri in Costa Rica e, addirittura aiduemila in Colombia, Uganda, Kenya, Etiopia eRuanda.»18

L’aumento delle specie sinantropiche (che vivono astretto contatto con l’habitat umano) come topi,piccioni, zanzare, gabbiani, ecc., a causa dellaprogressiva diminuzione dei loro habitat naturali, èuno dei principali motivi dell’innalzamento delpericolo di contagio per l’essere umano.19 Questo haportato le varie autorità statali ad elaborare sofisticatimeccanismi di controllo e repressione delle specieselvatiche (oltre che a quelle “da reddito”); dal lorocontinuo monitoraggio (da parte di pattuglie specialidi ricercatori e veterinari armati di tamponi rettali esiringhe per il prelievo del sangue) al loro sequestroed “eliminazione” (utilizzo volutamente la freddaterminologia riportata sui testi di legge dellaconfederazione) in caso di presenza di virus patogenie di potenziale rischio per l’essere umano. A questoscopo, agli inizi del XX secolo, è stato formato unorganismo internazionale chiamato OrganizzazioneMondiale della Sanità Animale (OIE)20 equivalentedella OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità)umana. L’OIE riceve notifiche dai paesi membri (182tra i quali anche la Svizzera) riguardo possibilimalattie soggette a denuncia. Una volta diagnosticatala presenza di queste malattie le misure applicabili daquesto organo di controllo sanitario possono essere:isolamento, vaccinazione o macellazione,eliminazione e distruzione degli animali infetti.

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«Il sequestro dell’effettivo infetto è abrogato dopol’eliminazione di tutti gli animali delle specie ricettive ead avvenuta pulizia e disinfezione.»Art. 94 CV 321

Queste malattie patogene sono di dominiopubblico solo quando si accerta lo spillover versol’essere umano poiché, quando si verifica la presenzadi agenti virali fra le altre specie animali, le tecniche eprocedure sanitarie sono molto meno mediatizzate,anzi, vengono volontariamente taciute. Ogni annoemergono centinaia di potenziali zoonosi chevengono soppresse prima che facciano spillover. «Glianimali, in quel caso, vengono massacrati, uccisi,sotterrati vivi. Fatti sparire prima che avvenga ilcontagio all’uomo, per debellare il problema.Qualcuno si ricorda le scene dello sterminio dei pollidurante l’influenza aviaria o di quello dei suinidurante l’influenza suina?»22 Le immagini dei maialibruciati vivi in Cina o dei pulcini ammazzati eaccumulati a palate nei container sono solo laversione più calcata di un meccanismo di controllozootecnico che causa moltissima sofferenza ognigiorno anche in assenza di evidenti situazionipandemiche come quella nella quale siamo immers*in queste ultime settimane. Le conseguenze di questamassiva manipolazione da parte dell’essere umano,spesso giustificata da logiche capitaliste, si fannosentire a più riprese nei sintomi di un ecosistemamutilato e in putrefazione, con terreni desertificati,inquinamento massiccio e moltissime morti tra esseriumani e animali non umani. Tutto questo perprodurre una quantità enorme di prodotti e beni,spesso dotati di una durata vitale relativamente breve,destinati a una piccola percentuale di popolazioneche se ne disferà appena il prodotto in questione avràuna piccola ammaccatura, sarà uscito il modellosuccessivo o si sarà accorto di averlo dimenticato infrigo ritrovandolo ormai ufficialmente scaduto (maspesso ancora utilizzabile).

La caccia all’untore, oltre che a produrre tutta unaserie di dinamiche razziste e discriminatorie (dalpuntare il dito verso i presunti “pazienti 0” criticandole loro abitudini igienico-alimentari, alle violenzeverbali e al pestaggio), ha finito per portarci, e ciporta, a sterminare milioni di animali non umani,massivamente e senza alcun tipo di esitazione, innome della protezione della salute umana. Tuttavia,non ci si sofferma mai a porsi il quesito delle causeche favoriscono il propagarsi di questo tipo dimalattie virali. Si sta cercando di riempire di cerottiun sistema economico che per sua stessa natura è e

resterà insostenibile con le dinamiche ecologiche.Nascondendo dietro un cumulo di label e immaginiphotoshop, tramite una pratica di greenwhashing, ilreale marciume che si nasconde dietro allaproduzione industriale e intensiva. Agire solo suisintomi, nascondendoli, non elimina la malattiastessa e anzi rende inconsapevole l’organismo dellapresenza della malattia nel proprio corpo. Il problemaviene dimenticato mentre continua a danneggiareindisturbato. Il cambiamento è necessario e chiedeuna risposta immediata! È necessario riflettere sullapropria alimentazione, sui propri consumi,sull’impatto ecologico delle nostre abitudinisull’ambiente, sulle culture e sui popoli che non lecondividono ma ne subiscono gli effetti e sulle altrespecie animali che coabitano con noi questo pianeta.

È necessario uscire da una prospettivaantropocentrica ed etnocentrica distruttiva, passandoad una visione che permetta una condivisionesostenibile dei nostri bisogni con quelli delle altrespecie animali, delle altre culture e dell’ambiente,abbandonando, boicottando e lottando controabitudini nocive e irresponsabili, lussi inutili, sprechie sfruttamento umano e animale.

Per finire…

Concludo portando una piccola riflessione sulnostro stato attuale di quarantena forzata; ciritroviamo nostro malgrado a passare la maggiorparte del tempo tra le mura di casa, in alcuni Paesi

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non si può uscire senza avere delle certificazioni spe-ciali o sono state messe in atto misure di restrizionedella libertà molto invasive, siamo limitati neglispostamenti e nei contatti, controllati, disinfettati econ la costante paura del contagio.

Questa condizione si sta rilevando insopportabilealla maggior parte delle persone e non posso fare ameno di fare collegamenti con i molti stati diprigionia ai quali sono sottopost* carcerat*, migranti,alcun* pazienti ricoverat* in psichiatria, animali nonumani negli allevamenti ecc… (sicuro dimenticomoltissimo altro).

Spunto breve ma doveroso poiché ora più che maidovremmo riuscire a empatizzare e minimamentecomprendere (anche se molto lontanamente visto chele condizioni in cui vivono i gruppi che ho elencatosono molto peggiori) questo tipo di condizioni disemi-vita nelle quali si trovano molte persone eanimali non umani. È importante ricordare lesensazioni di frustrazione e limitazione che stiamovivendo, soprattutto quando tutta questa situazionesarà conclusa e il ritorno alla silenziosa normalità e aisegni di una pace terrificante potrebbero essere unallettante invito all’oblio.

samsa

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Treccani online “untore”L’analisi scientifico/biologica vuole essere puramenteesplicativa, non è mia intenzione presupporre che la teoriascientifica sia l’unica spiegazione possibile ai fenomeni delmondo. Tuttavia, trovo che questa prima parte sia necessariaper comprendere meglio la tematica oltre che per offrirestrumenti utili alla comprensione di una tematica troppomediatizzata e di una spiegazione scientifica che molto spessorimane nelle mani degli specialisti.Causata da un virusIl virione è una singola particella virale in forma extracellulare.In questa forma la particella virale, detta virione, èmetabolicamente inerte e non esplica alcuna funzionerespiratoria e biosintetica. Nella fase intracellulare (quandoinfetta la cellula ospite) invece avviene la replicazione del virus,esso riprogramma le funzioni metaboliche e biosintetichedell’ospite finalizzandole alla sua replicazione eall’assemblaggio di nuovi virioni.https://www.corriere.it/salute/malattie_infettive/20_marzo_04/dai-pipistrelli-all-uomo-origini-coronavirus-e80e2708-5e0d-11ea-8e26-25d9a5210d01.shtml?fbclid=IwAR0fQmyOUg_12JPjeySWf7H0X_sTehbI66LD2W4abe6Q9O8yoB5UtWsYktw Spillover, Quammen David, Adelphi Edizioni, 2014.Capaci di far insorgere uno stato di malattia nell’organismo ospite.Nei pipistrelli sono stati ritrovati più di 200 tipi di coronavirus, tuttavia, il loro sistema immunitario molto efficiente collegato ad un metabolismo accellerato, frutto di in adattamento evolutivo avvenuto in milioni di anni, permette loro di coabitare in interazione con questi virus senza subire alcun danno.https://www.iltascabile.com/scienze/spillover-coronavirus/

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L'uso e l'abuso degli animali: spunti per un'azione didattica ,Bedetti, Barbaro E Rossi, Istituto Superiore di Sanità, 2008, p.50L'uso e l'abuso degli animali: spunti per un'azione didattica,Bedetti, Barbaro e Rossi, Istituto Superiore di Sanità, 2008, p.Treccani online “encefalopatia spongiforme bovina”https://www.rsi.ch/news/mondo/Peste-suina-allarme-in-Cina-10832543.htmlhttps://www.wired.it/scienza/medicina/2018/ 06/08/virus-nipah-salute-pandemia/?refresh_ce=https://www.lastampa.it/cronaca/2020/03/04/news/deforestazione-e-allevamenti-intensivi-i-danni-all-ambiente-fanno-esplodere-i-virus-1.38546506?refresh_ce Specie vivente che, a causa dell’azione umana, si trovaimprovvisamente ad abitare e colonizzare un territorio diversodal suo areale storico.che fungono da contatto tra la specie animale infetta e l’essereumanohttps://www.ilsecoloxix.it/italia-mondo/cronaca/2020/03/04/news/deforestazione-e-alleva menti-intensivi-i-danni-all-ambiente-fanno-esplodere-i-virus-1.38546507?fbclid=IwAR2NFcyNFO_fy32DQAR_6tKVdTzJ2z5tvtMhJreNHzlsW2UKhw_IHgAOLp4&refresh_cehttps://www.iltascabile.com/scienze/spillover-co ronavirus/https://www.oie.int/fr/https://www.admin.ch/opc/it/classified-compilation/19950206/index.html#a85https://outoflock.wordpress.com/2020/03/16/ sars-2-020-staremo-attenti-a-non-ripetere-la-storia/?fbclid=IwAR3mF5ehFwgS4VOeGduPvUx5Y3AYPO7ZWgx-O97rvXyERXWgkxSeZkn0bRk

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Il virus sulla città contaminataAl momento ci troviamo tuttx in una sorta di

arresti domiciliari, questo perché ci viene intimato dichiuderci nelle nostre abitazioni senza poter uscire ameno che per bisogni urgenti, altrimenti si rischia diessere fermatx (vedi quello che sta succedendo inItalia ove per compiere qualsiasi atto ritenuto illegalesi ricevono denunce penali e sanzioni). Si parla dibuonsenso e responsabilità mentre ci vengonoimposte restrizioni obbligatorie, viene da chiedersi:dove sta la responsabilizzazione individuale se si ècostretti ad obbedire?

Le persone vengono forzate a seguire le direttivedettate dai potenti del mondo. Gli/le individuxdovrebbero responsabilizzarsi indipendentemente daquello che ci viene detto. Ogni giorno, ovunque siguardi, ci troviamo bombardatx da notizieriguardanti questo virus. Le discussioni tra la gente silimitano a questo argomento e alla chiusura di noistessx nelle nostre case, instaurando rapporti forzaticon i nostri vicini, cosa che prima non si sarebbe maifatta. In questo periodo, molta gente dice di sentirsisola, questo dovrebbe farci riflettere sul fatto che intutto il mondo ci sono persone che per anni sonocostrette a vivere in queste condizioni per averecommesso degli atti ritenuti “illegali” da questosistema. Nelle ultime settimane nelle carceri italianeci sono state più di 30 rivolte con diversi mortipassate in sordina come semplici overdose dafarmaci…

In giro per le città di tutto il mondo si chiede dirispettare una distanza di sicurezza di almeno unmetro, però nelle carceri si trovano anche 8 personeammassate in una singola cella, mentre da più paesigiungono notizie dei primi casi di contagio neipenitenziari.

Le morti attuali rimbalzano per tutto il mondo inuna sorta di statistica, dove le persone comuni restanosempre e solo numeri. Non si parla mai di cifrequando persone muoiono per altre cause come peresempio il suicidio (la Svizzera è uno dei paesi con ilnumero più alto di suicidi al mondo). Nonscordiamoci poi di quel male infame del tumore, cheè la causa principale di morte. Una malattia di cuil’essere umano, il vile denaro del capitalismo, laglobalizzazione e gli interessi personali di chi sta aipiani alti, sono i responsabili principali.

Ma di questo non si parla e si va avanti con ilparaocchi, chi si ribella viene colpito dalla repressioneincappando in denunce, arresti e perquisizioni. Imorti in mare, le macchine della morte come l’Ilva diTaranto che causa morti su morti di tumore (dovel’incidenza tumorale supera tra i lavoratori il 500%rispetto alla popolazione), tutti i morti sul lavoro (sì,anche nella “perfetta” Svizzera succedono queste cosee anche molto spesso).. non se ne parla, fa male farlo,se ne da notizia e tutto finisce lì.

I negozi non di prima necessità chiudono e diconseguenza l’acquisto smodato via internet (ovverol’e-commerce) andrà alle stelle; le persone ancora piùschiave del capitalismo andranno ad acquistareprodotti inutili comodamente sedute su unapoltrona…

Anonimo

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Rivolte e Resistenzeproteste e repressione nelle carceri e nei centri di detenzione perpersone migranti

Dai primi di marzo quando in italia è cominciata l’emergenza coronavirus, lo stato ha varatodiverse restrizioni anche per le persone recluse nelle carceri e nei centri di detenzione per personemigranti. Le limitazioni hanno ulteriormente inasprito le loro condizioni detentive in quanto è statatolta la possibilità dei colloqui con i propri cari, la ricezione di pacchi alimentari e di posta in generale,la sospensione delle attività sociali.

Di fronte a tutto ciò unitamente alla già scarsa igiene delle galere, alle scarse possibilità di curarsi e diprevenire il contagio (visto che le guardie e altri operatori continuano a lavorare ed avere contatto conl’esterno), in varie carceri e centri di detenzione sono scoppiate delle rivolte. Rivolte che si sono espansein tutta italia e che hanno reso inagibili intere sezioni e, in alcuni casi, interi carceri, portandoall’evasione e anche alla morte di divers* rivoltos*.

Man mano che l’emergenza coronavirus ha toccato altri Stati e le restrizioni sono arrivate anche inaltre carceri e campi di detenzione per persone migranti, si è diffusa l’ondata di proteste e la conseguenterepressione.

Questa rubrica è dedicata a tutto ciò che sta accadendo nelle galere di mezzo mondo per darne unminimo di risonanza ed esprimere solidarietà con chi si ribella alle condizioni detentive.

Notizie dal 7 marzo al 21 marzo

7 marzo

Italia, carcere di Salerno: primo piano devastatodurante la rivolta. Le inferriate dei finestroni dellacasa circondariale sono state divelte dai detenuti, chesono riusciti a salire sui tetti. Si segnalano diversiroghi.

8 marzo – Italia

Carcere di Modena: In poche ore la casa circondarialeè stata devastata e si va verso la chiusura perinagibilità. Molti detenuti hanno usato come armatutti gli attrezzi di giardinaggio. Centinaia didetenuti hanno tentato un’ evasione di massa. Dopoore di guerriglia, i prigionieri sono stati bloccati e solol’intervento di polizia e carabinieri ha evitato che inmolti riuscissero ad evadere.

Il bilancio per gli agenti della penitenziaria è di dieciferiti, alcuni hanno riportato fratture. È nettamentepiù pesante per i detenuti: 8 i detenuti morti, altri 4sono gravi e sono ricoverati in terapia intensiva. 18detenuti sono all’ospedale Sant’Anna.

Carcere di Frosinone: divelta una grata dalla quale iprigionieri sono usciti nella zona passeggio dellastruttura arrampicandosi sui muri e sui cornicioni.

Mezzo carcere devastato, novantacinque i detenutiche sono stati trasferiti sera prima.

Carcere di Foggia: due reparti e la sala informaticadella casa circondariale sono stati devastati, moltevetrate sono state infrante, e un incendio è statoappiccato all’ingresso della struttura. Al momento 40posti letto sono inutilizzabili. Evasi in unacinquantina, molti dei quali arrestati nuovamente.

Carcere di Pavia: detenuti sui tetti e due agentisequestrati per diverse ore.

Carcere di Teramo: battitura e incendi nel femminile.

Carceri di Vercelli, Bergamo, Marassi (Genova),Sanremo, Opera (Milano): battiture.

Carcere di Pontedecimo (Genova): esposte lenzuola insegno di protesta.

Carcere di Cremona: incendi in tre sezioni.

Carcere di Poggioreale (Napoli): incendi nelle celle,detenuti sui tetti.

Carcere di Bari: incendiati oggetti, la protestaprosegue anche il giorno dopo.

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9 marzo – Italia

Carcere di San Vittore (Milano): incendi, battiture edetenuti sui tetti.

Carcere di Opera (Milano): continuano le proteste delgiorno precedente, fra scontri con le guardie eincendi.

Carcere di Bologna: per diverso tempo i rivoltosihanno avuto il controllo dell’edificio (che è statodevastato). Registrati incendi (tre detenuti e dueagenti trasportati in ospedale perchè intossicati).

Carcere di Rebibbia (Roma): si pensa ci siano deglievasi e sono stati appiccati roghi in diversi bracci delpenitenziario.

Carcere di Regina Coeli (Roma): incendi.

Carcere di Ucciardone (Palermo) detenuti sulle mura,tentativi di evasione.

Carcere di Alessandria: proteste dei prigionieri.

Carcere delle Vallette (Torino): i detenuti di quattrosezioni ordinarie del padiglione B si sono barricatiposizionando i letti contro gli accessi.

Carcere di Prato: celle sono state messe a fuoco.Dall’esterno si sentono le grida “indulto” e “libertà”.

Carcere de La Spezia: detenuti sui cornicioni.

Carcere di Trani: incendi e detenuti sul tetto.

Carcere di Velletri: scontri e incendio all’interno delpenitenziario.

Carcere di Rieti: incendiati materassi, rivolta soffocatacon violenza, 4 morti e 6 persone in terapia intensiva.Il costo dei danni è di circa 2 milioni di euro.

Carcere di Matera: detenuti sul tetto e altri fuori sirifiutano di rientrare nelle celle.

Carcere di Melfi: detenuti si rivoltano, prendono inostaggio 9 persone (4 sbirri e 5 operatori sanitari).

CPR di Restinco (Brindisi): Appiccati alcuni incendinel lotto C, probabilmente sull’onda delle sommosseavvenute nelle carceri, contro le limitazioni previstedalle misure di contenimento del coronavirus.

10 marzo – Italia

Carcere di Cavadonna (Siracusa): striscioni espostiper chiedere indulto, amnistia, maggiori tutele e dirit-ti e soluzioni funzionali per il covid-19. Dalle ore 21battitura. Le notizie che arrivano dai media diconoche la protesta sia rientrata e che ci siano centinaia dimigliaia di euro di danni alla struttura detentiva.

Carcere di Salerno: Primi provvedimenti etrasferimenti contro i detenuti che hanno partecipatoalla rivolta. Proseguono intanto battiture e scioperodella fame.

Carcere di Pagliarelli (Palermo): Detenuti sul tetto esembrerebbe che 400 di loro controllano una partedel penitenziario.

Carcere d’Isernia: Vengono appiccati con il fuoco imaterassi, prima spostati nei corridoi. Incendiodomato.

Carcere di Larino (Campobasso): Protesta pacificanel carcere. Nel paesino di Larino viene acchiappatouno dei detenuti evasi da Foggia.

Carcere di Poggioreale (Napoli): I detenuti deipadiglioni Salerno e Livorno sono in sciopero dellafame.

Carcere di Dozza (Bologna): Nel blocco maschilesono stati tolti sia il gas, sia l’elettricità. Pare che cisiano in corso trattative per ottenere misureemergenziali per il covid-19 e per migliorare lecondizioni nelle carceri. Sembrerebbe che un grupposia disposto a trattare con direttrice e capo delleguardie, mentre un altro gruppo di detenuti vuoleparlare con un magistrato o un garante.

Carcere di Santa Maria Maggiore (Venezia): Battituree urla provengono dall’interno. Le urla chiedonoLIBERTÀ. Il carcere è circondato da guardie esbirraglia.

Carcere di Pietro Cerulli (Trapani): Detenuti sultetto, con estintori, al grido di libertà.

Carcere di Marassi (Genova): Proteste e battitureproseguono dal 9/03.

Carcere di Coroneo (Trieste): Protesta pacifica almenoper ora, dichiarano i detenuti. Si leva un grido chechiede LIBERTÀ.

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11 marzo – Italia

Carcere di Sollicciano (Firenze): Protesta conincendio di materassi, lenzuola, sedie e tavoli. Se-condo i media sembrerebbe legata al fatto che unaguardia sia risultata infetta da covid-19.

Carcere di Dozza (Bologna): In seguito alla rivolta dimartedì, due detenuti sarebbero deceduti per “over-dose” di farmaci (sottratti all’infermeria). I sindacatidi polizia Sappe e Sinappe sostengono che il carcerenon sia più in condizioni di sicurezza sia per idanneggiamenti conseguenti alla rivolta, sia perché cisarebbero nascoste armi e corpi contundenti nellecelle.

12 marzo – Italia

Carcere di Foggia: Sono stati trasferiti 107 detenutiverso altre prigioni italiane in seguito aidanneggiamenti dovuti alle proteste del 9/03.

Carcere di Secondigliano (Napoli): Detenuti delreparto Adriatico F1 per tre volte al giorno,protestano con battiture, rifiuto del vitto dell’ammi-nistrazione e la settimana successiva rifiutano anche ilsopravvitto. Le richieste sono il riconoscimento deiloro diritti; che i Tribunali di Sorveglianzasblocchino le uscite per buona condotta; clemenza eamnistia; che i colloqui con amici e familiaririmangano attivi. I detenuti esprimono solidarietàverso gli altri compagni detenuti che sono mortidurante i disordini.

Carcere di Piazza Lanza (Catania): detenutidanneggiano la struttura.

13 marzo – Italia

CPR di Gradisca: i reclusi hanno dato fuoco aimaterassi in solidarietà ad un giovane ragazzo che si ètagliato tutto il corpo dall’esasperazione: piuttosto distare nel CPR con il Coronavirus preferisce esseredeportato ma non lo deportano.

Carcere di Madonna del Freddo (Chieti): dal 9/03 èiniziato uno sciopero della fame, sciopero per idetenuti che lavorano, rifiuto della spesa e battituraogni sera per un’ora. Le richieste dei detenuti: penealternative per chi può accedervi; mezzi alternativiche sopperiscano alla sospensione dei colloqui;prodotti igienici disinfettanti; autocertificazione perle chiamate per i detenuti senza contratto; chiusura ditutte le guardie e lavoratori interni al penitenziariofintanto che sono sospesi i colloqui OPPURE stessamodalità che hanno le guardie per entrare dall’esternovalgono anche per i familiari (controllo temperatura,mascherine, guanti, ecc); che non ci siano ritorsioniper chi partecipa e/o organizza la protesta.

14 marzo – Italia

Carcere di Turi (Puglia): Dal 9/03 una protesta conbattiture notturne, richiedono che vengano presemisure efficaci contro il covid-19.

Carcere di Pozzuoli: Nel pomeriggio si sentonobattitura e urla fuoriuscire dalla sezione femminile.

Carcere di Civitavecchia: Iniziato il 13/03 scioperodella fame per manifestare la loro preoccupazioneriguardo l’avvento del covid-19.

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17 marzo

Italia, carcere di Voghera: un caso di contagio dacoronavirus al carcere di Voghera. Dopo che lanotizia è giunta ai detenuti, quest’ultimi hannointrapreso una battitura per chiedere di poter parlarecon i propri familiari.

Francia:

Rivolte nelle carceri di Maubeuge, Douai, Perpignan,Nancy, Valence, Saint-Etienne, Angers e Toulon,Grasse.Carcere di Metz-Queuleu (Moselle): più di 100detenuti hanno rifiutato di rientrare dall’ora d’ariaperché gli è stata dimezzata per il coronavirus.

Iran: liberati 85.000 prigionieri (anche politici) persvuotare le carceri e limitare la diffusione del Covid-19. Mentre non rilascia le prigioniere politiche, cheora sono in sciopero della fame nelle prigioni di Evine Qarchak.

Spagna, carcere di Brians: inizia uno sciopero dellafame.

Brasile, carceri di San Paolo: più di mille detenutievasi.

Libano: rivolte nelle due carceri più grandi del paese,carceri di Zahle e Roumieh, in quest’ultima diversidetenuti sono stati feriti da proiettili veri.

Belgio: carcere di Nivelles: una trentina di detenutirifiutano di rientrare nelle proprie celle per protestarecontro le misure restrittive dell’emergenzacoronavirus.

18 marzo

Francia: Fresnes un detenuto (positivo al covid-19)della prigione è morto.

Italia, carcere di Melfi (Potenza): 60 detenuti dellasezione "alta sicurezza”, che il 9 marzo scorso si eranorivoltati prendendo in ostaggio nove persone fraagenti di custodia e personale sanitario, sono statitrasferiti in altre carceri d’Italia.Ferrara: arrestato rivoltoso accusato di essere il capodella rivolta nel carcere di Ferrara avvenuta l’8 marzo

Cile, carcere di Santiago: rivolta e tentativo di fuga.

Spagna, CIE1 di Madrid: un gruppo di reclusx iniziauna protesta per chiedere la liberazione.

Peru, carcere di Piura: i detenuti di due padiglioni sisono ribellati e rifiutati di entrare nelle loro celle.

Venezuela, carcere di San Carlos: dieci detenuti sonostati uccisi dopo essere fuggiti da una prigione inVenezuela. Su 518 detenuti, 84 sono riusciti a fuggirema, oltre ai morti, sei sono stati ricatturati.

20 marzo

Mauritius, carcere di Beau-Bassin: rivolta ed evasionedi massa.

Svizzera: il canton Ginevra decide di rilasciare tutte lepersone migranti rinchiuse in detenzioneamministrativa nei centri di Frambois et Favra. Daimedia si apprende che all’interno dei centri eranopresenti alcune persone contagiate dal covid-19, cheinvece di essere rilasciate sono state trasferite nelcarcere di Champ-Dollon e messe in isolamento.

21 marzo

Spagna:

CIE di Barcellona: chiuso dopo aver rilasciato tutti idetenuti a causa dell’impossibilità di inviarli nel loropaese di origine.CIE di Tarifa: chiuso da martedì.CIE di Valencia: diverse persone detenute sonorilasciate a causa dell’impossibilità di rimpatrio.CIE di Murcia: 40 delle 90 persone detenute hannoiniziato uno sciopero della fame mercoledì chiedendodi essere rilasciate e che sia data loro una possibilitàabitativa per non restare in strada.CIE di Aluche (Madrid): martedì diversi detenutisono saliti sul tetto chiedendo la libertà dopo che siera sparsa la voce di un possibile contagio nel centro.Quest’ultima protesta ha avuto una risposta e hannoiniziato a rilasciare tutti i reclusi che non potrannoessere rimpatriati perché il paese di destinazione havietato l’ingresso di persone dalla Spagna. Le personeliberate sono coloro che hanno una casa in cuisoggiornare e, per tutti coloro che non hanno unposto dove tornare, si cercano soluzioni.

1: In Spagna, la sigla CIE corrisponde a Centro deInternamiento para Extranjeros (Centro d’Inter-namento perStranieri)

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Echi dal mondo

Scatenarsi nella rovinadi Kavarna, 16 marzo 2020, Cremona (IT)

“Perdere ma perdere veramente per lasciar posto alla scoperta”Guillaume Apollinaire

Sopravvivere nella società contemporanea significaesistere al cospetto dell’emergenza. La minacciacostituita da ciò che l’occhio umano non puòassolutamente scrutare pesa quotidianamente sullapropria esistenza. Fenomeni al di fuori del propriospazio di intervento minacciano costantemente lapropria vita, le proprie relazioni e l’ambiente in cui sivive. Un nemico invisibile è approdato ormai da unmese in Italia divenendo la principale preoc-cupazionedello stato come dei suoi abitanti. Giorno dopo giorno,minuto dopo minuto sempre la solita litania. Proclamiin televisione, alla radio, nei luoghi pubblici (ovunquevi sia uno schermo, una bacheca, un altoparlante)diffondono gli stessi consigli; vicini di casa, colleghi dilavoro, sconosciuti nelle strade… quasi tutti ripetono neiloro discorsi le stesse parole chiave: controllo, sicurezza,sacrificio, obbedienza. Quando il dominio va incontroad un periodo di instabilità, causato ad esempio dallapossibile diffusione di un epidemia, non può checogliere la palla al balzo per rinforzare il proprio potere.

I disastri prodotti dall’espansione del sistema tecnico,con il suo rapporto di sopraffazione verso quelloche rimane di naturale intorno a noi, con i suoi vincolisociali ed esistenziali, con la sua connessione globalepermanente, si ripresentano alla porta del suo avvenire.Un terremoto, un alluvione, un incendio divengonofenomeni catastrofici solo dal momento in cuil’ambiente naturale è stato sostituito dall’ambientetecnico. Un terremoto non crea molti danni dove ilterritorio non è sovrastato da palazzi di cemento,un’alluvione non devasterebbe intere zone abitate seprima le acque non venissero incanalate funzionalmenteall’interno di argini, un incendio non devasterebbeintere foreste se le temperature non fossero in costantecrescita a causa dell’effetto serra. Allo stesso modo unvirus non sarebbe così facilmente una minaccia globalese la densità di popolazione e i mezzi di trasporto nonrendessero gli spostamenti da una parte all’altra delmondo una questione di ore. Il carattere di questiproblemi è tale da non poter essere risolti dal sistema stesso,in quanto è possibile solo una soluzione che metta indiscussione le sue stesse fondamenta. Ciò che gli resta da fa-

re è sperimentare il miglior metodo di compensazione, cioèquello che garantisca al meglio la sua stabilità. Il primo passoè quello di allontanare da sé una qualsiasi parvenza diresponsabilità: le devastazioni prodotte da una calamitànaturale sono conseguenze del carattere imprevedibile dellanatura, l’esplosione di un reattore nucleare è un rarissimoincidente dovuto ad un errore umano. Una volta stabilite leprocedure per gestire la catastrofe a proprio vantaggio, ilpasso successivo è quello di incolpare chiunque non lerispetti. Lo stato tecnico si erge a unico garante dellasituazione trasferendo le proprie responsabilità a chiunquenon rispetti il comportamento da esso imposto.

A Fukushima nelle zone altamente contaminate daradiazioni, per lo più entro i 30 chilometri di distanza dallacentrale, gli abitanti venivano riforniti di tutto il materialenecessario ad analizzare il livello di radioattività del terreno:contatori Geiger, guanti, maschere e così via. Quando unapersona manifestava problemi di salute causatidall’esposizione alle radiazioni lo stato e la Tepco (aziendadel settore energetico nucleare giapponese) potevanotranquillamente pulirsene le mani sostenendo che se quellapersona aveva una malattia, ciò fosse dovuto ad una scorrettaesecuzione della procedura, ad un comportamentoirresponsabile. Se migliaia di bambini sono morti di tumorela responsabilità fu dell’industria nucleare che riversòtonnellate di elementi radioattivi nell’aria e nell’acqua, o deiloro genitori che gli hanno permesso di giocare per terra nelparco? Oggi in Italia a milioni di persone viene intimato dirinchiudersi in casa, uscire solo per necessità, evitare diincontrarsi con altre persone o averci qualsiasi tipo dicontatto fisico. Sugli schermi viene mostrato come lavarsi lemani o indossare una mascherina. Chi decide di nonrispettare queste direttive, chi non accetta di privarsi dellapropria libertà di movimento e cadere ostaggio della parano-ia, diviene di conseguenza un propagatore del contagio,capro espiatorio, nemico pubblico per eccellenza. A chimeglio scaricare il peso della responsabilità di non essere ingrado di garantire la salute delle persone in un mondocontaminato, se non a coloro che si oppongono alla propriareclusione all’interno dei meccanismi del potere. Ciò checontraddistingue la radioattività tanto quanto l’epidemia èl’invisibilità e quindi imprevedibilità della sua diffusione e

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delle sue conseguenze. L’impossibilità di avere la situazionesotto controllo, spinge il cittadino ad affidarsi a chi sia ingrado di propugnargli una soluzione immediata, quindi aporsi completamente nelle mani di tecnici, scienziati,burocrati: anime pie del totalitarismo imperante. A quelpunto la sopravvivenza delle persone diventa interamentecostituita da una serie di procedure da seguire, di controlli acui sottostare, di pressioni psicologiche e sociali a cui esserecostantemente sottoposti. Ogni scelta, ogni gesto devonoessere considerati e calibrati sulla base di istruzioni, leproprie priorità vanno tradotte nelle categorie di priorità delpotere. Se guardare un tramonto può essere consideratorischioso e superfluo, mettersi in coda davanti a unsupermercato diventa la priorità giornaliera. Se a Fukushimale persone devono cronometrare il tempo che passano fuoridalla propria casa per poi correre a farsi una

doccia, a Milano ognuno deve stare almeno ad un metro didistanza da qualsiasi altra persona ed entrare neisupermercati in fila uno alla volta muniti di guanti emascherina. La cosa drammatica è che niente di tutto ciòsarà in grado di controllare gli effetti delle radiazioni, nétanto meno bloccare la diffusione di un contagio.

Siamo davanti al possibile epicentro della catastrofe. Essaè in atto da molto tempo. I richiami all’ordine vogliono farproseguire la catastrofe perché solo in essa prende formaun’oppressione giustificata e apparente-mente irreversibile.Allora la decisione vitale sta in questa scelta: incatenarsinelle proprie dimore della rovina o scatenare le cattivepassioni per danzare sulle mace-rie di un mondo infettato dapotere e servitù? quattro occhi chiari nella catastrofe.

Fermo nella nottetratto da “Niente è cambiato, tutto cambierà”, di AkubiteA, (IT)

- Documenti!Senza buongiorno o buonasera, la volante nera si ferma proprio davanti a me. La bicicletta al lato, gli ultimi raggi di sole della giornata. Ponte Sublicio, Roma Sud. (Casa sta proprio un po’ più in là, in fondo alla via).- Sto telefonando, mo’ me ne vado.- Cosa cosa, pensi di cavartela così? Che è “sto telefonando”? Documenti e autocertificazione! E veloce.Sbuffo, rispondo, ne nasce una discussione. Tesa, assurda, senza senso. Non si smuovono. Duri e imbruttiti, ribadiscono: – Allora? Documenti e autocertificazione. - E che palle, sti cazzi, adesso la faccio… mormoro girandomi.Quello alla guida esce dalla macchina. Mi si fa sotto, a muso duro, minaccioso, aggressivo: – sti… cosa? Sti… cosa? Abbozzo un minimo di reazione. Mi fanno capire che il limite è sottile, che è meglio finirlalì: – Ci frega niente della situazione. Stiamo lavorando noi e in giro non ci devi stare!Scrivo l’autocertificazione, fornisco un documento. Aspetto. Il sole comincia a calare. Da dentro la macchina l’ennesima minaccia: – e pure una denunciaper falsa dichiarazione mo ti becchi! - Scusa?- Qui scrivi che te ne stavi tornando a casa, mentre invece te ne stavi bello, bello seduto sul ponte.(…)- Nome dell’avvocato?-Non ce l’ho.

- E perché?- Come perché? Che c’è? Sto in bicicletta, seduto su un ponte, a telefonare prima di tornarmene a casa e devo avere un avvocato? No, non ce l’ho!- Comincia a preoccuparti allora, vedrai che ti servirà!La situazione è surreale. Il tentativo di alzare la tensione reale.Passa quasi un’ora. Tra la compilazione delle due copie del “Verbale di identificazione” e vari tentativi di chiamare la centrale “per ulteriori informazioni” (andati più o meno a vuoto, linee in sovraccarico, chissà..), quello al telefono strappa un foglio, lo accartoccia, lo getta. Nervoso. Poi ne prende un altro e ci scrive appunti, dati. Fotografa la carta d’identità da ambe parti.Il sole ormai scompare. Comincio a farmi qualche pensiero. Strade vuote, una pattuglia di carabinieri che mi controlla, altre che passano, si accostano, ridacchiano. E io solo, su strade deserte, con una bicicletta a ridosso di un ponte. Con comunque il privilegio di un documento.Poi d’un tratto, tutto finisce. Quello al telefono si stanca di chiamare e firmano entrambi il verbale. Me lo fanno firmare e quando esce per consegnarmelo, quasi mi tossisce addosso. E – chiaramente – non rispetta le distanze. Glielo faccio notare. – E vedi di non fare lo spiritoso, mi risponde spazientito. Leggo il verbale, firmo le due copie e, senza uno sguardo, minacciosamente mi intima: – e mo’ tornatene a casa,subito!

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Memorie dal sottosuoloQuesta rubrica ha l'intento di ospitare quei racconti sorti dalle notti e dai giorni di unmomento che, giunto nelle nostre vite in modo improvviso e inaspettato, ha scombussolato ilnostro modo di percepire il mondo, di considerare le nostre prospettive. Un nuovo sguardo chepuò forse ribaltare le nostre convinzioni, poiché dall'oggi al domani niente pare più esserescontato.Nel corso di queste lunghe settimane epidemiche ci dedicheremo anche alla narrativa, al finedi colmare l'inatteso vuoto del nostro tempo continuando a nutrire la mente.

Il primo racconto, che uscirà nel corso delle pubblicazioni di questo bollettino, è ambientato inun futuro distopico (non troppo distante?) nel quale gli individui sono confrontati con unasocietà pervasa dall'avanzamento tecnologico. Vige lo stato di perenne emergenza sanitaria ela morte è un nemico invisibile da abbattere, nell'alienazione delle giornate scandite dallavoce di un'assistente virtuale e trascorse nella dimensione della realtà aumentata. Nullasfugge al controllo dei dati, ma la connessione è appesa a un filo...

Capitolo primo

Un fievole raggio di sole penetra timidamenteattraverso la tenda della finestra. Mi giro un'ultimavolta prima di alzarmi, avvolto dalle coperteautoriscaldabili impostate su una costantetemperatura di venticinque gradi Celsius. Una vocefemminile cerca di assumere in maniera forzata untono soave annunciandomi che il caffè è pronto. Mireco in cucina, dove nel frattempo la luce artificiale sidiffonde gradualmente aumentando di intensità.

«Tra trenta minuti sei richiesto in video-comunicazione con il Dottor X.» Si tratta dellamedesima voce robotica che mi rammenta gliimpegni quotidiani e pretende di gestire e scandire lemie giornate, la mia esistenza. Vorrei zittirla,scaraventare quella fonte vocale contro un muro, ma èirrevocabilmente parte di questo sistema di cui tutto èimpregnato, che monitora i luoghi più reconditidell'animo di una persona, traduce i suoi pensieri inalgoritmi e gli algoritmi in pensieri, ne plasmainesorabilmente la realtà. Posso solamente abbassareil volume e cercare di ignorarla.

Osservo lo spazio intorno a me, scorro con losguardo i contorni e il contenuto del mio apparta-mento, l'arredamento dai tratti minimali caratteriz-zato da un metallico grigio rifrangente. Lo stesso cheimpera nel vestiario comune: un abbigliamento dallafoggia essenziale, arricchito da inserti razionali i qualiricoprono ognuno la loro specifica funzione. Nessunadecorazione. Il materiale è rigorosamente isolante eantisettico. Pare arduo tro-

vare grandi variazioni nei modelli proposti, perciò lepersone nell'involucro di queste tute sanitarie siassomigliano tutte l'una all'altra, nelle rare occasioniin cui le si può scorgere. Questo aspetto uniforme èconferito maggiormente dal volto inespressivo, dallosguardo impassibile, dalla pelle cerata priva dellecaratteristiche rughe in grado di svelare i tratti di unapersonalità. Mantenere queste sembianze è divenutauna questione di sopravvivenza.

Infatti mostrare segni di decadimento fisico puòmettere a repentaglio l'equilibrio dei pochi metriquadrati rimasti quale luogo in cui trascorrereirrimediabilmente il tempo. Se non si mantiene lacondizione fisica prestabilita dai decreti in continuoaggiornamento, è possibile andare incontro a unabrusca e temibile interruzione della propria esistenza.Si viene trascinati via dal proprio letto, quando non viè nessuno in grado di vedere o sentire, si vieneprelevati per poi essere internati in strutturespecializzate, dove occorre seguire un programma dirieducazione fisica e mentale affinché le normative diconformazione corporea siano interiorizzate dalpaziente decadente. La permanenza ha una durataindeterminata, ma in assenza di contatti tra persone èsemplice non accorgersi di un'abitazione rimastavuota da troppo tempo. Inoltre ritrovarsi in questestrutture può avvenire a causa di differenti fattori: inprimo luogo, i cittadini sono esortati ad assumere unruolo attivo per quanto riguarda la salvaguardia dellasocietà, pertanto sono molteplici e frequenti lesegnalazioni che mirano a identificare gli ingranaggi

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rotti della macchina del benessere, ovvero coloro chenon eseguono il piano quotidiano di salute o chepresentano sintomi di squilibrio.

Il piano quotidiano di salute, comunementenominato SLM (Sorpassa La Morte), è suddiviso intre distinti momenti annunciati dall'assistentevirtuale – impersonificato sempre da una donna,forse per apparire più accomodante? - che stabilisce edistribuisce le attività durante l'arco di una giornata:la sveglia, il tempo del lavoro o dello studio, del pasto edello svago, intercalati appunto dalle serie di esercizi.Tutto ciò viene monitorato e registrato grazie allaconnessione tra la rete di apparecchiature domestica eun dispositivo da indossare doverosamente al fine diessere sempre reperibili, oltre a un altro sottilissimodispositivo che vive nel tessuto cutaneo. Quest'ultimomisura la temperatura corporea e il battito cardiaco,tracciandone un ciclo che tiene conto degli sbalzi aldi fuori del valore norma. Un numero troppo elevatodi sbalzi fa sì che l'individuo in questione finiscaimmediatamente nel mirino dell'osservazione daparte degli agenti sanitari. Nella maggior parte deicasi si conclude con l'internamento. Ovviamente,anche un improvviso e incontrollato insorgere diemozioni è un evidente segno di una psiche fragile, euna psiche fragile non è che un ostacolo per unasocietà che intende progredire verso la perfezione deicorpi.

Queste misure cominciarono ad essere applicatequando ci si accorse che gli errori umani, nei diversiambiti lavorativi o della vita quotidiana, causavanodei danni talvolta irreparabili e, conseguentemente sularga scala, il rallentamento del processo di sviluppotecnologico. Occorreva dunque trovare dellerepentine soluzioni, poiché la produzione perpetratadalle macchine provviste di programmi di apprendi-mento automatico superò in modo spiazzante quellaumana, la quale necessitava comunque di essereimpiegata. Vennero perciò inserite delle nuove moda-lità lavorative, ma fu prima necessario eliminare ilproblema della distrazione umana. Per evitare inoltreil malcontento sociale derivato dalla presenza semprepiù invasiva delle macchine, concretamente visibilecon la sostituzione dell'essere umano nelle mansionipiù banali, bisognava innanzitutto creare unacondizione di coesione e unità tra queste due specie.L'umano cominciò così ad essere modellato aimmagine e somiglianza delle macchine, educato adambire alla loro efficienza, ai loro ritmi e, soprattutto,alla loro immortalità. Questa ambizione a lungobramata è stata resa possibile, nel caso delle macchine,dalla loro caratteristica predominante di essere tutteomologate e uguali. Quando durante la loro esistenzaincombono in un guasto, si deteriorano e divengonoinutilizzabili, possono semplicemente essererimpiazzate grazie alla loro peculiarità di appartenerea un identico modello di fabbricazione. L'uguaglianzae quindi la riproducibilità in serie delle mercipermette un fluido, lineare proseguimento della vitaprivo di indesiderabili intoppi. In ciò consistel'immortalità.Nell'immenso gioco di prospettive che governa il

mondo delle astrazioni, ogni elemento ha il suoopposto e contrario; laddove c'è immortalità, c'èanche morte. Più precisamente, sotto forma di terrore.Si è insinuato lentamente, gradualmente, nelle mentidelle persone, ha percorso lunghi tratti fino apervenire in ogni cellula, si è impresso in manieraindelebile. Correndo affannosamente sul tapisroulant, immerse nella solitudine della loro stanza, lepersone immaginano più o meno inconsciamente dicorrere via, fuggire dalla morte. Come si è giunti atutto ciò? «Sei atteso in video-comunicazione».La voce robotica mi segnala la sua presenza,

interrompendo i miei pensieri.

Prosegue nel prossimo numero

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Riceviamo e diffondiamo da Zurigo:

Informationen und Beiträgezum Thema CoronaVirus in

den Gefängnissen und in denCamps für Migrant*innen inder Schweiz und in Europa.

Radi o Lora 9 7.5 MHz –DAB+

Mittwoch und Freitag1 2 . 0 0 - 1 3 . 0 0

Für die Menschen diesowieso schon von Isolation

und Repression starkbetroffen sind, haben dieMassnahmen gegen denCoronaVirus und den

Notstand ihr Alltag nochverschlimmert. Wir wollenim Radio über die Situationin den Knästen, Bundeslager

und andere Camps fürMigrant*innen berichten,

aber auch solidarisch sein mitallen Menschen, die sich

entscheiden auf welcher Artauch immer gegen Isolationund Repression zu kämpfen.

Falls du im Knast oder ineinem der Asylcamps sitzt,befreundet oder verwandtbist mit jemandem der im

Gefängnis sitzt undInformationen zu der

Situation in denGefängnissen oder Camps

hast, ruf uns an:+41 762591879

Schreib [email protected]

kompliza c/o Radio LoraMilitärstrasse 85a

8004 ZürichFreiheit für alle Gefangenen

und betroffene vomMigrationsregime!

Informazioni e contributisulle nuove misure contro ilcoronavirus nelle carceri e

nelle strutture per migranti inSvizzera e in Europa.

Radio Lora 97,5 MHz -DAB+

Mercoledì e venerdì1 2 . 0 0 - 1 3 . 0 0

Per coloro che sono giàgravemente colpiti

dall'isolamento e dallarepressione, le nuove misure

imposte e lo stato diemergenza hanno peggiorato

la loro quotidianità.Vogliamo trasmettere allaradio la situazione nelle

carceri, nei campi federali e inaltre strutture per migranti,ma vogliamo anche essere

solidali con tutte le personeche decidono di lottarecontro l'isolamento e la

repressione in qualsiasi modo.

Se ti trovi in carcere o in unodei campi di accoglienza, oconosci qualcun* in questa

situazione e hai informazionisulla situazione nelle carceri o

nei campi, chiamaci:+41 762591879

o [email protected]

kompliza c/o Radio LoraMilitärstrasse 85a

8004 ZürichLibertà per tutt* prigionier* ele persone colpite dal regime

migratorio!

Information andcontributions on newmeasures against the

Coronavirus in prisons andrefugees camps in

Switzerland and Europe.

Radio Lora 97.5 MHz -DAB+

Wednesday and Friday1 2 p . m . - 1 p . m .

For those who are alreadystrongly affected by isolation

and repression, the newmeasures against the

CoronaVirus imposed andthe state of emergency have

made their everyday lifeworse. We want to broadcast

the situation in prisons,federal camps and other

refugee camps on the radio,but we want also show

solidarity with all those whodecide to fight against

isolation and repression inany way.

If you are in prison or in oneof the camps, or you know

someone in this situation andyou have information about

the situation in the prisons orcamps, call us:

+41 762591879or write us

[email protected] c/o Radio Lora

Militärstrasse 85a8004 Zürich

Freedom to all prisoners andpeople affected by the

migration regime!

Informations et contributionssur les nouvelles mesures

contre le Coronavirus dansles prisons et les camps de

réfugiés en Suisse et enEurope.

Radio Lora 97,5 MHz –DAB+ Mercredi et

vendredi1 2 . 0 0 - 1 3 . 0 0

Pour ceux et celles qui sontdéjà fortement affectées parl'isolement et la répression,

les nouvelles mesures contrele CoronaVirus imposées etl'état d'urgence ont aggravé

leur quotidien. Nous voulonsdiffuser à la radio des

informations sur la situationdans les prisons, les camps

fédéraux et les autres campsde réfugiés, mais nous

voulons aussi montrer notresolidarité avec tous ceux etcelles qui décident de lutter

contre l'isolement et larépression de quelquemanière que ce soit.

Si tu es en prison ou dans uncamp, ou si tu connais

quelqu'un dans cette situationet que tu as des informations

sur la situation dans lesprisons ou les camps, appelle-

nous :+41 762591879

ou é[email protected]

kompliza c/o Radio LoraMilitärstrasse 85a

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prisonnie* et les personnesaffectées par le régime de

migration!

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